RASSEGNA STAMPA DEL 6 DICEMBRE 2020

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 16

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-DIC-2020 Estratto da pag. 49

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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04-DIC-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 26

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-DIC-2020 Estratto da pag. 41

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-10

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 31

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 3

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 13

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-11

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-32

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-9

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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02-DIC-2020 Estratto da pag. 45

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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02-DIC-2020 Estratto da pag. 14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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02-DIC-2020 Estratto da pag. 14

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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02-DIC-2020 Estratto da pag. 6-6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-24

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 15

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 10

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 7

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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02-DIC-2020 Estratto da pag. 110-110

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 29

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-DIC-2020 Estratto da pag. 44

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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04-DIC-2020 Estratto da pag. 47

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

6566

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 29

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 29

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-7

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 43

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-43

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-43

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 6

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-4

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

3043

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 8

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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02-DIC-2020 Estratto da pag. 28

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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02-DIC-2020 Estratto da pag. 28

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-3

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 2

ARTICOLO NON CEDIBILE AD ALTRI AD USO ESCLUSIVO DI MINISTERO DELL'INTERNO

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-25

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 4

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04-DIC-2020 Estratto da pag. 44

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04-DIC-2020 Estratto da pag. 16

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 1-4

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 22

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 11

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 2

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 46

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06-DIC-2020 Estratto da pag. 46

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Corriere del Veneto Domenica 6 Dicembre 2020

VE

Il virus

La seconda ondata

LA CURVA

Paolo Rosi: «E la metà dei degenti ha tra i 40 e i 60 anni. Un contagiato su 200 finisce in Rianimazione»

«Terapia intensiva, ora muore un paziente Covid su due» La scheda ● Ogni giorno vengono dimessi 20-25 malati Covid dalla Terapia intensiva e altrettanti ne entrano. Ma solo il 50% sopravvive e la metà dei degenti ha men o di 70 anni. ● Ogni 200 persone contagiate dal coravirus, una finisce in Rianimazione. Dato stabile da un mese

VENEZIA Mentre migliaia di incoscienti formavano «serpentoni umani», uno addosso all’altro, per dirla con le parole del governatore Luca Zaia, davanti a negozi, grandi magazzini e centri commerciali per festeggiare il Black Friday, che però nessuno ha cancellato, metà dei pazienti ricoverati nelle Terapie intensive del Veneto moriva. E’ la drammatica realtà che si evince dal resoconto del dottor Paolo Rosi, coordinatore del Centro regionale per l’emergenza-urgenza (Creu): «Da una settimana il livello di occupazione dei letti in Terapia intensiva è stabile sui 330/340 pazienti Covid. Ogni giorno ne vengono dimessi 20-25 e altrettanti ne subentrano, quindi la situazione è tutt’altro che tranquilla, siamo di fronte a un afflusso critico. Testimoniato anche da un dato fisso da oltre un mese: ogni 200 persone positive al tampone una finisce in Terapia intensiva. Ciò significa che tra gli ultimi 3638 contagiati, 14 saranno ri-

coverati in Rianimazione e altri cento tra Malattie infettive e Pneumologia. Ma stando al trend di novembre, solo il 50% dei degenti in Terapia intensiva sopravvive». I malati di Covid-19 ricoverati in questo reparto sviluppano infatti un quadro clinico non facilmente trattabile e quindi solo 7 degli ultimi 14 destinati alla Rianimazione sopravviverà. «I meno gravi restano ricoverati in media 15 giorni ed escono molto debilitati (secondo i pneumologi nel 30% dei guariti restano danni irreversibili ai polmoni, ndr) — sottolinea Rosi —. Per i soggetti maggiormente compromessi la degenza dura invece 20 giorni, ma devono essere sottoposti a trattamenti importanti e la metà muore. Inoltre il personale è chiamato a uno sforzo enorme per seguirli». Tutto questo per far capire i rischi che corre e che fa correre agli altri chi prende sottogamba l’epidemia, non osservando le misure di sicurezza, cioè mascherina, di-

stanza sociale di almeno un metro e igiene costante delle mani. «Finché non comincerà la campagna vaccinale contro il Covid-19, l’unico modo per ridurre i ricoveri in Terapia intensiva è cominciare a contrarre i contagi — aggiunge il responsabile del Creu —. E attenzione, solo il 50% dei degenti in area critica ha più di 70 anni, nell’altro 50% ci sono malati di 40, 50 e 60 anni e la mortalità è alta anche in queste fasce d’età». E in generale supera quella della prima ondata della pandemia, vissuta la scorsa primavera, quando il tasso di letalità in Terapia intensiva interessava fra il 30% e il 35% dei ricoverati. Andati a vuoto gli appelli al senso di responsabilità collettiva, ora la Regione ha deciso di mostrare la dura realtà per quella che è, senza filtri. Compresi i 3055 nuovi ricoveri (2716 in area medica e 339 in Terapia intensiva), che superano di gran lunga il picco dei 2400 registrato a fine marzo. E gli ulteriori 78 morti, per un

Mancato rinnovo del contratto

Mercoledì scioperano sanitari e operatori delle case di riposo «Siamo sempre meno e stipendi bloccati»

In piazza Dipendenti pubblici in protesta il 9 del mese VENEZIA Il 9 dicembre scatta lo sciopero dei lavoratori delle autonomie locali, della sanità e delle case di riposo indetto da Cgil, Cisl e Uil per il contratto di lavoro. «Dovrebbe rinnovarsi ogni tre anni — spiegano Ivan Bernini (Cgil), Mary Pallaro (Cisl) e Mario Ragno (Uil) — è stato rinnovato nel 2018, dopo nove anni di blocco e solo per l’intervento della Corte Costituzionale. Sono passati due anni dalla sua scadenza, sono cambiati tre governi e nessuno ha avviato le procedure per un confronto tra le parti». Secondo i dati diffusi dai tre sindacati, nel 2008 in Veneto il personale dirigente contava, tra Regione, Province e Comuni, 36.539 lavoratori, scesi nel 2018 a 30.409, per un saldo negativo di 6.430 unità. «Nella sanità c’erano 60.114 lavoratori — dicono ancora i tre segretari regionali — dopo dieci anni sono 58.949, per un saldo negativo di 1.165, frutto di 10 anni di blocco delle assunzioni e delle scelte dei governi. E poi nel 2008 nelle funzioni locali un lavoratore percepiva 22.182 euro lordi l’anno, oggi ne prende 24.231 in media, 1.360 euro netti al mese, 1100 le qualifiche più basse a tempo pieno». Non va meglio nella sanità: nel 2008 lo stipendio medio del comparto era di 23.828 euro lordi l’anno, ora aumentati a 25.695. In media 1.442 euro netti mensili, 1.220 le qualifiche più basse. «Una vergogna», dicono i sindacati. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ospedali sotto pressione Superato il picco di ricoveri di 2400 registrato nella prima ondata. Ormai in Veneto sono più di tremila

L’evento

triste computo complessivo di 4194. «Speriamo di essere nella parte alta della curva, per poi iniziare la discesa — osserva Zaia —. E in effetti un timido decremento di casi inizia a emergere in tutte le province, eccezion fatta per Venezia. Ma non possiamo tranquillizzare nessuno, perché restiamo la regione con l’Rt, cioè l’indice di trasmissione del virus, più alto: 1,13». «Stabilmente sopra soglia», lo definisce l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di Sanità, che indica in 4247 i nuovi focolai nel Veneto, nel 30,1% il tasso di occupazione delle Terapie intensive (raggiunta la soglia di guardia) e nel 42% quello di Malattie infettive e Pneumologie (superato il livello d’allarme del 40%). E’ positivo il 44% dei tamponi, mentre il contact tracing riesce a risalire al 92,3% dei contatti stretti dei contagiati. Ma l’incidenza a sette giorni è volata a 401.47 casi per 100mila abitanti, contro la media nazionale di 245.46: è la seconda più alta d’Italia, dopo il 437.34 di Bolzano. Per di più duemila sanitari si sono infettati. «Il problema è quando ce ne sono più di due nello stesso reparto», spiega Rosi. «Siamo fortemente preoccupati — confessa il governatore — la pressione si sente, soprattutto sugli ospedali, e ne potremo venire fuori solo con l’aiuto di tutti. Non vorrei che la permanenza in area di rischio gialla da quattro settimane ci avesse paradossalmente penalizzati, diventando l’alibi di chi continua ad alimentare gli assembramenti. Spero che il Natale ci porti in regalo la discesa della curva del contagio». Nello stesso tempo si lavora alla massiccia campagna vaccinale che a fine gennaio riguarderà i primi 109.639 veneti, dato aggiornato r i s p e t to a g l i i n i z i a l i 107.003. Si tratta di personale sanitario, operatori e degenti delle case di riposo, dipendenti e ospiti dei Centri per minori, disabili, tossicodipendenti e pazienti psichiatrici. Se poi si aggiungono tecnici e amministrativi delle Usl, il totale sale a 151.947. La Regione ha comprato una decina di frigo per la conservazione del vaccino Pfizer a -75 gradi. Mission: immunizzare il 70% della popolazione. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il virus non ferma Vuitton: apre a Cortina È il primo negozio del prestigioso marchio francese sulle Alpi italiane

Louis Vuitton pur in tempi di Covid non ferma i suoi programmi e rinnova il proprio legame con l’Italia aprendo la prima boutique in una località di montagna nel Belpaese, a Cortina d’Ampezzo. Il negozio verrà aperto entro la fine di dicembre insieme a FranzKraler, storica boutique della zona. Lo spazio sarà allestito con arredi vintage ed opere d’arte, e ci saranno in vendita le collezioni di pelletteria uomo e donna, gli accessori, l’abbigliamento, i gioielli e gli orologi, le fragranze e gli iconici set da viaggio. «In tutti questi anni di attiCORTINA

Daniela e Franz Kraler

vità abbiamo sempre cercato di offrire ai nostri clienti un’esperienza di shopping unica - dice Daniela Kraler della FranzKraler di Cortina Il progetto di collaborazione nasce dalla volontà di portare Louis Vuitton, uno dei marchi più prestigiosi della moda in una delle località invernali più note al mondo, all’interno

FranzKraler È una boutique di lusso multibrand nata dall’omonima famiglia originaria di Dobbiaco

In Corso Italia Il negozio che ospiterà Louis Vuitton a Cortina

del nostro negozio in Corso Italia 76», quindi ricorda ancora «Dior fu inaugurato nel 2019, nella nostra storica boutique in Corso Italia 107 e ora apriamo Louis Vuitton in un anno difficile come questo, caratterizzato da molte sfide. Spero che regalino alla città di Cortina e ai clienti un momento di magia e di sogno». Louis Vuitton ha in Italia 22 negozi a Milano, Roma, Torino, Venezia, Padova, Verona, Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Bari, Palermo, Porto Cervo, Portofino, Capri, Forte dei Marmi, Cortina e una piattaforma di e-commerce. © RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia ● Fondato nel 1854 a Parigi da Louis Vuitton, il celebre marchio appartiene ora al gruppo LVMH del miliardario francese Bernard Arnault. Fattura 17 miliardi all’anno e conta 121 mila dipendenti


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Corriere del Veneto Domenica 6 Dicembre 2020

VE

Il virus

La seconda ondata

LA CURVA

Paolo Rosi: «E la metà dei degenti ha tra i 40 e i 60 anni. Un contagiato su 200 finisce in Rianimazione»

«Terapia intensiva, ora muore un paziente Covid su due» La scheda ● Ogni giorno vengono dimessi 20-25 malati Covid dalla Terapia intensiva e altrettanti ne entrano. Ma solo il 50% sopravvive e la metà dei degenti ha men o di 70 anni. ● Ogni 200 persone contagiate dal coravirus, una finisce in Rianimazione. Dato stabile da un mese

VENEZIA Mentre migliaia di incoscienti formavano «serpentoni umani», uno addosso all’altro, per dirla con le parole del governatore Luca Zaia, davanti a negozi, grandi magazzini e centri commerciali per festeggiare il Black Friday, che però nessuno ha cancellato, metà dei pazienti ricoverati nelle Terapie intensive del Veneto moriva. E’ la drammatica realtà che si evince dal resoconto del dottor Paolo Rosi, coordinatore del Centro regionale per l’emergenza-urgenza (Creu): «Da una settimana il livello di occupazione dei letti in Terapia intensiva è stabile sui 330/340 pazienti Covid. Ogni giorno ne vengono dimessi 20-25 e altrettanti ne subentrano, quindi la situazione è tutt’altro che tranquilla, siamo di fronte a un afflusso critico. Testimoniato anche da un dato fisso da oltre un mese: ogni 200 persone positive al tampone una finisce in Terapia intensiva. Ciò significa che tra gli ultimi 3638 contagiati, 14 saranno ri-

coverati in Rianimazione e altri cento tra Malattie infettive e Pneumologia. Ma stando al trend di novembre, solo il 50% dei degenti in Terapia intensiva sopravvive». I malati di Covid-19 ricoverati in questo reparto sviluppano infatti un quadro clinico non facilmente trattabile e quindi solo 7 degli ultimi 14 destinati alla Rianimazione sopravviverà. «I meno gravi restano ricoverati in media 15 giorni ed escono molto debilitati (secondo i pneumologi nel 30% dei guariti restano danni irreversibili ai polmoni, ndr) — sottolinea Rosi —. Per i soggetti maggiormente compromessi la degenza dura invece 20 giorni, ma devono essere sottoposti a trattamenti importanti e la metà muore. Inoltre il personale è chiamato a uno sforzo enorme per seguirli». Tutto questo per far capire i rischi che corre e che fa correre agli altri chi prende sottogamba l’epidemia, non osservando le misure di sicurezza, cioè mascherina, di-

stanza sociale di almeno un metro e igiene costante delle mani. «Finché non comincerà la campagna vaccinale contro il Covid-19, l’unico modo per ridurre i ricoveri in Terapia intensiva è cominciare a contrarre i contagi — aggiunge il responsabile del Creu —. E attenzione, solo il 50% dei degenti in area critica ha più di 70 anni, nell’altro 50% ci sono malati di 40, 50 e 60 anni e la mortalità è alta anche in queste fasce d’età». E in generale supera quella della prima ondata della pandemia, vissuta la scorsa primavera, quando il tasso di letalità in Terapia intensiva interessava fra il 30% e il 35% dei ricoverati. Andati a vuoto gli appelli al senso di responsabilità collettiva, ora la Regione ha deciso di mostrare la dura realtà per quella che è, senza filtri. Compresi i 3055 nuovi ricoveri (2716 in area medica e 339 in Terapia intensiva), che superano di gran lunga il picco dei 2400 registrato a fine marzo. E gli ulteriori 78 morti, per un

Mancato rinnovo del contratto

Mercoledì scioperano sanitari e operatori delle case di riposo «Siamo sempre meno e stipendi bloccati»

In piazza Dipendenti pubblici in protesta il 9 del mese VENEZIA Il 9 dicembre scatta lo sciopero dei lavoratori delle autonomie locali, della sanità e delle case di riposo indetto da Cgil, Cisl e Uil per il contratto di lavoro. «Dovrebbe rinnovarsi ogni tre anni — spiegano Ivan Bernini (Cgil), Mary Pallaro (Cisl) e Mario Ragno (Uil) — è stato rinnovato nel 2018, dopo nove anni di blocco e solo per l’intervento della Corte Costituzionale. Sono passati due anni dalla sua scadenza, sono cambiati tre governi e nessuno ha avviato le procedure per un confronto tra le parti». Secondo i dati diffusi dai tre sindacati, nel 2008 in Veneto il personale dirigente contava, tra Regione, Province e Comuni, 36.539 lavoratori, scesi nel 2018 a 30.409, per un saldo negativo di 6.430 unità. «Nella sanità c’erano 60.114 lavoratori — dicono ancora i tre segretari regionali — dopo dieci anni sono 58.949, per un saldo negativo di 1.165, frutto di 10 anni di blocco delle assunzioni e delle scelte dei governi. E poi nel 2008 nelle funzioni locali un lavoratore percepiva 22.182 euro lordi l’anno, oggi ne prende 24.231 in media, 1.360 euro netti al mese, 1100 le qualifiche più basse a tempo pieno». Non va meglio nella sanità: nel 2008 lo stipendio medio del comparto era di 23.828 euro lordi l’anno, ora aumentati a 25.695. In media 1.442 euro netti mensili, 1.220 le qualifiche più basse. «Una vergogna», dicono i sindacati. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Ospedali sotto pressione Superato il picco di ricoveri di 2400 registrato nella prima ondata. Ormai in Veneto sono più di tremila

L’evento

triste computo complessivo di 4194. «Speriamo di essere nella parte alta della curva, per poi iniziare la discesa — osserva Zaia —. E in effetti un timido decremento di casi inizia a emergere in tutte le province, eccezion fatta per Venezia. Ma non possiamo tranquillizzare nessuno, perché restiamo la regione con l’Rt, cioè l’indice di trasmissione del virus, più alto: 1,13». «Stabilmente sopra soglia», lo definisce l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di Sanità, che indica in 4247 i nuovi focolai nel Veneto, nel 30,1% il tasso di occupazione delle Terapie intensive (raggiunta la soglia di guardia) e nel 42% quello di Malattie infettive e Pneumologie (superato il livello d’allarme del 40%). E’ positivo il 44% dei tamponi, mentre il contact tracing riesce a risalire al 92,3% dei contatti stretti dei contagiati. Ma l’incidenza a sette giorni è volata a 401.47 casi per 100mila abitanti, contro la media nazionale di 245.46: è la seconda più alta d’Italia, dopo il 437.34 di Bolzano. Per di più duemila sanitari si sono infettati. «Il problema è quando ce ne sono più di due nello stesso reparto», spiega Rosi. «Siamo fortemente preoccupati — confessa il governatore — la pressione si sente, soprattutto sugli ospedali, e ne potremo venire fuori solo con l’aiuto di tutti. Non vorrei che la permanenza in area di rischio gialla da quattro settimane ci avesse paradossalmente penalizzati, diventando l’alibi di chi continua ad alimentare gli assembramenti. Spero che il Natale ci porti in regalo la discesa della curva del contagio». Nello stesso tempo si lavora alla massiccia campagna vaccinale che a fine gennaio riguarderà i primi 109.639 veneti, dato aggiornato r i s p e t to a g l i i n i z i a l i 107.003. Si tratta di personale sanitario, operatori e degenti delle case di riposo, dipendenti e ospiti dei Centri per minori, disabili, tossicodipendenti e pazienti psichiatrici. Se poi si aggiungono tecnici e amministrativi delle Usl, il totale sale a 151.947. La Regione ha comprato una decina di frigo per la conservazione del vaccino Pfizer a -75 gradi. Mission: immunizzare il 70% della popolazione. Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il virus non ferma Vuitton: apre a Cortina È il primo negozio del prestigioso marchio francese sulle Alpi italiane

Louis Vuitton pur in tempi di Covid non ferma i suoi programmi e rinnova il proprio legame con l’Italia aprendo la prima boutique in una località di montagna nel Belpaese, a Cortina d’Ampezzo. Il negozio verrà aperto entro la fine di dicembre insieme a FranzKraler, storica boutique della zona. Lo spazio sarà allestito con arredi vintage ed opere d’arte, e ci saranno in vendita le collezioni di pelletteria uomo e donna, gli accessori, l’abbigliamento, i gioielli e gli orologi, le fragranze e gli iconici set da viaggio. «In tutti questi anni di attiCORTINA

Daniela e Franz Kraler

vità abbiamo sempre cercato di offrire ai nostri clienti un’esperienza di shopping unica - dice Daniela Kraler della FranzKraler di Cortina Il progetto di collaborazione nasce dalla volontà di portare Louis Vuitton, uno dei marchi più prestigiosi della moda in una delle località invernali più note al mondo, all’interno

FranzKraler È una boutique di lusso multibrand nata dall’omonima famiglia originaria di Dobbiaco

In Corso Italia Il negozio che ospiterà Louis Vuitton a Cortina

del nostro negozio in Corso Italia 76», quindi ricorda ancora «Dior fu inaugurato nel 2019, nella nostra storica boutique in Corso Italia 107 e ora apriamo Louis Vuitton in un anno difficile come questo, caratterizzato da molte sfide. Spero che regalino alla città di Cortina e ai clienti un momento di magia e di sogno». Louis Vuitton ha in Italia 22 negozi a Milano, Roma, Torino, Venezia, Padova, Verona, Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Bari, Palermo, Porto Cervo, Portofino, Capri, Forte dei Marmi, Cortina e una piattaforma di e-commerce. © RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia ● Fondato nel 1854 a Parigi da Louis Vuitton, il celebre marchio appartiene ora al gruppo LVMH del miliardario francese Bernard Arnault. Fattura 17 miliardi all’anno e conta 121 mila dipendenti


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Domenica 6 Dicembre 2020 Corriere del Veneto

VE

Il virus

La seconda ondata

IL GIRO DI VITE

Più pattuglie nei luoghi dello shopping e lungo le strade. Zampa: «Niente deroghe sugli spostamenti»

Pontedell’ImmacolataeNatale, iprefetti:«Controlli,saràlineadura» Il dpcm ● Il nuovo dpcm del governo impedisce tra il 21 dicembre e il 6 gennaio spostamenti tra Regioni, salvo provati motivi di necessità o lavoro o di ritorno a residenze e domicilio abituale ● Vietati gli spostamenti tra Comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno quando il coprifuoco si estende fino alle 7 dalle 22 (gli altri giorni termina alle 5) ● Sono stati estesi gli orari di apertura dei negozi fino alle 21 e nei weekend restano chiusi i parchi e i centro commerciali, bar e supermercati al loro interno possono però continuare a lavorare ● Chiusi gli impianti di risalita in montagna, sono aperti bar e ristoranti fino alle 18. Per gli ospiti di hotel cena in camera a Capodanno ● Il giorno di Natale e Santo Stefano, come anche il 31 dicembre è possibile pranzare al ristorante ● Nessun limite al numero di invitati nelle case ma l’invito è che ci siano solo conviventi

Vie dello shopping e centri commerciali, aeroporti, stazioni ferroviarie e tutte le principali arterie stradali urbane ed extraurbane sotto stretta sorveglianza. «Ventiquattro ore su ventiquattro», preannuncia Vittorio Zappalorto, prefetto di Venezia dove all’elenco dei «sorvegliati speciali» si aggiunge il porto. Perché, chiosa il collega di Padova Renato Franceschelli, «è finito il tempo di essere buoni ed educati». Significa cioè che fino a Capodanno, passando per Natale e Santo Stefano, chi pattuglierà le nostre province non userà il guanto di velluto ma solo il pugno di ferro. I controlli sono stati già intensificati e saranno organizzati nel dettaglio nei prossimi giorni in sede di Cosp provinciali (Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica) nel mentre il ministero dell’Interno ha inviato alle prefetture una circolare con chiarimenti su come operare. Con il ponte dell’Immacolata, in realtà, le feste sono già iniziate e nonostante l’ondata di maltempo con fitte nevicate in montagna e pioggia in pianura, in tanti («troppi», per il presidente del Veneto Luca Zaia) ieri hanno deciso di uscire a fare shopping o per un weekend lungo sulle Dolomiti. «Ci sono fiumi umani che si dirigono verso i centri città (i centri commerciali di sabato e domenica sono chiusi, ndr) - tuona Zaia - Non possiamo teleguidare le persone, sarebbe un fatto negativissi-

VENEZIA

La richiesta dell’Upi del Veneto

«A Natale si consenta di spostarsi in provincia» VENEZIA Anche le Province si schierano al fianco della Regione nella richiesta al governo di rivedere i limiti agli spostamenti tra Comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. «Ha ragione il governatore Zaia – dice Stefano Marcon, presidente dell’Upi Veneto e della Provincia di Treviso – le disposizioni del Dpcm non tengono conto delle specificità territoriali e creano confusione, divisioni delle famiglie. Basti pensare alla Provincia di Treviso, 94 Comuni in soli 2.480 km², con famiglie che a volte distano poche centinaia di metri ma con un confine comunale in mezzo. Non è certo come nelle aree urbane delle grandi metropoli come Roma o Milano, dove forse troppi membri del Governo sono ormai abituati a muoversi». La richiesta dell’Upi del Veneto è di superare il divieto di spostamento tra Comuni, «raggiungendo almeno la dimensione Provinciale, ideale per la configurazione di aree vaste come quelle del Veneto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

mo. Più che dare raccomandazioni non possiamo fare». «Abbiamo già cambiato il tipo di controlli in centro città anche alla luce del fatto che non c’è più l’ordinanza regionale che definisce il numero di clienti nei negozi e che questi saranno aperti di domenica - sottolinea il prefetto di Verona Donato Cafagna Oltre ai sensi unici, nel caso di flussi eccessivi, introdurremo il contingentamento degli accessi in via Mazzini, corso Porta Borsari, via Roma e via Stella». Di contro, in provincia, saranno spostati gli agenti che finora hanno monitorato Garda e Lessinia verso «le zone commerciali più a rischio assembramenti». A Padova, i controlli «si sono già intensificati, le multe lo mostrano e proseguiremo su questa linea», spiega Franceschelli. A Venezia, invece, l’idea è di impegnare più agenti in terraferma: «Avremo tutte le forze di polizia al lavoro - dice Zappalorto - non sarà facile: in coincidenza con le festività aumentano anche i reati». Al momento, non sem-

brerebbero previsti rinforzi in arrivo. In Italia, ha fatto sapere ieri il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ci sarà un esercito di 70 mila operatori «impegnati con senso di equilibrio» ma l’attenzione sarà alta: «Non possiamo permetterci una terza ondata», ha precisato. In Veneto, in forze alle Questure ci sono 8 mila poliziotti, i carabinieri sono poco più di 6 mila, i vigili urbani 2.800 e i finanzieri 2.500: oltre 17 mila uomini e donne impiegati nella sicurezza a tutto tondo e all’incirca 7 mila persone saranno appunto dedicate al rispetto delle norme dell’ultimo dpcm nelle città, lungo le strade e nei luoghi a rischio assembramenti. I continui appelli a restare il più possibile a casa, a non frequentare luoghi potenzialmente affollati e a evitare di riunirsi con gli amici spesso sembrano però restare lettera morta. Venerdì poco prima di mezzanotte, ad esempio, i militari di Verona sono dovuti intervenire per mettere fine ad una festa danzante con undici partecipanti poco fuori

dalle mura del centro: i vicini li avevano chiamati infastiditi dalla musica e ora i partecipanti dovranno pagare in tutto 5.280 euro di multa. «Forse c’è una parte di popolazione che non ha capito quali siano le condizioni in cui ci trovano - tuona Zaia Nonostante gli appelli c’è chi si mette in coda e si spintona per entrare in un grande magazzino o in un negozio, pensando che non sia un problema o sale in auto per andare in montagna per quanto sia stata diramata l’allerta meteo». Ieri, sotto la bufera di neve, si è formato un lungo serpentone di veicoli diretti alle seconde case di Cortina (già piena di vacanzieri da venerdì) e addirittura qualcuno ha raggiunto corso Italia sciando. Come per lo shopping, l’accorato invito a non partire non ha avuto gli effetti sperati. «È dunque il momento della repressione dei comportamenti sbagliati», sottolinea Franceschelli. E così anche chi pensa di far visita ai propri cari che vivono in un altro Comune a Natale, Santo Stefano o San Silvestro deve mettere in conto il rischio di una multa. Il governo non ha infatti intenzione di concedere deroghe: «È una scelta molto dolorosa e difficile - dice Sandra Zampa, sottosegretario alla Salute - non è un problema di distanze, ma di numero di contatti». Gloria Bertasi © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervista di Barbara Todesco Renzo Rosso torna nuovamente a criticare la gestione dell’emergenza Covid da parte del governo Conte e lo fa in occasione dell’apertura ufficiale del «Villaggio Angarano», l’iniziativa di raccolta fondi che, da qualche anno, viene organizzata a Bassano in occasione del Natale dalla Fondazione del gruppo OTB, di cui «Mister Diesel» è presidente e che in questa occasione raccoglie fondi per sostenere le persone in difficoltà a causa della pandemia. Rosso, che giudizio si sente di dare all’ultimo Dcpm «natalizio» emanato dal premier Conte? «Il problema non è certo quest’ultimo decreto, ma piuttosto l’incapacità di chi ci guida di trovare una soluzione vera alla diffusione del virus. Di mese in mese, continuano a emanare decreti per tappare buchi ma finora non si è mai lavorato per eliminare davvero il problema. Eppure, basterebbe prendere esempio da altri Paesi». BASSANO DEL GRAPPA

A Padova Persone in centro a Padova ieri pomeriggio, nel primo giorno del Ponte dell’Immacolata (Foto Bergamaschi)

MrDieselcriticailgoverno: «Cercaconsenso,inCina imieinegozisempreaperti»

A chi si riferisce? «Penso all’Oriente: Cina e Corea, ad esempio, dove abbiamo moltissimi negozi. Mi creda, non abbiamo più abbassato le serrante nemmeno un giorno. Basterebbe, come hanno fatto da quelle parti, stabilire regole precise e farle rispettare da tutti, usando semplicemente la tecnologia». Può spiegarci meglio? «È facile. Conosciamo tutti

la App “Immuni”. In Italia l’hanno scaricata in pochi, su base volontaria e i dati inseriti non sono mai stati completi. Bastava rendere obbligatorio per tutti un sistema di tracciamento: in questo modo prima di entrare in un ristorante o un negozio, il cliente poteva dimostrare di non essere positivo ed entrava senza creare problemi. Penso anche ai vaccini, disponibili a breve: ti sei vaccinato? E allora entri, altrimenti

Renzo Rosso

resti fuori. Il negozio però può restare aperto. Insomma, siamo nel 2020 e ancora non siamo capaci di impiegare le tecnologie per semplificare la vita di tutti». Ma basterebbe la tecnologia per risolvere il problema? «Non basta certo, ma può aiutare. Quel che serve sono soprattutto persone serie alla guida del Paese, capaci di guardare avanti. Per chi governa, invece, sembra molto più facile elargire aiuti a pioggia e ottenere consenso popolare, che non costruire progetti di sviluppo concreto. Poi non dimentichiamo che in Italia dobbiamo educare meglio la gente. Ma educare è una cosa ben diversa dall’acquistare banchi con le rotelle». Ci par di capire che non condivida le scelte del ministro dell’Istruzione Azzoli-

na... «Guardi l’idea di scuola che ho io è ben diversa da quella che purtroppo vediamo in Italia. Penso che invece di acquistare inutili banchi con le ruote sarebbe stato più intelligente dotare tutti gli studenti di un tablet. Senza contare che trovo assurdo che gli insegnanti non debbano lavorare 40 ore la settimana come chiunque altro: avrebbero il tempo di formarsi meglio ed essere sempre al passo con i tempi». Dicembre il mese dei bilanci. Il 2020 non è certo stato un anno facile per l’economia... «Decisamente no. È stato un anno pesante che lascerà il segno anche nei prossimi: prevedo che molte aziende saranno costrette a chiudere nella prima metà del 2021 con la perdita inevitabile di posti di lavoro. Ma siccome mi piace trovare sempre un lato positivo in tutte le cose posso anche dire che quest’anno abbiamo trovato un modo nuovo e più innovativo di lavorare, abbiamo imparato a fare meglio con meno e a dare importanza, anche nel mondo dell’impresa a cose più vere e con maggiore sostanza». © RIPRODUZIONE RISERVATA


BELLUNO

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Maltempo sulle Dolomiti

Qui sopra la frana che blocca la 251 della Val di Zoldo. A destra in alto il centro di Cortina e in basso i vigili del fuoco all’opera ad Arabba con un cavo dell’alta tensione. In basso Misurina (foto Silvana Zandonella)

Frane, neve e vento: Bellunese in ginocchio Cibiana e Misurina completamente isolate La Val di Zoldo si può raggiungere solo dal Passo Staulanza. Centinaia di persone in Agordino sono senza luce Alessia Forzin / BELLUNO

Frane, allagamenti, persone evacuate, strade interrotte. Decine di alberi caduti in tutto il Bellunese, con i vigili del fuoco chiamati a interventi continui. L’ondata di maltempo ha colpito duramente le Dolomiti. Misurina è isolata, Val di Zoldo è raggiungibile solo attraverso il passo Staulanza, anche Cibiana è isolata, per una frana che ha trascinato sulla carreggiata una quindicina di alberi. Continui anche i black-out: ieri sera erano circa trecento gli utenti senza energia elettrica in Agordino, altre interruzioni a Cortina e in Comelico e in serata tra Belluno e Ponte. Una ottantina gli interventi dei vigili del fuoco, impegnati con tutti i distaccamenti e con i volontari per far fronte alle chiamate di soccorso. La tempesta Vaia ha reso più

UN METRO DI NEVE OLTRE I 1300 METRI DI QUOTA A METÀ GIORNATA OGGI NUOVE PRECIPITAZIONI

Troppi turisti: la prefettura di Belluno vieta l’arrivo a Zoppè, Colle, Selva, Rocca Pietore, S. Pietro e Livinallongo

fragile il territorio, che mostra tutte le sue ferite ad ogni episodio di maltempo intenso. Come quello che è iniziato venerdì e che continuerà nella giornata di oggi, con pioggia e neve fino alla mezzanotte. E anche tanto vento, che ha fatto crollare alberi e riportato alla memoria Vaia. Il record di precipitazioni spetta a Col Indes (Tambre) con 377 mm, in poco più di trenta ore. L’APPELLO

L’emergenza è stata gestita con riunioni continue e costanti, per tutta la giornata. L’assessore regionale Gianpaolo Bottacin ha presieduto l’unità di crisi, e ci sono stati diversi vertici per analizzare la situazione e prendere i provvedimenti necessari. «Invito tutti a non muoversi di casa se non per ragioni di estrema necessità», diceva Bottacin poco prima delle 14,

quando il peggio doveva ancora arrivare. «Restino a casa anche i turisti. Siamo in una situazione di maltempo rilevante, domani (oggi per chi legge, OES) il rischio valanghe sarà massimo». FRANE E PAESI ISOLATI

Alle 16.30 una grossa frana è caduta sulla Sp 251, bloccando l’accesso alla Val di Zoldo. È raggiungibile solo attraverso il passo Staulanza, perché anche la strada che porta a Cibiana è interrotta: la frana caduta sul ponte che conduce a Venas è di ingenti dimensioni, e sulla carreggiata sono caduti anche numerosi alberi. Pure Cibiana dunque è isolata, perché il passo è chiuso dal versante della Val di Zoldo. Uno smottamento ha interessato la viabilità fra Borsoi e Tambre, in Alpago: la Sp 422 è stata chiusa a metà pomerig-

gio. Frane anche nel Feltrino (a Canal e Quero) e allagamenti in Alpago e sull’Alemagna a Vodo. In serata è salita la preoccupazione per il livello del Cordevole, arrivato a lambire la 203 Agordina: è stata montata una torre faro per monitorare la situazione. Da metà pomeriggio Misurina è isolata: sono chiuse la Sr 48, la 49 e il passo Tre Croci e non è quindi possibile raggiungere il paese. Eppure anche ieri mattina erano numerosi i turisti in viaggio per raggiungere le seconde case, ma anche solo per la curiosità di assistere in diretta alla nevicata. Nella notte fra venerdì e ieri era stata evacuata una frazione a San Tomaso Agordino e per tutta la giornata di ieri c’è stato allarme a Zoppè, dove dodici persone vivono sotto uno dei nuovi siti valanghivi gene-

viabilità

Chiusi i passi e molte strade per smottamenti e allagamenti BELLUNO

Chiusi quasi tutti i Passi dolomitici, ma il maltempo ieri ha costretto a interrompere la circolazione anche su tante altre strade, alcune colpite da frane. Da ieri non sono percorribili per il pericolo valanghe la Sr 48 delle Dolomiti nel tratto Arabba – località Brenta e dalla località Alverà a Ligonto (restano aperti varchi solo per i mezzi di soccorso). Chiusi an-

che i passi Valles, San Pellegrino, Campolongo, Val Parola, Pordoi, Falzarego, Giau, Tre Croci, Fedaia e Duran e forcella Cibiana. Niente auto anche sulla Sp 49 da Misurina a Carbonin, sulla 148 dalla località Forcelletto alla località bivio Grappa-S.P. 149, sulla Sp 619 di Vigo di Cadore dalla località Al Fogher al confine con la provincia di Udine. Si è allagata la galleria Madonna del Piave,

chiusa al transito da ieri mattina fra Alano e Segusino. Interrotta al transito dei mezzi la strada provinciale 251 della val di Zoldo, per la frana caduta a Mezzo Canale, chiusa la Sp 422 in località Ponte Maina per uno smottamento che ha interessato la viabilità fra Borsoi e Tambre, e la Panoramica del Comelico. Alle 12.30 era stata chiusa anche la strada fra Dogna e Provagna (Longarone), per il

Camion bloccati lungo la circonvallazione di Cortina

rati da Vaia. Alla fine non è stato necessario evacuare nessuno. CORTINA SOTTO LA NEVE

Innumerevoli i disagi a Cortina, dove fin da venerdì sera è stato necessario aiutare gli automobilisti bloccati nella neve. Le forze dell’ordine facevano filtraggio lungo l’Alemagna, per verificare che tutti avessero pneumatici da neve o catene a bordo, ma con la nevicata in corso il traffico è andato in tilt. L’ORDINANZA DELLA PREFETTURA

La prefettura di Belluno ha emesso una ordinanza per vietare l’arrivo di turisti a Livinallongo, Rocca Pietore, S. Pietro di Cadore, Zoppè, Selva e Colle. Sono vietati l’ingresso e l’uscita in questi paesi, a meno di motivazioni comprovate e per tornare a casa propria. —

rischio frana e l’esondazione del Rio de la Crose. Attenzione massima anche a Livinè (Livinallongo): la strada regionale 48 è stata interrotta al transito per movimenti di neve nel canalone sovrastante. Si tratta di una valanga storica dell’alto Agordino, che viene monitorata da tempo. Veneto Strade ha provveduto a mantenere sgombra una traccia per i mezzi di emergenza. A Seren del Grappa è stata chiusa causa slavina in località Val dei Frassen la strada che dal Pian della Chiesa porta verso le Bocchette. E il pericolo valanghe ha portato a interrompere il transito dei veicoli anche lungo la Sp 33 di Sauris. Chiusa, infine, la Sp 27 da Ponte Tomo a Seren. — A.F.


PRIMO PIANO

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Coronavirus: l’emergenza in Veneto

Zaia angosciato dalla ressa per lo shopping «Non capiscono che si continua a morire» Appello del dottor Rosi e del governatore: ogni 200 positivi uno finisce in Rianimazione, e da lì la metà non ne esce viva

Lanciata con diplomazia e senza risultati immediati la sfida al governo Conte per eliminare il lockdown nei piccoli comuni a Natale, Santo Stefano e Capodanno, Luca Zaia cambia registro e intona il sermone della domenica: la frenesia da shopping è un’insidia che spalanca le porte al Covid. Non è un’invettiva contro il consumismo stile parroco di campagna, ma un appello alla prudenza: fate attenzione, indossate sempre la mascherina e igienizzate bene le mani dopo ogni contatto con gli oggetti che toccate. Per far capire che non predica nel deserto, il presidente ha voluto al suo fianco il dottor Paolo Rosi, direttore del Suem e coordinatore della task force anti-Covid del Veneto. L’analisi lascia subito il posto alla cruda realtà dei numeri che mettono fine a tutte le fake dei negazionisti: in Veneto ogni giorno entrano in terapia intensiva 20-25 persone e altrettante ne escono. Il tasso di letalità è altissimo: uno su due non ce la fa a tornare a casa e dopo una lunga degenza si finisce dritti al camposanto. Non ci sono solo ottuagenari nell’elenco delle 4.194 vittime, la fascia d’età di sta abbassando e ci sono anche giovani in rianimazione. Se il Veneto resta eternamente in zona gialla non è certo grazie all’Rt che viaggia sopra l’1,1% e risulta il più alto d’Italia. L’oscar dell’efficienza arriva grazie alla tenuta delle terapie intensive. «I nostri medici sono chiamati a un impegno eccezionale con 340 degenti e la statistica ci dice che il rapporto è ormai consolidato: ogni 200 positivi al tampone 1 finisce in terapia intensiva, con un tasso di mortalità del 50 cento», spiega Rosi. «Ci troviamo di fronte a patologie complesse, con un quadro clinico molto

LA SITUAZIONE ATTUALE (dati aggiornati alle 17 di ieri)

difficile da trattare nell’arco di due-tre settimane. L’unica soluzione è ridurre il numero dei contagi e isolare i cluster appena si manifestano». Il dottor Rosi non si diverte a disegnare previsioni fosche, nessuno meglio di lui conosce la mappa dell’emergenza Covid visto che coordina il Suem, con la rete di ambulanze sempre in strada. Conviene quindi riflettere sullo scenario delineato dal monitoraggio: dal 21 febbraio il virus Sars2 arrivato dalla Cina ha contagiato in Veneto 163.399 persone, 83.291 delle quali guarite. Quelle ancora positive oggi sono 75.914 e in base ai calcoli di Rosi è probabile che altre 380 siano quindi destinate alle terapie intensive, 190 delle quali con poche chances di tornare a casa. Preoccupa il trend di lungo perio-

do: da qui a Pasqua, quando la pandemia forse sarà sconfitta, mancano quattro mesi e con un incremento medio di 2000 contagi-day vanno sommati altri 240 mila malati teorici ai 163 mila attuali. Con al-

Attestato di stima del ministro Boccia «Difendiamo insieme il diritto alla salute» tri 1200 ricoveri e 600 vittime. Basta per mettere un freno alla frenesia da shopping? Se è difficile cambiare stile di vita e rinunciare all’abitudine consolidata del regalo sotto l’albero, conviene riflettere sull’appello che Zaia ha lanciato nel suo tg web. «In queste ore vediamo che

Lo sci di fondo è consentito Bar e pasticcerie sempre aperti Raffica di domande dei nostri lettori al presidente Zaia, che ha risposto in diretta ai quesiti. Per ragioni di sintesi, le abbiamo raggruppate per temi. Ecco i passaggi salienti. Centri commerciali. Il governo ha disposto la chiusura dei centri commerciali anche nei giorni prefestivi. Domani 7 dicembre è considerato prefestivo rispetto alla festività

75.914 +2.208

Positivi dal 21/2

Casi attualmente positivi

4.194

2.716

+78

-13

Deceduti dal 21/2

Ricoverati Covid in ospedale

339

344

+1

+13

Ricoverati Covid in terapia intensiva

Ricoverati Covid nelle strutture territoriali

L’assessore Lanzarin e, a destra Paolo Rosi, direttore del Suem

le domande dei lettori

VENEZIA

163.399 +3.638

CROMASIA

Albino Salmaso / VENEZIA

nazionale dell’8; sono pertanto chiusi tutti gli esercizi commerciali indicati nel Dpcm (centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali e altre strutture ad essi assimilabili) a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi ed edicole attivi al loro interno. Sport sulla neve. Sci di

fondo e sci alpinismo: la pratica amatoriale dello sci di fondo e di sci alpinismo, non implicanti uso di impianti di trasporto, non è vietata. Sono chiusi gli “impianti” dei comprensori sciistici, intendendosi per tali gli impianti di trasporto di persone, ma l’attività motoria e sportiva è ammessa all’aria aperta, anche in aree attrezzate, e nel rispetto del distanziamento di due metri. Lo sci di fondo può

ci sono fiumi umani che si dirigono verso i centri delle città. Più che dare raccomandazioni, altro non possiamo fare. Questo è il primo weekend delle festività natalizie e lancio un appello a chi vuol dirigersi in montagna: state fermi, state a casa. Ci sono rischi valanghe ovunque». Con il Veneto in zona gialla non esiste alcun divieto agli spostamenti tra comuni: bisogna quindi cambiare rotta? No. «Se dovessimo mettere mano a nuove ordinanze per intervenire sugli assembramenti vuol dire che qualcosa non funziona. Forse c’è una parte di popolazione che non ha capito la gravità della situazione. Nonostante tutte le mie raccomandazioni inascoltate a livello nazionale, i grandi magazzini e i negozi sono pieni di persone che tracimeranno per fare

gli acquisti. Siamo in un contesto nel quale rivendichiamo sempre la libertà, la democrazia, il rispetto delle libertà individuali, il senso civico, il senso del bene comune: questo è il risultato. I leoni da tastiera che scrivono tutto il giorno, poi sono in fila davanti ai grandi magazzini, a spintonarsi per entrare», spiega il presidente. L’appello alla prudenza sarà raccolto? Da Roma arriva un attestato di stima dal ministro delle Regioni Francesco Boccia. «Voglio ringraziare il presidente Luca Zaia per il senso di responsabilità mostrato con la forte richiesta ai cittadini di evitare assembramenti nelle vie dello shopping e non solo. Siamo dalla stessa parte, pronti a difendere gli interessi collettivi e il diritto alla salute». —

quindi essere praticato anche sulle scie appositamente tracciate con mezzi meccanici. Bar nei centri commerciali. I bar rimangono aperti anche nei giorni di chiusura del centro commerciale dal momento che la chiusura riguarda “gli esercizi commerciali” mentre i bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie sono regolati come servizi di ristorazione, oggetto di disposizione diversa da quella sugli esercizi commerciali. I controlli a scuola. Come procede il sistema dei tamponi rapidi nelle classi? Chiede Romina. Il contact tracing copre l’85% e la scuola ha la priorità ma con 61 mila tamponi al giorno qualche errore è statisticamente ammesso,

ha detto Zaia. La libera professione. In ospedale sono consentite le visite in libera professione in ambito ostetrico/materno infantile? Una donna in gravidanza può farsi seguire dal suo medico e fare le visite di controllo, o no? Ha chiesto Marika: «No, la libera profes-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi ha avuto contatto stretto con una persona positiva deve fare il tampone sione per i medici in ambulatorio è stata sospesa e appena sarà possibile farla ripartire ovviamente si tornerà alla prassi abituale e nel giro di po-

richiesta ufficiale

«Aprite i centri commerciali Sono luoghi sicuri» Centri commerciali chiusi da ieri a martedì (salvo le deroghe di legge), proprio nelle giornate in cui lo shopping natalizio decolla. Una perdita di fatturato imponente, ingiustificata sul piano della sicurezza secondo Ancc-Coop, Ancd-Conad, Consiglio nazionale dei Centri Commerciali, Confimprese e Federdistribuzione, che in una nota esprimono la loro preoccupazione per le limitazioni confermate dal nuovo Dpcm sino all’Epifania. Due sono i principali effetti negativi. La chiusura dei punti vendita non alimentari dei centri commerciali nei giorni festivi e pre-festivi del periodo natalizio viene ritenuta una misura contraddittoria rispetto all’obiettivo della prevenzione sanitaria. Il secondo elemento è l’incertezza generata dalle interpretazioni restrittive delle attività di vendita dei supermercati e ipermercati nei centri commerciali, con il divieto di vendere prodotti non alimentari presenti sugli scaffali. Le associazioni del commercio sostengono che i centri commerciali sono strutture sicure che applicano misure e controlli stringenti sin dalle prime fasi dell’emergenza. E chiedono quindi con urgenza un intervento di modifica delle norme contenute nel Dpcm, eliminando le limitazioni agli esercizi che operano all’interno di queste strutture.

chi giorni la situazione verrà sbloccata». Chi deve fare il tampone? Francesca di Mestre è stata a contatto con un’amica che poi è risultata positiva ma il suo medico di base non le ha prescritto il tampone perché l’incontro è avvenuto 5 giorni prima rispetto al test Covid. Cosa deve fare? Zaia ha spiegato che, senza sostituirsi al medico, è bene restare in isolamento e che un tampone in più non viene certo rifiutato dalla struttura sanitaria che ne effettua 60 mila al giorno. Siamo nel campo del contratto stretto: se Francesca avesse scaricato Immuni avrebbe ricevuto il segnale del contatto con l’invito a rivolgersi al medico. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Coronavirus: l’emergenza in Veneto

Zaia angosciato dalla ressa per lo shopping «Non capiscono che si continua a morire» Appello del dottor Rosi e del governatore: ogni 200 positivi uno finisce in Rianimazione, e da lì la metà non ne esce viva

Lanciata con diplomazia e senza risultati immediati la sfida al governo Conte per eliminare il lockdown nei piccoli comuni a Natale, Santo Stefano e Capodanno, Luca Zaia cambia registro e intona il sermone della domenica: la frenesia da shopping è un’insidia che spalanca le porte al Covid. Non è un’invettiva contro il consumismo stile parroco di campagna, ma un appello alla prudenza: fate attenzione, indossate sempre la mascherina e igienizzate bene le mani dopo ogni contatto con gli oggetti che toccate. Per far capire che non predica nel deserto, il presidente ha voluto al suo fianco il dottor Paolo Rosi, direttore del Suem e coordinatore della task force anti-Covid del Veneto. L’analisi lascia subito il posto alla cruda realtà dei numeri che mettono fine a tutte le fake dei negazionisti: in Veneto ogni giorno entrano in terapia intensiva 20-25 persone e altrettante ne escono. Il tasso di letalità è altissimo: uno su due non ce la fa a tornare a casa e dopo una lunga degenza si finisce dritti al camposanto. Non ci sono solo ottuagenari nell’elenco delle 4.194 vittime, la fascia d’età di sta abbassando e ci sono anche giovani in rianimazione. Se il Veneto resta eternamente in zona gialla non è certo grazie all’Rt che viaggia sopra l’1,1% e risulta il più alto d’Italia. L’oscar dell’efficienza arriva grazie alla tenuta delle terapie intensive. «I nostri medici sono chiamati a un impegno eccezionale con 340 degenti e la statistica ci dice che il rapporto è ormai consolidato: ogni 200 positivi al tampone 1 finisce in terapia intensiva, con un tasso di mortalità del 50 cento», spiega Rosi. «Ci troviamo di fronte a patologie complesse, con un quadro clinico molto

LA SITUAZIONE ATTUALE (dati aggiornati alle 17 di ieri)

difficile da trattare nell’arco di due-tre settimane. L’unica soluzione è ridurre il numero dei contagi e isolare i cluster appena si manifestano». Il dottor Rosi non si diverte a disegnare previsioni fosche, nessuno meglio di lui conosce la mappa dell’emergenza Covid visto che coordina il Suem, con la rete di ambulanze sempre in strada. Conviene quindi riflettere sullo scenario delineato dal monitoraggio: dal 21 febbraio il virus Sars2 arrivato dalla Cina ha contagiato in Veneto 163.399 persone, 83.291 delle quali guarite. Quelle ancora positive oggi sono 75.914 e in base ai calcoli di Rosi è probabile che altre 380 siano quindi destinate alle terapie intensive, 190 delle quali con poche chances di tornare a casa. Preoccupa il trend di lungo perio-

do: da qui a Pasqua, quando la pandemia forse sarà sconfitta, mancano quattro mesi e con un incremento medio di 2000 contagi-day vanno sommati altri 240 mila malati teorici ai 163 mila attuali. Con al-

Attestato di stima del ministro Boccia «Difendiamo insieme il diritto alla salute» tri 1200 ricoveri e 600 vittime. Basta per mettere un freno alla frenesia da shopping? Se è difficile cambiare stile di vita e rinunciare all’abitudine consolidata del regalo sotto l’albero, conviene riflettere sull’appello che Zaia ha lanciato nel suo tg web. «In queste ore vediamo che

Lo sci di fondo è consentito Bar e pasticcerie sempre aperti Raffica di domande dei nostri lettori al presidente Zaia, che ha risposto in diretta ai quesiti. Per ragioni di sintesi, le abbiamo raggruppate per temi. Ecco i passaggi salienti. Centri commerciali. Il governo ha disposto la chiusura dei centri commerciali anche nei giorni prefestivi. Domani 7 dicembre è considerato prefestivo rispetto alla festività

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Casi attualmente positivi

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Ricoverati Covid in ospedale

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Ricoverati Covid in terapia intensiva

Ricoverati Covid nelle strutture territoriali

L’assessore Lanzarin e, a destra Paolo Rosi, direttore del Suem

le domande dei lettori

VENEZIA

163.399 +3.638

CROMASIA

Albino Salmaso / VENEZIA

nazionale dell’8; sono pertanto chiusi tutti gli esercizi commerciali indicati nel Dpcm (centri commerciali, gallerie commerciali, parchi commerciali e altre strutture ad essi assimilabili) a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, di prodotti agricoli e florovivaistici, tabacchi ed edicole attivi al loro interno. Sport sulla neve. Sci di

fondo e sci alpinismo: la pratica amatoriale dello sci di fondo e di sci alpinismo, non implicanti uso di impianti di trasporto, non è vietata. Sono chiusi gli “impianti” dei comprensori sciistici, intendendosi per tali gli impianti di trasporto di persone, ma l’attività motoria e sportiva è ammessa all’aria aperta, anche in aree attrezzate, e nel rispetto del distanziamento di due metri. Lo sci di fondo può

ci sono fiumi umani che si dirigono verso i centri delle città. Più che dare raccomandazioni, altro non possiamo fare. Questo è il primo weekend delle festività natalizie e lancio un appello a chi vuol dirigersi in montagna: state fermi, state a casa. Ci sono rischi valanghe ovunque». Con il Veneto in zona gialla non esiste alcun divieto agli spostamenti tra comuni: bisogna quindi cambiare rotta? No. «Se dovessimo mettere mano a nuove ordinanze per intervenire sugli assembramenti vuol dire che qualcosa non funziona. Forse c’è una parte di popolazione che non ha capito la gravità della situazione. Nonostante tutte le mie raccomandazioni inascoltate a livello nazionale, i grandi magazzini e i negozi sono pieni di persone che tracimeranno per fare

gli acquisti. Siamo in un contesto nel quale rivendichiamo sempre la libertà, la democrazia, il rispetto delle libertà individuali, il senso civico, il senso del bene comune: questo è il risultato. I leoni da tastiera che scrivono tutto il giorno, poi sono in fila davanti ai grandi magazzini, a spintonarsi per entrare», spiega il presidente. L’appello alla prudenza sarà raccolto? Da Roma arriva un attestato di stima dal ministro delle Regioni Francesco Boccia. «Voglio ringraziare il presidente Luca Zaia per il senso di responsabilità mostrato con la forte richiesta ai cittadini di evitare assembramenti nelle vie dello shopping e non solo. Siamo dalla stessa parte, pronti a difendere gli interessi collettivi e il diritto alla salute». —

quindi essere praticato anche sulle scie appositamente tracciate con mezzi meccanici. Bar nei centri commerciali. I bar rimangono aperti anche nei giorni di chiusura del centro commerciale dal momento che la chiusura riguarda “gli esercizi commerciali” mentre i bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie sono regolati come servizi di ristorazione, oggetto di disposizione diversa da quella sugli esercizi commerciali. I controlli a scuola. Come procede il sistema dei tamponi rapidi nelle classi? Chiede Romina. Il contact tracing copre l’85% e la scuola ha la priorità ma con 61 mila tamponi al giorno qualche errore è statisticamente ammesso,

ha detto Zaia. La libera professione. In ospedale sono consentite le visite in libera professione in ambito ostetrico/materno infantile? Una donna in gravidanza può farsi seguire dal suo medico e fare le visite di controllo, o no? Ha chiesto Marika: «No, la libera profes-

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Chi ha avuto contatto stretto con una persona positiva deve fare il tampone sione per i medici in ambulatorio è stata sospesa e appena sarà possibile farla ripartire ovviamente si tornerà alla prassi abituale e nel giro di po-

richiesta ufficiale

«Aprite i centri commerciali Sono luoghi sicuri» Centri commerciali chiusi da ieri a martedì (salvo le deroghe di legge), proprio nelle giornate in cui lo shopping natalizio decolla. Una perdita di fatturato imponente, ingiustificata sul piano della sicurezza secondo Ancc-Coop, Ancd-Conad, Consiglio nazionale dei Centri Commerciali, Confimprese e Federdistribuzione, che in una nota esprimono la loro preoccupazione per le limitazioni confermate dal nuovo Dpcm sino all’Epifania. Due sono i principali effetti negativi. La chiusura dei punti vendita non alimentari dei centri commerciali nei giorni festivi e pre-festivi del periodo natalizio viene ritenuta una misura contraddittoria rispetto all’obiettivo della prevenzione sanitaria. Il secondo elemento è l’incertezza generata dalle interpretazioni restrittive delle attività di vendita dei supermercati e ipermercati nei centri commerciali, con il divieto di vendere prodotti non alimentari presenti sugli scaffali. Le associazioni del commercio sostengono che i centri commerciali sono strutture sicure che applicano misure e controlli stringenti sin dalle prime fasi dell’emergenza. E chiedono quindi con urgenza un intervento di modifica delle norme contenute nel Dpcm, eliminando le limitazioni agli esercizi che operano all’interno di queste strutture.

chi giorni la situazione verrà sbloccata». Chi deve fare il tampone? Francesca di Mestre è stata a contatto con un’amica che poi è risultata positiva ma il suo medico di base non le ha prescritto il tampone perché l’incontro è avvenuto 5 giorni prima rispetto al test Covid. Cosa deve fare? Zaia ha spiegato che, senza sostituirsi al medico, è bene restare in isolamento e che un tampone in più non viene certo rifiutato dalla struttura sanitaria che ne effettua 60 mila al giorno. Siamo nel campo del contratto stretto: se Francesca avesse scaricato Immuni avrebbe ricevuto il segnale del contatto con l’invito a rivolgersi al medico. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Domenica 6 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

Le spine del governo IL RETROSCENA ROMA Al netto delle contorsioni grilline, dal voto di mercoledì prossimo sulle comunicazioni di Giuseppe Conte in vista del consiglio Ue si misurerà non solo la tenuta della maggioranza ma anche il tasso di europeismo del governo. Sul primo punto i calcoli che si fanno nei partiti sono confortanti. Anche al Senato - dove i numeri sono più risicati - non serve la maggioranza assoluta (161), ma la mozione di maggioranza dovrà solo battere i “No”.

Mes, asse Zingaretti-Renzi: governo filo Ue o salta tutto Pd e Iv alle prese con il pallottoliere in `La “maggioranza Ursula” però perde vista del voto di mercoledì: verso 155 “Sì” pezzi e alimenta le perplessità di Bruxelles `

LO SLALOM Missione non difficile, racconta il dem Stefano Ceccanti, che quota i “Sì” tra i 155 e i 160 ma inserendo oltre al M5S, Pd e Iv anche il gruppo di Autonomie e gran parte del Misto ma detraendo una quindicina di grillini intransigenti. Anche se il numero di questi ultimi è destinato a scendere sotto i dieci, meno ottimismo c’è sui numeri del Misto e delle Autonomie che però potrebbero essere bilanciati da quei senatori di FI insofferenti nei confronti della Lega e che potrebbero se non votare a favore quantomeno assentarsi dall’aula. Poichè ormai a Palazzo Madama gli astenuti non vengono conteggiati, alla fine sembra scontato un risultato positivo. Il testo della mozione di maggioranza non andrà probabilmente oltre una generica approvazione delle comunica-

I numeri del Parlamento

CAMERA AMER ME

SENATO Misto 48

M5S 195

FI 91 Iv 30

Misto 27

M5S 92 Aut 9

FI 54

Iv 18 Lega 130

Pd 90 Leu 12

FdI 33

Lega 63

Pd 35 Leu 5

Maggioranza: 315

FdI 18 Maggioranza:

Fonte: Openpolis

SI LAVORA A UNA MOZIONE CHE SI LIMITI AD APPROVARE LE COMUNICAZIONI DEL PREMIER

ITALIA VIVA Matteo Renzi

L’Ego-Hub

zioni del premier. Un risultato positivo salva il governo che politicamente dovrà però fare i conti con i numeri. Se incasserà meno della maggioranza assoluta (161) Conte non potrà fare salti di gioia perchè certificherà che la “maggioranza Ursula” di un anno e

mezzo fa non esiste più e non solo per la capriola di FI. Il partito di Silvio Berlusconi è alle prese con un vivace dibattito interno che non si cheta malgrado Antonio Tajani, numero due di FI, rassicuri sulla fedeltà europea del partito. Il distinguo tra Mes-ban-

Scuole pronte dal 7 gennaio «Ma trasporti in alto mare» VERSO LA RIAPERTURA VENEZIA Si va verso una didattica a “rotazione” con il 75% degli studenti in classe e il 25% collegato a distanza, ad eccezione dei ragazzi con disabilità che possono frequentare sempre in presenza. Quanto agli orari, le scuole sono in attesa di conoscere i piani territoriali e l’organizzazione dei trasporti. Senza questi elementi risulta difficile ai dirigenti scolastici veneti e friulani modificare l’ora di ingresso e uscita dei propri studenti. In previsione del ritorno in classe con capienza al 75% delle scuole superiori dal 7 gennaio, l’ultimo dpcm emanato dal governo prevede l’istituzione di «un tavolo di coordinamento presieduto dal Prefetto» per coordinare trsporti e orari. I presidi si dicono pronti al ritorno degli studenti, ma senza un’organizzazione esterna alla scuola, con una capienza a tre-quarti, poco cambierebbe rispetto a quanto accaduto prima della chiusura. In Veneto i tavoli provinciali richiesti dall’ultimo decreto sono stati anticipati da un coordinamento regionale. «Stiamo lavorando a testa bassa da due settimane» conferma Carmela Palumbo direttrice generale dell’Ufficio scolastico del Veneto coinvolta, al fianco della vice-presidente della Regione Elisa De Berti e dell’assessore all’Istruzione Elena Donazzan, nello studio dell’intreccio tra le esigenze scolastiche e quelle del trasporto degli studenti che si è rivelato, ad avvio anno scolastico, l’anello debole dell’organizzazione. «Prima del 7 gennaio, ovviamente, sarà

tutto pronto - prosegue Palumbo - abbiamo situazioni diversificate a seconda dei territori e stiamo vagliando sia le reti urbane che quelle extraurbane».

L’ORGANIZZAZIONE È impensabile per i presidi rivoluzionare l’organizzazione scolastica con tutto il complesso intreccio docenti-classi. La soluzione più percorribile rimane tenere in aula i ragazzi tre-quattro giorni a settimana fino al raggiungimento del 75% e le rimanenti giornate svolgerle con la didattica a distanza. «Quanto agli orari differenziati non dipende da noi, ma dai trasporti» conferma Enrico Ghion, vice-presidente padovano dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi che individua un punto di criticità anche nella gestione sanitaria: «C’è una mancanza di tempestività tra la scuola e la sanità - spiega riferendosi ad esempio a Padova dove dirige il liceo artistico Selvatico, 690 studenti tra corsi diurni e serali, con 90 iscritti che giungono da fuori provincia -; è venuta meno l’interfaccia immediata tra i casi di contagio in classe e la risposta del servizio di prevenzione. Ricordo che noi presidi non possiamo disporre la quarantena e quindi di fronte a situazioni sospette la risposta veloce sul

I DIRIGENTI SCOLASTICI PREPARANO IL RIENTRO DEGLI STUDENTI AL 75%: «IN CLASSE 4 GIORNI SU 7, LE AZIENDE DEI BUS SI DEVONO COORDINARE»

161

fronte sanitario è fondamentale». Conferma che i presidi sono pronti: «è da marzo che lavoriamo per accogliere studenti e personale in sicurezza, quindi attendiamo di conoscere i piani territoriali, quando vogliono convocarci noi siamo sempre disponibili».

IN FRIULI VENEZIA GIULIA Parla di un «intreccio che si infittisce» il friulano Andrea Carletti, preside dell’Isis Malignani di Udine, 2.700 studenti e 400 dipendenti suddivisi tra l’indirizzo tecnico, quello professionale e il liceo delle scienze applicate. «Per il rientro ci manca un dato fondamentale, sapere come funzionerà il trasporto pubblico», conferma il dirigente scolastico che parla di un’organizzazione scolastica che quest’anno fa della flessibilità il fulcro: «Flessibilità di tempo e di spazi». Descrive quindi un piano generale della scuola che può essere tarato su diverse percentuali. «Abbiamo un programma al 50% di studenti in presenza e uno al 25%, ora basterà adattare le percentuali».

IL PERSONALE Nelle parole dei presidi il grande lavoro fatto perché in classe i ragazzi possano seguire le lezioni in presenza, ma anche lo stress di situazioni in continuo cambiamento. «Le scuole - conclude la direttrice Palumbo - inoltre hanno finora utilizzato poco più della metà dei fondi per il cosiddetto personale Covid, docenti in aggiunta considerata l’emergenza, quindi con il rientro in classe possono disporre anche di queste ulteriori risorse». Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA

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cario e Mes-sanitario convince poco anche perché è sin troppo evidente come il cambio di linea di FI sia stato dettato più dalle minacce di Salvini che da una critica di un accordo che a Bruxelles ha radici lontane e molte nel Ppe. Alla riunione del Consiglio eu-

ropeo del 10 e 11 Conte rischia quindi di andare più debole e dovrà affrontare nuovi sospetti e dubbi degli alleati sulla tenuta europea del governo alla vigilia del varo dei piani che dovrebbero permettere all’Italia di usufruire di oltre duecento miliardi dal “Next Generation Ue”. Un pericolo che Nicola Zingaretti e Matteo Renzi hanno avvertito al punto da erigere un muro alle richieste grilline di inserire nella mozione un passaggio che avrebbe impedito per sempre l’attivazione del Mes. «Una maggioranza senza politica estera ha vita breve», avvertono dem e renziani preoccupati del rigurgito antieuropeo dei grillini che incide anche sul progetto di creare una sorta di alleanza stabile tra Pd e M5S spendibile anche nella prossima legislatura. Di questo si è discusso nell’iniziativa di “Italianieuropei” che ieri ha messo sulla stessa schermata Zoom Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Goffredo Bettini, Dario Franceschini, Nicola Zingaretti, Matteo Renzi, Roberto Speranza e la giovane consigliera regionale emiliana Elly Schlein. Dall’alleanza «inesorabile» con i 5S di Franceschini alla necessità di vincere «al centro» di Renzi, il “cantiere della sinistra” non decolla anche perché ancora non si riesce a trovare una sintesi sulla legge elettorale e sulle riforme costituzionali. Ma il nodo che dal dibattito è nuovamente emerso con forza, e che ha messo d’accordo Zingaretti e Renzi, punta diritto su Conte e la necessità di un cambio il passo. Il rimpasto non esiste, ma - vista la crescente insofferenza dei dem e di Iv, nei confronti della paludosa azione di governo - l’incidente in grado di innescare una crisi è sempre dietro l’angolo. Marco Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA


Primo Piano 9

IL GIORNALE DI VICENZA Domenica 6 Dicembre 2020

La modella e showgirl Melissa Satta, insieme all’artistaSerenaMenarini,eraieriaBassanoper sostenereil progettodiOtb foundation divendita di abeti natalizi per finanziare una serie di iniziativecontro il Covid.

LATESTIMONIAL

MelissaSatta aBassano

La Rsa di Montecchio Precalcino è covid free al momento ma ospita operatori di sedi vicine che lavoranoinluoghiconcasidipositività.Glioperatorichiedono di trovare altre soluzioni: «È un rischio inutile ci sonostrutture chiusechesono vicineelibere»

LAPROPOSTA

«Apritealtre stanze SalviamoS.Michele»

LA STORIA. L’esperienza di Renzo Rosso, le iniziative di Fondazione Otb

«Plasmaeabeti pervincere la dura battaglia» «Hodonatoperesserediausilio,sonoorgoglioso dell’organizzazionechehailnostroospedale» Arianna Alessi: «Raccolta fondi con alberi di Natale» Enrico Saretta BASSANO

Plasma e abeti per la battaglia contro il Covid. A inaugurare la nuova edizione del mercatino degli abeti natalizi di Only the Brave foundation, ieri in borgo Angarano, a pochi passi dal Ponte degli Alpini, c’era anche il presidente dell’associazione e fondatore della Diesel Renzo Rosso, insieme alla compagna e vicepresidente Arianna Alessi. Un momento nel segno della solidarietà che ha visto anche la partecipazione della modella e showgirl Melissa Satta come testimonial d’eccezione. L’iniziativa proseguirà oggi, dalle 9 alle 13. PLASMA. A margine della pre-

sentazione, l’imprenditore ha raccontato la sua recente esperienza di donatore di plasma, annunciata anche attraverso i suoi canali social, dove ha scritto, in inglese: «Il Covid19 ci ha colpiti tutti, inclusi me e la mia famiglia. Qualche giorno fa sono andato a donare il sangue. In questo periodo incerto dobbiamo aiutarci a vicenda per sconfiggere il virus». «Donare il plasma è stato un modo per aiutare chi è attualmente malato di Covid - ha riferito ieri Rosso - ed è stata un’esperienza importante. Ringrazio l’ospedale di Bassano, in particolare i medici Fabrizio Dal Farra e Irma Dramissimo per come si sono presi cura di me. Credo proprio di essere stato seguito meglio io rispetto a... un mio amico importante che è stato seguito a Milano da Zangrillo. Sono orgoglioso di essere veneto e dell’organizzazione del nostro ospedale».

ANNO DURO. Guardando al

2020 che sta per concludersi, Rosso lo ha definito senza dubbio un anno pesante che proietterà effetti nel futuro. «Ci saranno tanti disagi, con tante aziende che chiuderanno e persone che resteranno senza lavoro - ha detto - L’insegnamento che possiamo trarre da questa esperienza è che ci può essere un modo diverso di lavorare. Nella nostra azienda, ad esempio, stiamo portando molta innovazione». Innovazione e quindi tecnologia, che secondo Rosso andrà usata anche per monitorare la situazione sanitaria una volta che arriverà il vaccino, consentendo quindi maggiore libertà di movimento alle persone che si vaccineranno. Non è mancata una frecciata al Governo: «Chi ci guida non prova mai a risolvere davvero i problemi, ma tappa soltanto i buchi. Dovrebbero invece trovare il modo per far vivere le persone in un modo sano».

Accoglienza inhotel,pacchi alimentarieaiuto alladidattica digitale

ARIANNAALESSI VICEPRESIDENTE OTB FOUNDATION

ABETI SOLIDALI. La vicepresi-

dente di Otb foundation Arianna Alessi, che ha annunciato l’avvio del mercatino. Come testimonial, sono giunte in città anche Melissa Satta e l’artista Serena Menarini. «Cerchiamo comunque di vivere un Natale di gioia - ha detto Alessi - È importante soprattutto per i bambini, che hanno bisogno di serenità. Contiamo di vendere più di 500 abeti e, con la raccolta fondi collegata, Otb foundation andrà a sostenere i progetti attivi sul territorio collegati all’emergenza Covid». A partire dal progetto di accoglienza in hotel, attivato in collaborazione con l’Ulss 7. L’obiettivo è contrastare la diffusione del virus, ospitando in una struttura dedicata coloro che, positivi asintomatici al Covid, non possono trascorrere il periodo di isolamento fiduciario nella propria casa, per particolari situazioni familiari in cui rischierebbero di contagiare i propri cari. Inoltre, Otb si occuperà della fornitura di pacchi alimentari e beni di prima necessità (in particolare farmaci e prodotti per bambini) per le famiglie colpite dalla pandemia e in gravi difficoltà economiche. Un’iniziativa che, tramite la Croce rossa, raggiungerà centinaia di famiglie tra Bassano e Vicenza. La fondazione intende sostenere anche la scuola alle prese con la didattica digitale integrata, fornendo tablet agli istituti che non hanno dispositivi a sufficienza per gli alunni. Infine, continuano gli invii di dispositivi di protezione e altre attrezzature specializzate agli ospedali del territorio. • © RIPRODUZIONERISERVATA

RenzoRosso e AriannaAlessi,alcentro, inborgo Angarano aBassano con illoromercatinobenefico deglialberi diNatale. FOTOCECCON

L’INIZIATIVA. Èstata scrittadal prioredei fraticappuccini diBassano

Preghiera “anti-Covid” rivoltaaquattrosanti PadreLanfranco:«Sitratta diun’invocazioneleggera Ingiroc’è troppacupezza maanche tantasolidarietà» Lorenzo Parolin BASSANO

Natale di coronavirus, di restrizioni e distanziamenti. In attesa dei vaccini, c’è chi ha deciso di chiedere un aiuto al... piano superiore, invitando a scendere in campo quattro santi “bassanesi”. È il priore del convento dei cappuccini, padre Lanfranco, autore in questi giorni di una speciale preghiera “anti-Covid” nella quale si rivolge colloquialmente ai protettori della città. «L’idea è sorta dalle richieste di messe, intercessioni, veglie e rogazioni arrivate in convento nelle ultime settimane – spiega - Mi sono permesso di lasciar andare la fantasia scrivendo un testo nel quale immagino di rivolger-

PadreLanfranco,priore delconventodeifrati cappuccini

mi direttamente a quattro santi legati alla città». Si tratta di Francesco, a cui è dedicata una chiesa in centro storico; Sebastiano, patrono del convento; Leopoldo Mandic, che fu a Bassano e al quale è intitolata una parrocchia; infine, la bassanese Giovanna Maria Bonomo, co-patrona della città. «L’altro patrono

San Bassiano – dice padre Lanfranco - ho preferito lasciarlo tranquillo: già si è occupato di una pestilenza in passato, adesso facciamo lavorare i suoi colleghi». Il testo, contenuto in un paio di cartelle, è volutamente leggero «perché – spiega il religioso – di cupezza in questi tempi ce n’è a sufficienza». La

preghiera si apre invitando Francesco «a girare all’interno degli ospedali, della case di cura e delle residenze per gli anziani». Alla beata Giovanna il priore chiede «fiducia e calma interiore per vedere la fine del tunnel», scusandosi se durante il lockdown di primavera la patrona si è ritrovata in un «ritiro spirituale imposto». Terzo santo chiamato in causa è San Sebastiano, cui vengono raccomandati «gli emarginati e le famiglie». Ultimo, «ma non in ordine di importanza», il confratello padre Leopoldo: «Sei vissuto per un po’ nella nostra città tra i cappuccini e i bassanesi nutrono per te una grande simpatia. Il tuo servizio era dire ai fedeli “Ti do il perdono di Dio”, ora chiedi a Dio che abbia uno sguardo per tutti». «Un occhio di riguardo per noi – chiude padre Lanfranco - lo hanno anche le tante persone che in questi mesi hanno donato al convento generi di prima necessità in modo che potessimo distribuirli. Ho scritto la preghiera pensando a loro e l’ho voluta improntare a toni gioiosi perché gioia è ciò che è racchiuso nei doni che riceviamo». •

IL CASO. L’allarme degli operatori della residenza di Montecchio Precalcino. Per l’Ulss 7 misure di prevenzione rispettate

Rsatra due fuochi:«Rischiocontagi» «Qui dorme il personale che opera conpositivinellestrutturevicine» Matteo Carollo

MONTECCHIO PRECALCINO

È ancora libera dal contagio, ma è «a rischio» per l’accesso di operatori che lavorano in sedi con ospiti Covid. L’allarme per la Rsa “San Michele” arriva da chi lavora nel complesso di Montecchio Precalcino, dove sorgono, oltre alla stessa residenza, che ospita utenti geriatrici e psichiatrici, il nucleo “Il Cardo”, con disabili psichici gravi, e “La De-

cima”, trasformata in ospedale di comunità per i pazienti Covid in dimissione dall’ospedale di Santorso. Le prime due sono gestite dall’Ipab “La Casa” di Schio, la terza direttamente dall’Ulss 7. La residenza “San Michele”, al momento indenne dal contagio, si trova stretta tra due fuochi: da una parte “Il Cardo”, dove sono presenti, secondo l’ultima rilevazione, cinque ospiti positivi; dall’altra “La Decima”, dove sono ri-

coverati 16 pazienti Covid. «In questa situazione, che vede la Rsa ancora indenne, dovremmo avere la massima attenzione - spiega un operatore -. Invece viene permesso ad operatori de “La Decima”, per evitare che possano andare a casa e provocare problemi ai familiari, di dormire in una stanza interna alla “San Michele”». Secondo gli operatori sarebbero adottabili soluzioni «più prudenti». Ci sono «l’ex casa delle suore, chiusa qualche mese fa, e un’altra struttura che ospitava due nuclei - continua l’operatore -. Sarebbe più prudente trovare una soluzione esterna alla

Rsa o prendere uno spazio in affitto. Anche perché se qui arriva il Covid è un disastro, non c’è la possibilità di fare un adeguato isolamento. Quindi, o lavoriamo sulla prevenzione o rischiamo di dover far mandare l’esercito. Non ci rendiamo conto del rischio che stiamo correndo». Il problema riguarda anche il trasferimento di operatori tra le strutture. «Se io sposto del personale da una zona infetta a una libera dal contagio, dovrei rispettare un periodo finestra - sottolinea ancora l’operatore -. Dopo il tampone, anche se negativo, sarebbe meglio aspettare al-

meno una settimana, in quanto c’è un periodo di incubazione nel quale il virus non è rilevato dai test. Del personale è stato invece spostato senza rispettare il periodo finestra». La questione tocca anche altri lavoratori. «Un’addetta alle pulizie mi ha spiegato di essere andata a lavorare nelle stanze de “La Decima”, per poi andare a fare le pulizie al San Michele spiega l’operatore -. Questa cosa non dovrebbe assolutamente accadere». Contattata al riguardo, l’Ulss 7 ribadisce come tutte le misure di prevenzione siano rispettate. • © RIPRODUZIONERISERVATA

LaRsa SanMichele diMontecchio Precalcino

© RIPRODUZIONERISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA

Domenica 6 Dicembre 2020

IlVenetoelalottaalvirus Ieriin tutto 52 mila tamponieseguiti:positivo il7%

L’emergenza maltempo ha costretto la Regione a vietare in sostanza achiunquediandareoggiversolamontagna:ilrischiovalangheesmottamenti è altissimo. Passato l’allarme meteo però vale il chiarimento della Regione: gli impianti di risalita per lo sci sono chiusi ma lo sci di fondosi puòpraticare,anche supiste battute,ecosìlo scialpinismo.

LAREGIONE CHIARISCE

Oggi tutto vietato poi sìascisenzaimpianti

LATERRIBILE REALTÀATTUALEDELLAPANDEMIA. Paolo Rosi,capodel “Comitatodi crisi”creato dalgovernatore:«C’è una sola difesa:mascherinee distanziamento»

Terapia intensiva: muore il 50% di casi Covid «Èildatofissodinovembre:20-25ingressialgiorno Esappiamocheogni200nuovicontagiatiunodiloro arriveràallostadiopiùgrave,ancheseha50-60anni» Piero Erle

«La situazione è tutt’altro che tranquilla. Noi parliamo di letti occupati, ma su quei letti ci sono persone. E quindi dev’essere chiaro che quando si parla di “ricoveri stabili” significa che in realtà da una settimana a questa parte abbiamo sì un’occupazione stabile nelle terapie intensive, si oscilla tra i 330 e i 340 pazienti Covid. ma questo non significa che siano terminati gli accessi. Perché in realtà abbiamo dai 20 ai 25 nuovi ingressi di pazienti gravi ogni giorno nelle terapie intensive. Continua a entrare gente in ospedale, e 20-25 pazienti gravi in più al giorno è un flusso critico. E questo significa che ce ne sono altrettanti che escono». Paolo Rosi, capo regionale dei Servizi di urgenza-emergenza e coordinatore del “Comitato di crisi regionale”, viene chiamato dal governatore Luca Zaia nel quotidiano incontro con la stampa a Marghera per come stanno le cose in Veneto. «Sapete dice Rosi - che per attivare i posti di terapia intensiva abbiamo dovuto ridurre una parte dell’attività di elezione e che il personale è chiamato a uno sforzo enorme per gestire questi pazienti complessi che richiedono tanti accorgimenti e rendono il lavoro molto più gravoso. Non è come seguire un paziente dopo un intervento chirurgico». I NUMERI DRAMMATICI. E a

tratti Rosi deve usare parole dirette e crude: «Noi sappiamo che esistono numeri e percentuali precise. Sappiamo che ogni 200 persone positive al virus, uno finisce in terapia intensiva: è un dato ormai stabile da più di un mese. Quindi se ieri abbiamo avuto 3 mila persone positive significa che circa 14 di loro entro i prossimi 10 giorni entreranno in terapia intensiva, così come un centinaio verranno ricoverati in ospedale. Non è casuale: una parte di questi

Vittime:+78 Ricoveri:per oraèstallo anchegrazie a87dimessi Il report di ieri sera della Regione indica un’altra giornata nera di “decessi Covid”: altri 78 lutti (49 negli ospedali), di cui ben 35 registrati nel Veronese (che adesso è giunto quasi a 1100 decessi da febbraio) e ben 13 nel Bellunese, che è a un totale di 273 e in proporzione alla popolazione è la provincia sicuramente più colpita, mentre altri 10 decessi sono stati registrati nel Trevigiano. Il totale adesso è di 4.194 vittime dall’inizio della pandemia. Anche il conteggio dei nuovi positivi purtroppo non rallenta: ieri con i 3.638 veneti nuovi contagiati emersi (è circa il 7% della valanga di 52 mila tamponi molecolari e rapidi fatti) anche gli “attualmente positivi” sono saliti a 75.914, cioè oltre 2.200 in più in un solo giorno, mentre il conteggio dei guariti negativizzati al virus è salito ieri “solo” di altri 1.352 veneti, raggiungendo così un totale di 83.291. Le cose vanno un pochino meglio sul fronte ospedaliero: sono stati registrati 82 nuovi dimessi dalle corsie perché in via di guarigione, e quindi nonostante i nuovi ingressi in ricovero il totale dei posti letto occupati da malati Covid è sceso di 13 unità a un totale di 2.716, che è praticamente lo stesso dato toccato quattro giorni prima. Nelle terapie intensive invece si è saliti a 339 (+1). •

contagiati sviluppa un quadro clinico estremamente grave e finisce in terapia intensiva, dove questo quadro clinico non è facilmente trattabile. Al punto che in novembre la percentuale di pazienti che sopravvive è di poco superiore al 50%: significa che di quei 14 che entreranno quasi 7 persone moriranno. A marzo? I casi di decesso erano il 30-35%, non siamo molto lontani. Vi chiedo di leggere in questo modo i dati: danno alle persone il vero quadro di questa malattia che nei casi gravi porta a morte con una elevata percentuale, ed è sempre la stessa. E va anche evidenziato è che questi pazienti rimangono a lungo in terapia intensiva: i meno gravi ci restano 15 giorni ed escono quindi con una grave debilitazione. Chi non ce la fa è spesso rimasto in terapia intensiva anche 20 giorni, sottoposto a trattamenti gravosi». NONSOLOANZIANI. E i dati du-

ri di Rosi non si fermano: «I giovani non muoiono, è vero. Però oggi metà dei pazienti gravi ha meno di 70 anni e ci sono persone di 40-50 anni in terapia intensiva: la mortalità è elevata anche nei 50-60enni». Cosa fare per ridurre l’afflusso di nuovi ricoveri che non si ferma? La riposta di Rosi sta sempre nelle cifre: «Dobbiamo ridurre il numero di nuovi positivi: non c’è nessun’altra ricetta. Non c’è una cura, e finché non ci sarà il vaccino non avremo misure di prevenzione diverse dall’evitare la vicinanza tra persone e indossare i dispositivi di protezione: la mascherina va indossata da entrambe le persone che si incontrano, e restando ad almeno un metro di distanza. Questa protezione funziona, ce lo dice il fatto che tra i 56 mila sanitari veneti ne abbiamo circa 2 mila positivi, ed è rarissimo che la loro infezione sia avvenuta sul luogo di lavoro perché lì le protezioni le indossano tutti». • © RIPRODUZIONERISERVATA

Unrepartodi terapia intensiva:la mediain Veneto è di20-25 ingressiogni giorno di malati Covidgravi

APPELLO DI ZAIA. «Week end lungo: evitate qualsiasi assembramento»

Nuovicontagi: +3.683 VenetoprimoinItalia Nessun’altraRegioneieri haregistratoaltrettanto Medici:«Superare il blocco pergli specializzandi» Non era mai accaduto: ieri sera il Veneto, con +3.638 nuovi contagiati, è stata la Regione con la crescita maggiore di nuovi infetti nelle ultime 24 ore. Anche la Lombardia è rimasta al di sotto, con 3.148 nuovi casi. «Speriamo di essere in una fase di “parte alta” delle curve, con una timida tendenza scendere dei dati, ma non possiamo tranquillizzare nessuno», avvisava ieri mattina il governatore Luca Zaia da Marghera: «Siamo nel week end più lungo degli acquisti natalizi, tra domani e la festa di martedì. Ma attenzione: le masse che si spostano ci portano ad essere praticamente la prima regione d’Italia per indice Rt di trasmissione del virus», anche se è calato a 1,13.

ManuelaLanzarin, PaoloRosie LucaZaia ieriaMarghera FERMATEGLIASSEMBRAMENTI. «Di certo facciamo tantissi-

mi tamponi e abbiamo un contact tracing all’85%, ma è vero che siamo fortemente preoccupati per la situazione. L’essere in zona gialla non è un alibi: il Veneto ha saputo gestire la situazione ma la pressione è alta. I cittadini devono darci una mano: bisogna evitare ogni forma di assembramento». Zaia non ha novità dal governo sulle eventuali modifiche o interpretazioni “più larghe” del decreto che impedirà

di spostarsi tra Comuni a Natale e Santo Stefano, ma dall’Unità di crisi di Marghera è molto più preoccupato di quello che potrà accadere nei prossimi giorni. «Il mio appello forte ai cittadini è: evitate assolutamente gli assembramenti. E state fermi in queste ore anche di maltempo». INUOVIMEDICISPECIALIZZANDI. Ma sul fronte ospedaliero

il governatore è pronto a farsi sentire con il governo su un’altra questione assurda: i giova-

ni medici che hanno superato il concorso per iscriversi alle diverse specializzazioni. Ci sono 14.500 che avrebbero vinto il posto su 23 mila concorrenti, ma sono fermi da tempo per i ricorsi presentati da chi è rimasto escluso e la discussione di fronte ai giudici no ci sarà prima del 15 dicembre, mentre tutto avrebbe dovuto essere operativo già da fine dicembre: «Ne parlerò - assicura Zaia - direttamente con il ministro, è una partita che va risolta a livello nazionale con un minimo di piglio e determinazione. Perché se deleghiamo tutto ai tribunali e al fatto di attendere sentenze e altro, nel momento in cui i medici sono linfa vitale per le comunità: bisogna metterli in condizione di lavorare. Siamostati i primi a ipotizzare l’assunzione in pronto soccorso di medici laureati. E l’assessore Lanzarin ha fatto accordi con la Scuola di medicina per avere specializzandi in corsia». Zaia ha anche confermato che nei prossimi giorni si proverà sbloccare l’attuale stop alle visite in libera professione dei medici ospedalieri. E l’assessore Lanzarin precisa che questo sarà per l’area materno-infantile. • P.E. © RIPRODUZIONERISERVATA

ALL’UNIVERSITÀDIVERONA. Laprof.Tacconellidirige l’“Orchestra”, un progettoche coinvolge 15Paesi ed èfinanziato da Uee Regione

Studioper capire glieffetti lunghisulla salute Sarannoanalizzati piùgruppi dipersonefragili, vaccinatiealtri L’obiettivo è di vitale importanza per quello che ci aspetta nei prossimi anni: raccogliere i dati necessari per capire come proteggere le popolazioni fragili e saper affrontare le conseguenze a lungo termine dell’infezione da Sars-CoV2. E il bello è che a lavorarci è una grande squadra di livello europeo, tanto che il progetto si chiama “Orchestra”, e che la guida è affidata all’Università di Verona e in particolare alla prof. Eve-

lina Tacconelli, direttrice della sezione di Malattie infettive dell’Università di Verona. “Orchestra” è un progetto di ricerca internazionale, come spiega l’Università scaligera che è pienamente affiancata dalla Regione: «Si basa sulla stretta collaborazione multidisciplinare di 26 partner (considerando la rete più ampia sono 37) provenienti da 15 Paesi (Argentina, Belgio, Brasile, Congo, Francia, Gabon, Germania, India, Italia,

Lussemburgo, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Spagna, Venezuela)». È finanziato dall’Unione europea con circa 20 milioni del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 nell’ambito del piano d’azione “ERAvsCorona Action Plan” che unisce l’Ue e i singoli Stati. La Regione ha contribuito con 246 mila euro. «Ci aspettiamo - spiega in una nota della Regione la prof. Tacconelli - che questo lavoro possa aiutare a fornire i dati mancanti necessari per proteggere le popolazioni fragili e per affrontare le conseguenze a lungo termine

dell'infezione da Sars-CoV2 che ora sappiamo essere di importanza significativa. Mai prima d’ora c’è stata una necessità così urgente di soluzioni rapide e innovative basate su prove per affrontare le emergenze sanitarie legate alla salute della popolazione. Oltre a fornire le risposte tanto necessarie per reagire alla pandemia di coronavirus, questa è anche l’occasione per trarre insegnamenti dalla crisi attuale e approfondirli al fine di essere meglio preparati in caso di minacce alla salute pubblica nuove e future di dimensioni e proporzioni simili».

Per rispondere a queste esigenze, il progetto “Orchestra” lavorerà anche alla creazione di una nuova coorte pan-europea (cioè il gruppo di popolazione da studiare) costruita su coorti esistenti e nuove individuate nei vari Stati aderenti. L’obiettivo come detto è arrivare a definire strategie da suggerire a tutti gli Stati membri dell’Unione europea per garantire «un’efficace protezione delle popolazioni fragili come bambini, donne incinte, anziani, destinatari di trapianti di organi, malati di Alzheimer, pazienti oncologici, malati di Parkinson, pazienti con malattia

Laprof. EvelinaTacconelli

mentale, soggetti sieropositivi». Inoltre si vuole capire come ridurre i rischi per il personale sanitario in prima linea, individuare le conseguenze a lungo termine del Covid-19 sulla salute e il benessere degli individui e definire con certezza la risposta alla vaccinazione. Infine si punta a capire «l’impatto di fattori ambientali, determinanti socioeconomici, stile di vita e misure di confinamento sulla diffusione del Covid-19». Il lavoro in rete tra studiosi è già iniziato. Sarà un’infrastruttura digitale federata e correlata all’intelligenza artificiale e agli strumenti di analisi, consentire la condivisione dei dati in tutta Europa e al di fuori dei confini Ue. • © RIPRODUZIONERISERVATA


PADOVA

DOMENICA 6 DICEMBRE 2020 IL MATTINO

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Allerta terrorismo sospetti sui negazionisti

Stella a 5 punte, antrace e normografo Partita da Padova la lettera delle nuove Br Le Digos di Roma e Venezia indagano sulla missiva inviata alla redazione romana della trasmissione Rai “Report” Enrico Ferro

Parte da Padova la lettera di minacce con la stella a cinque punte spedita alla redazione di Report, il programma Rai d’inchiesta condotto da Sigfrido Ranucci. Una missiva anonima su un foglio a quadretti in cui, con un normografo, è stato scritto il seguente messaggio: “Voi il marcio del sistema corrotto. Solo falsa informazione per potere e poltrone. Cercate meglio negli armadi, oltre agli scheletri avete le bombe”. In alto la sigla N B R (presumibilmente Nuove Brigate Rosse) scritta con un pennarello rosso. Il tutto accompagnato da una polvere bianca definita “antrace”. Dopo la lettera di minacce al presidente del Veneto Luca Zaia, dopo quella inviata al collega dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, l’intimidazione punta al mondo dell’informazione. Indagano le Digos di Roma e Venezia. CENTRO DI SMISTAMENTO

Il Cmp di Padova, centro di smistamento regionale di Poste Italiane, serve tutte le province venete tranne Verona. Dunque la lettera indirizzata alla redazione di via Teulada a Roma potrebbe essere partita da Padova, Venezia, Vicenza, Treviso, Belluno o Rovigo. La data è quella del 20 novembre. L’ANALISI

Gli investigatori della Digos di Roma hanno subito inte-

ressato i colleghi di Venezia, in quanto sede distrettuale per il Veneto. Tuttavia, sono molte le perplessità di fronte a quello che suona come un avvertimento minaccioso. Apparentemente è un messaggio che sembra richiamare l’estremismo di sinistra. Ma sono gli occhi attenti degli esperti dell’antiterrorismo a dire che potrebbe non essere così. L’antrace, prima di tutto, la polverina in grado di scatenare una malattia polmonare mortale. Questo elemento richiama il terrorismo internazionale e porta dritto

Secondo gli analisti non è lo stile classico dei gruppi eversivi della sinistra radicale ai primi anni del 2000, con Al Qaeda come principale utilizzatore. Non esistono, invece, precedenti nel terrorismo rosso. C’è chi ipotizza la pista anarchica ma questi gruppi sono più avvezzi agli esplosivi o ai sabotaggi, più che alle lettere di minacce. L’invettiva contro Report presenta elementi che differiscono anche dalle pratiche tipiche dei gruppi eversivi di sinistra, a cominciare dalla disposizione delle lettere intorno alla stella a cinque punte. E allora chi potrebbe essere il mittente? Gli investigatori puntano più al magma del malcontento sociale generato dalla pandemia e dalle re-

La lettera di minacce inviata alla redazione di Report; sopra, il timbro fatto al centro smistamento delle Poste a Camin; sotto, Sigfrido Ranucci

strizioni che ne derivano. Una forma di dissenso più forte rispetto alle manifestazioni di piazza dei negazionisti. Non a caso si fa riferimento al sistema corrotto, alla falsa informazione, al potere, alle poltrone. Lo stesso uso come strumento di minaccia della polverina definita antrace, suggerisce agli investigatori l’età del possibile attentatore. E non si tratta di un giovane. Dunque si cerca anche nei movimenti che in questi mesi hanno manifestato la lo-

ro contrarietà al regime di distanziamento sociale, con tutte le limitazioni che ne derivano. SOLIDARIETÀ

«La Rai ha messo in atto tutti i sistemi di sicurezza nella maniera più idonea, ho avuto la redazione dimezzata per questo motivo in settimana ma, seppur con molte difficoltà, lunedì sera andremo in onda come sempre alle 21.20 con una puntata molto forte», rassicura Sigfrido Ra-

nucci che, se i sospetti degli investigatori fossero confermati, potrebbe quindi essere additato con la sua trasmissione come ingranaggio di un sistema mondiale di inganno di massa. Nella redazione di via Teulada a Roma sono intervenuti gli inquirenti e i vigili del fuoco, che hanno sequestrato la lettera e un campione di polvere: materiale inerte, secondo quanto emerso dai primi esami, mandato ad analizzare prima allo Spallanzani e

poi all’istituto zooprofilattico di Foggia. «Non ci fermeremo di fronte a degli atti di imbecilli» ha assicurato Ranucci. Messaggi di solidarietà sono arrivati dalla Rai, dalla Federazione nazionale della Stampa italiana e da Usigrai: «Sentir riecheggiare la sigla Nuove Br ci riporta ad anni bui e dolorosi per il nostro Paese. Siamo certi della massima attenzione delle autorità per verificare l’attendibilità della minaccia». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

cosa si muove nel sottobosco della contestazione

«Il popolo italiano si è svegliato, togliete le limitazioni» Decine di messaggi inviati tra Veneto ed Emilia E quella molotov lanciata contro la sede del Pd di Vicenza I dubbi degli investigatori

Dalla molotov lanciata contro la sede del Pd di Vicenza, alle lettere di minaccia a Luca Zaia e Stefano Bonaccini, ma anche a diversi sindaci emiliani. Gli apparati antiterrorismo stanno indagando su questo nuovo fenomeno che potrebbe avere come comune denominatore lo spirito negazionista. Non è un caso che i bersagli delle minacce siano un partito di governo e amministratori pubblici. Domenica 26 aprile scorso, in pieno lockdown, una bottiglia incendiaria e alcuni sassi vengono lanciati contro la sede del Pd provinciale

di Vicenza. La bottiglia si infrange sulla parete esterna, scoppia un piccolo rogo e il fuoco annerisce la parete. Sul posto viene trovato un foglio con la rivendicazione dell’attentato, firmato “uno dei tanti italiani”, con una lunga serie di riferimenti a problematiche sociali inerenti le limitazioni per le norme anti contagio. Sono di qualche settimana fa, invece, le lettere firmate “Nuove Brigate Rosse” recapitate in decine di Comuni (anche quello di Bologna) e negli uffici di alcuni presidenti regionali. Tra questi c’è il governatore del Veneto Luca Zaia e quello dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. La lettera contiene minacce generiche rivolte a comunità e cittadinanza. «Anche al sottoscritto è arrivata la

La sede del Pd di Vicenza dopo il lancio della molotov

missiva. Minacce indegne, ho contattato le autorità competenti e spero siano individuati i responsabili», ha detto Bonaccini. In Emilia Romagna la stes-

sa lettera era stata recapitata ai sindaci Virginio Merola di Bologna, Gian Luca Zattini di Forlì, Andrea Gnassi di Rimini, Michele De Pascale di Ravenna, Alan Fabbri di Fer-

rara e Gian Franco Muzzarelli di Modena. “Il popolo italiano si è svegliato e condannala dittatura imposta da una classe politica incapace e impreparata in materia economico-finanziaria e sanitaria”, recita il volantino recapitato agli amministratori, dove si annuncia per il 19 novembre il posizionamento di ordigni esplosivi in sedi giornalistiche, sedi politiche, banche, uffici pubblici. Nel volantino si chiede di emanare subito un nuovo Dpcm per eliminare tutte le limitazioni sul distanziamento sociale, sulla chiusura dei locali e delle scuole. C’è la stella a cinque punte ma anche in questo caso i dubbi degli investigatori sono molti. — E.FER. © RIPRODUZIONE RISERVATA

la bomba alla lega

Il processo all’anarchico che agita Treviso Il processo all’anarchico Juan Sorroche agita Treviso. Il giovane arrestato con l’accusa di aver commesso l’attentato alla sede della Lega Nord, due anni fa, sta affrontando la trafila giudiziaria conseguente all’arresto. Le udienze sono iniziate il 28 novembre scorso e questo agita non poco il mondo anarchico, che sta organizzando varie iniziative proprio a Treviso, come il presidio davanti al tribunale. Sorroche è accusato di aver messo la bomba carta esplosa il 12 agosto del 2018.


20 Cronaca

L'ARENA

Domenica 6 Dicembre 2020

AMBIENTE. Ilconsigliereregionalesolleva ilcasodella gestionedel servizio, magli amministratorireplicano coni dati

Rifiuti,sucostietariffe è scontro nel centrodestra Valdegamberi:«Verona piùcara, maglianeranelladifferenziata» ComuneeAmia: «QuiTaribassa E dal porta a porta ottimi risultati» Enrico Giardini

Verona ancora «maglia nera» del Veneto quanto a raccolta differenziata dei rifiuti, al 49,1 per cento. E secondo il consigliere regionale Stefano Valdegamberi - del Gruppo misto ma iscritto alla Lega, partito in maggioranza in Regione e a Verona - anche «con la tariffa rifiuti molto cara, forse la più cara del Veneto. Un problema di organizzazione e di chi gestisce le nostre aziende pubbliche». Costi e tariffe: è scontro, dunque, nel centrodestra. Amia e Comune, interpellati, confermano livello di differenziata, «così da un decennio, ma noi stiamo invertendo la tendenza grazie al “porta a porta”», dice il presidente Bruno Tacchella. Sul fronte della Tari invece, la tariffa rifiuti, una secca smentita a Valdegamberi: «Siamo a 193 euro all’anno in media per famiglia, quando la media veneta è di 234, quindi 41 in più», spiega Tacchella, di Ve-

rona Domani. E l’assessore alle finanze Francesca Toffali, Lega, rilancia: «L’ultima classifica dice che Verona è nella top ten delle città italiane con le tariffe meno care», che oscilla tra i 153 euro di Belluno, la più economica, ai 195 di Cremona. Le 10 città più care vanno dai 571 euro di Trapani ai 427 di Ragusa. Valdegamberi parte dai dati 2019. «Si conferma la gestione virtuosa del Veneto, con una percentuale di differenziata del 69,5. Nel 2019 i Comuni che hanno superato l’obiettivo del 65 sono 502, pari al 77 per cento della popolazione, mentre 223 hanno già raggiunto l’obiettivo del Piano Regionale dei rifiuti, del 76 per cento». Nel suo attacco Valdegamberi prende in considerazione il costo medio del servizio di gestione dei rifiuti in Veneto. «Nel 2018 è pari a 143 euro per abitante. Nel Comune di Verona nello stesso anno di ben 174. La differenza è di 31 euro, che moltiplicati per i 259.154 abitanti di Verona

Esternidellasededi Amia inBasso Acquar

Bertucco:«Ca’del Buenondeve essereriattivato» Bianchini:«Va messoareddito conlaselezione» fanno più di otto milioni all’anno che i veronesi spendono in più della media dei veneti per la mancata riduzione dei rifiuti». Tacchella però non ci sta. «Dal 2018, da quando sono presidente, in un anno abbia-

mo risanato un disavanzo di oltre 2 milioni di passate gestioni. E grazie alle scelte del nuovo corso aziendale e agli investimenti per migliorare la differenziata fermi da 10 anni, con i cassonetti intelligenti costati 600mila euro in cinque mesi abbiamo portato la differenziata dal 40,57 per cento al 71,5 nei quartieri pilota Borgo Venezia, San Michele e Porto San Pancrazio. E con i nuovi investimenti di cinque milioni già attuati e la gara europea da 10-12 milioni per altri cassonetti arriveremo a coprire l’intera città e ai livelli massimi di differen-

ziata». Il presidente fa notare inoltre che se Verona applicasse la tariffa media veneta di 234 euro all’anno a famiglia, «significherebbe avere circa otto milioni all’anno in più per investimenti». Intanto il consigliere di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco solleva il caso del termovalorizzatore di Ca’ del Bue, a San Michele, fermo. «La Regione ha chiesto indietro 97mila euro, più interessi e mora per un totale di 138mila, relativi a un finanziamento ricevuto dalla città nel 1986 per costruirlo. La contestazione mossa è di non essere mai arrivata a produrre il collaudo dell’impianto». Ora il consigliere contesta che «anziché mettere la pietra tombale su questo storico fallimento, sotto l’amministrazione Sboarina Agsm si è avventurata in piccole modifiche per il revamping dei forni, soluzione superata e nociva». E in una mozione chiederà «alla Regione di cancellare Ca’ del Bue dal piano regionale rifiuti». Interpellato, il neoassessore alle aziende Stefano Bianchini spiega che «il revamping è lo studio fatto da Agsm proprio per mettere a reddito Ca’ del Bue con la selezione dei rifiuti. Quindi nessun incenerimento di materiali, ma una linea di separazione». •

L’INIZIATIVA. IncampoAato eAcque veronesi

Bollette dell’acqua, fondodi solidarietà pergli utenti in crisi

LaLega:ilComunesi attivisubito per favorire l’accesso ai contributi Per sostenere le famiglie e gli utenti che si trovano in difficoltà economica e che non riescono a far fronte al pagamento delle bollette dell’acqua, l’Autorità dell’Ambito territoriale omogeneo (Aato) aveva istituito nel 2008 un fondo di solidarietà sociale che attualmente ammonta a 517.295 euro. Con una mozione in Consiglio comunale gli esponenti della Lega chiedono ora al sindaco e alla Giunta di attivarsi per individuare le modalità più opportune per favorire l’accesso dei cittadini a questo fondo. L’iniziativa è stata presentata ieri a Palazzo Barbieri dal gruppo consiliare della Lega insieme al commissario provinciale e assessore al commercio Nicolò Zavarise. «Dall’inizio dell’emergenza Covid», spiega Zavarise, «ci siamo attivati su più fronti per sostenere le famiglie in difficoltà e le categorie economiche, anche con richieste dirette agli enti preposti, e questo è un segnale concreto e reale di risposta ai nostri inviti». La capogruppo in Consiglio, Anna Grassi, sottolinea che «uno degli strumenti individuati era il fondo di solidarietà sociale, che rappresenta un aiuto concreto per

pagare le bollette dell’acqua, per questo», aggiunge, «ringraziamo l’Ato e i gestori del territorio, in particolare Acque veronesi, per lo stanziamento eccezionale di mezzo milione di euro e per aver ampliato il più possibile l’accesso al fondo. Con questa mozione», conclude la capogruppo della Lega, «chiediamo al Comune di attivarsi in tempi brevi per cominciare ad assegnare questi ristori». A tale proposito i consiglieri Laura Bocchi, Vito Comencini, Andrea Velardi e Alberto Zelger fanno sapere che «sono i servizi sociali dei Comuni a raccogliere le richieste di aiuto e ad anticipare il contributo». Durante la presentazione si è evidenziato che gli aiuti non andranno solo alle persone con un reddito Isee basso, ma a tutte le famiglie che possono comprovare un disagio economico. «La bolletta dell’acqua», osservano, «non è il costo più oneroso per le famiglie, ma è un aiuto concreto che va nella direzione giusta: in una fase di gravissima emergenza sanitaria e soprattutto economica, le istituzioni devono essere vicine a chi ha perso reddito, al fianco di commercianti, artigiani e imprenditori che hanno bisogno di aiuto». • E.S.

IL CASO. L’ex giudice di pace, nella giunta Sboarina per tre anni e mezzo, commenta ora la revoca

Neri:«Nonèper mieidemeriti chenon sono piùassessore»

«Ho sempre agito con onestà e lealtà. Rinnovo la mia fedeltà alla Lega ConAvvisoPubblicocontinuerò lemiebattagliecontro tuttelemafie» Ha scelto, da cattolica convinta che ama anche la solitudine degli eremi, di rifletterci un po’ sopra, dopo l’amarezza. Ora, trascorse quasi due settimane dalla sua revoca dall’incarico di assessore a patrimonio e demanio, economato, trasparenza, anticorruzione, semplificazione, affari legali, Edi Maria Neri rompe il silenzio. «Ma senza alcun intento polemico», premette. E spiega: «Non ho commesso niente di cui pentirmi nella gestione delle mie deleghe, che ho sempre svolto con spirito di servizio e con lealtà». La Neri, 57 anni, toscana di Lamporecchio (Pistoia), già giudice di pace, va al 23 novembre scorso, la data della revoca firmata dal sindaco Federico Sboarina. Motivata dal “venir meno del rapporto fiduciario“, “date le più ampie valutazioni di opportunità politico-amministrativa” e “valutate le ragioni afferenti alle ripercussioni ai rapporti politici all’interno della maggioranza consiliare”. «Orbene, ho gioito nel leggere che nessun addebito di un fatto specifico mi sia stato imputato», dice la Neri, «e questo la dice lunga sulla bontà e sull’o-

nestà del mio operato di assessore». Va peraltro ricordato che la formula “venir meno del rapporto fiduciario” viene sempre utilizzata in questi casi, come previsto dal Testo unico degli enti locali. «Vero pare, piuttosto, essere il fatto che il mio ingresso in Lega risalente a oltre un anno fa avrebbe avuto “ripercussioni sui rapporti politici all’interno della maggioranza consiliare”», aggiunge la Neri. La quale entrò in giunta nel luglio 2017 come tecnico in quota a Verona Pulita, di Michele Croce, che presto però annunciò di non sostenere più la maggioranza. Lei però restò in giunta e dopo diverso tempo passò alla Lega. Era comunque in bilico. Ora al suo posto Andrea Bassi, di Verona Domani, che era rimasta senza assessori. Ma che cosa farà ora? «Sono iscritta da oltre un anno alla Lega, alla quale rinnovo la mia fedeltà e la condivisione di scelte fondamentali sull’amministrazione della nostra città», precisa l’ex assessore, candidatasi nella Lista Zaia alle elezioni regionali di settembre, ottenendo 1.008 voti. Commentando le sue deleghe ad anticorruzio-

EdiMaria Neri,exassessore al patrimonioe all’anticorruzione

ne e trasparenza, cita «le tante battaglie che mi hanno valso, tra le altre, l’elezione a vicepresidente nazionale di Avviso Pubblico, associazione che fa rete su tutto il territorio nazionale tra enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie; e continuerò con sempre maggiore impegno». E «ho aumentato il numero di Comuni veronesi aderenti ad Avviso Pubblico, tanto da acquisire il primato di prima provincia in Italia». Di «rilevante importanza», dice ancora, «è la “Consulta della Legalità”, intrapreso dalla Camera di Commercio con Avviso Pub-

blico». Per patrimonio, demanio, espropri, ricorda di aver «amministrato centinaia di concessioni di beni immobili comunali ad associazioni; questo mi ha dato la possibilità di conoscere moltissime realtà di volontariato e di esaudire i loro “desiderata”, ove possibile». Quindi «l’acquisizione da parte di Agec, per conto del Comune, del complesso di edilizia residenziale pubblica “Case Azzolini”, dell’Inps. E il project financing con Agsm Lighting per l’efficientamento energetico di 38.000 lampioni con tecnologia a led. E ringrazio i dipendenti del Comune». •

Adolescenti

SuTelegram ilVangelo formato audio «QuelSignoredelcielo edella terrachesta venendo,questo vuoldire Avvento. Sta per venire,dinuovo,anchein questoannoingabbiatoda mascherineedistanze di sicurezza,per dirci chec'èun postoper noi nelsuo cuore libero,edalìla vita diventa un viaggiodacondividere». Adolescentiegiovani veronesinonhannovoglia di fermarsiperchéquestoèil tempodell’Avventoche precedeilNatale. Il Centro PastoraleAdolescentie Giovani(Cpag)delladiocesi ha pensatoa unaproposta innovativaper adolescenti e giovaniinquestoAvvento insolito.L’iniziativaconsiste in uncamminoquotidiano, che comprenderàtuttoil tempodel Natale,per accostarsi alla Paroladi Dio.A differenzadegli scorsianniquando si è realizzatoun librettocartaceo, quest’annoil Cpag utilizza strumentimultimedialiper arricchirelapropostasul nuovo canaletelegram@cpag verona attraversounacanzone, il Vangelodelgiorno informato audio,un brevecommento audioperaiutare aentrarenel brano;sulla paginainstagram @cpag_giovaniveronaincui si puòosservareun'immagine conuna brevefrase ispirata dalleletturegiornaliere.Per info:www.giovaniverona.it. M.U.


20 Cronaca

L'ARENA

Domenica 6 Dicembre 2020

AMBIENTE. Ilconsigliereregionalesolleva ilcasodella gestionedel servizio, magli amministratorireplicano coni dati

Rifiuti,sucostietariffe è scontro nel centrodestra Valdegamberi:«Verona piùcara, maglianeranelladifferenziata» ComuneeAmia: «QuiTaribassa E dal porta a porta ottimi risultati» Enrico Giardini

Verona ancora «maglia nera» del Veneto quanto a raccolta differenziata dei rifiuti, al 49,1 per cento. E secondo il consigliere regionale Stefano Valdegamberi - del Gruppo misto ma iscritto alla Lega, partito in maggioranza in Regione e a Verona - anche «con la tariffa rifiuti molto cara, forse la più cara del Veneto. Un problema di organizzazione e di chi gestisce le nostre aziende pubbliche». Costi e tariffe: è scontro, dunque, nel centrodestra. Amia e Comune, interpellati, confermano livello di differenziata, «così da un decennio, ma noi stiamo invertendo la tendenza grazie al “porta a porta”», dice il presidente Bruno Tacchella. Sul fronte della Tari invece, la tariffa rifiuti, una secca smentita a Valdegamberi: «Siamo a 193 euro all’anno in media per famiglia, quando la media veneta è di 234, quindi 41 in più», spiega Tacchella, di Ve-

rona Domani. E l’assessore alle finanze Francesca Toffali, Lega, rilancia: «L’ultima classifica dice che Verona è nella top ten delle città italiane con le tariffe meno care», che oscilla tra i 153 euro di Belluno, la più economica, ai 195 di Cremona. Le 10 città più care vanno dai 571 euro di Trapani ai 427 di Ragusa. Valdegamberi parte dai dati 2019. «Si conferma la gestione virtuosa del Veneto, con una percentuale di differenziata del 69,5. Nel 2019 i Comuni che hanno superato l’obiettivo del 65 sono 502, pari al 77 per cento della popolazione, mentre 223 hanno già raggiunto l’obiettivo del Piano Regionale dei rifiuti, del 76 per cento». Nel suo attacco Valdegamberi prende in considerazione il costo medio del servizio di gestione dei rifiuti in Veneto. «Nel 2018 è pari a 143 euro per abitante. Nel Comune di Verona nello stesso anno di ben 174. La differenza è di 31 euro, che moltiplicati per i 259.154 abitanti di Verona

Esternidellasededi Amia inBasso Acquar

Bertucco:«Ca’del Buenondeve essereriattivato» Bianchini:«Va messoareddito conlaselezione» fanno più di otto milioni all’anno che i veronesi spendono in più della media dei veneti per la mancata riduzione dei rifiuti». Tacchella però non ci sta. «Dal 2018, da quando sono presidente, in un anno abbia-

mo risanato un disavanzo di oltre 2 milioni di passate gestioni. E grazie alle scelte del nuovo corso aziendale e agli investimenti per migliorare la differenziata fermi da 10 anni, con i cassonetti intelligenti costati 600mila euro in cinque mesi abbiamo portato la differenziata dal 40,57 per cento al 71,5 nei quartieri pilota Borgo Venezia, San Michele e Porto San Pancrazio. E con i nuovi investimenti di cinque milioni già attuati e la gara europea da 10-12 milioni per altri cassonetti arriveremo a coprire l’intera città e ai livelli massimi di differen-

ziata». Il presidente fa notare inoltre che se Verona applicasse la tariffa media veneta di 234 euro all’anno a famiglia, «significherebbe avere circa otto milioni all’anno in più per investimenti». Intanto il consigliere di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco solleva il caso del termovalorizzatore di Ca’ del Bue, a San Michele, fermo. «La Regione ha chiesto indietro 97mila euro, più interessi e mora per un totale di 138mila, relativi a un finanziamento ricevuto dalla città nel 1986 per costruirlo. La contestazione mossa è di non essere mai arrivata a produrre il collaudo dell’impianto». Ora il consigliere contesta che «anziché mettere la pietra tombale su questo storico fallimento, sotto l’amministrazione Sboarina Agsm si è avventurata in piccole modifiche per il revamping dei forni, soluzione superata e nociva». E in una mozione chiederà «alla Regione di cancellare Ca’ del Bue dal piano regionale rifiuti». Interpellato, il neoassessore alle aziende Stefano Bianchini spiega che «il revamping è lo studio fatto da Agsm proprio per mettere a reddito Ca’ del Bue con la selezione dei rifiuti. Quindi nessun incenerimento di materiali, ma una linea di separazione». •

L’INIZIATIVA. IncampoAato eAcque veronesi

Bollette dell’acqua, fondodi solidarietà pergli utenti in crisi

LaLega:ilComunesi attivisubito per favorire l’accesso ai contributi Per sostenere le famiglie e gli utenti che si trovano in difficoltà economica e che non riescono a far fronte al pagamento delle bollette dell’acqua, l’Autorità dell’Ambito territoriale omogeneo (Aato) aveva istituito nel 2008 un fondo di solidarietà sociale che attualmente ammonta a 517.295 euro. Con una mozione in Consiglio comunale gli esponenti della Lega chiedono ora al sindaco e alla Giunta di attivarsi per individuare le modalità più opportune per favorire l’accesso dei cittadini a questo fondo. L’iniziativa è stata presentata ieri a Palazzo Barbieri dal gruppo consiliare della Lega insieme al commissario provinciale e assessore al commercio Nicolò Zavarise. «Dall’inizio dell’emergenza Covid», spiega Zavarise, «ci siamo attivati su più fronti per sostenere le famiglie in difficoltà e le categorie economiche, anche con richieste dirette agli enti preposti, e questo è un segnale concreto e reale di risposta ai nostri inviti». La capogruppo in Consiglio, Anna Grassi, sottolinea che «uno degli strumenti individuati era il fondo di solidarietà sociale, che rappresenta un aiuto concreto per

pagare le bollette dell’acqua, per questo», aggiunge, «ringraziamo l’Ato e i gestori del territorio, in particolare Acque veronesi, per lo stanziamento eccezionale di mezzo milione di euro e per aver ampliato il più possibile l’accesso al fondo. Con questa mozione», conclude la capogruppo della Lega, «chiediamo al Comune di attivarsi in tempi brevi per cominciare ad assegnare questi ristori». A tale proposito i consiglieri Laura Bocchi, Vito Comencini, Andrea Velardi e Alberto Zelger fanno sapere che «sono i servizi sociali dei Comuni a raccogliere le richieste di aiuto e ad anticipare il contributo». Durante la presentazione si è evidenziato che gli aiuti non andranno solo alle persone con un reddito Isee basso, ma a tutte le famiglie che possono comprovare un disagio economico. «La bolletta dell’acqua», osservano, «non è il costo più oneroso per le famiglie, ma è un aiuto concreto che va nella direzione giusta: in una fase di gravissima emergenza sanitaria e soprattutto economica, le istituzioni devono essere vicine a chi ha perso reddito, al fianco di commercianti, artigiani e imprenditori che hanno bisogno di aiuto». • E.S.

IL CASO. L’ex giudice di pace, nella giunta Sboarina per tre anni e mezzo, commenta ora la revoca

Neri:«Nonèper mieidemeriti chenon sono piùassessore»

«Ho sempre agito con onestà e lealtà. Rinnovo la mia fedeltà alla Lega ConAvvisoPubblicocontinuerò lemiebattagliecontro tuttelemafie» Ha scelto, da cattolica convinta che ama anche la solitudine degli eremi, di rifletterci un po’ sopra, dopo l’amarezza. Ora, trascorse quasi due settimane dalla sua revoca dall’incarico di assessore a patrimonio e demanio, economato, trasparenza, anticorruzione, semplificazione, affari legali, Edi Maria Neri rompe il silenzio. «Ma senza alcun intento polemico», premette. E spiega: «Non ho commesso niente di cui pentirmi nella gestione delle mie deleghe, che ho sempre svolto con spirito di servizio e con lealtà». La Neri, 57 anni, toscana di Lamporecchio (Pistoia), già giudice di pace, va al 23 novembre scorso, la data della revoca firmata dal sindaco Federico Sboarina. Motivata dal “venir meno del rapporto fiduciario“, “date le più ampie valutazioni di opportunità politico-amministrativa” e “valutate le ragioni afferenti alle ripercussioni ai rapporti politici all’interno della maggioranza consiliare”. «Orbene, ho gioito nel leggere che nessun addebito di un fatto specifico mi sia stato imputato», dice la Neri, «e questo la dice lunga sulla bontà e sull’o-

nestà del mio operato di assessore». Va peraltro ricordato che la formula “venir meno del rapporto fiduciario” viene sempre utilizzata in questi casi, come previsto dal Testo unico degli enti locali. «Vero pare, piuttosto, essere il fatto che il mio ingresso in Lega risalente a oltre un anno fa avrebbe avuto “ripercussioni sui rapporti politici all’interno della maggioranza consiliare”», aggiunge la Neri. La quale entrò in giunta nel luglio 2017 come tecnico in quota a Verona Pulita, di Michele Croce, che presto però annunciò di non sostenere più la maggioranza. Lei però restò in giunta e dopo diverso tempo passò alla Lega. Era comunque in bilico. Ora al suo posto Andrea Bassi, di Verona Domani, che era rimasta senza assessori. Ma che cosa farà ora? «Sono iscritta da oltre un anno alla Lega, alla quale rinnovo la mia fedeltà e la condivisione di scelte fondamentali sull’amministrazione della nostra città», precisa l’ex assessore, candidatasi nella Lista Zaia alle elezioni regionali di settembre, ottenendo 1.008 voti. Commentando le sue deleghe ad anticorruzio-

EdiMaria Neri,exassessore al patrimonioe all’anticorruzione

ne e trasparenza, cita «le tante battaglie che mi hanno valso, tra le altre, l’elezione a vicepresidente nazionale di Avviso Pubblico, associazione che fa rete su tutto il territorio nazionale tra enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie; e continuerò con sempre maggiore impegno». E «ho aumentato il numero di Comuni veronesi aderenti ad Avviso Pubblico, tanto da acquisire il primato di prima provincia in Italia». Di «rilevante importanza», dice ancora, «è la “Consulta della Legalità”, intrapreso dalla Camera di Commercio con Avviso Pub-

blico». Per patrimonio, demanio, espropri, ricorda di aver «amministrato centinaia di concessioni di beni immobili comunali ad associazioni; questo mi ha dato la possibilità di conoscere moltissime realtà di volontariato e di esaudire i loro “desiderata”, ove possibile». Quindi «l’acquisizione da parte di Agec, per conto del Comune, del complesso di edilizia residenziale pubblica “Case Azzolini”, dell’Inps. E il project financing con Agsm Lighting per l’efficientamento energetico di 38.000 lampioni con tecnologia a led. E ringrazio i dipendenti del Comune». •

Adolescenti

SuTelegram ilVangelo formato audio «QuelSignoredelcielo edella terrachesta venendo,questo vuoldire Avvento. Sta per venire,dinuovo,anchein questoannoingabbiatoda mascherineedistanze di sicurezza,per dirci chec'èun postoper noi nelsuo cuore libero,edalìla vita diventa un viaggiodacondividere». Adolescentiegiovani veronesinonhannovoglia di fermarsiperchéquestoèil tempodell’Avventoche precedeilNatale. Il Centro PastoraleAdolescentie Giovani(Cpag)delladiocesi ha pensatoa unaproposta innovativaper adolescenti e giovaniinquestoAvvento insolito.L’iniziativaconsiste in uncamminoquotidiano, che comprenderàtuttoil tempodel Natale,per accostarsi alla Paroladi Dio.A differenzadegli scorsianniquando si è realizzatoun librettocartaceo, quest’annoil Cpag utilizza strumentimultimedialiper arricchirelapropostasul nuovo canaletelegram@cpag verona attraversounacanzone, il Vangelodelgiorno informato audio,un brevecommento audioperaiutare aentrarenel brano;sulla paginainstagram @cpag_giovaniveronaincui si puòosservareun'immagine conuna brevefrase ispirata dalleletturegiornaliere.Per info:www.giovaniverona.it. M.U.


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