FOCUS n.370 (Agosto 2023)

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LA SCIENZA della prova costume

PANCETTE, SMAGLIATURE, POCHI MUSCOLI, CHILI DI TROPPO? L’ESTATE È IL MOMENTO DELLA VERITÀ, MA CONOSCERE LA BIOFISICA DEL CORPO PUÒ

AIUTARE A TENERSI IN FORMA (E AD ACCETTARSI)

ESPERIMENTI UNO SCIENZIATO ITALIANO VUOLE PESARE IL VUOTO AGRIVOLTAICO L’ENERGIA CHE FA BENE ANCHE A PIANTE E ANIMALI VACANZE ESTREME QUESTI PAZZI PAZZI VIAGGI: ECCO OTTO METE ASSURDE NUMERO DOPPIO CON DOMANDE&RISPOSTE
TEST QUANTO TIENI AL GIUDIZIO ESTETICO DEGLI ALTRI?
21 LUGLIO 2023 AGOSTO 2023 € 4,90 IN ITALIA 370 Mensile: AUT 10,00 € / BE 9,60 € F 9,00 € D 11,70 € LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 11,50 Chf CH CT 11,30 Chf USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO

8 Coli... brillo

10

5 cose sui morsi di serpente

15 Grilli e cicale in numeri

16 Prisma sonoro

18 La fisica dello champagne

22 Facciamo spazio

26 Un osso in technicolor dossier

30 LEZIONI DI BIO... FISICO

È giunto il momento di scoprire il corpo. Ma niente paura! Al mare o in piscina nessuno è perfetto e la scienza spiega il perché.

36 ALLENAMENTI LAST MINUTE? NO GRAZIE

Un bel fisico si costruisce con la dieta sana e l’attività sportiva regolare. Da seguire tutto l’anno.

46 scienza MESSAGGI IN BOTTIGLIA

16

Il viaggio della Voyager 1 diventa musica

Scoprire e capire il mondo

12

Un nuovo cemento fatto con i pannolini

40

FORMA MENTIS

Curve generose, pancette prominenti e niente tintarella. I canoni della bellezza sono cambiati nel tempo e sono ancora diversi da Paese a Paese.

44 TEST: QUANTO TIENI AL GIUDIZIO ALTRUI SUL TUO ASPETTO?

Calcola se (e in che misura) tendi a sentirti “sotto i riflettori”.

Si può prevedere dove andrà una lettera affidata alle correnti? La risposta può aiutare a capire i flussi oceanici.

52 preistoria L’ANTENARTE

Dipinti nelle grotte, ritratti animali, figure enigmatiche. Così sono nate le creazioni degli uomini del Paleolitico.

60 tecnologia FORAGGI DI SOLE

Coltivazioni e pascoli possono beneficiare dei pannelli solari, grazie a un connubio hi-tech con piante e animali.

70 salute A CIASCUNO IL SUO SUDORE

La differenza si sente, soprattutto in estate. Ecco perché sudiamo in modo diverso.

MULTIMEDIA

Scopri video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.

Pagine animate

Animazioni, video, audio... Potete fruire di tanti contenuti aggiuntivi grazie ai QR Code, nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad), oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone o un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.

Focus | 3 In copertina: Foto portante: Shutterstock (3); Sotto da sinistra: Science Photo Library/Agf; Enel Green Power; GettyImages.
Salute
PRISMA
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www.focus.it 370 AGOSTO 2023

74 società E LE CHIAMANO VACANZE

Farsi rinchiudere in un missile, in prigione o perdersi nella giungla: le esperienze per turisti “originali”.

80 storia A TU PER TU CON IL TITANIC

Ha scoperto il relitto più famoso del mondo ed esplorato gli abissi. Robert Ballard ha riscritto i libri di scienze e quelli di storia. Focus lo ha incontrato.

84 clima SICCITÀ

Che cosa provoca l’alternarsi sempre più repentino fra aridità desertica e alluvioni? La temperatura del Pianeta, ma anche risorse idriche malgestite.

92 astronomia PIETRE CADENTI

Le meteoriti ci arrivano direttamente a casa e ci portano notizie sulle origini del Sistema solare.

98 le scoperte del Webb ASTEROIDI LONTANISSIMI

Il James Webb Space Telescope rivela dettagli inediti di un sistema planetario lontano 25 anni luce da noi.

102 intervista COME PROVERÒ A PESARE IL VUOTO

Da millenni si discute sulla natura del vuoto. Ora un esperimento in Sardegna ne stabilirà il peso.

92

Stelle cadenti in una foto a lunga esposizione

108 storia SE HITLER NON AVESSE INVASO L’URSS...

La campagna di Russia segnò l’inizio della fine della Germania nazista.

116 storia della medicina IO SPERIAMO CHE ME LA CAVIA

Molti scienziati hanno fatto ricorso agli autoesperimenti. Alcuni hanno vinto il premio Nobel, altri ci hanno lasciato le penne.

4 | Focus
7 L’oblò 68 Tipi italiani 161 Academy 162 MyFocus 164 Cartellone 168 Giochi RUBRICHE
Ci trovi anche su:
68
Il cardellino e la sua passione per i cardi
122 ANIMALI 126 SCIENZA 128 AMORE E SESSO 130 STORIA 134 TE LO DICE... 136 NATURA D&R 138 ECONOMIA 140 SALUTE 144 SOCIETÀ 146 ARTE E CULTURA 148 CIBO 150 SPORT 152 UNIVERSO 154 PSICHE 158 TECNOLOGIA
Speciale

A CIASCUNO IL SUO SUD

n’ora di pesi e una di spinning. E al termine c’è chi esce (quasi) fresco come una rosa, e chi rosso come un pomodoro, sudato dalla testa ai piedi. Non è solo una questione di allenamento: ciascuno, infatti, suda a modo suo. E l’ultima a confessare di avere un problema di sudorazione eccessiva è stata la cantante Adele durante un concerto il mese scorso. In un sondaggio della Società internazionale sull’iperidrosi − condizione che si determina se la sudorazione arriva a compro-

mettere la qualità della vita − , il 60% degli intervistati ha detto di ritenere molto imbarazzanti le macchie di sudore sulle magliette, e il 58% preferirebbe avere l’acne piuttosto che sudare copiosamente. Il 33%, infine, vorrebbe sudare meno (anche se l’iperidrosi vera e propria interessa l’1-3% della popolazione).

QUESTIONE DI GENI

Sudare serve principalmente ad abbassare la temperatura corporea quando fa caldo oppure se si svolge un’attività fisica

U
di Margherita Fronte
La differenza si fa notare soprattutto in estate e può creare qualche imbarazzo. Ma perché sudiamo in modi diversi?
70 | Focus salute

SOLUZIONI

Se il problema è “personale”, anche le soluzioni devono esserlo. I deodoranti ai sali di alluminio riducono la sudorazione. Gli antisettici combattono i cattivi odori.

ORE

intensa, dato che il 70% dell’energia consumata dai muscoli si trasforma in calore. Certo, si suda anche in risposta all’ansia, ma al netto dello stress, se posti nelle stesse condizioni, dovremmo produrre tutti più o meno la stessa quantità di sudore. Questo, almeno, sulla carta. In realtà le differenze sono evidenti e una prima parziale spiegazione chiama in causa la massa corporea. Chi è più “grande” suda di più soprattutto quando fa sport, perché per spostare masse notevoli i muscoli devono svolgere un lavoro maggiore.

Le chiazze bagnate sulle magliette non sono però un’esclusiva delle persone corpulente. Esiste infatti una tendenza a sudare di più o di meno che dipende da meccanismi diversi, sui quali tuttavia la scienza non ha ancora fatto piena luce. «C’è senz’altro una familiarità, e questo fa pensare che siano coinvolti fattori genetici», spiega Anna Campanati, dermatologa presso l’Azienda ospedaliera universitaria delle Marche e coordinatrice del gruppo di lavoro sull’iperidrosi della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmes-

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Shutterstock

SE IL CORPO SI SCALDA

Tramite il midollo spinale, l’ipotalamo attiva il sistema simpatico che stimola la sudorazione.

IPOTALAMO: CENTRO TERMOREGOLATORE

Il sistema simpatico produce acetilcolina e stimola le ghiandole eccrine

Sistema nervoso simpatico

se (Sidemast). «Uno studio recente sulle cause dell’iperidrosi ha identificato un’anomalia genetica che, in questi pazienti, altera la sintesi dell’acquaporina 5, una proteina presente sulle ghiandole sudoripare, coinvolta nella produzione del sudore. È plausibile che meccanismi simili possano spiegare anche perché alcune persone sudano più di altre, pur senza arrivare all’iperidrosi vera e propria (ma non ci sono studi al riguardo). Le acquaporine, peraltro, sono una famiglia di proteine piuttosto numerosa e i ricercatori la stanno studiando per capire se siano coinvolte anche altre molecole».

DAI NERVI ALLE GHIANDOLE

Altre ipotesi puntano il dito sul sistema nervoso simpatico, che regola numerose attività involontarie del nostro organismo. La sudorazione, in particolare, segue due vie (vedi schemi in queste pagine): la prima parte dall’ipotalamo, l’area del cervello responsabile della termoregolazione, e stimola le ghiandole sudoripare eccrine, che sono presenti su tutto il corpo e producono un sudore composto principalmente da acqua e sale. La seconda coinvolge invece il sistema limbico, da cui nascono le emozioni, e arriva alle ghiandole apocrine, che sono localizzate a livello delle ascelle e nelle zone pelose (sono infatti associate ai bulbi piliferi) e producono un sudore più denso e ricco di sostanze “odorose”, che fungono anche da richiamo sessuale.

Alcuni studi suggeriscono che gli uomini tendono a sudare di più perché le loro ghiandole eccrine

sono più sensibili all’acetilcolina, il neurotrasmettitore che stimola la produzione di sudore in risposta all’aumento della temperatura corporea.

L’attività di queste ghiandole varia poi anche con l’età. Nelle donne, per esempio, è cruciale la fase della menopausa, caratterizzata da alterazioni della termoregolazione che generano le vampate di calore e i sudori notturni. Con il passare degli anni, invece, in entrambi i sessi accade il fenomeno opposto. «Dopo i 60 anni si tende a sudare meno perché le ghiandole si atrofizzano», dice Campanati.

Anche la secrezione apocrina tende a modificarsi con l’età e il periodo più critico è la pubertà, quando la tempesta di ormoni determina variazioni repentine della qualità e della quantità di sudore prodotto.

È L’ORA DEL SUDORE

Alcuni studi hanno poi notato che la sudorazione varia nelle 24 ore, seguendo un andamento piuttosto regolare. Il ritmo circadiano infatti influenza l’attività delle ghiandole sudoripare, che è maggiore nel pomeriggio, fra le 12 e le 16, e minima di mattino, fra le 4 e le 5,30. Infine, è ben documentato l’effetto dei cibi piccanti e degli alcolici, che fanno sudare perché, spiega Campanati, «determinano una vasodilatazione che fa

La familiarità, la massa corporea e l’età influenzano l’attività delle ghiandole

Midollo allungato Midollo spinale T1 T2 T3 T4 T5 T6 T7 T8 T9 T10 T11 T12 L1 L2 L3
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IN CASO DI STRESS

Sotto l’influenza dei centri delle emozioni, il sistema simpatico attiva la ghiandola surrenale che stimola le ghiandole apocrine ed eccrine.

Corteccia cingolata anteriore

Centro emotivo dell’amigdala

Midollo spinale

L’ESERCITO NEMICO

Ghiandole apocrine

I batteri responsabili degli odori, ottenuti da un’ascella e osservati al microscopio elettronico (la colorazione è stata aggiunta). Sotto: una seduta di ionoforesi, trattamento utilizzato per controllare l’iperidrosi di mani e piedi. Utilizza una corrente elettrica molto blanda e ha un’efficacia transitoria.

aumentare la temperatura della cute e attiva quindi le ghiandole sudoripare».

A consolare chi pensa di sudare troppo c’è comunque un fatto assodato: a dispetto delle difficoltà che crea, l’eccessiva sudorazione non è pericolosa, a patto di reintegrare con la dieta e bevendo a sufficienza i liquidi e i sali persi. E non è pericolosa neppure l’iperidrosi, in cui la produzione di sudore supera quella necessaria alla termoregolazione. Al contrario, è invece a rischio chi suda troppo poco – una condizione nota come anidrosi e spesso associata ad altre malattie – perché se la capacità di regolare la temperatura corporea è compromessa il colpo di calore è sempre dietro l’angolo.

SOLUZIONI ANTIODORE

Spesso però, più che per la quantità, ci si preoccupa della qualità del sudore. Ovvero: della puzza. «Il cattivo odore dipende da caratteristiche individuali, come l’acidità del sudore, ma quasi sempre è determinato dai batteri presenti sulla pelle», riprende l’esperta. «L’impiego regolare di detergenti e deodoranti antisettici permette di controllare bene questo problema, mentre per l’eccessiva sudorazione si possono utilizzare prodotti antitraspiranti, a base di sali di alluminio, che bloccano il dotto escretore delle ghiandole sudoripare e sono sicuri. Una novità riguarda infine chi soffre di iperidrosi, condizione che finora ha avuto a disposizione poche soluzioni terapeutiche. L’Aifa ha infatti da poco approvato una crema da applicare sulle ascelle a base di glicopirronio bromuro, che blocca gli impulsi nervosi che stimolano le ghiandole sudoripare».

Sistema nervoso simpatico Ghiandola surrenale midollare
Ghiandole eccrine Capillare Adrenalina Adrenalina Spl/AGF
Focus | 73
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IO SPERIAMO CHE ME LA...

PROVIAMO

Oggi la medicina si basa su metodi di natura statistica. In passato, invece, sperimentare su se stessi era la norma.

Getty
Images storia della medicina

CAVIA

Ed è così che, per secoli, gli scienziati si sono trovati a fare esperimenti su se stessi: a usare il proprio corpo per verificare le proprie teorie, provare nuovi trattamenti, verificare gli effetti di procedure o sostanze e, addirittura, per trasportare malattie da un continente a un altro.

NORMALE PRASSI

L’autoesperimento cioè è stata prassi fino a pochi decenni fa, la cosa più normale che un ricercatore potesse fare. Perciò la storia degli autoesperimenti è una storia potenzialmente infinita, piena di aneddoti da inquadrare ciascuno in un contesto diverso, ma concentrata nell’arco di tre secoli: dalla rivoluzione scientifica (cioè da quando anche la medicina diventa sperimentale) agli anni Ottanta del secolo scorso. Dopodiché i metodi della ricerca e le riflessioni della bioetica hanno condotto verso un nuovo rigore nella sperimentazione, con l’esigenza di grandi numeri, statistiche ed esperimenti riproducibili. E a fare esperimenti sul proprio corpo nel nostro mondo occidentale sono rimasti in pochi, come gli hacker che giocherellano nei meandri del dark web o qualche artista in cerca di visibilità.

Chiunque abbia avvicinato la medicina, per lavoro o anche solo per curiosità, si è imbattuto almeno una volta in una storia strana, un po’ folle, a volte decisamente splatter. Ma è una questione di prospettive, perché nella maggior parte dei casi quella stessa storia, all’epoca in cui si è svolta, era una storia normale o quasi: niente di che scriverci un libro. Questo strano effetto ottico sulla medicina deriva dalla rapida e costante evoluzione del suo pensiero e del suo rapporto con il resto della società. La medicina, cioè, è un sapere in continuo cambiamento, che ogni giorno scopre qualcosa di nuovo e aggiusta le proprie teorie, e che di continuo dialoga con noi e si confronta con i nostri bisogni, le nostre idee, le nostre identità. Che cambiano senza che noi ce ne accorgiamo. Ecco perché, a volte, a vederla soltanto “a pezzetti”, notizia per notizia, la scienza medica finisce per sembrarci un’arida successione di prescrizioni, di “fa bene” e “fa male”.

La realtà è che la storia della medicina è fatta anche (o forse soprattutto) di tante idee sbagliate, scoperte casuali, grandi luminari che litigano tra di loro e fanno lo sgambetto alle giovani promesse: è fatta di persone (quasi tutte, ahimè, di sesso maschile) alle prese con problemi che, ad aver fortuna, sono quelli giusti al momento giusto, e che comunque si possono affrontare solo con gli strumenti in quel momento a disposizione.

Per me, quindi, raccogliere un percorso sugli autoesperimenti è stato un modo per dare alla medicina un racconto di spessore e far vedere come le cose che oggi diamo per scontate siano state frutto di ricerche appassionate, a volte dolorose, e mai dallo svolgimento lineare. E il gioco, in un certo senso, è stato facile: si trattava di cercare i primati. Non solo i primati delle idee (“Chi ha inventato l’anestesia spinale?”, per esempio): anche i primati delle cavie (“Chi è stato il primo a essere sottoposto ad anestesia spinale?”). Se i due primati coincidevano, se colui che aveva pensato l’idea era anche quello sul cui corpo era stata provata, e se tutto questo era stato documentato in un articolo scientifico, il gioco era fatto: autoesperimento!

INCOSCIENTE (E NAZISTA)

Si scopre così che nel 1929 un ambizioso specializzando in chirurgia, tedesco, provò su di sé, nonostante il parere fermamente contrario del suo professore, il cateterismo cardiaco, tecnica con cui oggi salviamo ogni anno migliaia di vite di persone che hanno avuto un infarto o che potrebbero averlo presto. Fu un’impresa da incoscienti, realizzata con la complicità di un’infermiera innamorata e con strumenti del tutto inadeguati. Ma fu anche la dimostrazione che era possibile intervenire sul cuore senza aprire il torace, e che rivoluzione per la cardiologia!

Si scopre però anche che quell’ambizioso specializzando si iscrisse al Partito nazionalsocialista dei lavoratori, cioè il partito nazista, e che quello che ha fatto negli anni della Seconda guerra mondiale è assai poco chiaro. Di certo finì a fare l’urologo nella Foresta Nera e fu lì che si trovava quando, nel 1956, gli venne assegnato il premio Nobel.

Gli scienziati che hanno fatto ricorso agli autoesperimenti sono stati molto numerosi. Alcuni ci hanno lasciato le penne. Altri hanno preso il Nobel, come racconta una giornalista che al tema ha dedicato un libro.
Focus | 117
di Silvia Bencivelli

CATETERISMO CARDIACO

NUOVE VIE PER IL CUORE

Lo scienziato tedesco Werner Forssmann (a sinistra): da giovane, sperimentò su se stesso la tecnica del cateterismo cardiaco (sopra), che permetteva di raggiungere il cuore senza aprire il torace. Vinse il premio Nobel nel 1956.

COLPA DI UNA ZANZARA

A destra, foto di un quadro che celebra Walter Reed (premio Nobel, al centro) per la scoperta che la febbre gialla è causata da un virus portato da una zanzara tropicale (sopra). Contrariamente a quanto pensano in molti, però, a farsi pungere per dimostrarlo non fu lui ma un suo collega.

FEBBRE GIALLA

A fine ’800 molti chirurghi erano tossicodipendenti

Ma a fin di bene: lo facevano per testare gli anestetici

Quell’ambizioso specializzando si chiamava Werner Forssmann e la sua è una delle storie più complesse della medicina moderna, piena di chiaroscuri e con un gran finale che all’epoca nessuno mise in discussione.

Oppure prendete la storia di Jesse Lazear, che in America è raccontata come la storia di Walter Reed. Nel settembre del 1900, Lazear si fece pungere da una zanzara portatrice di febbre gialla, e ne morì. Si trattava di verificare se la malattia, un vero flagello, fosse trasmessa dagli insetti e l’autoesperimento di Lazear era stato disegnato insieme a Reed, il suo capo, che dirigeva la commissione inviata a Cuba dal governo americano. Solo che di Lazear nessuno ricorda nemmeno il nome, e quello famoso, anzi famosissimo, è diventato Reed. Il quale, a dispetto di quanto si crede e si dice, non fece nessun autoesperimento: la notte prima del giorno di inizio dei lavori, se ne andò. Partì,

...

non dette nemmeno spiegazioni, e lasciò lì i suoi collaboratori a rischiare la vita.

COME IN UN FILM

Ma c’è anche la storia del giovane farmacista Friedrich Sertürner, che ai primi dell’Ottocento isolò la molecola della morfina e dopo averla provata sui cani la provò su di sé, in compagnia di tre amici diciassettenni. Gli amici lì per lì si divertirono, poi stettero così male che forse non rimasero poi tanto suoi amici. Lui andò avanti e ricevette premi e riconoscimenti, ma a un certo punto perse la farmacia e anche la testa, e finì vecchio e rancoroso e soprattutto dipendente dalla morfina. Così come successe a tanti chirurghi, che alla fine dell’Ottocento provavano metodicamente i nuovi anestetici fino a maturare una vera tossicodipendenza. Le storie di autoesperimenti sono così: sembrano tutte un po’

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Shutterstock Bettmann
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118 | Focus
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LA CAUSA

DELLE ULCERE

L’australiano Barry

J. Marshall bevve un bicchiere pieno di Helicobacter pylori, per provare che questo batterio (immagine a destra) era la causa delle ulcere intestinali. Anche lui vinse il Nobel (nella foto più a destra, la premiazione).

OPPIACEI

Sotto, il giovane farmacista tedesco Friedrich Wilhelm Adam Sertürner, che a inizio Ottocento sperimentò su di sé e sui suoi amici gli effetti della morfina (a sinistra, un tipico papavero da oppio da cui si ricava), diventandone però dipendente.

MORFINA

dei film. Qualcuna è gloriosa: c’è chi ci è diventato famoso, e ci ha preso persino il premio Nobel, come Barry Marshall che negli anni Ottanta del Novecento bevve un bicchiere pieno di Helicobacter pylori per dimostrare che l’ulcera gastrica è una malattia batterica.

C’è stato però anche chi lo ha fatto per rabbia o per ripicca, per dire: guardate, sono così sicuro della mia idea che la provo su di me. E magari si sbagliava. Infine ci sono stati tanti giovani scienziati sconosciuti che ne sono tragicamente morti, e i nomi di molti di loro, probabilmente, non li sapremo mai.

Analogamente anche le motivazioni sono tante e differenti. A lungo l’autoesperimento è stato giustificato come prova di alta moralità, perché un medico “non fa ad altri quello che non ha provato su di sé”. Ma la verità è che molti lo hanno fatto semplicemente pensando che fosse più comodo provare su se stessi piuttosto che su cavie meno collaborative, o con l’intenzione di risparmiare. Resta che l’autoesperimento è un grande capitolo della storia della medicina, denso di storie appassionanti e di messaggi importanti per capire come funziona la nostra scienza nella nostra, mutevole, società.

LIBRERIA

L’autrice di questo articolo, Silvia Bencivelli, è una giornalista scientifica attiva sia su carta (collabora anche con Focus) sia in radio sia in Tv. Il suo ultimo libro, Eroica, folle e visionaria (Bollati Boringhieri, 2023, nella foto), porta i lettori a scoprire le più incredibili storie di autoesperimenti e autosperimentatori, dal ’600 ai giorni nostri. Il libro racconta, con ironia e leggerezza, di medici che si fecero pungere intenzionalmente da zecche e zanzare per dimostrare l’origine di una malattia, spericolati inventori di rivoluzionarie tecniche chirurgiche, avventati sperimentatori di sostanze ignote e persino chirurghi che si sono auto-operati per farsi pubblicità oppure perché privi di alternative. Vicende però che non lasciano indifferenti, e nel loro complesso tracciano una storia della medicina decisamente diversa da quella che viene generalmente raccontata.

IN
HELICOBACTER PYLORI Spl/Getty Images Getty Images
Focus | 119
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INDICE PAGINE ANIMALI 122 • SCIENZA 126 • AMORE E SESSO 128 • STORIA 130 • TE LO DICE MASSIMO 134 • NATURA 136 • ECONOMIA 138 • SALUTE 140 • SOCIETÀ 144 • ARTE E CULTURA 146 • CIBO 148 • SPORT 150 • UNIVERSO 152 • PSICHE 154 • TECNOLOGIA 158 TECNOLOGIA DOVE FU POSTO IL PRIMO SEMAFORO D’ITALIA? ECONOMIA CHE FINE FANNO I RESI DELLO SHOPPING ONLINE? SALUTE SCACCOLARSI PUÒ PROVOCARE DEMENZA? CIBO SI POSSONO MANGIARE POLPETTE DI MAMMUT? ECONOMIA QUANTO COSTA MANTENERE UN GATTO PER TUTTA LA SUA VITA? QUAL È IL MODO GIUSTO DI CORRERE? LE DOMANDE DEI LETTORI Qual è la velocità di espansione dell’universo? Scrivete a: focusdr@mondadori.it LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV TE LO DICE MASSIMO PSICHE IN QUALE ORECCHIO DOVREMMO SUSSURRARE LE PAROLE D’AMORE? Domande Risposte Shutterstock/Shift Drive Credit: Aico Lind www.studioaico.nl Shutterstock / Lolostock Shutterstock Rawpixel.com Shutterstock / oes Getty Images (2) INSERTO SPECIALE!

GLI INSETTI HANNO UN CERVELLO SIMILE AL NOSTRO?

Sì, più di quanto si pensi, nonostante sia assai più piccolo e semplice: mosche e moscerini della frutta hanno circa 200mila neuroni, gli umani ben 86 miliardi, tuttavia un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge, in Inghilterra, ha mappato le connessioni neuronali del moscerino della frutta e scoperto che sono parecchio più complesse del previsto.

MEMORIA. I neuroni degli insetti, meno specializzati rispetto a quelli umani e più “multitasking”, conferiscono a questi animali alcune caratteristiche cognitive simili alle nostre, rendendo il loro cervellino molto efficiente: i mo-

scerini hanno una memoria a breve termine, riescono ad anticipare e prevedere quello che accadrà, sentono il dolore e riescono anche a fermarsi e pensare prima di agire (cosa che a non tutti gli umani riesce). Inoltre sentono la fame e il sonno, proprio come noi, e condividiamo meccanismi genetici coinvolti nelle aree cerebrali che controllano il comportamento, al punto che alcuni ricercatori si chiedono se abbiano una forma di coscienza. Difficile rispondere, ma pare che dobbiamo le tante somiglianze con il cervello degli insetti a un antenato comune che risalirebbe a mezzo miliardo di anni fa. E.M.

PARENTI

Lo sguardo “alieno” di una mosca: il nostro antenato comune è di mezzo miliardo di anni fa.

Sembrerebbe il brusco risveglio da un brutto sogno, quello filmato da alcuni scienziati in un laboratorio di New York. Sotto osservazione era un polpo chiamato Costello, che in varie occasioni, svegliatosi di soprassalto, ha iniziato a dimenarsi assumendo un atteggiamento definito “predatorio” o “antipredatorio”. Secondo l’esperto di comportamenti animali Eric Angel Ramos, la condotta di Costello potrebbe essere la reazione istintiva a un incubo. Trauma. D’altronde, all’esemplare di Octopus insularis, i traumi da rivivere non mancherebbero, considerando che in uno scontro con un’altra creatura marina ha perso buona parte di due tentacoli e subìto danni a un terzo. Il cefalopode è stato ripreso in quattro filmati mentre, addormentato, mostrava all’improvviso comportamenti bizzarri come rapidi cambiamenti del colore mimetico, movimenti irregolari e spruzzi di inchiostro. Si tratterebbe di azioni simili a quelle innescate dallo stress naturale, tuttavia i ricercatori sono cauti nello spiegare questi comportamenti anomali: lo studio ha infatti riguardato solo un soggetto, che potrebbe essere stato spaventato da altri fattori o semplicemente aver mostrato segnali di senescenza. R.M.

124 | Focus I polpi possono avere incubi?
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Mondadori Portfolio/Zuma Press ANIMALI

L’ hard piace di più ai ragazzi o agli adulti?

Agli adulti. Secondo un sondaggio dell’American Perspectives Survey, il 57% degli uomini di età compresa tra 30 e 49 anni aveva guardato materiale pornografico nell’ultimo mese. La percentuale fra i giovani si fermava al 44% e negli anziani al 26%. Nei giovani, però, la pornografia può diventare una sostituzione dei rapporti fisici reali, il che finisce a volte per deprimere invece di stimolare. Siti pornografici. Da una ricerca dell’Istituto di endocrinologia e andrologia dell’Università di Padova sulle conseguenze della frequentazione assidua di siti pornografici di 4mila volontari (2mila adulti e 2mila ragazzi) emerge una profonda differenza nell’effetto della pornografia su adulti e giovani. Nei più grandi, la ricerca della sessualità in Internet esprime una volontaria ricerca del piacere, mentre nei ragazzi diventa una sostituzione, che riduce i rapporti fisici e può sfociare in patologia (dipendenza ossessiva nel 10% dei casi, anoressia sessuale nel 25% e disfunzioni erettili) e risultare deprimente. M Z.

Che effetto fa fare la spesa in coppia?

Induce a comprare di più e a lasciarsi andare all’acquisto di cibi sfiziosi, come biscotti o patatine. Un campione di coppie ha scelto cosa acquistare in un negozio online di prodotti alimentari predisposto appositamente dall’ESCP Business School di Berlino. I partecipanti sono stati assegnati a due condizioni: metà ha fatto la spesa in coppia mentre gli altri sono stati separati dal partner e hanno deciso individualmente cosa mettere nel carrello.

Complici. Da soli, i partecipanti hanno comprato in media otto prodotti. In coppia, hanno speso decisamente di più, raggiungendo una media di 20 prodotti. Ben nove di questi 12 articoli “extra” erano ipercalorici o, in generale, poco salutari.

Pare insomma che i partner si lascino andare all’euforia dell’acquisto e che si spalleggino nello sgarrare, anziché controllarsi e incoraggiarsi a vicenda a un’alimentazione sana. Del resto, uno studio della Virginia State University riporta che spesa e shopping in coppia non vengono scelti solo per ragioni pratiche ma anche per il piacere di farli insieme. M.Z.

I turisti spaziali potranno fare sesso in orbita?

Forse, ma sarebbe meglio non provarci, soprattutto se lo scopo è quello di concepire un figlio a 80-100 km di altitudine, senza gravità né schermatura contro le radiazioni ionizzanti. Uno studio pubblicato sul portale scientifico Zenodo, e condotto da un team di scienziati di Stati Uniti, Paesi Bassi, Regno Unito e Austria, ha esplorato i rischi dell’attività sessuale nello spazio, suggerendo alle compagnie che nei prossimi anni organizzeranno i viaggi in orbita di preparare una liberatoria che li sollevi dalle responsabilità in caso di infortuni o malattie.

Rischi spaziali. In verità, a preoccupare non sono solo le acrobazie alle quali i focosi amanti sarebbero costretti per copulare in assenza di gravità, ma anche i rischi per la salute della futura prole. Mancano, infatti, studi circa gli effetti delle radiazioni in tali circostanze, con il rischio che il feto sviluppi malattie o malformazioni. È sconsigliato, infine, l’uso dei contraccettivi, poiché non ne è certificata l’efficacia nello spazio. S .V.

AMORE E SESSO
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L’odore rivela se un uomo è

single o sposato?

Le donne possono fiutarlo: l’odore di un uomo single è differente da quello di un uomo impegnato in una relazione. Questo è dovuto ai livelli di testosterone che, come hanno dimostrato diversi studi, sono più alti negli uomini liberi che in quelli sposati o fidanzati. I ricercatori dell’Università Macquarie di Sydney hanno fatto svolgere una leggera attività fisica a 91 uomini fra i 18 e i 35 anni. Le loro magliette, impregnate di sudore, sono state quindi fatte odorare a 82 donne eterosessuali. Testosterone. Ognuna annusava 6 magliette, confrontandone l’effluvio con le foto degli uomini che le indossavano. I risultati hanno confermato che l’odore corporeo dei single veniva percepito come più forte rispetto a quello degli impegnati. Secondo gli studiosi, dunque, i livelli di testosterone, così come i differenti stili di vita fra uomini liberi e sposati, influenzano le variazioni dell’odore corporeo. E il senso dell’olfatto femminile utilizzerebbe questo segnale per valutarne anche la compatibilità genetica. R.M.

QUANTE PROBABILITÀ ABBIAMO DI INNAMORARCI?

Incontrare la persona giusta può essere una vera impresa: le probabilità di trovare l’amore sono infatti pochissime, circa lo 0,18%… se si lascia fare al destino. Nel 2017, alcuni ricercatori britannici dell’Università di Bath hanno condotto uno studio davvero singolare applicando la matematica alle interazioni sociali e hanno scoperto che solamente una persona su 562 incappa nella sua anima gemella “per caso”, più o meno come si vede nei film. Ma niente panico, perché gli studiosi hanno identificato anche diversi fattori che possono invece far salire questi numeri.

“AIUTATI CHE DIO TI AIUTA”. Il famoso proverbio è valido anche per le relazioni. Per esempio, uscire a bere un drink dopo il lavoro aumenterebbe le possibilità fino al 16%; frequentare le palestre al 15%; coltivare i propri hobby (chiaramente in un luogo pubblico) ci darebbe l’11% in più di probabilità di incontrare la persona giusta. E poi, con i siti d’incontri, il 17%. Conoscere gli “amici degli amici” invece non sarebbe di grande aiuto: pare infatti che ciò contribuirebbe solo per il 4%; va peggio però se ci affidiamo ai familiari: un misero 1%.

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INCONTRARE L’ANIMA GEMELLA PER CASO È DIFFICILE. È MEGLIO DARSI DA FARE E CERCARLA.
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EFFETTI BENEFICI DEL CONTATTO CON LA NATURA 10

Perché russiamo?

Il russamento è un fenomeno diffusissimo, tipico della specie umana. «È generato dalla vibrazione delle strutture molli delle prime vie aeree», spiega Fabrizio Salamanca, referente del Centro per la diagnosi e cura della roncopatia di Humanitas San Pio X. «Questa zona, chiamata orofaringe collassabile, è composta da palato molle, tonsille, parte della lingua, laringe, epiglottide e ugola. Gli esseri umani sono gli unici ad averla. Gli altri animali più propriamente “ronfano” (quando l’aria passa per zone ristrette ma rigide). Noi invece russiamo a causa del rilassamento, di notte, della muscolatura dell’orofaringe e possiamo avere apnee notturne».

Di traverso. Questa unicità nel mondo animale è il frutto di una serie di cambiamenti della nostra anatomia cominciati quando i nostri antenati ominidi, da quadrupedi, sono diventati bipedi. È cambiato anche il cranio, che è aumentato di volume per fare più spazio al cervello, mentre si è dovuto rimpicciolire il muso: «Altrimenti la testa non sarebbe passata dal canale del parto», nota Salamanca. «A quel punto, però, la lingua non riusciva più a stare nel muso e si è spostata indietro, facendo allungare la faringe». Si è creato così un tratto che è in comune tra le vie aeree e le vie digestive: infatti siamo anche l’unica specie a cui possono andare le cose “di traverso”. A.P.

SALUTE
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LE

ALL’ARIA APERTA HANNO UN IMPATTO MOLTO BENEFICO SUL NOSTRO ORGANISMO E SULLA NOSTRA MENTE, COME ATTESTANO VARI STUDI. TRA QUESTI, UNO DELLA UNIVERSITY OF EXETER MEDICAL SCHOOL (UK) CONSIGLIA

DI SPENDERE ALMENO DUE ORE A SETTIMANA NEL VERDE. A cura di Matteo Liberti

1ANSIA E STRESS

Il contatto diretto con gli ambienti naturali, come conferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, aiuta a ridurre i livelli di stress, le tensioni muscolari e a mitigare varie forme di ansia, aiutandoci a distogliere la mente dalle preoccupazioni quotidiane.

2DEPRESSIONE

Le ore all’aria aperta sono molto preziose per chi soffre di depressione (disturbo più invasivo di quelli d’ansia), al pari dei migliori farmaci. In particolare, a migliorare la nostra visione del mondo, dandoci stimoli positivi, contribuiscono i paesaggi con la presenza di acqua; si tratti di fiumi, laghi o mare.

3CONCENTRAZIONE

Come attestato da appositi test, oltre a favorire un senso di maggior serenità la frequentazione degli ambienti naturali, soprattutto dei boschi, accentua le nostre capacità di concentrazione, aiutandoci di fatto a ragionare meglio.

4VITALITÀ E AUTOSTIMA

Anche una semplice passeggiata in un parco, meglio se a passo veloce, oppure

pedalando in bicicletta, può farci sentire d’improvviso più vitali ed energici, migliorando di conseguenza la percezione del nostro vigore fisico e aumentando l’autostima.

5CREATIVITÀ

L’interazione con paesaggi naturali ci consente di ricevere una vasta gamma di stimoli sensoriali e visivi che incrementano la nostra creatività e la nostra operosità. Più nello specifico, una giornata in mezzo alla natura può aumentare di circa il 50% il nostro “pensiero creativo”.

6MEMORIA

Gli ambienti ricchi di alberi, fiumi, laghi, piante, fiori e animali forniscono alla nostra mente una tale serie di stimoli e d’interazioni da potenziarne in modo apprezzabile anche le capacità di memoria.

7SONNO

Le ore trascorse in mezzo al verde aiutano anche il nostro orologio biologico, riavvicinandoci dolcemente ai ritmi della natura per quel che riguarda il ciclo sonno-veglia, così da assicurarci, di notte, un riposo più sano e rinvigorente.

8VITAMINA DEL SOLE

Essenziale per il nostro sistema immunitario, oltre che utile a prevenire diversi generi di patologie, a partire da quelle delle ossa fino a quelle epidermiche, la vitamina D (detta anche “vitamina del sole) è prodotta con maggior intensità se ci troviamo a contatto diretto coi raggi solari.

9VISTA (E ALTRI SENSI)

Le ricerche hanno dimostrato come gli adolescenti che trascorrono più tempo in mezzo alla natura abbiano alla lunga meno possibilità di sviluppare malattie legate alla vista (in primo luogo la miopia). Ma anche tutti gli altri sensi, a partire da quello dell’olfatto, passando più tempo all’aperto tendono a migliorare la loro efficienza.

10ASPETTATIVA DI VITA

Complessivamente, più passiamo ore all’aria aperta e più allunghiamo la nostra aspettativa di vita. In particolare, tra coloro che vivono in aree ad alta percentuale di vegetazione, si è notata una minore incidenza di malattie renali, respiratorie e oncologiche e anche una velocizzazione dei processi di guarigione per varie altre patologie.

Piangere fa bene alla salute?

In certi momenti un bel pianto liberatorio può aiutare ad alleggerire la mente, sfogando dolore e paure. Ma il potere delle lacrime andrebbe ben oltre la semplice “purificazione mentale”: esse infatti migliorano il benessere dei nostri occhi, attenuano realmente il dolore, sono utili nel regolare la pressione e hanno proprietà antimicrobiche. Toccasana. Piangere è fondamentale innanzitutto per gli occhi. Le lacrime proteggono la superficie della cornea attraverso un’azione antimicrobica che è sia meccanica sia fisico-chimica: esse contengono infatti il lisozima, un enzima in grado di rompere la parete cellulare di alcuni batteri provocandone la morte. È stato inoltre dimostrato che piangere aiuta a espellere il manganese, sostanza che può causare affaticamento e irritazione, rendendoci quindi più rilassati (scaricando i nervi si abbassa la pressione). Le lacrime infine ci aiutano ad aumentare la soglia del dolore perché favoriscono il rilascio di antidolorifici naturali come le endorfine (dotate di una potente attività analgesica ed eccitante) e l’ossitocina (che riduce ansia e stress). F.C.

ORE TRASCORSE
NEL BOSCO Possono bastare due ore a settimana perché la nostra salute fisica e mentale migliori.
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photography

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