Capitolo campione - Interrogare la storia (Umanistica SS2)

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Franco Bertini

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Franco Bertini

Interrogare la

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Il Basso Medioevo: i Comuni, la Chiesa, l’Impero

SEZIONE

1

Lo scenario L’Europa del Basso Medioevo All’inizio del Basso Medioevo l’Europa e il Mediterraneo mostrano un mondo in divenire nel quale si manifestano segnali di crisi. Gli Arabi dovranno ben presto abbandonare la Sicilia, occupata dai Normanni, e buona parte della Penisola iberica, riconquistata dai cavalieri cristiani. Il Sacro Romano Impero diviene una istituzione fragile e instabile, ed è ridotto alla sola area italo-germanica. La Chiesa romana consolida il suo potere politico-religioso, ma deve confrontarsi con nuove posizioni eretiche. In Italia si sviluppa nell’area centro-settentrionale il fenomeno delle autonomie comunali. Bisanzio entra in un periodo di forte decadenza che diventerà, alla fine del Basso Medioevo, irreversibile.

NORVEGIA mare del Nord

Lubecca

INGHILTERRA Londra

Bruges Gand Colonia

Parigi

SACRO ROMANO IMPERO

FRANCIA GUYENNA (INGHILTERRA)

Lisbona

Firenze

REGNO DI KIPTCHAK

Vienna

Tana

Cherson

STATO DELLA CHIESA Napoli

REGNO DI MAJORCA

REGNO DEGLI ZAYYANITI

PRINCIPATO DI VALACCHIA IMPERO SERBO

Roma

Valencia

REGNO DEI MERINIDI

IMPERO DELL’ORDA D’ORO

POLONIA

Genova

ARAGONA

REGNO DI GRANADA

GRANDUCATO DI LITUANIA

UNGHERIA

NAVARRA

CASTIGLIA

Praga

Venezia Avignone

PORTOGALLO

PRINCIPATI RUSSI

Danzica

Amburgo

Arras

Santiago de Compostela

mar Baltico

DANIMARCA

IRLANDA

REP. DI NOVGOROD

SVEZIA

BULGARIA Costantinopoli

REGNO DI NAPOLI Atene

REGNO DEGLI HAFSIDI

mar Nero

SULTANATO SELGIUCHIDE

ARMENIA

REGNO DI SICILIA mar Mediterraneo

REGNO DI CIPRO

PRIMA E DOPO

IN PREPARAZIONE

2

Come sono cambiati i confini degli Stati nell’Europa del XIII secolo? Scoprilo con HUB Maps: metti a confronto la carta dell’Europa nel XIV secolo con quella dell’Europa nel X secolo, e osserva in particolare: • i confini del Sacro Romano Impero; • i territori dell’Impero di Bisanzio rispetto ai domini del Sultanato selgiùchide; • la presenza araba nella Penisola iberica.


Nuclei tematici Rinascita e crisi nel Basso Medioevo sviluppo demografico che causano

lo spostamento della popolazione nelle città

che determina

la rinascita delle città

incremento della produttività agricola LA RINASCITA

è data da

U1

nuova urbanizzazione

che porta e favorisce

rivoluzione commerciale

una maggiore autonomia economica delle città autonomie comunali

nuovi ordini religiosi

LA CHIESA

vive

U2

movimenti pauperistici

una fase di rinnovamento spirituale

che fa nascere

eresie progetti di rafforzamento del potere papale

lottano per

L’IMPERO U2

vive

la guida del mondo cristiano

una fase di crisi progressiva

cercando

la supremazia dell’uno sull’altro

che produce

un ridimensionamento dei suoi territori

che ne mina

ruolo e privilegi

UNA DOMANDA PER RIFLETTERE LA CITTÀ Dopo secoli di spopolamento, intorno all’anno Mille i centri urbani vivono una straordinaria espansione e accolgono al loro interno nuove attività commerciali, artigianali e finanziarie. Quello dell’urbanizzazione è stato tuttavia un processo lento. Ancora all’inizio del Novecento a vivere in città era meno del 10% della popolazione

mondiale. Oggi il 55% della popolazione mondiale è concentrata nei centri urbani e l’80% del PIL dipende dalle attività economiche e finanziarie delle città. Quali sono gli scenari futuri? Conglomerati urbani enormi, brulicanti di attività e di persone, oppure smart cities, ecosostenibili e socialmente inclusive? Fai un’ipotesi e dai la tua motivazione.

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UNITÀ 1

La rinascita dopo il Mille Una carta per cominciare Lo sviluppo urbano e le principali aree di commercio nel Basso Medioevo In Occidente il passaggio dall’Alto al Basso Medioevo è segnato da una profonda trasformazione economica, che porta con sé una forte crescita demografica e importanti cambiamenti anche nell’assetto sociale e politico. In tutte le aree di diffuso sviluppo urbano si potenziano le reti commerciali tra i centri di scambio e produzione europei ed extraeuropei.

Le città della Lega anseatica, delle Fiandre, e della Champagne costituiscono nel Basso Medioevo un importante sistema urbano e commerciale.

In Italia si diffonde il sistema comunale e quindi l’indipendenza delle città, dedite a traffici e commerci, fra cui le quattro Repubbliche marinare (Genova, Pisa, Venezia e Amalfi).

4

Inizia una fase di sviluppo per l’Europa

Nascono le prime università, le corporazioni di mestiere, le banche

XI secolo

XII secolo

1130

Il ripopolamento delle città stimola la produzione artigianale e il commercio

• Si diffondono le autonomie comunali • Le Repubbliche marinare si

Ruggero II di Sicilia unifica il Sud Italia e la Sicilia in un unico Regno normanno

impongono in tutto il Mediterraneo


VIDEOLEZIONE IN PREPARAZIONE

Guarda il video sulla Rinascita del Basso Medioevo e contestualizza i fenomeni descritti dalla carta e dalla fonte.

Una fonte per documentare F1

Autore Rodolfo il Glabro

Rodolfo il Glabro testimonia la rinascita dopo il Mille

Titolo Storie

In questo celebre brano, il cronista medievale Rodolfo il Glabro racconta come molti segni nel passaggio del millennio evochino una rinascita: i raccolti mai così copiosi e la guarigione dei malati dimostrano, agli occhi del monaco cronista, come Dio abbia mutato disposizione nei confronti dell’umanità, dopo aver inferto terribili punizioni (carestie, malattie, devastazioni). I processi di intensificazione produttiva e la rinascita urbana possono trovare in questa testimonianza una sorta di giustificazione religiosa.

La testimonianza

Anno 1044

L’interpretazione

Nell’anno mille dopo la Passione del Signore, che seguiva la disastrosa carestia già ricordata, le piogge dirotte si quietarono, obbedendo alla bontà e alla misericordia divina. Il cielo cominciò a schiarire, facendosi ridente, e si animò di venti favorevoli. Con la sua serenità e la sua quiete, mostrava la magnanimità del Creatore.

Rodolfo testimonia la fine delle tragedie che Dio aveva inferto agli uomini per le loro colpe.

Tutta la superficie della terra si coprì di un’amabile verzura e di un’abbondanza di frutti che bandì completamente la carestia... Innumerevoli malati riacquistarono la salute in queste riunioni, dove si portavano tante reliquie di santi. […] L’entusiasmo era così ardente, che i presenti per mano dei vescovi levavano il bastone al cielo ed essi stessi tendevano le mani verso Dio gridando ad una voce: «Pace! Pace! Pace!», perché fosse il segno del patto perpetuo, della solenne promessa conclusa tra loro e Dio.

I segni della rinascita sono ovunque: raccolti sempre più abbondanti allontanano la carestia, i malati guariscono con l’aiuto delle reliquie dei santi.

[…] Lo stesso anno il grano, il vino e gli altri frutti della terra furono tanto abbondanti che non se ne poté sperare un’uguale quantità per tutti i cinque anni successivi. Ogni alimento buono per l’uomo, a parte la carne e le pietanze particolarmente delicate, non valeva più niente. Il secondo, il terzo e il quarto anno la produzione non fu minore.

La durevole rinascita produttiva consente abbondanza di prodotti, dal grano ad altri generi alimentari, al punto che il loro prezzo crolla.

(da Rodolfo il Glabro, Storie IV 5, in G. Duby, L’anno Mille, Einaudi, Torino 1976)

I NUCLEI TEMATICI DELL’UNITÀ 1 La rinascita urbana FONTE Rodolfo il Glabro testimonia la rinascita dopo il Mille ( vedi sopra) GRAFICO L’ncremento della popolazione europea dopo il Mille ( p. 11) DATI L’incremento demografico e urbano nel Basso Medioevo ( p. 19) FONTE Ampliamento delle coltivazioni e fondazione della città di Lubecca ( p. 17)

La rinascita commerciale CARTA Rotte e aree di commercio

nel Basso Medioevo ( p. 21) FONTE Il mercato di Porta Ravegnana a Bologna ( p. 22) FONTE La Chiesa perdona l’usura ( p. 26) ARTE E LETTERATURA Gli usurai nel canto XVII dell’Inferno ( p. 24)

Per seguire questi temi, puoi utilizzare gli strumenti qui indicati Il fenomeno comunale CARTA I Comuni italiani fra XI e XIII secolo ( p. 28) FONTE L’esaltazione della città nella predica di un monaco ( p. 30) CARTA Le Repubbliche marinare e i loro traffici ( p. 33)

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Il mondo rurale

1

Civiltà feudale e cultura cavalleresca

Per inquadrare VIII secolo Ha inizio il sistema vassallatico, basato sul giuramento di fedeltà del vassallo al proprio signore, che gli offre protezione e gli cede un beneficio territoriale, il feudo, in cambio del sostegno militare. 877 Con il Capitolare di Quierzy viene sancita l’ereditarietà dei feudi maggiori: questi, alla morte del feudatario, non tornano più nelle mani del signore, ma rimangono alla famiglia del vassallo come un bene privato. 1037 Con la Constitutio de feudis viene sancita anche l’ereditarietà dei feudi minori. La società feudale è ora costituita da una miriade di signori locali. XI secolo Su influenza della Chiesa vengono codificati i riti e i valori dei cavalieri, che ormai costituiscono un ceto a sé.

Dall’economia curtense al feudalesimo L’economia di sussistenza della curtis Nei primi secoli del Medioevo le città si spopolano e gli scambi commerciali si riducono drasticamente: la vita economica ruota interamente intorno alla villa (o corte, curtis in latino) del signore, beneficiario di un grande latifondo. In un’epoca di invasioni e instabilità politica, la villa fortificata del signore, protetta da guardie armate, offre ai contadini riparo e protezione. Intorno alla corte si sviluppa così un’economia di sussistenza. Questo modello economico era legato alle esigenze di un’Europa scarsamente popolata e prevalentemente rurale. La curtis è normalmente divisa in due parti distinte: una pars dominica, gestita direttamente dal signore e dai suoi uomini, e una pars massaricia, divisa in appezzamenti detti mansi. Ciascuno di essi viene affidato a una o più famiglie di coloni, che corrispondono al signore un canone d’affitto, in denaro o in natura, e sono tenuti a prestazioni di lavoro gratuite (corvées) sulle terre della pars dominica. I contadini, quindi, sono di fatto dei servi, per i quali il rapporto di dipendenza-protezione con il signore costituisce un vincolo molto forte, che arriva perfino al divieto di allontanarsi dalle sue terre e all’obbligo di sposarsi solo tra contadini asserviti allo stesso padrone.

GLOSSARIO Commendatio È una forma di assoggettamento personale in cambio di protezione, tipicamente di ambito romano tardoimperiale, con cui i contadini “si affidavano” alla protezione del signore; nel Medioevo, la c. si conserva nell’organizzazione sociale dei rapporti di lavoro fra signore e contadini.

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Feudalesimo e vassallaggio Durante l’VIII secolo, l’unione tra le consuetudini germaniche e le istituzioni romane determina la nascita del sistema feudale. All’antica consuetudine romana della commendatio si sovrappone l’istituto germanico del vassallaggio, un nuovo sistema di vincolo che riguarda esclusivamente l’aristocrazia guerriera: uomini armati, al servizio di un signore, ricevono benefici territoriali, detti

Le parole dell’economia: sussistenza La parola sussistenza deriva dal latino tardo subsistentia, che a sua volta deriva dal verbo subsistere, «resistere, rimanere saldi». L’economia di sussistenza è il sistema economico che caratterizza le società primitive, finalizzato alla sola sopravvivenza.

In questo sistema economico si produce solo quello che serve per nutrirsi e i prodotti sono consumati in loco, senza che si instauri un’economia di mercato.


La rinascita dopo il Mille Unità 1

“feudi”, in cambio della loro fedeltà. A sua volta il vassallo tende a riproporre questo tipo di rapporto con i propri sottoposti, detti “valvassori”, dando origine a una società rigidamente gerarchizzata e nettamente divisa in due: da una parte l’aristocrazia feudale e dall’altra i contadini, ridotti spesso allo stato di servi. All’interno delle sue terre il vassallo gode dell’immunitas, cioè è immune dall’autorità superiore del sovrano per quanto riguarda l’esercizio della giustizia o l’imposizione fiscale: ciò significa che è signore del suo feudo ed esercita il suo potere in piena autonomia. L’ereditarietà dei feudi In origine, il beneficio del feudo era strettamente personale: alla morte del vassallo il feudo ritornava nelle mani del sovrano, che poteva quindi disporne nuovamente, creando una nuova alleanza; in caso di demerito o tradimento, il feudo poteva anche essere revocato. In seguito, però, si sancì l’ereditarietà dei feudi, concessa prima ai maggiori con il Capitolare di Quierzy (877) e poi estesa, con la Constitutio de feudis (1037) emanata dall’imperatore Corrado II il Salico, anche ai feudi minori. Con il tempo ai feudatari laici si affiancano anche i feudatari ecclesiastici – vescovi o abati –, la cui nomina sarà origine di gravi conflitti fra papi e imperatori ( Unità 2).

IN PREPARAZIONE

HUB LIBRARY Quali sono gli obblighi del vassallo e quali gli obblighi del signore? Scoprilo leggendo La fedeltà del vassallo e Gli obblighi del vassallo.

L’incastellamento L’autonomia dei poteri feudali È evidente che atti legislativi come il Capitolare e la Constitutio de feudis, a cui i sovrani sono indotti dalla necessità di assicurarsi l’appoggio dei signori locali, finiscono per minare alla base l’autorità imperiale, che si vede sfuggire il controllo della feudalità. In realtà, la crescente autonomia dei feudatari nel IX e nel X secolo va messa in relazione anche con la nuova ondata di invasioni (Ungari, Normanni, Saraceni), che l’autorità imperiale non riesce a fronteggiare con efficacia, spingendo così i signori feudali alla costruzione di castelli e fortezze in difesa dei loro beni e territori (è il fenomeno del cosiddetto “incastellamento”). Questa tendenza al riarmo sopravvive alle invasioni e contribuisce notevolmente al frazionamento del potere centrale, il quale perde la sua principale prerogativa (il monopolio legittimo della forza) a vantaggio dei soggetti “privati”. Quando, nei secoli successivi, alla rinascita di un potere centrale monarchico si accompagnerà la formazione di eserciti nazionali, il regime feudale inizierà il suo tramonto, anche se i privilegi cosiddetti “feudali” sopravvivranno a lungo in ambito sia sociale che economico, fino alle soglie della Rivoluzione industriale e capitalistica del XIX secolo.

Veduta aerea del castello di Fénis, in Valle d’Aosta, eretto tra il XII e il XIV secolo.

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Sezione 1

Il Basso Medioevo

Una civiltà cavalleresca L’evoluzione del mondo cavalleresco L’origine germanica del mondo feudale si rivela anche nella figura dei cavalieri, che continuano la tradizione germanica degli arimanni (i “portatori di armi”, che costituivano il gruppo sociale dominante). I cavalieri, che in epoca altomedievale sono soprattutto figli cadetti dei nobili (quindi senza possibilità di ereditare terre e titoli), sono dediti alla violenza e si trasformano rapidamente in una casta di combattenti specializzati: mettendo le proprie armi al servizio di qualche potente, si procurano le rendite necessarie attraverso saccheggi e razzie oppure tramite i benefici ricevuti dal signore. A partire dall’XI secolo, il mondo della cavalleria viene però reinterpretato alla luce dell’etica cristiana, che influisce anche sulla nascita del cerimoniale dell’“investitura”, durante cui il giovane aspirante cavaliere riceve le armi e i simboli del suo status da un cavaliere anziano; prima, però, il giovane deve aver dimostrato, attraverso un lungo tirocinio, di possedere non solo le attitudini guerriere, ma anche le virtù cristiane giurando di combattere in onore del proprio signore e in difesa degli oppressi. La poesia e l’epica cavalleresca Nell’ambito delle corti feudali e del codice cavalleresco nascono le prime forme di cultura medievale al di fuori del mondo ecclesiastico. Da un lato, si sviluppa la poesia d’amore trobadorica, di origine provenzale, che si diffonde ben presto nell’intera area mediterranea e che esprime sentimenti inseparabili dall’etica cavalleresca di cui è intrisa. Dall’altro lato, a partire dalle chansons de geste, nasce l’epica cavalleresca, che esalta le imprese e le virtù della casta dei combattenti: il ciclo carolingio (incentrato sulle imprese di Carlo Magno e dei suoi paladini) e il ciclo bretone (ispirato alle leggende di re Artù e della Tavola Rotonda) delineano figure e simboli di altissima suggestione poetica, capaci di radicarsi nella cultura occidentale e di sopravvivere ben oltre l’epoca del Medioevo feudale. Una scena del ciclo bretone: i cavalieri della Tavola Rotonda, miniatura da una copia de La Quite de Saint Graal, XIV secolo. Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia.

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Per ripassare 1. In che cosa consiste l’immunitas delle signorie locali? 2. In quali parti è distinta la curtis? 3. Quali erano i tipici valori dell’etica cavalleresca?


La rinascita dopo il Mille Unità 1

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L’anno Mille: uno spartiacque fra paura e rinascita

Per inquadrare prima dell’anno Mille Sulla base di previsioni bibliche di tipo apocalittico, si diffonde la paura della fine del mondo in vista della fine del millennio. inizio dell’XI secolo Con il nuovo millennio l’Europa entra in una fase di sviluppo: la popolazione aumenta, si mettono a coltura nuove terre, si fondano nuovi villaggi e cresce la produttività del lavoro rurale grazie a nuove tecniche e strumenti più efficienti.

La grande paura dell’anno Mille L’attesa della fine del mondo Nel X secolo si diffuse nell’Europa cristiana la percezione che in coincidenza dell’anno Mille il mondo sarebbe finito. I presupposti teorici di questa ansia generalizzata derivano dall’interpretazione letterale di un passo dell’Apocalisse di San Giovanni (20, 1-7), secondo il quale, prima dell’inizio dell’anno Mille, sarebbero apparsi l’Anticristo e gli eserciti infernali delle leggendarie popolazioni di Gog e Magog, fino all’arrivo della risurrezione dei morti e del Giudizio universale: «Poi vidi un angelo che scendeva dal cielo tenendo in mano la chiave dell’abisso, con l’enorme catena. Egli afferrò il dragone, l’antico serpente [il diavolo, Satana] e l’incatenò per mille anni. Lo gettò nell’abisso, chiuse sopra di lui i chiavistelli e pose i sigilli, perché cessasse di traviare le nazioni, fino al compimento dei mille anni, dopo i quali dev’essere liberato per qualche tempo. […] Trascorsi i mille anni, Satana verrà sciolto e uscirà dalla sua prigione a sedurre le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per adunarle a battaglia, numerose come la sabbia del mare». L’attesa della battaglia finale fra il Bene e il Male e il trionfo del Salvatore, che avrebbe portato alla sua seconda venuta nel mondo e al Giudizio universale, trovarono terreno fertile in un’epoca di sofferenza e sconvolgimenti. L’ansia per la fine del mondo determinò infatti molti dei comportamenti religiosi più diffusi: la ricerca di un raccoglimento ascetico, la condanna delle devianze mondane della Chiesa istituzionale, le eresie che le denunciavano, l’eremitaggio, la rinascita monastica che si accompagnava a questo bisogno di rigore morale, il culto dei santi e delle reliquie e le celebrazioni espiatorie. Tuttavia, non bisogna pensare che l’ansia millenaristica (derivata dall’attesa della fine del mondo) fosse vissuta con piena consapevolezza. Soprattutto fra i religiosi si diffuse l’idea che i fatti del mondo (per esempio carestie, epidemie, guerre) dovessero essere spiegati come prove a cui Dio sottoponeva l’umanità in attesa del Giudizio finale. Una nuova epoca di crescita L’anno Mille arrivò, ovviamente, senza causare cataclismi. E dopo l’anno Mille la vita riprese con rinnovato slancio. Fra l’XI e l’inizio del XIV secolo, infatti, si verificò la compresenza di tre fattori di crescita, in ambito demografico e agricolo: 1) la popolazione crebbe considerevolmente; 2) le aree coltivate si estesero ai danni dei boschi; 3) le tecnologie impiegate per il lavoro dei campi progredirono notevolmente. È piuttosto difficile comprendere l’ordine sequenziale di questi fattori e determinare quali furono le cause e quali gli effetti. In genere si tende a ipotizzare una sorta di reciproca influenza, che innescò un circolo virtuoso: l’aumento della popolazione comportò senz’altro una maggiore richiesta di cibo e approvvigionamenti, rendendo necessari l’aumento della superficie coltivabile e il miglioramento delle tecniche agricole. Ma allo stesso tempo è evidente anche l’inverso, e cioè che la popolazione aumentò grazie alla maggiore disponibilità di cibo, conseguente al miglioramento delle tecnologie e all’estensione delle aree coltivabili. 9


Sezione 1

Il Basso Medioevo

Sviluppo demografico e rivoluzione agricola

GLOSSARIO Catasto È parola di origine greca che significa “riga per riga” e consiste nella registrazione di oggetti, mappe, documenti e beni. Si tratta dunque di un registro sui beni immobiliari di un determinato territorio, allo scopo di verificarne proprietà, modifiche strutturali, destinazione d’uso ecc.

L’aumento progressivo della popolazione Le fonti medievali che attestano l’incremento demografico europeo sono scarse (a quei tempi non esistevano ancora i censimenti della popolazione) e differenziate per aree, ma concordano nel fotografare un aumento progressivo e rilevante della popolazione europea. Il più antico catasto del regno inglese (1085-86), il Domesday Book, ci fornisce dati interessanti relativamente ai “fuochi”, cioè ai nuclei familiari presenti in Inghilterra. Per il periodo che ci interessa la popolazione passò da 1.300.000 a 4.000.000 di abitanti circa (calcolati sulla media di abitanti per “fuoco”). All’inizio del XIV secolo nella regione di Parigi, forse la più popolosa d’Europa in quel periodo, si calcolavano 30 fuochi per km2; in Piemonte erano circa fra i 2 e i 5 nelle valli alpine e fra i 7 e i 12 in pianura. La crescita della produttività agricola Nel Basso Medioevo si sviluppò un sistema di economia agricola in grado di produrre a sufficienza per una popolazione in forte incremento e, addirittura, di fornire eccedenze per il mercato. La produttività agricola crebbe come conseguenza di due fattori: • la messa a coltura di nuovi terreni; • la diffusione di tecnologie produttive più efficaci. Per quanto riguarda il primo fattore, si può parlare di un vero e proprio boom delle coltivazioni. Le aree boschive, grandi protagoniste del paesaggio rurale dell’Alto Medioevo, vennero sensibilmente ridotte per fare spazio a nuove terre dissodate. Nacquero nuovi villaggi in nuove zone agricole, in genere per iniziativa dei signori locali, che organizzavano lo sviluppo dei campi dissodati e provvedevano a costituire nuovi nuclei abitativi per i contadini. I vantaggi erano reciproci: i coltivatori vedevano migliorare le proprie condizioni di vita e il proprio trattamento economico, mentre i signori si assicuravano una migliore difesa del territorio, la riscossione di nuove tasse e l’incremento della produzione. In Europa furono particolarmente significativi gli interventi nei Paesi Bassi e nella Germania orientale. Nei Paesi Bassi l’iniziativa di nuovi dissodamenti fu dovuta ai duchi di Fiandra, che condussero un’imponente opera di prosciugamento delle zone acquitrinose costiere. Vennero fondati nuovi centri urbani, come Bruges e Dunkerque, e l’area si coprì di castelli, villaggi e abbazie. In Germania le aree occidentali, sovraffollate, erano ormai produttivamente insufficienti. Allora, a partire dall’XI secolo, centinaia di migliaia di contadini europei migrarono per dissodare e colonizzare le terre incolte della Germania orientale, incentivati dai signori locali e dagli enti ecclesiastici, che prospettavano la libertà e l’accesso gratuito al possesso di piccoli appezzamenti terrieri. Anche l’operazione di dissodamento e colonizzazione delle aree ancora più a est, abitate da Slavi, fu opera dei signori locali e degli enti ecclesiastici. Nuove tecniche e nuovi strumenti agricoli La produttività della terra venne aumentata innanzitutto grazie alla rotazione triennale delle colture. Le coltivazioni si alternavano sullo stesso terreno ogni tre anni, determinando così un miglioramento della fertilità del suolo: un terzo del terreno era coltivato con cereali cosiddetti “invernali”, come il frumento e la segale; un terzo era poi a maggese, cioè semplicemente

La rotazione triennale semina primaverile (orzo, avena o legumi) semina autunnale (frumento o segale) maggese (arato e non coltivato)

10

I anno

II anno

III anno


La rinascita dopo il Mille Unità 1

arato e non coltivato, affinché recuperasse la fertilità; un terzo era infine coltivato con cereali cosiddetti “primaverili”, come l’orzo e l’avena, o con leguminose. Ma anche i miglioramenti tecnologici giocarono la loro parte nello sviluppo agricolo. L’introduzione degli zoccoli ferrati e del collare rigido per gli animali da soma e per i cavalli da tiro rese più efficace il loro lavoro. Il rendimento dell’aratura fu incrementato grazie all’aratro pesante, che mediante ruote e dispositivi come vomere, coltro (entrambi in ferro) e versoio consentiva di scavare solchi più profondi, dissodando meglio il terreno. I mulini ad acqua, dotati di rotismi, cioè ingranaggi dentati che potevano trasmettere agevolmente il movimento e trasformavano l’energia in lavoro, divennero poi sempre più diffusi. Il rilancio dell’economia agricola determinò anche un miglioramento delle condizioni di vita dei contadini. Soprattutto nei nuovi insediamenti, che spesso sorgevano proprio con la promessa di maggiori libertà e minori vincoli, i signori furono costretti a concedere le cosiddette “carte di franchigia” (o “delle libertà”), in cui i diritti dei contadini venivano tutelati dai soprusi dei proprietari terrieri. Il servaggio fu progressivamente cancellato, ma venne presto sostituito da nuove forme di costrizione sociale, questa volta di natura economica: i proprietari terrieri, infatti, davano la terra in affitto ai contadini solo in cambio di corrispettivi in denaro e in natura. I contadini, però, per procurarsi gli attrezzi agricoli o i semi per la semina, erano spesso costretti a indebitarsi proprio con il proprietario terriero, trovandosi quindi nella condizione di dover dipendere economicamente da lui.

GLOSSARIO Vomere-Coltro-Versoio Sono componenti dell’aratro. Il vomere ha il compito di tagliare orizzontalmente la terra da coltivare. Il coltro, o coltello, è una lama che fende il terreno verticalmente per separare la fetta da coltivare. Il versoio serve a rovesciare lateralmente la terra sollevata dal vomere.

I fattori di crescita fra IX e XIV secolo i 3 fattori che determinano la crescita economica del Basso Medioevo sono

Per ripassare

INCREMENTO DEMOGRAFICO

DISSODAMENTO DI NUOVI TERRENI

NUOVI STRUMENTI E TECNOLOGIE PRODUTTIVE

che influisce su

che causa

che migliorano

una maggiore richiesta di risorse

un incremento della produzione agricola

la qualità della produzione agricola

1. Quale circolo virtuoso si innestò, dopo il Mille, tra produzione agricola e aumento demografico? 2. Che importanza ha per gli storici il Domesday Book? 3. Che cos’erano le “carte di franchigia”?

Il grafico mette in evidenza l’incremento demografico della popolazione europea tra il 950 e il 1300. Si vede chiaramente che: • nel corso di quattro secoli la popolazione europea non è mai diminuita; • nello stesso lasso di tempo la popolazione europea è cresciuta da 20 a 80 milioni di abitanti.

abitanti (in milioni)

L’incremento della popolazione europea dopo il Mille 80 60 40 20 0

950

1000

1050

1100

1150

1200

1300

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ALTRE MAPPE L’Africa dopo l’anno Mille mar Mediterraneo

Granada

Tunisi

Tangeri

oceano Atlantico

del vidi ora m l A

Nord Emirati Musulmani indipendenti

S A

H A

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li cia er ane m i m ar co-sah e t t s rotran

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Nomadi Tuareg

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Ghana

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L’idea di Medioevo Oggi siamo abituati a pensare in termini eurocentrici. Il concetto stesso di Medioevo, “età di mezzo” fra lo splendore romano e la rinascita dell’Età moderna, è stato coniato tenendo presente questa visione del mondo in cui, tuttavia, non dobbiamo includere il mondo intero. Tale concezione infatti interessa soltanto l’Europa, e solo una parte di essa, quella centro-occidentale. Se allarghiamo lo sguardo oltre questi limitati confini, ci accorgiamo infatti di come siano andate davvero le cose. Senza spingerci troppo oltre, possiamo puntare la nostra attenzione sul Mediterraneo meridionale e indagare che cosa succedeva lungo le coste africane intorno all’anno Mille. Possiamo poi provare a spingerci ancora più a sud, per mettere a fuoco lo scenario dell’intero continente africano in quell’epoca. L’Africa nel Medioevo Con la fine della dinastia Omàyyade, nell’area maghrebina (l’area più a ovest del Nordafrica) si determinò una sempre più accentuata indipendenza dal dominio arabo di Baghdad; già dal

IX secolo, infatti, si istituirono dei Regni indipendenti in Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco. A partire dal X secolo il controllo della regione, con la sola eccezione del Marocco, passò nelle mani dei Fatimidi (nome derivato da una presunta discendenza da Fatima, figlia di Maometto), che nell’XI secolo estesero il proprio dominio dal Marocco fino al Mar Rosso, insidiando il califfato di Baghdad. La decadenza della dinastia si determinò con l’ascesa dei Turchi selgiùchidi e il loro controllo del califfato di Baghdad: il Saladino pose fine al Regno fatimide nel 1171, annettendo anche l’Egitto al califfato. In Marocco, invece, si istituì nell’XI secolo il Regno degli Almoràvidi, che spinsero l’offensiva anche verso sud, nel tentativo di diffondere l’islam. Alla metà del XII secolo, però, gli Almoràvidi vennero sconfitti dagli Almohadi, che estesero il loro dominio su tutto il Maghreb.

Civiltà, potenza e ricchezza dei Regni africani L’alternanza delle dinastie rendeva frammentario e discontinuo il controllo delle coste mediterranee dell’Africa. Tuttavia, l’alto grado di civiltà e di tecnologia dei Regni islamici del Nord, in campo sia agricolo sia manifatturiero sia marittimo, consentì a lungo il controllo del Mediterraneo. L’industria dei profumi, per esempio, poneva l’Africa al centro di tale commercio, per via delle materie prime di cui disponeva. Scendendo più a sud, si incontrava l’Impero del Ghana, potente e ricco grazie al sale di cui disponeva e alle miniere d’oro. L’Impero, che si estendeva dal Senegal al Niger attuali, era dunque al centro di una vasta rete commerciale e si trovava in posizione strategica. Questo, però, lo esponeva agli attacchi degli Arabi, fino all’offensiva degli Almoràvidi, che ne determinò la crisi irreversibile nella seconda metà dell’XI secolo. In ogni caso, l’Africa subsahariana restava al centro dei traffici internazionali legati all’oro. I contatti erano numerosissimi e assidui. I commercianti bantù dell’Africa orientale, per esempio, conosciuti dagli Arabi con il nome di Swahili, tessevano una fittissima rete di scambi con Arabi e Indiani, controllando diverse migliaia di chilometri di costa fra la Somalia e il Mozambico.

Storia globale 1. Nel Medioevo i contatti con l’Africa subsahariana erano spesso legati a motivi commerciali. Quali prodotti venivano scambiati? Quali sono i prodotti e le materie prime che oggi arrivano dall’Africa subsahariana?

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2. Alla fine del testo si fa riferimento alla cultura swahili, espressione che oggi indica soprattutto una lingua. Cerca in Rete in quali territori e Stati viene comunemente parlata al giorno d’oggi.

3. A quali temi è legata oggi la nostra informazione sull’Africa? Fai una ricerca su alcuni siti stranieri (per esempio, www.africatoday.com) e confrontali con i siti italiani (per esempio, www.africarivista.it).


La rinascita dopo il Mille Unità 1

Le città e la rivoluzione commerciale

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Nuove forme di libertà e autonomia: la borghesia e le università

Per inquadrare XI secolo Il ripopolamento delle città stimola la produzione artigianale e il commercio. La circolazione di moneta fa nascere nuove professioni, come il banchiere e l’usuraio, e la tipica figura cittadina del borghese assume caratteri propri. XII secolo Inizia il processo di laicizzazione della cultura e vengono fondate le prime università, emblema di libertà e della vivacità della vita cittadina.

La rinascita delle città La città, luogo di scambi e produzione Fra l’XI e il XIII secolo la vita urbana rifiorì e la città tornò a essere un centro economico, politico e culturale molto vivace. La crescita demografica favorì il ripopolamento delle città, che dovevano ora soddisfare una maggiore richiesta di generi alimentari e materie prime; e poiché le merci necessitavano di una lavorazione da parte di artigiani professionisti, la città del Basso Medioevo divenne ben presto un luogo di scambi e attività legate alla produzione artigianale. In grande espansione fu ovviamente il settore dell’approvvigionamento alimentare, che determinava un fitto rapporto di scambi fra città e campagna. Particolare sviluppo ebbe anche il settore tessile, che conobbe un nuovo impulso quando, fra l’XI e il XII secolo, il telaio manuale venne sostituito dal telaio a pedale, che agevolò notevolmente le procedure di lavoro. L’utilizzo del mulino ad acqua facilitò poi la lavorazione dei panni, del ferro e del legname.

Un mercato cittadino: a sinistra un fruttivendolo, al centro un mugnaio che macina il grano, a destra il banco del cambiavalute. Miniatura realizzata da Cristoforo de Predis per il De Sphaera, 1470 circa. Modena, Biblioteca Estense.

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Sezione 1

Il Basso Medioevo

La crescita urbana potenziava, naturalmente, anche il settore edilizio: i mastri carpentieri edificavano semplici abitazioni, ma anche ponti, mura di cinta e grandi cattedrali, romaniche e gotiche, opere monumentali che richiedevano una sorprendente conoscenza tecnica delle proprietà del legno e della pietra. Le nuove figure cittadine: il borghese Ma la città non fu solo il luogo specializzato nella produzione artigianale: i manufatti e i prodotti immessi sul mercato dagli artigiani, infatti, alimentavano a loro volta mercati, fiere e traffici commerciali. E poiché alla circolazione di merci si associava la circolazione di moneta, le figure tipiche del mondo cittadino divennero sì gli artigiani e i mercanti, ma anche i banchieri, i cambiavalute e gli usurai. Fu così che il cosiddetto “borghese”, cioè l’“uomo del borgo”, assunse caratteri autonomi e specifici, distinguendosi sia dal contadino sia dal nobile. «L’aria della città rende liberi», recitava un adagio medievale. E in effetti il borghese era un uomo dinamico e svincolato da legami servili, capace di gestire la propria attività in piena autonomia, padrone del proprio destino. Le città divennero così centri politici sempre più autonomi, nonché sedi di corporazioni (come quella dei mercanti) e anche di università.

Le parole della politica: borghesia La parola borghesia ha origini nell’Alto Medioevo quando si inizia a definire burgensis colui che vive nel borgo (dal lat. burgus), il centro abitato fuori dalle mura del castello. In questo modo si voleva distinguere l’abitante del borgo dall’abitante della campagna, detto villano (dal lat. villanus, «abitante della villa», cioè della campagna). Con la rinascita delle attività commerciali e imprenditoriali nel Basso Medioevo, il termine “borghesia” assume un significato ben preciso, indicando la categoria di persone che esercita tutte quelle attività non connesse al lavoro dei campi ma legate indissolubilmente alla vita cittadina (come l’artigianato, il commercio, le libere professioni, l’attività bancaria ecc.).

L’ascesa della borghesia si sviluppa di pari passo con il declino della società feudale. Tra il Cinquecento e il Settecento la borghesia conosce uno sviluppo notevole, ma presenta caratteristiche diverse al suo interno: l’alta borghesia (per reddito e prestigio vicina alla nobiltà) si distingue nettamente dalla media e dalla piccola borghesia (spesso non distante dai membri più agiati delle classi popolari).

Oggi, nel linguaggio comune borghese indica anche, genericamente, colui che non è un militare: per es. l’abito borghese; mettersi in borghese; i borghesi (in contrapposizione ai militari).

Il banco del cambiavalute (sinistra) e le attività mercantili (destra) in una miniatura del XIV secolo. Torino, Biblioteca Nazionale.

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La rinascita dopo il Mille Unità 1

La nascita delle università Verso una piena laicizzazione della cultura Fra il XII e il XIII secolo si intensificò la circolazione della cultura, non più relegata nei monasteri e nelle scuole religiose. A questo si accompagnarono un rinnovamento dei sistemi di educazione e una maggiore diffusione delle scuole. Ancora nell’XI secolo i centri di istruzione erano situati presso i monasteri o le cattedrali. I primi si trovavano ovviamente fuori dalle città, spesso isolati. Ma progressivamente le scuole si spostarono dove fiorivano iniziative e prosperavano interessi, nell’area urbana appunto, e al contempo la trasmissione del sapere andò laicizzandosi. Nacquero di conseguenza scuole non ecclesiastiche. La Chiesa tentò di arginare questo fenomeno che metteva in discussione l’unicità dell’educazione religiosa, ma alla fine dovette accettare il sorgere di istituzioni scolastiche laiche, di solito private ma spesso anche finanziate dai Comuni stessi, alle quali si riservava però il diritto di dare il beneplacito. In città affluivano dunque maestri e discepoli, circolavano libri e idee, e l’atmosfera culturale si faceva sempre più vivace e stimolante. Nel XIII secolo il processo di laicizzazione della cultura e dell’educazione poteva dirsi in gran parte compiuto. Non che non esistessero più scuole religiose, ma le scuole laiche erano ormai diffuse e la loro fama si era consolidata.

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Fonti e documenti Ampliamento delle coltivazioni e fondazione della città di Lubecca

Il testo testimonia la politica di espansione delle terre coltivate e di edificazione di nuovi insediamenti urbani da parte di Adoldo di Holstein che culmina con la fondazione della città di Lubecca, in Sassonia. La città venne fondata a poca distanza dal mare, tra due fiumi, in una posizione cruciale per i traffici commerciali. Costituita da un’isola collegata con ponti alla terraferma, la città aveva come centro la piazza del mercato.

Adolfo [conte di Holstein], cominciò a ricostruire il borgo fortificato di Sigeberg e lo cinse di un muro. Poiché quel paese era disabitato, mandò messaggeri in tutte le regioni – nelle Fiandre, in Olanda, a Utrecht, in Westafialia, in Frisia – perché coloro che soffrivano per la mancanza di terre da coltivare, venissero con la loro famiglia a colonizzare una terra ottima, spaziosa, ubertosa di frutti, abbondante di pesci e di carne e di comodi pascoli. [...] «Poco dopo il conte Adolfo venne in un posto detto Bocu e vi trovò il muro di una città abbandonata,

Autore Helmoldo di Bosau Titolo Chronica Slavorum Anno XII secolo

che aveva fondato Cuto, tiranno di Dio, e una vasta isola, cinta da due fiumi. Da una parte infatti vi scorreva il Trabe, dall’altra Wakenitz, entrambi con rive paludose e inadatte alla circolazione. Nella parte che la collegava alla terra vi è un colle molto compatto, già circondato da un muro per la rocca. Vedendo allora, da uomo esperto, i vantaggi di quel luogo e presenza di un porto eccellente, cominciò a costruirvi una città, che chiamò Lubecca. (da Helmoldo di Bosau, Chronica Slavorum, in P. Golinelli, Un millennio fa. Storia globale del pieno Medioevo, Mursia, Milano 2015)

Leggere le fonti 1. La fonte testimonia due tipici esempi di rinnovamento produttivo e commerciale: il dissodamento di nuove terre e la fondazione di una città. Perché questi fattori sono decisivi nel Basso Medioevo? 2. Perché il luogo dove sorgerà la città di Lubecca è considerato vantaggioso?

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Il Basso Medioevo

Il simbolo culturale della libertà cittadina: le università Fu in questo contesto che nacquero le università. Queste, prima ancora di essere centri di educazione, erano luoghi di studio e di ricerca e nascevano come associazioni di maestri o di studenti con caratteri corporativi, come quelli delle altre associazioni professionali ( p. 23). Fra le più importanti sorte in quel periodo ricordiamo l’Università di Parigi e quella di Bologna. In quella di Parigi, che era Universitas magistrorum (cioè nata come corporazione di maestri) si insegnavano le arti, il diritto canonico, la teologia e la medicina. In quella di Bologna, che invece era nata come corporazione di studenti (Universitas scholarium), si insegnavano diritto civile e canonico. Per quanto la Chiesa le obbligasse spesso ad assumere insegnanti provenienti dal clero e le controllasse in modo invasivo, scuole e università divennero ben presto il simbolo della libertà cittadina e della progressiva autonomia della cultura. Per ripassare 1. Quali settori produttivi furono particolarmente trainanti? 2. Perché la nascita delle università contribuì alla laicizzazione della cultura? 3. In quali città della Francia e dell’Italia nacquero università particolarmente prestigiose?

I fattori della rinascita urbana L’INCREMENTO DEMOGRAFICO STIMOLA IL RIPOPOLAMENTO URBANO E QUINDI LA NASCITA DI NUOVI QUARTIERI

la crescita della popolazione urbana determina una maggiore richiesta di prodotti e materie prime

anche i centri culturali si spostano dalla campagna alla città

nascono le scuole laiche e le prime università la lavorazione di materie prime favorisce la produzione artigianale

le attività artigianali alimentano il commercio, le fiere, i mercati

le attività artigianali si diversificano: si sviluppano le specializzazioni professionali

aumenta la circolazione monetaria: nascono nuove professioni (usurai, banchieri, cambiavalute ecc.)

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DATE E DATI L’incremento demografico e urbano nel Basso Medioevo L’incremento demografico nel Basso Medioevo è un fenomeno cruciale. A esso si associa l’incremento delle attività produttive e commerciali in Europa. Incremento della popolazione europea dal 700 al 1300 d.C.

27 milioni

42 milioni

700 d.C.

I dati dell’incremento della popolazione europea dal 700 d.C. al 1300 d.C. sono impressionanti. Si passa da 27 milioni di abitanti nel 700, a 42 milioni nel 1000 fino a 88 milioni nel 1300 d.C.

88 milioni

1000 d.C.

1300 d.C.

Incremento demografico di alcune aree europee

15 12

13 10

5

5

5

2 Francia

Germania

Isole britanniche

1000 1300

Italia

Crescita delle città

Metropoli più di 80.000 ab.

Isole britanniche

Francia del Nord

Città molto grande da 40.000 a 80.000 ab. Grande città da 10.000 a 40.000 ab.

Europa orientale

Fiandre ed Europa renana Francia del Sud

Penisola iberica

Nel Basso Medievo in molte aree dell’Europa centro-occidentale la crescita della popolazione ha andamento esponenziale (espressa nel grafico in milioni di persone).

Europa centrale

Penisola italiana

Fra il XII e il XIII secolo la crescita delle città è significativa. Il fenomeno è evidente soprattutto nelle Fiandre, in cui si svilupparono numerosi centri urbani, situati a poche decine di chilometri l’uno dall’altro, nelle terre tedesche attorno al Baltico, dove, nel corso del XII secolo, diverse città costituirono una lega mercantile (la Lega anseatica) e lungo il fiume Reno. In Italia nel XII-XIII secolo, si raggiunse la più intensa urbanizzazione d’Europa.

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Sezione 1

Il Basso Medioevo

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La rinascita del commercio europeo: banche e corporazioni

Per inquadrare XII secolo Nascono le prime corporazioni di mestiere, a tutela degli interessi professionali degli associati. Sono le cosiddette Arti, che si dividono in maggiori, mediane e minori. XIII secolo La rete commerciale raggiunge il suo massimo sviluppo, portando alla nascita delle prime banche e della figura del mercante-banchiere. Vengono coniate nuovamente monete d’oro.

La rivoluzione commerciale e lo sviluppo di un’economia finanziaria I centri del commercio europeo Tutti i fattori esaminati finora concorsero a determinare la grande rivoluzione commerciale che avvenne nel Basso Medioevo e che trasformò radicalmente la vita economica dell’Occidente. Già nel XIII secolo le principali città europee apparivano collegate da una fitta rete di rapporti commerciali; si stava ripristinando cioè quell’intensa rete di scambi che si era interrotta con la caduta dell’Impero romano e che aveva come suoi principali protagonisti e snodi proprio i centri urbani. Nell’area mediterranea i traffici erano controllati e gestiti dalle città costiere italiane (come Genova e Venezia) e catalane; sul Mare del Nord prosperavano le città della Lega anseatica (Colonia, Amburgo, Lubecca), che intensificarono l’attivismo delle confinanti Fiandre (con centri come Gand, Arras, Bruges). Oltre ai commerci itineranti si svilupparono ampiamente i mercati stanziali e le fiere; alcune fiere divennero centri di fitti scambi internazionali, come quelle nella regione francese della Champagne, crocevia strategico fra il Mare del Nord e il Mediterraneo. Un’attività commerciale così sviluppata necessitava di un gettito monetario adeguato. In Occidente, l’imperatore Federico II fu il primo a coniare monete d’oro (1231) che avevano smesso di circolare dopo la caduta dell’Impero romano. L’esempio fu seguito da Firenze (con il fiorino d’oro, 1252) e da Genova (con il genovino, sempre nel 1252). La diffusione della moneta comportò a sua volta la nascita di istituti di credito e di cambio, cioè le banche. La loro diffusione agevolava il lavoro dei mercanti, che potevano evitare di portare con sé ingenti somme di denaro nei loro spostamenti.

Politica, cultura e società La Lega anseatica Un’associazione di libere città La Lega anseatica consisteva in un’associazione di città libere che si affacciano sul Mare del Nord e sul Mar Baltico e che ebbe lunga vita. Già dal X secolo si era assistito al rifiorire urbano e commerciale di quell’area, anche a causa della debolezza del sistema feudale. Fra il 1250 e il 1350 venne progressivamente stretta la Lega anseatica, con appendici che si allargavano a Occidente e Oriente, giungendo sino in Inghilterra e nella pianura slava (Croazia orientale).

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La città più importante Lubecca era di gran lunga la più importante delle città anseatiche, sfruttando la sua favorevole posizione geografica. L’importanza della Lega aumentò al punto da influenzare la successione al trono di Danimarca, su cui aveva il diritto di veto, e da stringere rapporti politico-economici con i potenti Cavalieri teutonici. La decadenza della Lega, che pure risultò operativa fino al XVII secolo, avvenne a causa del progressivo affermarsi degli Stati nazionali e dell’apertura delle rotte atlantiche, a partire dal XV secolo.


La rinascita dopo il Mille Unità 1

Ma oltre al credito e al cambio i banchieri praticavano anche il prestito a interesse, cioè l’usura, un’attività fino ad allora riservata a ebrei e musulmani, poiché severamente proibita dalla Chiesa cattolica: la condanna ecclesiastica derivava dal fatto che l’usura garantiva un guadagno sfruttando il trascorrere del tempo, e il tempo, secondo la Chiesa, apparteneva solamente a Dio. Il denaro, almeno fino al XII secolo, era inoltre considerato dalla Chiesa cosa sporca e corrotta, utile al massimo come mezzo per acquistare i beni necessari al proprio sostentamento. La nascita della banca come istituto di credito richiese dunque un significativo cambio di mentalità. La Chiesa, comunque, accettò gradualmente l’idea che l’usura fosse un peccato veniale e che potesse essere praticata senza eccessivo disonore; dopo la morte, gli usurai avrebbero espiato le loro colpe nel Purgatorio, il regno intermedio fra Paradiso e Inferno (non citato nei testi sacri) canonizzato fra il 1150 e il 1250, al quale erano destinate tutte le anime dei peccatori veniali. Anche in questo modo la società urbana diventava sempre più laica. La principale attività dei banchieri era comunque quella del cambio della valuta. I banchieri tenevano in deposito somme che, a richiesta del proprietario, potevano essere restituite o con le quali potevano effettuare pagamenti, a nome del proprietario,

GLOSSARIO Peccato veniale Nella teologia cattolica è una trasgressione emendabile con la penitenza; si tratta sempre un’offesa a Dio, ma meno grave del peccato mortale che invece rompe la comunione con Dio e porta l’anima del peccatore in uno stato di “morte spirituale”.

Rotte e aree di commercio nel Basso Medioevo In questa carta: • è messo a fuoco lo sviluppo della rete commerciale in Europa; • sono evidenziati i centri dell’attività bancaria, le fiere, le città della Lega anseatica e le principali vie marittime; • appare chiara la concentrazione dei traffici commerciali in aree specifiche d’Europa: soprattutto in Italia e in Nord Europa. Città anseatiche Principali fiere Centri di attività bancaria Strade Rotte da Genova Rotte da Venezia Rotte dell’Hansa

Bergen

oceano Atlantico

Novgorod

Stoccolma

mare del Nord

Goteborg

Newcastle Amburgo Brema Gand

Mar Baltico

Riga

Danzica Lubecca Wroclaw Lipsia Vladimir Praga Parigi Rouen Francoforte Cracovia Norimberga Troyes Ratisbona Provins Bar Basilea Vienna Zurigo Bordeaux Milano Verona Leon Santiago Cahors Venezia Asti de Compostela Bayonne mar Genova Zara Nero Marsiglia Saragozza Firenze Ancona Ragusa Barcellona Toledo Siena Lisbona Roma Valencia Costantinopoli Bari Palma Siviglia Cordoba Tessalonica Napoli Amalfi Nicea Cagliari Cadice Winchester Londra Bruges

IN PREPARAZIONE

HUB MAPS Esplora la carta Lo sviluppo urbano e le principali aree di commercio e svolgi le attività proposte. Poi segui l’itinerario dei percorsi commerciali e individua le città sedi di importanti fiere: scegline una e, con l’aiuto della Rete, prepara una breve presentazione.

Tangeri Tunisi

Palermo Messina

mar Mediterraneo

Tebe Atene Malvasia

Candia Creta

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Sezione 1

Il Basso Medioevo

GLOSSARIO Commenda È un tipo di contratto, di origine medievale, in cui uno dei due contraenti investe capitale, mentre l’altro il proprio lavoro. Deriva dal latino cum (“insieme”) più mandare (“affidare”).

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anche presso altre banche o altri Paesi. Nasceva così la lettera di cambio (o cambiale), con cui il depositante poteva effettuare pagamenti, senza ricorrere a contanti, presso i banchi di qualsiasi città in cui si trovasse. Progressivamente il banchiere si impegnò a restituire non la totalità della somma depositata, ma solo una sua parte (secondo i banchieri genovesi, il deposito minimo garantito doveva essere pari a 1/3 della somma depositata). In tal modo le banche potevano investire in attività commerciali, divenendo a tutti gli effetti imprenditrici. Nasceva così la figura del mercante-banchiere. Nel frattempo, i mercanti più facoltosi avevano smesso di viaggiare e si limitavano a organizzare e finanziare le spedizioni: si svilupparono così vari tipi di associazioni mercantili. Per esempio a Venezia, a partire dall’XI secolo, sorse la societas maris (società di mare) – nota anche come “commenda” – composta da finanziatori che assoldavano un mercante e ne finanziavano un viaggio d’affari; il ricavato veniva poi suddiviso in quote proporzionali all’impegno finanziario assunto in partenza. Le società che invece si organizzavano stabilmente per più viaggi erano semplicemente conosciute con il nome di societates o compagnie: molto conosciute erano la Compagnia dei Tolomei e quella dei Buonsignori a Siena, oppure quelle degli Acciaiuoli e dei Bardi a Firenze.

Fonti e documenti Il mercato di Porta Ravegnana a Bologna

Questa miniatura di inizio Quattrocento rappresenta l’intensa attività del mercato bolognese di Porta Ravegnana. Bologna, come molte altre città europee, era diventata nel Basso Medioevo un fiorente centro commerciale: le sue strade erano animate da un flusso continuo di uomini e merci.

La produzione artigianale rilancia gli scambi commerciali e la circolazione di denaro. (da Il mercato dei tessuti in piazza Ravegnana a Bologna, miniatura del XV secolo. Bologna, Museo Civico)

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Autore anonimo Titolo Matricole della Società dei Drappieri Anno 1411

Il mercato si svolge nel cuore della città, spesso in prossimità delle porte che collegano il centro abitato al mondo esterno, da cui partono le vie di comunicazione.

Al piano terra delle abitazioni ci sono spesso botteghe che forniscono ogni tipo di merce.


La rinascita dopo il Mille Unità 1

La nascita delle corporazioni Le associazioni di artigiani e mercanti L’assetto sociale della città bassomedievale aveva come caratteristica lo spirito corporativo: gli artigiani e i mercanti si organizzarono in corporazioni di mestiere chiamate “arti” (o “gilde” o “hanse”, nel Nord Europa), cioè associazioni che riunivano i produttori di un certo settore (i maestri) e i loro dipendenti. Le arti nascevano con lo scopo di tutelare gli interessi professionali degli associati, e cioè: • stabilire il numero di esercizi da aprirsi in una certa area; • fissare i prezzi dei prodotti e dei salari in modo uniforme, e così i tempi di lavoro; • stabilire condizioni d’acquisto vantaggiose delle materie prime all’ingrosso; • tutelare l’immagine pubblica della categoria, condannando gli eventuali comportamenti immorali che screditavano la professione; • esercitare pressioni politiche sulla classe dirigente urbana, allo scopo di ricevere vantaggi per i propri associati. A seconda della professione svolta, le corporazioni si suddividevano in tre diverse tipologie: • le Arti maggiori, di cui facevano parte le professioni più remunerative e influenti sulla vita politica, che rappresentavano la classe dirigente della cerchia urbana: si trattava di notai, giudici, medici, pellicciai, setaioli, lanaioli, cambiatori di valuta, mercanti; • le Arti mediane, di cui facevano parte calzolai, beccai (cioè macellai), fabbri; • le Arti minori, di cui facevano parte osti, vinattieri, fornai, legnaioli ecc. Per ripassare 1. Quale ruolo ebbero i banchieri nella crescita commerciale e finanziaria dell’Europa occidentale? 2. Quali erano le principali monete utilizzate negli scambi internazionali? 3. Come cambiò l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dell’usura? 4. Che cosa sono le Arti (o corporazioni)? Quali scopi avevano?

Le parole dell’economia: corporazione La parola corporazione deriva dal verbo latino corporare, «prendere/formare corpo». Nel Medioevo era definita corporazione (o Arte o mestiere o gilda) l’associazione di persone che, svolgendo un’attività economica comune, si univano per la salvaguardia di interessi e il raggiungimento di fini comuni. Dato il loro ruolo di tutela e promozione delle attività produttive, spesso le corporazioni erano sottoposte alla vigilanza dei governanti delle città o dei principi, che vedevano coincidere il benessere urbano con il controllo delle professioni.

Ispirata all’esperienza delle corporazioni medievali, verso la fine del XIX secolo si sviluppa la dottrina politico-sociale detta corporativismo, di cui si distinguono due concezioni: • il corporativismo cattolico promuove la formazione di «corporazioni di arti e mestieri miste di operai e padroni» al fine di «unire le due classi tra loro» (dall’enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII del 1891); • il corporativismo fascista si basa sulle corporazioni che rappresentano sia i lavoratori sia gli imprenditori, e mira a superare i conflitti di classe attraverso l’azione mediatrice dello Stato.

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ARTE E LETTERATURA Gli usurai nel canto XVII dell’Inferno Nel terzo girone del VII cerchio dell’Inferno, dove sono puniti i violenti contro Dio, Dante incontra gli usurai. Arricchitisi grazie al denaro e non al duro lavoro, gli usurai scontano la loro pena seduti sulla sabbia arroventata dalla pioggia di fiammelle, come in vita sedevano dietro i loro banchi ad accumulare ricchezze. Il duro giudizio di Dante nei confronti di chi presta denaro a interesse ben rappresenta il disprezzo verso la sete di ricchezze e i facili guadagni diffuso in tutta la cultura cristiana medievale. In più Dante accusa la cieca avidità della sua Firenze, in cui anche i nobiluomini sono diventati usurai, tradendo la responsabilità morale e civile che l’alto lignaggio conferiva loro.

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Così ancor su per la strema testa1 di quel settimo cerchio tutto solo andai, dove sedea la gente mesta. Per li occhi fora scoppiava lor duolo; e di qua, di là soccorrien con le mani quando a’ vapori, e quando al caldo suolo2: non altrimenti fan di state i cani or col ceffo, or col piè, quando son morsi o da pulci o da mosche o da tafani3. Poi che nel viso a certi li occhi porsi, ne’ quali ’l doloroso foco casca,

1. strema testa: la parte estrema del settimo cerchio. 2. Per li occhi… al caldo suolo: questi dannati che Dante descrive sono gli usurai, che piangono per il grande dolore, e da una parte e dall’altra cercano con le mani di darsi sollievo reciprocamente: si riparano l’un l’altro dai vapori bollenti e dal sabbione arroventato. 3. non altrimenti fan… o da tafani: si comportano come fanno i cani in estate, col muso e con la zampa, quando sono morsi da pulci, da mosche o da tafani. 4. Poi che nel viso… che ’l loro occhio si pasca: è Dante che parla; dopo averli osservati guardando alcuni di loro in volto, su cui cadeva il fuoco così doloroso, Dante non ne riconosce nessuno; si accorge però che a ciascuno dal collo pende una borsa, che reca un dato colore e un dato stemma (di famiglia) e pare che il loro occhio tragga nutrimento da essa. 5. E com’io riguardando… e contegno: e mentre Dante guarda tra di loro, vede su una borsa gialla una figura azzurra che sembra un leone dall’aspetto e dal portamento. Si tratta dello stemma dei Gianfigliazzi, noti usurai fiorentini. 6. Poi, procedendo… più che burro: poi, spingendo oltre il (corso del) suo sguardo, Dante vede un’altra borsa di colore rosso sangue con su la figura di un’oca bianca (più del burro). Si tratta dello stemma degli Obriachi, una famiglia fiorentina ben nota ai tempi di Dante per la pratica della mercatura e l’attività bancaria.

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non ne conobbi alcun; ma io m’accorsi che dal collo a ciascun pendea una tasca ch’avea certo colore e certo segno, e quindi par che ’l loro occhio si pasca4. E com’io riguardando tra lor vegno, in una borsa gialla vidi azzurro che d’un leone avea faccia e contegno5. Poi, procedendo di mio sguardo il curro, vidine un’altra come sangue rossa, mostrando un’oca bianca più che burro6. E un che d’una scrofa azzurra e grossa

Dante si rivolge agli usurai sotto la pioggia di fuoco ardente. Miniatura da una copia de l’Inferno, Canto XVII, 1370. Londra, British Library.


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segnato avea lo suo sacchetto bianco, mi disse: «Che fai tu in questa fossa? Or te ne va; e perché se’ vivo anco, sappi che ’l mio vicin Vitaliano sederà qui dal mio sinistro fianco7. Con questi Fiorentin son padoano: spesse fiate mi ’ntronan li orecchi

7. E un che… dal mio sinistro fianco: e un dannato, che ha una borsa bianca su cui figura una grossa scrofa azzurra, chiede a Dante che cosa ci fa, ancora vivo, all’Inferno. Dallo stemma Dante riconosce Reginaldo Scrovegni, noto usuraio di famiglia padovana, che nei versi successivi profetizza l’arrivo all’Inferno di un altro usuraio padovano, Vitaliano del Dente. 8. Con questi Fiorentin… che ’l naso lecchi: Reginaldo riferisce di essere il solo padovano tra due fiorentini, che lo assordano invocando il prossimo arrivo di Giovanni di Buiamonte, il cui stemma è costituito da tre caproni,

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gridando: “Vegna ’l cavalier sovrano, che recherà la tasca con tre becchi!”». Qui distorse la bocca e di fuor trasse la lingua, come bue che ’l naso lecchi8. E io, temendo no ’l più star crucciasse lui che di poco star m’avea ’mmonito, torna’ mi in dietro da l’anime lasse9.

uomo di nobile famiglia e recentemente insignito del titolo di cavaliere. Detto questo Reginaldo storce la bocca e tira fuori la lingua, come un bue che si lecca il naso. È l’ennesima visione infernale raccapricciante, ma anche la testimonianza del degrado morale degli usurai, ridotti a bestie orribili. 9. E io… da l’anime lasse: temendo che restare a lungo con questi dannati dispiaccia a Virgilio (che gli aveva chiesto di intrattenersi per poco tempo) Dante si allontana dalle anime tristi.

Comprendere il testo 1. Dante non può riconoscere i dannati dal loro volto: che cosa li rende riconoscibili? Che cosa può significare questo secondo te? 2. Gli usurai sembrano retrocessi al livello delle bestie: quali riferimenti trovi alla loro condizione animalesca?

Collegare le discipline 3. Pur vivendo nel XIII secolo, in piena diffusione delle autonomie comunali e della rivoluzione commerciale, Dante prova profonda nostalgia per i valori di un mondo aristocratico ormai in decadenza. La condanna del mestiere dell’usura è dunque ispirata al rifiuto di certi nuovi mestieri, giudicati ignobili. Alla luce del testo, e di ciò che hai studiato, quali sono questi nuovi mestieri e perché alcuni li condannano? 4. Che cosa intende Dante quando parla di “usura”? Ci sono secondo te affinità e somiglianze fra la condanna religiosa dell’usura e la polemica dantesca contro gli usurai?

Sandro Botticelli, Dante e Virgilio nelle bolge infernali, 1485 circa. Berlino, Staatliche Museen.

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F4

Fonti e documenti La Chiesa perdona l’usura

Autore Cesario di Heisterbach

Riportiamo un racconto tratto dal Dialogus miracolorum (“Dialogo dei miracoli”), che il monaco Cesario di Heisterbach compose intorno al 1220. Nel brano appare evidente come cambia la concezione della Chiesa in merito all’usura, non più giudicata un peccato mortale se accompagnata da pentimento. Nel caso narrato, l’usuraio si pente, dona i suoi beni alla Chiesa e la sua anima, contesa da angeli e demoni, alla fine assurge in cielo.

Colpito da una malattia mortale, [un usuraio] chiamò a sé un parente, abate benedettino, e gli disse che non sarebbe riuscito a mettere ordine nei propri affari e che non poteva restituire le usure1. Se costui avesse reso conto della sua anima a Dio e gli avesse promesso l’assoluzione dai suoi peccati, gli avrebbe lasciato i suoi beni […]. L’abate […] andò a consultare il vescovo, che gli suggerì di rispondere dell’anima dell’usuraio davanti a Dio e di prendere la sua fortuna, a condizione di restituire il tesoro alla chiesa cattedrale. […] Quando ogni cosa fu portata via, l’abate fece mettere il malato in una portantina e si affrettò verso il monastero; ma ne aveva appena passata la porta, quando il malato spirò. L’abate, che non aveva dimenticato la garanzia data, restituì le usure per quanto potè, fece generose elemosine per l’anima di lui e diede in uso ai monaci il resto dei suoi beni. Il corpo fu collocato in una cappella e circondato da schiere di cantori.

Anno 1220 ca

La notte stessa, i frati che cantavano videro apparire quattro spiriti neri che presero posto a sinistra del feretro. […] Subito quattro angeli vennero a prendere posto alla destra del feretro, di fronte ai demoni. Questi intonarono il salmo 36 di David, in cui Dio promette di punire l’ingiustizia, e dissero: «Se Dio è giusto e le sue parole veritiere, quest’uomo è nostro, poiché è colpevole di tutto ciò». Gli angeli santi replicarono: «[…] Come Dio è giusto e la Scrittura vera, questo figlio dell’uomo è nostro; si è rifugiato in Dio e andrà a Dio perché ha sperato nella protezione delle sue ali […]». In barba ai demoni confusi e muti, gli angeli portarono in cielo l’anima del peccatore pentito […]. (da Caesarii Heisterbacensis, Dialogus miracolorum, II, 8, in J. Le Goff, La borsa e la vita, Laterza, Bari 1988) 1. usure: uso arcaico del termine usura, nel significato di somma guadagnata mediante interessi sul capitale prestato.

Leggere le fonti 1. Quale richiesta fa l’usuraio all’abate? Perché? 2. Per quale motivo, agli occhi degli angeli, anche l’usuraio può salire al cielo? 3. In che modo il racconto esprime il cambiamento di mentalità della Chiesa in merito all’usura?

Giotto, Giudizio universale, particolare, 1306 circa. Padova, Cappella degli Scrovegni.

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Titolo Dialogus miracolorum


La rinascita dopo il Mille Unità 1

L’Italia dei Comuni

1

Nascita e sviluppo del Comune

Per inquadrare fine dell’XI secolo Nascono i primi Comuni, che sono libere associazioni di cittadini a difesa dei propri interessi. In Italia la nascita dei Comuni avviene in modo non violento ed è favorita dall’aristocrazia feudale residente in città, mentre Oltralpe i Comuni entrano in conflitto con il regime feudale. XII secolo I Comuni, nati come associazioni private, assumono caratteri pubblici e si danno statuti e istituzioni stabili.

La nuova realtà comunale L’origine dei Comuni A partire dalla fine dell’XI secolo nasce una nuova realtà sociale e politica: il Comune. Originariamente si trattava di una sorta di associazione tra capifamiglia di una stessa zona, allo scopo di sostenersi a vicenda per difendere il territorio, rendersi indipendenti dal signore locale e consolidare la propria autonomia economica e, quindi, politica. Questo patto collettivo, che assumeva vari nomi (concordia, pax, tregua), veniva formalizzato mediante un giuramento: i contraenti si impegnavano a difendersi reciprocamente e a riconoscere l’autorità della persona scelta come guida. All’inizio, dunque, il Comune era soprattutto un’associazione giuridica di tipo privato. Solo progressivamente, in alcuni casi, assunse anche carattere politico, configurandosi come la struttura organizzativa del governo cittadino e dandosi un proprio statuto. La differenza fra Comune e città Non bisogna confondere il Comune con la città. Il termine “Comune”, infatti, non indica un luogo fisico (come la città), bensì un’istituzione ben precisa, che non è necessariamente situata nel territorio urbano. Nel Basso Medioevo, infatti, esistevano anche i cosiddetti “Comuni rustici”, sebbene poco numerosi e scarsamente documentati.

La formazione dei Comuni I diversi modelli comunali Per quanto riguarda la formazione dei Comuni, è opportuno fare delle precisazioni: • il Comune italiano si differenzia da quello d’Oltralpe; • il fenomeno comunale occupa solo alcune aree marittime e continentali e quindi non si estende a tutta l’Europa. Il Comune d’Oltralpe (a sud di Francia, Renania e Fiandre) nacque generalmente in contrapposizione con il feudatario locale, costituendosi come una sorta di “isola” circondata dalla campagna, ancora a regime feudale. In questo caso, quindi, le istituzioni comunali si svilupparono spesso in modo violento e talvolta ebbero il sostegno dei sovrani, desiderosi di limitare lo strapotere dei signori locali. Queste “isole” di commerci e produzione artigianale si configurarono come una vera e propria alternativa al sistema rurale circostante. Il Comune italiano (in Italia settentrionale e centrale), invece, nacque in genere da un compromesso fra il signore locale e le realtà urbane di riferimento. Le città

GLOSSARIO Statuto Insieme di norme che regolamentano e disciplinano il funzionamento di una struttura privata o pubblica. Si tratta di un atto formale che deriva dalla volontà individuale di un fondatore o che nasce da un accordo fra le parti in causa nell’istituto che si intende regolamentare.

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HUB LIBRARY Come nasce un Comune rustico (o rurale)? Attraverso quali concessioni da parte del signore? Scoprilo leggendo Una carta di franchigia.

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Sezione 1

Il Basso Medioevo

italiane erano un coacervo di classi sociali: innanzitutto vi si trovava il populus, rappresentato essenzialmente dalla borghesia mercantile, dagli artigiani e anche dagli operai; poi vi risiedevano non pochi milites, cioè i cadetti dell’aristocrazia rurale, che avevano abbandonato la campagna (spesso perché estromessi dall’eredità, in quanto non primogeniti) ma restavano pur sempre vassalli del signore. Per questo, in Italia fu spesso l’aristocrazia a favorire la realizzazione delle istituzioni comunali, quasi sempre in modo non violento e non in contrasto con il signore. Si stabilirono in questo modo accordi e statuti che regolamentavano diversi aspetti della vita urbana (per esempio l’altezza delle torri, che simboleggiavano la potenza delle varie famiglie aristocratiche, spesso in lotta fra di loro) e che consentirono la nascita progressiva di istituzioni autonome. Il Comune italiano assoggettò anche le aree agricole circostanti, iniziando una vera e propria opera di conquista e sottomissione delle signorie fondiarie limitrofe. Il rapporto fra Comune e mondo feudale Tuttavia, oggi si tende a negare l’idea di una netta contrapposizione fra Comune e ordinamento feudale, soprattutto in Italia. La città stava certamente assumendo i caratteri della nuova realtà comunale, ma questo non vuol dire che il sistema feudale stesse contemporaneamente subendo contrazioni significative. Anzi, molte famiglie di origine feudale si trasferirono in città e mantennero le proprie abitudini, che finirono per influire sulla nascente cultura urbana.

Come nasce e si sviluppa il Comune

I Comuni italiani fra XI e XIII secolo

IL COMUNE

è un’associazione giuridica di tipo privato, una sorta di patto collettivo

diventa la struttura organizzativa della città, con accordi e statuti

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in Europa

in Italia

nasce in contrasto con i feudatari locali, spesso in modo violento

nasce in accordo con il signore locale, spesso in modo non violento

è un’“isola” politicamente autonoma circondata dal “mare” della campagna

è una realtà urbana che assoggetta e annette il contado circostante

DUCATO DI SAVOIA

VESCOVATO DI TRENTO Trento Como

Bergamo

Treviso

Aquileia

Trieste

Milano

Brescia Verona Ivrea Lodi Padova Venezia Pavia CremonaMantova REP. DI VENEZIA Piacenza Torino Ferrara Asti Tortona Parma Reggio Saluzzo Bobbio Acqui Modena Bologna Ravenna mar Pontremoli Adriatico Genova Imola Mondovì Fivizzano Forlì Rimini Lucca Pistoia Ancona mar Urbino Pisa Firenze Ligure Arezzo Volterra DUCATO Cortona Siena DI SPOLETO Massa Chiusi Grosseto Spoleto Pitigliano CORSICA REGNO (GENOVA) DI NAPOLI STATO DELLA Ajaccio Roma mar CHIESA Montecassino Tirreno

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Dove sorgono i Comuni in Italia? Scoprilo consultando la carta L’Italia alla fine del XIII secolo. Riporta poi su una tabella in quale regione attuale si trova ciascun Comune.


La rinascita dopo il Mille Unità 1

Le fasi politiche del Comune Anche se formalmente sottomessi all’imperatore, i Comuni italiani godevano di un’autonomia quasi totale. Possiamo distinguere, in termini di schematizzazione generale, almeno tre fasi nell’evoluzione delle istituzioni comunali. • Fase consolare. In questo primo periodo il governo comunale era affidato ai consoli , perlopiù scelti fra l’aristocrazia feudale residente in città e affiancati da un’assemblea di tutti i cittadini (detta “arengo”) e da un consiglio ristretto, al quale accedevano solo i membri delle famiglie più importanti. Questa fase era caratterizzata da forti contrasti interni, in quanto politicamente la classe dirigente era nata dal compromesso fra aristocrazia fondiaria e mercantile, ed escludeva quindi il popolo. Gli scontri tra le fazioni per motivi sociali, ma anche tra le famiglie più in vista per il controllo della città, resero questa fase particolarmente instabile. • Fase podestarile. Verso la fine del XII secolo, per porre fine alle tensioni sociali, venne incaricato di governare un magistrato unico, il podestà, scelto in genere fra i cittadini più influenti di un altro Comune: essendo uno straniero, infatti, garantiva un giudizio al di sopra delle parti. Al suo fianco venne istituito un consiglio composto dai più autorevoli esponenti cittadini. Durante il regime podestarile tese a prevalere in maniera più netta la borghesia cittadina a scapito delle altre componenti sociali, e si registrò un aumento dei contrasti sociali. • Fase popolare. In questa fase esplosero le tensioni sociali più forti, non solo fra gli aristocratici e il popolo, ma anche all’interno del popolo stesso, diviso fra popolo grasso (l’alta e media borghesia dei ricchi mercanti e dei professionisti, rappresentanti delle Arti maggiori) e popolo minuto (la piccola borghesia dei bottegai e degli artigiani, ma anche degli operai specializzati). I piccoli borghesi e gli artigiani membri delle Arti minori, che in passato erano sempre stati tenuti ai margini, cercarono di entrare gradualmente nella vita politica del Comune; in molte città italiane, tra cui Firenze, nominarono come loro rappresentante la figura del capitano del popolo, che aveva il compito di affiancare il podestà e di difendere gli interessi popolari.

IN PREPARAZIONE

DIZIONARIO DIGITALE Console Quale tipo di potere rappresentavano i consoli medievali: giudiziario, esecutivo o legislativo? E i consoli dell’antica Roma? Scoprilo con il Dizionario digitale, quindi definisci anche il ruolo svolto dai consoli nel sistema istituzionale italiano attuale.

Per ripassare 1. Come nacquero i primi Comuni? 2. Che differenza sussiste tra i Comuni italiani e quelli d’Oltralpe nel rapporto con il territorio? 3. Da che cosa furono caratterizzate le tre fasi dello sviluppo dei Comuni?

Le fasi del potere comunale FASE CONSOLARE il potere è in mano ai consoli (aristocrazia cittadina)

FASE PODESTARILE il potere passa al podestà (notabile straniero)

FASE POPOLARE il popolo minuto cerca di entrare nella vita politica

nascono forti contrasti fra l’aristocrazia e il popolo

prevale la borghesia a scapito delle altre classi sociali

in alcune città viene nominato il capitano del popolo

viene chiamato un forestiero super partes, detto podestà, per risolvere i problemi

il capitano del popolo affianca il podestà e cerca di preservare gli interessi del popolo

i contrasti sociali aumentano, fra aristocrazia e popolo e fra popolo grasso e popolo minuto

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Fonti e documenti L’esaltazione della città nella predica di un monaco

Autore Giordano da Rivalto

Giordano da Rivalto fu un frate domenicano e un teologo di grande levatura. Di seguito riportiamo il testo di una predica da lui pronunciata a Firenze nel 1305, in cui appare evidente l’esaltazione della città come luogo di piena collaborazione fra uomini, su modello del Regno dei Cieli.

Vedete come è bella la cittade quando è ordinata e sonci le molte arti! Troppo è bella cosa l’ordine della città e questa ordine dà tre cose: Bellezza, Fortezza, Grandezza. Come è bella cosa la cittade bene ordinata, ove sono le molte arti e catuna per sé e sono comuni tutte le arti! Troppo è grande bellezza; perocché non ci ha arte nulla che non sia utile; il calzolaio è utile a tutta la cittade ch’egli calza; il fornaio è utile e necessario, che ti cuoce il pane; il sartore altresì; il cavaliere è utile a tutta la cittade che la difende; sicché il bene del calzolaio è del cavaliere, e quello del cavaliere è del calzolaio; ed ancora è più d’altrui l’opera e l’arte sua che di sé. Il

Anno 1305

calzolaio abbisogna forse di due o tre paia di calzari l’anno e fanne più di cinquecento; il fornaio hae assai per sé forse d’un moggio di pane a cuocere e cuocene più di dugento e tutto ’1 fa per altrui e così sono tutte quante. A questo modo è quella città gloriosa di vita eterna, ché siccome ciascheduno quaggiù è utile l’uno all’altro nell’arte sua, ovvero nell’ufficio suo a che è posto; così in quella cittade beata non avrà nullo che ci sia invano, anzi saranno sì ordinati, che se uno ci n’avesse meno, non sarebbe compiuta quella cittade. (da Giordano da Rivalto, La città bene ordinata, in Prediche scelte, a cura di P.G. Colombi, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1924)

Leggere le fonti 1. Nella predica appare evidente che nella vita cittadina si esprime un ordine perfetto. A che cosa è dovuto? 2. In che senso si sviluppa il paragone fra la città e il Regno dei Cieli?

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Titolo La città bene ordinata

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo in città, particolare, 1338-1339. Siena, Palazzo Pubblico.


La rinascita dopo il Mille Unità 1

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Le Repubbliche marinare

Per inquadrare IX secolo Amalfi avvia contatti commerciali molto vantaggiosi con il mondo arabo. X secolo Genova si sviluppa come città marinara e inizia a commerciare soprattutto in Oriente. XI secolo Le Repubbliche marinare si impongono in tutto il Mediterraneo. 1082 Venezia ottiene ampi privilegi commerciali dall’Impero bizantino e inizia a controllare sia il monopolio del sale che quello del pepe. 1202-04 Venezia ottiene grandi vantaggi economici e territoriali dalla quarta crociata. 1284 Genova sconfigge Pisa nella battaglia della Meloria e domina sui traffici tirrenici.

Le quattro Repubbliche marinare Mentre si sviluppavano i Comuni, in Italia si affermavano anche le Repubbliche marinare, cioè città costiere che conquistarono una propria autonomia politica ed economica, rinforzando la flotta e stabilendo proficui contatti commerciali attraverso il Mediterraneo, sia verso Occidente sia verso Oriente. Particolarmente importante fu il ruolo di quattro città italiane: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia. Amalfi La città campana di Amalfi divenne precocemente una potenza politica e commerciale attivando traffici che collegavano il Mediterraneo occidentale e orientale. Infatti, già a partire dal IX secolo, i mercanti amalfitani avevano stretto rapporti con le piazze arabe, in Sicilia come in Spagna, e instaurato vantaggiosi contatti mercantili con Antiochia e Bisanzio. Ai mercanti amalfitani si attribuisce l’invenzione della bussola, strumento utilissimo per la navigazione, e la scrittura delle Tavole amalfitane, che costituiscono il primo codice di navigazione marittima della storia cristiana. La decadenza della città coincise con l’invasione normanna ( paragrafo 3) e con la crescita della potenza di Pisa, che stava assumendo il pieno controllo sul mar Tirreno.

IN PREPARAZIONE

DIZIONARIO DIGITALE Repubblica Qual è l’etimologia di “repubblica” e in che epoca nasce questa forma politica? In che senso le città marinare di Venezia, Genova, Pisa e Amalfi si possono definire “Repubbliche”? Scoprilo con l’aiuto del dizionario digitale.

Pisa La città di Pisa rafforzò la sua potenza marittima a partire dall’XI secolo. A differenza di Amalfi, si mosse sempre in aperta ostilità con i Saraceni, contro cui scatenò una guerra commerciale e militare di lunga durata per il controllo di Sardegna, Corsica e Sicilia. Per riuscire nello scopo, nel 1063 si alleò con i Normanni contro i musulmani e nel 1113 occupò le Baleari, stabilendo il pieno controllo commerciale sul Mediterraneo occidentale. Tuttavia, nel XIII secolo fu sconfitta dalla rivale Genova. Genova Per supplire alle scarse risorse del suo entroterra, Genova si era sviluppata come città marinara fin dal X secolo. I suoi traffici mercantili si svilupparono soprattutto in Oriente a seguito delle crociate ( pp. 58-62), dando luogo a una vera e propria colonizzazione commerciale delle coste siriane e creando empori in tutto il Mediterraneo orientale. Se nel Mediterraneo orientale Genova si contendeva il predominio con Venezia, nel mar Tirreno si scontrò inevitabilmente con Pisa. Nel 1284, durante la battaglia presso lo scoglio della Meloria, a Livorno, la flotta genovese sconfisse definitivamente quella pisana, acquisendo il dominio sui traffici tirrenici. 31


Sezione 1

Il Basso Medioevo

Venezia Nata dai primi insediamenti lagunari delle popolazioni in fuga dagli Unni, Venezia fu per lungo tempo la regina del Mediterraneo, soprattutto orientale. La felice posizione e il relativo isolamento consentirono ben presto la conquista di una piena autonomia politica dall’Impero bizantino: l’elezione del primo doge (dal lat. dux, “duce, comandante”), Pietro Orseolo, risale infatti al 976. Ma i legami con Bisanzio, come vedremo, non vennero mai del tutto recisi. Fin dal IX secolo Venezia controllava gli sbocchi delle vie padane e deteneva il monopolio sul commercio del sale. Nel 1082 la città assurse al ruolo di potenza internazionale, quando l’imperatore di Bisanzio, Alessio Comneno, chiese a Venezia una flotta per difendersi dall’assalto normanno: in cambio, la città ottenne ampi privilegi commerciali, grazie ai quali controllò il commercio delle spezie provenienti dall’Oriente. Nel 1172 fu istituito il Maggior Consiglio, organo politico espressione dell’aristocrazia mercantile, che iniziò a governare la città. Con le crociate la potenza veneziana crebbe ulteriormente e si consolidò. Fra il 1202 e il 1204 il doge Enrico Dandolo finanziò la quarta crociata e Venezia partecipò al successivo saccheggio di Bisanzio da parte dei crociati. Ne ricavò molte ricchezze e il dominio, politico e commerciale, su molte isole dell’Egeo, su Creta e sui principali porti della Grecia.

Il ruolo delle Repubbliche marinare Nel Basso Medioevo il ruolo economico delle città marinare appare dunque estremamente rilevante. I traffici riguardavano le spezie (in particolare il pepe), l’avorio, i profumi, le pietre preziose e anche alcuni coloranti per le industrie tessili. Il legame di Venezia con l’Oriente Venezia, per esempio, si avvantaggiava del legame politico con Bisanzio per ottenere di fatto il monopolio dei traffici da e per l’Oriente; già a partire dal X secolo, infatti, i Veneziani avevano numerose basi nell’Egeo e persino una base sul Bosforo. Il legame con Bisanzio, però, costituì anche un problema. All’epoca delle crociate, per esempio, Venezia fu restia a interventi militari per paura di urtare i Bizantini; e l’importante traffico di schiavi che aveva istituito con i Fatimidi (la dinastia islamica che dominava in Medio Oriente) fu un ulteriore elemento di contenimento. In tal modo, come vedremo, l’impegno di Venezia nelle crociate fu tardivo e si ridusse all’invio di 200 navi nel 1100.

Il trafficato porto di Venezia, miniatura dal Livre des merveilles du monde di Marco Polo e Rustichello, XV secolo. Oxford, Bodleian Library.

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La rinascita dopo il Mille Unità 1

Genova, Pisa e le crociate Le crociate rimasero dunque principalmente appannaggio dei Normanni e delle Repubbliche marinare di Genova e Pisa. Sia Pisa che Genova, del resto, esercitavano il ruolo di contenimento delle scorrerie saracene nel Tirreno, al punto che i Pisani si erano spinti fino ad attaccare Palermo (1063) e le coste nordafricane (1087). Genova e Pisa non ebbero quindi problemi a fornire navi ai Normanni fin dalla prima crociata, e in questo modo poterono insediarsi precocemente nelle aree conquistate dai cristiani in Medio Oriente. Nel 1100, dopo l’assedio di Gerusalemme a cui aveva partecipato con 120 navi, Pisa ottenne, per esempio, che il suo vescovo Daiberto venisse nominato patriarca della città; inoltre, ricavò il controllo di un quartiere di Giaffa (antica città israeliana, oggi inglobata nell’area di Tel Aviv) e il controllo del porto di Haifa (importante scalo marittimo israeliano). A partire dal XII secolo vennero fondati in Medio Oriente insediamenti pisani, genovesi e più tardi anche veneziani, vere e proprie colonie delle città marinare. Si trattava di scali commerciali, retti da magistrati della città d’origine, dove le navi della madrepatria potevano approdare in modo indisturbato.

Per ripassare 1. Quali erano le quattro principali Repubbliche marinare? Quale si sviluppò per prima? 2. Come nacque Venezia? 3. Come si concluse il conflitto fra Genova e Pisa? 4. Le crociate in Medio Oriente migliorarono o peggiorarono gli affari delle Repubbliche marinare? In che modo?

Le Repubbliche marinare e i loro traffici

Tana

Venezia Genova

ISTRIA

Caffa Balaclava

DA LM AZ Spalato

Pisa

Marsiglia

Maurocastro

Zara

mar Nero

IA

Ragusa

Corsica Sardegna

Palermo

mar Egeo

Messina mar

Focea Smirne

Amiso

Laiazzo

Ionio

Sicilia

Tunisi

Amastri

Amalfi

mar Tirreno

Baleari

Pera Costantinopoli

Napoli

Rodi

Tripoli Beirut Damasco Sidone Acri Tiro

Cipro

Mahdiya Creta Tripoli

mar Mediterraneo

Antiochia

Giaffa Gerusalemme Alessandria

Empori

Possedimenti

Rotte marittime

Amalfi

Genova

Amalfi

Genova

Amalfi

Genova

Pisa

Venezia

Pisa

Venezia

Pisa

Venezia

HUB MAPS IN PREPARAZIONE

Esplora la carta Le Repubbliche marinare e i loro commerci e svolgi le attività proposte. Poi concentrati sulla diffusione degli empori commerciali nel Mediterraneo. Scopri in quali città ci sono empori di tutte e quattro le Repubbliche marinare e prova a dare una tua spiegazione a partire dalla posizione geografica.

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Il Basso Medioevo

Sezione 1

3

I Normanni in Italia meridionale e in Sicilia

Per inquadrare X-XI secolo Nel Sud Italia arrivano i primi cavalieri normanni, che si mettono al servizio dei signori locali per ottenere in cambio possedimenti. 1077 Roberto il Guiscardo completa la riunificazione dell’Italia meridionale. 1091 Viene completata la conquista della Sicilia, iniziata nel 1060 con Ruggero I. 1130 Ruggero II di Sicilia unifica il Sud Italia e la Sicilia in un unico Regno normanno.

I Normanni alla conquista del Mezzogiorno L’arrivo dei Normanni nel Sud Italia Mentre nell’Italia centro-settentrionale si affermavano i Comuni, al Sud sorgeva il solido Regno dei Normanni. Il loro controllo sul Meridione era però iniziato in modo abbastanza casuale. Fra il X e l’XI secolo, erano giunti in Italia meridionale gruppi di guerrieri normanni, disposti a offrire IN PREPARAZIONE i loro servigi militari ai signori locali; e in cambio alcuni di loro ottennero anche dei possedimenti. Il loro insediamento venne quindi favorito dalla peculiare situazione politica di quelle terre, caratterizzata da una complessa rete di poteri coesistenti e da HUB MAPS una forte tendenza al particolarismo. Per capire che cosa intendiamo dire, basta descriEsplora la carta vere lo scenario politico del Meridione all’inizio dell’XI secolo: l’attuale Campania era I Normanni in Italia suddivisa fra vari principi longobardi (che occupavano Benevento, Salerno e Capua), e svolgi le attività mentre i Ducati di Napoli, Gaeta, Sorrento e Amalfi, formalmente dipendenti da Biproposte. sanzio, erano da tempo di fatto autonomi; l’autorità di Bisanzio, benché solo formale, si esercitava anche Lo Stato normanno su Puglia, Basilicata e Calabria; la Sicilia, invece, era sottomessa ai musulmani, anche se erano frequenti nell’Italia meridionale gli impulsi autonomisti e all’autosufficienza politica, sia da parte dei feudatari che delle città. DUCATO Primi feudi normanni DI SPOLETO

Spoleto

mar Adriatico

Conquiste normanne del secolo XI

STATO DELLA CHIESA

Conquiste normanne del secolo XII

Roma Bari Capua Gaeta Benevento Melfi Aversa Napoli Salerno Taranto Sorrento Amalfi

mar Tirreno

Palermo

Cosenza

Messina

mar Ionio

L’alleanza tra Chiesa e Normanni Questa situazione di incertezza e frazionamento non era malvista dalla Chiesa, la quale aveva interesse che non si formasse un regno unificato ai confini meridionali del suo Stato. Pertanto, preoccupata per l’espandersi dell’influenza normanna, la Chiesa tentò dapprima di contrastarla con le armi, poi cambiò radicalmente strategia cercando di stabilire con i Normanni degli accordi privilegiati, in modo che il loro sostegno potesse tornarle utile, in caso di bisogno, contro il potere imperiale. I pontefici, pertanto, tendevano a considerare meno pericolosa l’azione normanna, che pensavano di poter controllare, rispetto a quella imperiale, diretta o indiretta che fosse. La nascita di un unico Regno meridionale Nel 1059 papa Niccolò II firmò a Melfi un accordo con i capi normanni Riccardo di Aversa e Roberto il Guiscardo; quest’ultimo ottenne dal pontefice il titolo

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La rinascita dopo il Mille Unità 1

di duca di Calabria, Puglia e Sicilia. L’isola era però ancora in mano araba, e dunque l’investitura papale assumeva un chiaro senso politico: il papa accettava il dominio dei Normanni sull’Italia meridionale, ma questi, in cambio, dovevano mettere la propria potenza militare al servizio della Chiesa, cercando di cacciare gli Arabi dalla Sicilia. Nel 1077 Roberto il Guiscardo riuscì a compiere la riunificazione dell’Italia meridionale, ma già a partire dal 1060 suo fratello, Ruggero I, aveva iniziato la conquista della Sicilia, completata nel 1091. Con l’incoronazione a Palermo di Ruggero II di Sicilia, che ereditava anche i domini di Roberto il Guiscardo (morto senza eredi nel 1085), il Sud Italia fu dunque unificato sotto un unico Regno nel 1130, dopo secoli di frammentazione politica. Da quel momento i Normanni pensarono a consolidare i loro domini e condussero una politica di espansione territoriale e commerciale sul mare, in direzione delle coste africane e dei Balcani. L’amministrazione dello Stato normanno Lo Stato normanno conservava spiccati caratteri feudali, ma si caratterizzava per un forte controllo centrale. In questo contesto, quindi, non poterono svilupparsi istituzioni comunali; e anzi, le poche città autonome, come Amalfi, Napoli, Salerno e Bari, vennero ben presto ricondotte sotto il giogo normanno. I sovrani governarono abilmente la regione, creando una classe dirigente di funzionari cosmopoliti (arabi, bizantini, locali) che riflettevano le varie esperienze politiche da cui era nato il Regno unitario del Sud. L’efficiente amministrazione del Regno, inoltre, consentiva anche il controllo della Chiesa locale, sul modello arabo-bizantino. Ma a questi elementi di tipo “moderno” faceva da contraltare il fatto che i re normanni fossero al vertice di una complessa gerarchia feudale comprendente anche i discendenti dei precedenti conquistatori; questo costringeva i sovrani normanni ad avere vincoli e dipendenze e a lasciare, in cambio di fedeltà, ampi spazi di autonomia giurisdizionale. Si trattava dunque di una struttura non omogenea, con elementi contrastanti di centralismo e decentramento feudale.

La Cappella Palatina nel Palazzo dei Normanni a Palermo, consacrata nel 1140 da Ruggero II di Sicilia.

Per ripassare 1. Qual era la situazione geopolitica nel Meridione d’Italia al momento dell’arrivo dei Normanni? 2. Che rapporti instaurarono i Normanni con la Chiesa di Roma? 3. Come venne organizzato lo Stato normanno nel Sud Italia? Rispondi utilizzando le seguenti parole chiave: rapporti feudali, centralismo, decentramento, Chiesa locale.

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Sintesi

RIPASSO Ascolta la sintesi e ripassa con l’aiuto della presentazione

IN PREPARAZIONE

Il mondo rurale

L’Italia dei Comuni

Il feudalesimo: un sistema gerarchico Nell’Alto Medioevo nasce il sistema feudale. Fulcro di questo sistema è il feudo, cioè un terreno che il signore concede come beneficio a un suo sottoposto, il vassallo (di solito un nobile), in cambio dei servigi resi. Il vassallo, a sua volta, può concedere terre in beneficio a un suo sottoposto, il valvassore, in genere un cavaliere. Alla base della società così costituita si trovano gli uomini liberi (piccoli proprietari terrieri e artigiani) e i servi. Nel mondo feudale i cavalieri formano ben presto una vera e propria casta: i pochi che possono permettersi un cavallo e un’armatura si mettono a disposizione dei vari signori, ricevendone in cambio protezione, terre e, quindi, ricchezza.

I Comuni In questo panorama di rinascita urbana si affermano nuove realtà socio-politiche: i Comuni. Se in origine i Comuni sono un patto di “mutuo soccorso” stipulato fra privati per difendersi dai soprusi del signore locale (quindi una realtà sociale), con il tempo si trasformano in un’istituzione politica. Nella sua storia evolutiva, il Comune italiano attraversa tre fasi: • fase consolare: il governo è affidato ai consoli, scelti fra l’aristocrazia feudale e affiancati da un’assemblea composta da cittadini; • fase podestarile: il governo è affidato al podestà, una figura scelta fra i cittadini più influenti di un’altra città per sedare le lotte interne; in questa fase la borghesia cittadina è la classe sociale più forte; • fase popolare: il podestà, in alcuni Comuni, è affiancato dal capitano del popolo, che difende gli interessi del popolo minuto (rappresentato da piccola borghesia, salariati e operai) contro il popolo grasso (cioè alta e media borghesia).

L’anno Mille: la grande paura L’anno Mille rappresenta lo spartiacque che separa l’Alto e il Basso Medioevo. Nei decenni che precedono la fine del X secolo, in un periodo di sofferenza e sconvolgimenti sociali, si diffondono ovunque ansie e paure legate alla fine del mondo. Dopo questa grande paura, la vita riparte con un nuovo slancio. Una fase di forte sviluppo A partire dall’XI secolo la popolazione europea comincia a crescere costantemente, continuando ad aumentare fino agli inizi del Trecento. Anche il sistema economico, basato sull’agricoltura, conosce un notevole rilancio: le nuove tecniche (come l’aratro pesante, la rotazione triennale delle colture o il mulino ad acqua) facilitano il lavoro dei campi, incrementando la produzione; la messa a coltura di nuovi territori amplia le superfici agricole e, di conseguenza, la produttività complessiva.

La città e la rivoluzione commerciale La rinascita urbana L’aumento demografico del Basso Medioevo interessa anche le città: i centri urbani si ripopolano e rinascono, facendo rifiorire le attività artigianali e i commerci. Le materie prime provenienti dal contado e le lavorazioni artigianali nelle botteghe cittadine alimentano i mercati e le fiere; lo scambio di merci richiede un’intensa circolazione di moneta. Questo nuovo sistema economico porta alla nascita di professioni specifiche, come quelle di artigiani specializzati, mercanti e banchieri. Lo sviluppo urbanistico dà un forte impulso anche alla laicizzazione della cultura, cioè alla sua progressiva autonomia dalla Chiesa, che nell’Alto Medioevo detiene ancora il monopolio dell’istruzione. Espressione di questo cambiamento è la nascita delle libere associazioni di studenti e docenti, da cui nascono le prime università.

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Le Repubbliche marinare Altro fenomeno caratteristico dell’Italia del Basso Medioevo è il predominio commerciale delle Repubbliche marinare (Amalfi, Pisa, Genova e Venezia), città costiere che grazie al commercio via mare e a una fitta rete di contatti economici e politici diventano delle vere e proprie potenze internazionali. Amalfi, fra il IX e il X secolo, è la prima città a estendere la propria influenza sul Mediterraneo; nell’XI secolo, però, tale supremazia passa temporaneamente a Pisa, fino a che non si scontra con Genova, che nel XIII secolo le sottrae il primato. Gli interessi dei mercanti genovesi verso i mercati orientali portano al conflitto con Venezia, che alla fine rimane l’unica regina dei traffici con la sponda orientale del Mediterraneo. Il Regno normanno Giunti in Italia meridionale fra il X e l’XI secolo, i cavalieri normanni, offrendo i loro servigi militari ai signori locali, ottengono in cambio delle terre che ben presto diventano ampi possedimenti. Grazie anche all’alleanza con la Chiesa, nella seconda metà dell’XI secolo Roberto il Guiscardo unifica i territori del Sud Italia e verso la fine del secolo il fratello Ruggero completa la conquista della Sicilia. Quindi, nel 1130, Ruggero II di Sicilia unifica il Sud Italia e la Sicilia in un unico Regno. Lo Stato normanno è fortemente centralizzato e non concede spazio alle autonomie locali: una realtà molto diversa da quella rissosa e vivace che si sviluppa parallelamente nei Comuni dell’Italia centro-settentrionale.


Guida allo studio

MAPPA Accedi alla mappa modificabile

IN PREPARAZIONE

La mappa dell’Unità Spiega le caratteristiche della trasformazione economica e dei cambiamenti nell’assetto sociale e politico nel passaggio dall’Alto al Basso Medioevo con l’aiuto della mappa e della scaletta di domande.

UN FORMIDABILE INCREMENTO DEMOGRAFICO E PRODUTTIVO avviene dopo il Mille e determina

l’estensione e l’intensificazione delle coltivazioni agricole

la rinascita urbana e commerciale

che favoriscono la nascita delle

dei

Repubbliche marinare

Comuni

che danno vita a

che sono fiorenti in

fiorenti traffici mediterranei

Italia centrosettentrionale mentre nel Meridione d’Italia si consolida progressivamente lo Stato normanno

Traccia per l’esposizione orale 1. Quali innovazioni hanno permesso il rinnovamento dell’agricoltura? 2. In che senso si parla di “rivoluzione commerciale”? Come cambia la mentalità medievale in seguito a questa rivoluzione? 3. In che modo l’estensione dei traffici favorisce le città marinare italiane? 4. Come nascono e come si evolvono i Comuni? 5. In che modo si consolida il Regno normanno? Sottolinea in particolare i rapporti con la Chiesa.

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Verifica formativa Verificare i fatti 1. TEMPO Cerca la data degli eventi, poi mettili in ordine cronologico. L’esercizio è avviato.

data

ordine

Venezia inizia a gestire il commercio delle spezie

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Conio del fiorino d’oro

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Unificazione del Sud Italia sotto il Regno normanno

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1037

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Constitutio de feudis Battaglia della Meloria 2. SPAZIO Inserisci le città commerciali nella regione relativa.

Arras • Lubecca • Gand • Genova • Colonia • Venezia • Amburgo • Bruges • Pisa • Amalfi

Lega anseatica

Fiandre

Repubbliche marinare

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Interpretare i dati 3. LEGGERE UN’IMMAGINE In questa miniatura vengono rappresentate alcune attività produttive del Basso Medioevo. Osservala bene e rispondi alle domande. a.

b.

Nell’immagine superiore puoi vedere un contadino intento ad arare: individua le diverse parti dell’aratro e il collare rigido. Considera ora entrambe le miniature: – quali altri personaggi compaiono? – quali altri strumenti tecnici sono raffigurati (oltre l’aratro)?

Miniatura tratta da Brunetto Latini, Livre du trésor, 1336 ca. Parigi, Biblioteca nazionale.

Usare il lessico 4. a. b. c.

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CONOSCERE IL SIGNIFICATO Collega ogni termine alla giusta definizione. 1. associazione di lavoratori che svolgevano la stessa professione dissodamento 2. lavorazione del terreno per renderlo adatto alla semina laicizzazione 3. progressiva autonomia di un settore dall’influenza della Chiesa corporazione


Guida all’esposizione orale Esporre gli eventi 5. SVILUPPO DEMOGRAFICO E NUOVA URBANIZZAZIONE Prepara una esposizione orale sullo sviluppo demografico e la nuova urbanizzazione seguendo questa scaletta. a. b. c.

Come si collegano sviluppo demografico e rivoluzione agricola? In che modo la crescita demografica influisce sull’urbanizzazione? Quali nuove attività nascono con l’urbanizzazione? Puoi integrare la tua esposizione orale facendo riferimento a uno o più strumenti dei nuclei tematici presentati all’inizio dell’Unità ( p. 5).

6. COMUNI E REPUBBLICHE MARINARE Completa la mappa sullo sviluppo dei Comuni e delle Repubbliche marinare. Poi esponi oralmente il tema utilizzando la mappa come scaletta. Puoi integrare il discorso a partire dagli strumenti indicati all’inizio dell’Unità ( p. 5). I COMUNI ITALIANI

LE REPUBBLICHE MARINARE

nascono come

si sviluppano

sono

hanno

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secondo tre fasi

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un forte ruolo economico

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...................................................................

...................................................................

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...................................................................

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Collegare le discipline 7. LO SVILUPPO COMMERCIALE E MONETARIO Elabora una tua argomentazione pluridisciplinare sull’argomento proposto: puoi utilizzare come esempio gli spunti della scaletta. Letteratura italiana Boccaccio nel Decameron si fa spesso beffe della nuova figura del mercante: spiega come viene raffigurato, in particolare nelle novelle di Ser Ciappelletto e Landolfo Rufolo.

LO SVILUPPO COMMERCIALE E MONETARIO

Matematica Con lo sviluppo del commercio i mercanti hanno bisogno di nuovi strumenti: ricostruisci la storia dell’introduzione dello zero e del sistema di numerazione posizionale. Economia Illustra l’attività di credito e di cambio nelle banche e il ruolo delle banche nel sistema economico. Storia dell’arte Esamina l’affresco di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo pubblico di Siena (Allegoria del Buono e del Cattivo Governo) e rintraccia le attività artigianali e mercantili che vi sono raffigurate.

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EDUCAZIONE FINANZIARIA La moneta e la sua circolazione Nel Basso Medioevo la circolazione delle monete riprende in Europa, le cui principali città sono legate da una fitta rete di rapporti commerciali. Ma che cosa in-

tendiamo per “moneta” e che cosa presuppone l’acquisto di un bene? Analizziamo insieme alcuni concetti chiave.

I CONCETTI CHIAVE La moneta La moneta è un mezzo di scambio, letteralmente. La moneta è un medium, cioè «un mezzo», un oggetto che fa da intermediario in una trattativa di acquisto, poiché consente di comperare altri oggetti, evitando lo scambio diretto di beni, il baratto. Il baratto Il baratto è una forma di scambio di beni, per cui otteniamo una determinata merce cedendone un’altra. Per esempio, possiamo cedere una pecora in cambio di alcuni sacchi di grano. Oppure, possiamo dare la nostra collezione di dischi in vinile in cambio di una collezione di fumetti manga. L’unità di misura La moneta è anche una unità di misura, ossia permette di effettuare confronti tra tutti i beni e i servizi, anche se molto diversi tra loro. Se una pizza ha un prezzo di 2 euro e una lattina di aranciata ha un prezzo di 4 euro, possiamo capire immediatamente che occorre rinunciare a due pizze per ottenere una lattina di aranciata. Questi confronti sarebbero difficili da fare se non si avesse a disposizione una unità di misura omogenea, nel nostro caso l’euro. Il prezzo di un bene Ma chi ha stabilito che una lattina di aranciata “vale” quanto due pizze? Il fatto è che per ogni bene (aranciata, pizza ecc.) esiste un mercato

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in cui qualcuno offre in vendita il bene in oggetto e qualcun altro lo domanda. La quantità offerta cresce al crescere del prezzo, perché chi lo produce è disposto a offrirne una quantità maggiore solo se il prezzo che gli viene pagato aumenta. La quantità della domanda, al contrario, aumenta solo se il prezzo diminuisce. Ci sono, infatti, persone che attribuiscono molta importanza al bene, e sono disposte quindi a pagare molto, mentre altre persone attribuiscono minore importanza al bene, e perciò sono disposte a pagare di meno. Per ogni bene, quindi, per far aumentare il numero di coloro che sono disposti ad acquistarlo, occorre che il prezzo scenda. Le condizioni del mercato ll mercato è un meccanismo che consente di rendere compatibili queste opposte esigenze. Se nel mercato delle pizze si stabilisce una condizione di equilibrio per 2 euro, allora questo è il valore attribuito a una pizza; nel mercato delle lattine di aranciata, invece, il prezzo di equilibrio è di 4 euro. Questo non significa che il rapporto tra prezzo delle pizze e prezzo delle aranciate rimanga sempre 2 a 1: se, ad esempio, aumenta la preferenza dei consumatori rispetto alle pizze, la domanda di pizze aumenta e il suo prezzo sale. Potrebbe accadere che il prezzo salga fino a 4 euro e allora il rapporto tra i due prezzi passerebbe a 1 a 1. Come nasce la moneta La moneta nasce dunque come unità di misura. Quando si diffonde l’economia di scambio e mercato ( p. 112), come accade per esempio nel Basso Medioevo, la moneta diviene indispensabile, e il baratto scomodo. Il baratto infatti presuppone: • la disponibilità immediata della merce che serve allo scambio (seguendo il nostro esempio, se vogliamo 1 pecora dobbiamo avere pronti 10 sacchi di grano: si deve verificare cioè una “doppia coincidenza dei bisogni”); • l’accordo sul valore relativo delle singole merci (seguendo il nostro esempio, il valore della pecora in relazione al valore del grano). L’utilizzo della moneta risolve evidentemente entrambi i problemi. Le monete, dischetti di metallo, recano infatti impresso un valore che è certificato dall’autorità pubblica (lo Stato) che le conia.


niva notificato l’importo degli averi depositati, che certificavano la reale possibilità di utilizzo della banconota. Di fatto la banconota finì per sostituire la moneta e per essere usata direttamente come denaro corrente.

Una lettera di cambio medievale.

Una odierna banconota da 20 euro.

Valore reale, valore nominale In generale, le prime monete erano coniate in metalli preziosi e avevano un valore più o meno corrispondente a quanto inciso sulla loro superficie. Tuttavia questi coni erano costosi e obbligavano a utilizzare grandi quantità di materiali preziosi, sottraendoli ad altri utilizzi. Progressivamente quindi il conio venne effettuato con leghe che diminuivano il valore reale delle monete rispetto al loro valore nominale (cioè quanto veniva indicato sulla moneta stessa). Le banconote, realizzate per la prima volta in Europa nel Basso Medioevo, portavano alle estreme conseguenze questa idea: le banche medievali emettevano banconote sulle quali certificavano che potevano venire convertite in monete di metallo presso le banche stesse. Si trattava di un sistema estremamente pratico, che consentiva il trasporto leggero di ingenti quantità di denaro e agevolava gli scambi. Il termine “banconota” deriva da “nota di banco” (altrimenti detta “lettera di cambio”, come hai studiato in questa unità, p. 22), espressione utilizzata dai banchieri fin dal XIII secolo per indicare il pezzo di carta su cui ve-

Monete reali e monete virtuali Un’evoluzione contemporanea della moneta è la “moneta elettronica”. La virtualità del valore era già in buona misura presente nella banconota che, per sua natura, indica il valore ma non ha in sé alcun valore. Tuttavia la banconota è pur sempre di un oggetto fisico. Oggi la maggior parte dei pagamenti avviene con moneta elettronica e quindi in modo radicalmente virtuale. E il presupposto alla base della moneta virtuale è del tutto analogo a quello delle banconote: una banca o un istituto di credito autorizzato certifica la copertura delle operazioni di pagamento virtuale, poiché tali operazioni sono coperte da un deposito bancario. Un’ulteriore evoluzione della moneta virtuale, peraltro molto discussa, sono le “criptovalute”, il cui esempio più diffuso è il Bitcoin. In questo caso si tratta di una moneta virtuale utilizzata per gli scambi sul web da parte di una comunità social che la accetta come valuta. L’emissione di moneta non è quindi opera di istituti di credito autorizzati o delle Banche centrali, ma si tratta di convenzioni fra soggetti privati. Va da sé che il rischio di truffe è altissimo. Monete elettroniche (a lato). Il logo dei Bitcoin (in basso).

IL COMPITO DI REALTÀ

Inventiamo un gioco: come spendere? IL COMPITO

LAVORO DI GRUPPO

La seconda fase è quella della vera e propria ideazione del gioco: lo scopo è insegnare ai giocatori qual è il miglior modo di utilizzare il denaro rispetto a ciò che si vuole acquistare (beni di consumo, azioni, servizi…). Anche in questa fase la classe si divide in due gruppi:

In una prima fase del lavoro la classe si divide in due gruppi:

3. il primo gruppo stabilisce le regole del gioco e il suo funzionamento;

1. il primo gruppo analizza tutti i possibili metodi di pagamento (contante, assegni, moneta elettronica, Bitcoin…) e il loro funzionamento;

4. il secondo gruppo crea effettivamente il gioco scegliendo la modalità che ritiene più consona (gioco cartaceo, digitale ecc.).

2. il secondo gruppo cerca in Rete dei giochi di ruolo in cui sia previsto l’uso di monete.

Nella terza fase la classe sperimenta il gioco correggendo eventuali imperfezioni.

La Banca Centrale Europea ha istituito un concorso per il miglior gioco che insegni a utilizzare la moneta e la tua classe partecipa.

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Altre schede che possono comparire nelle Unità


TECH

LE GRANDI INNOVAZIONI

L’aratro pesante Prima dell’anno Mille I grandi miglioramenti che caratterizzarono l’agricoltura europea al volgere dell’anno Mille non furono il frutto di invenzioni improvvise o vere e proprie scoperte scientifiche. Furono invece il risultato di miglioramenti tecnologici lenti e progressivi, diffusisi nelle campagne sulla spinta della loro evidente utilità. E questo riguarda anche l’aratro pesante. Per tutto l’Alto Medioevo, i campi del continente europeo furono seminati grazie all’aratro leggero, presente in forma pressoché invariata ormai da millenni. L’aratro leggero era in legno, non aveva le ruote ed era dotato di una semplice punta di ferro, il vomere, con il compito di tagliare e scavare orizzontalmente la terra da coltivare. In questo modo si creava un solco lungo ma poco profondo nel quale seminare. L’aratro leggero, cioè, poteva incidere e aprire solo gli strati più superficiale del terreno. E si trovava a mal partito quando doveva affrontare campi pesanti e intrisi di umidità, come nell’Europa centro-settentrionale, o quelli ottenuti dal disboscamento, ingombri di sassi e radici.

La grande innovazione: l’aratro pesante Il bisogno di ottenere dalla terra una resa maggiore spinse gli agricoltori più ingegnosi, e soprattutto dotati di capitali da investire, a sviluppare dall’aratro leggero l’aratro pesante. Questo aveva innanzitutto le ruote ed era dunque più facile da trainare per gli animali e da spingere per il contadino. A preparare il terreno per la semina era il coltro, una lama verticale lunga e robusta che tagliava eventuali radici. Al coltro seguiva il vomere, che scavava nel solco e tagliava in orizzontale la zolla di terreno. Da ultimo, in accoppiata con il vomere, agiva il versoio, anch’esso metallico ma di forma ricurva, con il compito di rovesciare la zolla, rimestando il terreno sino in fondo. Per acquistare l’aratro pesante i contadini dei secoli appena posteriori all’anno Mille dovevano spesso associarsi, unendo il denaro e le bestie da soma. Si diffuse per primo nelle aree d’Europa in cui maggiore era la propensione all’innovazione e dove le condizioni climatiche rendevano più difficile la semina: ecco perché comparve innanzitutto nella Francia settentrionale e nelle Fiandre. Al contrario, nell’Europa meridionale e mediterranea la sua diffusione fu assai lenta e prevalse ancora a lungo l’aratro leggero. L’impatto di questo mezzo sulla società basso-medievale valse comunque l’intera spesa. L’aratura più profonda e il sommovimento delle zolle permetteva da un lato di portare in superficie una maggiore quantità di sostanze nutritive e, dall’altro, di porre la semina al riparo dalle variazioni del tempo e dalla rapacità degli uccelli. Unito ad altre migliorie tipiche dell’epoca,

L’aratura dei campi nel mese di settembre, dipinto di Hans Wertinger, XV secolo. Norimberga, Germanisches Nationalmuseum.

come la rotazione triennale e l’utilizzo dei cavalli da tiro, l’aratro pesante permise di incrementare le rese agricole in misura sufficiente a sostenere la crescita demografica del Basso Medioevo.

Un millennio per arrivare al trattore Nei secoli successivi, l’aratro pesante sarebbe stato via via migliorato, ad esempio con la sostituzione progressiva delle parti in legno con parti in ferro. Ma il balzo in avanti decisivo sarebbe arrivato solo nell’Ottocento e per altra strada: l’uso dell’energia meccanica, che prendeva il posto dell’energia animale come fattore di traino. Non tanto l’energia ottenuta dal vapore, perché lo sfruttamento in agricoltura e in campo aperto delle macchine a vapore risultò difficile per tutto il XIX secolo. Quanto l’energia prodotta dal motore a combustione. Nel 1892 venne impiegato negli Stati Uniti il primo trattore alimentato a benzina. Da quel giorno, uno strumento ormai antico come l’aratro pesante ebbe una nuova vita, enormemente più redditizia della precedente. CONOSCERE LA TECNOLOGIA Le origini dell’aratro risalgono al Neolitico, quando si verificò la prima rivoluzione agricola della storia umana. Fai una ricerca sull’evoluzione dell’aratro dalle antiche civiltà al Basso Medioevo; quindi prepara una presentazione corredata da immagini e brevi didascalie ed esponi la storia dell’aratro dalla Preistoria ai moderni trattori.

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Apparati di fine Sezione


LABORATORIO DELLO STORICO Il dibattito storiografico L’interpretazione delle crociate IL TEMA Le crociate sono state un fenomeno complesso che ha stimolato le ricerche degli storici del Medioevo per individuarne caratteristiche fondamentali e conseguenze,

ma che ha anche fornito motivi a dibattiti talvolta molto accesi nel confronto tra culture e religioni.

LE TESI A CONFRONTO I tre brani storiografici seguenti propongono interpretazioni diverse, in alcuni aspetti contrapposte. • TESI La tesi espressa da Steven Runciman (19032000), che proponiamo come punto di partenza, è quella classica che vede le crociate come esperienza sostanzialmente fallimentare. Le crociate non hanno ottenuto esiti positivi né sul piano politico-militare, né su quello della sicurezza delle comunicazioni, né sul piano dei progressi delle interrelazioni culturali fra civiltà. • CONTROTESI 1 Franco Cardini (1940) propone in-

vece la tesi secondo la quale le crociate devono essere considerate segno del rinnovamento culturale dell’Occidente. Al di là dei loro esiti e della loro natura “armata”, le crociate si presentano come una sorta di grande pellegrinaggio per la rinascita spirituale della cristianità. • CONTROTESI 2 La tesi di Alessandro Barbero (1959), invece, evidenzia che il “pellegrinaggio armato” ha costituito una sorta di antefatto del colonialismo occidentale, ancorché fallimentare e incompiuto.

Argomentazione 1 I successi militari delle crociate furono effimeri: il Regno di Gerusalemme e i principati affini erano politicamente troppo fragili.

TESI

Argomentazione 2 Le crociate non contribuirono alla “fioritura del Rinascimento” (l’apporto culturale dei territori conquistati è quasi nullo), né alla ritrovata sicurezza nelle comunicazioni. Argomentazione 3 Nell’arte della guerra le crociate non rappresentarono un percorso di crescita (di crociata in crociata gli occidentali ripetevano sempre gli stessi errori). Argomentazione 4 Secondo il papa Urbano II nelle crociate trovano sfogo gli spiriti bellicosi di nobili che, in patria, sarebbero stati causa di guerre civili.

Argomentazione 1 Quantomeno la prima crociata fu accompagnata da un’ondata d’entusiasmo religioso senza precedenti nella storia dell’Occidente.

CONTROTESI 1

Argomentazione 2 L’impresa militare crociata assume il significato simbolico del pellegrinaggio (crociati = pellegrini armati), ma promette la salvezza eterna per mezzo del martirio. Argomentazione 3 Le crociate servirono anche per allontanare dal cuore della cristianità gli elementi più turbolenti.

CONTROTESI 2

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Argomentazione 1 Le crociate rispondono all’esigenza dei cristiani di pregare sul Santo Sepolcro; rappresentano quindi una forma di pellegrinaggio (i crociati si definivano pellegrini). Argomentazione 2 Le crociate rispondono all’esigenza di conquista territoriale: in Europa i grandi possedimenti feudali si andavano esaurendo. Fu il primo esperimento coloniale europeo.


LABORATORIO DELLO STORICO TESI

Steven Runciman Il bilancio negativo delle crociate La celebre tesi di Steven Runciman, sulle crociate come esperienza fallimentare da tutti i punti di vista, è qui proposta nelle conclusioni dell’autore.

Da un punto di vista storico, il movimento crociato nel suo insieme fu un colossale insuccesso. L’esito fortunato e quasi miracoloso della prima crociata fece sorgere in “Outremer1” gli Stati franchi; un secolo dopo tutto sembrava perduto, l’eroico sforzo della terza crociata li conservò in vita per altri cento anni. Ma il fragile regno di Gerusalemme ed i vari principati affini erano un ben misero risultato per tanta energia e tanto entusiasmo. […] L’epoca delle crociate è una delle più importanti nella storia della civiltà dell’Occidente: nel momento in cui esse ebbero inizio l’Europa stava appena risorgendo dal lungo periodo delle invasioni barbariche, conosciuto come gli «evi bui»; e quando terminarono era appena iniziata la fioritura del Rinascimento; tuttavia non possiamo attribuire ai crociati nessun influsso diretto su questo sviluppo. Le crociate non ebbero nulla a che fare con la sicurezza delle comunicazioni che da poco regnava in Occidente e che consentiva a commercianti e studiosi di viaggiare a loro piacere. Anche prima esisteva la possibilità di accedere ai tesori culturali del mondo musulmano attraverso la Spagna; studiosi come Gerberto di Aurillac avevano già soggiornato nei centri spagnoli del sapere. Per tutto il periodo delle crociate il luogo d’incontro tra la cultura araba, quella greca e quella occidentale fu offerto dalla Sicilia, piuttosto che dai paesi di «Outremer»: da un punto di vista intellettuale l’apporto di questi fu quasi nullo. Era possibile per un uomo della levatura di san Luigi trascorrervi parecchi anni senza riceverne il minimo influsso sulla propria vita culturale. Se

l’imperatore Federico II ebbe un vivo interesse per la civiltà orientale lo si deve al fatto che era stato allevato in Sicilia. «Outremer» non contribuì neppure al progresso delle arti in Occidente, se si eccettui l’architettura militare e, forse, l’introduzione dell’arco a sesto acuto. Nell’arte della guerra, ad eccezione della costruzione di castelli, l’Occidente mostrò ripetutamente di non aver imparato nulla dalle crociate: gli stessi errori vennero commessi in ciascuna delle spedizioni, dalla prima crociata fino a quella di Nicopoli. Le condizioni in cui si svolgevano le guerre in Oriente differivano talmente da quelle dell’Europa occidentale che soltanto i cavalieri residenti in «Outremer» si preoccupavano di far tesoro delle esperienze passate. Può darsi che il tenore di vita medio dell’Occidente si sia elevato per il desiderio dei soldati e dei pellegrini reduci dalla Terra Santa di imitare in patria gli agi di «Outremer». Ma sebbene il commercio tra l’Oriente e i paesi europei sia aumentato in seguito alle crociate, la sua esistenza non ne dipendeva. Le crociate lasciarono un segno soltanto su determinati aspetti dello sviluppo politico dell’Europa occidentale. Uno degli scopi dichiarati di papa Urbano nel predicarle era stato quello di trovare qualche utile attività per i turbolenti e bellicosi nobili, che altrimenti sprecavano la loro energia nelle guerre civili in patria. (da S. Runciman, Storia delle crociate, vol. II, Einaudi, Torino 1966) 1. Outremer: “Oltremare”, termine con cui i Franchi indicavano i territori conquistati durante la crociata.

I crociati assediano Antiochia nel 1097 durante la prima crociata, miniatura dalle Cronache di William di Tyre, XIV secolo. Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia.

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CONTROTESI 1

Franco Cardini Le crociate come segno della rinascita spirituale in Occidente Franco Cardini ritiene che sul piano spirituale le crociate rappresentano una rinascita. Esse si inseriscono dunque nel contesto millenaristico, secondo il quale dopo l’anno Mille, l’umanità cristiana si avvia verso la strada del rinnovamento spirituale. In questo senso le crociate sono da intendere come pellegrinaggi, seppure armati, allo scopo della redenzione e della remissione dei peccati.

Col 1033, millenario della morte del Cristo, si riaccesero le paure apocalittiche e nuove ondate di allarmati devoti si riversarono in Palestina; il ristabilirsi di buoni rapporti con l’Egitto fatimide non riuscì a placare la turbata coscienza dell’Occidente dove male ormai si tollerava che l’infedele custodisse il più prezioso tesoro della fede: il Sepolcro del Cristo. Così mentre l’intera Cristianità, dall’imperatore bizantino ai duchi di Normandia, si preoccupava di ricostruire la profanata basilica del Santo Sepolcro, schiere sempre più imponenti di pellegrini si mettevano in viaggio nella speranza che la fine dei tempi li cogliesse in prossimità della valle di Giosafat. A ondate successive il terrore dell’incombente fine del mondo scosse l’Europa, dove i dotti riflettevano sempre più intensamente, tra calcoli astronomici ed esegesi scritturali, sulle date degli ultimi tempi. Così nel 1065, anno in cui la Pasqua cadeva il 26 marzo coincidendo, secondo alcuni calendari, con quella della Resurrezione storica, una folla di pellegrini partì dalla Germania per prepararsi in Gerusalemme al giorno del giudizio universale. Tra questi pellegrini, v’erano anche degli armati che li scortavano, pellegrini peraltro essi stessi. L’entusiasmo con cui l’Europa rispose all’appello per la crociata lanciato da Urbano II non è comprensibile senza queste premesse e senza la lunga storia dei significati spirituali del pellegrinaggio. Se per le crociate successive alla prima diverranno forse preminenti interessi di ordine politico, militare ed economico, quella che prese le mosse a Clermont nel 1095 fu accompagnata da un’ondata d’entusiasmo religioso senza precedenti nella storia dell’Occidente.

Le diverse spedizioni crociate che si susseguirono a intervalli irregolari tra la fine dell’XI secolo e la seconda metà del XIII portarono un grande scompiglio negli orizzonti religiosi e canonici del pellegrinaggio; al pari di esso, infatti, la crociata venne concepita come opera di penitenza. Coloro che si votavano, con l’assunzione della croce sulle vesti, al recupero dei Luoghi Santi nient’altro erano che dei pellegrini armati, in deroga all’antica consuetudine che voleva i devoti viaggiatori inermi e pacifici. Con il pellegrinaggio la crociata condivise le indulgenze, i privilegi e le immunità che la Chiesa aveva elaborato nel tempo per favorire la pratica penitenziale del pericoloso viaggio di devozione dal quale ci si attendeva la morte o la conversione dal peccato. L’impresa militare dell’Europa verso l’Oriente si ammantava così degli antichi significati simbolici del pellegrinaggio, cui si aggiungevano adesso le promesse di una salvezza guadagnata col martirio. Nel clima denso di suggestioni millenaristiche che caratterizzò l’XI secolo, il pellegrinaggio armato dei crociati diveniva una sorta di nuovo Esodo della Cristianità verso la Terra Promessa. Nobili cavalieri e inermi fanciulli, teste coronate, grandi «baroni» e folle di miserabili si sarebbero mossi lungo le strade d’Occidente e d’Oriente partecipando ad un imponente movimento di redenzione collettiva, che si associava con le esigenze economiche e culturali della società cavalleresca come con le necessità commerciali delle città mercantili italiane e con l’inquieta mobilità di ceti subalterni in crescita demografica. Le crociate, come già il pellegrinaggio penitenziale, oltre a dilatare i confini politici dell’Occidente servirono anche ad allontanare dal cuore della Cristianità i suoi elementi più turbolenti, fossero essi i nobili rissosi e prepotenti dell’aristocrazia signorile e vassallatica o la mobile canaglia che vagava lungo le strade. Dopo la fondazione del regno di Gerusalemme, i pellegrini divennero un elemento importante per la difesa delle conquiste crociate: ogni anno, soprattutto a Pasqua, quando con la primavera giungevano in più forti schiere i devoti, ansiosi di passare i giorni della Passione e della Resurrezione nei luoghi che ne erano stati teatro, si organizzavano anche spedizioni guerriere che utilizzavano i pellegrini validi come ausiliari stagionali. Da quest’esigenza nacquero anche gli Ordini religioso-militari.

Pellegrini a Gerusalemme, miniatura dalle Cantigas de Santa Maria, XIII secolo. Madrid, Biblioteca Nazionale di Spagna.

(da F. Cardini, In Terrasanta. Pellegrini italiani fra medioevo e prima Età moderna, Il Mulino, Bologna 2002)

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LABORATORIO DELLO STORICO CONTROTESI 2

Alessandro Barbero Le crociate come pellegrinaggio armato e prima avventura coloniale dell’Occidente Alessandro Barbero sviluppa una riflessione sul fenomeno delle crociate in Terrasanta come forma di “pellegrinaggio armato”. Tuttavia alle motivazioni religiose si affiancano quelle economico-sociali e politiche. Da un lato, l’Europa stava vivendo un periodo di crescita demografica e le crociate rappresentavano uno sbocco per l’eccesso di popolazione; dall’altro, però, rappresentarono anche un tentativo di costituire regni e domini in Palestina da parte dei signori feudali europei. Si tratta dunque di un primo esperimento di colonialismo occidentale.

Che cosa bisogna aver chiaro per capire il fenomeno delle crociate? Innanzitutto, che la Crociata è in realtà una forma di pellegrinaggio. E questa magari non è una cosa ovvia, invece è così. Quelli che sono partiti per la Terrasanta al seguito di Pietro l’Eremita e poi di Goffredo di Buglione e degli altri capi chiamavano sé stessi pellegrini. […] Dunque la Crociata è un pellegrinaggio, però di un tipo molto particolare e che comincia in un momento storico specifico. È un pellegrinaggio che ha lo scopo di andare a Gerusalemme a pregare sul Santo Sepolcro, ma ha come caratteristica fondamentale quella di andarci armati, perché si teme che chi comanda Gerusalemme non ci lascerà arrivare fin là o comunque ci darà fastidio. Perciò bisogna andarci armati, aprire la strada, in modo che tutti i pellegrini cristiani in futuro possano andarci senza pericolo: bisogna impadronirsi di Gerusalemme, in modo che la Città Santa sia in mani cristiane. […] Rimane vero che le Crociate avvengono in un momento in cui l’Europa sta crescendo, ha delle forze da spendere, ha della gente da mandar fuori, perché in casa ormai le eredità a forza

di dividerle si sono rimpicciolite. […] E infatti la Prima Crociata si traduce anche in una grande conquista territoriale. I crociati che conquistano Gerusalemme ci sono andati a piedi, passando attraverso i Balcani e l’Asia Minore; ma quando si sono trovati al di fuori dell’impero bizantino, in terra islamica, e ormai non più troppo lontani dalla meta, hanno cominciato a conquistare e occupare stabilmente i territori che attraversavano. Ne è nato un regno […], un territorio di grande ampiezza, in cui i crociati si sono stabiliti da padroni, costringendo la popolazione locale, araba e greca, musulmana e cristiana, a lavorare in condizioni di servaggio, e mettendo in piedi tutta la struttura organizzativa di una chiesa cattolica che serviva soltanto a loro. Oggi gli storici non esitano ad affermare che quello fu il primo esperimento coloniale europeo: è la prima volta che gli europei provano a conquistare stabilmente un territorio fuori dall’Europa occidentale e a impiantarci una loro aristocrazia di padroni che sfruttano a proprio vantaggio le risorse locali. (da A. Barbero, Benedette guerre. Crociate e Jihad, Laterza, Roma-Bari 2009)

CONFRONTARE LE INTERPRETAZIONI Metti a confronto le tesi proposte completando la tabella e rispondendo alle domande successive.

Runciman

Cardini

Barbero

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a. Quali aspetti accomunano la controtesi di Cardini e quella di Barbero? b. Quale aspetto viene invece sottolineato da tutti e tre gli autori? c. Analizza come vengono considerati gli Stati crociati dai tre autori.

IL COMPITO Il termine “crociata” è stato utilizzato in modi molto diversi nel corso della storia successiva, talvolta associato anche alla “guerra santa”. A quali fenomeni storici successivi è stato attribuito il termine “crociata”?

LA CONSEGNA Dividetevi in gruppi di 3-4 studenti e fate una ricerca sul tema seguendo questa scaletta: • in quali circostanze e a quali eventi storici è stato attribuito il termine «crociata”? Perché secondo voi? • come viene utilizzato oggi “crociata”? È presente nell’ambito giornalistico? Se sì, in che modo? Ogni gruppo farà una breve relazione sui risultati della ricerca (max 10 minuti), quindi il docente guiderà un dibattito sull’argomento. Le argomentazioni delle varie parti verranno poi schematizzate in una mappa.

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Il fatto e l’opinione Un papa di nome Francesco e le sue accuse alla Chiesa contemporanea Nessun papa si era mai chiamato “Francesco” prima dell’elezione di Bergoglio, cardinale argentino, nel 2013. Il nome del più importante e venerato santo della Chiesa cristiana non era mai stato scelto, forse per una forma di rispetto reverenziale, forse perché quel nome rappresenta un impegno gigantesco sul piano della fede. Papa Bergoglio ha fin da subito dimostrato, nel suo pontificato,

di essere pronto a raccogliere la sfida del rinnovamento spirituale della Chiesa, così come aveva fatto il santo di cui ha preso il nome. Un esempio di questo impegno si trova in questo articolo apparso sul sito del quotidiano “Il Messaggero”,in cui Bergoglio si scaglia contro una Chiesa “bloccata”, che appare tutta presa dall’esercizio formale del culto e non più in grado di scaldare i cuori dei fedeli.

L’ARTICOLO

J’accuse di Papa Francesco: «La Chiesa è bloccata, non scalda più il cuore della gente» Città del Vaticano – Una Chiesa ormai «bloccata», «parcheggiata dentro una religione convenzionale, esteriore, formale, che non scalda più il cuore e non cambia la vita». L’analisi che si è ascoltata nella basilica di San Pietro il giorno dell’Epifania è densa di conseguenze e ha a che fare con una impietosa fotografia che da tempo mostra l’Europa cattolica in caduta libera nelle statistiche degli ultimi anni. Francia, Polonia, Italia, Germania, Olanda, Belgio, Spagna. Gli indicatori presi in considerazione sono molteplici e non riguardano più solo la partecipazione delle persone alla messa o ai sacramenti. È assodato che, ovunque, si celebrano sempre meno battesimi e meno matrimoni e persino i funerali laici sono in crescita.

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«Ci fa bene chiederci: a che punto siamo nel viaggio della fede?» ha chiesto Papa Francesco durante la messa celebrata per ricordare il passo del Vangelo che narra l’arrivo dei re Magi a Betlemme dopo avere seguito da lontano il chiarore di una stella luminosissima. «Le nostre parole e i nostri riti innescano nel cuore della gente il desiderio di muoversi incontro a Dio oppure sono lingua morta, che parla solo di sé stessa e a sé stessa? È triste quando una comunità di credenti non desidera più e, stanca, si trascina nel gestire le cose invece che lasciarsi spiazzare da Gesù, dalla gioia dirompente e scomodante del Vangelo». Solo alcuni giorni fa il primate dell’episcopato di Polonia


LABORATORIO DELLO STORICO

ha ammesso pubblicamente il totale fallimento della gerarchia cattolica analizzando l’allontanamento dei ragazzi dalla Chiesa. Recentemente anche il cardinale Marx, della diocesi di Monaco di Baviera, ha parlato di un «punto morto», facendo affiorare il bisogno di un rinnovamento nella evangelizzazione. Papa Francesco ha sottolineato come la crisi della fede, nella nostra vita e nelle nostre società, abbia a che fare con la scomparsa del desiderio di Dio. «Ha a che fare con il sonno dello spirito, con l’abitudine ad accontentarci di vivere alla giornata, senza interrogarci su che cosa Dio vuole da noi. Ci siamo ripiegati troppo sulle mappe della terra e ci siamo scordati di alzare lo sguardo verso il Cielo; siamo sazi di tante cose, ma privi della nostalgia di ciò che ci manca. Ci siamo fissati sui bisogni, su ciò che mangeremo e di cui ci vestiremo, lasciando evaporare l’anelito per ciò che va oltre. E ci troviamo nella bulimia di comunità che hanno tutto e spesso non sentono più niente nel cuore. Perché la

mancanza di desiderio porta alla tristezza e all’indifferenza». Parole pesantissime. Naturalmente nessuno ha la ricetta in tasca e Papa Francesco ripercorre così il passo del Vangelo che racconta dei Magi. «Ci insegnano che abbiamo bisogno di interrogativi, di ascoltare con attenzione le domande del cuore, della coscienza; perché è così che spesso parla Dio, il quale si rivolge a noi più con domande che con risposte. Ma lasciamoci inquietare anche dagli interrogativi dei bambini, dai dubbi, dalle speranze e dai desideri delle persone del nostro tempo. Lasciarsi interrogare». Quello che servirebbe, annota il Papa durante l’omelia, «è una fede coraggiosa, profetica, che non abbia paura di sfidare le logiche oscure del potere e diventi seme di giustizia e di fraternità in società dove, ancora oggi, tanti Erode seminano morte e fanno strage di poveri e di innocenti, nell’indifferenza di molti». (di Franca Giansoldati, 6 Gennaio 2022 • www.ilmessaggero.it)

COMPRENDERE L’ARGOMENTAZIONE 1. Perché secondo te il papa si chiede «a che punto siamo nel viaggio della fede?». 2. A che cosa è dovuta la crisi della fede secondo il papa? In che senso si parla di «bulimia di comunità»? 3. Nell’articolo si riportano le parole del pontefice che parla di «una fede coraggiosa, profetica, che non abbia paura di sfidare le logiche oscure del potere e diventi seme di giustizia e di fraternità». Secondo te queste parole si possono riportare al messaggio di Francesco d’Assisi? 4. La crisi della Chiesa odierna si può in qualche modo collegare a quella della Chiesa basso-medievale? Prova a sviluppare un confronto mettendo in luce somiglianze e differenze.

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PROFESSIONE STORICO Mettere ordine nella documentazione e classificarla L’OBIETTIVO: CLASSIFICARE LE FONTI Per lavorare sulle fonti è fondamentale riconoscere: • fonti dirette, se sono coeve all’epoca in analisi; • fonti storiografiche, se sono frutto di interpretazioni di altri storici. Le fonti sono il materiale essenziale dello storico, attraverso cui opera sviluppando il proprio lavoro: la loro classificazione è di primaria importanza.

GLI STRUMENTI Puoi classificare le tue fonti per tema di riferimento secondo questa tabella. fonte

tema

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Puoi classificare le tue fonti per tipologia secondo questa tabella. tipologia di fonte

fonti di riferimento

Fonti scritte

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Grafici e tabelle

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Carte

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Fonti iconografiche

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Storiografia

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Puoi classificare le tue fonti per pagina di riferimento secondo questa tabella. fonte

pagina

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L’ANALISI DA FARE

L’ELABORATO DA PRODURRE

1. elenco generale delle fonti a disposizione

TEMA 1 La rinascita economico-sociale del Basso Medioevo • Lo sviluppo produttivo, l’urbanizzazione e la rivoluzione commerciale • L’organizzazione politica in Italia: Comuni, Repubbliche marinare, Regno del Sud

La tua analisi delle fonti relative alle trasformazioni economiche, sociali e politiche nel passaggio dall’Alto al Basso Medioevo si articola in: 2. classificazione delle fonti per tipologia: • fonti scritte • carte • grafici e tabelle • fonti iconografiche • storiografia 3. classificazione delle fonti per tema.

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Dopo aver classificato le fonti per tipologia e per tema, elabora una tabella in cui individui i sottotemi in relazione a ciascun tema trattato, in questo modo:

TEMA 2

I poteri universali nel Basso Medioevo

• Lo scontro fra Papato e Impero dall’XI al XIII secolo • La Riforma della Chiesa e le eresie


LABORATORIO DELLO STORICO

COMPITO DI REALTÀ Un viaggio per mare nel Medioevo La vostra città sta organizzando una rievocazione storica e la vostra classe deve spiegare la rinascita dei commerci nel Medioevo ricostruendo un viaggio via mare. Puoi seguire le diverse fasi dalla miniatura. Arrivi e partenze delle navi dalla laguna di Venezia in una miniatura del XIV secolo. Oxford, Bodleian Library.

FASE 1

La ricostruzione

La classe si divide in gruppi, ognuno dei quali si occupa di una specifica ricerca:

GRUPPO 1

I prodotti da commerciare Cercate quali erano i prodotti più remunerativi per il commercio marittimo, sia da esportare che da importare.

GRUPPO 2

La città con cui commerciare Immaginate il percorso migliore, scegliendo una città di partenza (può essere una delle Repubbliche marinare) e una città di destinazione nel bacino del Mediterraneo (scelta anche in base ai prodotti da commerciare).

GRUPPO 3

Come organizzare il viaggio Per organizzare il viaggio serviranno dei fondi: quali sono le forme di finanziamento più utilizzate?

GRUPPO 4

Il tipo di navi da utilizzare Fate una ricerca sui diversi tipi di navi utilizzate nel Medioevo e scegliete quella più adatta ai vostri scopi.

FASE 2

L’elaborato

Dopo che ogni gruppo ha relazionato sui risultati della propria ricerca, la classe produce un video che ricostruisce il viaggio nella sua interezza, dalla partenza al ritorno e alla vendita dei prodotti. Scegliete come fare la ricostruzione: attraverso immagini prese dalla Rete, oppure attraverso una ricostruzione in costume, o attraverso dei disegni animati ecc.

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Altri apparati che ruotano a fine Sezione


LABORATORIO DELLO STORICO

STRATEGIE DI PENSIERO Formulare delle ipotesi Nella miniatura riportata di seguito vi sono raffigurate più scene, apparentemente complesse. Provate a scoprire di che cosa si tratta.

THINKING ROUTINES See-Think-Wonder

LAVORO DI GRUPPO La classe si divide in gruppi. Ogni gruppo svolge le attività proposte:

ATTIVITÀ 1 ATTIVITÀ 2

ATTIVITÀ 3

Che cosa vedi? Osserva attentamente l’immagine e annota quello che vedi, in particolare relativamente a: il lato sinistro, sul quale è rappresentata una scena di sepoltura; la parte centrale; l’ambientazione complessiva. Che cosa pensi che rappresenti? Su ognuna di queste parti i gruppi formulano delle ipotesi, tenendo conto delle vostre conoscenze. Potete farlo attraverso delle domande chiave (per esempio: 1) in che modo vengono seppelliti i cadaveri? 2) chi sono i personaggi al centro della scena? 3) dove è ambientata la scena? ...). Quali domande ti suscita? Ogni gruppo cerca quindi di porre delle domande più generali e significative sul soggetto e sull’ambientazione, in modo da formulare una possibile interpretazione.

CONCLUSIONI Nella discussione finale ogni gruppo sostiene la propria interpretazione basandosi sulle sue ricerche e sulle conoscenze storiche acquisite.

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LABORATORIO DELLO STORICO

INVALSI Francesco d’Assisi In questo brano Lo storico francese Jacques Le Goff riflette sulla modernità di Francesco d’Assisi. Egli sostiene che essa derivi dalla modernità del secolo in cui vive, il XIII, e che non sia dunque frutto della sua peculiare personalità. Secondo Le Goff Francesco fu piuttosto culturalmente vicino alla sensibilità aristocratica della tradizione, pur essendo figlio di mercanti. E tuttavia, egli seppe rinnovare la predicazione religiosa proprio nella misura in cui restava fortemente legato alla tradizione.

Dunque san Francesco è stato moderno perché tale era il suo secolo. E non si sminuisce la sua originalità né la sua importanza constatando, come ha fatto mirabilmente Luigi Salvatorelli, che «non sorge come un albero magico in mezzo a un deserto» ma è altresì il prodotto di un luogo e di un’epoca, «l’Italia comunale al suo apogeo». In 5 questo contesto tre fenomeni sono decisivi per l’orientamento di Francesco: la lotta delle classi, l’ascesa dei laici, il progresso dell’economia monetaria. […] Ma innanzi a queste sollecitazioni congiunturali in cosa consiste la modernità della risposta di Francesco? La cultura e la sensibilità cavalleresche, che ha acquisito prima della conversione, egli le porta con sé nel suo nuovo ideale religioso; la Povertà è la 10 sua sposa. Madonna Povertà, le sante Virtù sono altrettante eroine cortesi, il santo è un cavaliere di Dio nelle vesti di un trovatore, di un giullare. I capitoli della Porziuncola si ispirano alle riunioni della Tavola Rotonda attorno ad Artù. La modernità di san Francesco è forse l’aver introdotto l’ideale cavalleresco nel cristianesimo, come i primi cristiani vi avevano introdotto l’ideale sportivo antico - il santo atleta di

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Giotto, Storie di San Francesco: Papa Innocenzo III conferma la Regola, 1295-1299. Assisi, Basilica Superiore di San Francesco.


Cristo -, e san Bernardo l’ideale militare della prima cavalleria, la Milizia di Cristo? Le direttive propriamente religiose di Francesco possono sembrare altrettanto tradizionali. La tendenza eremitica risale almeno alla stabilizzazione del cristianesimo nel IV secolo e da allora non è mai venuta meno. Francesco e i suoi compagni, nei loro assidui soggiorni eremitici, non differiscono affatto a prima vista da tutta una 20 folla di solitari che, a quel tempo, abitano le grotte, le foreste, le alture di tutta Italia, dalla Calabria al nord dell’Appennino. La pratica del lavoro manuale si ricollega al movimento benedettino primitivo altrettanto che alla riforma monastica dell’XI e XII secolo introdotta da Prémontré a Citeaux. La povertà è dalla fine dell’XI secolo la parola d’ordine di tutti i pauperes Christi, i «poveri di Cristo» che pullulano in 25 tutta la cristianità. L’originalità di Francesco sarà soltanto nell’aver resistito alla tentazione eretica cui la maggioranza di questi «poveri» ha ceduto? Questo Francesco così ortodosso quanto lo si presenti spesso, fu davvero un novatore? Sì, e riguardo a punti essenziali. 30 Prendendo e proponendo come modello il Cristo stesso e non più i suoi apostoli, egli impegnò la cristianità in un’imitazione del Dio-Uomo che ridischiuse all’umanità le più elevate ambizioni, un orizzonte infinito. Sottraendosi egli stesso alla tentazione della solitudine per introdursi in mezzo alla società vivente, nelle città e non nei deserti, nelle foreste o nelle campagne, ruppe in 35 modo definitivo con un monachesimo della separazione dal mondo. Ponendosi come programma un ideale positivo, aperto all’amore per tutte le creature e tutta la creazione, ancorato alla gioia e non più alla tetra accidia o alla tristezza, rifiutando di essere il monaco ideale della tradizione votato al pianto, egli rivoluzionò la sensibilità medievale e cristiana e ritrovò una primitiva allegrezza subito 40 soffocata dal cristianesimo masochista. Schiudendo alla spiritualità cristiana la cultura laica cavalleresca dei trovatori e la cultura laica popolare del folclore paesano con i suoi animali, il suo universo naturale, il meraviglioso francescano ha infranto le chiusure che la cultura clericale aveva imposto alla cultura tradizionale. 15

(da J. Le Goff, San Francesco d’Assisi, Laterza, Roma-Bari 2000)

COMPRENDERE IL TESTO 1. Nel testo si sostiene che: a b c d

Francesco fu moderno nonostante il periodo in cui viveva. Francesco fu moderno perché era moderno il periodo in cui viveva. Francesco fu moderno perché rompeva con la tradizione. Francesco fu moderno perché in anticipo sul suo tempo.

2. La tesi di fondo sostenuta da Le Goff su Francesco è: a b c d

Francesco fu un innovatore perché reinterpretò e rilesse la tradizione religiosa. Francesco fu in realtà devoto alla tradizione. Francesco, partecipando del suo tempo, fu un rivoluzionario e un innovatore. Francesco non seppe cogliere le novità del suo tempo e rimase ai margini del mondo urbano in cui viveva.

3. Ricostruisci i corretti nessi concettuali presenti nel testo, abbinando gli elementi della colonna di sinistra con quelli della colonna di destra.

premesso che...

tuttavia...

Francesco partecipò della tendenza eremitica risalente al primo cristianesimo

non cedette alla tentazione eretica

Francesco abbracciò la scelta monacale

si sottrae alla solitudine e alla separazione dal mondo per partecipare della vita sociale urbana

Francesco aderì all’ideale della povertà cristiana

non fu votato al culto della sofferenza

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ESAME DI STATO LA PROVA SCRITTA

TIPOLOGIA B

Analisi e produzione di un testo argomentativo Il testo proposto di seguito analizza gli effetti, spesso critici, della modifica dell’ambiente da parte dell’uomo medievale, allo scopo di migliorare e intensificare la produzione e sviluppare vie di commercio.

I progressi del dissodamento furono limitati e poi fermati prima della fine del secolo XIII dalla insufficienza delle tecniche, non tanto d’attacco quanto di utilizzazione agricola dei campi così ottenuti (di cui sarebbe stato necessario saper accrescere il rendimento). D’altra parte, il considerevole arretramento della foresta metteva in pericolo l’equilibrio dei terreni che si basava altrettanto bene sulla raccolta della legna, delle ghiande per i maiali o sulla caccia, che su una produzione accresciuta di cereali. […] Ma gli assalti e i paralleli sfruttamenti della formazione vegetale dominante hanno avuto altre conseguenze fondamentali, molte delle quali a lungo sfuggirono all’uomo. Il rinnovamento delle essenze ne fu affrettato. Il massacro preferenziale dei grandi alberi, di uso immediato, favorì gli esemplari più scadenti. L’assalto generalizzato alla foresta ha certamente messo a disposizione degli uomini milioni di ettari di campi nuovi, ma questa distruzione disordinata, o questo sfruttamento maldestro ha fortemente accresciuto il deterioramento del manto vegetale e modificato in parte l’idrografia, il microclima, e anche il suolo e il rilievo. L’uomo, d’altra parte, ha tentato volontariamente di utilizzare o di modificare alcune caratteristiche della geografia fisica; la lotta contro i fiumi e il mare ha dato luogo ai più giganteschi lavori che il Medioevo abbia conosciuto. Ma i lavori finalmente più importanti in questo campo furono quelli, meno spettacolari, di drenaggio

delle paludi e della loro coltivazione dopo il prosciugamento; d’irrigazione di terre aride, come nel Roussillon o in Sicilia, o anche di utilizzazione dell’energia idraulica. La sistemazione dello spazio pone ugualmente il problema delle strade, delle carreggiate nelle paludi, dei ponti sui corsi d’acqua, dell’utilizzazione dei guadi, della scelta dei valichi. E se il cammino medievale seguì spesso la via romana, il solo esempio dei magnifici ponti, fortificati o no, sparsi per l’Occidente ci ricorda a sufficienza l’entità dello sforzo compiuto a quell’epoca dagli uomini. Infine, il paesaggio occidentale come lo vediamo oggi è stato innegabilmente foggiato dall’opera ininterrotta del Medioevo; è stata questa a sconvolgere in modo definitivo la struttura e la dinamica degli ecosistemi naturali, da quell’epoca sostituiti con l’agrosistema occidentale. Ma bisogna ben sottolineare che il risultato complessivo è stato raggiunto solo dopo parecchi secoli; è stato dunque il lavoro quotidiano di milioni di individui, con un povero arnese in mano, che ha portato delle modificazioni, nell’insieme considerevoli, ma praticamente impercettibili nel corso della vita di un solo uomo. Ad animare in profondità la vita occidentale non è stata la certezza della vittoria, ma il senso di una lotta quotidiana contro un ambiente ostile o ribelle, con risultati sempre rimessi in discussione. (da R. Delort, La vita quotidiana nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari 2011)

COMPRENSIONE E ANALISI

PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO

1. Riassumi il contenuto del brano individuando la tesi di fondo sostenuta dall’autore

La questione ambientale e la difficile interazione fra uomo e ambiente sono oggi oggetto di profonda riflessione.

2. Spiega, nella prospettiva offerta dalla prima parte del brano, come vengano posti in relazione i seguenti concetti: «progressi del dissodamento», «insufficienza delle tecniche», «considerevole arretramento della foresta».

• Ti sembra che lo scenario medievale proposto nel

testo appena letto assomigli alla situazione attuale, e che quindi la questione ambientale sia una costante nel rapporto dell’uomo con la natura?

3. Quali conseguenze ebbe, secondo l’autore, lo sfruttamento della «formazione vegetale dominante» e la conseguente modificazione della «geografia fisica»?

• Oppure ritieni che nel mondo attuale la questione

4. Nella parte conclusiva del brano si parla di alterazione degli «ecosistemi naturali». Che cosa si intende con questa espressione? E perché tali ecosistemi sarebbero stati alterati?

Esprimi in merito la tua opinione e rifletti sull’inevitabile alterazione degli ecosistemi a causa dell’opera umana.

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ambientale presenti specificità non paragonabili al passato?


BACHECA Scopri altri collegamenti interdisciplinari su commerci e città

IN PREPARAZIONE

IL COLLOQUIO ORALE

Ambrogio Lorenzetti, Veduta di città sul mare (1338-40). Siena, Pinacoteca Nazionale.

OSSERVA

COLLEGA

Quest’opera, attribuita ad Ambrogio Lorenzetti, raffigura presumibilmente Talamone, porto senese sul Tirreno. Nell’affresco compaiono tutti gli elementi che rendono “attraente”, nel Basso Medioevo, la vita cittadina: rispetto ai piccoli villaggi di campagna la città offre sicurezza (data dalla sua struttura) e vantaggi (dati dalla sua posizione). Questi elementi sono ben visibili nell’affresco.

A partire dallo spunto proposto, elabora un percorso interdisciplinare servendoti della scaletta seguente e schematizzalo su una mappa.   Storia La rinascita urbana del Basso Medioevo e le sue caratteristiche.   Storia dell’arte Il paesaggio urbano diviene protagonista degli affreschi: da Giotto ad Ambrogio Lorenzetti.   Geografia Gli spazi urbani medievali e la loro collocazione geografica. Come si sceglie dove edificare una città? Come si sviluppano le città?   Scienze L’urbanizzazione e le sue conseguenze sull’ambiente.   Educazione civica Il tema della “città sostenibile”. Prova infine a esporre il tuo percorso in max 15 minuti.

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