Mug #04

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ANNO

3 N째 4 FREE

JUNYA WATANABE PAPETE TONI BENETTON VALIGERIA MICHELE DE LUCCHI LINO


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The wide now

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The wide now

Papete and the seasons

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Papete e le stagioni

Paul Smith

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Paul Smith

The iron age? Youth

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L’età del ferro? La gioventù

Gino Peripoli

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Gino Peripoli

Paolo Lapi

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Paolo Lapi

Check your luggage

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Check your luggage

Stephen

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Stephen

Habitual trend

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Habitual trend

New York City report

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New York City report

Produzione Privata

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Produzione Privata

Flax, a familiar fibre

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Il lino questo conosciuto

Don’t think just shoot

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Don’t think just shoot

Shoot digital

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Shoot digital

Jewelry

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Jewelry

News

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News

Reviews

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Recensioni

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entro Mug ci sono molti contrasti. A volte la ceramica è a temperatura ambiente ma il contenuto brucia. Altre volte invece la parte coccolosa che scalda le mani irradia entusiasmo, ma contiene freddi riflessi di realtà di cui Mug parla a chi sa leggere tra le righe. Come dite? È difficile leggere i problemi dell’umanità tra le righe di un’intervista ad uno stilista? Può darsi. Ma allora perché non seguite i consigli di mammina: bevete Mug piano piano, a sorsi sicuri. Non vi andrà mai per traverso, e non vi illuderà. Mug non fa la rivoluzione ma sa leggerla nelle persone, nel loro stile, nel loro modo di vivere. Tutto ciò che la rivoluzione deve fare è Avvenire.

M

ug has lots of contradictions. At times the vessel itself is at room temperature but its content is burning hot. At other times the cuddling, hand-warming cup gives off enthusiasm but contains cold reflections of reality that are intelligible only to those who can read between the lines. What? Do you mean that grasping the problems of mankind between the lines of an interview to a stylist is hard? Maybe. Why don’t you take our motherly advice, then: take slow but safe sips from your mug, and its content will never go down the wrong way, or create illusions either. Mug’s task does not lie in starting a revolution, but in being able to detect it in people, their style and way of living. All that revolution has to do is to occur.

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THE WIDE NOW

JUNYA WATANABE 1

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984: Junya Watanabe graduated from the Department of Design of the Bunka Fashion Institute, Tokyo. He started working at Comme des Garçons and soon became Rei Kawakubo’s best disciple. 1987: he became the designer of the line Tricot Comme des Garçons. 1992: the Junya Watanabe Comme des Garçons Collections were first created and presented in Tokyo. 1993: the Junya Watanabe Comme des Garçons collections started to be presented twice a year also in Paris. Watanabe won the Mainichi Newspaper award, Tokyo, as best new designer. 1999: Junya Watanabe’s first boutique was opened in the Aoyama area, Tokyo. Watanabe won his second Mainichi Newspaper Award.

ph. Jean François Jose

984: Junya Watanabe si diploma presso il dipartimento di design del Bunka Fashion Institute di Tokyo, inizia a lavorare presso Comme des Garçons e diventa presto l’allievo migliore di Rei Kawakubo; 1987: diventa designer della linea Tricot Comme des Garçons; 1992: nascono le collezioni Junya Watanabe Comme des Garçons, presentate a Tokyo; 1993: le collezioni Junya Watanabe Comme des Garçons vengono ora presentate due volte l’anno anche a Parigi. Watanabe vince a Tokyo il Mainichi Newspaper Award come miglior nuovo designer; 1999: viene aperta la prima boutique a Tokyo, nella zona di Aoyama. Watanabe vince il suo secondo Mainichi Newspaper Award.

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La collezione donna di Watanabe è l’esemplificazione massima di quella sintesi che permette all’artista giapponese di ridefinire il tempo; meglio: quelle scansioni temporali che fanno in modo che una cosa ora sia si tendenza, ora no. I tempi dell’in e dell’out sono sempre più ravvicinati: i ritorni di fiamma di un sentire, di un tessuto o di un colore sono ormai ravvicinatissimi, tanto da far considerare passato e futuro inglobati in un wide now, un maxipresente definito dalla sensibilità di ciascuno. Watanabe va oltre tutto questo. Il suo è un presente tutt’altro che maxi: è il presente di chi filtra tempo e tendenze mettendole sullo stesso piano, con una sensibilità che prende le sue mosse da un ”basicness” dell’anima.

Watanabe’s women’s collection is the best example of a synthesis aimed at redefining time in fashion, or rather such temporal scanning as makes clothing trendy on and off. Fashion tends to be in or out at shorter and shorter time intervals: feelings, fabrics, colours come up again at a faster and faster rhythm, so much so that past and future are enclosed in a wide now, an all-inclusive present which each individual’s sensibility defines. Watanabe goes beyond all that. His present is all but maxi, and time and trends are unified in his creations by a sensibility that stems from his inner “basicness”.

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Watanabe’s works are purely provocative: the punk details, the great printed flowers –bondage details for some people– details drawn straight from the kind of cinema that the imaginary world of the videogames inspires, in which time and space are so interrelated as to show in a direct and brutally fascinating way the souls of those who wear the creations. In fact, Watanabe’s women’s dresses show their essential inner nakedness.

ph. Jean François Jose

Quelle di Watanabe sono provocazioni “pure”: i particolari punk, i grandi fiori stampati, quei dettagli secondo alcuni bondage, secondo noi presi direttamente da quel cinema di genere che nasce dall’immaginario dei videogame, creano una sorta di mix spazio-temporale, usato per mostrare l’anima di chi indossa il capo in modo brutalmente, direttamente affascinante. La donna di Watanabe è vestita in modo da esibire il suo essere nuda dentro.

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La collezione uomo di Watanabe cerca la sua sintesi senza tempo in un campo, quello del basic, idealmente più adatto allo scopo, ma forse proprio per questo più difficile da far proprio. Watanabe propone e sovrappone vari livelli di lettura: all’immediatezza delle forme e dei tagli aggiunge un uso del colore spesso straniante e scritte, idee che si fondono con lo svolgersi sottotraccia di un sentire basic volto a sottolineare che anche l’uomo di Watanabe è nudo dentro, quindi aperto, limpido, unico.

Watanabe’s men’s collection is an attempt at achieving a timeless synthesis in the more ideally suitable field of “basic”, a style we may find it hard to make our own. Watanabe’s proposals make various elements overlap: the directness of shapes and cuts goes hand in hand with the frequent use of estranging colours and captions, ideas that develop and weld as an underlying “basic” sensibility pervades the creations, to emphasise that also Watanabe’s men are naked within, hence open, limpid, unique.

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ph. Jean François Jose

Le linee della collezione sono semplici ma ricche, di quella ricchezza propria di certe foto in bianco e nero che ti fanno pensare ”hey, qui c’è scrittura. Qui il colore c’è, e bisogna entrare davvero nell’opera per vederlo. È il colore dell’artista, l’ha preso da se stesso. Non da altro”. Ed essendo l’opera, nel nostro caso, capi di vestiario, siamo tenuti a unire il nostro colore a quello che Junya Watanabe ha immaginato e creato per noi.

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The lines of the collection are simple but rich, just like certain photos in black and white that make you think that there is a wealth of form and colour which the creator has drawn out of nothing but himself, visible only to those who can get deep into his work.



PAPETE E LE STAGIONI C

ph. Andrea Pancino

’è provincia e provincia. Quando si chiama Riccione è una provincia particolare: riviera romagnola, mare, agosto, turismo… aggiungete voi qualche altro luogo comune, ma tenetelo fuori da Papete. Papete è un negozio d’abbigliamento aperto nei primi anni ‘70 da Anna Maria Meris, milanese ma ormai romagnola d’adozione, e dal marito. Fin da subito Papete si distingue come spazio dove il cliente viene consigliato, seguito, quasi coccolato ma dove le scelte possibili sono “altre”. È infatti Anna Maria in prima persona a curare gli acquisti di capi e accessori per il negozio, a ideare le vetrine, a tessere con viaggi e studi i fili della ricerca che propone: una scelta di gestione che ha sempre pagato in termini di clientela affezionata, che arriva fino a Bologna, Modena, Pesaro e vanta non poche persone anche fra i turisti. Papete funge quindi da riferimento per un universo davvero vario e ben distribuito nelle stagioni: locali e cittadini di posti già “ben forniti”, durante l’inverno, giovani attenti anche alle tendenze durante l’estate, mentre nelle mezze stagioni (evidentemente per Papete e la sua cultura del vestire esistono ancora) a prevalere sono i clienti dei dintorni. Sarà solo l’effetto della dislocazione provinciale?

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apete and the seasons Not all provinces are alike! Riccione is a special one as it conjures up the sea of the Romagna riviera with all its charms, tourism in August and countless other commonplace suggestions. Well, Papete has nothing to do with all this. Established in the early ‘70s by Milanborn Anna Maria Meris and her husband, Papete is a fashion store where customers are attended to, advised and almost spoilt, but feel they can have their say and eventually make their choice. It is Anna Maria herself who selects the items and accessories, sets up the window displays, tirelessly travels and studies to offer her customers new proposals. No wonder that such management has earned Papete faithful customers from Bologna, Modena and Pesaro as well as habituĂŠs among the tourists. The store is a landmark for a varied universe of customers who flock to it in all seasons: locals and townsmen from well-supplied cities in winter; young people with a flair for new trends in summer, and more clients from the surrounding areas for midseason clothing, which evidently still exists for Papete and their culture of fashion. Could all this be due to the store’s provincial location?

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ph. Andrea Pancino

La ricerca di Papete punta sulla personalità: difficile trovare tra le proposte “marchi che vendono”: è molto più probabile trovare qualcosa con una storia dietro, destinata a fondersi con nuove vicende di vita. Una scelta commerciale portata avanti coerentemente, questa, che ha fatto la differenza, ad esempio, quando la clientela ha realizzato come certe grandi griffe non portassero altro che ad una grande omologazione. Esclusività dunque, certo, e un deciso, personale modo di sentire l’abbigliamento e il rapporto con il cliente: tutto ciò è palpabile negli spazi uomo e donna che aprono le loro vetrine su viale Ceccarini e nello spazio del piano superiore, dove hanno sede gli uffici e uno spazio-studio utilizzato fra l’altro per le prove vetrina. Tale spazio in futuro sarà aperto al pubblico e a nuove proposte. Sarà allora il caso di allungare il calendario ed aggiungere una stagione…


Papete’s research is aimed at personality; no use trying to find “labels that sell” among their proposals, much more likely to find items with a story to be welded with people’s lives! That’s why the store’s coherent trade choice makes all the difference, all the more so since customers are becoming increasingly aware that great labels lead only to standardization. Exclusive clothing and a definitely personalized approach to fashion and customers is what we perceive and feel in the men’s and women’s spaces opening onto Viale Ceccarini, although on the first-floor premises, where Papete’s offices and display trial room are located, the sensation is the same. When, shortly the latter is opened to the public and to new proposals, another season will be probably have to be added to the fashion calendar.

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studionext.it Milano showroom c.so Venezia, 37 tel. +39 02 781504 BOUTIQUES : Milano C.Venezia 6 +39 02 76001136 - Via S.Gregorio 27 - Paris 39 Rue Etienne Marcel +33 1 40399279 www.clone-italia.com info@clone-italia.com


PAUL SMITH

ph. Mischa Richter

aul Smith has opened a new store at 95, viale Umbria, Milan, where he will shortly move his showrooms, press and commercial offices. The 1,250 sm, three-storey building dates back to the ‘40s and has a 300 sm yard. Paul Smith was charmed by its industrial look and has totally restructured it so as to preserve its original atmosphere. The stylist will present his Spring/Summer 2003 collections to the public in the new space and all over the world. “Underground” draws its inspiration from the English teenage fashion tradition of the past few decades when fabrics and colours were in marked contrast. Mods and Rockers share the scene with flowers and stripes; colours range from deep and dark to soft and pale. The masculine style of the collection has just a subtle feminine nuance and results in a blend of hard lines and delicate forms and tones, whereas the neat, relaxed tailoring bears the typical mark of Paul Smith’s creativeness. Effortless Extreme, the women’s collection, embodies the particular style that charms you nonchalantly as is typical of feminine self-confidence. The stylist merges colours and forms, warm and dark natural nuances and creates flashing outbursts of light with gentle, fluid projections of strong images. Romantic details, far from absent, combine with a masculine touch in a blend that becomes Paul Smith’s “effortless”, unmistakable creation.

ph. Chris Moore

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ph. Donato Di Bello

aul Smith ha aperto un nuovo spazio a Milano, in viale Umbria 95, dove si trasferiranno showroom, ufficio commerciale e ufficio stampa. L’edificio anni ‘40 è una palazzina con 1.250 mq distribuiti su tre livelli, con un cortile di 300 mq. Paul Smith è rimasto affascinato dal suo aspetto industriale e lo ha ristrutturato completamente utilizzando tutti gli accorgimenti necessari a mantenere la sua atmosfera originale. Qui e in tutto il mondo Paul Smith presenterà al pubblico le sue collezioni Primavera/Estate 2003. “Underground” trae ispirazione dalle decadi passate della tradizione giovanile inglese, quando colori e tessuti contrastavano fortemente tra loro. I Mods e i Rockers dividono il palco con fiori e righe, i colori sono da profondi e scuri a soffici e tenui. La collezione racchiude uno stile maschile con una sottile nota femminile, creando un particolare look di linee dure miscelate a forme e toni delicati - il taglio è quello sartoriale, pulito e rilassato tipico dello stilista inglese. La collezione donna porta invece il nome di Effortless Extreme, e interpreta quello stile particolare che, con una consapevolezza tutta femminile, affascina apparentemente senza sforzo alcuno. Paul Smith miscela colori e forme, calde nuances scure e naturali, quasi fiammeggianti esplosioni di luce, creando così immagini forti che si proiettano fluide, fortemente gentili. Vene romantiche sono tutt’altro che nascoste, ma sovente appare anche un tocco maschile, e il tutto diventa, in apparenza senza sforzo, appunto, una inconfondibile creazione di Paul Smith.

ph. Chris Moore

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L’ETÀ DEL FERRO? LA GIOVENTÙ TONI BENETTON N

on c’è opera di Toni Benetton che non fibrilli. Tanta e tale è la vita che ospitano che il ferro che le compone sembra cedere a vibrazioni così nobili, per prendere forme uniche per plasticità e prospettiche. Tutto ciò è più di una sensazione dell’osservatore o della bravura dell’artista: è un senso unico della scultura che alberga nelle opere di Toni Benetton, che ha forgiato il ferro in modo da sfumare i confini della materia, incontrare l’ambiente e andare al di là di cromatismi e intenzioni intrinseche al significato dell’opera. Quest’ultima, nel suo complesso, è stata ampiamente celebrata dalla critica, lodata per la sua semplicità espressiva e il valore formale in ogni modo possibile. Ma quella fibrillazione, quella vibrazione percepibile con l’occhio ma che parla al cuore di cui sopra, forse rimane evidente e chiara per la prima volta in occasione della mostra “Dialoghi con la città”.

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Il contesto urbano di Treviso ha forse agito chimicamente con le radici trevigiane del Maestro, offrendo un contesto di interazione unico. Le tre “Monache”, nel bel mezzo di piazza Pola, sono fermate in un attimo di sospensione che fa venire in mente i volti e le posture nelle foto di Cartier-Bresson; la “Croce greca” in vicolo del Duomo re-identifica lo spazio circostante così fuori dal tempo da renderlo naturalmente parte dell’opera; la concettualità impegnata del “Cristo nella civiltà delle macchine” risulta chiarissima nella lettura, messa in quella via Canoniche dai colori così caldi e in leggera salita.


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ph. Luca Facchini

he Iron Age? Youth. All of Toni Benetton’s works pulsate so intensely with inner life that the iron they are made of seems to yield to vibrations and take on unique perspectives and plastic forms. Deeper than the watcher’s sensations or the artist’s skill, they stand for an original conception of sculpture that has forged iron and made matter fade into the surrounding space beyond colour and meaning. Critics have widely praised Benetton’s works for their simplicity of expression and formal values, yet their vibrations have never been perceptible to the eye and heart as in the exhibition “Dialogues with the city”. The Master’s Trevisan roots could have no better setting to interact with than his city’s urban context. The three “Nuns” in Piazza Pola are caught in an instant of suspension and remind us of the faces and postures in Cartier-

Bresson’s photos; the “Greek Cross” in Vicolo del Duomo makes the surrounding space a timeless element which becomes one with the work; “Christ in the Age of Machines”, on show in slightly uphill, warm coloured Via Canoniche, offers a clear reading of the artist’s committed conceptualism.


delle opere più grandi ad un ingegnere, prima della realizzazione, per una verifica della statica, della fattibilità dell’opera. Ebbene, mai ingegnere trovò di che far modifiche in proporzioni e misure dettate solo dall’ispirazione: le sculture di Toni Benetton nascevano perfette e forse non poteva essere che così, vista la potenza generatrice della gioventù in fibrillazione e senza tempo che le portava alla luce.

We become increasingly aware of Toni Benetton’s greatness as we watch the drawings exhibited within Lazzari Space. The sculptures’ precision, great technical accomplishment and vitality –an unending flow of iron– find their match in the sketches, watercolours and drawings. Ada Allegro Benetton, the master’s spouse, who has outlined the urban layout of “Dialogues”, testifies to Toni’s habit of submitting the preparatory sketches of his more monumental works

to an engineer, to check their static qualities and feasibility. No engineer ever found the slightest technical fault in works that artistic inspiration alone has created. Toni Benetton’s sculptures bore the mark of perfection as they were, the timeless outcome of vibrating youth’s generating power.

ph. Luca Facchini

La grandezza di Toni Benetton è chiarissima anche osservando, all’interno dello Spazio Lazzari, i disegni dell’artista. La sua precisione, la sua grande perizia tecnica e soprattutto la vitalità che in lui scorreva come un inarrestabile fiume di ferro, le ritroviamo pari pari negli schizzi, negli acquerelli, nei disegni. Ada Allegro Benetton, la moglie del Maestro che ha tracciato il percorso urbano dei “Dialoghi”, racconta di come Toni affidasse i suoi disegni preparatori

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Toni Benetton (Treviso, 19101996), è considerato uno dei maggiori scultori contemporanei, il più autorevole in assoluto se si parla di macrosculture. È stato allievo di Arturo Martini all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha cominciato ad esporre le sue macrosculture nel 1960 e già nel 1964 viene chiamato a New York per rappresentare l’Italia al Congresso Mondiale dell’Arte. Nel 1967 fonda l’Accademia internazionale del Ferro, e ne identifica la sede nella villa della Marignana, località fra Treviso e Venezia, tuttora centro di formazione e produzione per artisti oltre che museo della produzione artistica di Toni Benetton e Centro Europeo di documentazione sulla scultura in ferro, bronzo e acciaio. Con Toni Benetton la critica ha iniziato a parlare di sculture come architettura nelle città di domani. Opere dell’artista si trovano nelle città, nei musei e nelle maggiori collezioni private di molti Paesi. La mostra Dialoghi con la città presenta, nei luoghi e nelle piazze di Treviso dall’8 dicembre 2002 al 28 febbraio 2003, 38 sculture e 11 disegni di Toni Benetton. È stata ideata dal Museo Toni Benetton, e dallo Spazio Lazzari con la collaborazione di Ascom-ConfCommercio Treviso. La mostra si avvale del patrocinio del Comune di Treviso, della Provincia di Treviso e della Regione Veneto.

One of our most outstanding contemporary sculptors, Toni Benetton (Treviso, 1910-1996) is considered the unrivalled master of macrosculpture. A disciple of Arturo Martini’s at Accademia di Belle Arti, Venice, he had his first sculpture exhibition in 1960, and represented Italy at New York World Congress of Art in 1964. In 1967 Benetton founded the Accademia Internazionale del Ferro at Marignana House, a villa between Treviso and Venice, to this day a Museum of the Master’s works as well as the seat of the European Research Centre on iron, steel and bronze sculpture. Benetton’s works have led critics to liken the role of sculpture to that of architecture in future urban contexts; many of them can be found in museums, private collections and cities of several countries. From December, 8 2002 to February, 28 2003 “Dialogues with the City”, presents 38 sculptures and 11 drawings by Toni Benetton located in various sites and squares of Treviso. An idea of Museo Toni Benetton and Spazio Lazzari with the assistance of Ascom-ConfCommercio, Treviso, the exhibition in under the aegis of Treviso Town Council, District Council and Regional Administration.

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GINO PERIPOLI Prossimamente presso Spazio Lazzari, Treviso

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n’esperienza panica nel grembo della natura”: questa è per Gino Peripoli l’emozione del suo fare arte. Un forte impatto creativo caratterizza le sue opere, nella ricerca di una simbiosi inedita tra materiali diversi quali il legno, la sua materia prima, il ferro arrugginito, le resine sintetiche, il piombo fuso, la ceramica. Le sue sculture e i suoi totem, realizzati con la motosega, restituiscono l’immediatezza e la forza emotiva del gesto, ed esprimono un innegabile senso di sacralità. Peripoli manifesta, nella sinergia di materiali assolutamente diversi, la fiducia nel confronto possibile tra radici culturali differenti; è un artista che crede nelle infinite risorse del “melting pot” della società contemporanea. E rende tangibile questa idea nell’armonia degli opposti che imprime nei suoi lavori. Peripoli è nato a Schio, Vicenza, nel 1962 e tutt’ora qui vive e lavora.

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ino Peripoli likens the emotion of the artist at work to “pandean experience in the womb of nature”. His works bear the marks of an intense creative search for new blends of different materials such as wood –his favourite one– rusty iron, synthetic resin, molten lead and ceramic. The sculptures and totems he makes with a chain saw give forth a spontaneous flow of emotion that can be caught in the sacredness of gestures. With a sinergy of totally different materials Peripoli expresses his trust in the possibility for different cultural traditions to coexist, as well as his belief in the infinite resources that the melting pot of contemporary society offers. Such ideas are well expressed in the reconciliation of the opposites that he achieves in his works. Peripoli was born in 1962 at Schio (Vicenza) where he still lives and works.


PAOLO LAPI Forthcoming at Lazzari Space, Treviso

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aolo Lapi filtra uomini e luoghi, i suoi soggetti d’elezione, con un linguaggio espressivo di quelli che è bello scoprire opera dopo opera. Armonia ed equilibrio, nell’opera di Lapi, sono sempre fondamentali, da tenere nel computo anche quando li si vuole assenti. Linee semplici e colori decisi si nutrono di un calore mai adulterato in oltre quarant’anni di attività: un calore artistico alimentato da una curiosità e da una capacità di studio di assoluto livello. Paolo Lapi nasce a Pisa nel 1935, e qui a tutt’oggi vive e lavora. Dopo il Diploma all’Istituto d’Arte di Firenze inizia la sua attività artistica nel 1957, e in breve comincia un’attività espositiva ricca e vivace a livello nazionale ed internazionale.

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aolo Lapi still lives and works in Pisa where he was born in 1935. After graduating from Istituto d’Arte (Florence), he began his artistic career in 1957 with rich and frequent exhibitions in Italy and abroad. The subjects of Lapi’s works are men and places seen through the filter of a pictorial language that you discover work after work. Harmony and balance, simple lines and clean colours, an enquiring mind and a capacity for the study of reality express a warmth that his fortyyear activity has left unaltered.


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CHECK YOUR LUGGAGE Q

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n the old days when luxury meant having cheap labour available in plenty, packing up could amount to moving a good share of one’s things, poverty to gathering one’s belongings in a bundle, a dramatic gap that the evolution of society and transport has contributed to shrink more and more over the years. Today people easily fly throughout the world, and their capacity for transport is inversely proportional to their readiness to travel. What is really tiring today is choosing and bringing along all that makes life “socially acceptable” but also extremely complicated – at least in the Western World. No wonder that the outcome of all this should be hand luggage, which, with the addition of wheels, has in no time been turned into a dignified, sophisticated status symbol, and given countless names and functions to suit the most demanding travellers. With its ingenious simplicity the trolley affords comfort and saves you from strain, but is also an indicator of the social status, wealth, culture and temperament of those who carry it by the handle, over the shoulder or pull it along. A trolley is to be chosen with great attention; it makes you think about yourself and your needs, when you are away from all that makes your habitual identity; it will account for your choice. It is like this with any suitcase, you may say. Not at such heights, not in such a precise way, though. The choice of trolleys that follows will explain why.

ph. Andrea Pancino

uando il lusso era far fare tutto agli altri, il concetto di valigia aveva la forma di un trasloco di una cittadina: erano i tempi quando, al contrario, la povertà consisteva in un fazzoletto dove riunire i propri averi. Una distanza, questa, che nei secoli si è fatta sempre più ridotta, seguendo l’evoluzione sociale, ovviamente, nonché quella dei mezzi di trasporto dai carri a trazione animale ai moderni aerei di linea. Da qualche anno, comunque, la capacità di trasporto-materiali delle persone è calata in modo inversamente proporzionale alla loro capacità di spostamento: oggi si viaggia in poco tempo da un capo all’altro del mondo, e non si fa una gran fatica. Concretamente, la fatica è ora rappresentata dallo scegliere e portarsi dietro in modo pratico tutte quelle cose che complicano la vita nel momento in cui la rendono “socialmente accettabile” - perlomeno nel mondo occidentale. È nato quindi il concetto di “bagaglio a mano”, estesosi poi con rotelline e funzioni specifiche tanto da diventare in breve nobile, sofisticato, status symbol con mille nomi e possibilità di adattamento ad ogni esigenza. Nella sua semplicità, il bagaglio a mano è diventato un eccellente rivelatore sociale. Comodità e pochi sforzi non li nega a nessuno, quindi l’offerta è diventata tale da diventare un indicatore del censo, della cultura, del carattere di chi lo tira, di chi lo tiene a tracolla o di chi usa solo la sua maniglia come da antichi regolamenti. Un bagaglio a mano si sceglie con grande attenzione, costringe a pensare a sè, alle proprie esigenze di quando si è lontani da ciò che ci rende noi stessi, e ci giustifica. Per ogni valigia è così, direte. Non a questi livelli, non in modo così preciso. Di seguito, una scelta di on board luggage per chiarirvi perché.

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Globetrotter – Safari The centenary edition of a classical suitcase. It is hard to find any difference between a Safari made forty years ago and one made today except for the contrasting colour wheels of the latter which class, prestige and strength make a timeless item. Safari is handmade in England from a special vulcanized fibre that combines the lightness of aluminium and the features of top quality leather. The suitcase has no inside partitions or pockets, only two simple quality leather straps, an ideal follow-up to the exterior ones. The lock and finish details, the smart label on the protection casing make Safari a stylish suitcase. Size: 26… inches, of course.

Il Bisonte – Borsone da viaggio La borsa qui illustrata esprime la raffinata filosofia artigianale di Wanny Di Filippo, fondatore nel 1970 de Il Bisonte e da allora produttore di opere al di là dei dettami canonici della pelletteria. La borsa è in vacchetta, vale a dire quel cuoio naturale a concia vegetale che invecchiando migliora. Al suo interno non presenta divisori o tasche: è il classico capace e robustissimo borsone da viaggio che contiene in sè, oltre al necessario, entusiasmo per la scoperta e gioia di vivere on the road, sì, ma con uno stile che rifletta soprattutto la passione per il bello che sia personale. Dettagli e lavorazione assolutamente spettacolari. Misure: 50x30x35 cm

Il Bisonte – A holdall This holdall illustrates the refined craft conception of Wanny Di Filippo who established Il Bisonte in 1970 and has ever since produced innovative leather items. The bag is in cowhide, the vegetable-tanned natural leather that time can’t but improve, and has no partitions or pockets inside. A classical, strong, capacious holdall, it expresses the enthusiasm of discovery, the joy of living on the road, and love for stylish, beautiful things, all the more so since its details and make are definitely spectacular. Size: cm 50x30x35

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ph. Andrea Pancino

Globetrotter – Safari Edizione del centenario per una valigia che dire classica è davvero poco. Difficile dire la differenza tra una Safari prodotta quarant’anni fa e una di oggi: classe, prestigio e robustezza ne fanno un punto di riferimento senza tempo - attuali rotelle in colore a contrasto a parte. Safari è costruita a mano in Inghilterra, con una fibra vulcanizzata speciale: leggera come l’alluminio e con tutte le caratteristiche del miglior cuoio. Non ci sono divisioni o tasche interne, solo due semplici cinghie che idealmente continuano quelle esterne, in pelle pregiata. Le serrature, i dettagli delle finiture, l’eleganza del marchio sulla foderina di protezione rendono Safari un bagaglio a mano di assoluta distinzione. Misura: 26 pollici, noblesse oblige…


Tumi – Cartella su rotelle espansibile porta computer Tumi, azienda del New Jersey, si è ritagliata un posto di assoluto prestigio tra chi pensa al design come madre di funzionalità e indistruttibilità senza tralasciare l’estetica. Il carrello è in alluminio aereonautico, sparisce completamente nel corpo della cartella e le ruote si notano appena. Il corpo però è espansibile, e dalle dimensioni di una cartella capace di sostituire l’ufficio per quantità e qualità di accessori in un attimo tiriamo fuori un trolley con porta abiti interno. Il brief porta computer alloggia un sistema di sospensione anti shock brevettato per garantire la massima sicurezza al laptop. Il tessuto è nylon balistico ristudiato con tecnologie proprietarie e virtualmente a prova di abrasione. Misure (della sola cartella): 44x36x23 cm

Tumi – An expandable wheel briefcase for the computer Tumi has a leading position among those who think of design in terms of functionality, strength and beauty. The extra hard aluminium carrier is totally bedded in the bag’s base so that the wheels are hardly visible. The body of the briefcase contains accessories –among which a coat case- and is expandable to a size that makes it a substitute for one’s office. The patented in-built anti-shock device guarantees protection to the laptop and the abrasion proof nylon fabric is the result of the firm’s research. Size: cm 44x36x23

Valextra – Avietta 48 Avietta 48 nasce nel 1975, quando Valextra è già da molto tempo (nasce nel 1937) un nome noto per i viaggiatori più raffinati ed esigenti. Avietta già nel nome si propone come bagaglio a mano in aereo: costruita con due scomparti di differenti spessori: lo scomparto più grande è dotato di cinghie ferma abiti in cuoio, mentre quello più piccolo può contenere anche una cartella a tre soffietti. L’esterno è dotato di una tasca con cerniera e di due tasche piatte verticali. L’interno è rivestito in pelle o in tessuto antisfilo, mentre il telaio è in acciaio armonico temperato. La zip lungo i tre lati, la chiusura brevettata, la maniglia comodissima sono alcuni dei particolari che hanno fatto nel tempo di Avietta un vero e proprio oggetto di culto. Misure: 45x35x18 cm

Valextra – Avietta 48 Avietta was first manufactured in 1975, when Valextra -established in 1937– had long been familiar to refined, demanding travellers. This carry-on bag has two compartments of different sizes; the larger one is equipped with leather garment straps, the smaller one is designed to hold a three-gusset briefcase. The outside has a zip pocket and two flat vertical ones; the inside is lined with leather or fray-proof material and is in elastic tempered steel. The zips on three sides, a patented lock, the easy-to-hold handle are but a few details that have made Avietta a cult item over the years. Size: cm 45x35x18

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Bric’s – Bellagio Bric’s are among the trendiest young Italian designers of luggage, and their trolley “Bellagio” –from the name of the fabric and the firm’s hometown– is one of their best achievements. The stiff and mechanical parts are in ABS, polypropylene or aluminium, whereas the fabrics are in abrasion-proof polyamide, and the leather finish makes a smart match to the soft touch of the varnished parts: A pull-out organizer and garment container are lodged in the upper and lower pocket. The up-to-date design is a nice mixture of curves and straight lines, with pleasant hints of the best handicrafts. Size: cm 37x55x22

Eagle Creek – Cargo Bag Luggage Eagle Creek è un nome che da solo evoca il mondo dell’outdoor più esclusivo, e tanta fama non si smentisce neanche in un modello semplice come questa borsa della serie Cargo Gear Bags. È spartana, in robusta cordura, ma molto curata. Tutti gli scomparti sono chiudibili a chiave, le tasche e le maniglie (in pelle, molto pratiche quelle laterali) sono a prova di strappo (non sarebbe una borsa garantita a vita). Il suo design è trapezoidale per essere maneggevole, è disponibile anche una tracolla. Il modello in foto è il più piccolo di una serie di tre borse, ha una capacità di 40 litri ed è pragmaticamente indicato come di taglia M. Noi che sappiamo che un buon viaggiatore non trascura nemmeno la comodità dei numeri, diamo al solito le misure: 51x28x33 cm

Eagle Creek – Cargo Bag Luggage If Eagle Creek conjure up the most exclusive world of luggage, this simple model of their Cargo Gear Bags, available also with a shoulder strap, will not let you down, as it is an austere but extremely well-made cordura item, with lock compartments, tear-proof handles and pockets, practical leather side pockets, all of which account for its life-long guarantee. The bag’s trapeze design makes it easy to handle. The model in the photo is the smallest of three, has a 40-litre capacity and is M in size (cm 51x28x33).

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ph. Andrea Pancino

Bric’s – Bellagio Bric’s è una bandiera del design italiano giovane e chic nel settore valigeria, e il trolley Bellagio (nome del colore del tessuto ma anche del luogo di nascita di Bric’s) ne è un eccellente esempio. ABS, polipropilene ed alluminio sono i materiali usati per le parti rigide e quelle meccaniche, mentre i tessuti sono in poliammide ad alta resistenza all’abrasione. Le finiture sono in pelle, e si sposano elegantemente con il soft touch delle verniciature. La tasca superiore ospita un organizer estraibile, quella inferiore un porta abiti anche questo asportabile. Il design del tutto è un piacevole misto di linee curve e linee decise, moderno ma con concreti e piacevoli richiami all’artigianalità della migliore pelletteria. Misure: 37x55x22 cm


Mandarina Duck – Frog Leggera, agile, colorata, espansibile come la rana da cui prende il nome, Frog è un trolley che con la sua combinazione di struttura morbida/rigida ottiene robustezza e flessibilità di utilizzo. All’interno della parte rigida trova posto una tramezza fermata ai lati con ganci e reti di suddivisione. Nella morbida, invece, ci sono un vano porta camicie, tasche elastiche per alloggio scarpe, un porta abiti estraibile. Le plastiche e i tessuti sono ironici, colorati e di qualità e robustezza elevati - uno standard per Mandarina Duck, che propone la linea Frog in diversi modelli per coprire le più diverse esigenze. Misure del modello in foto: 55x37x20 cm

Mandarina Duck – Frog This light, coloured, easy-to-handle trolley can expand like a frog, whose name it borrows. The combined rigidness and softness of its structure give it strength and flexibility. The stiff portion contains a curtain whose sides are fastened by hooks and partition nets; the soft part contains a compartment for shirts, elastic pockets for shoes and a pull-out garment container. The high quality, strong plastics and fabrics are up to the best standards of Mandarina Duck, whose line “Frog” comes in several models to meet customers’ demand. The model in the photo is cm 55x37x20 in size.

Piero Guidi – Trolley Linea Bold Le abilità di artista di Piero Guidi arrivano a riflettersi anche nelle linee superclassiche del trolley della sua Linea Bold. Nero, massiccio ma alleggerito nell’ultima versione con l’utilizzo di materiali tecnologicamente avanzati, presenta grande cura nella lavorazione e nei caratteristici dettagli in nickel e metallo brunito. Il marchio degli angeli abbracciati non è il solo dettaglio che fa di questo trolley un pezzo di pregio: la sua robustezza gli assicura lunga vita e parecchi giri del mondo. Misure: 57x37x30 cm

Piero Guidi – Bold trolley Line “Bold” trolley line’s classical design is a reflection of Piero Guidi’s artistic gifts. The latest model of the black, solid trolley has been lightened through the use of technologically advanced materials, is made with great accuracy and stands out for its typical nickel or burnished metal details. The logo with two embracing angels is not the only detail that makes this trolley precious; its strength guarantees durability and countless journeys around the world. Size: cm 57x37x30

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STEPHEN S

tephen nasce nel 1967, per volontà di Francesco Bertollo, e si dedica subito ad una produzione artigianale di calzature da donna. La qualità è notevole fin dalle prime collezioni. I mercati si allargano, ma la cura artigianale non viene meno, tanto che, nel 1980, Stephen sigla un accordo tecnico-commerciale con Michel Perry, il noto stilista francese - accordo che dà ottimi frutti, in termini di qualità e fatturato, tutt’ora. Stephen realizza molte collezioni Michel Perry, Stephen vende le sue collezioni anche nei negozi Michel Perry: dove finisce l’accordo commerciale comincia sicuramente uno scambio di idee… Quanto profondo è questo scambio? Direi che dopo più di vent’anni di lavoro insieme lo scambio è totale. E questo scambio diventa ancora più intenso ogni volta che realizziamo un nuovo campionario: Michel mette a disposizione l’estro ed il talento di cui è capace mentre noi studiamo la fattibilità su scala industriale dei modelli richiesti dallo stilista. Fare un prototipo non è un problema: realizzare e commercializzare migliaia di paia rispettando gli standard di qualità che ci siamo imposti è tutta un’altra storia! Ritengo che lo scambio totale consista proprio in questa continua attività di proposte, interrogativi, scelte, analisi e perché no, discussioni…

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Unire qualità e quantità, per realtà in crescita come la vostra, è una necessità o una scelta? Sicuramente una scelta. Abbiamo sempre concentrato tutte le nostre risorse sulla qualità ma ad un certo punto ci siamo chiesti se non era il caso di ambire a qualcosa di più grande. E poco per volta ci siamo ritrovati a realizzare grossi investimenti in tecnologia, personale e acquisti di nuove unità produttive.

E

stablished in 1967 by Francesco Bertollo, Stephen has been making quality women’s footwear for over two decades. As markets widened, Stephen have never failed to keep their craft up to top standards. In 1980 they started a rewarding, long-lasting technical and business relationship with French stylist Michel Perry. The manufacturers of Perry’s collections, Stephen sell their own items in the stylist’s stores: a business partnership where lots of ideas are shared and exchanged… How far deep does this exchange go? I should say that after 20 years’ work together we share everything. Our exchange of ideas becomes even deeper when we make a new set of samples: Michel affords his talent and inspiration, we carry out feasibility studies on Michel’s designs. To make a prototype is no problem, but to make and sell thousands of pairs of shoes, sticking to given quality standards, is a totally different matter.

What we mutually exchange is an endless flow of questions, proposals, analyses, choices; we inevitably have arguments too… why not? As your business grows, you combine quantity with quality: is it a matter of necessity or of choice? It is no doubt a matter of choice; we have always concentrated our resources on quality but, at a certain point, we wondered whether we might aim at something greater. Little by little we have made significant investments in technology, staff and new productive units.


HABITUAL TREND H

abitual è considerata da molti “the next big thing” nel mondo denim. In effetti, i capi Habitual spostano in avanti la frontiera della fantasia e della vestibilità nel mondo del cotone ritorto, unendo il calore del vintage ad una inedita cura per dettagli di vestibilità fantasiosi e che accostati al denim acquistano una freschezza, un guizzo particolare: pelo, tasche, veri e propri “contenitori da passeggio”… Habitual cura molto la possibilità di “tagliarsi addosso” il capo: pensate sia uno sbocco naturale per il mondo denim o quella che fate ritenete sia ricerca in un settore vivo ma già molto esplorato? La nostra intenzione principale era quella di creare qualcosa di unico e portare il denim ad un nuovo livello, mixando tagli tradizionali diversi e cercando un’evoluzione di questi in un tessuto senza età. Uniamo le nostre tecniche con il moderno design per far toccare al nostro denim una vestibilità mai vista prima. Non sappiamo cosa il futuro riserverà al denim, ma noi continueremo ad esplorare questo mondo sperimentando nuove tecniche e materiali. Habitual nasce a NYC: potrebbe nascere solo lì? Anche se Habitual fa base a New York le nostre influenze arrivano da ogni parte del mondo. Sentiamo che Habitual ha un approccio, ed un appeal, universali. Usate tecniche di trattamento innovative? L’innovazione di Habitual è nella nostra tradizione, nel mettere insieme sartoria classica e tecniche di lavaggio “primitive”. Non usiamo alcun tipo di spray o computer per creare e mettere a punto i nostri lavaggi e finissaggi: ogni pezzo è sabbiato e abraso a mano. Le nostre tecniche danno ai capi un feeling “lived-in” unico.

H

abitual is by many considered “the next big thing” in the world of denim. As a matter of fact Habitual items are a big step forward in the world of denim, as they couple the warmth of vintage, an unprecedented care for imaginative wearability details and a touch of special freshness: real “walking containers”. Habitual garments involve the possibility for customers to self-tailor them: do you think this is a natural evolution of denim or that you are doing research in a living but widely explored world? Our aim was to create something unique and take denim to a new level by coupling traditional tailoring with a timeless fabric. We merge our techniques with modern design so that they may give our denim pieces a subtle edge. We don’t know what the future will hold for denim, but we will continue to explore this world, incorporating and experimenting with new techniques and materials. Habitual was born in NYC: was this the only place where it could see the light? Even though Habitual is based in New York, its influences come from all over the world. We feel that Habitual has a universal appeal and approach. Do you use innovative techniques for dyeing and treating your denim? Habitual innovation is in our tradition, mixing classic tailoring with primitive washing techniques. We don’t use any chemical sprays or high-tech computers to create our washes and finishes. Every piece is individually hand-sanded and abraded. Our techniques give the garments a genuine lived-in feel.

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NEW YORK CITY REPORT

CHROME HEARTS C

’è il rock duro, c’è il rock melodico, c’è chi del rock (di un certo, altro rock) vive soprattutto l’attitudine, la filosofia di vita. Per chi ama quindi quell’iconografia fatta di scelte chiare, pelle, pochi compromessi e metalli lucenti, Chrome Hearts è un posto dove andare e ritornare spesso. Chrome Hearts nasce nel 1988, per opera di Richard Stark e per produrre abbigliamento in pelle specifico per motociclisti amici. Ora è una compagnia presente in tutto il mondo: produce sempre capi e accessori in pelle ma si distingue anche per la gioielleria e gli occhiali di qualità superiore - ovviamente con il gusto che richiama quell’attitudine poco sopra ricordata, e che fa persone come Lou Reed, Ozzy Osbourne e Cher amici e clienti fedeli di Chrome Hearts.

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Quello di NYC è stato il primo negozio Chrome Hearts, aperto nel 1995. Qui la rock’n’ride generation ama cercare e trovare se stessa attraverso simboli e icone che diventino “sue” al primo sguardo. È un fatto personale, ma di uno spessore condiviso da molti: si pensi ai numerosi premi di design che Chrome Hearts ha ricevuto, o le sue esposizioni presso il MoMA di NYC. È un fatto personale, dicevamo. Una sensazione, quella del rock, in grado di unire una generazione attraverso le cose, i fatti, le idee che rendono ogni rocker unico.


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owever hard or soft, rock conjures up feelings and a philosophy of life many people are inclined to make their own. Its correlated icons –clear, uncompromising choices based on leather and a few glittering metals– make Chrome Hearts store the ideal place for such people to pop in now and again. Set up in 1988 by Richard Stark to tailor leather items for bikers and their circles, Chrome Hearts is today a big multi-branch world company whose business is leather clothing and accessories but also jewellery and top quality glasses. The style that Chrome Hearts have created has earned them the faithful friendship of such clients as Lou Reed, Ozzy Osbourne and Cher.

The NYC store is the first that Chrome Hearts established in 1995, a place where the rock’n’ride generation can look for and find their icons and symbols, where their personal yet widely shared style has won them design awards and exhibitions at NYC MoMA. Chrome Hearts, the magic of making each rocker unique through personal clothing and ideas that a whole generation enjoys.

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info: +39 0524 526460 - www.pinko.it


MICHELE DE LUCCHI M

ichele De Lucchi è nato nel 1951 a Ferrara, si è poi laureato in architettura a Firenze. Protagonista di movimenti quali Cavart, Alchimia e Memphis, ha disegnato prodotti per Artemide, Dada Cucine, Kartell, Matsushita, Mauser, Poltrona Frau, Olivetti – per quest’ultima ricopre il ruolo di responsabile del design dal 1992. Studioso dell’ambiente del lavoro, ha progettato edifici per uffici realizzati in Giappone, Germania e Italia. Molti suoi interni per servizi sono in uso per Deutsche Bank, Enel, Poste Italiane, Telecom Italia, Mandarina Duck. Premi e riconoscimenti, ormai, non si contano più.

PRODUZIONE PRIVATA

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ichele De Lucchi was born in Ferrara in 1951 and graduated in architecture from Florence University. A protagonist of such movements as Cavart, Alchimia and Memphis, De Lucchi has designed lines for Artemide, Dada Cucine, Kartell, Matsushita, Mauser, Poltrona Frau, and Olivetti whose design department he has been managing since 1992. A student of working spaces, De Lucchi has designed office buildings put up in Japan, Germany and Italy. Many of his interior designs have been realised for Deutsche Bank, Enel, Poste Italiane, Telecom Italia and Mandarina Duck and are among the achievements that have earned him countless prizes and awards.

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Secondo lei come sta cambiando l’equilibrio che il designer deve cercare tra possibilità della funzione e necessità spesso del tutto dentro il cuore e la mente delle persone? Ci viene da chiederlo a lei perché notiamo come Microsoft spacci per novità un progetto come MyLifeBits quando lei lavorava in pratica alla stessa cosa quasi dieci anni fa (Memory PC)… Non credo stia cambiando, quanto affinando, o almeno, speriamolo. Certamente oggi ci sono elementi che producono forti distorsioni che attribuisco fondamentalmente al mercato e alle intrusioni della finanza nel mondo produttivo. Non che questo sia un male a priori, ma i tempi della finanza sono diversi dai tempi dell’industria. Riguardo MyLifeBits, il tema è, nei tempi dell’elettronica, vecchio: sono convinto che l’elettronica e la tecnologia avanzata abbiano per il momento solo sfiorato il tema della casa e assisteremo presto ad una grande invasione di tecnologia nelle nostre abitazioni. In una sua intervista del ‘96 affermava che i prodotti tecnologici avanzati dovevano, per essere percepiti come tali, “dichiarare” efficienza e professionalità. Poco dopo c’è stato l’avvento dell’iMac: cosa è cambiato - e cambierà ancora nel sistema dei segni che tutti abbiamo in testa? Ancora oggi la sfida è sul “problema dello scaffale”, dove vince chi nel confronto con la concorrenza dimostra professionalità e efficienza, che poi vuol dire soprattutto affidabilità. Non è da sottovalutare la necessità dei prodotti di apparire sempre nuovi e quindi più moderni, più prestazionali, più aggiornati etc. Gli iMac sono prodotti esemplari in questo senso e la ricerca di forme più “divertenti” è molto attuale in questo settore. È però un privilegio dei soli “trend setter”.

Ci sono molte differenze nell’odierno approccio al design delle grandi aziende rispetto a quello/quelli che ha incontrato all’inizio della sua carriera? Si e no; sono cambiati i parametri di mercato, di gusto, di diffusione, di produzione etc. Per il successo o l’insuccesso delle imprese è sempre determinante la qualità, il talento, e la determinazione di chi le guida: sono sempre poche, pochissime le menti illuminate, quelle che sanno vedere oltre il successo commerciale. E queste menti erano rare allora e sono rare oggi, ma ci sono! I suoi laboratori di Produzione Privata sono ricchi di entusiasmo e di passione: ci sembrano vincolati all’idea di Scoperta in modo da non risultare mai fini a se stessi. È così? E in ogni caso, quale evoluzione hanno seguito e seguiranno, visto che ormai sono attivi dal 1990? Produzione Privata mi serve per le idee, e cercare idee è il mio impegno principale. Mi aiuta molto l’entusiasmo non tanto mio quanto quello degli altri e ancora di più quello delle persone che riesco a entusiasmare con le mie idee!


What changes are underway in the relationship that a designer has to establish between his own function and people’s heartfelt needs? We are asking you because we noticed that Microsoft passes off as original a project like MyLifeBits which was your field of research some ten years ago (Memory PC )… I think improvements are underway rather than simple changes, at least I hope so. I feel there are significant distortions today due to the market and to the intrusions of finance into the world of production. This is no evil in itself, but the time of finance is different to the time of industry. My view is that in the days of electronics MyLifeBits is an old project; I am convinced that electronics and advanced technology have only touched on house-related problems and that technology will soon bring about a massive invasion of our homes. In a 1996 interview you said that advanced technological products have to “declare” their efficiency and professionality to be perceived as such. Shortely afterwards there was the advent of iMac: what has changed and will change in the system of signs we are used to? To this day the challenge lies in the way you present your products; you’ve got to prove efficient and professional, i.e. reliable, if you want to beat the competition. Yet the necessity for products to better perform, to appear more modern and updated must not be underestimated, as is well exemplified by today’s search for more appealing forms of iMacs, a privilege granted only to trend setters.

How does today’s approach to design in big firms differ from the one you experienced at the beginning of your career? The approach is not that different. Market, taste, production and distribution standards have changed of course; yet the decisive factors in a firm’s success are quality, talent and the determined guidance of their leaders, very few of whom can see further than commercial success. Of course there are good leaders, although they have always been rare. The labs of Produzione Privata overflow with passion and enthusiasm; committed to “discovery” as they appear to be they can’t be an end in themselves. Is that so? As they have been working since 1990, how do you think they have evolved and will evolve? I need Produzione Privata for ideas, which are my principal concern. Enthusiasm is very helpful, especially from other people; the enthusiasm I succeed in stirring in other people with my own ideas is even more helpful!

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ph. Enea Pieraccini

IL LINO QUESTO CONOSCIUTO

120% LINO P

ochi tessuti come il lino sanno evocare più che la lussuosità, il volersi bene, il prendersi cura di sè. Forse ciò deriva dal fatto che il nostro amore per il lino nasce con la nostra civiltà: già le mummie dei faraoni dell’antico Egitto, 8.000 anni fa, infatti, erano fasciate con del lino. Ai tempi dei Romani il suo uso si diffonde, e durante il Rinascimento la nobiltà arriva ad utilizzarlo anche per l’igiene personale – la sua grande duttilità mostrava già allora di andare di pari passo con le sempre più sofisticate tecnologie di lavorazione. Oggi, il lino non teme nessun’altra fibra naturale o sintetica quanto a fascino, capacità di espressione, peculiarità pressoché uniche tra i tessuti come quella di essere sempre più bello più lo si utilizza. Segreti il lino non ne ha: da sempre ha caratteristiche peculiari come un’alta capacità di traspirazione, eccellenti doti di termoregolazione, la possibilità di assorbire umidità fino al 20% del suo peso. Il lino è inoltre antistatico e ipoallergenico. Come si può immaginare, i suoi campi di applicazione sono vastissimi. Dai capi più eleganti si passa con facilità a quelli intimi e a quelli per la casa. Linee come la 120% Lino, poi, sono trattate con tecniche speciali per aumentare la sofficità ed esaltare le caratteristiche naturali del tessuto.

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F

lax, a familiar fibre. Flax is unrivalled in conjuring up the sensation that you are taking care of yourself, rather than striving for luxury. Our love for this fabric may be due to the fact that it was born with our civilization, as is proven by the habit of ancient Egyptians of swathing mummies in flax gauze thousands of years ago. After becoming widespread in the days of ancient Rome, flax fabrics were in large use with the Renaissance aristocracy to make linen and underwear, as the fibre’s great versatility lent itself to more and more sophisticated processing. Today flax expresses and appeals to us far more than other natural or synthetic materials, all the more so since everyday wear increases its beauty. Flax’s properties are no secret: it lets your skin breathe, has a temperatureregulating power and absorbs humidity up to 20% of its weight, besides being antistatic and hypo-allergenic. These are the main reasons why it is widely employed in smart clothing, household linen and underwear.

ph. Enea Pieraccini

ph. Luca Facchini

120% Lino offers a line of flax items to which special processing gives extra softness, besides exalting the fibre’s natural virtues.

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DON’T THINK JUST SHOOT L

’alta tecnologia applicata alla fotografia può raggiungere livelli di sofisticazione davvero elevati. Prendiamo ad esempio la macchina fotografica russa Lomo Kompact Automat: per le sue caratteristiche ha causato una rivoluzione nel mondo della fotografia. È una compatta con l’esposizione automatica, la velocità del suo otturatore parte da un onesto 1/500, la focale è fissa a 32 mm, il suo prezzo è ben al di sotto dei 200 euro. Il fatto è che le sue lenti, nella loro semplicità, sono pressoché perfette, il meccanismo indistruttibile: la piccola Lomo è figlia di primo letto (nata nel 1982) dell’immensa tradizione ottica dell’Europa dell’Est, e prende la luce come pochi altri apparecchi. Dopo milioni di persone oltre cortina, se ne sono accorti una decina di anni dopo alcuni ragazzi viennesi in vacanza nell’allora neonata Repubblica Ceca. Con quella macchinetta che pareva un vecchio giocattolo e un approccio alla fotografia scanzonato ma ai limiti dello Zen (guai a guardare nel mirino!) produssero

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LOMOGRAPHY qualche rullino di foto stranissime, foto che coglievano in modo precisissimo il particolare momento storico grazie anche ad una qualità dell’immagine impensabile per un attrezzo alla vista tanto umile. Da quel gruppo di amici la cosa si è estesa a livello planetario, e ora la Lomo (fra l’altro salvata dall’oblio post Unione Sovietica proprio dai suoi fans) è al centro di una comunità con risvolti artistici, di ricerca, di volontà di vita che va ben oltre la passione per la fotografia. Quanti di noi hanno giocato con una compatta, o una Instamatic per fare inquadrature strane, cogliere attimi che noi sentivamo ma non eravamo in grado di “vedere”. Beh, questo spirito anima la Lomographic Society International, e in essa vivono mille anime e iniziative, non ultima un progetto di scansione del mondo intero da effettuarsi nel 2007. Per noi di Mug l’hi-tech non ha solo il compito di facilitare, sostituire, fare meglio. Ha anche quello di renderci un po’ d’anima. Se poi ce la mostra in un’immagine a tutti gli effetti “nostra”, ma che non passa per i filtri che ci intasano il cervello meglio, no? Fatevi un’idea: www.lomography.com e anche il recente e attivissimo www.lomography.it

H

igh technology applied to photography can achieve extremely sophisticated peaks. An example of this is Lomo Kompact Automat, a Russian camera that has revolutionised the world of photography. Its features: automatic exposure, variable speed shutter, 32 mm. focal plane shutter, simple but virtually perfect lenses, a unique light in-taking device, the indestructible mechanism and its price, well below 200 euros. First manufactured in 1982, Lomo is a top result of the great tradition of East European optics. After millions of people had used it in the ex Soviet countries, the camera was discovered in the early ‘90s by a group of Viennese boys on holiday in the Czech Republic. With that toy-looking camera and their easygoing approach to picture-taking, (looking through the viewfinder amounted to heresy) they shot rolls of weird photos in which a particular event was pictured in precise and neat images, unexpected of such a cheap instrument. Thanks to that party of friends, Lomo

is now renowned the world over, has escaped the oblivion of former Russia, and is the banner of Lomographic Society International, an artistic and research community whose multicultural soul goes much further than photography, with a project of scanning the whole world to be carried out in 2007. For the Mug Team the function of hitech is to change things, to make them easier and better; its task is also to take us somewhere near the soul of things; even better, isn’t it, if shown to us through images of our own, without any brain-obstructing filters. Have a try: www.lomography.com


KODAK DCS PRO 14N K

odak è riuscita nell’intento di creare un nuovo standard per quanto riguarda le macchine fotografiche digitali professionali. Tanta novità è rinchiusa nel corpo in lega di magnesio della DCS Pro 14n. Il dato più appariscente è quello della risoluzione dell’immagine offerta: 13, 89 milioni di pixel, la più alta disponibile sul mercato. Quando poi si scopre che questo risultato è ottenuto non con sensori CCD ma con sensori CMOS, utilizzati in genere per macchine low end e videocamere per sistemi di videosorveglianza, si intuisce che alla Kodak la cosa è stata studiata per benino. Infatti, nella DCS Pro 14n, tutto è pensato in funzione dei tempi e delle necessità del professionista. Innanzi tutto il sensore è a formato pieno 24x36 mm, restituendo ai fotografi libertà d’uso digitale degli obiettivi grandangolari e non solo. Poi c’è da dire che il processo per costruire i sensori CMOS è lo stesso oggi utilizzato per fabbricare la maggior parte dei componenti elettronici basati sul silicio;

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new top standard that Kodak have achieved in digital professional cameras is the magnesium alloy structure of DCS Pro 14n. Yet the most striking detail is the 13.89 million pixel image resolution, the highest available on the market, obtained by fitting CMOS sensors, generally used in low end or in surveillance system cameras. DCS Pro 14n has been engineered taking into account professionals’ rhythms and requirements. Its full size 24x36 mm sensor enables photographers to freely use wide-angle lenses; furthermore, as CMOS sensors are made exactly with the same methods as silicon electronics components, complementary electronic devices can easily be

quindi, al contrario dei CCD, i sensori CMOS possono incorporare l’elettronica di supporto del componente stesso. Ciò permette di ottenere quindi maggiore versatilità, nuovi requisiti di spazio e potenza e di conseguenza una più fluida gestione del flusso di lavoro da parte del fotografo. Ad esempio, un’immagine può essere salvata allo scatto nei formati più duttili, su più supporti e con esposizioni diverse: l’ideale quando si ha la possibilità di fare uno scatto solo. La fotocamera offre due modalità di funzionamento (base ed avanzata), può raddoppiare con facilità il buffer di memoria RAM, vanta una innovativa esposizione per foto con il flash ed è digitale in modo più profondo delle altre: il suo firmware, infatti, è aggiornabile gratuitamente via Internet presso il sito Kodak - un bel vantaggio commerciale, nei confronti di chi invece per aggiornare la fotocamera propone un nuovo acquisto.

SHOOT DIGITAL fitted. This allows more versatile performances, extra space and power, and easier control of workflow. For example a picture shot can be saved in the most flexible formats, various underlay and different exposures, an ideal chance when just one shot can be taken. The camera’s twofold working (basic and advanced) can easily double the RAM buffer, boasts an innovative exposure device for flash shots and is much more digital than the others; its firmware, in fact, can be updated free of charge on the Internet Kodak site, which is much more profitable than having to buy a new camera.

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JEWELRY bH2Ottle La giovane designer trevigiana Rossella Dal Poz ama trasformare le comuni bottiglie di plastica in gioielli/sculture ed accessori che sembrano quasi di vetro di Murano. Dalle spille ai bracciali, dagli anelli alle cinture, dalle collane alle borse ogni pezzo è rigorosamente realizzato a mano. È il modo più fashion di riciclare! bH2Ottle Young Trevisan designer Rossella Dal Poz likes turning mere plastic bottles into jewels, sculptures and accessories that bear a close resemblance to Murano glassware. Her brooches, bracelets, rings, belts, necklaces and bags are all exclusively handmade: a fashionable way of recycling plastics!

Toni Benetton Riproduzioni in serie limitata delle opere di Toni Benetton. In oro bianco e giallo. Toni Benetton Reproductions in white and yellow gold of Toni Benetton’s works. Limited edition.

Calla Jewellery Nasce per gioco la Calla Jewellery, qui rappresentata dai monorecchini: uno solo perché ricco di simboli, storia e forme, sufficiente nella sua presenza unica. Tra filigrane ramate, conchiglie cangianti, croci e piccoli frutti, pende una fusione di idee mediterranee. Calla Jewellery Started for fun, Calla Jewellery is here represented by its single earrings. Just one earring is enough with its wealth of symbols, history and forms. A blend of ideas from the Mediterranean, hanging among auburn filigree, iridescent sea shells, crosses and small fruits.

Tom Binns Nascono in un loft Newyorkese i gioielli di Tom Binns, pezzi unici considerati vere e proprie opere d’arte. Da oltre trent’anni questo eccentrico Irlandese ricerca e compone mix di pietre e materiali preziosi, collaborando fra gli altri con Comme des Garçons. La sua collezione viene presentata in una selezione di negozi che al mondo si contano sulle dita di una mano. Tom Binns Tom Binns’ jewels are created in a New York loft and are unique works of art. A collaborator of Comme des Garçons, this inspired Irishman has been doing research on jewelry for over 30 years and has created charming combinations of hardstones and other precious materials. His collection is now on show in a handful of highly selected shops all over the world.


NEWS Vic Caserta Siciliano di nascita e milanese di adozione, Veneto dal 1970. Fin da giovanissimo, con grande passione e tenacia, raccoglie e colleziona i frutti dei suoi viaggi in giro per il mondo: capi ed accessori di abbigliamento. Epoche e periodi della storia contemporanea, stili di vita e fenomeni di costume. Dal suo archivio di 60.000 pezzi, gelosamente custoditi, nascono collezioni di moda. Ama creare capi unici con fantasia raffinata. Così una camicia militare nelle sue mani viene assemblata -come materia nelle mani di uno scultore- ad un capo di Capucci, diventando un pezzo unico ed irripetibile.

Vic Caserta Born in Sicily, Vic Caserta later moved to Milan but has now been living in the Veneto since 1970. Since he was very young he has been collecting clothing and accessories on his travels around the world. The 60-thousand-piece collection he has treasured is a unique document of contemporary lifestyles and traditions, the primary source of his fashion production. His imagination creates fantastic, unique items; for example he assembles a military shirt and an item by Capucci –as a sculptor does with matter– with absolutely original results.

Carthusia I profumi Carthusia nascono nella memoria da leggende antiche, ma hanno una solida tradizione nel lavoro dei frati della Certosa di S. Giacomo, a Capri, che nel 1948, su licenza papale, rivelarono formule e metodi ad un chimico piemontese. Da allora la tradizione è perpetuata fedelmente, utilizzando esclusivamente materie prime capresi, in particolare il rosmarino del monte Solaro per l’essenza uomo e il garofano selvatico di Capri come base per quelle femminili.

Carthusia Rooted in ancient legend, Carthusia’s perfumes are the outcome of the work of St James Carthusian friars, Capri. In 1948, under the Pope’s licence, the friars disclosed their formulas and methods to a Piedmontese chemist who has ever since kept the tradition alive by using exclusively Capri ingredients, in particular rosemary from mount Solaro for the men’s essence and the wild carnation as a base for the women’s perfumes.

F.U.N. Ecco FUN, ovvero Futur-Urban-Nomad, la nuova collezione dell’industrial designer spagnolo Horge Perez, una serie di borse dedicate al giovane, dinamico “nomade” europeo. Comode, “avvolgenti”, disponibili nelle taglie da XS a XL, lo studio dei formati fornisce le soluzioni per avere con sè pc portatile, documenti e il necessario per viaggi lunghi due o tre giorni.

F.U.N.

F.U.N.

F.U.N. F.U.N. stands for Future Urban Nomad and is the label of a set of easy, wraparound bags by Spanish industrial designer Horge Perez. Devoted to dynamic European young “nomads” the line is available in various sizes (from XS to XL) to carry a laptop, documents and the equipment for short journeys.


Aesop Aesop presenta un box di prodotti chiamato Vintages, una collezione di sei “classici” del marchio australiano. La serie include una serie completa per la cura della pelle, un trattamento per i capelli e due balsami per il corpo e le mani.

Aesop Aesop present a box of products called Vintages, a collection of six classics from their Australian firm. The box includes a complete set for the skin, a product for hair treatment and two balsamic creams for the hands and body.

Ecosmartshop Ecosmartshop è un negozio di Milano (attivo anche via Internet: www.ecosmartshop.it) specializzato in Smart Drugs. Suo fine è quello di far diminuire il consumo di sostanze stupefacenti illegali e/o chimiche, promuovendo l’uso e la conoscenza di sostanze naturali. La scelta è varia e per tutte le tasche.

L’estate di Frank Daniel Il rosso, l’écru, il khaki, il verde militare ed il blue colorano d’estate le shopping dando alla collezione un aspetto frizzante. Le borse FrankDaniel mantengono le loro uniche caratteristiche di funzionalità grazie alle zip e ai bottoni automatici che ne trasformano le dimensioni e l’aspetto, rendendole eleganti e funzionali per il lavoro, fashion e divertenti per il tempo libero.

Y-3 “Y” come Yohji Yamamoto, “3” come le tre strisce Adidas e un trattino per unire il tutto sotto il segno di una collezione footwear unisex. La collezione Y-3 Primavera/Estate 2003 presenta sette stili sportivi tipicamente Adidas, ma proiettati con il tocco di Yamamoto in una nuova dimensione di funzionalità ed eleganza.

Frank Daniel’s summer. Frank Daniel’s shopping bags owe their lively summer look to such colours as red, ecru, khaki, greyish green and blue. The functional zips and poppers make them smart and fashionable items suitable both for work and for leisure.

Ecosmartshop

Ecosmartshop

Ecosmartshop This Milan-based shop aims at reducing the consumption of illegal or chemical drugs by encouraging the knowledge and use of a wide choice of natural substances for all pockets. www.ecosmartshop.it

Y-3 “Y” stands for Yohji Yamamoto, “3” for the three stripes of Adidas, a hyphen connects the two to make the symbol of a unisex footwear line. Y-3 Spring/Summer 2003 collection presents seven typically Adidas sports styles, to which Yamamoto’s touch gives functionality and elegance.

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LEGGERE

a cura di/courtesy of: Idea Architecture Books - www.ideabooks.it

Los Logos - Logo collection Die Gestalten V. Apparentemente semplice, il compito di ideare un logo non è sempre rose e fiori. Logos è divenuta così una pubblicazione guida per marchi, ditte ed etichette. Los Logos raggruppa più di 300 soluzioni grafiche con esempi di oltre 200 designer da tutto il mondo, costituendo un’ampia selezione di design contemporaneo di logotipi. Il volume è suddiviso per soggetti e sistematicamente strutturato da numerosi criteri di ricerca, e diviene un’ottima fonte di riferimento per ogni designer che si rispetti o appassionato che sia. Occhio anche al sito in fase di ultimazione: www.loslogos.org

Although it may seem simple, inventing a logo is no easy matter. “Logos” is a guide to logos, labels and firm names; it offers over 300 graphic solutions with examples by 200 designers from all over the world. The volume is divided into sections, its content is arranged by subjects following consistent methodic guidelines and provides excellent reference for professional designers. For more information click: www.loslogos.org

This eagerly awaited updated volume on retail design in Italy, is a review of a rich and varied range of works, and documents in particular the high degree of specialization achieved in the planning of trading centres, a field in which architectural canons are more and more merged with those of communication.

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Nicola Conte apresenta Rosalia De Souza “Garota Moderna” (Schema Records) Nata a Rio De Janeiro, Rosalia de Souza è nel nostro paese dalla fine degli anni Ottanta, studiando dapprima alla Scuola Popolare del Testaccio di Roma e poi inserendosi nella vita musicale della capitale a fianco di numerosi jazzisti. Nicola Conte, il maestro del fondere assieme jazz e i ritmi latini con l’elettronica, ha deciso di produrre con lei una raccolta di reinterpretazioni di artisti quali Carlos Lyra e Vinicius De Moraes, Geraldo Vandrè, Roberto Menescal, Caetano Veloso e Baden Powell e Vinicius. Tutto il lavoro ha un’armonia straordinaria. La sezione ritmica, e soprattutto il timbro e la voce di Rosalia, sono sempre rispettate dalle linee elettroniche, quasi impercettibili, di cover e pezzi originali.

Born in Rio de Janeiro, Rosalia De Souza has been in our country since the late ’80s when she first studied at Scuola Popolare del Testaccio, Rome, and later joined well-known jazzers in the Capital’s musical scene. Nicola Conte, who masterly grafted jazz and latin rhythm on to electronic music, is Rosalia’s partner in a collection that reinterprets pieces by such artists as Carlos Lyra and Vinicius de Moraes, Geraldo Vandré, Roberto Menescal, Caetano Veloso, Baden Powell and Vinicius. The album is characterized by great balance and harmony as its rhythm and Rosalia’s voice colour in particular are unhampered by the hardly perceptible cover of electronic music and of the original pieces.

Non dovreste stupirvi per l’accuratezza estetica della confezione o per l’estrema pulizia di tutta l’opera, infatti le Gelatine al Limone sono formate da un insegnante di design al St. Martin’s College (Fred Deakin) e un progettista di architetture per giardini (Nick Franglen). Con questo album di debutto, i due signori sono riusciti ad orchestrare un disco molto attraente con una miscela di suoni unica nel genere, toccanti i campioni di pianoforte, una ritmica pressoché fantasma ma sempre sorridente, melodie delicate come bolle e ispirazioni da un mondo lunare (“Spacewalk”). Lost Horizons è un allegro concentrato di energia che resterà parecchio nei lettori CD di chi lo ascolterà, perché oggi il chillout difficilmente ha qualcosa di migliore da offrire.

Don’t be surprised at the aesthetic accuracy of the product, or at the utter neatness of the whole work, in fact Lemon Jelly is the joint work by Fred Deakin, a design teacher at St. Martin’s college, and Nick Franglen, a garden designer. In their first album the authors have created a unique musical blend characterized by stirring piano chords, hardly perceivable but constantly cheerful rhythm, bubble delicate melodies and moonlike inspiration (Spacewalk). A merry blend of energy, Lost Horizons will long be lingering in listeners’ CD players, as “chillout” has hardly anything better to offer.

VVAA “Fabriclive. 07” John Peel (Fabric)

The Ecodesign Handbook Thames & Hudson Ecodesign Handbook analizza per la prima volta in modo organico quegli aspetti del design con spiccata sensibilità ecologica: dai prodotti per casa ed ufficio a quelli propriamente dedicati all’ambiente, fino ai prodotti per l’edilizia. L’opera permette di approfondire la conoscenza di storie, di materiali, di prodotti prototipi come di classici affermati, ed è divisa in sezioni pratiche e di rapida consultazione.

a cura di/courtesy of: Family Affair - Milano

Lemon Jelly “Lost Horizons” (XL Recordings)

New Shops 7 - Made in Italy L’Archivolto È l’atteso aggiornamento sul retail design realizzato o ideato in Italia. Il volume documenta in particolare l’alto grado di specializzazione raggiunto nella progettazione degli spazi commerciali, dove i contenuti architettonici s’intrecciano in modo sempre più consapevole a quelli della comunicazione. Corposo e molto vario il gruppo delle realizzazioni esaminate.

ASCOLTARE

The Ecodesign handbook is the first organic analysis of such aspects of design as involve a remarkable ecological sensibility: from domestic and office products to those for the environement and building. The handbook enables the reader to deeply investigate materials, new prototype products as well as traditional ones, and is divided into practical, easy-to-consult sections.

Storico: “Fabriclive. 07” è il primo ed unico mixalbum di John Peel, DJ leggendario attivo sin dagli anni ‘60. La selezione comprende ben 24 tracce nelle quali c’è un po’ tutta la storia musicale del nostro: dai Joy Division a Jimmy Reed, dai Fall ai Trouble Funk. Una selezione estremamente eclettica, con accostamenti arditi, ma soprattutto, un documento “storico” di eccezionale importanza.

Historical! “Fabriclive. 07” is the first and only mix album by John Peel, an epochmaking DJ who has been on the scene since the 1960’s. This selection includes 24 tracks illustrating John’s entire musical career: from Joy Division to Jimmy Reed, from Fall to Trouble Funk. An all-round selection, with daring matchings, a “historical” document of great importance.


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CLICCARE

Boiler È la prima rivista tematica di arte contemporanea in Italia. È trimestrale, vanta un sito web basato sui contributi di una rete di corrispondenti mondiale e ogni numero rivela ed esplora un differente microcosmo culturale. Il tema del numero zero era “The Circus of Life” mentre il numero 1, attualmente in distribuzione, si sviluppa sul concetto di “The Great Escape”. Boiler tratta di avanguardie artistiche, moda radicale, musica sperimentale e cinema indipendente.

www.adbusters.org Boiler owes the great interest it has aroused not only to its website with a world-wide net of contributors. The first thematic review on contemporary art published in Italy, it discloses and explores a different cultural microcosm in each issue. The theme of the zero issue was “The Circus of Life” whereas N1 is centred on the concept of “The Great Escape”, and is now available. The review’s topics are, among others: artistic vanguards, radical fashion, experimental music and the free cinema.

Fruits Nata nel 1994 da un’idea del fotografo giapponese Shoichi Aoki per documentare l’esplosione della moda di strada a Tokyo, in pochi anni è diventato una rivista cult per gli adolescenti giapponesi. Tutto ruota attorno ai ritratti di giovanissimi che passeggiano impettiti come se le strade della città fossero una passerella, mostrando un misto di alta moda, abiti vintage e vestiti di poco valore -a volte fatti in casa- creando un effetto ibrido, isterico e sempre curioso. Fruits è una rivista colorata, affascinante, divertente e raccoglie la risposta ironica alla ricerca maniacale del “corretto abbinamento”.

Here advertising really becomes a language, a site from which such world initiatives as Buy Nothing Day began and where you can see advertising creativeness at work for clients who usually have to put up with marketing strategies.

www.donbarnett.com Born from an idea of Japanese photographer Shoichi Aoki to document the outburst of Tokyo’s street fashion, Fruits has become in a few years a cult magazine for Japanese teenagers. Its pictures show young people stalking in Tokyo’s streets as on catwalks where to exhibit a mixture of vintage, design and cheap homemade garments which create a curious, hybrid and hysterical effect. Fruits is an amusing, intriguing magazine and an ironic answer to the widespread obsessive search for “correct matchings”.

Frame Diffusa in tutto il globo, scritta in inglese e pubblicata ad Amsterdam: queste sono le coordinate geografiche della rivista bimestrale Frame, che nelle sue pagine tratta di design, architettura e arredamento. Questi particolari mondi sono visti/ analizzati in modo chiaro, esaustivo e vario, anche se con un taglio spesso molto tecnico. La capacità di ricerca reale dell’innovativo nelle tecnologie e nei materiali ne fa un punto di riferimento a livello internazionale.

È il sito dove la pubblicità si afferma davvero come un linguaggio. Infatti, è il posto da dove hanno preso le mosse iniziative mondiali come il Buy Nothing Day, il sito dove è possibile vedere la “creatività pubblicitaria” all’opera quando il committente è chi le strategie di marketing, molto spesso, le subisce.

È il sito di un artista eclettico che spazia tra il type design, l’illustrazione classica e le interfacce per i videogiochi. Qui troverete alcuni suoi lavori per la Dreamworks di Steven Spielberg, interfacce per Nintendo e giochi per Playstation e molto, molto altro.

The site of a versatile artist whose activity ranges from type design, to classic illustrations and video-game interfaces. Here you will find some of his works from Dreamworks by Steven Spielberg, interfaces for Nintendo, Playstation games and much more.

www.one9ine.com Published in Amsterdam and sold the world over, Frame is written in English and deals with planning, architecture and fitting design. Such topics and their related problems are investigated and analysed from various, clear and exhaustive viewpoints, although they are often given an eminently technical cut. The review’s deep search for innovation in technology and materials makes it a landmark of international importance.

È il sito della design company fondata da Warren Corbitt e Matt Owens. Vi si trovano assaggi dei loro lavori di grafica editoriale, web design e media interattivi per clienti quali il MoMA di New York, Sony, Nike, ESPN, Fortune magazine, MTV, Wallpaper, Emigre e l’ONU. Non crediamo ci sia molto altro da dire.

The site of the design company established by Warren Corby and Matt Owens, where you can find specimens of publishing graphics, web design and interactive media for such clients as MoMA - New York, Sony, Nike, ESPN, Fortune Magazine, MTV, Wallpaper, Emigre and UNO.

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o Desidero sottoscrivere l’abbonamento gratuito a Mug per i prossimi 4 numeri (a partire da luglio 2003) I wish to get Mug’s next 4 issues free of charge (starting from July 2003) i o Inviatemi anche il numero 3 (ad esaurimento delle copie disponibili) N° 3 of Mug is also available. Send in your request, as there is only a limited number of copies o Voglio diventare distributore di Mug. Chiedo di essere contattato per conoscere le modalità di adesione. How can I become a distributor of Mug? Please get in touch and let me know.

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MUG Anno 3 numero 4 - Febbraio 2003 Registrazione del Tribunale di Treviso n. 1141 Lazzari S.a.s. via Paris Bordone, 14 31100 Treviso, Italia Ph. +39 0422 410771 Fax +39 0422 545456 www.mugmagazine.com www.lazzariweb.it Editore incaricato: Edizioni Antilia S.a.s. Direttore responsabile: Mara Bisinella Concept, art direction, ricerca: Luca & Nicola Facchini,

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