RASSEGNA STAMPA DEL 18 SETTEMBRE 2020

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18-SET-2020 Estratto da pag. 5

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Venerdì 18 Settembre 2020 Corriere del Veneto

VE

Verso le elezioni Il governatore vittima degli hacker sui suoi profili Instagram e su WhatsApp

Lorenzoni lancia l’hashtag #novoto disgiunto e smentisce il patto Pd-Lega

«PuoivotareZaiaeuncandidatoPd» Unaltrostranoappelloalvotodisgiunto

Dopo il caso Luisetto, il caso Artuso (che poi si corregge). La direzione dem valuta sanzioni La vicenda

● Pochi giorni fa scoppia lo «scandalo Luisetto», nel Vicentino circola un appello ufficiale di voto con tanto di simbolo del Pd per chiedere a chi comunque voterebbe Zaia come governatore, di esprimere la preferenza per Chiara Luisetto candidata del Pd ● Ieri un video del candidato dem padovano Stefano Artuso fa deflagrare una seconda (e più imbarazzante) bomba sulle truppe dem: Artuso spiega «Se proprio non ce la fai a non votare Zaia puoi esprimere comunque una preferenza per me». Durissima la reazione del partito che stigmatizza: «Inaccettabile»

Una campagna elettorale, quella delle Regionali, partita a dir poco sotto tono, si avvia a conclusione fra i fuochi d’artificio. Dopo l’affaire Luisetto (primo appello pubblico per una candidata Pd al voto disgiunto), altro appello in copia carbone. Apriti cielo. I dem parlano di atto «inaccettabile» e pensano a sanzioni, il Veneto che Vogliamo lancia l’hashtag #novotodisgiunto e la Lega sta alla finestra a godersi lo spettacolo. Ora spunta un video che, dall’alba di ieri, sta agitando (e non poco) le chat di WhatsApp della coalizione che sostiene la corsa di Arturo Lorenzoni alfiere del centrosinistra. L’autore del video incriminato è l’avvocato padovano Stefano Artuso, già coordinatore del circolo del Pd di Rubano e candidato del Pd per Ferro Fini. Nelle immagini, girate a Padova in piazza delle Erbe, si vede Artuso spiegare: «Se vuoi votarmi, hai due modi. Il primo è barrare il simbolo del Pd e scrivere Artuso: in questo modo, darai il voto a me e al candidato presidente Lorenzoni. E se proprio non ce la fai a non votare Zaia, ricordati della possibilità del voto disgiunto. Quindi, barra il simbolo del Pd e scrivi Artuso e poi traccia una X sul nome di Zaia: in questo modo darai, il voto a me e al candidato presidente Zaia». Già, «se proprio non ce la fai a non votare Zaia», si annunciano fior fior di studi sociologici a riguardo. Intanto si levano grida indignate nel travagliato Pd. «Voto disgiunto su Zaia? Assolutamente no!» tuona Pietro Bean, ex sardina, candidato dem padovano. L’eco del «fattaccio» arriva lesta anche a Roma dove pare che il video incriminato VENEZIA

Il caso

Sindrome veneta

A sinistra lo screenshot del video di Artuso (candidato Pd) in cui si spiega la possibilità del voto disgiunto, in regione molti hanno intenzione di votare Zaia pure dall’area di centrosinistra

Il confronto in tv

Stasera, negli studi di TvA dieci minuti a candidato VICENZA I nove aspiranti presidenti della Regione si raccontano stasera, alle 21.15 al direttore Domenico Basso, durante la trasmissione di TvA Vicenza «Prima Serata». Dieci minuti ciascuno per conoscere meglio ogni candidato anche sotto il profilo personale: il carattere, i sogni, le amicizie. «Un punto di vista diverso per andare al voto in modo più consapevole. Per ogni candidato una decina di domande». spiega Basso. Interviste in ordine alfabetico e divise in tre blocchi. Nel primo blocco Patrizia Bartelle, Paolo Benvegnù e Enrico Cappelletti. Nel secondo Paolo Girotto, Antonio Guadagnini e Arturo Lorenzoni e infine il terzo blocco con Simonetta Rubinato, Daniela Sbrollini e Luca Zaia. © RIPRODUZIONE RISERVATA

sia stato recapitato direttamente al segretario Nicola Zingaretti. Artuso corregge poi il tiro: «Suggerire il disgiunto? Fantascienza. Ho solo risposto ai molti che mi chiedevano come funzionasse il meccanismo del voto disgiunto». A Roma, intanto, pare si muoverà la commissione nazionale di garanzia del Pd, aprendo un fascicolo e valutando eventuali sanzioni (post elezioni). Nel pomeriggio arriva la netta censura anche del segretario regionale Alessandro Bisato: «L’invito di Stefano Artuso al voto disgiunto è inaccettabile». Lorenzoni intanto smentisce un articolo di stampa, pubblicato sul sito Tpi: «Sono certo che il Pd non pensi minimamente a un dialogo con la Lega,affermare questo è una fantasiosa forzatura del mio pensiero». La renziana Sbrollini accusa

buona parte degli altri candidati di non averle fatto avere una parola di solidarietà dopo i brutali attacchi sui social che avevano lei e la ministra Teresa Bellanova per bersagli. Ma ce n’è un po’ per tutti. Di ieri l’hackeraggio dei profili social di Zaia, Instagram con 339 mila followers e WhatsApp (su cui i messaggi sono ancora bloccati), incursione informatica comunicata dallo stesso Zaia sul suo profilo Fb che di followers ne ha 919 mila. Lite furibonda sui Pfas, infine, fra il M5s (a partire da una nota della candidata Sonia Perenzoni fino al candidato governatore Enrico Cappelletti) e la Regione difesa dall’assessore Gianpaolo Bottacin. Martina Zambon (hanno collaborato Davide D’Attino e Silvia Madiotto) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Lega, bonifici «anomali» con i big? Stefani: «Prestito restituito, querelo» La senatrice: «Un aiuto al partito. Tutto tracciabile e a disposizione»

VENEZIA Più di un sopracciglio sollevato fra i leghisti veneti additati dalla nuova testata «Domani» prima, e dal gruppo Espresso-Repubblica poi, come coinvolti nei filoni secondari di indagine sui tre commercialisti del Carroccio in Lombardia. Al vaglio dell’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia ci sarebbero alcuni bonifici in entrata e in uscita fra parlamentari e partito nel 2017-2018. Nomi che pesano fra cui l’ex ministro e ora commissario veneto Lorenzo Fontana, l’ex ministro Erika Stefani e il deputato trevigiano Dimitri Coin. La senatrice vicentina spiega che nel 2017, oltre alle elargizioni liberali, ha prestato al partito 15 mila euro con un bonifico dalla

causale «prestito». «Faccio da sempre elargizioni liberali - spiega Stefani e, a dirla tutta ne faccio un bel po’. Nel 2017 ho aggiunto un prestito così come molti miei colleghi parlamentari perché il partito ne aveva necessità, un prestito perfettamente trasparente e tracciabile che mi è stato restituito nel 2018. Credo si stia creando un po’ di confusione ma sono pronta a mostrare i documenti a qualunque autorità me li chieda. E sto valutando di sporgere querela: ho una professione e una reputazione da difendere. Guarda caso succede a 5 giorni dal voto...». Stefani avrebbe ricevuto un bonifico da 15.000 (il prestito di cui sopra) «a fronte di 33.500» che però sarebbero

Ex ministro Erika Stefani, senatrice della Lega, vicentina, è stata ministro per gli Affari regionali

le elargizioni liberali del 2018. Secondo quanto riportato dagli articoli pubblicati dal gruppo L’Espresso-Repubblica, gli ispettori di Bankitalia proprio sulle causali come «restituzione prestito» o «prestito infruttifero», vorrebbero fare un approfondimento per escludere un sistema per «la fruizione di

sgravi fiscali non corretti, perché basati su somme non veritiere». Fontana ha dichiarato di non saperne nulla, Coin ha spiegato di aver fatto un bonifico su un conto sbagliato e di averci pure rimesso 500 euro. Difende il meccanismo delle elargizioni liberali Massimo Bitonci che da febbraio è amministratore e legale rappresentante della Liga: «Non accettando alcun tipo di contributi privati, come partito, ci autofinanziamo anche con i versamenti volontari dei parlamentari al federale e dei consiglieri regionali al nazionale ed è tutto all’insegna della massima trasparenza con tanto di pubblicazioni nel nostro sito». M.Za. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bitonci Come partito non accettiamo nessun contributo privato, ci autofinanzi amo

● L’editoriale/ 2

Anti casta e buona politica

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SEGUE DALLA PRIMA

embrano contenuti che si possono ben vestire alla nostra quotidianità, ma siamo, però, nel 1885 quando la pluricandidata al Premio Nobel per la Letteratura Matilde Serao, autrice troppo spesso dimenticata, lo scrive. La letteratura è utile specchio della sensibilità del proprio tempo e, in questo caso, esprime meglio di altri strumenti quel senso di disagio e di lontananza tra la società e il palazzo, fra la comunità e le Istituzioni. Questo filo di antiparlamentarismo accompagna la storia italiana e caratterizza anche il dibattito attorno al prossimo imminente referendum in cui si chiede di eliminare una fetta di rappresentanza per rappresaglia nei confronti di una casta verso cui rigettare ogni male del Paese. Che il livello della classe politica degli ultimi 30 anni sia scaduto e che molte scelte strategiche errate siano imputabili ad incompetenza e superficialità è certamente vero, ma questo non può trasformarsi in sadica ripicca con cui diminuire i parlamentari. Non accorgendosi, oltretutto, che la riduzione del numero di rappresentanti non influisce per nulla sui metodi di selezione della classe dirigente. Dagli anni Settanta la storia politica italiana è scandita da quella referendaria, dalle opzioni su divorzio e aborto, fino ai quesiti proposti da Berlusconi e Renzi. La percezione è che il «Sì» vincerà proprio per una scelta basata su petizioni anti casta. Dal punto di vista metodologico appare illogico, non aprendo ad alcuna visione sul futuro degli assetti istituzionali e non offrendo alcuna prospettiva riformatrice. Neppure il tema sulla riduzione dei costi ha solide fondamenta, sia per il risibile risparmio, sia in quanto, banalmente, la democrazia per funzionare ha dei costi endogeni, sale del pluralismo, del confronto e della mediazione. Altrimenti meglio sarebbe ripercorrere quanto già Asimov proponeva nel 1955 nel suo Diritto al voto. Con la satira abrasiva che lo contraddistingue descrive una realtà di democrazia apparente, in cui un solo uomo, scelto a campione, può votare per tutti. La forma è salva e il sistema risulta semplificato ma il paradosso è che quel frastornato prescelto elettore verrà ugualmente blandito, adulato, indotto alla corruzione. Davide Rossi © RIPRODUZIONE RISERVATA


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Venerdì 18 Settembre 2020

DELLA SCUOLA gnanti per gli alunni disabili lunedì ce n’erano tre, saliti da mercoledì a otto. «Come sempre faremo tutto al meglio dice Zennaro - e dobbiamo ringraziare i nostri collaboratori, i genitori e gli enti locali per l’aiuto che hanno dato e continuano a dare per il funzionamento degli istituti ma qualcosa sarà penalizzato». Ad esempio, «la continuità didattica», segnala Federico Giovannone, docente precario che ieri, a Mestre, ha manifestato contro la gestione dei concorsi e delle graduatorie. «Le nuove sono piene di errori, sono cambiati i punteggi e definite in troppo poco tempo: i dirigenti scolastici avranno molti problemi e saliranno in cattedra almeno per tre giorni insegnanti che poi, alla verifica dei titoli, saranno rimossi - denuncia inoltre, il nuovo concorso doveva essere ad ottobre ma chissà quando sarà davvero, forse a febbraio, ormai troppo tardi: alcuni di noi non accetteranno supplenze per studiare ed essere pronti appena ci saranno le date». G. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il nodo certificati di Gloria Bertasi

Al primo pallore accompagnato da un colpo di tosse e magari da uno starnuto, i compagni di classe si girano e magari qualcuno osa persino una battuta. Ma l’insegnante inizia ad allarmarsi. Se poi il bambino (o il ragazzo) continua a dar segni che sta «covando» qualcosa, ecco che si apre il baratro e sullo schermo del cellulare della mamma o del papà compare quel numero che mai, in tempi di Covid, qualcuno vorrebbe vedere: quello della scuola. «Suo figlio sta male, deve passare a prenderlo e portarlo dal pediatria». Nessun problema, si potrebbe pensare, con un eccesso di ingenuità. L’Istituto superiore di sanità ha in effetti dettato le linee guida da seguire in queste situazioni e sono all’apparenza chiare (si descrivono i sintomi, le procedure e tutto ciò che serve al rientro in aula) ma poi nelle reali dinamiche quotidiane di scuola e sanità le cose si complicano. E, alla fine, le famiglie si trovano a vivere in una dimensione da Processo kafkiano, con le scuole che chiedono garanzie di salubrità e i dottori che sgranano gli occhi di fronte alla richiesta di certificati di rientro anti-Covid. E tra medici e prof si sfiora la bagarre. «Se si leggono le linee guida si nota subito che sono inapplicabili, ad esempio mancano le postille con le eccezioni, sembra una sciocchezza ma se un alunno soffre di allergie o rinite che facciamo? E chiamiamo lo stesso la famiglia se uno ha il naso che cola? Qualsiasi maestra della primaria può riferire che il raffreddore è la norma in classe interroga Luigi Zennaro, vice-

VENEZIA

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Resta da sciogliere il nodo della responsabilità sanitaria dopo un finto allarme. Spunta l’ipotesi autocertificazione

Starnuti e panico, scontro aperto tra presidi e dottori sul rientro in classe Procedure e criticità

Le linee guida di Iss e ministero Il 21 agosto sono state diramate le «Indicazioni operative» per la gestione dei contagi nelle scuole e negli asili: ventidue pagine di istruzioni dettagliate e rigorose

Se un alunno sta male in aula Se un alunno presenta uno dei sintomi riconducibili al Covid-19 la scuola avvisa la famiglia che a sua volta deve rivolgersi al pediatra o al medico di base

Il medico attiva il percorso Covid Il medico, se necessario, attiva il percorso Covid con l’Usl per l’esecuzione del tampone e rilascia un documento per l’assistenza dei minore a uno dei due genitori

Isolamento, chi dà il certificato Nell’attesa degli esami e dei risultati la famiglia deve restare in isolamento ma non spetta al medico di base rilasciare certificati, è compito del Sisp

L’idoneità al ritorno in classe Per il rientro, le scuole chiedono un certificato di salubrità in cui si attesta che l’allievo non è Covidnegativo. E per le famiglie non è sempre facile ottenerlo

sto non si risolve con i certificati dei medici di base o dei pediatri: l’isolamento fiduciario non è malattia bensì prevenzione, a noi compete l’attivazione del percorso Covid da parte del Sisp (Servizio di igiene e sanità pubblica delle Usl, ndr) cui spetta il rilascio dei documenti necessari alle famiglie». Se, a breve, non sarà messo ordine a questo caos «fra qualche mese sarà il caos ammette Scassola - con l’influenza invernale le richieste aumenteranno in chiave esponenziale: serve assolutamente una comunicazione corretta sul da farsi». La Regione Veneto - «per quanto sia un problema al quale non è stata ancora data risposta», sottolinea Palazzo Balbi - in questo bailamme sta cercando una soluzione. «Ci stiamo confrontando con le organizzazioni professionali dei pediatri - dice l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin e stiamo valutando la possibilità di creare un’autocertificazione standard firmata dal genitore in cui si dichiara di aver contattato il medico e di essersi attenuto alle sue indicazioni terapeutiche specificando che non si è reso necessario il tampone e grazie alla quale i ra-

L’idea al vaglio Palazzo Balbi pensa a un documento dei genitori ad attestare la guarigione del figlio presidente dell’Associazione nazionale presidi del Veneto Serve giudizio ma noi non siamo medici, ci viene chiesto equilibrio, e siamo i primi a volerlo, ma sono proprio i medici e i pediatri a non assumersi le proprie responsabilità: facciano il loro mestiere». Un j’accuse quello di Zennaro a cui i medici non porgono l’altra guancia, anzi scatta il rimpallo di accuse. «Dove sta scritto che un docente respinge un alunno per uno starnuto o un banale raffreddore? - tuona Domenico Crisarà, Federazione nazionale medici di famiglia del Veneto - È il pediatra o il medico a verificare lo stato di salute e la soluzione non è pretendere certificati per il rientro in classe. Ognu-

no, genitori compresi, deve assumersi le proprie responsabilità». Purtroppo, a detta di Crisarà, negli istituti è passato il criterio di «massima tutela burocratica». E così le mamme e i papà, «per non entrare in conflitto con le scuole», bussano alle porte degli ambulatori chiedendo certificati di malattia per accudire i figli lasciati a casa o attestare l’assenza di contagio. «Siamo in una fase di drammatizzazione della situazione - fa da paciere Maurizio Scassola, vicepresidente dell’Ordine dei medici di Venezia - c’è disorientamento nelle scuole dove si cerca di limitare le responsabilità e tra i genitori che si trovano a vivere il timore del rischio di contagio. Tutto que-

gazzi possano rientrare a scuola con modalità chiare, celeri e sicure». Intanto il viceministro della Sanità Pier Paolo Saleri (di professione medico) apre alla quarantena breve alla francese, di sette giorni, sostenuta dal presidente Luca Zaia: «Se tampone è negativo, dopo una settimana si può tornare ad uscire», dice. Nell’attesa di una decisione (i presidi nicchiano di fronte alle autocertificazioni: «Sono affidabili?», chiede Zennaro) i medici si stanno attrezzando per inoculare il vaccino antiinfluenzale: «I nostri studi non bastano, stiamo organizzando in tutto il Veneto parrocchie, centri civici e palazzetti dello sport». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA Venerdì 18 Settembre 2020

PROVINCIA

QUINTOVICENTINO

Guida senza patente? Ilreatoèprescritto

Telefono 0444.396.311 Fax 0444.396.333 | E-mail: provincia@ilgiornaledivicenza.it

IlgiudiceCarlihaprosciolto,perprescrizione,OscarJosephHuayanca, 34 anni (avv. Alifuoco). Doveva rispondere di guida senza patente, aggravata dalla recidiva: secondo l’accusa, il 10 aprile 2015, a Quinto, l’imputato era stato fermato al volante di un veicolo di proprietàdi terzisenza il titolonecessario.

CREAZZO. Proseguono da partedi Viacquai lavoridi potenziamento dellareteidricaa servizioanche diSovizzo,Gambugliano e Monteviale

Al via il serbatoio da 5 mila metri cubi Dopolapreparazione dell’area inizianole opere perilmanufatto Aottobreanchela realizzazione diunacondotta da 1.300metri Antonella Fadda

Ben 1.300 metri di condotte per il nuovo serbatoio che servirà Creazzo, Sovizzo, Gambugliano e Monteviale. Proseguono i lavori di potenziamento della rete acquedottistica a servizio dei 4 Comuni della cintura vicentina e iniziati lo scorso anno da Viacqua spa, la società che gestisce il servizio idrico integrato. La nuova struttura, che è in via di realizzazione in via Masare a Creazzo, avrà una capacità di 5 mila metri cubi, 50 metri di lunghezza, 20 di larghezza, servirà 20 mila abitanti ma in particolare risolverà definitivamente i

Unprogetto delvalore diduemilioni 350milaeuro cheserviràcirca 20milapersone

problemi i problemi di pressione dell'acqua dei rubinetti soprattutto in periodo estivo. Costo dell’opera è di 2 milioni e 350 mila euro e la realizzazione del progetto è stata suddivisa in diverse fasi. La prima ha riguardato le operazioni preliminari di disboscamento e sbancamento dell'area e già le squadre di operai sono al lavoro per costruire il nuovo serbatoio. Nelle prossime settimane inizieranno i lavori per le fondazioni, e poi la realizzazione del serbatoio vero e proprio che sarà in parte interrato e sporgerà dal suolo con una altezza massima di circa 5 metri. Tutte le superfici a vista saranno rivestite con geopietra, per richiamare il contesto edilizio circostante. Oltre a ciò la costruzione sarà mascherata con la messa a dimora di piante, compresa la parte superiore della struttura. «Portare nelle case degli utenti acqua buona, sicura e controllata – osserva il presidente di Viacqua, Angelo Guzzo - è il nostro impegno

Ilcantiere in viaMasare dove Viacquasta realizzandol’imponente serbatoio da5milametricubi. A.F.

quotidiano, a cui si aggiunge l'assicurazione di una fornitura continuativa. Nel caso di Creazzo ci trovavamo con un sistema non al passo con lo sviluppo del territorio, con la conseguente difficoltà di avere una sufficiente autonomia in caso di interruzioni del servizio, disservizi o problemi lungo la rete». In contemporanea Viacqua è intervenuta anche nell’ammodernamento della centrale di sollevamento denominata “Crosara” e che si trova in via degli Alpini; in questo caso la fine dei lavori è prevista

entro ottobre. Tale intervento consentirà, una volta completato il serbatoio “Masare”, di non utilizzare più il serbatoio "Roma", che attualmente ha una capienza ridotta, oltre ad essere posizionato ad una quota insufficiente per assicurare l'adeguata distribuzione ai punti più lontani della rete. Ad ottobre partirà la seconda fase dei lavori e verranno posate 1 chilometro e 300 metri di nuove condotte per assicurare il collegamento tra la centrale "Crosara" e il nuovo serbatoio "Masare". Quest'ul-

timo intervento consentirà inoltre la riorganizzazione della rete di distribuzione alla parte alta del territorio comunale di Creazzo, ottimizzando le pressioni ai punti di fornitura delle utenze. «L'opera in corso in queste settimane rientra appieno nell'impegno che Viacqua mette nell'adeguamento delle reti idriche – aggiunge il presidente Guzzo -, investendo 6 milioni di euro solo quest’anno e complessivi 23 milioni nel piano triennale delle opere 2020-2022». •

Pfas,nuovoespostodei5Stelle La Regione: «Bene, si chiarisce» Chiestoallaprocuradiaccertare l’operato del Veneto su Miteni-Genx Giulia Armeni

La Regione sotto accusa. A tre giorni dalle elezioni regionali e, a Lonigo, comunali, il Movimento 5 stelle torna a cavalcare la battaglia pfas andando all’attacco dell’amministrazione guidata da Luca Zaia. Uno scontro che si riaccende con la presentazione, in procura a Vicenza, di un esposto per «portare alla luce eventuali responsabilità politiche e tecniche della Regione Veneto», come spiega l’avvocato Edoardo Bortolotto all’uscita dal palazzo di giustizia di Vicenza. Con lui, il candidato pentastellato alla presidenza regionale Enrico Cappelletti, la senatrice Barbara Guidolin e la capolista per Vicenza Sonia Perenzoni. Ma, soprattutto, il viceministro dell'interno e capo politico

Proseguono ilavoriperilnuovo acquedotto TraMontecchio eLonigoposati iprimi6chilometri

ad interim del M5s Vito Crimi: «Ci sono motivi validi per andare a fondo di una vicenda che ha segnato gravemente un intero territorio». L’AFFONDO. Il documento de-

positato dai grillini presso il procuratore aggiunto Orietta Canova sollecita le autorità ad indagare sul perché la Regione «mentre con la mano destra autorizzava Miteni a trattare nel 2014 il “rifiuto olandese” Genx, con la mano sinistra non faceva controllare ad Arpav se questo composto fosse finito in falda». «Dopo il primo esposto del 2016, ed è grazie al M5s se esiste un “caso Miteni” ,- puntualizza Cappelletti - chiediamo alla procura una risposta sulle eventuali responsabilità civili e penali di chi ha gestito la Regione negli ultimi anni». Il nocciolo è la norma regionale sullo spostamento degli stabilimenti potenzialmente contaminanti (come quello di Trissino), in prossimità di zone di ricarica delle falde: «La Regione - incalza Cappelletti - ha anche convocato una commissione tecnica pfas presieduta dal dottor Mantovani, che aveva affermato a fine lavori di dover

spostare lo stabilimento. Perché nessuno è intervenuto?». LA REPLICA. Plaude - ironica-

VitoCrimi(M5s), viceministro

mente - alla formalizzazione dell’atto, l’assessore regionale all'ambiente Gianpaolo Bottacin, che parla di «esposti talmente tardivi che arrivano a settembre 2020, quando la Regione ha cominciato a collaborare con la procura nel 2013». «I 5 stelle hanno presentato un esposto sui limiti dei pfas? Bravi! Così finalmente sarà sgomberato il campo definitivamente da ogni tentativo di travisare ciò che ha concluso la commis-

DUEGRANDI OPERE Sonodue igrandi interventicheViacquaha messoincampoa Creazzo. Oltrealnuovo serbatoiola societàchesi occupa del servizioidricoè intervenutaper ilavoridi riqualificazionedella condottainviale Italia. «RingrazioViacqua per l'ottimacollaborazione assicurataci–dichiarail sindaco,Carmela Maresca -a partiredall'intervento invialeItalia, dove avevamocondutture vecchiecherichiedevano unamanutenzione pesante,e poicon questo preziosolavoro invia Masare,che saràa servizio nonsolo diCreazzo ma anchedi Gambugliano, SovizzoeMonteviale. Plaudoagli importanti investimentidestinati anchealnostro territorio e all’altaprofessionalità dellasocietà». Ilnuovoserbatoio era un’operaattesa daoltre 10annisoprattutto dai residentidella collina che avevanosegnalato più voltela pocapressionenei rubinetti. A.F.

Trasloco per due seggi elettorali. Il Comune di Longare ha stabilito che per le prossime consultazioni elettorali che si svolgeranno il 20 e il 21 settembre, i seggi 1 e 2 che riguardano soprattutto la frazione di Longare capoluogo, avranno sede temporanea nella scuola “Bizio” in via Ragazzi del ’99 a Costozza; ciò si è reso necessario a causa dell’inagibilità per i lavori in corso alla scuola “Calderali” di Longare. «Per non interrompere l’attività didattica appena iniziata - spiega il sindaco Matteo Zennaro - avevamo cercato delle sedi alternative tra cui l’oratorio della parrocchia, con la quale avevamo raggiunto un accordo, ma le autorità preposte non ci hanno dato l’autorizzazione. Si ipotizzava il palasport ma la sopraggiunta inagibilità ci avrebbe riportato di nuovo al punto di partenza». In occasione delle due giornate di consultazioni, inoltre, l’amministrazione attiverà un servizio di trasporto per portare ai vari seggi tutti i cittadini non autosufficienti. Chi lo desidera deve prenotare telefonando all’ufficio anagrafe. • A.MAZ. © RIPRODUZIONERISERVATA

LONIGO. Stavoltahadecisodi noncandidarsi sione bicamerale ecoreati, allora presieduta dall'attuale direttore generale di Ispra Bratti nella sua relazione finale, e cioè che i limiti “non vi è dubbio che spettino in maniera inequivocabile allo Stato”». Quei limiti su cui Crimi promette «lo “zero” è uno degli obiettivi a cui lavoriamo», mentre Bottacin ribadisce come «ad oggi lo Stato e il governo nel quale siede un ministro dell'ambiente 5 stelle non ha ancora posto alcun limite, per l’acqua potabile, come invece ha fatto da anni la Regione Veneto, fissandolo a zero. Noi abbiamo posto limite zero per acqua potabile e limiti 10 volte inferiori a quello proposto dal ministro per gli scarichi industriali». I LAVORI. Il tutto all'indoma-

Cantiereacquedottistico nella zonadi Recoaro. G.AR.

Ilsindaco

Trasloco didue seggi causacantieri scolastici

© RIPRODUZIONERISERVATA

AMBIENTEEPOLITICA. Crimi eCappelletti del Movimento duellano adistanzacon giuntaZaia

LONGARE. Elezioni

ni della nota diramata dalla Regione sullo stato di avanzamento dei lavori per le nuove condotte necessarie a portare acqua pulita nelle zone contaminate da pfas, nell’Ovest e nel Basso Vicentino. Un aggiornamento diffuso dal commissario delegato per gli interventi urgenti di protezione civile Nicola Dell’Acqua, che ha fatto il punto sulle opere da 80 milioni di euro finanziate dal ministero dell'ambiente per realizzare la nuova rete acquedottistica nelle aree inquinate da pfas. Rete in cui ricade anche la dorsale basso vicentina (condotta Montecchio Maggiore-Brendola-Lonigo e condotta Dn 1000 Piazzola sul Brenta- Vicenza Ovest): dei 17 chilometri di condotte previsti tra Montecchio e Lonigo ne sono stati posati 6. • © RIPRODUZIONERISERVATA

L’addiodiLazzari Dopoben25anni lascia palazzo Pisani Èstatoconsiglierediopposizione eperunperiodoanchevicesindaco Per la prima volta dopo 25 anni, Luca Lazzari non partecipa come candidato alla campagna per il rinnovo del sindaco di Lonigo. Era il 1995 quando il poco più che trentenne impiegato di banca fece il suo debutto in Consiglio comunale iniziando una lunga e battagliera carriera di pubblico amministratore, svoltasi principalmente sui banchi dell’opposizione, con una breve parentesi in veste di consigliere di maggioranza e vicesindaco. Quest’anno, nonostante le molte richieste ricevute, ha preferito riservarsi il ruolo di osservatore. «Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno dato un forte sostegno con la loro stima e fiducia in questo lungo periodo di impegno civile in Consiglio comunale – commenta Lazzari -. Un impegno che ho cercato di svolgere come voce civica all’interno del mio “Movimento dalla parte del cittadino”, risultando sempre il più votato a livello personale. Assieme a coloro che condividono i principi alla base del nostro gruppo ci saremo ancora anche dopo le elezioni e continueremo a essere comunque un punto di

LucaLazzari. L.Z.

riferimento, anche dal di fuori del Consiglio comunale. L’azione di questo prezioso organismo di rappresentanza popolare è troppo spesso ostacolata da una normativa nazionale che fa comodo ai partiti vecchi e nuovi e che ha finito per dare troppi poteri ai sindaci e agli assessori. Chi, come me, ha sempre rifiutato la logica perversa della mancanza di trasparenza, dei compromessi e della poca coerenza, non può più accettare un simile stato di cose. Per questo credo sia importante dare un segnale forte e lasciare spazio».? • L.Z. © RIPRODUZIONERISERVATA


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VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2020 IL MATTINO

REGIONE

Verso le elezioni regionali

Sgambetti Lega-Lista Zaia il partito annuncia sanzioni Candidati in foto nei manifesti nonostante il divieto: «Scorretto, saranno puniti» Salvini a Cittadella, frecciate e proteste per lo spot del sindaco a sostegno di Pan per il nostro candidato Giuseppe Pan». Apriti cielo: l’allusione all’assessore regionale ad Agricoltura e Caccia – che corre con il simbolo del Carroccio e in passato ha guidato a sua volta l’amministrazione della città murata – ha fatto inviperire i competitors, scatenando la protesta sulle chat leghiste.

Filippo Tosatto / VENEZIA

Nervi tesi, come in ogni derby che si rispetti. Sul territorio, incuranti dei fragili avversari, i “fratelli-coltelli” di Lega e Lista Zaia si fronteggiano senza esclusione di colpi mentre il traguardo all’orizzonte - leggi maggioranza assoluta all’assemblea legislativa regionale con corredo di poltrone conseguente - infiamma la caccia alle preferenze dell’ultima ora.

Nelle ultime ore si infiamma la caccia alle preferenze e i colpi bassi non mancano

CHAT BOLLENTI

Così, a Cittadella, in occasione del bagno di folla che martedì ha accolto Matteo Salvini e il governatore, si è sfiorato l’incidente clamoroso. È accaduto che, nei giorni precedenti, il sindaco Luca Pierobon abbia pubblicamente definito il comizio «una grande occasione

Cittadella, sul palco Lorenzo Fontana, Matteo Salvini e Luca Zaia

la gestione dell’emergenza sanitaria

Di Gregorio (Spi Cgil): «No soluzioni- tampone più medicina di territorio» VENEZIA

La cattiva gestione dell’emergenza, prima; una mancata previsione puntuale di quello che succederà nei prossimi mesi, poi. Punta il dito contro la Regione Elena Di Gregorio, segretaria regionale di Spi Cgil, sottolineando una volta di più l’urgenza del ripristino della medicina di territorio, per alleggerire gli ospedali. Nelle case di riposo le cose non hanno funzionato durante l’emergenza perché «la Regione si è mossa in ritardo. Mancavano i dpi e le strutture erano spesso troppo piccole per gestire gli isolamenti. In tutto il Veneto, oltre il 40% dei decessi per Covid è stato all’interno degli istituti. Zaia e Lanzarin hanno sempre detto di avere le mani legate, poiché le Rsa non dipendono da loro, ma non è così: i finanziamenti delle quote sanitarie arrivano dalla Regione, sempre dalla Regione passa l’accreditamento delle strutture private e la Regione è responsabile della salute pubblica. Non a caso sono in corso delle indagini della magistratura ed è stata istituita una commissione di inchiesta». A questo è andato ad aggiungersi la carenza di personale: «Medici, infermieri e oss già mancavano prima, in più si sono ammalati durante il Covid».

Di Gregorio per questo chiede: «Assunzioni, una revisione dei criteri e il completo riconoscimento delle Rsa come strutture socio-sanitarie. E la riforma delle Ipab, promessa nei primi 100 giorni del mandato di Zaia. Siamo l’unica Regione italiana che in 20 anni non è riuscita a realizzarla». E poi : «La Regione aveva promesso uno sgravio degli ospedali in favore del ripristino della medicina di territorio, mentre ha semplicemente tagliato i posti letto negli ospedali, realizzando appena il 59% di quelli promessi fra ospedali di comunità, unità riabilitative e hospice. Tra il 2013 e il 2018, il personale nelle Usl è diminuito del 2,4%. Tra il 2017 e il 2019, le impegnative di cura domiciliare per anziani con basso bisogno assistenziale sono calate di 2.566 unità e quelle per anziani con demenza di 956». Pensando all’autunno in chiave Covid, la sindacalista chiede: «Un piano e non soluzioni-tampone come durante l’emergenza; più medici di base e infermieri di famiglia; distretti che funzionino con ospedali di comunità e centri di terapia per la riabilitazione. L’ospedale deve curare l’episodio, ma il resto deve avvenire nel territorio». — L.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Doveva essere un’iniziativa a sostegno di tutti i candidati nel Padovano, non uno spot personale», il ritornello (edulcorato rispetto ai toni originali) echeggiato da più parti. Neppure Luca Zaia l’ha presa bene; fiutata l’a-

ria – eccessivamente favorevole alla corrente del senatore e rivale Massimo Bitonci (altro cittadellese di lungo corso) – ha suggerito lo spostamento della manifestazione elettorale a Padova ma l’eventualità, pur presa in esame dagli organizzatori, è stata rapidamente esclusa «per problemi logistici». MUGUGNI SUL PALCO

Sul palco, comunque, hanno trovato posto i 27 candidati in lizza nelle tre liste (c’è anche Autonomia Veneta) mentre al microfono, prima di cedere il passo alla coppia di big – peraltro applauditissimi – si sono alternati il citato Pierobon e il reggente della sezione Luca Pavan, lesti a rivendicare i successi politici inanellati nella roccaforte salviniana con corollario di mugugni malcelati tra quanti, relegati al ruolo di comparsa, aspiravano a un diverso copione. LA MINACCIA DI PAOLIN

Non bastasse, è spuntata anche la questione dei manifesti. In previsione della campagna elettorale, il direttorio del partito – capeggiato dal commissario Lorenzo Fontana – aveva stabilito il divieto di foto personali nei manifesti affissi negli spazi istituzionali, riservando ta-

Antonio Guadagnini, candidato presidente del Partito dei Veneti «Temo un plebiscito, non siamo la Bielorussia. Par condicio violata»

«Modello Svp per l’autonomia Pedemontana, sprecati 10 miliardi» L’INTERVISTA

C

he idea ha maturato Antonio Guadagnini di questa campagna elettorale che lo vede candidato presidente con la lista il “Partito dei veneti”? «Se giri le piazze la gente ti chiede: quando xé che se vota par Zaia? Temo un plebiscito. Che mal si concilia con la democrazia perché quando un presidente vince con il 70% vuol dire che le opposizioni non hanno diritto di rappresentanza. Il Veneto non può essere la fotocopia della Bielorussia. Gli altri 8 candidati non hanno avuto il tempo di presentarsi e di farsi conoscere dagli elettori». Potevate iniziare a giugno o luglio la campagna elettorale, o no? «No perché c’era il Covid che impediva le assemblee pubbliche. E la pandemia è stata la grande fortuna politica di Zaia, che ha gestito per quattro mesi l’informazione. Un monologo quotidiano su tutte le tv locali che oltre alla diretta hanno garantito la replica alla sera, come un serial: Zaia e il Covid. Popolarità immensa e traino elettorale alle stelle. A Roma il governo ha mandato in tv il capo della

Antonio Guadagnini in gondola sul Canal Grande di Venezia

Protezione civile Borrelli e quando il premier Conte ha organizzato le 3 conferenze stampa, Meloni e Salvini sono insorti. Il resoconto della pandemia poteva essere affidato a Mantoan o a Dall’Acqua che guidano la sanità e la protezione civile. La par condicio è stata calpestata per 4 mesi, altro che pluralismo dell’informazione». Perché avete fondato il Partito dei Veneti? «Il nostro modello è la Svp di

Bolzano, il vero sindacato del territorio. Siamo aperti all’Europa, pronti a discutere come investire i 209 miliardi del Recovery Fund. Ci dobbiamo far rispettare a Bruxelles. La Lega di Zaia non conta nulla rispetto a quella lombarda di Salvini, FdI della Meloni è romanocentrica e Forza Italia prende ordini da Berlusconi. Lo stesso per il Pd e il M5s. Noi siamo l’unica realtà territoriale vera, che vuole introdurre in Veneto lo stesso mo-

le opportunità esclusivamente al governatore-pigliatutto. Così non è stato. Qua e là si segnalano candidati immortalati accanto ai simboli zaiano e lighista. Nuove proteste e segnalazioni con presa di posizione di Giuseppe Paolin, il parlamentare di Possagno responsabile degli enti locali: «Chi ha agito in violazione delle regole riceverà una sanzione disciplinare», l’annuncio minaccioso. — © RIPRODUZIONE RISERVATA

la denuncia

Il governatore scrive «Attacchi hacker ai miei profili social» «Sono stato vittima di hackeraggio su Whatsapp e sul mio profilo Instagram. Ho ripristinato i social e il numero telefonico, ma al momento non riesco a ricevere messaggi Whatsapp. Conto di risolvere il problema al più presto». L’ha dichiarato il governatore del Veneto, Luca Zaia, sui suoi profili social. Zaia, che ha denunciato l’intrusione, conta 399 mila follower su Instagram e 919 mila su Facebook ed è tra le figure con il più alto numero di contatti nel territorio regionale.

dello di Bolzano». Nella bozza di autonomia non si parla di autonomia speciale: lei cosa propone? «Abbiamo votato 3 anni fa il referendum e siamo al punto zero. Zaia dice che tra 2 mesi l’intesa è firmata, ma sa di raccontare bugie. Il tradimento più grande l’ha consumato Salvini nei suoi 14 mesi di governo: tutto bloccato per non far fallire il progetto della Lega sovranista. La legge quadro di Boccia è una presa in giro, con la perequazione delle infrastrutture si privilegia il Sud pieno di cattedrali nel deserto». Le altre questioni sul tappeto, a partire dalle infrastrutture: quali sono le vostre proposte? «Vanno rinegoziati i project della Pedemontana e degli ospedali, a partire da Santorso. La futura superstrada da Montecchio a Spresiano è una follia e dissanguerà i bilanci della Regione. Il costo dell’opera è di 2,3 miliardi e sale a 13 nell’arco di 39 anni, con 5 miliardi di utile netto alla Sis che l’ha costruita. Per gli ospedali garantiamo rendite dell’8-10 per cento l’anno ai privati, con i fondi Ue possiamo rivedere i contratti e bloccare il dissesto delle casse della Regione». Lei sa che fine ha fatto la metropolitana di superficie del Veneto? «Me lo chiedo anch’io dove sia finito il Sfmr per collegare la metropoli diffusa, il quadrilatero Venezia-Treviso-Padova-Vicenza con le città della Pedemontana. Tutto fermo. Treni moderni mai visti. E così pure per la Tav. Zaia a Roma non conta nulla». — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA


Cronaca 15

L'ARENA

Venerdì 18 Settembre 2020

Versoleelezioni

Cacciaaiconsensi sui temicaldidell’amministrazione

LaPaglia,Melotti Pariseconelettori

Piùinvestimenti per giovani edonne, più prevenzione sul territorio, più aiuti a occupazione e imprese. È l’appello che Elisa La Paglia, candidata alle regionali per il Pd. Temi

che verranno ribaditi oggi alle 20.30 al bar Bortolo di Bussolengo. E Marcella Parise, candidata della Lista Veneta Autonomia, oggi alle 19 parla di sociale e scuola

allo Stravagante hotel, in città, in viaDallaBona8. EClaudioMelotti, candidato di Forza Italia, oggi alle 20 chiude la campagna elettorale alcampo sportivodiGrezzana.

ILVOTO PERLE REGIONALI. Domenica elunedì l’appuntamentoconle urnepereleggereil presidenteeil nuovo Consiglio.Ecittà eprovincia alzano il tiropercontare

«Piùforti inVeneto», ultimi appelli Gelmettidi Fratelli d’Italia chiede l’assessorato al turismo perVerona, il Pd sfidaZaia sulla sanità e la gestione del territorio Verona vuole contare di più in Veneto e nell’ente Regione. Anche in termini di cariche. Ed è questo uno dei temi dominanti negli ultimi appelli al voto per le elezioni regionali di domenica e lunedì, quando si confronteranno otto candidati alla presidenza della Regione, e si voterà anche per il referendum sul taglio dei parlamentari. Nel centrodestra - Lega, Lista Zaia, Lista Veneta Autonomia, Fratelli d’Italia e Forza Italia - a sostegno del ricandidato presidente Luca Zaia, è dal gruppo che sostiene il candidato al Consiglio regionale per FdI Daniele Polato, assessore, che parte la richiesta, formulata da Matteo Gelmetti vicepresidente di Veronafiere, che «l’assessorato regionale al Turismo sia dato a Verona, nella prossima legislatura». Lo dice con Polato e con il coordinatore provinciale di FdI Ciro Maschio, e Adolfo Urso, senatore di FdI che ha presentato un “pacchetto Verona” con tre emendamenti al “decreto agosto” per stanziare risorse per Fiera, aeroporto e sistema turistico-ricettivo. «Così rilanceremo Verona», dice Polato, presente il presidente dell’aeroporto Catullo e di Confcommercio Verona Paolo Arena, che ringrazia Urso e Polato. E da Stefano Casali, ricandidato consigliere di FdI, la promessa «di massimo impegno a sostenere le associazioni degli asili nido privati». Nel centrosinistra - Il Veneto che vogliamo, Pd, +Veneto in Europa, Europa Verde e Sanca Veneta - che candida alla presidenza della Regione Arturo Lorenzoni, «salute e territorio sono priorità assolute e noi vogliamo rimediare agli errori della Lega», dice Anna Maria Bigon, candidata del Pd al Consiglio regionale, lanciata dal capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, giunto a suo sostegno a Villafranca. Mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Andrea Martella, del Pd, ha sostenuto qui il candidato del Pd Giandomenico Allegri. • E.G.

MassimoGiorgetti, diFratellid’Italia

MariaElenaBoschi, diItaliaViva, incittà

«StanziatinelVeronese 150milioniperinterventi»

«ConSbrollinilaterzavia perimpreseesociale»

Alprimopostogli interventie lavicinanza aiterritori. MassimoGiorgetti,60 anni, vicepresidenteuscentedel Consiglioregionale,lancia in piazzaBra,al Liston12,l’ultimo appelloperla nuova sfidacome candidatoal Consiglio regionaleinFratelli d’Italia,a sostegnodelpresidente uscenteLuzaZaia. Eletto per la primavolta nel1995, quindi25 annifa,Giorgetti èilconsigliere regionalecon il primato inItalia perlegislature svolte.Sinora sonostatecinque. Le prime quattrodaassessore- unacon delegaa Politicheper l’ambienteeProtezionecivile, treaiLavori pubblici -el’ultima davicepresidentedelConsiglio regionale.Nel Veroneselasua ricandidaturaalle èsostenuta, tragli altri, da14sindaci ecirca

Unaterza viaper ilVeneto? Cioèmettereinsieme sviluppo economico,infrastrutture, socialeeambiente? «Sìpuò fare.ItaliaViva unanno faè nataper quello. InVeneto candidiamoalla presidenza DanielaSbrollini. Edal 22parte unprogettoper il futuro».Lo diceaVerona Maria Elena Boschi,capogruppodiItalia VivaallaCamera, già ministro perle Riforme nelGoverno Renziesottosegretario in quelloGentiloni,nel suo tour veronesea sostegnodella ListaDanielaSbrollini presidente.Listaformatada Iv, Pri,Psi eCivica per ilVeneto, nellaqualetra gli altri si candidaalConsiglio regionale l’uscenteOriettaSalemi.

150amministratori, che rappresentanooltre80enti locali. «Hovolutoaccantoa megli amministratorilocaliei rappresentantideicittadiniche vivonosulla propriapelle i problemidituttii giorni ein particolarediquestomomento difficile.Idee evalorisono importanti,mase non diventano azioniservono a poco.Echi mi conoscesa chesono interessato allaprogettualità ealla concretezza»,spiega, citando i finanziamentistanziati daluitra il 2005eil2015per il Veronese, «cioè150 milioni difondi regionali perinterventidiedilizia scolastica,religiosa, pubblica e impiantisticasportiva». Etra il 2003eil2020oltre 750 interventidiediliziascolastica, in Veneto,per 85 milioni.«La mia ricandidaturaè meritoanche

MassimoGiorgetticon amministratori di Fratellid’Italia FOTOMARCHIORI loro»,sottolinea Giorgetti. «Molti mihanno chiestodiscendere nuovamenteincampo, anchea frontedellaconoscenzaprofonda conil presidentedel VenetoLuca Zaia,con cui hocondiviso prima l'esperienzadiGiunta epoi quella digovernoregionale,sempre con lealecollaborazione espirito di confronto».Con Giorgetti cisono CiroMaschio, deputatoe coordinatoreprovinciale di Fratellid’Italia, presidentedel Consigliocomunale scaligero,che sottolineadi MassimoGiorgetti «lalunga militanzanelladestraela

sceltadistare con ilpartito di GiorgiaMeloniquando nonaveva i consensidi oggi,ma anchela concretezza».Lo sottolineano ancheFranco Pennacchia, capogruppodiFdI nelConsiglio comunalediVillafranca, Davide Benedetti,sindacodiBrenzone, e MirkoCorrà, consigliere egià sindacoa Salizzole, in rappresentanzadinumerosi amministratorivicinia Giorgetti tracui anche SerenaCubico, sindacodiFerrara diMonte Baldo, purecandidataal Consiglio regionaleper Fratellid’Italia. E.G.

IlviceministroCrimi del5Stelle

«Maiabbassarelaguardia nellalottaallemafie» «Quelladellacriminalità organizzata,della‘ndrangheta soprattutto,èuna piaga che colpisceancheal nord echeva combattutacon unoStato presentein gradodidare supportoeconomicoalle aziendeindifficoltà euna burocraziasemplificata». Sono questele paroledel viceministrodell’InternoVito Crimi,capo politicodel Movimento5Stelle, visitando ilBazarsolidale della FondazioneFevoss, incentro, inviaMarconi21, chehadato vitaal progettoCasadi Rinascita,trasformando un appartamentoconfiscatoa un usuraioinluogo diaccoglienza perfamiglie indifficoltà.In Venetoeincittà inquestiultimi giornidicampagna elettorale

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perportare avantiil frontedel“Sì” referendarioal tagliodei parlamentarieper esortareal «votodicambiamentoancheper leelezioni regionali,tra cuiquelle inVeneto»,Crimi havoluto approfondirei dettaglidel progettoinsieme alladeputata veronesedelMovimento 5Stelle FrancescaBusinarolo, presidente dellacommissione Giustiziadella Camera,al consigliereregionale M5s,uscenteericandidato, ManuelBrusco,eadAntonio Gallo inlistaalleprossime regionalinel M5S,checandida apresidente EnricoCappelletti.«Questo èun ottimoesempio dicome deve esseregestitoun beneconfiscato allacriminalitàorganizzata. Dove c’èbenesserela mafiararamente uccide,ma rimanecomunque una presenzareale,che siinfiltra nelle

Crimi,adestra, conBrusco, Businarolo,Agostinie Simeone societàenelleaziendecome partnersilenziosoma nonper questomenopericoloso. I territori delGarda,tra Lombardiae Veneto,Verona, partedell’Emilia sonoterrenofertile per questo tipodiinfiltrazioni», spiegail viceministro.«Ilfenomeno purtroppoesiste,cosìcome esistonofiguregrigie – i cosiddetticolletti bianchi– che fannodatramite tra le impresee leorganizzazioni malavitose», aggiungela Businarolo. L’appartamentoingestione a

Fevossèorainfase direstauro e potràospitare ilprimo nucleo familiareindicativamentenei primimesidel prossimoanno. «Abbiamopreventivatocirca sei mesidiristrutturazione. Alcuni architettivolontarisono già al lavoro.Abbiamodatoil viaa una raccoltafondi,serviranno almeno altritrentamila euro peri lavori ea seguireandremo allaricerca degli arredi»,riassumono al viceministroPaolaAgostini e MariaElenaSimeone, deldirettivo delprogettoBazardiFevoss. I.N.

InVeneto l’ariaè semprepiù dicentrodestra. Farete mai unabattaglia vera, qui? Zaiagodedigrandeconsenso, nongiustificatodal risultato delsuo lavoroinquesticinque anni,caratterizzati da immobilismoepenso soprattuttoainfrastrutture e turismo.Ela Regionenonha brillatoper l’utilizzo difondi per attivitàcontro laviolenza sulle donne.Lacandidatura Sbrollini nascedall’idea dioffrire un’alternativaachi non si riconoscenelladestra sovranistaenellaLega enelle loropolitiche,manemmeno in Lorenzonieinquella sinistra chesembraormai inseguireil 5 Stellesutantitemi. Dasoliè dura.Con +Europae Azionedi Calendacome va? ConPiùEuropa abbiamo lavoratoinsiemeecandidati comuni,anchese nonin Veneto.Con Azione èunpo’ più complesso.Con Renzi e Calendaa Fucecchio abbiamo organizzatouna bellainiziativa asostegno delnostro candidatopresidentedella ToscanaGiani,e inPuglia

MariaElena Boschi,di Italia Viva sosteniamoinsieme Scalfarotto. ConCalenda ci dividono però alcunesceltepolitiche, ora.

Cioè? Ilfatto chenoi sosteniamo questo governo.Ci sono sìdifficoltà con il M5Smaritenevamo chefosse necessario,per responsabilità, evitareun governosovranistaun annofa.Tantopiù oraper affrontarela crisi daCovid-19 e quellaeconomica, servedare sostegnoal governoper unlavoro forteinEuropa. Con laLega di ZaiaeSalvini algoverno non saremmomai riuscitia portare in Italiatuttiquestifondi. Male risorsedevono arrivare prestoa famiglie,imprese, artigiani. Ilsuoex partito,il Pd renziano, superòinVeneto il40 percento, nel2014. Poiun crollo.Perché? Hainciso tantola guerrainterna al Pd.In Venetoperò pensoci riconoscanoun lavoroimportante perle imprese,come il Jobs Act, poiIndustria 4.0, abolizione dell’Iraperiduzionedelletasse per l’agricolturacome ladetassazione pergli imprenditorisotto i 40anni elacancellazione dell’Imu sui territorimontani. Errori? Nonabbiamo inciso finoin fondo sultaglio dellaburocrazia,la sfida piùdifficileper tuttii governi. RicordiamocicomunquecheLega èstataal Governocon il M5Se conlorohavotato il redditodi cittadinanzaei veneticredo non selo dimentichino. E.G.


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Primo Piano

Venerdì 18 Settembre 2020 www.gazzettino.it

Il virus in Veneto SUL TERRITORIO Due sanitari di un’Unità speciale di continuità assistenziale regionale suonano al citofono di un paziente Covid. Qui sotto un seggio ospedaliero

IL SEGGIO SPECIALE VENEZIA Tra Venezia, Padova e Treviso ci sono quasi tremila persone in isolamento fiduciario, quarantena in pratica. Elettori - la tara dei minorenni è già stata fatta - che quindi non potranno uscire di casa e presentarsi alle urne di domenica e lunedì, per eleggere il presidente di Regione (e magari anche il sindaco) ed esprimere il proprio “stop” o “via libera” al taglio dei parlamentari. Tra Venezia, Padova e Treviso, però, solo 125 elettori bloccati in casa dalle norme sanitarie hanno chiesto di poter usufruire del seggio Covid-19, ovvero della possibilità di far venire a casa propria degli scrutatori e votare: il 4,1%.

ANCHE LORENZONI Una percentuale bassissima, quella degli elettori che hanno chiesto di votare da casa e che annovera, nelle sue pur non nutrite schiere, anche il caso del candidato presidente di Regione, Arturo Lorenzoni. Padovano, professore universitario, ex vicesindaco a Palazzo Moroni prima di diventare l’outsider nella sfida all’uscente - e ricandidato - Luca Zaia, Lorenzoni prima è risultato positivo al Covid, poi è stato ricoverato e infine dimesso. Ma non potrà andare a votare e così ha chiesto l’invio del seggio speciale per le votazioni di domenica e lunedì. Un voto, e un’attesa, sui generis, condita anche dal compleanno che domani il candidato presidente passerà in quarantena.

I NUMERI Scendendo nel dettaglio sono 24 le persone in quarantena, su una platea di un migliaio di aventi diritto al voto, che nell’area metropolitana di Venezia hanno chiesto l’invio del seggio-Covid: 3 di queste sono nel territorio comunale di Venezia dove si voterà anche per l’elezione del sindaco. A Padova, dei quasi 800 in quarantena, sono 50 in tutta la provincia (15 in città, tra i quali proprio Lorenzoni) gli aventi diritto al voto che hanno scelto l’invio del seggio speciale. Cinquantuno (su un migliaio di aventi diritto) e spalmati su 17 comuni, gli elettori che nella Marca voteranno da casa usufruendo della possibilità fornita dal ministero dell’Interno che a fine agosto ammetteva il voto a domicilio nell’era Covid-19.

Quarantena senza urne solo il 4% voterà da casa Fra Venezia, Treviso e Padova 3.000 `Soltanto 125 hanno chiesto di ricevere elettori sono in isolamento domiciliare gli scrutatori (con scafandri) a domicilio `

L’UNICO SEGGIO A VENEZIA La ricerca delle persone da inviare a casa degli elettori in quarantena non è stata facile. Basti pensare che alla fine la Prefettura di Venezia si è dovuta rivolgere ai volontari delle Uscar (le Unità speciali di continuità assistenziale regionale) e della Protezione civile perché nessuno degli scrutatori iscritti alle normali liste, e a cui era stato assegnato il servizio nel seggio-Co-

LA PREFETTURA LAGUNARE HA DOVUTO MOBILITARE I SANITARI DELLE USCAR E I VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE

Regione e pediatri

Sintomi a scuola, allo studio un’autocertificazione VENEZIA Un’autocertificazione per evitare il caos nelle scuole. È il documento che la Regione sta valutando con il mondo della pediatria, dopo aver ricevuto molte segnalazioni di genitori che vengono chiamati dagli istituti frequentati dai loro figli perché i ragazzi presentano qualche sintomo e vanno riportati a casa, o che non sanno come comportarsi per la gestione del rientro in classe. L’idea è che la mamma, il papà o comunque il titolare della responsabilità genitoriale dichiari per

iscritto di aver contattato il medico curante e di essersi attenuto alle sue indicazioni rispetto alla terapia e al numero di giorni di assenza da scuola, specificando che il sanitario non ha ritenuto necessaria l’esecuzione del tampone. «Le modalità del rientro a scuola di ragazzi inviati a casa perché presentano sintomi influenzali o semplicemente da raffreddamento – afferma l’assessore regionale Manuela Lanzarin – sono un problema nazionale al quale non è ancora stata data un risposta.

Per questo, in Veneto, ci stiamo confrontando con le organizzazioni professionali dei pediatri per cercare di chiarire i dubbi che tanti genitori stanno avendo, irrisolti dalle linee guida nazionali, e tuttora in assenza di un preciso quadro di riferimento e della validazione del tampone rapido per Covid-19». L’esponente di Zaia Presidente ritiene che «una decisione comune possa arrivare in tempi relativamente brevi».

VENEZIA Sonoarrivati soloieri, atre giorni dall’inizio dei campionati, i richiesti (a gran voce) chiarimenti della Figc sul protocollo sanitario per il calcio dilettantistico. Attesa interminabile che ha “partorito” il divieto di assistere dal vivo alle partite almeno fino al 7 ottobre di tutti «i campionati ufficiali che prevedono uno sviluppo continuativo su più giornate». Un provvedimento che in Veneto impone il “porte chiuse” ai tornei di Promozione, Prima e Seconda categoria (più tutti i giovanili regionali) al via dopodomani alle ore 15.30, in concomitanzacon legare dellaCoppaItalia di Eccellenza che invece, come già domenica scorsa a Spinea e Salzano (ma non a San Donà e Portogruaro), potrebbero accogliere i tifosi sugli spalti. Giuseppe Ruzza, presidente mestrino del Comitato Regionale Veneto, ha evitato di entrare nel merito della differente percezione della paura di contagio

da parte del mondo del calcio rispetto ad altre discipline sportive e alla normale quotidianità delle persone, limitandosi a commentare: «Sono molto preoccupato per questa interpretazione fortementerestrittiva».

ISINGOLI EVENTI Nel documento “Indicazioni generali per il contenimento dell’emergenza epidemiologica”, la Figc ha chiarito le tematiche di competenza della stessa Federazione, non potendo intervenire su provvedimenti e materie di esclusiva pertinenza del Governo o dell’autorità sanitaria. «Al momento (fino a tutto il 7 ottobre 2020) la partecipazione del pubblico è consentita – puntualizza il protocollo – su tutto il territorio nazionale per i soli “singoli eventi sportivi di minore entità” (ad esempio singole gare o tornei amichevoli). In tutti i casi l’organizzatore dovrà assicurare il rispetto della capienza massima autorizzata, garantendo sempre la preassegnazione del

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rante tutto il tempo di permanenza nella struttura, così come la misurazione della temperatura all’accesso e la registrazione delle presenze, ecco l’ufficializzazione del divieto: «È da intendersi, al momento, esclusa la partecipazione di pubblico alle partite delle competizioni ufficiali riconosciute di interesse nazionale e regionale dalla Figc come i campionati ufficiali che prevedono uno sviluppo continuativosupiù giornate».

Altri 135 contagi In Fvg 63, è record IL BOLLETTINO

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Come disposto dal Viminale, la scheda verrà portata dai componenti del seggio speciale (il presidente e i due scrutatori) che, recita sempre il documento dell’Interno, dovranno «indossare camice/grembiule monouso, guanti, visiera con mascherina chirurgica oppure dispositivi di protezione facciale di tipo Ffp2 o Ffp3 per la raccolta dei voti degli elettori in trattamento domiciliare o in isolamento fiduciario. Saranno sufficienti guanti e mascherina chirurgica per la raccolta dei voti degli elettori in quarantena». L’elettore voterà e poi inserirà le schede nell’urna fornita dal seggio speciale, che a sua volta le porterà nella sezione ospedaliera del nosocomio più vicino alla residenza del votante. E lì le schede verranno scrutinate. Nicola Munaro

TRIBUNA VUOTA Così si presentano gli stadi di calcio al tempo del Covid per il rischio di contagio

La giornata

VENEZIA Altri 135 casi di contagio in Veneto. Il totale dall’inizio dell’emergenza cresce a 25.315, di cui 2.971 attualmente positivi. In quarantena ci sono 7.525 persone, di cui 144 con sintomi. I ricoverati in area non critica salgono a 168, mentre quelli in Terapia intensiva scendono a 17 e i degenti nelle strutture intermedie calano a 23. I 2 decessi registrati ieri aggiornano la conta a 2.153. Balzo delle infezioni in Friuli Venezia Giulia: 63, il dato più alto da metà aprile.

LA VOTAZIONE

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Stadi dei campionati dilettanti richiusi al pubblico in Veneto ILCALCIO

vid, ha deciso di dare il proprio consenso ad indossare uno scafandro e, così, girare per tutta la provincia, bussando casa per casa di persone in quarantena per farle votare. Motivo per cui l’intera area metropolitana di Venezia - laguna e terraferma comprese - avrà un solo seggio-Covid. Tre persone, un presidente e due scrutatori, che avranno l’onere (ma anche l’onore) di far sì che la pandemia del secolo non sia un cortocircuito per la democrazia.

LEPOSITIVITÀ

LA FIGC: ALMENO FINO AL 7 OTTOBRE NIENTE SPETTATORI NEI TORNEI DI PROMOZIONE, PRIMA E SECONDA CATEGORIA

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posto a sedere, il distanziamento di almeno un metro sia frontalmente sia lateralmente ed evitando ogni forma di assembramento».

ILDIVIETO Precisato che l’uso della mascherina è sempre obbligatorio du-

Quanto, invece, alla “gestione casi di positività Covid”, il protocollo specifica: «Qualora durante il periodo di svolgimento degli allenamenti o delle gare si verifichi un caso di accertata positività, si ritiene sempre applicabile il regime previsto dalla Circolare del Ministero della Salute del 18 giugno 2020 per la prosecuzione dell’attività agonistica da parte degli altri componenti del “gruppo squadra”, se attuabile dalla singola associazione-società sportiva dilettantistica in ragione della propria struttura-capacitàorganizzativa». MarcoDeLazzari ©RIPRODUZIONERISERVATA


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