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13-NOV-2020
da pag. 1-19 Quotidiano nazionale
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13-NOV-2020
13-NOV-2020 Estratto da pag. 1-19
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3043
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13-NOV-2020 Estratto da pag. 1-19
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3043
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13-NOV-2020
13-NOV-2020 Estratto da pag. 2
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13-NOV-2020
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13-NOV-2020
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13-NOV-2020 Estratto da pag. 15
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da pag. 4 Quotidiano nazionale
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13-NOV-2020
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13-NOV-2020
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13-NOV-2020
13-NOV-2020 Estratto da pag. 5
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da pag. 9-9 Quotidiano nazionale
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13-NOV-2020
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Venerdì 13 Novembre 2020
DIVIETI
Addio giretto in centro sport a scuola e spese con la famiglia
Se si mangia o si fuma mascherina abbassata ma distanti un metro
M
di Martina Zambon
In aula
Stop a scuola per ginnastica, canto e strumenti a fiato
«A
seguito di parere del Comitato Tecnico Scientifico nazionale, sono sospese nelle scuole di primo ciclo scolastico (primarie e secondarie di primo grado) le seguenti tipologie di insegnamento a rischio elevato: educazione fisica, lezioni di canto e lezioni di strumenti a fiato». Non è una novità, l’attività fisica, il canto corale e l’utilizzo di strumenti a fiato comportano un rischio sensibilmente più elevato di trasmissione del virus attraverso il moltiplicarsi del «droplet», le goccioline che si emettono durante uno sforzo fisico o parlando ad alta voce, o cantando o utilizzando, appunto, uno strumento a fiato come il classico flauto alle scuole medie. La nuova restrizione riguarda, infatti i primi due ordini di grado delle scuole, vale a dire elementari e scuole medie.
L’attività motoria
Al bar
Passeggiate solo fuori dalle città e tampone per gli sportivi
Basta spritz in piedi Di pomeriggio si consuma seduti
P
I
asseggiate sì ma solo in mezzo al verde e, comunque, lontano dagli altri, lontano dalla folla. L’ordinanza recita: «È consentito svolgere attività sportiva, attività motoria e passeggiate all’aperto, presso parchi pubblici, aree verdi, rurali e periferiche, ove accessibili, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività e in ogni caso al di fuori delle strade, piazze del centro storico della città, delle località turistiche (mare, montagna, laghi) e delle altre aree solitamente affollate, tranne che per i residenti». Una formulazione che potrebbe prestarsi a varie interpretazioni. Per le competizioni sportive, partecipanti accompagnatori provenienti da altre regioni potranno accedere all’impianto sportivo solo se muniti di «certificazione dell’avvenuta effettuazione di test con esito negativo non anteriore alle 72 ore precedenti».
Gli acquisti
Negozi e week end: nuove restrizioni Over 65 in pole position
A
l supermercato entra una sola persona alla volta per famiglia. I mercati all’aperto sono vietati a meno che i Comuni non si attrezzino con ingressi differenziati, servizi di sorveglianza e perimetro definito. Ma fra le novità più rilevanti dell’ultima ordinanza regionale c’è una raccomandazione (non un obbligo) perché le prime due ore di apertura degli esercizi commerciali di medie e grandi dimensioni siano «dedicate» con una corsia preferenziale ai cittadini oltre i sessantacinque anni di età. «Qui si misura il livello di maturità di una comunità - ha detto ieri il presidente della Regione, Luca Zaia - perché è un modo concreto per prenderci cura di chi rischia maggiormente con il contagio, le persone più anziane. Chi è più giovane ci vada più tardi, gli over 65 approfittino delle prime due ore d’apertura».
VE
Tra oggi e domani il governo dovrà decidere se i provvedimenti sono bastevoli o no. Ieri lungo vertice tra il ministro Boccia e le Regioni
Le protezioni
ascherina. Sempre, o quasi. La nuova ordinanza ribadisce l’obbligo di portarla «al di fuori dell’abitazione». Le eccezioni sono sempre le stesse, bimbi sotto i sei anni, chi svolge attività sportiva, soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina. Nel momento in cui è consentito abbassarla (non toglierla), quindi quando si mangia o si fuma, è necessario essere ad almeno un metro dagli altri. L’ordinanza ribadisce e sottolinea l’importanza di utilizzarla sempre e correttamente, come ad esempio sui mezzi di trasporto pubblici ma anche nella propria auto quando,a bordo, ci sono persone che non appartengono allo stesso nucleo familiare che vive sotto lo stesso tetto. Va portata anche in casa propria se nell’abitazione entra una persona non convivente.
3
l nervo scoperto è quello dell’aperitivo, dello spritz, che è uno degli epicentri dell’assembramento, luogo di più facile circolazione del virus date le mascherine abbassate per bere sì, ma anche per chiacchierare. La scelta di chiudere i locali alle 18 non è bastata a far tramontare il rito per molti veneti. Così l’ordinanza regionale varata ieri introduce una nuova norma: «Dalle ore 15 fino alla chiusura dell’esercizio, l’attività di somministrazione di alimenti e bevande si svolge esclusivamente con consumazione da seduti sia all’interno che all’esterno dei locali, su posti regolarmente collocati». Insomma, né spritz né caffé al banco o fuori dal locale, si consuma solo ed esclusivamente seduti al tavolo. Allo stesso modo, niente trancio di pizza addentato appena fuori dal locale che fa solo take away «la pizza - ha detto ieri Zaia - ce la si porta in auto e la si mangia lì o a casa, non all’aperto». Resta invece consigliata l’opzione della consegna a domicilio.
3
Tante sono le ore nel pomeriggio in cui si può consumare al bar solo da seduti
65
Nell’ordinanza si raccomanda di dare la precedenza negli iper dedicata agli over 65
È stata ribattezzata dal governatore stesso «Ordinanza Giallo Plus». Luca Zaia l’ha presentato ieri all’ora di pranzo ed entrerà in vigore dalla mezzanotte di oggi (quindi di fatto da sabato) e fino al 22 novembre. Il principio ispiratore di questa e delle due ordinanza «gemelle» di Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna è la lotta agli assembramenti che, complice l’aperitivo anticipato a metà pomeriggio e i raid dello shopping all’outlet di Noventa di Piave o all’Ikea di Padova hanno fatto gridare allo scandalo. Quindi si parte dalle mascherine che vanno portate sempre, anche all’aperto, salvo che per i bimbi sotto i 6 anni, per chi compie attività sportiva intensa, disabili, assistenti e persone che non possono portarle per motivi medici. Se la si abbassa per mangiare o fumare si dovrà assicurare il metro di distanza. Obbligo sui mezzi ma anche in auto se sono presenti non conviventi, stesso principio per le abitazioni. Divieto di passeggiata e attività moto-
ria in generale al di fuori di parchi, aree verdi, argini, insomma, ovunque tranne in centro città e nelle aree affollate. Giro di vite sui negozi, chiuse sabato e domenica le grandi e medie superfici di vendita, chiusi ma solo la domenica tutti i negozi ad eccezione di quelli «essenziali». Stretta anche sui supermercati dove può entrare un solo componente del nucleo familiare. Raccomandazione, non obbligo, perché le prime due ore d’apertura dei negozi siano riservate agli over 65. Si vietano i mercati all’aperto a meno che il Comune non predisponga interventi per regolare i flussi. Fino all’ultimo hanno rischiato i plateatici ma, per bar e ristoranti, si è arrivati a prescrizioni minime: dalle 15 alle 18 consumazione consentita solo seduti. Stop per elementari e medie a educazione fisica e musica (fiati). Per chi fa competizioni sportive e arriva da fuori regione serve un tampone nelle 72 ore precedenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il commercio
Fine settimana senza il grande shopping Di domenica tutti chiusi
N Sul web Tutti gli aggiornamenti dei dati sul contagio e delle misure allo studio nel nostro sito
on sono piaciute le immagini di ressa all’Ikea di Padova o all’Outlet di Noventa di Piave. Ma i centri commerciali non erano chiusi nei week end? Sì ma il Dpcm non estende apertamente il divieto alle superfici di vendita di medie e grandi dimensioni. Da domani, invece, il divieto di aprire i battenti per tutto il week end ai grandi centri dello shopping è sancito con l’ordinanza regionale che specifica: «le grandi e medie strutture di vendita, sia con un esercizio unico, sia con più esercizi, comunque collegati, ivi compresi i complessi commerciali e i parchi commerciali», tutti chiusi al pubblico. La domenica, poi, chiudono tutti i negozi, anche i piccoli, ad eccezione di generi alimentari, farmacie, parafarmacie, tabaccherie ed edicole. Quegli «esercizi essenziali» aperti anche col lockdown.
VENEZIA E MESTRE
Corriere del Veneto Venerdì 13 Novembre 2020
Tensostruttureinospedale per«filtrare»ipazienti Scuola,esplosionedipositivi
Inclasseuncontagiatosuquattronell’ultimasettimana.Ieri5morti
VENEZIA Non c’è pace per le scuole: negli ultimi sette giorni, 100 studenti del territorio dell’Usl 3 hanno contratto il virus. Il dato è significativo anche perché, da inizio anno scolastico, sono 437 gli alunni risultati positivi nel territorio della Serenissima: quasi 1 su 4 si è quindi contagiato negli ultimi sette giorni. Di riflesso aumentano le quarantene: sono 1535 gli alunni che sono stati sottoposti a isolamento dal suono della campanella; 304 da giovedì scorso. Il virus travolge tutto il territorio lasciandosi dietro una scia di croci. Sono cinque i decessi registrati ieri con i morti da inizio epidemia che salgono a 435. Sono invece 361 i nuovi casi che portano i positivi a 7724. Un numero enorme, che in percentuale è però inferiore a quello delle altre province. Rovigo a parte, Venezia è la provincia con il minor tasso di positivi in rapporto alla popolazione: ci sono 89 contagiati ogni 10 mila abitanti contro i 110 di Padova e i 116 di Treviso. Ciò che preoccupa è però l’andamento dei ricoveri. Sono salite a 342 le persone ricoverate nel Veneziano (+6) delle quali 36 in terapia intensiva. Gli ospeda-
li, per reggere l’urto, continuano a riorganizzarsi. All’Angelo è stata montata una tensostruttura riscaldata per consentire alle persone che accompagnano i malati di attendere al caldo ma soprattutto, a breve, in tutti gli ospedali dell’Usl 3 arriveranno delle strutture prefabbricate (quello all’Angelo di 200 metri quadri) che saranno utilizzate come primo filtro per i pazienti dei pronto soccorso nell’ottica di contrastare la diffusione del covid. I nosocomi cercano
di sigillarsi per evitare che il virus possa entrare e attaccare i pazienti più fragili. Sul punto non mancano le polemiche, nate già una decina di giorni fa quando è scoppiato un focolaio nel reparto di geriatria dell’ospedale di Chioggia che ha portato al contagio di 7 anziani. Il focolaio sarebbe nato dopo la visita di un familiare che si è scoperto poi essere positivo. Negli ultimi giorni sono però aumentati i pazienti covid all’ospedale clodiense (sono 14) e i consi-
In macchina I tamponi «drive through» in piazzale San Lorenzo Giustiniani a Mestre (Errebi)
● La vittima
Sgoifo, una vita sul palco Giudecca orfana di Federica «Con te si spegne il sole»
VENEZIA Aveva sconfitto una grave malattia e imparato a convivere con la sua fragilità cardiaca ma il Covid-19 ha avuto la meglio su di lei. Ora la Giudecca è orfana della sua presenza, piena e solare, mentre i palchi e le aule veneziane da oggi saranno un po’ più vuoti. Federica Sgoifo, nata a Udine nel 1964 ma veneziana per scelta, si è spenta dopo una feroce lotta contro il virus, lasciando sgomenti amici, colleghi e
alunni. «Una notizia straziante che coglierà tanti impreparati, è un dolore tanto grande», scrive sui sociale Valentina Recchia nel diffondere la notizia della scomparsa dell’attrice. «Federica non ha mai smesso di studiare, di recitare, di insegnare, neppure quando in passato è stata male. Il suo corpo è cambiato, lei ha saputo cambiare con lui ma non si è mai fermata. Non è morta
Scomparsa Federica Sgoifo è morta di Covid a 56 anni
perché “fragile”, se non fosse stato per il Covid sarebbe ancora sul palco», la ricorda Francesca D’Este, collega di quinte e compagna di tante battaglie: «Essere attrici, donne, di una certa età non è semplice, si è spesso discriminate. Oggi le cose sono migliori, ma è anche grazie al lavoro fatto da Federica e da chi come lei». Attrice professionist a ed insegnante di recitazione e tecniche vocali, Sgoifo dopo il diploma di recitazione si specializzò sull’uso della voce. Si è dedicata con molta passione sia al palco,
11
VE
Da venerdì glieri regionali Pd Jonatan Montanariello e Francesca Zottis hanno presentato un’interrogazione in merito «Chiediamo al presidente Zaia — scrivono — di conoscere quali misure sono state adottate per proteggere pazienti e operatori sanitari scongiurando il rischio di un eventuale focolaio». La risposta arriva dall’Usl 3 che spiega che i nuovi pazienti covid presenti in nosocomio non sono legati al focolaio di Geriatria e che tutti i pazienti positivi presenti in ospedale sono stati collocati in un’unica area per ridurre il rischio contagio. «Un’unica area dove lavorano sempre e solo gli stessi infermieri (che non trattano pazienti negativi)», precisa l’Usl 3 ricordando che personale e pazienti vengono sottoposti a screening ogni 5 giorni. Il comparto sanitario è però in ebollizione. Oggi è prevista a livello nazionale una mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil che, a Venezia, sarà davanti l’ospedale dell’Angelo e alla quale parteciperanno i lavoratori del pubblico impiego. Nuove assunzioni, rinnovo dei contratti e una maggiore sicurezza sul lavoro per i sanitari sono le richieste dei sindacati. «I lavoratori pubblici danno sostegno a tutto il personale sanitario — spiegano le sigle È necessario garantire loro di lavorare in sicurezza. Tante sono le lamentele che arrivano dai luoghi di lavoro per la mancata osservanza delle procedure di contenimento del virus. Altrettanto indispensabile è procedere con nuove assunzioni». Matteo Riberto
Actv, corse ridotte Dimezzata la linea 2 VENEZIA Modifiche di orario e tagli di alcuni mezzi della navigazione Actv da venerdì 13 novembre. L’azienda fa i conti con il calo dei passeggeri, dopo le restrizioni del Covid. La linea 2 da San Zaccaria a piazzale Roma, via Giudecca, nel tratto da piazzale Roma a Rialto sarà ogni 24 minuti, anziché 12, mentre con questa frequenza resterà il 2 barrato, dalle 7 alle 9 del mattino. La 3 diretta per Murano e la 6 per il Lido non viaggeranno nei festivi, ma saranno regolari le 4.1, 4.2, 5.1 e 5.2 nei feriali, in modo da coprire quelle tratte ogni 10 minuti e nei festivi ogni 20. La 14 per Punta Sabbioni da San Zaccaria si fermerà a mezzanotte e mezza, mentre la 15 diretta, sulla stessa tratta, è sospesa. Ferry garantito alle 5 e alle 5.50, con l’ultima corsa anticipata alle 22.30. Corse ridotte sulla linea 20, da San Zaccaria a San Servolo; la 10, con tre viaggi al mattino per le scuole dal Lido alle Zattere, sarà sospesa, in virtù della didattica a distanza per le superiori. Continua il monitoraggio Actv sulle modifiche ai servizi di terra. Si è notato dalle 22 un calo drastico di persone sui mezzi. L’attenzione resta alta invece, in Fincantieri: servizi potenziati fino ad avere una corsa ogni sei minuti, dalle 17 alle 18, da piazzale Roma a Spinea, e anche al mattino presto. (a. ga.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
A Jesolo
Ruba piano cottura in una casa: preso
regalandosi qualche incursione nella regia, sia all’attività didattico e pedagogica: dal 1998 ha insegnato recitazione e tecnica della voce parlata in istituti superiori di I e II grado, in scuole di teatro per ragazzi, in compagnie teatrali come acting and vocal coach, come docente di voce parlata. Ha collaborato con l’Accademia Teatrale Veneta come docente di dizione, lettura espressiva e public speaking nei corsi serali e come formatrice accreditata per il progetto Te.Se.O ( ATV/Regione Veneto) che promuove la propedeutica teatrale nella scuola. Lavorava anche con associazioni di settore proponendo corsi e coaching per professionisti. (gi. co.)
JESOLO Lo hanno visto dentro casa dalle telecamere, collegate alla centrale operativa di un istituto di vigilanza privata. Poi l’hanno rintracciato in strada. Sotto braccio teneva il bottino del furto nella villetta di Jesolo Pineta: un intero piano cottura, sradicato dalla cucina cui apparteneva. Il malvivente ha tentato la fuga, lanciando le griglie di sostegno per le pentole contro i poliziotti. Poi ha abbandonato il maltolto, in modo da riuscire a scavalcare siepi e recinzioni. Ma non è bastato a seminare gli agenti delle Volanti, che alla fine l’hanno catturato e dopo una breve lotta - arrestato. È successo ieri notte, poco dopo l’1.30. Protagonista un trentenne di origini tunisine, senza fissa dimora, bloccato dagli uomini del commissariato di Jesolo. Il ladro aveva già lasciato la casa quando i poliziotti e una guardia giurata l’hanno raggiunta, ma non è stato difficile riconoscerlo in strada, poco lontano. L’arresto è stato convalidato dal giudice, con rinvio del processo al prossimo 25 novembre; al tunisino è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Jesolo, ma gli investigatori stanno cercando di collegare al 30enne anche una serie di altri episodi simili, registrati nei giorni scorsi nella stessa zona. (gi. co.)
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Salute senza pellegrinaggio: preghiera a casa e messa in tv Verso la sospensione della tradizionale festa e del ponte votivo. La prima volta dell’indulgenza plenaria «Sarà un pellegrinaggio nella fede», dice il rettore del Seminario e della Basilica della Salute don Fabrizio Favaro. La Diocesi si sta preparando a una festa «alternativa», che coinvolgerà tutto il territorio perché il rischio di non poter fare il pellegrinaggio fisico è molto alto. Le speranze ormai si sono quasi affievolite, e anche se Insula ha cominciato i lavori preparatori per l’installazione del ponte votivo, Ca’ Farsetti nei prossimi giorni potrebbe decidere di fermare tutto. Di sicuro non ci sarà il pellegrinaggio dei giovani la sera del 20 novembre, sarà sostituito con un VENEZIA
Diversa La festa della Madonna della Salute all’epoca del coronavirus
momento di preghiera in Basilica con una ventina di persone. Il pellegrinaggio quest’anno si compirà attraverso la preghiera in famiglia, con dirette televisive, con la cele-
brazione nelle varie parrocchie a cui sta per essere distribuito un sussidio per la preghiera. Per la prima volta la Madonna della Salute la si potrà vivere con l’indulgenza plenaria — concessa da Papa Francesco su richiesta del patriarca — a tutti i fedeli che nei giorni tra il 19 e il 22 novembre alle solite condizioni (confessione, comunione e preghiera per le intenzioni del Papa) si recheranno in una qualsiasi chiesa parrocchiale, santuario, comprese le case di cura, le case di riposo, le cappelle delle carceri. Il patriarca Francesco Moraglia ha invitato tutti i sacerdoti della
Diocesi di allestire un altare con l’immagine della Madonna per permettere ai fedeli di pregare. «C’è bisogno di speranza per tutti, sarà una festa diffusa nel territorio senza necessità di spostamenti», spiega don Favaro. La messa del 21 novembre sarà a numero chiuso e verrà trasmessa da Antenna 3 e dalla pagina Facebook di Gente Veneta, al termine della quale ci sarà l’Angelus, l’atto di affidamento alla Madonna della Salute in tempo di pandemia e la benedizione papale con l’indulgenza plenaria a tutti coloro che parteciperanno in diretta all’intera celebrazione. La
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Don Favaro C’è bisogno di speranza per tutti, sarà una festa diffusa nel territorio senza bisogno di spostamenti
Diocesi ha già predisposto un percorso — regolato — di accesso alla chiesa per recarsi davanti all’icona della Madonna nera entrando solo dall’ingresso centrale, proseguendo verso il Seminario e quindi il campo, ma potrebbe essere rivisto in caso di peggioramento delle situazione epidemiologica. L’ordinanza di ieri del governatore del Veneto che limita qualsiasi tipo di assembramento ha di fatto escluso qualsiasi possibilità di pellegrinaggio, la possibile entrata in zona arancio potrebbe eludere quei dubbi rimasti. ( f. b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENEZIA E MESTRE
Corriere del Veneto Venerdì 13 Novembre 2020
Tensostruttureinospedale per«filtrare»ipazienti Scuola,esplosionedipositivi
Inclasseuncontagiatosuquattronell’ultimasettimana.Ieri5morti
VENEZIA Non c’è pace per le scuole: negli ultimi sette giorni, 100 studenti del territorio dell’Usl 3 hanno contratto il virus. Il dato è significativo anche perché, da inizio anno scolastico, sono 437 gli alunni risultati positivi nel territorio della Serenissima: quasi 1 su 4 si è quindi contagiato negli ultimi sette giorni. Di riflesso aumentano le quarantene: sono 1535 gli alunni che sono stati sottoposti a isolamento dal suono della campanella; 304 da giovedì scorso. Il virus travolge tutto il territorio lasciandosi dietro una scia di croci. Sono cinque i decessi registrati ieri con i morti da inizio epidemia che salgono a 435. Sono invece 361 i nuovi casi che portano i positivi a 7724. Un numero enorme, che in percentuale è però inferiore a quello delle altre province. Rovigo a parte, Venezia è la provincia con il minor tasso di positivi in rapporto alla popolazione: ci sono 89 contagiati ogni 10 mila abitanti contro i 110 di Padova e i 116 di Treviso. Ciò che preoccupa è però l’andamento dei ricoveri. Sono salite a 342 le persone ricoverate nel Veneziano (+6) delle quali 36 in terapia intensiva. Gli ospeda-
li, per reggere l’urto, continuano a riorganizzarsi. All’Angelo è stata montata una tensostruttura riscaldata per consentire alle persone che accompagnano i malati di attendere al caldo ma soprattutto, a breve, in tutti gli ospedali dell’Usl 3 arriveranno delle strutture prefabbricate (quello all’Angelo di 200 metri quadri) che saranno utilizzate come primo filtro per i pazienti dei pronto soccorso nell’ottica di contrastare la diffusione del covid. I nosocomi cercano
di sigillarsi per evitare che il virus possa entrare e attaccare i pazienti più fragili. Sul punto non mancano le polemiche, nate già una decina di giorni fa quando è scoppiato un focolaio nel reparto di geriatria dell’ospedale di Chioggia che ha portato al contagio di 7 anziani. Il focolaio sarebbe nato dopo la visita di un familiare che si è scoperto poi essere positivo. Negli ultimi giorni sono però aumentati i pazienti covid all’ospedale clodiense (sono 14) e i consi-
In macchina I tamponi «drive through» in piazzale San Lorenzo Giustiniani a Mestre (Errebi)
● La vittima
Sgoifo, una vita sul palco Giudecca orfana di Federica «Con te si spegne il sole»
VENEZIA Aveva sconfitto una grave malattia e imparato a convivere con la sua fragilità cardiaca ma il Covid-19 ha avuto la meglio su di lei. Ora la Giudecca è orfana della sua presenza, piena e solare, mentre i palchi e le aule veneziane da oggi saranno un po’ più vuoti. Federica Sgoifo, nata a Udine nel 1964 ma veneziana per scelta, si è spenta dopo una feroce lotta contro il virus, lasciando sgomenti amici, colleghi e
alunni. «Una notizia straziante che coglierà tanti impreparati, è un dolore tanto grande», scrive sui sociale Valentina Recchia nel diffondere la notizia della scomparsa dell’attrice. «Federica non ha mai smesso di studiare, di recitare, di insegnare, neppure quando in passato è stata male. Il suo corpo è cambiato, lei ha saputo cambiare con lui ma non si è mai fermata. Non è morta
Scomparsa Federica Sgoifo è morta di Covid a 56 anni
perché “fragile”, se non fosse stato per il Covid sarebbe ancora sul palco», la ricorda Francesca D’Este, collega di quinte e compagna di tante battaglie: «Essere attrici, donne, di una certa età non è semplice, si è spesso discriminate. Oggi le cose sono migliori, ma è anche grazie al lavoro fatto da Federica e da chi come lei». Attrice professionist a ed insegnante di recitazione e tecniche vocali, Sgoifo dopo il diploma di recitazione si specializzò sull’uso della voce. Si è dedicata con molta passione sia al palco,
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VE
Da venerdì glieri regionali Pd Jonatan Montanariello e Francesca Zottis hanno presentato un’interrogazione in merito «Chiediamo al presidente Zaia — scrivono — di conoscere quali misure sono state adottate per proteggere pazienti e operatori sanitari scongiurando il rischio di un eventuale focolaio». La risposta arriva dall’Usl 3 che spiega che i nuovi pazienti covid presenti in nosocomio non sono legati al focolaio di Geriatria e che tutti i pazienti positivi presenti in ospedale sono stati collocati in un’unica area per ridurre il rischio contagio. «Un’unica area dove lavorano sempre e solo gli stessi infermieri (che non trattano pazienti negativi)», precisa l’Usl 3 ricordando che personale e pazienti vengono sottoposti a screening ogni 5 giorni. Il comparto sanitario è però in ebollizione. Oggi è prevista a livello nazionale una mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil che, a Venezia, sarà davanti l’ospedale dell’Angelo e alla quale parteciperanno i lavoratori del pubblico impiego. Nuove assunzioni, rinnovo dei contratti e una maggiore sicurezza sul lavoro per i sanitari sono le richieste dei sindacati. «I lavoratori pubblici danno sostegno a tutto il personale sanitario — spiegano le sigle È necessario garantire loro di lavorare in sicurezza. Tante sono le lamentele che arrivano dai luoghi di lavoro per la mancata osservanza delle procedure di contenimento del virus. Altrettanto indispensabile è procedere con nuove assunzioni». Matteo Riberto
Actv, corse ridotte Dimezzata la linea 2 VENEZIA Modifiche di orario e tagli di alcuni mezzi della navigazione Actv da venerdì 13 novembre. L’azienda fa i conti con il calo dei passeggeri, dopo le restrizioni del Covid. La linea 2 da San Zaccaria a piazzale Roma, via Giudecca, nel tratto da piazzale Roma a Rialto sarà ogni 24 minuti, anziché 12, mentre con questa frequenza resterà il 2 barrato, dalle 7 alle 9 del mattino. La 3 diretta per Murano e la 6 per il Lido non viaggeranno nei festivi, ma saranno regolari le 4.1, 4.2, 5.1 e 5.2 nei feriali, in modo da coprire quelle tratte ogni 10 minuti e nei festivi ogni 20. La 14 per Punta Sabbioni da San Zaccaria si fermerà a mezzanotte e mezza, mentre la 15 diretta, sulla stessa tratta, è sospesa. Ferry garantito alle 5 e alle 5.50, con l’ultima corsa anticipata alle 22.30. Corse ridotte sulla linea 20, da San Zaccaria a San Servolo; la 10, con tre viaggi al mattino per le scuole dal Lido alle Zattere, sarà sospesa, in virtù della didattica a distanza per le superiori. Continua il monitoraggio Actv sulle modifiche ai servizi di terra. Si è notato dalle 22 un calo drastico di persone sui mezzi. L’attenzione resta alta invece, in Fincantieri: servizi potenziati fino ad avere una corsa ogni sei minuti, dalle 17 alle 18, da piazzale Roma a Spinea, e anche al mattino presto. (a. ga.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
A Jesolo
Ruba piano cottura in una casa: preso
regalandosi qualche incursione nella regia, sia all’attività didattico e pedagogica: dal 1998 ha insegnato recitazione e tecnica della voce parlata in istituti superiori di I e II grado, in scuole di teatro per ragazzi, in compagnie teatrali come acting and vocal coach, come docente di voce parlata. Ha collaborato con l’Accademia Teatrale Veneta come docente di dizione, lettura espressiva e public speaking nei corsi serali e come formatrice accreditata per il progetto Te.Se.O ( ATV/Regione Veneto) che promuove la propedeutica teatrale nella scuola. Lavorava anche con associazioni di settore proponendo corsi e coaching per professionisti. (gi. co.)
JESOLO Lo hanno visto dentro casa dalle telecamere, collegate alla centrale operativa di un istituto di vigilanza privata. Poi l’hanno rintracciato in strada. Sotto braccio teneva il bottino del furto nella villetta di Jesolo Pineta: un intero piano cottura, sradicato dalla cucina cui apparteneva. Il malvivente ha tentato la fuga, lanciando le griglie di sostegno per le pentole contro i poliziotti. Poi ha abbandonato il maltolto, in modo da riuscire a scavalcare siepi e recinzioni. Ma non è bastato a seminare gli agenti delle Volanti, che alla fine l’hanno catturato e dopo una breve lotta - arrestato. È successo ieri notte, poco dopo l’1.30. Protagonista un trentenne di origini tunisine, senza fissa dimora, bloccato dagli uomini del commissariato di Jesolo. Il ladro aveva già lasciato la casa quando i poliziotti e una guardia giurata l’hanno raggiunta, ma non è stato difficile riconoscerlo in strada, poco lontano. L’arresto è stato convalidato dal giudice, con rinvio del processo al prossimo 25 novembre; al tunisino è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Jesolo, ma gli investigatori stanno cercando di collegare al 30enne anche una serie di altri episodi simili, registrati nei giorni scorsi nella stessa zona. (gi. co.)
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Salute senza pellegrinaggio: preghiera a casa e messa in tv Verso la sospensione della tradizionale festa e del ponte votivo. La prima volta dell’indulgenza plenaria «Sarà un pellegrinaggio nella fede», dice il rettore del Seminario e della Basilica della Salute don Fabrizio Favaro. La Diocesi si sta preparando a una festa «alternativa», che coinvolgerà tutto il territorio perché il rischio di non poter fare il pellegrinaggio fisico è molto alto. Le speranze ormai si sono quasi affievolite, e anche se Insula ha cominciato i lavori preparatori per l’installazione del ponte votivo, Ca’ Farsetti nei prossimi giorni potrebbe decidere di fermare tutto. Di sicuro non ci sarà il pellegrinaggio dei giovani la sera del 20 novembre, sarà sostituito con un VENEZIA
Diversa La festa della Madonna della Salute all’epoca del coronavirus
momento di preghiera in Basilica con una ventina di persone. Il pellegrinaggio quest’anno si compirà attraverso la preghiera in famiglia, con dirette televisive, con la cele-
brazione nelle varie parrocchie a cui sta per essere distribuito un sussidio per la preghiera. Per la prima volta la Madonna della Salute la si potrà vivere con l’indulgenza plenaria — concessa da Papa Francesco su richiesta del patriarca — a tutti i fedeli che nei giorni tra il 19 e il 22 novembre alle solite condizioni (confessione, comunione e preghiera per le intenzioni del Papa) si recheranno in una qualsiasi chiesa parrocchiale, santuario, comprese le case di cura, le case di riposo, le cappelle delle carceri. Il patriarca Francesco Moraglia ha invitato tutti i sacerdoti della
Diocesi di allestire un altare con l’immagine della Madonna per permettere ai fedeli di pregare. «C’è bisogno di speranza per tutti, sarà una festa diffusa nel territorio senza necessità di spostamenti», spiega don Favaro. La messa del 21 novembre sarà a numero chiuso e verrà trasmessa da Antenna 3 e dalla pagina Facebook di Gente Veneta, al termine della quale ci sarà l’Angelus, l’atto di affidamento alla Madonna della Salute in tempo di pandemia e la benedizione papale con l’indulgenza plenaria a tutti coloro che parteciperanno in diretta all’intera celebrazione. La
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Don Favaro C’è bisogno di speranza per tutti, sarà una festa diffusa nel territorio senza bisogno di spostamenti
Diocesi ha già predisposto un percorso — regolato — di accesso alla chiesa per recarsi davanti all’icona della Madonna nera entrando solo dall’ingresso centrale, proseguendo verso il Seminario e quindi il campo, ma potrebbe essere rivisto in caso di peggioramento delle situazione epidemiologica. L’ordinanza di ieri del governatore del Veneto che limita qualsiasi tipo di assembramento ha di fatto escluso qualsiasi possibilità di pellegrinaggio, la possibile entrata in zona arancio potrebbe eludere quei dubbi rimasti. ( f. b.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 13 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
Sentenza della Corte costituzionale, il presidente del Consiglio di Palazzo Ferro Fini Ciambetti: «Attacco al regionalismo»
Controllo di vicinato, legge veneta bocciata la Consulta: «Sicurezza materia dello Stato» IL VERDETTO
a legge della Regione sul controllo di vicinato è anticostituzionale. Ad affermarlo è la Corte costituzionale, in applicazione dell’articolo 117 della Costituzione che, nel disciplinare le materie su cui lo Stato ha legislazione esclusiva, inserisce proprio l’ordine pubblico e la sicurezza. La sentenza della Consulta è stata depositata ieri e travolge quindi la legge regionale dell'anno scorso che consentiva la nascita dei gruppi di controllo di vicinato, parallela all’istituzione di una vera e propria banca dati per il monitoraggio dei risultati.
L
L’ALTOLÀ
«Spetta solo allo Stato legiferare in materia di sicurezza primaria, cioè nell’attività di prevenzione e repressione dei reati, primariamente affidata alle forze di polizia» sostiene la Consulta nella sua sentenza. Definendo i poteri delle Regioni: «Prevedere interventi a sostegno della sicurezza secondaria, mediante azioni volte a rafforzare nel contesto sociale
una cultura della legalità e a rimuovere le condizioni in cui possono svilupparsi fenomeni di criminalità». Ma quella della Consulta è una chiusura a metà, poiché «nulla vieta alla legge statale di disciplinare direttamente» il controllo di vicinato, già regolato da protocolli di intesa tra prefetture e comuni. IL CONSIGLIO REGIONALE
Immediate sono arrivate le reazioni. Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale, definisce «contraddittorio il comportamento tra gli organi dello Stato. Le prefetture hanno sottoscritto accordo con gli enti locali, mentre lo Stato impugna la legge che li prevedeva innescando il percorso che ha portato alla sentenza di incostituzionalità. È contraddittorio legittimare i rappresentanti dello Stato nel territorio alla stipula di accordi e protocolli e impugnare la legge regionale, «quando è la Regione non a crearli ma a promuoverli e sostenerli, operando come catalizzatore di tali iniziative e mettendoci le risorse». Continua Ciambetti: «Questa legge ha favorito im-
assicurazioni
Alt dell’Ivass a Generali la tranche del dividendo rinviata all’anno venturo TRIESTE
Slitta all'anno prossimo il pagamento della seconda tranche, pari a 0,46 euro per azione, del dividendo di Generali. Il Leone, suo malgrado, deve adeguarsi alle indicazioni dell'Ivass che chiede prudenza, lasciando a secco i suoi azionisti, a partire dai grandi come Mediobanca a Del Vecchio fino alla platea dei piccoli soci, dei 720 milioni che voleva distribuire entro la fine di quest'anno, dopo i 790 mi-
lioni pagati lo scorso maggio con la prima tranche di 0,50 euro. Per tutti, Ivass permettendo, ci sarà da attendere dopo l'assemblea di aprile 2021. E il ceo Philippe Donnet fa sentire la sua voce. A differenza dello stop della Bce valido per tutte le banche, «il regolatore europeo delle assicurazioni Eiopa e le authority locali non sono stati in grado di garantire parità di condizioni», ha tuonato. «Non è accettabile perché così non c'è una
Spinea: il cartello segnaletico sul controllo di vicinato
portanti operazioni di polizia, contribuendo ad aumentare la sicurezza nelle città. È una sentenza che suscita forti perplessità e autentica preoccupazione. La legge veneta è stata cassata, ma il controllo di vicinato rimane» la sua dichiarazione di intenti. «La norma dichiarata anticostituzionale definiva il controllo di vicinato quale
strumento di promozione della sicurezza e della legalità in forza della partecipazione attiva dei cittadini, non autorizzava nessuno a sostituirsi alle forze dell’ordine e in nessun punto delle nostre norme si esautorava, anzi, lo Stato. Noto la coincidenza per troppi aspetti singolare tra questa sentenza, la tentazione di voler inserire
competizione equa» fra compagnie concorrenti. Certo gli effetti della pandemia si sono fatti sentire sui conti di Generali come su quelli delle altre compagnie: nei primi nove mesi l'utile è sceso a 1.297 milioni (-40% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) a causa di svalutazioni e di una serie di oneri straordinari ma l'utile operativo è salito a 4 miliardi (+2,3%) grazie al ramo danni e alla crescita nell' asset management con le recenti acquisizioni. Pur nella «gravità della recessione causata dalla pandemia e l'incertezza circa i tempi della ripresa economica», la ragione «di carattere macroprudenziale» citata dall'Ivass per spiegare l'interpretazione più restrittiva sui dividendi per le assicurazioni italiane rispetto a quanto fatto altrove in
Europa, Generali rimarca di avere una solidità patrimoniale, oltre che di business, che le consente di confermare la cedola. A fine settembre il Solvency Ratio era al 203% ed è poi migliorato portandosi il 9 novembre al 207% scontando poco meno di 2 punti percentuali della sottoscrizione dell'aumento di capitale di Cattolica Assicurazioni e, pro quota, non solo la seconda tranche del dividendo 2019 ma anche della cedola 2020 ipotizzando possa essere pari a quella del passato esercizio, ossia nel complesso pari a oltre 1,5 miliardi. «Generali conferma il piano al 2021 sulla politica dei dividendi impegnandosi a riprendere la distribuzione non appena il regolatore italiano lo consentirà», ha indicato il general manager Frederic De Courtois. —
moda
Fincantieri, giù i margini nessun ordine cancellato
Geox, fatturato in calo gran balzo del digitale
Nei primi nove mesi dell’anno Fincantieri ha conseguito ricavi pari a 3,534 miliardi di euro (4,217 miliardi al 30 settembre 2019) e un Ebitda pari a euro 200 milioni (-34%) che sconta la riduzione dei volumi di produzione dei siti italiani del gruppo (euro 306 milioni al 30 settembre 2019) causa Covid. La perdita di Ebitda è stata calcolata in circa euro 71 milioni.
Nessuna cancellazione degli ordini e avanzamento del programma produttivo rimodulato a seguito del fermo delle attività nei cantieri italiani, verificatosi nel primo semestre dell’anno. Per quanto riguarda il mercato delle crociere è stato revocato «No Sail Order» negli Stati Uniti mentre non c’è stato alcun fermo delle attività in Italia. I principali operatori mondiali stanno pianificando una graduale ripresa in piena sicurezza. —
la gente che va in giro con i manganelli, non un cittadino che vigila sulla sicurezza del quartiere» sintetizza il primo cittadino. «La legge regionale forniva un impianto alle attività di volontariato che si erano palesate nel tempo. Ci dispiace, perché quando una buona iniziativa dei cittadini viene interrotta sembra che si voglia mettere il bavaglio alla democrazia. Questa sentenza non fermerà il controllo di vicinato a Isola Vicentina ma, anzi, lo rinforzerà. Prima ci muovevamo sotto l’egida della legge regionale e del protocollo di intesa della Prefettura; ora proseguiremo in autonomia, come volontariato. Niente ronde o pattugliamenti del territorio: controllo di vicinato è connessione tra i residenti e qualificazione delle segnalazioni». L’ASSOCIAZIONE DEI COMUNI
navalmeccanico
TRIESTE
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MONTEBELLUNA
Il gruppo Geox ha chiuso i primi 9 mesi del 2020 con ricavi in calo del 33,2% a 429,7 milioni di euro, contro i 643 milioni dello stesso periodo del 2019. In crescita invece le vendite nel segmento online, con un +40% nei 9 mesi che diventa +43% nei 10 mesi dopo che a ottobre la performance è stata del +84%. «Stiamo definendo - afferma una nota - un nuovo modello
di business con interventi volti sia ad alleggerire la struttura generale dei costi del Gruppo che a rinvigorirne la produttività. Stiamo investendo nell’integrazione tra canale fisico e digitale, in nuove campagne pubblicitarie tivù, in nuove aperture di negozi nei mercati a maggiore crescita e in ricerca e sviluppo». La posizione finanziaria netta evidenzia un saldo di -84 milioni, rispetto ai -20 milioni dell’anno precedente. —
nella Costituzione il concetto della supremazia statale e il forte attacco al regionalismo a cui stiamo assistendo in questi giorni» la stoccata finale. I SINDACI
Nessun timore di “far west”, dunque. Lo spiega anche Francesco Enrico Gonzo, sindaco di Isola Vicentina. «Il far west è
Più cauta Anci, l’Associazione dei comuni. «Prendiamo atto della sentenza e non entriamo negli aspetti giuridici. È vero, però, che non bisogna abbassare la guardia sul tema della sicurezza e del controllo del territorio». Così il direttore Carlo Rapicavoli: «Commentare una sentenza della Corte Costituzionale è sempre impegnativo e non posso che prenderne atto. Gli enti locali da tempo chiedono un rafforzamento della polizia locale, così da escludere ipotesi di “polizia” dei privati. Servono flessibilità nelle assunzioni e coordinamento tra le forze di polizia».— LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA
le previsioni
Filiera dell’acciaio in attesa del 2021 per poter ripartire VENEZIA
Agire sulla qualità, puntando su prodotti originali, in grado di offrire maggiore valore aggiunto e marginalità, oltre che di minore sostituibilità da parte dei Paesi emergenti, che hanno costi di produzione sensibilmente più bassi. È la ricetta con la quale la siderurgia italiana può mettersi alle spalle un anno negativo come il 2020 e superare i limiti strutturali già emersi negli scorsi anni. È quanto emerge dal report Bilanci d’Acciaio 2020, ideato dall’Ufficio Studi siderweb, realizzato in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università di Brescia. Lo studio parte dall’analisi dei bilanci 2019 (circa 5mila a coprire l’intera filiera, dalla produzione di acciaio e prima trasformazione ai centri servizio, dalla distribuzione al commercio di rottame e ferroleghe, dal taglio e lavorazione della lamiera agli utilizzatori di acciaio), che hanno confermato la solidità delle aziende italiane dell’acciaio, ma anche evidenziato i valori di redditività più bassi dell’ultimo triennio. La situazione è peggiorata negli ultimi mesi dello scorso anno, per poi subire una bru-
sca frenata con lo scoppio della pandemia di Coronavirus. Il fatturato totale delle imprese della parte alta della filiera siderurgica (utilizzatori esclusi) nel 2019 è stato di 58,265 miliardi di euro (-0,6% rispetto al 2018). Per l’anno in corso è atteso un peggioramento generalizzato: il 65% delle imprese siderurgiche ha fatto richiesta di risorse finanziarie per finanziare il circolante (41%) e per gli investimenti (47%). Il recupero è atteso per il 2021: il 74% delle imprese si aspetta un fatturato in crescita, il 16 per cento pensa a un’ulteriore riduzione e il 10 per cento a stabilità. Quanto alle priorità per il prossimo anno, il 25% indica lo sviluppo di accordi di collaborazione strategici con imprese della filiera e il 18% la riorganizzazione degli stabilimenti. «Ora è il tempo per prepararci da protagonisti alla ripartenza», ha detto Emanuele Morandi, presidente di siderweb, «puntando soprattutto l’innalzamento qualitativo per offrire un maggiore valore aggiunto capace di fare la differenza rispetto ai Paesi che puntano su costi di produzione più bassi». — LUIGI DELL’OLIO © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 13 NOVEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario il sottosegretario
Variati «Sì al divieto di movimento tra i Comuni» VENEZIA
ALBINO SALMASO
Dialogo a distanza tra Zaia e il sottosegretario agli Interni Achille Variati. L’ordinanza congiunta di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna per ridurre gli assembramenti è guardata con interesse a Roma. Anzi. Variati ha persino auspicata che venisse introdotto il divieto di trasferimento tra un comune e l’altro. «Il divieto di spostamenti mi sembra un’ottima idea, del resto gli assembramenti ad Asiago, Cortina, Sottomarina e Jesolo dello scorso weekend non li hanno creati i residenti ma chi ha raggiunto le seconde case o ci è andato per farsi la passeggiata», sottolinea Variati. Divieto che, almeno per mano regionale, non è stato posto, forse – è il timore diffuso – perché già incombente in vista dell’odierna ridefinizione geografica. Dopo la prima settimana di restrizioni nazionali, anticipa Achille Variati, «è il momento di passare dalla persuasione alla repressione. Alcuni dati veneti sono gravi e i parametri di valutazione, di tipo epidemiologico e sanitario, sono noti da tempo, per cui le decisioni non saranno politiche, ma basate sull’algoritmo in uso e comunicato 26 settimane fa alle regioni», precisa Variati spegnendo polemiche e malumori. Poi un monito: se si passa dalla fascia gialla a quella arancione il divieto di spostamento vale per tutta la settimana. «Ottima l’idea di bloccare le grandi strutture di vendita nei week end, si copre un vuoto legislativo enorme». Poi un flash sui controlli: dal 3 maggio al 10 novembre, le forze di polizia hanno controllato 662379 persone con 2619 multe. —
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Folla domenica scorsa a passeggio in centro a Treviso. Nei prossimi due fine settimana non sarà possibile frequentare i centri storici per passeggiare nelle piazze
Ora si apre il fronte ristori per le attività danneggiate Le Regioni che hanno aumentato le restrizioni si sono già rivolte al Governo perché al momento i risarcimenti sono legati alle sole zone arancioni e rosse VENEZIA
Il colpo di genio rientra nell’antologia degli aneddoti di Zaia, che forse ha rubato il mestiere a Crozza: il Veneto da domani diventa “zona gialla plus”, cosa assai diversa dalla “zona arancione soft” in cui si vieta ogni spostamento da un Comune all’altro. L’obbligo di restare inchiodati a casa non c’è e se persino il ministro Speranza ha dato il via libera, vuol proprio dire le strade del federalismo delle Regioni sono infinite. Altro che le 23 materie dell’articolo 116 del titolo V della Costituzione: qui siamo all’autonomia fai da te. Con l’asse Zaia-Bonaccini più forte che mai. E siccome il lombardo Fontana è fuori gioco per i clamorosi errori di gestione, il terzo alleato è il friulano Fedriga. Asse Lega-Pd mai vi-
sto. Benedetto dal ministro Boccia e visto come fumo negli occhi da Salvini, clamorosamente fuori gioco dopo l’apertura al dialogo con il governo manifestata da Berlusconi. La firma del ministro Speranza è arrivata dopo l’esame dei 21 parametri imposti dal Cts. Tutto in regola. Il Dpcm Conte consente infatti ai presidenti delle Regioni la facoltà di introdurre provvedimenti più rigidi rispetto a quelli nazionali. In Campania che è in fascia gialla come il Veneto, ad esempio, la didattica a distanza è stata estesa anche alle scuole medie ed elementari e non solo alle superiori. Resta però aperta una questione tutt’altro che irrilevante. I provvedimenti economici del decreto ristori sono previsti per le tre fasce standard: gialla, arancione e rossa con
la classificazione che può cambiare in base alla situazione sanitaria. Il “giallo plus” non c’è. Indice dei contagi (Rt), occupazione dei posti letto e delle terapie intensive, velocità di presa in carico dei pazienti a domicilio. I risarcimenti alle attività economiche sottoposte al lockdown sono legati al livello di rischio della Regione: nella fascia rossa, i negozi non alimentari sono chiusi 24 ore al giorno sette giorni su sette. Assai diverso è il caso del Veneto, che fino ad oggi ha visto penalizzare solo i bar e ristoranti, mentre da domani il giro di vite riguarderà anche i colossi monomarca del tessile, arredamento e informatica. Mentre domenica il black out del commercio sarà quasi totale. E le associazioni di categoria hanno intonato il pianto greco, o meglio il la-
ZAIA E BONACCINI L’EPIDEMIA HA PORTATO UN’INTESA FRA I DUE PRESIDENTI DI REGIONE
È già in programma un incontro sul tema di Conte e dei ministri con Veneto Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia
MATTIUZZO
mento veneto: senza “schei no se campa”. Bisogna quindi trovare rimedio in fretta al vuoto giuridico. Luca Zaia ieri non ne ha parlato diffusamente, ha detto solo che attende il via libera dal presidente Conte per i ristori economici. Qualche ora più tardi, Massimiliano Fedriga, ha spiegato che la «prossima settimana ci sarà una riunione tra Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna con il Governo perché come Regioni abbiamo chiesto che ci sia anche una compensazione di carattere economico per quelle attività che vengono compresse con le nostre ordinanze. Il Governo ha dato disponibilità all’incontro, ci auguriamo di arrivare a una soluzione in tempi rapidissimi. Si tratta di un’ordinanza strutturata, frutto di un approfondito confronto tra le realtà regionali e le decisioni sono state assunte con senso di responsabilità, per tutelare la parte commerciale ed economica e per tutelare la salute», ha concluso Fedriga. Il Nordest apre quindi un negoziato ad hoc con Gualtieri e Conte, nel nome dell’autonomia. Da Palazzo Chigi arriva già un primo segnale: porte aperte al dialogo per lo scostamento di bilancio. —
LA SITUAZIONE ATTUALE dati aggiornati alle 17 di ieri
I guariti sono saliti a 33.780 950 i “negativizzati” in 24 ore
FASE ARANCIONE
VENEZIA
Se la diffusione del virus procede alla velocità attuale, alla volta di domenica sarà superato il “muro” dei centomila positivi al tampone fra la prima e la seconda ondata della pandemia nel Veneto. Ieri altri 3.459 test hanno dato esito positivo, facendo schizzare la somma ben oltre quota novantamila e si tratta di un valore che cresce ultimamente di almeno tremi-
la contagiati al giorno. Per fortuna molti fra loro sono asintomatici, ma il popolo delle persone malate in questo momento aumenta quasi allo stesso ritmo: sono oltre 55 mila, quasi 2.500 in più del giorno precedente. Certamente non progredisce con la stessa velocità il computo dei guariti: dall’inizio dell’epidemia sono infatti 33.780, soltanto 950 le persone che nelle ultime 24 ore osservate hanno chiuso il loro
rapporto con il Covid-19. Osservando più nel dettaglio le persone malate attualmente, sono oltre diecimila nel Padovano, Trevigiano e Vicentino, appena poco meno nel Veronese; 7.724 invece nel Veneziano, 3.330 nel Bellunese e 1.626 nel Rodigino. Con 1.900 ricoverati non critici il Veneto è nella “fase 4 arancione” nella classificazione veneta dell’allarme, diversa e distinta da quella nazionale. —
1.900
223
Ricoverati Covid in ospedale
Ricoverati Covid in terapia intensiva
+73
CROMASIA
il bollettino
+2
92.161 +3.459
55.629 +2.466
2.752 +43
Positivi dal 21/2
Casi attualmente positivi
Deceduti dal 21/2
8 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 13 Novembre 2020
L’epidemianelVicentino
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Lerestrizioniel’impatto sulleattivitàcommerciali
BANCARELLE AL BIVIO. Un tour tra gli ambulanti in centro a Vicenza in attesa delle nuove regole
L’ultimomercatolibero tra paure e conti in rosso «Persoil70percento» L’ordinanzavenetalivietain assenzadimisure decise daisindaci Mailpiattogiàpiange:«Gli anzianiscarseggiano, sonospaventati» Laura Pilastro VICENZA
Un viavai continuo, ma sottotono. Distanziamento rispettato, ma non davanti ai cestoni della merce in super sconto. E la preoccupazione strisciante degli operatori, cui qualche cliente affezionato restituisce il resto, in segno di solidarietà. Nei giorni in cui la tempesta Covid colpisce più duramente, il mercato è lo specchio della crisi e delle incognite, che ieri si respiravano anche tra le bancarelle del giovedì in centro storico. Ultimo giorno prima degli aggiustamenti che proveranno a tenere in vita questo e gli altri appuntamenti con i negozi a cielo aperto, nel cuore della città e nei quartieri. Nella nuova ordinanza del presidente della Regione Luca Zaia, infatti, è previsto lo stop ai mercati in area pubblica, a meno che i Comuni non prevedano delle misure ad hoc per contingentare le presenze ed evitare gli assembramenti. Ed è l’opzione cui sta lavorando palazzo Trissino che dovrebbe tornare ad applicare le stesse restrizioni della scorsa primavera, delimitando l’area degli acquisti e differenziando gli ingressi e le uscite. Un modo per tenere sotto controllo il numero di frequentatori, ma anche certi comportamenti a rischio. Come quelli che si notano subito all’inizio del tour tra i banchi del mercato. Davanti agli espositori con le rimanenze di magazzino e gli articoli a pochi euro, dall’intimo alla cancelleria, i clienti incuranti delle distanze da rispettare si accalcano alla ricerca dell’affare, benché tutti muniti di mascherina. Sull’uso delle protezioni, come sempre, ci
sono i volontari dell’associazione nazionale carabinieri, a vigilare. «C’è ancora qualcuno che le indossa sotto il naso o che le tiene abbassate; gli anziani ci ringraziano quando glielo facciamo notare, i più giovani si indispettiscono», spiega Mauro Gennaro, mentre avanza una ragazza con la mascherina sotto il mento, subito rialzata alla vista della divisa rossa e blu. Qualche operatore si è già organizzato in proprio, esponendo gli immancabili igienizzanti e i cartelli con le disposizioni da osservare e regolando gli accessi all’interno della propria piazzola, grazie a corridoi fai-da-te a senso unico. L’argomento principe delle conversazioni mordi e fuggi è, neanche a dirlo, sempre il Covid. Tutto racconta dei tempi incerti. E chi li vive da commerciante è ancora più avvilito. Luigino Silvestri, storico ambulante, scuote la testa dietro il banco di abbigliamento: «Il mercato è morto, come la città. Io lavoro anche a Padova e a Me-
Mascherinema anchesituazioni dicalcadavanti adalcunicestoni Ivolontarivigilano suicomportamenti Larassegnazione degliambulanti «Sembragià illockdown Nonservono altrelimitazioni»
stre e lì la gente esce di più». Indica il flusso flebile di persone che passa davanti alla sua postazione: «Qui è la catastrofe. Da una quindicina di giorni sembra di stare nel periodo del primo lockdown». «Non ci sono soldi e gli anziani hanno paura», gli fa un cliente che segue la conversazione. «Perché l’amministrazione ha permesso che si tenessero i concerti in settembre, mentre noi siamo dovuti rimanere a casa? Il virus non c’era allora? Ormai qui viviamo la giornata e siamo rassegnati», interviene Valentina, moglie del titolare, che infine riprende la parola per spiegare come dall’inizio della pandemia il calo di affari si aggiri «sul 65-70 per cento» e aggiunge: «Bisogna voler più bene agli ambulanti, lo scriva. Per il Comune è il momento di parlare direttamente con noi operatori, non con le associazioni di categoria che spesso ci mettono davanti al fatto compiuto». Qualche metro più in là, c’è Luca Scalzotto che da ambulante di lungo corso non ha dubbi: «Oggi? C’è il 70 per cento in meno delle presenze rispetto allo scorso giovedì. Non ha nemmeno senso contingentare il numero di persone. Se va avanti così, anticiperemo le svendite, è troppa la paura di rimanere con i magazzini pieni. Alcuni nostri fornitori, ditte di abbigliamento, hanno già fermato la produzione». C’è anche chi mette in guardia i clienti con tanto di cartelli: dietro i prezzi stracciatissimi applicati da qualche operatore potrebbe celarsi della merce usata. Come dire, la situazione è già difficile e la concorrenza sleale è un boccone amaro di cui si fa volentieri a meno. •
Flashincentro
Distanziamentoblando
Almercato in cercadi affari, manon sempredistanziati. FOTOSERVIZIO COLORFOTO ARTIGIANA
LE CONTROMOSSE. Capoluogo allavoro per garantire gli appuntamenti
Transenneecontrolli nel piano salva-banchi Unpo’troppovicini
Ilsindaco di Vicenzavuole scongiurarel’interruzione delleattivitàdi vendita «Sarebbeungrosso danno» VICENZA
Incercadi affari
Controlliin piazza
© RIPRODUZIONERISERVATA
La macchina organizzativa del Comune di Vicenza è all’opera. Obiettivo: tenere in vita i mercati, cambiandone i connotati in ottica anti-contagio. La nuova ordinanza in vigore dalla mezzanotte di oggi fino al 3 dicembre, annunciata ieri dal presidente della Regione Luca Zaia, ha portato alcune novità anche per quanto riguarda il commercio. In particolare, si fa divieto di svolgere i mercati all’aperto se non nei Comuni che abbiano attivato un apposito piano con la previsione della perimetrazione con percorsi guidati, la creazione di varchi di accesso e di uscita e la presenza di un adeguato servizio
Vicenzasta predisponendo dinuovo ilpiano salva-mercati. ARCHIVIO
di vigilanza. Ed ecco che palazzo Trissino ha tutta l’intenzione di intraprendere questa strada. «Stiamo lavorando per consentire il regolare svolgimento dei mercati tradizionali con tutti i banchi in centro storico e in periferia dichiara il sindaco del capoluogo Francesco Rucco - garantendo la massima sicurezza per tutti, operatori e utenti, e osservando le prescrizio-
ni previste così come accaduto durante il lockdown della scorsa primavera. In questo modo vogliamo dare un sostegno agli ambulanti che altrimenti avrebbero un grosso danno alla loro attività». Già nei giorni scorsi il primo cittadino aveva espresso la volontà di agire, in termini di restrizioni, sui mercati, escludendo comunque l’ipotesi di una sospensione per non fiaccare
intenzioni: verremo fermati da agenti con le sembianze del Tom Cruise di “Minority Report”, dove la polizia arrestava i potenziali criminali prima che potessero mettere in atto i loro delitti sulla scorta di premonizioni. Chi stabilirà l’autentico motivo del nostro spericolato giretto in centro? Lo scontrino della libreria sarà un alibi di ferro o un’aggravante? Verremo scagionati dalla lista della spesa in tasca? L’alito di cappuccino o lo zucchero a velo del bombolone sul bavero del cappotto varranno almeno come attenuante? Non c’è molto da scherzare, perché di questo erano farciti i profili social
dei vicentini un’ora dopo l’ultimo editto: fatta la legge, si cercava l’inganno. Magari dopo i contributi per biciclette e monopattini, dal cilindro del governo uscirà un bonus “tappeto volante” per sorvolare le contrade più affollate e planare direttamente sui tavolini di bar che resteranno aperti in attesa di clienti a cui, con le buone o le cattive, viene rivolto l’ordine, anzi, l’esortazione, meglio ancora, la preghiera di restare a casa. Le zone a traffico mai così limitato sono l’ultima frontiera prima del lockdown in questo Veneto sprofondato in cinquanta sfumature di giallo. •
Corsivo
Cinquanta sfumature di giallo nel Veneto orfano della bellezza di G.MARCO MANCASSOLA
E
dunque non sarà la bellezza a salvarci. Di sicuro non ci servirà per compilare un’autocertificazione dopo l’ordinanza che ci colloca in zona “gialla plus” (copyright di Luca Zaia). Non potrete giustificare la vostra presenza in centro
storico chiarendo che desideravate solo ristorare l’anima rimirando le ardite architetture palladiane. Potete cavarvela dimostrando di aver acquistato un paio di mutande, ma meglio non rischiare di farsi sorprendere a fotografare la Basilica; potrebbe non essere un buon motivo per schivare la maxi multa e il nuovissimo capo di imputa-
zione sanitaria: la passeggiata in centro storico. Bersaglio dell’ultima crociata anticovid è dunque il flaneur, per dirla con Baudelaire, ovvero l’arte del girovagare per le strade e le piazze delle città senza meta, attratti da profumi, colori, emozioni. Chissà cosa avrebbe risposto ai gendarmi Goethe nella tappa vicentina del suo Viaggio in Ita-
lia mentre spiluccando pigramente acini da un grappolo d’uva confessava l’impossibilità di descrivere l’impressione che suscita la vista del capolavoro palladiano. Chissà cosa avrebbe annotato sul suo diario una volta accompagnato a forza in periferia: già, perché non ci restano che le tangenziali e le zone produttive per fare due passi senza fingere di avere compere da fare. A proposito, un abbraccio alle guide turistiche e agli uffici di promozione territoriale, tanto per cominciare: hanno certamente avuto giorni migliori. Non è semplice governare, in tempi di pandemia, ma non è semplice
nemmeno essere governati. Se servono sacrifici per placare la corsa del virus, i sacrifici si fanno, a patto di chiamare le cose con il loro nome. In questa seconda ondata dello tsunami Covid, al contrario, sembra impopolare vietare esplicitamente, dire no. Le nuove ordinanze sono antologie di bizantinismi che consentono benevolmente, vietando implicitamente per sottrazione, con acrobazie linguistiche da Cirque du soleil per esorcizzare il secondo lockdown. In questo balletto sulle note di “io vorrei, non vorrei, ma se vuoi”, una vasca in corso Palladio rischia di trasformarsi in un processo alle
6 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 13 Novembre 2020
IlVenetoelalottaalvirus
Ieriesaminati 17 mila tamponi:950nuovi“negativizzati”
«Circail30%deidecessidaCovidpresentavanoanchemicrorganismi multiresistenti: si dovrà indagare la concausa di aggravamento sino allamortediquestipazientiperpatogenesilegatiadeventualiinfezionisostenute daquestimicrorganismi multiresistenti».Così PierangeloClerici, presidenteAmcli epresidenteFismelab, aMotore Sanità.
ALTROFRONTE SULCOVID
Microrganismimolto resistenti nei decessi
ZAIAVARALA NUOVA ORDINANZA. Dadomani scattanoregolepiù severecondivise conEmilia e Friuliperevitare siaassembramenti nel weekend sia“zone arancioni”
Stopachivaafarelapasseggiataincentro Enientepiùspritzinpiedineanchenelpomeriggio «Previstemulte,maquestononè“guardieeladri” Vogliamosoloconvinceretuttiaproteggersidalvirus» INVIATA A VENEZIA
Mascherina obbligatoria, sempre quando si è fuori, vie e piazze del centro vietate, tranne ai residenti, e spritz solo da seduti dalle 15 alle 18. Altrimenti è multa. «Con questa ordinanza il Veneto diventa una sorta di “zona gialla plus”». Così il governatore, Luca Zaia, ieri all’unità di crisi di Marghera, ha spiegato i contenuti delle nuove regole che ha scritto con i colleghi del Friuli Venezia Giulia e dell’Emilia Romagna, sentendo anche le esigenze dei sindaci del Veneto. Una serie di novità che entreranno in vigore da domani fino al 22 novembre (salvo cambiamenti di scenario del Dpcm) e che trovano già l’avvallo ufficiale del ministro della Salute, Roberto Speranza. Si tratta forse di un modo per evitare il passaggio da zona gialla ad arancione di cui oggi la cabina regia del Governo dovrebbe iniziare a discutere? Zaia è certo: «I dati sono eloquenti e in Veneto la situazione negli ospedali è sotto controllo. Noi queste misure le abbiamo decise a prescindere dagli scenari del governo. Al momento, poi, non ho notizie di passaggi di fascia. Comunque, l’ordinanza rappresenta già una piccola anticipazione delle restrizioni dello scenario arancione». E specifica: «Il provvedimento nasce da una mia iniziativa - dichiara - e non rappresenta la volontà di voler giocare a guardie e ladri. Arriva come segno dei tempi perché serve una stretta a fronte di una sempre più importante pressione sugli ospedali e sui nostri sanitari che sono degli eroi al fronte. Non vuole essere quindi un atto di prevaricazione, ma serve per rimettere in fila i principi fondanti della collaborazione dei cittadini. Altrimenti non ne andiamo fuori». Ecco le novità. MASCHERINA. Nell’ordinanza
è scritto nero su bianco: “È
obbligatorio l’uso corretto della mascherina fuori dall’abitazione”. Sono confermate le eccezioni note: i bambini al di sotto dei 6 anni e persone con particolari problemi di salute o disabili. E ancora. Chi svolge un’intensa attività fisica, cioè chi corre: appena terminata, però, serve subito indossarla. Non solo. Si specifica anche che “se si dovesse abbassare momentaneamente la mascherina per la consumare cibo, bevande o per fumare, dovrà essere assicurata una distanza minima di un metro”. È obbligatoria anche per salire nei mezzi pubblici. «NO ALLO STRUSCIO». L’altra
importante novità riguarda la mobilità. Dopo lo scorso fine settimana, con assembramenti da record nelle piazze e non solo, Zaia aveva annunciato il giro di vite. E, puntuale, è arrivato. «Con questo provvedimento cerchiamo di intercettare gli “irriducibili“. Ed è un po’ un fallimento sapendo che la maggioranza dei veneti si comporta bene. Insomma, in un mondo dove si rispettano le regole non servirebbe. La mia quindi è più una preghiera, una raccomandazione perché altrimenti se andiamo avanti così arriviamo al blocco totale». E quindi? «Da sabato niente “vasca” in centro - scandisce -. Niente “struscio” in piazza. E non si affollano le spiagge o località turistiche di mare, montagna o lago che solitamente sono piene. In questi luoghi ci potranno andare solo i residenti. Attenzione, questi sono veri e propri divieti ammonisce - e a chi non li rispetta potrà essere elevata una multa da 400 a mille eu-
«Alsupermercato chiediamodi riservareleprime dueoredelgiorno aglianziani.Edopo unoperfamiglia»
ro, come dice il dispositivo nazionale». Quindi, dove si può andare? “È consentito - si legge nell’ordinanza - svolgere attività sportiva, motoria e passeggiate all’aperto nei parchi pubblici, nelle aree verdi, rurali e periferiche dove accessibili, purché nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e un metro per ogni altra attività”. Continua Zaia: «La passeggiata al lago di Fimon? Ci vai se sai che non c’è ’na sagra. Nel dubbio? Resta a casa». Insomma, camminata e corsetta, sì, ma lontano dai luoghi affollati. AL SUPERMERCATO. E anco-
ra. “L’accesso ai punti vendita di generi alimentari è consentito solo a una persona per nucleo familiare”. Ma si possono accompagnare non autosufficienti o persone con difficoltà motorie o minori di 14 anni. Invece, è fortemente raccomandato agli esercenti di riservare l’accesso agli esercizi commerciali agli over 65 nelle prime due ore di apertura. «Chiediamo - ha precisato Zaia - a chi non appartiene a questa categoria di non andare a fare la spesa in quegli orari per consentire, invece, agli anziani che sono più a rischio di non venire a contatto con i grandi diffusori, di solito positivi asintomatici». ALBARDALLE15SEDUTI. E an-
cora. Dalle 15 alle 18 per ristoranti e bar che prevedono la consumazione arriva la stretta: sarà possibile solo da seduti su posti regolarmente collocati. Questo per evitare assembramenti da spritz, particolarmente pericolosi visto che, l’abbassare la mascherina per bere o mangiare qualcosa, potrebbe rappresentare la porta di entrata per il virus. È vietata poi la consumazione su area pubblica: «Quindi – traduce Zaia – se si prende un trancio di pizza e lo si mangia in macchina bene, altrimenti niente». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Vietate passeggiate all'aperto, attività sportiva e motoria in strade e piazze del centro storico delle città e delle località turistiche, oltre che di aree solitamente affollate Obbligo di mascherina all'aperto sempre, eccetto che per bimbi e per chi fa attività sportiva o ha patologie particolari
Nei negozi e supermercati entra una sola persona per famiglia (eccetto minori e persone in difficoltà) Mercati ambulanti chiusi, salvo non ci sia un apposito regolamento comunale
L’EGO-HUB
Cristina Giacomuzzo
Ecco le nuove regole in vigore da stasera a mezzanotte
Alle elementari e medie stop a lezioni di ginnastica, canto e strumenti a fiato
Piero Erle
«Mancano circa 10 mila operatori tra infermieri e oss-operatori sociosanitari. E la situazione, già carente nell’attività ordinaria, è peggiorata con la pandemia: già ora è difficile la situazione nelle case di riposo, specie private». È la denuncia diffusa ieri dalla Cisl Veneto con il segretario Gianfranco Refosco e i segretari di categoria.
«I nodi vengono sempre al pettine», rimarca Refosco. E tra i 34 mila attuali infermieri, che perderanno anche circa 600 pensionati, il fabbisogno salirà: la carenza è di 8 mila persone. E 2 mila sono gli oss operatori socio sanitari che mancano rispetto agli attuali 35.600 (di cui 12 mila hanno più di 55 anni). Non c’è stata una programmazione idonea, ma la Cisl sottolinea anche che queste professioni attraggono poco perché
Il sabato e la domenica sono chiuse tutte le medie e grandi strutture di vendita, eccetto che alimentari, edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie La domenica chiusi tutti i negozi eccetto alimentari, edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie Alle gare sportive gli atleti e gli accompagnatori provenienti da altre regioni devono aver fatto un tampone con esito negativo al massimo tre giorni prima
FOCUS. Outletfermi da sabato edomenicapurei negozi divicinato
Nientepiù shopping nelfine settimana Ilpresidente: «Sì aristori economicinazionali» Ascuola vietate lezioni dimotoria,flautoe canto
scuole primarie e secondarie sono sospese le ore di attività motoria, di canto e di strumenti a fiato. «Una indicazione che ci arriva dalla comunità scientifica», motiva Zaia.
Arriva la stretta per le attività commerciali. Stop allo shopping. «Ma sono in arrivo anche i ristori», promette Zaia. Non sono toccati dall’ordinanza: alimentari, edicolanti, tabaccherie e farmacie.
Ilpresidente Zaia tragli assessori Lanzarine Bottacin
MERCATI. Nel provvedimento
ATTIVITÀ COMMERCIALI. Nei
firmato ieri da Zaia e che entrerà in vigore domani il commercio all’aperto viene vietato. Può svolgersi solo nei Comuni dove è stato adottato un apposito piano. In pratica, si torna alle norme dello scorso marzo quando i mercati dovevano essere perimetrati e dovevano avere varchi di entrata e di uscita separati e personale di sorveglianza per verificare la distanza sociale e il controllo contro gli assembramenti.
do sul contratto per la figura dell’oss “specializzato”). Primo: «Potenziare la formazione con più posti per laurea infermieristica e per futuri oss». Secondo: «Integrare il personale delle Ipab nel sistema socio-sanitario pubblico, mentre invece la riforma delle Ipab è ferma in Regione da decenni». Terzo: imporre un nuovo accreditamento ai privati che preveda «il pieno rispetto dei contratti nazionali, invece dell’attuale dumping contrattuale». Quarto: attuare una libertà di assunzione dei lavoratori stranieri superando le barriere burocratiche attuali. Quinto: in-
non esiste che i ristori siano garantiti alle attività chiuse con Dpcm e non ci siano per quelle chiuse con ordinanza regionale». Poco dopo il governatore del Friuli, Massimiliano Fedriga, confermava: «La settimana prossima si terrà il tavolo tra Governo e le 3 Regioni dell’ordinanza». A SCUOLA. Altra novità. Nelle
TPLESPORT. Non solo. L’ordi-
fine settimana, poi, stop agli assembramenti da shopping. Il nuovo provvedimento prevede che il sabato resteranno chiuse le grandi e medie strutture di vendita, i centri commerciali, i complessi commerciali, i parchi commerciali e gli outlet. Insomma, tutto. Si salvano solo generi alimentari, farmacie e parafarmacie tabaccherie ed edicole. Alla domenica mantengono le saracinesche chiuse tutti gli altri negozi: è vietata la
«Mancano10 milaoperatori sanitari» Etra gli8 rimedi propostic’è il“secondoimpiego”nelle Rsa
Vietata la consumazione di cibo e bevande all'aperto (eccetto tavolini degli esercizi commerciali)
Fonte: Regione Veneto
LA DENUNCIA DELLA CISL REGIONALE. «La carenza è stata acuita dalla pandemia: servono 8 mila infermieri e 2 mila oss»
sono spesso precarie e non pagate bene, senza tener conto che qui ci sono “barriere verso il personale straniero con titoli equipollenti”, e che è calata anche la migrazione di lavoratori dal sud. A soffrire di più poi sono le case di riposo private, perché appena può il personale emigra verso quelle pubbliche. In più il 2% circa di operatori ora è fermo per infezione da SarsCov2. Cosa fare? La Cisl elenca una serie di 8 proposte che in parte si incrociano anche con quelle che le Regioni hanno appena inviato sul tavolo del Governo (ma ci sono differenze: ad esempio non c’è accor-
Dalle 15 è vietato consumare ai bar se non si è seduti a un tavolo
trodurre meccanismi di incentivi per spingere chi è andato in pensione a tornare al lavoro in questo momento di emergenza Covid (sgravi fiscali, o altro) e per rimandare la quiescenza di chi potrebbe andarci. Sesto, trovare un accordo sindacale per il “secondo impiego” di operatori in case di riposo. Settimo: inserire incentivi di welfare e servizi per spingere i lavoratori attuali a restare in Veneto. Ottavo: iniziare a integrare nel sistema socio-sanitario le badanti. Per tutto questo si chiede un tavolo della Regione con tutte le parti sociali. • © RIPRODUZIONERISERVATA
vendita anche negli esercizi di vicinato al chiuso o su area pubblica. La vendita a domicilio è “consentita e fortemente raccomandata”. RISTORI. Insomma, tornano i
tempi duri per le attività commerciali. E il presidente Zaia ne è conscio: «Per le attività chiuse non posso dare garanzie certe - ha dichiarato dall’unità di crisi -, ma abbiamo avanzato precise richieste al Governo. Per ora c’è solo l’intesa generale per degli aiuti:
nanza indica anche la capienza massima consentita per i mezzi del trasporto pubblico di ogni genere che è pari al 50%. Quindi, tutti i programmi di gestione delle corse, andranno ridimensionati in base a questa indicazione. Altra novità riguarda, infine, le competizioni sportive. Spiega Zaia: «Gli eventi sportivi che erano consentiti dal Dpcm potranno essere svolti solo con tampone con esito negativo non precedente a 72 ore. E vale per gli atleti, ma anche per tutto lo staff che segue la squadra». • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA
Superatii 90 milacasi Ricoverirecord:sono1900 Casigravi+2.Altri43morti È salito a quota 1900 il numero di “ricoveri Covid” nei reparti medici degli ospedali: una cifra mai vista prima, tenendo anche conto che in parallelo ci sono state 108 persone dimesse perchè ormai guarite . Sono stati 73 in più rispetto all’altra sera, e forse questo indica un leggero rallentamento nella crescita dell’ultima settimana. Anche in terapia intensiva si è giunti a 223 ricoverati Covid (per cui il totale è di
ben 2123), con un +2 che indicherebbe un rallentamento nella terribile corsa degli ultimi tempi. Purtroppo il Veneto ha registrato ieri ancora 43 nuovi lutti legati al SarsCov2: il Veronese piange altri 10 lutti e poi a seguire a ruota le altre province. Anche il conto dei nuovi positivi ha visto ieri un nuovo balzo molto forte: +3459 casi in 24 ore: è stata fondata quota 90 mila casi dall’inizio della pandemia. •
IV
Primo Piano
Venerdì 13 Novembre 2020 www.gazzettino.it
Il virus, la situazione
I giorni peggiori E nelle farmacie non si trovano più saturimetri Cinque morti, 361 nuovi contagi e 322 pazienti ricoverati Davanti all’Angelo di Mestre un tendone per i famigliari `
IL BILANCIO VENEZIA Il virus continua la sua avanzata e nel giorno della nuova ordinanza del presidente della Regione Luca Zaia si aggiungono 5 nuovi decessi a quello che, ogni giorno di più, sembra un bollettino di guerra. E i cittadini stanno correndo ai ripari, come consigliato anche dal Cts: dalle farmacie sono praticamente andati a ruba i saturimetri. Il trend sembra essere tornato ai ritmi di aprile anche nella più nera delle statistiche, considerando che in questa ultima settimana le vittime per (o con) covid nel Veneziano sono state 38, una media di oltre 5 al giorno (portando a 435 il totale dall’inizio della pandemia). L’altra statistica da campanello d’allarme è quella dei ricoveri: in primavera si era arrivati a un picco di 308 il 31 marzo. Cifra già ampiamente superata martedì (322) e mercoledì (336). La terza peggior giornata in assoluto è stata quella di ieri con 322 persone in ospedale tra area non critica e terapia intensiva: 56 a Mestre (9 in terapia intensiva), 29 a Venezia (3), 7 a Mirano (2), 113 a Dolo (14), 13 a Chioggia (1), 1 a Noale, 13 a Villa Salus, 1 al Fatebenefratelli, 33 a Jesolo (5), 1 a San Donà (in terapia intensiva), 2 a Portogruaro (1). Al momento sono 7.724 i positivi (0,89 per cento): i nuovi
IL PUNTO VENEZIA Ne mancano 10 mila. Infermieri e operatori socio-sanitari che in Veneto non ci sono, con una tendenza al peggioramento esponenziale nei prossimi mesi, quando il rischio di collasso per molti servizi è drammaticamente concreto. A fotografare questa situazione la Cisl regionale («Sono dati rispetto alla normalità», precisa Alessandro Peruzzi, dirigente Funzione pubblica), con un report che sottolinea come la pandemia abbia reso più evidente la carenza di personale, a cui adesso si cerca di porre rimedio con blocco delle ferie, straordinari, aumento dei carichi di lavoro e riduzione dei servizi. «La carenza sta complicando anche quel minimo di contatto che gli ospiti avevano con i propri affetti tramite cellulari e tablet - commenta la segretaria generale dei pensionati Vanna Giantin - La Regione crei un coordinamento delle strutture pubbliche e private». Non solo medici, dunque, ma anche due figure professionali sempre più introvabili e strategiche per il funzionamento di ospedali, ca-
contagi di ieri sono stati 361, su un totale dall’inizio della pandemia di 13.263. Ieri all’ospedale dell’Angelo di Mestre, per evitare assembramenti in pronto soccorso, è stato allestito un tendone all’esterno per contenere i parenti dei ricoverati (non covid, ma per quanto riguarda le altre degenze).
CASE DI RIPOSO E SCUOLE In questo momento la massi-
ma attenzione va alle persone più fragili e più a rischio: gli anziani. La situazione nelle case di riposo, rispetto ad aprile, è migliorata. Stando ai dati dell’ulss 3, infatti, ad aprile era positivo un ospite su dieci: 315 contagiati e degenti in strutture, 34 ricoverati in ospedale. A ieri, invece, il dato è sensibilmente calato: 204 totali i positivi in struttura, con una percentuale di positivi sul totale del 6,4%.
ALL’ANGELO Ieri davanti all’ospedale di Mestre, per evitare assembramenti in pronto soccorso, è stato allestito un tendone all’esterno per i parenti dei ricoverati non Covid
Il caso Geriatria
Focolaio a Chioggia, interrogazione del Pd
FARMACISTI La presidente Piumelli
LA PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI FARMACISTI: «ESAURITI GLI STRUMENTI PER MISURARE IL LIVELLO DI OSSIGENO»
Focolaio in ospedale a Chioggia, interrogazione dei consiglieri regionali Jonathan Montanariello e Francesca Zottis. «Il numero dei ricoverati con il virus è destinato ad aumentare scrivono i due consiglieri - e perciò, anche a nome dei tanti cittadini preoccupati, chiediamo di conoscere quali misure siano state adottate per proteggere pazienti e operatori sanitari, scongiurando il rischio di un
eventuale focolaio». In attesa della risposta dei destinatari dell’interrogazione (l’assessora Manuela Lanzarin e il governatore Luca Zaia) è arrivata quella dell’Ulss 3 Serenissima: «Dopo la visita di un familiare risultato poi positivo al Coronavirus, si sono riscontrati alcuni contagi al reparto di Geriatria di Chioggia. Il piccolo focolaio all’interno del reparto riguarda 7 pazienti, che sono
stati correttamente isolati in un’area ad hoc, l’ala ovest del quinto piano, distanti dai pazienti negativi dell’ala est. Nel frattempo, all’ospedale di Chioggia in questi giorni sono giunti 8 pazienti positivi al Coronavirus che necessitavano di ricovero. Questi, che nulla hanno a che fare con il focolaio, sono stati collocati in sicurezza nella stessa area dei 7 pazienti geriatrici positivi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’altro fronte, sempre caldo, è quello delle scuole. Al momento le classi dell’area Ulss 3 con almeno un alunno trovato positivo sono 175 (su un totale di 449 dall’inizio dell’anno scolastico). Ci sono 14 focolai, 118 alunni e 55 docenti positivi e 21 in quarantena. Le classi coinvolte sono principalmente nel comune di Venezia (117) ma si registrano diversi casi anche nel resto della città metropolitana: 2 a Campolongo, 6 a Camponogara, 1 a Cavarzere, 8 a Chioggia, 3 a Dolo, 2 a Fiesso, 4 a Marcon, 3 a Martellago, 9 a Mira, 4 a Mirano, 1 a Noale, 1 a Pianiga, 1 a Santa Maria di Sala, 8 a Salzano, 3 a Spinea e 2 a Vigonovo. Al momento le classi con almeno un alunno positivo sono 28 nella scuola dell’infanzia, 57 nella scuola primaria, 35 alle medie e 52 alle superiori. Tre, inoltre, alle scuole serali. L’ulss 3 ha effettuato il tampone a 6.461 alunni e 836 docenti.
LO STUDIO Secondo il rapporto della Cisl regionale, nel Veneto mancano non soltanto i medici ma ben diecimila tra infermieri e operatori sociosanitari
Allarme Cisl: «Infermieri e operatori sociosanitari Ne mancano diecimila» se di cura e di riposo, distretti, medicina territoriale, strutture per disabili e poliambulatori. Attualmente gli infermieri occupati sono 34 mila (con 600 pensionamenti nel 2019), di cui 24 mila nella Sanità pubblica, 6.500 in quella privata e 3.500 nelle case di riposo. A fronte di questi numeri l’analisi calcola un fabbisogno di 8 mila unità, che si aggiungono alle 2 mila relative alla mancanza di Oss, che oggi vedono 35.600 occupati (8 su 10 donne, 12 mila sopra i 55 anni e 4 mila formati nel triennio
IL SINDACATO HA MONITORATO LA SITUAZIONE NEL VENETO DELLE STRUTTURE ASSISTENZIALI
SINDACALISTA Vanna Giantin
2017-2019), di cui 8.600 nel pubblico, 23 mila nelle strutture per anziani e 400 negli ambiti disabilità, assistenza domiciliare e Sanità privata. Nel primo semestre 2020 le assunzioni nel pubblico sono 3.040 (1.555 nel 2019), con un saldo rispetto alle cessazioni di 1.380 unità (410 l’anno scorso), mentre nel privato il dato è 3.505 (3.460 nel 2019), con il saldo pari a -255 (dodici mesi fa era 455). Secondo lo studio le cause di queste criticità, oltre alla pandemia, sono riconducibili all’insufficiente programmazione formativa («Vale anche per i medici»), scarsa attrattività professionale dovuta al precariato e alle condizioni economiche nel privato che provocano la migrazione al più sicuro pubblico, barriere verso il personale straniero, minore immigrazione dal Mezzogiorno che adesso assume mentre il Veneto offre poco ai non re-
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«TRA LE SOLUZIONI INTEGRARE GLI IPAB NEL SISTEMA PUBBLICO, ASSUMERE STRANIERI, POTENZIARE LA FORMAZIONE»
sidenti, elevata presenza di lavoratori anziani e di quelli che anticipano il pensionamento (nel 2019 gli infermieri pensionati dal pubblico sono 400). «Il Veneto paga non aver agito in prospettiva - dice Maurizia Rizzo, segretaria generale Fisascat ogni giorno si accentua il pro-
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Primo Piano
Venerdì 13 Novembre 2020 www.gazzettino.it
Tamponi, l’Ulss 4 modifica gli accessi a Portogruaro Decisi nuovi percorsi all’esterno dell’ex Silos `Primi casi di positività alla casa di riposo di Caorle: per tutelare i soggetti deboli: risposte veloci 9 ospiti e una dipendente. Avviato piano di emergenza `
distanza di qualche giorno. Terminato lo screening, l’utente prosegue nell’apposita uscita, separata dagli altri percorsi in modo da non entrare mai in contatto con l’utenza che impegna la sede all’ex Silos. Il Covid- point di via Zappetti è aperto tutti i giorni, dalle 7 alle 13. L’accesso avviene con impegnativa del medico, invito formulato dal Servizio Igiene e Sanità Pubblica o dai vari referenti Covid delle scuole. Ai consueti orari è stato aggiunto recentemente anche un orario supplementare pomeridiano, dalle 14 alle 18. Lo staff è costituito da 2 operatori socio sanitari, 2 infermieri e 1 medico.
VENETO ORIENTALE
SATURIMETRI ESAURITI Intanto, dopo l’appello del Comitato tecnico scientifico, è scattata la caccia al saturimetro. Lo strumento che permette di individuare subito un’insufficienza respiratoria, infatti, secondo il Cts dovrebbe entrare in tutte le case, proprio come il termometro. «È un articolo che è praticamente sparito dal mercato, stiamo faticando molto a reperirne di nuovi», spiega Emma Immacolata Piumelli, presidente dell’ordine dei farmacisti. «Il problema mascherine invece non c’è più: tutti hanno forniture in abbondanza e si trovano a prezzi equi», continua. Il vero problema, però, è quello relativo alle bombole di ossigeno, tanto che Piumelli rivolge un appello: «Chi l’ha terminata la riporti in farmacia perché al momento non ce ne sono più». Davide Tamiello © RIPRODUZIONE RISERVATA
blema, da ieri a oggi abbiamo il 2% di forze in meno». Per ovviare a queste difficoltà la Cisl propone infatti delle soluzioni immediate rivolte però al medio-lungo periodo, come potenziare la formazione («Farlo subito per coglierne i frutti non prima di tre anni per gli infermieri
Nuova organizzazione al Covid point di Portogruaro. In questi giorni l’Ulss 4 ha rivisto l’organizzazione dell’area esterna dell’ex Silos predisposta per effettuare i tamponi, realizzando un apposito percorso di accesso verso i tre ambulatori-container: uno per l’accettazione, uno per la realizzazione dei test e il terzo per la refertazione degli esiti. Il nuovo percorso è stato pensato per venire incontro all’utenza che deve eseguire il tampone, tutelando soggetti fragili e donne in gravidanza, agevolando il più possibile la velocità nell’esecuzione degli screening e, in vista dell’inverno, al riparo dalle basse temperature. «Eseguiamo quasi 300 tamponi al giorno. Per venire incontro alle esigenze dei cittadini - spiega Corrado Benetti, coordinatore infermieristico dell’Ulss 4 - abbiamo predisposto una comoda modalità di entrata alla tensostruttura, coperta e rispettosa di tutte le norme di sicurezza. L’accesso agli ambulatori è prioritario per bambini, donne in gravidanza e persone con disabilità, accorciando per loro la tempistica di attesa».
COME FUNZIONA L’utente, giunto all’ex Silos deve seguire gli appositi cartelli. Ogni persona staziona almeno a un metro di distanza e sono posizionate anche delle sedie per anziani o donne in dolce attesa. Dopo il passaggio all’accettazione, che rilascia un ticket personale, l’utente effettua il test in uno dei due ambulatori predisposti. In caso di tampone rapido, dopo 15 minuti l’utente riceve l’esito del test. Nel caso di tampone molecolare, questo viene invece inviato ai laboratori di riferimento con risposta fornita a
e un anno per gli Oss»), integrare gli Ipab nel sistema socio-sanitario pubblico, rinnovare gli accreditamenti del privato rispettando le norme contrattuali per evitare i passaggi, assumere lavoratori stranieri, incentivare la prosecuzione del lavoro con agevolazioni fiscali, accordarsi per un secondo impiego tutelando il riposo, migliorare il welfare per i lavoratori del sud. E poi le badanti (46 mila compresa l’emersione), che non dovranno più essere emarginate dal sistema socio-assistenziale. Su questi temi il sindacato chiede un confronto con Regione, università, enti di formazione, rappresentanze dei lavoratori e dei privati, sottolineando la necessità di ricorrere al Mes e proiettandosi anche verso il vaccino, sostenendo come il Veneto per iniettarlo a tutti in 12 mesi, con 5 minuti d’intervento per 2 volte, necessiti di 600 lavoratori dedicati. «Dunque programmare per tempo – conclude Gianfranco Refosco, segretario generale Cisl - per non ritrovarsi con il vaccino ma senza personale che lo possa somministrare». Luca Bagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
FOCOLAIO A CAORLE
collegamento tra i due episodi, assicura Susanna, poiché i due dipendenti lavoravano in uffici diversi. «Ora ciascuno di noi deve fare la sua parte in modo da contenere i contagi e preservare la sicurezza di tutti» - ribadisce Susanna, ringraziando il direttore generale dell’Ulss 4 Carlo Bramezza e il dottor Luigi Nicolardi per l’esecuzione dei tamponi in tempi brevi. E.Fur.
Intanto la casa di riposo “Don Moschetta” di Caorle è alle prese con il Covid: ad oggi sono 9 i pazienti e una dipendente ad essere risultati positivi al tampone rapido. Dopo aver superato senza contagi la prima ondata, sono purtroppo arrivati i primi casi. All’esito del primo test rapido un’ospite è risultata positiva ed è stata posta subito nell’area covid della casa di riposo. Gli amministratori dell’azienda speciale hanno applicato il protocollo d’emergenza per evitare il possibile insorgere di focolai, di fatto “blindando” la casa di riposo: tutti gli ospiti sono stati precauzionalmente “confinati” nelle rispettive stanze, mentre l’intero personale ha da subito utilizzato i dispositivi di protezione. Purtroppo il coronavirus aveva già circolato all’interno della struttura. E infatti ieri, all’esito di un’altra verifica generale di tutti i pazienti, sono emersi altri otto casi positivi, per ora asintomatici. Nel frattempo per evitare ulteriori contagi la casa di riposo è stata divisa in quattro aree: zona Covid per i contagiati, contatti diretti dei contagiati, contatti di contatti e soggetti che non hanno avuto contatti con i positivi. (T.Inf.) (R.Cop.)
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OSPEDALE DI PORTOGRUARO Sono previste modifiche per alcuni servizi collegati al Covid
A Musile un impiegato positivo
In Comune test a tutti e pure al sindaco: negativi A Musile tamponi a tutti i dipendenti comunali ed anche al sindaco Silvia Susanna dopo che un impiegato è stato trovato positivo al Covid. Ieri mattina, nella sala consiliare, personale dell’Ulss 4 ha effettuato il test rapido a una quarantina di addetti. Tutti sono risultati negativi, compreso il sindaco Susanna. All’appello mancano quattro dipendenti, che non erano presenti e che dovranno andare a fare il test al punto tamponi di San Donà prima di
LUTTO SCORZÈ A un anno di distanza della morte della moglie mercoledì mattina è mancato all’età di 85 anni l’ex consigliere comunale Pietro Luise deceduto per un arresto cardiorespiratorio nella sua abitazione di via Manzoni. Pietro Luise è stato consigliere comunale tra le fila della Democrazia Cristiana durante l’amministrazione 1970-75 di Vittorio, detto Pino, Boscaro e durante la sua vita lavorativa ha svolto anche l’attività di sindacalista alla Montedison di Marghera. Micologo per passione faceva parte del gruppo “Amici Micologi Mirano” che frequentava assiduamente anche con la moglie con cui andava spesso a raccogliere funghi. «Già in precedenza circa due anni fa - spiega la figlia Luana – mio padre è stato colpito da una medesima crisi cardiorespiratoria. Verso le 24 di sabato della settimana scorsa è andato in bagno ma è scivolato a terra e ha subito perso conoscenza. Abbiamo immediatamente chiamato il 118 ma ce l’anno rin-
poter tornare al lavoro. Si è trattato di un accertamento precauzionale e per la sicurezza degli operatori municipali, in seguito al riscontro positivo, questa settimana, comedetto, di un dipendente. A dire il vero in municipio giorni fa si era verificato un altro caso, quando un impiegato era stato contagiato dalla moglie, risultato negativo finché era in Comune e che si trovava già in quarantena quando ha avuto l’esito positivo. Nessun
Scorzè, è morto l’ex consigliere Pietro Luise
EX POLITICO Pietro Luise
AVEVA 85 ANNI ED ERA STATO SINDACALISTA IN MONTEDISON E APPASSIONATO MICOLOGO
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viato a casa subito l’indomani dopo il ricovero al pronto soccorso. Per prassi gli hanno fatto subito il tampone Covid che pare sia risultato positivo». «Sì, mio padre aveva avuto qualche linea di febbre giovedì della settimana precedente ma si pensava, come ogni anno accadeva, che fosse stata causata dal vaccino antinfluenzale e quello contro lo pneumococco - racconta il figlio più anziano Nicola – Ma non pensavamo che ce lo mandassero a casa con le costole rotte dovute alla
È DECEDUTO A CASA PROPRIA IL FIGLIO NICOLA: «LO HANNO DIMESSO DALL’OSPEDALE TROPPO PRESTO»
caduta. Per di più di doverci rivolgere al medico di base per gli antibiotici senza la possibilità di avere una bombola di ossigeno per una eventuale ossigenoterapia domiciliare visto il suo stato di difficoltà respiratoria durante il ricovero. Credo che lo abbiano subito dimesso per porlo in quarantena Covid a casa tralasciando così di appurare se ci fossero altre patologie in atto, quelle dovute alla caduta in bagno o il pericolo di un ennesimo arresto cardiorespiratorio come in realtà è successo». I funerali di Pietro Luise si svolgeranno nella chiesa arcipretale di Scorzè mercoledì 18 novembre alle 10.30, ovvero trascorso il periodo di quarantena anche per i familiari che gli sono stati accanto. Luise Lascia i figli Luana, Nicola e Luca, quest’ultimo da 24 anni a Hong Kong per lavoro, e i numerosi nipoti. L’accesso alla funzione sarà consentito in base alle disposizioni AntiCovid-19. Dopo le esequie la salma verrà sepolta nel cimitero di Scorzè. Renzo Favaretto © RIPRODUZIONE RISERVATA
XIX
Primo Piano
IL RETROSCENA ERACLEA Eraclea è il primo Comune del Veneto con un sindaco condannato per mafia. Del resto tutti sapevano di Graziano Teso e Luciano Donadio. Il capo dell’Amministrazione comunale e il capo dei casalesi di Eraclea da vent’anni si aiutavano a vicenda. La politica e la malavita, insieme. Manca all’appello il terzo anello della catena che ha stritolato Eraclea e cioè l’imprenditore Graziano Poles, che non è a processo per gravi motivi di salute. Del resto c’è una fotografia, scattata nel 2008, che immortala i tre “anelli” della catena del malaffare e cioè l’imprenditore Graziano Poles, il sindaco Graziano Teso e il boss dei casalesi Luciano Donadio, insieme, all’uscita di un bar, mentre chiacchierano amabilmente. Uno scatto che racconta ancora meglio della sentenza di condanna di ieri come l’imprenditoria, la politica e la malavita abbiano condizionato la vita di Eraclea. Nel 2008 Luciano Donadio era già un nome in paese, avendo partecipato alla costruzione di mezza Eraclea mare – l’altra mezza è stata costruita da Michele Pezone, un pezzo da 90 della camorra che aveva parecchie proprietà anche a San Donà, la città che ha tenuto a battesimo, con l’arrivo della famiglia Celardo, il primo insediamento camorrista nel Veneto Orientale. E nel 2008 Donadio aveva già fatto il suo ingresso nelle stanze del Comune iniziando ad infilare i suoi tentacoli nella macchina amministrativa. Gli aveva fatto da ponte con la politica proprio Graziano Poles che, con una schiera fitta di altri imprenditori della zona, non disdegnava affatto di lavorare a stretto contatto di gomito con i mafiosi. E la politica aveva aperto ai Casalesi la porta del Comune. Lo testimonia anche la relazione della Commissione prefettizia che dal febbraio 2019 fino alle scorse elezioni ha passato al setaccio le carte del Comune. «L’attività svolta dalla Commissione d’indagine, pur non rilevando una grave compromissione della
L’IMMAGINE SCATTATA NEL 2008 IMMORTALA I TRE, PROTAGONISTI DELLE CRONACHE GIUDIZIARIE DELL’ULTIMO ANNO E MEZZO
Venerdì 13 Novembre 2020 www.gazzettino.it
Teso, Poles e Donadio una foto e tanti intrecci `Dagli affari legati al boom di Eraclea Mare La sentenza di condanna conferma i legami tra la politica e il clan dei Casalesi alle infiltrazioni nella vita amministrativa `
funzionalità degli uffici, ha comunque confermato una serie di tentativi di infiltrazione negli uffici comunali da parte di esponenti dell’organizzazione mafiosa», hanno scritto nero su bianco i Commissari. E a dirigere il Comune c’era sì Graziano Teso o qualche suo pupillo, ma nelle stanze del Comune lavoravano impiegati e funzionari che pure non hanno mai denunciato nulla. E che la situazione fosse grave non lo testimonia dunque solo la sentenza di condanna di ieri, ma pure la relazione del Prefetto Vittorio Zappalorto al Ministero degli Interni che, peraltro, ha deciso di non sciogliere il Comune per mafia.
TRISTE PRIMATO
NEL 2008 La foto che ritrae, da sinistra, Graziano Poles, Luciano Donadio e, di spalle, Graziano Teso fuori da un locale pubblico. Nel tondo, l’allora sindaco Teso si allontana dal bar
Il deputato del Pd Pellicani
«Sempre più incomprensibile il mancato scioglimento del Comune»
ANTIMAFIA Nicola Pellicani
All’indomani della prima sentenza del processo sulle infiltrazioni mafiose, il deputato del Pd Nicola Pellicani torna a ribadire l’allarme per il legame tra politica e criminalità organizzata, definendo ancora una volta «incomprensibile» il mancato scioglimento per mafia del Comune di Eraclea, che era stato chiesto dal prefetto. «La sentenza della prima parte del maxi-processo - sostiene Pellicani, componente della
commissione Antimafia conferma in pieno la tesi della Procura. In particolare, la condanna dell’ex sindaco di Eraclea Graziano Teso per concorso esterno in associazione mafiosa è la dimostrazione dell’esistenza di un legame stretto tra politica e camorra. Emergono con chiarezza complicità e collusione tra politica e criminalità organizzata, attraverso quell’area grigia che comprende professionisti, imprenditori, bancari,
amministratori e finanche rappresentanti delle forze dell’ordine». «La condanna di Teso - sottolinea il deputato dem - rivela inoltre un quadro inquietante: fin dal 2006, secondo l’inchiesta, l’ex sindaco avrebbe contato sui voti dei casalesi del boss Donadio. Alla luce di queste prime condanne resta sempre più incomprensibile il mancato scioglimento del Comune di Eraclea, richiesto dal Prefetto». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Ora però che Eraclea inanella il triste record del primo sindaco del Veneto condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, la sostanza non cambia di molto e dunque val la pena di rileggere quel che scriveva Zappalorto nella relazione inviata al Ministero: «L’assoggettamento del territorio, avvenuto in più di vent’anni di attività criminale da parte dei Casalesi, ha inciso profondamente nel tessuto economico e sociale della comunità locale». Zappalorto parla proprio di quel connubio tra imprenditoria, politica e malavita che era mirabilmente riassunto in quella fotografia di Teso, Donadio e Poles, insieme. Ma il Prefetto metteva l’accento anche sui pericoli attuali visto che «nella stessa comunità continuano a vivere ed operare parenti ed amici dei casalesi». Come dire che l’inchiesta della Procura di Venezia aveva sì ottenuto lo scopo di togliere di mezzo i casalesi più pericolosi, ma non poteva certo risolvere per via giudiziaria il problema dei problemi e cioè la connivenza ambientale con i malavitosi. Tant’è che – e da questo punto di vista la lucida relazione del Prefetto appare profetica - Graziano Teso è ancora l’uomo politico più influente di Eraclea e i progetti urbanistici ai quali ha lavorato, vanno avanti a spron battuto. Maurizio Dianese © RIPRODUZIONE RISERVATA
LA RELAZIONE DEL PREFETTO ZAPPALORTO PARLAVA DI «VENT’ANNI DI ATTIVITA’ CRIMINALE CHE HA INCISO NEL TESSUTO SOCIALE»
Torna la Commissione Antimafia, prevista l’audizione di Zappalorto DOPO LA SENTENZA MESTRE La Commissione Antimafia è pronta a tornare in Veneto per approfondire il tema della presenza delle mafie nel territorio regionale, facendo seguito alle audizioni già svolte lo scorso anno. Lo ha annunciato uno dei componenti della Commissione, il deputato veneziano del Pd, Nicola Pellicani, anticipando che «a breve sarà audito anche il Prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto». La visita della Commissione Antimafia coincide con la sentenza pronunciata mercoledì, in aula bunker a Mestre, a conclusione del processo sulle infiltrazione della camorra nel Veneto orientale a carico dei 25 imputati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, ai quali sono state inflitte pene complessive per oltre 130 anni di reclusione. Una sentenza importante per la Procura in quanto conferma la fondatezza del quadro
accusatorio costruito dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini raccogliendo episodi avvenuti negli ultimi vent’anni per dimostrare come la criminalità organizzata si sia radicata ad Eraclea e nell’area del Sandonatese grazie anche a complicità e collusioni.
nunciarsi rapidamente confermando le 24 condanne di mercoledì, in particolare per il reato di associazione per delinquere, prima della sentenza del processo ordinario, gli spazi di difesa degli imputati, tra cui il boss Luciano Donadio, si farebbero ancora più strette.
COMPLICITÀ E COLLUSIONI
L’AVVOCATESSA
L’aspetto più inquietante emerso dalla indagini, al di là degli episodi di violenza e intimidazione, è come Donadio fosse diventato un punto di riferimento per una parte della comunità di Eraclea, che faceva riferimento al boss per farsi giustizia in maniera più veloce: vuoi per recupero crediti, vuoi per appianare contenziosi. La sentenza del processo abbreviato preoccupa le difese impegnate nel processo in corso con rito ordinario, che avrà tempi ben più lunghi in quanto le prove si devono formare in dibattimento con l’audizione di decine e decine di testimoni. Se la Corte d’appello dovesse pro-
Ieri la Camera penale veneziana, attraverso il presidente Renzo Fogliata, ha rinnovato la solidarità alla collega ed ex presiednte Annamaria Marin, per la condanna ad 8 mesi (pena sospesa) in quanto riconosciuta responsabile di favoreggiamento nei confronti di Donadio, all’epoca suo cliente. «La condanna. per un unico episodio tra i molti contestati, restituisce una immagine dell’avvocatessa Marin che non riconosciamo», si legge in una nota, nella quale si ricorda l’impegno con cui si è dedicata alla professione «scegliendo di porsi al servizio degli ultimi». (gla) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le prossime tappe
Il 23 parlerà in Aula una vittima di usura Nell’aula bunker di Mestre, la prossima udienza del processo ai Casalesi di Eraclea è prevista tra una decina di giorni, lunedì 23 novembre. In quella giornata è prevista l’audizione di una vittima di usura, l’imprenditore Luigino Finotto, la cui denuncia costò al presunto boss dell’organizzazione mafiosa Luciano Donadio il patteggiamento di un anno e otto mesi di reclusione.
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MARZO 2019 Manifestazione anti-mafia davanti al municipio
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Nordest
ENERGIA ELETTRICA AD AGSM E ALPERIA La società veronese e quella altoatesina si sono aggiudicate la gara indetta dal consorzio Viveracqua per la fornitura di energia elettrica da 700 milioni in Veneto per un quinquennio
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Controllo di vicinato, legge bocciata Incostituzionale la norma veneta approvata all’unanimità `«Le Regioni non possono disciplinare la prevenzione dei reati» La Consulta: «Invade la competenza statale nella sicurezza» Il promotore Ciambetti: «Un neocentralismo che ci preoccupa» `
L’intervista Rino Manzan
LA SENTENZA VENEZIA La legge veneta sul controllo di vicinato è incostituzionale. L’ha stabilito ieri la Consulta, a poco più di un anno dall’impugnazione da parte del Governo giallorosso, affermando che spetta soltanto allo Stato legiferare in materia di «sicurezza primaria», che consiste nell’attività di prevenzione e repressione dei reati, mentre alle Regioni è consentito prevedere interventi a sostegno della «sicurezza secondaria», cioè quella che mira a rafforzare la cultura della legalità nel contesto sociale e a rimuovere le condizioni in cui può svilupparsi la criminalità. «Questa è una sentenza che suscita non solo forti perplessità ma anche autentica preoccupazione», commenta il leghista Roberto Ciambetti, primo firmatario della proposta che il 31 luglio 2019 era stata approvata all’unanimità dall’assemblea legislativa di cui è presidente.
IL TESTO Si tratta delle “Norme per il riconoscimento ed il sostegno della funzione sociale del controllo di vicinato nell’ambito di un sistema di cooperazione interistituzionale integrata per la promozione della sicurezza e della legalità”. Come ricorda la Corte Costituzionale, il testo mirava a promuovere la «funzione sociale del controllo di vicinato come strumento di prevenzione finalizzato al miglioramento della qualità di vita dei cittadini», favorendo la stipula di accordi in materia tra le prefetture e le amministrazioni locali, sostenendone in vario modo l’attività e istituendo una banca dati per il monitoraggio dei relativi risultati. I giudici riconoscono che la norma esclude esplicitamente, dai compiti del controllo di vicinato, la «possibilità di intraprendere iniziative per la “repressione di reati” o comunque incidenti sulla riservatezza delle persone». Ma la definizione di una «attività istituzionale di prevenzione generale e controllo del terri-
Il sindaco del comune “a furti zero”: «Decisione superata dagli accordi» NELLE CITTÀ Un cartello che segnala l’attivazione del controllo di vicinato, promosso e disciplinato in Veneto dalla legge regionale approvata lo scorso anno all’unanimità
torio», contenuta nella legge, non può che «riferirsi alla specifica finalità di “prevenzione dei reati”, da attuarsi mediante il classico strumento del controllo del territorio», il che è riconducibile «al concetto di “sicurezza in senso stretto” o “sicurezza primaria”, di esclusiva competenza statale». Inoltre la previsione di intese tra gli uffici territoriali di Governo e gli enti locali, «in materia di tutela dell’ordine e sicurezza pubblica», implica una «conseguente, ed esplicitamente rivendicata, interferenza del legislatore regionale in una materia in cui l’intervento regionale è in radice precluso, al di fuori delle ipotesi disciplinate espressamente dal legislatore statale», che in questo caso non sussistono. Pure l’idea della banca dati «mira ad affermare un ruolo della Regione nello specifico e ristretto ambito della sicurezza “primaria” riservata allo Stato, costituita dall’attività di prevenzione dei reati in senso stretto». Chiosa la Consulta: «Tutto ciò,
peraltro, senza che risulti chiaro quali siano i precisi ambiti materiali, distinti appunto dall’ordine pubblico e dalla sicurezza, e in ipotesi riconducibili alla sfera di competenza regionale, interessati dalla disciplina». Secondo la Corte Costituzionale, oltretutto, la legge veneta non può trovare copertura nemmeno nel decreto 14 del 2017 sulla sicurezza urbana, il quale «certo non conferisce alle Regioni la possibilità di legiferare con specifico riferimento alla promozione e organizzazione del coinvolgimento di “gruppi di soggetti residenti nello stesso quartiere o in zone contigue o ivi esercenti attività economiche” impegnati in attività di “osservazione, ascolto e monitoraggio” funzionali alla “prevenzione generale” e al “controllo del territorio”». Per tutto questo, dunque, la norma regionale è illegittima.
IL PARLAMENTO In tale materia, di conseguenza, deve (o può, rimarcano i magistrati) intervenire il Parlamento: «La presente pronuncia di il-
legittimità costituzionale riposa esclusivamente sulla ritenuta invasione, da parte della Regione, delle competenze riservate dalla Costituzione al legislatore statale. Resta ferma naturalmente la possibilità, per la legge statale stessa, di disciplinare il controllo di vicinato, eventualmente avvalendosi del contributo delle stesse Regioni, come possibile strumento – funzionale a una piena attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale (...) – di partecipazione attiva e responsabilizzazione dei cittadini anche rispetto all’obiettivo di una più efficace prevenzione dei reati, attuata attraverso l’organizzazione di attività di ausilio e supporto alle attività istituzionali delle forze di polizia». Ma per Ciambetti la sentenza, con cui «la Corte cassa completamente una legge applicata con successo dalle Prefetture», è un sintomo di quel «neocentralismo che si respira di questi tempi» e che «è un pericolo mortale per la democrazia». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
«I
l Controllo del vicinato consente ai cittadini di partecipare in modo attivo alla vita sociale: contrasta l’individualismo, facendo comunità attraverso una forma di fratellanza civica. L’attenzione contro i furti è solo uno degli aspetti. Il valore dell’iniziativa non è stato messo in discussione da nessuno. La sentenza della Consulta che dichiara la legge regionale incostituzionale per noi è stata un fulmine a ciel sereno. Ma siamo convinti che si tratti di un problema di forma, non di sostanza». Parla così Rino Manzan, sindaco di Povegliano (Treviso), il primo degli alfieri del Controllo del vicinato nel trevigiano. Il suo comune ha registrato solo un paio di furti messi a segno nelle case, al netto dei tentativi, che purtroppo non mancano mai, nel giro di quattro anni. Nel tempo, oltre la metà dei Comuni trevigiani ha adottato lo stesso schema. E nessuno vorrebbe tornare indietro. Sindaco Rino Manzan, c’è il rischio che ora saltino tutti gli accordi? «Non credo proprio. I Comuni hanno firmato i protocolli con la Prefettura. A breve, tra l’altro, emergenza coronavirus permettendo, si dovrebbe firmare un nuovo protocollo, sempre con la Prefettura, stavolta espressamente condiviso con il ministero dell’Interno. Il nodo che sta alla base della decisione della Corte Costituzionale è di fatto già risolto».
Venezia, indulgenza plenaria per la Madonna della Salute LA FESTIVITÀ
Rubrica di Gare, Aste, Appalti e Sentenze
Milano
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Napoli
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Fax 027570242
Roma
Tel. 06377081
Fax 0637724830
VENEZIA Sarà un pellegrinaggio vicino e diffuso, per la prima volta con il dono dell’indulgenza plenaria e senza necessità di spostamenti da casa, quello della Festa della Madonna della Salute 2020 a Venezia. Si compirà infatti attraverso la preghiera in famiglia, con delle dirette televisive, con la celebrazione nelle comunità parrocchiali. Il Papa, su domanda del patriarca Francesco Moraglia, tramite la Penitenzieria Apostolica ha concesso per la prima volta nella storia della Festa della Salute l’indulgenza plenaria per tutti i luoghi di culto. Ba-
sterà recarsi nei giorni dal 19 al 22 novembre prossimi alle solite condizioni (confessione, comunione e preghiera per le intenzioni del papa) in una qualsiasi chiesa parrocchiale, santuario o rettoriale della Diocesi, comprendendo le case di cura, le case di riposo, le cappelle delle carceri. Ma si potrà ricevere anche da casa, guardando la televisione. La messa del giorno della festa, il 21 novembre, presieduta dal patriarca, con le autorità civili, avverrà con un numero contingentato di persone e sarà trasmessa alle ore 11 da Antenna 3 e dalla pagina Facebook di Gente Veneta; al termine della celebrazione, alle 12, vi sarà la recita della pre-
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ghiera dell’Angelus, l’atto di affidamento alla Madonna della Salute in tempo di pandemia e la benedizione papale con indulgenza plenaria, concessa per l’occasione, a tutti coloro che parteciperanno in diretta all’intera celebrazione. In preparazione della Festa la Diocesi sta diffondendo un sussidio nelle parrocchie e sul web (http://www.patriarcatovenezia.it/site/madonna-della-salu te-disponibili-un-sussidio-ed-altre-indicazioni-per-vivere-la-festa-in-tempo-di-pandemia/) per iniziare oggi, venerdì 13, una novena in famiglia o in parrocchia. Questo testo contiene anche l’atto di affidamento composto dal patriarca all’inizio della pande-
E allora come mai si è arrivati a questa bocciatura? «Guardando al tema della sicurezza, si dice di fatto che serve una legge nazionale, non regionale. Ricordo però che il Controllo del vicinato non è solo contrasto ai furti. Non ci sono solamente le segnalazioni alle forze dell’ordine. Ma è innanzitutto un modo per diventare cittadini solidali». Oltre ai furti, quindi, su cos’altro ci si concentra? «Un esempio? Ieri una signora ci ha segnalato che bisogna sistemare un passaggio pedonale, rendendolo più sicuro. Si tratta di piccoli interventi. Ma è proprio questo che fa fare il salto di qualità. Le persone acquistano consapevolezza rispetto a ciò che le circonda. Ed è questo che poi fa la differenza anche sul tema della sicurezza». Che quindi è una conseguenza. «I cittadini prestano più attenzione a ciò che sta attorno a loro. E allora possono segnalare alle forze dell’ordine anche delle situazioni sospette. Questo è il punto di arrivo del Controllo del vicinato: trasformare la rabbia e la contrapposizione in collaborazione. I ladri ci saranno sempre, purtroppo. Ma andando a diminuire le diffidenze verso chi abita vicino a noi, riusciremo a rendere la vita dei malintenzionati quanto meno più complicata». Mauro Favaro © RIPRODUZIONE RISERVATA
mia. Si potrà seguire il primo giorno della novena, curata dal Seminario patriarcale, con una diretta streaming alle 19.30 sulla pagina Facebook di Gente Veneta. Viene anche diffuso un pieghevole ad uso liturgico con le preghiere e le parti della messa della Madonna della Salute per favorire la celebrazione nelle parrocchie. Quest’anno non ci sarà il tradizionale pellegrinaggio dei giovani per le calli e i campi della città, in modo da vivere il momento di preghiera in sicurezza; al suo posto la Pastorale giovanile proporrà un atto di affidamento alla Madonna in basilica con diretta streaming, un evento statico, alla presenza di una piccola delegazione di giovani in rappresentanza dei ragazzi di tutta la Diocesi. Daniela Ghio © RIPRODUZIONE RISERVATA
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VENERDÌ 13 NOVEMBRE 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario nel Padovano
Sette vittime nelle ultime 24 ore Rallenta l’incremento dei ricoveri Ieri 476 nuovi contagi rilevati, il totale dei positivi sale a 10.478. Tiberio: «L’età media in Terapia intensiva si sta alzando» Elena Livieri / PADOVA urbana
Sette vite spezzate dal coronavirus: è certamente questo il dato più significativo e doloroso che ha portato con sé il bollettino emesso ieri pomeriggio da Azienda Zero con la quotidiana contabilità della pandemia nella nostra regione. Un bollettino che una volta di più certifica non solo come il Covid 19 faccia ammalare un numero crescente di persone, ma che con i più fragili sa accanirsi in maniera impietosa. Poco importa se siano giovani o anziani, conta che sono vite che si spengono lasciando dolore e smarrimento.
Un anziano di 88 anni si è spento a Schiavonia URBANA
della pandemia, infatti, l’età media era tra i 40 e i 50 anni, molto più bassa rispetto a quella della prima ondata, che era sopra gli 80. Da qualche giorno il trend sta di nuovo cambiando: ora l’età media dei pazienti che entrano in Rianimazione Covid va dai 60 ai 70. Il dato importante» conclude Tiberio, «è che per ora il tasso di mortalità continua a rimanere fra i più bassi». —
Un altro anziano vittima del Covid: Sante Boggian, 88 anni, da tutti conosciuto come Rino, è morto ieri pomeriggio all’ospedale di Schiavonia. Residente nella frazione di San Salvaro, agricoltore da una vita, padre di due figli, vedovo da un paio di anni, Rino era piuttosto conosciuto e stimato in paese. Ha sempre goduto di buona salute, racconta chi lo conosceva, finché le sue condizioni sono peggiorate rapidamente nei giorni scorsi, fino al ricovero all’inizio della settimana nel reparto Covid. Ieri pomeriggio è arrivata la notizia del decesso. Il parroco lo ricorda come un uomo dedito alla famiglia e al lavoro, impegnato in parrocchia e in comunità. In serata il sindaco Michele Danielli ha chiamato i familiari esprimendo le condoglianze a nome del paese intero: «È stato un grande lavoratore e fino a qualche anno fa lo si poteva ancora vedere a bordo del suo trattore». —
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N.S.
I NUMERI
Tra mercoledì e ieri la campagna di screening sul territorio della nostra provincia a portato a scovare 476 nuovi casi di positività al Covid 19, portando il numero complessivi di persone attualmente positive a 10.478 su un totale veneto di 55.629, pari quindi al 18,8 per cento. Dei decessi si è detto: sette nuove vittime sull’altare della pandemia, dalle 383 di mercoledì alle 390 registrate ieri. Nelle ultime ventiquattr’ore sono aumentati anche i ricoveri in ospedale, anche se con un trend leggermente in frenata rispetto ai giorni precedenti: dai 393 ricoveri di mercoledì, la giornata di ieri si è chiusa con 401. Di questi sono 46 quelli nelle Terapie intensive, uno in più rispetto
Continua senza sosta la campagna di screening con i tamponi per scoprire i nuovi contagi da Covid 19
al giorno precedente. Nel dettaglio ci sono 139 pazienti nel reparto di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, cui si aggiungono 16 ricoveri in Rianimazione; sono saliti da 105 a 109 i ricoveri in area non critica nel Covid Hospital di Schiavonia, che conta anche 17 pazienti in Terapia intensiva, uno in meno del giorno recedente, Cittadella conferma 53 ricoveri in area non critica e passa da
sette a sei in Rianimazione. Aumentano i numeri di Camposampiero: da uno a tre ricoveri agli Infettivi e da uno a due in Rianimazione. Segno più anche per Piove di Sacco che passa da 25 a 28 ricoveri non gravi e da 4 a 5 in terapia intensiva. Sia a Camposampiero che a Piove di Sacco, nei rispettivi ospedali di comunità, sono ricoverati i pazienti Covid che hanno superato la fase acuta dell’infezione ma che non
si sono ancora negativizzati: ce ne sono in tutto 23, in attesa di un doppio tampone negativo che ne sancisca la guarigione. TERAPIA INTENSIVA
«Stiamo assistendo a una variazione dell’età media dei ricoveri in Terapia intensiva» rileva il direttore della Rianimazione Covid dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, Ivo Tiberio, «all’inizio di questa seconda ondata
dalla prossima settimana
Montagnana, l’ospedale riserverà un intero piano ai malati di Covid MONTAGNANA
Dalla settimana prossima buona parte dell’ospedale di Montagnana diventa Covid hospital: tutto il secondo piano della struttura, con 50 posti letto, sarà riservato ai pazienti positivi al coronavirus in via di guarigione ma non ancora pronti per tornare a casa. A comunicarlo il sindaco Loredana Borghesan che, insieme ai colleghi dei comuni vicini, si è fatta portavoce del disagio e della preoccupazione che l’intero territorio sta vivendo. All’inizio della settimana l’Usl 6 aveva attivato un reparto Covid da 15 posti letto all’ospedale di comunità di
Conselve, con la previsione di aprirne uno anche a Montagnana. L’impennata dei contagi e dei ricoveri ha portato a destinare un intero piano dell’ospedale, il secondo per l’appunto, ai pazienti Covid, occupando i posti letto della lungodegenza, della riabilitazione e di comunità. «Le persone che attualmente sono ricoverate a Montagnana» spiega il sindaco Borghesan «verranno dimesse se questo è possibile oppure indirizzate ad altre strutture, mentre i pazienti della riabilitazione saranno trasferiti a Conselve. Al loro posto arriveranno persone già clinicamente guarite ma che risultano ancora positive al tampone. Verranno ricoverate nel
nostro ospedale in attesa della definitiva negativizzazione prima del rientro in famiglia. Restano in funzione il punto primo intervento, l’hospice, gli ambulatori e la medicina di gruppo». Il sindaco ricorda inoltre che l’entrata del punto di primo intervento resta da via Lovara mentre verrà realizzato un percorso separato riservato ai pazienti Covid. A tutte le altre attività si accede dall’entrata principale di Via Ospedale. Borghesan non na-
Il sindaco Borghesan: «Arriveranno persone che sono ormai in via di guarigione»
L’ospedale di Montagnana ospiterà malati di Covid
sconde la sua preoccupazione e amarezza: «È evidente che sotto il profilo sociale questa decisione ha una ricaduta pesante su tutto il territorio perché oltre ad essere senza l’ospedale Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia adesso vengono tolti alla sa-
nità locale anche i posti letto di Montagnana e Conselve. Auspichiamo fortemente che vengano potenziati gli ambulatori per non far sentire abbandonati i nostri cittadini, specie i più deboli». Concorde anche la posizione dei sindaci del Montagnanese, che annunciano una lettera alla Regione: «Purtroppo non eravamo stati informati di questa scelta che genera parecchi problemi sociali che dovranno essere gestiti dalle famiglie e dai comuni, già alle prese con tutte le difficoltà di questo periodo. Di fatto 50 persone vengono rispedite a casa senza una definizione precisa sulla loro collocazione e saranno in capo alle famiglie o ai Comuni. Un problema sociosanitario viene “scaricato” alla comunità civile e territoriale, con deresponsabilizzazione dell’ente preposto alla tutela della salute. Chiediamo» concludono i sindaci «che vengano potenziati i servizi alternativi». NICOLA STIEVANO © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 13 NOVEMBRE 2020 IL MATTINO
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PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario il sottosegretario
Variati «Sì al divieto di movimento tra i Comuni» VENEZIA
ALBINO SALMASO
Dialogo a distanza tra Zaia e il sottosegretario agli Interni Achille Variati. L’ordinanza congiunta di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna per ridurre gli assembramenti è guardata con interesse a Roma. Anzi. Variati ha persino auspicata che venisse introdotto il divieto di trasferimento tra un comune e l’altro. «Il divieto di spostamenti mi sembra un’ottima idea, del resto gli assembramenti ad Asiago, Cortina, Sottomarina e Jesolo dello scorso weekend non li hanno creati i residenti ma chi ha raggiunto le seconde case o ci è andato per farsi la passeggiata», sottolinea Variati. Divieto che, almeno per mano regionale, non è stato posto, forse – è il timore diffuso – perché già incombente in vista dell’odierna ridefinizione geografica. Dopo la prima settimana di restrizioni nazionali, anticipa Achille Variati, «è il momento di passare dalla persuasione alla repressione. Alcuni dati veneti sono gravi e i parametri di valutazione, di tipo epidemiologico e sanitario, sono noti da tempo, per cui le decisioni non saranno politiche, ma basate sull’algoritmo in uso e comunicato 26 settimane fa alle regioni», precisa Variati spegnendo polemiche e malumori. Poi un monito: se si passa dalla fascia gialla a quella arancione il divieto di spostamento vale per tutta la settimana. «Ottima l’idea di bloccare le grandi strutture di vendita nei week end, si copre un vuoto legislativo enorme». Poi un flash sui controlli: dal 3 maggio al 10 novembre, le forze di polizia hanno controllato 662379 persone con 2619 multe. —
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Folla domenica scorsa a passeggio in centro a Treviso. Nei prossimi due fine settimana non sarà possibile frequentare i centri storici per passeggiare nelle piazze
Ora si apre il fronte ristori per le attività danneggiate Le Regioni che hanno aumentato le restrizioni si sono già rivolte al Governo perché al momento i risarcimenti sono legati alle sole zone arancioni e rosse VENEZIA
Il colpo di genio rientra nell’antologia degli aneddoti di Zaia, che forse ha rubato il mestiere a Crozza: il Veneto da domani diventa “zona gialla plus”, cosa assai diversa dalla “zona arancione soft” in cui si vieta ogni spostamento da un Comune all’altro. L’obbligo di restare inchiodati a casa non c’è e se persino il ministro Speranza ha dato il via libera, vuol proprio dire le strade del federalismo delle Regioni sono infinite. Altro che le 23 materie dell’articolo 116 del titolo V della Costituzione: qui siamo all’autonomia fai da te. Con l’asse Zaia-Bonaccini più forte che mai. E siccome il lombardo Fontana è fuori gioco per i clamorosi errori di gestione, il terzo alleato è il friulano Fedriga. Asse Lega-Pd mai vi-
sto. Benedetto dal ministro Boccia e visto come fumo negli occhi da Salvini, clamorosamente fuori gioco dopo l’apertura al dialogo con il governo manifestata da Berlusconi. La firma del ministro Speranza è arrivata dopo l’esame dei 21 parametri imposti dal Cts. Tutto in regola. Il Dpcm Conte consente infatti ai presidenti delle Regioni la facoltà di introdurre provvedimenti più rigidi rispetto a quelli nazionali. In Campania che è in fascia gialla come il Veneto, ad esempio, la didattica a distanza è stata estesa anche alle scuole medie ed elementari e non solo alle superiori. Resta però aperta una questione tutt’altro che irrilevante. I provvedimenti economici del decreto ristori sono previsti per le tre fasce standard: gialla, arancione e rossa con
la classificazione che può cambiare in base alla situazione sanitaria. Il “giallo plus” non c’è. Indice dei contagi (Rt), occupazione dei posti letto e delle terapie intensive, velocità di presa in carico dei pazienti a domicilio. I risarcimenti alle attività economiche sottoposte al lockdown sono legati al livello di rischio della Regione: nella fascia rossa, i negozi non alimentari sono chiusi 24 ore al giorno sette giorni su sette. Assai diverso è il caso del Veneto, che fino ad oggi ha visto penalizzare solo i bar e ristoranti, mentre da domani il giro di vite riguarderà anche i colossi monomarca del tessile, arredamento e informatica. Mentre domenica il black out del commercio sarà quasi totale. E le associazioni di categoria hanno intonato il pianto greco, o meglio il la-
ZAIA E BONACCINI L’EPIDEMIA HA PORTATO UN’INTESA FRA I DUE PRESIDENTI DI REGIONE
È già in programma un incontro sul tema di Conte e dei ministri con Veneto Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia
MATTIUZZO
mento veneto: senza “schei no se campa”. Bisogna quindi trovare rimedio in fretta al vuoto giuridico. Luca Zaia ieri non ne ha parlato diffusamente, ha detto solo che attende il via libera dal presidente Conte per i ristori economici. Qualche ora più tardi, Massimiliano Fedriga, ha spiegato che la «prossima settimana ci sarà una riunione tra Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia Romagna con il Governo perché come Regioni abbiamo chiesto che ci sia anche una compensazione di carattere economico per quelle attività che vengono compresse con le nostre ordinanze. Il Governo ha dato disponibilità all’incontro, ci auguriamo di arrivare a una soluzione in tempi rapidissimi. Si tratta di un’ordinanza strutturata, frutto di un approfondito confronto tra le realtà regionali e le decisioni sono state assunte con senso di responsabilità, per tutelare la parte commerciale ed economica e per tutelare la salute», ha concluso Fedriga. Il Nordest apre quindi un negoziato ad hoc con Gualtieri e Conte, nel nome dell’autonomia. Da Palazzo Chigi arriva già un primo segnale: porte aperte al dialogo per lo scostamento di bilancio. —
LA SITUAZIONE ATTUALE dati aggiornati alle 17 di ieri
I guariti sono saliti a 33.780 950 i “negativizzati” in 24 ore
FASE ARANCIONE
VENEZIA
Se la diffusione del virus procede alla velocità attuale, alla volta di domenica sarà superato il “muro” dei centomila positivi al tampone fra la prima e la seconda ondata della pandemia nel Veneto. Ieri altri 3.459 test hanno dato esito positivo, facendo schizzare la somma ben oltre quota novantamila e si tratta di un valore che cresce ultimamente di almeno tremi-
la contagiati al giorno. Per fortuna molti fra loro sono asintomatici, ma il popolo delle persone malate in questo momento aumenta quasi allo stesso ritmo: sono oltre 55 mila, quasi 2.500 in più del giorno precedente. Certamente non progredisce con la stessa velocità il computo dei guariti: dall’inizio dell’epidemia sono infatti 33.780, soltanto 950 le persone che nelle ultime 24 ore osservate hanno chiuso il loro
rapporto con il Covid-19. Osservando più nel dettaglio le persone malate attualmente, sono oltre diecimila nel Padovano, Trevigiano e Vicentino, appena poco meno nel Veronese; 7.724 invece nel Veneziano, 3.330 nel Bellunese e 1.626 nel Rodigino. Con 1.900 ricoverati non critici il Veneto è nella “fase 4 arancione” nella classificazione veneta dell’allarme, diversa e distinta da quella nazionale. —
1.900
223
Ricoverati Covid in ospedale
Ricoverati Covid in terapia intensiva
+73
CROMASIA
il bollettino
+2
92.161 +3.459
55.629 +2.466
2.752 +43
Positivi dal 21/2
Casi attualmente positivi
Deceduti dal 21/2
14
L'ARENA
Venerdì 13 Novembre 2020
VERONA
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L’ORDINANZA. Insintoniacon i presidentidi Emilia eFriuli, il governatoredisponelimitazioniin vigore da domani
Stoppasseggiateincentro Negozi chiusi di domenica Mascherinaanchein casasesiospitanopersone nonconviventi.Zaia:«Cisonoirriducibilichefanno festamentrenegliospedalisilottaper sopravvivere» «Ho firmato l’ordinanza anti-assembramenti. Non è un atto d’imperio ma, piuttosto, un piccolo fallimento. In un mondo dove si rispettano le regole, non servirebbe. E invece qui, come in Emilia e in Friuli, siamo stati costretti a correre ai ripari per intercettare gli irriducibili, quelli che continuano a far festa mentre negli ospedali la gente lotta per sopravvivere e medici ed infermieri rischiano ogni giorno di ammalarsi. Ripeto, è una sconfitta sul piano sociale». Così il presidente Luca Zaia ha presentato ieri il nuovo provvedimento (in vigore da domani fino al 3 dicembre) che mette il Veneto in quella che ha definito «zona gialla plus» per limitare ulteriormente situazioni a rischio contagio, spostamenti e concentrazione di persone, «tipo quelle imbarazzanti viste nel week end, da Verona a Treviso, da Jesolo al Garda, con le
«Nientestruscio incittàefolla allago».Estopa «spritz selvaggio»: dalle15alle18 sibevesoloseduti Neiprefestivi sbarratelegrandi emediestrutture divendita,outlet compresi.Cisono alcunederoghe
piazze piene di gente ammassata, addirittura con i sensi unici nella via dello shopping scaligero. Un spettacolo desolante, ripeto, messo in scena da signori che continuano a vivere come se il Covid non ci fosse e che alla fine costringeranno tutti a pagare un caro prezzo». E poi, lo sfogo: «Li aspetto tutti alla porta dell’ospedale...». L’ordinanza è stata condivisa dal ministro della Salute Roberto Speranza, dai prefetti e dai sindaci concordi sulla necessità di controlli più stringenti e di conseguenti sanzioni (da 400 a 1.000 euro). «La parola d’ordine è frenare il contagio e invertire la curva della pandemia», ha aggiunto il governatore, «per riuscirci servono unità e condivisione recuperando lo spirito comune che aveva caratterizzato la prima fase dell’emergenza, quando tutti cantavamo sui balconi dei palazzi. Stavolta purtroppo non è così, non si pensa più a metterci tutti in salvo ma ognuno guarda solo a se stesso, a ciò che gli fa comodo, senza senso di appartenenza alla comunità. Ecco allora lo spirito di questa ordinanza che, insieme al decreto vigente, punta a tutelare la salute delle persone, per garantire la possibilità agli ospedali di assistere e curare chi si ammala. Non è punitiva ma assolutamente protettiva». Eccola, nel dettaglio. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE.
Mascherine obbligatorie sempre fuori casa ad eccezione dei bambini sotto ai 6 anni, di chi sta svolgendo attività sportiva intensa (che deve averla però in tasca pronta da indossare al termine dell’allenamento) e di chi ha patologie o disabilità incom-
Valida da venerdì 13 novembre a mezzanotte fino al 3 dicembre 2020 Mascherina sempre Obbligatorio uso corretto della mascherina fuori dalla casa (eccetto sportivi, persone con patologie e bambini sotto i 6 anni). Se si abbassa la mascherina per cibo o bevande va osservata la distanza minima di un metro. Mascherina obbligatoria su mezzi pubblici e privati se non con conviventi. La mascherina va indossata anche in casa, se ci sono non conviventi.
patibili con l’uso della stessa. Se va abbassata per bere, mangiare o fumare bisogna allora rispettare la distanza di un metro dalle altre persone. All’interno delle abitazioni è obbligo indossarla tra non conviventi. «Chi va a trovare i nonni o i genitori anziani», ha esplicitato il presidente, «la deve mettere. E lo stesso bisogna fare quando apriamo la porta a un corriere piuttosto che a un amico o a un parente che non vive stabilmente con noi».
Passeggiate vietate in centro Attività sportiva e motoria in parchi pubblici e aree rurali con un metro di distanziamento sempre. Non si va a fare una passeggiata in centro nella via dello struscio o sul mare, sulle spiagge. In pratica le camminate e le passeggiate, le corsette, non si fanno in centro storico, per le strade della città, in luoghi turistici, ma in aree verdi, campagna, piste ciclabili non centrali, evitando ogni forma di affollamento. Questo per evitare gli assembramenti del fine settimana. Negozi Accesso a una persona per nucleo familiare (salvo minori sotto i 14 anni e persone con difficoltà). Mercati all'aperto I mercati all'aperto sono consentiti solo se i sindaci adottano un piano specifico: perimetrazione, un varco di accesso e uno di uscita, sorveglianza.
ATTIVITÀMOTORIE. Non è per-
messo correre, passeggiare, fare camminate nei centri storici nè per le strade della città. «Tradotto: niente più vasche», ha spiegato Zaia, «niente struscio, niente “4 passi“ in spiaggia, in montagna, al lago, ma solo nei luoghi dedicati». Il diktat è “no assembramenti“ in ogni declinazione possibile. «Si può andare a sgranchirsi le gambe», ha aggiunto, «in periferia, nelle aree verdi, nei parchi pubblici, lungo le ciclabili o i percorsi della salute, mantenendo sempre la distanza di 2 metri dai colleghi atleti».
Grandi centri commerciali e supermercati Prime due ore di apertura: accesso garantito a chi ha più di 65 anni. Si lascia spazio, in quelle ore, a chi è in una fascia di età più a rischio. Questa disposizione è un consiglio ai supermercati, affinché si adoperino per garantire l'accesso nelle prime ore alle fasce più a rischio in caso di contagio. Scuole Sospesi nelle scuole di primo ciclo gli insegnamenti di educazione fisica, canto e strumenti a fiato. Bar e ristoranti: clienti seduti Bar e ristoranti restano aperti normalmente ma dalle 15 alle 18 è possibile somministrare bevande e alimenti in bar e ristoranti ai clienti seduti. Solo seduti internamente ed esternamente al locale. Vietato consumare il cibo altrove. Negozi chiusi la domenica Grandi e medie strutture di vendita nei prefestivi sono chiuse al pubblico, salvo farmacie, parafarmacia, supermercati, tabacchi ed edicole. Nei festivi chiusi tutti i negozi, al chiuso o area pubblica, fatta eccezione per gli esercizi commerciali citati prima. «Sabato, quindi, chiusi grossi centri commerciali e Outlet, la domenica chiusi tutti i negozi, eccetto i servizi essenziali», ha spiegato il governatore. Nei giorni festivi è vietato ogni tipo di vendita anche dei negozi di vicinato, ad eccezione delle medesime categorie.
BARERISTORANTI. Dalle 15 al-
le 18 il consumo di cibo e bevande è permesso esclusivamente da seduti, dentro e fuori dai locali, su tavolini «regolarmente collocati». Per i cibi da asporto è vietata la consumazione all’esterno della rivendita, basta bivacchi su posti di fortuna, in piedi per strada: «Il trancio di pizza, le patatine fritte o il gelato», ha esemplificato Zaia, «non si può più mangiarli appena acquistati davanti alla bottega, si portano a casa oppure si va a gustarseli in macchina. Lo scopo», ha chiarito, «è sempre quello: evitare che la gen-
Vendita a domicilio Sempre comprensiva e fortemente raccomandata. Ulteriori misure Trasporto su acqua, gomma e ferro rimodulano il trasporto per assicurare i servizi minimi di linea e non di linea con il 50% della capienza. Competizioni sportive Atleti e tutti gli accompagnatori dei professionisti accedono all'impianto sportivo solo con test con esito negativo eseguito 72 ore precedenti. L’EGO-HUB
Camilla Ferro
Le nuove regole dell'ordinanza di Zaia
Multe Sanzioni, le multe sono quelle stabilite a livello nazionale e vanno da 400 a 1000 euro.
PiazzaErbe e viaCappello gremitenelloscorso finesettimana: lanuovaordinanzadi
te si ammassi all’esterno dei bar, delle trattorie, dei fast food. Se poi c’è chi, per aggirare la norma, va a farsi lo spritz alle 14, beh, che posso dire? Che provo solo pena». NEGOZI. Nei giorni prefestivi
sono chiuse le grandi e medie strutture di vendita, sia a esercizio unico che con più negozi, compresi i parchi commerciali (gli outlet) che erano rimasti fuori dalle maglie dell’ultimo Dpcm: al loro interno restano aperti solo alimentari, farmacie e parafarmacie, tabaccherie ed edicole. Nei giorni festivi chiudono anche tutti i negozi di vicinato (eccezione fatta sempre per le stesse categorie). L’ordinanza prevede che nei negozi possa entrare una persona per nucleo familiare, salvo per accompagnare soggetti con difficoltà o minori di 14 anni. SUPERMERCATI E MERCATI RIONALI. Nei supermercati
l’ordinanza indica di favorire l’accesso degli anziani oltre i 65 anni nelle prime ore di
apertura, dalle 8 alle 10. Il mercato all’aperto è vietato se non nei Comuni in cui i sindaci abbiano approntato un piano che preveda la perimetrazione dell’area all’aperto, un unico varco di accesso e uno di uscita, che ci sia una sorveglianza per controllare il rispetto delle distanze. SCUOLE. Sono sospese nelle
primarie e secondarie di primo grado le lezioni di educazione fisica, canto e strumenti a fiato. GARESPORTIVE. Nelle compe-
tizioni sportive che si svolgono in Veneto gli atleti e tutti gli accompagnatori possono accedere solo se in possesso di un test negativo eseguito in un periodo di tempo non anteriore a 72 ore prima della gara. TRASPORTI. Su tutti i mezzi -
gomma, rotaia, acqua - la capienza massima dovrà essere del 50 per cento. I passeggeri hanno l’obbligo di indossare la mascherina. • © RIPRODUZIONERISERVATA
ILBOLLETTINO. Ha ripresoasalire lacurva dei contagi,in 24 ore3.564nuovi casi nellaregione e38 decessi
Piùdinovantamila ipositivi inVeneto AVeronadiecivittime, stanno per toccare il «tetto» didiecimilaiveronesicolpiti attualmentedalvirus Ha ripreso a crescere la curva dei nuovi contagi in Veneto, con 3.564 casi in 24 ore, che portano a sfondare il «tetto» dei novantamila positivi. Anche i decessi, nel corso della giornata, hanno registrato 38 vittime portando il totale da febbraio a 2.727. «Negli ospedali ci sono 1.876 ricoverati in area non critica (dato aggiornato alle 8 di ieri), 103 in più rispetto a mercoledì sera», ha snocciolato i numeri il presidente Za-
ia, «e 221 nelle terapie intensive, salite di 5 unità. Di fronte a questa fotografia preoccupante», è l’amaro commento diventto refrain dei punti stampa quotidiani, «ho il dovere di fare qualsiasi cosa per cercare di contenere l’ondata di nuovi contagi e scongiurare la retrocessione del Veneto da zona gialla ad arancione. Per questo ho firmato la nuova ordinanza, per fermare la corsa del virus, perchè ho 54mila dipendenti della sanità che si stanno distruggendo per curare i malati di Covid, per il rispetto che devo a loro, a chi lotta per sopravvivere e a chi invece non ce l’ha fatta ed è morto». E
poi: «Le ordinanze arrivano non per punire e castigare ma semplicemente come atto dovuto di fronte a chi non rispetta le regole, prima tra tutte la più banale che è indossare la mascherina: che sacrificio è tenerla sulla bocca, sapendo che ti salva la pelle? Se tutti rispettassero le regole, le ordinanze non servirebbeo». E poi: «E’ il senso civico che manca e credo che, così, non ne veniamo fuori. Non è questione di colori, di fasce, di aree più limitate di altre, se non ci mettiamo a pancia a terra, arriviamo non al rosso ma al blocco totale del Paese. Proviamo allora a prevenire, che è meglio di cu-
Unmalatotrasportatoall’ospedale diBorgo Trento
rare». Se poi oggi il Governo ridisegnasse la geografia dei colori, «non importa, l’ordinanza in Veneto resta in piedi lo stesso», conferma il presidente, «al limite diventano ancora più restrittive alcune delle regole. Si tratta di fare il sacrificio fino al 3 dicembre: sono 15 giorni in cui si chiede alla gente di rinunciare a ritrovarsi a far festa, non muore nessuno, no?». Intanto a Verona e provincia di morti in ospedale Covid-positivi ieri ce ne sono stati altri 10. Il bollettino di giornata ha registrato infatti l’aumento dei decessi (in totale da inizio epidemia sono 727) così come dei nuovi positivi: in tutto 689 che portano il numero dei veronesi in questo momento contagiati a 9.920. Anche i ricoverati sono aumentati: sono ad oggi 436 su
tutto il territorio (13 in più in sole 24 ore), di cui 62 in rianimazione e i restanti 374 in area non critica. «Ecco, davanti a cifre così, che continuano a salire», ha concluso Zaia, «come si fa a vedere gente che gioca a guardie e ladri? Che trova il modo di aggirare le norme e si inventa di tutto pur di non fare gli sforzi richiesti? Se la gente collaborasse, non ci sarebbe bisogno di ordinanze, provvedimenti, restrizioni, multe, non sarei nemmeno io qui tutti i giorni a fare la conta del virus. Quindi, il mio appello, ai giovani soprattutto, è sempre lo stesso: al di là della minestra dei negazionisti, io devo proteggere la mia gente e chi sta in corsia mettendo a rischio la propria vita. Vi prego, siate responsabili». • C.F.
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VENERDÌ 13 NOVEMBRE 2020 LA TRIBUNA
PRIMO PIANO
Coronavirus: il commercio nella Marca
«Meglio chiusi che aperti con queste regole Svuotare le città farà morire le imprese» Esercenti sul piede di guerra: «Almeno in zona rossa avremmo più contributi». Confcommercio: «Un lockdown di fatto» TREVISO
Meno di tre settimane fa in Piazza dei Signori protestavano contro la chiusura alle 18, oggi sono loro a chiedere di chiudere tutto il giorno, per due settimane o per il tempo che servirà, piuttosto che lavorare a queste condizioni. Baristi e ristoratori trevigiani hanno sotterrato l’ascia di guerra, il centro storico ormai ha issato bandiera bianca: «La nuova ordinanza regionale è peggio di una chiusura» taglia corto Andrea Penzo Aiello, presidente di Treviso Imprese Unite, «ci costringe a rimanere aperti ma allontana le persone dal centro storico chiudendo i negozi, a quel punto abbiate il coraggio di chiuderci e diventiamo zona arancione, o rossa, che almeno garantisce maggiori contributi a fondo perduto». Il meccanismo è semplice: se si passa in zona arancione (o rossa) si rimane chiusi ma si ottiene un contributo incrementato del 50% (chi finora aveva diritto a 1.000 euro, ne prenderà 1.500). CENTRO SVUOTATO
I bar, spiega Penzo Aiello, soffriranno per la chiusura delle “medie superfici di vendita” nei festivi e nei prefestivi: «Significa tutti quei negozi di almeno 400 metri quadrati, nella nostra area significa H&M, Coin, Benetton. A questo punto fateci diventare zona arancione o rossa, che almeno abbiamo gli aiuti. Meglio chiusi che aperti senza poter lavorare. Già da questa settimana, dopo che Zaia ha iniziato a suggerire alle persone di stare a casa, abbiamo avuto un calo vertiginoso. Trovino il coraggio di prendere decisioni più drastiche, che almeno sono efficaci dal punto di vista sanitario. Speriamo che questa re-
Tavolini desolatamente vuoti in Piazza dei Signori: i locali sono aperti, mancano le persone in città. A destra, un supermercato all’interno di un centro commerciale domenica scorsa
gionale sia un’ordinanza transitoria in attesa del fine settimana, per poi chiudere definitivamente da lunedì. L’unica speranza è di poter aprire a Natale, anche se temo finirà come a Pasqua: due settimane prima ci diranno che le chiusure sono prorogate». NEGOZI CHIUSI
Un circolo vizioso: i bar vogliono chiudere il fine settimana perché saranno chiusi i negozi, i negozi vogliono anticipare la chiusura alle 18 perché a quell’ora chiudono i bar. «Prendiamo i negozi di abbigliamento: possono rimanere aperti sempre, ma di fatto smettono di lavorare alle 18, e non hanno nemmeno contributi» spiega Federico Capraro, Confcommercio, «questo tipo di politica,
che dal punto di vista sanitario auspicabilmente è comprensibile, dal punto di vista economico per le imprese è deleteria. La volontà è di limitare il contagio, l'effetto è svuotare le città e uccidere le imprese. Un lockdown non di nome ma di fatto». Si è arresa anche Dania Sartorato, presidente della Fipe provinciale: «Circa il 50% dei nostri incassi è nel fine settimana, le nuove norme sono molto penalizzanti. Ma rispetto alla primavera, abbiamo tutti tantissime notizie di persone che conosciamo contagiate. Adesso uno sforzo dobbiamo farlo, altrimenti diventa veramente rischioso per tutti. Facciamo una stretta in più per avere risultati nel più breve tempo possibile». — ANDREA DE POLO © RIPRODUZIONE RISERVATA
alberto irone, filcams cgil
«Nei giorni festivi vanno chiusi i supermercati» TREVISO
Su un punto l’ordinanza regionale fa tutti contenti: l’equiparazione di “centri” e “parchi” commerciali, per cui nel fine settimana resteranno chiusi entrambi, non come domenica scorsa quando i soli “parchi” commerciali furono meta di un pellegrinaggio continuo di clienti e passeggiatori. «È stato il paradosso di domenica scorsa: Ikea aperta e altri centri com-
merciali chiusi» commenta Alberto Irone, segretario generale Filcams Cgil, «su questo almeno è stata fatta chiarezza, e le due situazioni sono state giustamente equiparate». Alla decisione plaude anche Federico Capraro, presidente di Confcommercio Treviso. Ma c’è un altro aspetto che preoccupa il sindacato: «Perché tenere i supermercati aperti di domenica?» si chiede Irone, «La decisione di chiuderli a marzo an-
Erminio Gasparin, del bar Battisti, chiuderà il sabato e la domenica «Guadagneremo meno ma non importa, è difficile gestire i flussi»
aura di ammalarsi, paura di essere multati, paura di diffondere il contagio tra i clienti. Domenica scorsa, a un certo punto, Erminio Gasparin, titolare del bar Battisti a Treviso, ha avuto paura
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di tutto: «Le persone continuavano ad arrivare e ad accalcarsi, non riuscivo più a tenerle a bada e mi è salita l’ansia per tutte le possibili conseguenze. A quel punto, ho deciso che di sabato e domenica è meglio rimanere chiusi finché la situazione non si sarà placata. Richiamavo le persone con un campanello, ma
non serviva». Un campanello? «Sì, ne ho comprato uno da far squillare quando vedo gli assembramenti, ma c’era davvero troppa gente, era diventato ingestibile. Non voglio prendere multe e non voglio nemmeno rischiare di ammalarmi. La salute è più importante del lavoro, no?». In un certo senso ha antici-
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pato l’ordinanza di Zaia, che punta a svuotare i centri storici nel fine settimana per evitare le scene di sabato e domenica scorsi. Alcuni suoi colleghi non la pensano così, avrebbero preferito fare incassi finché si può, e la domenica a Treviso è sempre un giorno ghiotto: «Guardi, aprirei piuttosto i ristoranti, dove i clienti stanno seduti e rispettano le regole, anziché alcuni bar della movida. Anche i miei colleghi fanno fatica a tenere a bada gli avventori, siano giovani o adulti. Incasseremo meno? Pazienza, dopo la chiusura di marzo le cose erano andate bene, meglio guadagnare meno e mantenere la salute». —
«La salute conta più del lavoro Troppa ressa nel fine settimana» LA STORIA
che nei festivi, in una situazione simile a questa dal punto di vista della diffusione dell’epidemia, era stata salutata con favore, sono lavoratori come gli altri per i quali andrebbero limitati i giorni di esposizione al contagio. Non capiamo perché adesso debbano rimanere aperti. Il contingentamento a marzo aveva funzionato». Dal punto di vista economico la situazione, tuttavia, non è rosea neppure per le grandi superfici di vendita. Alcune, come l’Iper Montebello di Castelfranco, nei mesi scorsi hanno chiesto una tornata di cassa integrazione per compensare le perdite delle domeniche non lavorate a marzo. —
A.D.P.
Erminio Gasparin chiuderà il sabato e la domenica il suo bar Battisti
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