Capitolo campione - Oggi storia (Umanistica SS2)

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Oggi storia Dalla Preistoria alla morte di Cesare

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Federico Rampini

F. Rampini R. Roveda

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Oggi storia 1 dalla Preistoria alla morte di Cesare


3 Il tempo dei Greci

unità didattica di apprendimento

Pella

Atene Sparta

Isso

Tiro

Babilonia

Alessandria

Il mondo greco

I Persiani

594 a.C.

508 a.C.

461-429 a.C.

Riforma della costituzione ateniese da parte di Solone

Riforma della costituzione ateniese da parte di Clistene

Governo di Pericle ad Atene

612 a.C.

535 a.C. 522-486 a.C. 490 a.C.

Conquista dell’Impero assiro

Conquista persiana dell’Egitto

Regno di Dario il Grande

Egitto, India e Cina 1080-30 a.C. 771-221 a.C. VI-IV sec. a.C. 560-483 a.C. circa Epoca Tarda in Egitto

Dinastia degli Zhou orientali in Cina

Dinastia Nanda in India

Vita del Buddha in India

486-465 a.C. 481-479 a.C.

Prima guerra Regno persiana: di Serse vittoria dei Greci a Maratona

Seconda guerra persiana: vittoria dei Greci a Salamina e Platea


Samarcanda

Susa Persepoli

431-404 a.C.

338 a.C.

Guerra del Battaglia di Peloponneso: vittoria Cheronea: vittoria di Sparta su Atene della Macedonia sulle pòleis greche

336 a.C.

323 a.C.

323-31 a.C.

Alessandro Magno Alessandro Conquista Morte di re di Macedonia Magno conquista dell’Egitto Alessandro l’Impero da parte di Magno persiano Alessandro Magno

Età ellenistica

386 a.C.

336-330 a.C.

Pace del Gran Re tra Spartani e Persiani

Regno di Dario III

334 a.C.

332 a.C.

IV-II secolo a.C.

221-206 a.C.

Dinastia Maurya in India

Dinastia Qin in Cina

206 a.C. Inizio della dinastia Han in Cina


11

Dominare il mondo: Alessandro Magno

1

3

Filippo II sale sul trono di Macedonia, che diventa la potenza egemone in Grecia. Alla sua morte prende il potere Alessandro, poi detto Magno: i suoi grandiosi progetti di gloria prevedono un attacco diretto contro l’Impero persiano.

4

L’attacco alla Persia comincia nel 334 a.C.: dopo appena tre anni, a Gaugamela, Alessandro ottiene la vittoria definitiva sul re persiano, Dario III.

MAR NERO

Le imprese di Alessandro non conoscono limiti: spinto dall’ambizione, il condottiero arriva con le sue conquiste fino all’India, ma qui è costretto a fermarsi e tornare indietro.

MAR CASPIO

Macedonia 1 2

Pella Granico Tebe

3 Isso

Gaugamela

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MAR MEDITERRANEO

Babilonia

Ecbàtana

IMPERO DI ALESSANDRO Susa

5

Pasargade

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Persepoli

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OCEANO INDIANO

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2

Prima di partire per l’impresa persiana, Alessandro soffoca le rivolte scoppiate in Grecia: la città di Tebe viene distrutta.

4

SIC O

5

Nel rientro verso la Macedonia, Alessandro si ammala e muore a Babilonia ad appena 33 anni. Il suo Impero in breve si disgrega.

Regno di Macedonia (336 a.C.) Conquiste di Alessandro Magno

404-403 a.C.

362 a.C.

338 a.C.

336 a.C.

331 a.C.

323 a.C.

Regime dei Trenta tiranni ad Atene

Battaglia di Mantinea e fine dell’egemonia tebana

Vittoria macedone a Cheronea contro le pòleis

Assassinio di Filippo II: Alessandro re di Macedonia

Decisiva vittoria macedone a Gaugamela

Morte di Alessandro Magno e inizio dell’età ellenistica

India


Alessandro fu veramente il “Grande”? Con la fine della Guerra del Peloponneso, il mondo delle pòleis entrò in una crisi profonda, di cui seppe approfittare la Macedonia, un regno rimasto fino a quel momento ai margini delle lotte per il potere in Grecia. Il suo re, Filippo II, riuscì facilmente a estendere la sua autorità sulle pòleis ormai indebolite. Fu però il figlio di Filippo, Alessandro, a cambiare radicalmente le vicende del IV secolo a.C. Il giovane condottiero, infatti, sognava di ottenere la gloria degli eroi del mito, in particolare di Achille, di cui aveva letto le imprese nei poemi omerici. Per questo, Alessandro voleva dominare l’intero Oriente, cominciando dall’Impero persiano. E ci riuscì. In una serie di offensive-lampo, non solo sconfisse i Persiani, ma arrivò addirittura fino ai confini dell’India settentrionale, diventando così uno dei più grandi conquistatori di tutti i tempi. Ma il suo sogno durò poco, perché Alessandro morì giovane, senza avere consolidato il suo immenso Impero. Le imprese del condottiero macedone, però, ci hanno lasciato un’eredità enorme. Le sue conquiste, infatti, accelerarono le comunicazioni, gli scambi di idee, la mescolanza o lo scontro tra religioni e valori. L’Europa e l’Asia divennero così meno “distanti”, non solo geograficamente ma anche culturalmente. Il sogno di Alessandro era unificare Oriente e Occidente sotto un’unica guida: un sogno enorme e, per questo, Alessandro in Occidente venne chiamato Magno, cioè Grande. La gloria di Alessandro, però, ha anche un rovescio della medaglia, perché il conquistatore macedone portò al crollo un grande Impero, quello persiano, che aveva unito popoli, donando pace e sicurezza per oltre due secoli. È per questo motivo che nella tradizione persiana troviamo le rappresentazioni più negative di Alessandro, definito “l’Invasore” o “il distruttore di religioni”. Alcuni lo chiamavano addirittura Alessandro il Malvagio, perché le sue guerre portarono morte e distruzione ai suoi nemici. I LUOGHI

I PROTAGONISTI

I PERSONAGGI

❯ la Macedonia ❯ la Grecia ❯ l’Impero persiano

❯ i Trenta tiranni ❯ la falange macedone ❯ i diadochi

❯ Filippo II ❯ Alessandro Magno ❯ Dario III

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IERI E OGGI Voci d’autore ❯ Le sfide energetiche


1

La crisi delle pòleis

1.1 I Trenta tiranni ad Atene e l’egemonia spartana Il concetto chiave ▶ Dopo la Guerra del Peloponneso, Atene perde la sua funzione di guida del mondo greco e sperimenta anche il regime dei Trenta tiranni, imposti da Sparta. Sparta, a sua volta, è indebolita dal lungo conflitto ed è costretta a firmare una pace con i Persiani.

La piattaforma degli oratori sulla Pnice (una collina di Atene, situata a ovest dell’Acropoli), sede dell’ecclesìa, l’assemblea dei cittadini ateniesi. Durante il regime dei Trenta tiranni il numero dei cittadini che potevano prendere parte all’attività politica fu ridotto da 5000 a 3000.

Le conseguenze della Guerra del Peloponneso Il sanguinoso conflitto tra Sparta e Atene era durato per 27 anni (dal 431 al 404 a.C.) e aveva sconvolto per sempre gli equilibri del mondo greco. Le due città protagoniste avevano esaurito le loro risorse umane ed economiche. Migliaia di uomini erano caduti in battaglia, i campi coltivati erano stati devastati dagli eserciti, i commerci per mare si erano ridotti, anche a causa della sempre maggiore presenza di pirati che approfittavano dell’instabilità per attaccare i convogli mercantili. La Grecia aveva bisogno di nuovi equilibri che permettessero alle pòleis di riprendere a prosperare. Gli eventi successivi alla sconfitta ateniese del 404 a.C., però, mostrarono come una vera pacificazione del mondo greco fosse ancora lontana. Sparta, anche se era risultata vincitrice, non fu capace di garantire stabilità alla Grecia, perché il suo interesse principale era mantenere il controllo del Peloponneso. I suoi interventi fuori da questa regione miravano soltanto a punire le pòleis che si erano schierate contro Sparta durante la guerra. Per questo il governo spartano si impegnò soprattutto a: ❯ imporre tributi alle città sconfitte; ❯ abbattere i regimi democratici e sostituirli con governi di tipo oligarchico, fedeli agli Spartani; ❯ controllare le città nemiche con contingenti del proprio esercito, in pratica occupandole militarmente. Questa intransigenza fece crescere il rancore nei confronti dei vincitori della guerra, che col tempo persero l’appoggio di tradizionali e potenti alleati, come Corinto e Tebe. I Trenta tiranni ad Atene A pagare il prezzo più alto fu Atene. Sparta, infatti, era decisa a eliminare la fazione democratica e, per questo, si intromise direttamente nelle vicende politiche della città e nella gestione delle istituzioni. La guida di Atene fu affidata a trenta magistrati, capeggiati dall’aristocratico Crizia: il loro compito specifico fu di abrogare la costituzione

Sparta alla guida della Grecia Sparta esercita la sua

egemonia

imponendo tributi

instaurando regimi oligarchici

insediando contingenti militari

come i

“Trenta tiranni” ad Atene

228

UdA 3

Il tempo dei Greci


democratica e di modificarla per darle un’impronta oligarchica. Il nuovo regime, però, si approfittò dell’enorme potere ricevuto, sfruttandolo soprattutto per gli interessi personali dei suoi membri. Anzi, i magistrati imposti da Sparta arrivarono ad agire con una violenza tale che furono chiamati “Trenta tiranni”. I nuovi signori di Atene, infatti, non solo abolirono le riforme democratiche di Pericle e ridussero il numero dei cittadini, ma imbastirono anche processi sommari e mandarono a morte centinaia di Ateniesi con accuse di tipo politico. In realtà, però, il loro intento era eliminare avversari politici, soddisfare vendette personali o impadronirsi di patrimoni familiari. Il regime oligarchico permise inoltre a un contingente spartano di insediarsi nell’Acropoli di Atene. Questo clima di terrore esasperò il malcontento popolare, finché nel 403 a.C. un gruppo di esuli democratici guidati da Trasibulo riuscì a impadronirsi con la forza della città. Il governo dei Trenta venne abbattuto e Atene tornò alla democrazia.

Il ritorno dei Persiani Riacquistata la pace interna, negli anni successivi Atene riuscì a risanare l’economia e a ristabilire la sua potenza militare, anche se non fu più in grado di recuperare l’antico splendore e l’egemonia sul mondo greco. Inoltre, l’esperienza dei Trenta tiranni aveva avvelenato il clima politico e in città si guardava con sospetto chiunque fosse critico nei confronti delle autorità. Una delle vittime più famose di questa atmosfera intollerante fu il filosofo Socrate, che nel 399 a.C. fu condannato a morte con un pretesto proprio perché invitava i suoi discepoli a sottoporre a una valutazione critica anche l’operato delle istituzioni politiche. Sparta non reagì militarmente al ritorno del regime democratico ad Atene per due ragioni. Innanzitutto, gli Spartani erano convinti che la pòlis attica non rappresentasse più una minaccia, soprattutto sulla terraferma. In secondo luogo, erano invece consapevoli della propria debolezza, dovuta al gran numero di morti nella Guerra del Peloponneso: l’esercito spartano era molto ridotto e dunque, per quanto possibile, bisognava evitare nuove guerre. Grazie a questa fragilità di Sparta e di Atene e all’instabilità diffusa in tutta la Grecia i Persiani poterono tornare a svolgere un ruolo di rilievo, influenzando la politica del mondo greco. Il Gran Re, infatti, cominciò a fomentare rivolte contro Sparta in tutto il mondo greco, con l’obiettivo di alimentare l’instabilità e poi intervenire direttamente. In particolare, la Persia sostenne economicamente proprio la principale rivale di Sparta, cioè Atene, finanziando la costruzione di una nuova flotta e la ricostruzione delle Lunghe Mura. Sparta, che come abbiamo detto era ancora indebolita dalla fine della guerra, non riuscì a contrastare questa politica e fu dunque costretta a cercare un accordo con i Persiani.

Capitolo 11

La condanna a morte di Socrate, decretata con ampia maggioranza, prevedeva l’avvelenamento tramite la cicuta. In questo rilievo (17871790), lo scultore Antonio Canova rappresenta il filosofo, circondato dai suoi discepoli affranti, proprio nel momento in cui sta per bere il veleno. Milano, Galleria di Piazza della Scala.

Dominare il mondo: Alessandro Magno

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I nuovi rapporti tra Persiani e Greci La pace del Gran Re stabilisce il

controllo persiano delle città ioniche

divieto di intervento greco in Persia

divieto per le pòleis di creare nuove leghe

ruolo di Sparta come garante

La “pace del Gran Re” Si arrivò, così, a firmare nel 386 a.C. la “pace del Gran Re” (o pace di Antalcida, dal nome del plenipotenziario spartano che condusse il negoziato). Con questo accordo, le città ioniche dell’Asia Minore furono lasciate nelle mani della Persia, inoltre alle altre città greche fu vietato di intervenire in territorio persiano e di coalizzarsi in nuove leghe. Rimanendo autonome e isolate, infatti, le pòleis erano più deboli. Per la maggior parte dei Greci fu un accordo disonorevole, che consegnava alla Persia il controllo dell’Asia Minore e ne faceva l’arbitro delle vicende greche: gli Spartani, per preservare la loro autonomia, avevano dunque vanificato la vittoria nelle Guerre persiane del secolo precedente. Passo dopo passo ❯ In che modo Sparta esercita la sua egemonia sulla Grecia? Le sue iniziative rivelano forza o

debolezza? ❯ Chi sono i Trenta tiranni e come cambia il governo di Atene negli anni successivi alla Guerra

del Peloponneso? ❯ Perché Sparta non reagisce quando ad Atene si ristabilisce il governo democratico? ❯ Come si arriva alla “pace del Gran Re”? Che cosa prevede il trattato?

1.2 L’egemonia tebana Il concetto chiave ▶ Ad approfittare della debolezza di Sparta è Tebe, che per circa dieci anni esercita la sua egemonia sul mondo greco. I continui conflitti tra le pòleis, però, favoriscono l’emergere di una nuova potenza: la Macedonia.

Cinoscefale

Leuttra GRECIA

230

UdA 3

Tebe

Il declino spartano e l’ascesa di Tebe Sparta era garante della “pace del Gran Re” e, per questo, era convinta di avere stabilizzato il mondo greco e di avere consolidato il suo potere, ma si sbagliava. Nel giro di pochi anni, infatti, la città di Tebe, in Beozia, divenne il nuovo riferimento delle forze democratiche, che puntavano a liberarsi dall’egemonia spartana, e diede vita a una nuova Lega di città beote, violando apertamente le clausole della “pace del Gran Re”. Questa volta Sparta fu costretta a intervenire militarmente: inviò un esercito contro Tebe, ma nella battaglia di Leuttra (371 a.C.) gli opliti spartani, per la prima volta nella loro storia, furono sconfitti in campo aperto. A guidare la temibile falange tebana erano i due generali Pelopida ed Epaminonda, gli stessi che qualche anno prima avevano rovesciato il governo oligarchico imposto da Sparta alla loro città. Per il mondo greco fu un autentico shock, che mise fine al mito dell’invincibilità degli Spartiati. Una volta ridimensionata Sparta, i due leader capirono che, per garantirsi il predominio sulla Grecia, Tebe avrebbe dovuto dimostrare la sua forza nell’Egeo e anche oltre. I Tebani, dunque, allestirono una flotta e organizzarono una spedizione a Bisanzio (364 a.C.), una città strategica per controllare i rifornimenti di cereali provenienti dal Mar Nero. L’iniziativa ebbe successo e i Tebani riuscirono anche a prendere il controllo della Tessaglia; durante questa impresa, però, Pelopida rimase ucciso nella battaglia di Cinoscefale (364 a.C.).

Il tempo dei Greci


La crisi definitiva delle pòleis Il crescente potere di Tebe cominciò a impensierire le altre città, che per fermare l’ascesa tebana si organizzarono per formare un’alleanza impensabile fino a poco tempo prima: Atene si affiancò a Sparta nella sua resistenza alla città beota. Lo scontro decisivo tra i due schieramenti avvenne a Mantinea, in Arcadia, nel 362 a.C. La battaglia fu aspra e si concluse senza un chiaro vincitore, anche se nel combattimento Epaminonda perse la vita e Tebe rimase così senza un leader capace di guidarla. La città beota, quindi, aveva distrutto la supremazia di Sparta ma non era riuscita a imporre la propria egemonia; aveva inoltre perso i suoi migliori condottieri: Pelopida ed Epaminonda. I Tebani furono costretti a stipulare una pace che anche Ateniesi e Spartani si affrettarono a firmare, perché erano consapevoli di non poter continuare la guerra. La battaglia di Mantinea, infatti, fu uno scontro tra città-Stato oramai stremate e dissanguate da decenni di conflitti esterni e interni. Tutto il mondo greco era scivolato in una crisi profonda e prolungata e si era impoverito sia dal punto di vista demografico – migliaia di uomini erano morti in battaglia –, sia dal punto di vista economico, a causa delle distruzioni provocate dalle guerre. Anche gli antichi ideali di libertà e di autonomia, che avevano caratterizzato la nascita delle pòleis, si erano oramai indeboliti. Visto che nessuna città greca era più in grado di guidare le altre, per la prima volta i Greci non avevano neppure la forza per svolgere un ruolo decisivo nel Mediterraneo. Di questa situazione seppero approfittare le potenze esterne al mondo greco: la Persia, che non aveva mai rinunciato al suo progetto di controllo sull’area egea, e la Macedonia, un regno che stava emergendo ai confini settentrionali della Grecia.

Stele funebre di un guerriero tebano proveniente dalla Beozia. IV secolo a.C. Cleveland, The Cleveland Museum of Art.

Passo dopo passo ❯ Contro chi e perché Tebe costituisce una nuova lega? ❯ Quali azioni compie Tebe per consolidare la propria egemonia? ❯ Quali schieramenti si scontrano a Mantinea e che conseguenze ha questa battaglia?

Tracia

Bisanzio

MAR DI MARMARA

Macedonia Taso Calcidica Lemno

Tessaglia Farsalo

Eubea Beozia Tebe

Leuttra 371 a.C.

IMPERO PERSIANO

Lesbo Chio Samo

Atene

Mantinea 362 a.C.

MAR IONIO

MAR EGEO

Delo Nasso

Sparta

L’egemonia tebana La carta mostra l’espansione dell’influenza di Tebe nel decennio tra il 371 e il 362 a.C. e i luoghi delle battaglie che segnano l’inizio e la fine della sua egemonia.

Cnido Rodi

Lega delio-attica

Domini di Sparta

Territori sotto l’influenza tebana

Battaglie

Capitolo 11

Dominare il mondo: Alessandro Magno

231


2

La Macedonia alla guida del mondo greco

2.1 L’ascesa del regno macedone Il concetto chiave ▶ Il regno macedone è considerato arretrato dal resto delle pòleis, ma il re Filippo II riesce a farlo diventare una potenza internazionale. La forza della Macedonia dipende soprattutto dall’esercito, in particolare dalla sua falange macedone.

in preparazione

Videolezione Guarda il video sulla Macedonia e sull’Impero di Alessandro Magno.

Un regno ancora arretrato La Macedonia, situata a nord-est della Grecia, cominciò a emergere come potenza attorno alla metà del V secolo a.C. Fino ad allora i Macedoni, un popolo di origine indoeuropea e ancora arretrato, avevano esercitato uno scarso peso politico nel contesto greco. Il Paese era disseminato di villaggi e non possedeva grandi centri urbani, occupava un territorio montuoso e la sua economia era povera, basata prevalentemente su allevamento e agricoltura. Gli unici scambi commerciali riguardavano il legname proveniente dai boschi della zona ed esportato nelle pòleis greche per la costruzione delle navi. I Macedoni erano greci per lingua e tradizioni, ma erano guardati con disprezzo dagli abitanti delle pòleis, che li consideravano rozzi e non troppo diversi dai cosiddetti “barbari”. Una società guerriera Dal punto di vista politico, la Macedonia non aveva sviluppato le istituzioni tipiche delle città greche, ma era un regno che, secondo la tradizione, discendeva dall’eroe Eracle. Il sovrano era soprattutto un capo guerriero, che aveva il compito di mobilitare l’esercito per fronteggiare eventuali nemici: a nord, Traci e Illiri; a sud, le mire espansionistiche di Sparta e Atene. Il re era affiancato nel governo da un consiglio di aristocratici guerrieri, che rappresentavano le varie tribù macedoni. Questi aristocratici, chiamati etèri («compagni»), seguivano il re nelle spedizioni militari e formavano i reparti scelti della cavalleria, la parte più forte dell’esercito. Accanto ai cavalieri combatteva la fanteria, formata da uomini liberi, quasi tutti contadini, armati come opliti. Si trattava di truppe ben addestrate, temprate dai continui combattimenti per la difesa del proprio territorio. Ben presto divennero una minaccia che le pòleis greche impararono a temere. La svolta di Filippo II Il regno conobbe una rapida evoluzione nel corso del V secolo. I Macedoni, infatti, intensificarono i rapporti con il mondo delle pòleis e importarono i loro usi e costumi; la loro capitale, Pella, era ormai un importante centro artistico e culturale del mondo greco. I sovrani macedoni, inoltre, erano riusciti a rafforzare il loro potere nei confronti dell’aristocrazia grazie a una serie di fortunate campagne militari contro le regioni vicine della Tracia e dell’Illiria. Questa evoluzione divenne evidente quando, nel 359 a.C., salì al trono Filippo II, un sovrano astuto, coraggioso e ambizioso. Filippo conosceva le pòleis greche e, anche se ne ammirava la civiltà, era consapevole dei loro limiti e delle loro fragilità. Per rafforzare il proprio potere e tenere sotto controllo l’aristocrazia, Filippo coinvolse i nobili nel governo dello Stato, promettendo posti di rilievo nell’amministrazione del regno e nell’apparato militare e chiedendo in cambio assoluta fedeltà. L’esercito venne reso ancora più efficiente introducendo in battaglia una formazione detta “falange macedone”: era costituita da una schiera di fanti, disposti su 16 file e armati in modo più leggero, con lance che potevano raggiungere 6 metri di lunghezza. Grazie alla sua forza d’urto, alla sua compattezza e alla sua mobilità, questa formazione poteva essere efficace sia in attacco che in difesa. La falange macedone, in realtà, era l’evoluzione di quella con cui i Tebani avevano sconfitto gli Spartani a Leuttra. Filippo II aveva potuto conoscerla da ragazzo, quando era stato portato come ostaggio a Tebe.

232

UdA 3

Il tempo dei Greci


2.2 Filippo II e la conquista della Grecia L’espansione del regno macedone Contando sulla forza del suo esercito, Filippo intraprese diverse campagne militari e riuscì a estendere i propri confini. Nel 357 a.C. si impadronì delle miniere d’oro del monte Pangeo, in Tracia, e grazie all’arrivo di queste nuove ricchezze potenziò ancora le sue truppe. Questa forza militare non aveva uguali nel mondo greco e permise al re macedone di perseguire i propri ambiziosi progetti: ottenere l’egemonia sulle pòleis e quindi unire Macedoni e Greci nella lotta comune contro i Persiani. Per raggiungere il primo obiettivo, cioè il controllo della Grecia, Filippo sfruttò le continue lotte tra le pòleis, alleandosi ora con una ora con l’altra delle parti in conflitto. Nel 346 a.C., per esempio, si intromise in una guerra scoppiata tra Focesi e Tebani per il controllo del santuario di Delfi: Filippo si presentò come arbitro di pace e difensore del santuario, ma praticamente occupò con l’esercito la Beozia e la Focide. Con questa abile strategia, Filippo si poneva sempre più come arbitro delle questioni greche. La reazione di Atene Inizialmente, Atene decise di non intervenire e si limitò a subire le iniziative del sovrano macedone. Nella pòlis, però, il dibattito su come reagire alla politica di Filippo II era vivace. Alcuni, come il ➔ retore Isocrate, sostenevano che Filippo poteva essere la guida di cui la Grecia aveva bisogno per fronteggiare la Persia. Altri al contrario, guidati dal grande ➔ oratore Demostene, vedevano nel re macedone un tiranno da combattere a oltranza. Demostene, in particolare, cercava di mettere in guardia la città sulle ambizioni di Filippo II e suggeriva di formare un’alleanza con le altre pòleis contro di lui. La sua proposta, però, non ebbe successo. Filippo sfruttò questa nuova manifestazione di debolezza da parte di Atene: nel 348 a.C. penetrò nella Penisola Calcidica e distrusse Olinto, alleata di Atene. In questo modo, divenne concreto il rischio che l’esercito macedone bloccasse i rifornimenti di grano provenienti dal Mar Nero e indispensabili per la sopravvivenza di Atene.

◀ Il concetto chiave Grazie alla sua forza militare e alla sua diplomazia, Filippo riesce a imporsi come arbitro della politica greca. Quando le pòleis decidono di opporsi è ormai troppo tardi: a Cheronea Filippo sconfigge l’alleanza antimacedone e ottiene anche l’egemonia militare sulla Grecia.

➔ Retore Maestro di eloquenza.

➔ Oratore Figura che tiene discorsi pubblici.

La battaglia di Cheronea e la Lega di Corinto Il pericolo scosse alcune pòleis, che allora si riunirono in una lega antimacedone, guidata da Atene e Tebe. Lo scontro decisivo tra Macedoni e Greci avvenne a Cheronea, in Beozia, nel 338 a.C.: Filippo II con le sue falangi respinse gli opliti ateniesi, mentre il figlio diciottenne Alessandro, a capo della cavalleria, travolse i Tebani.

I resti del Philippèion, un tempietto circolare edificato tra il 338 e il 336 a.C. nei pressi di Olimpia per volere di Filippo II, che voleva celebrare la vittoria macedone sulle pòleis nella battaglia di Cheronea del 338 a.C.

Capitolo 11

Dominare il mondo: Alessandro Magno

233


Con la vittoria di Cheronea, la Macedonia aveva ormai sotto il suo potere tutta la Grecia. Filippo II, però, conoscendo lo spirito di indipendenza delle pòleis, decise di non occupare militarmente nessun territorio. Chiese invece alle città greche di accettare la sua “alleanza”, cercando di sfruttare la sua abilità diplomatica. Nel 337 a.C., quindi, convocò a Corinto i rappresentanti delle città greche per discutere le condizioni di un accordo generale. Qui propose di creare una Lega, detta Lega di Corinto, che difendesse la pace in tutta la Grecia: le pòleis che ne facevano parte si impegnavano a non farsi guerra tra loro e a riconoscere a Filippo il ruolo di guida militare del mondo ellenico. A rifiutarsi fu solo Sparta, che rimase isolata e perse una parte dei suoi possedimenti, ceduti alle sue rivali.

Passo dopo passo

La guerra ai Persiani e la morte Dopo aver formato la Lega di Corinto e aver stabilizzato la Grecia sotto la sua guida, Filippo aveva messo le basi per attuare la seconda parte del suo progetto politico: attaccare i Persiani. Ormai sembrava arrivato il momento giusto per dichiarare guerra, perché l’Impero persiano sembrava indebolito dalle rivolte dei satrapi e da lotte dinastiche. Per essere sicuro di assicurarsi l’appoggio delle città greche in questa impresa, Filippo presentò questa spedizione come una risposta all’aggressione persiana contro la Grecia di un secolo e mezzo prima. I veri obiettivi di Filippo, tuttavia, erano ben più pratici: la Macedonia, infatti, aveva bisogno di risorse per mantenere in efficienza il suo esercito e garantirsi la fedeltà della sua aristocrazia militare. Poco prima dell’inizio della spedizione, però, mentre alcuni reparti macedoni erano già in marcia verso l’Asia, Filippo II fu assassinato in un’oscura congiura di palazzo (336 a.C.).

❯ Quali sono i progetti

politici di Filippo? Quali riesce a completare? ❯ Quali sono le strategie di Filippo per estendere la sua egemonia in Grecia? ❯ Come reagisce Atene alle iniziative di Filippo? ❯ Che cosa comporta per le pòleis la sconfitta di Cheronea?

Le imprese militari di Filippo II

Le carte raccontano

Cabila

Apollonia

Filippopoli

Tracia in preparazione

Illiria

Macedonia Pella

Pidna

HUB Maps Esplora la carta L’espansione della Macedonia e svolgi le attività proposte, poi rispondi: • quali sono le principali pòleis alleate contro la Macedonia? • quali città facevano parte della Lega delioattica e di quella peloponnesiaca (vedi la carta a p. 212)? • che cosa puoi dedurre?

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UdA 3

Corcira

Epiro

Anfipoli

Pangeo

Calcidica

Olinto Potidea

Lemno

Larissa

Cheronea 338 a.C. Leuttra

Eretria

Mileto

Mantinea

Nasso

Leggi la carta

Milo Citera

Sardi

Samo

Sparta

MAR IONIO

Smirne

Chio

Tebe Atene

IMPERO PERSIANO

Pergamo

MAR Lesbo EGEO

Corinto Zacinto

Bisanzio

Filippi

Ambracia Leucade

MAR NERO

Kos

La Macedonia nel 359 a.C.

Cnido Rodi

MAR DI CRETA Creta

❯ Individua sulla carta il monte Pangeo: perché era così importante per Filippo? ❯ Dove si trovano i Dardanelli? Che importanza strategica hanno?

Il tempo dei Greci

Conquiste di Filippo II Alleanza greca contro Filippo II Battaglie


Le fonti raccontano

Giudizi su Filippo II Questi brani mettono a confronto le due posizioni politiche che si scontrarono ad Atene quando Filippo II e la Macedonia cominciarono a espandersi verso la Grecia. Il primo è tratto dalla Prima Filippica di Demostene (del 351 a.C.), secondo cui Atene doveva opporsi al crescente potere di Filippo; il secondo dall’orazione Filippo di Isocrate (del 346 a.C.), che invece vedeva in Filippo il garante della pace tra le pòleis.

A. Il giudizio di Demostene È inutile ripetere che all’inizio Filippo era un nanerottolo e ora è un gigante; che i Greci lottano tra loro e si guardano con sospetto; che allora nessuno avrebbe creduto possibile un tale incremento, mentre ora – con le posizioni che ha conseguito – è più facile pensare che sottometta anche gli altri […]. E noi Greci […] non cerchiamo di collegarci, ma ci indigniamo: anzi siamo così mal disposti, così divisi come da fossati, una città contro l’altra, che fino a oggi non siamo in grado di fare né il nostro dovere né il nostro utile1, di unirci, di formare un’intesa per il reciproco aiuto. […] Eppure non è un greco2, con i Greci non ha niente in comune, non è nemmeno un barbaro di un paese dove è bello dire di essere nati, è uno straccione macedone, di

quella regione dove a suo tempo non si comprava nemmeno uno schiavo buono a qualche cosa3. Vedete infatti, o Ateniesi, a quale grado di insolenza è giunto costui: non vi lascia neppure scegliere se agire o stare in pace, ma minaccia o pronuncia, come dicono, discorsi arroganti; non riesce a fermarsi alle conquiste che ha già realizzato, ma cerca sempre di avvantaggiarsi e ci circonda da ogni parte mentre, inattivi, indugiamo. Quando, o Ateniesi, quando farete il vostro dovere? Sì, per Zeus, non appena ve ne sarà la necessità. Ma come bisogna considerare la situazione attuale? […] Potrebbe esserci una novità più grande del fatto che un macedone sconfigga gli Ateniesi e regoli la situazione in Grecia?

Autore Demostene Opera Prima Filippica Data 351 a.C.

(Demostene, Discorsi e lettere, a cura di L. Canfora, Utet 1974)

1. il nostro dovere… il nostro utile: in questo caso “dovere” e “utile” sono la stessa cosa per Demostene e consistono in quello che dice subito dopo, cioè formare un’alleanza di città per contrastare Filippo. 2. non è un greco: si riferisce a Filippo. 3. di quella regione… a qualche cosa: secondo Demostene la Macedonia era così arretrata che i suoi abitanti non erano adatti nemmeno a fare gli schiavi.

B. Il giudizio di Isocrate Il mio consiglio è questo: devi metterti1 a capo della rinnovata concordia dei Greci e della lotta contro i barbari2. Quando Atene, la nostra città, dominava sui Greci e, successivamente, Sparta, nessuno avrebbe mai potuto produrre una riconciliazione, perché una delle due città avrebbe potuto facilmente opporsi alle trattative. Ora però sono convinto del contrario. So bene, infatti, che tutte quante sono state livellate dalle sventure3,

sicché io penso che esse preferirebbero di gran lunga i vantaggi della concordia ai vantaggi dei loro passati soprusi. Ammetto che nessun altro potrebbe riconciliare queste città, ma a te nessun compito del genere riuscirebbe difficile. Vedo infatti che tu hai compiuto molte azioni che agli altri sembravano insperabili e assurde, sicché non sarebbe affatto strano che tu fossi il solo a combinare questa unione.

Autore Isocrate Opera Filippo Data 346 a.C.

(Isocrate, Opere, a cura di M. Marzi, Utet 1991)

1. devi metterti: Isocrate si rivolge direttamente a Filippo. 2. barbari: sono i Persiani. 3. livellate dalle sventure: hanno perso potere dopo la Guerra del Peloponneso e i seguenti scontri tra le pòleis.

Comprendi il testo ❯ A che cosa si riferisce Demostene quando dice che «all’inizio Filippo era un nanerottolo e ora è un gigante»? ❯ Perché secondo te Demostene insiste sul fatto che Filippo «non è un greco»? ❯ Quali motivazioni presentano i due autori per dimostrare le loro tesi? ❯ Quando Isocrate ricorda i «passati soprusi» compiuti da Atene e da Sparta a quali fatti storici sta facendo

riferimento? Capitolo 11

Dominare il mondo: Alessandro Magno

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Educazione civica

di Federico Rampini

I diritti dei minori: una conquista recente

Bambini costretti a lavorare in un cantiere a Nuova Delhi, in India.

La Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Quando era ancora un ragazzo, Filippo II venne inviato a Tebe come ostaggio, per garantire che i Macedoni avrebbero rispettato i patti sottoscritti con i Tebani, mentre in caso contrario Filippo sarebbe stato probabilmente ucciso. A quel tempo era normale non solo utilizzare i figli dei nemici sconfitti come ostaggi ma anche venderli come schiavi. Oggi ci appare impensabile l’idea di poter usare un ragazzo come strumento di negoziato, oppure ridurre in schiavitù dei bambini, anche se questi orrori non sono del tutto scomparsi. In Nigeria, per esempio, ancora in questi anni i terroristi islamisti dell’organizzazione Boko Haram hanno rapito molti allievi di scuole medie, soprattutto ragazze, usando questi atti come una forma di guerra. Si tratta però di casi estremi, condannati dalla comunità internazionale.

Viviamo infatti in un’epoca che tutela i diritti di tutti gli individui, in particolare dei minori, anche se per moltissimo tempo non è stato così. Basta pensare che la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è stata adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite soltanto il 20 novembre 1989. Qui si riconosce, per la prima volta esplicitamente, che anche i bambini, le bambine e gli adolescenti hanno dei diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici, che devono essere promossi e tutelati da parte di tutti. La data di nascita di questa convenzione è significativa: il 1989, infatti, è molto recente, se lo guardiamo nella prospettiva della storia umana.

nascono leggi che fissano un’età minima per il lavoro e il conseguente diritto all’istruzione. Come tutti i diritti umani, anche quelli dell’infanzia sono una creazione della nostra storia, della cultura, della civiltà a cui apparteniamo, dei sistemi di valori in cui crediamo. Se pensiamo per esempio alla durata dell’infanzia, essa non è un dato biologico “oggettivo”, perché è legata al livello di sviluppo economico e all’organizzazione sociale. Così, per esempio, per la maggior parte della Preistoria e della Storia, in particolare nelle società agricole, non appena possibile (anche molto presto) i figli aiutavano i genitori nei lavori dei campi.

Che cosa sono infanzia e adolescenza? Solo nel Novecento si diffondono le campagne contro lo sfruttamento del lavoro minorile,

L’infanzia e il mondo di oggi Nel campo dei diritti umani, dunque, è giusto dire che viviamo in un’epoca “migliore”. Non dobbiamo però farci illusioni sui risultati ottenuti. Tuttora la piaga del lavoro minorile continua a esistere e le campagne internazionali contro l’orrore dei bambini-soldati (cioè l’uso spietato di milizie minorenni nei conflitti o nelle guerre civili) ci ricordano la distanza che rimane fra i principi proclamati e la realtà.

OLTRE IL LIBRO Cerca in Rete informazioni sulla condizione dei minori nel mondo oggi. Poi prepara un elenco in cui indicare: i Paesi dove i diritti dell’infanzia non sono tutelati; l’ambito in cui questi diritti non sono rispettati.

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Il tempo dei Greci


3

Alessandro e il sogno di conquistare il mondo

3.1 La successione di Filippo: Alessandro sul trono Un nuovo protagonista Alla morte di Filippo II, la Macedonia rischiò di sprofondare nel caos. Il successore era il figlio di Filippo, Alessandro, appena ventenne, ma il suo potere non era ancora solido, visto che nella famiglia reale macedone le lotte dinastiche erano frequenti. L’improvvisa scomparsa di Filippo, inoltre, provocò a nord la ribellione dei Traci e degli Illiri, convinti di poter approfittare di questo momento di incertezza politica. Ma Alessandro, in entrambi i casi, agì con spietata decisione: uccise tutti i potenziali pretendenti al trono e si conquistò il favore dell’esercito guidandolo in una rapida e vittoriosa campagna militare in Tracia e Illiria. Mentre il giovane re era impegnato a riportare l’ordine nei territori settentrionali, le pòleis della Lega di Corinto, guidate da Tebe, cercarono di sfruttare l’occasione per liberarsi dell’egemonia macedone. Prima però che la coalizione antimacedone potesse organizzarsi, le truppe di Alessandro arrivarono in Beozia e misero sotto assedio Tebe. La città cadde rapidamente, il re macedone ne ordinò la distruzione e la vendita come schiavi di tutti gli abitanti (335 a.C.). Fu un preciso avvertimento a tutti i Greci: anche se Filippo era morto, la Macedonia conservava saldamente l’egemonia sulla Grecia. Così, rinsaldato il proprio potere su tutti i fronti, Alessandro poteva dedicarsi a mettere in atto il progetto del padre: attaccare l’Impero persiano.

◀ Il concetto chiave Salito al trono, Alessandro deve fronteggiare nemici interni ed esterni. Il sovrano riesce a riportare l’ordine e a rinsaldare il suo potere, dimostrando fin da subito la sua attitudine al comando e il suo talento militare.

Alessandro: nato per comandare Gli eventi dei primi mesi di regno avevano messo in luce le straordinarie doti del nuovo sovrano, che fin dall’infanzia era stato educato per essere re e addestrato per condurre i suoi uomini in battaglia. Filippo, infatti, aveva puntato molto su Alessandro: aveva affidato la sua educazione al più grande dei filosofi dell’epoca, Aristotele (384-322 a.C.), e lo aveva messo a capo della cavalleria macedone quando era poco più che un ragazzo. Sotto la guida di Aristotele il giovane Alessandro aveva assorbito i valori e i principi della cultura greca. Sappiamo, per esempio, che Alessandro amava profondamente l’Iliade: suoi modelli erano gli eroi omerici, primo fra tutti Achille, di cui sognava di replicare le gesta.

La difficile successione di Alessandro Alessandro sale sul trono di Macedonia e subito dopo si scatenano lotte dinastiche

Tracia e Illiria si ribellano

Passo dopo passo la Lega di Corinto tenta l’indipendenza

vince i popoli ribelli

morte di Filippo? ❯ In che modo Alessandro

ma il nuovo sovrano

elimina i pretendenti

❯ Che cosa accade alla

distrugge Tebe, guida della rivolta

Capitolo 11

gestisce la successione al trono di Macedonia? ❯ Quali sono le capacità militari di Alessandro? E chi sono i suoi modelli?

Dominare il mondo: Alessandro Magno

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Una volta sul trono, il nuovo re dimostrò di possedere un innato talento militare, che gli consentiva di decidere e agire con estrema rapidità e creatività in battaglia. Alessandro, inoltre, riuscì a conquistare i soldati anche con il proprio coraggio, che lo spingeva a combattere sempre in prima linea.

Olimpiade, la grande alleata di Alessandro Alessandro era SOCIETÀ spesso in contrasto con il padre, ma ebbe un legame strettissimo con la madre, Olimpiade (375-316 a.C.), che dedicò tutta la sua esistenza al figlio. Proprio a lei si deve, forse, la conquista del trono da parte di Alessandro. Olimpiade, del resto, era solo una delle sette mogli di Filippo. C’era dunque il rischio che il sovrano macedone mettesse al mondo un altro erede maschio, che poteva soffiare il trono al prediletto di Olimpiade. Per questo, con molta probabilità, fu proprio la regina a ordire la congiura che portò alla morte di Filippo. Alessandro dimostrò di non potere fare a meno del legame con Olimpiade neppure quando si trovava a migliaia di chilometri di distanza dalla Macedonia. Madre e figlio, infatti, si scambiarono molte lettere, da cui emerge la pazienza di Alessandro verso la gelosia di Olimpiade e i suoi continui consigli di carattere politico. In questo campo, però, Alessandro non le dava corda. Adeguandosi al maschilismo dell’epoca, preferiva tenere Olimpiade fuori dagli affari di Stato.

Statuetta in bronzo di Alessandro Magno che indossa una pelle di elefante, III secolo a.C. New York, Metropolitan Museum of Art. Poiché il condottiero macedone è rappresentato con una pelle di elefante che ricorre anche sulle monete coniate dal re Tolomeo I d’Egitto agli inizi del III secolo a.C., questa statuetta potrebbe rappresentare Alessandro come sovrano d’Egitto.

Il concetto chiave ▶ Nel 334 a.C. Alessandro parte per la spedizione contro i Persiani. Anche se le forze militari macedoni sono inferiori, Alessandro riesce a ottenere due importanti vittorie prima presso il fiume Granico, poi a Isso. Comincia a diffondersi il mito della sua invincibilità.

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Bucefalo, il compagno di mille battaglie Tra i fedelissimi di Alessandro un posto speciale spetta a Bucefalo, il cavallo che lo accompagnò in quasi tutte le battaglie. Secondo la tradizione, Bucefalo era un animale che incuteva terrore per la sua possenza e per il manto completamente nero: si raccontava che era così forte da calpestare i nemici in battaglia e che solo Alessandro era in grado di dominarlo. Bucefalo era stato acquistato da Filippo II per una cifra enorme. Il cavallo però rifiutava di farsi montare e il re macedone pensava di sbarazzarsene quando Alessandro, che aveva allora dodici anni, scommise che sarebbe riuscito a domarlo. Il ragazzo si era accorto che Bucefalo aveva paura della propria ombra e, perciò, lo rivolse con il muso verso il sole prima di salire in sella. Da quel momento cavallo e cavaliere divennero inseparabili. Bucefalo seguì Alessandro fino alle porte dell’India, dove fu ferito mortalmente durante la battaglia del fiume Idaspe. Pur indebolito dai colpi ricevuti, il cavallo non abbandonò Alessandro fino a quando non cessò lo scontro, poi spirò e il condottiero macedone organizzò in suo onore una grande cerimonia funebre. Il corpo di Bucefalo venne deposto in un sepolcro al centro di una nuova città, fondata in suo onore da Alessandro sulle rive dell’Idaspe: Bucefala, l’odierna Jhelum.

3.2 Alessandro sulle orme di Filippo: la guerra alla Persia

L’inizio della spedizione in Oriente La spedizione contro i Persiani partì nel 334 a.C.: in primavera Alessandro sbarcò presso l’antica Troia (sulle coste dell’odierna Turchia) e vi celebrò un sacrificio in onore del suo eroe omerico preferito, Achille. Il rito doveva essere di buon augurio per l’impresa iniziata: come infatti i Greci avevano sconfitto i “barbari” Troiani, così Alessandro e il suo esercito avrebbero vinto i Persiani. Il corpo di spedizione non era imponente, ma era ben addestrato e comprendeva Macedoni, Greci e truppe mercenarie per un totale di circa 35.000 uomini. All’esercito si aggiungeva un gruppo di intellettuali (cartografi, scienziati e storici), che dovevano raccogliere informazioni sui Paesi stranieri che avrebbero attraversato.

Il tempo dei Greci


La battaglia del Granico Il primo obiettivo della spedizione consisteva nella conquista dell’Asia Minore. Tra la primavera e l’estate del 334 a.C., l’armata persiana, enorme ma debole e disunita, attese Alessandro nei pressi del fiume Granico, in Frigia. Alessandro, per infondere coraggio ai suoi, si buttò nella mischia rimanendo ferito, ma riportò un’importante vittoria, che gli consentì di liberare le città ioniche dal giogo persiano. Era solo l’inizio. Poco dopo la battaglia del Granico, infatti, Alessandro compì un gesto simbolico, divenuto quasi mitico: sciolse a modo suo il mitico nodo di Gordio. Si trattava di un intricatissimo nodo di funi dalle origini leggendarie, ospitato da tempo immemorabile in un santuario di Gordio, capitale della Frigia. Un oracolo aveva profetizzato che chi fosse riuscito a sciogliere quel nodo sarebbe diventato il padrone dell’Asia. Quando Alessandro arrivò a Gordio e venne a sapere dell’oracolo, si cimentò subito nell’impresa. Dopo qualche tentativo fallito, il re macedone decise di sciogliere il nodo in un modo non tradizionale: lo tranciò di netto con la spada. Ora nemmeno gli oracoli sembravano poter ostacolare la sua avanzata in Asia. La battaglia di Isso: il Gran Re in fuga Anche se Alessandro aveva “sciolto” il nodo di Gordio, la campagna contro la Persia era solo all’inizio ed era tutt’altro che vinta. Il Gran Re in persona, Dario III, scese in campo con un nuovo, imponente esercito, per impedire ai Macedoni di penetrare in Siria. Il secondo scontro si svolse nel 333 a.C. a Isso, nel sudest della Turchia, e terminò con la fuga dei Persiani: Dario stesso scappò, lasciando nelle mani del vincitore un immenso bottino e il controllo della Penisola Anatolica e della Siria. L’esito della battaglia di Isso ebbe conseguenze importanti non solo a livello militare, ma anche psicologico: il sovrano persiano, infatti, si era impegnato in prima persona nella difesa dei suoi territori e aveva subito un’umiliante sconfitta, che indebolì il suo prestigio. Il mito di Alessandro, conquistatore invincibile, diventava invece sempre più forte, tanto che il re macedone cominciò invece a essere chiamato Magno, cioè «grande». Passo dopo passo ❯ Quali sono le prime fasi della guerra contro i Persiani? ❯ Che cosa succede a Gordio? Che significato ha questo episodio?

Capitolo 11

Gordio Granico TURCHIA

Isso SIRIA

CIPRO

in preparazione

Itinerari con Google Earth Esplora il viaggio di Alessandro Magno.

Il mosaico (100 a.C. circa) rappresenta la Battaglia tra Dario e Alessandro a Isso, proveniente dalla Casa del Fauno a Pompei e ora conservato a Napoli, presso il Museo Archeologico Nazionale. Alessandro è la figura a cavallo sulla sinistra, mentre il re persiano è raffigurato al centro mentre si appresta a fuggire dallo scontro su un carro.

Dominare il mondo: Alessandro Magno

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3.3 La vittoria sui Persiani e l’avanzata in Asia Il concetto chiave ▶ L’avanzata di Alessandro è inarrestabile. Il condottiero conquista le regioni sul Mediterraneo e arriva fino in Egitto. La vittoria finale è conquistata a Gaugamela nel 331 a.C.: Alessandro è il signore dell’Asia e cerca di formare un Impero multiculturale.

La conquista delle satrapie mediterranee Dopo la sconfitta di Isso, Dario III cercò di intavolare delle trattative di pace, mostrandosi disposto a rinunciare ai territori conquistati dai Macedoni in Asia Minore. Il Gran Re sapeva che la sua autorità era fragile, soprattutto nelle regioni occidentali. Qui, infatti, i satrapi erano lontani dai centri del potere persiano e si sentivano più liberi di governare in autonomia. Inoltre, in alcune regioni, come l’Egitto, gli abitanti mal sopportavano il dominio persiano, perché nel tempo aveva abbandonato la sua tradizionale tolleranza, dimostrandosi poco rispettoso delle tradizioni locali, e aveva aumentato le tasse. Dario, infine, si era reso conto della debolezza del suo esercito, numeroso ma meno addestrato ed efficiente di quello macedone. Alessandro rifiutò le offerte di pace, convinto che il Gran Re stesse solo cercando di guadagnare tempo per riorganizzarsi. Vittoria dopo vittoria, era oramai convinto che tutta l’Asia potesse cadere in suo potere. Prima però doveva consolidare le conquiste nelle regioni occidentali dell’Impero persiano. Si diresse, dunque, verso sud e sottomise con facilità le satrapie mediterranee: la Fenicia, la Palestina e il grande Egitto. L’unica città a opporre resistenza fu Tiro, in Palestina, che sorgeva su un’isola ed era protetta da un’imponente fortezza. Dopo un assedio di sette mesi Alessandro la espugnò, la distrusse e crocifisse migliaia dei suoi abitanti. Un nuovo faraone per l’Egitto Arrivato in Egitto nel 332 a.C., Alessandro venne accolto come un liberatore e si presentò come un nuovo faraone, giunto a ridare vita alle antiche tradizioni egizie. Il condottiero visitò un celebre oracolo nell’oasi di Siwa, dove i sacerdoti lo dichiararono figlio del dio Amon, la più importante divinità egizia. Alessandro, in altre parole, venne equiparato a un sovrano di origine divina, proprio come gli antichi faraoni. Accettando di essere “divinizzato”, però, Alessandro si stava allontanando profondamente dalla mentalità greca: i Greci, infatti, non vedevano di buon occhio la mescolanza tra potere regale e potere religioso, perché erano abituati a una concezione “laica” dell’autorità politica. Il sovrano, di fatto, stava cominciando a sovrapporre culture e tradizioni che fino a quel momento erano rimaste estranee le une alle altre. In Egitto, inoltre, il condottiero macedone avviò una delle sue imprese più durature: nel 332 a.C. decise di fondare sul delta del Nilo una nuova città, Alessandria, che in poco tempo acquistò una straordinaria importanza a livello commerciale e culturale. Ancora oggi la città è uno dei maggiori centri del Mediterraneo.

I resti del tempio dell’oracolo del dio Amon-Ra nell’oasi di Siwa, in Egitto.

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UdA 3

Il tempo dei Greci


L’attacco al cuore dell’Impero: Gaugamela Dopo aver trascorso un anno in Egitto, Alessandro decise di riprendere lo scontro e di puntare verso Oriente, dove Dario III lo aspettava con il suo esercito. I due schieramenti si scontrarono a Gaugamela (331 a.C.), in Mesopotamia. Questa volta i Persiani riuscirono a mettere in difficoltà i Macedoni, ma alla fine a vincere fu di nuovo Alessandro e Dario, per la seconda volta, fu costretto a fuggire per non cadere nelle mani del nemico. La strada verso il cuore dell’Impero era libera e, una dopo l’altra, caddero le capitali persiane: Babilonia, Susa, Persepoli, Pasargade ed Ecbatana. I Macedoni rimasero impressionati dalla ricchezza delle città del Gran Re e Alessandro fece di tutto perché le sue truppe non compissero saccheggi e violenze: non voleva infatti inimicarsi le popolazioni locali, proprio nel momento in cui molti satrapi abbandonavano Dario e si schieravano dalla sua parte. Fece un’unica eccezione: lasciò che i suoi soldati bruciassero Persepoli, cuore dell’Impero, vendicando così l’incendio dell’Acropoli di Atene del 480 a.C. L’Impero multiculturale di Alessandro Ormai Alessandro era il sovrano del più grande regno del mondo e doveva amministrare un Impero non solo vastissimo, ma abitato da molte popolazioni diverse tra loro. Era un mondo lontano dalla Grecia non solo geograficamente, ma anche culturalmente. L’intenzione di Alessandro nel gestire questo Impero non era di imporre la cultura del vincitore, ma piuttosto di rispettare le tradizioni, le lingue e le divinità delle genti sottomesse e di amalgamare culture diverse. Per questo si mostrò tollerante verso i popoli vinti: il suo obiettivo era di farli partecipare all’amministrazione dell’Impero, che secondo Alessandro

L’Impero di Alessandro Magno

Le carte raccontano

MAR NERO

MAR CASPIO

Macedonia Pella Troia (tomba di Achille)

Granico

Armenia

Gordio

Frigia Cilicia

Alicarnasso

Isso

Alessandretta

Siria

MAR MEDITERRANEO

Tiro

Alessandria

oasi di Siwa (oracolo di Amon)

Alessandria Susiana

lo

Susa

Alessandria Proftasia Pasargade

Alessandria sull’Oxo

Aracosia

Taxila

Alessandria di Aracosia In

Alessandria Bucefala Alessandria Nicea

do Alessandria

sull’Indo

India

Pattala

Itinerario della spedizione di Alessandro

La massima espansione dell’Impero di Alessandro

in preparazione

Battra

Alessandria nel Caucaso

OCEANO INDIANO

SO

La Macedonia all’avvento di Alessandro (336 a.C.)

Aria

Persepoli Carmania Alessandria Carmania Gedrosia

OS RR

Egitto

Arabia MA

Ni

Margiana

Alessandria Ecbatana Partia degli Arii

Babilonia Gerusalemme

Menfi

Sogdiana Alessandria Battriana

Gaugamela Media Hecatompylos Arbela

Damasco

Alessandria Escate

Samarcanda

Itinerario del ritorno di Alessandro

Principali battaglie

Leggi la carta ❯ Dove si trova Gordio? Quale episodio si svolge in questa località? ❯ Individua sulla carta le città chiamate Alessandria: quante sono? Perché secondo te sono così numerose? A

HUB Maps Esplora la carta Le conquiste di Alessandro Magno e svolgi le attività proposte, poi confrontala con una carta geopolitica attuale e indica lo Stato più orientale e quello più occidentale dell’antico Impero macedone.

che evento è legata la fondazione di Alessandria Bucefala? ❯ Quali erano le capitali dell’Impero persiano? Individuale sulla carta.

Capitolo 11

Dominare il mondo: Alessandro Magno

241


doveva essere universale, cioè inclusivo, di cui tutti potevano fare parte. Per questo motivo, sfruttò il contributo delle élite locali e, nel governo, affiancò ai suoi funzionari macedoni e greci i satrapi persiani che gli avevano dichiarato fedeltà. Alessandro seguì questa politica non solo a livello amministrativo, ma anche sociale. Sposò una figlia di Dario, Statira, ma anche la figlia di un satrapo, la celebre Roxane, e favorì i matrimoni misti: per esempio, nel 324 a.C. spinse ottanta alti ufficiali macedoni a sposarsi con altrettante nobili persiane (matrimoni poi divenuti famosi con l’espressione “nozze di Susa”). Alessandro, quindi, cercò di creare un organismo statale dove diversi popoli, etnie, culture e tradizioni potevano trovare posto. Il sovrano stesso fece proprie alcune usanze persiane. Per esempio, cominciò a farsi onorare come un sovrano orientale e a pretendere che i suoi sudditi si inchinassero fino a terra in sua presenza, un atto di ossequio chiamato in greco proskỳnesis. Scelte di questo tipo erano del tutto contrarie alle consuetudini greche. I collaboratori e i soldati di Alessandro mostrarono forti perplessità, se non un vero e proprio rifiuto verso questi atteggiamenti e a fatica accettarono di dover condividere il potere con coloro che avevano sconfitto in battaglia.

Alessandro davanti al corpo di Dario, alle loro spalle i due assassini del sovrano vengono fatti impiccare. Miniatura persiana del XVI secolo. Ginevra, Musée d’Art et d’Histoire.

Ai confini del mondo Dopo aver conquistato le capitali persiane, i compagni di Alessandro gli consigliarono di fermarsi, ma il re macedone decise di procedere verso Oriente. Inizialmente, Alessandro intendeva catturare Dario, che si era rifugiato a Ecbatana ma era poi fuggito nelle impervie regioni del nord per cercare così di scampare ad Alessandro. Dario, tuttavia, venne tradito dai suoi stessi uomini e, nel 330 a.C., venne assassinato. Alessandro volle che il corpo del re persiano fosse sepolto con riti solenni a Persepoli. Morto Dario, la vittoria era ormai completa, ma la fame di conquiste di Alessandro sembrava insaziabile. Si spinse sempre più a Oriente, in territori che neppure i Persiani avevano raggiunto, ottenne nuove vittorie e sottomise altri popoli. Per consolidare i confini nord-orientali e per aprire vie di commercio con l’Estremo Oriente, arrivò fino alla Penisola Indiana, alla valle dell’Indo e dei suoi affluenti (l’attuale Pakistan), dove nel 326 a.C. sconfisse il re indiano Poro. Il re macedone avrebbe voluto inoltrarsi nell’India, ma il suo esercito, ormai stremato da dieci anni di guerre lontanissime dalla patria, si rifiutò di proseguire. Alessandro fu costretto a cedere e dette ordine di puntare verso Occidente, sulla via del ritorno. La morte di Alessandro Nel 325 a.C. giunse a Susa e nel 323 a.C. a Babilonia, scelta come sua capitale. Qui esplosero le tensioni che già erano nate anche tra i suoi uomini più fedeli. Molti disapprovavano il suo comportamento da despota orientale, ormai incurante della Grecia e della Macedonia, e la sua politica di unione tra Macedoni, Greci e Persiani. Ma il condottiero stava già studiando nuove imprese: voleva costruire una flotta immensa per conquistare l’Arabia e poi occupare le colonie fenicie nel Mediterraneo occidentale. Mentre si trovava a Babilonia, però, si ammalò gravemente e i suoi ultimi progetti non videro mai la luce. Alessandro il Grande morì per una causa sconosciuta (forse la malaria) il 10 giugno del 323 a.C., al tramonto: non aveva ancora trentatré anni. Passo dopo passo

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UdA 3

Il tempo dei Greci

❯ Perché dopo la vittoria a Isso Alessandro si

❯ Spiega quali problemi deve affrontare

dirige verso sud? ❯ Che significato ha l’identificazione di Alessandro come figlio di Amon proclamata dai sacerdoti egizi? ❯ Qual è la battaglia decisiva contro i Persiani? Perché?

Alessandro nell’amministrazione dell’Impero conquistato e come li risolve. ❯ Quali sono i piani di Alessandro dopo la morte di Dario? Perché falliscono? ❯ Perché gli uomini di Alessandro non approvano la sua politica?


Le fonti raccontano

Alessandro e i costumi persiani Questa pagina dello storico romano Curzio Rufo mostra il duro scontro tra Alessandro e i suoi generali e amici, dopo che il re macedone scelse di adottare le usanze dei sovrani persiani per rafforzare il suo potere. Analizza il testo con l’aiuto delle note e svolgi le attività proposte.

Qui [in Persia] Alessandro diede libero sfogo alle sue passioni, e cambiò la continenza e la moderazione A , sue virtù eccellentissime […], con la superbia e la lussuria B . I patri costumi, il potere salutarmente misurato dei re macedoni, il modesto portamento C : tutte queste cose egli stimava ben poco in confronto alla sua grandezza; ed emulava la magnificenza della corte persiana, pari a quella divina. Egli desiderava vedere i macedoni prostrarsi fino a terra D in adorazione davanti a lui, e pretendeva, a poco a poco, di impiegare quei vincitori di tante genti in funzioni servili, come se fossero dei prigionieri. Pertanto si cinse il capo di un diadema purpureo1, fregiato di bianco, simile a quello che aveva portato Dario, indossò una veste persiana, senza temere che fosse di funesto presagio2 il fatto che il vincitore indossasse l’abito del vinto. Egli aveva un bel dire che portava le spoglie dei persiani, ma con quelle egli aveva assimilato anche i loro costumi, e il fasto dell’abito portava con sé l’arroganza dei sentimenti. [...] Egli aveva imposto l’uso delle vesti persiane anche agli amici e ai cavalieri E , che erano il fior fiore dell’esercito: essi veramente erano contrari, ma non osavano rifiutare. [...] Questa corruzione F , propria del lusso e dei costumi stranieri, ripugnava apertamente ai veterani3 di Filippo, uomini non avvezzi ai piaceri G ; e in tutto il campo tutti pensavano e parlavano nel modo seguente: «Si era più perduto con la vittoria che guadagnato con la guerra: essi allora erano proprio come vinti, costretti a seguire usanze straniere e contrarie alle loro. Quale figura avrebbero fatto se fossero ritornati alle loro case quasi in veste di prigionieri? Ormai essi si vergognavano di se stessi. Il loro re, più simile ai vinti che ai vincitori, da capo dei macedoni era diventato un satrapo4 di Dario». Alessandro, non ignorando il grave malcontento dei suoi principali amici e dell’esercito, cercava di riacquistare il loro affetto con la liberalità5 e specialmente con doni. Ma, come penso, agli uomini liberi riesce sgradito ogni prezzo della loro servitù H . Così, per evitare una sedizione6, bisognava interrompere quest’ozio con la guerra. (Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno 6, 6, trad. G. Baraldi, Zanichelli 1986)

A

I Macedoni, abituati alla vita militare, non eccedevano nel lusso (“continenza” è un sinonimo di “moderazione”)

B

La superbia di Alessandro sta nel ritenersi superiore a tutti gli altri; la lussuria indica qui un generico eccesso vizioso e non l’abbandonarsi alla sensualità

C

Le virtù dei Macedoni consistevano nel: a seguire la tradizione e gestire accortamente il potere b adattarsi ai criteri dei vinti e gestire il potere in maniera assoluta

D

Alessandro adotta l’usanza persiana della ………………………………………..……….

E

Alessandro cerca di far adottare i costumi persiani anche ai suoi uomini: sarà proprio questo il motivo principale di attrito

F

I guerrieri macedoni consideravano l’adozione di costumi stranieri una corruzione delle loro tradizioni…

G

… perché loro, al contrario, erano rudi combattenti

H

I soldati macedoni non si fanno conquistare dai doni di Alessandro perché, come sostiene l’autore, la libertà non ha prezzo. L’unico modo per evitare rivolte è, dunque, ricominciare a combattere

Autore Curzio Rufo Opera Storie di Alessandro Magno Data I-II secolo d.C. oppure III-IV secolo d.C. Le virtù dei Macedoni I nuovi costumi adottati da Alessandro

in preparazione

HUB Library 1. diadema purpureo: ornamento che si mette sul capo e che simboleggia la dignità o la sovranità; purpureo indica il colore rosso vivo. 2. funesto presagio: il presagio è la previsione di eventi futuri; funesto indica qualcosa di triste o doloroso. 3. veterani: militari con molti anni di servizio.

4. satrapo: antico governatore dell’Impero persiano; in senso più ampio indica anche chi abusa dei suoi poteri nell’esercizio delle sue funzioni. 5. liberalità: generosità, grandezza d’animo. 6. sedizione: rivolta.

Capitolo 11

Leggi il brano di Curzio Rufo (I-II o III-IV secolo d.C.) in cui si racconta il matrimonio di Alessandro con Roxane, poi svolgi le attività proposte.

Dominare il mondo: Alessandro Magno

243


4 Il concetto chiave ▶ Con la morte di Alessandro il suo Impero viene diviso tra i suoi successori, chiamati “diadochi” Nascono così i regni ellenistici, governati da dinastie greco-macedoni discendenti dai generali di Alessandro.

Il tempio di Horus a Edfu, in Egitto, fatto erigere dalla dinastia dei Tolomei al posto di uno più antico (237-57 a.C.).

244

UdA 3

I regni ellenistici

La disgregazione dell’Impero macedone Alessandro morì senza eredi legittimi e senza aver indicato un successore. In assenza di un erede riconosciuto da tutti, tra i suoi generali si scatenarono fin da subito le guerre per la successione. Nel suo testamento, dettato poco prima di morire, il sovrano raccomandava di salvaguardare la stabilità dei suoi domini e di proseguire la politica di collaborazione fra Persiani e Greci. Pretendeva, inoltre, l’impegno a conquistare l’Occidente. I suoi fedelissimi, però, ignorarono quasi del tutto le sue volontà. Anzi, dopo l’iniziale turbamento per la morte improvvisa del re, cominciarono a combattere fra loro per la supremazia. Anni di lotte sanguinose portarono alla disgregazione dell’Impero macedone e alla fine del sogno, accarezzato da Alessandro, di un grande Stato universale, multietnico e multiculturale. Divisi su tutto, i successori del sovrano, detti diàdochi (in greco appunto “successori”), concordavano su un unico punto: abbandonare la politica di fusione tra i diversi popoli e imporre loro una classe dirigente composta unicamente da Greci e Macedoni. Inizia l’Ellenismo Da questa disgregazione, attorno al 300 a.C., sorsero diversi regni. I principali furono Egitto, Siria e Macedonia, affiancati da altri come Pergamo e la Battriana. Gli storici li definiscono “regni ellenistici” e parlano di età ellenistica per il periodo compreso tra la morte di Alessandro e il 31 a.C., anno in cui anche l’Egitto – il regno che era riuscito a sopravvivere più a lungo – passò sotto il dominio romano. Il termine “ellenistico” indica dunque qualcosa di diverso rispetto a “ellenico”, che invece si riferisce alla Grecia delle pòleis durante l’età arcaica e l’età classica.

Il tempo dei Greci


L’inizio dell’Ellenismo La morte di Alessandro

lascia l’Impero

senza eredi

e spinge in guerra

determina

l’inizio dell’età ellenistica

i diadochi

che disgregano

che segnano

ai regni ellenistici

e danno vita

l’Impero

Il regno d’Egitto: i Tolomei Il regno ellenistico dell’Egitto venne governato dalla dinastia dei Tolomei, discendenti del generale macedone Tolomeo, che prese il potere nel 305 a.C. Per garantirsi l’appoggio del popolo e delle potenti caste sacerdotali, i sovrani tolemaici si presentarono come successori degli antichi faraoni, anche se il governo, l’amministrazione dello Stato e l’esercito rimasero nelle mani di funzionari e ufficiali greci e macedoni. Per mantenere il Paese sotto controllo, inoltre, i Tolomei fondarono diverse colonie militari sparse nei punti strategici. La città di Alessandria divenne il centro della vita economica, culturale e politica del regno e i sovrani la scelsero come capitale. Rigidissimo fu il controllo statale sull’economia. Era lo stesso re a esercitare il monopolio su numerose attività e su vari beni: estrazione mineraria, frumento, vino, birra, olio, sale, papiro. Attraverso un severo apparato burocratico, i governanti sorvegliavano la produzione, i lavori da svolgere, i raccolti. I funzionari del re, sparsi nei villaggi, censivano i terreni, gli animali e i contadini, stabilivano la quantità dei raccolti e distribuivano le sementi. Le materie prime venivano lavorate in officine statali e i prodotti venduti da speciali concessionari. In altri casi si imponeva che tutta la produzione fosse consegnata allo Stato a un prezzo determinato, oppure si pretendeva una tassa percentuale, generalmente un quarto della produzione totale. In questo modo si alimentavano le finanze del regno, usate soprattutto per mantenere il grande esercito dei Tolomei.

Veduta della tomba-santuario del re Antioco I, uno degli ultimi discendenti della dinastia seleucide, edificata sul Monte Nemrut in Turchia, I secolo a.C. Le statue alla base del tumulo rappresentano lo stesso Antioco I insieme a Zeus, Era e Apollo.

Capitolo 11

Dominare il mondo: Alessandro Magno

245


La ristretta classe dirigente greco-macedone si assicurò il controllo delle attività economiche più redditizie e dei benefici che ne derivavano. Il popolo, costretto a vivere spesso in povertà, manifestò il proprio malcontento con tumulti e tentativi di rivolta. Nonostante questo, tuttavia, il regno d’Egitto fu il più duraturo tra quelli ellenistici, visto che fu l’ultimo a cadere sotto il dominio romano.

La Siria dei Seleucidi Il più potente ed esteso dei regni ellenistici fu quello di Siria, governato dai discendenti del generale Seleuco, i Seleucidi. Occupava originariamente i territori dall’Asia Minore ai confini dell’India e sul suo territorio immenso passavano le vie carovaniere che univano l’Oriente al Mediterraneo. La sua capitale era Antiochia, sulla costa siriana. Anche in questo regno la classe dirigente era composta solamente da Greci e Macedoni. A differenza del regno dei Tolomei, però, il potere centrale era debole. Le province orientali, infatti, erano governate da avidi satrapi che sfruttavano le popolazioni locali al punto da provocare frequenti rivolte. Le regioni occidentali, invece, cioè l’Asia Minore, erano difficili da tenere sotto controllo per la presenza sia dei Galati, bellicose tribù celtiche che si erano stabilite al centro dell’Anatolia, sia di piccoli regni indipendenti e molto vitali come quello di Pergamo. A partire dalla metà del III secolo a.C., nelle province orientali (corrispondenti all’attuale Iran) era inoltre emersa la potenza dei Parti, una popolazione indoeuropea che aveva dato vita a un regno autonomo. Anche le regioni più orientali dell’Impero fondato da Alessandro a un certo punto si ribellarono ai Seleucidi. Nella Battriana, verso la metà del III secolo, si costituì un regno greco-orientale che si distingueva per la mescolanza tra elementi greci e indiani e per la diffusione in lingua greca del buddhismo.

Passo dopo passo ❯ Chi sono i diadochi? A che

cosa portano le loro lotte? ❯ Che differenza c’è tra

i termini “ellenico” ed “ellenistico”? ❯ Quali sono i principali regni ellenistici e da quali dinastie sono governati? ❯ Come si comportano i Tolomei in Egitto riguardo all’economia del Paese? ❯ Quali problemi deve affrontare la dinastia dei Seleucidi?

I regni ellenistici

Le carte raccontano Regno di Macedonia

Macedonia Pella Tracia Atene

in preparazione

Sardi Antiochia te

Media

Partia

Ecbatana

Aria

Seleucia Babilonia

Susa Persepoli

Menfi

Egitto

Arabia lo

Tebe

MAR ROSSO

GO

LF

Persia O

PE

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Aracosia Carmania Gedrosia

IC

O

Leggi la carta ❯ Osserva il regno di Macedonia: è più o meno esteso rispetto a quello di Filippo II? ❯ Confronta il regno ellenistico d’Egitto con l’Egitto dei faraoni di epoca antica: quali differenze noti? ❯ Individua sulla carta la capitale del regno di Siria.

246

UdA 3

Il tempo dei Greci

Indo

Gerusalemme

Alessandria

Arbela

Battriana

ri

Tiro

fra

Tig

Cipro

Ni

Esplora la carta I regni ellenistici e svolgi le attività proposte. Confronta poi questa carta con quella Le conquiste di Alessandro Magno: noti delle differenze? Come le spiegheresti?

MAR MEDITERRANEO

Eu

Sogdiana Samarcanda

MAR CASPIO

Creta

HUB Maps

Regno di Battriana

Regno di Siria

Armenia

Ponto

Pergamo

Regno d’Egitto

Regno di Pergamo

India


La Grecia e il regno di Macedonia Mentre Alessandro era ancora impegnato in Oriente, le pòleis greche del Peloponneso (tranne Sparta) si erano riunite nella Lega Achea e quelle della Grecia centrale nella Lega Etolica. Il loro progetto era liberarsi dal dominio macedone, ma i continui contrasti tra le città impedirono un’azione unitaria. Alla morte di Alessandro, in Macedonia già nel 321 a.C. il potere passò nelle mani di Antipatro, che represse con la forza una ribellione scoppiata ad Atene. Dal 276 a.C. il regno venne governato dalla dinastia degli Antigonidi, discendenti di Antigono, uno dei generali di Alessandro. Oltre al territorio macedone, la dinastia controllava anche buona parte della Grecia continentale, ma la Macedonia rimase sempre il meno esteso e prospero tra i regni ellenistici.

Le fonti raccontano

Un tetradracma ellenistico In questa immagine puoi vedere le due facce di un tetradracma, una moneta coniata nel 300 a.C. circa, agli inizi dell’età ellenistica. Analizza la fonte e svolgi le attività proposte. Data 300 a.C. Tipologia moneta in argento

1.

Osserva e Scopri

2.

Interpreta

Questa moneta fu emessa da Lisimaco, che governò la Tracia dopo la morte di Alessandro. Su un lato è rappresentato il volto di Alessandro.

Lisimaco usò il ritratto di Alessandro sulle monete per sottolineare il suo legame con il condottiero macedone e, così, rafforzare la sua posizione politica. I successori di Alessandro erano chiamati ..............................................................................

Sul capo di Alessandro si riconoscono le corna del dio Zeus Ammone. Questa divinità greco-egizia era considerata il a b padre (a) o il fratello (b) di Alessandro Magno?

Alessandro fu adorato come un dio dopo la sua morte e per questo poteva essere raffigurato su una moneta.

Sull’altro lato della moneta c’è Atena, la dea guerriera, raffigurata con elmo, scudo e in mano Nike, la dea della vittoria.

La scelta di rappresentare anche Atena serve a Lisimaco per ottenere prestigio, ricollegandosi alla tradizione culturale e militare greca.

Capitolo 11

Dominare il mondo: Alessandro Magno

247


5

La civiltà ellenistica

5.1 Un mondo unitario Il concetto chiave ▶ Con la nascita dei regni ellenistici, il mondo grecomacedone e quello orientale diventano uno spazio culturale ed economico con caratteristiche comuni. Le pòleis perdono la loro autonomia, ma la loro cultura e la loro lingua si diffondono dal Mediterraneo all’India.

Altare di Zeus sotèr e Atena nikephóros, da Pergamo, 190-160 a.C., ricomposizione del fronte, marmo, m 36,40x34,20 (dimensioni del basamento quadrangolare). Berlino, Pergamonmuseum.

248

UdA 3

L’Ellenismo Anche se l’Impero di Alessandro ebbe vita breve, la sua straordinaria impresa, però, cambiò in modo profondo e duraturo un vastissimo territorio, che andava dal continente europeo, attraverso l’Asia Minore, l’Egitto, la Mesopotamia, la Persia, fino al corso dell’Indo. Occidente e Oriente entrarono stabilmente in contatto, si rafforzarono i rapporti commerciali e iniziò un processo di osmosi (cioè scambio) culturale: nella vasta area compresa fra il Mediterraneo e l’Oceano Indiano, civiltà e tradizioni di popoli diversi si influenzarono reciprocamente. Dal punto di vista politico, si impose il modello di governo orientale. Questo era basato su monarchie con a capo sovrani divinizzati, che concentravano tutto il potere nelle proprie mani e in quelle delle loro corti. In quasi tutti gli altri campi, fu il modello greco a prevalere e a diffondersi in territori anche lontanissimi dalla Grecia continentale. Nacque così una nuova civiltà chiamata dagli storici Ellenismo. Il declino definitivo delle pòleis La formazione dei regni ellenistici modificò per sempre anche il mondo delle pòleis: le città greche entrarono in una lunga e definitiva fase di declino e scomparve il loro sistema di governo. Se prima, infatti, i cittadini partecipavano attivamente alle decisioni della pòlis, in età ellenistica la politica veniva stabilita solo dal sovrano e dalla sua corte. I cittadini, in altre parole, diventarono sudditi, ormai non più diversi dagli abitanti del mondo orientale e dell’Egitto, ma anche del regno macedone. Il governo dello Stato non fu gestito da assemblee o magistrati eletti, ma da funzionari che andavano a comporre la corte del monarca. Anche l’esercito, un tempo composto da cittadini opliti, divenne un corpo di professionisti, soprattutto mercenari.

Il tempo dei Greci


Uno spazio cosmopolita Dopo le conquiste di Alessandro, inoltre, il mondo greco perse la sua centralità e si trovò ai margini dei grandi centri di potere: Alessandria, Antiochia, Babilonia. I regni ellenistici, però, avevano bisogno di funzionari per l’amministrazione statale, di soldati per l’esercito, di artisti e intellettuali per rendere più splendide le corti e le città. I nuovi sovrani ellenistici, di cultura greca, volevano che queste figure venissero dalla Macedonia o dalla Grecia e incentivarono una migrazione da quelle zone verso i loro regni. Questo favorì la circolazione di uomini e idee, l’incontro e la fusione tra culture e tradizioni differenti. Nel mondo ellenistico si creò, dunque, una società multietnica e multiculturale. Le persone, pur essendo suddite di un sovrano, si sentivano inserite in un grande spazio unitario. L’uomo dell’Ellenismo divenne quindi “cittadino del mondo”, parte di una società cosmopolita in cui non c’era più distinzione tra cittadini e “barbari”. I contatti culturali furono facilitati anche dalla diffusione del greco, che divenne la lingua comune (koinè diàlektos). Si parlava greco nei rapporti politici e diplomatici, nei commerci e tra le persone colte: dal Mediterraneo fino ai confini dell’India il greco divenne una sorta di lingua “internazionale”, come l’inglese ai nostri giorni. L’economia Anche a livello economico si verificarono profondi cambiamenti. Uno tra i più importanti riguardò la monetazione. I ricchi bottini ottenuti dalla conquista dell’Impero persiano furono utilizzati per aumentare la produzione di monete d’oro e d’argento da immettere sui mercati. La monetazione di Alessandro si impose nel Mediterraneo orientale e divenne un sistema di riferimento per tutti i regni ellenistici. Con l’aumento della circolazione monetaria, però, si verificò un notevole aumento dei prezzi: le classi più povere finirono in miseria e molti contadini furono costretti a entrare nelle truppe mercenarie al servizio dei diadochi. Al contrario, gli esponenti della ➔ burocrazia reale, i capi degli eserciti e i ricchi mercanti, tutti di origine greco-macedone, divennero sempre più benestanti. La nascita di questo spazio comune tra Oriente e Occidente stimolò i commerci internazionali: sempre più frequentate divennero le vie carovaniere che, partendo dall’India, giungevano in Siria, e le rotte marittime che risalivano il Golfo Persico e il Mar Rosso. L’aumento degli scambi tra regioni lontane e la maggiore disponibilità di moneta favorirono i commerci di prodotti rari e costosi, che erano riservati alle classi più elevate. Per venire incontro alle nuove esigenze di un mercato in continua espansione, furono costruite navi sempre più grandi e ai porti vennero aggiunte nuove banchine. Il maggior volume di affari passava dal porto di Alessandria, ma anche le isole di Rodi e Delo divennero centri floridi.

in preparazione

Dizionario digitale Burocrazia è una parola composta che deriva dal francese bureau, «ufficio», e dal greco kràtos, «potere». Letteralmente è il “potere degli uffici”, ma nel linguaggio corrente indica l’apparato amministrativo di uno Stato. Con l’aiuto del Dizionario digitale, prova a spiegare la differenza tra burocrazia, aristocrazia e talassocrazia e individua per ciascun termine un’epoca storica di riferimento.

I grandi cambiamenti dell’età ellenistica Il mondo ellenistico si trasforma a livello

Passo dopo passo ❯ Come cambia la

politico

linguistico

economico

• il governo passa nelle mani dei sovrani e della corte • il cittadino non partecipa più alla vita politica e diventa suddito • le classi dirigenti sono di origine greca

• si diffonde come lingua comune il greco della koinè, impiegata per gli scambi politici, diplomatici ed economici

• aumenta la monetazione in oro e argento • si produce un aumento dei prezzi che allarga le fasce sociali più povere • si ampliano le reti commerciali

Capitolo 11

condizione dei cittadini con la nascita dei regni ellenistici? Perché? ❯ Cos’è la koinè diàlektos e perché ha un ruolo importante? ❯ Quali trasformazioni si verificano in ambito economico e commerciale?

Dominare il mondo: Alessandro Magno

249


Le carte raccontano

Un grande spazio commerciale

MAR NERO Pella

Roma

Bisanzio

Pergamo Atene Efeso

Cartagine

MAR CASPIO

Battra Antiochia

MAR MEDITERRANEO Cirene

Ecbatana

Seleucia Alessandria

Tiro Gaza Petra

Taxila

Persepoli GO

Menfi

Alessandria degli Arii

Susa

LF

O

P

ER

SIC O

MA

OS RR SO

Napata

Qana

OCEANO INDIANO

Oro

Vetro

Riso

Legno

Cavalli

Incenso

Cotone

Argento

Stagno

Olio

Papiro

Elefanti

Mirra

Lino

Corallo

Zolfo

Vino

Canapa

Avorio

Seta

Perle

Frumento

Birra

Schiavi

Lana

Il primo spazio “globalizzato” Il mondo ellenistico fu anche un grande spazio commerciale, in cui Oriente e Occidente si unirono in una prima forma di globalizzazione. Nei secoli precedenti esistevano già collegamenti tra il Mediterraneo e le lontane regioni dell’Asia, ma si trattava di vie carovaniere che solo i mercanti più coraggiosi affrontavano, dato che attraversavano deserti, steppe e alte catene montuose. Dopo Alessandro, invece, le comunicazioni divennero più semplici e sicure grazie

250

UdA 3

Il tempo dei Greci

anche alla presenza degli eserciti dei regni ellenistici che presidiavano i territori. Le reti stradali e commerciali La rete stradale costruita dai Persiani venne potenziata, collegandola a ovest con il Mar Egeo e a est con l’India. In Egitto vennero ripristinati gli antichi collegamenti verso Occidente, lungo la costa dell’Africa mediterranea, e verso sud, fino al Corno d’Africa. La “via dell’incenso” univa l’Arabia meridionale al Mar Rosso, all’Egitto e alla Siria.

Principali centri commerciali Vie di commercio Via dell’incenso

Le vie marittime Tutte queste vie carovaniere erano collegate ai porti in cui si incrociavano le principali rotte mediterranee: Seleucia in Siria, Efeso come punto di arrivo delle vie d’Asia Minore, Bisanzio che dominava il Ponto, Rodi snodo del Mediterraneo orientale. Il porto più importante del mondo ellenistico era Alessandria, meta delle rotte lungo il Mar Rosso e le coste africane, fino all’India e all’Estremo Oriente.


5.2 Lo sviluppo dell’urbanistica, della cultura e della scienza

Un mondo di città Una caratteristica dell’età ellenistica è il sorgere di nuove città. Progettate da architetti greci, le nuove città ellenistiche furono costruite sul modello delle pòleis, secondo criteri razionali: difese da solide mura, erano suddivise in quartieri in base alle diverse funzioni economiche o amministrative. Le comunità cittadine si occupavano della manutenzione delle strutture pubbliche e delle strade. Le classi dominanti, invece, come segno della loro ricchezza, ingrandivano i loro palazzi e li abbellivano con opere d’arte e preziose suppellettili. Le città ellenistiche, però, assomigliavano alle pòleis solo per quanto riguardava la struttura urbanistica, perché a livello politico non erano più indipendenti. I nuovi ricchi, dunque, non si interessavano al governo cittadino, ma miravano esclusivamente ad aumentare il proprio patrimonio e a investire i capitali accumulati nell’acquisto di terre, magazzini e schiavi. I centri della cultura ellenistica Molte città del mondo ellenistico furono importanti centri culturali. Oltre ad Atene e ad Alessandria, raggiunsero grande fama anche Pergamo, capitale dell’omonimo regno, e Antiochia, capitale di Siria. Per accrescere il loro prestigio, i sovrani ellenistici favorirono la circolazione di uomini e di idee, finanziando la creazione di centri per la ricerca e lo studio. Uno dei più celebri e importanti fu voluto dai Tolomei ad Alessandria: il Museo. Questo istituto era chiamato così in onore delle Muse, divinità protettrici delle arti e della cultura, e comprendeva un giardino zoologico, un orto botanico, un osservatorio astronomico e, soprattutto, la più famosa biblioteca dell’antichità, con oltre 700.000 volumi.

Capitolo 11

◀ Il concetto chiave Il mondo ellenistico si popola di nuove città, le capitali dei regni diventano sempre più belle e spesso si trasformano in importanti centri culturali. La circolazione di idee favorisce il progresso scientifico e tecnologico.

Veduta aerea dell’Acropoli di Pergamo, in Asia Minore, posta su una collina a poca distanza dalla costa del Mar Egeo. Fu la capitale dell’omonimo regno in età ellenistica, periodo in cui conobbe una straordinaria fioritura artistica e architettonica.

Dominare il mondo: Alessandro Magno

251


Il più antico frammento di papiro contenente alcuni brani dagli Elementi della geometria di Euclide. Filadelfia, University of Pennsylvania.

in preparazione

Voci d’autore Nell’antichità schiavi e animali erano tra le risorse energetiche più impiegate. Ma quali saranno le fonti energetiche a disposizione nel prossimo futuro? Scoprilo guardando il video d’autore Le sfide energetiche.

Un’epoca di progresso scientifico Tra il III e il II secolo a.C., le conoscenze scientifiche progredirono in maniera straordinaria, grazie all’incontro tra culture diverse. L’astronomo Aristarco di Samo (310-230 a.C.) propose il primo modello cosmologico eliocentrico, cioè ipotizzò che la Terra ruotasse attorno al Sole (hèlios in greco) e girasse su sé stessa. Il geografo Eratostene di Cirene (circa 275-195 a.C.) riuscì a calcolare quasi esattamente la circonferenza terrestre e introdusse l’uso di meridiani e paralleli. Fece grandi progressi anche la cartografia, che permise di realizzare mappe sempre più accurate, mentre la medicina fu favorita dall’incontro tra la tradizione greca e quella egizia. I medici ellenistici studiarono il corpo umano anche ricorrendo alla dissezione dei cadaveri. Eccezionali innovazioni si ebbero anche nella matematica, nella fisica e nella geometria. Euclide (circa 323-286 a.C.), vissuto ad Alessandria d’Egitto, scrisse gli Elementi, un trattato dedicato a teoremi e principi matematico-geometrici validi ancora oggi. A Siracusa, Archimede (287-212 a.C.) scoprì il principio fisico di galleggiamento dei corpi (il cosiddetto “principio di Archimede”), quelli di funzionamento delle leve e le caratteristiche della riflessione in ottica, oltre a realizzare anche innovative macchine belliche. A livello tecnologico si compirono grandi passi in avanti, con l’invenzione di strumenti sofisticati e complessi. Queste scoperte, però, ebbero un utilizzo pratico molto limitato e non furono in grado di migliorare la vita delle persone e ridurre la fatica nel lavoro. Il motivo di questa “mancata rivoluzione” fu soprattutto la grande disponibilità di schiavi nelle attività produttive e costruttive: gli schiavi, infatti, rappresentavano una risorsa inesauribile e una soluzione economica molto semplice ai problemi della collettività.

Passo dopo passo ❯ Quali sono somiglianze e differenze tra le pòleis e le nuove città ellenistiche? ❯ Quali sono i maggiori centri culturali ellenistici? ❯ Chi sono i protagonisti del progresso scientifico? ❯ Perché le innovazioni tecnologiche non si diffondono?

252

UdA 3

Il tempo dei Greci


Oggi Storia

di Federico Rampini

Le Vie della seta

Le nuove Vie della seta

RUSSIA

Rotterdam Anversa

Irkutsk

Astana Berlino Budapest

KAZAKISTAN

Un’idea antica e moderna Prima che Alessandro Magno, con le sue impressionanti conquiste, mettesse in comunicazione in un unico immenso impero popoli orientali con le pòleis, esistevano già rotte commerciali che collegavano Europa e Asia. Sono quei percorsi, battuti dai mercanti, che poi sono stati chiamati Vie della seta. La loro storia è al tempo stesso antica e, come vedremo, nuovissima. Le Vie della seta erano quelle rotte commerciali terrestri, marittime o fluviali che collegavano gli antichi regni cinesi con l’Occidente: qui, oltre appunto alla seta, viaggiavano prodotti di ogni tipo, uomini e idee. Sono state chiamate così da un geografo tedesco dell’Ottocento, ma esistevano da almeno duemila anni: il loro nome deriva dall’importanza che ebbe la seta nel commercio fra la Cina e il resto del mondo. Si arrivava nel Mediterraneo dall’Estremo Oriente, seguendo “corridoi” terrestri o navigando. Quelle strade sono le stesse che la Cina di oggi utilizza per un vasto piano di costruzione di infrastrutture, un progetto che il presidente cinese Xi Jinping ha ribattezzato Iniziativa Una Strada e Una Cintura (Belt and Road Initiative, Bri). La Cina, infatti, ha promesso di investire mille miliardi di euro nella costruzione di autostrade, ferrovie ad alta velocità, porti e aeroporti, cavi telefonici e fibre ottiche per il wi-fi: si tratta di un piano per allargare l’area di influenza economica cinese anche al resto dell’Asia, all’Africa e all’Europa.

di commerci verso il Levante, dall’Impero romano alla Repubblica di Venezia e Marco Polo (1254-1324). Le antiche Vie della seta, però, sulle quali transitavano anche spezie e metalli pregiati, e con essi idee e religioni, non avevano un “padrone”. Dai tempi di Roma, infatti, lungo quelle strade operarono molti intermediari, popoli che si arricchirono grazie a quei commerci senza però averne il monopolio. Dagli antichi Romani ai Veneziani, il ruolo della nostra Penisola come punto di arrivo di quelle vie di comunicazione fu sempre importante, come del resto lo furono anche tanti altri intermediari, dai Persiani agli Indiani, dagli Egiziani agli Etiopi, dai Russi agli Afgani. Ai giorni nostri, invece, le Vie della seta vengono riscoperte, rilanciate, potenziate e modernizzate dall’impulso schiacciante di una sola nazione.

Vie che non appartenevano a nessuno Proprio noi italiani siamo stati tra i primi a beneficiare delle Vie della seta, con le nostre tradizioni

Una rinnovata visione imperiale L’idea forte di questo nuovo imperialismo consiste nella possibilità di esportare il “modello” cinese. Il mondo intero ha avuto

Parigi

Tayshet

Yakaterinburg

Mosca

Venezia Madrid

UZBEKISTAN

Istambul Pireo

Tashkent

TURCHIA Teheran

Ulan Bator

Bishkek

Via della seta terrestre

Xi’an

CINA

Shangai

PAKISTAN

Fuzhou

BANGLADESH INDIA

Corridoi economici

Pechino

KIRGHIZISTAN

Gwadar

Via della seta marittima

Daqing

Ürümqi

Dushambe Mashhad

IRAN

GIBUTI

MONGOLIA

Calcutta Chittacong

Hanoi

Guangzhou

VIETNAM SRI LANKA Colombo

MALESIA

Kuala Lampur

KENIA

Nairobi

Mombasa

Giacarta

Ferrovie

INDONESIA

Gasdotti Oleodotti

trent’anni per saggiare le incredibili potenzialità di questo Paese: da una condizione di sottosviluppo, segnata persino da carestie ancora alla fine degli anni Cinquanta, oggi la Cina è dotata di autostrade, ferrovie e aeroporti più moderni di quelli statunitensi, possiede giganti delle telecomunicazioni, conta più utenti di Internet dell’intero Occidente, ha portato luce, fognature e acqua potabile, ospedali, scuole e università negli angoli più remoti e un tempo miseri del Paese. Ora i cinesi offrono questa loro capacità di sviluppo all’estero, cominciando dai loro vicini meno progrediti, per arrivare alla vecchia Europa afflitta da un lungo ristagno economico e sociale.

OLTRE IL LIBRO Conosci la storia di Marco Polo e del suo viaggio in Cina? Guarda su RAI Cultura la puntata de Il Tempo e la Storia (q3.hubscuola.it/zcrg) dedicata a questo personaggio e al Milione, il testo che racconta la sua impresa. Prepara una presentazione per illustrare gli aspetti che più ti hanno colpito.

Capitolo 11 Dominare il mondo: Alessandro Magno

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Verifica

Capitolo 11

Guida allo studio Conoscenze

Competenze

1. Collocare nel tempo Completa la linea del tempo inserendo

Leggi con attenzione il testo tratto dalle Filippiche, in cui l’oratore greco Demostene (IV secolo a.C.) cerca di convincere gli Ateniesi a combattere Filippo di Macedonia, poi svolgi le attività proposte.

nelle caselle le date o gli eventi corretti tra quelli proposti: Alessandro distrugge Tebe • 338 a.C. • 323 a.C. • regime dei Trenta tiranni ad Atene • battaglia di Gaugamela 404-403 a.C.

• .......................................................................................................

....................................

• battaglia di Cheronea

335 a.C.

• .......................................................................................................

331 a.C.

• .......................................................................................................

....................................

• morte di Alessandro Magno

2.

Comprendere e analizzare Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe): ❯ In che modo i Trenta tiranni presero il potere ad Atene? ❯ Attraverso quali tappe Alessandro conquista l’Impero persiano? ❯ Perché, dopo essere arrivato nella valle dell’Indo, Alessandro decise di tornare indietro? ❯ Perché le scoperte scientifiche dell’epoca ellenistica ebbero poco utilizzo pratico?

3.

Individuare i nessi causa/effetto Collega ogni causa al relativo effetto: a. Crisi delle pòleis greche dopo la battaglia di Mantinea b. Instabilità politica delle città greche dopo la Guerra del Peloponneso c. Forza militare del regno macedone d. Disgregazione dell’Impero di Alessandro

1. 2. 3. 4.

Nuova influenza persiana Nascita dei regni ellenistici Egemonia spartana Conquista della Grecia

(Demostene, Terza Filippica, trad. L. Canfora, TEA 1991)

Comprensione ❯ Demostene ricorda il passato recente delle città greche:

quali città nomina? A che cosa si riferisce con la parola “egemonia”? ❯ Quale battaglia importante viene citata? Che cosa succede in quell’occasione?

Interpretazione

4.

Collegare passato e presente Durante l’età ellenistica, l’area mediterranea e le regioni orientali diventano un unico grande spazio commerciale, tanto che si parla in questo caso di una prima forma di globalizzazione. Che cosa si intende oggi con questa parola in ambito economico e perché si può applicare a quel periodo? Rispondi cercando informazioni in Rete, poi elenca almeno tre elementi di differenza tra la globalizzazione attuale e quella ellenistica.

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Vedo che tutti, a cominciare da voi, hanno concesso [a Filippo] quel privilegio che è stato sempre, in passato, l’origine di tutti i conflitti in Grecia. Quale? Fare quello che vuole, depredare i Greci ad uno ad uno, aggredire le città ed asservirle. Eppure voi [Ateniesi] avete avuto l’egemonia in Grecia per settantatré anni, gli Spartani per ventinove, in qualche modo da ultimo anche i Tebani, dopo la battaglia di Leuttra. Ma […] quando sembrava che voi, o meglio, gli Ateniesi di allora, in certi casi non agiste col dovuto equilibrio, tutti si sentivano in dovere di combattervi, anche quelli che non avevano di che rimproverarvi, in difesa di chi subiva il torto. Così nel caso degli Spartani, quando divennero egemoni e raggiunsero un dominio pari a quello che era stato nostro: poi che incominciarono a commettere eccessi ed a violare senza freni l’equilibrio, tutti scesero in guerra contro di loro […]. Eppure tutti i misfatti commessi dagli Spartani in quei trent’anni o dai nostri avi in settanta sono di meno, o Ateniesi, di quelli che Filippo ha commesso in nemmeno tredici anni […]. Certo, quelli che vogliono rassicurare la città fanno un discorso piuttosto ingenuo: Filippo – dicono – non ha ancora la forza che ebbero un tempo gli Spartani, i quali dominavano incontrastati per mare e per terra, avevano come alleato il re, non conoscevano resistenze; e tuttavia la città seppe difendersi da loro e non fu spazzata via. Sentite dire che Filippo arriva dove vuole, non perché abbia con sé una falange di opliti: l’armata che si porta dietro è fatta di truppe leggere, di cavalieri, arcieri, mercenari.

UdA 3

Il tempo dei Greci

❯ Perché il ragionamento dei suoi avversari è ingenuo secondo

Demostene? ❯ In che cosa si differenzia il conflitto con Filippo rispetto a quelli

precedenti tra le pòleis secondo Demostene?

Lessico ❯ Che cosa sono i “misfatti”? ❯ Che cos’è la “falange di opliti”?


Ripasso

Guida all’esposizione orale

Ascolta o leggi la sintesi del capitolo, studia la presentazione e accedi alla mappa modificabile.

in preparazione

Mappa di sintesi Spiega il passaggio dal mondo delle pòleis alla nascita della civiltà ellenistica con l’aiuto della mappa e con le domande sui nuclei tematici del capitolo. governo dei Trenta tiranni ad Atene

La crisi della pòlis

determinata da

influenza dell’Impero persiano sconfitta di Sparta contro Tebe

favorisce l’ascesa della Macedonia guidata prima da Filippo II

che conquista

la Grecia

poi da suo figlio

Alessandro Magno

che conquista

• l’Impero persiano • l’Egitto • la valle dell’Indo

caratterizzata da

• società cosmopolita e multiculturale • espansione dei commerci • progresso scientifico

alla cui morte segue la disgregazione dell’Impero che dà origine alla

civiltà ellenistica

I saperi di base La crisi delle pòleis

L’Impero di Alessandro

I regni ellenistici

❯ Quali fattori hanno causato la crisi

❯ In che modo Alessandro ha

❯ Quando e perché nascono i regni

delle pòleis? ❯ In che modo Filippo II di Macedonia impone la sua egemonia sulla Grecia? ❯ Grazie a quali scelte politiche Filippo ha reso la Macedonia una grande potenza? Rifletti in particolare sulla riforma dell’esercito.

conquistato il suo vasto Impero? Quanto hanno giocato le precedenti scelte politiche di suo padre? ❯ Quali sono state le sue linee politiche? E che peso assume il multiculturalismo nel suo disegno? ❯ Perché il suo progetto fallisce?

ellenistici? E quali sono? ❯ Quali sono le caratteristiche della

cultura ellenistica? Riassumile tenendo presenti queste parole chiave: – cittadino-suddito – economia – scoperte scientifiche

Capitolo 11

Verifiche

255



APPARATI DI FINE UDA


Compito di realtà

UdA 3

Ateniesi per un giorno In occasione di un festival sulla cultura antica dovete raccontare la giornata-tipo di un cittadino ateniese vissuto nella seconda metà del V secolo a.C. Immaginate le attività che potrebbe svolgere e i luoghi in cui si potrebbe recare.

C e

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Porta del Dìpylon

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Eridanos

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Acropoli

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BAIA DEL FALERO

GOLFO SARONICO

Fase 1

Organizzazione del lavoro

Individuate sulla carta le tappe del suo percorso e, per ognuna, preparate una breve scheda con un’immagine e un testo informativo. Potreste seguire questa traccia di itinerario: a. agorà: incontrare un conoscente per parlare di affari b. acropoli: donare un ex voto alla dea Atena c. Bulè: partecipare all’assemblea per decidere una spedizione militare d. Ceramico: visitare la tomba del padre e. Pireo: attendere l’approdo della nave con le spezie provenienti da Oriente

258

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UdA 3

Il tempo dei Greci

0

Fase 2

250

500 m

Produzione dell’elaborato

Tracciate sulla carta l’itinerario seguito dall’Ateniese e preparate una presentazione in cui dedicate a ogni tappa una slide. Registrate poi un audio di accompagnamento in cui raccontate lo svolgimento della giornata.


Laboratorio delle competenze

UdA 3

La pòlis, il mondo dei Greci La pòlis è la realtà che meglio rappresenta la cultura greca, il suo mondo di valori e la sua identità più profonda. Preparate il numero pilota di una nuova rivista dedicata alla storia e alla cultura antica, in cui esaminate vari aspetti della città greca. Dividetevi in gruppi in base alle vostre attitudini e collaborate alle attività suggerite.

Gruppo 1

Ambiente e territorio

La città greca, una questione d’immagine Realizzare una presentazione con immagini, brevi dida e voce narrante Le pòleis greche, vere e proprie città-Stato, tendevano a celebrare il loro prestigio politico anche erigendo edifici e progetti urbanistici. Ricostruite il volto monumentale di alcune pòleis nel V secolo a.C. e contestualizzatelo nella storia politica della città. a. Atene c. Corinto b. Siracusa d. Sparta

Gruppo 3

Cultura e società

Abitanti, non cittadini: donne, meteci e schiavi Preparare una carta d’identità corredata da immagini e brevi didascalie Nelle città greche esistevano cittadini con pieni diritti politici e cittadini senza diritti. Approfondite la condizione delle seguenti categorie: a. la donna, a Sparta e ad Atene b. i meteci c. gli schiavi

IL TUO PORTFOLIO

Gruppo 2

Diritto e educazione civica

Democrazia o oligarchia? Le forme di governo Costruire uno schema di confronto Le pòleis greche potevano avere organizzazioni politiche differenti. Analizzate i due casi esemplari di Atene e Sparta e mettete a confronto le loro istituzioni seguendo questa scaletta: a. l’oligarchia spartana: Dracone, Licurgo, il sistema sociale e politico b. la democrazia ateniese: la riforma di Solone, la riforma di Clistene e il governo di Pericle

Gruppo 4

Scienza e tecnologia

La città va in guerra: armi e tattiche militari Registrare un podcast Le litigiose città greche erano spesso in guerra l’una con l’altra. Come combattevano gli antichi Greci? E come erano organizzati gli eserciti? Cercate informazioni seguendo la traccia, quindi raccontate una battaglia mettendo in luce le tecniche di combattimento e le strategie militari: a. armi e armature: elmi, scudi, lance, schinieri b. combattenti: fanti, cavalieri, comandanti, formazioni a falange c. grandi battaglie: Maratona, Termopili, Salamina, Leuttra, Platea

Scopri i tuoi interessi

a. A quale gruppo disciplinare hai partecipato? b. Il lavoro che hai svolto ti ha interessato? c. Quale attività ti è sembrata più nelle tue corde? d. In seguito lavoreresti ancora sulla stessa disciplina? e. Se dovessi cambiare materia, quale sceglieresti?

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molto

abbastanza

poco

no

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no

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UdA 3

Laboratorio delle competenze

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