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PrimaPagina Il sindaco

fiducia, idee e talento per sconfiggere la crisi non dobbiamo cedere al gioco del “tanto peggio, tanto meglio”. Ecco i primi segnali incoraggianti: forse il momento critico lo abbiamo passato. Cari concittadini, ho letto tutte d’un fiato le 110 pagine del libro di Sergio Romano “Morire di democrazia”, un saggio dal quale emerge con chiarezza che la nostra vecchia democrazia o si rinnova o viene travolta, soffocata dall’economia globalizzata e soprattutto dall’incapacità della classe dirigente di rinnovare se stessa. Mi ha colpito l’esempio della Svizzera, dove il partito di maggioranza relativa (unione democratica di centro), una forza politica intollerante, razzista, ostile a qualsiasi forma di integrazione europea, nonostante le sue posizioni non fossero condivise dagli altri partiti, è riuscita a formare una coalizione di Governo nell’interesse del Paese. Tutti hanno rinunciato a qualcosa e si sono messi insieme perché hanno capito che i dissidi interni, portati alle estreme conseguenze, avrebbero nuociuto alla Svizzera ed impedito di superare la grande crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo. Il risultato della convivenza è un Paese prospero, dove le banche hanno risanato i propri conti, la maggiore preoccupazione è l’eccessivo apprezzamento del franco svizzero che pregiudica le esportazioni, la disoccupazione è al 3,1%, i cittadini svizzeri con un referendum hanno detto no alla riduzione delle ore di lavoro e si alla riduzione degli stipendi dei manager bancari.

Conosciamo bene le nostre magagne: spese inutili, un Parlamento sovrabbondante e poco efficiente, una classe politica assetata di denaro, burocrazia e giustizia paralizzanti, prelievo fiscale elevatissimo e che non serve alla crescita ma a pagare il debito pubblico. Più recentemente in molti abbiamo sperato che il risultato inconcludente delle elezioni nazionali avrebbe costretto i maggiori partiti ad accantonare i loro dissensi ed a collaborare per il bene del Paese. Nessuno è disposto a sacrificare qualcosa o fare un passo indietro. Ci sono voluti due mesi per un ultimo sussulto di orgoglio e di buon senso per formare il nuovo Governo. Speriamo bene. Ora basta chiacchere e sterili polemiche, i cittadini hanno dato lacrime e sangue con le ultime manovre economiche, ora tocca alla classe politica far vedere qualche atto concreto. Ultima chiamata per l’Italia, prima che tutti si stanchino di attendere il nostro risanamento e incomincino a scommettere sul nostro collasso. A quel punto non ci sarà più nulla da spartire ed i rischi di una deriva autoritaria sono dietro l’angolo. Ma non dobbiamo cedere al solito gioco del “tanto peggio, tanto meglio”, non è di pessimismo e rassegnazione che abbiamo bisogno in questo momento. L’Italia non è soltanto il Paese con 42 chiusure di aziende al giorno (dato ISTAT 2012), è anche il Paese delle eccellenze, dei distretti e delle aziende che sanno vincere la crisi e fanno segnare percentuali di crescita a doppia cifra. Quali? Per esempio il distretto orafo di Valenza e Vicenza con un +22%, il settore farmaceutico del Lazio e Toscana con un +26%, il distretto alimentare dei salumi modenesi +10% o l’industria dolciaria del cuneese +17%, per finire il distretto dell’aeronautica di Varese che ha fatto segnare un +44%. Come vedete non tutto è perduto, soprattutto per chi sa guardare al mercato esterno, all’export. Anche sul nostro territorio abbiamo imprese d’eccellenza che reggono bene l’urto della crisi economica ed il confronto con la concorrenza, hanno presentato bilanci con saldi positivi di tutto rispetto, dispongono di solide basi patrimoniali e sono una garanzia occupazionale per moltissime famiglie locali. Qualche esempio? La Cassa Rurale di Caldonazzo, la Famiglia Cooperativa Alta Valsugana, il Consorzio Frutticoltori Alta Valsugana, La Coster Tecnologie Speciali e molte altre più piccole ma non meno importanti, tutti assieme costituiscono la spina dorsale dell’economia del nostro territorio e consentono di guardare al futuro con serenità. Anche l’Amministrazione Comunale con il suo bi-

Qui da noi la musica è un po’ diversa: anche noi siamo in piena crisi economica, la disoccupazione è al 12,6%, quella giovanile ha passato il 40%, l’emergenza lavoro è il problema quotidiano. I partiti e le istituzioni nazionali però sembrano avere l’unico obbiettivo di difendere i propri interessi, la propria sopravvivenza. Giugno2013

NotiziarioCaldonazzese

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