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Corriere del Veneto Mercoledì 11 Novembre 2020
VE
Venezia&Mestre venezia@corriereveneto.it
NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina
0412385648 0412385668 0412385653
Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio
0412385659 0412385661 0412385678
MestreeMarghera FavaroVeneto MarconQuarto d’Altino
0412385631 0412385639 0412385642
FARMACIE AllaGatta Lauretta SanTeodoro
041720153 0415261130 0412602316
ComunaleRialto Zanetti
041611130 041913079
Il prefetto Zappalorto positivo Luoghi affollati, controlli e chiusure Riunione del Comitato per la sicurezza. E sulla Madonna della Salute aumentano i dubbi
L’incontro in Soprintendenza
Riscaldamento e luci esterne Piano per i bar di Costalonga
L
e stufe da esterno per riscaldare i plateatici in quelle due ore che separano l’imbrunire dalla chiusura alle 18 di bar e ristoranti; le luci led che non lasciano scampo a nessun tendone da plateatico. E gli ombrelloni di piazza San Marco, soluzione provvisoria e in affitto che cerca invece stabilità, magari con tendoni sulla falsariga dei quadri di Canaletto (possibilmente meno scalcinati). Ieri l’assessore al Commercio Sebastiano Costalonga e la soprintendente ai Beni culturali hanno avuto il primo incontro formale via web che segna l’avvio della collaborazione su alcune delle questioni più delicate, in bilico tra due esigenze di tutela: quella della città e quella delle categorie colpite dalla crisi economica da pandemia. «Ho chiesto di ragionare non in termini di decoro ma di qualità – riferisce Costalonga – E ho trovato nella soprintendente e nell’intero staff sensibilità e spirito di collaborazione. C’è stata subito intesa sul concetto che siamo qui tutti per aiutare il paese». Con i plateatici allargati per distanziare i clienti e tenerli nel posto più sicuro indicato dagli esperti – all’aperto – la prima questione posta dal coprifuoco alle 18 per bar e ristoranti è come continuare a lavorare quando l’estate di San Martino lascerà il campo alle temperature rigide. Qualche locale a Venezia si è già dotato delle stufe da esterno elettriche. «E sono tutte fuorilegge perché sono autorizzate solo a Mestre mette in chiaro l’assessore Ma il tema c’è e va affrontato: la prossima settimana i tecnici di Comune e Soprintendenza si parleranno per vedere tecnicamente come affrontare la questione». Pure i led che illuminano a giorno la zona plateatico sotto tendoni e ombrelloni sono vietati perché hanno un forte impatto visivo, eppure sono ovunque. «Decidiamo un altro tipo di luce», propone l’assessore. E poi ci sono gli ombrelloni dei caffè storici: il Comune vorrebbe una soluzione più stabile, come i tendaggi. Intanto, un ventaglio di proposte per la tenuta e la ripartenza arriverà oggi dal secondo incontro del tavolo permanente sul commercio, cui parteciperanno anche gli assessori Michele Zuin (bilancio) e Paola Mar (eventi). (mo. zi.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Una circolare al questore dal capo della Polizia, una al prefetto dal ministero dell’Interno, un unico scopo: evitare assembramenti e situazioni a rischio nel weekend. L’invito era quello di convocare il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica prima possibile per organizzare i controlli, Venezia l’ha già fatto ieri nonostante il prefetto Vittorio Zappalorto abbia avuto la conferma di essere positivo al covid dopo aver effettuato un tampone. Leggermente sintomatico, Zappalorto si trova a Ca’ Corner in isolamento, così come prevedono le procedure, ma questo non lo ha frenato dal coordinare il Cosp — on line — sulla sicurezza. L’indicazione del ministero è stata quella di fare controlli più serrati e concordare con i sindaci l’utilizzo degli strumenti per il contenimento del fenomeno, in vista dei prossimi fine settimana. Su questo punto Luigi Brugnaro sta aspettando l’ordinanza, che dovrebbe arrivare già oggi, del presidente della Regione Luca Zaia che introdurrebbe limitazioni negli spostamenti sabato e domenica, a fronte delle scene viste la settimana scorsa nelle spiagge, nelle piazze e nei campi della città. Non a caso la circolare del capo della Polizia ricorda che sin dal 20 ottobre era stato chiesto di chiudere tutti i luoghi dove è impossibile garantire il distanziamento interpersonale e per questo ribadisce la necessità a tutti i reparti di pianificare gli interventi.
VENEZIA
In strada Google registra meno spostamenti verso retail e parchi
Potrebbero arrivare quindi già nei prossimi giorni alcune chiusure per evitare inutili assembramenti. Di certo aumenteranno i controlli di tutte le forze dell’ordine tra centro storico e terraferma nei luoghi maggiormente frequentati, anche se l’azione si scontra con la carenza di personale che deve far fronte alle continue emergenze. Anche perché non c’è solo il covid, nelle ultime settimane sono infatti aumentati i furti in appartamento e nelle auto, a fronte del coprifuoco già dalle sei di sera che ha spento le lu-
ci delle vetrine rendendo la città più buia. Assembramenti rischiano di crearsi anche il giorno della Madonna della Salute (21 novembre) con il tradizionale pellegrinaggio alla Basilica del Longhena in centro storico e in via Torre Belfredo a Mestre. Nonostante Ca’ Farsetti e Patriarcato fino a qualche giorno fa abbiano confermato ponte votivo e celebrazioni, sta prendendo sempre più piede la sospensione della festa così come è stata vissuta fino ad oggi. Sta infatti crescendo la preoccupazione di fronte a un’emer-
Stop Possibili sospensioni dove non è possibile garantire la sicurezza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sicurezza
Due anni dopo la situazione in via Piave è la stessa di prima della grande retata. Gli spacciatori sono tornati (in realtà da quasi subito), e hanno continuano a prendere piede. Lo denunciano da tempo i comitati ma anche i privati cittadini che scrivono al prefetto. Non a caso la sicurezza in zona stazione è stata all’ordine del giorno del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal prefetto Vittorio Zappalorto, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle forze dell’ordine e dell’amministrazione comunale. Perché anche il sindaco sta spingendo per un intervento che possa ripristinare una situazione di normalità e quieto vivere, dando maggiore sicurezza ai residenti. Il lockdown prima, e la quasi totale assenza di turisti adesso (che hanno portato alla chiusura di diversi alberghi, soprattutto quelli che si trovano in via Ca’ Marcello) hanno creato terreno fertile per spacciatori (e clienti). I pusher sono diventati più aggressivi, i passanti vengono importunati da stranieri, nelle strade accanto alla stazione ci sono decine di persone che spacciano, a piccoli gruppi. Se
genza sanitaria che si sta facendo sempre più difficile da affrontare con numeri in crescita di positivi e ricoveri. Per questo il patriarca Francesco Moraglia ha già pregato i sacerdoti di celebrare una messa speciale nel giorno della Madonna della Salute in ogni parrocchia in modo da creare una «festa diffusa» in tutto il territorio e limitare il pellegrinaggio nella basilica di Venezia e nel santuario di Mestre. Non è escluso inoltre che il Comune decida, così come ha fatto per la ricorrenza dei defunti alle Fondamenta Nuove, di sospendere la realizzazione del ponte votivo sul Canal Grande. L’inizio dei lavori è previsto per mercoledì 18 novembre, e già domenica il ministero della Salute potrebbe trasformare il Veneto in zona arancio, imponendo la chiusura di bar e ristoranti e quindi anche lo stop del pellegrinaggio. Un’indagine di Google sugli spostamenti durante il Covid ha fatto emergere che i veneziani si sono già adeguati viste le variazioni di movimento nei primi giorni dall’introduzione delle limitazioni. Nel territorio della Città metropolitana gli spostamenti verso i centri retail sono diminuiti del 25 per cento, verso i parchi del 19, stazioni di trasporto pubblico del 36, verso i luoghi di lavoro del 24, mentre sono aumentati verso negozi alimentari e farmacie dell’uno per cento e in aree residenziali del dodici. F. B.
I due fronti Massima attenzione delle forze dell’ordine contro gli assembramenti e gli spacciatori. Il problema rimane però quello della carenza di personale
VENEZIA
ViaPiave,crescel’emergenza pressingdiresidentiesindaco Taskforcecontrolospaccio Riunione in prefettura: coordinare gli interventi prima il punto di ritrovo era via Monte San Michele, adesso sembrano essersi spalmati in altre vie. Si muovono in bicicletta o in monopattino, per rendere la fuga più agile, spacciano in strada ma pare anche in qualche appartamento della zona. Il sottopasso ciclopedonale della stazione, certi tratti di via Dante,
una parte di via Piave e piazzetta San Francesco fino a via Aleardi e Fogazzaro sono alcuni dei luoghi off limits. A poco sembra essere servita la presenza delle pattuglie delle forze dell’ordine, che non sempre sono in grado di fermare gli spacciatori, e quando li arrestano, il giorno dopo sono di nuovo in strada come
prima. I malviventi sono infatti conosciuti, agenti e militari sanno chi sono, dove si posizionano e cosa fanno, ma poco possono fare di fronte a una normativa che limita gli interventi. Adesso la palla passa alla politica che deve fare leggi più stringenti. Lo hanno ribadito anche ieri il prefetto e i rappresentanti
delle forze dell’ordine, che hanno predisposto un piano per cercare di stringere il cerchio attorno agli spacciatori. La parola d’ordine sarà collaborazione e coordinamento, in modo da poter scambiare informazioni soprattutto su nigeriani, albanesi e kossovari diventati sempre più agguerriti, efficienti e preparati. In questa direzione va la creazione di un tavolo tecnico che avrà cadenza settimanale. Adesso rispetto al 2018 ci sono gruppi malavitosi che non hanno legami con camorra o ‘ndrangheta, non hanno nessun rapporto con la generazione precedente e si spartiscono le zone senza pestarsi i piedi. Non è escluso che nei prossimi mesi, forse già entro la fine dell’anno, possa esserci un nuovo blitz come quello di due anni fa, ma serve tempo perché operazioni simili richiedono anni di indagini e di prove per bloccare il ritorno della stessa organizzazione. Non passa giorno che polizia locale, polizia di Stato e carabinieri non arrestino spacciatori o non intervengano in zona stazione per sedare risse o spaccio dopo segnalazioni o denunce dei residenti. ( f. b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 11 Novembre 2020 Corriere del Veneto
VE
Il virus
La seconda ondata
LE NUOVE MISURE
Gli scienziati spingono per un cambio di fascia, il governatore prepara un suo piano parallelo
L’Iss chiede restrizioni in Veneto Zaia ha già pronta un’ordinanza L’intimidazione
Quella del Veneto verso la «fascia arancione», la classificazione che impone la chiusura di bar e ristoranti per tutto il giorno e il divieto di spostamento tra Comuni, sembra una marcia lenta ma inesorabile. Ogni giorno si aggiunge un’anticipazione, un retroscena, un’indiscrezione che indica esattamente in quella direzione e d’altronde che il quadro epidemiologico sia in via di peggioramento lo conferma lo stesso governatore Luca Zaia che non a caso ieri, dopo averla a più riprese minacciata, ha annunciato come imminente (oggi, al più tardi domani) la firma di una nuova ordinanza restrittiva che potrebbe entrare in vigore già venerdì. Tra le misure in via di adozione vi sarebbe proprio il divieto di spostamento verso Comuni diversi da quello di residenza, ma limitatamente ai fine settimana. Un giro di vite fortemente chiesto dai sindaci che di fatto sa di anticipazione proprio della «fascia arancione». Quindi l’ingresso contingentato ai mercati, il divieto di apertura sempre nei fine settimana per le medie e grandi superfici di vendita (così da sanare il vuoto normativo lasciato dal Dpcm che si limita ai soli centri commerciali, ricomprendendo templi dello shopping domenicale com Ikea a Padova o l’Outlet di Noventa), indicazioni puntuali sull’uso della mascherina per stanare chi, ad esempio, la tiene abbassata passeggiando con la scusa di una sigaretta. «Chi pensa di fare il furbo avrà brutte sorprese - aveva anticipato nei giorni scorsi Zaia - altroché mascherine calate sotto il naso o messe sul mento». Multe salate convinceranno gli ultimi irriducibili. «Stiamo cercando in ogni modo di contemperare le esigenze della salute con quelle dell’economia - spiega il preVENEZIA
Un’altra lettera di minacce al governatore «Brigate rosse» VENEZIA Una lettera di minacce firmata «Nuove Brigate Rosse», e indirizzata al governatore del Veneto, è arrivata nei giorni scorsi in Regione e ora è nelle mani dell’Ufficio legale che ha già provveduto a informare le autorità. Riserbo assoluto in merito al contenuto della missiva destinata a Luca Zaia, ma tutto fa pensare che possa essere ricollegata ai messaggi analoghi recapitati lunedì ad alcuni sindaci del Nord Italia, ma anche alla sede nazionale del Partito Democratico. «Compaiono pesanti minacce, non rivolte specificamente contro la mia persona ma contro la nostra comunità», ha spiegato il primo cittadino di Ferrara, Alan Fabbri, che ha ricevuto la lettera, così come i suoi colleghi di Ravenna e Rimini. Quest’ultimo, Andrea Gnassi, parla di una missiva nella quale si «lanciano folli accuse e ancora più folli promesse di atti violenti». Fogli firmati «Nuove Brigate Rosse» e contraddistinti dalla stella a cinque punte (disegnata a penna), che ora sono nelle mani della Digos. Da quanto sta emergendo, il documento diffuso in Emilia Romagna risulta fotocopiato e i contenuti non differiscono da sindaco a sindaco e da Comune a Comune. Ma da Venezia per ora non filtra alcuna conferma se si tratti o meno della stessa lettera ricevuta da Zaia. Di certo, c’è che in poche settimane è la seconda volta che emergono intimidazioni rivolte al governatore del Veneto. In una e-mail recapitata il 21 settembre, l’autore si rivolgeva direttamente al presidente: «Sei un asino, vorrei spararti in bocca». Una minaccia di morte di fronte alla quale tutti i partiti, di maggioranza e opposizione, avevano subito espresso solidarietà a Zaia, condannando l’episodio. Per quel messaggio, ma anche per altre ingiurie e offese sui social e inviate via posta elettronica, è già stata presentata denuncia alla polizia postale. Ora si viene a sapere dell’arrivo di questa lettera cartacea firmata da sedicenti «Nuove Brigate Rosse» che avrebbero nel mirino i rappresentanti dello Stato in un momento storico in cui gli effetti della pandemia stanno innescando proteste di piazza e una tensione sociale che si fa ogni giorno più forte. «Il subbuglio c’è e la situazione non è certo da sottovalutare, ma non credo sia possibile un ritorno delle Brigate Rosse degli anni di piombo», ha detto ieri commentando le lettere - Sandro Leonardi, figlio di Oreste, capo della scorta di Aldo Moro ucciso dalle Br nell’agguato di via Fani il 16 marzo 1978. «Mi viene più facile pensare che si tratti di qualcuno che vuole cavalcare il momento». Andrea Priante © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ipotesi: divieto di uscire dal Comune nel week end sidente di Anci Veneto Mario Conte, sindaco di Treviso - ma in giro vediamo troppa gente indisciplinata. Non ci saranno interventi sui plateatici ma contro assembramenti e gite fuori porta, quello sì». Gli fanno eco il sindaco di Padova Sergio Giordani e quello di Vicenza Vincenzo Rucco: «È il momento di compiere insieme le scelte giuste per tutelare la salute pubblica» (Giorda-
C’
è una domanda che continuo a farmi in questi giorni di estrema difficoltà: ma siamo proprio certi che possiamo rinunciare a quello che il P presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiama il «non necessario», il «non indispensabile»? O piuttosto, così facendo, stiamo decretando a colpi di DPCM la fine dell’essenza stessa dell’Italia? Quell’Italia che il mondo ci invidia e nella quale, molti
❞ Conte Cerchiamo un punto di equilibrio tra salute e economia ma in giro ci sono troppi furbi
La montagna
Sci, la stagione rischia di slittare «Grandi timori»
Dolomiti Le piste di Cortina che quest’anno dovrebbero ospitare anche i mondiali
● L’intervento Il«nonindispensabile» èlaveraforzadelPaese di Patrizio Bertin*
ni); «Le misure saranno prese dal presidente del Veneto e applicate su tutto il territorio regionale, dopo ulteriori confronti con le Regioni confinanti inserite nella fascia gialla come il Veneto, ovvero Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia» (Rucco). Zaia è perentorio: «Non saremo l’orchestrina che suona mentre il Titanic affonda, avanti con questi numeri la
“fascia rossa” è inevitabile, altroché “arancione”. Il lockdown totale non è più così improbabile. Vogliamo arrivare a quel punto? Mi ha chiamato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sapere come stanno andando le cose e io non ho potuto che ripetergli ciò che dico da giorni: la pressione sugli ospedali sta salendo, siamo preoccupati anche se la situazione resta sotto controllo. C’è chi mi dice: ma se sto al bar alle 17, con gli amici distanziati, tutti con la mascherina, rispetto il Dpcm... Ho capito ma c’è bisogno dei divieti per non ficcarsi nel mezzo di un assembramento che poi ti porta in ospedale? Dai su, un po’ di senso civico. Chiedo a tutti di tirare il freno durante il fine
non italiani, vorrebbero vivere, è l’Italia di Fellini e di Leone, di Valentino e Armani; è l’Italia della Ferrari, della Nutella, dei mille negozi dove si fondono arte e artigianato, dei mille ristoranti dove ambiente, cibo, vino e turismo danno un senso alla nostra esistenza quotidiana. Sono questi i «non indispensabili»? Da noi le grandi industrie si contano sulle dita delle mani, quella estrattiva non rientra quasi nelle statistiche economiche, la stessa agricoltura e agroindustria sono un’esplosione di IGP, DOP, insomma: qualità! Eppure le conferenze stampa del Presidente del Consiglio si soffermano sempre sulle attività «non essenziali» che è meglio
chiudere per contrastare l’epidemia, instaurando un parallelo, arbitrario e fuorviante, con la burocrazia e la pubblica amministrazione, che pur non essendo state minimamente sfiorate dalle difficoltà, mandano gli impiegati in smart working a conferma che, forse, il loro apporto alla vita della comunità non è poi così essenziale. Non c’è dunque un’Italia che sta inabissandosi, c’è l’intero Paese che sta mettendo a rischio i propri «fondamentali» che non sono quelli finanziari delle varie agenzie di rating, ma quelli della socialità, dei campetti parrocchiali dove i nostri ragazzi oggi non possono correre dietro ad un pallone, dei negozietti di
«Più domande che risposte». La sintesi di Renzo Minella, presidente veneto di Anef (Impiantisti) racconta l’incertezza delle stazioni sciistiche. Fino al 3 dicembre il dpcm non permette di aprire. L’obiettivo è il Natale ma con l’onda Covid nulla è scontato. «Oggi (ieri, ndr) ci siamo incontrati con le 19 società che gestiscono 80 impianti di risalita veneti per spiegare i passi che stiamo compiendo con il governo». Si ipotizza uno slittamento almeno al 15 dicembre. C’è poi la partita dei ristori: «La previsione è del 60% di presenze in meno ma ci sono costi vivi che non si riducono, come quelli per la neve artificiale. Urgono risposte dal governo». (m.g.)
oggettistica che sono l’anticamera della cura delle nostre case, delle chiacchiere al bar, delle serate con i familiari al ristorante, delle «pizzate» dopo il calcetto o nell’uscita tra amiche. Conte, ma non solo, in questi giorni ha sottolineato più volte di essere «tutti su una stessa barca». Il problema è che l’Italia è un veliero nel bel mezzo di una tempesta «forza 12», che il comandante (il governo) è in confusione, che i nostromi (le Regioni) non sono tutti all’altezza della situazione e che l’equipaggio (i cittadini), sfinito, è diviso tra chi vorrebbe ammutinarsi e chi invece continua a gettare l’acqua fuori della stiva. Fuor di metafora: abbiamo l’impressione che si proceda
MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
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La gestione delle infrastrutture IL TRAFFICO (milioni di veicoli km) DATI MENSILI SOCIETÀ (KM GESTITI) BRESCIA-PADOVA (235,6) SUPERST. PEDEMONTANA VENETA (5,7) CONCESSIONI AUTOSTRADALI VENETE (74,1) A22 AUTOBRENNERO (314) AUTOVIE VENETE (210,2) TOTALE
GIUGNO GIUGNO VARIAZIONE 2020 2019 % 383,7 504 -23,9 0,5 0,5 1,7 125,2 164,3 -23,8 306,5 494,4 -38 170,9 240,1 -28,8 986,8 1.403,3 -29
LE PARTECIPAZIONI AUTOSTRADALI DELLA DELLA REGIONE VENETO CONCESSIONI AUTOSTRADALI VENETE 50% SAAA SOCIETÀ AUTOSTRADALE ALTO ADRIATICO 33% AUTOVIE VENETE 4,83% LE SCADENZE DELLE CONCESSIONI A22 AUTOBRENNERO PROROGATA FINO A DICEMBRE 2020 AUTOVIE VENETE PROROGATA FINE 2026 A4 BRESCIA PADOVA FINE 2032 CONCESSIONI AUTOSTRADALI VENETE
DATI CUMULATI DA INIZIO ANNO GENNAIO GENNAIO GIUGNO GIUGNO VARIAZIONE % 2020 2019 1.709,30 2.726,60 -37,3 2,2 0,5 560,3 875,3 -36 1.433,90 2.377,60 -39,7 751,2 1.213,70 -38,1 4.456,9 7.193,7 -38,04
LE PARTECIPAZIONI DEGLI ENTI PUBBLICI VENETI A22 AUTOVIE VENETE A4 HOLDING COMUNE DI VERONA 5,50% 4,65% CAMERA DI COMMERCIO DI VERONA 1,69% PROVINCIA DI VERONA 5,50% PROVINCIA DI VICENZA 2,05% CAMERA DI COMMERCIO DI PADOVA 1,35% COMUNE DI VENEZIA 0,28% PROVINCIA DI VENEZIA 0,27% CAMERA DI COMMERCIO DI VENEZIA 0,07% PROVINCIA DI TREVISO 0,02% COMUNE DI JESOLO 0,008% COMUNE DI S. DONA' DI PIAVE 0,003% TOTALE ENTI VENETI 12,69% 0,65% 8,05%
Polo autostradale veneto «Il progetto Cav 2.0 è condiviso dal ministro» Ieri videoconferenza tra l’assessore regionale De Berti e Paola De Micheli «La legge istitutiva della Spa si può cambiare ma va chiarito il ruolo di Anas»
Il ministro Paola De Micheli. Sopra Luca Zaia ed Elisa De Berti
Anas, socio paritetico (con il 50%) della Regione in Cav. «Gestisce le strade statali (ma anche 1.294 chilometri di autostrade e raccordi non a pedaggio, OES) per cui mi pare chiara la sua natura pubblica» riflette su questo l’assessore regionale «ma dopo il suo ingresso nel gruppo Ferrovie dello Stato è necessario un approfondimento per evitare che poi l’Europa possa sollevare delle obiezioni. Vogliamo costruire delle fondamenta solide, meglio mettere nero su bianco». Dell’approfondimento se ne occuperà, come detto, il ministero. «L’intesa è quella di aggiornarci non appena le verifiche saranno terminate». IL PIANO
Matteo Marian / PADOVA
La legge istitutiva di Concessioni autostradali venete (Cav) si può cambiare e c’è l’impegno in questo senso del ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli. Resta ancora un nodo da chiarire, ma quel che più conta, assicura la vice presidente del Veneto e assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti, «è che c’è la condivisione politica del nostro progetto Cav 2.0 da parte del ministro». Dopo gli annunci pre elezioni e la bocciatura di due emendamenti proprio per la trasformazione della società che gestisce Passante, il tratto di A4 da Padova a Mestre, il raccordo del Marco Polo e la Tangenziale di Mestre, la Regione aggiunge una tessera al complicato mosaico della holding autostradale del Nordest. IL VERTICE
Ieri mattina De Berti e De Micheli hanno avuto un faccia a faccia in videoconferenza «molto costruttivo» sul progetto che punta alla trasformazione di Cav e al rinnovo della sua concessione, in scadenza a fine 2032, per altri 30 anni. Un passaggio, questo, sul quale si regge l’ambizioso disegno del-
Le gallerie sulla A4 Brescia-Padova all’altezza di Vicenza. La concessione scade nel 2026
la holding autostradale del Nordest dove concentrare le concessioni attualmente gestite da Cav, Autovie Venete, Società Pedemontana Veneta e A4 Brescia-Padova. «Il ministro aveva già preso visione del progetto di trasformazione di Cav» spiega De Berti. «È stato un confronto costruttivo dal quale è emersa la condivisione politica del nostro piano. Ora c’è la necessità di fare alcuni approfondimenti tecni-
co-giuridico, ma l’atteggiamento da parte del ministero è positivo. La gestione pubblica delle concessioni può avere benefici per il territorio, e su questo c’è sintonia. Cav è un esempio, partiamo da questa e poi allarghiamo il modello». IL NODO
Il progetto è noto: la trasformazione di Cav in una vera concessionaria autostradale, in grado di assumere la gestione
delle tratte autostradali venete, gli incassi relativi e gli investimenti. «La legge istitutiva può essere modificata, De Micheli su questo si è già espressa» ribadisce De Berti. «Si tratta ora di stabilire se presentare gli emendamenti prima o dopo il chiarimento tecnico-giuridico di cui si è fatto carico il ministero. Ma questo non mi preoccupa». L’aspetto principale che va chiarito è quello relativo alla natura pubblica di
Una prima tessera del mosaico, quindi, ha trovato posto dentro la cornice. Detto che si tratta di far combaciare un bel po’ di pezzi molto differenti tra loro, i tempi per cercare di trasformare una suggestione in realtà paiono maturi. Si parte dal presupposto che sia per Autovie Venete sia per Autobrennero c’è in ballo l’affidamento in house delle concessioni (entrambe già scadute) a patto, impone l’Europa e dice il governo, che le compagini di dette società siano totalmente pubbliche. In questa logica è già stata creata Società Autostrade Alto Adriatico (Regione Friuli Venezia Giulia 67%, Regione Veneto 33%) destinata a raccogliere l’eredità di Autovie Venete e su scorta di questo schema si sta provando a sbrogliare l’intricata matassa Autobrennero. Qui il tempo stringe, perché c’è spazio fino a fine dicembre (scadenza dell’ultima proroga) per arrivare alla liquidazione delle quote dei soci privati di A22 che complessivamente detengono un 14%. In vista delle definizione del quadro nordestino, il Veneto vuole farsi trovare preparato e affretta il passo. La concessione di Cav scade nel 2032 ma a fine 2026 torna in discussione la gestione del-
la Brescia-Padova che oggi è in capo ad A4 Holding (per il 90% di Abertis, gruppo spagnolo controllato a sua volta da Atlantia). «Con il rinnovo della concessione di Cav possiamo liberare oltre un miliardo di investimenti sul territorio» conclude De Berti «oltre a creare i presupposti per avere in affidamento diretto la Brescia-Padova». Senza contare che nell’ambito del braccio di ferro che il governo ha avviato con Autostrade per l’Italia (gruppo Atlantia) – e che punta alla revoca delle concessioni di alcune tratte – potrebbero rendersi disponibili anzitempo altri “pezzi pregiati” come la Bologna-Padova (A13) e la Belluno-Venezia (A27). Il 2032 non è dietro l’angolo, ma il dossier è già caldo. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL PIANO
Pronti investimenti in viabilità per oltre 1 miliardo Rinnovo della concessione di Cav dal 2032 al 2062. Questo il perno sul quale ruota il progetto Cav 2.0 e più in generale quello della holding autostradale del Nordest. Un piano che, conseguentemente, vedrebbe Cav mettere in campo oltre un miliardo di investimenti. «In un momento in cui tutti parlano di opere pubbliche necessarie per la ripresa» dice Elisa De Berti «sarebbe un segnale concreto». Tra gli interventi l’accessibilità di Porto Marghera, lo spostamento della barriera di Villabona e ancora la risoluzione del nodo Tangenziale di Mestre -rotonda con l’incrocio sulla Romea con due distributori da spostare, un nuovo ponte in affiancamento a quello di San Giuliano e miglioramenti anche per la Riviera del Brenta con interventi sulla viabilità ordinaria.
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PRIMO PIANO
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Coronavirus:il rischio sanitario nel Bellunese il verbale
Cinque giorni di chiusura per il bar Al Bivio di Ponte no stati trovati alle 20 di sera bensì alle 18.40 di sabato. Comunque l’orario limite delle 18 era stato sforato, ma voglio dire che non erano le 20. Sono venuti, hanno trovato i clienti e hanno multato. Poi la disposizione della chiusura è arrivata lunedì». Una brutta sorpresa che i gestori non si aspettavano, anche perchè Al Bivio, durante il lockdown e nel periodo estivo, si sono rispettate le norme al millimetro. «Hanno preso noi in questo periodo, quando per tutta l’estate c’è stato chi è andato oltre le disposizioni che erano state diramate», sottolinea Matteo Chizzali. Che non vuole lamentarsi, ma solo sottolineare una situazione che ha visto penalizzato il locale che si è sempre impegnato
Il provvedimento lunedì dopo che sabato scorso erano stati trovati dei clienti oltre l’orario di chiusura «Sempre rispettate le norme»
Cristina Contento / PONTE
Multa ai clienti, al titolare e locale chiuso per cinque giorni. Fino a sabato al bar Al Bivio di Ponte nelle Alpi non si potrà entrare. È l’effetto del controllo effettuato sabato sera dagli uomini della Guardia di Finanza nell’ambito dei servizi disposti, insieme con carabinieri e polizia di Stato, sull’osservanza delle norme anti Covid. Al Bivio la Finanza aveva trovato dei clienti oltre l’orario di chiusura: «All’esterno del locale» sottolinea il gestore, «non dentro e, come da verbale, non so-
Il bar Al Bivio di Ponte nelle Alpi
nell’organizzare la ristorazione nel rispetto delle norme anti Covid. Sabato sera Al Bivio è stato uno dei 23 tra bar e ristoranti che il coordinamento interforze ha controllato tra Sedico e Ponte nelle Alpi. La pattuglia della Finanza ha trovato quattro clienti oltre l’orario di chiusura disposto dal Dpcm: le 18. Risultato: verbali a nastro, con relative sanzioni. Multati i quattro clienti e anche il titolare: 400 euro la sanzione nominalmente prevista dalla norma, che scende a 280 euro nel caso in cui i diretti interessati paghino entro i cinque giorni canonici previsti. Quanto al bar, domenica scorsa è stato lasciato aperto, ma lunedì è arrivata l’ulteriore mazzata con la disposizione della chiusura per cinque giorni.
Tanto prevede l’inosservanza del Dpcm su disposizione del questore o del prefetto. Quindi fino a venerdì, il bar Al Bivio dovrà restare chiuso. Una situazione che in effetti i gestori non si aspettavano: «Noi abbiamo rispettato sempre le norme, ma ora ci troviamo in queste condizioni perchè di punto in bianco si è deciso di applicare le regole. Noi siamo sempre stati ligi alllla disposizioni emanate dal Governo, ma ora ci troviamo a dover pagare». Sabato in tutto furono elevati dodici verbali ai clienti di due locali (l’Astor e Al Bivio), nei quali, secondo i rilievi delle forze dell’ordine, non erano state rispettate alla lettera le disposizioni anti Covid. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
il vertice on line
Stretta nel week end: linea condivisa tra Regione e sindaci «Siamo al collasso» Massaro: «Dobbiamo evitare gli assembramenti I reparti Covid saranno pieni entro una settimana» Irene Aliprandi / BELLUNO
«La situazione è grave, è molto grave, è veramente gravissima». C’è grande preoccupazione nelle parole del sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, al termine della videoconferenza con il presidente della Regione Luca Zaia, l’assessore veneto alla sanità Manuela Lanzarin e gli altri sindaci dei capoluoghi veneti. Fermare la continua crescita dei contagi per non mettere ancora più in difficoltà il sistema sanitario, per evitare nuove restrizioni e per sperare in un Natale più tranquillo: questi gli obiettivi dei sindaci dei Comuni capoluogo del Veneto e dei vertici della Regione Veneto, che ieri pomeriggio si sono confrontati sulle misure per limitare il diffondersi dei contagi. Dopo aver visto le immagini degli assembramenti dell’ultimo week end, ma soprattutto con i dati dell’impennata dei ricoveri in mano, Zaia sta pensando a misure di contenimento e ha voluto confrontarsi con i sindaci per assumere una linea condivisa. Unani-
me la risposta, così come l’appoggio alle decisioni che il governatore assumerà e che non sono ancora state definite. Anche perché nel frattempo la stretta potrebbe arrivare dal governo, dopo che l’Istituto superiore di sanità ha
«Serve personale per le case di riposo e un tetto agli ingressi nei supermercati» citato il Veneto tra le aree dove sarebbe necessario accelerare il passaggio a una fascia di rischio superiore. «La situazione è estremamente critica, e senza nuovi provvedimenti ci avvieremo a passi spediti verso l’inserimento del Veneto nella zona arancione, o addirittura rossa. C’è grossa preoccupazione per la tenuta del sistema sanitario regionale, nonostante le professionalità e le eccellenze che devono però scontrarsi con i numeri di questa pandemia: l’obiettivo è far sì che il sistema sanita-
rio resista per garantire assistenza ai malati cronici, oltre che per intervenire nei casi Covid». Sulle misure da adottare, i rappresentanti locali e regionali si sono confrontati «per evitare che si ripresenti lo scenario di sabato e domenica, con quei comportamenti incauti che abbiamo visto tutti e che porteranno nei prossimi giorni un incremento dei casi», sottolinea Massaro. «Personalmente, ho posto due questioni: quella delle case di riposo, dove è urgente che la Regione intervenga con personale che possa sostituire gli operatori contagiati per garantire la continuità del servizio, e quella del numero di persone per famiglia nei supermercati; mentre durante il lockdown un solo membro per famiglia poteva accedere ai punti vendita, ora assistiamo a ritrovi familiari tra le corsie». Inevitabile sarà anche un giro di vite nei controlli: «Si stanno facendo, con grandi sforzi, ma è necessario intensificarli. Credo che nessuno di noi voglia nuove e più seve-
I parcheggi pieni di auto domenica scorsa in Cansiglio
re restrizioni che andrebbero anche a colpire il periodo natalizio. Purtroppo, le persone sono ancora troppo rilassate e non hanno capito come la situazione sia realmente drammatica», continua il primo cittadino. Nel frattempo la richiesta di intensificare i controlli è arrivata anche nelle Prefetture da parte del governo e il prossimo fine settimana si preannuncia blindato. «Il confronto con il presidente Zaia, l’assessore Lanzarin e i colleghi sindaci ha ribadito quanto
sia grave la situazione. Siamo sull’orlo del baratro e occorre intervenire immediatamente. Non posso esimermi dal commentare che siamo tutti, come Stato e come Regioni, fortemente in ritardo perché bisognava intervenire quest’estate con un rafforzamento degli organici dei dipartimenti di prevenzione e con un contact tracing funzionante e adesso è tardi. Quindi è chiaro che non potranno non esserci delle ulteriori restrizioni, prevalentemente nei week end. Restia-
mo in attesa di sapere che tipo di ordinanza farà la Regione, forse anche di concerto con altre Regioni. Mi pare che la gente non abbia compreso la gravità della situazione: i reparti Covid si stanno riempiendo e c’è una proiezione di sì e no una settimana per il completo riempimento. L’attività sanitaria ordinaria è completamente saltata, tranne che per gli oncologici, ma anche quella è ormai a rischio. Questa cosa della zona gialla ha creato un grave rilassamento». —
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Nordest
L’ULTIMA VENDEMMIA DEL VENETO L’estate di San Martino si accompagna nel Padovano alla raccolta dell’uva Raboso per la produzione del vino Friularo Docg. Coldiretti: «I quintali salgono a 3.500».
Mercoledì 11 Novembre 2020 www.gazzettino.it
L’intervista Luigi Brugnaro un anno dall’Aqua Granda del 12 novembre, la marea di 187 centimetri che ha sommerso Venezia, Chioggia e le isole, causando danni immensi, le ferite della città sono quasi tutte rimarginate. Tuttavia, quell’episodio, causato (ormai è assodato) da un piccolo ciclone che si è formato attorno alle 20 a sud della città, è stato l’inizio di un anno terribile per Venezia, le sue famiglie e le sue attività, che hanno sofferto pesantemente con tre mesi di anticipo a una situazione che poi il Covid ha esteso al resto d’Italia. Il sindaco Luigi Brugnaro quella notte era in piazza, assieme a un gruppo ristretto di funzionari e collaboratori, a gestire la situazione dal punto più colpito.
A
Sindaco, cosa le è rimasto di quella notte? «È un periodo che non dimenticherò mai. Non ho avuto il tempo di riflettere, ma ricordo di non aver avuto paura. Mi era capitato anche in altre occasioni: di fronte al problema cerco di risolverlo. Ricordo che davo ordini senza neanche sapere se ne avevo l’autorità; non mi ero chiesto in quel momento se potevo o non potevo farlo. L’ho fatto e basta. Allora si è creata veramente una vicinanza con la gente. Ricordo alle 2 di notte la grappa bevuta assieme a un commerciante delle Fondamente Nove che aveva perso tutto. Le ore e i giorni successivi ho girato la città, ricordo gli occhi delle persone che in un momento erano tutte unite in una grande comunità. Sono arrivato che ero stremato a febbraio, contavo i giorni che mancavano alla fine del Carnevale per farmi due settimane di riposo. Ed è partito il Covid...». Ha visto anche tante lacrime e tanta rabbia. «Sì, ma di fronte all’emergenza questa città ha reagito come una squadra compatta. Quel momento dovrebbe essere la chiave di lettura di come Venezia dovrebbe affrontare il futuro. Bisogna lasciare certe polemiche e fare squadra. Ce lo insegna lo sport: stai vincendo, poi gli altri rimontano. In quel momento o hai in nervi saldi e porti a casa la partita oppure perdi. Venezia quando è unita è imbattibile. Se ci si divide si perdono le battaglie importanti e non abbiamo più tempo per perderle. Se sbagliamo le mosse adesso perderanno i nostri bambini». Tutti hanno in mente l’immagine del vaporetto sulla riva, possiamo raccontare cosa è suc-
12 novembre
UN ANNO FA Il sindaco Luigi Brugnaro di notte in una piazza San Marco sommersa dall’acqua
«È stato come il terremoto ma Venezia si è riscattata» Il sindaco un anno dopo l’ “Aqua Granda”: `«Quel giorno segna una presa di coscienza «Abbiamo dato una dimostrazione all’Italia» da parte dello Stato verso una città speciale» `
cesso dopo? «Nei primi trenta giorni abbiamo ripristinato la città, cancellato i segni dei danni che avrebbero creato un problema alla vita delle persone. Oltre al grande sforzo dello Stato, della Regione del Comune e delle aziende, c’è stata una gara di solidarietà. Gio-
ALLUVIONE E VIRUS HANNO SCATENATO QUESTA CRISI MA VA CAMBIATO L’ATTEGGIAMENTO OSTILE VERSO LE IMPRESE
vani, anziani, studenti, famiglie, associazioni sportive, protezione civile che ha fatto turni massacranti. Nessuno si è sottratto. Abbiamo dato una dimostrazione all’Italia che quando si vuole si può fare. Un po’ come in Friuli nel ‘76». Il 2020 è per Venezia è anche uno spartiacque tra il “prima” e il “dopo”. «Effettivamente il 12 novembre in qualche modo segna una presa di coscienza da parte del Governo e del Paese, che ha ricominciato a capire che Venezia è una città speciale. Bisogna ora concretizzare un percorso su cui ho le idee molto chiare. Sono successe cose incredibili, un cambiamento economico inimmaginabile, prima per l’acqua alta e ora per il Covid». Che strada deve cercare Venezia?
«L’acqua alta e il virus sono certamente cause scatenanti della crisi, ma il problema nasce da lontano, parte da un atteggiamento culturale che, senza che qualcuno se la prenda a male, è oggettivamente sbagliato. È l’idea della “decrescita felice”, che non è nata oggi, un atteggiamento ostile nei confronti del lavoro e delle imprese. A Venezia ci sono radici forti di questo movimentismo ambientalista chiuso. Io mi ritengo un “ambientalista operativo”, credo che l’ambiente lo difendi se entri in dialogo con la natura. E il dialogo lo fai non subendo la natura». E una volta chiarito l’antefatto? «Allontanare i problemi negandoli è la favola della volpe e l’uva. Il porto e la città devono convivere, non è vero che scavare i canali per riportarli alla situazione ottimale è un danno all’ambiente.
Da qui a dire che non si fa niente il passo è breve. La laguna è anche un mezzo di comunicazione. Se si vuole pensare al rilancio economico bisogna passare di qua. Come puoi immaginare di riportare persone in città se non porti il lavoro e la rifunzionaliz-
IO MI RITENGO UN AMBIENTALISTA OPERATIVO: COME SI POSSONO RIPORTARE ABITANTI IN LAGUNA SENZA IL LAVORO?
zazione degli edifici? Se non porti un riconoscimento della sua specialità e dei costi impropri che essa sostiene tutti i giorni?». Si riferisce alla Legge speciale? «Sì, fino al 2003 Venezia percepiva in media 140 milioni l’anno, poi sono passati a 18 e ora che stiamo recuperando la media è di 35-36. Ma parlo anche di fare i lavori per chiudere i marginamenti a Marghera e far insediare attività ad alto valore tecnologico. Non si può fare una battaglia di retroguardia contro il termovalorizzatore quando tutti sanno che nei paesi del Nord dove l’ambientalismo è più forte hanno tutti i termovalorizzatori che funzionano benissimo e non hanno fatto morire nessuno. L’alternativa sarebbero le discariche o i costi impropri del conferimento delle nostre spazzature ad altri. C’è il tema della nuova chimica che se la fai in maniera intelligente come fa l’Eni con il recupero degli oli esausti, diventa un vanto nel mondo. O la scelta che il Comune ha già fatto di usare solo bus elettrici al Lido o di dotare tutta la città di fibra ottica. L’idea di poter attirare con la Zona economica speciale a Marghera investimenti con il vantaggio fiscale. L’idea di difendere il porto. La città deve cogliere l’occasione di rilancio. Ma deve ascoltare chi ha dei meriti. I Boeing li devono pilotare le persone che hanno i brevetti. Se si fa così sono convinto che Venezia sarà una delle prime città a ripartire». Inevitabile parlare del Mose, che sta funzionando e dovrebbe eliminare almeno le maree più alte. «Non voglio creare polemiche, ma fino a oggi noi abbiamo collaborato con tutti, poi a Ferragosto, in mezzo al decreto Covid hanno piazzato una norma che crea un’Autorità per la laguna che toglie ogni competenza al Comune e ai cittadini. La ritengo un grande errore e spero che ci sia il modo di cambiarla. Io penso che rischiamo di perdere questi due anni in cui il Mose non è finito per capire come usare l’opera tenendo in funzione il porto. Invece, se lo Stato vorrà fare da solo, ci ritroveremo a opera finita a discutere ancora se tirare su le barriere a 110 o 130 centimetri. Il fatto è che dove lo Stato interviene sulle città non funziona più niente. È per quello che il Veneto ha votato in massa per l’autonomia». Michele Fullin © RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopo il no di Boron, Padova perde una commissione `Turismo e Cultura
si cerca il presidente in un’altra provincia IL CASO VENEZIA Il leghista Fabrizio Boron, padovano, rieletto in consiglio regionale del Veneto nella lista Zaia Presidente, ha rifiutato di presiedere la Sesta commissione di Palazzo Ferro Fini, quella che si occupa principalmente di Cultura e Turismo. La motivazione data ie-
ri da Boron durante la seduta della commissione, è stata laconica: motivi personali. La conseguenza è che a questo punto la maggioranza zaian-leghista potrebbe dare la presidenza della Sesta commissione non più a un padovano, ma, attraverso un rimescolamento delle composizioni delle varie commissioni, a un esponente di un’altra provincia. Con una sintesi che il diretto interessato sicuramente respingerà: per colpa di Boron - dicono in casa della Lega - Padova perderà la presidenza di una commissione.
IL RETROSCENA Dicono che Fabrizio Boron volesse fare, dopo Luca Coletto e Manuela Lanzarin, l’assessore alla Sanità della Regione del Veneto. E che, in subordine, si sarebbe accontentato di fare, come negli ultimi cinque anni, il presidente della Quinta commissione, quella che, appunto, si occupa di Sanità e Sociale. E non, come gli aveva proposto/chiesto il partito, il presidente della commissione Cultura. «Bisogna rispettare le competenze. Dopo 5 anni credo di aver maturato una discreta esperienza nella gestione della sanità e
non vedo perché dovrei passare alla Cultura», ha detto Boron in una intervista al gruppo Gedi. E ancora: «È come con la scuola: se studi medicina non puoi vincere un concorso di storia dell’arte per guidare un museo o una Sovrintendenza. E quindi continuerò a occuparmi di sanità». La scena accaduta ieri pomeriggio a Palazzo Ferro Fini finirà agli annali. Alberto Villanova che, a nome del gruppo Zaia Presidente e della Lega, propone Fabrizio Boron come presidente della Sesta commissione. E Boron che dice: «Non accetto per motivi
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personali». A quel punto la seduta salta perché i consiglieri di maggioranza si alzano e se ne vanno. Un invito a nozze per l’opposizione di centrosinistra: «Le liti interne alla Lega bloccano la Sesta commissione», dicono Giacomo Possamai e Vanessa Camani (Pd). «Mentre la Lega si spartisce le poltrone il mondo della cultura è in ginocchio», aggiunge Elena Ostanel (Vcv). Ora cosa succederà? Boron farà il consigliere semplice, il presidente della Sesta potrebbe non essere padovano. (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
CONSIGLIERE Fabrizio Boron
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Le misure delle Regioni
Stretta a Nordest, patto tra governatori Zaia incontra i sindaci e prepara l’ordinanza anti-ressa: `Disposizioni analoghe concordate con Bonaccini e Fedriga nel fine settimana stop agli spostamenti fuori dal Comune Cambio di fascia: Veneto, Friuli ed Emilia sotto osservazione `
LA DECISIONE VENEZIA I veneziani resteranno a Venezia, i padovani a Padova, i trevigiani a Treviso. Gli “sconfinamenti” - anche se solo nei fine settimana - non saranno più consentiti, da un Comune all’altro non ci si potrà più muovere. Divieto di uscita dal Comune di residenza: sarebbe questo il fulcro dell’ordinanza che il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, si appresterebbe a firmare tra oggi e domani, in modo da far scattare la prescrizione già da venerdì. Visto che i cittadini - non tutti, ma molti - si sono lasciati andare gremendo piazze e spiagge, ecco il divieto: se non avete senso civico, se non riuscite a capire che gli assembramenti causano aumento di contagi e il coronavirus galoppa rischiando di mandare in tilt il sistema sanitario, allora eccovi gli stop. Che poi sarebbero solo una anticipazione di quanto potrebbe accadere su disposizione governativa, visto che la classificazione delle Regioni potrebbe essere rivista diventando tutti “rossi” o, ben che vada, “arancioni”. «Mi
sto concordando con le Regioni gialle confinanti, l’Emilia-Romagna e il Friuli Venezia Giulia - ha detto Zaia - per redigere ordinanze in linea sulle misure restrittive, non coercitive ma che vogliono fare in modo che il lavoro nella zona gialla possa essere d’aiuto agli operatori della sanità».
ed Emilia-Romagna venissero declassate - come pare - da zone gialle ad arancioni, in base all’ultimo Dpcm sarebbe comunque vietato spostarsi da un Comune all’altro.
L’INTESA
L’INCONTRO Zaia ha delineato i contenuti della bozza di ordinanza nell’incontro tenutosi ieri pomeriggio tra l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, e i sindaci dei sette Comuni capoluogo del Veneto. Al netto di sensibili posizioni personali - c’è chi vorrebbe tenere tutto aperto, chi vorrebbe chiudere tutto - alla fine si è trovata un’intesa sulle possibili restrizioni. L’idea è che da venerdì in Veneto nessuno possa più uscire dal Comune di residenza quantomeno nei weekend. Disposizioni analoghe potrebbero essere prese dai governatori dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. L’obiettivo è semplice: evitare gli assembramenti, evitare che
I GOVERNATORI Da sinistra, Luca Zaia (Veneto), Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) e Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia)
CON L’ARANCIONE IL DIVIETO DI USCIRE DAL TERRITORIO SCATTEREBBE COMUNQUE
la gente si riversi sulle spiagge a Jesolo o in montagna sul Nevegal, come successo domenica scorsa. Perché assembramenti equivalgono a maggiori possibilità di contagio e più contagio significa riempire ancora di più gli ospedali. Si tenga conto che se Veneto, Friuli Venezia Giulia
Sembra che tutti siano d’accordo. Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «Dobbiamo essere estremamente attenti per evitare possibilità di contagio. Per questa ragione con i governatori dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e del Veneto Luca Zaia, stiamo ipotizzando e studiando misure per ridurre al massimo le possibilità di assembramenti, cercando di non toccare le attività economiche, già gravemente colpite dalla pandemia e dalle misure restrittive già in essere». Il sindaco di Padova, Sergio Giordani: «Serve la massima coesione istituzionale per affrontare la gestione dell’epidemia con le scelte necessarie ad evitare di rendere, a medio periodo, ingestibile la situazione negli ospedali. Così come tra istituzioni locali, anche tra Regione e sindaci dei Comuni capoluogo
serve collaborazione e sinergia. È il momento di compiere insieme le scelte giuste per tutelare la salute pubblica e in particolare riguardo ai prossimi fine settimana, serviranno misure chiare ed omogenee per contenere, e se possibile eliminare, il fenomeno degli assembramenti. Chi trova tempo per le polemichette locali, significa che di tempo ne ha da perdere. La Regione meglio di qualsiasi altro conosce i dati epidemiologici del nostro territorio e la situazione negli ospedali, sia attuale, che in proiezione. Quindi non ho motivo di dubitare che se alcune misure saranno adottate nei prossimi giorni esse saranno calibrate su questa esigenza primaria, la salute, e quindi avranno senz’altro il mio sostegno senza polemiche». Il sindaco di Treviso, e presidente di Anci Veneto, Mario Conte, già l’altro giorno aveva anticipato il suo sostegno: «Troppa gente in giro, i sindaci da soli non sono in grado di fare molto. Se Zaia deciderà di adottare maggiore restrizioni mi troverà favorevole e lo appoggerò». Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le misure Fascia Gialla VALGONO TUTTE LE MISURE VALIDE A LIVELLO NAZIONALE E DUNQUE Coprifuoco dalle 22 alle 5 (se si esce serve l'autocertificazione) Chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi ad eccezione delle farmacie, parafarmacie generi alimentari Chiusura di musei e mostre Didattica a distanza per le scuole superiori Chiusura di bar e ristoranti alle ore 18. L’asporto è consentito fino alle ore 22
Jesolo, controlli a tappeto nel weekend
Riduzione fino al 50% per il trasporto pubblico
Fascia Arancione OLTRE ALLE MISURE NAZIONALI Vietato varcare i confini regionali Vietato uscire dal Comune di residenza se non per motivi seri e con autocertificazione Chiusura di bar e ristoranti, 7 giorni su 7. L’asporto è consentito fino alle ore 22 Chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi Restano chiuse piscine, palestre
SPIAGGIA L’assalto balneare domenica scorsa a Jesolo per l’ “estate di San Martino”
Nuova App, primo via libera: privacy garantita per legge LE NORME
Fascia Rossa
L’Ego - Hub
ULTERIORI MISURE È vietato ogni spostamento, anche all’interno del proprio Comune, in qualsiasi orario, salvo che per motivi di lavoro, necessità e salute Chiusura dei negozi, fatta eccezione per supermercati, beni alimentari e di necessità Restano aperte edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie, lavanderie, parrucchieri e barbieri
VENEZIA La prima commissione del Consiglio regionale del Veneto, presieduta da Luciano Sandonà, ha espresso il primo ok ad un provvedimento che dà copertura legislativa alla App di biosorveglianza sanitaria “Zero Covid Veneto” che dovrà monitorare i soggetti positivi al Covid con sintomi e in isolamento. Il provvedimento è stato approvato con l’astensione del Pd e di Europa Verde. «Si tratta di un provvedimento legislativo – ha affermato il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, primo firmatario del progetto di legge -
che risponde alle richieste del Garante e serve quindi unicamente per superare un problema di privacy e poter così autorizzare la modalità telematica di biosorveglianza al fine di alleggerire i compiti del personale sanitario in questa fase emergenziale». Perplessità e richieste di chiarimenti sul funzionamento della App sono state espresse dai rappresentanti di opposizione, che si sono riservati approfondimenti ed emendamenti in aula: «Vogliamo capire se la piattaforma informatica veneta esiste già, chi la gestisce, come funziona, quale utilità e quale impatto avrà sul lavoro dei medici di ba-
se e dei pediatri di famiglia», hanno sostenuto Vanessa Camani, vicepresidente della commissione, Giacomo Possamai, capogruppo del Pd, e Francesca Zottis, vicepresidente del Consiglio. L’opposizione si è astenuta anche sul cosiddetto “bonus Covid” riservato a professori uni-
BONUS COVID L’OPPOSIZIONE SI ASTIENE LA LEGA ATTACCA IL PD: NOI AL FIANCO DI CHI COMBATTE
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SICUREZZA JESOLO (VENEZIA) Troppi assembramenti nei weekend, cresce il rischio contagi. Per questo Jesolo anticipa le nuove misure restrittive. Dopo l’assalto di domenica scorsa, con migliaia di pendolari arrivati sulla spiaggia e provenienti da tutto il Nordest nonostante il rischio contagi, il sindaco Valerio Zoggia ha deciso di intensificare i controlli. Già sulle principali strade di accesso alla città: «Domenica scorsa ci sono stati già dei controlli, dai quali è emerso il rispetto delle normative, tuttavia a fronte di presenze così numerose evitare resse e assembramenti è difficile. Alla gente chiediamo senso di responsabilità». La Polizia locale potenzierà i servizi: «Ci saranno accertamenti per verificare la provenienza delle persone». Sotto osservazione la spiaggia. (G.B.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
versitari e specializzandi: «Non accettiamo strumentalizzazioni da parte della maggioranza – hanno detto i consiglieri Pd - Siamo a fianco di tutti coloro che combattono da mesi in prima linea contro il virus, siamo convinti però che il provvedimento regionale possa essere migliorato e che gli specializzandi debbano essere pagati in maniera adeguata». «Siamo davvero esterrefatti - hanno commentato Alberto Villanova (Zp) e Giuseppe Pan (Lega) - nel constatare che tutta l’opposizione si è astenuta al momento del voto. Non è un bel messaggio per i professionisti del mondo sanitario che, in questo momento, si aspettano per lo meno il sostegno compatto da parte delle istituzioni». Il voto finale venerdì a mezzogiorno in consiglio a Palazzo Ferro Fini. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’emergenza coronavirus LA GIORNATA VENEZIA Lunedì scorso per il Veneto è stata confermata la classificazione in zona gialla, ma domenica prossima l’intera Italia potrebbe forse diventare tutta rossa? «Non lo trovo improbabile», dice il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia. Il governatore parla nel consueto punto stampa all’Unità di crisi della Protezione civile a Marghera a metà giornata e di lì a poco, l’Iss, l’Istituto superiore di sanità, confermerà che per Veneto, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Campania si prospetta la fascia arancione, quella che prevede la chiusura totale di bar e ristoranti e il divieto di spostarsi da un Comune all’altro. Gli assembramenti dei giorni scorsi, l’aumento dell’indice di contagio Rt, che ora è 1,56, l’intera situazione generale rischiano dunque di “declassare” il Veneto e di aumentare le restrizioni. «Uno spritz in meno per evitare il lockdown», è lo slogan coniato da Zaia per convincere i veneti ad evitare gli assembramenti. Ma forse è troppo tardi. Nelle ultime ventiquattr’ore in Veneto sono morte 48 persone, i contagiati sono saliti a 85.333 (+2.860), altri 102 pazienti sono stati ricoverati. E a livello nazionale, con 35mila nuovi contagi, ieri si è raggiunto il picco dei decessi: 580 da aprile. «Un lockdown totale per il 15 novembre? Non ho sentore ma non lo trovo improbabile se continuiamo in questo modo - ha detto Zaia - Non è possibile che l’orchestrina del Titanic continui a suonare. Cerchiamo di portare la nave in un porto sicuro, siamo in condizioni di farlo, non affonderà, ma qualcuno non faccia festa mentre manovriamo. Da qui a domenica potrebbe accadere di tutto, valuteremo i dati quando ci sarà una proposta, al momento lo escludo, a meno che i dati nazionali non peggiorino fino al punto che anche chi è al sicuro possa essere coinvolto».
Zaia: «Stop totale il 15 novembre? Se continua così non improbabile» Picco di morti da aprile in Italia: 580. E 35mila casi `Il governatore: «Non è possibile che l’orchestrina Ipotesi di lockdown generale per il boom di contagi del Titanic continui a suonare. Ora serve sacrificio» `
telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Mi ha chiamato il Capo dello Stato per chiedere informazioni su come sta andando. Voleva avere un punto della situazione, aveva piacere di sapere come stava andando, era informato sull’area gialla. Anche al primo giro si è sempre tenuto aggiornato personalmente. Io ho ringraziato per l’interesse, ho parlato lungamente della situazione, la preoccupazione che i comportamenti di pochi possano inficiare la situazione di molti». Il governatore ha detto di non essere preoccupato per la situazione sanitaria, anche se la pressione sta aumentando, tanto da decidere di aprire già uno degli ospedali a suo tempo dismessi,
quello di Valdobbiadene. «I malati siamo in grado di prenderli in carico, ma stiamo espandendo la capacità di cura. Treviso in particolare sta valutando l’apertura di uno dei cinque ospedali dismessi, quello di Valdobbiadene, come “valvola di sfogo” per i pazienti guariti che hanno ancora bisogno di una struttura protetta».
L’APPELLO Anche ieri il governatore ha rinnovato il suo appello ai veneti. «L’area gialla non è un gioco a premi, non è una classifica dei primi della classe e degli ultimi e non è scritta sul marmo. Dobbiamo meritarci questa area gialla che se non funziona ci potrebbe far precipitare nell’area
I numeri
48 I decessi da Covid nelle ultime ventiquattr’ore in Veneto.
2.860 I nuovi contagi registrati ieri in Veneto. Il totale dall’inizio della pandemia è 85.333.
102 I ricoveri ieri in ospedale per un totale di 2.664. Più altri 211 pazienti in terapia intensiva.
L’emergenza Covid-19 ferma anche l’Umana Reyer, casi di positività al virus bloccano tutte le attività degli orogranata che sono già in isolamento fiduciario. La notizia dello stop è arrivata ieri alla vigilia della partita di Eurocup contro il Partizan Belgrado. I dieci giorni di quarantena faranno saltare anche le gare con Trieste (sabato), Bourg en Bresse (in Coppa martedì 17) e anche la trasferta di Milano del 22. I giocatori positivi (tra gli altri Stefano Tonut e Davide Casarin) stanno bene. Oltre a squadra e staff tecnico e medico, in quarantena anche il presidente Federico Casarin, il team manager Mauro Sartori e il responsabile comunicazione Francesco Rigo.
IN MATTINATA IL CONFRONTO CON MATTARELLA IL MINISTERO DÀ L’OK AL CONTEGGIO ANCHE DEI TAMPONI RAPIDI
DELIBERATO IN GIUNTA UN CONTRIBUTO DI 12,8 MILIONI PER LE CASE DI RIPOSO
Contrariamente a quanto annunciato, il Veneto non ha ancora caricato sul report ufficiale da inviare a Roma il numero dei
Ferma anche la Reyer tutti in quarantena
Il governatore ha detto di aver ricevuto ieri mattina una
VENEZIA Saturimetri a domicilio per misurare l’ossigenazione del sangue. E anche bombole di ossigeno. È l’iniziativa della Regione del Veneto per curare il più possibile i malati di coronavirus a casa, senza ricorrere ai ricoveri negli ospedali. Oltre al protocollo sulle cure domiciliari, ieri la giunta regionale ha approvato anche una delibera che stanzia 12,8 milioni di euro, come contributo a fondo perduto, alle case di riposo: un aiuto agli istituti che hanno dovuto far fronte a maggiori spese per adeguarsi alle nuove misure sanitarie e dall’altro a minori
I TEST
Basket Il focolaio coinvolge giocatori e staff, stop di 10 giorni, saltano 4 partite
LA TELEFONATA
L’INIZIATIVA
rossa e nel lockdown. Evitiamo rimpatriate e riunioni con amici e colleghi, occorre un sacrificio collettivo da parte di tutti. Dateci una mano, oppure, oltre un certo limite negli ospedali non possiamo andare». Intervenuto ieri sera a “Fuori dal coro”, su Rete4, Zaia ha garantito che la sua prossima ordinanza non toccherà il mondo del lavoro e delle imprese: «Adotteremo nuove misure restrittive, che ovviamente non andranno a colpire le aziende, e lo faremo in totale autonomia».
Piano per ridurre i ricoveri: saturimetri e ossigeno consegnati a casa dei malati introiti per l’impossibilità di accettare nuovi ospiti.
LE CURE
ASSESSORE Manuela Lanzarin
«Azienda Zero ha comprato almeno 100mila saturimetri e li stiamo consegnando ai medici di base, per poi darli ai loro pazienti malati di Covid. Tutto questo per non intasare gli ospedali - ha spiegato il governatore del Veneto, Luca Zaia - perché il 70% di coloro che si presentano oggi al pronto soccorso torna a casa, e la stragrande maggioranza si cura a domicilio. Così con questa novità contiamo di superare l’emergenza. Le cure domiciliari infatti sono quelle che ci hanno salvato nella prima fase dell’epidemia e allora dobbiamo proseguire su questa strada». Zaia, affiancato
dagli assessori alla Sanità Manuela Lanzarin e alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin, ha sottolineato che gli isolati sono in tutto il Veneto 16.034, con un aumento di 923 rispetto nelle ultime ventiquattr’ore: «Tanti cittadini che, con questo rafforzamento, potranno stare più tranquilli e ottenere a casa non solo un semplice strumento per misurare l’ossigenazione del sangue e comunicarla al proprio medico, ma anche la terapia con la mascherina dell’ossigeno». Nell’operazione sono coinvolti i medici di medicina generale, le 51 Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) con 320 medici che si occupano di 9.500 pazienti, il servizio di Continuità assistenziale (l’ex Guardia medica).
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«Per 60 giorni - ha detto Lanzarin - abbiamo previsto la deroga alle procedure ordinarie secondo le quali l’ossigenoterapia andrebbe prescritta dal medico specialista. Investiremo anche nella formazione degli infermieri attualmente impiegati nell’assistenza domiciliare integrata, in modo da poter mettere in campo il maggior numero di sanitari possibile».
I CONTRIBUTI Ieri la giunta regionale ha approvato l’assegnazione straordinaria, per un importo complessivo di 12 milioni 845.879,25 euro, di contributi a sostegno dei centri di servizi accreditati per l’assistenza agli anziani non autosufficienti. «I contributi straordinari saranno distribuiti tramite le Ulss ed Azienda Zero – ha detto l’assessore Lanzarin – entro il corrente esercizio. Il provvedimento è stato varato per sostenere ulteriormente un settore del nostro sistema sociosanitario che si trova in prima linea in questa emergenza legata alla diffusione del coronavirus». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
tamponi rapidi, oltre a quelli molecolari, anche se questo tipo di test è stato ornai validato a livello nazionale. «Vanno computati anche i test antigenici oltre a quelli molecolari, per questo stiamo adattando le modalità di raccolta dati per non falsare il trend», ha confermato il direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. C’è però da capire il rapporto tra tamponi e popolazione. Ad esempio: i 2.479.307 tamponi molecolari eseguiti da febbraio ad oggi in Veneto hanno interessato 1 milione di cittadini, dal momento che vengono fatti almeno due test per una positività. Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Test rapido e poi solo ai negativi il molecolare» LA PROPOSTA PADOVA «Se si vuole testare il gruppo di soggetti considerati a rischio si potrebbe operare con il test antigenico (il tampone rapido, ndr), della cui positività non c’è ragione di dubitare, e poi solo ai negativi, non ai positivi, come proposto da alcuni, fare il test per la ricerca accurata dell’Rna virale, della cui negatività non c’è motivo di sospettare». Lo propongono, in una nota congiunta, i professori Andrea Crisanti (nella foto) e Fulvio Ursini, del dipartimento di Medicina mo-
I DOCENTI DI PADOVA CRISANTI E URSINI: COSÌ AVREMO IL MASSIMO RISULTATO lecolare dell’Università di Padova. «Si otterrebbe - aggiungono - vantaggio dalla velocità dal primo test, e dalla validazione di una risposta negativa e della sensibilità dal secondo. Il massimo dalla integrazione del risultato prodotto dai due test». La proposta è stata avanzata per evitare contrapposizioni tra «due metodologie analitiche, come si vede spesso anche sui media, argomentando in modo non dialettico su argomenti scientifici, in un contesto di scelte politiche e di indicazioni comportamentali», una contrapposizione che «suona irrituale se non anche francamente pericolosa». «Troppo pericoloso - concludono Crisanti e Ursini - far prevalere motivazioni di praticità o economiche, dimenticando il rigore analitico e scientifico».
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PRIMO PIANO
MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020 IL MATTINO
Coronavirus: il rischio sanitario nel Padovano i sindacati contestano le direttive regionali. e chiedono esami anche per i lavoratori delle mense
«Dipendenti dell’ospedale, no ai tamponi rapidi» Alice Ferretti / PADOVA
Dal tampone molecolare si passerà al tampone rapido per medici, infermieri, operatori socio sanitari dell’Azienda Ospedaliera che lavorano in prima linea contro il Covid 19. Nonostante al momento in Azienda Ospedaliera ci siano ancora 200 positivi tra dirigenza e comparto, su circa 8 mila dipendenti totali, questa è stata la decisione presa su indicazioni regionali che dispongono da oggi in poi il seguente schema: il tampone rapido verrà eseguito ogni 8 giorni al personale sanitario impegnato nei reparti Covid, ogni 20 giorni al resto del
Un’infermiera
personale. Una decisione che è stata comunicata ai sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil durante un incontro con la direzione dell’Azienda Ospedaliera. Non tutti però sono d’accordo con la nuova modalità. Se la Cisl a riguardo non si esprime, ben più critiche sono Cgil e Uil. «Non sono un tecnico e non ho i dati scientifici sui tamponi rapidi, mi fido quindi di quello che mi dicono e cioè che sono più snelli e veloci dei molecolari. La necessità è infatti quella di avere al più presto l’esito del test per non pregiudicare il lavoro nei reparti», dice Fabio Turato della Cisl.
Più netti Alessandra Stivali della Cgil e Luigi Spada della Uil: «Abbiamo chiesto che almeno venga tenuto il tampone molecolare per i dipendenti che hanno avuto contatti con casi di positività e per tutti quelli che lavorano nei reparti Covid. Ci è stato detto di no, ma noi continuiamo a chiedere a gran voce il tampone molecolare, che seppur ha processi più lunghi è l’unico modo certo per non infettare i reparti», sostengono Stivali e Spada. Altro tema su cui tutti e tre i sindacati convergono è la questione sorveglianza attiva nei confronti dei lavoratori delle ditte di ristorazione,
che non vengono sottoposti regolarmente a tampone. «Si tratta di una cinquantina di operatori della ditta Serenissima che non hanno mai fatto i tamponi di controllo ma che quotidianamente non solo portano il cibo nei reparti ma lo somministrano anche ai pazienti», spiegano Turato, Stivali e Spada. «Abbiamo sollevato il problema con l’Azienda Sanitaria che ci ha garantito che d’ora in avanti farà regolarmente i tamponi di controllo anche al personale della ristorazione, cosa che dalla fine della prima ondata d’emergenza, ossia dal 31 maggio scorso, non è più stata fatta».
Un problema questo dei tamponi che tra l’altro sarebbe presente anche in altre realtà oltre a quella dell’Azienda Ospedaliera. «Gli operatori socio sanitari che fanno integrazione scolastica ai bambini disabili, o i dipendenti di cooperative che vengono utilizzate dall’Usl per servizi di assistenza, non vengono sottoposti a tamponi periodici come invece dovrebbero fare tutti i sanitari e le persone che ruotano attorno all’ambiente sanitario. Sarebbe necessario stabilire con urgenza un percorso di sorveglianza attiva anche per queste categorie che al momento restano ancora scoperte». —
in supporto ai punti prelievo dell’usl
Al via i test “drive through” con i medici dell’Esercito Oggi inizia l’attività nel gazebo con la prima unità militare allo stadio Euganeo Il Colonnello Garofalo: «Nostro personale a supporto all’Azienda sanitaria» PADOVA
Medici dell’Esercito a supporto del Servizio sanitario regionale: da oggi allo stadio Euganeo, accanto al presidio dell’Usl 6 Euganea per i tamponi, medici e infermieri militari allestiranno un gazebo per i tamponi Drive Through, quelli che si fanno rimanendo in auto. E nei prossimi giorni un ulteriore unità medica militare allestirà un secondo Drive Through ad Albignasego, sempre affiancato al punto prelievi dell’Usl. L’iniziativa rientra nel progetto Igea nato su volontà del ministro per la Difesa Lorenzo Guerini e che per il Veneto è coordinato dal colonnello Sergio Garofalo. «Il progetto è stato coordinato dal Comando operativo interforze con la Protezione civile e il ministero della Salute» illustra il colonnello, «e mette in campo 1.400 uomini di tutte le forze armate, quindi Esercito, Aeronautica, Marina e carabinieri, a sostegno del Servizio sanitario nazionale e regionale. L’obiettivo è quello di decongestionare le strutture delle aziende sanitarie aggiungendo alle loro delle nostre unità per il prelievo dei tamponi». L’iniziativa ha già iniziato a prendere piede in Veneto, ed oggi farà il suo debutto anche a Padova, con la prima unità militare “Drive Through Difesa” che sarà allestita allo stadio Euganeo: «Ci sarà un gazebo attraverso il quale passeranno gli utenti in auto, senza dover scendere. Il tampone, sia quello rapido sia quello molecolare, a seconda del-
Anche ieri tanti bambini in coda
«Il servizio potrebbe essere esteso ai Colli» IL RACCONTO
progetto igea
Dislocati 16 team in tutto il Veneto Oltre alle due unità a Padova, il progetto Igea coordinato in Veneto dal colonnello Sergio Garofalo (in foto) prevede postazioni a Feltre, Mestre, Noale e San Donà, Verona Fiera e Roncà, Rovigo, Bassano, Thiene Valdagno e Vicenza; Altivole, Castelfranco e Conegliano.
le indicazioni dei medici, verrà eseguito senza che la persona scenda» sottolinea il colonnello, «saranno presenti un ufficiale medico dell’Esercito, due infermieri della Marina e due militari per il supporto logistico e saranno sempre affiancati da un operatore sanitario dell’Usl. A quest’ultima rimane ogni competenza sugli aspetti burocratici, dalle richieste alle prenotazioni». La dislocazione delle unità militari è stata concordata dal colonnello Garofalo con l’assessore regionale alla Sanità e al Sociale Manuela Lanzarin. «Saremo presenti in
tutte le provincie» conferma l’ufficiale, «in particolare a Padova avremo oltre al punto allo stadio anche un secondo riferimento ad Albignasego che sarà attivato entro questa settimana. Complessivamente in tutta la regione Veneto metteremo a disposizione 16 team». L’impegno dei militari a fianco del Sistema sanitario regionale non è nuovo. Già nella prima ondata della pandemia la scorsa primavera avevano offerto un importante aiuto: «Siamo stati di supporto nella casa di riposo di Merlara che aveva avuto un elevato numero di positivi e
purtroppo di decessi» conferma Garofalo, «per adesso comunque il nostro impegno è concentrato sui tamponi». Ma non è detto che, stante una situazione sempre più complicata negli ospedali, l’esercito non faccia il suo ingresso anche in corsia: «È in corso già da qualche giorno un confronto con l’Usl scaligera» anticipa il colonnello, «quindi non escludiamo affatto che il nostro personale sanitario possa dare il suo supporto anche negli ospedali. Ogni richiesta in questo senso verrà presa in considerazione». — ELENA LIVIERI
I
militari in affiancamento ai medici dell’Usl 6 per i tamponi allo stadio Euganeo hanno preso servizio ieri mattina. Senza divisa e con i camici bianchi, sono passati inosservati, ma il loro contributo è stato prezioso per i colleghi. Tanto che questa mattina Fabio Verlato, dirigente Uls 6, ha un incontro con i vertici sanitari dell’esercito all’ospedale dei Colli: «Consideriamo anche qui la possibilità del loro affiancamento – spiega – accanto ai medici dell’Uls. Insieme decideremo la strategia da usare. L’obiettivo è ridurre il più possibile le code per l’utenza perché le lunghe attese si portano dietro, inevitabilmente, disagi e sacrifici per i pazienti». In altre parole la mission è evitare file sfiancanti da cinque ore, com’è accaduto ad esempio lunedì mattina. Già ieri il tempo di attesa era sceso a due ore: dalle 8 alle 11. 30 sono stati eseguiti mille tamponi. Il personale sanitario mette in campo straordinarie competenze, professionali e umane, per velocizzare le operazioni dei test e facilitare l’esame per le persone. Allo stadio le file sono due:
quella dei prenotati e quella di chi ha solo l’impegnativa del medico curante. Ma quando a far la coda sono bambini che hanno meno di 6 anni sono autorizzati a scavalcare la fila. Come Ambra, quasi 2 anni, in fila con il papà: «Mi hanno chiamato dall’asilo – riferisce il padre – che aveva 38.7 e il pediatra mi ha detto di venire subito qui. I medici e gli infermieri sono stati angeli: gentili, spiritosi, sanno come comportarsi con i bambini». In fila anche una classe di una scuola elementare padovana: un bambino è risultato positivo e tutti i compagni devono essere tamponati. Ma i piccoli ridono, si prendono in giro l’uno con l’altro. Tutto sembra, tranne che vivano un disagio: il personale ci sa fare, tanto che una mamma e la sua bambina se la cavano in poco più di venti minuti. Questa mattina intanto saranno allestite due tende da campo militari: un tendone sarà collocato a nord e un altro a sud. Dentro si posizioneranno medici e infermieri dell’esercito che ieri hanno già lavorato in affiancamento ai colleghi civili, ma le file saranno comunque sempre due, divise tra prenotati e muniti di impegnativa. — E. SCI
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L'ARENA
Mercoledì 11 Novembre 2020
ITALIA&MONDO
IlViminale incalzaisindaci
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Il tentativo di evitare il lockdown Italia passa anche da una stretta sugli assembramenti, ossia dei ritrovi con più persone fuori di casa, in particolare in piazze, parchi e
spiagge. Una circolare del capo di gabinetto del ministro dell'Interno invita i prefetti a convocare d'urgenzaiComitatiprovincialiperl'ordineelasicurezzapubblicainvista
di controlli «più serrati» per intervenireinmodopiù«efficaceetempestivo» nei fine settimana, anche attraverso una serie di iniziative daconcordarecon i sindaci.
NUOVIDIVIETI INARRIVO. Allertain Emilia Romagna, Campaniae FriuliVenezia Giulia
Rischiin 4regioni C’è ancheilVeneto Ilgovernovuoleevitareillockdowntotalemagià dal prossimo weekend potrebbero essere 14 le zone arancioni o rosse. I medici invocano il «tutto chiuso» Matteo Guidelli ROMA
Entro la fine della settimana potrebbero essere 14 le Regioni, oltre alla provincia di Bolzano, nelle quali sono necessarie misure più restrittive di quelle in vigore in tutta Italia: non un lockdown generale per fermare la crescita dei contagi da Covid, ma qualcosa che ci assomiglia molto visto che più di due terzi del Paese sarebbero in zona arancione o rossa. Dopo aver firmato l'ordinanza per Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana, che vanno ad affiancare Sicilia e Puglia in zona arancione - e quella che pone la provincia di Bolzano in zona rossa assieme a Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta - il ministro della Salute Roberto Speranza si è preso infatti ancora qualche ora per valutare non solo la situazione della Campania, già rinviata lunedì nel corso della cabina di regia, ma anche di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto, tutte Regioni che, secondo
Speranzasiè presoancora unpo’ditempo perdecidere lanuovachiusura deiterritori Gliinterventi decisisembrano sortireeffetti positivichenon devonoessere vanificati
L’entratadi unristorante cheeffettua serviziosolo d’asporto ANSA
gli esperti, potrebbero veder schizzare verso l'alto i propri parametri nei prossimi giorni e per le quali è necessario «anticipare» gli interventi. Il Veneto ieri ha contato 48 morti in più rispetto a lunedì, per un totale di 2.643 decessi dall’inizio dell’epidemia. E dopo l’apparente frenata del fine settimana, sono tornati a salire i nuovi positivi, 2.763 in 24 ore, per complessivi 8.4.255. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto informarsi sull’evolversi della situazione telefonando al governatore Luca Zaia.
Per ora l'ipotesi di un nuovo lockdown totale in Italia «non esiste», non è sul tavolo, ripetono fonti di governo e maggioranza aggiungendo che si vuole attendere di vedere gli effetti del Dpcm del 3 novembre sulla curva dei contagi e solo allora si deciderà. E gli stessi scienziati frenano, tanto che il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli parla di «decelerazione» della curva, «frutto delle misure già poste in essere», e quello dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro di «segnali incoraggianti». Anche se sono
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proprio i medici ad insistere: dopo Anelli, ad invocare il «tutto chiuso» è stato infatti il presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti: «Serve una zona rossa in tutta Italia - dice Mi pare assurdo che questo si sia deciso nel momento in cui il nord aveva percentuali di contagio così importanti e oggi si stia rimandando a questa barzelletta del puzzle». Il dato di fatto è però che già ora in mezza Italia sono chiusi bar e ristoranti e non ci si può spostare dal proprio comune. Se si aggiungessero le 4 regioni indicate dall'Istituto superiore di Sanità, resterebbero in zona gialla solo Lazio, Molise, Marche e Sardegna, oltre alla provincia di Trento. Nel fine settimana, inoltre, scatterà un'ulteriore stretta in tutta Italia, con il Viminale che ha espressamente chiesto ai prefetti di convocare i Comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica con un duplice obiettivo: incrementare i controlli per evitare gli assembramenti nelle zone più frequentate di città e località turistiche - come hanno ampiamente dimostrato le immagini dello scorso weekend - e di coordinare con i sindaci la chiusura di quelle strade e piazze dove si concentra la movida. L'indicazione che arriva dagli scienziati per Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto è chiara: «Sulla base dell'ultimo monitoraggio ci sono 4 regioni che vanno verso un rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive» ha detto Brusaferro. Tutte, secondo l'Iss e la cabina di regia, si trovano nello scenario 4 , con un rischio moderato ma «con probabilità di progressione a rischio alto». La Campania, ha un'incidenza di casi per 100mila abitanti di 633,48, sotto solo alle regioni già rosse, 21.434 casi in 7 giorni. •
PiazzadelPlebiscitodesertadurante illockdown dimarzo scorso ANSA
Eccotutti gli indennizziper lecategorietravolte dalla crisi
Il Decreto Ristori-bis pubblicato in Gazzetta Ufficiale 2,56 miliardi nel 2020
130
categorie professionali coinvolte
3,56
miliardi Valore
410 milioni
LE MISURE LAVORO
Ristori attività nei centri commerciali e filiera alimentare 280 milioni nel 2021
340 nel 2020 70 nel 2021
Credito d'imposta sugli affitti
312
FAMIGLIE
Cancellazione seconda rata Imu
Congedi parentali
Sgravi sugli affitti di ottobre, novembre e dicembre
Bonus asili nido
Sospensione versamenti contributivi Rinvio versamenti Isa
milioni
1 miliardo risorse a fondo perduto peri nuovi codici Ateco
decreto Rilancio: versamento dall’Agenzia delle Entrate entro 15 giorni dall'entrata in vigore del decreto volta: veramente entro fine 2020
LE NOVITÀ Fondo per ulteriori aiuti in caso di nuove zone arancioni o rosse
1 Ristori automatici per chi aveva ottenuto contributo
2 Nuova domanda per chi lo chiede per la prima
€
1 miliardo nel 2021
COME FUNZIONA
234 milioni nel 2020 78 nel 2021
Cassa integrazione Covid-19, durata massima di sei settimane, tra 16/11/2020 e 31/1/2021 Divieto di licenziamento fino al 31/1/2021
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PRIMO PIANO
MERCOLEDÌ 11 NOVEMBRE 2020 LA TRIBUNA
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Coronavirus: l’allarme nella Marca
Da bere dopo le 18: bar chiuso un mese
Treviso, segnale forte di prefetto e polizia locale. Fuori dal Dema’s distanze non rispettate e avventori presenti fuori orario TREVISO
Divieto di somministrazione dopo le 18, chiuso il Dema’s di San Liberale per ben un mese. Non ci voleva sentire il locale di Largo Tre Venezie, né sul fronte assembramenti, né rispetto all’ultimo Dpcm che causa Covid, impone la chiusura alle 18. Nonostante avvertimenti, controlli e multe da parte degli agenti della polizia locale, ha continuato ad andare in deroga alla normativa, fregandosene del lockdown orario cui sono sottoposti ristoranti bar e locali. E così è, infine, arrivata la chiusura per trenta giorni. Il Dema’s è molto frequentato da cittadini di origine africana ed è finito a più riprese al centro dei riflettori. Nel primo pomeriggio di ieri la Prefettura ha inviato l’ordinanza di chiusura del locale, noto per essere oggetto di esposti e segnalazioni da parte dei residenti per via di rumori molesti, disturbo alla quiete pubblica e di recente assembranti. Una materia delicata in questo momento, in cui i casi di positivi stanno aumentando vertiginosamente. L’ordinanza prevede la chiusura per un mese esatto dalla notifica. Il dispositivo chiesto dalla polizia lodale ed emesso dalla Procura, nasce da accertamenti avvenuti la settimana scorsa da parte di una pattuglia che aveva trovato degli avventori dopo le 18 mentre erano intenti a consumare. Il locale – ricordiamo – era già stato preso di mira in più di un’occasione. Era stato chiuso l’11 marzo, per soli 5 giorni, mentre a fine giugno e la prima settimana di luglio era stato costretto ad abbassare le serrande per una settimana, questa volta per assembramenti all’esterno. Il provvedimento, previsto nelle attuali normative, è il primo emesso a Treviso, di questo calibro. I locali, insomma, sono avvisati, anche quelli che sono stati già ripresi per non aver rispet-
tato le regole, soprattutto a cavallo tra fine ottobre e inizio novembre sull’onda lunga di Halloween. Devono mantenere il distanziamento, evitare in tutti i modi che si formino assembramenti di qualsiasi sorta e chiudere negli orari previsti dall’ultimo decreto, almeno fino a che ci si trova in zona gialla. Ieri la polizia locale di Treviso presi-
L’ordinanza entrerà in vigore a partire da oggi È la più dura di sempre
il provvedimento
Giro di vite nel capoluogo
diava il centro storico e il suo accesso. Anche in piazza Borsa i vigili stavano attenti che non formassero assembramenti. I transiti delle auto, in ogni caso, si sono ridotti del 90 per cento. Nei giorni scorsi la città dalle 22 era vuota e ciò nonostante due notti fa è stato denunciato un uomo che non si era fermato all’alt.—
Pugno di ferro da parte delle forze dell’ordine e soprattutto della polizia locale di Treviso contro il mancato rispetto delle regole nei locali in cui si ripetono fenomeni di assembramento. A fianco il Dema’s di San Liberale, sopra Conte.
MARTA ARTICO
in arrivo l’ordinanza
Zaia incontra i sindaci dei capoluoghi Stop agli assembramenti nel weekend TREVISO
Un summit tra i sindaci dei capoluoghi del Veneto e la Regione, con il presidente Zaia e l’assessore Lanzarin porterà, nel giro di poche ore, alla pubblicazione di una nuova ordinanza destinata a limitare gli assembramenti nelle città nei fine settimana. Questa la conclusione a cui si è giunti ieri al termine di una riunione ristretta sulla cui discussione è stato dato ordine di mantenere riservo fino a decisioni ufficiali. La linea però è
chiara, condivisa anche con altre Regioni come Friuli ed Emilia Romagna il cui presidente Bonaccini già ieri annunciava la stretta contro gli assembramenti «in accordo con altre Regioni del Nordest». La stesura del provvedimento sarà affidata alla Regione e l’obiettivo sarà quello di eliminare occasioni e situazioni che possano causare riunioni anche all’aperto di più persone; tutti quei fenomeni avvenuti nel corso del fine settimana appena trascorso e contro i quali si era schierato in primis il go-
Pranzo e asporto non possono supplire: gli esercizi notturni soffrono E intanto l’Odeon la Colonna lancia la “sezione” gastronomia
Soffioni: solo sabato e domenica Jibo’s, fine settimana e mercato LA TENDENZA
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a serrata delle 18 non fa sconti, e meno che meno a que i locali a vocazione notturna del centro storico di Treviso. E così, adesso, c’è chi ha deciso di rinunciare ad aprire durante la setti-
mana e di concentrarsi sul weekend. Lo ha fatto il Dump di galleria Bailo, ora lo fa I Soffioni, la birreria più centrale della città. Quasi sulla stessa linea anche Jibo’s, il cocktail bar di porta San Tomaso, che ha deciso di puntare sul sabato e la domenica, ma di apre anche il martedì, l’altro giorno del
mercato, e sul venerdì come viatico “aperitivo” al weekend più canonico. «Dobbiamo pur lavorare, e soprattutto far lavorare i ragazzi, per quanto puoi fare la scure delle 18 è stata una mazzata per noi», dice Jibril De Monte, il titolare, «Magari ci avessero dato i tavolini sotto porta San Tomaso
vernatore del Veneto. Non si procederà, come per altro ammetteva già il Dpcm, a iniziative dei singoli sindaci con la chiusura di vie e strade (provvedimento non applicato dai primi cittadini). Si opererà su scala più generale coinvolgendo anche prefetture e forze dell’ordine. «È stato un ottimo momenti di confronto» ha detto ieri il sindaco di Treviso Conte, «ogni sindaco ha evidenziato le criticità riscontrate nel week end e quindi la necessità ci sia un’ordinanza regionale.
avremmo potuto limitare i danni. Puntiamo sui weekend e sui giorni di mercato, non abbiamo molta scelta». E a sentire i diretti interessati, il quadro è sconfortante per molti esercenti. Questi prime settimane di serrata stanno portando riscontri deludenti a chi confidava nell’asporto, persino alle tradizionali pizzerie che pagano dazio; il pranzo è stato messo in crisi dallo smart working già a primavera; il limite delle 18 ha “ucciso” spritz e apericene, figurarsi pinte e cocktail. «A restare aperto di sera lo fai per servizio, e per non deprimerti», ironizza un barman. E intorno alla piazza uno chef è caustico: «Mi costa meno di uno psicoterapeu-
Le misure sono efficaci se riguardano tutti e non se fatte a macchia di leopardo. Chiudere strade e piazze con una città con 5.000 persone in giro» ha sottolineato riferendosi al Dpcm, «è inutile. Bisogna pensare di limitare gli spostamenti nel weekend. È questo il momento per abbassare la curva e salvare il Natale. Sarà un’iniziativa magari impopolare ma necessaria». Favorevole anche il sindaco di Padova Sergio Giordani: «Serviranno misure chiare ed omogenee per
PAOLO LAI UNO DEI PIÙ NOTI GESTORI DI TREVISO FA IL PUNTO SUL CAMBIAMENTO DELLE ABITUDINI
«Bisogna fare i conti con la realtà e quindi puntare sul sicuro Ma anche reinventarsi la vocazione dei nostri locali»
contenere, e se possibile eliminare, il fenomeno degli assembramenti. Non ho motivo di dubitare che se alcune misure saranno adottate nei prossimi giorni esse saranno calibrate su questa esigenza primaria, la salute. E avranno il mio sostegno». Oggi in Prefettura a Treviso potrebbero essere già esplicitati e discussi sia i contenuti della nuova ordinanza, sia i principi per la sua applicazione, «si cerca il massimo coordinamento» ha detto il sindaco Conte. A occuparsi del tema di certo sarà il comitato ordine e sicurezza provinciale. L’ordinanza arriverà entro il fine settimana, forse nelle prossime 24 ore, serve il tempo necessario però per trovare un accordo trasversale con le altre regioni e con i sindaci. — FEDERICO DE WOLANSKI
ta, potrei dire che qua ci risparmiamo...». Paolo Lai, della superholding cittadina, conferma che il momento è delicatissimo: «Da un lato bisogna fare i conti con la realtà, e quindi per i Soffioni ci concentriamo sul weekend, dall’altro bisogna reinventarsi, per questo ad esempio accentuare la vocazione orientale del Corder, ora in riqualificazione» E c’è chi, quasi in sordina, esplora nuovi percorsi, senza dimenticare l’originale. È il caso di Matteo Facchin, all’Odeon- La Colonna: lungo via Campana, come estensione del suo ristorante, ha aperto una gastronomia, asporto anche a vocazione serale.— A.P.