2 ANNO 1 - NUMERO 2 - luglio/agosto/settembre 2008
FREEPRESS di ENOGASTRONOMIA
>> Anno 1 n. 2 - Luglio/Agosto/Settembre 2008 >> Editore responsabile Creo Edizioni - Pescara www.c-magazine.it - info@c-magazine.it
>> Direttore responsabile Cristina Mosca (non fumatrice) se volete dirle qualcosa fatelo a: redazione@c-magazine.it
>> Coordinatore generale e art director Francesco Cinapri (non fumatore) se volete dirgli qualcosa fatelo a: francescocinapri@creoadv.it
>> Area commerciale Alessio Pisciella (ex atleta) se volete dirgli qualcosa fatelo a: commerciale@c-magazine.it 3284836589 - 3494902638
>> Direttore marketing Daniele Di Vittorio (ex fumatore) se volete dirgli qualcosa fatelo a: marketing@c-magazine.it
>> Grafica ed impaginazione Creo Advertising - Pescara www.creoadv.it
>> Ufficio fotografico Sergio Pasqual >> Stampa AGP Arti Grafiche Picene - Maltignano (Ap) Per questo numero sono stati versati 7 litri e mezzo di sudore, 12 lattine di Coca Cola, 16 bottigliette di acqua minerale, 5 bicchieri di tè freddo al limone ed 1 litro di caffe shakeratoanche da Niccolò de Ruvo, Loris Di Vittorio, Valentina Tenaglia, Patrizio Minoliti, Valerio Simeone, Andrea Santilli, Anita Righetti, Angelo Petrone, Guernica e Massimo Giuliano. >> Creo Edizioni s.n.c. di Francesco Cinapri & C. Via N.Fabrizi, 189 - 65122 Pescara (da settembre ci trovate presso il centro direzionale “Il Molino”, a Pescara Portanuova!) Tel. e Fax 085.386184 www.c-magazine.it - info@c-magazine.it Registrazione presso il Tribunale di Pescara n° 7/08 del 31/03/2008
3 magazine
sommario come
07 >> C come Editorial(i) 09 >> C come Fumetto 10 >> C come Fiore
Cupello, il regno del carciofo - Redazionale
16 >> C come Blog Il maiale ubriaco
19 >> C come Degustazione
Si è concluso a giugno il corso Onav
21 >> C come Informazione
Dop, Igp, Stg...questi sconosciuti
22 >> C come Enoturismo
Cantine aperte, a tu per tu con il vino - Reportage
28 >> C come Panarda
Un pranzo competitivo
34 >> C come Naturale
Il fuoco dell’estate
40 >> C come Tradizione
Le erbe aromatiche
Al Cibus con sapore - Reportage
Da Beccaceci un pezzo di storia giuliese
44 >> C come Parma
48 >> C come Madalena Mazzaufo 52 >> C come Pizza
Lucullus sceglie due farciture abruzzesi
56 >> C come Dove andiamo
Scelti per voi appuntamenti e sagre
59 >> C come VIP . 61 >> C come Film Il festival di Slow Food a Bologna 63 >> C come News
5 magazine
Cosa c’è nel numero due
editorial(i) come
C come AIUTO, UN VENTILATORE!
Donadoni non legge C-Mag!!!
Cristina Mosca
Francesco Cinapri
Giuliese di Origine/pescarese per scelta Abbronzata (con discrezione) Segni particolari: Curiosa Direttore responsabile di C-Magazine
Pescarese di origine / Spoltorese per asilo Abbronzato (senza pudore) Segni particolari: creativo Direttore artistico di C-Magazine
Quando un direttore responsabile nel suo editoriale è cosi esaustivo circa i contenuti della rivista che state per sfogliare, al direttore artistico non rimane che “inventare” e raccontarvi di come forse questo numero 2 sarebbe stato piu bello se la nostra Nazionale di calcio ci avesse regalato il titolo europeo, ma ...nulla...Ci accontenteremo, da italiani, di essere campioni di gusto. D’altronde Donadoni non legge C-MAG, altrimenti ci viene da pensare che forse avrebbe messo in attacco Cristina Mosca e dietro le punte Francesco Cinapri a rifinire! Sarebbe stato più creativo, no? Scherzi a parte: tanti argomenti in questo C-MAG2. Tanti perchè dureremo eccezionalmente tre mesi (luglio, agosto e settembre): ci sfoglierete qualche volta di più per capire meglio le sfumature, mentre noi saremo alle prese con un afoso trasloco che ci permetterà da settembre di stare in un ufficio piu spazioso e piu nuovo, in quello che sarà tra qualche tempo il centro nevralgico della città di Pescara. Troverete C sempre più capillarmente in Abruzzo, nell’interno e sulla costa, in tutti gli stabilimenti balneari, per farvi compagnia e per informarvi su quelli che sono gli eventi legati all’enogastronomia abruzzese. Cercateci, siamo gratis (eccezionale, vero?, in un periodo storico in cui si paga tutto), noi vi regaliamo informazione e buonumore! Un consiglio: se siete al mare, dopo averci letto dall’inizio alla fine, potete mettervi C-MAG2 in testa per evitare un’insolazione, vedrete che a fine estate ci ringrazierete!
Diamo alla luce C-2 a cavallo tra una primavera assolutamente piovosa e un’estate assolutamente afosa. Sudaticci e anche un po’ innervositi, alle prese con pc che si surriscaldano e con notti insonni poco magiche e molto, molto, molto calde. Più assetati che affamati in verità, quindi quasi quasi in questo numero non parliamo di cibo ma di bibite frizzanti e docce fredde. ...Di fresco in realtà qualcosa c’è: il pesce. Un elemento del nostro turismo enogastronomico che con soli 20 giorni di assenza ha messo in ginocchio chi il pesce lo pesca, chi lo vende, chi lo cucina. E per valorizzarlo ne abbiamo parlato nel nostro angolo dello chef, ascoltando chi da quasi mezzo secolo lo propone nello stesso modo. In questo numero ci siamo inoltre divertiti (e imbottiti) riscoprendo una tradizione abruzzese: la panarda, un menù colossale di almeno 30 portate che è stato presentato ai giornalisti stranieri ma che finisce per essere sconosciuto ai più all’interno della nostra regione. I reportage di questo numero, infine, sono stati realizzati a maggio tra gli stand abruzzesi del Cibus a Parma e in giro per “Cantine aperte”. E adesso? “Adesso”, mi piacerebbe rispondervi, “si va al mare”. Invece dovremo affrontare un trasloco, sperando di non inzuppare troppo di sudore scatoloni e scatoline. Del trasloco vi racconta Francesco. Io mi limito ad augurarvi buone vacanze, a raccomandarvi di non abbronzarvi troppo e a rimandarvi ad ottobre, con il fresco (e speriamo di essere promossi).
7 magazine
fumetto come
9 magazine
Redazionale Italiano/Inglese
flower
fiore
as in
come
Editorial - photos: Alessio Pisciella
Redazionale - foto: Alessio Pisciella
Cupello, il regno del carciofo
Cupello, the kingdom of artichoke
Presto una certificazione d.o.p. tutta per sè
Soon a d.o.p. certification for its own
È una delle principali risorse agroalimentari della nostra terra, tanto che a sua misura il Comune e i produttori di Cupello hanno cucito uno speciale progetto di valorizzazione: è sua maestà il carciofo, che nella varietà del Romanesco “mazzaferrata” viene prodotto, festeggiato e da oggi anche protetto nel Comune di Cupello, in provincia di Chieti. Fra il 30 aprile e il 4 maggio scorsi migliaia di persone si sono riversate nei ristoranti aderenti alla terza edizione di “Carciofesta”, tra gli stand del mercatino esclusivo (con carciofi venduti sia freschi sia trasformati familiarmente, presso laboratori diffusi sul territorio, in crema e in carciofini sott’olio extra vergine di oliva) e tra i pannelli dell’originale mostra “Al-Kharshûf, Cynara, lu Carciof’- C’era due volte il Carciofo a Cupello”, che tracciava la storia di questo fiore dagli egiziani ai giorni nostri. È stato difficile per i 5mila visitatori contati quest’anno restare indifferenti alle iniziative collaterali e agli ospiti illustri: sono
His majesty the artichoke is one of the main agroindustrial reources of our territory: that’s why the Cupello Municipality and farmers have dedicated to this kind of flower a special enhancement project. This variety of Romanesco artichoke is called “mazzaferrata” and it’s produced, celebrated and nowadays protected in the town of Cupello, in province of Chieti. From the past 30th april to 4th may, thousands of people went into the restaurants which took part to the third edition of “Carciofesta” (“Artichoke Festival”); visited the exclusive market, where both fresh artichokes, and handmade artichokes in extra-virgin olive oil and in soup were sold; and looked at the original exhibition “Al-Kharshûf, Cynara, lu Carciof’- C’era due volte il Carciofo a Cupello” (“Al-Kharshûf, Cynara, lu Carciof’- Twice upon a time there was in Cupello the artichoke”), tracing the history of this kind of flower back from the Egyptians to the present.
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intervenuti infatti Selvaggia Lucarelli – madrina della manifestazione – Maria Teresa Ruta, Pino Campagna, Italo Cucci, ed anche giornalisti, assessori, sindaci, produttori. Sono stati organizzati convegni, dibattiti e incontri su marketing territoriale, agricoltura di qualità e riqualificazione energetica. «Molti visitatori provenivano anche da fuori regione – racconta orgoglioso il sindaco Angelo Pollutri – specie dalle Marche e dal Molise. “Carciofesta” quest’anno si è presentata al top, sia nella qualità delle iniziative che nell’offerta dei piatti: i dieci ristoranti, agriturismo e trattorie della zona hanno dato il meglio di sé con menu a base dei carciofo». Ma qual è la storia del carciofo? È originario del bacino del Mediterraneo, tanto che è noto sin dal tempo degli Egizi. La mitologia romana ci racconta che Zeus si innamorò della ninfa Cyrana, dagli occhi verdi e dai capelli color della cenere, ma la volubilità della ninfa lo spinsero a trasformarla in un ortaggio verde e spinoso. Della sua presenza sul nostro territorio abbiamo tracce scritte già dal 1575 grazie al diario di viaggio in Abruzzo del padre domenicano Serafino Razzi, che descrive la “presenza di carciofi selvatici”. Eppure la razionale coltivazione di questa particolare varietà di prodotto orticolo ha inizio a metà del Novecento proprio ad opera degli
It was hard, for the 5,000 this years’ visitors, to ignore guest stars and events such as Selvaggia Lucarelli (testimonial of the Festival), Maria Teresa Ruta, Pino Campagna, Italo Cucci, journalists, councillors, mayors, farmers and more; and meetings and debates on territorial marketing, agricolture of quality and sources of energy. «Lots of tourists came from outside Abruzzo, too – proudly reports the Mayor of Cupello, Angelo Pollutri – especially from Marche and Molise regions. This year “Carciofesta” got its top, in the quality both of the events and of the cooking: ten restaurants joined the project and gave their best in menu, which were based on artichoke». But what’s the story of the artichoke? It originates from the Mediterranean area, in fact it was already known by the Egyptian. According to Roman mythology, Zeus fell in love with the nimph Cyrana, green-eyed and ash-grey-haired, but because of her whims he turned her into a green and thorny product of the soil. Traces of this kind of flower in Abruzzo are traced back to 1575, when the Dominican Father Serafino Razzi wrote in his diary about “the presence of some cardoons in Abruzzo”. Rational growing of artichoke began at the half of the 20th century, thanks to the farmers from Cupello: 13 magazine
agricoltori di Cupello: prima ne hanno avviato l’intensiva produzione e poi salvaguardato il processo di caratterizzazione e specializzazione. Tondeggiante, schiacciato, con le blatte violacee e dal sapore dolciastro, diverso da quello dei carciofi comuni, il “mazzaferrata” ha una fibra talmente tenera che sarebbe possibile mangiarne le foglie a crudo. «Si parla tanto di proteggere un settore economico che viene considerato in crisi – è il commento del sindaco Pollutri – ma cosa facciamo, concretamente, nel quotidiano?». “Carciofesta” è diventata perciò l’occasione per mettere in rete le forze di giovani, ristoratori, paesani, agricoltori, commercianti e intere famiglie di Cupello, rafforzando così non solo il loro legame con il territorio ma aggiungendo valore al prodotto stesso. Solo sull’area di Cupello esistono 50 ettari di produzione, molti dei quali coltivati da uomini fedeli e tenaci. Il più longevo? Angelo D’Angelo, nel campo (letteralmente) dagli anni ’60. «Abbiamo costituito dei rapporti commerciali con il Nord Italia – spiega Giulio Pasquale, presidente della cooperativa orticola “San Rocco”, co-organizzatrice di “Carciofesta” insieme all’amministrazione comunale – ed entro tre anni avremo un marchio d.o.p. definitivo che salvaguarderà il carciofo “mazzaferrata” da tutti i tentativi di imitazione o di contaminazione: entro il mese di luglio la cooperativa “San Rocco”, la Pro Loco di Cupello, il Comune e l’associazione Agenda 21 si costituiranno in un Consorzio di Tutela. Già a dicembre potremo vedere i primi risultati».
they first started to product it intensively, then to safeguard its characterization and its specialization. Somewhat round, flat, with purple leaves and a sweetish taste (different from the other artichokes), the “mazzaferrata” variety has got a very soft fibre, in fact its leaves might be eaten uncooked. «People usually talk about protecting an economical area which is considered in crisis – says Mayor Pollutri – ma what do we concretely do, every day?». That’s why “Carciofesta” is now not only a Festival, but an opportunity for young people, owners of restaurants, farmers, villagers, traders and whole families in Cupello to enforce their link with the territory and to enhance the product itself. In the Cupello area most of the 50 hectares of soil are grown by faithful and strong-willed men. The most long-living? Angelo D’Angelo, in the field (literary) since the 60s. «We have created commercial relationships with the North of Italy – explains Giulio Pasquale, president of the “San Rocco” cooperative, (the organizer cooperative of “Carciofesta”, together with the Municipality Administration) – and within three years we’ll have a definitive d.o.p. certification to defend the “mazzaferrata” artichoke from any attempted imitations or contaminations; within the month of July, meanwhile, our cooperative, the Cupello Pro Loco, the Municipality and the association Agenda 21 will have created a Conservation Consortium. We’ll be able to see the first results next december».
Il carciofo ripieno di Cupello di Giancarlo Cilli, coordinatore gastronomico “Carciofesta 2008”
Per 4 persone 4 carciofi “mazzaferrata” di Cupello 100 g di parmigiano e pecorino fresco 2 spicchi d’aglio 300 g di mollica di pane casereccio olio extravergine di oliva 1 ciuffo di prezzemolo sale Pulite bene i quattro carciofi, eliminate le punte e le foglie esterne più dure e il gambo con un taglio piatto in modo che il carciofo resti poggiato sulla base. Aprite i carciofi al centro, delicatamente, ed immergeteli in acqua acidula per evitare che anneriscano. In una ciotola mettete la mollica, il formaggio, il prezzemolo tritato e abbondante olio extravergine di oliva. Amalgamate il tutto. Con l’impasto farcite i carciofi che avrete fatto scolare capovolti. In un tegame che li contenga in modo che restino ben fermi versate 2 cm di acqua insieme ad un filo d’olio, 2 spicchi d’aglio e qualche foglia di prezzemolo e sale. Poggiate i carciofi dalla parte del fondo e fateli cuocere a fuoco lento per circa 30 minuti. Fate riposare per qualche minuto scoprendo la pentola e servite in un ampio piatto, aprendo le foglie più esterne come un fiore. Aggiungete un po’ di fondo di cottura e un filo d’olio a crudo.
blog come
di Francesco Cinapri - www.cucinamente.it
il maiale ubriaco una metafora del gusto
http://maialeubriaco.blogspot.com naturali, spesso casualmente trovati imbattendosi in qualche venditore ambulante, tra le strade di Porta Pia a Roma. Non è solo un modo corretto e sano di alimentarsi, ma molto di più: è il collante ideale che fa incontrare persone, che amalgama le esperienze umane, le emozioni, i pensieri dei nostri giovani bloggers e dei loro affezionatissimi visitatori. Bravo Stefano, bravo Remo! Otra Vez!
Un blog nato davvero per scherzo dalle notti eno-gastronomiche di Stefano e Remo, legati da sempre alla loro terra, la Campania. Una piazza virtuale che si fonda su un sodalizio che è un vero patto con... il maiale, che non a caso nell’antichità era simbolo del demoniaco. Per i fondatori del blog, e naturalmente anche per noi, appassionati cultori di enogastronomia o semplici buongustai, il maiale è soprattutto simbolo del gusto, legato ad un modo di intendere la cucina in cui prevale il rispetto della natura e dei suoi tempi. Le strade dei due goliardici amici ad un certo punto si dividono, ma è un allontanamento solo geografico, che accresce la voglia di scambiare idee, spunti, ricette, segreti carpiti tra casseruole e mestoli. “Il Maiale Ubriaco”, metafora del gusto, con la sua schiettezza ha catturato l’attenzione dei giornalisti enogastronomici, ritagliandosi anche la presenza nello Spazio Sociale del Gambero Rosso. È cresciuto a tal punto, da quando è nato nel 2006, da vantare oggi migliaia di visite giornaliere: un meritato premio alla passione che da sempre alimenta le vite di Stefano e Remo. Incuriositi? Provate ad entrare nel recinto de “il maiale”, e godetevi gli spaghetti alle nocciole di Giffoni, broccoletti & scorzetta di limone, oppure, se vi sentite soffocati dentro una rumorosa e fumosa città e volete riscoprire i sapori di una volta, seguite le indicazioni per preparare una strepitosa marmellata di visciole, un frutto molto prelibato e raro diffuso nella provincia di Macerata. Emergono dalle ricette del blog sia la tradizione ancestrale della terra del Meridione, sia il gusto della novità e della sperimentazione. Non vogliono essere troppo campanilisti i nostri autori, accogliendo di buon grado contaminazioni di cucina internazionale, frutto del girovagare continuo nei luoghi di culto culinario d’Europa: Inghilterra, Spagna, Germania, Francia. Questa cucina, o meglio questa filosofia culinaria, dopo tutte le peregrinazioni rimane prevalentemente una cucina contadina fatta di ingredienti semplici,
Risotto con primizie di stagione e profumo di rosmarino ( nella foto ) Ingredienti x 4 persone: 300 g di riso Carnaroli, 40 g di lardo, 1 carota, 1 cipolla bianca, sedano, 1 zucchina, 100 g di piselli. 100 g di fave, 1/2 bicchiere di vino bianco, 1 l di acqua, 60 g di burro, Grana Padano, rosmarino, pepe nero, sale.
Lavate accuratamente le verdure, quindi tritate grossolanamente carota, sedano e cipolla. Riducete in striscioline il lardo e affettate a cubetti la zucchina che terrete da parte. Rosolate il trito con il lardo in una capiente casseruola con 40 g di burro ed una goccia di olio extravergine. Versate il riso e fatelo tostare, poi sfumate con il vino bianco. Aggiungete un mestolo di acqua bollente e rabboccate portando a cottura il riso. Aggiungete le zucchine a metà cottura e dopo poco unite anche i piselli e le fave. Regolate con poco sale ed una generosa macinata di pepe nero, aggiungendo il rosmarino tritato finemente. A cottura ultimata spegnete il fuoco, mantecate col burro rimasto ed il grana grattugiato, poi coprite e lasciate riposare. Impiattate decorando con le cimette di rosmarino fresco e ancora poco pepe nero.
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degustazione come
Foto: Alessio Pisciella
ed è subito diploma
Si è concluso a giugno il corso Onav
I corsisti che nel numero Zero di C come magazine descrivevamo come aspiranti assaggiatori di vino, oggi sono assaggiatori di vino a tutti gli effetti. Il corso, organizzato dall’Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori di vino) di Chieti durante i mesi di marzo, aprile e maggio, si è concluso il 12 giugno con un incontro enogastronomico e la consegna dei diplomi presso il ristorante Denzo di Francavilla. Conduceva la cerimonia il Maestro assaggiatore Roberto Grospietro, e gli orgogliosi partecipanti al corso sono andati
a ritirare i loro attestati tra una spettacolare portata e l’altra. Il più giovane? Michele Marchesani, che ha frequentato il corso l’anno scorso ma ha potuto ritirare l’attestato solo ora che ha compiuto 18 anni. Il diplomato più “lontano”? Sanaa Ezzaki, nata in Marocco. Hanno partecipato alla cena, tra gli altri, anche Danilo Iasci, Valentina Di Camillo, Alberino D’Olimpo e Angela Pomponio in rappresentanza della delegazione Onav di Chieti; e Ugo Pavone, Sestilio Parigi, Antonio Laudadio, e Noè D’Orazio per quella di Pescara.
19 magazine
informazione
smart è un marchio Daimler.
come
di Marco Gaito – PhD in politica agraria, Università di Teramo.
open your mind.
dop, igp, stg... questi sconosciuti I prodotti di qualità e il territorio
smart è un vero campione quando si parla di ecologia. Ne sono la prova i consumi contenuti e le emissioni più basse in assoluto, solo 88 grammi di biossido di carbonio per chilometro. Una scelta intelligente, per voi e per l'ambiente.
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Dare una definizione univoca di qualità dei prodotti agroalimentari non è semplice, in quanto essa include una molteplicità di aspetti più o meno rilevanti a seconda del tipo di prodotto e del mercato di riferimento. È possibile affermare, però, che dal punto di vista del consumatore essa è legata innanzitutto alle caratteristiche intrinseche del prodotto, quali ad esempio la genuinità e la freschezza, e al contempo è strettamente connessa alle modalità del processo di produzione, alla sicurezza e all’igiene degli alimenti. Nell’Unione Europea (UE) la qualità agroalimentare viene riconosciuta come intrinsecamente associata all’origine geografica e alla tradizionalità della lavorazione. Per garantire questi ultimi aspetti esistono i marchi di qualità DOP (denominazione di origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta) ed STG (specialità tradizionale garantita). Questi contrassegni di qualità contraddistinguono tutti i prodotti agroalimentari dell’UE ad esclusione dei vini, per i quali esiste una specifica legislazione che individua tre principali marchi, DOCG, DOC ed IGT, che però analizzeremo in seguito. La DOP identifica un prodotto in cui tutte le fasi del processo produttivo (produzione, trasformazione ed elaborazione) vengono realizzate in un’area geografica delimitata. Ne consegue che le caratteristiche qualitative sono dovute essenzialmente all’ambiente geografico di riferimento, in cui fattori naturali quali il clima e le caratteristiche ambientali, e fattori umani come i saperi locali e le tecniche di produzione tradizionali consentono di ottenere un prodotto non riproducibile al di fuori di una determinata area. L’IGP, come la DOP, identifica il prodotto con il territorio, ma per l’IGP questo legame è più blando in quanto si richiede che non tutte le fasi ma almeno uno degli stadi della produzione, della trasformazione o dell’elaborazione del prodotto avvenga nell’area geografica determinata. Così, mentre per la DOP assume fondamentale rilevanza l’origine della materia prima,
per l’IGP diviene cruciale il valore della componente umana che impiega tecniche tradizionali di lavorazione. Il marchio STG, infine, non fa riferimento ad un’origine territoriale ma ha per oggetto la valorizzazione di una composizione del prodotto o un metodo di produzione tradizionali. In questo caso non esiste un legame con il territorio: la realizzazione può avvenire in qualsiasi paese dell’UE. L’unico prodotto italiano STG è la mozzarella, che può essere prodotta sull’intero territorio comunitario. I produttori che utilizzano i marchi DOP, IGP e STG sono certificati da Enti terzi che garantiscono al consumatore che i processi produttivi messi in atto siano conformi a dei disciplinari di produzione che fissano dettagliatamente tutte le regole a cui attenersi. Per le DOP e le IGP, inoltre, gli Enti di Certificazione garantiscono il legame col territorio. Questi marchi di qualità, dunque, da un lato permettono di valorizzare le produzioni tipiche e tradizionali di determinate aree, e dall’altro, grazie alla certificazione, garantiscono ai consumatori prodotti di qualità ed una maggiore tutela anche di fronte ad eventuali frodi alimentari. In Abruzzo, oggi sono presenti 6 DOP (lo zafferano dell’Aquila, i salamini italiani alla cacciatora, l’olio extravergine di oliva Pretuziano Colline Teramane, l’olio extravergine di oliva Colline Teatine, l’olio extravergine di oliva Aprutino Pescarese e l’oliva ascolana del Piceno) e due IGP (il vitellone bianco dell’Appennino Centrale e la carota dell’altopiano del Fucino). 21 magazine
enoturismo come
Di Loris Di Vittorio, Cristina Mosca, Valentina Tenaglia foto: Creo Edizioni/Mente Locale
Cantine Aperte, a tu per tu con il vino
Non stiamo per parlare della nota emittente musicale televisiva: la sigla Mtv sta per Movimento Turismo del Vino, che in Italia è il promotore di “Cantine Aperte”, un’iniziativa che da 16 anni invita le cantine sociali aderenti ad aprire le proprie porte al pubblico, favorendo un contatto diretto con gli appassionati di vino nell’ultima domenica di maggio. Quarantaquattro le aziende “aperte” in Abruzzo, e oltre 40mila gli enoturisti stimati quest’anno, provenienti anche dalle altre regioni del Centro Italia e dall’estero e compresi soprattutto in una fascia di età tra i 25 e i 35 anni. «Iniziative come questa – spiega Massimo Di Cintio, presidente regionale del Movimento – vogliono aumentare il livello di percezione del vino, in un rapporto di rispetto reciproco tra il consumatore e il produttore». Così, sabato 24 e domenica 25 maggio, tra un assaggio di Cococciola (vino bianco tratto da un vitigno antico delle colline teatine) che l’azienda di Villamagna “Valle Martello” è stata la prima a proporre in tutta la sua purezza e non miscelato al Trebbiano, ed uno sguardo alla mostra di pittura curata dall’artista Stefano Cerritelli per la cantina Tollo – cooperativa nata nel 1960 dalla passione di pochi soci che oggi sono 1200 coltivatori di circa 3.500 ettari di terreno vendendo oltre 12 milioni di litri di vino in bottiglie esportate in tutto il mondo – ci siamo dedicati alla piacevole scoperta di come girare per le cantine abruzzesi sia simile a leggere un libro di storia, con la differenza che le sue pagine si possono anche ascoltare, odorare e assaporare, per conoscere il misterioso mondo racchiuso dentro una buona bottiglia di vino. L’odore è tipico, il sapore varia, i racconti sono unici perché ogni cantina ha la sua storia da raccontare. Restiamo nel teatino e sulle colline di Frisa troviamo due realtà diverse: la storica Colle Moro e la giovane Colle Frisio. La prima, nata nel 1961 grazie ad un manipolo di vignaioli della zona e oggi conta 670 soci che producono circa 250.000 quintali di uve l’anno. La seconda, nata nel 2006 dall’incontro tra due giovani produttori e un manager coltivato dalla passione per il vino, dando alla luce un’azienda giovane e moderna,
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A Bolognano l’evento catalizzatore l’importante presenza di Filippo Graziani, figlio di Ivan, sul palco a suonare insieme a suo fratello Tommy (Filippo alla chitarra, Tommy alla batteria), al chitarrista storico di Ligabue Fede Poggipollini e a sei delle trenta band che hanno partecipato al progetto musicale “Quello che facciamo è segreto”, sostenuto dalla cantina e prodotto da Mente Locale ed Ecamlab. Dalle 15 fino a notte si sono esibiti, letteralmente sospesi sulle vigne, Sandra Ippoliti, The You Are, i Matinée, i Santo Niente, Eramale e Manila Hemp.
Sembrava una piccola Woodstock, domenica 25 maggio, il tratto di collina pescarese su cui è adagiata l’azienda agricola Zaccagnini. Il concerto dedicato ad Ivan Graziani ha richiamato probabilmente qualche migliaio di persone; se pensiamo poi all’ambiente elegante coniugato ad uno spazio ampio e verdeggiante, e alla complicità di una giornata praticamente perfetta dal punto di vista atmosferica (cielo terso, temperatura quasi estiva), l’evento può dirsi perfettamente riuscito. E non solo per la bella idea: quanto anche per
con 35 ettari di vigneto divisi in tre tenute. Nell’Ortonese le colline con i loro vigneti si stagliano contro l’azzurro del mare. Un connubio che ritroviamo nelle forme evocate da Agriverde, prima cantina europea progettata secondo i principi della bioarchitettura, in cui tutti gli ambienti sono stati realizzati con materiali eco-compatibili quasi a voler essere tutt’uno con la natura circostante. Vicina di casa è la cantina Dora Sarchese, una piccola azienda a gestione familiare “aperta” tutti i giorni. Ci spostiamo nel Teramano e tra le dolci colline di Atri, in un’oasi di pace e tranquillità, scopriamo la cantina Villa Medoro, dove siamo accolti da una guida che ci spiega le varie fasi di lavorazione dei vitigni stimolando, gradualmente, il desiderio di assaporare i frutti del lavoro. Assaggiamo, nell’ordine, il Trebbiano, il Chimera (un’ottima combinazione di falanghina e trebbiano) per passare poi al gradevolissimo Cerasuolo. Infine assaporiamo il Montepulciano e il Rosso del Duca, accompagnando il tutto con assaggio di ottime pietanze prodotte da alcune aziende agricole locali. Delizioso e sorprendente il cadeau finale: un piccolo portachiavi con il tappo in sughero (simbolo dell’azienda), con impresso il nome della cantina. Nei pressi dell’uscita autostradale di Mosciano S.A. incontriamo l’azienda agricola Faraone, con un porticato all’aperto attrezzato per assaggi di trebbiano e formaggi locali. Qui ci colpisce la presenza importante di turisti stranieri che non abbiamo riscontrato in altre cantine. Il proprietario ci accompagna in “bottaia” giustamente orgoglioso dei suoi metodi di preparazione del vino che seguono ancora fedelmente la tradizione locale, come ci è stato provato dall’assaggio del Santa Maria dell’Arco. Tra Controguerrra e Torano Nuovo sorge invece il nuovo complesso dell’azienda agro-biovitivinicola Stefania Pepe, con una mistica atmosfera che rinfranca sia il corpo - con vitigni particolarmente stimolanti - sia l’anima con messaggi che prendono spunto evidentemente dalla mission stessa della fondatrice ed erede del padre Emidio, la cui verve mistica si manifesta nella sua splendida e personale descrizione delle cantine. In provincia di Pescara, la Nestore Bosco di Nocciano sfoggia orgogliosa il primo impianto di energia solare applicato ad una cantina, che le permetterà di abbattere del 30% i consumi energetici, mentre la Tenuta Arabona di Manoppello esordisce con i suoi vini biologici. Si conferma ricca in iniziative e in attrattive l’azienda Filomusi Guelfi di Tocco da Casauria, che ha ospitato i figurini di Carlotta Santoleri, figlia del produttore Nicola Santoleri, e le bambole di stracci di Marco Piccari, di Bisenti, laureando in Storia della Moda a Rimini.
AL.PE. snc di Lanzi P. & C. Zona Ind.le - C.da Case Bruciate, sn 65010 Collecorvino (Pe) Tel. e Fax +39.085 82 08 616 24 magazine
www.alpesnack.it alpe@alpesnack.it
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panarda come
Di Cristina Mosca - foto: Valerio Simeone
Dalla tradizione aquilana un pranzo competitivo Più di cinquanta portate. A suon di tamburo...
del “B2B Abruzzo” (business to business) dalla Camera di Commercio di Pescara in collaborazione con l’APTR sotto la preziosa regia di Emilio Schirato e Claudio Ucci, hanno potuto rivivere tutto il rituale antico al termine di un fine settimana improntato alla scoperta della nostra regione «Nell’Aquilano la panarda aveva un carattere più religioso, legato a momenti come la festa patronale o ai festeggiamenti per una grazia ricevuta – spiega Mimmo D’Alessio, coordinatore regionale dell’Accademia italiana della cucina e primo, negli anni ’70, ad aver rievocato quest’antica usanza dopo mezzo secolo – mentre se ci si sposta nel Teatino il valore era più laico e veniva offerta in occasioni prettamente virili, come la partenza per la leva militare, una laurea, una battuta di caccia... Il padrone di casa offriva il meglio che riusciva a procurarsi nel circondario: più le portate erano numerose e ricercate (mai meno di trenta), maggiore era la percezione dell’ospitalità. Tanto che lasciare la tavola prima che il pasto terminasse veniva considerata una grave offesa». Secondo la tradizione, le singole portate vengono introdotte e presentate con un colpo di tamburo dal cosiddetto “banditore”, che nel nostro caso era Roberto Angelucci, membro dell’Accademia nonché sindaco uscente di Francavilla al mare. Ad allietare gli ospiti
Abbiamo cominciato con la misticanza di mare alle tre del pomeriggio e abbiamo concluso con i cioccolatini dei fratelli Tavoletta ed una grande pizza dolce alle 21 passate. È dura la riscoperta delle antiche tradizioni abruzzesi... ma, come si suol dire, è un lavoro sporco e qualcuno lo dovrà pur fare. Si chiama panarda e più che un pasto è una vera e propria filosofia nascosta in un menu. Noi di C ne abbiamo approfondito il carattere in ben due occasioni: la prima presso il Romantik Hotel Villa Maria di Francavilla al mare, sabato 16 maggio, nella cena conclusiva dell’assemblea annuale Unicom; l’altra presso il ristorante “La lanterna” di Cepagatti il venerdì successivo, in uno momento di confronto con 45 giornalisti (di cui 15 stranieri, provenienti da Canada, Irlanda, Gran Bretagna, Germania) che hanno scoperto il meglio dell’enogastronomia abruzzese seduti a tavola. Nella cena di gala gli associati Unicom (Unione nazionale imprese di Comunicazione, della quale fanno parte le abruzzesi Ad.Venture, Carsa, Insigno, Sinergia, Zemrude e Sintonia) hanno usufruito di una versione “light” della panarda, cucinata da nove chef del consorzio Abruzzo Hotel, mentre i giornalisti che hanno partecipato al press tour “A Tavola con l’Abruzzo” realizzato per la terza edizione
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del B2B è stata inserita una piacevole variante: un giovanissimo suonatore di fisarmonica si è aggirato intorno alla tavolata smettendo di suonare dietro un prescelto, che a turno si è alzato e ha brindato ...accompagnandosi con uno stornello. Lasciamo immaginare i volti terrorizzati dei commensali: a quanto pare si affronta con più spavalderia un brindisi lungo sei ore che una frase in rima... Cinquantasei le portate in tutto: qualche esempio? Polpettine di merluzzo allo zafferano, quadrucci e piselli, minestra di lenticchie di S. Stefano, angioletti, diavoletti e ventricine (di Crognaleto, più spalmabile, e di Guilmi, tagliabile a tocchetti), raviolini dolci, mazzarelle e ricotta tiepida, passando per la porchetta di Campli e le immancabili pallotte “cacio e ove”... Scherzi a parte, alla panarda si sopravvive eccome: più o meno panciuti, più o meno sobri, ma sicuramente più amici e basta.
Romantik Hotel Villa Maria di Francavilla
Ristorante “La lanterna” di Cepagatti
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naturale come
di Andrea Santilli - Associazione clorophilla 99 www.clorophilla99.it - clorophilla99@virgilio.it
Il fuoco dell’estate e i cibi del cuore in “pizzichi”. Inoltre, se in questa stagione stiamo attenti a non esagerare con troppi dolci e gelati a base di zucchero, frutta tropicale, alcolici e prodotti animali, possiamo evitare i classici “raffreddori” autunnali. Ora passiamo in cucina, per preparare un classico menu estivo di mezzodì a base di ingredienti 100% vegetali coltivati con metodi biologici e biodinamici senza l’uso di sostanze chimiche e di sintesi. Il nostro menu prevede: couscous terra e mare, fajitas di tofu e zucchine, cicoria trifolata al diavoletto, insalatini di ravanelli e gelatina di fragole. Le ricette che vi diamo sono indicativamente per 4 persone.
Il Sole è il simbolo dell’estate e della gioia di vivere. Il suo calore esprime un’energia feconda che affina i sensi e la capacità di concedersi piacere. È la stagione degli amori e, a livello fisico, del cuore e dell’intestino tenue: organi opposti e complementari che governano la circolazione sanguigna e la funzione di assimilare nutrimento dai cibi. Le verdure crude o appena saltate in padella, scelte tra quelle meno acide per il sangue, ci farà sentire più concreti e con voglia di fare, con meno sete e una maggiore vitalità. È sempre consigliabile usare in cottura un sale marino naturale non trattato chimicamente, facendo attenzione, con il caldo che arriva, a ridurne le quantità che misureremo
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Legenda: T= tazza da 250ml; C= cucchiaio da tavola; Pz= pizzico con indice e pollice; c= cucchiaino
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Cicoria trifolata al diavoletto
Couscous terra e mare
Fajitas di tofu e zucchine
1T di couscous semintegrale 2 T d’acqua una cipolla fresca con tutta la parte verde 1 T di piselli freschi 2 C di alghe marine Nori in fiocchi 2 C di olio di girasole bio spremuto a freddo 2 C di salsa di soya (shoyu) 3 pz di sale
2 mazzi di cicoria 1 spicchio d’aglio 1 peperoncino piccante 1pz di sale per l’acqua di cottura 2C di acidulato di umeboshi (ume-su) 1C di olio d’oliva
350 g di tofu al naturale 4 zucchine medie tagliate a fiammifero 2 carote tagliate a fiammifero 2C di olio di girasole bio spremuto a freddo 1 C di shoyu 2 pz di sale
In una casseruola saltiamo a fuoco vivace la cipolla tagliata piccola con l’olio e 2 pz di sale per qualche minuto. Aggiungiamo le alghe Nori e mescoliamo fin quando il profumo del mare sarà intenso. Poniamo allora l’acqua, lo shoyu, il pizzico di sale e lasciamo bollire a fiamma bassa con coperchio questo brodo saporito per dieci minuti. Aggiungiamo il couscous mescolandolo un po’ prima di spegnere, copriamo e dopo dieci minuti lo versiamo in un piatto di portata per sgranarlo con una forchetta e condirlo con olio d’oliva. Il couscous semintegrale così preparato è molto nutriente, digeribile e veloce da realizzare.
Laviamo la cicoria e portiamo ad ebollizione una pentola con acqua abbondante per cuocerla tagliata a piccoli pezzi. Scolata, la saltiamo qualche minuto in padella c on l’olio d’oliva, il peperoncino, l’aglio e una spruzzata di acidulato di umeboshi per salare. Note: Il piccante del peperoncino usato con moderazione e abbinato alla cicoria stimola un’azione rinfrescante e purificante nel corpo. L’acidulato di umeboshi è ottimo anche a crudo abbinato con olio d’oliva, per condire le insalate.
Per primo poniamo a marinare in un piatto il tofu tagliato a cubetti con la salsa di soya. Quindi saltiamo in padella le zucchine con l’olio e 2pz di sale per qualche minuto prima di aggiungere le carote e 1 pz di sale e di seguito, continuando a mescolare, il tofu. Quando tutto sarà ben insaporito, aggiungiamo meno di un dito d’acqua sul fondo della pentola, copriamo e lasciamo cuocere per una decina di minuti a fiamma bassa. Da servire con qualche foglia di basilico fresco. Nota: Il tofu è da considerarsi un ingrediente crudo, per cui va sempre cucinato anche per valorizzarne il sapore di per sé neutro.
gelatina di fragole 1 cestino di fragole locali biologiche 3T di acqua 3 C di malto di riso 3C di agar-agar in fiocchi 1pz di sale foglie di menta L’agar-agar è un alga di mare ottimo addensante e rimineralizzante, adatta per preparare budini e gelatine. Laviamo e tagliamo a fette le fragole disponendole direttamente nelle coppette. A fiamma moderata portiamo a bollore l’acqua in pentola con il malto, l’agar-agar e un pizzico di sale per dieci minuti, mescolando ogni tanto. Versiamo delicatamente questo liquido ancora caldo sopra le fragole aspettando una mezz’ora prima che si raffreddi addensandosi. Ottima qualche foglia di menta fresca per guarnire. Nota: è possibile sostituire le fragole con qualsiasi tipo di frutta locale di stagione, usando lo stesso procedimento.
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Montesilvano (Pe) Via Vestina, 128 085.4689428
tradizione come
di Anita Righetti - Foto: Sergio Pasqual / archivio Creo adv.
le erbe aromatiche Quel quid in più, oltre le mode
il timo ad un vago sentore piccante, infatti in dialetto viene chiamato “erba pepe”. Impensabili le zucchine col pomodoro senza l’accento del timo fresco. Volete verificarlo di persona? Tagliate le zucchine a tocchi, prendete un paio di patate novelle, pomodori per un terzo spellati possibilmente a crudo, aglio, una foglia di sedano, un rametto di timo, sale e olio, mezzo bicchiere di acqua e mettete il tutto in una pentola coperta a fuoco basso per mezz’ora circa, aprendo il coperchio il meno possibile. Il coro degli ingredienti è all’unisono per i protagonisti zucchine e pomodoro, ma ecco arrivare l’eco lontana del timo a lasciare quel sapore di buono a fine pasto. Il sapore dell’estate. Il timo perenne dal colore verde scuro è troppo intenso per i piatti estivi ed è perfetto invece per le carni d’inverno, quando insieme a salvia, rosmarino, lauro (alloro), maggiorana e prezzemolo forma il “mazzetto guarnito”: caposaldo della cucina italiana per i piatti di carne.
Ogni frutto ha la sua stagione... ma anche le piante aromatiche non sfuggono a questa regola. Il caldo sole dell’estate incendia il profumo delle piante annuali che, durando una sola stagione, danno il meglio di sé quasi sapessero di finire presto. Il basilico in tutte le sue varietà, a foglia piccola o a foglia grande che sia, fa capolino negli orti affacciandosi al sole ogni tanto: quanto basta per renderlo profumato e saporito. Il sole pieno “cuocerebbe” le sue tenere foglie, come anche quelle del timo annuale. Il caldo asciutto del giorno che si crea nell’orto d’estate e il caldo umido restituito dalla terra di notte caricano le note sapide delle erbe. Il profumo intenso e vibrante del basilico si accende solo a scuoterlo: mai lavarlo, solo pulirlo con un panno umido. Mai tagliarlo con una lama, ma spezzarlo dolcemente con le mani o, nel caso del pesto, come dice già il nome si pesta col pestello di legno o di marmo (mai di metallo). Al timo annuale il sole dona profumi ancora più intensi fino
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l’alloro
come le usiamo
Non tutti sanno che l’alloro può anche essere velenoso, se ingerito o usato in larghe quantità... ma da qui a non usarlo per niente, ce ne passa. È probabile infatti che non dipenda da questo la sua scomparsa dalla preparazione dei piatti in cucina. Gianfranco Vissani, in modiche – quasi nulle – quantità, ne fa largo uso per le sue ricette. Considerata la quantità, si potrebbe dire che utilizza l’alloro come spezia più che come pianta aromatica... con l’efficacia di un odore e di una profumazione che lega i cibi molto gradevolmente. L’alloro come pianta aromatica era molto diffusa nelle
nostre case. Solitamente nell’orto questa pianta svettava, sovrastando le vicine rosmarino, salvia, timo. Nella cucina classica abruzzese l’alloro è fondamentale per tutti i piatti, sia di carne sia di pesce. Immancabile con il pollo, con le interiora, con il ragù, con le castagne bollite, raggiunge l’apoteosi foderando la griglia per arrostire gli sgombri sulla brace, profumando gradevolmente per giorni l’ambiente circostante a dispetto della cottura di pesce. Oggi l’alloro non è di moda: solo questa potrebbe essere la spiegazione al perché non lo si usa più.
La salvia va con l’orzo, il rosmarino col pollo, il timo con le zucchine e pomodoro, il basilico col pomodoro cotto o crudo, il sedano con le patate, la maggiorana con la carne, la menta piperita con le zucchine bollite e con il couscous, il fiore di finocchio con il coniglio ripieno di purè di patate, il seme di finocchio con l’insalata di orzo, rucola e fiori, l’alloro col farro e i peperoni. Il coniglio, che nella nostra tradizione contadina è sommamente presente come animale da cortile, oggi non è molto utilizzato in cucina, anche se si presta a molteplici interpretazioni gastronomiche. Il più conosciuto è il coniglio alla cacciatora, ma il coniglio ripieno diventa un vero viaggio gastronomico se preparato a dovere! Il coniglio va disossato per bene, cioè senza far rimanere neanche un ossicino e senza far strappare la carne. Si distende su un piatto e si cosparge, con equilibrio, di fiore di finocchio su cui poi con levità si stende un dito abbondante di purea di patate impastata con uova, mollica di pane bagnata e strizzata, un po’ di carne di vitello macinata sottile, qualche cucchiaio di olio d’oliva extravergine fine e volendo anche semi di finocchio. Sale e pepe a piacere. Si chiude il ripieno all’interno, cucendo con ago e filo... Sì, proprio il filo bianco da cucito, perché è sottile abbastanza da non lasciare traccia nel toglierlo. Infine si cuoce in forno caldo per un paio d’ore e oltre, se necessario. La cottura va seguita con attenzione, bagnando un po’ la carne con acqua calda e con un po’ di vino bianco. La carne deve essere dorata. Una volta cotta si lascia intiepidire e si taglia a fette. Un tempo avrebbe avuto un contorno di insalata mista di varie lattughe, radicchio e/o rucola, finocchio a filetti, sedano a filetti e qualche foglia conditi con sale olio e aceto, o di patate o di verdure; oggi sulla nostra tavola cosmopolita possiamo anche accompagnarlo col couscous cotto a parte o del riso basmati, oppure, come piace a me, con una forchettata, dicasi una, di pasta alla chitarra sottile passata nel suo sugo. A mia madre, che mi ha insegnato ad imparare.
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parma come
Foto: Alessio Pisciella
al cibus
uno scrigno abruzzese
di sapori
Dalla regione oltre 40 aziende. E un convegno sulla pasta. Avreste mai pensato che con il Montepulciano d’Abruzzo si può fare anche la marmellata? E che magari questa può essere utilizzata come ripieno dei cioccolatini? E sapevate che esistono caciotte al tartufo, pasta all’uovo di quaglia e cioccolatini all’aglio, e che frutti come cachi e mele cotogne possono essere conservati anche sott’olio? Avete mai assaggiato un olio agrumato? Ecco, queste varianti dei nostri prodotti vengono conosciute fin troppo poco “in casa”; eppure chi è andato al Cibus di Parma, tra il 5 e l’8 maggio scorsi, ha avuto la possibilità di scoprirle. Ben 44 le aziende che vi hanno preso parte, coordinate dall’assessorato regionale all’agricoltura, Arssa e Centro interno delle Camere di Commercio d’Abruzzo. Di
queste 44, 32 erano distribuite in un’area di circa 400 metri quadri all’interno del padiglione 6 del Cibus, mentre le altre 12 nei 200 mq della sezione Cibus Dolce nel padiglione 7. “Casa base” dell’area abruzzese era il bancone dell’enoteca e dell’oleoteca regionale, in cui vertevano oltre 40 aziende con le tre Dop di olio (Aprutino-Pescarese, Colline Teatine e Pretuziano delle Colline Teramane), il vino Docg Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane, e le Doc Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo e Controguerra. Ghiotte occasioni di conoscere lo zafferano dop de l’Aquila, le offerte migliori del settore ortofrutticolo, l’aglio rosso di Sulmona, i carciofi di Cupello (di cui abbiamo gia parlato a a pag. 10), i tartufi, le lenticchie di Santo Stefano di Ses-
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sanio e le patate e le carote del Fucino Igp. E poi ancora caciocavalli, formaggi pecorini e caprini, le mortadelline di Campotosto... Qui al Cibus abbiamo imparato la differenza tra la ventricina teramana e quella vastese: spalmabile la prima, tagliabile a fette la seconda. Immancabili le dolcezze legate alle festività: da ferratelle e neole ai mostaccioli di Scanno, e poi ancora cantucci e bocconotti, fiadoni, torroni, il pan rozzo celebrato da Gabriele d’Annunzio... Accompagnati, ovviamente, da buona ratafìa (ottenuta da amarene macerate nel vino e nell’alcol) o dal centerba (un pregiato infuso di erbe spontanee) di Tocco da Casauria. Non poteva mancare un intervento da parte del pastificio De Cecco, che ha indetto una conferenza stampa perorando la causa della pasta in qualità di alimento principe della cucina italiana. Alla conferenza hanno partecipato il grande chef Heinz Beck e il medico nutrizionista Nicola Sorrentino (il “dietista dei vip”), che ha dichiarato: «La pasta fa bene e non fa ingrassare. È povera di grassi, ricca di carboidrati e rappresenta la fonte principale di energia per il nostro
organismo. Mangiata tre ore prima dell’esercizio, aumenta il glucosio disponibile e migliora il rendimento. Se svolgiamo una vita attiva e una moderata attività fisica, la pasta aumenta anche il nostro dinamismo e non si trasforma in depositi di grasso». Naturalmente, continua Sorrentino, se il piatto é condito con sughi pesanti ed elaborati che affaticano il fegato e richiedono una lunga digestione, il senso di serenità e benessere viene a mancare: il consiglio è di abbinarla alle verdure e ai legumi, naturalmente ricchi di fibre. «Basti pensare – ha concluso il nutrizionista – che 100 grammi di pasta sviluppano 350 calorie circa. Se aggiungiamo un cucchiaio d’olio extravergine d’oliva a crudo e un sugo di verdure oppure una porzione di legumi, cucinati senza grassi o con un solo cucchiaino d’olio, le calorie salgono a 450 circa: un valore più che accettabile per un piatto davvero completo. L’importante è fare attenzione ai condimenti. Per concludere il pasto, non dimentichiamo un frutto, necessario per i giusto suo apporto di vitamine e sali». 47 magazine
maddalena
come
mazzaufo
di Cristina Mosca - Foto: Sergio Pasqual / Archivio Beccaceci
L’arte del pesce, senza colpi di scena Da Beccaceci un pezzo di Storia giuliese
Chi cerca l’ingresso svoltando per via Zola lo fa per un preciso motivo: mangiare il pesce così come lo cucinano i pescatori, in maniera semplice, senza elaborazioni eccessive e senza eccessivi condimenti, scelto appositamente per valorizzarne la freschezza ed esaltarne il sapore. Tuttavia il ristorante Beccaceci, a Giulianova spiaggia, non è stato sempre lì: l’inizio della sua storia si rintraccia al tramonto del diciannovesimo secolo, all’interno di una sorta di stazione di posta situata lungo la statale adriatica, dov’era possibile avere un piatto caldo a metà di un lungo viaggio. Negli anni ’20 Andrea, uno dei figli del titolare, si sposò e aprì un bar ristorante sul piazzale della neonata stazione ferroviaria: locale che in seguito si spostò a nord sulla stessa strada, fu mandato avanti dalla vedova di Andrea durante la guerra, e infine passò in gestione al loro figlio Carlo. Negli anni ’60 si insediò, una volta per tutte, in via Zola, dov’è oggi. Una storia lunga e interessante quella del ristorante Beccaceci, oggi condotto da Andrea, pronipote del fondatore omonimo: un racconto che attraversa più generazioni e che, nonostante tutto, riesce a far restare le cose così come sono sempre state. «Non cerchiamo effetti speciali. Privilegiamo una filosofia di cottura che valorizzi la materia prima – spiega Andrea Beccaceci, membro dell’associazione “Qualità Abruzzo” – Ad esempio non usiamo il coccio solo per cucinare il brodetto, ma anche per servirlo a tavola, così si conserva caldo il più a lungo possibile». Una filosofia affi-
data alle donne sin dall’inizio: «Mia nonna Anna Sabatini ha lavorato nelle cucine dal 1922 al 1993: un record invidiabile. Mia madre, Maddalena Mazzaufo, l’ha affiancata nel 1955 e tuttora è il pilastro del ristorante, insieme a Simonetta Amatucci dal 1987». Sui tavoli non è stato servito sempre pesce, che in un luogo di pescatori era fin troppo reperibile e quindi percepito come alimento “povero”: «Mia nonna Anna raccontava spesso orgogliosa – racconta divertito Andrea – di aver cucinato per il pilota Tazio Nuvolari, dopo la seconda guerra mondiale. Gli preparò il pollo con i peperoni». Il cambiamento è avvenuto negli anni ’60, con il flusso dei turisti che dall’entroterra – soprattutto dal Teramano – si spostavano a Giulianova a caccia di sole e di tipicità: il ristorante Beccaceci fu uno dei primi ad offrire una ristorazione di pesce, distinguendosi dalle trattorie. Il suo punto di forza? Il pesce fresco, acquistato quotidianamente su un tratto di costa che va da Termoli a Civitanova. «Il mare Adriatico ci fornisce pezzature medie – racconta la signora Maddalena – ma bisogna saperle cucinare: preferiamo una cottura lunga a fuoco moderato, ad una breve a fuoco alto. E, fondamentale per il sapore, un condimento che si limiti a non più di tre ingredienti, tra cui rigorosamente l’olio d’oliva e ortaggi cotti separatamente». Uno dei piatti più familiari per il ristorante, nel senso letterale del termine, è lo zampone di mare: una pietanza che ha trent’anni e che è sopravvissuta al suo inventore, papà Carlo, scomparso nel 1989.
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Ingredienti per 4 persone: 4 calamari 200 gr. di scampi 1 mazzetto di prezzemolo 1 spicchio d’aglio 1 cucchiaio di pane grattugiato sale-pepe ¼ di limone 1 bicchiere d’acqua olio
Procedimento: Preparare 4 calamari togliendo loro gli occhi, la bocca e la vescichetta dell’inchiostro e lavarli poi a lungo sotto acqua corrente. Mettere in una terrina 200 gr. di scampi sgusciati a crudo, un mazzetto di prezzemolo e uno spicchio d’aglio tritati; un cucchiaio di pane grattugiato, sale e pepe quanto basta e il succo di un quarto di limone. Mescolare questi ingredienti e con il composto riempire le sacchette dei calamari, chiudendone l’apertura con degli stecchini. Mettere in un tegame un bicchiere d’acqua e olio, e adagiarvi i calamari. Far cuocere a fuoco moderato fino a che l’acqua sarà in gran parte evaporata. Servirli su un piatto di portata, irrorati con il loro intingolo.
Ingredienti per 4 persone: Gallinella (mazzolina) - razza - scorfano palombo -triglia - rana pescatrice seppia - sogliola - scampo - tracina - vongola - cozza 1,5 kg di pomodori maturi 1/4 di un peperone verde di media grandezza 1 spicchio d’aglio 1 ramo di prezzemolo 1 dl di olio extravergine d’ oliva mezzo cucchiaino di sale 1 peperoncino (facoltativo) (n.b. Il brodetto è un piatto determinato dal mercato: tutti i pesci concorrono in maniera utile, nessuno di essi in maniera indispensabile. Lo stesso principio vale per le quantità)
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Procedimento: Dopo aver pulito accuratamente il pesce soffriggere leggermente in una padella l’aglio triturato nell’olio; aggiungere il pomodoro, il peperone, il sale e, se gradito, il peperoncino. Unire le seppie tagliate a listarelle e dopo 4/5 minuti aggiungere i pesci a seconda delle loro dimensioni e caratteristiche. I pesci a carne più coriacea per primi (scorfano, gallinella, palombo e tracina), gli altri successivamente. In ultimo aggiungere i frutti di mare. Servire direttamente dal tegame guarnendo con del pane tostato ed il prezzemolo tagliuzzato. (n.b. È necessario usare una capiente pentola d’alluminio o un altrettanto capiente tegame di coccio. L’alluminio è preferibile per la qualità della cottura; il coccio privilegia la tenuta della temperatura durante la degustazione del piatto. Noi usiamo entrambi.) 51 magazine
pizza
come
di Angelo Petrone www.pizzarte.it
Un po’ di zafferano e qualche arrosticino...
Lucullus sceglie due farciture tutte abruzzesi
tipici, indimenticabili i latticini come scamorze, burrini, pecorino e mozzarelle, a cui vanno aggiunte le varie specie di funghi selvatici, compresi i porcini, per concludere il pasto, magari, col torrone coi fichi secchi, i famosi liquori alle erbe menzionati dal D’annunzio. E non dimentichiamoci dello zafferano, questa polvere “d’oro” definita la migliore del mondo. Il paniere d’Abruzzo è ricco di prodotti da riscoprire e valorizzare: prodotti familiari per l’“indigeno” ma poco conosciuti in altre zone italiane ed esteri. Prodotti che, se degustati una volta, è praticamente impossibile non tornare a cercarli. Ben si sposano gli arrosticini con le scaglie di pecorino e un filo d’olio extravergine in cui sono immersi i diavolilli; la composizione gastronomica realizzata da Nicola Salvatore, abbinata ad un calice di Montepulciano dove in una semplice pizza è espressa tutta la tipicità abruzzese. Da non trascurare l’estro di Valerio Valle, che ha coniugato la mozzarella con porcini e zafferano, abbinando il tutto con un eccellente Cerasuolo. In entrambe le specialità non sono trascurate le scaglie di pecorino di stagionatura media, quasi a voler rimarcare una cultura dedita alla pastorizia. Potrei accusare gli abruzzesi di egoismo, se si ostineranno a mantenere segregato nel proprio territorio il vasto patrimonio enogastronomico che possiedono...
Il suo nome d’arte è stato scelto in onore di Lucio Licinio Lucullo, proconsole della Roma cesariana di cui Cicerone ci racconta i banchetti raffinati, prelibati, particolari... luculliani, per l’appunto. Il nostro pizzaiolo di fiducia, autore dei libri “La pizza secondo Lucullus” e di “Impara un’arte”, entrambi dedicati a pizzaioli professionisti e dilettanti), tra i numerose abiti del suo armadio ha indossato per noi di C quelli di selezionatore, indicandoci due pizzaioli che in Abruzzo conservano la tradizione gastronomica locale, mantenendone alto il prestigio.
Pizza al Viagra d’Abruzzo Nicola Salvatore (Lanciano, Ch)
L’Abruzzo, terra dei Bruzi... e che incantevole terra! Ricca di storia e prodotti tipici, riesce a soddisfare il turista più esigente, partendo dalla costa adriatica con spiagge selvagge e una cucina a base di pesce (che spazia dai polpi in purgatorio al baccalà allo scapece), attraversando il parco della Maiella, ricco di prodotti di sottobosco, fin su alle piste da sci del Gran Sasso. Transumanza e tratturi vivi nel ricordo degli abruzzesi ne fanno un motivo per conservarne la tradizione, soprattutto per quanto riguarda i prodotti di pastorizia quale il pecorino consumato nelle varie stagionature, i gustosissimi arrosticini di pecora alla brace (di cui sono particolarmente ghiotto), e naturalmente l’insuperabile ventricina realizzata con pezzettoni di parti nobili del maiale insaporita con finocchietto, polvere di peperone e diavoletti. Parlando ancora di prodotti 53
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Pizza al Viagra d’Abruzzo
Pizza “Sapori D’Abruzzo”
di Nicola Salvatore (Lanciano, Ch)
di Valerio Valle (Giulianova, Te)
Presidente dell’Associazione Regionale Pizzerie e Pizzaioli “Pizz’Abruzzo doc”
Primo classificato del III Campionato di pizza tipica regionale (Trofeo Alimonti) indetto dalle associazioni Pizz’Abruzzo doc e Pizzarte (febbraio 2008, Saral di Silvi Marina TE) Impasto indiretto: preparare la biga (acqua, farina e lievito) e far seguire 18 ore di lievitazione, poi impastarla, permettendole di lievitare/maturare in frigo per 25 ore + 3 a temperatura ambiente. Questo metodo viene usato per garantire la massima digeribilità! Gli ingredienti: mozzarella fiordilatte; porcini abruzzesi; zafferano di Navelli; scaglie di Pecorino di Farindola.
Stendere una doppia base di pizza (quindi per due persone) ben maturata e lievitata a regola d’arte, ottenuta da un mix di farine contenente, oltre a farina di grano tenero, anche semola di grano duro rimacinata. Apporre un misto di mozzarella vaccina e bufalina, dopodiché è la volta dei tipici arrosticini di pecora abruzzesi precedentemente tolti dallo spiedino, salati e conditi con il “viagra d’Abruzzo” (il peperoncino). Infine cospargere con scaglie di pecorino abruzzese mediamente stagionato e infornare a bocca di forno. In uscita, a crudo una manciata di prezzemolo fresco.
Perché lo zafferano di Navelli? Perché questo paese della provincia de L’Aquila produce quello che è considerato il migliore al mondo, sia per l’aroma sia per le importanti virtù medicinali: una spezia dalla storia interessante, legata anche ad alcune leggende mitologiche. Forse per alcuni è ancora poco conosciuto, ma il pecorino prodotto a Farindola (PE) e alcune zone circostanti è un formaggio unico al mondo. Protetto da un Consorzio, ancora oggi viene prodotto oltre che con il latte di pecora, con il caglio ricavato dalle pellette dello stomaco suino, secondo un procedimento antichissimo. Attraverso queste tecniche si ottiene una pasta granulosa che mantiene suadenza e freschezza anche dopo molti mesi di stagionatura, dal gusto dolce, burroso e piacevolmente pungente, ricco di profumi muschiati che in certi casi ricordano il fungo porcino. 54 magazine
Pizza “Sapori D’Abruzzo” Valerio Valle (Giulianova, Te)
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dove andiamo come
Scelti per voi: cibo per corpo e per l’anima con la collaborazione di Borghi & Sagre 2008 31 luglio – 3 agosto Pescara, porto turistico XXIII Mostra Mediterranea
luglio Dal 12 luglio al 23 agosto Canzano (Te) Mostra “Le lucciole” di Tonino Guerra
agosto
Dal 17 luglio Castelli (Te), Museo delle Ceramiche “Il gran fuoco di Aligi Sassu” 206 opere donate dai collezionisti Alfredo e Teresita Paglione
1 agosto, dalle 21.30 Pescara, via delle Caserme Warren Sebastian duo - Music & Food sotto le stelle 1 e 2 agosto Scerni (Ch), Fattoria dell’Uliveto (c.da Ragna) Sagra della Ventricina del Vastese Nel decennale dell’Accademia
19-27 luglio Città Sant’Angelo (Pe) VI Festa dall’Etna al Gran sasso
1-3 agosto Poggio Picenze (Aq) XXIV sagra degli spizzichi e della pecora alla chiaranese
21-27 luglio Vasto (Ch) Festival “Culinaria Risinterra” ridere per digerire; con ospiti speciali
2 e 3 agosto Ortucchio (Aq) Sagra della ranocchia
23 luglio, dalle 21.30 Pescara, via delle Caserme Pallozzi – D’Amato duo Music & Food sotto le stelle
3 agosto Tollo (Ch) Rievocazione della battaglia tra Turchi e Cristiani
24 luglio, dalle 21.30 Pescara, via delle Caserme A.A. Trio Music & Food sotto le stelle
4-10 agosto Popoli (Pe) Certame de la balestra
25 luglio, dalle 21.30 Pescara, via delle Caserme Alberto Biondi Small Ensemble Music & Food sotto le stelle
7-10 agosto Castiglione della Valle (Te) XV Rievocazione storica in costume d’epoca
25-26-27 luglio, dalle 20 all’una Giulianova (Te), zona Belvedere 7° Mostra Mercato “Tesori di Fattoria” 26-27 luglio, dalle 17,00 Sulmona Giostra cavalleresca
8 agosto Castelbasso (Te) Enogastronomia: il mare nel piatto (“Progetto cultura” fino al 24 agosto: mostra “Mito e mistero”, 70 opere di Giorgio De Chirico)
30 luglio, dalle 21.30 Pescara, via delle Caserme Twilight String Band Music & Food sotto le stelle
8-10 agosto Tornimparte (Aq) XXIX sagra del prosciutto
31 luglio, dalle 21.30 Pescara, via delle Caserme Accordion Line Music & Food sotto le stelle
10 agosto, dalle 19.30 Casacanditella (Ch), Villa Comunale “In cucina nonne e bambini”, degustazioni per l’Unicef.
31 luglio – 3 agosto Atessa (Ch) XXVII Festa del Contadino
10 agosto Farindola (Pe) XI Sagra “Camminar mangiando”
31 luglio – 3 agosto Loreto Aprutino (Pe) Sagra e Profano
10-12 agosto Abbateggio (Pe) XVI Sagra del Farro 56 magazine
12-13 agosto Atri (Te) Atri a tavola 12-17 agosto Torano Nuovo (Te) Sagra enogastronomica e mostra mercato vini doc 13-15 agosto Popoli (Pe) 49esima sagra del gambero di fiume e della trota 14 agosto Guilmi (Ch) XXIX Sagra della Ventricina 15 agosto Castelbasso (Te) Enogastronomia: Profumi e sapori di campagna 15 agosto Cappelle sul Tavo, (Pe) XXXIII Palio delle pupe 16-19 agosto Appignano di Castiglione Messer Raimondo (Te) Sagra medievale “Antichi sapori del borgo” e caccia alle streghe. 20-24 agosto Pacentro (Aq) Rievocazione storica “I Caldoreschi” 21-24 agosto Penne (Pe) IX sagra della battitura e della trebbiatura del grano 22 agosto Castelbasso (Te) Enogastronomia: L’elegante forza della montagna 24 agosto, dalle 21.15 Città Sant’Angelo, Colle Moro Resort – B&B Villa Maria Ensemble Labirinto Armonico X Festival di musica antica “Seicentonovecento”
settembre 1-7 settembre Casalincontrada (Ch) X Festa della terra 6-7 settembre Santo Stefano di Sessanio Sagra delle lenticchie e delle salsicce 27-28 settembre Tornareccio (Ch) Mostra mercato del miele e prodotti tipici
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di Guernica - http://atuttavita.blogspot.com
Ciak, si mangia! Il Festival di Slow Food di Bologna
A Bologna, dal 7 all’ 11 maggio, si è tenuto il festival Slow Food on Film, promosso da Slow Food e dalla Cineteca di Bologna. Slow Food è un’ associazione non profit con sede a Bra (Cn), fondata nel 1986 da Carlo Petrini, in risposta al vertiginoso dilagare dei fast food e della conseguente perdita della cultura della tavola e della varietà dei sapori. Dal 1989 lotta per la salvaguardia del mondo rurale e la tutela della biodiversità agroalimentare ed oggi coinvolge più di 80.000 persone in 104 Stati su tutti i continenti. Spesso Slow Food è presentato dai media come un gruppo elitistico (come, del resto, accade a tutti quelli che più in generale lavorano per la qualità alimentare), ma i responsabili, tra cui Stefano Sardo, direttore artistico del festival, difendono il loro operato sottolineando come non sia ancora passato il concetto che la qualità sia un diritto di tutti e che perseguirla e praticarla non significa essere elitari, bensì lavorare concretamente affinché anche le persone più semplici e meno abbienti possano condividerla. «Questo può essere reso possibile eliminando le intermediazioni che, in campo agricolo, sono quelle che comportano maggiore dispendio per il consumatore», conclude Stefano Sardo, sottolineando anche che l’obiettivo qualità è raggiungibile restituendo al cibo il suo valore sacrale e che politica, cultura ed economia non si impegnano abbastanza nella rieducazione dei cittadini. Parte da questa constatazione lo Slow Food on Film: una “cinque giorni” di proiezioni, incontri e convegni su cinema e cibo, con un’attenzione particolare sulle problematiche dell’alimentazione. La manifestazione è stata inaugurata con un documentario sulla cultura contadina in Emilia Romagna, intitolato “Storie di Terra e di Rezdore” (reggitrici del desco familiare), ed è stato presentato il documentario in cui la Armstrong ha voluto riportare dieci anni di lotta giudiziaria ingaggiata da due attivisti inglesi di Greenpeace contro McDonald’s: “Mc Libel: The Postman and Gardner who Took on McDonald’s and Won”, realizzato da Fanny Armstrong con la collaborazione di Ken Loach. “Food Fight” di Chris Taylor, inoltre, documenta l’attività di alcuni politici anticorporativi californiani guidati
dal presidente di Slow Food Internazionale, Alice Waters, che dagli anni ‘70 si batte in favore dei cibi locali e biologici. Una giuria di specialisti del cinema e della gastronomia ha poi assegnato i premi per ciascuna sezione. Il titolo vincitore della Chiocciola d’oro (Best Food Feature) è stato “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Diritti, mentre il miglior cortometraggio è risultato “Lo que trae la Iluvia” di Alejandro Fernàndez Almendras. Per la sezione dedicata ai documentari – in cui vengono raccontati con maggiore efficacia le difficoltà legate alla politica delle multinazionali che antepongono il profitto a scapito della cultura o al surriscaldamento del pianeta – i premi sono andati a “Silent Snow” di Jean Den Berg e “The Price” di Bill Haney. Infine, il premio Best TV Series è stato assegnato a “Cooking in the Danger Zone”, riconoscendo la maestria degli autori nello scegliere i luoghi e nel relazionarsi con persone e contesti. Per le sezioni Focus d’autore si sono tenuti incontri con Otar Loselliani e Luciano Emmer; infine è stato omaggiato il cinema di Elio Piccon con la presentazione di documentari d’archivio che mostrano la civiltà contadina e comunità di pescatori, pastori ed allevatori di tutta Italia.
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Pesca: che succede dopo i 19 giorni di sciopero
AgroAmbiente e fiori a Francavilla al mare
È di circa 1 milione e mezzo di euro il contributo stanziato dalla Regione per sostenere il comparto della pesca, in forte difficoltà per i rincari del carburante. La misura straordinaria, proposta dall’assessore Marco Verticelli, è stata accolta con favore dalla Conferenza Regionale della Pesca e l’Acquacoltura riunitasi a Pescara. Il contributo, in regime “de minimis”, interesserà oltre 100 imprese e circa 700 marittimi, che potranno presentare domanda scaricando la modulistica dal sito della Regione. Beneficeranno degli aiuti le imprese con sede in Abruzzo, armatrici di unità di pesca abilitate all’esercizio dell’attività di pesca con i sistemi reti a strascico, volante, circuizione e circuizione per tonni, nonché i marittimi imbarcati su tali unità. Gli aiuti regionali si aggiungono a quelli stanziati dal Governo e consistenti in un fermo pesca di 45 giorni, ammortizzatori sociali, riduzione dell’IVA, un contributo governativo straordinario e la proroga della legge che prevede per le imprese di pesca gli sgravi contributivi che altrimenti cesserebbero il 31-12-2008. (M.G.)
Nell’ambito della 32esima Mostra del Fiore dell’Arfa (Associazione Regionale del Florovivaismo Abruzzese) a Francavilla al Mare si è svolta anche la V edizione di “AgroAmbiente”, la sezione curata da Mariateresa Candeloro e dedicata all’eccellenza agroalimentare del Centro-Italia. Dal 24 al 27 aprile sono state proposte degustazioni di area, come i frentani “figatill d’agnell all’arraiat” e le “pappardell a lu sugh di cignal gni li fungh”, e condotti approfondimenti sul farro duro e sul farrotto, insieme a momenti di etno-danza e riscoperta degli antichi piatti della cucina tradizionale abruzzese. Le novità di quest’anno: le presentazioni della rete territoriale “Oroverde d’Abruzzo”, grazie alla quale i b&b abruzzesi potranno ovviare all’obbligo legislativo di servire cibo confezionato a colazione proponendo produzioni artigianali sì, ma confezionate; e l’ufficializzazione della cooperativa Piccola Pesca Sirena. Spazio anche ai convegni-dibattiti, come quello organizzato dall’Associazione Micologica Ecologica Pescarese sui funghi velenosi ed erbe officinali, commestibili, velenose...
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“By Abruzzo”: un supporto alle imprese in Brasile Nell’ambito del progetto “By Abruzzo”, di supporto alla penetrazione delle aziende abruzzesi del settore agroalimentare nei mercati esteri, l’assessorato all’agricoltura della Regione Abruzzo ha inaugurato altri due showroom in Brasile grazie a Cram, Feabra, e la collaborazione di Arssa e Ice. La piattaforma è già attiva a Bucarest, in Romania, e lo scorso giugno è stata aperta a Riberao Preto e a San Paolo. A disposizione delle imprese abruzzesi decise ad affrontare questi mercati (nel Brasile, in particolare, vige una complessa legislazione relativa ai prodotti alimentari), le piattaforme “By Abruzzo” prevedono la fornitura di servizi primari di accoglienza e di segreteria generale e servizi di base come, ad esempio, l’istruttoria amministrativa gratuita per l’accreditamento dei prodotti aziendali, escluse imposte e tasse dovute allo stato di destinazione; la fornitura di database di importatori, ristoratori, albergatori, operatori della Gdo, utile per facilitare la penetrazione sul mercato; l’assistenza alla dogana per le merci e il supporto alla stipula di accordi con operatori della logistica.
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In missione golosa a Malta con “TIPICO”
Cacio in festa: aspettando la fiera del Buon Gusto.
Le “tre olive” quest’anno sono due in Abruzzo.
Zafferano: arriva un francobollo d.o.p.
Il “De Cecco” di Pescara a Flambando Flambando...
In cucina per l’Unicef a Casacanditella
La prima iniziativa della neonata associazione di Lanciano (Ch) “Tipico Gtm - Golosità tipiche del Mediterraneo”, presieduta dal ristoratore Nicola Ranieri, è un confronto tra le cucine mediterranee: per questo motivo Regione Abruzzo e Arssa, insieme alla Regione di Gozo (Malta) assicurano il totale appoggio alle mostre-mercato di prodotti tipici che si terranno a Malta dal 2 al 9 novembre 2008 e a Sulmona nella primavera del 2009. In programma convegni, concerti, mostre di pittura e scultura, scambi culturali, per favorire gli “interessi incrociati” tra ristoratori e operatori economici, allo scopo di valorizzare la cucina tipica dei paesi del Mediterraneo ma soprattutto quella italiana, attraverso lezioni dirette e un programma televisivo. Il programma della prima fase è stato presentato nel mese di maggio dalle autorità gozitiane ad una delegazione italiana: «Con il progetto Tipico – ha dichiarato il sindaco di Victoria (Gozo) Robert Tabone – l’Abruzzo diventa ambasciatore delle isole maltesi». Per informazioni e il programma dettagliato: www.tipicogtm.org.
È stata solo la prima edizione eppure ha registrato un’adesione record: alla rassegna “Cacio in festa” di domenica 15 giugno, promossa dall’associazione regionale allevatori, dall’Arssa e dall’assessorato all’agricoltura della Regione Abruzzo hanno partecipato ben ventidue caseifici da tutte le province abruzzesi, che si sono organizzati per promuovere le prelibatezze casearie tipiche del nostro territorio aprendo le porte a curiosi e ai cultori dei formaggi con degustazioni, momenti di festa e visite guidate. Lo scopo dell’iniziativa è stato qualificare e valorizzare i formaggi prodotti sul territorio, individuare e far conoscere i luoghi di produzione, trasformazione e fruizione, dare adeguata visibilità a piccole realtà territoriali e contribuire alla formazione e all’educazione del gusto con iniziative a carattere informativo. Un filo rosso lega la rassegna “Cacio in festa” con l’altro grande evento a tema: “Buon Gusto – I formaggi d’Abruzzo”, la maggiore rassegna sui formaggi del centro Italia, giunta quest’anno alla terza edizione e che si svolgerà a Gessopalena (Ch) il 13 e il 14 Settembre.
A due aziende abruzzesi è andato il riconoscimento delle “tre olive” nella guida agli extravergini 2008 di “Slow Food”: il massimo punteggio, ottenuto da sole 40 aziende, è stato assegnato all’olio extravergine di oliva della tenuta Fragassi di Città Sant’Angelo (dop Aprutino Pescarese) e al Trappeto di Caprafico di Tommaso Masciantonio di Casoli (dop Colline Teatine da agricoltura biologica). «Le commissioni – ha spiegato l’angolano Gianni Fragassi – hanno assaggiato circa 2500 extravergini di provenienza nazionale (e non, se pensiamo anche alla produzione croata e slovena). La nostra azienda è stata l’unica inclusa, della provincia di Pescara». Città Sant’Angelo si conferma territorio d’eccellenza per il settore agricolo: il vino angolano infatti ha ricevuto di recente un premio alla VII rassegna internazionale “La selezione del Sindaco - Piccole partite, grandi vini”, organizzata dall’associazione nazionale Città del Vino. Per la prima volta è stata assegnata una medaglia d’argento all’Abruzzo grazie al Tornese, un rosso Montepulciano del 2004, dell’azienda agricola di Antonio Costantini.
Segnate il 26 luglio in calendario perché verrà rilasciato per la serie tematica “Made in Italy” un francobollo da 60 centesimi, molto particolare; sarà dedicato allo zafferano, pianta storica che anche da disciplinare con cui l’Unione Europea ha concesso il marchio DOP nel 2005 “ha sostanzialmente condizionato la vita sociale ed economica delle popolazioni della provincia abruzzese tanto da diventare, in alcuni momenti storici, vero e proprio “bene rifugio” (da cui l’attributo comune di “oro vermiglio”). Sul francobollo sarà raffigurata a sinistra una ciotola colma di stimmi rossi di zafferano prima della lavorazione e a destra fiori della pianta. Il bollettino illustrativo che lo accompagnerà avrà un articolo a firma dell’ex presidente della Camera dei Deputati Franco Marini. Lo sportello filatelico della Filiale di L’Aquila utilizzerà, il giorno di emissione, l’annullo speciale realizzato a cura della filatelia di Poste Italiane. Sarà in vendita presso gli uffici postali, gli sportelli filatelici d’Italia e i negozi “Spazio Filatelia” di Roma, Milano, Venezia, Napoli.
Si sono svolti alla fine di aprile presso la sede di via Ruetta Bompadre a Giulianova il quinto concorso “Flambando Flambando” e il quarto Trofeo “Carlo Beccaceci”, indetti dall’istituto professionale di stato per i servizi alberghieri, commerciali e turistici “Lorenzo Di Poppa” di Teramo. Partecipavano da tutta Italia 14 scuole interessate alla sezione “Long Drink” e alla sezione “Lampada”: provenivano da Vieste, Loreto, Melfi, da San Benedetto del Tronto, Porto Sant’Elpidio, Pinerolo, Pescara, Roma, Arma di Taggia, Sciacca, Rieti, Fiuggi e, naturalmente, Teramo e Giulianova. Doppi bella figura da parte dell’Ipssar “Filippo De Cecco” di Pescara, che è stata l’unica scuola abruzzese a salire sul podio quando sono stati conteggiati i totali di entrambe le sezioni: la scuola pescarese si è aggiudicata il II posto, tra le scuole di S. Elpidio (prima classificata) e S. Benedetto del Tronto, con l’alunna Giulia Gerini, della terza MS “B”. Ñella sezione “Lampada”: grazie a Manuel Bernabeo, compagno di classe di Giulia, la “De Cecco” si è classificata al primo posto, guidando S.Elpidio al mare e Roma.
È tutto pronto per “In cucina nonne e bambini”, l’iniziativa dell’Unicef Abruzzo e della Dining School Club che il 10 agosto chiamerà a raccolta due generazioni opposte presso la villa comunale di Casacanditella. A partire dalle 19.30 nonni e nipoti cucineranno insieme un menu composto da gnocchi di patate con spinaci e puntine di maiale, per una buona causa: acquistando piatti e bicchieri si potrà partecipare alla raccolta fondi per un progetto di vaccinazione dei bambini meno fortunati. I piatti verranno accompagnati a vini da degustare e con proiezioni e relazioni dei rappresentanti Unicef verrà anche spiegata la situazione difficile dei bambini da aiutare. Sarà presenta anche la nutrizionista Fania Basciani.
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