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di Jessica Zufferli

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di Melania Lunazzi

di Melania Lunazzi

VIVERE SAURIS E LA SUA STORIA

@albergodiffusosauris

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Alla scoperta della antiche case saurane, diventate speciali alloggi per turisti che vogliono una vacanza “da abitanti”

Testo e foto di Jessica Zufferli

L’arrivo dell’estate da sempre porta con sé il desiderio di partenza. Uno stimolo che, tra prudenza e voglia di evadere, punta sempre più alla disconessione dai dispositivi elettronici e ad una maggior connessione con la natura. L’obiettivo principale rimane trascorrere del tempo di qualità all’aria aperta e, dopo due anni passati per lo più tra le mura domestiche, questa necessità apre la visuale a più orizzonti. E quale posto è più adatto a questo scopo se non la montagna? Condividendo questo sentimento, ho voluto addentrarmi nella Carnia per far visita a Sauris, una delle mie mete preferite fin da bambina, dove poter respirare a pieni polmoni l’aria buona e ossigenata, capace di depurare corpo e spirito. Alcuni scenari però sono in grado anche di togliere il fiato e riempire gli occhi di un colore verde smeraldino. Sto parlando del lago artificiale di Sauris, il cui compito sembra proprio incantare tutti i visitatori che giungono in questo luogo, reduci delle cupe gallerie che gli hanno mostrato la via tra le montagne. Il lago, formatosi a seguito della costruzione dell’imperiosa diga, eretta durante la Seconda Guerra Mondiale, sembra, alla vista, cullato a turno da montagne e foreste. La diga è stata costruita per soddisfare con l’impianto idroelettrico del Lumiei la necessità idroelettrica della zona: inaugurata nel 1948 con un’altezza di 136 metri e una portata d’acqua di oltre 70 milioni di metri cubi del bacino idrico, all’epoca costituiva la diga più alta d’Italia e una delle maggiori al mondo. Ma noi sappiamo bene che dopo un primo colpo d’occhio sui panorami mozzafiato, uno dei punti di forza del turismo nel

nostro Paese è dato, senz’altro, dallo stile di vita dei luoghi, dei borghi e dei centri storici. Proseguendo verso Sauris, mi sono resa conto di quanto i piccoli borghi siano una rivelazione di tesori d’altri tempi, che sono in grado di incuriosire e attrarre sempre più visitatori per le loro peculiarità. Il retaggio storico di questi luoghi li designa come luoghi che raccontano il passato, ma allo stesso tempo hanno una voce eterna, perché continuano a raccontare la nostra storia. Per questo, conoscerli rimane la maniera più facile per arricchire le nostre conoscenze e prendere consapevolezza di chi siamo. É proprio con questo obiettivo che ho deciso di trascorrere un weekend a Sauris, la quale custodisce parte della nostra identità regionale, protetta dallo sguardo vigile delle montagne.

Sono stata ospitata dall’Albergo Diffuso Sauris, una realtà molto caratteristica di cui vorrei parlarvi, che nasce proprio per offrire la possibilità di vivere in maniera esclusiva la vera atmosfera del paese. In tanti luoghi per far posto ai visitatori, infatti, non c’è bisogno di alberghi nuovi, ma di nuovi alberghi. E ora vi spiego come è possibile. L’idea di “Albergo Diffuso”, nasce nel 1978 a Comeglians, da un gruppo di lavoro coordinato dal poeta Leonardo Zannier e dall’architetto udinese Pietro Gremese, con la collaborazione di alcuni studenti del Politecnico di Zurigo. L’obiettivo del progetto è quello di permettere a case pre-esistenti, tipiche, di essere ristrutturate, con il fine di dare ospitalità ai turisti e fargli vivere una vera e autentica esperienza di vita. Un Albergo Diffuso, infatti, non permette alle persone di affittare camere in senso stretto, ma luoghi da vivere come residenti, siano essi pure temporanei. In questo modo, recuperando il patrimonio edilizio presente in comunità, viene ampliata anche l’offerta turistica, puntando allo sviluppo sociale ed economico dei piccoli borghi. Sono rimasta stupita nel scoprire che il primo Albergo Diffuso operante in Italia si trova proprio qui nella nostra Regione: inaugurato nel 1994, coincide infatti con il Borgo di San Lorenzo a Sauris. L’architetto Pietro Gremese in quegli anni stava lavorando per l’Amministrazione Comunale di Sauris ad un piano di sviluppo comunale, chiamato “Progetto Sauris”, in un periodo immediatamente successivo al tragico terremoto del 1976, che aveva portato allo spopolamento delle aree montane.

La sua proposta di dare vita ad un Albergo Diffuso fu accolta in quanto non solo rispondeva perfettamente alle esigenze di ristrutturazione di alcune strutture storiche, le quali avrebbero così potuto beneficiare di contributi comunitari, ma dava modo di creare una stretta relazione e un coinvolgimento dell’ospite

con il territorio e la sua gente, le sue usanze e le sue tradizioni. Un’integrazione che si è rivelata in grado di valorizzare le unicità di Sauris e che ha fatto anche da traino per lo sviluppo di altre attività correlate al turismo. A questa nuova realtà è stato dato il nome di Haus hörbige, che nella lingua saurana significa “casa ospitale”. Sì, perché l’identità del luogo è così forte che ancora persiste la lingua di Sauris (de zahrar sproche), la quale affonda le radici intorno al Duecento e presenta notevoli analogie con i dialetti tirolesi e carinziani, appartenendo allo stesso ceppo delle lingue bavaresi. Essa ricalca un antico dialetto tedesco le cui origini purtroppo si perdono nella storia, o meglio, nella leggenda della fondazione della città.

Come vi ho raccontato ho avuto il piacere di soggiornare proprio in una delle case facenti parte dell’Albergo Diffuso Sauris, nello specifico in uno stavolo, un antico edificio tipico della Carnia e dei territori alpini del Friuli-Venezia Giulia. Della sua primaria funzione ce lo racconta il suo nome: “stávolo” deriva dal latino stabulum, ovvero “stalla”, ma prende anche il significato di “tana” e “dimora”. Questa struttura, infatti, era un luogo di rifugio adatto ad ospitare i pascoli in caso di bisogno, strutturato su due piani: quello inferiore in pietra, che ospitava gli animali, e quello superiore in legno dedicato al pastore. Quest’ultima parte veniva costruita con l’antica tecnica del “block bau”, che prevede la sovrapposizione di una serie di tronchi in orizzontale fino a formare delle pareti, incastrate tra loro a secco in corrispondenza delle estremità, in modo da ottenere una struttura rigida e resistente. Ma non tutte le strutture facenti parte dell’Albergo Diffuso Sauris sono stavoli: molte sono case in pietra che nell’Ottocento, risultando più prestigiose perché confortevoli tutto l’anno, erano destinate ad ospitare preti, notai e sacrestani. La pietra è infatti un materiale ignifugo, igienico, atossico e particolarmente resistente agli agenti atmosferici, rispetto al legno. Sono rimasta affascinata scoprendo quanto questi luoghi raccontino una parte di storia e conservino in sé i segni del passato: ecco perché è senz’altro un modo diverso di concepire l’ambiente di vacanza, il quale diventa parte attiva di una esperienza autentica, senza precludersi i comfort di una struttura alberghiera.

Approfittando del bel tempo, ho passeggiato introducendomi nel suggestivo paesaggio che circonda Sauris. Tutto ciò che fa parte del tipico scenario di montagna ha un particolare potere rilassante e non richiede particolare impegno, a meno che non ci si voglia avventurare su percorsi di trekking più impegnativi. Per amplificare ulteriormente questa sensazione, l’Albergo Diffuso Sauris mette a disposizione la Grien SPA, ubicata nel Borgo dello Sport e del Benessere, il posto ideale dove vivere

una sensazione profonda di benessere circondati dalla rigogliosa natura delle Alpi Carniche. La struttura ospita una suggestiva piscina a misura di famiglia, in cui si scroscia e si tuffa dalla roccia viva una rigenerante cascata. Un percorso wellness a 360° che comprende anche l’idromassaggio, la sauna e il bagno turco, e che aiuta a ritrovare il proprio equilibrio con trattamenti di bellezza e massaggi. In inverno, se si è fortunati, si può anche partecipare agli Aufguss Day, durante i quali un maestro di sauna, certificato Aisa, si mette a disposizione degli ospiti per potenziare l’effetto della sauna finlandese con profumatissimi aufguss, e dedicarsi con attenzione al proprio corpo con scrub da effettuare nel bagno turco. A circondare la Grien SPA, campi attrezzati per chi, anche in vacanza, non vuole rinunciare all’energia dello sport. Una location tranquilla e immersa nel verde, che diventa quindi anche il luogo ideale per praticare sport all’aria aperta: in estate nel centro sportivo è possibile praticare, ad esempio, tennis, calcio a 5, pallavolo e pallacanestro, mentre in inverno lasciarsi incantare dalla bianca neve pattinando sul ghiaccio. Il campo poi, in qualsiasi stagione, diventa uno strategico punto di partenza per inoltrarsi in percorsi sentieristici che collegano le varie frazioni di Sauris, percorribili sia a piedi che in mountain bike. Ma le sorprese dedicate al benessere non finiscono qua. A chi ama gli ambienti più intimi, l’Albergo Diffuso Sauris propone proprio all’interno del Borgo di San Lorenzo la Ghesunthaus SPA, “casa della salute e del benessere” in saurano. Una alternativa alle terme molto più esclusiva, con una sauna finlandese e una bio-sauna riservate. Per quanto questi servizi siano moderni, non mancano alle logiche dell’Albergo Diffuso. La stessa Ghesunthaus SPA, ad esempio, è stata ricavata da una vecchia stalla, di cui ne conserva ancora la caratteristica porta d’ingresso e le mura in pietra.

L’Albergo Diffuso Sauris conserva e rispetta la struttura delle case antiche, continuando a mantenere viva la loro identità. La maggior parte delle strutture che compongono i borghi di Sauris conservano, infatti, anche la loro denominazione originaria, che a volte evoca particolari toponimi mentre, altre, ricorda addirittura il nome dei primi proprietari. Ne sono un esempio Pame Wulz, Pame Gelmo, Pan Frakasch, Pa Schbaltn, Pa Meisnar e Pan Khebasser, dove il prefisso saurano Pame, o Pa, si traduce con “a casa di, da”. I visitatori quindi vengono accolti come veri ospiti della casa, circondati da una bellezza senza tempo. Ricordare e mantenere vivo il loro nome non fa altro che custodire ulteriormente l’identità di chi le ha abitate e la storia di questo magico borgo antico, la quale non si legge e basta, ma si vive e si continua a scrivere.

L’ALIMENTARE GASTRONOMIA CON CUCINA

@lalimentare

Nel centro di Udine, qualità, semplicità, immediatezza

Intervista a cura di Gloria Buccino - foto di Nale Michela Photography

Nel pieno centro di Udine, L’Alimentare - Gastronomia con Cucina, un luogo magico, curato, semplice e, proprio per questo, elegante ma non formale. Facciamo due chiacchiere con Gaia ed Enrico.

Cosa significa gastronomia con cucina?

L’idea alla base de L’Alimentare è stata quella di proporre una nuova idea di gastronomia pronta, che fosse preparata fresca tutti i giorni con materie prime di qualità e di stagione, e che si articolasse in una scelta ristretta ma completa di preparazioni a disposizione dei clienti tutti i giorni. Volevamo andare incontro ai gusti e alle necessità di ognuno, proponendo piatti di carne e pesce, vegetariani e vegani, senza glutine o latticini, tutti caratterizzati però da un gusto ricco e appagante e da una leggerezza di fondo. E poi abbiamo pensato di servirli a chi voleva fermarsi a pranzo e cena da noi; e così abbiamo preso in prestito uno slogan classico, mutuandolo dal tradizionale “Osteria con cucina”.

Quando e come nasce L’Alimentare?

L’Alimentare nasce ad inizio del 2016, tra amici seduti a un tavolo di un ristorante mentre sognano di creare, un giorno, qualcosa assieme. La passione per la cucina c’era, un’idea abbastanza delineata anche, la voglia di mettersi in gioco non mancava. E così, nei due mesi successivi, abbiamo passato il tempo libero a studiare nel dettaglio il progetto e a fare le valutazioni del caso; quello che ne è nato è piaciuto a tutti e siamo passati alla seconda fase: cercare la location giusta. Abbiamo visto un po’ di posti ma quando siamo entrati in quello che poi è diventato L’Alimentare ce lo siamo visti proprio come è ora e quindi…io e Gaia ci siamo licenziati dai nostri precedenti

lavori e abbiamo iniziato a fare sul serio. A Giugno 2016 abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione e l’8 Dicembre abbiamo aperto le porte.

Chi troviamo dietro al banco?

Ogni giorno trovate Gaia con il suo sorriso e la sua gentilezza ed Enrico, oltre alle persone che ci aiutano e senza le quali non potremmo farcela. Gaia proviene da tutt’altro settore lavorativo ma ha una predisposizione innata per il rapporto umano e da sempre un grande interesse per la cucina. Enrico ha una formazione nel campo molto specifica e un bel bagaglio di esperienze nel campo enogastronomico, tra cui 5 anni passati con la famiglia Alajmo, un universo fatto di diversi locali tra cui il ristorante 3 stelle Michelin Le Calandre, in provincia di Padova.

Parliamo dei piatti che presentate e della ricerca che c’è dietro.

Da noi comanda sempre la materia prima: i piatti seguono il ritmo delle stagioni e la freschezza e qualità degli ingredienti. Come detto cerchiamo di andare incontro alle esigenze di ognuno, inseguendo gusti molto puliti e leggeri, sempre appaganti. Proponiamo una cucina che affonda le radici nella tradizione italiana, a volte rivisitata in una chiave più moderna e fresca, ma sempre molto riconoscibile. Facciamo una ricerca costante e instancabile su fornitori ed ingredienti: lavoriamo carni che provengono da piccoli allevamenti che lavorano in maniera etica (ad esempio il manzo della Macelleria Zivieri, maiali allevati allo stato brado, i conigli della Carnia allevati in libertà), scegliamo frutta e verdura locale e fresca, utilizziamo esclusivamente olio di oliva extravergine italiano e di grandissima qualità, anche per cucinare. Questa è la nostra linea guida e la nostra convinzione più grande: se in cucina usi, con rispetto, un ottimo ingrediente sei già a metà dell’opera.

Cosa non si può fare a meno di assaggiare da voi?

Vista la stagione vi dico il vitello tonnato. È un piatto di grandissima tradizione, noi ci abbiamo messo del nostro: la carne è cotta a bassa temperatura per 7 ore; la salsa è preparata senza uova, con un tonno di grandissima qualità, accompagnato dai capperi piccolissimi di Pantelleria e…un tocco finale che vi invito a scoprire e che ci piace tantissimo. Ma adesso trovate in menù anche una linguina di mare che ci fa innamorare ogni volta che la impiattiamo: usiamo una pasta preparata con grano duro italiano ed orzo, la completiamo con ricci di mare, cozze dell’Adriatico, gamberi rosa e gallinella. Buonissima!

Che tipo di ambiente avete voluto creare per accogliere i vostri clienti?

Abbiamo voluto riprendere degli elementi tradizionali delle gastronomie di un tempo, come i tavoli e i banchi di marmo. Abbiamo scelto colori tenui e rilassanti alle pareti. Dato valore alla musica che risuona tutto il giorno e che ci fa compagnia per tutta la giornata. Abbiamo voluto una grande scaffalatura lungo tutta una parete, piena di bontà da tutta Italia e l’abbiamo arricchita con un “murales” dedicato al cibo e che racconta tanto di noi. Credo che tutto questo si traduca nel nostro vero spirito: qualità unita a “semplicità” ed immediatezza, vogliamo che chi si siede da noi si senta a suo agio e che riesca a rilassarsi per tutto il tempo che decide di stare con noi. E il servizio va di pari passo: preferiamo un contatto umano e semplice, fatto di tante attenzioni ma senza pomposità. Per noi anche questa è la leggerezza che inseguiamo.

SGOMBRO IN SAOR E SALSA “CEVICHE”

@lalimentare

INGREDIENTI PER 2 PERSONE

2 sgombri dell’Adriatico Mezza cipolla rossa di Tropea Germogli di rapanello Aceto di Ribolla Sirk Uvetta Semi di girasole biologici Olio extravergine di oliva Sale di Cipro Pepe nero di Sarawak

INGREDIENTI PER LA SALSA CEVICHE

1 finocchio Succo di limone Prezzemolo Olio extravergine di oliva Salsa di soia Zenzero fresco

L’ALIMENTARE - GASTRONOMIA CON CUCINA Via D’Aronco, 39 33100 Udine T. 0432 1503727

PROCEDIMENTO

Sfilettare e spinare gli sgombri; metterli in un sacchetto sottovuoto da cottura e porli in acqua calda a 53 gradi per 13 minuti; ritirare e far freddare. Nel frattempo sfogliare la cipolla di Tropea, portare a bollore un pentolino con dell’acqua, tuffarvi le sfoglie di cipolla e lasciarle per 30 secondi; scolarle bene, metterle in un ciotolino e bagnare con abbondante aceto, rimestandole di tanto in tanto finché fredda, quindi tagliarla a fettine molto sottili. Ammollare qualche chicco di uvetta in 50% acqua e 50% aceto Sirk per 20 minuti. Preparare la salsa frullando assieme tutti gli ingredienti.

IMPIATTAMENTO

Su ogni piatto poggiare 2 filetti di sgombro a temperatura ambiente, condire con qualche goccia di olio evo e qualche fiocco di sale; aggiungere uvetta e semi di girasole, quindi la cipolla tagliata e sopra tutto i germogli di rapanello. Macinare sopra del pepe nero e completare con qualche goccia di salsa “ceviche”.

IL VINO ABBINATO

Sauvignon “Sudigiri” biologico di Villa Job oppure un Pinot Bianco del Friuli.

Foto: Jessica Zufferli

Profumo floreale e dolce, colori, atmosfera rilassante, fresca e curata. Pietro è giovanissimo ma si muove con molta maestria all’interno del suo negozio. Siamo nella storica e centralissima Via Vittorio Veneto di Udine, dove Atelier Apostrophe è ormai presente da dieci anni. Pietro subentra ad aprile del 2021 alla precedente proprietaria, Jenny, dalla quale ha appreso tutto ciò che sa, lavorando al suo fianco per più di un anno e dando, così, continuità al negozio. Jenny è e resta la mentore di Pietro e lui, riconoscente, porta avanti il suo lavoro, i suoi contatti e rapporti di fiducia con le aziende, accoglie la stessa clientela e prende le misure per il futuro.

Pietro, come sei arrivato qui?

Ho studiato per un anno Design della moda a Milano ma non mi piaceva la città e sono rientrato a Udine, disegno abiti da quando ero un bambino, ho provato altri studi ma non facevano per me. Conoscevo Jenny, ho iniziato a lavorare con lei e oggi sono qui. A Jenny devo molto e, da poco, ho accettato la sfida di portare avanti la sua attività, anche se sempre sotto il suo occhio vigile.

Chi sono i clienti di Atelier Apostrophe?

Donne spesso in carriera ma anche ragazze giovani, persone che generalmente ci conoscono da anni e vengono qui perchè trovano un ambiente confortevole, capi di qualità e personalizzabili. Il negozio offre molto di più di quello che si vede in esposizione sulle grucce e sui manichini e, proprio per questo, il cliente viene seguito e va instaurato un rapporto di fiducia.

Cosa si può trovare in Atelier?

Abiti, borse, scarpe, profumi e prodotti ricercati per la cura del corpo. C’è anche una linea di eco detersivi e prodotti per la casa, molto esclusiva del brand Danhera.

Parliamo di brand e dei vostri rapporti con le aziende.

Jenny ha lavorato molto sulla ricerca della qualità dei prodotti e dei brand. Ogni capo esposto è scelto personalmente da noi, ogni azienda offre la possibilità di personalizzare i capi e qui spesso teniamo solo dei capi campione, proprio perchè il cliente possa poi scegliere la stoffa e il colore che predilige per il suo abito.

Foto: Jessica Zufferli

Tutto, quindi, è estremamente personalizzabile dal cliente ed è per questo che è necessario che i clienti possano venire qui e trovare una persona di riferimento e un ambiente che li faccia sentire a loro agio. Attualmente trattiamo brand come Boldetti – La Camargue, azienda storica di Torino che lavora molto tra Francia e Italia. Abbiamo capi classici della loro linea che poi possono essere, per l’appunto, personalizzati dal cliente. Nome Comune, una piccola produzione che trattiamo, produce abiti di alta qualità sartoriale con un taglio più “giapponese”, dalle linee pulite ma con un taglio unico. Anche con loro abbiamo un rapporto di fiducia che ci permette di personalizzare tutti i prodotti. Altri brand che trovate sono Isabella Clementini, Pinkless, per un design più giovane, Compagnia Italiana e altri. Sono tutte piccole produzioni ma molto ricercate, con le quali abbiamo un ottimo dialogo. Abbiamo, inoltre, una sarta bravissima che ci segue e che realizza gli abiti, spesso abiti da sera, che disegno personalmente sulla base delle richieste del cliente. Mi faccio mandare dei campioni di stoffa per la scelta e poi la sarta costruisce sapientemente gli abiti. Per quanto riguarda le borse, trattiamo solo due brand e selezioniamo le linee da tenere anche sulla base degli outfit che abbiamo in negozio. Abbiamo solo borse in vera pelle, di brand ormai molto conosciuti: Plinio Visonà e Nannini. Borse caratterizzate dall’impuntura a mano, per il primo, e modelli che spaziano dalle linee moderni e giovani a quelle più classiche, per il secondo. Non manca una selezione accurata per le scarpe: Elio Zanon, Compagnia Italiana, Moda Positano by L’Artigianino e Le Boffi.

Il mio blocco appunti profuma ancora a distanza di qualche giorno dall’intervista. Parliamo quindi della selezione di profumi.

Abbiamo Parfums de Marly, fondata dai profumatori di Luigi XIV e ancora oggi gestita dai loro discendenti. Tiziana Terenzi, ditta di Firenze nata come produttrice di candele. Choix, raffinati profumatori di Venezia. Arquiste, profumi letteralmente “costruiti” da un architetto ebreo. Da ultimo Rancè, ditta che produce saponi, bagnoschiuma, deodoranti d’elite, con grande attenzione all’aspetto della sostenibilità e dell’alta qualità dei suoi prodotti. Ci sono dei clienti che ormai non possono fare a meno del loro profumo preferito e, qui, sanno di trovarlo!

Pietro è bravissimo, dovreste vedere con che passione racconta i minimi dettagli degli abiti, come li conosce bene, come sa raccontare al cliente la “storia che c’è dietro”, facendolo entrare in un mondo di piccoli piaceri che coinvolgono tutti i cinque sensi. Atelier Apostrophe è un luogo denso di passione per la qualità, dell’accoglienza, del prodotto, del rapporto umano. Non un semplice negozio, quindi, ma un luogo da vivere appieno.

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