Mug #06

Page 1


studionext.it

ph marcus diyanto


Cover ph. Reiko Hanafusa

Essere o avere? Domanda senza tempo, indubbiamente. Ma proprio perché senza tempo, il dubbio che mette oggi è uguale a quello che metteva ieri, o cento, o cinquemila anni fa? In redazione siamo dell’idea che i concetti di design, moda e tendenze esistessero già tra i primi Homo Sapiens. Ma noi (e voi) che siamo l’ultimo upgrade di quegli uomini e di quelle donne, preferiamo essere o avere seguendo gli stessi meccanismi, gli stessi impulsi? Sotto traccia, senza farci notare, lo abbiamo chiesto ad ogni pagina di questo numero di Mug. Un Homo Sapiens d’antan userebbe Mug per ravvivare il fuoco, ma ciò ci direbbe con sicurezza se lui preferisce essere o avere? Domanda senza tempo, indubbiamente. To be or to have? A timeless question of course, but just because it is timeless does it make us doubtful in the same way as it did yesterday or a hundred or five thousand years ago? Mug’s editorial team are of the idea that a concept of design, fashion and trends already existed in the days of Homo Sapiens. But do you and we –the latest upgrade of Homo Sapiens - choose to be or to have following the same mechanisms and impulses? We have tried to escape our readers’ notice and have kept asking the question, by way of understatement, on each page of this issue. A Homo Sapiens of the good old days would use Mug to rekindle the fire, but would that tell us with certainty if he would prefer to be or to have? A timeless question, of course.

2. MUTANT FASHION > 7. TUTTI I COLORI DEL BIANCO E NERO > 11. BRUNO BORDESE 13. ROCKING LONDON > 14. FOTOFORME > 15. OSO 16. ABATE ZANETTI 17. MAX SOLINAS > 18. DESIGN E ARTE > 21. DA SYMBOL > 26. MOMO DESIGN 27. BERGMAN > 28. PLAYING FASHION > 29. GIORGIO CAMUFFO > 32. ORLANDO 33. RANDOM > 34. TOKYO > 37. MODEM > 38. QUANTO PESA UN LITRO DI METRI? 40. INDUSTRIA DEL DESIGN > 41. LE RADICI DI WRANGLER > 42. CRABYON > 43. L’ARTE DELL’IMPERFETTO > 44. CUSTOMER CARE > 45. PAUL SMITH > 46. TELEX > 48. RECENSIONI 1


MUTANT FASHION MUTANT FASHION AF VANDEVORST

una brillantezza, un’abilità particolari nell’importare temi comuni e ampliarli senza mai un’oncia di banalità

6”, che hanno portato la cittadina belga di Anversa ad essere uno dei più interessanti e vivaci centri del fashion mondiale. Il tocco AF Vandevorst spiazza, e non delude chi apprezza il decostruzionismo che viene da quei luoghi, ma ha un calore, una brillantezza, un’abilità particolari nell’importare temi comuni e ampliarli senza mai un’oncia di banalità. Pensiamo alla collezione AF Vandevorst che prende spunto dagli insetti, ad esempio, dove temi grafici e carapaci mutuati da quel mondo si fondono in modo sorprendente a comodità e dolcezza nel diventare subito un capo di chi lo sceglie, senza dover troppo ragionare su “cosa il designer vuole dire – cosa io esprimo attraverso ciò che il designer ha pensato”.

2

from “Antwerp 6” who turned the Belgian city into one of the most interesting and lively world fashion centres. The AF Vandevorst touch appears puzzling yet not disappointing to those who appreciate Belgian decontructionism, as its warmth and brilliancy are marks of the designers’ ability to import and develop common themes without ever being trivial. In AF Vandevorst’s insect-inspired collection, for example, graphic themes and shells borrowed from that world are surprisingly coupled with comfort and cosiness in items that you feel your own, without having to ponder on “what the designer means - what do I express by wearing the item the stylist has designed”.

ph. Etienne Tordoir

n Vandevorst e Filip Arickx sono tra i n Vandevorst and Filip Arickx are A A fashion designer che si fanno carico among such fashion designers as con orgoglio dell’eredità degli “Antwerp pride themselves on the inheritance


Personaggi come Gwyneth Paltrow hanno adottato con entusiasmo le idee e la ricerca rigorosa di An e Filip, a riprova di come il loro stile sia intimo ma consapevole, attento, al passo con una “cosiness” che nelle menti e nei cuori sa rinnovarsi e trovare sempre nuovi stimoli. The fact that an actress like Gwyneth Paltrow has enthusiastically accepted An and Filip’s ideas and research proves that their consciously cosy style can be further stimulated by people’s approval.

3


una risposta concreta alla voglia di “mutante” che ci pare di cogliere in giro Per An e Filip, insomma, il grande gioco è trovare l’X-Man (e l’X-Woman, ovviamente) dentro di noi. E il fashion con un’anima non è mai stato più leggero e intenso. Dietro il marchio AF Vandevorst ci sono Filip Arikcx e An Vandevorst, giovani marito e moglie incontratisi per la prima volta all’Accademia Reale di Belle Arti di Anversa nel 1987. Prima di fare ditta insieme, circa dieci anni dopo, An ha lavorato come prima assistente di Dries Van Noten, mentre Filip ha lavorato a lungo come designer freelance avendo comunque una lunga collaborazione con Dirk Bikkembergs. La loro prima collezione donna è quella per l’Autunno/Inverno ’97-’98. Nell’ottobre del ‘98 vincono il prestigioso premio parigino “Venus de la mode” come “futur grand créateur”. Nel 2000 disegnano la Ruffo Research Collection. Oggi le collezioni AF Vandevorst includono, oltre all’abbigliamento, scarpe ed accessori.

4

Their sensibility fits an age in which doubt is the essence of a complete person and to have or to be is no longer a matter of choice. Maybe An and Filip’s items are a concrete answer to contemporary attraction to “mutants”, as their recent feathers, plumes and paper coats seem to ironically confirm. That is why we like them; just because they help us change starting from the most genuine, curious, unconventional side of our personality, in a game that consists in finding the X-Man or XWoman within ourselves. The AF Vandevorst label is the outcome of Filip Arickx and An Vandevorst’s activity, a young couple who first met at The Royal Academy of Fine Arts, Antwerp in 1987. Before they set up a firm of their own ten years later, An worked as Dries Van Noten’s assistant, whereas Filip was a freelance designer and collaborated with Dirk Bikkembergs. In Oct. 1998, when they presented their second A/W collection, they were awarded the “Venus de la Mode” prize as “futur grands créateurs”, then in 2000 they designed the Ruffo Research Collection. Besides clothing AF Vandevorst collections today include footwear and accessories.

ph. Etienne Tordoir

È una sensibilità che sa affrontare tempi dove avere o essere non è più una scelta da fare, ma un dubbio sempre più somigliante alla completezza di una persona. Forse i capi AF Vandevorst sono una risposta concreta alla voglia di “mutante” che ci pare di cogliere in giro (le loro ultime penne, piume e cappotti di carta ce lo confermano con ironia notevole). E ci piacciono per questo, perché se ci aiutano a mutare lo fanno partendo dalla parte più vera di noi, che è giocoforza la più curiosa, quella che manda a quel paese le convenzioni in modo del tutto naturale.


E il fashion con un’anima non è mai stato più leggero e intenso

5


DISCOVERY ENTERPRISE S.P.A. Località Coldanè - Pieve Tesino (Tn) Italy - Tel. +39 0461 591111


ORITUTTI DELI COLORI BIANCO DEL BIANCO E NERO E NERO

JANA TORINO

“Vendevo supermoda, cose di cui oggi mi vergogno!”

ana nasce a Torino negli anni ‘60, J(tutt’ora in periferia, dopo che Alda Farinella la titolare, affiancata da due

ph. www.andreapancino.com

dipendenti e dal cane Brillo) ha ereditato la camiceria dei genitori. “Vendevo supermoda, cose di cui oggi mi vergogno!” ci dice. Dopo un po’ comincia a cambiare sede (sempre più in centro), scelta di capi e clientela: le scelte si fanno via via più rigorose. Varie sono le sedi fino ad arrivare all’attuale, molto tranquilla, in via Maria Vittoria. ll the colours of black and white. A Jana was established in the outskirts of Turin in the ‘60s after Alda Farinella

(who still owns and runs it with the help of two assistants and her dog Brillo) inherited her parents’ shirt workshop. “I used to sell top fashion items, which makes me blush today’, she says. Alda later moved her store to more central city areas again and again, and as her clientèle changed she became more rigorous in selecting her items.

7


Qui Alda accoglie la clientela “affezionatissima: lavoro con e per loro” in locali molto luminosi, spartani e che… a loro modo selezionano chi entra: dentro o fuori. I capi in vendita, scelti rigorosamente da Alda, sono infatti solo bianchi e neri: “se a volte c’è una macchiolina di colore le clienti mi chiedono se è successo qualcosa…”. Le semplici staffe cui sono appesi i capi sono disposte in modo da dar valore ad ogni pezzo in modo pressoché invisibile ma efficace. I locali, dal canto loro, non hanno visto stravolgimenti dall’impostazione originale: la personalità è data da piccoli tocchi dati volta per volta, anche se su tutto troneggia un divano nero anni ‘70 al quale ogni tanto viene data una mano di vernice (al momento è nero). Una stanza più piccola è dedicata a Martin Margiela, lo stilista preferito: qui la semplicità dell’allestimento si sposa perfettamente con l’inimitabile tocco del maestro belga e con la passione di chi lo conosce bene e sa come farlo apprezzare agli altri.

8

Jana Store is now in Via Maria Vittoria where Alda Farinella welcomes her faithful clients – with whom and for whom she works - in Spartan, light flooded premises which, in a sense, select those who walk in. The items that she accurately chooses are only black and white. “When my clients see a tiny colour spot they are greatly surprised…” The premises still bear their original features and their personal quality is achieved by just few but ever new touches: A black sofa dating from the ‘70s stands out in the middle and is repainted every so often. The simple, hardly visible hangers beautifully display and enhance each item. A smaller room is devoted to Martin Margiela, Alda’s favourite stylist; the simple fitting is a perfect match for the Belgian stylist’s touch and helps clients appreciate him.

ph. www.andreapancino.com

la personalità è data da piccoli tocchi dati volta per volta


su tutto troneggia un divano nero anni ’70

9


Torino è una città dove non bisogna farsi troppo notare. Alda ci confida che non vede molti dei suoi capi in giro, ma che non vede neanche quelli delle griffe industriali che vanno per la maggiore. Per questo il negozio Jana, così rigoroso e apertamente “schierato” per un vestire che sia personale fino in fondo, può sembrare in contrasto con la città ma in fondo non lo è, perché Jana è un luogo dove gli stereotipi proprio non abitano. È un luogo da visitare se il bianco e il nero, nel vostro cuore, sono i colori che contengono tutti gli altri.

Una stanza più piccola è dedicata a Martin Margiela, lo stilista preferito

10

ph. www.andreapancino.com

Turin is a city where you mustn’t get yourselves noticed. Alda told us she doesn’t see many of her items around, but that she doesn’t see industrially made popular ones either. Although Jana Store, so openly in favour of very personal clothing, may seem in sharp contrast with the city, yet it isn’t after all, for Jana is far from stereotyped. A place to visit if black and white are to your mind the colours that contain all the others.


BRUNOBRUNO BORDESE BORDESE

SPRINGSUMMER>>2004

oman/Néo-radical-chic: Bruno W Bordese mischia maschile e femminile creando un genere unisex ingenti-

lito da silhouette affusolate su modelli tipicamente maschili: le stringate e i mocassini accollati black&white sono in anaconda, in vitello oppure in pelle verniciata con effetto quadrettato, immaginando Barbarella e Flash Gordon. I sandali a calzare disegnano arabeschi sul piede come tatuaggi di ispirazione ellenica, in pelle bianca abbinata a pelle madreperlata o argento. Man/La stringata è declinata con materiali più strong come il vitello a concia pergamena, l’anaconda ingrassata, la pelle di pesce Karug la pelle intrecciata e il vitello spazzolato ultralucido. Forma anatomica a piede per la serie di ispirazione “gym-retrò” in pelle supersoft microforata color taupe, con allacciature profonde. Stile Quadrophenia con riferimenti anni ‘80, la serie con forma a punta realizzata in pelle martellata e bucherellata a microquadretti in pelle nera.

oman/Radical chic is the proper W term for this collection, which is a cross between a classic men’s look

and models inspired by Barbarella and Flash Gordon, featuring flat decoupee sandals/boots. Man/The collection is created with strong materials, calfskin with a sheepskin effect, treated anaconda, karug fish and super shiny smooth leather. The themes are two and are opposing: dejavue and moods. The basket has been part of the collection for several seasons and will be presented in a vintage look for next summer using a very soft leather with a washed effect.

11



ROCKING ROCKING LONDON LONDON

WITH THE RAVEONETTES

nel Regno Unito con l’apertura del suo flagship store londinese al 161 di Brompton Road. Per celebrare l’evento, il 13 novembre scorso Pinko ha dedicato alla Londra modaiola un party all’interno del suo nuovo store con la performance live della rock band The Raveonettes, con presenti i Placebo, fan del gruppo e altre star. Molto apprezzata dalla rockstar Madonna, Pinko è “instant fashion”; è stata la prima a tradurre il fascino delle passerelle aggiungendo un tocco di sensualità. Il suo glamour senza tempo si illumina di top in paillettes color argento, micro gonne e super-mini abiti in sfavillanti macropaillettes rosse e rosa o optical dal gusto retrò. Scivola in avvolgenti stivali di pelle bianca Pinko, perfetti per la ragazza affascinante sempre alla ricerca di nuove emozioni. Leggins e pantaloni avvitati super aderenti, in tessuti avvolgenti che richiamano il sex appeal degli anni 80, sono indossati sotto maxi maglie asimmetriche con maniche a pipistrello, cardigan ultra fluidi e giacche di pelle morbidissime. I top e i vestiti in jersey di seta sono pericolosamente tagliati per svelare schiene nude, sottolineando il sex appeal della collezione. Le “fashion victims” verranno definitivamente conquistate dalla lussuosa collezione di accessori Pinko, arricchita da splendidi guanti di pelle viola opalina e bow bags bianche e nere, ispirate agli anni 60.

ne of the hottest Italian fashion O labels, Pinko has opened its London flagship store at 161 Brompton Road,

flooding the U.K. with its exciting sexy style. All of London fashion enthusiasts flocked to the party that Pinko gave at the new store on November 13th to celebrate the event. The live performance of The Raveonettes rock band within the party was attended by the Group’s Placebo fans. Pinko, a label rock star Madonna is party that Pinko keen on, is “instant fashion”, the first to combine the charming atmosphere of catwalks with a touch of sensuality. Its timeless glamour glitters in pailletted silver tops, micro skirts and retro style super mini-dresses dotted with sparkling red, pink or optical macrosequins. Pinko’s wraparound white leather boots are perfect for charming ladies in search of emotions! Leggings and supertight twist-around trousers in soft fabrics recall the sex-appeal of the 80’s to be worn under asymmetrical bat-sleeved maxi-sweaters, ultra fluid cardigans and extra soft leather jackets. The tops and silk jersey dresses are so boldly tailored as to show nude backs, emphasizing the collection’s sensual appeal. “Fashion victims” will finally be conquered by the luxury collection of Pinko accessories, among which the splendid opaline-purple leather gloves and the black and white bow bags recalling the ‘60s.

gave at the new store

ph. McCauley Photographic ltd.

inko, uno dei marchi italiani più P “hot” nel mondo della moda, trasmette il suo elettrizzante stile sexy

13


FOTOFORME FOTOFORME STAGE ISAVV

egli ambienti del negozio Lazzari di hotoforms N P Treviso saranno ospitate, in esposiLazzari Space, Treviso, will hold an zione, le gonne prodotte dagli allievi di exhibition of the skirts manufactured

a Associazione Culturale Lazzari nasce con l’intento di promuovere un incontro Lautentico e continuativo con lo scenario

artistico contemporaneo nel cuore di Treviso; vuole essere occasione di scambio fecondo di idee ed emozioni con la cittadinanza tutta, farsi promotrice di esperienze artistiche trasversali e cross-culturali (etniche, multimediali ecc.) che vedano coinvolte a vario titolo le istituzioni, l’intellighenzia e l’establishment artistico locali, nazionali ed internazionali. L’Associazione si pone come tramite fra un pubblico attento e lo scenario artistico attuale, in un’ottica avulsa da ideologie strettamente di mercato, mirante unicamente all’arricchimento e approfondimento di tematiche culturali attraverso percorsi nuovi, stimolanti ed inusuali. Con la nuova Direzione ci assumiamo pertanto il compito di dar vita ad uno spazio – fisico e mentale – privilegiato, un luogo di dialogo culturale, di contemplazione e fruizione artistica, di contaminazione di idee e di creatività.

azzari Cultural Association Newly started Lazzari Cultural LAssociation aims to be a permanent meet-

ing point for contemporary artistic trends in the heart of Treviso, an occasion for fruitful and mutually profitable exchanges of ideas and emotions with the whole town. The Association’s objective is to variously involve local, national and international institutions, intellectuals and artists in a project aimed at promoting and supporting cross-cultural and artistic events. Their declared intent is to be a link between contemporary art and the public, and, regardless of market trends, provide new, stimulating ways of delving deep into cultural issues. The new art Direction takes on the task of creating such a physical and intellectual ambience as can bring about cultural exchanges, encourage artistic contemplation and enjoyment and foster the circulation of ideas and creativity. Carlo Damiani, Art Director

14

Cracking Art Gabbiani - 2001 Toni Benetton Dialoghi con la Città - 2002

Moda e costume della V D 2002-2003 dell’Istituto d’arte di Vittorio Veneto. Gonne, forme, foto: Fotoforme. Tutto è partito da una gonna anni Sessanta: semplice, tipica dell’epoca, in tinta arancio; ripescata, non per caso, da un mercatino dell’usato. Con un’operazione sartoriale vagamente paradossale la gonna-archetipo viene smontata nelle sue parti, ri-pensata, ri-progettata. Riduzione o eliminazione dei teli; intarsi di superfici diverse - lisce o ruvide, opache o trasparenti; materiali tessili tradizionali affiancati o sostituiti con materiali tecnologici - nylon e PVC; decori che sanno ancora di anni Sessanta, citazioni tradite tra Pop e Op - sagome reiterate di oggetti quotidiani o geometrie circolari un poco ipnotiche; l’arancione ridotto a motivo o altri colori vivaci, psichedelici, come nei quadri di Stella e di Noland: ogni allievo è intervenuto su diversi livelli -struttura, superficie, materiale, motivo, colore- ha interpretato a suo modo quella prima gonna, ne ha riproposto la sua versione. De-contestualizzato, l’oggetto-gonna va ora ri-contestualizzato, indossato, ambientato… fotografato. Non semplice gesto di documentazione del prodotto, la fotografia è prima di tutto un’operazione di lettura, inquadra l’oggetto, lo ritaglia e lo ricuce, lo trasforma in immagine; è una verifica, ma anche un nuovo sguardo sull’oggetto: ne potrebbero scaturire -perché nonuove idee di progetto.

by the Fashion and Clothing students from Form V D of Istituto d’Arte (Art Institute), Vittorio Veneto. Skirts, forms, photos: Photoforms. Everything started from a simple orange skirt dating back to the ‘60s which we found in a street market. The archetypal skirt is disassembled through a paradoxical sartorial operation, then re-conceived and re-designed. The resulting pieces of fabric are reduced in size or done away with; inlays of smooth, rough, opaque or transparent surfaces are created; traditional textile materials are matched or replaced by such uptodate materials as nylon and PVC; the decorations still recall the ’60s and are quotations from Pop and Op with recurring silhouettes of daily objects or somewhat hypnotic circular geometries; orange or other lively

psychedelic colours become but motifs like in the pictures by Stella and Noland. Each student makes his/her own contribution at a different level: structure, surface, material, motif, colour, gives a personal interpretation of the original skirt and proposes a version of it. Once decontextualized the object-skirt is to be recontextualized, worn, correlated… photographed. Photography is not simply documentation but a reading of the product, as it frames the object, cuts it, sews it up and turns it into an image; a test but also a new way of looking at it. New design ideas might follow… Why not?


OSO OSO SIMON FRASER

fondatori di Oso sono Denise Vangelisti Inima e Stefano Freschi, titolari della omoFreschi & Vangelisti, una delle più quotate, in termini di qualità, giovani industrie orafe italiane. Il Central Saint Martin’s College di Londra e Simon Fraser, direttore del corso di M.A. sono il primo tassello di un grande puzzle in progress che permetterà ad Oso di essere una fucina di talenti e di creatività. “Fin dall’inizio abbiamo voluto creare un marchio globale, simbolico e non un altro marchio di gioielli. Più che un nome, abbiamo creato un pittogramma in grado di veicolare senza costrizioni i valori del Brand. Questi valori hanno a che fare con cultura, passione, modernità, estetica, entusiasmo ed etica, riuniti in una visione di pura ed elegante semplicità. E per questo abbiamo scelto il testimonial più puro, semplice ed elegante che esista: l’acqua”. La collezione primavera estate 2004: L’obiettivo raggiunto è una Collezione dal forte gusto e sapore etnico, rivolta però prepotentemente verso il futuro. La materia prima è l’argento puro 925 in tre varianti colore: bianco lucido, bianco satinato, nero lucido. Ma il filo conduttore della collezione che caratterizza e rende unico ogni pezzo sono i Trade Beads… rossi arancio… Pomegranate (melograno). I Trade Beads sono perle di vetro veneziano dei primi dell’Ottocento, barattati in Africa da mercanti e avventurieri, utilizzati dalle popolazioni indigene per i loro gioielli. Dopo 100 anni questi Beads sono tornati sui mercati internazionali, Oso ha acquistato tutto l’esiguo stock disponibile, attraverso una società americana che li commercializza. Il risultato è che ogni singolo pezzo della collezione Oso ha una nota di colore unica e irripetibile.

so was set up by Denise Vangelisti and O Stefano Freschi, the owners of Freschi & Vangelisti, one of the most renowned

new Italian goldsmith industries. Central St Martin’s College, London and Simon Fraser, the Director of the M.A. course are two important elements in the great design that will enable Oso to be a mine of creativity and talented artists. “From the very start we wanted to create nothing but a symbolic, global brand of jewellery. Rather than a name, we created a pictogram capable of directly conveying the Brand’s values which have to do with passion, enthusiasm, modernity, culture, aesthetics and ethics so blended as to express our conception of pure and smart simplicity. That is why we have chosen the purest, smartest and simplest of symbols: water”. The S/S 2004 Collection The objective we achieved is a Collection with strong ethnic overtones that looks ahead into the future. The raw material is pure sterling silver in three colour shades: polished white, satin white, polished black. Yet the Collection’s main features that make each item unique are orange-red… pomegranate… Trade Beads. Trade Beads are Venetian glass pearls dating from the early XIX century, bartered in Africa by merchants and adventurers and used for making jewels by the natives. Over a century later the Beads reappeared on the international market and Oso bought what few were available through an American company. The outcome is that each single piece in the Oso Collection has a unique colour nuance of its own.

15


OSO OSO SIMON FRASER

The Oso Project A collaboration between Freschi & Vangelisti and Simon Fraser, jeweller, performer and director of MA Design by Project at Central Saint Martins College of Art & Design London. Briefing notes 1. We need a new title for the collection Oso’s launch collection is the result of a wonderful/exciting collaboration between Freschi & Vangelisti from Arezzo Italy and Simon Fraser who worked with some of his Masters students from Central Saint Martins. The brief, given to Creative Director Simon Fraser was to create a new fashionable jewellery label, which would show 2 new collections a year. Freschi & Vangelisti, who already manufacture for some of the world’s great luxury companies wanted to explore what their brand new factory could achieve. “We decided to use the factory as a “laboratory” a creative laboratory to look at surfaces, new techniques and see how these worked in production” says Fraser. He and the 5 students set about creating a brief for the design side of the project, looking at their target client, an international 28 to 45 year old woman, although of course she has a touch of Italian passion about her. Working closely with directors Denise Vangelisti & Stefano Freschi The team created a collection fusing cutting edge manufacturing technology The students are: Catherine O’Sullivan, Savitie Laopravatkul, Julie Lawrence, Claudia Martin, Gaby Shin Simon Fraser

16

ABATE ZANETTI ABATE ZANETTI SCUOLA DEL VETRO DI MURANO

a Scuola del Vetro di Murano è stata urano Glass School Ldi una M recentemente riaperta, quale erede The heir of The Design School antica istituzione vetraria di for Glassmakers established in 1862, Murano, la Scuola di Disegno per Vetrai fondata nel lontano 1862. La scuola si propone sia come polo educativo e di insegnamento che come centro per la ricerca e lo sviluppo di tecnologie ed arte, nato dalla tradizione di Murano ma aperto a tutto il mondo, in cui artisti, Maestri e insegnanti si incontrano e confrontano. Parallelamente al normale svolgimento delle lezioni, prendono vita anche interessanti iniziative che accrescono il valore ed il significato della scuola, quali mostre sul vetro contemporaneo, convegni, laboratori creativi. In questo ambito opera “Atelier”, nato dalla stretta collaborazione tra maestri vetrai, artigiani, designer e studenti all’interno della Scuola del Vetro Abate Zanetti, tutti legati dal desiderio di mettere a disposizione la loro competenza professionale, per sperimentare nuove tecniche lavorative e di espressione concettuale legate alla materia vetro.

Murano Glass School has recently been reopened. The School aims to be both an educational institution and a centre for research on the art and technology of glassmaking where glass masters and artists can meet and exchange their experience and skills. Besides regular classes the School holds such initiatives as exhibitions on contemporary glassware, creative workshops and meetings. “Atelier” is the School-based research centre to which glassmasters, craftsmen and students contribute their professional skills to experiment on new conceptions and glass working techniques.

Roberto Schiavetti Direttore della Scuola del vetro


Esposizione dal 5 dicembre 2003 al 29 febbraio 2004 presso Spazio Lazzari, Treviso Exhibition at Lazzari Space, Treviso, from December 5th 2003 to February 29th 2004

i viene in mente M una frase di Brancusi che calza a

pennello al lavoro di Max: “…la semplicità non è il fine dell’arte, ma ci si arriva nostro malgrado avvicinandoci al senso reale delle cose“. Per MaxSolinas la definizione di modi “astratti” o “figurativi” di un’opera, non è mai pregiudiziale o programmata, ma è il risultato di un processo di conoscenza e di rielaborazione in cui convergono elementi sensoriali, concettuali, psicologici. Max cerca di cogliere la forma pura, emblematica, nella quale la sensazione e l’emozione individuale legate al momento di vita, si configurano in modi e strutture ideali, di classica sintesi.

Una scultura intesa a cogliere l’essenza del reale e ricreare una analogia di sviluppi organici e di elementi naturali nel loro rapporto con la psicologia, tutto questo infarcito talvolta da illusioni fantastiche. Una rete di rapporti e contrapposizioni di confronti e rimandi evocativi coi quali l’artista raggiunge un riassunto della qualità dell ’essere vitale. Egli fonde il volume e lo spazio, i pieni e i vuoti, per Lui aventi la stessa importanza in quanto congeniali ad esprimere, in forma simbiotica, il concetto. Come persona colpisce poi la sua innata curiosità che è apprezzamento per la vita e per tutte le cose che l’arricchiscono, il suo grande amore per la materia, alla quale vorrebbe sempre donare una forma elegante, signorile, sensuale, e rendere questo mondo più sereno allontanandone le asperità e le volgarità, ahimè tipiche di molti attuali pseudo-artisti. Max Solinas nasce a Venezia nel 1963 e, dopo anni spesi in una più personale ricerca, attraverso lo studio, approda negli ultimi anni nel mondo della scultura; seguendo vari maestri. Dopo una prima fase sullo studio della figura, rivolge l’interesse alla stilizzazione della stessa ricercando linee semplici, ma importanti.

MAX SOLINAS MAX SOLINAS

a sentence by Brancusi that Itheremember fits Max’s work: “…simplicity is not end of art, but we achieve it in spite of ourselves as we approach the real sense of things”. For Max Solinas the definition of the “abstract” or “figurative” modes of a work is never biased or planned, it is the result of knowledge and elaboration through sensorial, conceptual and psychological elements. Max strives to catch the pure emblematic form in which life-originated perception and emotion take on their ideal classical structural synthesis. His sculpture aims at getting the essence of reality and at recreating, by way of analogy, organic and natural forms which the relationships with psychology and the author’s imagination make more complex. Relationships, contrasts and evocative hints enable the artist to express his condensed vision of life’s essence in works where equally important volumes and spaces are welded to express a concept. We cannot but be amazed at Solinas’ instinctive curiosity and liking for life and all that enriches it, and at his love for matter which he always strives to shape in smart, refined, sensual forms, far from the harshness and vulgarity of so many present-day pseudo artists. Max Solinas was born in Venice in 1963; after years of study and research under the guidance of various masters, he devoted himself to sculpture. His early figurative approach is now somehow more stylized through simple yet meaningful lines.

17


DESIGN E ARTE DESIGN E ARTE MAGIS

agis nasce 27 anni fa, nel luglio del M 1976, quale “azienda di produzione senza fabbrica per la realizzazione di

18

complementi d’arredo ad alto profilo tecnologico da produrre in grande serie e per la diffusione globale”. Da sempre cerca di rendere attuabile il mito originario dell’industria che prevede la realizzazione di grandi numeri a bassi costi prestando però un’attenzione particolare alla qualità formale, alla bellezza del disegno e alle tecnologie avanzate. Ridisegnare lo scenario degli oggetti d’uso comune, arricchire l’abituale di stile ed eleganza reinterpetandone i protagonisti è il lavoro che Magis attua con entusiasmo e convinzione grazie alla consapevolezza che “anche la quotidianità è fatta di molte cose, e occorre fantasia per rendersene conto” (sono nati secondo questa matrice, tra gli altri, il portabottiglie “Bottle”, lo scolapiatti “Dish Doctor”, l’asse da stiro “Amleto”, la scaletta “Step”). I risultati ne hanno dato merito e nel perseguire questo obiettivo Magis ha ricercato la collaborazione di designer autorevoli quali: Jasper Morrison, Stefano Giovannoni, Marc Newson, Enzo Mari, Robin Day, Konstantin Grcic, stili diversi per prodotti diversi. Accanto ai designer di consolidata collaborazione, quest’anno Magis registra una nuova entrata prestigiosa, Ron Arad, con tre nuovi progetti. Fino ad oggi il mercato si è dimostrato sensibile non solo alla funzionalità del prodotto, ma anche alla sua valenza estetica prendendo coscienza di quel valore aggiunto derivante dall’elevato livello tecnologico unito alla continua ricerca formale. E il limite di ciò che normalmente rientrava nella categoria del design si è considerevolmente allargato. La ricerca dei materiali rappresenta un campo d’indagine entro cui Magis sta investendo consistenti energie: anche se la plastica rimane il materiale d’utilizzo privilegiato l’azienda si sta aprendo

Esposizione dal 12 dicembre 2003 al 29 febbraio 2004 presso Spazio Lazzari, Treviso Exhibition at Lazzari Space, Treviso, from December 12th 2003 to February 29th 2004

verso esperienze totalmente nuove. L’andare al di là di questa materia significa sfidare anche le comuni tecniche produttive ad essa legate: “Air-Chair” è la prima sedia al mondo concepita per essere costruita con la nuova tecnologia dello stampaggio a iniezione assistito da gas. agis was founded 27 years ago, in M July 1976, as “a no-factory production company for the mass production

of furniture and household accessories with a high technological profile and worldwide distribution”. From the beginning, Magis concentrated on putting into practice the original dream of industrialism, which is the production of large numbers at low costs. Magis pays careful attention, however, to the formal qualities of the things they make, the attractiveness of the designs, and the application of Folding Air Chair - design Jasper Morrison

advanced technology. Redesigning and providing new meaning for a full range of objects of common use and enriching the usual and repetitive with elegance and style, are the things that Magis works on with enthusiasm and conviction. They are convinced that “even though day-to-day life is made up of many things, it takes imagination to realize to what extent this is true”. This matrix has given life to the “Bottle” bottle rack, the “Dish Doctor” dish rack, the “Amleto” ironing board and the “Step” step ladder, among others. Successful results have given credibility to this matrix, and to pursue its objective, Magis has sought collaboration with reputed designers such as Jasper Morrison, Stefano Giovannoni, Marc Newson, Enzo Mari, Robin Day, Konstantin Grcic – different styles for different products. Starting from this year, a new prestigious designer will be part of the Magis Designers’ Team: Rod Arad, who is developing three projects for Magis. Up until now, the market has proved to be sensitive not only to the functionality of products but also to their aesthetics, most definitely perceiving the added value that derives from high level technology combined with nonstop formal research. In addition, the limit for certain typologies of objects entering into the design category has opened up considerably. Research of materials represents a field in which Magis invests a considerable amount of energy. Plastic remains its material of choice, but the company is opening up to totally new experiences. Going beyond plastic also means challenging some of the most common production techniques connected to plastic: “Air-Chair” is the first chair in the world to be conceived for production by air moulding.


Aqvarivs

Magis ha ricevuto tra gli altri i seguenti premi: · 13 selezioni al Compasso d’Oro, ADI – Milano · 20 Top Ten alla manifestazione fieristica Promosedia di Udine · Sedia dell’anno nel 1996 con la sedia O’Azar di Jean-Marie Massaud Udine · 1 Prix d’Excellence assegnato al portabottiglie Bottle – Parigi · Nombre d’Or 1999 premio assegnato da una giuria di giornalisti e critici del design francese

Bottle - design Jasper Morrison Air Chair - design Jasper Morrison

Negli anni 2000/2001 ha inoltre ricevuto: · Blueprint Award 2000 per la sedia Air-Chair – Londra · Selezione del Centro Georges Pompidou - Carrefour de la Création 2000 per i prodotti Air-Chair e Pipe Dreams – Parigi · Premio Catas per Air-Chair 2000 (UD) · Selezione al Compasso d’Oro ADI 2001 per la sedia Centomila e il cavalletto Ipsilon · Migliore collezione all’ICFF (International Contemporary Furniture Fair) di New York assegnato da una giuria internazionale di giornalisti – 2002 · Reddot Award assegnato alla cassettiera Plus Unit, 2002 – Essen Molti pezzi Magis fanno anche parte delle collezioni permanenti di importanti musei come il MoMa di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Design Museum di Londra, il Museum für Gestaltung di Zurigo, il Musée National d’Art Moderne Beaubourg di Parigi.

Per questo N. 6 di Mug-Cultura abbiamo scelto un filo conduttore: L’acqua. Acqua che nei lavori degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia ci porta, muovendo dalla laguna, attraverso la fucina dei maestri vetrai di Murano, fino al continente africano, dove all’inizio del secolo scorso perle di murrine prodotte nell’isola veneziana venivano scambiate dagli avventurieri occidentali con le popolazioni indigene. L’Acqua bene prezioso dell’umanità tutta (questo è l’anno “mondiale” dell’acqua), un’acqua che è metafora di purezza e trasparenza, oltre che origine e sostentamento della vita sulla terra. Acqua a cui OSO ha voluto dedicare la sua linea di gioielli, e che ritroviamo – paradossalmente - in quell’umor vitreo (e solido!) così sapientemente lavorato dai nostri maestri vetrai. C.D. Paola Ganz - Still da video digitale “Confini” - 2003 - AABB Venezia Primoz Bizjak - LightBox “Cantiere N. 7 Venezia” - 2003 - AABB Venezia

We have chosen to devote the 6th issue of Mug-Culture to one main theme: Water. From the works of students at Accademia di Belle Arti, Venice, water takes us across the lagoon and through the workshops of Murano glass masters all the way to Africa where, early in the XIX century murrhine glass pearls were exchanged with the natives’ items by western adventurers. A precious resource for the whole of humanity (water-related problems have been given worldwide emphasis this year), water is a metaphor for purity and transparency, besides being life’s pre-condition and a guarantee of its survival on the planet. OSO have devoted their jewellery line to water, an element which paradoxically reminds us of the fluid (and solid!) material so skillfully shaped by our glass masters. C.D.

19



DA SYMBOL DA SYMBOL

T-SHIRT

T-Shirt: capo intimo invisibile per L(maamolti anni e poi capo talmente intimo svelato) fino a diventare pagina

politica personale e profonda espressione del sè fino al limite dell’inconsapevole, anche nelle sue espressioni più banali. La T-Shirt: capo che per significati e significanti sempre più complessi e intrecciati alle diverse culture e occasioni modalità d’uso è paragonabile solo al jeans. La T-Shirt: simbolo, medaglia, premio, divisa, pagina di design, antiraffreddore efficace. Proponiamo una scelta di T-Shirt limited edition, magliette che parlano a pochi ma dicono molto, e lo fanno qui anche per le magliette che dicono poco ma parlano a molti (un Simbolo con la S maiuscola non guarda a certe piccole cose). he T-shirt, an invisible item of Tbecome underwear for many years, has later visible, indeed an extreme often unconscious way of expressing one’s self. The ever more complex significations and signifiers involved point to different cultures, occasions and uses just as it happens with jeans. A T-shirt can be a symbol, a badge, a prize, a uniform, a design illustration, a good anti- cold remedy. The choice of limited edition T-shirts we propose are meaningful to few but say a lot, and on this occasion they stand for such T-shirts as say little but are meaningful to many.

21


55DSL T-Shirt in edizioni superlimitate (100 pezzi per soggetto) per la serie curata da Andrea Rosso e affidata all’estro di artisti ogni volta diversi. Al momento è nei (pochi e selezionati) negozi la serie dedicata al mondo dell’atletica degli anni ‘80, disegnata da Anton Lopez, da Daniel Piwowarczyk e da Anthony Yankovic: colori, tecnicità e simboli di un passato vicinissimo e lontano insieme. Andrea Rosso has edited the series of T-shirts in superlimited editions (100 pieces per item) designed by different skilled artists. The series devoted to athletics in the 80’s is now available in few selected stores. Designed by Anton Lopez, Daniel Piwowarczyk and Anthony Yankovic the series conjures up a recent yet far-off past in the colours, technique and symbols it displays.

Under Cover Dalla label del giovane stilista giapponese Jun Takahashi arrivano delle T-Shirt studiate per accentuare, e non solo concettualmente, il particolare concetto di “stretch” che l’uso, l’abuso e i continui lavaggi portano alle lunghezze e alla vestibilità di maniche e collo di una maglietta. Dopo decenni di concentrazione su cosa una T-Shirt dice “fuori”, ecco uno sguardo su come si vive una T-Shirt da “dentro”. Young Japanese stylist Jun Takahashi’s label has produced T-shirts that emphasize the stretch that use and repeated washing cause in T-shirts’ length as well in sleeve and neck wearability. A new way of considering how a T-shirt feels inside after people have for years concentrated on how it looks outside.

22


Watanabe Della ricercata sintesi senza tempo che è propria della ricerca di Junya Watanabe abbiamo ampiamente parlato nel numero 4 di Mug: con le T-Shirt Pink il tema della guerra entra a far parte dell’universo di Watanabe, dove colori stranianti e mood basic rendono ancora più evidente il mix spazio-temporale necessario per esprimere un sentire con un capo d’abbigliamento - difficile per molti, ma non per questo grande stilista giapponese. We have already dealt with the sophisticated, timeless achievement of Junya Watanabe’s research in MUG’s 4th issue: With Pink T-shirts the theme of war breaks into the Japanese stylist’s universe with estranging, mood-basic colours that provide such time-space hints as are necessary to express emotion through an item of clothing. An impossible achievement for many, but not for this great Japanese stylist.

Martin Margiela In serie limitata, Martin Margiela spiega su questa T-Shirt che è necessario più impegno per combattere l’AIDS che per indossare questa maglietta ma comunque è un buon inizio. Il rigore concettuale del grande belga mostra una delle sue facce più vere (questa serie è prodotta dal 1992), alla faccia di chi si ostina a non capire la sua raffinata concretezza. On this limited-edition T-shirt Martin Margiela explains that it takes more effort to fight against Aids than to wear the T-shirt. A good start, no doubt, and one aspect of the Belgian stylist’s commitment. So much for those who keep slighting his refined concreteness.

23


A. Goldschmied Le T-Shirt “Products in Action” di Adriano Goldschmied ci ricordano le magliette che vediamo nei reportage di strada: hanno quell’immediatezza che un contesto fermato da una foto regala, ma senza il contesto: da sole… Mica poco, ma è semplicemente quello che ci deve dare chi è oggi indicato come il Padrino del Denim, con tutto ciò che ne consegue in “street credibility”!

24

“Products in Action” T-shirts by Adriano Goldschmied remind us of those we see in street reports, as they have an immediacy of their own that only a snapshot can render. Not little, is it? Just what we expect of the man who is called the “Godfather of Denim”.

National Geographic National Geographic è esplorazione, studio, ricerca e impresa estrema, e ha creato una linea di abbigliamento outdoor le cui T-Shirt sono in un cotone naturale dalla mano soffice e dalla vestibilità ottima. Il risultato è una tecnicità che va davvero a braccetto con lo spirito d’avventura e il buon design. National Geographic means exploration, study, research and extreme enterprise, and has created a line of outdoor clothing that includes soft, highly wearable, natural cotton T-shirts in which technical skill goes hand in hand with good design and a spirit of adventure.


The Designers Republic Provocazione nel contesto di un vasto progetto per fare del design un bene comune: ecco cosa c’è dietro una T-Shirt della Designers Republic, gruppo di creativi con base a Sheffield. Sul retro di questa che vedete c’è scritto: “This machine is emptied daily”, ovvero: “questa macchina è svuotata giornalmente”.

Peggy Moffitt/Comme des Garçons Il genio di un grande pioniere del fashion design come Rudi Gemreich (inventò fra l’altro l’unisex e il topless, per i distratti) ha riunito in quella che sarà una serie di collezioni di celebrazione personaggi del calibro di Peggy Moffit, sua amica e collaboratrice di lunga data, William Claxton, Carla Sozzani and Rei Kawakubo. Nell’operazione non potevano mancare le T-Shirt, e Mug non ve le fa certo perdere.

Provocation in the context of a wide project to make design a shared resource: that is what lies behind the T-shirt of Designers Republic, a Sheffieldbased team of fashion creators. On the back of this T-shirt there’s the caption: “This machine is emptied daily”.

The genius of a great fashion design pioneer like Rudi Gemreich (let me remind you that he invented the topless and unisex) has gathered in a series of celebrative collections such protagonists as Peggy Moffit (his friend and former partner), William Claxton, Carlo Sozzani and Rei Kawakubo. Mug will see to it that you don’t miss the T-shirts in the collections.

25


MOMO DESIGN MOMO DESIGN

QUANDO LA TECNOLOGIA DIVENTA DESIGN

centro di ricerca e stile Momo Design, nato come massima espressione nello omo Design, the research and style centre born as maximum expression in the Iedlstudio M del car design, debutta nel fashion business con una linea di abbigliamento car design study, is now making its debut in the fashion business with a clothaccessori. ing and accessories line. Momo Design nasce negli anni ’80 e, alcuni anni fa, quando la Momo diventa americana, Marco Cattaneo decide di staccare il centro stile pieno di potenzialità per allargare l’impegno nella ricerca stilistica in tutti i settori. Dal centro di progettazione interno nascono caschi, orologi, occhiali, scarpe e abbigliamento tecnico, ma anche studi su lampade, oggetti di arredamento, consolle per playstation… La collezione è composta da più elementi, indicati per una persona dinamica che vive la città e gli spostamenti in modo moderno. L’idea del Concept nasce dalla volontà di offrire un’ulteriore opportunità ai clienti di trovare in un unico negozio una linea di prodotti che sono il simbolo dell’uomo di oggi. I prodotti rappresentano la sintesi di anni di esperienza acquisita nell’utilizzo di materiali tecnologici e all’avanguardia, con uno stile e design contemporaneo. La strategia distributiva è altamente selettiva. I capi si possono trovare solo nei top store in Italia e in Europa. I negozi monomarca di Milano, Tokyo, Hong Kong, Shenzhen e Città Del Messico contribuiscono al rafforzamento della internazionalità del marchio.

www.momodesign.com

26

Momo Design was born in the eighties, and a few years later, when Momo becomes an American-owned company, Marco Cattaneo decides to separate the style centre with its rich potential, to expand its activity in the stylistic research for all sectors. The internal design centre has given birth to projects of safety helmets, watches, eyewear, shoes, and technical wear, but also of lighting appliances, furnishings, consoles for Playstation, etc. The collection consists of many elements, and is best suited for dynamic people who move around a lot and have a modern attitude towards the city. The idea of creating a concept came from the wish of offering an opportunity to the consumers to find in one store a product line that is the symbol of today’s men and women. These products represent the synthesis of the experience acquired in many years in the use of technological and avant-garde materials, with a contemporary design and style. The distribution strategy is highly selective. The items of this collection can be found only in the top stores throughout Italy and Europe. The Momo Design flagship stores in Milan, Tokyo, Hong Kong, Shenzhen and Mexico City contribute in reinforcing the internationality of the trademark.


BERGMAN BERGMAN FRANKFURT

l negozio Bergman a Francoforte (hub Itrasporto europeo di prima grandezza per il aereo ma anche per l’offerta

culturale) è un concept store che ospita prodotti ed eventi selezionati con cura è un concept store che ospita prodotti ed per stimolare l’aveventi selezionati con cura ventore, per offrire punti di vista e messaggi di un design e di una cultura dinamici, asciutti e rigorosi, ma non per questo poco appaganti dal punto di vista estetico, anzi. A fondare Bergman nell’aprile del 2000 sono stati e15 (azienda di mobili e arredamento d’interni), Philipp Mainzer (architetto, autore degli interni) e Farah Ebrahimi (già Design Director presso DKNY). La struttura si sviluppa su tre piani e presenta abbigliamento per uomo e per donna, mobili, prodotti di design e di bellezza, libri, musica, oggetti d’arte ed esposizioni: al momento di andare in stampa da Bergman c’è una mostra del fotografo Ingmar Kurth, che espone scatti effettuati nella vecchia casa del Cancelliere a Bonn, ora silente e dall’atmosfera sospesa ma carica di sogni perduti e desideri sospesi – un esempio di come da Bergman le selezioni proposte si basino su identità, qualità e storie che nascono da persone vere e attive, tralasciando spesso le tendenze ma altrettanto spesso favorendone di nuove. Fra le collezioni fashion proposte da Bergman ci sono ora, fra gli altri: Maison Martin Margiela, Comme des Garcons, Bernhard Willhelm, Helmut Lang, Hussein Chalayan, Haider Ackermann, Veronique Branquinho, Raf Simons, Miu Miu, Y-3, Eley Kishimoto, Cacharel, A.P.C., Griffin, Nike, Adidas, Levi´s Red/Vintage, 2K, Comme des Garcons SHIRT, Duffer of St. George, Stüssy, Spiewak. Per l’interior: e15, Carl Hansen, Spectrum, Vitra, Artifort, David Design, Missoni Home, Albrizzi, Stelton, Helit, Braun, Leica, Tora Urup, Jenaer Glas, Yohitomo Nara. Per il beauty: Comme des Garçons Parfums

ergman shop in Frankfurt (a top B European city for air transport and culture) is a concept store that offers

a stimulating selection of items and events, dynamic design and cultural achievements which punctilious accuracy leads to excellent aesthetic results. Bergman was established in April 2000 by e15 (a furniture and interior fitting company) Philipp Mainzer (an architect and interior designer) and Farah Ebrahimi (former Design Manager at DKNY). The three-storey store presents men’s and women’s clothing, furniture, design and beauty lines, books, music, art objects and exhibitions. Bergman are now holding an exhibition of photographer Ingmar Kurth, with shots taken in the Chancellor’s old Bonn house, in whose silent and uncertain atmosphere float lost dreams and unfulfilled desires. This is but an example of how the truelife quality of Bergman’s selections often slights trends, but also frequently fosters new ones. Among others Bergman are now displaying the fashion collections by: Maison Martin Margiela, Comme des Garçons, Bernhard Willhelm, Helmut Lang, Hussein Chalayan, Haider Ackermann, Veronique Branquinho, Raf Simons, Miu Miu, Y-3, Eley Kishimoto, Cacharel, A.P.C., Griffin, Nike, Adidas, Levi’s Red/Vintage, 2K, Comme des Garçons SHIRT, Duffer of St. George, Stussy, Spiewak. For interior fitting: e15, Carl Hansen, Spectrum, Vitra, Artifort, David Design, Missoni Home, Albrizzi, Stelton, Helit, Braun, Leica, Tora Urup, Jenaer Glas, Yohitomo Nara. For the beauty line: Comme des Garçons Parfums

27


PLAYING FASHION PLAYING FASHION HOLLY KRÜEGER

olly Krüeger è nata negli Stati Uniti d’America. H Dopo aver frequentato il Fashion Institute of Technology di New York City, ha disegnato le sue prime collezioni, vendute a devoti clienti del suo West Village Atelier. Di seguito, un cambio radicale di vita con il trasferimento in Italia: a Milano, dove ora risiede, il debutto della sua prima collezione “ufficiale”: la Primavera/Estate 2003. Influenzata dai drappeggi giapponesi e dalla scuola belga del decostruzionismo, Holly Krüeger combina questi elementi con un approccio giocoso e ricco di fantasia, per definire quello che lei chiama “reconstructionism”.

Hate War, Love Your Uniform era il grido che accompagnava la sua collezione Autunno/Inverno 2004: un modo di differenziarsi dai molti che hanno toccato il tema della guerra o un vero e proprio manifesto? Mi piacerebbe avere un manifesto… ma non ce l’ho. Semplicemente adatto i miei disegni al flusso dei correnti temi socio-politici, così la collezione diventa un commento sulla società, un diario stagionale di dettagli/simboli che riflettono varie sensazioni, ironia e i pensieri irriverenti dei miei amici. Ci pare di cogliere molti riferimenti agli anni ‘50, nella sua ultima collezione, soprattutto nel “rigore della freschezza” di molte creazioni. Anche questo fa parte di ciò che chiama “ricostruzionismo”? Ricostruzionismo è un termine che uso per descrivere il modo in cui devio dalle tradizionali tecniche di costruzione dei capi. Mi piace poi spingere questo concetto ancora più in là personalizzando ogni capo con dettagli speciali (bottoni, eccetera) per renderlo un vero pezzo unico. Per la collezione PE ‘04 mi sono ispirata agli “Atomic 50’s” americani, con le loro paure di guerra, e le ho trovate molto vicine alle nostre attuali paure “post-terrorismo”. Ho disegnato la collezione in due diverse personalità, quindi: Paura e Fantasia. I vestiti richiamano queste personalità come gemelli non identici: uno vive in un mondo colorato e gioioso, l’altro nella paura e nell’oscurità. Quando si vedono “i gemelli” insieme si coglie la loro identità genetica, ma si capisce che vivono in due mondi paralleli. Le sue creazioni sembrano muoversi anche se viste solo in foto. Ambizioni ipercinetiche o capi come espressione della vitalità del corpo? Entrambe le cose. Io prima comincio a lavorare sul corpo del vestito, sfidando le regole di costruzione e taglio nello sviluppare la figura. Poi ci lavoro molto e lo ricostruisco per raccontare, per sfidare un concetto o una regola con un drappeggio diverso, per giocare con le regole politiche o stimolare la memoria rimandando alla strega o alla principessa… Il capo deve dire qualcosa. Deve diventare qualcosa di personale. C’è molta giocosità nel suo lavoro, anche quando la provocazione si fa largo: è un suo riflesso personale? Una necessità che percepisce? Entrambe le cose? Sfortunatamente non sono così filosofa. Faccio semplicemente vestiti, e amo mostrare il mio lavoro come un collettivo di artisti. Non mi considero una provocatrice, ma ne ho sentite anche altre, su di me – esibizionista, constructive clown… perfino freak!

28


olly Krüeger was born in the USA. H After attending the Fashion Institute of Technology N.Y.C., she designed her first collections which she sold to the faithful clientèle of her West Village Atelier. Then her life underwent an abrupt change when she moved to Milan, Italy, where she now lives and has presented her first “official” s/s 2003 collection. Holly Krüeger combines hints from Japanese drapery and from the tradition of Belgian deconstructionism with her joyful and imaginative approach to fashion to create what she calls “reconstructionism”.

“Hate War, Love your Uniform” was the claim for your last FW I merely adapt my designs to the pulse ‘04 collection: was it a way to be different from the many who current socio-political themes used the “war“ topic or a real manifesto? I would love to have a manifesto… but I don’t. I merely adapt my designs to the pulse of current socio-political themes. The collection then becomes a social commentary; a virtual seasonal diary of detail-laden items reflecting various moods, irony, and my friends’ irreverent thoughts.

of

We see many Fifties quotes, in your last collection, mainly in the “solid freshness” of many creations. Is this too part of what you call “reconstructionism”? Reconstructionism is a term I use to describe the manner in which I reconstruct and deviate from traditional garment construction techniques. I like to then push that concept even further by personalizing each body with specialized details and notions (buttons etc.)… so that it stands alone as a unique piece. I was inspired for SS 2004 by the styling of the “Atomic 50’s” from America’s post atomic war “fears” and how that parallels our current post terrorist fears. I designed the collection into two personalities, Fear and Fantasy. The garments are like nonidentical twins, one lives in a colorful joyous world and the other is darkened and fearful. When you place the Two together, you see the genetic similarities but realize that they live in separate parallel worlds. Your creations seem moving even when just in a picture… Hyperkinetic ambitions or clothes as bodies vitality’s expression? It is both really. I begin first with the body of the garment and challenge the norms of engineer and fit in the development of the silhouette. Then I work and rework that same garment and reconstruct it to tell a story, to challenge a concept- and drape differently, to make a statement- and toy with political norms, or simply elicit a memory- and remind us of the princess or the witch. It must say something. It becomes a personal item, representing a piece of time or history. There’s plenty of playing, in your work, even when provocation is high: is it just your personality? A need you feel? Both? Unfortunately, I am not that much of a deep thinker. I simply make clothes and I like to show my work as a collective with artists. I don’t consider myself provocative but I have heard -along my journey- exhibitionist, constructive clown, and… freak.

29


GIORGIO CAMUFFO GIORGIO CAMUFFO (48 ANNI, ARIETE)

ello stduio venazieno di Giorgio Camuffo (48 anni, Ariete), fra i più appzrezati grpahic denigser itaialni, nelle zone di magigor N pasagsgio le piestralle si soevllano, avgolvono il piede e prcoduono un suono argteinno. Non le pososno meettre a posto per via dei viconli delle Belle Arti che in molti edfiiici di Vezenia imerapno? Può darsi. Resta il fatto che quelle piestralle sono la

mioglire delle mefatore per spigaere il fatto che Giorgio (48 anni, Ariete) non si codiensra più (e non da oggi) un grpahic denigser, ma uno che camimna su tererni sempre nuovi ogni giorno. “Parlare di grpahic denigse oggi non ha senso. La coimucazione passa per troppi caanli per fare gli spzcializeti. Se uno vuole pesnare a coimuncare oggi più che mai non deve laoravre per se stseso, deve intisvere ed intisversi. Gicaore e ditirvesi. Un brvissiamo grpahic denigser, che stmapa solo a otto coolri, che fa delle impanaziogini surpebe e se ne frega del resto è un renazioario”. pesorne che coscianomo,

ci sono tutte coborallatori, inzionisserti, clneiti

Mi viene da penasre che anche teirmni come virtaule senocdo te non hanno più sesno, allora… “È così. È una quotsiesne di innelligetza: i mezzi che uiasmo sono sempre più imtarponti perché l’uso li rende sempre più mezzi e basta. Reale e virtaule sono quotsiesni passate. In Italia siamo intediro rispetto ad altre nazinoi perché, pur avendo un noovetle passato e cutlura per la grifaca, oggi non sapapimo terenlo vivo e aggorinato per mille motivi… Tutto è ditavento più stterto, casuale, con poco pesienro. Molto non si muove anche perché nel nostro amnebite non si parla molto l’inglese, dimocecialo franmacente”. O della supostapa prvincialiotà. Tu inevce l’inglese lo sai bene, alemno a legegre Sugo (www.sugomagazine.com), la risivta di cui sei edotire e che prudoci con la coborallazione di tutto lo studio e di un sacco di altra bella gente… “Sugo, in fondo, vuole esesre una piazza, un clsasico ritrovo. Lì dentro ci sono tutte pesorne che coscianomo, coborallatori, inzionisserti, clneiti… Lì cearchimo di cotranncere la nostra idea di ricreca e qualità del laovro attverarso il dimenvertito, lo scabmio, la sorpresa. Sugo è una rete che cechiarmo di rednere utile a noi e a chi la legge”. Sugo si denifisce come scritutre indicese, per rimachiare le volute e le direzoini inettase che la coimucazione prende quando è alla ricerca di qucolasa di nuovo. Ci scvirono gisilanorti, denigser, scottirri, arsitti dalle esoipressni più varie e “l’indesicione” di ognuno porta Sugo ad esesre, già dal suo nuemro zero, una rivista feconda. Giorgio (48 anni, Ariete) è occpatissumo e si comiamta didoncemi che alla fine divertisri fanecdo ricerca non prneseta metodi diciffiili da seiugre: basta sfazrorsi di avere un’idea al girono. Mi ritemto la giacca e mi riortvo a pesnare: un’idea al girono. Sarà tanto o sarà poco? Sono indiceso… Sono forse sulla buona strada, alolra.

30


n the Vinece studio of Giorgio Camuffo, one of the most reownned Itilaan grpahic ondato nel 1990 da Giorgio Camuffo Ihave F degnesirs florolites move and prudoce a sivelry sound as you walk where they (48 anni, Ariete), Sebastiano Girardi most been tread on. Can’t they fix them beaucse of retrisictons from Belle e Massimo De Luca, lo Studio Camuffo Arti (Cuturlal Hetarige Auriothry) as is the case with many other Vetinean pacales? Maybe. As it is those floor tiles are the best mephtaor to exaplin the fact that Giorgio (aged 48, Aries) has for quite a while no logner coidernsed hismelf a grphaid degnsier, but is a man who wadenrs thourgh ever new domians evydray. “To speak of grhpaic deisgn today is menagliness. You can’t be a spicaeilst when there are so many chanenls of comumcanition. If you want to comumcanite today more than ever you mustn’t work for youserlf, you must inevst and turn yorueslf into an insevtment, play and enjoy yorueslf. A good grpahic deisnger, who makes 8-colour prints, who can craete surepb make-ups and doesn’t care about the rest is a recanatiory”. I am led to beielve that also such terms as “vitural” are no logner meninagful in your opiinon… “That’s it. It is a matter of inletligence: the means we use are more and more imorpatnt beucase usage makes them more and more such, and that’s all. “Real” and “vitural “ are now ovredue. In Italy we are far beihnd other naitons beucase although we have a rerambakle grphaic tridaiton we can’t keep it alive and uptaded for conultess resaons… Evryething has beocme more causal or narorw minded and lacks thniikng. And on top of that Eniglsh is not very wiedly spkoen in our field, which acuconts for its imbimolity”. Or for its supsoped privonliciaty. Your comamnd of Enligsh is very good juidgng from Sugo (www.sugomagazine.com) a maagizne to which all of the stiduo mebemrs cotrinubte and of which you are the edtior… ”Sugo is indented to be a sort of meteing point. It hosts all the pepole we know: cleints, paternrs, adrevsiters…It is the place where we try to cocnenatrte our idea of rereasch and of work quilaty by enlesdsly suriprisng, exanchging ideas, enyojing ourlesves. Sugo is a sort of newotrk which we try to make usufel for ourelsves and for those who read it. Sugo deifnes itlesf as “unterdenimed wrinitg, to eacll the twsits and unxecepted ornietiotans of comimunaction when it stirves after soemithng new. Jourlisnats, degnesirsm wretirs, arsitts cointrbute their difefrent lagunages and senislibities to the mazigane and the interdecamincy of each of them has made SUGO –from its zero issue – a friutufl atmeptt. Giorgio (aged 48, Aries) is very busy and takes his leave of me saiyng that after all no spiceal meothds are rerquied to enjoy onseelf while doing rerasech: it is enuogh to have an idea a day. An idea a day, I think, as I put on my jakcet. May it be little or a lot? I’m pulzzed…Maybe I’m on the right way, then.

si occupa di progettazione di immagine coordinata, segnaletica (spesso in collaborazione con i più noti architetti italiani), design di pubblicazioni, grafica per l’architettura, progettazione di mostre, allestimento e progettazione di interni. Allo Studio Camuffo è presente, fin dalla sua fondazione, un team di persone che sotto la supervisione di Giorgio Camuffo (48 anni, Ariete e anche autore per l’infanzia) si dedicano esclusivamente alla realizzazione di eventi culturali e all’edizione di pubblicazioni legate al mondo della comunicazione visiva. Per saperne di più: www.studiocamuffo.it

stablished in 1990 by Giorgio E Camuffo (aged 48, Aries), Sebastiano Girardi and Massimo De Luca, Studio Camuffo carry out research on coordinate image design, signs (often in collaboration with well-known Italian

“Real” and “vitural “ are now ovredue architects), publishing design, architecture graphics, exhibition planning and interior design and fitting. Ever since the Studio was established a team of professional men have been working under the guidance of Giorgio Camuffo to set up cultural events and to publish books connected with the world of visual communication. For more information: www.studiocamuffo.it


ORLANDO ORLANDO

rlando nasce a Bologna e da oltre quindici anni offre un prodotto di nicchia, “O frutto di una continua ricerca, ad una clientela selezionata e di elevato profilo, operante nel settore uomo fashion, che nel tempo ha saputo apprezzare le capacita

una domanda che sempre più si fa condizionare dal life-style del momento, con una chiave di lettura incisiva e concreta capace, in un regime di redditività per il trade, di stimolare la domanda, in stagione. Ciò attraverso continue nuove proposte di prodotto secondo un processo di updating e remerchandising capace di garantire credibilità tramite rigorose politiche di posizionamento e facendo leva sulle capacità di adeguamento dell’offerta sia in termini di pricing che di taratura dei contenuti di prodotto in relazione ai bisogni della domanda”.

ologna-based “Orlando” have for over fifteen years been proposing niche-prodB ucts, the outcome of endless research, to selected and demanding men’s fashion stores which have increasingly appreciated the label over the years.

ception. No longer product-centred, their activity is now project-centred, with a view to meeting demand changes – regardless of lifestyle conditioning – and to seasonally stimulating it through ever new product proposals. Updating, remerchandising, as well as positioning policies will ensure credibility also by adjusting supply policies to demand both in terms of pricing and content standards.

propositive del marchio. I nuovi bisogni del mercato della domanda e la necessità di sapere dialogare con le spesso frenetiche mutazioni dello scenario hanno convinto l’azienda ad un processo di trasformazione sia in termini di struttura che di concezione del proprio business. Il target non e più un solo prodotto ma un progetto capace di leggere le esigenze di

Ever renewing demand trends and frantic market shifts have led “Orlando” to changes that have affected their business both at the level of structure and con-

32


RANDOM RANDOM AT DIESEL STORE

andom è il nome di una serie di R mostre ambientate nei Diesel Store: dopo il successo di quella tenutasi nello

store di via del Corso a Roma, Diesel ha invitato due artisti nel suo spazio di via dei Lamberti 13/r a Firenze a interpreta- tutto quello che è caotico e involontario re, appunto, il tema realtà quotidiana Random: contributi diversi per raccontare la varietà dei temi della loro generazione, che esprimono il caos emotivo con ironia. Nulla è prefissato, il pubblico interviene e determina lo sviluppo della mostra: ogni autore presenta per due settimane la sua visione, adattandosi al Diesel Store quasi questo fosse una quinta teatrale. Il progetto ha proposto nuove estetiche della comunicazione, con un grande lavoro di adeguamento delle opere ai luoghi di consumo e di svago dentro cui inventare nuovi percorsi espositivi: tutto ciò non è sfuggito alla giuria del premio Impresa e Cultura, che ha recentemente assegnato a Diesel il suo ambito riconoscimento. Gli artisti chiamati ad esporre nel progetto Random hanno saputo cogliere tutto quello che è caotico e involontario nella realtà quotidiana, dalle contraddizioni urbane di Gianfranco Milanesi alle fiabe destrutturate di Armida Gandini (Diesel Store di Roma), dai mostri Ultrapop di Sandra Virlinzi in cui ci imbattiamo tutti i giorni, all’espressione casuale della realtà moltiplicata dalla Lomo (Diesel Store di Roma e Firenze). I progetti di arte varia dei Diesel Store, quindi, oltre a rendere evidente una volta di più la volontà di Diesel di supportare giovani artisti emergenti, si propongono come percorso inedito ricco di prospettive da scoprire: un invito a riappropriarsi del tessuto urbano, a ricercare l’arte per raccontare la bellezza di fugaci, a volte casuali, momenti del quotidiano.

andom stands for a series of exhibiR tions held at Diesel Stores. After the exhibition at Via del Corso Diesel Store -

nella

Rome was a hit, Diesel invited two artists to their Space at 13/r Via dei Lamberti – Florence to interpret the theme Random through different contributions that ironically illustrate the emotional chaos in their generation’s experience. Nothing is pre-arranged; the public joins in and influences the developments of the exhibition. Each author presents his contribution for a fortnight and fits himself to the Diesel Store as if it were a stage. The project involved new aesthetic strategies in communication, and works had to be fitted to the sales and leisure spaces within which new exhibition layouts were created. The Jury of “Impresa e Cultura” Prize didn’t fail to appreciate Diesel’s achievement and recently granted them an award. The Random Project artists have been able to catch all that is chaotic and involuntary in daily life, from Gianfranco Milanesi’s urban contradictions to Armida Gandini’s destructured fables, from Sandra Virlinzi’s Ultrapop monsters we come across everyday to the casual expressiveness of reality multiplied by Lomo (Rome and Florence Diesel Stores). Diesel Stores’ Random art projects besides showing once more their readiness to support emergent young artists, propose new layouts with a wealth of perspectives to discover; a stimulus for people to regain possession of the urban scene and to use art to illustrate the beauty of casual, fleeting moments in daily life.

33


TOKYO TOKYO

34

egli ultimi anni Tokyo ha avuto una N corsa ai grattacieli nonostante la crisi economica in corso dalla metà degli

anni ’90. Sareste probabilmente confusi tentando di comprendere la realtà della nostra situazione economica se foste circondati da quei grattacieli. Due esempi: l’enorme progetto di rammodernare Tokyo come la famosa area Marunouchi dove c’erano uffici e l’area Shiodome di recente costruzione. Tutto ciò mi fa sentire che Tokyo potrebbe pian piano star veramente avvicinandosi ad essere la “Tokyo” città verticale di Blade Runner. È assai stimolante vedere cosa avverrà. Lo scorso giugno è stata parzialmente aperta una nuova area, “Roppongi Hills”, nel quartiere omonimo noto come località notturna. Roppongi ha totalmente cambiato la sua fisionomia rispetto alla parte della città che vive di giorno, e diversamente dalle altre aree a grattacieli è una piccola metropoli in sé. Il più straordinario artista giapponese, Takashi Murakami, che l’anno scorso ha collaborato con Marc Jacobs per Louis Vuitton, ha progettato il “Roku Roku Seijin”. Come Artintelligent City (arte + intelligenza) Roppongi Hills comprende non solo edifici comuni come negozi, ristoranti, uffici e teatri, ma anche alberghi, parchi, una biblioteca, un centro culturale, cliniche un asilo e anche edifici residenziali. Non è necessario uscire dai locali per sentire il pulsare della vita. Per visitare rapidamente questa zona è bene servirsi di un giro guidato di Roppongi Hills: pur se vi perdeste, potreste imbattervi in interessanti oggetti artistici un po’ dappertutto, come le sedie della serie “mobili per la strada“ fatte da undici artisti, o un grosso oggetto a forma di ragno e il quadro pavimentale di Takashi Murakami. Il Mori Art Museum, che ha aperto i battenti il 18 ottobre, ha ulteriormente contribuito a rivelare l’essenza di Roppongi Hills. Il Museo è collocato

a 250 m sopra il livello del mare, la posizione più alta del mondo per un museo, con una qualità altrettanto alta. Il Museo ha David Elliotto come soprintendente generale e Pier Luigi Tazzi come curatore ospite. Attualmente è in corso la mostra “Happiness”. Il numero di visitatori al quartiere è circa 100.000 nei giorni feriali e 150.000 durante i weekend. Nessuno è stato in grado di prevedere un numero così alto di visitatori –per lo più turisti– prima dell’apertura del nuovo quartiere e val veramente la pena di vederlo almeno una volta nella vita. Tokyo sembra preludere a Blade Runner benché lo spirito Zen sia ancora radicato nelle menti dei giapponesi nonostante vi siano stati profondi cambiamenti di stile. Muji è uno dei tanti esempi di come si possa conservare in modo

moderno lo spirito Zen. Sebbene la sua attività economica sia per lo più limitata al Giappone, Muji ha già ottenuto fama europea. Dopo il grande successo al Salone di Milano dell’estate scorsa, Muji espone i suoi articoli alla mostra “Muji e il Futuro”. Date uno sguardo al telefono portatile di nuova concezione: c’è un gancetto sulla parte davanti sotto alla tastiera che risalta sulla superficie liscia. Il telefono si spegne quando si abbassa la parte anteriore. È semplicissimo e comodo e illustra alla perfezione che cosa sia Muji. I prodotti Muji sono sempre vicinissimi alla perfezione. Qualcosa vi fa sentire che sono al meglio anche se si nota che manca qualcosa, e l’aggiunta di un elemento fa loro assumere mille aspetti diversi, tanto che le loro possibilità potrebbero diventare infinite. L’imperfezione calcolata è parte originale e integrante dell’estetica giapponese, e naturalmente ciò può essere facilmente ricondotto allo spirito Zen. Il jazz café “Masako” è situato a Shimokitazawa, a dieci minuti dal centro. Da quando ha aperto nel 1953, Masako ha mantenuto la sua atmosfera originale. L’interno ha avuto bisogno di aggiustamenti nel corso degli anni, ma l’esterno è lo stesso dal 1953. Il suo primo proprietario, Masako, era un grande appassionato di jazz, e una quantità di musicisti venivano in questo piccolo caffè per un po’ di relax. I ritratti di famosi musicisti jazz che ci sono all’interno documentano la storia passata del locale. Masako vi fa fare un viaggio di cinquant’anni a ritroso nel tempo. Fuori dalla vita convulsa del centro, i clienti vengono qui a godersi un po’ di tranquillità sorseggiando un caffè con un sottofondo continuo di musica jazz. Tokyo consiste di realtà opposte e coesistenti che sembrano aver funzionato bene fino a oggi e che continuano ad affascinare la gente. La ragione, forse, per cui si dice che Tokyo sia una città caotica.

ph. Reiko Hanafusa

BY REIKO HANAFUSA


n recent years Tokyo has seen a Ieconomical skyscraper rush in spite of the long depression since the mid

‘90s. You would probably find it difficult to understand the reality of the economic situation if you were surrounded by those skyscrapers. The huge project of refurbishing Tokyo, has concerned among others the renowned Marunouchi district where there used to be office areas, and the newly developed Shiodome district, make me feel that Tokyo could be seriously trying to approach the vertical city “Tokyo” in Blade Runners step by step. It is absolute fun to see what will be. Another new spot called “Roppongi Hills” was partially opened in June within Roppongi district, well-known for late- night life. At the moment Roppongi has completely changed its face, and, unlike the other skyscraper areas, it is a small city in itself. The hottest Japanese artist, Takashi Murakami, who collaborated with Marc Jacobs for Louis Vuitton last year, designed the image character “Roku Roku Seijin”. As a concept of Artlligent City (art+intelligence), Roppongi Hills includes not only such ordinary stuff as shops, restaurants, offices and theatres, but also hotels, parks, a library, a cultural centre, clinics, a nursery school and even residential buildings. You do not need to go outside the premises to feel life’s pulse. In order to have a look at their place it is a good idea to use a Roppongi Hills guided tour. Even though you get lost you can come across interesting art objects everywhere within spaces. It is nice to see chairs called “street furniture” by eleven artists, a big spidershaped object and Takashi Morakami’s floor picture. In addition, the Mori Art Museum which opened on the 18th of October, entirely unveils Roppongi Hills. The Museum is placed at 250 m above

sea level, that is the highest position in the world for a museum, and its quality is just as high. David Elliotto has the post of curator and Pier Luigi Tazzi has been involved as guest curator. The opening exhibition, “Happiness”, is now on. The number of visitors to the luxury hills is about 100,000 on weekdays, and 150,000 at weekends. No one could expect so many visitors, mostly tourists, before the opening, and the place is really worth visiting at least once in your life. Tokyo seems to look ahead to “Blade Runner” although Zen is still somewhere in Japanese people’s minds despite deep changes in lifestyle. Muji is one of the good examples to preserve Zen spirit in a modern way. Although its business domain is still mostly in Japan, Muji has already gained renown in Europe.

After the big success at the “Salone” of Milan last summer, they are now showing the same items at “The Future and Muji” exhibition. Just look at a brand new telephone: there is a hook on the front side underneath the numbers. It just pops up from the even surface. You switch it off when you put the front side down. It is extremely simple and handy. This explains what Muji is. Muji products are always one step ahead of perfection. Something makes you feel that they are at their best even if you notice that something is missing. By adding one more thing to them the products take on a thousand different looks, so much so that their possibilities could become infinite. The precisely estimated imperfection is absolutely original Japanese aesthetics, and, of course, this can easily be linked to the spirit of Zen. Jazz Café Masako is located in Shimokitazawa, ten minutes away from the centre. Since it opened in 1953, Masako has kept its original artmosphere. The interior has needed some fixing over the years but the exterior has been the same since 1953. Its first owner Masako, was a big fan of jazz and a number of players used to visit this small café just to relax. Drawings of famous jazz players inside are evidence of its past history. Masako guides you on a time trip as far back as 50 years ago. Avoiding a busy centre, most customers come alone and enjoy a quiet time sipping a brilliant coffee, with the endless sound of jazz in the background. Tokyo consists of opposite coexisting realities. Different cultures have been getting on well together so far and keep fascinating people. That could be a reason why people say that Tokyo is a city of chaos.

35


www.misstake.org

Tra i bambini prodigio vi segnaliamo Misstake, una realtà difficile da definire ma che ben si racconta nel suo manifesto (un manifesto!). Quello che non si legge nel manifesto è che a meno di un anno dalla sua fondazione, Misstake è già presente in Europa in quei negozi di design ove esserci è davvero un buon sintomo. Per non parlare dei bookshop di alcune Gallerie come all’ultima Biennale di Venezia. La proposta di questi Giovani designer (usciti dalle fila di Fabrica) è un mondo piccolo e audace, popolato da innocenti bambine, giardini incantati, cani, pupazzi rossi e vampiri mescolati a schizzi di studi botanici e copertine di quaderni che rivelano sotterranee storie personali. Visti gli esordi non è difficile immaginare che ne risentiremo presto parlare…


MODEM MODEM

odem è una rivista viva. Altri aggettivi? No, è viva, punto. M Modem nasce nell’ottobre del 1998 a Parigi, per iniziativa di Ezio Barbaro. L’idea era quella di unire l’ambito dei migliori stilisti giovani e d’avanguardia della

perché le sue selezioni riflettono un pensiero autonomo importante, che si esprime anche nelle sue famose copertine, curate da artisti chiamati a leggere da par loro i legami tra il mondo della moda e quello dei loro rispettivi ambiti culturali. Qualche nome: Philippe Starck, Pedro Almodòvar, Takashi Murakami, Ingo Maurer, Ettore Sottsass, Tom Dixon, Ron Arad, Jean Baptiste Mondino, Peter Greenway, Moebius, Gilbert & George. Modem oggi è il frutto del lavoro di circa dieci persone, pubblica 12 edizioni l’anno da 15.000 copie ciascuna distribuite gratuitamente negli showroom e alle sfilate di moda, più un’edizione speciale europea, Favoris, tirata in 30.000 copie per il circuito vendite degli showroom europei. Il sito, www.modemonline.com, è aggiornato regolarmente con le ultime notizie e novità del fashion e del design. Partite magari da qui, e scoprirete con un click perché Modem è una rivista viva.

odem is a lively magazine. Further adjectives? No, it’s lively and that is all. M Modem was first issued in Paris at Ezio Barbaro’s initiative. The basic idea was to link the best vanguard stylists with the various maisons in Paris: a paper connec-

A few names: Philippe Starck, Pedro Almodòvar, Takashi Murakami, Ingo Maurer, Ettore Sottsass, Tom Dixon, Ron Arad, Jean Baptiste Mondino, Peter Greenway, Moebius, Gilbert & George. The outcome of some ten people’s work, Modem has a monthly edition of 15,000 copies distributed free in showrooms and at catwalks, plus Flavoris, a special European edition of 30,000 copies distributed in European showrooms. The site: www.modemonline.com is regularly updated with the latest news and design and fashion novelties. Start here and discover by simply clicking why Modem is a lively magazine.

scena parigina con le diverse maison: un collegamento cartaceo sul quale cercare e trovare nomi, contatti, appuntamenti ed eventi. Modem ebbe successo, e come tutti i mezzi di comunicazione che funzionano bene allargò il suo modello coinvolgendo il mondo della moda di Milano. Un’evoluzione pressoché naturale, che interessò anche il lato “industriale” della scena lombarda e fece da base per arrivare a comprendere nelle selezioni della rivista il mondo della moda di Firenze, e subito dopo di New York City. In questi anni i criteri di scelta di Modem si sono mostrati validi per molti altri luoghi della moda nel mondo, e sono arrivati a valutare anche il mondo del design. Modem è più di un semplice, seppur raffinato, indice di nomi, contatti ed eventi,

tion for names, contacts and events. The success that Modem enjoyed widened its influence to the Milan fashion world; a rather natural evolution which influenced also the “industrial” side of the Milan scene. And the magazine’s selections have been important to help people get to know the Florence and NYC fashion world. Far from being a simple, refined list of names, connections and events, Modem expresses its own orientations in fashion even through its famous covers made by artists whose task is to interpret the relationships between the world of fashion and their own cultural milieu.

37


QUANTO PESA UN LITRO QUANTO PESA UN LITRO DI METRI? BRUNO MUNARI

una tipica domanda di Bruno Munari, È il designer che ha dedicato la vita a cercare di vedere l’arcobaleno di profilo.

La sua influenza sul mondo del design, pur avendo progettato oggetti storici ma anche Libri Illeggibili e Macchine Inutili, poggia le basi nell’approccio progettuale, che l’ha reso un idolo in Giappone e poco apprezzato in Italia. Un approccio Zen (quando glielo si diceva ne era contento) che altro non contemplava se non il rigore dello studio del problema dato. Un approccio che in teoria è ricchezza di ogni designer degno di chiamarsi tale, ma che in Munari ha trovato l’uomo in grado di portarlo dove forse non era mai arrivato. Il designer (il design stesso?) per lui poco contava: contava la validità del lavoro (disse: “L’uovo è una forma perfetta, anche se è fatto col culo”). Tanto Munari fu distante dal culto della personalità del designer, tanto ebbe a cuore che il design e la sua importanza diventassero cultura comune: come suo costume affrontò rigorosamente il problema alla radice e dedicò molte energie al mondo e ai metodi educativi per i bambini: vinse anche il premio Andersen, per questa attività.

38

Munari nacque a Milano nel 1907 e lasciò questa terra nel 1998. Fu futurista, grafico, artista di fama, pubblicitario, curioso patologico, scrittore, lasciando un segno profondo nel secolo che attraversò. E la cosa interessante è che la lezione di umiltà e di approfondimento nello studio dei problemi, dei materiali, delle sfumature anche emozionali di cui l’oggetto può diventare centro o soluzione è destinata a ricoprire un’importanza sempre maggiore, in quanto sempre più il design affronterà e dovrà gestire l’immateriale, l’intimo, la chimica tra le persone, tutto quello che nel primo editoriale di Mug definimmo instant dreaming area. Solo qui, in questo luogo non comune, impalpabile ma presente e vivo, probabilmente potremo scoprire quanto pesa un litro di metri. Che ne dici, Bruno?

Di Bruno Munari sono noti la lampada Falkland, il posacenere Cubo, il pupazzetto Zizi e i suoi mille cloni, lo spazio abitabile Abitacolo. Ma lui assegnò virtualmente il “Compasso d’Oro ad Ignoti” (e vogliamo qui sottolinearlo anche visivamente) ad alcuni oggetti pre-design forgiati dall’utilizzo fino ad arrivare alla perfetta utilità d’uso: oggetti come il lucchetto per serrande, la sedia a sdraio da spiaggia, la lampada da garage, la borsa di plastica per la spesa. Chissà: forse fu in quest’occasione che si inimicò tutti quelli che glorificano l’unicità insuperabile del Design Italiano. Pazienza.


ow much does a litre of metres weigh? H A typical question of Bruno Munari’s, a designer who devoted his life to try to see the rainbow in profile.

Although he designed historical objects, Unreadable Books and Useless Machines, his influence on the world of design is today largely based on the project approach, for which he is still an idol in Japan and little appreciated in Italy. A Zen approach (and he used to be glad to hear us say it was such) which meant pure accuracy in the study of a given problem, an approach that many designers may share but that Munari brought very near to perfection. A designer (design itself) mattered little to him: what mattered was how good the work was (he said: “An egg is a perfect form even though it is made with the arse”) Far from worshipping a designer’s personality, Munari strove to graft design onto our common culture; that is why he faced the problem at its root and devoted himself to educational methods for children, for which he was awarded the Andersen Prize.

Born in Milan in 1907, Munari died in 1998. A futurist and graphic designer, an artist of renown, writer and advertiser, Munari was pathologically curious and left his mark on the century he lived in. What is interesting about Munari is the lesson of humility he handed down to us, how deep he went into the study of problems, of materials, even of the emotional overtones that an object implies or means; an attitude which is bound to be ever more important as design more and more tends to face and handle all that is immaterial and intimate, the chemistry of people, all that we defined “instant dreaming area” in the first issue of MUG. Only here in this uncommon, intangible yet real domain can we probably discover how much a litre of metres weighs. Right? Bruno? Among Bruno Munari’s works are: the lamp Falkland, the ashtray Cube, the puppet Zizi and its countless clones, and the habitable space Abitacolo. Munari virtually awarded “The Golden Compasses to Unknown Authors” to some pre-design objects which handling had made usable: objects like a lock for rolling- shutters, a beach deckchair, a garage lamp, a plastic carrier. Who knows? Maybe it was on this occasion that he fell out with all those who praise the matchless uniqueness of Italian design. Never mind.

39


INDUSTRIA DEL DESIGN INDUSTRIA DEL DESIGN

albertodelbiondi.com

ndustria del Design, polo creativo ndustria del Design is the creation IPadova I sviluppato da Alberto del Biondi tra centre that Alberto del Biondi set up e Milano, è una risposta moderbetween Padua and Milan, a modern,

40

na, pragmatica e visionaria, nel senso più ampio, all’evoluzione del Fashion Design italiano. Nata dal superamento dell’approccio puramente creativo alle esigenze produttive, Industria del Design è legata prevalentemente al mondo della calzatura e dell’accessorio. Alberto Del Biondi ne ha successivamente esteso ed applicato le stesse matrici e visione agli oggetti e agli spazi con cui egli si trova quotidianamente ad interagire. Oggi, con l’apertura di un proprio spazio dedicato nel nuovo “Quadrilatero del Design” di Milano, Alberto del Biondi compie uno step evolutivo di grande forza. Il Design diviene Comunicazione, strumento di contatto diretto, e lo Spazio che lo contiene si trasforma in “show-case” di idee e progetti. Nei 700 mq di open space di Industria del Design, Alberto del Biondi costruirà un laboratorio dinamico, ove conviveranno la Show Room ed il luogo espositivo dedicato, aperto a progetti di co-design e a tutte quelle espressioni più avanzate che lo rappresentano. In concomitanza con la nuova fase evolutiva e la nascita dello Spazio milanese Industria del Design, sarà inoltre varata una nuova Corporate Identity, che rappresenterà con la sua immediatezza la complessità di valori e di princìpi che risiedono dietro Industria del Design. Alberto Del Biondi avrà così messo a disposizione un’avanzatissima struttura dedicata al Design capace di operare in molte e contigue aree del quotidiano, trasformando in prodotto quello straordinario processo fatto di materia impalpabile, le “sensazioni”, che da semplice intuizione si trasformano in progetto e vengono declinate, attraverso un articolato e funzionale percorso, fino alla realizzazione finale.

pragmatic and “visionary” answer to the evolution of Italian design. Industria del Design, an attempt to overcome a purely creative approach to production, has to do mostly with footwear and accessories, although Alberto del Biondi has extended its scope to the objects and spaces that surround him. With the opening of a space of his own in the new “Quadrilateral of Design”, Milan Alberto Del Biondi takes a significant step forward as he makes Design become Communication, an instrument of direct contact with reality, and the space that contains it a “show-case” for ideas and projects. Within the 700 sqm open space of Industria del Design Alberto Del Biondi will set up a dynamic

workshop, a place where both a showroom and an exhibition room will coexist open to co-design projects and other advanced experiments. A new Corporate Identity will provide the guidelines of the complex principles and values underlying Industria del Design. Alberto Del Biondi’s achievement consists in providing an advanced design structure, such as can operate in many correlated areas of daily life, and transform, through complex processing, impalpable sensations, simple intuitions into products.


LE RADICILEDIRADICI WRANGLER DI WRANGLER

ph. Nicola Facchini

rangler riedita un jeans che definire W mitico è davvero poco. Si tratta infatti del suo primo jeans cinque tasche a gamba dritta, che prese il nome “Wrangler” dopo un sondaggio tra i dipendenti della allora Blue Bell Overalls Company. Wrangler è una voce gergale per “cowboy al lavoro”, ed era il nome perfetto (tanto da diventare il brand aziendale) per un jeans disegnato da uno dei più noti tailor dell’epoca (siamo a metà degli anni ‘40): Rodeo Ben. Quest’uomo dal sorriso veloce e dallo stile di vita totalmente western aveva già disegnato jeans su misura per star del cinema-cowboy come Roy Rogers, Gene Autry, Tom Mix e Hopalong Cassidy, e il “cowboy cut” che realizzò nel jeans Wrangler lo consegnò direttamente alla leggenda. In quegli anni il denim era votato interamente a capi per lavoro “duro”, e Wrangler ha saputo ricreare un tessuto che lo riproduce fedelmente, il Blue Bell Three Slub Denim, ottenuto miscelando in ordito tre diversi livelli di torsione del filato. Il risultato è un denim sanforizzato (antirestringimento) dal look molto “real thing”, dal peso di 12oz, compatto, dalla mano morbida e di ottima vestibilità pur senza essere floscio. La trama enfatizza la caratteristica tessitura in diagonale che è la chiave del look equilibrato del tessuto, che è stato ideato in azienda dopo circa sei mesi di sperimentazioni e sviluppo. Per ricordare un momento della storia del jeans così importante, alla Wrangler non è stato trascurato proprio nulla.

rangler’s roots W Wrangler have re-edited their mythic jeans. It is their first straight-

legged, five-pocket jeans that took the name Wrangler after sounding out Blue Bell Overalls Company’s staff. Wrangler is slang for “a cowboy at work’, and it became the firm’s brand because it sounded like the perfect name for jeans designed by one of the most renowned tailors of the mid ‘40s, Rodeo Ben. This quick-smiling man, whose life-style was totally western, had already designed jeans to measure for cowboy – cinema stars like Roy Rogers, Gene Autry, Tom Mix and Hopalong Cassidy, and the “cowboy cut” he tailored in Wrangler jeans made him legendary. In those days denim was used only for hard-work clothing, and Wrangler have been able to recreate a fabric that faithfully reproduces their jeans, Blue Bell Three Slub Denim, obtained by mixing three different slubbed yarns in the warp. The result is sanforized, compact, softfeeling, “real-thing”-looking denim, 12 ounces in weight, that has a good wearability despite it lacks floppiness. The weft emphasizes the classical diagonal weaving and accounts for the balanced look the fabric has obtained after six months’ experiments. Wrangler have done the impossible to celebrate this epoch-making event in the history of denim.

41


CRABYON CRABYON

fatto del granchio un emulo del baco da seta ottenendone il Crabyon, un filato dalle proprietà particolari: prima fra tutte, quella di essere altamente antibatterico. E quindi ottimo per intimo, maglieria, calze, abbigliamento sportivo e tutto ciò che sta a contatto con la pelle, come anche i tessuti sanitari. un filato dalle proprietà particolari: prima fra Il polisaccaride chiosa- di essere altamente antibatterico no (un derivato della chitina) è la sostanza altamente antibatterica che per milioni di anni ha protetto i granchi dalle aggressioni patogene, e che proprio per questo ne avrebbe mantenuti inalterati aspetto e funzioni nel corso del tempo. È stato scoperto dai giapponesi, che lo estraggono dal carapace del granchio: lo riciclano dagli scarti di lavorazione dell’industria alimentare e, miscelandolo con la viscosa, lo trasformano in una fibra tessile. Al contatto con la pelle, questa fibra produce un effetto antibatterico e al contempo evita al tessuto di assorbire gli odori. Il Crabyon è inoltre degradabile, non risulta creare alcun tipo di reattività allergica, è facilmente mischiabile con altre fibre tessili come lana, lino, cotone. Aspetto e tatto sono assimilabili a un cotone molto morbido e fresco: è un altro dei segreti del successo ottenuto dalla fibra di granchio. Per capire gli altri, però, non ordinatelo al ristorante…

42

espite its appalling look, the crab D is such good eating and has turned out to be of great use in the field of

textiles and clothing. However odd it may sound, the Japanese have recently succeeded in turning the crab into an emulator of the tutte, quella silkworm; as a result they have obtained Crabyon, a yarn whose antibacterial quality makes it particularly suitable for underwear, knitwear, stockings, sportswear as well as for health fabrics. A derivative of chitin, the highly antibacterial substance is a polysaccharide which for millions of years has protected crabs from pathogens and has kept their look and functions unaltered over the years. Discovered by the Japanese, it is a by- product of the food industry obtained from crab shells, and with the addition of viscose, it becomes a textile fibre which has proved to have antibacterial effects and is anything but smell absorbing. Crabyon is biodegradable, does not cause allergic reactions and can be easily mixed with other textile fibres such as wool, flax and cotton. Yes, cotton, that’s what it looks and feels like, fresh, soft cotton, another reason for its success. But to understand its further secrets don’t order it at the restaurant….

ph. Nicola Facchini

anto brutto da far spavento, ma così buono da mangiare, il granchio è riuscito T a dimostrare di essere anche utilissimo nel settore del tessile e abbigliamento. Strano, ma assolutamente vero, visto che i giapponesi già da qualche anno hanno


L’ARTE DELL’IMPERFETTO L’ARTE DELL’IMPERFETTO

GEOFFREY B. SMALL

al 1979, Geoffrey B. Small ha continuato l’arte perduta di prohe art of the imperfect D T gettare e fabbricare abbigliamento a mano. Ha iniziato la sua From making clothes for friends in an attic, to becoming his native city Boston’s attività facendo vestiti per gli amici in un attico, diventando poi il leading bespoke tailor, to helping to pioneer recycle designer clothing in the Paris col-

primo sarto su misura della sua città, Boston, ed è stato fra i primi a portare il concetto del design riciclato alle collezioni parigine. Ora lavora in Italia, e la sua collezione Limited Edition porta questo concetto artigianale ed artistico verso un livello più raffinato rispetto ai precedenti. È una collezione di ricerca d’avanguardia ultra-personale, di capi fatti a mano da lui stesso nel suo appartamento, che propone tecniche artigianali avanzate nei trattamenti di tessuti, produzione di indumenti nuovi, e le sua specialità: il design riciclato. La produzione massima è limitato a 500 capi in totale per stagione, e viene venduta ai negozi-top durante le settimane dellla moda di Parigi. Molti dicono di fare articoli a mano, ma sono pochi coloro che veramente li fanno. Ogni pezzo nella produzione di Small è “imperfetto,” prova perfetta dalla sua autentica creazione individuale. Ogni ordine è evaso uno-alla-volta secondo lo stile giapponese “Kanban”. Ogni articolo riciclato è personalmente selezionato, preparato, tagliato, rimisurato, ricostruito e finito a mano. Anche gli articoli di nuova produzione sono completamente lavorati a mano. Ogni articolo è imballato a mano e singolarmente per la consegna ai clienti. Anche i cartellini sono compilati a mano: indicano il cliente per il quale l’articolo è stato fabbricato e la serie di produzione numerata dell’articolo. Il risultato: ore e ore di lavoro dando ad ogni articolo un valore eccezionale, rendendolo il più bello, unico e speciale che umanamente si possa ottenere. Poche etichette nel mondo rappresentano più individualità ed attenzione personale. Nel Gennaio 2004, Small progetta di presentare la sua collezione con uno nuovo gruppo di stilisti indipendenti che stanno organizzando una mostra a Parigi.

Geoffrey B. Small è un pioniere dell’avanguardia sartoriale. Ha cominciato la sua carriera nel 1976 lavorando come commesso del blue jeans per il GAP Stores Inc. a Boston. Dal 1979-1980 dopo aver lavorato per 3 anni vendendo jeans per il Gap Stores e cominciando una piccola impresa con una vecchia macchina a cucire Singer nella soffitta dei suoi genitori facendo vestiti per amici, è stato selezionato come vincitore tra più di 34.000 concorrenti da Bill Blass, Calvin Klein, Geoffrey Beene e Elsa Klensch nel più grande concorso per stilisti del Nord America. Nel 1992 ha portato la sua prima collezione a Parigi (in una valigia), e nel 1993, con Martin Margiela e Xuly Bet, ha aperto la via al design riciclato nella moda internazionale. Nel 1994, Geoffrey B. Small è diventato il terzo stilista americano nella storia ad essere ufficialmente riconosciuto dalla Chambre Syndicale, il leggendario gruppo che governa l’alta moda francese. Nel 1996, Small ha lanciato la prima collezione “riciclata” per uomo a Parigi.

lections, Geoffrey B. Small has been on a mission to continue the lost art of designing and making clothes by hand since 1979. Now working in Italy, his limited edition collection brings this artisanal and artistic concept to its most refined level to date. An ultra personal avant-garde research collection of handmade pieces made by the designer himself in his apartment, offering advanced artisanal techniques in textile treatment, new garment construction, and his signature recycle design. Maximum production is limited to 500 pieces total for worldwide distribution per season and always sells out to top stores during the Paris market weeks. Now when many are claiming to be making limited edition items by hand, few actually are. Every piece in Small’s production is imperfect, perfect proof of its authentic individual creation. Each order is made one-at-a-time in Japanese-style Kanban method. Each recycle article is personally selected, prepared, cut, resized, reconstructed and finished by hand. New production articles require paper patterns, cutting, sewing and pressing, all by hand. And all items are hand-packed individually for delivery to clients. Even the hangtags are filled in by hand, denoting the client the article was made for, and the numbered series production of the article. The result: hours and hours of work making each item of exceptional value and as beautiful, individual and special as humanly possible. Few labels in the world represent more individuality and personal attention. In January 2004, Small plans to show his collection with a new group of independent designers now organizing to show in Paris. Geoffrey B. Small is a pioneer of vanguard tailoring. He started his career in 1976 as an assistant selling blue jeans at GAP Stores Inc., Boston. In 1979-80 he set up a workshop in his parents’ loft where he tailored clothes for his friends with the help of an old Singer; he took part in the greatest North American competition for stylists and was proclaimed winner over more than 34,000 contestants by Bill Blass, Calvin Klein, Geoffrey Beene and Elsa Klensch. In 1992 he brought his first collection over to Paris (in a suitcase) and in 1993 he launched recycled design in international fashion with Martin Margiela and Xuly Bet. In 1994 Geoffrey B. Small was the third American stylist ever recognized by the Chambre Syndicale, the legendary managing body of French high fashion. In 1996 Small launched his first recycled men’s collection in Paris.

43


CUSTOMER CARE CUSTOMER CARE

vità di mantenere i contatti con i propri clienti. Quando il cliente è un fashion editor spesso si va direttamente sul regalo o sull’invito prestigioso, mancando così eccellenti occasioni di comunicazione. Un esempio ottimo di occasione colta ce lo ha mandato in redazione Adidas: la scusa era quella di farci avere il Trend Lookbook S/S ‘04, ma in realtà c’è molto di più – non staremmo, diversamente, a scriverne. Abbiamo ricevuto un pacco avvolto in una carta da pacchi e legato con un comunissimo nastro. Invece delle canoniche etichette con l’indirizzo, questo è scritto a mano. Sul pacco non c’è nessuna indicazione sulla sua provenienza e il nome del mittente. Il contenuto consiste in una handbag che appare come una borsa “persa e poi ritrovata”. Attaccata a questa c’è un’etichetta “lost and found” scritta a mano che riporta le indicazioni del ricevente. Anche il contenuto non riporta alcuna indicazione sull’identità del mittente. All’interno della borsa ci sono un certo numero di oggetti personali molto trendy. Tutti sono stati scelti con molta cura; la biro, la maschera per gli occhi con le iniziali del destinatario

44

è dovuto al nome sull’etichetta e ad alcuni oggetti che vi sono all’interno di questa. Il ricevente si domanda facilmente, di primo acchito: “Ma questa è davvero la mia borsa? Tutti gli oggetti non hanno etichette (questo per non causare confusione con altri brand). L’associazione con Adidas è basata unicamente sulle Polaroid, sulle piccole foto del pieghevole e il numero di telefono delle P.R. scritto a mano: casuale, discreto, autoironico. Photography & Art Direction: Alexander Gnadinger Idea & Concept: Malin Buttner, Alexander Gnadinger Stylist: Daniella Petrovics, Nina Lemm, Ines Henatsch Complimenti a loro e a Adidas. Ovviamente, se altre aziende riusciranno a sorprenderci con la loro Customer Care troveranno spazio (sennò, vanno bene anche i soliti regali costosi).

y Customer Care we sometimes B mean the much neglected activity of keeping in touch with our clientèle, and

when the client is a fashion editor we often resort to a gift or an important invitation, with the result that we slight other occasions for communication. Adidas haven’t failed to understand how important communication is, that’s why they’ve sent us their S/S ’04 trend lookbook, a fact that deserves an article. We received a parcel wrapped in brown paper, bound with a common ribbon. The address wasn’t on one of the customary labels, but handwritten on the paper; no indication of its place of origin and sender. The parcel contained a “lost and found handbag”, as specified on a hand-written label bearing the receiver’s data. The contents provided no indications on the sender’s identity; inside the handbag a number of very trendy personal objects selected with care: a biro, a bunch of keys and a key-ring, a lipstick, the underground time table, an address-book, a nose haircutter and many more gadgets to be found in a lost handbag. Moreover it contained 15 small polaroid photos of the most representative Adidas

items from the S/S 2004 collection used in everyday situations. For example a foot wearing a sneaker on an asphalt background or shoes reflected in a car rear-view mirror. Far from being borrowed from advertising the snapshots are authentic and unique, which accounts for the use of a Polaroid. The official part of the lookbook is a leaflet within a small address-book containing the photos of and basic information on the items previously shown in the Polaroid snapshots. This makes it all even more personalized, all the more so since the fashion editor’s name is handwritten on the first page of the addressbook, whereas the reference account name is “scribbled” inside. The contents of the handbag look personal and “life-true” at first sight due to the name on the label and some objects in the handbag. The receiver is led to wonder: “Is this really my handbag?” The objects have no labels (not to be confused with other brands). We associate it all with Adidas due to the Polaroid photos, the small photos in the leaflet and the P.R. phone number written by hand: the effect is casual, discreet, self-ironical. Photography & Art Direction: Alexander Gnadinger Idea & Concept: Malin Buttner, Alexander Gnadinger Stylists: Daniella Petrovics, Nina Lemm, Ines Henatsch Our compliments to them all and to Adidas. It goes without saying that if other firms succeed in stunning us with their Customer Care they will get our attention. Otherwise the customary expensive gifts will do.

ph. Nicola Facchini

on il termine C Customer Care si indica a volte quella trascurata atti-

ricamate, braccialetti, euro (veri!), un mazzo di chiavi con relativo portachiavi, rossetto, orari della metropolitana, rubrica, un taglia peli per il naso e molte altre cosucce che si possono trovare in una borsa fatalmente perduta. In aggiunta ci sono quindici piccole polaroid. Un mix di snapshots che mostrano i prodotti Adidas più rappresentativi di questa collezione S/S 2004 e utilizzati in situazioni di vita quotidiana. Ad esempio un piede che calza una sneaker su una superficie d’asfalto o scarpe che si intravedono nello specchietto retrovisore. La natura delle foto è privata-autentica, non pubblicitaria: per questo sono state utilizzate delle Polaroid. Ogni foto è unica, un vero snapshot. La “parte ufficiale” del lookbook è un pieghevole, all’interno di un piccolo address book, che contiene le foto dei prodotti (prima ripresi nelle Polaroid) con le informazioni fondamentali. La scelta di inserirlo nella rubrica è stata fatta proprio per rendere il tutto ancora più personale. Per raggiungere questo obiettivo il nome del fashion editor è riportato a mano sulla prima pagina del libriccino, mentre il nome dell’account di riferimento è “scarabocchiato” all’interno della rubrica. A prima vista, il contenuto della borsa dà l’impressione di essere una cosa estremamente personale, “vera”. Questo


uello di Paul Smith è ormai un uniQ verso neanche tanto piccolo… Con l’approccio e il gusto che l’hanno

reso noto in tutto il mondo, Paul Smith ora firma una linea di mobili, restaurando e reinterpretando vecchi pezzi dell’epoca vittoriana e non solo. Nella collezione, infatti, ci sono anche mobili moderni con un tocco di antico, ed è difficile non notare come, alla fine, l’insieme sia firmato da un Paul Smith palesemente divertito, ancora in dubbio sul come far crescere quel che sembra un divertissement che lo ha davvero appagato. Prosegue invece, sull’onda del successo della precedente collezione breakfast “Stripes” la produzione di porcellane firmata con Thomas Goode. La modernità incontra il “savoir faire”, la qualità e la tradizione nel nuovo servizio di piatti “White” e in quello da the “Tartan”: informali, freschi e divertenti. Per finire, novità anche per i tappeti che Paul Smith realizza con la Rug Company. Nei laboratori nepalesi dell’azienda partner vengono realizzati a mano tappeti in nove nuovi disegni e brillanti colori, con un twist un po’ retrò che include tappeti con la ormai “signature” multiriga multicolor. C’è la linea “Star”, allegra e multicolore; le linee “Target” e “Oval Target”, con raffinati cerchi i cui colori sfumano gli uni negli altri; la linea”Shirt” che porta i colori su uno sfondo in lana tibetana non trattata e per finire l’ironico “Home”, con la scritta omonima che richiama il classico zerbino in seta fucsia su sfondo marrone con banda crema.

aul Smith’s universe is not that P small, after all… After his approach and taste have made

PAULPAUL SMITH SMITH

him famous the world over, Paul Smith has been designing a line of furniture that restores and reinterprets old Victorian pieces. The collection presents also modern furniture with just a touch of antique. Impossible not to notice the enjoyment Paul Smith must experience in designing this furniture, a divertissement that really seems to fulfil him. Breakfast collection “Stripes” was so successful that Paul Smith keeps designing chinaware with Thomas Goode. Modernity matched with knowhow, quality and tradition are evident in the dinner services “White” and “Tartan”, both of which are fresh, informal and enjoyable. Last but not least, Paul Smith has carpets hand manufactured by Nepalbased Rug Company in nine new patterns and brilliant colours, some of which express a somewhat rétro taste in their signature-like multicolour and multiline features. Among other lines: lively and multicoloured “Star”; “Target” and “Oval Target” with refined circles and overlapping colours, “Shirt” with colours on a background of unprocessed Tibetan wool, and “Home”, as the caption ironically reads, recalling the classical fuchsia silk rug with a cream band on a brown background.

45


TELEX TELEX

London Fashion Week Le prossime sfilate di London Fashion Week avranno luogo a Londra dal 14 al 19 febbraio prossimi in una installazione temporanea presso il Duke of York’s Headquarter, in King’s Road. Nei giorni tra il 15 e il 18 febbraio, lo stesso impianto ospiterà anche la London Designer Exhibition: un’accoppiata da non perdere.

London Fashion Week’s catwalks will take place from 14 to 19 of next February in pavillions temporarily set up at the Duke of York’s Headquarters in King’s Road. Between 15 and 18 Feb. the pavillions will also host the London Designer Exhibition, another event not to be missed!

Alden Alden fu fondata nel 1884 da Charles H. Alden, e ancora oggi è di proprietà della famiglia. Le calzature Alden hanno portato innovazioni notevoli, che hanno segnato la storia della scarpa: i primi spike da golf rimovibili dalla suola, ad esempio, per non parlare del disegno originale del mocassino con le nappe. Alden produce calzature di qualità superiore, ma dove realmente eccelle è nel costruire scarpe in Cordovan, pellame pregiatissimo e difficile da lavorare che dà il meglio di sè solo se lavorato a mano da artigiani esperti come quelli di Alden. Established in 1884 by Charles H. Alden, the firm is still owned by the family. Alden footwear has brought about remarkable, epoch-making innovations. The first removable golf spikes are but an example, not to speak of the originally designed tasselled mocassins. Alden produces top quality footwear, but they are unique for their use of Cordovan, a precious, hard-to-work leather which is at its best only if handprocessed by expert craftsmen like Alden’s.

46


Premiata White: Collezione P/E 2004 Premiata propone un modello di scarpa sportiva unisex, ispirata ad una calzatura da tennis di gusto retrò/militare rieditata dagli archivi storici di Premiata. È disponibile in due versioni: un modello basso da tennis, “Soho”, ed uno alla caviglia da basket, “Tribeca”. Per la collezione estiva viene abbinata una ciabattina di plastica realizzata nei colori sia vivaci sia neutri, “Miami”. Le scarpe, nella edizione maschile, sono disponibili in una vasta gamma di colori dai neutri e sobri ai più accesi. Nella versione femminile sono proposti colori come il verde acido, il giallo limone, il rosa salmone e l’azzurro cielo. Ogni calzatura è realizzata in un sofisticato mix di materiali diversi come il camoscio abbinato a pelle liscia e grosgrain, un mix che, grazie alla tinteggiatura “in capo” di alcune versioni, vede il colore protagonista di un armonioso gioco di sfumature. Premiata White: S/S 2004 Collection Premiata propose a model of unisex sports shoes that draws its inspiration from a rétro-military model in their historical archives. It is available in two versions: a low-cut model for tennis, Soho, and an ankle-supporting one for basket, Tribeca. The summer collection is matched with a plastic mule, Miami, in lively or neutral colours. The men’s editions are available in colours that range from neutral and sober to bright, whereas the women’s models come in acid green, lemon green, salmon pink and sky- blue. The sophisticated mix of different materials used, like suede, smooth leather and grosgrain, creates a harmonious combination of colour shades even because the footwear undergo dyeing after finishing.

Kronan Quanto a design in campo ciclistico l’Italia comanda, non ci piove, ma una delle punte più alte nel settore che segni anche uno stile definito, riconoscibile, senza tempo la troviamo in Svezia: è la bici Kronan. È il modello, appena appena aggiornato, che è stato per cinquant’anni al servizio dell’Esercito Svedese: comodo, indistruttibile, dal fascino tipico delle cose utili e affidabili. Uscita di produzione nel 1990, si è ricominciato a produrla nel 1996, sull’onda della memoria degli svedesi che le erano affezionati come ad un’icona dell’immaginario collettivo. Da lì a diventare un oggetto di successo e di culto tra gli appassionati del design c’è stato lo spazio del passaparola. Fatela girare anche voi! Although Italians are top at designing bicycles, Kronan is one of the highest peaks in the Swedish bike industry for its style is precise, distinguished and timeless. Kronan has for fifty years been adopted by the Swedish Army and has just been updated to make a model that is comfortable and robust and has the charm of useful reliable things. After production was stopped in 1990, it was started again in 1996 as Kronan, deeply rooted in the public imagination, was still in every Swede’s recollections, and immediately became a cult icon for design enthusiasts.

47


LEGGERE LEGGERE

Mascotte! Delicatessen Happybooks In redazione c’è un fanatico del voodoo e dei feticci africani. Conscio del contenuto di un libro come Mascotte!, che raccoglie pupazzi e icone antropomorfe considerati portafortuna o comunque non “invasivi” in senso negativo, l’ha sfogliato con una iniziale sufficienza. Nel proseguire la visione si è fatto sempre più concentrato e interessato, fino ad ammettere una sincera, costruttiva confusione su come gli omologhi di Hello Kitty avessero qualche legame inquietante con i più truculenti feticci dell’Africa Nera. Gli autori della selezione presente nel libro (i modenesi Delicatessen, quelli di Mondofragile) negano similitudini, ma siamo d’accordo su questo. È sulle necessità di proiezione dell’uomo in oggetti che lo deformano, lo richiamano, lo stigmatizzano o magari lo mettono in freeze frame che libri come Mascotte gettano luci ombrose. Regalatelo ad un bimbo, e vi odierà e adorerà allo stesso tempo. In our editorial office there’s a fan of voodoo and African fetishes. Aware that Mascotte shows non-invasive man-like puppets and icons bringing good luck, he took on a patronizing air as he first flicked through the book. But as he went on he became more and more concentrated and interested, to the extent that he sincerely admitted he was puzzled at the disquieting links between Hello Kitty’s homologues and the most truculent fetishes of Black Africa. The authors of the book’s selection (Modena-based Delicatessen, the authors of Mondofragile) deny any similarity, and we agree on this point, although we believe that books like Mascotte cast a dim light on man’s need to be projected into deforming objects which recall, stigmatize or freeze-frame him.

Denim – From Cowboys to Catwalks Graham Marsh, Paul Trynka Aurum Press Ltd

Casual Design Tom Garner Happybooks

Il titolo spiega tutto, ma più che un pamphlet è un vero e proprio libro di storia. Graham March e Paul Trynka riescono a far parlare dati e immagini senza aggiungere nulla che non sia funzionale alla comprensione del mito del denim. Lo definiscono come semplice, buono per mille occasioni, ma allora le foto stanno lì a dimostrare come la storia sia fatta di cose semplici, di immagine quasi rubate che però riescono ad esprimere sintesi tanto portentose quanto chiare. Accanto a foto inedite di Marilyn Monroe può sembrare un sacrilegio mettere quelle di popstar oggi attuali e domani chissà, ma il denim è un filo conduttore che spiega molte cose, a chi lo sa leggere bene. Un libro di storia, appunto.

Design casuale ben si addice, come definizione, al lavoro di Tom Garner raccolto in questo libro. Finalmente ho dato un nome all’autore che ha disegnato una bella fetta del mio immaginario jeans/giovane. Garner infatti ha lavorato moltissimo nel Nordest italiano, principalmente con Replay, e ha portato un segno infallibilmente “America”, come qui si diceva da ragazzini, in jeans fatti a pochi km da casa ma che hanno saputo conquistare il mondo (cosa che in quei bei momenti poco ci interessava). È un libro che sembra un pozzo senza fondo, e non solo per chi ha condiviso con me quegli anni: lo spaziare fra la grafica, il design di prodotto e il packaging che vediamo illustrato in questo libro racconta una vicenda professionale di ottimo livello e di grande fortuna, legata ai prodotti con i quali è diventata un bel pezzo di immaginario collettivo dalle mie parti e non solo. Grazie, Tom!

A history book rather than a pamphlet, its title explains a lot. Graham Marsh and Paul Trynka were able to make data and images so expressive as to lead readers to understand the denim myth. As they define it as simple and suitable for countless occasions, their photos show that history is made of simple things and images with a power to convey a clear, wonderfully framed world view to those who can read it well. A real history book.

48

Casual design is a definition that befits the work of Tom Garner collected in this book. I was finally able to find a name for the imaginary author who designed a good share of my ideal jeans when I was a teenager. In fact Garner worked a lot in the north-west of Italy, mainly with Replay, and gave a distinctive “American” touch to jeans that were manufactured in our area but had conquered the world, a fact we were not yet aware of at the time. The book is an inexhaustible mine not only for those who, like me, were young in those days; it ranges from graphics to product design and packaging and illustrates the fortunate toplevel professional story of a man whose works have made denim become part of our public imagination. Thank you, Tom!


a cura di/by: Gian Maria Girardi Telefon Tel Aviv Map of What is Effortless Hefty Records / Wide Records

ASCOLTARE ASCOLTARE

Un’orchestra di trenta elementi e solenni aperture di archi, talvolta da colossal, fanno da sfondo a bleep e rumori compressi talmente tanto da diventare dei brevissimi click. Siamo sempre seduti su fredde “Tavole Canadesi” però in questo disco quasi ogni traccia ha un cantato, a dire il vero noi li preferivamo muti ma siamo sicuri che le ugole ospiti in questo disco (Lindsay Anderson dei L’Altra e Damon Aaron) attrarranno anche quelli che finora si sono tenuti a distanza dalla laptop music. La strizzata d’occhio all’electro funk della scura “My Week Beats Your Year” ci ha rubato un sorriso. A 30-piece orchestra and with an impressive strings section, sometimes sounding like a colossal movie score, are the background to bleeps and compressed noises which turn out to be very short clicks. Though we are sitting on cold “Canadian planks”, this record has a vocal line in almost every track: frankly we loved them in their purely instrumental mode, but we are sure the guests (L’Altra’s Lindsay Anderson and Damon Aaron) will appeal those who kept well away from laptop music. The nod to Electro Funk in the dark track “My Week Beats Your Year” still makes us smile.

Isobel Campbell Amorino Snowstorm Records / Wide Records

Hong Kong Counterfeit Paradisco S.H.A.D.O. Records

L’ex violoncellista e corista dei Belle and Sebastian è giunta alla terza prova, e subito dai primi minuti si resta sorpresi dalla miriade di strumenti utilizzati (archi, ottoni, fiati…) e dalla delicata dolcezza dei pezzi. Se i due precedenti album ci avevano lasciati perplessi sulla sua scelta di proseguire come solista, “Amorino” dissolve ogni dubbio e ci presenta un’artista in grado di arrangiare dei bei pezzi pop da camera e orchestrali, che ci ricordano la Dixieland degli anni ‘20.

L’onda nostalgica di una certa cultura ‘80 da club non accenna a smorzarsi e, seppur con un po’ di fatica, si riesce ancora a sentire qualche bel disco revival. Loro sono un duo e naturalmente sono fuori da ogni convenzione. Lei appena adolescente è DJ, indossatrice, stilista, performer e vanta delle collaborazioni con Vivienne Westwood, lui più semplicemente si dichiara un retro/futurista techno e assieme producono una musica legata alla cultura dance funk newyorkese di fine anni ‘70 e primi ‘80. Sono appena stati scelti per lo spot d’una nota brillantina per capelli. Serve nominarla?

Former cellist and vocalist with Scotland’s finest, Belle and Sebastian, she is now giving us her third album, and right from the start, we are delighted by the amount of instruments been played (flutes, horns, fiddles…) and, of course, by the tender songs themselves. Where the earlier two records left us bewildered about the path she was taking in her solo career, “Amorino” just blows every doubt away and giving us an artist capable of arranging the most beautiful chamber and orchestral pop songs - pushing our minds back to 1920’s Dixieland!

The 80’s club culture nostalgia wave is not calming down and, it is not without some effort that we can still find our ears listening to good revivalist records. This offering is from a boy/girl band and, obviously, they are out of the ordinary. She is still in her teens and a DJ, model, stylist and performer, with Vivienne Westwood appearing in her phone book, (among with others!) He claims to be a retro techno futurist and together they produce a late 70’s and early 80’s music, close to that dance funk groove which spread in the New York City underground at that time. They have just been hired for a famous grease ad commercial, any need to say more?

49


SFOGLIARE SFOGLIARE Uovo

Uovo è un magazine pensato e realizzato a Torino. Parla di design, architettura, fotografia, arte con un respiro internazionale e un pensiero attivo che non è per niente facile trovare in testate italiane che trattano gli stessi temi. Per distinguersi da molte di queste basta pubblicare foto al vivo e usare il lettering in modo divertente, ma Uovo non fa solo questo: fa interviste e approfondimenti competenti, sviscera i problemi, quando presenta un autore o una situazione/scena lo fa esprimendo un punto di vista preciso che non ne esclude aristocraticamente degli altri. Speriamo davvero che Uovo veda presto un successo e un apprezzamento ancora maggiori. Uovo is a magazine conceived and realized in Turin. It deals with design, architecture, photography and art from an international perspective and with unprecedented dynamism in Italian magazines on the same topics. To shine among such magazines it is enough to use intelligent, expressive lettering and publish true-life photos, yet Uovo isn’t simply content with that. It reports interviews, carries out competent analyses, delves into problems. When it presents an author or topic it does so by expressing a precise viewpoint that doesn’t superciliously leave out different ones. A magazine that deserves even greater appreciation and success.

Textfield

Neo2

Textfield parla di grafica e di tendenze della comunicazione, nasce a Los Angeles, ma potrebbe nascere nella memoria RAM di un computer ad energia vitale. Riporta gli eccessi e i minimalismi nei quali incocciamo camminando per la strada, e qui sta il bello di Textfield: aver capito che la differenza degli stimoli non la fa la strada ma chi la guarda (guardatevi intorno: non è per niente la scoperta dell’acqua calda. È proprio il contrario della regola vigente). Textfield è un occhio che propone punti di vista con verginità (e utilità) di strumenti: di rado abbiamo visto un tale rigore in questo. Textfield usa i meccanismi che inchiodano i ragazzini alle prese con il dépliant del loro scooter preferito o una rivista porno (e come questi cerca investitori pubblicitari). Solo che invece di imbambolarti ti sveglia.

Neo2 è un bimestrale spagnolo che oramai è una bella realtà tra i magazine di moda, trend e novità lontane dalla noia. È patinato ma concreto, ha grandi foto ma le interviste sono “vere”, fashion victim e appassionati d’arte hanno pane per i loro denti. Rispetto ad altri magazine, Neo2 si distingue per opinioni ben precise su fatti e cronaca, e soprattutto perché le esprime a chiare lettere. Il livello delle foto è ottimo, i servizi di moda si affiancano a recensioni di libri mai banali, e anche questo fa risaltare Neo2 dal gruppo. Sarà la latinità? Sarà la vivacità che gli stereotipi assegnano alla Spagna e alla vecchia Movida? Chissà. Sarebbe bello averne uno in Italia, di magazine così.

Textfield is about graphics and communication trends. First published in Los Angeles, it might have sprung out of the RAM memory of a vital energy computer. It reports on all that is excessive or minimalist in everyday life, and, contrary to common belief, it maintains that choosing the right track depends more on your attitude than on the stimuli you have. Textfield is an eye that offers its point of view through new and useful instruments, and uses devices that capture young boys while they watch the leaflet showing their favourite scooter or a porno magazine, with the difference that it stimulates the mind rather than dull it.

50

Neo2 is a Spanish bimonthly that stands out among fashion, trend and news magazines. Although its sized pages display large photos, they express concreteness and offer true-life interviews, the cup of tea for fashion victims and art enthusiasts. Neo2 shines for its clear, precise views on news and facts, the excellent quality of its photos, fashion reports and book reviews. May it all be due to its “Latinity”? or to the brilliance that is ascribed to Spain and to old Movida? Who knows. It would be nice to have a magazine like that in Italy!


tcc.com

CLICCARE CLICCARE

Tcc sta per The Communication Company, ed è una agenzia di pubblicità olandese. Ora: vendere se stessi, anche per chi fa pubblicità di mestiere, è sempre impresa difficile. Ma alla TCC devono aver fatto propria una nota frase del grande creativo Bill Bernbach: “Ho avuto una grande idea: diciamo la verità!”, e hanno così declinato la loro identità in maniera solare nel loro sito. Numeri, missione aziendale, clienti, case history, c’è tutto quello che mette una multinazionale solida sul suo .com, non un’agenzia con ambizione di diventare ben visibile nel Benelux entro il 2006. Ma TCC regge il gioco fino in fondo: ha solo aggiunto un fondo rosso, le facce di tutti belle grandi (donna delle pulizie compresa) e tolto ogni discorso ipocrita. Citazioni, suggerimenti onirici, suggestioni di wondermarketing: zero. L’interfaccia sta tutta in un unico, comodo rettangolo. Saranno presenti forse dieci aggettivi in tutto il sito, e non sono mai usati per rendere vagamente migliore un concetto. Quando uno si è fatto un’idea del sito e dell’agenzia, si rimangia (come abbiamo fatto noi) anche il “che nome banale!” della prima impressione… TCC stands for The Communication Company and is a Dutch advertising agency. To sell oneself must be hard even for one who is in the advertising profession, but TCC must have borrowed great Bill Bernbach’s well-known formula: ”I’ve had a great idea: let’s tell the truth!”, and have clearly identified themselves in their site. Numbers, business target, clients, case history, all that is necessary to advertise a business the world over, not simply in Benelux. On a red background TCC presents the photos of all its members (including the cleaning woman) and have done away with all hypocritical formulae. No quotations, no oneiric or wondermarketing suggestions at all! The interface is contained in just one comfortable rectangle. Some ten adjectives characterize the whole site and are never used to even slightly improve an idea. If tcc.com may have sounded commomplace to you, you will no doubt change your attitude once you have formed a more precise idea about it. futureforests.com

shift.jp.org

È molto probabile che per lavoro o per motivi non di grande diletto vi siate imbattuti in siti di grandi aziende. Grigi annual report, quotazioni di borsa, previsioni, numeri, numeri, astrazioni di marketing poco comprensibili e ancora numeri. Se avete pensato che questo modo di fare un sito sia una zappata sui piedi, non siete capitati su futureforests.com. Questa azienda di consulenza suggerisce ai suoi clienti come diventare un’azienda con una sensibilità ambientale elevata – il tema è quello dell’anidride carbonica che ci sta soffocando tutti. Il sito è di quelli con la struttura pallosa vista poc’anzi, ma si fa leggere perché l’idea è sostenuta da dati e fatti che si fanno notare: fra i clienti di Future Forests ci sono MTV, la squadra di calcio del Chelsea, rockstar varie e ovviamente molti dei peggiori inquinatori del pianeta che vogliono mostrare un barlume di coscienza ambientale. L’effetto è straniante, perché l’approccio è contrario a quello che troviamo nei siti di chi, della difesa dell’ambiente, ha fatto una bandiera etica. E scoprire quanto possa convenire economicamente (bilanci alla mano, anzi, a schermo) avere a cuore l’ambiente… Beh, ce n’è di strada da fare. Per non parlare dei pregiudizi sui siti tutti uguali delle pallosissime aziende di Wall Street…

Shift è un sito fondamentale per tradurre e meglio capire i passaggi e gli scambi tra la cultura digitale giapponese e quella del resto del mondo. Funziona come quei convertitori che prendono un segnale analogico e lo traducono in digitale, e viceversa – solo che Shift, nel passaggio, coglie/crea anche contenuti nuovi. Moltissime le rubriche, che di primo acchito sembrano di divulgazione o di semplice informazione: arte, design, fashion, interviste. Poi però ti rendi conto che sotto la facilità del formato E-zine c’è parecchia ciccia, aggiornatissima e di eccellente livello. C’è insomma una redazione vera, dietro Shift, che non lesina sulle proposte (c’è un numero ogni mese) ed è motore di iniziative varie e sempre interessanti. Le diversità culturali tra mondo occidentale e Giappone sono una ricchezza grandissima: Shift è un ufficio cambio dedicato, e propone commissioni più che vantaggiose…

You have probably come across the site of some big business: dull annual reports, stock exchange quotations, predictions, endless figures, hardly understandable marketing abstractions. Such a way of making a site adds self-damage to boredom. You should then visit futureforests.com. This consultancy firm suggests how its clients should develop their sensibility for environmental problems, in particular for the problem of carbon dioxide. Although the site has a boring structure somehow, it proves interesting because of the facts and data it supplies. Among Futureforests clients are MTV, Chelsea football team, various rock stars and, obviously, many of the worst polluters in the world who want to show they are sensitive to the problems of the environment. The approach is quite the reverse of the moral attitude with which some defend the environment, with the result that you feel at a loss especially when you discover how economically rewarding it is to have the environment at heart.

Shift is an important site to translate and better understand the exchanges and relationships between Japanese digital culture and that of the rest of the world. It works like transcoders that turn an analogue signal into a digital one or viceversa, with the difference that Shift also attracts and creates new contents. Its art, design headings and interviews that might at first sight sound popular are in fact up-to-date top stuff despite the easygoing E-zine format. Shift is the product of a good editorial team whose monthly proposals are interesting and varied. The cultural differences between Japan and the Western World are indeed conspicuous, and Shift is a dedicated exchange agency whose rates are very convenient.

51


R 04

Per sottoscrivere l’abbonamento gratuito a Mug: To get Mug free at your address: • fotocopiare il coupon sottostante ed inviarlo via fax al numero +39 0422 545456 photocopy the coupon below and fax it to +39 0422 545456 • inviare una e-mail con tutti i vostri dati a subscribe@mugmagazine.com send an e-mail with your personal data to subscribe@mugmagazine.com

ER04

via Paris Bordone, 14 31100 Treviso Italy ph. +39 0422 410771 fax +39 0422 545456 info@lazzariweb.it www.lazzariweb.it

ABBONATI A MUG SUBSCRIBE TO MUG

o Desidero so toscrivere l’abbonamento gratuito a Mug per i prossimi 4 numeri. I wish to get Mug’s next 4 issu s fr e of charge.

MUG c/o Lazzari S.a.s. via Paris Bordone, 14 31100 Treviso, Italia Ph. +39 0422 410771 Fax +39 0422 545456 www.mugmagazine.com www.lazzariweb.it Editore incaricato: Edizioni Antilia S.a.s. Direttore responsabile: Mara Bisinella Direzione e coordinamento:

Gian Maria Girardi Concept, art direction, ricerca:

Gian Maria Girardi, Luca e Nicola Facchini, Mauro Mongarli

o Voglio d ventare distributore di Mug. Chiedo di essere contattato per conoA l

scere le mod lità di adesione. How can I become a distributor of Mug? Please get in touch and let me know.

Responsabile pagine culturali:

Carlo Damiani Corrispondente da Tokyo:

Reiko Hanafusa

Nome/Name

Organizzazione, coordinamento e impaginazione:

Via/Street Città/Town

Prov./State

CAP/PCN

Stato/Country

Tel./Phone

Fax

E-mail Data/Date

MUG Anno 3 numero 6 - Dicembre 2003 Registrazione del Tribunale di Treviso n. 1141 del 26/09/2001

Firma/Signature

I dati da lei forniti saranno utilizzati esclusivamente per la gestione degli abbonamenti da Lazzari S.a.s. Ai sensi dell’art. 13, Legge 675/96 lei potrà in qualsiasi momento chiedere la modifica, l’aggiornamento o la cancellazione dei suoi dati scrivendo a Lazzari S.a.s., via Paris Bordone 14 31100 Treviso Italia.

Ubis - design e comunicazione piazza Filodrammatici, 4 Treviso, Italia ubis@ubis.com Testi: testimongarli.com Fotografie: Studio Andrea Pancino, Ubis Fotolito: Sartori Group - Treviso Traduzioni: Mario Crosato, Sheila Moynihan Stampa: Grafiche Antiga S.r.l. - Via Canapificio, 15 - 31041 Cornuda (TV) Ringraziamenti: Kyo e Rafael di Comme des Garçons, Jeremy McAlpine e Inge Scherrer di Adidas Y-3, Studio Marialicci Milano, Gianni Klemera, Bruno Bordese, Luigi Mezzasoma, Andrea Rosso e Cristina Clerici di 55DSL, Enrico Cuman, An Vandevorst e Filip Arickx, Saar Debrouwere di AF Vandevorst. Piero Negra e Marcella Giusto di Pinko, Annaclara Zambon e i ragazzi dell’ISAVV, Enrico Perin, Fabio Caleffi di Happy Books, Alex di S.H.A.D.O Records, Alessandro Favilli, Andrea e Marica Clemente di Wide Records, Gennaro Di Donato e Marco Galvan di Piola, Adriano Goldschmied, Alberto Bobbera, Aiko e Naomi Kubo di Undercover, Farah Ebrahimi, Eleonora Cattaneo di Momo Design, Giorgia Ricci, Simone Piva e Damiano Miotto di Misstake, Michela Miracapillo dello Studio Camuffo, Alfio e Maurizio di Calypso, Peggy Canovas, Rosita Grande, Ezio Barbaro di Modem, Francesco Della Porta, Enrico Agostini e Giuliano Marchesi di Wrangler, Tanya Doubleday Rudkin, Geoffrey B. Small, Marisa Randon di MTVV, Marco Zavagno, Matteo Zorzenoni, lo staff Lazzari

Un ringraziamento particolare al Capitolo dei Canonici della Cattedrale di Treviso Diritti riservati - Riproduzione vietata Sei un abbonato? Se non l’hai già fatto, per confermare il tuo abbonamento gratuito a MUG scrivi a subscribe@mugmagazine.com specificando il tuo Nome, Cognome, indirizzo email. Already a subscriber? Please confirm your free subscription to MUG magazine, if not been done yet, by writing to subscribe@mugmagazine.com with your Name, Surname, email address.

©Lazzari 2003 www.55dsl.com www.abatezanetti.it www.afvandevorst.be www.agjeans.com www.albertodelbiondi.com www.artebarrio.com/solinas www.bergman.de www.clone-italia.com

www.geoffreybsmall.net www.kronan.com www.londonfashionweek.co.uk www.magisdesign.com www.mandarinaduck.com www.misstake.org www.modem-online.com www.momodesign.com

www.nationalgeographic.com www.pinko.it www.piola.it www.sugomagazine.com www.thepeoplesbureau.com www.undercoverism.com www.uovo.tv www.wrangler.com




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.