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Venerdì 23 Ottobre 2020 Corriere del Veneto
VE
Il virus
La seconda ondata
L’EPIDEMIA
Misurecontroassembramentiefurbettidellamascherina LaRegionealgoverno:«Deveautorizzarelecureacasa»
Tracciamento in tilt, pronta l’app veneta E Zaia firma una nuova ordinanza VENEZIA Nessun lockdown, per ora,nessun coprifuoco e nessuna porta sbarrata a chi arriva dall’estero o da altre Regioni, ma una nuova ordinanza con regole più stringenti per l’uso della mascherina (si annunciano controlli e multe per chi si ostina a tenere scoperto il naso) e limiti severi agli assembramenti. «La firmo entro lunedì», ha annunciato ieri il governatore Luca Zaia ma il provvedimento, che conterrà pure misure specifiche per la scuola, potrebbe essere presentato già oggi, nella conferenza stampa convocata all’Unità di crisi di Marghera. Si deve agire, anche se come ha ammesso Zaia «alle volte si ha l’impressione si svuotare il mare col secchiello», perché tutte le curve continuano a crescere inesorabilmente, per quanto in modo meno preoccupante rispetto a Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Campania. I contagi: 1.543 in più, per un totale di 13.280 positivi e 13.676 persone in isolamento (il 3% sintomatico). I ricoveri: più 21, per un totale di 602. Le terapie intensive, indicate dalla Regione come il benchmark per l’emergenza: più 3, per un totale di 67 posti occupati. I morti sono stati 5. A preoccupare in questo momento, dunque, non è tanto la tenuta degli ospedali, ancora lontani dal «livello giallo» che scatta una volta superati i 150 posti occupati in terapia intensiva (e che comporta, come ha ribadito Zaia, l’apertura dei dieci covid hospital che dovranno di conseguenza ridurre la loro attività ordinaria, da Schiavonia a Dolo, da Belluno a Santorso, dal San Camillo a Villa Salus, da Villafranca a Trecenta, da Jesolo a
Dietro le quinte
Una scatoletta di tonno, grissini e gallette: «Sono quelle di marzo» confessa il governatore Luca Zaia, prima di prenderne una. Il capo ufficio stampa, Carlo Parmeggiani, armeggia con la macchinetta del caffè: non funziona granché. Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di prevenzione, addenta un panino (una fortuna, visto il resto del menù) ma non stacca gli occhi dal computer. «Ho chiesto sia allestito un cucinotto, il minimo per farsi almeno una pasta - dice Zaia -. L’epidemia rischia di durare parecchio, mica possiamo andare avanti a grissini e tonno sei mesi...». Niente bar e ristoranti, troppo rischioso per via degli assembramenti. «In questa stanza ci sono i vertici della sanità e della protezione civile, è il motore della macc h i n a c h e s t a g e s te n d o l’emergenza covid. Se si scatena un focolaio qua è la fine, per questo ci sottoponiamo MESTRE
Vittorio Veneto) quanto piuttosto la crescita dei contagi, che sta rendendo impossibile il tracciamento dei contatti indispensabile per contenere i focolai e arginare l’epidemia. «Ogni contagiato ha una media di venti contatti - spiega Zaia - il che significa che ogni mille contagiati, soglia che abbiamo già abbondantemente superato, i nostri “tracciatori” devono fare 20 mila telefonate. Il contact tracing è la nostra forza, ma la mole quotidiana di positivi è molto superiore a quella di marzo e ormai siamo al limite. Non abbiamo gettato la spugna, ma i numeri sono paurosi. È come in tempo di
Protetta Lavoro in terapia intensiva
guerra: non puoi andare al pronto soccorso dopo il bombardamento e pretendere che ti facciano il triage». Oltre alla nuova ordinanza, che agisce sul fronte della prevenzione, la Regione sta lavorando a due possibili soluzioni. La prima è il varo dell’app «Zero Covid Veneto», pronta da giugno ma congelata per timori di sovrapposizioni con Immuni: «È un sistema di biosorveglianza che consentirà a chi si trova in isolamento di comunicarci ogni giorno il suo stato di salute, senza il bisogno che sia un operatore a chiamare. Basterà premere un pulsante sull’app. Questo libe-
rerà forze per il tracciamento». Sono stati riscontrati problemi di privacy, per cui si attende il via libera del minister o d e l l a S a l u te . L o s te p successivo immaginato dal presidente è l’autodiagnosi a casa grazie ai baby tamponi rapidi. L’altra soluzione è la cura domiciliare, che potrebbe contribuire a sgravare gli ospedali dai casi meno gravi: «Il governo deve stabilire un protocollo farmacologico che consenta alle persone di curarsi a casa», la richiesta di Zaia. Infine, si ripropone il tema del personale medico. La Regione assicura di avere in ma-
gazzino tutti i macchinari necessari per arrivare a 1.000 terapie intensive e di aver scorte di materiali sufficienti per otto mesi: «Arriviamo all’estate senza problemi». Il punto è: chi farà funzionare quelle macchine? «In Veneto, è notorio, mancano all’appello 1.300 medici e in questo momento si sente soprattutto la mancanza degli intensivisti. Abbiamo quindi chiesto al ministero di poter avviare da subito dei corsi brevi di specializzazione per recuperare personale sia dalle Pneumologie che dagli Infettivi». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
War room La riunione di ieri dell’Unità di crisi a Marghera. Da sinistra: Paolo Soppelsa, Francesca Russo, Manuela Lanzarin, Luca Zaia, Gianpaolo Bottacin, Nicola Dell’Acqua e Mario Caramel
L’insonnia del governatore il tonno e «Roma ci sei?» Un giorno nell’Unità di crisi I vertici di sanità e protezione civile riuniti a Marghera
Dipartimento Prevenzione Francesca Russo
tutti a tampone ogni 5 giorni». Ci è attrezzati anche per dormire, se necessario: «Le brandine le ha testate Bottacin durante la tempesta Vaia. Torneranno utili quando riprenderemo a fare notte in attesa dei Dpcm». L’Unità di crisi allestita tra i palazzi dall’architettura brezneviana della Cita di Marghera da ieri è tornata operativa, e non è un bel segnale. Creata nei giorni in cui il contagio dilagava a Vo’, è stata via via perfezionata nel periodo più duro dell’epidemia, per poi tirare il fiato durante l’estate, quando il virus ha allentato la presa. Ma ora si ricomincia e
Tutela territoriale Nicola Dell’Acqua
tutti hanno ripreso posto attorno al tavolo dominato dal maxi schermo che garantisce il collegamento costante con i direttori generali delle Usl e delle Aziende ospedaliere di Padova e Verona, con Palazzo Chigi, il ministero della Salute e quello degli Affari regionali, il Dipartimento della Protezione civile, la Conferenza delle Regioni. C’è Zaia, ovviamente, affiancato dall’assistente Federico Bortolon. C’è l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin, insieme a Russo (che già affrontò la pandemia del 2009, quella del virus H1N1, «l’influenza suina») e al direttore generale Domenico
Mantoan. C’è l’assessore alla Protezione civile Gianpaolo Bottacin e con lui i dirigenti Nicola Dell’Acqua e Luca Soppelsa che coordinano i volontari corsi in aiuto degli ospedali. Ci sono il segretario della Giunta Mario Caramel e il capo dell’Avvocatura Franco Botteon, per il supporto giuridico indispensabile non solo al momento della firma delle ordinanze. E c’è Parmeggiani, che sovrintende alla comunicazione guidando l’ormai leggendaria conferenza stampa di mezzodì. Negli uffici tutt’intorno, una miriade di persone si alternano attorno a computer, mappe, slide. La giornata tipo nella war room inizia molto presto, causa insonnia di Zaia: «Mercoledì mi sono alzato alle 4, oggi la sveglia segnava le 3.18. Di notte mi vengono buone idee, tengo un block-notes sopra il comodino per questo». «Per fortuna per comunicarcele aspetta le 6» sorride Bottacin. «A quell’ora apre la palestra che frequento, da lì inizio le prime telefonate». Quindi tutti si mettono sulla strada per Maghera: «Attorno alle 8 l’Unità di crisi è già nel pieno
dell’operatività. Si fa la riunione quotidiana con i direttori generali delle Usl e con Azienda Zero, insieme analizziamo il bollettino così da avere subito il quadro dell’evoluzione della pandemia». Seguono altre videoconferenze, con la protezione civile o i ministeri (come ieri, con Zaia alle prese con una sala vuota a Roma: «C’è qualcuno?» «Eccoci eccoci» l’ha rassicurato il capo della protezione civile Angelo Borrelli). Spesso Lanzarin e Bottacin conducono riunioni parallele con i sindaci, i presidenti di Provincia, i prefetti, l’ordine dei medici, i sindacati, la Direzione scolastica regionale. Si prendono le decisioni che poi, a mezzogiorno, vengono comunicate in conferenza stampa. Segue il parco pranzo già descritto, e si ricomincia. «Magari non tutti qui, c’è chi torna in ufficio, chi si sposta per incontri sul territorio - racconta Zaia -. Ci si rivede l’indomani ma di fatto è come se non ci lasciassimo mai: il telefonino va tenuto sempre acceso». Sperando non squilli alle 3.18. Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Venerdì 23 Ottobre 2020 Corriere del Veneto
VE
Venezia&Mestre venezia@corriereveneto.it
NUMERI UTILI CentroStorico MalmoccoAlberoni Pellestrina
0412385648 0412385668 0412385653
Burano MuraroS.Erasmo CavallinoTreporti Ca’Savio
0412385659 0412385661 0412385678
MestreeMarghera FavaroVeneto MarconQuarto d’Altino
0412385631 0412385639 0412385642
FARMACIE AllaFama Ca'Bianca Politosrl
041.5224239 0415267251 041/5224015
SanPoloAllaCollonna AllaSalute Graziati
0415223527 041920783 041981933
In classe
È studente un positivo su 10 «Preso fuori»
VENEZIA La conferma è arrivata
dai tamponi: l’Antica Scuola dei Battuti è ripiombata nell’incubo. Solo venti giorni fa la casa di riposo era riuscita a spegnere il focolaio divampato a fine luglio, quando il covid aveva contagiato 75 persone tra operatori e ospiti e uccidendo 11 anziani. Tre giorni fa è suonato un nuovo campanello d’allarme: un’anziana cade, è quindi costretta al ricovero all’ospedale dell’Angelo dove scopre di essere positiva. La casa di riposo, a quel punto, attiva i protocolli previsti: effettua tamponi su ospiti e personale — 440 test — e attende gli esiti, che alla fine confermano i timori. Altri 13 anziani hanno contratto il virus mentre sono due gli operatori positivi. «Abbiamo isolato gli ospiti contagiati – spiega il direttore del centro servizi Andrea Zampieri – ma anche attivato una task force di supporto psicologico sia
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A Mestre L’Antica Scuola dei Battuti è una delle principali strutture della provincia, con oltre 350 posti letto per gli ospiti e circa 230 dipendenti
Contagirecordinungiorno:244 Anticascuola,riesplodeilvirus DopoCampalto,focolaioinunaelementarediCaorle.ControllideiNasnellepalestre
per gli anziani che per gli operatori». Ritrovarsi di nuovo nell’incubo rischia infatti di creare situazioni di panico, anche perché le visite sono state interrotte. «Era necessario – continua Zampieri – ma abbiamo attivato le videochiamate». Oggi, intanto, alle 20.30 al teatro Kolbe, SlaiProlCobas ha organizzato un incontro pubblico che vedrà i lavoratori dell’Antica Scuola iscritti alla sigla fare il punto sulle condizioni di lavoro interne. Ma non è l’unica Ipav che sta affrontando il covid: nei giorni scorsi due casi sono stati scovati anche al Centro Servizi San Lorenzo di Venezia dove l’ipotesi focolaio pare scongiurata. La giornata di ieri è stata però un incubo in tutto il Veneziano. Sono stati
In città
Nessuna zona rossa, neanche nel cuore della movida di Santa Margherita. Ma controlli più estesi a Venezia, Mestre e Marghera per monitorare la situazione e capire dove sono finiti i ventenni, non avvistati seduti ai tavolini di campi e piazze di ritrovo (le consumazioni al tavolo sono fuori dalla loro portata economica) ma neanche in piedi a fare gruppo, visto che è vietato. Da qualche parte saranno andati a fare vita sociale ed è sulla ricerca di quei luoghi che ora si concentra l’attenzione. Ieri il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza riunito in Prefettura ha steso il piano operativo per il monitoraggio e l’esecuzione dell’ultimo decreto del presiden-
VENEZIA
Polemica Il sindaco di Dolo polemico sul covid hospital: non inibire tutte le funzioni ordinarie
individuati 244 nuovi casi — record da inizio epidemia visto che i 475 registrati giovedì erano “drogati” dall’inserimento dei dati non conteggiati nei giorni precedenti per problema informatico — con gli attualmente positivi che sono saliti a 2.153. Sono invece 137 i ricoverati, 13 dei quali in terapia intensiva (+2). Due i decessi, con i morti che salgono a 351. Il virus circola ovunque e a preoccupare sono anche le scuole: ieri è scoppiato un focolaio nell’elementare Palladio di Caorle dove sono risultati positivi sette alunni e una maestra. Oggi l’Usl 4 effettuerà i tamponi su tutti gli studenti e il personale. Il caso segue quello della scuola dell’infanzia Arcobaleno di Cam-
palto dove sono risultate positive otto maestre che hanno reso necessaria la quarantena delle tre sezioni dell’istituto. Il virus si diffonde anche nei luoghi di lavoro: negli ultimi due giorni sono risultati positivi altri tre dipendenti Veritas, in totale sono 16 i lavoratori dell’azienda e tre quelli della controllata Eco-Ricicli. Proprio ieri Veritas e sindacati hanno stretto un nuovo accordo: tutti i lavoratori che rientreranno da qualsiasi malattia verranno sottoposti a tampone a carico della multiservizi. Alla luce dell’aumento contagi gli ospedali si stanno riorganizzando. Dopo che il governatore Luca Zaia ha paventato la riattivazione dei covid hospital si sono però sollevate polemiche. «Dolo farà
la propria parte come in primavera — sottolinea la giunta comunale — non sappiamo però se Regione e azienda abbiano provveduto a rendere i posti letto dedicati meno “precari” che a primavera, così da non inibire tutte le funzioni ordinarie dell’ospedale. Non sappiamo se ci siano ventilatori a sufficienza e se sia stato potenziato il personale in modo da non portare allo stremo medici e infermieri come già accaduto». Si intensificano i controlli, ieri i Nas di Treviso hanno controllato impianti sportivi e palestre del Veneziano ma al momento non sembrano emerse irregolarità rispetto alle normative anti-covid. Matteo Riberto
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Zappalorto La situazione oggi è sotto controllo. Dopo questo week-end vedremo se continuare così
nistero dell’Interno sono arrivate due circolari che confermano la potestà di intervento. Che oggi e domani, giorni caldi della movida, si dispiegheranno alla massima potenza, con servizi aggiuntivi e potenziati, spiega il prefetto Vittorio Zappalorto, e in un’area vasta intorno ai centri di Marghera, Mestre e Venezia. L’altra notizia è che non si chiuderà campo Santa Margherita. Il sindaco Luigi Brugnaro ha perorato a lungo la questione: se si chiude il campo, rischiano di intasarsi le calli circostanti, oppure i più potrebbero trasferirsi in Fondamenta degli Ormesini, o piazza Ferretto a Mestre, o in piazza Municipio a Marghera. E quindi o si chiude tutto o
● I contagiati ieri sono stati 244 in più del giorno prima. Gli attualmente positivi sono 2.153. Sono invece 137 i ricoverati, 13 dei quali in terapia intensiva (+2). Due i decessi, con i morti che salgono a 351.
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Movida, niente chiusure con il pressing del sindaco ma rinforzati i controlli te del consiglio, che ha chiuso alle 18 la possibilità di poter prendere al banco dei locali una cioccolata calda o una birra, alle 24 il servizio a tavoli per massimo sei commensali. La prima notizia è che da oggi la polizia locale riprende a fare controlli attivi e le multe, se è il caso. Nell’ultima settimana le pattuglie sono andate in giro a controllare la situazione ma in caso di violazioni chiamavano polizia o carabinieri perché il Dpcm non menzionava i vigili tra le forze addette al controllo e si temeva che multe e chiusure di locali potessero essere impugnate. Il problema ora è superato perché, sollecitate dal comandante Marco Agostini, del capo della Polizia e dal mi-
I numeri
In campo Divertimento
non ha senso istituire una zona rossa circoscritta, con rischio di dover poi andare ad acchiappare per tutta la città gli sregolati della movida. «Le condizioni per chiudere tutto non ci sono — specifica il prefetto Zappalorto — La situazione è sotto controllo. Gli ulteriori servizi di sorveglianza che abbiamo disposto e il rafforzamento delle pattuglie ci diranno se si può continuare con questo assetto o se la prossima settimana sarà necessario introdurre nuove misure restrittive». Ai controlli nei comuni metropolitani provvederanno i corpi di polizia locale e i carabinieri e dopo le uscite del venerdì e del sabato sera, domenica ci saranno abbastanza dati per ragionare sullo stato dell’arte. Venezia proseguirà quindi con i controlli già pianificati dalla polizia locale, la sorveglianza degli ultimi giorni ha fotografato una situazione tranquilla, con plateatici frequentati da adulti morigerati e distanziati. Monica Zicchiero © RIPRODUZIONE RISERVATA
ono 221 gli studenti risultati positivi dal suono della prima campanella. Un numero che spiega l’attenzione che le Usl stanno riservando agli istituti scolastici. Dal 14 settembre le positività nel Veneziano sono state 2666 e dunque l’8 per cento (quasi uno su dieci) è uno studente. Sono però limitati i focolai nelle scuole. Nel territorio dell’Usl 3, dove gli alunni positivi sono stati 174, «solo» in 25 casi si sono verificate almeno due positività collegate. Molti degli studenti positivi hanno poi contratto il virus al di fuori delle mura scolastiche, come conferma anche il dg dell’Usl 4 Carlo Bramezza riflettendo sui dati del Veneto Orientale che ha avuto 47 alunni positivi. «Gli istituti scolastici sono ben organizzati – spiega Bramezza - Lo dimostra il fatto che i casi indice sono tutti riconducibili a contagi avvenuti in ambienti extrascolastici come feste private o ambiti familiari. Oltre a questo i tamponi eseguiti nei compagni di classe dei contagiati sono risultati nella quasi totalità negativi». (m. ri.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Precari
Via al concorso «Pericolo per i trasporti»
«P
er sostenere la prova abbiamo dovuto prendere un giorno di permesso che, essendo precari, non ci viene retribuito». Mirco Sparacino è uno dei tanti insegnanti che hanno partecipato al concorso straordinario dedicato ai precari che, partito ieri, si protrarrà per circa due settimane (i prof faranno l’esame in date diverse). «Sarebbe stato meglio fare il concorso in primavera visto l’andamento dei contagi – continua Sparacino - anche perché chi passerà entrerà comunque in ruolo a settembre». Ieri 108 prof hanno sostenuto la prova nel Veneziano, provincia dove faranno gli esami 623 precari. «Non si sono verificati assembramenti perché i docenti hanno fatto gli esami distribuiti in 8 plessi – spiega Giovanni Giordano (Snals Scuola) – il problema sono gli spostamenti». Il concorso muoverà in tutta Italia 66 mila persone, di cui 4500 in Veneto. Un mare di persone in piena seconda ondata: la sede della prova è infatti spesso fuori dalla provincia (a volta addirittura della regione) di residenza dei candidati. (m. ri.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
VENERDÌ 23 OTTOBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI
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PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario L’analisi del professor Ricciardi, consigliere del ministro Speranza «In alcune zone si è aspettato e la situazione adesso è fuori controllo»
«In Veneto numeri ancora contenibili ma i coprifuoco non bastano più» L’INTERVISTA Giorgio Barbieri / PADOVA
n Veneto i numeri sono ancora sotto controllo ma se non si interviene subito con rigorosi provvedimenti anche qui la situazione finirà fuori controllo come sta avvenendo a Milano, a Napoli, in Piemonte e Liguria». Walter Ricciardi, professore di Igiene e medicina preventiva alla Cattolica di Roma e consigliere molto ascoltato del ministro alla Salute Roberto Speranza, ha presentato ieri il programma del Festival della Salute globale di cui è direttore scientifico. È stata anche l’occasione per fare il punto della situazione sull’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus. Due settimane fa lei aveva detto che eravamo come sulla lama di un rasoio. Oggi a che punto è quella lama? «Io ero tra quelli che da tempo sosteneva che andassero chiuse tutte le attività non essenziali. Purtroppo non è stato fatto e ci troviamo in alcu-
«I
ne aree ad avere una situazione ormai fuori controllo. Quando dissi quella frase sul rasoio aggiunsi che mi aspettavo che a novembre avremmo raggiunto i sedicimila casi al giorno. Purtroppo ci siamo già arrivati. Il lockdown si può ancora evitare ma non con misure leggere ». Il governo ha scelto di demandare ai sindaci le decisioni sulle aree da chiudere
«Da tempo sostengo che vadano chiuse tutte le attività non essenziali» per evitare gli assembramenti. La ritiene una scelta giusta? «Fin dall’inizio di questa emergenza ho sempre sostenuto che fosse necessaria un’unica catena di comando e comunicazione a livello globale. Figurarsi se non lo penso a livello nazionale, ovviamente tenendo conto di ogni singola situazione locale. Il fatto è che la frammentazione decisionale produce ritardi e i ritardi fanno vincere la pandemia».
A Padova ad esempio è entrata in vigore una ordinanza che vieta la consumazione di qualsiasi bevanda all’esterno dei plateatici dopo le nove di sera. Pensa sia una misura utile? «Queste formule di coprifuoco leggero possono andare bene nelle aree a bassa circolazione del virus. Ma la Francia ha dimostrato che alla lunga non bastano. In alcune zone d’Italia l’Rt (l’indice di riproduzione della malattia, ndr) è già a 2,3 e il coprifuoco non è servito. Qui si deve chiudere tutto ciò che non è essenziale. Temo però che se non si interviene con decisione subito presto si aggiungeranno anche altre aree del Paese». Il presidente Zaia ha annunciato un’ordinanza regionale per il weekend. Come valuta il comportamento del Veneto sia nella prima che in questa seconda fase? «È innegabile che a marzo si sia mossa bene con il tracciamento. Anche oggi i numeri sono ancora contenibili. Ma, ripeto, per tenerli bassi è necessario adottare scelte precise sulla chiusura delle attività non essenziali».
Walter Ricciardi, professore alla Cattolica di Roma e consigliere del ministro alla Salute Speranza
Dunque ritiene che non sia sufficiente un sistema di tracciamento basato sull’alto numero di tamponi effettuati sulla popolazione? «So che il professor Crisanti spinge sui tamponi a tappe-
«I medici devono parlare delle loro materie altrimenti confondono i cittadini» to. Io invece sono per un sistema un po’ più mirato anche perché, a breve, inizieranno a scarseggiare i reagenti per i tamponi». È di pochi giorni fa uno scontro tra accademici con
il programma del festival
Medici, economisti e premi Nobel Padova capitale della Salute globale PADOVA
«Un Festival per ridare valore alla competenza e alla scienza». Con queste parole il rettore Rosario Rizzuto ha fatto gli onori di casa alla presentazione del Festival della Salute globale, che si terrà online dal 9 al 15 novembre, e che sarà anche l’occasione per fare il punto sull’attuale situazione sanitaria globale, nonché sulle ripercussioni della stessa su tutto l’ambito sanitario, sociale, economico e culturale. All’incontro in streaming, oltre al rettore Rizzuto, hanno partecipato i professori Walter Ricciardi e Stefano Vella, direttore e condirettore del Festival, l’editore Giuseppe Laterza, la consigliera comunale Stefa-
nia Moschetti. In questa seconda edizione del Festival si parlerà molto di Covid-19, ma si opererà una riflessione approfondita sul tema della salute globale nei prossimi dieci anni, messa in luce drammaticamente dalla pandemia da coronavirus. Si affronteranno i temi della sostenibilità, dell’innovazione, delle partnership pubblico-private, di comunicazione scientifica, e di tutte quelle azioni concrete, basate sulla ricerca, adottate come misure precauzionali per far fronte adeguatamente a potenziali disastri. Si parlerà quindi di globalizzazione come fondamentale promotore di sviluppo ma anche come potenziale rischio per la diffusione di malattie in-
il professor Palù che ha definito “esperto di zanzare” il professor Crisanti. Non crede che questa pandemia, con la sovraesposizone mediatica che ha comportato, abbia anche finito per sottrarre credibilità alla scienza e agli scienziati? «Non entro nel merito della questione anche se posso dire che ho massima stima dal punto di vista scientifico per il professor Palù. Sono convinto che ci sia una corresponsabilità tra i miei colleghi, che accettano di parlare di argomenti di cui non sono specialisti, e il sistema dei media, che intervista medici su temi al di fuori della loro specializzazione. Per cui si vede l’infettivologo che disquisisce di sanità pub-
blica e lo specialista di Anestesia e rianimazione che parla di virologia. Io invece interrogherei il professor Palù se devo parlare di virologia e il professor Galli se devo parlare di infettivologia». E sui cittadini quali sono gli effetti di questa confusione di ruoli e messaggi? «Il rischio è che credano alle prime fake news che trovano sui social. Purtroppo siamo in coda a tutte le classifiche su alfabetismo scientifico e sanitario e non è un caso che le grandi truffe sanitarie, da Di Bella a Stamina, siano avvenute in Italia. Per questo con il Festival della Salute globale abbiamo prima di tutto l’obiettivo di fare divulgazione». —
fettive, malattie croniche e danni ambientali. Il Festival della Salute Globale è ideato e progettato dagli Editori Laterza, in collaborazione con il Comune e l’Università di Padova, con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Padova. Partner della manifestazione, la ONG Medici con l’Africa CUAMM. La direzione scientifica è curata dai professori Ricciardi e Vella, già presidente dell'Aifa e direttore del Centro per la salute globale dell’Istitu-
Festival Stefano Vella (9 Novembre ore 15), Sir Andy Haines intervistato da Mariella Venditti volto del Tg3 (9 Novembre ore 18), Enrico Giovannini a colloquio con Giuseppe Laterza sulla sostenibilità della Salute Globale (9 Novembre ore 16), Richard Horton sulla catastrofe e i malfunzionamenti durante il Covid-19 (13 Novembre ore 15), il gradito ritorno di Jeffrey Sachs (13 Novembre ore 16.30), poi il premio Nobel Peter Doherty a sottolineare il rapporto tra salute umana, animale e ambientale (14 Novembre ore 10), Mariana Mazzuccato sul tratto economico del Post-Covid, un’analisi degli impatti e delle strategie (14 Novembre ore 16), e finale con Anton Pozniak sul virus dell'AIDS (15 Novembre ore 11), con il Prof. Vella intervistato a seguire da Federico Mereta sulle epidemie della storia e quelle che verranno, (15 Novembre ore 18). Alle 20, a chiusura del Festival, Ricciardi dialogherà con Giuseppe Remuzzi. —
Il rettore Rizzuto «Ridiamo valore alla scienza e alla competenza»
Un dibattito durante la prima edizione del Festival della Salute globale
to superiore di Sanità. Tra le decine di iniziative, realizzate sin dalla scorsa primavera e assai apprezzate anche dal popolo della Rete, in programma ora nella sezione "Visioni" dal 9 Novembre, gli incontri con Mark Dybul a colloquio con il condirettore del
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GI.BAR. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Valbelluna Alpago Val di Zoldo
Venerdì 23 Ottobre 2020 www.gazzettino.it
Edifici comunali il riscaldamento ora costa meno stipula un accordo con Global Power
cento sulla fornitura di gas naturale rispetto alla convenzione Consip vigente e a tutte le convenzioni Consip che si susseguiranno sino alla scadenza naturale dell’accordo.
SEDICO
LA SCELTA
`L’amministrazione
Poco meno di 140mila euro per rifornire di gas gli impianti degli uffici e degli edifici pubblici del Comune di Sedico. Il Comune ha aderito ad un accordo quadro che il consorzio Cev ha stipulato per la fornitura di gas naturale per il periodo fino al 30 aprile 2022. L’AREA dei parcheggi a pagamento di fronte all’ingresso del camping in riva la lago di Santa Croce: quest’anno un record di presenze
Parcheggi, una miniera d’oro: 180mila euro di incassi estivi Quantificato in ticket di sosta l’afflusso `L’importo verrà reinvestito nel settore record di presenze al lago di Santa Croce del turismo e in nuove macchinette `
ALPAGO Dai parcheggi 180mila euro; altri 95mila per la fusione dei Comuni. L’assestamento di bilancio discusso nei giorni scorsi in consiglio comunale di Alpago porta buone notizie per gli amministratori e moneta sonante nelle casse comunali. Ed i maggiori introiti derivanti dai parcheggi che insistono attorno al lago di Santa Croce di Farra e e dal contributo straordinario per la fusione verranno reinvestiti per il mondo della scuola ed il turismo.
LA VARIAZIONE Durante l’ultimo consiglio comunale, a parte alcune variazioni di carattere tecnico legate soprattutto all’emergenza sanitaria di questi mesi, una delle notizie migliori arriva proprio dalla gestione dei parcheggi di Farra che hanno fatto registrare introiti per complessivi 180 mila euro: 30mila in più rispetto ai 150mila dello scorso anno. «Si tratta di un record assoluto, effetto delle numerose presenze di questa estate in riva al lago di Santa Croce – riferisce l’amministrazione che sul lago ha molto investito - scelto sempre più sia
da residenti che visitatori». Nello stesso contesto del consiglio comunale, la maggioranza che amministra il territorio di Alpago ha deliberato di destinare tali introiti al settore turistico. In particolare gli interventi riguarderanno le manutenzioni ed un nuovo sistema di gestione, più agile e veloce, degli stessi parcheggi. Ma le casse comunali sorridono anche per un’altra buona ragione. Sotto la voce “contributi straordinari” sono infatti arrivate le somme per la fusione dei Comuni ed in questo caso la somma messa a bilancio è di ulteriori 95mila euro. «In questi quattro anni - commenta l’assessore al bilancio Alberto Peterle - le promesse sono state interamente mantenute e il Comune ha incassato tutti i maggiori trasferimenti previsti per il processo di fusione dei Comuni». L’assessore Pe-
ULTERIORI 95MILA EURO SONO STATI ASSEGNATI DALLO STATO: CONTRIBUTO PER LA FUSIONE DEI COMUNI
terle spiega anche come saranno investite tali somme.
I PROGETTI «Sono stati destinati 50mila euro alla copertura dei maggiori costi di gestione delle scuole materne, in particolare a seguito dell’emergenza Covid-19, in maniera da garantire a tutte le famiglie rette invariate rispetto allo scorso anno; altri 35mila euro sono stati destinati all’acquisto della cucina per la nuova scuola materna». E con questa somma c’è margi-
ne anche per un intervento in ambito storico e culturale: ottomila euro infatti serviranno per finanziare le indagini archeologiche sui siti di Pian de la Gnela e per un primo sondaggio archeologico condotto in collaborazione con il Comune di Ponte nelle Alpi, in seguito alla recente scoperta di una lamina sul monte Faverghera attribuita ad un tempio romano del I secolo d.C. Giovanni Santin © riproduzione riservata
Novità nell’assistenza medica di Val di Zoldo, Zoppè, Longarone e Ospitale: se ne va il dottor Marco Zoppas e sarà attribuito un incarico definito al collega Nazario Ponticiello. Il primo cesserà le visite ai suoi pazienti dal 31 ottobre, dunque tutti gli assistiti dovranno scegliere tra uno dei medici di assistenza primaria con disponibilità di posti e con ambulatorio all’interno del proprio ambito territoriale. Attualmente hanno disponibilità: Paola Callegari con ambulatori a Longarone e Igne, Maria Antonia Cassol con ambulatori a Longarone e Forno, Angelo Gabriele Santin con ambulatori a Fusine, Zoppè e Forno, Giovanni Tanzi con
ambulatori a Longarone, Castellavazzo e Ospitale e Nazario Ponticiello che, appunto, dal 1° novembre avrà gli ambulatori a Longarone e Fortogna. In base alla normativa sul Covid-19, la scelta del medico dovrà essere fatta inviando una mail all’indirizzo cambiomedico@aulss1.veneto.it con oggetto “cessazione del medico dr. Zoppas”, allegando copia del documento di identità, indicando i dati personali e il nome del medico prescelto (si suggerisce di indicare più di un nome). Per chi non usa la mail, è possibile consegnare il modulo cambio medico, inviato al domicilio di ciascun assistito, debitamente compilato e sottoscritto, con allegata fotocopia del documento d’identità, al Comune di Val di Zoldo nei seguenti orari : Se-
Lo ha deciso la giunta comunale che ha anche voluto affidare alla ditta Global Power di Verona il servizio per la fornitura di gas naturale per gli immobili di proprietà del Comune di Sedico. Quantificando l’impegno conseguente in 139mila euro. «Il Comune di Sedico – spiega il sindaco, Stefano Deon - nel 2003 aveva aderito al consorzio Energia Veneto (Cev appunto) di Verona inizialmente per l’acquisto di energia elettrica e dal 2011 anche per la fornitura di gas naturale. Il Cev aveva comunicato ai soci di aver espletato la gara per la fornitura di gas naturale ottenendo condizioni al ribasso rispetto a quelle della convenzione Consip Gas Naturale 12 per il periodo 2020-22. Di questa gara è risultata aggiudicataria la ditta Global Power con la quale il consorzio Cev ha in corso la stipula di un accordo quadro che andrà fino al 30 aprile 2022». Le condizioni di fornitura garantiranno ai soci Cev, tra cui il Comune di Sedico, una percentuale di risparmio pari al 3,011 per
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Sedico
Gli auguri di Zaia per il secolo di Fioretta Anche il presidente della Giunta regionale, Luca Zaia, ha reso omaggio allo straordinario secolo di vita di nonna Fioretta Dal Farra. Lo ha fatto con un post comparso su Facebook ed intitolato proprio” Tanti auguri nonna Fioretta: un secolo di vita lavorando e crescendo figli”. Fioretta Dal Farra, infatti, è nata al Peron di Sedico il 21 ottobre 1920. La sua è una storia di fatica ed emigrazione. Molto piccola, con mamma e
fratello, è salita a Caviola. Già a 15 anni ha compiuto la prima esperienza lavorativa, in servizio come domestica a Venezia. A Caviola Fioretta ha sposato Mario Scardanzan con il quale ha condiviso, prima di rimanere vedova, ben 64 anni di vita e dal quale ha avuto due figli, Celeste e Maria Grazia, che, a loro volta, le hanno dato cinque nipoti e quattro pronipoti. E.P. © riproduzione riservata
Medici di base: Ponticiello al posto di Zoppas VAL DI ZOLDO
IN CONSIGLIO
«Si è ritenuto pertanto opportuno – ha concluso Deon procedere all’affidamento della fornitura di gas naturale dei diversi immobili di proprietà del Comune di Sedico alla ditta Global Power mediante adesione all’accordo quadro sottoscritto dal Cev». Quali forniture saranno garantite ai vari edifici pubblici che saranno serviti di qui in avanti? Per portare il metano da riscaldamento nell’ex scuola alberghiera, nell’ex latteria di Mas, nella casa ex Eca in via Carpenada a Longano e nelle ex scuole elementari del Peron (che ospitano varie associazioni di volontariato) serviranno 3.500 euro. Per riscaldare il solo municipio si prevede un costo di 9.500 euro. La Materna di Sedico brucerà 8mila euro, quella di Roe 5mila. Per riscaldare la mensa della scuola materna di Sedico serviranno altri 5.500 euro. La scuola elementare di Sedico farà la parte del leone con 24mila euro (per l’Elementare di Bribano ne basteranno 10mila, per la scuola media Ugo Foscolo 21mila). Palazzo dei servizi consumerà altri 9.500 euro di gas, la palestra di Mas 3mila. I locali della stazione di Bribano si accontenteranno di 500 euro, il magazzino comunale di 4.500, l’asilo nido di 4mila. Un capitolo a parte meritano per evidenti ragioni le spese del Palazzo dello sport che sono state quantificate in 31mila euro. E. P.
CAMBIO in vista tra due medici di base del comprensorio
de comunale di Forno – via Roma 26 – Ufficio commercio : dal lunedì al venerdì 09.00-12.00 e nei pomeriggi di lunedì, martedì e giovedì 17 -18. Sede municipale di Fusine – piazza Angelini 1 – Ufficio multisportello: dal lunedì al venerdì 9 -12 e nei pomeriggi di lunedì e mercoledì 17 -18. Per informazioni contattare lo 0437.516757 dal lunedì al venerdì dalle 8 alle ore 12.30. Dal primo novembre, inoltre, il dottor Nazario Ponticiello terminerà il suo incarico provvisorio e assumerà quello definitivo nell’ambito territoriale dei comuni di Longarone, Ospitale, Val di Zoldo e Zoppè. Il dottore potrà dunque essere scelto a partire proprio dal primo novembre. Alessia Trentin © riproduzione riservata
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Aziende chiuse per Covid agevolazioni dal Comune SEDICO Una serie di agevolazioni tariffarie sono state predisposte per chi, da imprenditore, ha patito maggiormente le conseguenza della pandemia e delle chiusure imposte in primavera dal Covid-19. In una nota, l’amministrazione comunale sedicense ha indicato come richiederle. Le riduzioni sono rivolte alle aziende che hanno chiuso del tutto o anche solo temporaneamente la propria attività a causa dell’emergenza sanitaria. Le aziende possono richiedere le agevolazioni tariffarie tramite l’apposito modulo scaricabile dalla sezione Tariffe del sito Valpe Am-
biente (https://valpeambiente.it/files/filemanager/source/tariffe/Modulo_richiesta_ridu zioni_covid-19_Sedico_def.pdf). Il modulo compilato e sottoscritto potrà essere inoltrato via mail a info@valpeambiente.it oppure consegnato agli sportelli di Valpe Ambiente. Per favorire l’adeguata copertura, da parte del Comune di Sedico, delle agevolazioni tariffarie, fatta salva la possibilità di inviare la richiesta entro il 31 dicembre, il Comune consiglia alle aziende di far pervenire a Valpe Ambiente la richiesta al più presto. Per maggiori informazioni si può visitare il sito di Valpe Ambiente. E.P. © riproduzione riservata
Primo Piano 5
IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 23 Ottobre 2020
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ITEAM DELL’ULSSBERICA MANDATINELLESCUOLE
Dalleinizialidue,lesquadredel Sispinviatenegliistitutiper sottoporrealunniedocentiai testrapidisonopiùchetriplicate afrontedellavalangadicasi
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ITAMPONI EFFETTUATI SOLOIERIIN 15 CLASSI
Quandoèundocentearisultare positivoalcoronavirus,leclassi dasottoporrealtestpossono essereanchequattroocinque nellastessascuola
«Ilmodellochesista applicandoèl’unicomodoper tenereapertelescuole» BRUNORUFFATO FEDERAZIONEPEDIATRI
IRISCHIDELL’ISTRUZIONE. Finora èstatorilevato un centinaio dicasi
Lescuolebollenti Corsaaltampone per evitare focolai L’Ulssèstatacostrettaatriplicarelesquadreinviate negliistitutiper effettuareleanalisiintempirapidi Ènecessarioricostruire subitolacatenadelcontagio Franco Pepe
Ieri l’Ulss ha mandato negli istituti vicentini 7 volanti-scuola, cioè le squadre composte da infermieri e oss che vanno ad eseguire i test rapidi nelle aule in cui si è registrato un caso di positivo da Covid. Fino alla scorsa settimana uscivano 2 squadre. Poi sono diventate 4. E ora ancora 3 in più. Più che triplicati i team, dunque, nel giro di pochissimi giorni. Del resto il lavoro è imponente. Il Sisp è travolto, e i 9 rinforzi mandati dal direttore generale a rafforzare il Servizio diretto da Maria Teresa Padovan servono a fronteggiare numeri sempre più elevati di contact-tracing collegati ai contagi che, ogni giorno, spuntano a tutte le latitudini nel panorama scolastico da controllare. Le richieste continuano a crescere vertiginosamente. Anzi questa è una delle maggiori criticità che il dg Giovanni Pavesi si trova ad affrontare in una fase in cui l’emergenza si estende anche su tutto l’orizzonte della sanità vicentina all’interno e fuori degli ospedali. Finora un centinaio, fra insegnanti e alunni, i casi di Covid nelle scuole, dalle materne alle superiori. Solo ieri, nel perimetro dell’Ulss 8, le volanti-scuola hanno effettuato 450 tamponi in 15 classi. Il problema da risolvere è quello dei tempi. Ogni bambino o ragazzo positivo coinvolge almeno una ventina di persone fra compagni di classe e personale scolastico. Ancora peggio quando è positivo un docente, e il pericolo di aver diffuso il contagio è trasversale fino a 5-6 classi da tamponare insieme.
Si deve, perciò, correre per evitare focolai, quarantene, chiusure di classe. E in questa frenetica rincorsa al tampone i tempi di intervento si allungano e si accumulano ritardi, anche fino a 5-6 giorni di attesa, o anche di più. «Dobbiamo e vogliamo essere sempre più veloci – dice il dg -. C’è stata una crescita esponenziale, concomitante e velocissima di casi nelle scuole. I ritardi nell’esecuzione dei tamponi ogni volta che si segnala un caso sono dovuti al fatto che, dinanzi a una mole sempre più elevata di segnalazioni che arrivano quasi contemporaneamente, ci siamo trovati nella necessità di riorganizzare in tempi brevi questo servizio assolutamente necessario. Ora, però, posso assicurare che siamo in grado di far fronte alle esigenze in tempi ragionevoli. Oggi (ieri, ndr) ne abbiamo fatti tantissimi. E continueremo a farne. Il nostro obiettivo è di garantire i test entro
“
Neiplessi c’èstato unaumento esponenziale deicasi
GIOVANNIPAVESI DIRETTOREGENERALEULSS 8
un massimo di 3 giorni. Per questo continuiamo a potenziare le nostre volanti speciali. Da lunedì ne abbiamo messe in campo altre 7». Insomma – questo il concetto - è irrealistico pretendere i tamponi tutti e subito mentre i nuovi casi fioccano a ripetizione da un punto cardinale all’altro della geografia dell’Ulss, ma l’Azienda sta moltiplicando tutto il possibile per ridurre al minimo le attese. «È un grossissimo sforzo che l’Ulss sta facendo – spiega Bruno Ruffato, segretario provinciale della Fimp, la federazione dei pediatri -. Il problema di riuscire a fare i test in modo tempestivo è evidente ma il modello che si sta applicando è quello ideale perché rappresenta l’unico modo per tenere aperte le scuole limitando al minimo il disagio per l’alunno o lo studente positivo». Impossibile, secondo Ruffato, pensare ad alternative per accelerare i tempi, coinvolgendo volontari o altre persone della società civile visto che fare un tampone e leggere il risultato è piuttosto semplice: «I test non possono essere dispersi fra laboratori pubblici e privati, o ricorrendo al proprio medico. Va usato lo stesso metro di controllo. E l’unica in grado di farlo è l’Ulss. C’è da discutere sul numero delle squadre che vanno certamente aumentate perché se la situazione peggiora si va in difficoltà. È l’Azienda che deve trovare un sistema elastico in grado di far fronte all’impatto. Se vogliamo tenere aperte le scuole si deve essere rapidissimi nella verifica dei positivi e nel tracciamento dei contatti». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Alunnicon la mascherinaduranteunalezione nellescorse settimane.Nellescuole esplodeilproblemadella tempestivitàdeitest. ARCHIVIO
LACONTROMISURA. Nessunavariazioneper l’ambulatoriodiSchio
DadomaniaSantorso orari ampliati per i test Nelnosocomioorsiano porteapertedalle 6alle22 comeaccade giàaBassano perrispondere allerichieste Anche a Santorso viene ampliato l’orario del punto tamponi Covid. A partire da domani, la sede istituita all’ospedale Alto Vicentino per l’esecuzione dei test che servono per accertare la positività o meno al nuovo coronavirus estende l’orario di apertura: la decisione è stata presa dall’Ulss 7 Pedemontana per andare incontro alla crescente richiesta da parte degli utenti. Un’identica iniziativa è stata applicata al punto tamponi di Bassano del Grappa e ora anche a Santorso l’apertura sarà anticipata di un’ora, dunque alle 6 anziché alle 7, mentre la chiusura sarà alle 22 invece delle 13. La fascia oraria dalle 7 alle 13 resterà invece in vigore per il punto tamponi di Schio, loca-
Dadomani molto più ampialafinestra orariaperi test aSantorso
lizzato in via Caussa, dietro all’ex ospedale De Lellis. Il punto tamponi orsiano, così come quello bassanese, è a disposizione di utenti di varie categorie: da quelli che devono effettuare il tampone in quanto rientrati da un Paese considerato a rischio, fino ad arrivare ai pazienti con sintomi sospetti lievi, per i quali il tampone è stato prescritto
dal medico di medicina generale, fino, ancora, alle persone sottoposte a sorveglianza sanitaria inviati dal Sisp (in pratica i soggetti già dichiarati positivi che devono effettuare il tampone per accertare definitivamente la propria guarigione). Nei giorni scorsi si erano verificate tensioni al punto tamponi di Schio, dove alcuni cit-
tadini avevano lamentato lunghe attese per sottoporsi al test e la formazione di assembramenti. Una situazione che, secondo quanto era stato dichiarato dall’Ulss, si era venuta a creare anche per l’accumulo di utenti nel punto scledense, a fronte di poche persone in quello istituito all’ospedale di Santorso. In una sola giornata, si erano contati 500 tamponi eseguiti a Schio mentre nell’ospedale “Alto Vicentino” erano stati effettuati “solo” 100 test. Sempre secondo l’azienda sanitaria, l’elevato numero di utenti presentatisi nella sede di Schio è legato ad un’iperprescrizione da parte dei medici di famiglia, molto superiore a quella riscontrata, invece, nel distretto di Bassano. L’Ulss 7 Pedemontana, infine, aveva annunciato un sopralluogo al punto Covid di via Caussa, finalizzato all’individuazione di una logistica alternativa rispetto a quella attuale; nell’area, da un primo periodo in cui era istituita una sola fila per i pazienti, si è già passati alla disposizione di tre file distinte per cercare di agevolare la situazione. • MA.CA. © RIPRODUZIONERISERVATA
SUPERIORI. Dalunedì leclassi dell’alberghiero sialterneranno perdue settimaneconi corsi commerciale edel turismo
IntantoilDaSchiodimezzalepresenze Soltantoleprime sempreinaula Secondostudentepositivoal Lioy Anna Madron
Didattica a distanza per tutti gli alunni delle superiori ad esclusione delle prime. È l’ipotesi che circola in queste ore, in attesa dell’ordinanza di lunedì prossimo del governatore Zaia, che ha annunciato ulteriori restrizioni anche in base alla curva dei contagi. Le misure che verranno adottate riguardano con tutta probabilità anche la scuola, no-
do cruciale per via degli assembramenti sui bus dove gli studenti viaggiano stipati in condizioni di rischio. Tanto che all’istituto Da Schio si è deciso di ridurre drasticamente le presenze optando per una didattica metà in presenza e metà a distanza. «Da lunedì le prime saranno a scuola, mentre dalle seconde alle quinte gli studenti faranno lezione da remoto. Ad alternarsi saranno l’indirizzo alberghiero e i due corsi di
tecnico turistico e professionale commerciale, in tutto un migliaio di studenti che vengono dimezzati - spiega il dirigente Giuseppe Sozzo -. È una scelta dettata dalla prudenza, finora non abbiamo alcun caso di positività, e dalla consapevolezza che in questo modo contribuiamo ad alleggerire i trasporti». Sozzo ha concentrato le ore di laboratorio, a cominciare da quelle di cucina dell’alberghiero, nelle due settimane in cui gli alunni dell’enogastronomico sono a scuola. Potenziamento della Dad nelle classi del triennio anche al liceo scientifico Lioy dopo che ieri, fa sa-
pere il dirigente Giovanni Mancuso, è emerso il secondo caso di contagio in una classe vicina a quella dove lo scorso fine settimana era già stata individuata una studentessa positiva. Oggi a scuola è atteso il Sisp per effettuare i tamponi agli alunni di entrambe le classi. Al Canova, in attesa dell’ordinanza, si pensa a come organizzare i collegamenti. «Per una didattica a distanza senza problemi dovremmo avere la fibra interviene Sonia Diso, dirigente dell’istituto tecnico e liceo artistico Canova - ma al momento la cittadella presenta delle criticità. Le classi gra-
zie al contributo straordinario sono attrezzate, ma è la quantità di dati trasmessi a costituire un problema. Tutto dipenderà dalle indicazioni che ci arriveranno rispetto alla possibilità da parte dei docenti di svolgere la didattica dal proprio domicilio. Occorre però tutelare sempre gli studenti con Bes, i bisogni educativi speciali». «Se si dovesse passare alla didattica da remoto la scuola sarà aperta ai docenti che possono utilizzare le aule e i computer», fa sapere Maria Rosa Puleo, dirigente del Fogazzaro, che in vista del prossimo collegio ha chiesto a tutti i 140 docen-
L’ingressodell’istituto superiore“Almerico daSchio”
ti di raccontare luci e ombre dell’insegnamento online. «La Dad per tutti, tranne che per i nuovi alunni, è una soluzione che va studiata e che dipende dall’orario e dalle discipline. I docenti di filosofia, ad esempio, non hanno le pri-
me e potrebbero rimanere a casa», dice il dirigente del Quadri Paolo Jacolino: l’istituto dispone di quattro linee di fibra ottica che potrebbero però non supportare tutti i collegamenti. • © RIPRODUZIONERISERVATA
4 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 23 Ottobre 2020
IlVenetoelalottaalvirus
Ieriesaminati oltre14.400tamponi: positivoil10,6%
Il vaccino anti-Covid «Sputnik V», registrato l’11 agosto al Ministero dellaSalute,potrebbeesseredisponibilealpubblicoinRussiaeinaltri Paesi tra fine ottobre e inizio novembre. Altri due seguiranno. Lo ha reso noto il professor Antonio Fallico, presidente dell’Associazione conoscereEurasia,all’aperturadelForum Eurasiatico a Verona.
ANNUNCIOAVERONA
Ilvaccinorusso sarà disponibileabreve
LACURVA DEI RICOVERIEL’IMPENNATA DEICONTAGI. Ilpresidentedel Venetoconfermalaforte pressione sulsistema territoriale:«Ma nongettiamo laspugna»
Zaia:«Positiviecontatti,ilsistemaèallimite» «Servecambiaredirezioneperchéoltrenonsiregge» Proponel’appdibiosorveglianzaperevitarealSisp letelefonateechiedeprotocollipercurareacasa
IL TERRITORIO. E commenta
così le varie segnalazioni di disagi e ritardi per eseguire test, avere risposte, essere contattati perché c’è il parente stretto che è positivo. Casi che stanno emergendo non solo dal Vicentino. Tutto comprensibile perché stavolta la parte del sistema sanitario messo sotto pressione non è, almeno per il momento, quello ospedaliero dei vari reparti, bensì quello dei Sisp, servizio di igiene e sanità pubblica. «Non a caso - continua poi - abbiamo in programma una video conferenza con il
PROTOCOLLO DI CURE. L’altro
appello di Zaia al governo riguarda le cure: «Serve validare i protocolli specifici per i pazienti che sono malati non gravi e si possono curare a casa. Da febbraio scorso, i metodi e i farmaci conosciuti hanno fatto progressi e registrato innovazioni che sarebbe bene codificare e condividere. Perché più si riesce ad assistere efficacemente un malato a domicilio, meno si accresce la pressione sugli ospedali». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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Il trend dei dati purtroppo continua a segnare “peggioramento”. Anche la giornata di ieri segna un record di nuovi positivi, specie perché stavolta non sono stati segnalati accumuli di risultati dei giorni scorsi: 1543 nuovi infetti nel giro di 24 ore, record assoluto eccetto appunto il dato “spurio” dell’altro giorno. Da notare che gli attualmente positivi in casa sono oltre 12 mila (e circa 2300 risultano avere sintomi), mentre tutti gli “isolati” sono neanche 2 mila in più, segno chiaro che il “tracciamento dei contatti” cala. Anche i ricoveri nei reparti medici sono aumentati di 22 unità giungendo a quota 602, nonostante ci siano state anche 7 dimissioni dalle corsie di persone non più bisognose di cure ospedaliere. E le terapie intensive hanno registrato un +7 toccando ora quota 67 (solo +3 però tra gli “attualmente positivi”): entrambi i dati, va detto, sono lontani dai limiti previsti perché negli ospedali veneti scatti il “semaforo giallo”, però il trend di crescita c’è e il rischio è che tra una settimana almeno per il livello di ricoveri si giunga a quote preoccupanti. Purtroppo sono stati registrati anche altri 10 “decessi Covid”, di cui 7 negli ospedali: 5 nuovi lutti riguardano il Vicentino, due ciascuno per Veronese e Veneziano e uno il Bellunese. P.E.
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Altri1543 nuovicasi inungiorno E10vittime
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Il governatore una soluzione per creare un muro che protegga e garantisca la funzionalità del servizio territoriale, l’avrebbe. Anzi, ce l’ha. È chiusa nel suo cassetto da giugno. Si tratta di un’app di bio-sorveglianza. È lui stesso che ne anticipa, a grandi linee, i contenuti: «Per fronteggiare l’esigenza di controllo delle migliaia in isolamento fiduciario, basterebbe usare una applicazione sul cellulare. Lì i singoli positivi, ogni giorno, con un semplice clic sul possono comunicare se stanno bene o iniziano a mostrare dei sintomi e quali. Questa app è pronta da giugno, ma non l’abbiamo attivata perché non volevamo apparisse come concorrente ad Immuni, anche se ha finalità e modalità diverse. Ci sono, poi, dei problemi sulla privacy. In ogni caso è efficace e la presenterò al governo». E ieri nel pomeriggio ha anche proposto al ministro Francesco Boccia di «semplificare le attuali regole sul tracciamento che sta diventando un problema per l’altissima quantità di tamponi che facciamo».
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L’APP DI BIO SORVEGLIANZA.
Ricoveri+22
Positivi (%)
Positivi (%)
Il numero dei positivi vola. Per fortuna, la percentuale di sintomatici è bassa (3,3%). A differenza dell’emergenza di marzo, la crescita del numero dei malati che al momento finiscono in ospedale è lenta. Quel che fa impressione è, invece, l’impennata dei contagi. «Se calcoliamo che, di media, ad ogni positivo seguono 20 possibili contatti si fa presto a capire perché ad oggi la tensione non sia tanto sugli ospedali, ma tutta sul territorio. Il contact tracing è la strategia giusta, ci crediamo. Ma i numeri di positivi e di contatti da controllare sono talmente grandi che è come se fossimo in guerra e pretendessimo, dopo che è stata bombardata la città, di entrare al pronto soccorso e trovare un medico pronto a disposizione per il triage. Forse non si è capito, ma siamo al limite. In Inghilterra non li fanno più, l’America ha rinunciato da tempo. E va bene che per la mentalità veneta, tutto deve sempre funzionare. Ma il fatto è che oltre a un certo limite il sistema non regge. Ma sia chiaro, non per questo gettiamo la spugna». Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ieri era all’unità di crisi, ritornata operativa in modo permanente per far fronte alla seconda ondata che ormai è iniziata.
Governo per fare il punto proprio sul tema dei rapporti con i positivi, i loro contatti. Discuteremo di come si potrà modificare la sanità pubblica per fronteggiare tutto questo. E l’iniziativa, lo preciso, è del governo stesso perché i disagi non ci sono solo qui. Anzi».
Tamponi
N° tamponi
INVIATA A MARGHERA (VE)
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L’EGO-HUB
Cristina Giacomuzzo
La netta crescita del numero dei tamponi positivi rispetto al totale
Settimane Fonte: Azienda Zero della Regione Veneto
ILFOCUS. Con ilnuovo provvedimento stretta sugli assembramenti
Ordinanzano-lockdown «Esaràinnovativa» Esuimedici conferma lacarenza: «Non ce ne sono pertutte lemilleterapie Corsobreve performare» «Entrò lunedì farò una nuova ordinanza, dai contenuti innovativi, per alleggerire gli assembramenti, ma questo non includerà misure di chiusura». Lo annuncia il presidente del Veneto, Luca Zaia, dall’unità di crisi di Marghera, affiancato dall’assessore alla sanità, Manuela vile, Gianpaolo Bottacin. E precisa: «Non ci saranno lockdown o misure preclusive delle attività, ci si concentrerà sul ridurre il contatto tra i cittadini. Il provvedimento è ora al vaglio di legittimità da parte degli esperti legali della Regione», visto che si tratterà di una novità nazionale. Del resto, Zaia lo dice senza giri di parole: «Dobbiamo venirne fuori da questo inverno che sarà lungo e che creerà
Ilgovernatore Luca Zaiacon gli assessori Lanzarine Bottacin
tensione con l’arrivo dell’influenza. Noi siamo pronti con l’artiglieria pesante: abbiamo autonomia con i dispositivi di 8 mesi per alcuni, di anni per altri». Il messaggio, quindi, è rivolto ai veneti: «Siamo entrati nella fase X, quella in cui non si scherza più. E quindi il naso va messo dentro la mascherina e non fuori. Per dire che, se fino a ieri qualcuno poteva anche permettersi di far uscire il na-
so dalla mascherina improvvidamente, ora do’ un consiglio spassionato: evitate di farlo perché troverete sorprese». Quanto al blocco dei trasporti di persone tra Regioni, Zaia boccia: «Se fermo i passaggi tra Regioni devo bloccare tutto. Decidere che la mia comunità è la più sana delle altre, mettere una campana di vetro. Come posso accettare che mi arrivi un cittadino
da Francia o Germania e mettere una barriera sulla Lombardia o sulla Campania?». Sul fronte del personale Zaia precisa che il problema è noto ed è nazionale: «Medici non ce ne sono». Il collo di imbuto sono le scuole di specializzazione e il Veneto, ha ricordato il governatore, ha già stanziato 9 milioni per avviare la specialistica oltre a quella nazionale. In particolare, poi, pensando all’emergenza, come noto, non ci sono abbastanza medici specializzati tanti quanti i letti che potenzialmente il Veneto potrà attivare, cioè 1016. «Per questo, come successo durante la prima ondata di emergenza, abbiamo chiesto al Governo di poter attivare dei corsi di formazione brevi di intensivistica aperti a medici di specializzazione similari». Quanto agli infermieri, come ha suggerito Lanzarin, il problema è lo stesso: la carenza. Ma qui il nodo è il trasferimento di operatori dal mondo delle Rsa a quello degli ospedali. Si corre il rischio, cioè, avviando i concorsi per infermieri, di svuotare le case di riposo di personale che ha contratti meno retribuiti dei colleghi ospedalieri. • CRI.GIA. © RIPRODUZIONERISERVATA
I DATI INAIL SUGLI “INFORTUNI COVID” SUL LAVORO. Cisl Veneto e Confindustria concordano: «Manifatturiero virtuoso»
Contagi:colpite ledonne della sanità Il72%delledenuncevienedaloro impegnateincorsieecasediriposo Piero Erle
Su oltre 40 mila casi di infetti da Covid in Veneto, sono 4.600 quelli che riguardano denunce di contagio avvenuto sul lavoro. E di questi, sottolinea la Cisl regionale, il 79% arriva da lavoratori del sistema socio-sanitario pubblico e privato e il 72% dei casi «riguarda donne lavoratrici, di cui 1500 con 50 anni e più di età. Le lavoratrici che
pagano il tributo maggiore alla pandemia sono quelle occupate nel settore “sanità e assistenza sociale” che comprende ospedali, case di cura e di riposo». È un quadro preciso, quello che il sindacato ha ricavato dai dati dell’Inail «che ha pubblicato la scheda regionale con la mappa, aggiornata al 30 settembre, delle denunce di infortuni Covid-19 sul lavoro in Veneto»: le infezioni in attività lavorativa vengono per legge infatti
trattati come infortuni sul lavoro. Come detto, in Veneto al 30 settembre risultano 4.608 denunce (l’8,5% dei casi a livello nazionale: sono andati peggio Lombardia, Piemonte ed Emilia). Con 10 casi mortali che risalgono tutti alla scorsa primavera: è solo il 3,1% dei casi nazionali. Il grosso dei numeri è da marzo ad agosto, ma in settembre «si sono registrate 299 denunce in più di cui 113 avvenuti nel mese e 186 sono relativi ai mesi precedenti». Il dato di settembre poi, in netta crescita, per l’Inail è dovuto in parte al grande focolaio all’Aia a Vaz-
zola (Tv). E tra le professioni di chi denuncia di essersi contagiato si vedono soprattutto medici, infermieri e operatori socio-sanitari. «Nel settore manifatturiero (4,3% delle denunce) i lavoratori più colpiti sono i macellatori e i braccianti agricoli». A livello provinciale, Verona è prima (1258 casi, 35 in settembre), seguita da Treviso (905, di cui ben 230 a settembre) e Padova (812, di cui 84 a settembre). Vicenza ha 651 casi (17 in settembre), Venezia 611 (65 il mese scorso). Gianfranco Refosco, segretario generale Cisl Veneto, osserva che «la bassa incidenza
di infortuni Covid-19 nel manifatturiero e nel terziario evidenzia il ruolo svolto dai Comitati aziendali, che hanno provveduto a definire i protocolli di comportamento e a vigilare sul loro rispetto. La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori a questi Comitati è stata un valore aggiunto, fondamentale per garantire il massimo della tutela. Ora però non bisogna abbassare la guardia, e serve rilanciare il ruolo degli Spisal. Dall’altro lato l’altissima percentuale di donne vittime da infortunio Covid conferma la centralità del lavoro femminile in questa difficile situazio-
GianfrancoRefosco
EnricoCarraro
ne». Anche il presidente Enrico Carraro di Confindustria Veneto (che contesta con forza l’assimilazione del contagio da Covid a un infortunio sul lavoro) sottolinea che «i dati che Inail ha pubblicato sul Veneto ribadiscono in maniera inequivocabile, che le aziende sono luoghi sicuri. Nelle imprese manifatturiere l’incidenza diretta del con-
tagio è minima grazie all’azione precauzionale svolta fin dall’inizio della pandemia e al rigoroso rispetto dei Protocolli nazionali siglati tra le parti sociali. Gli imprenditori guardano con estrema preoccupazione l’impennata della curva dei contagi degli ultimi giorni. Sono momenti che richiedono estrema fermezza da parte della politica». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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VENERDÌ 23 OTTOBRE 2020 IL MATTINO
PRIMO PIANO
Coronavirus: l’emergenza in Italia
Si cercano duemila “cacciatori” di virus Regioni verso nuovi stop I positivi in aumento: 16.079. In 24 ore 136 morti. Conte: «Pronti a intervenire» Il ministro della Salute Speranza garantisce: «Al più presto tamponi in farmacia» ROMA
LA SITUAZIONE IN ITALIA Mentre dalla Protezione civile parte la chiamata alle armi per arruolare altri duemila cacciatori di virus e il ministro della Salute, Roberto Speranza, apre ai tamponi rapidi in farmacia, la curva dei contagi continua a salire, passando da 15.199 a 16.079 casi. Una crescita comunque meno impetuosa di quella del giorno prima, che aveva fatto riprendere in mano al governo la pratica Dpcm, temendo che le strette a livello locale non fossero oramai sufficienti. Certo, il Covid continua a mietere sempre più vittime, salite ieri da 127 a 136, mentre sono 637 i letti in più occupati nei reparti di medicina e 66 in quelli di terapia intensiva. PRONTI A NUOVI INTERVENTI
Ma c’è un numero che a Palazzo Chigi ha fatto tirare un mezzo sospiro di sollievo: quello dei nuovi contagi nel Lazio, rimasti sostanzialmente stabili dopo giorni di salita ripida. E qui, anticipando la decisione del governo, la mascherina obbligatoria è stata introdotta una ventina di giorni fa. L’arco di tempo che gli esperti considerano necessario perché una misura di contenimento abbia effetto. Che il premier Giuseppe Conte abbia scommesso sull’azione ritardata di quanto approvato con gli ultimi due Dpcm trapela del resto anche quando dice che sì, «la situazione è molto critica», ma «ben diversa da marzo». An-
I DATI DI IERI (e quelli da inizio epidemia)
I CONTAGI NEGLI ULTIMI 15 GIORNI 15.000
+16.079
(465.726)
+2.082
(259.456)
5.000
+136
(36.968)
+170.392
(14.132.421)
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4.458 8 ottobre
L
a Lombardia ha adottato misure di contenimento rigorose. Anche il Piemonte si è mosso su questa direttrice, seppur in forma meno rigida. Ma le misure non sembrano
22 ottobre
I MORTI NEGLI ULTIMI 15 GIORNI
(ieri e in totale)
150 100
+637
+66
+13.157
(9.694)
(992)
(158.616)
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136 22
0 8 ottobre
In Francia 41mila nuovi positivi in appena 24 ore L’Europa gioca la carta dei lockdown parziali e del coprifuoco nel tentativo estremo di fermare l’avanzata esponenziale del Covid. Ma i dati dei contagi peggiorano e sull’efficacia delle misure di protezione in vigore gli interrogativi si moltiplicano. La Francia ha fatto registrare oltre 4mila positivi in appena 24 ore. Il Paese transalpino e la Spagna hanno superato ormai un milione di casi e Parigi ha deciso un’ulteriore estensione del coprifuoco che riguarderà 46 milioni di cittadini.
sufficienti per arginare la nuova avanzata del Covid, in Italia e soprattutto nel Nord Ovest. Preoccupa la Lombardia, ma preoccupa anche il Piemonte: 11 i decessi di persone positive, avvenuti nei giorni scorsi e registrati ieri; 1.550 nuovi contagi. Pesano gli screening (564 casi), le Rsa (94) e la scuola (194). Poi i ricoveri: 79 in terapia intensiva
15 ottobre
22 ottobre
che se poi avverte che il governo «è pronto ad intervenire ancora».
la situazione in europa
Protesta dei medici in Francia
(cinque in più rispetto a mercoledì), 1.226 non in terapia intensiva (più 115). Un tale allarme è ampiamente giustificato. Lo dicono i freddi numeri, secondo cui – al di là dei valori assoluti – in questo momento la situazione del Piemonte è quella che genera maggior preoccupazione. Il contagio cresce più velocemente che altrove: secondo
Roma, i carabinieri sorvegliano sulla movida a Campo de Fiori
La linea però continua ad essere quella di lasciar fare alle regioni. Intenzionate ad andare avanti con la linea del coprifuoco, che da domani notte e per 30 giorni scatta dalle 24 alle 5 nel Lazio, mentre a Roma si transennano vie e piazze della movida nei week end dalle 21 alle 24. E contemporaneamente torna anche la famigerata autocertificazione, sia per chi ha un valido motivo di infrangere il coprifuoco, che per i campani che devono spostarsi da una provincia all’altra nonostante l’ordinanza di divieto. Se non altro il Viminale ha messo a disposizione sul suo sito un modello da po-
ter scaricare e valido per quelle regioni, Lazio, Campania e Lombardia, che hanno deciso di imporre la ritirata serale. Intanto sotto la regia del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, governo e regioni hanno raggiunto un accordo su come superare l’impasse dei tamponi e lo scandalo delle code ai drive in. Prima di tutto il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli arruolerà immediatamente duemila tra sanitari e assistenti socio-sanitari per potenziare il fuoco dei tamponi e tracciare i contatti stretti dei positivi, che sempre più numerosi sfuggono al controllo, finendo per contribuire alla diffusione del virus. Il bando è aperto da questa mattina sul sito della Protezione civile e si chiuderà già dome-
le elaborazioni di Alessandro Ferretti, fisico dell’Università di Torino, i nuovi casi quotidiani raddoppiano ogni 5,8 giorni. In Lombardia ce ne vogliono 6,5. Ma è sugli ospedali che si sta registrando la maggiore pressione: ci sono 300 pazienti nei reparti Covid ogni milione di abitanti contro i 183 della Lombardia. E 18 (sempre ogni milione di residenti) intubati nelle terapie intensive anziché i 15,5 di Milano e delle altre province lombarde. Una pressione che comincia dai pronto soccorso. Fa fede il report quotidiano della situazione il 20 ottobre: più 26% di positivi rispetto alla Fase 1, marzo e aprile e più 515% rispetto alla Fase 2 maggio; più 14% di pazienti in attesa del test Covid rispetto alla Fase 1 e
più 15% rispetto alla scorsa primavera. I pazienti in totale sono cresciuti del 55% rispetto alla Fase 2 e i pazienti in attesa di ricovero del 62%. Sono le conseguenze della seconda ondata che, spiega il professor Giovanni Di Perri, primario del reparto Malattie infettive all’ospedale Amedeo di Savoia di Torino, si caratterizza per l’esplosione dei contagi nelle gradi città: «In Piemonte la Fase uno aveva interessato le province orientali del Piemonte, ora Torino e l’area metropolitana, entrambe molto urbanizzate. Praticamente un tutt’uno». Anche la collocazione del Piemonte, stretto tra la Lombardia e la Francia subissate dai contagi, fa la differenza. «Ma ad incidere è soprattutto la sottovaluta-
COPRIFUOCO E AUTOCERTIFICAZIONI
Torino in affanno, scatta la corsa per recuperare medici e posti letto Alessandro Mondo / TORINO
15 ottobre
QUANTI SONO I MALATI
In Piemonte il contagio ora galoppa più veloce che in Lombardia L’esperto: «La gente sottovaluta i pericoli, colpa del calo di tensione»
IL CASO
16.079
10.000
nica. La domanda andrà presentata nella regioni di residenza. Ma il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha aperto anche alla richiesta avanzata dalle regioni, il veneto Zaia e il ligure Toti in testa, di estendere anche alle farmacie la facoltà di eseguire i tamponi rapidi antigenici. «Lo stiamo sperimentando a Trento, se i risultati saranno positivi estenderemo l’esperienza in tutta Italia», ha assicurato. Più ambizioso il piano sollecitato dalle regioni di coinvolgere i medici di famiglia nell’assistenza domiciliare ai pazienti meno gravi, che possono essere messi in quarantena senza intasare gli ospedali. Speranza ha accolto la richiesta. I diretti interessati si vedrà. — PA. RU. © RIPRODUZIONE RISERVATA
zione del virus da parte della gente, in questo caso non solo in Piemonte - aggiunge Di Perri, dubbioso sull’efficacia delle misure di contenimento adottate -: sottovalutazione in
16 Cronaca
L'ARENA
Venerdì 23 Ottobre 2020
PALAZZOBARBIERI. L’Amministrazione hadestinatolesomme dell’avanzodibilancio2019.I pianidiZanotto e Toffali
«Tesoretto»dallemulte 19 milioni per fare i lavori Intantolesanzionifinanziano operestradali per 700milaeuro.Manutenzioni variedopo latromba d’ariadiagosto.Enel Pumsrispuntail«traforino» Enrico Giardini
Lavori stradali e altre opere pubbliche grazie al “tesoretto” degli introiti delle multe. E intanto si conferma nel Pums, il Piano urbano della mobilità sostenibile, il “traforino” delle Torricelle, da Poiano a Ca’ di Cozzi, per sole automobili. Nel 2019 il Comune, come risulta dal bilancio consuntivo - che pareggia a 340 milioni - ha incassato 19,1 milioni dal pagamento di contravvenzioni per divieto di sosta, telecamere Ztl e altre. Anche quest’anno si va oltre la previsione. Come spiega l’assessore alla mobilità e vicesindaco Luca Zanotto, con l’assessore alle finanze Francesca Toffali, la quota derivante dalle multe inserita nell’avanzo di amministrazione 2019 destinata a opere stradali è pari a 700mila euro. «Verranno impegnati a bilancio entro fine anno e quindi dall’inizio del prossimo anno si potranno spendere», dice Zanotto, il quale ricorda che «il Comune, in base al articolo 208
comma 4 del decreto legislativo 285 del 30 aprile 1992, deve destinare il 50 per cento delle somme introitate con le multe per lavori di messa in sicurezza delle rete stradale, comprendendo appunto la segnaletica». Dall’avanzo 2019 l’Amministrazione trae numerose altre risorse, per vari ambiti. La Toffali fa sapere che un milione 300mila euro andranno per manutenzioni stradali, di cui 500mila per le ordinarie e 800mila per opere infrastrutturali. Altre somme a manutenzioni a edifici e strade dopo la tromba d’aria del 24 agosto. «Centomila euro per sistemare il tetto di una porzione del castello di Montorio non aperta al pubblico», dice la Toffali, «per renderla visitabile». Per sistemare via San Mattia, sulle Torricelle, via San Leonardo tra Borgo Trento e la strada dei colli, ma anche via Castellana, dalle Torricelle a Poiano, danneggiate, vanno 200mila euro. Altri 200mila per lavori alle reti delle acque meteoriche, al rifugio notturno al Camploy, a Veronetta, un mi-
lione 677mila euro (in origine erano un milione 348mila), poi 100mila per impianti tecnologici allo stadio Bentegodi e 150mila per il palasport. Intanto la Giunta ha adottato il Pums, che detta le linee per la futura mobilià sostenibile. «Si prevede di investireper completare la rete ciclabile», dice Zanotto, «ma anche per creare le cerniere di mobilità in zone come la Genovesa, a Verona sud, la Cercola a San Michele, quindi a Ca’ di David e in zona Stadio, in cui lasciare le auto parcheggiate per poi spostarsi da lì verso il centro con gli autobus, il bike sharing, i monopattini». Del Pums, che sarà ora pubblicato 30 giorni per le osservazioni, prima delle controdeduzioni del Comune per la delibera da votare in Consiglio, come detto più volte è programmato anche il “traforino” urbano delle Torricelle, da Poiano a Ca’ di Cozzi. «Sarà solo per auto», conclude Zanotto, «e a una corsia per senso di marcia, collegato all’uscita con rotatorie verso Avesa e Quinzano». •
L’autoveloxfisso in Tangenziale Nord:all’iniziofioccavano lemulte
LA STORIA INFINITA. Dopo i corridoi per la coda
CortilediGiulietta Ancoraalpalo iprogetti di gestione Bertucco:«Ilsindacooradecida» Briani:«L’istruttoria èin corso» In via Cappello ci sono i corridoi con i nastri per la coda in ingresso al cortile di Giulietta, ma intanto la storia infinita della gestione a pagamento del sito di Giulietta è sempre più infinita. A sollevare il caso è il consigliere di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco. «Dopo il parere piuttosto tranchant emesso lo scorso agosto dalla Sovrintendenza sui progetti di riordino degli ingressi al cortile di Giulietta, dall’Amministrazione ci si aspettavano due cose», dice, facendo riferimento al progetto della Mox Corporation e a quello della Juliet’s Farm. «Chiedere ai proponenti del project financing in corso se fossero in grado di modificare le loro proposte per rispettare tali prescrizioni», prosegue, «e dare una risposta più rapida possibile alle imprese. Un sì o un no. Invece nulla è stato fatto. Lo rivela una lettera piuttosto spazientita che a fine settembre Mox Corporation ha inviato al sindaco e, recentemente, anche ai consiglieri comunali», conclude, auspicando che il sindaco decida. «Sono i corridoi la decisione?». Replica l’assessore alla cultura e al turismo Francesca Briani. «Strano che Bertucco si erga a tutore dei privati»,
Lacorsia per laCasa di Giulietta
dice, «e comunque non abbiamo mai mollato la presa, sul riordino. Ricordo che da quando è stata inviata la lettera della Soprintendenza c’è un gruppo di lavoro in fase istruttoria e l’amministrazione sta cercando la soluzione migliore». La Briani sottolinea però l’emergenza sanitaria, da marzo, con il protocollo per contingentare i flussi: 26 persone massimo nel cortile, in comproprietà con inquilini, e 18 nella Casa-museo a pagamento, del Comune. «E ora dobbiamo regolare l’ingresso, su richiesta dei commercianti, e il comandante della Polizia Locale Altamura ha già fatto presente che i corrieri che percorrevano con i mezzi via Cappello e lamentavano la calca, erano sanzionabili». • E.G.
POLITICA. Coordinatodall’economista e presidentedellaPontificia Accademia dellescienze sociali,si sta ampliando
Al via Insieme, partito di cattolici e laici PromossodaZamagni, aVerona c’è Mario Rossi «C’èspazioper i moderati DialogoconTraguardi» Politica: il centro si muove, con cattolici e laici. Anche a Verona. È nato Insieme, il nuovo partito di ispirazione cristiana promosso dall’economista riminese Stefano Zamagni, 77 anni, presidente della Pontificia Accademia della scienze sociali. L’assemblea costituente del partito ha indicato, tra i 21 membri del coordinamento naziona-
le, il veronese Mario Rossi, 67 anni. Già consigliere regionale, provinciale e assessore comunale - un passato nella Dc e poi nell’Udc e in Forza Italia - che torna nell’agone politico dopo vari lustri di volontaria assenza. «Non si può rimanere inermi a osservare la sfiducia che i cittadini italiani dimostrano nei confronti della politica nazionale, lo sperpero di risorse, la corruzione dilagante, l’esodo di molti giovani che abbandonano l’Italia per cercare lavoro, un sistema sanitario da riformare, una scuola in crisi,
un debito pubblico che cresce a dismisura, la mancata valorizzazione dei nostri beni culturali e ambientali», dice Rossi, motivando le sua adesione e delineando gli obiettivi programmatici, oltre che il cammino per radicarsi anche nel Veronese. «Su richiesta del professor Zamagni ho dato il mio contributo in uno dei 13 gruppi di lavoro promossi da questa grande economista, finalizzati a offrire contenuti culturali e programmatici a chi governa l’Italia a ogni livello», spiega Rossi. «Si offre, a chi diser-
ta le urne e a chi opera in partiti diversi, ma non riesce a esprimere le proprie potenzialità, un nuovo strumento aggregativo di chiara identità culturale, aperto a coloro che intendono impegnarsi affinché l’Italia sempre più la patria della bellezza, della cultura, dell’umanesimo, della piccola e media impresa, della migliore e umana assistenza sociale e sanitaria». Insieme sta già facendo discutere, a livello nazionale, forte anche della vicinanza di esponenti dell’episcopato italiano. Restando al Veneto,
MarioRossi
netto il parere di Rossi sul neoconfermato presidente della Regione Luca Zaia, leghista a capo di una coalizione di centrodestra, al 76,79 per cento. «È difficile accettare che Zaia non abbia valorizzato il consenso elettorale conseguito dai veronesi Valdegamberi e Polato attribuendo loro l’assessorato. Da questa mortificazione i cattolici e i moderati dovrebbero apprendere una lezione». Quale? «Salvini, Castelli e Meloni vogliono occupare il centro della politica ma falliranno, perché sono espressione di una cultura diversa da quella moderata. Cattolici e laici di buona volontà potranno portare frutto solo se animeranno e saranno sostenuti
da un nuovo partito di centro». Zamagni chiede che Insieme sia equidistante rispetto agli attuali schieramenti. Rischio di isolamento? «No, spetterà a chi aderisce a Insieme decidere se, come e quando sia necessario o meno stabilire alleanze con chi accoglierà o convergerà sui punti irrinunciabili del nostro programma. L’obiettivo odierno è attrarre, crescere e dare spazio a volti nuovi». E a Verona, al voto nel 2022 per eleggere il sindaco? «Con tutti, iniziando dai giovani di Traguardi», il movimento del consigliere comunale Tommaso Ferrari, «perché s’impegnano per un futuro concreto decisamente migliore». • E.G.
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Cronaca 15
L'ARENA
Venerdì 23 Ottobre 2020
VeronaeilCoronavirus
VerticetraRegioni eGovernosucontagi etracciamento
Le cifre tra cittàe provincia e leprevisioni
SièsvoltalariunionetrailGoverno e le Regioni per un potenziamento delleattivitàditracciamentoesullapossibilitàdiarruolareoperatori sanitari e sociosanitari che aiutino
le Asl nel tracciare i contagi. All’incontro hanno partecipato ministri e presidenti di Regione, tra cui LucaZaia. «È opportuno semplificare le at-
tuali regole sul tracciamento», ha detto Zaia. «Siamo bravi nella quantitàditamponi,maèaltissima anchelaquantità.Sì,dunque,aoperazioniper efficentareil sistema».
ALLARME. L’esperto di modelli predittivi analizza i dati di Verona: «Siamo a un passo dal disastro, se entro metà novembre non fermiamo la curva si dovrà chiudere tutto»
«Contagi?Decisiviiprossimi21giorni» Ilbiostatistico Guerriero: «Ilnumerodei positivièesploso, bisognarimaneresottoal30% diricoveriin terapiaintensiva» Camilla Ferro
Le prossime tre settimane saranno cruciali. Se la crescita del contagio continuerà ai ritmi attuali, l’unica possibilità per fermare la corsa del virus (ed evitare di raggiungere la soglia di allerta del 30% di pazienti Covid in terapia intensiva) sarà un lockdown duro. Ci stiamo avviando di nuovo verso il disastro, solo che rispetto a marzo abbiamo un vantaggio che, se sfruttato, ci permetterà di evitare il peggio: da inizio ottobre i casi raddoppiano ogni settimana, disegnando una curva che va in su, nella stessa direzione di sette mesi fa, solo che ora lo fa più lentamente, in modo non ancora esponenziale; in primavera i positivi ogni sette giorni quadruplicavano, adesso si duplicano con una impennata costante ma più lenta. «Se riusciamo da subito, adottando tutte le misure necessarie», spiega Massimo
Guerriero, biostatico veronese, «a fermare l’accelerazione della diffusione dell’infezione, potremo gestire la pressione sugli ospedali senza andare in crash. Se invece questo non accadrà e il trend in salita di oggi sarà lo stesso domani, dopodomani e nei prossimi giorni, dobbiamo essere consapevoli che entro la prima quindicina di novembre ci troveremo, appunto, dentro ad una situazione disastrosa. E, tra l’altro, sarà molto più lunga di quella passata, con più vantaggi per il Coronavirus dato che andiamo incontro al freddo e, dietro alla porta, c’è pure l’influenza». E’ questa, in sintesi, l’analisi dell’esperto di modelli predittivi: «Le cose non vanno bene. Qualcosa non ha funzionato, il contact tracing è fallimentare in quanto affidato alla “manualità“ dei singoli operatori che riempiono moduli intervistando i positivi, chiedendo lumi sui loro contatti, sui posti dove sono stati, con chi hanno parlato e mangia-
Ilbollettino
In24ore259veronesi positivieduedecessi Secondogiorno dicontagi «ampiamentesopra quota 1.000inVeneto», halanciato l’Sosieriil governatoreZaia commentandonumeri del Coviddafar impallidirei bollettinidellaprimaondata. Unbalzodi1.325 positivi in24 oreconferma lavelocità con la qualeil virus haripreso a correrenella«Regionedei tamponi».«IlVeneto»,ha ribaditoilpresidente Zaia,«ne haeffettuatidall’inizio dell’epidemia2.192.000, ai qualisiaggiungono 1.500.000 testrapidi.Maanche ilcontact tracing, con questinumeri iniziaadaveregrandi difficoltà».Quandosi hanno 1.325contagiati in24 ore significachequestigenerano 20.000contatti.L’andamento rischiadinonpoteressere più monitorato.Oltre un certo limite,non siva: si entrain stalloe ilsistema implode. Èin crescitaancheil numero delle vittime:19daieri, per un dato complessivoregionale di2.301 morti.Ieri,poi, èstata abbattutala sogliapsicologica
dei40.000positivi.In piùsono cresciutii ricoveri, +64 per un totaledi588pazienti, ma restano fermea65 le terapieintensive, distantidal limitefissato a 150 perfar scattare la«fase 3»del pianodisanitàpubblica. Verona,nelpanoramagenerale delVeneto, ètra le provinceinpiù fortecrescita.Ieri alle 18(rispetto alle24 oreprecedenti) inuovi casi dicontagiati sonostati 259. Gli «attualmentepositivi»(anche quellisalitirispetto algiorno precedentedi249 unità)sono 2.153.E, ancheieri, Verona ha avutoaltreduevittime, portando iltotaledei decessida inizio epidemiaa625. Apreoccupare gli addettiai lavoriè l’andamentodei ricoveri,anche sefortunatamente ierinonsi sono registratinegli ospedaliscaligeriaumenti di pazientiCovid intubati:sono in tutto98i positivi assistitiinarea noncritica(più unadozzinain 24 ore)mentre restanofermi a18 i piùgravi interapiaintensiva.Da febbraioa oggi iveronesi chesi sonoinfettati sono stati intutto 8.469,il datopiù altodituttoil Veneto. C.F.
Ilbiostatistico Massimo Guerriero
to. Non funziona così. E’ un sistema che, di fronte allo tsunami di numeri da registrare, non è in grado di reggere il ritmo perdendo di fatto il suo fine, cioè procedere ad una raccolta sistematica delle informazioni cruciali sulla trasmissione del virus per adottare poi risposte adeguate. Lo stesso fallimento è stata la App Immuni, così come lo screening sierologico affidato alla Croce Rossa che non ha raggiunto le percentuali necessarie. Insomma, siamo stati abbandonati dal Governo», spiega Guerriero, «che nel tempo in cui doveva
e poteva organizzare la “difesa“ al nuovo attacco, rimodulando pure il sistema scuola con lezioni spalmate sull’intera giornata (lavoriamo tutti 8-10 ore al giorno, i medici poi di più, perchè la scuola, in uno stato di emergenza, no?), non è stato lungimirante. E oggi assistiamo, con pochi margini di manovra, all’esplosione di cittadini che si ammalano e all’assalto degli ospedali». Oggi l’indicatore da guardare a vista è proprio quello delle ospedalizzazioni, specie nelle terapie intensive. «Non vanno assolutamente riempi-
te», ribadisce Guerriero, «attualmente il dato di occupazione dei contagiati in rianimazione è di circa il 10 per cento dei letti totali per cui ancora sotto la linea di tenuta del sistema sanitario; è importante non superare il 30% di pazienti Covid in rianimazione perchè se si sfora questo limite - cioè un terzo dei posti di cure intensive non c’è più modo di assistere la gente, soprattutto quella che è lì per altre malattie. Non è tanto la disponibilità di respiratori, ventilatori, macchinari, accessori a dover preoccupare, ma il personale», sottolinea Guerriero, «se abbiamo i letti ma non i medici e gli infermieri per salvare i pazienti, quei letti non servono a nulla». E non usa mezzi termini: «Se rompiamo l’argine dei ricoveri, torniamo all’aumento esponenziale della mortalità: a quello dei positivi ci siamo praticamente già, dobbiamo evitare di arrivarci con i malati gravi intubati o attaccati ad un respiratore. Voglio essere chiaro: uno su due di chi finisce in terapia intensiva, resta vittima della Sars Cov-2. Non è terrorismo, è analisi dei dati. Il Coronavirus ci deve far paura perchè uccide. E abbiamo pochissimo tempo, forse ore, per evitare che accada». •
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VENERDÌ 23 OTTOBRE 2020 LA NUOVA
PRIMO PIANO
Coronavirus: il rischio sanitario
Dieci ospedali Covid verso la riapertura Stretta di Zaia: «Ora non si scherza più» Presto un’ordinanza sull’uso delle mascherine e contro gli affollamenti. Biosorveglianza: il Veneto propone un’app al Governo Filippo Tosatto / VENEZIA
«Siamo entrati nella fase X, quella in cui non si scherza più. E quindi il naso va messo dentro la mascherina e non fuori. Se fino a ieri qualcuno poteva anche permettersi un uso improvvido, ora do un consiglio spassionato: evitate di farlo perché troverete sorprese». Luca Zaia preannuncia così l’ordinanza regionale che imporrà un uso “sistematico e corretto” dei dispositivi di protezione personale accompagnato da misure dissuasive in materia di assembramenti: «Arriverà entro lunedì, prevede misure innovative, non vi anticipo i dettagli, ne stiamo ancora valutando i profilo di legittimità». Fantasmi che riappaiono... «Meglio qualche restrizione che il ritorno al lockdown. Bloccare i passaggi tra le regionali? La nostra comunità non è sotto una campana di vetro, come posso accettare che arrivi un cittadino dalla Francia o dalla Germania e alzare una barriera verso la Lombardia o la Campania? Sarebbe un atto irrazionale e inutile».
CROMASIA
LA SITUAZIONE ATTUALE dati aggiornati alle 17 di ieri FASE AZZURRA
602 +22
Ricoverati Covid in ospedale
67 +2
Ricoverati Covid in terapia intensiva
IL CONTACT TRACING NON REGGE PIÙ
40.307 +1.543
13.280 +1.405
Positivi dal 21/2
Casi attualmente positivi
2.306 +10 Deceduti dal 21/2
I CINQUE LIVELLI DI ALLERTA
Nell’attesa, la rapida crescita dei contagi spinge la sanità ad avviare l’iter di riapertura dei dieci Covid Center previsti negli ospedali di Schiavonia (Padova), Villa Salus a Mestre, Dolo, Jesolo, San Camillo a Treviso, Vittorio Veneto, Belluno, Santorso (Vicenza), Villafranca di Verona e Trecenta (Rovigo). Saranno sottratti alle cure ordinarie e riattivati in via esclusiva per i malati di coronavirus qualora il Veneto approdi al livello giallo d’allerta: è il terzo di cinque soglie, determinato da un flusso di pazienti nelle terapie intensive superiore alle 150 unità; ieri, i degenti in rianimazione si collocavano a quota 67, corrispondente al più rassicurante grado azzur-
FASE GIALLA Scatta quando sono più di 151 i ricoverati in terapia intensiva o quando ci sono più di 900 pazienti Covid ricoverati in area non critica Comporta l’attivazione dei Covid hospital e l’attivazione progressiva dei posti attrezzati supplementari di terapia intensiva (191 oltre ai 522 attuali) e di posti letto aggiuntivi ordinari e subintensivi. Come conseguenza viene preservata l’attività ordinaria nei soli ospedali “spoke” e “hub” e l’attività di emergenza nei soli hub: l’attività ordinaria nei Covid hospital viene ridotta e trasferita l’attività d’urgenza
I DIECI COVID HOSPITAL VENETI Schiavonia (Padova) Villa Salus a Mestre Dolo Jesolo San Camillo a Treviso Vittorio Veneto Belluno Santorso (Vicenza) Villafranca di Verona Trecenta (Rovigo)
rapporto inail e confindustria
Carraro: aberrante assimilare i contagi a infortuni sul lavoro A Nordest il 24,4 % dei casi rilevati su scala nazionale Sanità e assistenza sociale il settore più colpito, seguito dagli amministratori locali VENEZIA
L’impennata dei contagi coinvolge anche i luoghi di lavoro. Ad essere maggiormente coinvolti sono gli addetti alla sanità e all’assistenza sociale con il
ro, ma l’ipotesi di un’escalation non è irreale. E se i dubbi scientifici circa l’evoluzione della seconda ondata sconsigliano profezie da talk show, i fatti evidenziano che a fronte dei 3,7 milioni di tamponi molecolari e antigenici fin qui eseguiti, l’impennata dei positivi – siamo intorno ai 14 mila– supera la stessa emergenza di primavera. Certo, tra questi il 95% è asintomatico ma la frazione restante, applicata a grandi numeri, comporta ugualmente un surplus di controlli, ricoveri (oltre 600 in area non critica) e cure.
70,3% delle denunce e il 21,3% dei decessi codificati; a seguire, gli amministratori regionali, provinciali e comunali sui quali ricadono l’8,9% delle infezioni denunciate e il 10,7% dei casi mortali. A rilevarlo è il nuovo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto. Gli altri settori maggiormente colpiti sono i servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia, call center), mani-
fatturiero (incluse lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare) e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione. Al 30 settembre, i casi segnalati all’Inail sono 54.128, circa il 15% delle denunce pervenute da ’inizio dell’anno, con un’incidenza del 17,2% rispetto al totale dei contagi nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data e concentrati soprattutto a mar-
zo (51,2%) e aprile (33, 8%). «I dati Inail relativi alle denunce Covid-19 sul lavoro in Veneto, ribadiscono in maniera inequivocabile, che le aziende sono luoghi sicuri», commenta il presidente veneto di Confindustria, Enrico Carraro, «nelle imprese manifatturiere l’incidenza diretta del contagio è minima grazie all’azione precauzionale svolta fin dall’inizio della pandemia e al rigoroso rispetto dei protocolli nazionali siglati tra le parti sociali». Rispetto al monitoraggio precedente del 31 agosto, le denunce in più sono 1.919, di cui 1.127 relative a infezioni avvenute in settembre e le altre 792 nei mesi precedenti, per effetto del consolidamento dei dati. I casi mortali sono 319,16 in più rispetto al 31
Soprattutto, rende impossibile mantenere l’attività di contact tracing volta a stabilire i
Le terapie intensive stabili ma crescono rapidamente contagi e ricoveri non critici contatti dell’infetto, calcolati mediamente in una ventina al giorno. Mentre alcune aree del Paese, investite da cluster violenti, hanno già rinunciato al tracciamento, Zaia – intervenendo alla conferenza pomeridiana con i ministri Speranza e Boccia – ha proposto al governo l’utilizzo dell’app messa a punto in Veneto per mantenere, almeno, un contatto digitale con i positivi: «La nostra applicazione di biosorveglianza prevede che le persone in isolamento si iscrivano e per dieci giorni, in assenza di problemi, premano il bottone verde così da consentirci di accudire gli anziani, che non scaricano l’app e i malati veri; in caso di guai, viceversa, si schiaccia il rosso e arriverà il medico a domicilio. Il software è pronto da giugno, abbiamo preferito tenerlo nel cassetto perché, in
agosto, concentrati soprattutto tra gli uomini (84%) e nelle fasce 50-64 anni (69,9%) e over 64 anni (19,4%), con un’età media dei deceduti di 59 anni. La situazione è costantemente monitorata da parte degli industriali, che temono un ulteriore lockdown. «Assistiamo con estrema
Imprese: rischio elevato tra gli addetti ai servizi di supporto, manifattura alloggio e ristorazione preoccupazione all’impennata della curva dei contagi degli ultimi giorni», aggiunge Carraro «sono momenti che richiedono estrema fermezza da par-
coincidenza con il lancio di Immuni, sarebbero sorte critiche. Si tratta però di soluzioni del tutto diverse: la nostra non geolocalizza né individua i contatti, dice solo che un contagiato è entrato nel network, sgravando il sistema sanitario da un flusso telefonico quotidiano giunto ai limiti della sostenibilità». I potenziali utenti in quarantena? Ammontano a 13.675, secondo il nuovo report diffuso da Azienda Zero. NELLA BLACK LIST DELLA GERMANIA
A proposito di interlocuzioni con Roma: la Regione sollecita al ministero della salute un chiaro protocollo farmacologico e di cura per la terapia domiciliare e i primi giorni di contagio: «È la procedura che ci evita ricoveri, a marzo ha scongiurato il collasso dei nostri reparti, l’errore adesso sarebbe pensare di ospedalizzare l’intera massa di sintomatici lievi». Qual è davvero la situazione delle prime linee intensive? Ad oggi criticità e decessi rientrano nelle previsioni della vigilia, a preoccupare maggiormente è la pressione congiunta di Covid e stagione influenzale con «l’alta tensione» causata dalla sovrapposizione delle patologie. Per l’occasione è stato rispolverato l’algoritmo che ha dato buona prova nell’emergenza. A lavorarci, accanto agli statistici, è l’assessore-ingegnere alla protezione civile Gianpaolo Bottacin: «Il picco? Al momento non siamo in grado di prevederlo, rispetto a sei mesi fa la curva ascendente dei flussi è lineare, anziché esponenziale. Secondo gli esperti questa attenuazione è stata favorita dall’adozione di mascherine e distanziamenti sociali». Che altro? Alla lista dei Paesi che impongono la quarantena a chi provenga dal Veneto ora si aggiunge anche la Germania. Danke. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
te della politica e delle nostre amministrazioni per determinare i provvedimenti più idonei a contenerla, tutelando lo sforzo compiuto da imprese e lavoratori per andare avanti. Continuiamo poi a ritenere un’aberrazione giuridica l’aver assimilato il contagio da Covid-19 ad un infortunio sul lavoro, ingenerando conflitti smentiti dai dati e dai comportamenti». Sono a Nord-Ovest più della metà dei casi, seguito da Nord-Est (24,4%), Centro (11, 9%), Sud (6,2%) e Isole (2,4%). Nei casi mortali la percentuale del Nord-Ovest sale al 56,7%, mentre il Sud, con il 16% dei decessi, precede il Nord-Est (13,8%), il Centro (11, 6%) e le Isole (1, 9%). — NICOLA BRILLO © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo piano Convivere con il virus
Venerdì, 23 ottobre 2020
Treviso, un focolaio fra i tracer Il virus morde la città di Zaia Contagi anche in ospedale: il padre di un bimbo ricoverato avvisato tardi dell’esito del tampone E per contenere l’epidemia ora si chiede aiuto ai veterinari. I dati sono i più alti di tutto il Veneto di Andrea Tornago Con altri 1.543 nuovi casi nelle ultime 24 ore il Veneto sembra aver superato stabilmente la soglia dei mille positivi al giorno. Ma il contagio a Nordest viaggia a velocità diverse. Impensierisce Venezia. Morde a Vicenza. Galoppa nel Trevigiano, fortino elettorale del governatore Luca Zaia e nuovo riferimento regionale per la diagnostica e la sorveglianza dell’epidemia: è proprio al laboratorio di Treviso, diretto dal dottor Roberto Rigoli, che la Regione in estate ha affidato il coordinamento delle 14 microbiologie del Veneto, prima di competenza dell’Università di Padova e del professor Andrea Crisanti, il padre del “modello Veneto”, con cui la rottura è ormai totale. L’incremento dei tamponi e i piani di sorveglianza di Crisanti per la politica regionale oggi sono il passato, soppiantati dai nuovi test rapidi sperimentati proprio a Treviso da Rigoli e validati dallo Spallanzani. Ieri in provincia sono stati regi-
dell’Ulss, Benazzi — per fortuna non sono operatori che fanno tamponi o vaccinazioni». Per sostituire i medici malati e supportare gli operatori nel contenimento del contagio sono stati chiamati alle armi anche i veterinari, che in questo momento stanno effettuando il contact tracing. Il loro contributo era già stato richiesto lo scorso agosto, quando servivano rinforzi per gestire i molti contagi e i importanti focolai scoppiati in centri
di accoglienza e grandi aziende, casi chiusi ma che per l’Ulss potrebbero aver avuto un ruolo nella propagazione del contagio. Per un errore dell’azienda sanitaria il contagio è entrato anche nel reparto di chirurgia pediatrica dell’ospedale di Treviso: a un genitore che doveva assistere il figlio, sottoposto a un intervento, è stata comunicata in ritardo la positività. «Da alcuni giorni usiamo solo test rapidi — ricostruisce il diretto-
re dell’Ulss — ma il padre era stato sottoposto, non si sa perché, a un tampone molecolare classico che richiede 48 ore. Al contrario del figlio, che era negativo, lui è risultato positivo». In seguito anche il bambino, nuovamente testato, è stato trovato positivo al Covid. Altri sei tra pazienti e genitori presenti in reparto in quei giorni sono stati testati, e per il momento non hanno contratto l’infezione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’inchiesta a Bergamo Alzano, la Finanza in Regione. Indagato l’ex dg della sanità lombarda
1.543 In Veneto I nuovi positivi al coronavirus nelle ultime 24 ore in Veneto
268 Nella Marca trevigiana So no i casi in provincia di Treviso, l’altro ieri erano 385
2.704 In città Le persone attualmente positive a Treviso; nel resto delle province venete superano di poco le 2.000
76 I ricoverati I malati di Covid ricoverati negli ospedali del Trevigiano
Superato il “modello Crisanti” ora qui ci si affida solo ai test antigenici rapidi
15 ANSA/STEFANO CAVICCHI
strati 268 nuovi casi e i contagi nei giorni scorsi hanno sfiorato quota 400, mentre il numero degli attualmente positivi, 2.704, è notevolmente superiore a quello delle altre province venete. Da due giorni, dato l’elevato numero di contagi, l’ospedale cittadino ha attivato un punto tamponi notturno. Esiste un problema Treviso in Veneto? Non per Zaia, che ha escluso il ricorso a lockdown nella regione. L’ultimo piano d’emergenza, approvato lo scorso 20 ottobre, prevede per l’attivazione di misure solo il monitoraggio di indicatori ospedalieri, come ricoveri e terapie intensive, e al momento gli ospedali hanno numeri gestibili: 35 ricoverati al Ca’ Foncello di Treviso, 34 a Vittorio Veneto e altri 7 negli “ospedali di comunità”. La diffusione del virus sul territorio però sembra sempre più difficile da controllare. Il direttore dell’azienda sanitaria, Francesco Benazzi, ha reso noto che a Treviso per ogni positivo vengono trovati altri tre contagiati nella cerchia stretta dei contatti. La Regione però non rende noto l’indice di riproduzione (Rt) del Sars-CoV-2 suddiviso per provincia. Intanto il virus è entrato anche nel dipartimento di prevenzione “La Madonnina” dell’Ulss, che si occupa delle inchieste epidemiologiche, dei tracciamenti e di isolare i contatti dei positivi: il focolaio a ieri contava 15 persone, finite in quarantena e costrette a sguarnire la prima linea, mentre è ancora in corso la ricerca dei loro contatti. I positivi nel dipartimento sono «amministrativi che si occupano del tracciamento — spiega il direttore
k Presidente Luca Zaia, 52 anni Le cifre
Nell’inchiesta sulla mancata zona rossa di Alzano, è indagato dalla procura di Bergamo l’ex direttore della Sanità lombarda, Luigi Cajazzo. La Finanza ha acquisito ieri vari documenti in Regione, tra cui le chat dell’assessore al Welfare Giulio Gallera.
Indagati anche Salmoiraghi, vice di Cajazzo, Locati e Cosentina (dg e direttore sanitario dell’Asst). L’inchiesta valuterà le denunce presentate dai familiari di 150 vittime del Covid (nella foto mentre giorni fa consegnano in procura nuovi documenti).
Nel Dipartimento della Asl I positivi del focolaio scoppiato nel dipartimento di prevenzione della Ulss di Treviso
Milano
Malati in 19 tra ospiti e personale Al Trivulzio il Covid fa di nuovo paura I familiari temono di rivivere l’incubo dell’inverno, con 400 morti in quattro mesi di Alessandra Corica Manuela Messina Milano — Torna la paura al Pio Albergo Trivulzio. La casa di riposo più famosa d’Italia è stata duramente colpita dai contagi durante la prima ondata, ed è finita al centro di un’inchiesta per epidemia colposa e omicidio colposo che vede indagato il direttore generale Giuseppe Calicchio. In quattro mesi, tra gennaio e aprile, nelle strutture che fanno capo alla Baggina ci sono stati oltre 400 morti. Ora, la Rsa torna nell’occhio del ciclone: nell’ultimo bollettino (relativo ai giorni tra il 12 e il 16 ottobre) la struttura rende noto che, di nuovo, il Sars-Cov-2 è tornato al
suo interno. A essere colpiti sono 14 ospiti (tra cui due minori della comunità che fa capo alla Baggina) e cinque operatori, tra la sede di Milano e quella di Merate nel lecchese. Le diagnosi sono avvenute a seguito di 196 tamponi su 123 pazienti del reparto di “Cure intermedie” dove sono stati trovati 11 positivi, di 372 tamponi su 352 pazienti nella Rsa con la scoperta di un caso, e di altri 12 test sui minori della comunità, dove sono stati individuati due casi. Gli anziani positivi sono stati trasferiti in ospedale. Tra i lavoratori, i casi sono stati individuati grazie a 475 tamponi in tutte le sedi. In più, tra lunedì e martedì, il Pat ha eseguito un nuovo giro di test (del quale però non sono ancora noti i risultati), con 156 sierologici e altri 263 tamponi ai dipendenti. «La ricostruzione è ancora in corso — spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, che assiste il Pat nella gestione dell’epidemia — Non dovrebbe trattarsi di un focolaio interno, però, dato che alcuni degli
k Sotto inchiesta
Il Pio Albergo Trivulzio è al centro di un’indagine per epidemia colposa e omicidio colposo per i morti dei mesi scorsi
ospiti risultati positivi al virus erano stati trasferiti da altre strutture». I nuovi contagi, però, fanno paura ai familiari: Donata non vede sua suocera di 94 anni dall’inizio di ottobre, poco prima del nuovo blocco delle visite (che in estate erano riprese) deciso dalla struttura. «Ho ricevuto poche informazioni e per di più confuse, e nulla sapevo del rischio di nuove infezioni». Il timore è di rivivere l’incubo della scorsa primavera, quando le comunicazioni erano poche e a singhiozzo. Virgilio, figlio di un’anziana ricoverata, era stato un sostenitore della riapertura delle visite: «Ma adesso il blocco è inevitabile». Anche Luigi, che ha la madre nella struttura, è sgomento: «Questi nuovi contagi dimostrano che non siamo noi familiari a portare il virus al Pat. Purtroppo, il rischio maggiore proviene da chi lavora a stretto contatto con gli ospiti e poi torna a casa sua, ovvero medici, infermieri, operatori socio sanitari». ©RIPRODUZIONE RISERVATA