RASSEGNA STAMPA DEL 25 OTTOBRE 2020

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 17

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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21-OTT-2020 Estratto da pag. 58

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 10

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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18-OTT-2020 Estratto da pag. 28

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 1-19

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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23-OTT-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 7

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 1-6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 1-37

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 1-37

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 1-37

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 1-13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 1-13

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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25-OTT-2020 Estratto da pag. 7

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Domenica 25 Ottobre 2020

Indaga la polizia postale

Schiava sessuale a 16 anni trova i suoi video sul web

PADOVA In classe lo conoscono

Transgender Hilary Swank in una scena del film «Boys don’t cry» (1999) che ha affrontato la tematica dell’identità di genere

A scuola gli negano il nome da transgender «Il preside si è scusato»

Elezioni al Tito Livio, cambio delle schede dopo le proteste schede elettorali per tutti, con la sola iniziale del nome anagrafico accanto al cognome. È successo al liceo Tito Livio, uno dei più grandi di Padova, che ha avuto tra i suoi allievi anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Qui Luca ha formato una lista per le elezioni del rappresentante di istituto, assieme ad altre due allieve. Due anni fa Luca ha iniziato un percorso che lo ha portato a una diversa consapevolezza di sé e della propria identità di genere: una storia che finora ha condiviso soltanto con gli amici più vicini e di cui non c’è traccia nei registri scolastici. E neppure nel documento di identità che ha presentato per autenticare la propria candidatura: servivano nome cognome e firma. Gli stessi dati anagrafici sono stati riportati sulle schede elettorali che il 30 ottobre prossimo dovranno essere distribuite agli studenti. Ecco allora che, per votare Luca, gli studenti del Tito Livio avrebbero dovuto barrare «Paola». «Avevamo

VE

A Verona

Elezioni Sulle schede elettorali c’è il nome femminile con cui il 16enne è iscritto all’anagrafe

come Luca (nome di fantasia): così si presenta nei corridoi della scuola. Al «Ciao Luca» degli amici si gira subito. Ma quando ha deciso di candidarsi come rappresentante di istituto nel suo liceo, sulle schede elettorali è stato stampato un altro nome: Paola. È quello femminile con cui sedici anni fa è stato registrato all’anagrafe e in cui lui, adolescente transgender, non si riconosce. Da qui è partita la battaglia di Luca per vedere accettata la propria identità di genere. E ora la scuola potrebbe decidere di ristampare le

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chiesto di mettere solo i cognomi o i nomi in cui i ragazzi si riconoscono - ha ricordato Luca - ma ci è stato risposto che si viene riconosciuti con il nome anagrafico». Per questa ragione il dirigente scolastico aveva rifiutato di riportare il nome d’elezione: le schede erano già pronte. E così il giorno della presentazione delle liste agli studenti – online, causa coronavirus – Luca ha preso il coraggio a due mani per spiegare in videoconferenza a buona parte dei 900 ragazzi dell’istituto come mai il giorno del voto avrebbero dovuto scegliere un nome diverso da quello con cui si era sempre presentato. «Il problema è stato fare un “coming out” forzato davanti alle terze, alle quarte e alle quinte dell’intera scuola», ha aggiunto il ragazzo. Un bel salto nel vuoto. «Con tanti non avevo avuto modo di parlarne, e neppure con i professori. Volevo farlo ma non in questo modo. I miei compagni sono stati di supporto in quel momento:

tutti mi chiamano usando il nome che ho scelto, magari senza sapere cosa c’è dietro». Il caso ha attirato l’attenzione del collettivo degli studenti del liceo. Sono stati loro a organizzare una manifestazione, venerdì mattina, davanti all’ingresso dell’istituto, per«una scuola inclusiva e libera da discriminazioni». «Il preside ha negato la legittimità dello studente nel riconoscersi nel genere diverso da quello anagrafico», è l’accusa che campeggia in un post sul loro canale Instagram. Il caso ha suscitato il commento di Alessandro Zan, deputato Pd e relatore della legge contro l’omotransfobia: «La vicenda di Luca - ha esortato - deve essere chiarita: mai la scuola, in quanto istituzione primaria nella formazione delle nuove generazioni, si può rendere responsabile di discriminazioni, né può creare situazioni di disagio per i propri studenti». Il professor Mirco Zago, vicepreside del liceo che ha autenticato la candidatura di Luca ha assicurato

La vicenda

● Venerdì gli studenti hanno manifestato per «Luca», 16enne trans candidato rappresentante al Tito Livio (in foto): il preside ha rifiutato di cambiare il nome anagrafico sulla scheda elettorale ● Alessandro Zan del Pd, relatore della legge contro la omotransfobia, ha chiesto chiarezza

che le procedure di candidatura si sono svolte come sempre: «Non conosco direttamente il ragazzo, abbiamo ricevuto i nomi e li abbiamo riportati, come da norma», ha chiarito. «Non sono stati rilevati difetti in quel momento, finché non è uscito il caso sui giornali. La situazione ci ha colpiti molto, la scuola e questa presidenza sono molto sensibili a temi di questo tipo e ai rapporti con il corpo docente, con gli studenti e con le famiglie». A sorpresa, ieri, il liceo avrebbe manifestato una possibile apertura alla causa di Luca: «Oggi il preside si è scusato con me - ha raccontato ancora il 16enne - mi ha detto che è stata una disattenzione momentanea e che il comitato elettorale valuterà di ristampare le schede con l’iniziale del nome anagrafico e il cognome». Un esito inaspettato: «L’ho presa in maniera positiva, perché il preside ha capito la situazione e sta cercando di venirmi incontro. A me serviva questo. Non ho intenzione di continuare a protestare». Il successo più bello è il gesto gentile di un professore: «Mi è venuto a cercare racconta Luca con un sospiro - e mi ha chiesto come volessi essere chiamato: è stato un sollievo grande come una casa. Poi mi ha detto «hai visto? Sei diventata famosa», riferendosi agli articoli di giornale. Subito si è accorto di aver usato il genere femminile: “Dammi un po’ di tempo”, si è scusato, e mi ha dato una pacca sulla spalla». Pierfrancesco Carcassi © RIPRODUZIONE RISERVATA

VERONA Ogni giorno una richiesta più esplicita della precedente, sempre più perversa. Un incubo durato mesi che sembrava sepolto sotto la polvere del tempo. Ma internet non dimentica. Così la veronese Noemi (nome di fantasia), a tre anni di distanza si trova a rivivere il lunghissimo «stupro a distanza» che ha subito da minorenne, un tetro puzzle che pare un’umiliazione pianificata a tavolino, una distruzione della personalità. E Noemi, anche per questo motivo cambierà completamente identità. «Così come ho cambiato il mio look, il mio taglio dei capelli: non voglio che nessuno mi riconosca». Ora è maggiorenne, e sta cercando di rifarsi una vita. Che passa, anche, da una nuova relazione. «Ho raccontato tutto al mio attuale ragazzo. È stato lui ad avere il coraggio di fare alcune ricerche sul web: le mie immagini sono cominciate a saltare fuori ovunque». Siti pornografici ma anche community dove, quasi alla luce del sole, si «mette in piazza» l’ex, in un tripudio di commenti osceni. «Quando le foto sono state

Revenge porn Una ragazza veronese ha trovato le sue foto intime diffuse on line: ora vuole cambiare identità

scattate - spiega Noemi - ho fatto il possibile per coprirmi il volto. Ma lui ha deciso di affiancare a queste anche dei primi piani della mia faccia. Ha voluto umiliarmi». La vicenda inizia nel 2016: Noemi non ha ancora sedici anni. La parte, se possibile, più inquietante della vicenda, è che lei non si è mai incontrata con il suo «aguzzino». «Tutto è iniziato con un’amicizia sui social. Ero contenta di attirare l’attenzione di un ragazzo più grande di me: aveva 21 anni. Ora mi rendo conto che la differenza d’età avrebbe dovuto suonare come un campanello d’allarme». Subito lui le chiede di «fare cose da grandi». Come uscire nuda sul balcone, e allegare la prova fotografica. O altre foto «private». «Mi dava ordini. E se mi negavo, minacciava di farsi del male, di suicidarsi». Un ricatto passivo-aggressivo che è arrivato al punto di non ritorno quando lui, che vive in un’altra regione, le ha chiesto di andare a letto con un suo amico. E di inviargli foto e video. Noemi ci ha provato, ma ha capito che non riusciva a farlo. Non poteva. «Tagliare i ponti è stato difficilissimo. Lui era arrivato a carpire perfino la fiducia dei miei genitori. Li aveva aggiunti sui social e li rassicurava sul nostro rapporto». Un rapporto unilaterale, malato e violento, che ora è finito sotto la lente della giustizia: con una denuncia e un’indagine della polizia postale in corso. Davide Orsato © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Domenica 25 Ottobre 2020 Corriere del Veneto

VE

Il virus

La seconda ondata

IL DPCM DEL GOVERNO IlVenetononvaalloscontromachiedeallentamenti «Eitamponivannofattisoloasintomaticiefamigliari»

Stretta del governo, la Regione tratta E Zaia apre il caso dei medici di base di Marco Bonet «Il Veneto non andrà allo scontro. Porteremo avanti le nostre ragioni senza fare i fenomeni, perché il Covid ha insegnato a tutti l’umiltà». Così preannunciava il presidente Luca Zaia ieri, durante la conferenza stampa di mezzodì, e così è stato nel pomeriggio, nella lunga riunione in cui l’esecutivo ha discusso con i territori le restrizioni contenute nel nuovo Dpcm. Nonostante arrivassero pressioni da più parti, e finanche minacce dall’estrema destra («Zaia attento, se coprifuoco o lockdown coi veneti ti costa 10 volte più cara di De Luca» ha twittato il leader veronese di Forza Nuova Luca Castellini), e nonostante i dati VENEZIA

Protezione civile Gianpaolo Bottacin evidenzia come l’incidenza dei positivi sul totale dei tamponi sia passata dal 15% di marzo al 7% di oggi. «Parlo per il Veneto - ha detto Zaia durante il vertice con i colleghi e il governo - i dati sono questi e io mi affido ai dati per elaborare una strategia. Non guardo più il numero dei contagiati perché la maggior parte sono asintomatici. Una situazione radicalmente diver-

sa rispetto alla prima ondata. Qui il tema dell’appropriatezza dei ricoveri è fondamentale, ci sono Regioni che ospedalizzano per una febbre per rimandare il cittadino a casa dopo tre giorni. Questi pazienti potrebbero essere seguiti dalla medicina territoriale, invece non abbiamo ancora la collaborazione dei medici di base che ci aiuterebbe anche nel tracciamento; se tutti devono fare sacrifici perché la medici-

na territoriale non deve collaborare?». E ancora: «Va modificato il piano di sanità pubblica: i tamponi vanno fatti solo ai conviventi e ai sintomatici». Fermo restando che il Veneto è pronto a ricorrere ai tamponi rapidi in autosomministrazione - come i test di gravidanza o quelli per la glicemia -, si attende solo la validazione del ministero della Salute. A questa presa di posizione si aggiunge quella, collettiva,

contenuta nella lettera spedita a nome dei presidenti dall’emiliano Stefano Bonaccini, in cui si chiede l’estensione della didattica a distanza fino al 100% per le scuole secondarie superiori e per le università (altra richiesta partita dal Veneto), l’allungamento dell’orario di chiusura per i ristoranti alle 23 per i ristoranti e alle 20 per i bar e l’eliminazione dell’obbligo di chiusura domenicale; il salvataggio dei com-

prensori sciistici; la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana, con l’eccezione di alimentari e farmacie; la possibilità di valutare le chiusure relative a palestre, piscine, centri sportivi, cinema, teatri, «valutando i dati epidemiologici di riferimento». L’intento sarebbe quello di allentare le restrizioni nelle Regioni, come il Veneto, in cui i contagi appaiono tutto sommato sotto controllo. La linea politica, comunque, è di collaborazione con Roma e i toni di Zaia sono ben diversi da quelli utilizzati dal leader della Lega Matteo Salvini: «Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra non morire di fame, e in tal senso vanno prese di pari passo misure di sostegno ai settori più colpiti, e non morire di covid, garantendo a

La lezione del Covid Il Covid ci ha insegnato l’umiltà, inutile fare i fenomeni. Le misure consigliate dalla scienza

Razionare i test I test vanno fatti ai sintomatici e ai famigliari dei positivi, si riveda il piano di sanità

epidemiologici si confermino meno preoccupanti rispetto al resto del Paese, il Veneto si è infine allineato, accettando il giro di vite e limitandosi ad alcune richieste di ritocco contenute in una lettera condivisa con le altre Regioni. C’è stata, invece, e una chiamata in causa, questa sì dai toni forti, nei confronti dei medici di base, accusati di «non collaborare». Partiamo dai dati: ieri ci sono stati 1.619 positivi in più, per un totale di 16.061 contagiati, ma i nuovi ricoveri si sono fermati a 25 in più e le terapie intensive a 9 in più, per totali rispettivamente di 641 e di 76 ancora lontani dalle soglie di 900 e 150 previste per la «fase gialla» con l’attivazione dei covid hospital. La mortalità è allo 0,27% sottolinea la Regione, che con l’assessore alla

tutti le cure necessarie. Anche se siamo convinti che qui non sia necessario il lockdown o il coprifuoco, ci adegueremo alle decisioni del governo nella consapevolezza che il virus non conosce confini e che se certe misure vengono stabilite è perché sono gli scienziati a consigliarle». Vista la durezza del nuovo Dpcm Zaia verificherà l’opportunità di emanare l’annunciata ordinanza regionale che avrebbe dovuto contenere semplici «misure di alleggerimento» in tema di mascherine, assembramenti e scuola. Sempre nei prossimi giorni il governatore valuterà se abbia senso o meno firmare un’ordinanza «estensiva», come consentito se controfirmata dal ministro della Salute.

Pronti a chiudere Bar e ristoranti da lunedì dovranno chiudere alle 18 durante la settimana, tutto il giorno la domenica e nei festivi

Il ruolo delle Regioni

La Conferenza come terza Camera dello Stato Dall’inizio dell’epidemia, a marzo, la Conferenza Stato-Regioni è diventata un luogo di confronto permanente tra il governo e i territori. Soprattutto nella fase delle riaperture, prima dell’estate, l’esecutivo ha lasciato che fossero le Regioni a stabilire, facendo sintesi tra loro, le linee guida per i diversi settori

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Le ordinanze per modulare sul territorio le restrizioni Il governo ha previsto fin dalla primavera che le Regioni potessero adottare misure più restrittive rispetto a quelle dei Dpcm, a seconda dell’evoluzione dell’epidemia sul loro territorio. Ora saranno consentite pure ordinanze «estensive» purché con il via libera del ministero della Salute

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Dal Veneto idee per i test e la didattica a distanza Grazie a questa collaborazione, il governo ha in diverse occasioni deciso di estendere a livello nazionale suggerimenti provenienti dalle Regioni. È il caso del ricorso ai test rapidi, che il Veneto fu il primo a suggerire, e della didattica a distanza per le superiori, pure proposta da Zaia

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Bar e ristorantiinpiazza, gli artigiani: rischiamo il colpo di grazia

Alajmo (Fipe): «Ok contenere i contagi ma servono aiuti». I commercialisti: alto rischio di infiltrazioni mafiose Mentre Confindustria Veneto preferisce attendere la pubblicazione del testo ufficiale del nuovo Dpcm per qualunque commento al riguardo, Confcommercio, per voce del presidente regionale della Fipe Erminio Alajmo, annuncia un sit-in di protesta mercoledì, a Verona in piazza Bra, contro le nuove restrizioni imposte a bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie. «Sarà un’iniziativa dal valore simbolico – spiega Alajmo –-. Gli ultimi provvedimenti anti-contagio stanno generando un’emergenza nell’emergenza. Già il nostro è tra i settori più danneggiati dalla pandemia. Ora, se c’era VENEZIA

Presidente Fipe Erminio Alajmo

qualche flebile, ma incoraggiante segnale di ripresa, tutto rischia di essere vanificato. Ci sono attività in ginocchio, altre prossime alle chiusure, altre ancora che meditano di non aprire più per qualche mese, mandando il personale in cassa integrazione». Fipe sottolinea che il sit-in non ha alcuna volontà di criticare le misure per la tutela sanitaria in questo difficilissimo momento segnato dall’incremento del numero dei contagi e dei ricoveri, quanto di evidenziare la gravità in cui si trovano gli operatori del settore alle prese con un drastico calo dei consumi: «Vorremmo che il governo preve-

desse supporti concreti per la nostra categoria. Il premier Conte ne ha fatto un cenno generico, mentre noi abbiamo bisogno di certezze: chiediamo contributi a fondo perduto, in proporzione al fatturato che l’attività viene a perdere, mentre le spese fisse continuano a correre. Sono necessari, inoltre, la riduzione dell’Iva del 50%, credito d’imposta sugli affitti, interventi a supporto del turismo. La situazione è insostenibile e se le istituzioni non si attivano al più presto, è inevitabile che per molti sia la fine». Preoccupati anche gli artigiani, timorosi che alle decisioni già prese possano segui-

re ulteriori strette: «Un nuovo lockdown generalizzato darebbe il colpo di grazia ad un settore che da 11 anni a questa parte sta costantemente diminuendo di numero - avverte il coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre Paolo Zabeo -. Dal 2009, infatti, hanno chiuso definitivamente la saracinesca 185 mila aziende artigiane. Questo ha avviato la desertificazione dei centri storici e delle periferie. Sia chiaro: soluzioni miracolistiche non ce ne sono, anche se è necessario un imminente intervento pubblico almeno per calmierare il costo degli affitti, ridurre le tasse, soprattutto quelle locali, e facilitare

Zabeo La chiusura delle attività artigiane sta desertificando centri storici e periferie

l’accesso al credito. Nonostante i prestiti erogati con il decreto liquidità, sono ancora tantissime le imprese artigiane che non trovano ascolto presso le banche, con il pericolo che molte di queste finiscano nella rete tesa dagli usurai». Un allarme confermato dall’Associazione dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili delle Tre Venezie secondo cui dall’inizio dell’emergenza Covid sono state oltre 12 mila le operazioni finanziarie sospette a Nordest: «Sta crescendo il rischio di infiltrazioni mafiose e riciclaggio». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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REGIONE

DOMENICA 25 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

la malavita organizzata a nordest

Nuove segnalazioni allarmano la Commissione antimafia Convocati presidente e direttore del Centro studi sulla criminalità nel Veneto Pellicani: «Nella nostra regione le cosche trovano terreno fertile per insinuarsi» instaurare un rapporto tentacolare anche con la politica», sottolinea l’onorevole Nicola Pellicani del Pd, componente della Commissione. È stato lui a volere questo nuovo focus sul Veneto. «Un’area grigia che spesso è già attiva, perciò le cosche la trovano già pronta per l’uso. Ciò conferma come il

Carlo Mion / VENEZIA

Criminalità organizzata a Nordest, la Commissione Antimafia riaccende l’attenzione sul Veneto e avvia una serie di audizioni con investigatori ed esperti. È un’attività di approfondimento sul radicamento delle mafie nella nostra regione. Ed emerge come, nonostante le grandi inchieste del 2019, con centinaia di arresti, camorra e ’ndrangheta siano tutt’altro che messe al muro e anzi tentino di infiltrare i lavori per Cortina 2021 e di approfittare della crisi da pandemia per fare shopping di aziende in crisi. Sentiti nei giorni scorsi il presidente e il direttore del Centro di documentazione ed inchiesta sulla criminalità organizzata del Veneto, Maurizio Dianese e Gianni Belloni. «Tutte le inchieste sulla criminalità organizzata nate al Sud portano inesorabilmente al Nord. Il quadro offerto dagli auditi evidenzia come camorra, ’ndran-

Individuate dalla Gdf circa 400 attività costituite di recente da sodalizi mafiosi

Un arresto nell’operazione contro la camorra a Eraclea

gheta e cosa nostra siano penetrate in modo capillare nella società veneta, trovando un terreno fertile soprattutto in

quell’area grigia costituita in gran parte da consulenti finanziari, professionisti, faccendieri e riuscendo in molti casi ad

Veneto sia una regione dove le mafie incontrano un terreno fertile per insinuarsi». In Veneto la crisi post lockdown ha generato migliaia di opportunità di affari nei settori turismo e sanità: in 5 mesi sono nate circa 8 mila partite Iva e poco più di 2.500 società di capitale. Complessivamente le attività nate tra marzo e luglio, e sulle quali la Guardia di

finanza del comando regionale ha trovato elementi per dire che ad averle create sono state organizzazioni criminali di stampo mafioso, sono all’incirca 400. Una quarantina di queste sono già state bloccate dalle Fiamme gialle. «Il fenomeno sta diventando quantomai pericoloso in questo momento di grave crisi economica» sottolinea l’onorevole Pellicani «Per queste le prossime audizioni riguarderanno i vertici regionali della Guardia di finanza». Dalle audizioni è emerso come - secondo la Procura di Venezia - i casalesi abbiano sempre tentato di influenzare la politica locale di Eraclea dal 2006 in poi. Oltre a questo è stato evidenziato che un esponente delle forze dell’ordine da tempo sia in relazione con un importante imprenditore di Caorle (nel senso che gli fa da autista) che è stato in rapporti d’affari con il clan di Luciano Donadio, prima che venisse smantellato nel 2019. Il lavoro della Commissione mette ancora una volta in luce una certa difficoltà ad avviare nuove inchieste “autoctone” in Veneto, ma che si lavori per lo più su inchieste promosse dalle Dda del Sud Italia. «Ciò è dovuto a una carenza di personale in Veneto, ma anche a un deficit culturale. Molto diffuso nelle province venete, in tutte le sue dimensioni che, nei casi estremi, porta a un vero e proprio atteggiamento “negazionista”: la mafia non esiste. Ma sappiamo che non è così», conclude l’onorevole Pellicani. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

le ferrovie del futuro

Treni ad alta velocità tra Verona e Altavilla il Cipe stanzia 380 milioni per Verona Est Parte dei fondi sono destinati alle opere di mitigazione dell’impatto ambientale L’appalto è stato vinto dal gruppo Salini-Webuild VERONA

Arrivano altri 380 milioni di euro per la Tav Verona-Vicenza. Il Cipe lo scorso 23 ottobre ha fatto diventare esecutiva la delibera del 14 maggio scorso relativa alla legge 443/2001 per la Tav Milano-Venezia. Un paio di setti-

mane fa, la ministra dei Trasporti De Micheli ha inaugurato il cantieri di Lonato, con la galleria che consentirà di bypassare lo snodo di Peschiera del Garda tra Brescia e Verona. A luglio invece in due incontri a Padova e poi a Verona, era stato presentato il progetto esecutivo della Verona Est-Vicenza primo lotto funzionale. Ora siamo alla fase esecutiva con i 380 milioni stanziati dal Cipe. La delibera chiarisce anche i vincoli della spesa: «Con il progetto definitivo il ministero delle

Infrastrutture dovrà dare evidenza delle opere compensative individuate per ridurre l'impatto ambientale, territoriale e sociale correlate alla funzionalità dell’opera il cui limite di spesa, fissato ora in circa 7,45 milioni di euro, non potrà comunque eccedere il 2 per cento del costo dell'opera». A fissare questo parametro è un vecchio decreto del ministro Lunardi che ha introdotto la mitigazione dell’impatto ambientale, applicato sul passante di Mestre, come uno degli inter-

venti simbolo mai completato dal 2008. In ballo per la Tav c’è la questione degli espropri e a San Martino Buon Albergo verranno aperti degli uffici per informare il pubblico. La delibera del Cipe dimostra che il governo vuole rispettare il cronoprogramma, anche se non è ancora stato nominato il commissario cui affidare la gestione della Tav. Per bruciare le tappe le categorie economiche venete avevano invocato le procedure straordinarie adottate

L’avvio del cantiere

per il nuovo ponte di Genova, ma non c’è stato verso di spuntarla. La De Micheli ha assicurato l’imminente nomina del commissario, procedura mai decisa. Il lotto Verona-Vicenza vale 2,7 miliardi di euro: l’appalto è stato affidato alla Salini-Webuild che aprirà i cantieri sulla tratta

Se la paura cambia colore mentre i politici la inseguono

F

Operazioni sospette record veneto nelle registrazioni Infiltrazioni mafiose e riciclaggio, anche i commercialisti in prima linea nella battaglia per la legalità. Sono state 105.789 le “operazioni finanziarie sospette” registrate nel 2019 in Italia e, di queste, il 12% ha riguardato il Nordest, dove il Veneto, con 8.788 casi, è la regione che esprime i dati più rilevanti (e Padova la prima provincia in questa poco nobile classifica). Numeri destinati ad aumentare nel 2020 con il fenomeno delle infiltrazioni mafiose che ha approfittato della crisi sanitaria per svolgere attività usurarie o per rilevare o infiltrare imprese in crisi, con finalità di riciclaggio. Il ruolo dei commercialisti diventa così estremamente strategico nel sistema economico, e la loro consapevolezza del ruolo e la cultura dell’etica rappresenta una sfida di primissimo piano. «I commercialisti» sottolinea Antonio Fortarezza, direttore scientifico di Veda e presidente della Commissione Antiriciclaggio dell’Odcec di Milano «hanno saputo ritagliarsi un ruolo determinante all’interno della disciplina dell’antiriciclaggio, non solo per gli sforzi profusi nei compiti spettanti alla categoria come organismo di autoregolamentazione».

Verona-Vicenza, 44 chilometri dalla città scaligera fino ad Altavilla. Finalmente si passa da 2 a 4 binari. Poi si dovrà decidere come attraversare la città berica, rebus che tiene bloccata la Tav da trent’anni. La Milano-Brescia nasce infatti nel 1991 e forse verrà completata entro il 2030. Sui quattro binari si corre fino a Brescia e poi da Padova a Mestre: 90 km su 270. In mezzo c’è il vuoto, che sta per essere colmato. Manca ancora il progetto esecutivo della Vicenza-Padova e con grande onestà intellettuale Maurizio Gentile, ad di Rfi, ha spiegato che ci vorranno 80 mesi per completare i cantieri. Sei-sette anni. Se ne riparla nel 2027-28, difficilmente si taglierà il traguardo per le Olimpiadi di Milano- Cortina del 2026. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

FABIO BORDIGNON

IL COMMENTO

a specie sentire Matteo Salvini denunciare la strategia della paura dell’esecutivo e dei suoi ministri. Lui che da vice-premier e responsabile del Viminale esibiva il distintivo da ministro della paura. Ma i suoi successori in quel dicastero – secondo il leader della Lega – sono proprio loro: gli ansiogeni Conte, Speranza e Azzolina (sic! ), accusati di imbottire la propria poltrona con l’inquietudine del paese; di tifare per il virus

commercialisti

che consente loro di tenere in ostaggio gli italiani. Con il ritorno del focolaio-Italia, anche il leader leghista ha dovuto aggiustare il tiro. Come già, del resto, aveva fatto, ripetutamente, tra febbraio e maggio. Quando aveva mostrato un atteggiamento ondivago e improvvisato: quasi quanto quello attribuito al governo – ma senza poter contare sui benefici derivanti dal ruolo istituzionale, perduto nella folle estate del 2019. Così, si era ritrovato

all’angolo, afasico, disconnesso dal paese che sentiva di tenere in pugno, solo poche settimane prima. Un rischio che i partiti di opposizione percepiscono anche oggi. Non a caso, negli ultimi giorni, Salvini e Meloni hanno spostato l’attenzione sui ritardi e gli errori del governo: il tempo perso a discettare di banchi rotanti e monopattini, il mancato potenziamento dei trasporti pubblici e delle strutture sanitarie, l’assenza di dialogo con le opposizio-

ni. Più complicato, ora, ammiccare ai negazionisti, lamentare l’uso strumentale dell’insicurezza e lo scippo delle libertà. Anche perché gli stessi governatori di centro-destra – persino il leghista Fontana – si sono mossi nella direzione del lockdown. Rimangono, tuttavia, ampi margini di manovra per le opposizioni. Di fronte a un paese sempre più stanco, insofferente, indispettito. Per il semplice fatto di trovarsi – di

nuovo, a distanza di pochi mesi – intrappolato in un incubo sanitario ancora più spaventoso. Ma anche per le incertezze manifestate dal governo, il continuo rimpallo di responsabilità tra istituzioni centrali e periferiche, lo spettro della povertà e della disoccupazione. Un nuovo brivido, rispetto a quel che potrebbe accadere nei prossimi mesi, è giunto venerdì sera da Napoli, con la guerriglia davanti alla Regione. A conferma di come sul

fronte del disagio, della rabbia e – ancora, sì – della paura, ci siano (e ci saranno) ampie praterie, per gli avversari del governo. Al Presidente De Luca che mostra la TAC dei polmoni bucati dal virus, Meloni risponde allora che «non si muore di solo Covid». Che colore ha, oggi, la paura? Sicuramente un colore diverso, rispetto ai mesi precedenti la pandemia – quando imperversava il ministro della paura. Ma l’ansia di riprenderne il controllo, da parte di chi ne deteneva il monopolio, potrà solo spingerci ancora più a fondo, in un buio che fa davvero paura. — © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

DOMENICA 25 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

Coronavirus: il rischio sanitario

Zaia: «In Veneto l’emergenza non è grave come quella in Campania e in Lombardia» Pronta un’ordinanza «sostenibile». I tamponi dimostrano che da marzo il tasso dei positivi è sceso dal 15,2 al 7,7 per cento Albino Salmaso / PADOVA

Il Veneto non è soffocato da un’emergenza Covid come quella che sta vivendo la Campania e la Lombardia e quindi non ci sarà un lockdown totale, con il bis delle 8 settimane di marzo-aprile. Luca Zaia non vuole affatto sottovalutare il boom della pandemia che vede altri 1.619 positivi nelle ultime 24 ore e porta il totale a 43.363 contagi, ma prima di fasciarsi la testa e di chiudere tutto comprese le scuole come a Napoli e a Milano ci pensa due volte. Perché la prudenza non va confusa con il panico. L’ottimismo del presidente dura lo spazio della diretta web-tv delle 12,30, perché nel pomeriggio dalla conferenza Stato-Regioni arrivano segnali nettamente opposti: si va verso la chiusura dei bar alle 18, niente pranzi nei ristoranti alla domenica perché saranno chiusi, stop a palestre e piscine per tenersi in forma. E poi c’è l’invito a restare nel comune di residenza. A non muoversi per incontrare amici. Addio alle gite al mare e in montagna. Se queste sono le notizie che rimbalzano da Roma, ogni valutazione sulle ricadute in Veneto rischiano di essere superate dal Dpcm Conte, invocato a gran voce dal ministro Speranza dopo l’appello dei 100 intellettuali guidati dal fisico Giorgio Parisi. Questione di ore. E di gerarchia istituzionale: dopo l’invito del presidente Mattarella alla collaborazione ogni polemica viene bloccata sul nascere.

CROMASIA

LA SITUAZIONE ATTUALE dati aggiornati alle 17 di ieri FASE AZZURRA

641 +20

Ricoverati Covid in ospedale

Ricoverati Covid in terapia intensiva

76 +8

43.363

16.061

+1.619

+1.481

2.320 +7

Positivi dal 21/2

Casi attualmente positivi

Deceduti dal 21/2 Luca Zaia e Manuela Lanzarin

C’è da dire però che la metafora del bicchiere mezzo pieno che Zaia riesce a diffondere anche dopo averne bevuto l’altra metà, è il valore aggiunto mediatico del governatore della Lega. L’eterna narrazione del Veneto-felix merita il copyright. E il 76% alle urne conferma che bisogna saperla raccontare la pandemia in tv. Competenza tecnica e messaggi rassicuranti. Il merito dei grandi risultati ottenuti però va attribuito allo staff di medici e infermie-

ri, un esercito di 60 mila persone eccellenti che ogni giorno ingaggia la battaglia contro il Covid con dei risultati che l’Europa intera ci invidia. Ecco allora la fotografia. Partiamo dai tamponi, quelli “veri” sono 2.226.292. Ieri se ne sono fatti altri 17 mila, mentre i rapidi sono 1,5 milioni. Zaia evita ogni polemica con il professor Andrea Crisanti, che sottolinea con amarezza come il governo abbia perso 5 mesi senza portare a 300 mila-giorno il target dei

test molecolari per gettarsi invece su quelli sierologici «che hanno problemi giganteschi». «È un dibattito tra scienziati» dice con una battuta il presidente, per poi ammettere che il futuro sarà con il test fai da te in arrivo dalla Corea. Si tratta di attendere due settimane, poi si potrà avviare lo screening di massa. C’è da sperare che spariscano le code perché stare ore e ore allo stadio Euganeo in attesa del tampone non è segnale di

grande efficienza, ma di ritardo organizzativo. Perché non vengono coinvolti i laboratori privati convenzionati per sgravare gli ospedali? Il presidente, per regalare una domenica serena alla sua gente, spiega che negli ospedali veneti ci sono 7.500 posti letto, i ricoverati da Covid ne occupano 641, con 76 persone in terapia intensiva. Si regge fino a tutto novembre, poi si vedrà come affrontare la fase più dura. Il dato incoraggiante arriva proprio dai tam-

protezione civile

Bando per sanitari e impiegati che facciano tamponi e tracing C’è tempo solo sino a domani per aderire all’offerta di occupazione retribuita Il Veneto cerca 163 persone Vengono assunti anche studenti VENEZIA

Contact tracer ed “esecutori di tamponi” cercansi: 2 mila in tutta Italia, 163 soltanto il Veneto. Per l’esattezza, nella nostra regione, serviranno 122 sanitari e 41 addetti all’attività amministrativa. Lo chiede il bando della protezione civile, pubblicato sul sito del dipartimento nel primo pomeriggio di ieri e in scadenza alle 19 di domani, 26 ottobre. Figura chiave durante il lockdown, la protezione civile scende nuovamente in

campo nella seconda ondata del contagio, questa volta per reperire i “cacciatori di contatti” e gli esecutori di tamponi. Con una promozione nazionale, nei fatti, di quello che è stato il metodo Veneto o, meglio, il metodo Crisanti. I 122 sanitari, che avranno l’onere dell’esecuzione materiale dei tamponi, e i 41 amministrativi, serviranno - si legge nel sito del dipartimento guidato da Angelo Borrelli - a rafforzare l’attività di ricerca e gestione dei contatti dei casi, il “contact tracing”, appunto. A livello nazionale, il bando è aperto a trecento medici, mille tra infermieri, assistenti sanitari e tecnici della prevenzione e duecento studenti delle professioni sanitarie. Non tutti: solo gli iscritti

al terzo anno dei corsi di Laurea triennali in infermieristica, assistenza sanitaria, tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, purché in regola con i crediti formativi. Insomma, si accettano solo studenti modello. Quanto al bando per gli amministrativi, il ruolo sembra fatto su misura per i giovani: si cercano diplomati con un’età compresa tra i diciotto e i trent’anni, in possesso della patente europea Ecdl per l’uso del computer. Dal bando sono esclusi i dipendenti pubblici, così come i privati che già lavorano nel settore sanitario e socio-sanitario. Un altro limite consiste nell’età: non più di 75 anni. Altro requisito: la cittadinanza di un

Un addetto all’esecuzione di tamponi per trovare il coronavirus

Paese membro dell’Unione Europea, ma possono partecipare anche i familiari dei cittadini di Stati membri dell’Unione Euopea, anche se privi della cittadinanza UE, purché con diritto di soggiorno; infine, i cittadini di Paesi extra UE, titolari però del per-

messo di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, titolari dello status di rifugiato oppure dello status di protezione sussidiaria. Le candidature sono su base regionale – è consentito partecipare solo per la regione di residenza o di dimora –

poni e dal confronto con la fase 1, quella di febbraio. «Forse è una questione di pigrizia non fare i confronti tra le statistiche ma io ve ne offro uno di concreto: il 22 marzo scorso, nella giornata clou, ci furono 412 positivi con 2.703 tamponi pari al 15,2%. Il 21 ottobre si sono registrati 1.553 positivi con 20.181 tamponi molecolari e altri 10 mila test rapidi: cioè il 7,7%. Ciò significa che oggi abbiamo la metà dei positivi rispetto al giorno clou di marzo, rapportato ai tamponi, e quindi meno ricoveri nelle terapie intensive. Per decidere una nuova strategia, bisogna guardare i dati con oggettività. L’emergenza coronavirus per noi significa emergenza ospedaliera. La battaglia che stiamo facendo è per tenere aperti gli ospedali e garantire i ricoveri e gli interventi programmati da mesi nei reparti. La prima regola da seguire è sempre la stessa: indossare la mascherina». E al giro di vite da Roma come risponderà Zaia? «Ho già l’ordinanza scritta e chiusa nel cassetto e la presenterò appena il governo avrà diffuso il Dpcm». Questione di ore. «Ma sarà un provvedimento sostenibile e praticabile». In ogni caso alle 18 i bar chiudono anche in Veneto. Ultimo flash: le visite negli ospedali. L’assessore Lanzarin ricorda che non esiste alcun divieto ma si potrà entrare nei reparti solo per comprovati motivi di assistenza. A Vicenza il giro di vite è stato durissimo, si tratta di agire con intelligenza. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

con un impegno, eventualmente prorogabile, di trentacinque ore settimanali (venti, per gli studenti) fino al 31 gennaio 2021, con incarichi di lavoro autonomo, ma anche di collaborazione coordinata e continuativa. Il compenso orario, lordo, sarà di trenta euro per i medici abilitati non specializzati, di ventisei euro per gli infermieri, gli assistenti sanitari e i tecnici della prevenzione, infine di quindici euro per gli studenti. Le candidature, direttamente sul sito della Protezione civile, sono aperte da ieri, in scadenza alle 19 di domani. Poco più di quarantott’ore che dimostrano una certa urgenza nella selezione e nel reperimento di profili chiave nella lotta al Coronavirus. Perché sembra essere il “contact tracing” la chiave di questa nuova fase del contagio, attraverso la ricostruzione dei contatti dei positivi conclamati, per individuare il maggior numero di positivi inconsapevoli. — LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL PREMIO ALLA CIVILTÀ VENETA

Nordest

Premiati a Gargagnago di Valpolicella (Verona) i vincitori della 39/a edizione del Premio Masi: Ilaria Capua, Reinhold Messner e Andrea Rigoni, ai quali è stato assegnato il premio Civiltà Veneta

Domenica 25 Ottobre 2020 www.gazzettino.it

«Bimbi discriminati? Cure garantite» L’assessore alla sanità veneta, Lanzarin reagisce alla sentenza `«Non hanno il loro pediatra ma possono ricevere tutto quello che accusa Regione e Ulss 3 per le mancate cure agli “irregolari” di cui hanno bisogno in ospedale attraverso il pronto soccorso» `

IL CASO VENEZIA «Ora - spiega l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin - i minori immigrati irregolari sono curati, la garanzia delle cure c’è come per tutti. Loro vi accedono tramite il Pronto soccorso. Cosa sarà in futuro lo stiamo valutando, aspettiamo la relazione dell’avvocatura regionale per capire».

IL GIUDICE Perché in mezzo a porre attenzione sulla questione c’è stata la sentenza pronunciata dalla sezione Lavoro del tribunale Civile di Venezia che ha bollato come «discriminatorio» il comportamento della Regione Veneto e dell’Ulss 3 Serenissima nei confronti dei minori immigrati irregolari. I figli degli immigrati irregolari, infatti, nel territorio dell’Ulss 3 non hanno accesso ad un pediatra di libera scelta, ma ricevono le cure necessarie soltanto attraverso il triage del Pronto soccorso. Il fatto, si legge ancora in sentenza, è che l’Ulss 3 applica «le indicazioni generali dettate dalla Regione Veneto» che spiegano come non ci sia la possibilità per loro di iscriversi al Servizio sanitario nazionale e quindi no-

UN GIUDICE HA ACCOLTO IL RICORSO PRESENTATO DALL’ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE

minare un pediatra di libera scelta, a differenza di quanto accade per i figli degli immigrati regolari. Per il giudice - che ha accolto il ricorso di Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione - così facendo Regione Veneto e Ulss 3 violano in buona sostanza la Convenzione di New York del 1989 sui diritti del fanciullo che, per quanto riguarda il trattamento sanitario, equipara i minori irregolari ai regolari.

Ulss 3 in quanto nei confronti dei cittadini stranieri minori di età irregolarmente soggiornanti è riconosciuta una forma limitata di copertura sanitaria, con esclusione in particolare dall’accesso al servizio pediatrico a libera scelta di cui usufruiscono invece i minori italiani e soggiornanti regolari. È certo - continua il dispositivo - che il possesso della tessera Stp per gli extracomunitari (stranieri temporaneamente presenti) e della tessera Eni per i comunitari (europei non iscritti) non consente l’accesso all’intera gamma, e alle stesse condizioni, delle prestazioni sanitarie previste per la generalità della popolazione minorile».

L’ASSISTENZA «Nella sentenza - continua ancora l’assessore Lanzarin - si parlava di dare assistenza di pediatria o di un medico di medicina generale agli immigrati irregolari. Che vengano tutti curati, è fuor di dubbio. La Regione sta leggendo la sentenza per capire bene come comportarsi, se fare ricorso, se cambiare il proprio approccio». Una strada la offre la sentenza stessa che, nel condannare Regione e Ulss 3 «a rimuovere la discriminazione riconoscendo tale servizio», suggerisce la soluzione. Per quanto spetta alla Regione va fatto «nell’ambito delle linee guide in sede di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari» e per quanto è nelle corde dell’Ulss 3, la risposta deve arrivare «in sede di approntamento dei medesimi servizi». Al momento, infatti, i servizi sanitari sono offerti - tutti - ma solo in ospedale. Il cuore della questione lo tocca la sentenza qualche pagina più avanti spiegando come l’equiparazione disposta da diversi protocolli tra minori irregolari e regolari «è violata da Regione Veneto e

LE CONTESTAZIONI

Ulss 4 Veneto Orientale, la direttrice dell’ospedale dell’Angelo di Mestre Chiara Berti oltre a medici ed esperti che spiegheranno cosa è cambiato con l’introduzione della legge 113 del 2020 che tutela chi lavora nella sanità. Saranno inoltre raccolte le testimonianza di alcune vittime di aggressioni.

Nello specifico queste tessere danno sì «accesso alle cure indifferibili e urgenti, ma non anche la possibilità di scelta di un medico di famiglia, ovvero, trattandosi di minori, di un pediatra di libera scelta, abilitato a prescrivere il normale accesso alle prestazioni specialistiche, agli esami di laboratorio, ai trattamenti di terapia, ai ricoveri “programmati”». Il caso nasce a Venezia perché a Marghera esiste l’ambulatorio di Emergency che ha potuto rilevare i rifiuti all’assistenza opposti dall’Ulss 3, nel rispetto dell’indicazione regionale. «Così - precisa l’avvocato Marco Paggi, firmatario del ricorso per conto di Asgi - abbiamo potuto fare causa collettiva. La situazione però è identica in tutta la regione e non si può più fare finta di niente». Nicola Munaro

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lioni di azioni baciate, 131 di accantonamenti su rischi aggiuntivi e ulteriori perdite su crediti per 1,1 miliardi, oltre a 600 milioni di euro in più di crediti in sofferenza. Se contabilizzati, il patrimonio da 2,3 miliardi sarebbe sceso a 613 milioni. Sull’ex popolare si era accentrato l’interesse degli ispettori della Banca d’Italia che avevano effettuato un accesso ai bilanci il 15 aprile e 9 agosto 2013, evidenziando come il valore delle azioni fosse “incoerente con la situazione finanziaria della società e con il contesto economico”.

Consoli avrebbe insomma approfittato dell’insufficiente attività di controllo svolta dal Collegio dei sindaci e dalla società incaricata della revisione dei bilanci, la PricewaterhouseCoopers. L’ex amministratore delegato poi, consapevole di questa situazione che ha portato danni ai sottoscrittori per oltre 107 milioni di euro, avrebbe allora indotto in errore le direzioni territoriali, funzionari e impiegati di banca, a cui spettava il compito della collocazione delle azioni. Giuliano Pavan

VENEZIA I bambini nel reparto di pediatria dell’ospedale di Mestre

La legge e il convegno

La violenza contro i medici e gli infermieri “La violenza contro gli operatori sanitari” è l’argomento che verrà affrontato nelle due giornate di studio, il 30 e 31 ottobre, organizzate dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Venezia e Fnomceo. Il tema era già stato sviluppato in un analogo evento lo scorso anno e ora viene ripreso con ulteriori

approfondimenti. Il convegno, per motivi di sicurezza sanitaria, quest’anno si svolgerà on-line. Introduce le giornate Giovanni Leoni, presidente Omceo Venezia e vicepresidente Fnomceo, tra i numerosi ospiti interverranno Filippo Anelli, presidente Fnomceo, il questore di Venezia Maurizio Masciopinto, Carlo Bramezza, direttore generale

Veneto Banca, processo rinviato avvocati in coda per norme Covid IL PROCESSO TREVISO Doveva essere un mero rinvio, senza alcun tipo di attività processuale. L’avvocato Ermenegildo Costabile, legale di Vincenzo Consoli, aveva avanzato una richiesta di legittimo impedimento perché trovato positivo al Covid-19. Il gup Gianluigi Zulian, a fronte anche del parere negativo dei pm Massimo De Bortoli e Gabriella Cama, ha rigettato l’istanza. E così l’udienza preliminare a carico dell’ex amministratore delegato di Veneto Banca, unico imputato per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza bancaria e falso in prospetto, ha avuto inizio ieri mattina con la costituzione di parte civile dei primi 500 truffati. Secondo il giudice, non trattandosi di attività processuale vera e propria, la presenza dell’avvocato Costabile non era indispensabile. In altre parole poteva essere sostituito da un collega di studio. E a Vincenzo Consoli è stato

POSITIVO AL VIRUS IL LEGALE DI CONSOLI NEGATO IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO PROSSIMA UDIENZA IL 12 DICEMBRE

quindi assegnato un avvocato d’ufficio. «Non posso che prendere atto della decisione del giudice e farò le mie opportune valutazioni in seguito - afferma l’avvocato Costabile - Mi auguravo che la mia istanza, che avrebbe comportato anche la sospensione dei termini per la prescrizione, potesse essere accolta. Ma la scelta di una sospensione non è stata condivisa».

TREVISO Gli avvocati dei primi 500 truffati costituitisi parte civile in coda per entrare in tribunale e in centro Vincenzo Consoli

LA FILA

qualcuno. Secondo la Procura saliranno almeno a 2mila. Ci saranno tempi e modi nell’udienza di dicembre, quando si decideràanche, come chiesto da parecchi legali, che Veneto Banca e Intesa San Paolo vengano citate come responsabili civili.

Ieri mattina, di fronte al palazzo di giustizia di Treviso, i legali delle vittime hanno atteso uno per uno il loro turno per poter entrare in tribunale. Il protocollo di sicurezza era ferreo: mascherine, igienizzazione delle mani, identificazione, percorsi obbligati. Erano un centinaio, in rappresentanza di circa 500 truffati. Se ne attendevano di più, ma proprio lo spettro del rinvio, con un’udienza già fissata per il 31 ottobre (poi revocata e spostata al 12 dicembre, ndr), deve aver fatto desistere più di

LE ACCUSE L’ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, è accusato di aver comunicato a Bankitalia, tra il 2012 e il 2013, un patrimonio gonfiato, perché dai 2,3 miliardi dichiarati dovevano essere tolti 430 mi-

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VeneziaMestre 6841F3DF-7095-48AC-BD9A-E1E35D25C310

OGGI

DOMANI

65 ore 8:00

Domenica 25, Ottobre 2020

BOMBA DAY SVEGLIA ALL’ALBA PER SEICENTO CITTADINI

CODICE VERDE

55 ore 18:45

80 ore 8:25

35 ore 14:40

30 ore 13:40

0

10 ore 1:15

14°C 19°C

80 ore 19:55

10 ore 1:15

Il Sole Sorge 6.38 Tramonta 17.08 La Luna Sorge 15.08 Cala 0.00

Chioggia

VeniceMarathon Parte la corsa virtuale In gara da oggi a domenica 1

A ridosso di via Torino Stop a treni e bus deviati Francesconi a pagina XI

Le Onoranze Funebri in Venezia e Mestre dal 1928

Allarme del Porto: «In queste condizioni si regge per poco» Porto in calo a Chioggia. Il presidente del comitato Calascibetta analizza i dati dello scalo: «Con queste condizioni si regge poco»

Bampa a pagina 20

Perini a pagina XIV

Covid, aree speciali negli ospedali Piano straordinario per costruire strutture fisse prefabbricate `Bando regionale per Mestre, Venezia, Mirano, Dolo e Chioggia al posto delle tende: smisteranno i malati nei Pronto soccorso E l’Ulss 3 attrezza un camper come laboratorio per i tamponi `

Il bilancio

Boom di positivi anche tra i vigili Chiuso un asilo Salgono a sei gli agenti del corpo della polizia locale di Mestre risultati positivi al Covid, dopo essere stati sottoposti agli accertamenti di routine vista la particolarità del loro lavoro. L’ultimo caso è stato scoperto ieri e riguarda un dirigente. Chiuso anche un asilo A pagina V

Le tende blu della Protezione civile non andranno in pensione ma in cinque ospedali del Veneziano verranno sostituite con strutture prefabbricate nei cortili degli ospedali. Serviranno da pre-triage per l’accesso ai Pronto soccorso con l’obiettivo, da un lato, di dividere i malati Covid dai non Covid, dall’altro di far chiarezza sui sospetti sfoltendo così il flusso dei pazienti. La Regione ha bandito la gara per l’Angelo di Mestre, hub provinciale, il Santi Giovanni e Paolo di Venezia, l’ospedale di Dolo, quello di Mirano e quello di Chioggia. Intanto sempre l’Ulss ha attrezzato un grande camper per l’esecuzione dei tamponi dove c’è più bisogno. Munaro a pagina II

Due chili di coca nascosti nel campo

Riprese a Venezia

Tom Cruise, film in bilico: i contagi sul set ora sono 12 Con le riprese bloccate e i tamponi effettuati per tracciare i nuovi positivi, si fa sempre più difficile la vita veneziana del set e della troupe arrivata in laguna assieme a Tom Cruise. Ieri sera infatti sono saliti a ben 12 i positivi nel clan del famoso attore SOSTITUITE Le tende nei pressi degli ospedali non bastano più

A pagina V

Noventa I funerali del ragazzo morto in un incidente

Drone e mappe satellitari per scoprire la droga in un capanno a Quarto d’Altino L’intervento

Anoressia, un male subdolo sottovalutato Cesare Rossi* l caso della giovane donna di di Carpenedo deceduta a causa di anoressia- il più grave dei disturbi del comportamento alimentare- è solo un caso...

I

Continua a pagina XI

Influenza, vaccini a rischio anche per i più deboli Lo Stato invita tutti a vaccinarsi ma le scorte non bastano. L’ulss 3 per le categorie a rischio, con diritto alla gratuità, ai medici di base ha distribuito 167 mila dosi contro le 104 mila dell’anno scorso. E ne servirebbero altre 30 mila. Sperandio a pagina III

Cavallino

Infermiere muore in casa davanti al figlio

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L’agricoltore 46enne di Quarto d’Altino finito in carcere dieci giorni fa perché in casa aveva mezzo chilo di cocaina ancora da tagliare, ne aveva altri due chili nascosti nel capanno degli attrezzi di un campo di sua proprietà. Il contadino potrebbe essere un semplice “custode” che, inserito in un giro molto più grande, ha accettato di fornire un magazzino sicuro in cambio di qualche migliaio di euro o anche di un tot di dosi. Per individuare il terreno la polizia, oltre alle mappe catastali e alle immagini satellitari di Google Earth, ha usato un drone. Andolfatto a pagina XIII

La campagna

Il sagrato pieno per l’addio a Nicolò NOVENTA In centinaia per l’addio al 22enne Nicolò Minello

Ritratti Veneziani

Cibin a pagina XVIII

È stramazzato al suolo davanti a uno dei 2 figli, al rientro da una passeggiata. È morto così Alvise Gobbo, un infermiere di 47 anni originario del Lido e residente al Cavallino. La tragedia è avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdì scorso, L’uomo, sposato e padre di due ragazzi di 18 e 15 anni, lavorava come infermiere nel reparto di Medicina fisica riabilitativa dell’ospedale di Jesolo. Per il 47enne c’è stato appena il tempo di salutare uno dei due figli quando improvvisamente ha perso i sensi cadendo violentemente a terra. Il direttore dell’Ulss 4, Carlo Bramezza, ha espresso il suo dolore per l’accaduto. Babbo a pagina VIII

di Alberto Toso Fei

Le grandi opere geografiche dell’erudito Gasparo Erizzo suoi contemporanei lo definirono “eruditissimo nelle lettere greche e latine” e autore di elegie ed epigrammi che peraltro rimasero tutti manoscritti. Forse anche per questo, alla fine di Gasparo Erizzo sono note soprattutto le opere geografiche, come la descrizione della Dalmazia e del suo viaggio da Venezia a Costantinopoli attraverso i Balcani, che conobbero una circolazione notevole e contribuirono a far conoscere meglio quei mondi, anche se

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per molto tempo furono attribuite a un altro autore. Primogenito di Giovanni Erizzo e Andriana Marcello, nacque l’8 settembre 1529 a San Martino di Castello, ma non appena avuta l’età per intraprendere l’attività politica, si trasferì nell’antico palazzo di famiglia a San Canciano, celebre per lo splendido giardino, a coltivare i suoi studi umanistici. A venticinque anni divenne Savio agli Ordini, e fu riconfermato per quattro anni consecutivi, dal 1554 al 1557;

VIAGGIATORE Erizzo nel disegno di Matteo Bergamelli

quindi gli fu affidato il primo incarico di rilievo: il 24 giugno 1557 fu eletto sindaco in Dalmazia, assieme a Giacomo Contarini, che però morì a un mese dall’insediamento; Gasparo Erizzo attese il nuovo sindaco, ma non stette con le mani in mano. E le sue qualità furono descritte proprio dal sostituto di Contarini, Michele Bon, che al Senato riferì di un uomo retto e consapevole delle responsabilità che gli erano state assegnate. (continua a pagina XXIII)

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Pochi vaccini antinfluenzali per chi è a rischio: 1 su 5 può restare scoperto In via di esaurimento anche la seconda tranche delle scorte richieste dall’Ulss 3 Serenissima A Jesolo 350 lavoratori si sono presentati al Palazzo del turismo per sottoporsi alla profilassi `

blema delle vaccinazioni per le persone che hanno dai 7 ai 59 anni che non rientrano nelle categorie a rischio e il vaccino devono comprarselo. Il guaio è che le farmacie sono sempre a secco di scorte. La gente chiede, telefona, si “prenota”, ma continua ad aspettare invano. Federfarma ha fatto sapere che le dosi non arriveranno prima di novembre, in ogni caso il numero rischia di essere insufficiente per coprire tutti. È vero che c’è tempo per vaccinarsi, visto che l’influenza dovrebbe affacciarsi sotto Natale per poi raggiungere il picco epidemico tra fine gennaio e inizio febbraio. Ma è altrettanto vero che se le aziende farmaceutiche non accelerano sulla produzione o non si dà corso a una significativa importazione dall’estero, leggasi Cina, c’è il rischio che qualcuno possa vaccinarsi solo con il nuovo anno. Magari facendo prima a mettersi a letto con la febbre, che a fare la profilassi per evitarlo.

L’ALLARME VENEZIA “Fate il vaccino antinfluenzale”, è il refrain che lo Stato, di fatto, rivolge ai cittadini, in quest’anno bisestile durissimo per l’emergenza Covid. Il problema è che mai come stavolta la popolazione sta rispondendo in massa, tanto che le dosi già non bastano più, nonostante lo sforzo importante dell’Ulss 3 Serenissima che per le categorie a rischio, con diritto alla gratuità, ne ha distribuite ai medici di medicina generale 167 mila contro le 104 mia dell’anno scorso (+40% rispetto al 2019).

SCORTE LIMITATE

dei tamponi là dove serve: permetterà alla squadra di operatori sanitari di portare a termine i test dove c’è più bisogno. Un’unità mobile che quindi entrerà in funzione alla bisogna. Nicola Munaro © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Ne servirebbero altre 30 mila, altrimenti il 15-20% di pazienti rischia di restare scoperto», dice Maurizio Scassola, segretario provinciale della Fimmg, spiegando che tanto in centro storico, quanto in terraferma i camici bianchi stanno lavorando a spron battuto e le scorte iniziano a finire, comprese quelle della seconda tranche che l’azienda sanitaria ha consegnato in anticipo sul previsto in terraferma proprio per far fronte alla domanda. L’incremento esponenziale ha due motivazioni: prima di tutto perché secondo alcuni studi internazionali il vaccino antinfluenzale proteggerebbe dal contagio da coronavirus; in secondo luogo perché permetterebbe al medico di valutare meglio se il paziente malato sia stato contagiato da coronavirus dal momento che i sintomi in sostanza si sovrappongono. Dall’azienda sanitaria fanno sapere che se ci saranno ulteriori esigenze di fornitura sarà fatto tutto il possibile per soddisfare nelle prossime settimane le richieste da parte dei soggetti più a rischio, che possono avere il vaccino gratis: chi ha più di 60 anni; i malati cronici a rischio di complicanze; le persone

FOLLA AL PALAINVENT

MAXI-CONVOCAZIONE Vaccinazioni per 350 lavoratori ieri mattina al PalaInvent di Jesolo

che svolgono un lavoro di pubblica utilità a forte contatto col pubblico; i ricoverati in strutture di lungodegenza; i donatori di sangue; i bambini compresi tra i 6 mesi e i 6 anni d’età. Proprio a proposito dei bambini, i pediatri hanno comunicato che non sono disponibili ad effettuare le som-

SERVONO ALTRE TRENTAMILA DOSI ALTRIMENTI RISCHIA DI RESTARE SCOPERTO IL 20% DEI SOGGETTI PIÙ ESPOSTI

ministrazioni nei loro ambulatori. Lo aveva anticipato nei giorni scorsi il presidente provinciale di categoria, Vito D’Amanti, sostenendo che in tempi di pandemia le misure di sicurezza vanno rafforzate, le dotazioni aumentate, i tempi di lavoro dilatati. Di certo c’è che, nel contempo, è fallita la trattativa condotta con la Regione per una revisione dell’organizzazione e del riconoscimento economico richiesto. Così l’Ulss ha deciso di rompere gli indugi e di fare da sé. Sarà il Sisp, Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, a prendersi carico delle vaccinazioni dei bambini nei suoi ambulatori, delle proprie sedi (i distretti sanitari territoriali non sono invece coinvolti).

La vaccinazione viene effettuata in due ipotesi: quando il bambino è inviato dal pediatra, se i genitori gliel’hanno chiesta, oppure se viene proposta e accolta alla famiglia nel momento in cui il piccolo viene convocato per effettuare le altre vaccinazioni ordinarie obbligatorie in età pediatrica. Con una specificazione: i bambini certificati per patologia, se già seguiti, vengono chiamati direttamente dal Sisp che nel suo programma di lavoro stabilisce inoltre le priorità secondo le esigenze dei bambini. Con questo sistema, le vaccinazioni pediatriche dovrebbero partire nei prossimi giorni, probabilmente ai primi di novembre. Infine, resta irrisolto il pro-

Intanto ieri a Jesolo sono stati vaccinati 350 lavoratori in una sola mattina. Convocati al Palainvent, dalle 9 alle 13 il personale del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 4 ha somministrato il vaccino a categorie particolarmente esposte al rischio del contagio di influenza per la propria professione. A presentarsi al Palazzo del turismo sono stati i dipendenti del Comune, forze dell’ordine e dipendenti di Atvo, con appuntamenti in orari prestabiliti per evitare ammassamenti. Per lo stesso motivo sono state due le postazioni allestite in collaborazione con il Comune mentre a regolare i flussi sono stati i volontari della Protezione Civile che hanno presidiato i varchi di accesso. A seguire le varie operazioni è stato lo stesso direttore dell’Ulss 4, Carlo Bramezza. Alvise Sperandio (ha collaborato Giuseppe Babbo) © RIPRODUZIONE RISERVATA

La denuncia della prof: «Bus affollati, corse ridotte» MARTELLAGO

telefonato alle forze dell’ordine. A incrementare il livello dei decibel è stato, da quanto appurato, l’abuso di alcolici. Di certo la pattuglia arrivata sul posto si è intrattenuta a lungo e pare abbia indentificato più di un cliente e forse avrà anche comminato qualche sanzione. (m.and.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Caro sindaco, cara Actv, ma quale potenziamento. Qui di potenziata c’è solo la possibilità di prendere il Covid». A lanciare la denuncia una professoressa di Maerne che insegna in un liceo di Mestre e ogni mattina piglia l’autobus, per la precisione la linea 5E, per raggiungere il suo posto di lavoro. L’insegnante aveva già segnalato sui social la situazione contraria a ogni norma di distanziamento che si verifica sui bus della linea nelle ore di punta, con lavoratori e studenti pigiati come sardine, anche perché, delle tre corse l’ora che c’erano ante lockdown, ne è stata tagliata e non più ripristinata una, a dispetto del potenziamento annunciato dall’azienda con la ripartenza delle scuole. Domenica scorsa, però, la prof, ascoltando in tv un’intervista “allarmata” della virologa Ilaria Capua, e di fronte alla recrudescenza sempre più preoccupante della pandemia, ha deciso di mettersi

AFFOLLAMENTO L’assalto a un autobus da parte degli studenti del polo scolastico del rione Pertini

al Pc e inviare una mail al primo cittadino Andrea Saccarola, in qualità di primo responsabile della salute pubblica. «Ormai le mie perplessità sui mezzi di trasporto Actv sono una certezza e, nello specifico, non è più prorogabile un intervento sulla 5E che interessa Maerne – scrive la docente – Es-

LETTERA DI UNA DOCENTE SULLA SITUAZIONE DEI TRASPORTI «BISOGNA INTERVENIRE SULL’AUTOBUS 5E CHE COLLEGA MESTRE»

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sa infatti non risponde al dichiarato potenziamento del servizio, essendo stata al contrario ridotta una corsa, con le relative conseguenze. Questo può potenziare solo una cosa, la diffusione del virus» ironizza amara l’insegnante, che cita tra tutte, come esempio di questa “im-

pressionante vicinanza forzata dei cittadini che usufruiscono di quest’essenziale servizio”, il bus che parte dalle 13.35 da piazzale Cialdini. «Mi auguro che il Comune di Martellago agisca tempestivamente ed efficacemente per tutelare non dico il confort ma la sicurezza dei suoi cittadini. La cosa da dire ad Actv è semplice e puramente matematica: due è minore di tre» conclude la professoressa, che però sta ancora aspettando una risposta. Dunque, un’altra “consegna” per la consigliera delegata alla Viabilità Roberta Milan, grazie al cui interessamento nei giorni scorsi è stata allungata fino a Noale una corsa delle 6.45 dell’11E, risolvendo così il problema degli studenti dell’Istituto Enaip che arrivavano tardi a scuola, ma sul cui tavolo ci sono ancora diverse richieste di miglioria del servizio, comprese quelle relative alla linea 6E, anche questa parecchio “affollata”. N.Der. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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L’emergenza a Nordest La stretta è però arrivata dal Governo, con cui il presidente aveva assicurato di voler dialogare senza scontri: «Non stiamo qui a contestare nulla, perché non facciamo confronti con le altre regioni e non gonfiamo il petto con nessuno. Se ci saranno misure giustificate da esperti epidemiologi, le valuteremo, portando le nostre ragioni e la nostra lettura. Non stiamo sminuendo il problema, che è grosso e importante, stiamo solo seguendo i dati con attività di biosorveglianza. Pensiamo comunque che si possono adottare correttivi di sanità pubblica». Secondo quanto trapelato, durante la videoconferenza Zaia avrebbe proposto a Speranza di modificare il piano nazionale: «I tamponi vanno fatti solo a conviventi e sintomatici. E i medici di base devono dare una mano. Per esempio i pazienti lievi potrebbero essere seguiti dalla medicina territoriale».

IN VENETO VENEZIA Luca Zaia aspetterà la versione definitiva del decreto, annunciata per oggi, prima di presentare la sua ordinanza. Ma il presidente del Veneto è uno di quelli, insieme a Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia, che nel confronto di ieri pomeriggio con i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia hanno insistito sulla necessità di rivedere le scelte fatte con misure più «eque e razionali», chiedendo piuttosto «un potenziamento della medicina territoriale» e, soprattutto, «compensazioni economiche per le attività che dovranno fermarsi». Del resto il leghista lo aveva già detto in mattinata, facendo il punto sull’emergenza: «Non andiamo alla guerra contro il lockdown che potrebbe essere deciso dal Governo, perché siamo responsabili e sappiamo di poter emanare solo provvedimenti più restrittivi, mentre per eventuali alleggerimenti serve la controfirma del ministro della Salute. Però se venisse chiesto un sacrificio a determinate categorie, sarebbe doveroso prevedere subito un giusto ristoro».

I DATI La posizione del Veneto va letta sullo sfondo dei dati. Ieri sono stati rilevati 1.619 nuovi contagi e altri 7 decessi, con 76 ricoverati in Terapia intensiva e 641 in altri reparti, nonché 14.958 persone in isolamento domiciliare, di cui 469 e cioè il 3,12% con sintomi. Zaia ha però chiesto all’assessore-ingegnere Gianpaolo Bottacin, responsabile della statistica epidemiologica, di confrontare l’incidenza dei positivi sui tamponi (arrivati finora a quota 2.226.292) tra la prima e la seconda ondata, prendendo in considerazione due giornate in cui è stata registrata un’impennata di casi. Ebbene il 22 marzo, con 412 infetti su 2.703 test, il tasso era del 15,2%. Invece il 21 ottobre, con 1.553 contagiati su 20.181 diagnosi, la quota risulta essere del 7,7%. «All’epoca – ha osservato il governatore – con un decimo dei tamponi, avevamo il doppio dei positivi. Se allora avessimo fatto lo stesso numero di test di oggi, avremmo trovato 3.000 conta-

Zaia: «Subito un ristoro equo Tamponi solo ai sintomatici» Il presidente: «Niente guerra al Governo `«Alleggerimenti in ordinanza? Occorre ma il lockdown non è una scelta nostra» la controfirma del ministro Speranza» `

15,2% Il tasso dei 412 positivi sui 2.703 tamponi effettuati il 22 marzo nei laboratori veneti

7,7% L’incidenza dei 1.553 contagiati sulle 20.181 diagnosi del 21 ottobre: la diffusione è dimezzata

gi». Numeri a cui si aggiungono quelli degli ultimi controlli sui sanitari, che in virtù di una delibera appena approvata, torneranno a essere effettuati ogni 7 giorni (e non più ogni 20) per i lavoratori in prima linea nelle Terapie intensive e nelle Malattie infettive: 496 infetti su quasi 60.000 dipen-

denti, vale a dire lo 0,7%.

LA STRATEGIA Perché questa premessa? «Per decidere una strategia bisogna guardare come sono i dati», aveva risposto Zaia, prima di iniziare l’incontro con i ministri. «Per quanto ci riguarda – aveva sotto-

lineato – non stiamo meditando lockdown o azioni pesanti. Ho pronta un’ordinanza, che ritengo sostenibile e praticabile, su altri fronti. Se i nostri punti non verranno recepiti nel decreto, la firmerò, ma non sarà nulla di traumatico nei confronti delle imprese e di chi lavora».

DURANTE IL CONFRONTO CON I MINISTRI IL LEGHISTA HA CHIESTO «MISURE PIÙ RAZIONALI E COMPENSAZIONI ECONOMICHE»

segue dalla prima pagina

(...) Ma che cos’è il “long Covid”? Elisa Rando, 43enne di Este, lo descrive così: «Un labirinto in cui continuo a peregrinare senza vedere l’uscita. E senza nemmeno sapere se mai la troverò». Gli studi scientifici sul tema sono tuttora pochi e riguardano campioni ristretti. Secondo una ricerca della Fondazione Policlinico Gemelli e dell’Università Cattolica, condotta su 143 pazienti, a distanza di oltre due mesi dalla diagnosi l’87% riferiva la persistenza di almeno un disturbo. Un rapporto del British National Institute for Health Research, dopo aver indagato in particolare 14 casi, ha ipotizzato quattro filoni: un danno permanente ad alcuni organi colpiti dall’infezione; la sindrome da post terapia intensiva; una sindrome da fatica post virale; la persistenza di veri e propri sintomi da Covid. Di sicuro sono comunque migliaia le persone riunite in gruppi social di autosostegno, tra cui l’italiano “Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto” (ma evidentemente non proprio del tutto), di cui fa parte anche la padovana.

IL CONTAGIO Fino a sette mesi fa la sua vita era tranquillamente scandita da lavoro (commerciale estero, quattro lingue) e famiglia (un marito, un figlio), «senza nessuna patologia pregressa, checché ne dicano i negazionisti». Il virus è piombato nella sua esistenza il 25 marzo, con l’accertamento di una positività nel reparto di Urologia dell’ospedale di Rovigo, dov’era ricoverato suo padre a cui lei faceva assistenza. «Mi sono immediatamente isolata in casa – racconta Elisa – e due giorni dopo mio papà è risultato contagiato. Nel frattempo è stato dichiarato il focolaio ospedaliero, perché lo erano anche altri sei pazienti e due operatori. Sono sicura che la trasmissione è partita da uno di questi, che si ostinava a non portare la mascherina, malgrado la Regio-

ELISA SI È AMMALATA A FINE MARZO ED È NEGATIVA DA APRILE «MA CONTINUO AD AVERE DOLORI E NON VEDO LA FINE»

A lei è toccato, così come ai due fratelli e alla compagna del padre, frattanto trasferito al Covid Hospital di Trecenta. «I miei parenti sono stati asintomatici, anche mio papà di 83 anni che poi è mancato per un’insufficienza renale acuta – spiega la donna – mentre io ho iniziato a sentirmi male il 30 marzo. Febbre alta, dolori diffusi, fortissima emicrania. Avevo la sensazione che mi fosse passato sopra un camion». Il 3 aprile il tampone ha dato esito positivo, l’indomani è scoppiata la prima crisi dispnoica, poi sono seguiti cinque giorni di letargia e coliche. La fame d’aria perdurava, fra «coltellate fortissime a livello delle scapole e del petto», finché l’ambulanza l’ha portata al Pronto soccorso di Schiavonia. «La tac ai miei polmoni si è illuminata come un lampadario. Del resto era venerdì 17 di un anno bisestile...», ricorda Elisa, con l’ironia e la for-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

me ne sono capitate di ogni: la perdita dei capelli, le eruzioni cutanee che vanno e vengono, il dolore costante al petto, la stanchezza cronica che mi attanaglia fin dal mattino, il fiato corto anche senza particolari sforzi, il minimo raffreddore che mi mette ko per dieci giorni, l’afasia per cui ho in mente una parola ma non riesco a pronunciarla... L’ambulatorio pneumologico post-Covid dell’Ulss 6 Euganea mi seguirà per 6-12 mesi, ma serve un approccio multidisciplinare ancora tutto da studiare, perché inevitabilmente i medici stanno imparando insieme a noi».

ne le avesse fornite ai sanitari. Ricordo di avergliene offerta una delle mie, sentendomi però rispondere: “No, mi dà fastidio”. Troppa superficialità, la stessa che vedo adesso in quelli convinti che a loro non toccherà mai».

LA FAME D’ARIA

Ai ministri Zaia ha poi ribadito quanto già dichiarato rispetto agli indennizzi: «Se venisse chiesto un sacrificio alle attività, il che non è nei piani regionali, molti operatori sarebbero scettici, disarmati e preoccupati dopo l’esperienza del lockdown. Bisogna far viaggiare insieme le misure sanitarie e quelle economiche, decretando subito un equo ristoro in base alla riduzione del fatturato medio mensile. Se non ci sono misure chiare e parallele, nessuno può fidarsi». Boccia ha promesso tempi stretti e il collega Federico D’Incà ha assicurato il pieno coinvolgimento del Parlamento: «Stiamo cercando di dare ulteriori indicazioni per il miglioramento del dpcm attraverso il rapporto diretto con i capigruppo di maggioranza e opposizione, senza polemiche. L’interesse di tutti è la tenuta sociale del Paese». A.Pe.

LA REGIONE PROPONE DI FARE GLI ESAMI SOLO A CONVIVENTI DEI CASI E AI MALATI COINVOLGENDO DI PIÙ I MEDICI DI FAMIGLIA

«Vi racconto cos’è il “long Covid”: da 7 mesi sono dentro il labirinto» LA STORIA

GLI INDENNIZZI

PADOVANA Elisa Rando ha 43 anni e vive a Este con il marito e il figlio

L’APPELLO

(foto FACEBOOK)

za a cui si è aggrappata per tutta la terapia domiciliare, fra antimalarici e antibiotici, fino al doppio tampone negativo del 25 e 27 aprile e alla visita pneumologica che il 21 maggio ha refertato la «risoluzione completa della polmonite da Covid».

reggere questo difetto perché è causato da un problema neurologico, tanto che lunedì mi sottoporrò a un nuovo esame nel tentativo di capire dove sta l’inghippo nel collegamento tra il cervello e l’occhio. Ma in questi mesi

I POSTUMI

«PER NOI PAZIENTI NON C’È ESENZIONE DEL TICKET, FINORA HO SPESO MILLE EURO. ALLE PERSONE DICO: USATE LA MASCHERINA»

Tuttavia la negativizzazione virologica non ha significato una guarigione clinica. La lista dei postumi contro cui la 43enne continua a lottare è lunga e misteriosa: «Il più grave riguarda la vista. Ho perso nove diottrie a sinistra, ma nessuna lente è in grado di cor-

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Dopo aver ascoltato i racconti «di altri malati in Lombardia», Elisa confida: «Sono felice di stare in Veneto, dove non mi sono mai sentita abbandonata. Ma qui non c’è un’esenzione per noi pazienti Covid, finora ho speso mille euro solo di ticket. Spero solo che le persone capiscano l’importanza di indossare le mascherine e igienizzarsi le mani. E, dal momento che sono una delle “tose de Zaia”, mi rivolgo al governatore. Gli ho mandato un’email, per spiegargli tutta la situazione, ma non ho ricevuto risposta: potrebbe leggerla?». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


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MONSELICE - CONSELVE - ESTE - MONTAGNANA

DOMENICA 25 OTTOBRE 2020 IL MATTINO

colli euganei

Un altro incidente con cinghiali «Situazione fuori controllo» Ennesimo episodio a Torreglia. Il sindaco: «Le mie strade troppo pericolose» Il Parco: «Questione seria, ma sotto controllo. Richieste danni in netto calo» Gianni Biasetto / TORREGLIA

Ancora un incidente nei Colli Euganei causato dall’attraversamento di un cinghiale, e ancora in via Liviana a Luvigliano di Torreglia. A dieci giorni da quello che ha causato la caduta di uno scooterista di Teolo - con la rottura di otto costole e la lussazione di una spalla venerdì sera intorno alle 20.30 più o meno nello stesso punto un ungulato ha attraversato la strada a una giovane al volante di un’utilitaria. La don-

na è rimasta fortunatamente illesa ma ha seriamente danneggiato la vettura.

IL PARCO RASSICURA LA RABBIA DEL SINDACO

«Adesso basta. La situazione cinghiali nel mio Comune è fuori controllo», tuona il sindaco di Torreglia, Filippo Legnaro. «Il problema, prima che ci scappi il morto, deve esser preso di petto dalla Regione. Sono molto preoccupato perché tutte le strade che portano a Torreglia dal tardo pomeriggio diventano pericolosissi-

monselice

L’immagine della paziente fatta uscire in camice diffusa dalla famiglia

«Fuori dall’ospedale solo con un camice» Ma l’Usl smentisce La famiglia di un’anziana denuncia il Pronto soccorso di Schiavonia per aver dimesso la donna senza il tempo di rivestirsi prima di uscire

Giada Zandonà / MONSELICE

«Non si tratta così una persona anziana, mandandola fuori dal triage del Pronto soccorso con addosso solo il camice per le visite»: commenta così Ylenia Cecconello, figlia

me. Senza contare che ormai arrivano vicino alle case, soprattutto nella zona degli impianti sportivi dove la gente ha paura di uscire. Ho inviato lettere a tutti: Parco, Provincia, Regione e Prefetto. Tornerò ad evidenziare il problema, anche se sono demoralizzato». Aggiunge: «Il Parco mi ha chiesto l’autorizzazione di posizionare un camion frigo per favorire gli interventi dei selecontrollori. L’autorizzazione non è un problema, ma il governatore Luca Zaia deve intervenire perché il Parco, che è senza presidente, sta vivendo il periodo più critico della sua storia nel momento più difficile».

dell’anziana che nella mattinata di venerdì è stata dimessa dal Pronto soccorso di Schiavonia dopo alcuni esami di accertamento. «Mia madre è stata in ospedale dalla mattina sino alle 16, quando è stata fatta uscire su una sedia a rotelle con addosso solo il camice, mentre i vestiti sono stati consegnati a mano a noi parenti, dicendoci che non avevano tempo per rivestirla» denuncia la figlia «Sono arrabbiata per questo trat-

Un incidente causato dall’attraversamento di un cinghiale a Torreglia

tamento, voglio vederci sino in fondo e per questo mi sono rivolta a un legale. Mia madre avrebbe dovuto essere rivestita prima di essere fatta uscire dall’ospedale, date anche le temperature autunnali. Invece mia sorella ha rivestito nostra madre in auto, mentre era infreddolita e confusa», conclude la donna. Immediata la replica del direttore del Pronto soccorso, Roberta Volpin: «Smentiamo categoricamente che la signora sia stata abbandonata a se stessa. Addosso aveva un kit di cortesia fornito dall’ospedale composto da pigiama idrorepellente che trattiene il caldo» spiega la Volpin «I figli che l’hanno accolta alla porta, dato che per ragioni di sicurezza e tutela della salute pubblica i parenti non possono entrare, avevano con loro il suo giaccone. Il personale di Pronto soccorso ha fatto quindi tutto quello che era nelle sue more». Da parte della direttrice c’è la massima disponibilità a un confronto con la signora e i suoi parenti, ma «resta la mia condanna verso ingiustificati e infamanti attacchi anche a mezzo social. Se avevano qualcosa da dire potevano cercarmi, la mia porta è sempre aperta: il confronto, quello vero e costruttivo, da noi avviene così», conclude la direttrice . —

Il vicepresidente del Parco, Antonio Scarabello, minimizza la questione pur riconoscendo che quello del controllo dei cinghiali non è un problema di facile soluzione. «La questione dei cinghiali è seria, ma sotto controllo», afferma Scarabello anche in risposta alle proteste per i danni alle colture espresse di recente da Coldiretti e Confagricoltura. «Stiamo lavo-

montagnana

Beniamino Veronese e l’attuale vicesindaco Giulia Marchioro

Faida leghista Veronese espelle Giulia Marchioro L’ex vicesindaco annuncia il suo passaggio all’opposizione dopo il siluramento in giunta Lei l’ha sostituito e non accetta di scendere dal Carroccio

Nicola Cesaro / MONTAGNANA

Resa dei conti-bis in consiglio comunale a Montagnana. A un mese dal siluramento del vicesindaco leghista Beniamino Veronese da parte del primo cittadino forzista Loreda-

na Borghesan, venerdì sera in consiglio comunale il vice ha servito alla maggioranza la sua risposta alla defenestrazione: Veronese ha prima comunicato il suo passaggio in minoranza, quindi ha annunciato l’espulsione di Giulia Marchioro dalla Lega. Non solo dal gruppo consigliare, stando alle parole di Veronese. Ma andiamo con ordine: all’indomani del voto regionale, la Borghesan aveva tolto la carica di vicesindaco a Vero-

IN BREVE

carceri: oggi presentazione del libro

TRIBANO Provano a sfondare la vetrina con un sasso

ll “Veneto segreto” passa per l’Abbazia

Cercano di sfondare la vetrina di un negozio con un grosso sasso, poi scappano sotto gli occhi di testimoni. Teppisti in azione venerdì sera in pieno centro, ai danni di un negozio di abbigliamento in via Barbarigo. I malviventi hanno scagliato contro una vetrina una pietra che cadendo ha danneggiato la soglia in marmo. Il vetro ha retto ma è da sostituire, intanto è caccia ai teppisti. Della questione si è interessato anche il sindaco Massimo Cavazzana.

CARCERI

Oggi alle 11.30, nella Sala degli Affreschi dell’Abbazia di Carceri, sarà presentato il volume “Veneto insolito e segreto”. Katia Amoroso e Mauro Di Benedetto, autori della guida, presenteranno ufficialmente al pubblico il libro che in un’accurata presentazione svela oltre 200 luoghi segreti della nostra regione. Il progetto è dedicato agli abitanti, ai visitatori

Il chiostro dell’Abbazia

rando sodo, il numero delle catture si discosta appena di qualche centinaio di unità rispetto a quello dello scorso anno, nonostante i due mesi di lockdown. Per fortuna ci eravamo portati avanti. Su sollecitazione del Parco, gli operatori di Avisp hanno iniziato l’attività già a gennaio e non ad aprile come in passato. Insieme alle associazioni di categoria agricole che hanno lanciato l’allarme, questa estate abbiamo messo a punto un regolamento per il controllo delle popolazioni di cinghiali e daini che di fatto ha avviato una nuova fase di gestione, con una più precisa definizione dei ruoli, a cominciare dai cento selecontrollori che operano all’interno dell’area». Per quanto riguarda il risarcimento dei danni, «le domande negli ultimi anni sono in netto calo e la Regione nel 2019 ha riconosciuto un indennizzo pari al 100%». Scarabello promette al sindaco di Torreglia che aumenterà il numero dei selecontrollori sui colli Lonzina, Solone, Sengiari e Regazzoni. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

nese, reo di aver danneggiato la stessa Borghesan - candidata per Forza Italia - durante la campagna elettorale. La delega è stata attribuita a Giulia Marchioro, l’altra leghista eletta in consiglio comunale con Veronese. Venerdì, all’annunciato passaggio in minoranza, Veronese ha anche spiegato che «d’ora in poi il gruppo consigliere Lega Nord sarà rappresentato solo da me, poiché la Marchioro ha preferito la poltrona rispetto alle indicazioni del partito di passare in opposizione. Lei, che era entrata in giunta grazie alla Lega e agli accordi presi con gli altri partiti». Da qui la conclusione: «È chiaro che la neo vicesindaco non fa più parte della Lega». E non solo nell’assemblea montagnanese, ma dal movimento stesso, come specifica lo stesso Veronese: «La sezione Lega di Montagnana ha deciso e il direttorio provinciale ha avallato la decisione di sezione». Dal canto suo, sempre in consiglio, la Marchioro ha affermato di non condividere il passaggio in minoranza dell’ex collegio di giunta e di non ritenersi fuori dal partito. Già la Borghesan aveva sottolineato di aver rotto i legami con il suo ex vice, non certamente con la Lega. Da qui la carica di vice attribuita a un esponente di partito. —

e ai turisti più curiosi che vogliono scoprire le meraviglie del territorio, slegandosi dai consueti punti di vista e abbandonando i percorsi più battuti, per dedicarsi alla scoperta di luoghi insoliti e segreti. Il volume è corredato di foto e indicazioni per le visite di ciascun luogo descritto nei testi, e si inserisce nella collana internazionale “Jonglez”, che illustra i luoghi più segreti e nascosti delle principali città e regioni del mondo. Nel corso della mattinata il gruppo di accoglienza dell’Abbazia e del Museo della civiltà contadina cureranno l’accoglienza e la presentazione, che avverrà nel completo rispetto delle regole sanitarie. G.Z.


12 Cronaca

L'ARENA

Domenica 25 Ottobre 2020

Veronaeilcoronavirus

Illussogaloppa dopoilockdown diprimavera

Inumeridellapandemiae le contromisure

Contitrimestralisopraleaspettativeperigrandigruppiinternazionalidellusso,daLvmhaKering,nonostante non siano ancora riusciti a eliminare il segno meno dalle per-

formance dopo i lockdown della primavera. Una ripresa venuta dai mercati locali, ma anche da quello cinese e dagli Usa. Per il gigante francese Lvmh, con marchi come

Dior, Bulgari, Fendi e ovviamente Vuitton,lacapitalizzazioneèrisalitaaoltre216miliardidieuro,superiore non solo ai 172 di marzo, ma ancheaicirca 210 digennaio.

L’ANALISIDELLA PANDEMIA. Abbiamo confrontato ireport dellasettimana piùdifficile dellaprimavera congli attuali

Inaprilecifredisastrose Oraricoverisottocontrollo Afronte diunnumerodipositivipressoché identico,a «salvarci»adessoèiltasso di ospedalizzazione: non deve crescere per evitare di mandare in tilt il sistema sanitario Camilla Ferro

Positivi totali da inizio epidemia

Ricoveri totali in giornata

Positivi in giornata

16-23 Ottobre

1-8 Aprile

16-23 Ottobre

1-8 Aprile

Ricoveri terapia intensiva

16-23 Ottobre

1-8 Aprile

1-8 Aprile

16-23 Ottobre

Decessi in giornata 1-8 Aprile

16-23 Ottobre

1

2.323

16

7.626

1

2.196

16

1.355

1

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16

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16

11

1

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16

3

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2.438

17

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2

2.227

17

1.543

2

589

17

79

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17

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2

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-4 (*)

3

2.504

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7.867

3

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18

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3

594

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3

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2.567

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2.282

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7

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5

2.715

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6

2.792

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8.210

6

2.469

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1.904

6

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6

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6

11

21

3

7

2.866

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8.469

7

2.539

22

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7

578

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7

88

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7

-14 (*)

22

2

8

2.951

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8

2.561

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23

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23

16

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8

23

1

(*) Dato frutto di un ricalcolo con i giorni precedenti

Personalesanitarioe pazientiinun repartodi terapia intensivodedicato aipazientia

La curva dei contagi a Verona 8.168

0 8.000

6.207 0 6.000

4.398

5.242

5.122 5.131

4.934 5.075 5.105

5.470

5.745

5.188

0 4.000 3.049

2.000 0 1.304

L’EGO-HUB

Dopo la Campania, la Lombardia e il Lazio, è il Veneto la quarta regione d’Italia con il più alto numero di nuovi contagi negli ultimi sette giorni, aumentati in modo esponenziale rispetto alla settimana precedente. E dentro al Veneto, è la provincia di Verona a detenere il triste record di positivi totali, insieme a quello dei decessi che da inizio epidemia sono arrivati ieri, con altre 2 vittime, a 626. Il Coronavirus «parla» veronese più che trevigiano o padovano. Non ha mai smesso di colpire duro in riva all’Adige, neanche nei momenti di maggiore serenità, durante l’estate, quando sbagliando si credeva che il pericolo fosse alle spalle e, se mai fosse tornato, non avrebbe fatto i danni della primavera. Sbagliavamo perché già in agosto la peste stava preparando la nuova ondata tanto che ad inizio settembre, nel reparto di Malattie Infettive del Policlinico, c’erano già otto pazienti ricoverati. Quegli otto, a distanza di un mese, il 4 ottobre, sono diventati 16 di cui due gravi in terapia intensiva, lo stesso è successo negli ospedali della provincia, portando il bilancio complessivo di 32 veronesi con la Sars Cov 2 nei reparti di area non critica e ben 4 in rianimazione. L’andamento attuale della curva veronese conferma così la crescita costante dei casi che sta avvenendo in tutto il Paese. Ma, confrontando i numeri di casa nostra con quelli della grande emergenza di marzo ed aprile, abbiamo ancora a disposizione un margine per evitare di ritrovarci con i Pronto Soccorso in tilt e il riempimento fuori controllo delle rianimazioni. E’ quel vantaggio che se, entro la metà di novembre, sapremo sfruttare per fermare l’impennata di nuovi casi attraverso il senso di responsabilità e le restrizioni di Governo, Regione e Comuni, ci permetterà di gestire questa seconda ondata senza la pressione della prima. Abbiamo riguardato dentro ai bollettini del Veneto per confrontare la peggiore settimana veronese di aprile con quella in corso. Questo per arrivare a dire che l’emergenza di allora, con numeri di «attualmente positivi» poco più alti di oggi, è ancora lontana se si analizzano i ricoveri. Sono quelli, spiegano i medici, a indicare se la pandemia mette in ginocchio la sanità o se si riesce a gestirla senza andare in crash. E’ il tasso di ospedalizzazione e, più nel dettaglio, di malati gravi da intubare a fare la differenza rispetto al totale dei casi. E al momento ci troviamo nella si-

Il confronto dei numeri a Verona tra aprile e ottobre 2020

96 0

MARZO MAR MA RZO

APRILE

Unaricercatrice allavoro

MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO

tuazione in cui la percentuale di pazienti Covid attaccati al respiratore è sotto al 10% della disponibilità totale dei letti: se arrivano al 30%, il sistema non regge più. Bisogna quindi fermare subito la crescita dell’infezione e cristallizzarla nelle percentuali attuali. Tra l’1 e l’8 aprile a Verona ogni giorno c’erano circa 600 persone ricoverate di cui oltre 100 in rianimazione: dal 16 al 23 ottobre, a fronte ad una media di circa 2mila positivi, negli ospedali ce ne sono da 68 ad un massimo di 117 con «solo» 18 - è il numero più alto - bisognosi di alta intensità di cure cioè di ventilazione polmonare. La buona notizia, quindi, a fronte di numeri che salgono ogni 24 ore a colpi di centinaia, è che nei reparti dedicati alla cura degli infetti Covid la

SETT SETT.

OTT OTT.

capacità di assistenza è al momento sotto controllo: bisogna evitare, lo spiegano ogni giorno i medici, che si vada a tassi di occupazione delle rianimazioni oltre il 30 per cento dei letti disponibili. A che punto siamo? La fotografia nazionale dice che dal primo ottobre i ricoverati sono quasi 300 nelle rianimazioni e oltre 3mila negli altri: i valori sono cresciuti per la seconda settimana di fila a un ritmo del 15 per cento. Rispetto al numero totale dei nuovi contagi sono numeri in proporzione ancora inferiori rispetto a quelli registrati nella prima fase dell’epidemia. I motivi principali sono che ora scopriamo più contagiati (compresi i pericolosissimi asintomatici) e quindi la parte di quelli con quadri clinici gravi o gravissimi diminuisce; la seconda è che l’età media dei

positivi è più bassa rispetto a sette mesi fa e di conseguenza meno persone infettate hanno bisogno di essere ricoverate. Nella tabella sopra, quindi, guardando oggettivamente alla situazione nella nostra provincia, dati alla mano, è capibile che il vantaggio che possiamo sfruttare rispetto ad aprile è proprio quello delle ospedalizzazioni ancora «nella norma». Se il biostatistico veronese Massimo Guerriero l’altro giorno ha lanciato l’allarme spiegando che per le prossime settimane è doveroso alzare il livello di allerta per fermare l’impennata della curva, significa che di tempo da perdere per non essere travolti nuovamente dal virus non ce n’è più. Anche perché se arriviamo ai livelli di malati gravi negli ospedali della primavera, stavolta la battaglia sarà inevitabilmente più dura, per una serie di motivi. Il primo è che abbiamo davanti sette mesi di attacco, e non più tre come è stato nella prima ondata. Il secondo è che, stavolta, andiamo verso il freddo e non verso il caldo. Il terzo è che tra dicembre e gennaio si aggiungerà anche l’influenza, alleata più del Covid che nostra, che non mancherà di inasprire la situazione soprattutto se non si arriverà ad una copertura vaccinale del 75% della popolazione. In più, ultimo ma forse più importante, sette mesi di lavoro per il personale sanitario già provato e demotivato dal primo round, con responsabilità e carichi di lavoro alla lunga insostenibili causa mancanza di personale, hanno un peso specifico che farà la differenza. Valgono come un carico quando si gioca a briscola. •

Ilbollettino

Altroboomdinuovicasi quasituttisenzasintomi TredecessiaVerona Tregua per gli ospedali veronesi che ieri hanno accolto un solo paziente nuovo. Ora sono 118 le persone ricoverate di cui 17 in terapia intensiva (uno in più). Il carico maggiore lo sta portando la struttura di Borgo Trento dove la settimana scorsa aveva aperto il reparto covid diretto dal primario di penumologia Claudio Micheletto: sono 39 i pazienti, di cui 3 in intensiva. Al policlinico di Borgo Roma sono 18. Altro zoccolo duro in provincia è quello dell’ospedale Magalini di Villafranca che si occupa di 27 persone di cui sei in terapia intensiva. Anche il Mater Salutis di Legnago ha 17 pazienti di cui quattro in intensiva. Infine ci sono nove pazienti al Sacro Cuore di Negrar, sette al Pederzoli di Peschiera e uno al Fracastoro di San Bonifacio. I nuovi positivi riportati ieri nel bollettino dell’Azienda zero a Verona sono 278. Pesa, invece, il numero dei decessi. Tre persone non hanno sconfitto il covid: un sessantenne e due anziani di 87 e 89 anni. Le vittime salgono a 629. IN VENETO, invece, negli

ospedali sono ricoverate 635 persone, di cui 71 in terapia intensiva. Il Veneto è arrivato a quota 27mila tam-

poni in 24 ore, tra rapidi e molecolari, individuando 1.587 nuovi casi di persone positive al coronavirus ieri. Oggi sono 15.621 in totale, per il 97 per cento asintomatiche. Da inizio pandemia sono 43.363 i contagi, mentre in isolamento ci sono 14.958 persone, mentre 15.005 sono le persone seguite a domicilio di cui 469 positivi con sintomi. «C’è un’alta percentuale di asintomatici», ha precisato ieri il presidente della Regione, Luca Zaia, in conferenza stampa. «Si abbassa anche la media d’età dei positivi. Ci sono molti giovani con un’alta carica, tuttavia questo non si traduce in tanti positivi sintomatici». NEGLI OSPEDALI Zaia ha da-

to uno sguardo anche agli ospedali che contano 7.500 posti e un migliaio - al bisogno - di terapia intensiva: «L’infezione tra i dipendenti negli ospedali, medici, infermieri, operatori e dipendenti amministrativi è allo 0,7 per cento. Ci sono 496 casi. Effettuiamo un tampone ogni sette giorni ai medici dei reparti in prima linea come malattie infettive, pneumologie e terapie intensive. Agli altri dipendenti facciamo un tampone ogni 20 giorni». M.V.A.


30 Lettere

L'ARENA

Domenica 25 Ottobre 2020

L’intervento Per difendere la propria libertà, l’uomo si è sempre battuto accanitamente. Del resto è ciò che lo qualifica rispetto ad ogni altro essere vivente che si muove per impulso naturale, cioè per istinto. Dante stesso ne tesse l’elogio, valutandola come il dono di Dio che Dio stesso più di ogni altro apprezza. Lo fa nella Cantica del Paradiso. Dante si trova nel cielo della luna, il primo dei nove cieli, dove gli compaiono le anime di coloro che furono inadempienti ai voti per violenza subita, come Piccarda Donati e l’imperatrice Costanza. Beatrice, che lo sta guidando verso l’Empireo, intuisce

le domande e le obiezioni che Dante rimugina nella mente. Per esempio: come mai pur trovandosi in grado inferiore in paradiso rispetto ad altri beati, sono ugualmente beati? Alla fin fine glielo spiegheranno le due anime citate. Piccarda Donati: “E ’n la sua volontade è nostra pace” (Par III,85). E Dante comprende che in cielo ognuno è beato, anche se in misura differente: “Chiaro mi fu allor come ogni dove – in cielo è paradiso” (Par III,88-89). E l’imperatrice Costanza poté dire di sé: “non fui dal vel del cor già mai disciolta” (Par III,11). La risposta di Beatrice è nitida: Chi si è impegnato con Dio mediante un voto, gli con-

segna il dono più sublime del suo essere umano, cioè la libertà. Il venir meno al voto, benché nei due casi per violenza, è comunque sempre una sorta di furto a Dio, poi riparato. La libertà, propria esclusivamente dell’uomo è davvero il dono per eccellenza che Dio ha concesso all’uomo: “Lo maggior don che Dio per sua larghezza – fesse creando ed alla sua bontate – più conformato e quel ch’e’ più apprezza – fu della volontà la libertate; - di che le creature intelligenti – e tutte e sole, fuoro e sono dotate” (Par V,19-24). Si può dunque capire la ragione ultima della scesa in piazza dei francesi per prote-

stare contro l’insensato gesto di un ceceno fondamentalista che ha decapitato un professore. I francesi poi portano nel sangue i cromosomi ribollenti della libertà, da loro ritenuta una dea fin dalla Rivoluzione francese. Questa è storia. Tuttavia, sia consentita almeno una osservazione al riguardo. Di certo la libertà di opinione e di stampa è sacrosanta. Qualifica una democrazia. È indubbiamente il valore per il quale si è disposti a dare la vita. Ma anche la libertà personale non è un assoluto. Essa per natura è salvaguardia di vita democratica, appunto. E cioè del rispetto della dignità di ogni persona o soggetto sociale. Di conseguenza, voler ad oltranza difendere la libertà di stampa, ad esempio, quando la stampa stessa viola il principio del-

Lettereal Direttore COVID EREGOLE

Regioni,èl’ora dell’autonomia È pienamente assodato ed evidente che tutte le Regioni italiane ormai fanno quel che vogliono. Aprono bar e ristoranti in piena pandemia come fece la povera Santelli governatrice della Calabria con una iniziativa in contrasto con uno dei tanti Dpcm governativi, per poi doverli richiudere, accettano di far iniziare le lezioni nelle scuole per poi cominciare la chiusura partendo dagli Istituti favorendo lo smart working, di loro iniziativa ordinano la chiusura totale anche delle scuole elementari e medie. Vietano, a mezzo dei sindaci, la movida là dove pensano, a loro discrezione, sia più consistente e pericolosa, ordinano di non servire bevande e cibi a persone in piedi ma solo a tavolino, controllano le saracinesche di qualche bar abbassate a mezzanotte ma sicuramente, poi, qualcuno le rialza per continuare il servizio magari all’interno del locale con l’oscurità interrotta dall’ondular dei raggi di fiamma di candele poste sui tavoli dei clienti notturni. Ormai comincia ad affiorare la stanchezza e la domanda che ci facciamo è sempre quella: dobbiamo morire di virus o di fame? Il nostro sindaco che in un primo tempo si era rifiutato di chiudere Piazza Erbe ora sembra ripensarci in attesa che trascorrano i fatidici ventun giorni per poi decidere un eventuale nuovo loockdown. Visto e considerato che anche i rapporti fra Governatori e Esecutivo non sono dei migliori, auspico che venga concessa l’autonomia a tutte le Regioni come spesso richiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e seccamente rifiutata perché trattasi di terre trainanti che fanno comodo, produttrici di lavoro e di soldi, un tesoro da non perdere ma anche da tutelare e favorirne lo sviluppo invece di sfruttarlo fino all’osso. Sarebbe bene riprendere il discorso specialmente in questo momento in maniera da sentirci poi liberi di agire nelle nostre terre di origine agli ordini di governatori, prefetti sindaci da noi eletti e che conoscono le necessità della

regione. Forse solo utopia ma conviene provarci. Giuliano Taborelli VERONA

VIAABBAE IBULLI

Quantiricordi in quel campetto Era il nostro campetto per antonomasia dei primi anni '70, dove ragazzini giungevamo dalle vie del quartiere di Borgo Trento, alle 14.30 anche di giornate estive torride, perché era troppa l'impazienza di giocare a calcio. Erano partite che duravano sino a sera inoltrata; si facevano i turni per giocare e la fatica era fermarsi un attimo per dissetarsi, non invece per continuare il gioco. A sera eravamo sfiniti, vincere contava, ma non più di tanto. L'importante era giocare. Ed eravamo felici. È triste, per uno della mia età, leggere che il nostro campetto è frequentato da ragazzini "bulli", per di più con la droga in tasca. È triste pensare che alle grida di gioia di un goal dei vecchi tempi, vi siano ora urla, schiamazzi e molestie varie che rendono difficile la vita ai residenti. È triste pensare che su quel campetto dove correvamo senza pensieri, con l'unica colpa di non fare talvolta i compiti di scuola, ora intervengano agenti di polizia e addirittura il sindaco, allarmati per il degrado. La morale è già in questo ricordo, ora triste, del mio e nostro campetto. Franco Guidoni VERONA

IMALATIDI COVID

Giovani al sicuro lascuolapure Ho ottantun anni. Come tutti i vecchi, ascoltando i telegiornali, seguendo qualche talkshow e leggendo i quotidiani, non posso non preoccuparmi per l’avanzata quotidiana dei contagi da covid. La mia preoccupazione è calata di molto quando ho letto, pubblicate, su un quotidiano nazionale, le dichiarazioni del professor Graziano Onder, dell’Istituto Superiore di

la libertà irridendo una religione, nel suo Fondatore, non è espressione di imparzialità e di saggezza. La libertà non può fare scempio delle convinzioni più profonde delle singole persone o delle masse di persone. Condivisibili o meno che siano. Il rispetto delle opinioni è sancito nelle Costituzioni democratiche. E nessuno può arrogarsi il diritto di provocare altri con sarcasmi ed espressioni di vilipendio. Gesto criminale e barbaro è dunque quello del ceceno. Ma la provocazione fatta ancora una volta da Charlie Ebdo, conoscendo per esperienza tragica la sensibilità del mondo musulmano quando si tocca il cardine della loro religione, è un atto da esecrare. Qualche cosa di simile si dovrebbe far presente quando è

Per inviare una lettera Corso Porta Nuova, 67 - 37122 - Verona lettere@larena.it

Sanità, che si occupa delle malattie e dell’invecchiamento degli anziani. Il professor Onder ha fatto un’accurata indagine disegnando l’identikit di chi non sopravvive al virus. Lo scorso marzo l’età media dei deceduti, in Italia, era ottant’anni, in questo mese ottantadue. Ma c’è di più. Il 93% dei deceduti aveva tre o più patologie gravi: diabete, malattie cardiovascolari, fibrillazione atriale, demenza senile. Questo fa ritenere che un vecchio che non sia affetto da plurime, gravi malattie, anche se aggredito dal virus, ha altissime probabilità di cavarsela. Aggiungo che solo l’1% dei morti aveva meno di cinquant’anni. Da febbraio ad oggi solo quattro bambini, in Italia, sono morti a causa del covid. Nella fascia 9-19 anni non c’è stato alcun decesso. Questo fa pensare che, nel rispetto di tutti gli obblighi imposti dai decreti ministeriali e regionali, l’insegnamento, in tutti gli ordini di scuole, possa essere effettuato in presenza. Giornali e televisioni hanno il dovere di dare, con rilievo, anche queste informazioni e non solo notizie terrorizzanti. Guariente Guarienti VERONA

SPORTEPANDEMIA

Babycalciatori discriminati So bene che in questo momento in Italia i problemi sono tantissimi e molto più gravi. Ma scrivo questo appello ho ricevuto una miriade di telefonate da genitori che hanno i loro ragazzi/ragazze ed il loro piccoli iscritti alle scuole calcio e ai settori giovanili che militano nell’ambito provinciale e mi chiedono il perché di questa discriminazione. Mi chiedono se i loro figli sono di serie B, se non meritano di essere trattati come gli altri ragazzi che militano nei campionati più importanti. Mi chiedono se le quote sociali che pagano e che tanti si tolgono dalle proprie finanze famigliari per poter far divertire, giocare, allenare, non valgono come le altre. Sono stato per moltissimi anni responsabile di una scuola calcio importante e negli anni precedenti ho lavorato come osservatore per socie-

tà professionistiche quindi conosco tantissimi genitori e ragazzi che adorano questo sport e tutt’ora ho contatti con molti di loro e sento sia la frustrazione dei genitori che dei propri figli. Non so cosa rispondere a queste famiglie e a questi piccoli e grandi calciatori, ma una piccola riflessione mi permetto di farla. Credo che la confusione nelle stanze dei bottoni, in questi mesi sia, totale e non solo per il calcio. Credo che non ci si renda conto del male che si fa a questi ragazzi. Credo che ci siano persone che non considerino proprio i ragazzi che giocano nei campionati provinciali, e le società che vengono dopo la Seconda categoria dilettanti ed amatoriali. Credo che togliere la libertà a certi ed a altri no sia discriminazione. Mi hanno sempre insegnato che lo sport aiuta i ragazzi a crescere, a stare all’aria aperta e che un ragazzo al quale si toglie lo sport, la danza, la palestra, lo sfogo diventi amorfo. Lo insegnano in tutti i corsi con psicologi, dottori, allenatori, tecnici. E scandaloso dover spiegare come dirigenti e genitori il perché tu sei portatore di malattia e gli altri no. Tante società che militano in terza categoria dilettanti e amatoriali sono più organizzate di altre che militano in campionati superiori a loro. Rimango scosso da tutti questi virologi, dottori, medici che dicono tutto e il contrario di tutto subito dopo. Mi aspetterei una spiegazione valida e utile per questo blocco dei campionati e delle scuole di calcio. Davide Meneghello VERONA

RICORDO

PadreEmilio elaLessinia "Laudato sii mio Signore" così inizia il cantico delle creature di San Francesco. È una lode possente scaturita da un cuore semplice e buono per tutto l'universo. Frate Emilio Romeri parlava così, amava la natura. La nostra conoscenza con Dio è lenta, imperfetta, faticosa, avvolta da dubbi: è la strada ove ogni uomo cerca la verità. La verità la si trovava nel confessionale di frate Emilio, che con le sue parole, quasi in

punta di piedi entrava nelle coscienze di tutte quelle persone che ogni giorno accorrevano a lui. Parlava di amore, di umiltà, di perdono. Alle volte, amando così tanto la natura, parlava della sua Lessinia (quanti libri ha scritto su di essa) della bellezza del Creato. Ed è qui che la similitudine con San Francesco si manifestava perché innalzava un inno di lode a Dio e di gloria per aver creato tanta bellezza.La semplicità con cui parlava aveva una ricchezza che trasmetteva in ogni persona che lo avvicinava. Ora che dal cielo osserva con occhi colmi di luce vedrà e accompagnerà per mano tutte le persone che ha tanto amato di un amore sublime.

il Cristianesimo che viene vilipendiato e ironizzato. Ma sanno tutti che la nostra reazione non è mai violenta, perché crediamo nella forza del dialogo e della riconciliazione. E molti ne abusano. La libertà che reclama ampi spazi ha in ogni caso anche i suoi limiti intrinseci. In effetti, che cosa intendiamo per libertà? È in assoluto l’atto più umano, quello che specifica l’essere umano, in quanto presuppone intelligenza e volontà, convergenti su un obiettivo. Di conseguenza, è l’atto di maggiore responsabilità nei confronti del soggetto che esprime l’atto di libertà e nei confronti della collettività. Va da sé che ogni libertà va moderata dalle altre e commisurata al bene dell’insieme della società. Una libertà sbrigliata e puramente au-

I PIÙ CLICCATI DELLA SETTIMANA I PIÙ LETTI Incidente sulla provinciale, muore motociclista a Caprino Zaia: «Ricoveri in lenta crescita rispetto a marzo, ma non si scherza più. Arriva l’ordinanza» Coronavirus: a Verona 259 nuovi casi e altri 12 ricoveri in 24 ore «Peggio che a marzo: il problema non sono i posti, ma il personale. Serve una chiamata alle armi» Conte: limiti a bar e ristoranti, a scuola alle 9 e stop alle «partitelle». Il testo del decreto

I PIÙ COMMENTATI Sboarina: «Nuove misure anti Covid poco chiare» Crisanti attaccato da Palù («esperto di zanzare») e dal Comune di Treviso: scoppia il caso Picchia la fidanzata e la chiude in casa: arrestato per sequestro di persona e lesioni Lega contro monologo sulla condizione femminile: «Oltraggio a radici cristiane»

Maria Luisa Castagnini VERONA

SANITÀ

Unreparto d’eccellenza Mi corre l’obbligo segnalare pubblicamente il reparto di Urologia del nostro Polo Confortini, per l’efficienza e la preparazione mostrate durante la degenza causata da un pesante intervento al rene. Sono stato operato col sistema robotico (dimesso il terzo giorno dopo) dallo stesso primario, il professore Alessandro Antonelli, da un anno circa alla guida del reparto, uno dei più giovani primari (soli 46 anni) ed uno dei più qualificati esperti nazionali (forse anche europei) in materia, fra l’altro in possesso di un curriculum internazionale di assoluto valore. Devo ringraziarlo e con lui l’intero staff medico e infermieristico del reparto per le cure e il pronto ristabilimento delle mie condizioni fisiche, rese subito più che mai ottimali. La sanità veronese può andare fiera di avere reparti così all’avanguardia e di un’assoluta operatività come quello di Urologia del Polo Confortini. Giovanni Villani VERONA

Ailettori Invitiamotutti ilettori a contenereiloro interventi entroletrentarighe. Grazie.

toreferenziale può danneggiare la società. Nel qual caso va rimessa entro i suoi confini. Il riferimento è implicito. La grave situazione in cui versa il mondo a causa della pandemia, impone delle regole rigide per contenerne gli effetti di devastazione. Reclamare come diritto l’esercizio delle proprie libertà, svincolandosi dalle norme di buon senso, il cui rispetto salvaguarda la salute di tutti, sarebbe un atto insipiente, gravemente lesivo della collettività, penalmente perseguibile. Un corpo sociale sano ha il diritto e il dovere di mettere i paletti all’esercizio concreto delle libertà dei suoi cittadini. A garanzia dell’esercizio in positivo delle libertà di tutti. + Giuseppe Zenti

Gang di ragazze sfregia e rapina una giovane Dati rilevati dal 17 al 24 ottobre 2020 Maurizio De Simone: «Saremmo in Europa e non siamo nemmeno in grado di restare in Italia! Conosco tanti settentrionali che quando vengono in Puglia rimangono affascinati! E basta con ’sto nordismo e sudismo, viva la polenta e viva le friselle, così diverse ma così belle!»

IL COMMENTO

Gli ampi spazi e i limiti della libertà

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ESTRAZIONI Combinazione vincente Concorso n. 110 di sabato 24 ottobre 2020

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DOMENICA 25 OTTOBRE 2020 LA NUOVA

RIVIERA - MIRANESE

dolo. l’operazione dei carabinieri

dolo

Pistola rubata nel garage 56enne finisce in carcere

Banconote false a casa indagini per ricostruire la rete dei collaboratori

L’arma, calibro 357 magnum con diversi proiettili, era ben nascosta in casa L’uomo ha precedenti per rapine e furti. Scoperto insieme a un 72enne padovano DOLO

Pluri pregicato di Arino di Dolo di 56 anni, viene scoperto con una pistola, una 357 magnum in casa rubata a Gorizia e con numerosi proiettili. All’arrivo dei carabinieri oppone resistenza ma alla fine viene arrestato in flagranza di reato. L’operazione che è stata condotta dai militari dell’Arma della tenenza di Dolo nella casa del pregiudicato nella frazione di Arino era stata preparata per tempo grazie ad uno scrupoloso lavoro di osservazione e grazie ad una precisa segnalazione. L’operazione è scattata venerdì scorso quando i militari hanno deciso di fermare per la strada a Dolo il 56 enne che era insieme ad un 72 enne di Padova entrambi con precedenti in materia di stupefacenti. Il 56 enne ha precedenti però anche per reati contro il patrimonio come rapine e furti. Dopo averlo fermato per strada i carabinieri hanno proceduto ad una perquisizione domiciliare. Arrivati nella sua abitazione, l’uomo ha fatto resistenza ai carabinieri. È nata così una colluttazione, ma alla fine l’uomo è stato fermato. In particolare, i militari lo hanno arrestato in flagranza per detenzione illegale di arma da fuoco. Arma che aveva scrupolosamente nascosto nel garage di casa. Si trattava di una rivoltella calibro 357 magnum proveniente da un furto a Gorizia nel 2014, con 6 colpi del medesimo calibro nel tamburo, e ulteriori 18 cartucce, per un totale di 24

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Mazzette di banconote false realizzate grazie a un macchinario DOLO

Continuano le indagini dei carabinieri a Sambruson di Dolo in merito all’attività della coppia Fabio Da Prat e la compagna Serena Spadoni accusati di fabbricare banconote false. I due avevano un vero e proprio laboratorio in casa a Dolo in via Brenta Secca ai confini con il paese di Lughetto nel comune di Campagna Lupia. I militari dell’Arma cercano di capire se ci fossero anche dei collaboratori locali che li aiutavano a smerciare le banconote fasulle prodot-

te dal macchinario che avevano all’interno della casa e di cui nessuno sospettava l’esistenza. L’uomo, un idraulico noto in Riviera del Brenta, era considerato dalle forze dell’ordine un perfetto insospettabile e proprio per questo prima di agire le forze dell’ordine ne hanno studiato i movimento per diverso tempo. A Dolo gli investigatori sono arrivati sulle tracce dei due seguendo una segnalazione partita dai carabinieri e dalla Procura di Siracusa. Già stati sequestrati 35 mila euro falsi. — A.AB.

La rivoltella calibro 357 scoperta dai carabinieri insieme al coltello di proprietà del 72 enne padovano

proiettili. Dentro l’abitazione è stato trovato anche un bilancino di precisione. I militari hanno proceduto al deferimento in stato di libertà del 72enne padovano che è stato trovato in possesso di un coltello, mentre anche nell’abitazione di quest’ultimo è stato ritrovato e sequestrato un bilancino di precisione. Il 56 enne è stato arrestato per possesso illegale di arma e proiettili e residenza a pubblico ufficiale ed è stato condotto in carcere a Venezia. I carabinieri di Dolo cercheranno di capire poi quali passaggi abbia fatto l’arma da quando era stata rubata a Gorizia nel 2014, se ha sparato e se sia stata utilizzata da banditi per attività illecite. — ALESSANDRO ABBADIR © RIPRODUZIONE RISERVATA

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campolongo

dolo

Vandali in azione nel parco per bambini

Lavori alla rete fognaria limitazioni al traffico

CAMPOLONGO

Vandali scatenati e parco nell'incuria a Bojon di Campolongo Maggiore. A denunciare la situazione che si è venuta a creare sono i consiglieri di opposizione del Pd. «Le giostrine dei parchi della frazione di Bojon tra le vie Pasolini e Piovene frequentati da centinaia di persone con mamme e bambini», denunciano i consiglieri comunali Campalto, Paggiarin,

Ongarato, «versano in condizioni impietose, abbandonate e pericolose, rovinati dall’incuria e dagli atti vandalici. Da tempo molti cittadini segnalano questa situazione a Bojon, le risposte sono sempre state evasive e ambigue da parte del Comune. Ci aspettiamo che i contributi arrivati dalla Regione Veneto siano destinati con la stessa dignità anche nelle altre frazioni». — A.AB.

DOLO

Domani dalle 9. 30 alle 15 ci sarà il divieto di transito e sosta a Dolo per lavori in via Rizzonel tratto tra via Zinelli e via Prampolini. È stato programmato un intervento di manutenzione della rete della fognatura necessario per garantire lo smaltimento delle acque meteoriche in occasione di eventi atmosferici di forte intensità. Per permettere l’esecuzione dei lavori so-

no state previste limitazioni al traffico. Intanto a Mira non mancano i disagi per la sistemazione della rete gas. A Oriago la sistemazione è prevista in via Puglie, via Basilicata, via Liguria e via Lazio, via Monte Rosso, via Monte Cimone e via Monte Cengio con chiusura al traffico fino al 30 novembre. È istituito il divieto di sosta con rimozione dei veicoli perché violasse la disposizione. — A. AB.

dolo

fossò. l’affondo del comitato

Addio a nonna Miranda si è spenta a 102 anni

«Stop ad allagamenti Idrovia da completare»

DOLO

FOSSÒ

Addio all’età di 102 anni “nonna Miranda” Salvagno. L’anziana nata e vissuta a Dolo, risiedeva da diverso tempo alla Residenza Riviera del Brenta nella sede Villa delle Rose, all’interno del plesso ospedaliero di Dolo, dal 2016, seguita quotidianamente dai quattro figli. Nata nel 1918 quando ancora si combatteva la Prima Guerra Mondiale, a luglio di quest’anno aveva raggiunto - festeggiata da tutta la famiglia - il traguardo delle 102 candeline. È sempre stata determinata, la casa, era il suo regno, con il suo giardino, al

«Basta ora è il momento di agire serve subito l'idrovia Padova Venezia, utilissima contro gli allagamenti e la messa in sicurezza dei canali della Riviera». A dirlo è Marino Zambon presidente del Comitato inter comunale Brenta Sicuro che insieme al Forum regionale Veneto dei Contratti di fiume, prosegue nella costante azione di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali che coinvolgono i corsi d’acqua. Per questo il primo novembre si stanno organizzando in Riviera e nel padovano una serie di eventi in ricordo degli eventi alluvionali del 2010 nel padovano e del 1966. «Nel 2010», spiega Zamboni, «ci furono ben

Miranda Salvagno

quale si dedicava con amore, specialmente alle sue rose. I funerali martedì 27 ottobre alle 10 nel duolo di Dolo. Lascia i figli Carla, Antonio, Sandro e Lucia, i generi, le nuore, i nipoti, i pronipoti. — A. AB.

32 rotture arginali in Veneto che provocarono oltre mezzo miliardo di danni. Questi eventi alluvionali, sono cosiddetti “fenomeni naturali” ma spessissimo di naturale hanno ben poco e sono, invece, colpa dell’incuria ed il poco rispetto che nutriamo per l’ambiente. Vi è la necessità di curare con grande attenzione le arginature del Brenta in Riviera a Stra, Campolongo, Vigonovo e Fossò». Una mozione fortemente voluta dall'onorevole di Forza Italia Roberto Caon. Il Comune di Mira invece per far fronte al dissesto idrogelogico ha appena licenziato in consiglio comunale un piani delle acqua che prevede interventi per 35 milioni di euro. — A.AB.


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