SKI PEOPLE
FOCUS RACE SKI MAGAZINE È DISPONIBILE IN VERSIONE SMARTPHONE E TABLET
ARRIVANO DAL CROSSFIT TRAINING I 6 KG DI MUSCOLI MESSI SU DA HIRSCHER?
MARCUS SANDELL PUÒ ESSERE UN’ALTERNATIVA AI BIG DELLO SLALOM GIGANTE?
TECNICA MAURO PINI HA ANALIZZATO PER NOI L’EVOLUZIONE DELLA SCIATA IN SLALOM SPECIALE
FEDE!
ISSN 1594-8471
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CI VUOLE
IN ALLEGATO
REPARTO CORSE
IL MAGAZINE DELLO SCI GIOVANILE
RIECCO L’UOMO NERO TERZO E QUARTO POSTO A LAKE LOUISE, DOMINIK PARIS FA DI NUOVO PAURA!
OCCHIO ALLA MANU! STA BENE E SI VEDE MANUELA MOELGG RISALE LE CLASSIFICHE IN SLALOM E GIGANTE...
Numero 132 DICEMBRE 2014 mensile
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Poste Italiane S.p.A. Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1. LO/MI
FEDERICA BRIGNONE TORNA SUL PODIO AD ASPEN E GUIDA UN TEAM DI GIOVANI GIGANTISTE DAL GRANDE FUTURO
di Davide Marta* *piemontese, classe 1974, maestro di sci, direttore responsabile della rivista di cui si occupa da oltre vent’anni. Papà della meravigliosa Alice
OPINIONE
EDITO
WELL DONE, JANS! E
state 2008, mese di giugno. Prendo un aereo da Linate in direzione Oslo. Ad attendermi niente po’ po’ di meno che Aksel Lund Svindal, convalescente dopo il terribile incidente sul Golden Eagle in cui rischiò la pellaccia cadendo sulla lamina di un suo sci. Nessun intervista a media stranieri quell’estate, ma per Race ski magazine aveva deciso di fare un’eccezione. «Siete seri, con voi parlo. Però venite in Norvegia». Detto, fatto… Per dormire avevo una camera prenotata dal Comitato Olimpico norvegese («roba da Vip», devo aver pensato) e un indirizzo da raggiungere. Il solerte addetto stampa mi aveva avvertito: «sono in partenza per i Giochi di Pechino, quando arrivi arrangiati…». Non aveva detto proprio così, ma il succo era quello. Sorpresa: a quell’indirizzo non ho trovato nessun albergo, bensì una cameretta con mattoni a vista-brandina-lavandino-doccia all’Olympiatoppen, il centro di allenamento olimpico sulle colline di Oslo. Le camere degli atleti erano tutte così, in lunghi corridoi con le porte bianche. Inquietante, lo ammetto. L’appuntamento con Aksel era per la mattina dopo, così ho fatto in tempo a fare un giretto (ma senza esagerare) e poi presentarmi alla mensa, tra vichinghi e vichinghe dell’atletica leggera, del taekwondo, del sollevamento pesi e di tutti gli altri sport del programma olimpico in preparazione per Pechino. Ammetto che mi sentivo un po’ osservato nel mio tavolino a mangiare, con qualche sguardo interrogativo addosso. «Hallo… Ciao! Echeccazz…». La mattina - dopo essere anche uscito per una corsetta per non sentirmi totalmente inadeguato all’ambiente - alle 10.30 spaccate è arrivato Aksel. «Mi alleno, puoi venire tutto dove vado io. Poi torno in città e devo fare commissioni
per circa un’ora, se a te va bene, l’intervista la facciamo in auto». Come no… E così la mattina è volata via tra palestra, pesi, scatti, balzi, stretching e io dietro a cercare di fare qualche foto decente. Poi ancora pranzo nella mensa dei vichinghi e via su una fiammante Audi verso il centro di Oslo. Ricordo perfettamente l’impressione che mi lasciò Aksel, quella di uno sportivo come tanti altri, non certo una superstar. Un appassionato, che è arrivato in palestra, ha svolto il suo programma insieme ai ragazzini della squadra di Coppa Europa, si è fatto una doccia ed è tornato a casa. Niente di bionico o di straordinario. Concluso il tragitto e la nostra chiacchierata, siamo arrivati davanti al mio albergo (per la seconda notte mi sono prenotato una camera vera…). Aksel ci ha pensato un attimo e mi ha buttato lì… «Stasera esco a fare un po’ di festa con gli amici, poi parto per la Nuova Zelanda e non li vedo più. Vuoi unirti a noi?». Come no! «Ci vediamo verso le nove, passo io». Vuoi mettere essere richiesto nella hall di un albergo dal vincitore di una Coppa del
Kjetil Jansrud dopo il bis di Lake Louise
Mondo? «Signor Marta? La attende il signor Svindal!». «Scendo subito!». Ore 21, puntuale. Azzardo «Si va a mangiare?». «No, abbiamo già mangiato». Ok, se lo dice lui… Io non avevo toccato cibo. «Passiamo a caricare un amico». Amico… Vabbè, ok! E in auto sale un ragazzotto placido e sorridente. Parlava un inglese perfetto e non riusciva mai a dire una cosa che non fosse dannatamente sensata e intelligente. Ho parlato parecchio con quel tipo (noblesse oblige, Aksel era piuttosto richiesto per autografi e foto). Ricordo che mi sottolineava quanto gli piacesse stare in montagna per sciare e della sua passione per il Liverpool. La serata è volata via tra qualche bicchiere di troppo e tante risate, uno stonato tentativo di ‘You’ll never walk alone’, inno dei tifosi dei Reds. Una serata come mille altre, di quelle che fanno tutti. Normale. Già, normale. Chissà perché questi norvegesi hanno la capacità di far sembrare tutto così normale, così naturale. Ah, dimenticavo un particolare. Quel ragazzo, l’amico di Aksel, quello che siamo passati a caricare in auto, era Kjetil Jansrud. Tre anni prima di questo epidodio aveva stravinto la Coppa Europa, poi era stato stoppato da un terribile mal di schiena, sembrava non potesse nemmeno continuare l’attività. «Ma io non mollo, mi piace troppo sciare» mi disse, accompagnando quelle parole con uno sguardo dritto come una lama e un sorriso serafico e sincero. Qualche giorno fa, vedendolo lì, ripetere a Lake Louise l’exploit del suo amico Aksel di vincere discesa e superG nello stesso weekend di Coppa (guarda caso impresa risalente all’inverno seguente quell’intervista, quando Svindal tornò sulla Birds of Prey e vinse tutte e due le gare veloci), mi ha fatto tornare in mente quella serata e le parole di Kjetil. Well done, Jans! @raceskimagazine
Contenuti
Race ski mgazine 132 - Dicembre 2014 SERVIZI PORTFOLIO
10
Le gare del mese in 30 foto a cura di Claudio Primavesi VAIL, COLORADO MALEDIZIONE ITALIA
40
La storia dei Mondiali ’89 e ’99
di Gianmario Bonzi PRONTO PER IL PODIO
32
FEDE CONTRO TUTTI Federica Brignone è l’azzurra del momento e noi l’abbiamo intervistata di Gianmario Bonzi
48
Intervista a Marcus Sandell
di Gabriele Pezzaglia BILANCIO FISI AD USO DEI COMUNI MORTALI
54
Ecco da dove nasce il ‘buco’ di due milioni di euro
di Claudio Primavesi SCANDINAVI E SVIZZERI IN POLE PER L’EUROPA
58
Gli uomini più forti dopo le prove tecniche di Levi
di Gabriele Pezzaglia L’UOMO DEL MONTE
66
Simone Del Dio, allenatore degli slalomisti
di Gabriele Pezzaglia MOELGG, IL GIOVANE MAESTRO
70
Lo skiman di Manfred e di Patrick Thaler
di Gabriele Pezzaglia PROVACI ROCCO
72
A tu per tu con Rocco Delsante
di Gabriele Pezzaglia KAROLINE ALL’ASSALTO DELL’EUROPA
74
A tu per tu con Karoline Pichler
di Gianmario Bonzi RAPID GATES SEMPRE UGUALI MIGLIORANO GLI INTERPRETI
76
Tutti i segreti e la tecnica dello slalom
FEDERICA BRIGNONE 30 NOVEMBRE
di Mauro Pini
Là dove la mia carriera iniziò, ben 6 anni fa, tutto ricomincia e io mi sono commossa tantissimo sul podio, dove non salivo da parecchio tempo. Non ho parole, grazie a tutti per i messaggi, per il tifo per il sostegno e a tutti quelli che hanno creduto e credono in me. Grazie alla mia squadra, le compagne, il mio skiman e tutti quelli che hanno reso possibile questo momento magico! #aspen #lacrimedigioia #nowords
RUBRICHE Editoriale .................................................................................1 Polino’s Way ...........................................................................6 The downhiller .....................................................................8 Magazine Internazionale ...............................................20 Instagram Parade ..............................................................24 Un mese di Twitter ...........................................................26 Atleta del mese ..................................................................28 Il giornale del mercato....................................................96
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dicembre 2014
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colors of a
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Segretaria di redazione: ELENA VOLPE elena.volpe@mulatero.it Responsabile sito e area agonismo: GABRIELE PEZZAGLIA gabriele.pezzaglia@mulatero.it Redazione GIANMARIO BONZI ANDREA CHIERICATO LUCA GIACCONE Progetto grafico e impaginazione: NEXT LEVEL STUDIO Webmaster raceskimagazine.it: SILVANO CAMERLO Fotografie Coppa del Mondo: ZOOM AGENCE info@zoom-agence.fr Contributi fotografici: Ralf Brunel, Enrico Schiavi Area tecnica e opinionisti: Paolo De Chiesa, Kristian Ghedina, Marco Pastore, Mauro Pini In copertina: Federica Brignone vola verso il terzo posto nel gigante di Aspen (foto Alexis Boichard/Zoom Agénce)
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coordinatore progetto: ANDREA CHIERICATO andrea.chiericato@mulatero.it collaboratori: Roland Brenner, Stefano Buccafusca, Luca Franchini, Giorgio Guidelli, Andrea Mammarella, Bruno Tavosanis. Distribuzione in edicola: MEPE - Milano - tel 02 89 5921 Stampa: REGGIANI - Brezzo di Bedero (VA) Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4310 del 11/03/1991. La Mulatero Editore srl è iscritta nel Registro degli Operatori di Comunicazione con il numero 21697.
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FEDERICA BRIGNONE WORLDCUP • • • •
| PHOTO ROBY TRAB
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*Paolo De Chiesa Atleta della Valanga azzurra con 12 podi in slalom, commentatore televisivo RAI e… ottimo giocatore di golf
OPINIONE
*PAOLINO’S WAY La difficile eredità della Stelvio Santa Caterina ha raccolto il testimone di Bormio che, dopo venti anni, ha detto no alla discesa di Coppa del Mondo. Riproponendo la coppia Pietrogiovanna-Compagnoni in un inedito ruolo
Nella foto: Bode Miller sulla Stelvio, una foto che probabilmente non potrà più essere scattata ©Zoom Agénce
notte me lo sogno ancora… Affrontai il famigerato canalino Sertorelli a 14 anni, nella discesa dei Campionati Italiani Juniores vinta da Gustavo Thoeni, poco prima che decollasse nella stratosfera dello sci! Nel 1985, debilitato dalla febbre, corsi lo slalom dei Campionati del Mondo sulla parte finale della Stelvio, rush ondulato e adattato a stento ai rapid gates che i discesisti, nella loro disciplina, consumano in pochi istanti. La Stelvio, una delle grandi classiche, dal ‘93 teatro di memorabili discese di Coppa del Mondo tra Natale e Capodanno, sede di tre finali e di due
DI
edizioni dei Campionati del Mondo, ha dato forfait: che peccato! Nell’enfasi nostalgica mi verrebbe spontaneo dire che il Circo bianco sarà privo della pista più spettacolare del pianeta, anche se con la Streif di Kitzbühel qualsiasi accostamento è superfluo. Di certo mancherà la più tecnica e faticosa, una picchiata di curve culminanti nel tornante d’ingresso della Carcentina, la diagonale ghiacciata in pendenza trasversale imboccata a fil di lamina, un carosello di tornate velocissime fino in fondo all’ultimo muro dove le gambe, sollecitate senza pausa, rispondevano a singhiozzo e la vista si annebbiava. In ogni caso, al di là del
dispiacere personale e della delusione di tanti appassionati, difficile argomentare su una decisione volta a salvaguardare le esigenze turistiche nel periodo clou della stagione! Ma la Valtellina non si è arresa e, in tempi record, ha recuperato la gara in quel di Santa Caterina, sulla Deborah Compagnoni, già sede della discesa iridata femminile nel 2005. Non è il caso di azzardare paragoni, anche se gli slogan comparativi sono già lanciati: più dislivello della Saslong in Val Gardena, più lunga della Birds of Prey di Beaver Creek, più alta del Lauberhorn… E se fosse anche più ripida della Streif, che supera l’80 per cento di pendenza? Non esageriamo, la new entry italiana si ferma al 76 per cento in uno dei muri dopo la partenza, tra l’altro spostata 250 metri più in alto rispetto ai Mondiali in gonnella. Ogni pista ha la sua anima e caratteristiche proprie, anche se, rispetto a quella vista nove anni fa e intitolata a una delle più grandi campionesse della storia, ci saranno varianti e novità, soprattutto in fatto di allestimento del manto, progettate e studiate da Tino Pietrogiovanna, grande della Valanga Azzurra prima di diventare lo storico allenatore di Deborah, nonché degno successore di Aldo Anzi nella preparazione della Stelvio. Sotto il vessillo della loro adorata Santa Caterina, Tino e Deborah, nell’inedito ruolo di responsabile e consulente superstar, hanno ricomposto lo storico binomio che, nei gloriosi anni ’90, fece impazzire milioni di italiani, raccogliendo una nuova sfida, non meno impegnativa di tante in passato. La platea dello sci ha affinato il palato e non si accontenta…
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Kristian Ghedina* Ventinove podi e 12 vittorie, in discesa, quattro podi e una vittoria in superG, tre medaglie mondiali, dodici titoli italiani. Serve altro per presentare Kristian Ghedina?
OPINIONE
*THE DOWNHILLER entre scrivo queste righe mi trovo a Lake Louise, nella bufera di neve che ha costretto al rinvio della terza prova della discesa maschile di Coppa del Mondo. Una pista dove corrono anche le donne, quindi sulla carta facile per gli uomini. E infatti proprio qui Lindsey Vonn li avrebbe voluti sfidare. Per ironia della sorte quest’anno ci sarà un’altra gara su una pista per donne, quella di Santa Caterina, che sostituisce Bormio. Sarebbe scontato dire che Lake Louise e Santa Caterina sono piste troppo facili per gli uomini. A parte che si tratta di due discese diverse e che la prima è oramai da anni nel Circo bianco, anche se quest’anno Hannes Trinkl ha fatto tracciare diritto a differenza di quello che faceva Schmalzl in passato. Alcuni hanno detto: ’ora sembra un’autostrada, sarà ancora più facile’. E qui viene il bello perché anche il facile bisogna saperlo interpretare, bisogna sapere scegliere la linea giusta e soprattutto un errore lo paghi molto di più che sul difficile, dove sbagliano tutti o quasi. Questo per dire che sia Lake Louise che Santa Caterina non sfigurano e non sfigureranno. Per Santa Caterina entra in gioco anche un altro fattore: è una pista che gli uomini non conoscono. Potrebbe cambiare le carte in tavola? Spesso sento i ‘giovani’ dire che i ’veci’ in discesa sono avvantaggiati perché conoscono bene le piste e l’esperienza te la fai in anni e anni di prove e libere. Questo è vero, certo, però secondo me proprio il fatto di avere esperienza ti aiuta anche a sapere leggere il terreno e le asperità, a sapere disegnare la giusta curva su una pista che non conosci. Per fare un parallelo con la Formula Uno, guardate cosa è successo a Sochi, su una pista nuova… i piloti esperti hanno sempre una marcia in più. Piuttosto credo che i giovani, rispetto a Bormio, possano essere avvantaggiati psicologicamente. Gareggiare su una pista dove anche i più forti rischiano sempre e arrivano stremati ti incute già timore prima
M
Quando facile vuol dire difficile Lake Louise e Santa Caterina, due piste diverse ma accomunate dal fatto che sono omologate anche per le donne. Eppure presentano insidie e tranelli di arrivare al cancelletto di partenza, mentre sapere di andare a correre su una discesa da donne ti dà sicuramente più spavalderia e la testa in discesa conta, eccome. Ma la pista come sarà? Per come la conosco, secondo me è valida. C’è un po’ di tutto: scorrevolezza, salti, qualche tratto tecnico. A differenza di Bormio, però, il meteo sarà ancora più determinante
perché si corre praticamente sempre in campo aperto e sarà necessaria la migliore visibilità. Facile, difficile? Certo non è la Stelvio ma conterà molto la neve, che è quella che fa la differenza. Ricordo che una volta sono sceso a Kitz con neve primaverile e facevi quello che volevi, sembrava una passeggiata. E non sto parlando di Lake Louise…
Nella foto: i francesi in ricognizione sul ‘piattone’ di Lake Louise ©Zoom
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PORTFOLIO
URLO LIBERATORIO
World Cup LEVI 15/16 NOVEMBRE ©Zoom Agènce
C’è tanta energia e tanta rabbia liberata nell’esultanza di Tina Maze, alla vittoria nello slalom di Levi dopo la falsa partenza stile 2013 di Soelden. La slovena ha sfoderato due manche perfette, regolando anche la ‘regolarista’ Hansdotter.
om l a l S IL
INI URO P DI M A O T N PU
dove Levi, rano r atte ZIANI R i MA
Nel fine settimana nordico ci sono stati arrivi e partenze da e verso il pianeta che ospita i marziani. È atterrata Mikaela ed è (ri-)partita Tina. È atterrato Marcel ed ha cominciato a volare Henrik. Due prestazioni, quelle di Tina e Henrik, farcite di tanta tecnica e tanta ‘testa’. Il credo tecnico di Tina è semplice: centralità e pulizia nella conduzione dell’esterno che producono una curva ‘rotonda’ quel tanto che basta per fare correre sempre lo sci. L’americana ha pagato più di tutte il lungo viaggio per arrivare a Levi, il girovagare tra aeroporti e i voli persi per il maltempo. Precisione con i piedi al passaggio del palo, presenza mentale, freschezza fisica e tanta fluidità d’azione la formula messa sul cockpit della navicella Kristoffersen che l’ha portato a trionfare sulla Black di Levi.
15NOVEMBRE TINA MAZE
Me and my victory. #levi #victory
12
dicembre 2014
ALEXIS COSA FAI? Non qualificato per la seconda manche. Niente da fare per Alexis Pinturault, che in questa foto sembra avere l’aureola del predestinato. Era da Wengen 2013 che non si qualificava tra i rapid gates. E per vincere la Coppa qualche punto in slalom serve…
UN NONNO ALLA RIBALTA Chiamatelo pure nonno, ma Patrick Thaler ha dimostrato ancora una volta di essere lo slalomista azzurro (pardon… rosso) più in forma con il quinto posto sulla Levi Black. Che si corra nella nebbia o al sole… più invecchia, più diventa buono, come il vino.
OH MY GOD! Deve avere pensato proprio così Mikaela Shiffrin dopo due manche incolori, nelle quali non ha mai graffiato. Jet-lag o no, un undicesimo posto a oltre due secondi dalla vetta.
PROVACI MANUELA
©Pentaphoto
Dodicesima con il pettorale 52. Che Manuela Moelgg abbia deciso di tornare? A Levi una discreta prestazione della squadra azzurra (considerando il punto di partenza) con il quindicesimo posto di Sarah Pardeller. Meno bene la Costazza, ventesima.
PASSAGGIO DI CONSEGNE? Sembra proprio passare il testimone dello slalom a Henrik Kristoffersen un Marcel Hirscher che, come alle Olimpiadi, ha dovuto accontentarsi del secondo posto. Solo che allora dietro c’era il norvegese e ora Henrik lo guarda dall’alto. Aspettiamo il secondo slalom stagionale per la rivincita… dicembre 2014
13
PORTFOLIO
29 NOVEMBRE KJETIL JANSRUD
Buon giorno! - 25 gradi questa mattina a Lake Louise. Non vedo l’ora di infilarmi nel mio spandex.#racetime #bib19
KJETIL IL COW-BOY Tradizionale premiazione con il cappello da cow-boy. A Lake Louise è un rito al quale non sfugge nessuno (ti ricordi Domme?). E anche Kjetil Jansrud ha festeggiato da paladino della ‘frontier mentality’. Sarà un vikingo, ma con quei baffi non sfigurerebbe in un film western. E nemmeno sulla pista canadese, che ha pennellato alla perfezione, andando a vincere la prima discesa stagionale.
Bravo Guillermo Primo podio per Guillermo Fayed nella discesa canadese. Un secondo posto che vale oro per questo francese dal nome non certo francofono che affronta con solidità la porta sul dosso.
14
dicembre 2014
CASTELLO DA SOGNO A Lake Louise le squadre dormono quasi tutte nel grande hotelcastello immerso in un paesaggio fiabesco. Sì, proprio quello dove secondo Maria Hoefl-Riesch succedeva di tutto…
LANDING IN LAKE LOUISE
World Cup
Un atterraggio sulle code per Werner Heel che non gli ha impedito di conquistare il settimo posto. Solo diciannovesimo invece Peter Fill che qui in passato aveva vissuto giorni migliori.
LAKE LOUISE 29 NOVEMBRE ©Zoom Agènce
ILL H N W DO HIESA O DE C I PAOL D O T IL PUN
Paris alle e ol cost
Se le prime prove di velocità parrebbero indicare Jansrud nuovo mattatore, Paris gli è alle costole. Avvicinando il microscopio alla sua sciata, ho notato un’evoluzione tecnica a partire dall’assetto, aerodinamico in curva e ad angoli chiusi per la sua stazza, eppur mai statico, frutto di una fluidità d’azione non più riscontrata dopo la caduta di un anno fa in Val Gardena. In discesa, dopo avere segnato il secondo tempo in fondo al muro, Dominik ha perso il podio nel rush finale, terreno di caccia per scivolatori come lui.
UOMINI DI GHIACCIO Barba gelata, protezione sulla faccia: a Lake Louise fa sempre molto freddo e Dominik Paris (quarto) e Christof Innerhofer (un cinquantaduesimo posto da dimenticare) si attrezzano… dicembre 2014
15
PORTFOLIO
World Cup ASPEN 29 NOVEMBRE ©Zoom Agènce
GIANTM O SLAL I RO PIN I M AU NTO D U P IL
hia vecc n aspe
Una pista di vecchio stampo quella di Aspen, la più difficile, la più complicata del circuito. Zone d’ombra, gobbe, strettoie e pendenza sono gli aspetti che questo pendio custodisce. Lo sforzo che le atlete devono professare per capirne i segreti è molto dispendioso, l’aspetto mentale, oltre naturalmente alle capacità tecniche, è enorme. Qui si vince soprattutto con la testa! I risultati espressi durante il gigante americano di fine novembre hanno messo in risalto gli attuali valori in questa disciplina. Grande Austria, benino l’Italia, così così Tina. Male le altre.
16
dicembre 2014
LET’S GO FEDERICA Cinque anni e un giorno dopo Federica Brignone torna sul podio nel gigante di Aspen, dove aveva conquistato il primo. Un terzo posto a oltre due anni da Schladming 2012, ultimo podio. Seconda manche disegnata da Livio Magoni che porta anche Manuela Moelgg al decimo posto, Irene Curtoni al quindicesimo e Marta Bassino al diciannovesimo. Peccato per Nadia Fanchini fuori nella prima manche.
EVA-MARIA EMULA ANNA
CIRCO ASPEN
Seconda a Lenzerheide, terza a Soelden e… finalmente prima. Vittoria numero uno in carriera per l’austriaca Eva-Maria Brem, che sembra accarezzare la neve di Aspen. Solo dodicesima Anna Fenninger.
Voli ed evoluzioni nella località del Colorado. Niente da fare per Tessa Worley che frana rovinosamente e per una delle apripista che si schianta contro una porta. La Coppa del Mondo è anche questo.
30 NOVEMBRE EVA-MARIA BREM
Quando un sogno d’infanzia… Prima vittoria in Coppa del Mondo!!! #magicmoment
PROVACI ANCORA KATHRIN
PISTA CON VISTA
Un quarto, un terzo e un secondo posto. Un inizio di stagione da regolarista per Kathrin Zettel. E non aveva ancora corso lo slalom…
Tracciato decisamente panoramico quello di Aspen, che sembra infilarsi tra le case della lussiosa località del Colorado. Come si vede in questa foto scattata durante la ricognizione.
dicembre 2014
17
PORTFOLIO
BRICE ROGER
World Cup LAKE LOUISE 30 NOVEMBRE ©Zoom Agènce
Sembra proprio essere stato fulminato dal raggio di sole (o abbagliato?) il francese Brice Roger che ha fatto un capitombolo in stile ‘orso Yoghi’ tra le foreste canadesi…
RG E P U S ORE PAST AURO M I D TO IL PUN
ione camp di za olez v e r scor
Lake Louise non diverte, c’è poco da fare. Concilia il sonno e in tal senso sarebbe meglio posticipare la tappa canadese di un paio d’ore. A tenerci svegli è Dominik Paris, campione di scorrevolezza, ma anche di tecnica. In super G è molto bravo a sfruttare il numero 4, mettendo in campo grande ‘morbidezza’ e continuità nella sciata. Fantastico in quello che forse è il passaggio più difficile della gara, il salto tra il primo e secondo intermedio: la linea è fin troppo diretta e per poco non salta la porta successiva al dosso. Ma è bravissimo a dosare gli appoggi nel curvone successivo, dove sarebbe stato facile perdere parecchia velocità, così come accade per altri atleti. Un podio che può dare inizio a una grande stagione per il campione della Val d’Ultimo.
MATTHIAS C’E Un bel secondo posto per la medaglia d’oro olimpica Matthias Mayer. Anche lui ha dimostrato di essere un grande. Con Paris sarà l’uomo da battere della stagione in corso? Intanto si sta scaldando per i mondiali...
18
dicembre 2014
WELL DONE DOMME! Un quarto posto alla prima gara, in discesa, e poi subito il podio, in superG, dove non era mai salito sui tre gradini. Dopo la difficile stagione olimpica inizia bene il 2015 per Dominik Paris. E poi con Lake Louise ha feeling…
30 NOVEMBRE DOMINIK PARIS
È stato un grande weekend per me… terzo posto in super g… sono così felice… complimenti a Kjetil Jansrud per il suo double…
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LA PRIMA DI BATTI
UNO YETI DI NOME MAX
Esordio in Coppa del Mondo per Henri Battilani che aveva anche fatto l’unica prova della discesa. Che dire? Cinquantacinquesimo, ma la prima volta è sempre la prima volta.
Barba incolta, grande freddo e… no, non è lo yeti, è Max Franz!
dicembre 2014
19
PORTFOLIO
FRIDA ANCORA A PODIO
World Cup
Se non ci fosse stata la vittoria di Kranjska Gora della scorsa stagione saebbe veramente una iattura, perché la Hansdotter va quasi sempre sul podio ed è regolarissima, peccato che non vinca, come ad Aspen dove si è fatta beffare per 19 centesimi dalla Hosp.
ASPEN 30 NOVEMBRe ©Zoom Agènce
OM L A L S NT IL PU
PINI AURO O DI M
CHIARA CI SEI?
iso sorr e l sul a r labb
Mai demordere! Quante volte se lo sarà ripetuto in questi anni Hosp? Un’infinità, sicuramente. Gran bella prova quella dell’atleta austriaca, ottima centralità, baricentro alto così da non affaticare troppo i tricipiti, piedi sempre vicini e sotto il corpo per creare scorrevolezza e fluidità, solidità con il busto e le braccia. E poi tanto sorriso sulle labbra, che sta a dimostrare come funzionano attualmente le cose in squadra Austria. L’unione del gruppo canalizza l’energia positiva con l’effetto di spingere il singolo a superarsi. Hansdotter sempre lì, abbonata al secondo posto, con il suo stile ‘libertino’ che le impedisce di fare il salto definitivo per vincere con regolarità. Per le altre solo polvere, ad Aspen ho visto molti visi imbronciati, pochi sorrisi: questo è sci vero!
20
dicembre 2014
Meglio che a Levi, dove era arrivata ventesima, ma dalla veterana dei rapid gates ‘mago’ Magoni si aspetta di più? Ad Aspen tredicesima, la prossima volta?
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TWIST & SHOUT Gioia incontenibile per la statunitense Resi Stiegler, undicesima e al migliore risultato dal 2013. Dopo una serie infinita di infortuni… Urliamo anche noi con lei.
LEONESSA INDOMITA
FACEBOOK 30 NOVEMBRE
Era dal 2009 che Niki Hosp non saliva su un podio dello slalom. E ad Aspen ha sbaragliato una concorrenza agguerrita, dall’eterna seconda Hansdotter, alla rediviva Zettel, alla teenager Shiffrin. Mica male per una ultra-trentenne…
Siiiiiiiiiiiiii Dopo 7 lunghi anni ancora sul podio
COSA COMBINI MIKAELA? Due slalom senza podio… cosa succede a Mikaela Shiffrin? A Levi si era parlato di jet-lag, ma Aspen è a qualche ora di auto da Vail… Solo un quinto posto per l’americanina sulle piste yankee.
novembre 2014
21
MAGAZINE INTERNAZIONALE
L’ULTIMA SVIOLINATA DI VANESSA
KJETIL JANSRUD
«La cosa positiva del freddo è che è uguale per tutti»
MATTHIAS MAYER
«Nelle ultime settimane ero infortunato senza tanto tempo per allenarmi, per questo sono contento per come è andata a Lake Louise»
BORSINO INFORTUNATI
SFOTTò
Vi ricordate la storia della famosa violinista Vanessa Mae Vanakorn Nicholson, in arte Vanessa Mae (per la FIS, però, Vanessa Vanakorn) ovvero la musicistasciatrice thailandese, nata a Singapore e con cittadinanza britannica, che è finita sui giornali di tutto il mondo per la sua partecipazione ai Giochi di Sochi 2014? Bene. Dietro la sua qualificazione, ci sono stati risultati manipolati, con il beneplacito di molte persone. I quattro giganti organizzati a Krvavec, in Slovenia, a gennaio 2014 sono risultati un insieme di infrazioni: concorrenti caduti e classificati come arrivati secondi, concorrenti che nella realtà non hanno partecipato, partenze a metà pista con cancelletti aperti manualmente, condizoni meteo impossibili... sembra una storia falsa e invece, secondo quanto appurato da federsci slovena e internazionale, è tutto vero. Così la violinista è stata squalificata per quattro anni, il responsabile di gara per due anni e arbitri, delegati e cronometristi per un anno. Dunque a Pyeongchang Vanessa non ci sarà...
«NON BARATTEREI LA MIA MEDAGLIA CON 10 MILIONI DI DISCHI VENDUTI» TINA MAZE A SOCHI 2014 A PROPOSITO DI VANESSA MAE
MARC GINI Infortunio al ginocchio per Marc Gini. Lo svizzero, che si trovava in allenamento in Svezia a inizio novembre, è caduto e si è procurato la rottura del piatto tibiale e del menisco interno del ginocchio destro. «È stato ancora fortunato perché non è stato necessario procedere con l’intervento chirurgico - ha detto il medico della federsci svizzera Walter O. Frey -. Non resterà fermo per molto tempo». Potrebbe essere in gara a gennaio.
MILLER E LIGETY OUT
D-AIR OK DELLA FIS
Due stop in pochi giorni in casa USA. Bode Miller, avvistato a Soelden, ma assente al cancelletto di partenza dell’opening, è stato operato alla schiena a causa di un disco intervertebrale che andava a toccare un nervo spinale. Miller proverà a rientrare in gara a Wengen. ‘Intoppo’ anche per Ted Ligety che a fine novembre si è infortunato al polso ed è stato operato per poter inserire quattro viti. Grazie a un tutore particolare ha però potuto sciare già pochi giorni dopo l’infortiunio
Airbag Dainese fine della telenovela. La FIS ha approvato la nuova protezione D-Air, bocciata pochi giorni prima dell’opening di Soelden. L’innovativo progetto, fortemente voluto dalla federsci internazionale, potrà essere usato, fino al 31 dicembre 2014, solo nelle prove libere della discesa. Dall’anno nuovo, poi, libero utilizzo anche in gara.
ROSINA SCHNEEBERGER Rosina Schneeberger, 20 anni, austriaca, ottima gigantista e supergigantista, due medaglie ai Mondiali Jr di Jasna, si è infortunata gravemente il 29 novembre nel corso della seconda manche del primo slalom stagionale, in Finlandia: rottura del legamento crociato anteriore e lesione del menisco laterale del ginocchio sinistro. Stagione finita.
CHE SFORTUNA SPESCHA... Ancora sfortunato Christian Spescha. L’elvetico, fermo la passata stagione per la rottura del crociato, è tornato a sciare con la squadra, ma si è dovuto fermare nuovamente a causa di una contusione ossea. Tornerà in pista a metà dicembre. È già tornato in pista l’altro elvetico Thomas Tumler, restato ai box per una dislocazione alla spalla.
22
dicembre 2014
ERIK GUAY
Doveva rientrare a Lake Louise
dopo l’ennesimo infortunio al ginocchio, invece ha dovuto posticipare le prime gare. Probabilmente sarà a Santa Caterina. «Sto lavorando per aumentare forza e massa della gamba infortunata, ci è voluto un po’ più di tempo» ha detto il canadese.
EVA-MARIA BREM
NICOLE HOSP
«Ho visto la luce verde e ci sono voluti uno, due o non so quanti secondi per realizzare che avevo vinto»
ALTRE NEWS
218.053
INSTAGRAM PARADE
E’ il social del momento, almeno tra i giovani. Chi ha più follower tra i big? Stravince Lindsey Vonn, donna molto social, a differenza di Anna Fenninger che non risulta avere un account Instagram. E Hirscher, per una volta, deve accontentarsi del quinto posto...
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BENTORNATA LINDSEY VONN Ritorno quanto mai atteso quello della statunitense che è ritornata con le big nelle prove cronometrate di Lake Louise, proprio mentre Race ski magazine andava in stampa.
«Questa estate mi sono detta che avrei voluto vincere ancora ma non avrei pensato di farlo in slalom»
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LINDSEY VONN
AKSEL LUND SVINDAL
TED LIGETY
MIKAELA SHIFFRIN
MARCEL HIRSCHER
55.483
KJETIL JANSRUD
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TINA MAZE
LARA GUT
11.112
TINA WEIRATHER
LA STREIF DIVENTA FILM A dicembre in Austria e a seguire anche in Germania. ‘Streif-One Hell of a Ride’ è il primo film su una pista di sci, la Streif di Kitz, distribuito nei cinema. Ci saranno anche le testimonianze di atleti di oggi e ieri.
ZUZULOVA OUT Infortunio al menisco per la slovacca Veronika Zuzulova in allenamento ad Aspen a fine novembre. Subito operata, la slalomista non farà rientro in gara prima di fine anno.
UNA SHIFFRIN VELOCISTA? Un inizio di stagione in Coppa del Mondo decisamente bi-faccia per l’attesissima Mikaela Shiffrin: prima il successo in gigante, ex aequo con Anna Fenninger, a Soelden; poi la brutta prova (per lei ovviamente) a Levi, quando tutti le assegnavano già il primo posto al 99% e invece ha chiuso ‘solo’ undicesima. Ad Aspen sappiamo come è andata. Però... però Mikaela sta studiando da polivalente. Per lei le prime gare in superG dopo due anni, a Copper Mountain, nello ‘speed center’, in due prove FIS, a 19 anni. «Mi sento bene anche in superG, mi piace, finché avrò questa sensazione potrò pensare anche di gareggiare nelle prove veloci - ha detto Mikaela -. Forse già quest’anno, sì, potrei farlo per la prima volta in Val d’Isère, in superG. In supercombinata non mi sento ancora pronta, soprattutto se la prova veloce è la discesa, come sarà ai Mondiali».
HIRSCHER COVER MAN
PASSERELLA A NEW YORK Presentazione ufficiale nella Grande Mela per i Mondiali di Vail Beaver Creek a fine ottobre. Presenti Mikaela Shiffrin, Julia Mancuso, Andrew Weibrecht e la segretaria generale FIS Sarah Lewis.
POPOLARITÀ SEMPRE PIÙ ALTA PER MARCEL HIRSCHER CHE, OLTRE A SFODERARE DEI MUSCOLI NOTEVOLI, SI È RIPRESENTATO AL VIA CON LA SPINTA (E LA PRESSIONE) DEI MEDIA AUSTRIACI. DOPO ANNA FENNINGER, È STATO LUI LA SUPERSTAR SULLA COPERTINA DI SPORTS MAGAZIN, IN PERFETTA TENUTA DA MURATORE, CON LA MAGLIETTA STRAPPATA E SPORCA DI GRASSO. UN FUTURO SULLE PASSERELLE?
IL BAFFO DI LIZEROUX NON SARÀ DI CERTO PASSATO INOSSERVATO IL BAFFO DEL FRANCESE JULIEN LIZEROUX SFOGGIATO IN GARA A LEVI. ANCHE QUEST’ANNO TANTI SCIATORI HANNO ADERITO A MOVEMBER, LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER LA PREVENZIONE DEL CARCINOMA DELLA PROSTATA E ALTRE PATOLOGIE. NON HANNO VOLUTO FARSI SCAPPARE L’OCCASIONE, PER ESEMPIO, ANCHE HIRSCHER E NEUREUTHER.
dicembre 2014
23
MAGAZINE INTERNAZIONALE
FIS, UN RINVIO DIETRO L’ALTRO: oltre quindici appuntamenti internazionali sono stati annullati per mancanza di neve o problemi di natura varia. Ogni anno il calendario di novembre è sempre più fitto di appun-
tamenti e ogni inizio stagione sul database FIS sono più le caselle rosse delle ‘race cancelled’, che quelle blu con i ‘results’. Ha senso continuare su questa strada o meglio temporeggiare e attendere dicembre?
50 CANDELINE PER VRENI Lo scorso 26 novembre Vreni Schneider ha festeggiato il cinquantesimo compleanno. Cinquanta candeline per una delle sciatrici più vincenti e amate della storia, solo dietro a Moser-Proell e Vonn. Nel suo palmarès tre Coppe del Mondo generali, cinque medaglie olimpiche e sei mondiali. Quando arriverà un’altra svizzera capace di vincere come lei? FACEBOOK 27 NOVEMBRE AKSEL LUND SVINDAL
PINTU POWDER MACHINE Forse avrà avuto troppa ‘powder’ ancora in testa Alexis Pinturault che sul suo account Facebook ha postato questa foto di Lake Louise... peccato che poi in superG sia arrivato trentottesimo...
KJETIL DIETRO LE QUINTE
STATS
KJETIL DA ESPORTAZIONE Jansrud non aveva mai vinto una gara di Coppa del Mondo fuori dalla Norvegia, a Kvitfjell... Ora è a quota due dopo la doppietta di Lake Louise.
24
dicembre 2014
Un video su Kjetil Jansrud ‘backstage’, sulla vita da atleta, sulle soddisfazioni e i sacrifici dell’allenamento. Quale momento migliore dopo la doppia vittoria di Lake Louise per lanciare la clip realizzata qualche settimana fa da Level con il suo testimonial di punta norvegese? Il cortometraggio, prodotto da Visual Working, mette in luce il punto di vista di Kjetil sul mondo dello sci. Da non perdere, per la qualità dell’immagine e per i contenuti interessanti.
GUARDA IL VIDEO Inquadra il qr code
Grazie a un buon supporto e al duro lavoro sono felice di potere dire che la riabilitazione sta andando molto bene. Questa settimana perderò questo tutore di plastica che mi avvolge il piede. Questo significa che il tendine d’Achille sta crescendo lentamente e diventando un unico pezzo. Ma non è ancora resistente. Poi c’è un problema più grosso con i muscoli del ginocchio e della caviglia. Anche se li ho tenuti in allenamento, averli avvolti in un tutore non è la stessa cosa che potersi muovere liberamente. Così, anche se tolgo il tutore, credo che dovrò camminare con le stampelle per qualche giorno. Ed è una buona cosa. Una volta che prendi confidenza con questi aggeggi ti puoi muovere molto velocemente. Comunque, anche se la strada è ancora lunga, sono ottimista. Ho la sensazione di essere avanti rispetto ai programmi. Aspettiamo e vediamo cosa succederà. Il tendine d’Achille è circa il doppio dello spessore rispetto a prima e quindi dovrò andare alla fabbrica di Head a farmi fare un altro scarpone su misura. Non so quando potrò metterlo ai piedi e sciare ma, come ho detto, sembra che vada tutto bene e sono ottimista.
// PODIUM & NOVA II
Photo credit: Agence Zoom / Athlete: Anna Fenninger / Conception & Graphic Design :
NATI PER VINCERE
// ANNA FENNINGER (AUT) LA CAMPIONESSA MONDIALE 2014 SI UNISCE AL TEAM BOLLE! «Sono molto entusiasta di entrare a far parte del team Bollé. Ho da subito apprezzato la qualità dei prodotti e il loro design. Sono certa di aver il materiale perfetto per una visione ottimale sulle pista, oltre alla massima protezione.» Anna indossa il casco Podium e la maschera Nova II
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27 novembre 2014 Filtro: Normal
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OÈ O TUTT OVE MIO PRIM‘87-’88 D T B #T ATO, IL VERNO RIO INIZI ASS… IN SANSICA SKIP ADY IN # KIAREA ALRE LATTEAS #VIA teo Mat saglia r Ma
16 novembre 2014 Filtro: Sierra
23 novembre 2014 Filtro: Normal
20 novembre 2014 Filtro: Normal
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18 novembre 2014 Filtro: Lo-fi
!!! ’S GO
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UN MESE VISTO ATTRAVERSO
TE TICA I IMEN I AUGUR D N E NO RGLI GL DI FAATALE! DI N TINA E MAZ
22 novembre 2014 Filtro: Normal
9 novembre 2014 Fltro: Normal
Bode Miller il 18 no vembr pubblicato una foto e ha i rifiuti ospedalier con… i generati dall’operazione di discopa che lo terrà lonta tia no qualche tempo dalle per gare
RA A RA IN UN A NORD E L O E IL S RIZION APPA IEL DAN E L YU
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ENDO STUPORAMA PAN RVEGIA #NO e olin Kar ler Pich
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CURIOSITÀ, NEWS, ESCLUSIVE, WAY OF LIFE
Marcel Hirscher il 7 novemb re ha voluto fare gli auguri di pronta guarigione al giocato re del Bayern Monaco David Alab a, infortunatosi nella partita contro la Roma, postando una foto fatta insieme
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23 novembre 2014 Filtro: Normal
RE ANO V ESSE BBE OVE VIVE G FU E R T PO STO D DI KUN IL POERRIERI RE NO I GU DA, OPPU PAN A AEL MIK FFRIN I SH
20 novembre 2014 Filtro: X-Pro II
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13 novembre 2014 Filtro: Normal
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Un MESE di Twitter
SEGUITECI SU @raceskimagazine
27 novembre MARCEL HIRSCHER @MarcelHirscher La mia versione americana del throwbackthursday 2012 ;) #tbt #beavercreek
20 novembre MATTEO MARSAGLIA @MatteoMarsaglia Denver Nuggets vs. Oklahoma City Thunder #letsgonuggets #nba #pepsicenter
@H-Kristiffersen Yessss! #levislalom 16 novembre MARCEL HIRSCHER
18 novembre SOFIA GOGGIA @goggiasofia Finalmente Copper…. Con 40 gradi di differenza
27 novembre ANA JELUSIC @anajelusic Allenamento cancellato significa tempo per una piccola camminata sul lago!
17 novembre SOFIA GOGGIA @goggiasofia Miami I’m off.... Copper is on
@MarcelHirscher Buon #movember da Levi! :-3 #2posto #weareskiing 15 novembre TINA MAZE
26 novembre MARION ROLLAND @MarionRolland Oggi allenamento DH con la Squadra Azzurra ! Infatti più o meno... @DadaMerighetti #dhlions #trainning #Cancelled 25 novembre M. MARCHAND-ARVIER @mmaski Neve neve neve! #WinterWonderland ma BASTA, vorremmo allenarci!
17 novembre DANIELA MERIGHETTI @DadaMerighetti Bye bye Italy!!!!Non voglio usare niente ‘under my seat’, thanks #united 16 novembre CARLO JANKA
27 novembre LARA GUT @Laragut Grazie Erik e @AspenCrossFit! «Non mi alleno per dimagrire ma per diventare una dura»
@TinaMaze Era tempo di vincere ancora! 13 novembre HANNES ZINGERLEÌ
24 novembre DANIELA MERIGHETTI @DadaMerighetti First day of #downhill #lotofsnow #toomuch #lucky #dhlions #notraining #coppermountain 27 novembre TINA MAZE @TinaMaze Ecco come dovrebbero essere le camere degli sciatori.. Romantico essere ad #Aspen per #Thanksgiving! #Felice
23 novembre TINA MAZE @TinaMaze Un grande saluto a Blasco team. Sto ascoltando @vascorossi Aspettami Tu chiudi gli occhi e immagina la scia
@carlo_janka Primi giorni freddi sulla birdsofprey #vecchiouomo 16 novembre HENRIK KRISTOFFERSEN
@Hannes Zingerle Grazie a @raceskimagazine per la bella #copertina! Tra meno di una settimana si ricomincia! #Levi #Ec
AWARDS
ATLETA DEL MESE
ATLETA DEL MESE UOMINI
NOVEMBRE 2014
1. Kjetil Jansrud Pronti, via: subito due vittorie secche consecutive, in discesa e superG, a Lake Louise. Già alle Olimpiadi aveva spodestato ‘nonno’ Svindal, ora chi lo fermerà più? Che voglia fare un pensierino anche alla Coppa del Mondo generale? Certo in gigante non sale sul podio dal 2011, però, aspettiamo…. E poi ci sono i Mondiali, sempre sulle nevi del continente nordamericano. Senza Svindal la coppetta non può che essere sua e si riconferma la tradizione norvegese nel superG. Se a Sochi l’uomo copertina era stato lui, si candida decisamente anche per la cover della stagione. Sicuramente per quella di novembre. E se il buon giorno si vede dal mattino…
LETA AT
01 D
EL M ESE
IL FATTO DEL MESE Kjetil Jansrud ha vinto discesa e superG nello stesso fine settimana. Sai dirci dove è successo l’ultima volta e chi è stato il protagonista?
CHI RISPONDERÀ PER PRIMO NELLA TIMELINE DEI MESSAGGI DELLA PAGINA DI FACEBOOK ‘RACE SKI MAGAZINE’ VINCERÀ UN PREMIO!
30
dicembre 2014
NOMINATIONS
LETA AT
02 D
EL M ESE
ROOKIE Sebastian Foss Solevaag Motivazione: a un solo centesimo dal podio nello slalom di Levi. Ed è partito alla grande anche in Coppa Europa…
COMEBACK Felix Neureuther Motivazione: ha saltato l’opening perché non ancora al top, ma quando è tornato è andato subito a podio nello slalom di Levi, ribadendo che è sempre tra i top.
2. Dominik Paris
LA GARA
Mai un quarto posto è stato così benedetto come quello della discesa di Lake Louise dopo un anno sulle montagne russe (non sarebbe proprio il termine da usare visti i risultati di Sochi…). Domme c’è ma, soprattutto, c’è anche in superG dove finora non era mai andato oltre il dodicesimo posto. Un terzo posto che vale oro.
LETA AT
03 D
EL M ESE
Superg Lake Louise Motivazione: vedere Paris primeggiare anche nel superG riesce a rendere divertente anche la noiosissima pista di LL. Che si stia avverando la profezia di Cuche che vede in Domme il suo successore?
IL FLOP Ivica Kostelic Motivazione: non qualificato per la seconda manche. Sì, abbiamo letto bene. Che tristezza. Un leone in gabbia.
LA SQUADRA Norvegia Motivazione: tre vittorie su tre gare, che dire di più?
TRACCIATURA Discesa Lake Louise 3. Henrik Kristoffersen Dopo la falsa partenza di Soelden, eccoti lo sgambetto a ‘bulldog’ Hirscher. Lui, così smilzo e con quel busto bello alto ha ribadito che, se non è ancora il re dello slalom, è il principe. Diamogli tempo, non troppo…
Motivazione: il ‘dritto’ di Hannes Trinkl a Lake Louise ha fatto discutere, per la verità anche in negativo. Ma, appunto, tracciatura del mese significa… che lascia la traccia…
AWARDS
ATLETA DEL MESE
1. Eva-Maria Brem
ATLETA DEL MESE DONNE
NOVEMBRE 2014
Una storia che ha quasi dell’incredibile, quella della ventiseienne tirolese. Atleta di buon livello, spesso piazzata, mai un acuto fino ai 25 anni. Mondiali di Schladming 2013: nonostante un settimo e un ottavo posto in stagione, i tecnici austriaci decidono di non convocarla per la rassegna iridata casalinga. Smacco tremendo. Rabbia. E reazione. Prima gara di Coppa del Mondo successiva, a Ofterschwang, finisce quarta, miglior risultato assoluto, all’epoca. Un anno più tardi, la storia si ripete: a Sochi Eva-Maria non ci va, con Fenninger ci sono le veterane Zettel, Kirchgasser e Goergl. La prima si prenderà l’argento, le altre deluderanno. Tutte. Da allora, nelle cinque gare disputate in gigante, Brem non è più uscita dalle prime quattro: terza e quarta ad Åre, seconda a Lenzerheide; quest’anno, terza a Soelden, prima ad Aspen. E a febbraio 2015, a Beaver Creek, stavolta nessuno le toglierà più il posto nella rassegna iridata…
LETA AT
01 D
32
dicembre 2014
EL M ESE
IL FATTO DEL MESE Federica Brignone è salita sul podio del gigante di Aspen. Il 28 novembre 2009 un’italiana era arrivata terza nella stessa gara. Chi era?
CHI RISPONDERÀ PER PRIMO NELLA TIMELINE DEI MESSAGGI DELLA PAGINA DI FACEBOOK ‘RACE SKI MAGAZINE’ VINCERÀ UN PREMIO!
NOMINATIONS
ROOKIE Marta Bassino Motivazione: ventunesima a Soelden, diciannovesima ad Aspen, seconda e terza gara tra ‘le grandi’. Tecnici austriaci impressionati e preoccupati: quando azzeccherà due manche…
COMEBACK Nicole Hosp
LETA AT
Motivazione: non vinceva in Coppa del Mondo dal 13 gennaio 2008, slalom di Maribor. In mezzo, mille infortuni alle ginocchia. È tornata. E può essere un’outsider per la Coppa generale.
LA GARA Gigante di Aspen Motivazione: splendido spettacolo nella seconda manche, su una pista che esalta le caratteristiche tecniche. Loeseth, Shiffrin, Kirchgasser, Maze, Zettel e Brem si sono alternate al comando nello spazio di pochi minuti, una dopo l’altra o quasi. Bellissimo.
IL FLOP Lara Gut Motivazione: fuori a Soelden, ventiduesima ad Aspen a oltre tre secondi dalla Brem. Un anno fa, di questi tempi, aveva già vinto tre gare su quattro. Ma attenti: arriverà.
02 D
EL M ESE
2. Kathrin Zettel Una sciata unica, con quelle braccia molto larghe, ma una sensibilità incredibile. Un computer. Va bene ovunque: su neve dura, morbida, ghiacciata, farinosa, con la pioggia, il vento, la bufera, il sole, sul piano, sul ripido, in salita. Quattro gare in Coppa, finora: quarta a Soelden, terza a Levi, seconda ad Aspen in gigante, terza in slalom. Guida la Coppa del Mondo generale, che non vincerà. Ma toglierà punti a tante pretendenti…
LETA AT
03 D
EL M ESE
LA SQUADRA Austria Motivazione: quattro gare disputate finora, tredici atlete sul podio. Il Wunderteam femminile ne ha vinte tre, piazzando sette atlete sui vari gradini…
TRACCIATURA Slalom Aspen, seconda manche Motivazione: pendio splendido, ma va esaltato con una tracciatura adeguata. Prima manche di Renoth (Germania), insulsa, troppo regolare. Seconda di Zurbuchen, (Svizzera), più larga e dinamica. E in pista è arrivato lo spettacolo. Un caso?
3. Tina Maze Desaparecida a Soelden, ventiduesima a quasi cinque secondi. Poi, un’iradiddio. Prima a Levi, quarta ad Aspen in gigante, nona in slalom, ma era seconda dopo la prima manche. Quest’estate l’aveva annunciato: «Voglio tornare a vincere tra le porte strette». Con questa Shiffrin, Tina? Impossibile. L’abbiamo pensato tutti. E in Finlandia chi è arrivata prima? Lei. Lunatica quanto volete, ma testa e classe da campionessa assoluta. Quando vuole qualcosa, se lo prende. Seconda Coppa del Mondo in arrivo?
dicembre 2014
33
DI GIANMARIO BONZI FOTO ZOOM
venuto il momento di dimostrare chi è e quanto vale, veramente, Federica Brignone, subito sul podio nel secondo gigante stagionale, ad Aspen, con un terzo posto che la lancia verso una stagione al top. Ventiquattro anni, nata a Milano, trasferitasi poi in Valle d’Aosta dall’età di sei anni, a La Salle, figlia dell’unica sciatrice azzurra capace di vincere almeno quattro slalom in Coppa del Mondo, Federica, sette podi e un argento iridato a Garmisch-Partenkirchen 2011 tra le porte larghe, è una ragazza dotata di talento naturale. Un talento non ancora espresso compiutamente, con una personalità ben definita, una ragazza che non sta mai ferma, ama fare mille cose, che a volte, forse, si butta giù con la stessa rapidità con la quale però si tira poi su, nel morale e nella voglia di fare, di scoprire nuovi traguardi, di vita e carriera. E dotata di un gran dono: il sorriso. Anzi due: un’aperta disponibilità con i media, dettata sicuramente anche dal fatto di avere la già citata mamma ormai da tanti anni al lavoro come giornalista, Maria Rosa ‘Ninna’ Quario. Federica ci apre le porte di casa sua in Val d’Aosta, una casa bellissima dove si respira ‘sport’ a ogni metro, dal garage, in cui si possono trovare attrezzi per praticare ogni tipo di disciplina, al salotto, dove campeggiano le medaglie dei Mondiali Juniores, alla camera dove conserva quella, forse, più preziosa: l’argento ai Mondiali 2011 di Garmisch, dietro Tina Maze per soli nove centesimi e davanti a Tessa Worley. Un altro Mondiale, a Vail, febbraio 2015, è alle porte e quella medaglia non è stata difesa a Schladming 2013, perché Federica era convalescente, a casa.
È
FEDERICA BRIGNONE
SKI PEOPLE
FEDE CONTRO TUTTI Non le manca certo il carattere per difendersi da chi la accusa di non essere portata per lo slalom o di avere fatto una sceneggiata dopo la caduta nel gigante olimpico. Dopo un biennio non facile a causa dell’operazione per la cisti tendinea, Federica Brignone è tornata più in forma che mai, con un terzo posto nel gigante di Aspen. E un obiettivo dichiarato: difendere la medaglia mondiale per la quale non ha potuto combattere a Schladming dicembre 2014
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SKI-PEOPLE
FEDERICA BRIGNONE Nelle foto: in apertura e qui sotto Federica in azione nel gigante di Aspen
DA TENERE D’OCCHIO IN GS
Michelle Gisin 1993 (SUI)
Adeline Baud 1992 (FRA)
Kajsa Kling 1988 - (SWE)
Tempo, dunque, di guardare al recente passato e soprattutto al futuro. Federica, un bilancio delle prime due gare stagionali a Soelden e Levi? «Molto positiva la prima, molto negativa la seconda. Per lo slalom, sinceramente, non me la sono presa più di tanto, quel che mi dispiace è che Levi è una delle poche piste dove il tracciato praticamente non si rovina e quindi rimane un’occasione ghiotta per qualificarsi alla seconda manche, da sfruttare, non come ho fatto io». Tre giorni prima della gara sul Rettenbach, invece, ci avevi detto: ‘Sto sciando malissimo’… «In realtà per tutta l’estate ho sciato abbastanza bene, con buone sensazioni. Ho fatto un bel passo in avanti, insomma, mi sento migliorata anche tecnicamente rispetto al passato. Ma prima della gara, forse anche perché anche mezza malata, non riuscivo a fare le cose come volevo. Le sensazioni non erano così buone, no. Per niente. Poi, in gara, è cambiato veramente tutto. A Soelden quest’anno abbiamo trovato una condizione particolare, talmente difficile che tutto l’allenamento fatto prima non c’entrava granché con quel giorno. Bisognava solo buttarsi giù, diciamo un po’ a… interpretazione personale!». 36
dicembre 2014
FACEBOOK - 28 NOVEMBRE FEDERICA BRIGNONE
Slope is ready! #aspen #dreams #attaccareduro
Quanto ci credi, nello slalom? «Tanto, anzi, visto che tutti mi danno addosso, continuerò a crederci sempre di più. È diventata ormai una sfida per me. Mi dà fastidio, parecchio, che la gente mi dica di abbandonare questa disciplina ‘perché tanto non sono capace’. Io rispondo dicendo che lo scorso anno, a fine stagione, ho vinto delle gare FIS, e tutte in slalom, mica in gigante. Se i miei allenatori in squadra mi dicessero ‘guarda, Federica, lascia stare, non fa per te, sei negata’, allora la penserei diversamente, avrei già mollato. Ma visto che non è così, vado
avanti. Anche perché mi diverte, mi distrae, i tecnici ci credono. Ci sono dei momenti in cui in allenamento vado anche molto bene in slalom, con le mie compagne, pur essendoci giorni in cui prendo pure tre secondi da loro, è vero, ma continuo a pensare a un potenziale che può venire fuori. Sento che è la disciplina dove posso migliorare ancora tanto. Sinceramente. Non sono riuscita ancora a dimostrare quel che so fare». L’esperienza a Ushuaia con gli uomini, quest’estate, com’è stata? «Bella, davvero. Avevo comunque il mio allenatore e il mio skiman, c’era Nadia con me. Eravamo noi due aggregate non solo agli italiani, magari ad altre nazioni. È stato bello perché ovviamente non c’era tantissima tensione in giro, eravamo libere di andare a sciare con gli uomini senza dovere per forza dimostrare qualcosa. A me è piaciuto tanto». È utile veramente? Per gli uomini magari meno, ma per voi di più, immaginiamo… «Beh, però quando le prendono da una donna cambia la situazione anche per loro… Magari è capitato su alcuni tratti, non su un tracciato completo. I loro tracciati sono decisamente più stretti, più difficili, quindi è molto utile per noi. In generale è stata una bella esperienza, poi alla sera si cenava con loro, vedevi altre persone.
BIO
rica e d e F ONE N G I R B FEDERICA BRIGNONE, FIGLIA DI MARIA ROSA QUARIO DETTA ‘NINNA’, 4 VITTORIE IN SLALOM IN COPPA DEL MONDO, E DANIELE BRIGNONE, ALLENATORE, E NATA A MILANO IL 14 LUGLIO 1990 E LI HA VISSUTO FINO ALL’ETA DI SEI ANNI, TRASFERENDOSI POI A LA SALLE, IN VAL D’AOSTA, DOVE RISIEDE. Cresciuta nello Sci Club Courmayeur, ha esordito nel Circo bianco il primo dicembre 2005, partecipando ad Alleghe a uno slalom gigante valido come gara FIS. La prima gara in Coppa Europa risale al febbraio 2006 e nello stesso anno si è laureata campionessa nazionale juniores di slalom speciale e slalom gigante a Pozza di Fassa, giungendo anche terza in superG ed entrando poi in Nazionale. Ha esordito in Coppa del Mondo il 28 dicembre 2007, partecipando al gigante di Lienz (vinto da Denise Karbon) senza però concludere la gara. Nel 2008 si è aggiudicata la prima vittoria in una gara FIS nel gigante di Valloire in Francia. Arruolata nel C. S. Carabinieri, vanta un podio in Coppa Europa (seconda nel gigante di Jasna del 20 febbraio 2009 alle spalle di Irene Curtoni e davanti a Tessa Worley), sette in Coppa del Mondo (quattro secondi e tre terzi posti), 2 medaglie ai Mondiali Juniores (oro in combinata a Garmisch-Partenkirchen 2009, argento in gigante a Les Houches 2010), una ai Mondiali (argento in gigante a GarmischPartenkirchen 2011), 4 titoli italiani giovani (in tre discipline), uno senior, in gigante, proprio a Courmayeur nel 2011. Vanta due partecipazioni ai Giochi Olimpici: Vancouver 2010 (diciottesima in gigante) e Sochi 2014 (undicesima in supercombinata). Ha un fratello, Davide, sciatore anche lui. Usa sci, bastoni, casco e maschera Rossignol, scarponi Lange e protezioni Energiapura.
Divertente e diverso. Devo dire che da un’altra parte a me è mancata anche un po’ la squadra, al pomeriggio soprattutto. Però io e Nadia siamo state insieme 15 giorni, ci siamo allenate bene, ed essendo solo in due, avevamo più libertà. Muovere una squadra intera o due persone è un’altra storia». Come hai vissuto l’intervento al piede destro e il fatto di dovere perdere praticamente una stagione intera, l’annata 2012-2013? «È una situazione davvero particolare, cambiano tante cose, dopo un infortunio e uno stop lungo. Cambia la testa, soprattutto. Perché perdi tantissima sicurezza, ti viene fuori quella paura di farti male un’altra volta che sinceramente io non avevo mai avuto prima. È durissima. Adesso a volte mi capita, in situazioni difficili, di pensare ‘ecco, se mi faccio male perdo un’altra stagione’ e mi riviene in mente tutto quello che è successo. È brutto, non lo auguro a nessuno, ma purtroppo fa parte del gioco, lo devi accettare. Da una parte, certo, ti permette di fare altre cose: un aspetto positivo è che ho potuto stare di più a casa, vedere finalmente i miei amici. Tutti i weekend ero a casa, potevo fare delle cene. Però ovviamente mi mancava quello che amo di più, sciare e gareggiare: vedere le gare in televisione, per quanto fosse divertente, mi faceva stare malissimo». dicembre 2014
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LO SKIMAN
MAURO SBARDELLOTTO Nel Circo bianco è un’istituzione, per il suo curriculum, per il rapporto che riesce a instaurare (e mantenere) con le atlete (ed ex atlete) e per la professionalità del suo lavoro: Mauro Sbardellotto, valtellinese di Valdisotto (Sondrio), fratello dell’ex discesista di Coppa del Mondo, Danilo, sposato da vent’anni con Enrica e papà di Lucia (17 anni) e Nicolò (13), è alla sua ventisettesima stagione come skiman. Da vent’anni lavora per Rossignol/Dynastar e ha vinto tantissimo con atlete quali Deborah Compagnoni (8 anni), Isolde Kostner (2 stagioni), Daniela Ceccarelli, Elena e Nadia Fanchini, che segue tuttora. Per il secondo anno lavora anche con Federica Brignone, della quale ci svela qualche segreto nella preparazione degli sci: «In realtà diciamo che non ci sono grandi cambiamenti rispetto alle altre atlete: lei vuole molto filo sotto gli sci rispetto, per esempio, a una Nadia Fanchini, e poi usa un assetto che utilizzano alcuni maschi, cioè con delle piastre in metallo. Lo sci diventa più difficile da utilizzare, ma se riesci a dargli la potenza giusta, ne ricavi un rendimento migliore. Un’altra cosa che posso dirvi è che utilizza un modello di sci diverso, più rigido, che le altre non usano, pur avendolo provato, perché non si sono trovate bene».
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L’annata del rientro, cioè l’ultima, come l’hai vissuta? «La considero abbastanza positiva, nel senso che comunque, dopo un anno o quasi di stop, se escludiamo Soelden, non sono mai uscita dalle prime dieci. Tutti mi hanno detto che è stata negativa, però l’estate scorsa non stavo ancora bene, non mi sono allenata come quest’anno, sciavo con parecchio male alla gamba destra. Dopo il quinto posto sul Rettenbach, a ottobre 2014, sono rimasta molto colpita dal fatto che si parlasse di ‘capolavoro’, quando lo scorso anno comunque avevo ottenuto un quarto, un sesto, un settimo, due ottavi e un nono posto. Non è stata una stagione da buttare via, insomma, al rientro; ovvio, magari non è quello che avrei voluto io dopo sei podi e una medaglia mondiale in gigante, sicuramente. Però non ci sputo sopra e in ogni caso non posso certo tornare indietro. Il quinto posto di
quest’anno a Soelden è stato più o meno in linea con i risultati del 2013-2014. Però la gente si è esaltata da morire come se fosse stata una vittoria». Federica, sei figlia di una giornalista. Com’è il tuo rapporto con i media? «Avendo una mamma che lavora in questo mondo, forse da una parte penso di potere capire un pochino di più chi lavora come giornalista. Tanti atleti a volte non valutano completamente il vostro ruolo, il fatto che cercate di fare solo e semplicemente il vostro lavoro e comunque i media devono farti delle domande e magari a volte cercare persino lo ‘scoop’, o comunque di concentrarsi sull’unica cosa interessante che dici. Tutto questo lo posso capire. Quindi dico solo che dal nostro punto di vista, a volte, possono sembrare fastidiosi perché ti stanno assillando,
Nella foto: Federica Brignone nel parterre di Aspen
FACEBOOK 15 NOVEMBRE FEDERICA BRIGNONE
Oggi sicuramente non è andata come volevo o come mi aspettavo, ma la forza sta nell’imparare qualcosa, riprovarci la prossima volta e soprattutto prenderla con filosofia! Grande @manuelamoelgg!! #forzainterione#slalom #worldcup #levi #moelggpaura
perché sei andata male, perché non è giornata, ok, però bisogna capire anche il loro punto di vista, il loro lavoro. Io non ho nessun manager, gestisco direttamente il rapporto con i giornalisti o al massimo interviene mia mamma. Penso di essere molto disponibile. Sarei anche affascinata dall’idea di avere un manager, magari, e di vedere la mia immagina gestita meglio di quanto non lo sia adesso, però poi dovrei sottrarre ancora minuti e ore al poco tempo prezioso che rimane per famiglia, amici, ragazzo. Per ora va bene così. Certo mi piacerebbe, nel caso, avere una persona di assoluta fiducia. Magari, se riuscissi a vincere tanto, potrei fare una proposta a mia mamma, del tipo… ‘cambia lavoro’. È vero, siamo due peperini, ma andiamo ben d’accordo (risata finale, ndr)». Insomma, hai un buon rapporto con i giornalisti… «Penso davvero che siano una parte molto importante del nostro mondo, senza di loro non so quanti ci conoscerebbero. E poi io non ho problemi di nessun tipo. C’è il momento più adatto, c’è il momento in cui hai voglia, c’è quello, invece, in cui dici ‘ma chi me lo fa fare di parlare con un giornalista’, perché a volte capita, mi succede, però poi, a freddo, devi anche pensare che loro sono lì anche per aiutare te, indirettamente. Penso che sia tutto indispensabile, in fin dei conti».
MEMORIES Dall’alto verso il basso: la delusione dopo l’uscita nelle prime porte del gigante olimpico di Sochi ©Pentaphoto; la medaglia d’argento mondiale di Garmisch 2011 e il debutto nel gigante di Lienz del 2012
Il rapporto con i social? «Su Twitter, Instagram e Facebook ci sono, ho un mio sito personale e gestisco tutto io. Mi piacciono, sicuramente. Forse tanti ne abusano, mi sembra che ci siano atleti che twittano un po’ troppo, ma sono scelte, per carità. A me piace scrivere, cerco di mettere qualcosa tutti i giorni, o una volta ogni due giorni, dall’altra parte però mi dico ‘ma non si stancherà poi la gente di leggere quello che scrivo?’ e quindi non voglio nemmeno esagerare, né tantomeno esasperare». Una cosa particolare, diversa, utile che ha portato in squadra Livio Magoni? «Lui ha la sua idea e nessuno lo può scalfire, qualsiasi cosa gli dicano e questo mi piace molto. Crede in quello che fa ed è un bravo tecnico, sicuramente. È strano magari vedere che contiamo le curve che facciamo, non mi era mai capitato prima, però non c’è nessun problema, anzi. Mi piace anche il fatto che organizzi allenamenti a volte un po’ diversi, più o meno strani appunto, ma alternativi. E poi lui crede nelle mie possibilità in slalom e anche in superG ed è un grande lavoratore, questo di sicuro». SuperG? «È complicato. Perché io sono nel gruppo di slalom e gigante. Per gareggiare in superG mi devo allenare con gli sci lunghi, prima cosa, perché non dicembre 2014
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FEDERICA BRIGNONE
OPINIONE
Il parere di De Chiesa Sarà perché sono amico di sua madre, Ninna Quario, fortissima slalomista e adesso massima esperta nel campo del giornalismo dello sci, sarà perché mi è simpatica, fatto sta che faccio sempre un gran tifo per Federica! La nostra campionessa ha passato un periodo difficile e non sono rose e fiori nemmeno adesso. Non fatevi ingannare dal suo carattere, restio ad accampar scuse, tantomeno a lamentarsi. Altro che scene dopo la caduta in gigante alle Olimpiadi di Sochi, quando sentì una fitta al ginocchio con il terrore di esserselo rotto, dopo un lungo calvario per un ciste tendinea: Fede dirà sempre che va tutto bene! Non è così, perché ogni volta che in fase di curva dà pressione allo sci nello scarpone, sistema di trasmissione diretta dell’impulso e delle forze in gioco, la fitta al malleolo c’è, insieme alla paura di avvertirla ancora prima che arrivi. Solo chi ha sciato a certi livelli può capire. Ha un tarlo in testa, forse ereditario: primeggiare anche in slalom! Non so se ce la farà, l’importante è che lei continui a crederci. Mi piace come scia in gigante, benissimo, con quella leggerezza e sensibilità che ti fanno credere che per sciare così la potenza non serva, un po’ come faceva Deborah Compagnoni, volando sulla neve… il complimento più bello che possa fare a Federica!
sono più disposta a buttarmi giù in velocità come facevo qualche anno fa senza avere provato prima, e poi, seconda cosa, dovrei fare anche tutte le altre trasferte, per le gare di discesa. Perché gareggiare in superG significa effettuare le prove delle libere, altrimenti parti di sicuro svantaggiato nei confronti di chi quella pista l’ha già testata e più volte. Tutto questo mi porta a dire che non è facile e magari sacrifichi una settimana di allenamento in gigante, per esempio. E poi, ammettiamolo, io in discesa non ho chance, dai. Qualche allenamento in superG l’ho fatto, quest’estate, spero di fare ancora qualche giorno, poi se mi convocano per una gara bene, altrimenti pazienza. Decideranno 40
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i tecnici. Anche perché ci sono solo quattro giganti prima dei Mondiali e sono tutti adesso. Voglio fare superG solo se me lo merito e se mi sento pronta». Sochi 2014? «Mi aspettavo tanto da quella gara, in gigante. Stavo sciando bene nei giorni precedenti e sicuramente avevo convinzioni mie buone. Poi certo, magari sarei finita ventesima. Però l’idea di non averci neanche provato, perché non sono nemmeno entrata in gara di fatto, mi ha lasciato una profonda amarezza. Durante l’uscita ho sentito una fitta nel ginocchio, come se mi avessero accoltellato dentro. Ho sentito caldissimo, come se mi esplodesse; in realtà mi è rimasto il ginocchio sotto, la punta dello sci mi ha preso dentro mandandomi in iperestensione. Mi tirava sempre di più. Già ho delle cartilagini molto usurate, con quel movimento lì in genere o ti rompi il legamento crociato posteriore, oppure semplicemente, come è successo a me e anche ad Anne-Sophie Barthet a St. Moritz, ti fai
malissimo senza conseguenze gravi: schiacci tutto e iperestendi, diciamo così, davanti. E fa malissimo, per i primi due-tre giorni. Ho girato in stampelle all’inizio, poi ho corso lo slalom con antidolorifici». Come rispondi a chi ti ha accusato di avere fatto ‘sceneggiate’? «Non rispondo in realtà, altrimenti dovrei augurare a tutte queste persone di cadere in quel modo e sentire quel che ho sentito io al ginocchio, non essendomi mai fatta male prima. Poi voglio vedere cosa ne pensano. Io non mi sono mai rotta un ginocchio, ma in quel momento ho pensato di avere chiuso la stagione e perso tutta l’estate successiva. Purtroppo il mio primo pensiero è stato quello». Università? «Mollata, ahimè. Mi ero iscritta a Scienze Motorie, ma non ce la faccio. Nel futuro sì, mi piacerebbe diventare giornalista come mia madre, è una delle opzioni». Atlete, tremate…
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STORIA
DI GIANMARIO BONZI - FOTO ZOOM/ALDO MARTINUZZI
ncora tu, non mi sorprende lo sai. Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?». L’incipit di una canzone di 38 anni fa, firmata Mogol&Battisti, ha riportato alla memoria la doppia avventura iridata della quale ci accingiamo a scrivere, sognando già quella che verrà, dal 2 al 15 febbraio 2015. Stiamo parlando, ovviamente, dei Mondiali di sci alpino, che si disputeranno a Vail/Beaver Creek per la terza volta nel giro di 26 anni. Delizia? Una croce, finora, per l’Italia delle nevi, che mai ha saputo conquistare medaglie da quelle parti in Colorado, nonostante squadroni e campioni del passato. Ma i recenti successi di Innerhofer e Marsaglia e i podi di Simoncelli ed Elena Fanchini, tra 2012 e 2013, in tre specialità tra uomini e donne, ci fanno pensare che forse l’incantesimo si possa spezzare. Per esorcizzare l’attesa, vi raccontiamo i retroscena dei Mondiali ’89 e ‘99, grazie anche ai protagonisti di allora.
«A
VAIL 1989
«Alternativa miliardaria alla fascinosa Aspen, la piccola Vail (un’antica riserva di caccia indiana, ndr), aveva ottenuto l’allestimento della rassegna iridata del 1989 facendo mulinare vorticosamente gli assegni» scrisse Leo Turrini, classe 1960, modenese di Sassuolo, inviato del Resto del Carlino-QN, in un libro-fotografico di ricordi su Alberto Tomba. All’epoca si trattò della seconda edizione a stelle e strisce dopo Aspen 1950, che fece le fortune del grande Zeno Colò. Nelle tre rassegne precedenti degli anni Ottanta, invece, Schladming 1982, Bormio 1985 e Crans Montana 1987, l’Italia aveva raccolto tre misere medaglie di bronzo, equamente distribuite (Daniela Zini, slalom, Paoletta Magoni, slalom, Alberto Tomba, gigante), una per ogni Mondiale citato. «A tutti, benvenuti a Vail, in… California» esordì così, con gaffe clamorosa, l’ex presidente degli Stati Uniti Gerald Ford, nel discorso di chiusura della prima cerimonia in notturna della storia dei Mondiali di sci alpino.
Alberto in crisi
Guest star, con capello da cow-boy, ovviamente, Alberto Tomba. A proposito. Qualcosa era cambiato, nello sci italiano, da un anno. Inutile dilungarsi troppo, sapete già tutto. Il bolognese era esploso letteralmente in tutta la sua potenza e classe la stagione precedente, 1987-88, con nove vittorie in Coppa del Mondo, due ori olimpici e una popolarità debordante nel pianeta. L’italiano più famoso del globo, in quel momento. Non esageriamo. In Giappone impazzivano e impazziscono ancora, per lui, così come in Nord America. Ma a Vail, nel 1989, fu un’altra storia…
VAIL, COLORADO LA MALEDIZIONE AZZURRA NESSUN PODIO NELLE DUE EDIZIONI PRECEDENTI DEI MONDIALI NELLA LUSSUOSA LOCALITÀ DELLE MONTAGNE ROCCIOSE. DUE EDIZIONI RICCHE DI EPISODI SPORTIVI E DI POLEMICHE, DALLA ‘PUNIZIONE’ INFLITTA DA HUJARA A PATRICK HOLZER AL FLOP DI ALBERTO TOMBA E GIORGIO ROCCA, DALL’UNICA MEDAGLIA AUSTRALIANA DELLO SCI ALL’INCREDIBILE VITTORIA DEL TEDESCO TAUSCHER IN DISCESA
Nelle foto: nella pagina accanto Alberto Tomba nello slalom del 1989, qui sopra Giorgio Rocca nel 1999
«A dispetto di promesse e premesse, Alberto arriva all’appuntamento mondiale - ci affidiamo ancora a Leo Turrini e al suo ‘Grazie Alberto’ del 1995 - in condizioni precarie. Anzitutto per colpa sua: la sbornia di gloria e felicità del dopo Calgary aveva lasciato tracce pesanti nel fisico e nello spirito del campione. Un’estate, quella del 1988, sprecata tra feste, esami scolastici, celebrazioni mondane: eccessi che presto Tomba avrebbe onestamente riconosciuto, facendo pubblica autocritica. A Vail si presentò un Tomba esacerbato nell’animo dalla mancanza
di vittorie, pentito per le mollezze estive, turbato da un clima interno alla squadra che era tutto fuorché idilliaco». Anche perché Sepp Messner, il direttore tecnico dell’epoca, aveva già annunciato l’addio a fine stagione e l’avrebbe in realtà dato, clamorosamente, tra la prima e la seconda manche dello slalom iridato, proprio a Vail, l’ultimo giorno... A dirla tutta, il bolognese arrivò a quei Mondiali forte di una vittoria (in slalom, a Campiglio) e sei podi totali: oggi ci strapperemmo i capelli per risultati così, allora si parlò di crisi… dicembre 2014
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STORIA
Tutto storto
Con lui, un ‘Much’ Mair, attualmente nello staff delle discesiste azzurre, due volte sul podio in discesa e secondo a Kitzbuehel dietro solo a un grande Girardelli. Insomma, non malaccio, tutt’altro. Ma a Vail girò tutto storto. La squadra era spaccata, Josef ‘speck’ Polig polemizzò per l’esclusione dal superG; a Marco Tonazzi diedero del ‘raccomandato’ per la convocazione; molti tecnici non videro ancora di buon occhio Alberto ‘Paletta’ Marchi, uomo-ombra e in parte ‘scopritore’ di Tomba, la cui presenza era risultata sgradita già a Calgary ‘88; i velocisti azzurri, Mair
per primo, furono traditi dai materiali (si disse) in una gara-lotteria in discesa, di cui parliamo a parte. Insomma, lo sci italiano vinse la medaglia delle polemiche, a Vail ‘89. E Alberto? Tomba agguantò un buon sesto posto in superG (li faceva ancora), ma poi ‘deragliò’ nelle ‘sue’ discipline, finendo settimo in gigante dopo una grande rimonta nella seconda manche, conseguenza però di un colossale errore nei pressi dell’intermedio nella prima; e fuori in slalom, per avere inforcato la ‘doppia’ sul muro finale, dopo avere fatto segnare il secondo intermedio, dietro Armin Bittner. Zero medaglie. Un flop clamoroso. «Ma il Mondiale del 1989 è stato, in realtà, paradossalmente, la
fortuna di Alberto - ci dice, oggi, Leo Turrini, che su Tomba ha scritto due libri -. Ero presente, si respirava un clima strano attorno a lui, qualcuno scriveva e pensava che Alberto potesse essere solo un ‘carneade’, buono per una stagione e basta. Non era così. Di buono ci fu, invece, che il presidente della FISI di allora, il Generale Valentino, stava già maturando la convinzione che si dovesse garantire a Tomba la possibilità di dotarsi di una squadra ‘personale’. Questo ovviamente creava tantissime complicazioni all’interno della Federazione, Messner non era favorevole e fu molto bravo lo stesso Valentino a gestire la situazione, ormai esplosa, la sera stessa
I PODI DEL 1989 SL GS GS SG SG SL DH DH K K
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1. NIERLICH Rudolf (AUT) 1. SCHNEIDER Vreni (SUI) 1. NIERLICH Rudolf (AUT) 1. HANGL Martin (SUI) 1. MAIER Ulrike (AUT) 1. SVET Mateja (JUG) 1. TAUSCHER Hansjoerg (GER) 1. WALLISER Maria (SUI) 1. GIRARDELLI Marc (LUX) 1. MCKINNEY Tamara (USA)
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2. BITTNER Armin (GER) 2. MERLE Carole (FRA) 2. MAYER Helmut (AUT) 2. ZURBRIGGEN Pirmin (SUI) 2. WOLF Sigrid (AUT) 2. SCHNEIDER Vreni (SUI) 2. MULLER Peter (SUI) 2. PERCY Karen (CAN) 2. ACCOLA Paul (SUI) 2. SCHNEIDER Vreni (SUI)
3. GIRARDELLI Marc (LUX) 3. SVET Mateja (JUG) 3. ZURBRIGGEN Pirmin (SUI) 3. CIZMAN Tomaz (JUG) 3. GERG-LEITNER Michaela (BRD) 3. MCKINNEY Tamara (USA) 3. ALPIGER Karl (SUI) 3. DEDLER Karin (GER) 3. MADER Guenther (AUT) 3. ORTLI Brigitte (SUI)
Tauscher, chi era costui?
Nelle foto: a sinistra, Girardelli. In colonna, dall’alto verso il basso, Mateja Svet, il podio della discesa ‘89 con Muller, Tauscher e Alpiger e il podio della discesa femminile del 1989. Qui sopra Giorgio Rocca nello slalom del 1999
dello slalom incriminato. Quella domenica sera Alberto conobbe l’umiliazione più cocente della carriera dopo l’uscita tra le porte strette. Cadde a faccia in giù, a pelle di leone, come qualsiasi sciatore della domenica. Al traguardo arrivò mezz’ora in ritardo. Aveva pianto, lassù, si era sfogato da solo. Il giorno seguente si trasferì ad Aspen, per le successive tre gare di Coppa del Mondo. Era un lunedì sera, e Alberto concesse, a mio parere, la più stimolante conferenza stampa della sua carriera. Eravamo solo in quattro, attorno a un tavolino: con me c’erano Beppe Conti di Tuttosport, Aldo Pacor del Corriere dello Sport e Fulvio Astori del Corriere della Sera.
Disse: ‘Ho sbagliato tutto e non solo qui a Vail. È stata una delusione terribile, ma ho il vantaggio di conoscere i miei errori. Non li ripeterò». Poche settimane dopo ci fu la svolta: con il consenso della Federazione, Tomba creò una sua struttura ‘privata’, con Gustavo Thoeni allenatore, Giorgio D’Urbano preparatore atletico, Arturo Maiolani skiman… Maggio, 1989. Nacque così, dalle ceneri di un disastro, il Tomba team. Che portò vittorie e fortune allo sci italiano fino a quello slalom di Crans Montana, 1998. Morale: Come dicono i cinesi «la crisi è una moneta a due facce, e sull’altro lato c’è sempre un’opportunità». Da cogliere.
Gran premio di Vail 1989: primo, Hansjörg Tauscher, su Völkl. Questo il verdetto della discesa iridata, con la marca tedesca a lanciare, attraverso autentici missili ai piedi, Maria Walliser tra le donne, per il bis mondiale, e poi il carneade teutonico, a sorpresissima, tra i maschi. La Birds of Prey non era stata ancora ‘inventata’, allora si correva sulla ‘Centennial’, pista relativamente facile, ideata da Bernhard Russi con il famoso ‘Rattlesnake Alley’, il ‘Vicolo del serpente a sonagli’, un passaggio simile a una pista da bob. A scombinare i piani dei favoriti, il meteo. La prima prova cronometrata vide il dominio del campione olimpico Pirmin Zurbriggen e dei principali favoriti. Nel frattempo, però, era già arrivata una prima bufera di neve e Zurbriggen era caduto nella seconda prova, poi annullata e rifatta a tempo record. La gara, prevista sabato 4, venne posticipata a lunedì 6 febbraio 1989. Su Vail e Beaver Creek precipitò oltre mezzo metro di neve, come già accaduto qualche giorno prima, ma polverosa, secca, impalpabile. La terza prova, domenica 5, cambiò le carte in tavola completamente, gli azzurri rimediarono distacchi pesantissimi: Mair addirittura finì quarantesimo, a oltre 5 secondi, Tauscher chiuse sesto, un campanello d’allarme per i big, sottovalutato. Poi, nella notte tra domenica e lunedì, la temperatura scese ancora ed enfatizzò tutte le caratteristiche dell’ultima prova. Hansjörg volò nel tratto iniziale e centrale, un’autostrada, e sul difficile muro finale tenne a bada quattro svizzeri, che gli finirono dietro, nell’ordine, Müller, Alpiger, Mahrer e Besse. Il primo azzurro fu Danilo Sbardellotto, tredicesimo, a quasi due secondi. Hansjörg Tauscher diventò campione del mondo nella sorpresa generale: chiuse la carriera nel 1995 con un misero terzo posto in Coppa del Mondo, a Garmisch, nel 1992, e nulla più. Fu vera gloria?
I PODI DEL 1999 SL SL GS GS K K DH DH SG SG
1. PALANDER Kalle (FIN) 2. KJUS Lasse (NOR) 1. STEGGALL Zali (AUS) 2. WIBERG Pernilla (SWE) 1. KJUS Lasse (NOR) 2. BUECHEL Marco (LIE) 1. MEISSNITZER Alexandra (AUT) 2. FLEMMEN Andrine (NOR) 1. AAMODT Kjetil Andre (NOR) 2. KJUS Lasse (NOR) 1. WIBERG Pernilla (SWE) 2. GOETSCHL Renate (AUT) 1. GOETSCHL Renate (AUT) 2. DORFMEISTER Michaela (AUT) 1. MAIER Hermann (AUT) 2. KJUS Lasse (NOR) 1. MEISSNITZER Alexandra (AUT) 2. GOETSCHL Renate (AUT) 1. MAIER Hermann (AUT) - 1. KJUS Lasse (NOR)
3. MAYER Christian (AUT) 3. BAKKE Trine (NOR) 3. LOCHER Steve (SUI) 3. WACHTER Anita (AUT) 3. ACCOLA Paul (SUI) 3. MASNADA Florence (FRA) 3. SCHUSTER Stefanie (AUT) 3. AAMODT Kjetil Andre (NOR) 3. DORFMEISTER Michaela (AUT) 3. KNAUSS Hans (AUT)
MONDIALI
STORIA
Rudolf campione gentiluomo e sfortunato Classe infinita, fuori e dentro le piste. E un destino purtroppo tragico, che se l’è portato via il 17 maggio 1991, a soli 25 anni, dopo un incidente stradale. Rudolf Nierlich, austriaco di Bad Ischl, nativo del 1967, a Vail ’89 fu l’uomo dei campionati, con due ori, vinti in gigante e in slalom, nel secondo caso dopo una seconda manche pazzesca su una pista lunga e un tracciato incredibilmente complicato, guardare le immagini di allora, per credere. Grande amico di Alberto Tomba, certamente suo autentico rivale in pista, mostrò la sua stazza di uomo vero dopo il gigante iridato di Saalbach ’91, da lui vinto ancora, anche per… ‘gentile concessione’ di Alberto, fuori in circostanze incredibilmente sfortunate quand’era lanciato verso la vittoria, nella seconda manche. In quella stagione, 1990-91, tra Mondiali, Mondiali militari, campionati italiani, Tomba gareggiò in dieci giganti, vincendone otto, roba da Stenmark. Ma perse quello più importante. «Il vero campione del mondo è lui, è stato il migliore tutto l’anno» sentenziò ‘Rudi’, con onestà unica. Purtroppo l’hanno rivoluto in cielo troppo presto, dopo 8 vittorie e 23 podi in Coppa del Mondo. Chissà quanti altri ne avrebbe collezionati.
VAIL 1999
Dieci anni dopo, stesso posto, stesso periodo, più o meno, ma un altro mondo e un altro sci. Basti pensare che nel frattempo era caduto il muro di Berlino e, restando alla stretta attualità legata allo nostro sport, Alberto Tomba si era ritirato. La ‘Birds of Prey’ era nata, battezzata meravigliosamente con una vittoria, il 4 dicembre 1997, da Kristian Ghedina in Coppa del Mondo, mentre le donne correvano sulla ‘International’. L’era Hermann Maier era cominciata e quella di Vail ’99 fu davvero un’edizione storica dei Mondiali, perché un’australiana (Zali Steggal) vinse lo slalom femminile, mai accaduto prima né tantomeno dopo; perché Lasse Kjus conquistò cinque medaglie in cinque gare (tra cui due
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ori), impresa rimasta unica; perché tre atleti, Maier, Kjus e Knauss, finirono il superG separati da un centesimo, ma i primi due con l’oro al collo, il terzo con faccia di… bronzo; perché il Wunderteam al femminile fece poker in discesa (Götschl oro, Dorfmeister argento, Schuster bronzo e Meissnitzer ‘legno’, ma si sarebbe rifatta alla grande vincendo l’oro in gigante e superG), tripletta in superG (Meissnitzer-GötschlDorfmeister) e doppietta oro-bronzo in gigante (Meissnitzer-Wachter), roba da Svizzera anni Ottanta.
Ancora zero
Non fece ahinoi notizia lo ‘zero’ nella casellina delle medaglie colorata di verde, bianco e rosso.
La storia si ripeté identica, due lustri dopo. Con la sfortuna di Giorgio Rocca, quarto in slalom, e il caso-Patrick Holzer di cui parla Carlo Gobbo a parte. «Potevano essere già quelli i Mondiali di Rocca - ricorda Pierangelo Molinaro, inviato della Gazzetta dello Sport ieri e anche oggi invece finì ai piedi del podio per otto centesimi. Era già forte, allora, forse non ancora abbastanza di testa. Aveva ottenuto buonissimi piazzamenti in Coppa, ma veniva anche dall’ennesimo infortunio al ginocchio, rottura del crociato anteriore, novembre precedente, ‘98. Fu tradito da un gradino negli ultimi metri della seconda manche. Un peccato. Ricordo anche la famosa ‘doppia’, piazzata in discesa a 140 km/ora su un passaggio folle, con Hermann Maier che sradicò una porta entrandoci con… la testa. Vinse l’oro…
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Ti piacciono le invenzioni che ti semplificano la vita?
In Colorado, nel 1999, ci mancò Alberto Tomba, senz’altro: aleggiava, esagero, un senso addirittura di lutto, tra gli addetti ai lavori, eravamo forse abituati troppo bene e quasi lo sci sembrò improvvisamente senza significato».
Il triste commiato di Deborah
Ma Vail 1999 fu anche, se non soprattutto, almeno per noi, l’ultima grande recita, senza lieto fine, di Deborah Compagnoni: ottava in slalom, settima in gigante, da campionessa uscente di entrambe le specialità. «Posto meraviglioso, da
Nelle foto: nella pagina accanto, in alto Rudolf Nierlich dominatore di gigante e slalom ‘89, in basso Maria Walliser vincitrice della discesa ‘89. Qui sopra, in alto Zali Steggall vincitrice dello slalom ‘99 e in basso Renate Goetschl sul gradino più alto della discesa ‘99
I nuovi puntali di Fatica: -90% Tempi di tracciatura: -50% Peso: -35% L’evoluzione della specie SPM S.p.A. Via Provinciale, 26 - 21030 Brissago Valtravaglia (Varese) Telefax +39 0332 57.61.68 coms@spmspa.it - www.spmspa.it
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MONDIALI
STORIA
Nella foto: Deborah Compagnoni nel 1989
me sempre amato, vinsi lì in Coppa del Mondo, non ai Mondiali, ma conservo ricordi unici - ci dice oggi la campionessa valtellinese -. La mia carriera è racchiusa in quelle due rassegne iridate: da lì cominciò e lì, praticamente, finì. Nel 1989 era la prima volta per me in America, un sogno che si avverava: tutto grande, bello, organizzato magnificamente, figuratevi, a 18 anni… Eravamo nello stesso albergo, maschi e (poche) donne dell’Italia. Conobbi per la prima volta Alberto Tomba, che era in camera con Richard Pramotton. Lo vedevo come un supercampione, ma mi dissi anche: «Che tipo è, questo qua… Ok, un fenomeno, ma
veramente pazzo!». Mi sbagliavo. Alberto era ed è un ragazzo molto semplice, ma all’epoca me l’ero immaginato completamente diverso. Per me quel Mondiale fu vissuto con tanta leggerezza, anzi, dirò di più, all’epoca quasi me ne fregavo persino un po’, dello sci, avevo questo atteggiamento. Sbagliato. Ma lì ho cominciato a capire l’importanza di essere concentrati veramente su quello che si sta facendo. È stata una sorta di maturazione, ero ancora molto istintiva, ero giovane, autonoma, senza troppe regole. Ricordo che un allenatore mi disse anche: ‘Deborah, decidi cosa vuoi fare della tua carriera, o ti metti in regola, o altrimenti fare
una gara bene e dieci male non serve a niente. Beh, fu una scossa’. È vero, in alcuni momenti volevo solo tornarmene a casa, ma c’era sempre una voce che mi diceva ‘Deborah, vai avanti’. E poi dal 1990 - continua Compagnoni cambiarono il regolamento interno alla FISI, finalmente le squadre femminili ebbero lo stesso trattamento degli uomini, a livello economico, organizzativo… Da lì fu ricostruita una squadra femminile, dopo la ‘Valanga Rosa’ di Quario, Magoni, Zini, Giordani. Ma a Vail mi sono anche divertita. Tra l’altro nel 1989, ironia della sorte, gareggiai in slalom, combinata, superG e non in gigante. In superG stavo andando bene, avevo un buon intermedio e magari una possibilità di entrare tra le prime dieci, ma mi si aprì un gancio dello scarpone sinistro, come si vede nell’unica foto rimasta dell’epoca, e chiusi poi molto indietro». Dieci anni, tre ori olimpici, tre mondiali e 16 vittorie in Coppa del Mondo dopo, un’altra storia. Decisamente. «Vail 1999 fu il punto d’arrivo della mia carriera - conclude Deborah -. Purtroppo non ero in forma come bisogna essere prima di un grande appuntamento, avevo subìto l’ennesimo infortunio a un ginocchio senza guarire bene. I materiali stavano cambiando, mi sentivo insicura, forse mi ero anche un po’ fissata, fatto sta che non sono arrivata in Colorado con la giusta convinzione. Non li ho affrontati con la testa giusta quei Mondiali perché ormai non avevo più dubbi: sì, mi sarei ritirata a fine stagione. So che è sbagliato presentarsi a una rassegna così, ovviamente. Avevo anche più pressione, sicuro, aveva lasciato le gare Alberto Tomba, e la sentivo, questa pressione. Non ci crederete, ma nel 1989, proprio a Vail, mi dissi scherzando ‘magari torni qua fra dieci anni e finisci la tua carriera’. Beh, andò proprio così».
Holzer e la punizione di Hujara Ai Mondiali di Vail 1999 Patrick Holzer, uno dei co-favoriti per la medaglia in slalom gigante, fu vittima, incolpevole, di una brutta storia, che l’ex telecronista RAI ed Eurosport, Carlo Gobbo, presente allora in Colorado per la TV di stato, ci racconta con dovizia di particolari. «Una situazione incredibile. Al sorteggio non fu avvisato che Guenter Hujara, lo storico Race Director appena andato in pensione, aveva cambiato la saletta dell’albergo dove i ragazzi si dovevano trovare prima dell’estrazione. Il povero Patrick aspettò invano, non si scompose quando vide che continuava a essere solo, ma restò dove un allenatore italiano gli disse di andare.
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Poteva avere un pettorale dall’1 al 7, Hujara gli affibbiò il 15, senza ascoltare le ragioni di un povero ragazzo che vedeva frantumarsi i sogni legittimi di una grande prestazione sul palcoscenico mondiale. Con Hujara ho sempre avuto un ottimo rapporto personale, ci siamo incontrati più volte anche d’estate e a Solden, per esempio, salivamo in ghiacciaio sempre assieme in macchina. Però quella non fu una decisione giusta e glielo dissi molte volte. Patrick lo conosco bene, con lui avevo un contatto splendido e più di una volta mi disse parole preziose, che custodisco con geloso rispetto. Ecco, quello che non accettai
fu la mancanza di rispetto per Holzer e ricordo benissimo come Paolo (De Chiesa, ndr) e io criticammo aspramente sia la decisione di Guenter sia la mancanza di professionalità dei responsabili italiani. Ma la confusione era già totale. E pensare che nella seconda manche Holzer era ancora in corsa per il titolo se, prima del secondo intermedio, mentre scendeva velocissimo, non fosse stato tradito da una maligna rugosità della pista. Era stato bravo a rimettersi in linea, finendo a soli 37 centesimi dal bronzo. Peccato Patrick e comprendo benissimo come questa sia per lui, ancora oggi, una grande amarezza».
SKI-PEOPLE
MARCUS SANDELL
PRONTO
PER IL
PODIO
MARCUS SANDELL SI CANDIDA A ESSERE UNO DEGLI OUTSIDER CHE MINANO LO STRAPOTERE IN GIGANTE DI LIGETY E HIRSCHER. È ALLENATO DA ALESSANDRO SERRA E SEMBRA CHE FINALMENTE I PROBLEMI FISICI CHE HANNO COSTELLATO LA SUA CARRIERA SIANO ALLE SPALLE. ANCHE SE DEVE GESTIRE CON ATTENZIONE CARICHI E ALLENAMENTI… ome una bomba a orologeria, ma non ancora scoppiata. Pronto a esplodere, pronto a volare, ma ancora in rampa di lancio. È lì, a metà. Con l’obiettivo davvero vicino da raggiungere, a un passo, o meglio, a qualche decimo. Solido, competitivo, talentuoso, ma non ancora da podio. È Marcus Sandell, finlandese dai tratti somatici più mediterranei che nordici. Uno di quegli atleti che vive nella consapevolezza di essere fra i migliori interpreti della disciplina e lo stimolo costante di fare ancora quel passo in avanti per attestarsi al livello di chi invece domina la scena. Non è un incompiuto, perché altrimenti non ci sarebbe futuro. Semmai è un talento in via di maturazione, forse più tattica che tecnica. Settimo a Soelden, rigenerato dal ‘nostro’ Alessandro Serra, per Sandell può essere la stagione della definitiva consacrazione. O almeno è questo il suo principale obiettivo. Dopo l’addio di Kalle Palander e Tanja Poutiainen, è il ventisettenne di Espoo il riferimento nel suo paese per quanto riguarda lo sci alpino. Una carriera costellata da problemi fisici, in particolare per un grave incidente che gli è costato un rene e lo obbliga ad allenarsi con moderazione, un futuro con tante sfide da conquistare. E allora conosciamo meglio la nuova scommessa di ‘Capitan Futuro’ uno che, per dirla proprio con il coach valsusino «di talento ne ha proprio da vendere».
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Hai iniziato la stagione con un settimo posto. Te lo aspettavi di essere già così davanti? «Avevo parecchi dubbi in estate. L’anno scorso facevo fatica a esprimermi e sono scivolato fuori dal primo gruppo. Sentivo particolarmente il primo atto di Soelden, questo settimo posto è un’iniezione di fiducia. È un risultato importante, non un punto d’arrivo». A fine stagione hai dovuto essere operato per delle ernie, come stai adesso? «Dopo l’asportazione del rene ho sempre avuto problemi posturali all’addome e di conseguenza alla schiena. Ho problemi di bilanciamento che mi hanno procurato quattro ernie. Quelle muscolari sulla parte sinistra sono state asportate a marzo, le altre due spinali, nella zona lombare, le sto curando a furia di trattamenti ed esercizi di mantenimento. Ora va meglio, ma sono sempre al limite». L’incidente dell’autunno 2009 a Pitztal è stato particolarmente brutto, hai mai temuto di non potere tornare più a sciare? «Ho avuto paura di non farcela, anche perché, dopo le prime indagini, diversi dottori mi dicevano che la strada per tornare a fare l’atleta sarebbe stata durissima. Io ci ho messo tutta la voglia per
tornare e dopo dieci mesi dall’incidente, quando ho rimesso gli sci, mi sembrava di rinascere. In quel momento ho capito che sarei tornato a essere un atleta da Coppa del Mondo». Negli allenamenti è cambiato qualcosa? È vero che ti risparmi e fai training brevi ma intensi? «Sì, è così. Per la schiena e soprattutto per l’assenza di un rene ho tempi di recupero più lunghi e mi stanco più facilmente. Così centellino gli allenamenti, ma ci metto tanta
Nelle foto: in alto, Sandell in azione a Soelden con la sua tipica postura a braccia basse, qui a sinistra nel parterre della gara austriaca
DI GABRIELE PEZZAGLIA FOTO ZOOM
BIO
us Marc ll e Sand MARCUS SANDELL È NATO IL 23 SETTEMBRE 1987 A ESPOO, VICINO A HELSINKI, IN FINLANDIA. È l’atleta più rappresentativo della compagine finnica e specialista del gigante. Si è classificato tredici volte nei ‘top ten’ in Coppa del Mondo e il miglior risultato è un quarto posto due stagioni fa anni fa a Garmisch. Nel 2014/15 ha esordito a Soelden con un settimo posto. Ha partecipato alle Olimpiadi di Vancouver 2010 e Sochi 2014 e ai Mondiali di Aare 2007, Val d’Isère 2009, Garmisch 2011 - dove è arrivato decimo in gigante - e Schladming 2013. In Coppa Europa sei podi con tre successi, tutti in gigante. Nel 2007 è stato vice campione del mondo juniores di gigante dietro a Hirscher. Utilizza sci e scarponi Fischer, casco e maschera Shred e bastoni Leki e da quest’anno è allenato da un tecnico italiano, il ‘nostro’ Alessandro ‘Capitan Futuro’ Serra.
qualità. Che è poi quella che serve ad alto livello». Qual è l’obiettivo principale di Marcus Sandell nel 2014/15? «Tornare al più presto nel primo gruppo ristretto di merito e salire sul podio». Cosa hanno Hirscher e Ligety più di te? «Vincono, sono praticamente sempre sul podio. Questo ti cambia la mentalità e soprattutto ti permettere di fare tattica, cosa difficilissima nello sci. Sanno dove rischiare, capiscono dove è bene risparmiarsi. Chi, come me, non ha vinto, non può sapere dove sta il limite. Non è questione di tecnica, ma è soprattutto una questione mentale».
Cosa pensi dei sei chili di muscoli che ha preso Hirscher? «Che ha fatto bene. L’anno scorso aveva perso chili, a lui capita così a fine stagione per il logoramento. Adesso quando li perderà non avrà bisogno più di tanto di rifare massa. E poi la sciata di Marcel è così potente che riesce a portarsi a spasso quei chili in più senza alcun problema». Come ti trovi con Alessandro Serra? Cosa è cambiato nella tua sciata? «Prima di tutto abbiamo avuto subito un rapporto franco. C’è serenità fra noi e nel nostro piccolo team. Tecnicamente ho cambiato il tempismo di attacco sul palo. Prima giravo sopra, ora lo aggredisco. Ora faccio meno strada, ma soprattutto
le punte sono sempre rivolte verso la massima pendenza». Cosa ti piace di più del mondo dello sci agonistico? E di meno? «Quando metti a frutto l’allenamento, che è sacrificio e dedizione, con una buona prestazione. Faccio invece sempre più fatica a stare lontano da casa, dalla mia fidanzata Emma, dai miei amici». Come sono andati gli allenamenti estivi? «Abbiamo deciso di non andare in Argentina perché per una sola disciplina non era il caso. Abbiamo lavorato sui ghiacciai alpini e trovato praticamente sempre condizioni eccellenti. La preparazione è stata davvero efficace». dicembre 2014
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MARCUS SANDELL
TOP & FLOP
Sochi 2014, fuori come a Vancouver, le Olimpiadi non portano bene a Marcus
Garmisch 2013, il quarto posto in gigante
Ti vedremo ancora al via in superG o in slalom? «SuperG? Forse. Intanto devo fare prima un altro passo avanti in gigante. Comunque per la mia disciplina la velocità è allenante e quindi la pratico».
INSTAGRAM 20 NOVEMBRE MARCUS SANDELL
Qual è la tua pista preferita? «Sicuramente la Gran Risa in Alta Badia: ripida, un gigante vero». Ha fatto bene la FIS a cambiare gli sci da gigante? Era una scelta necessaria? «La FIS ha cercato di risolvere i problemi sulla sicurezza e io apprezzo questa volontà. Però, se l’intento era giusto, hanno sbagliato a non ascoltare gli atleti, perché con gli sci nuovi ci sono più pressioni sulla schiena e sulle ginocchia. Quindi vedo ben poca riduzione degli infortuni come affermano». Cosa è cambiato con questi sci? «Tecnicamente poco, ma ora si deve fare più pressione sullo sci esterno e 52
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@innerhoferchristof
inoltre essere più precisi nella scelta della linea». In Finlandia sei uno personaggio? «Mi riconoscono, negli sport invernali sono uno che conta. Ma il finlandese per carattere non ti ferma per la strada. Ti vede, ti riconosce e finisce lì».
È vero che in inverno la tua base è in Italia? «Emma sta studiando italiano a Firenze e quando posso la raggiungo in Toscana. Che spettacolo! Dopo Soelden c’erano quindici gradi a Firenze e ci sono stato una decina di giorni. Altro che Finlandia, giravo in pantaloncini corti». Che giovani ci consiglieresti di seguire in Finlandia? «Sicuramente Samu Torsti, vincitore del primo gigante a Levi in Coppa Europa. Se migliora sui tratti difficili farà bene anche in Coppa del Mondo, credetemi. E poi dico Eemeli Pirinen e Victor Malmstrom». Hai un amico in particolare tra gli atleti? «Parlo lo svedese e quindi con la squadra scandinava mi sono sempre trovato a mio agio. E poi i tedeschi Felix Neureuther e Fritz Dopfer. Fra gli italiani Christof Innerhofer, con il quale
LOTTA ALLA PARI DI
Roberto Nani (Ita)
Stefan Luitz (Ger)
Thomas Fanara (Fra)
FACEBOOK 29 SETTEMBRE MARCUS SANDELL Photo © GEPA Pictures
Nelle foto: in alto, Marcus in una foto di backstage per lo sponsor Lumene, che produce prodotti di bellezza. Sotto, Sandell con Kalle Palander, ‘mentore’ della federsci finlandese @FB Marcus Sandell
in Coppa Europa abbiamo condiviso un podio quasi dieci anni fa». Facebook o Twitter? «Sicuramente Facebook, Marcus Sandell - Homepage e poi Instagram, @ maresandell». Ascolti musica? Chi è il tuo cantante o gruppo preferito? «Ascolto un po’ di tutto, ma i miei numeri uno sono i Pink Floyd» L’ultimo libro che hai letto? «È di un vostro scrittore. Sto parlando di un libro di Roberto Saviano: Gomorra».
Ma Marcus, con quei colori e quei lineamenti sei sicuro di essere finlandese? «Sono finlandese al 100%, come anche i miei genitori. Lo so, è difficile crederci. Pensa che capita spesso che in aeroporto a Helsinki gli addetti mi parlino in inglese... non ci credono nemmeno loro!».
✔ IL PRIMO ATTACCO DI SICUREZZA NEL BASTONE DA SCI – TECNICA CHIARA ED EFFICACE CON BREVETTO ✔ IDEALE TRASMISSIONE DELLA FORZA ✔ COMFORT PERFETTO
PAROLA DI CAPITANO «Non ho mai allenato un talento del genere. Per i sui problemi fisici, dovuti agli infortuni del passato, siamo obbligati a dosare ogni allenamento. In ghiacciaio fa quattro giri al massimo, ma è incredibile quanta intensità ci mette. L’allenamento per Marcus è sempre gara. Obiettivi? Tornare nei ‘top sette’ del gigante. Tecnicamente è molto valido, ma è anche scorrevole. Insomma, un campione completo».
Photo © Christoph Schöch
Che messaggio daresti ai ragazzini che iniziano a fare le prime gare di sci? «Di non mollare mai, ma soprattutto di non abbattersi perché ci sono giorni buoni e cattivi, luci e ombre. No, non si può sempre andare al massimo».
5 anni fa ho avuto un terribile incidente a Pitztal. Ho preso una forte botta sulla pancia e sulla schiena e quando sono arrivato in ospedale a Innsbruck avevo 3 litri di sangue nello stomaco. Mi hanno dovuto togliere il rene sinistro, la milza era spappolata, avevo quattro vertebre rotte così come la mano e il naso. Questa foto è di circa una settimana dopo che ho iniziato a camminare, con mia madre e l’infermiera che mi sostengono per per non cadere. Oggi mi sono allenato a Pitztal e i ricordi sono ancora forti, per questo voglio ancora ringraziare chiunque mi ha aiutato a continuare la mia carriera e la vita. Dico a tutti i bambini e agli sciatori, ricordatevi di usare un back protector, se non lo avessi usato probabilmente sarei su una sedia a rotelle. Grazie.
INSIDER
CROSSFIT
HIRSCHER
se sei chili fanno la differenza SFIT CROS La parola magica sciorinata da Hirscher a Soelden è Crossfit. Ma cosa è veramente il tipo di allenamento che il campione austriaco dice di avere seguito? Inventato negli anni Settanta da Greg Glassman, è un circuito di rafforzamento fisico che prevede diversi esercizi ad alta densità (da 15 a 60 minuti circa). Si tratta di un mix di sollevamento pesi, esercizi a corpo libero e allenamento cardiovascolare in un’unica sessione. Si utilizzano anche manubri, anelli da ginnastica, sbarre per trazioni, kettlebell. Un programma completo dunque ha come obiettivo resistenza cardiocircolatoria, muscolare, forza, flessibilità, potenza, velocità, coordinazione, agilità, equilibrio e precisione. Tra i benefici c’è l’aumento della massa muscolare e la diminuzione di quella grassa.
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SI È DISCUSSO TANTO DEL NUOVO CIRCUITO DI ALLENAMENTO CROSSFIT UTILIZZATO DALL’AUSTRIACO NELL’ESTATE E DI QUEI CHILI DI MUSCOLI IN PIÙ SFODERATI A SOELDEN. E I PARERI IN MERITO SONO DISCORDANTI chi dice sei, c’è chi sostiene addirittura nove. Sta di fatto che Marcel Hirscher quest’anno sembra il doppio. Il fuoriclasse salisburghese è cresciuto enormemente in termini di massa muscolare. Ha dominato il gigante di Soelden ed è stato secondo a Levi in slalom. E allora viene da chiedersi se, ad esempio, il dominio sul Rettenbach possa trovare risposta in questo suo significativo aumento di massa. Hirscher ha lavorato molto durante l’estate basandosi sul Crossfit, o meglio su una serie di circuiti di potenziamento e di forza in cui si interviene anche sulle pulsazioni e quindi dal punto di vista aerobico.
C’È
PIÙ FORZA UGUALE PIÙ VELOCITÀ? ASSOLUTAMENTE NO Vittorio Micotti, il preparatore atletico dei gigantisti azzurri, spedisce al mittente ogni considerazione ‘più forza uguale più velocità sugli sci’. «Lo sci è uno sport tecnico con una moltitudine di variabili e soprattutto, per quanto riguarda le discipline tecniche, non si può affermare che se hai più muscoli, più massa, allora automaticamente vai più veloce. È un assurdo, un grave errore. Per gli atleti di altissimo livello ogni tipo di programma atletico deve essere individualizzato. Nella preparazione è determinante l’aspetto soggettivo, perché lo sci è un insieme di troppi aspetti e ognuno deve curare
GLI SVEDESI SONO ‘GROSSI’ A proposito di cambiamenti strutturali anche gli slalomgigantisti svedesi sono più ‘grossi’ sopra. «A Saas Fee quest’estate li abbiamo visti in palestra e, dopo una mattinata di sci in ghiacciaio, passavano i pomeriggi sulla panca piana e lavoravano con oltre 100 kg - dice Simone Del Dio, tecnico azzurro -. Quello che stupisce è che abbiano fatto questo tipo di lavoro anche durante i raduni sciistici». E chissà gli svedesi che esercizi facevano quando si dedicavano completamente al lavoro ‘a secco’...
e sviluppare differenti elementi. Guardiamo ad esempio in casa nostra: Riccardo Tonetti è partito forte questa stagione ed ha cinque chili di meno, anche Giuliano Razzoli ha un po’ meno massa. Tornando a Tonetti, aveva necessità di essere più rapido ed ‘elastico’ e ha lavorato cercando di essere più leggero». MARCEL DOMINA PER TANTI MOTIVI Quindi non ci sta proprio il nesso massa-forzaprestazione. Ne è convinto anche Claudio Ravetto, l’ex direttore tecnico del settore maschile, ancora attento osservatore del Circo bianco: «Più forza non significa più efficienza tecnica. Lo sci è fatto di automatismi e quando cambi un parametro, seppur importante come la forza, vai a cambiare tutti gli schemi motori e non è detto che sia la scelta più giusta in quel momento. Ogni modifica può andare bene, ma deve essere fatta nel tempo. Altrimenti può essere controproducente. La crescita già di per se può esserlo. Vi ricordate da giovane che fatica faceva Christof Innerhofer per cercare i giusti equilibri in azione? Hirscher più muscoloso e più veloce? Io direi Hirscher ancora più forte in gigante per tanti motivi. È tecnicamente un riferimento e continua a esserlo ed inoltre, a mio avviso, a Soelden gli Atomic andavano meglio degli Head». KRISTOFFERSEN VINCE SENZA MUSCOLI Marcel Hirscher cresce di massa e vince, ma per contro c’è il ‘mingherlino’ Henrik Kristoffersen che domina anch’egli la scena. Ancora Ravetto: «Fisicamente sembra un ragazzino, ma tecnicamente ha un’altra marcia. Kristoffersen è la dimostrazione che nello sci non c’è una regola certa e valida sempre. Inoltre il talento norvegese è la lampante dimostrazione che nel nostro sport si può vincere anche senza doping. Non c’è doping nello sci alpino? Non ci giurerei certo, ma si può essere il numero uno anche facendone a meno».
L’OPINIONE DI PAOLO DE CHIESA
Conta la tecnica supportata dalla potenza Leggendo l’opinione di un esperto in materia come Micotti tiro un sospiro di sollievo: i muscoli non incidono sulla performance! Mi rallegro per Kristoffersen, in primis per il suo giovane fegato, che il progetto di gonfiargli i muscoli di 11 chili, in proiezione di un impiego polivalente, sia stato accantonato (per adesso). Ma allora, i 6 o 9 chili in ballo sul toto Hirscher-maciste a cosa servirebbero? Anch’io sono convinto che nello sci conti soprattutto la tecnica ma, al contempo, supportata da notevole potenza, soprattutto in gigante. È anche risaputo che Hirscher ha cambiato piastra e attacchi, ovvero sistema di trasmissione, dunque è assai probabile che a Soelden abbia stracciato tutti anche grazie a questo escamotage. Se non fosse per il fatto di aver corso 12 anni in Coppa del Mondo, passando prima sotto le grinfie di Thoma, famigerato allenatore della squadra B che faceva sputare sangue senza accrescere di un chilo il peso forma o, ancora, se non avessi gelosamente custodito un articolo sul Corriere della Sera di tanti anni fa di Carlo Vittori, l’allenatore di Pietro Mennea, in cui il tecnico asseriva che su un fisico formato non si possono allestire più di due o tre chili di muscoli con la preparazione atletica… potrei anche cambiare idea sull’incremento muscolare abnorme e sui miracoli delle nuove metodologie di allenamento come il Crossfit, variegato assemblaggio di discipline motorie di non così recente concezione! A buon intenditor… Nelle foto: in alto, alcuni momenti della preparazione fisica di Marcel Hirscher nelle foto postate sul suo account Facebook. In apertura l’esuberanza muscolare di Marcel nel primo gigante stagionale
FEDERAZIONE
I NUMERI
IL BILANCIO DELLA FISI AD USO DEI COMUNI MORTALI 14 NUMERI E DUE TORTE PER SPIEGARE IL ‘BUCO’ DI OLTRE DUE MILIONI DELLA FEDERAZIONE INDEBITATI PER QUATTRO ANNI
NUMERI CHIAVE
Abbiamo provato a collegarci al sito della FISI e, come dei semplici tesserati, cercare di capire qual è lo stato di salute finanziaria della federazione. La prima scoperta è che… il bilancio, con il restyling del sito, è sparito. Almeno noi non l’abbiamo trovato. Per fortuna che avevamo salvato il pdf (peraltro una fotocopia di scarsa qualità… nell’era della tecnologia). Il bilancio consuntivo, soprattutto la relativa nota però sono scritti in modo abbastanza chiaro e comprensibile. Dalla lettura risulta che la Federazione, che nel 2012 aveva soldi in cassa per oltre un milione di euro, a fine 2013 era in rosso per oltre un milione di euro. Considerando che dei soldi in cassa 718.028,24 euro erano del fondo di dotazione
minimo che ogni federazione deve avere per statuto (una sorta di riserva), solo poco più di 450.000 euro hanno potuto essere spesi a fondo perso per ripianare il debito e ora oltre 1 milione 700.000 euro dovranno essere versati in quattro maxi rate da qui al 2017. Solo con questo fardello il CONI ha approvato il bilancio. Meno entrate e soprattutto più spese nel conto FISI. Nelle entrate spicca il milione di euro circa in meno dal tesseramento (peraltro la voce entrate nel 2013 è stata ‘drogata’ dai maggiori contributi CONI per la preparazione Olimpica di Sochi). Tra le spese quasi un milione e mezzo di accantonamenti per rischi (possibili cause per contenziosi). Siamo messi bene…
ENTRATE*
2.175.525 euro perdita dell’esercizio 2013 1.005.096
euro patrimonio netto 2013 (il patrimonio netto del 2012 era + 1,170 milioni di euro circa ed è stato interamente ‘bruciato’)
452.400 utili degli anni precedenti utilizzati per risanare il deficit
1.723.124 euro debito ancora da ripianare
risultante dalla somma della perdita di esercizio e del fondo di dotazione di 718.028,24 euro che è ‘intangibile’ e dovrà essere ricostituito
USCITE*
Altri ricavi della gestione ordinaria
777
430.781 euro la cifra degli utili che la FISI si è
Costi preparazione olimpica/alto livello
Costi del funzionamento
Attività delle strutture territoriali (Comitati)
6.298
impegnata a destinare nei prossimi quattro esercizi per ripianare la perdita
13.872
1.859
24.154.771 entrate 2013 (valore della produzione)
24.294.612 entrate 2012
Contributi CONI
Ricavi da pubblicità e sponsorizzazioni
9.518
7.992
25.589.047 uscite 2013 (costi della produzione)
Ricavi da manifestazioni internazionali
Quote degli associati
1.898
Costi per l’attività sportiva
2.111
*dati in migliaia di euro
19.291
24.702.554 uscite 2012 -1% le entrate
+4% i costi
LE DIFFERENZE PIU’ SIGNIFICATIVE* Crediti
4.613 2014
Contributi CONI
7.181 2013
9.518 2014
7.673 2013
Quote degli associati
2.111 2014
3.099 2013
Accantonamento per rischi ed oneri del funzionamento
1.451 2014
0 2013
TTA A M A I L G A VO ZIONE, N U N O C MINA I MA R D E E I T P E I D D , NTA NDO. GRINTA CLASSE…» U P N I «… ARE IL MO TE N E M A C I DI SPACC, ELEGANZA. PR9A5T EAM T I K 9 O S 1 N O I N C FAS A SPERANZONI MO) - FRIGNA
Foto ©Alo Belluscio - Advertising www.nextlevelstudio.it
MICHEL NEL FRIGNANO ( PAVULLO
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ATORI N E L L A
S DO N A I L A IT TER IT BET riele di Gab
Pezza
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Il valdostano, dopo avere allenato Cile e Spagna, è ora con i velocisti transalpini. Ma allenerebbe volentieri in Italia… er il terzo anno consecutivo Erik Seletto allena la squadra francese dei velocisti. Valdostano di Cervinia, trentanove anni, in passato ha allenato la squadra cilena e poi quella spagnola. Si occupa prevalentemente della discesa e fra i compiti c’è anche il capitolo dei materiali e in particolare delle tute. «La ricerca è molto importante, tengo i rapporti con Colmar, già ad inizio primavera incominciamo ad effettuare i test con i tessuti, prima sulle nevi del Col de l’Iseran e poi a Ginevra in ‘galleria del vento’ - ha detto Erik -. Tecnicamente tute veloci sono indiscutibilmente necessarie, poi dal punto di vista psicologico gli atleti traggono vantaggio dall’essere seguiti con professionalità». Seletto allena una formazione di nove atleti. «Un team variegato, i più giovani stanno con noi in quanto per la velocità non c’è un gruppo Coppa Europa. Ma forse è meglio così, almeno fanno esperienza a fianco dei big. Fra questi contiamo di fare una grande stagione non solo con Theaux e Poisson, ma attenti anche a Fayed, che difficilmente uscirà dai top ten. E fra i giovani dico Roger, è un talento». Erik, che in carriera da velocista ha centrato proprio in Francia un podio in Coppa del Mondo, è entusiasta dell’esperienza transalpina: «Chiaramente da valdostano sono madrelingua francese e mi sono sentito avvantaggiato all’inizio. Tuttavia ci sono sempre dei dubbi quando lavori all’estero per quanto riguarda metodologie e linee da seguire. Invece ho subito instaurato un ottimo rapporto con gli altri allenatori. Stesso linguaggio tecnico, medesima voglia di concepire la discesa. Curve strette e angoli va bene, ma allenare la scorrevolezza e la capacità di fare scivolare lo sci rimane un elemento essenziale per questa disciplina». Seletto ha fatto dieci anni ad alto livello in velocità ed è già un allenatore quotato. «Condivido la linea di
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SELETTO PER LA ‘SELECTION’ BIO Erik Seletto è nato il 21 settembre 1975 ad Aosta e vive a Breuil-Cervinia. È stato atleta delle Fiamme Gialle e della squadra nazionale di velocità. Miglior risultato in carriera il terzo posto in Coppa del Mondo in discesa in Val d’Isère nel 1998 dietro a Lasse Kjus e al compagno di squadra Luca Cattaneo. Ha partecipato a tre edizioni dei Campionati Mondiali e a due Olimpiadi. Ai Giochi di Nagano 1998 decimo in combinata. Ha allenato lo sci club Cervino, le squadre nazionali cilene e spagnole e ora la Francia di velocità in Coppa del Mondo.
Alessandro Serra in pista a Soelden ©Chiericato
Markus Waldner sulla discesa nel senso di aumentare la spettacolarità con salti e terreni sempre più ondulati, ma rimango del mio avviso che discesa è velocità, posizione, sensibilità. A volte quello che sembra poi facile, rappresenta la cosa più difficile da mettere in pratica». L’inverno è avviato, per quanto riguarda la preparazione sciistica non sono stati fatti programmi poi così diversi dalle altre squadre, se si esclude la rifinitura prima delle tappe nordamericane. «Siamo gli unici ad andare sempre a Nakiska, in Canada, ma ci troviamo bene e abbiamo tutto a disposizione». Il tecnico valdostano fa una comparazione anche fra le strutture federali. «In Francia struttura più snella, meno camaleontica, più efficace, meno ingarbugliata. Se è sì è sì, se è no è no. Ma questo è un problema dell’Italia in generale, anche quando sciavo non capivo mai a chi dovevo rivolgermi». E il futuro? Seletto sta
bene in Francia ma il sogno azzurro c’è sempre. Eccome. «In Coppa del Mondo con gli azzurri? Difficile dire di no. Ma ora va bene la Francia».
TUTTI GLI UOMINI DI ERIK Squadra francese di velocità. Allenatori: Patrice Morisod, Xavier Fournier, Stephane Sorrel ed Erik Seletto. Preparatore atletico: Nicolas Cabaret Fisioterapista: Arnaud Sudre Ski man: Brice Bottolier (Rossignol), Sebastien Auer (Head), David Bouchardy (Salomon), Raffaele Scozzafava (altre marche) Atleti: Jonah Clarey, Adrien Theaux, David Poisson, Guillermo Fayed, Brice Roger, Maxence Muzaton, Valentin Giraud-Moine, Nicolas Raffort, Blaise Gizendanner.
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COPPA EUROPA
UOMINI
SCANDINAVI E SVIZZERI IN POLE PER L’EUROPA NELLE DISCIPLINE TECNICHE LA POLITICA DELLE SQUADRE DEDICATE AL CIRCUITO CONTINENTALE E CON OBIETTIVI A MEDIO TERMINE HA PAGATO E ANCHE PER LA PROSSIMA STAGIONE NORVEGESI ED ELVETICI SONO TRA I FAVORITI. AZZURRI ANCORA ALLA RICERCA DI UNA STRATEGIA CHIARA
ircuito propedeutico alla Coppa del Mondo o serie B dello sci dove retrocedere anche i big e fare le qualifiche per passare nella massima serie? La Coppa Europa è in bilico da anni tra queste due filosofie. Una doppia anima che può e deve convivere ma che ha creato qualche problema di identità. Se è vero che tra i circuiti continentali quello del vecchio continente è il più importante (non a caso il continental cup coordinator è anche responsabile del circuito europeo) è anche vero che stenta a trovare la giusta popolarità, l’audience, come si dice nella società globale. Provate a cercare notizie sulle gare sui quotidiani sportivi o in tv… Se non ci fosse Race. Eppure il livello è comunque molto alto e meriterebbe più copertura sicuramente. «Prima e dopo la
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gara ci sono più media, l’atmosfera, le attese e le persone sono diverse, ma in gara non cambia nulla: se il livello è più alto in Coppa del Mondo, in certe gare di Coppa Europa non si scherza» dice Henrik Kristoffersen. Ad ammettere che manca la giusta visibilità è lo stesso Peter Gerdol, new entry da quest’anno a ricoprire il ruolo che è stato di Markus Waldner, promosso al posto di Hujara. E la mission numero uno, sul piano non strettamente tecnico, come dichiarato dal nuovo chairman del comitato Coppa Europa, è proprio quella di ridare visibilità alle gare europee. La natura ‘propedeutica’ della Coppa, invece, è nell’indirizzo tecnico stesso che la FIS ha dato all’evento. «Per la discesa abbiamo pendii che si trovano anche in Coppa del Mondo come Wengen o Val d’Isère, o più semplici, come quest’inverno con l’inserimento di Sella Nevea -
dice Gerdol -. Per le discipline tecniche abbiamo intenzione di ‘barrare’ quasi tutti gli slalom e anche per il gigante se il fondo non sarà duro a sufficienza. La Coppa Europa è l’anticamera della Coppa del Mondo, questo è il circuito per crescere e iniziare a trovare situazioni analoghe». Anticamera World Cup ma anche terreno di esperimenti, come il famoso slalom (e gigante) in tre manche, che verrà testato proprio in questa stagione tra Italia e Francia (vedi box). Proprio per questo motivo anche per gli addetti ai lavori è difficile fare un ‘toto-Europa’, perché ci sono contingenti, come quello azzurro, che cambiano continuamente con promozioni e retrocessioni, perché a Levi ha corso anche un veterano come JB Grange. E poi perché la relatività di un successo in questo circuito è decisamente alta. Lara Gut e Anna Fenninger l’hanno vinto
DI GABRIELE PEZZAGLIA FOTO ZOOM
Nelle foto: a sinistra Rasmus Windingstad, a destra Samu Torsti «Le federazioni dovrebbero investire sulla squadra di Coppa Europa, è fondamentale, è centrale per tutto il sistema dello sci agonistico e porta frutti importanti per costruire i campioni di domani in Coppa del Mondo perché la CdM dovrebbe essere esclusivamente performance mentre la Coppa Europa è ancora nell’ambito formazione. Soprattutto tra le donne ci sono ancora troppe atlete già in CdM con limiti tecnici di base»
a 17-18 anni, mentre c’è chi si SAMU TORSTI: IL impone a 22 anni. FUTURO DIRÀ Ed è decisamente Tanti temi, spunti e diverso. Riprendendo novità dalle prime gare quando detto da Lara di Coppa Europa maschile, Gut nel numero scorso che anche questo inverno ha Mauro Pini di Race: «Ti permette di preso il via dalla Lapponia. A crescere, ma tanti si perdono». Levi due giganti e due slalom sulla Parafrasando Lara, che valore si può ‘Black’, il pendio che abitualmente ospita la attribuire a una competizione vinta da Anna Coppa del Mondo, dal 20 al 23 novembre. Fenninger o Marcel Hirscher ma anche da Peter Finlandia, Canada, Norvegia e Germania sul Struger, Norbert Holzknecht, Martin Marinac, gradino più alto del podio. Vittorie e podi con Karin Hackl o Karin Blaser? Difficile dirlo. Ecco peso specifico diverso perché di dodici caselle, dunque perché, per guardare un po’ avanti, la dieci sono occupate da atleti nati tra il 1990 e cosa migliore è dare uno sguardo alle prime il 1993 mentre due da ‘vecchietti’ come Baeck gare, almeno a quelle che si sono già corse nel (1987) e Khoroshilow (1984). Giovani sì, ma… circuito maschile. se si pensa che Kristoffersen è del 1994, la
I big che hanno vinto in Europa Sono diversi i top che hanno vinto la Coppa Europa. Per citarne solo alcuni lo statunitense Bill Johnson, Rudolf Nierlich, Stephan Eberharter, Hermann Maier, Benjamin Raich, Kjetil Jansrud, Hannes Reichelt, Marcel Hirscher, Alexis Pinturault. Tra le donne da segnalare Anita Wachter, Alexandra Meissnitzer, Maria Riesch, Elisabeth Goergl, Anna Fenninger e Lara Gut.
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«Maurberger, obiettivo già raggiunto», parola di Nicco Hanno fatto vedere buone cose, si sono subito messi in mostra. In estate e autunno si sono allenati con Ivan Nicco ed Enrico Vicenzi della squadra C. Sono Hannes Zingerle e Tommaso Sala, entrati nei 60, ma in particolare Simon Maurberger, autore di due ottime prove in gigante. «Uno degli obiettivi dei miei ragazzi era entrare nei 30 in Coppa Europa - dice Ivan Nicco -. Simon ha raggiunto l’obiettivo subito, anche sopra a ogni aspettativa, viste le prime gare. E adesso? Deve essere un punto fermo in Coppa Europa. Conta poco l’età o la squadra, hanno parlato chiaro i risultati».
Nella foto: Tommaso Sala a Levi è stato uno dei migliori azzurri ©Jussi Vaatainen
Shiffrin del 1995 e Pinturault del 1991… Il più giovane nella top ten delle quattro gare è del 1993. Levi ha portato alla ribalta il finlandese Samu Torsti (1991). Fa parte della ‘Serra Armada’ di ‘Capitan Futuro’ e il suo skiman in Coppa Europa è Paolo Ferrari. Ha vinto il primo gigante per il podio numero uno in carriera. È stato quinto nella classifica di Coppa Europa di disciplina lo scorso anno e quindi non è una sorpresa, anche se ha fatto un altro passo avanti significativo con questa partenza così convincente. Si è detto tanto di questo ragazzo, ma in molti sostengono che
la sua vittoria è figlia del lungo allenamento svolto proprio a Levi e che quindi difficilmente si ripeterà a questi livelli. Complicato da dirsi ora, ancor più arduo sapere se in Coppa del Mondo potrà lasciare il segno. Ma cosa dice Alessandro Serra a riguardo? «È fortissimo sui piani, sulla ‘Black’ è andato a nozze, ma tecnicamente deve ancora migliorare. Molto scorrevole, soffre nei passaggi più difficili e magari sul ghiaccio. In Coppa Europa su certi pendii sarà ancora sicuramente davanti. L’anno prossimo sarà parte integrante del team di Marcus Sandell».
LA SQUADRA NORVEGESE FA SCUOLA Non è più una novità. Sono pochi e sono forti. Hanno iniziato la stagione con la vittoria in slalom di Sebastian-Foss Solevaag (1991) che ha ammazzato la concorrenza. E poi gli scandinavi hanno in Rasmus Windingstad (1993) un atleta che ha ancora tanto margine nonostante sia già a un eccellente livello in Coppa Europa. Nel circuito lo chiamano il ‘piccolo Ligety’, piccolo perché sarà sì e no sessanta chili e tecnicamente la sua sciata è simile a quella del fuoriclasse statunitense per intensità ed efficacia. In prima
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Linus Strasser, 1992 (Ger) ‘Stupisce per solidità e compostezza. È arrivato il nuovo Neureuther?’
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Calle Lindh, 1990 (Swe) ‘Dopo il lungo infortunio è tornato competitivo e subito fra i primi’
Bernard Niederberger, 1993 (Sui) ‘Era dato in gran forma ed ha confermato il suo stato di grazia’
Espen Lysdahl, 1990 (Nor) ‘Fra i tanti giovani norvegesi, non dimentichiamoci di lui’
La novità: slalom e gigante in tre manche Sarà la Coppa Europa delle novità con lo slalom di Pozza di Fassa e il gigante di Lelex in tre manche. Prima gara tutti al via: trattasi di una FIS con penalità 9. Seconda manche per i primi 30 con partenza guardando la classifica della prima sessione e seconda con i migliori 15 che partono con l’inversione. Il podio e la classifica della Coppa Europa scaturiscono dalla somma dei tempi della seconda e della terza. «Nelle riunioni con le squadre abbiamo notato interesse per queste novità, vedremo se ci saranno da fare delle migliorie al regolamento, aspettiamo le gare insomma per avere un quadro più preciso» dice Peter Gerdol. È probabile che questi ‘test race’ possano aprire la strada a eventi simili in Coppa del Mondo già dal 2015-2016. Ma non tutti sembrano così positivi sull’argomento. «Non credo che possa essere più spettacolare, anzi, forse più noioso; la vera chiave di svolta dello slalom è disputare tutte le gare fra le ‘porte strette’ in notturna» dice Matteo Joris. Nelle foto: in alto Roland Leitinger è uno dei pochi austriaci apparsi in forma con un podio in gigante. Sotto a sinistra Sebastian Foss-Solevaag in azione a Levi ©Jussi Vaatainen, a destra Samu Torsti ©Jussi Vaatainen
linea ci sono anche Bjoernar Neteland, Marcus Monsen, Jonathan Nordbotten e Ola Buer Johansen, dei veri punti di forza. Tecnicamente validi, hanno il vantaggio di non essere mai messi in discussione dopo una o due gare. C’è un progetto di lungo o almeno medio termine, una gettata di tre anni: si investe su un gruppo e non si mettono subito pressioni. Questo modello è nato proprio in Norvegia e più generalmente in Scandinavia, ma tutte le nazioni lo stanno ricalcando. Tranne Austria
Samu Torsti, 1991 (Fin) ‘Ha dominato sulle nevi di casa, ma è pronto a vincere anche sulle Alpi’
e Italia, dove invece c’è molta concorrenza ma con risultati spesso diversi. Perché l’Austria ha scelte e opzioni, per le più svariate motivazioni che conosciamo, di massima qualità mentre gli azzurri combattono contro i mulini a vento dei budget sempre più risicati. Ha abbandonato questa strada invece la Svizzera. SVIZZERA: UN TEAM FRA DUE CIRCUITI La Svizzera di Matteo Joris prende sempre
Phil Brown, 1991 (Can) ‘Ha aperto la stagione con un podio e una vittoria, i primi in carriera. Mica male...’
più forma. È un progetto nato tre anni fa, con l’obiettivo di misurarsi prevalentemente in Coppa Europa. Oggi invece la giovane formazione elvetica delle discipline tecniche si divide stabilmente fra Coppa del Mondo e Coppa Europa. Tutti questi ragazzi sono cresciuti e ‘tirati’ da Justin Murisier, che si distingue ad alto livello in gigante e in slalom. E poi da segnalare gran parte del team del tecnico valdostano con Markus Vogel, Reto Schmidiger e un nome nuovo: Bernhard Niederberger
Rasmus Windingstad, 1993 (Nor) ‘La scommessa ‘gigante’ per la Norvegia, ambisce a vincere la standing’
Simon Maurberger, 1995 (Ita) ‘Il nostro giovanotto è stato fra le migliori sorprese dell’opening lappone’
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Nelle foto: Bernard Niederberger nonostante i numeri alti si è infilato tra i primi sia in gigante che in slalom
(1993) che, nonostante numeri alti, si è infilato a ridosso dei primi in entrambe le specialità. Aggiungiamo Elia Zurbriggen, figlio del leggendario Pirmin, che primeggia in gigante ma fa parte di un altro gruppo di lavoro. L’anno scorso gli svizzeri hanno vinto 8 coppe, tra generale e specialità, su 10 in palio…
leggero, pulito, essenziale nelle linee. E poi c’è il tedesco Linus Strasser (1992) che si è aggiudicato uno slalom: stupisce per solidità e compattezza e inoltre per come sa fare correre lo sci. Con Solevaag sono i nomi dello slalom: adesso dobbiamo vederli all’opera su pendii più difficili. E l’Italia?
AUSTRIA E FRANCIA INDIETRO Vi ricordate quando l’Austria dominava in Coppa Europa? Anche se prendiamo con le ‘pinze’ le gare lapponi, sembra all’orizzonte, almeno per quanto riguarda lo slalom, una crisi. Nessuno nei top ten fa sicuramente notizia in addirittura due gare. A salvare la baracca c’è il podio di Roland Leitinger in gigante. La squadra soffre ed è un po’ sottotono quel Stefan Brennsteiner (1991) che in estate stava andando fortissimo. Anche la Francia sembra tribolare. Nei primi quindici c’è solo Jean-Baptiste Grange in gigante, per il resto davvero poca cosa.
L’ITALIA ARRANCA Le nevi finlandesi rimangono sempre ostili ai nostri colori e anche quest’anno non riusciamo a raccogliere granché. A dare man forte ai ragazzi di ‘Ali’ Prosch anche Razzoli, Borsotti, Deville e Tonetti dei gruppi Coppa del Mondo, ma nonostante questi rinforzi il podio è rimasto una chimera. Non è cambiato molto dall’anno scorso se guardiamo le prime quattro gare. Innanzitutto l’opening, eccezion fatta per Riorda, non ha visto al via nessun C&B dell’anno passato. Squadra rivoluzionata e militari, tranne Andrea Ballerin, sul divano di casa. Nessuno nei trenta fra gruppo Coppa Europa e azzurrini al via, solo Maurberger in gigante ha fatto due buone gare chiudendo sempre in ventinovesima piazza. «Il team B è più piccolo rispetto all’anno scorso, abbiamo lavorato puntando all’individualizzazione - dice il responsabile Prosch -. Però abbiamo raccolto troppo poco, anche se Rocco Delsante, Fabian Bacher, Luca Riorda, che fanno parte della squadra, affrontano la stagione nel circuito continentale
IL RITORNO DI LINDH, LA CRESCITA DI STRASSER E tornato più forte di prima. È svedese e si chiama Calle Lindh, secondo in slalom exaequo con il suo compagno di squadra Alex Baeck. Fermo praticamente due stagioni, ha una cicatrice di oltre quaranta centimetri sulla tibia che si è sfracellato due inverni fa. Fra le ‘porte strette’ è uno davvero da tenere d’occhio. Scia
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20.11.2014, GIGANTE 1. Samu Torsti 2. Rasmus Windingstad 3. Phil Brown
(Fin) (Nor) (Can)
21.11.2014, GIGANTE 1. Phil Brown 2. Elia Zurbriggen 3. Roland Leitinger
(Can) (Sui) (Aut)
22.11.2014, SLALOM 1. Sebastian-Foss Solevaag 2. Justin Murisier 3. Alexander Khoroshilov
(Nor) (Sui) (Rus)
23.11.2014, SLALOM 1. Linus Strasser 2. Alex Baeck 2. Calle Lindh
(Ger) (Swe) (Swe)
per la prima volta». Un sesto posto di Tonetti e due settimi con Giuliano Razzoli e Giovanni Borsotti non garantiscono tuttavia una certezza per la Coppa Europa, in quanto questi atleti della A non gareggeranno sempre nel circuito. Anche Giordano Ronci ha fatto un passo falso in queste prime uscite, però aspettiamo di vederlo all’opera su tracciati meno filanti e piste più ripide. Il romano tuttavia non si discute. INSISTERE SUI ‘95 Gli unici segnali in casa azzurra arrivano da Simon Maurberger, Hannes Zingerle e Tommaso Sala. Chi nei trenta chi no, sono davvero giovani e hanno mostrato il giusto atteggiamento. Dice Prosch: «Guardate Sala in slalom che con oltre il 100 ha preso i top 60. Come Zingerle in gigante e il già citato Maurberger i 30. Ora è necessario insistere su questi atleti, non fare la solita girandola di nomi a ogni gara, altrimenti si fa un passo indietro». Ma qui sta il dilemma. Questi giovani che si sono distinti cosa faranno? Seguire in tutto e per tutto la Coppa Europa o andare, come era nei piani, con la squadra C di Ivan Nicco a cercare di abbassare i punti nelle FIS all’estero o in Italia? Continua Prosch: «Vedremo in accordo con tutti gara per gara, certo è che dobbiamo arrivare a un team da fare crescere in Coppa Europa e non sprecare talenti agendo in maniera schizofrenica senza un programma delineato. La realtà italiana è diversa e si basa su un vivaio significativo, è vero, ma bisogna avere un gruppo che fa la Coppa Europa con costanza almeno per un biennio». Come svizzeri e scandinavi…
socrep.it
MAGAZINE ITALIA
DOMINIK PARIS
«L’obiettivo del superG era stare nei primi dieci, il terzo posto è un risultato eccezionale»
CHRISTOF INNERHOFER
«Non mi aspettavo nulla di diverso dalle gare canadesi, so di non essere in forma»
digital nativeS
LUCI DEL NORD GLI AZZURRI SONO RIMASTI STREGATI DALLA LUCE E DAL GELO DI LEVI, COME SI VEDE IN QUESTE FOTO POSTATE SUI VARI ACCOUNT SOCIAL DA MANUELA MOELGG, FEDERICA BRIGNONE E GIULIANO RAZZOLI.
La Birds of Prey di Beaver Creek
MONDIALI ECCO I CRITERI PER QUALIFICARSI Quanti azzurri andranno ai Mondiali di sci alpino previsti a Vail-Beaver Creek dal 2 al 15 febbraio 2015? Ecco la guida per capirne di più grazie al sito ufficiale FISI. Il Consiglio Federale di Modena di fine ottobre ha stabiolito i criteri di qualificazione. Secondo quanto è previsto dal regolamento FIS, ogni nazione non potrà portare ai Mondiali più di 24 atleti, con un massimo di 14 per sesso. La decisione sul numero totale di atleti da schierare per sesso sarà presa sulla base delle qualificazioni e di comune accordo con il presidente e il direttore sportivo. Per ogni competizione è fissato il numero massimo di 4 partecipanti (più l’eventuale Campione del Mondo in carica). I criteri deliberati dal Consiglio della FISI sono tre: risultati fra i primi 3 posti in gare di Coppa del Mondo; risultati fra i primi 10 posti in gare di Coppa del Mondo; i risultati ottenuti in prossimità dello svolgimento dei campionati mondiali avranno valore prioritario rispetto ai risultati precedenti. Resta esclusa la qualificazione alla supercombinata per la quale la scelta sarà a discrezione del direttore sportivo. Nel caso in cui non si raggiunga la copertura del contingente, sarà facoltà del direttore sportivo effettuare iscrizioni d’ufficio tenendo conto delle qualità tecniche degli atleti e privilegiando i più giovani.
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BASSINO CON IL CUNEESE
IL PANATHLON PREMIA LA MINUZZO
Nuovo sponsor per Marta Bassino. La cuneese, come i fratelli Marsaglia, porterà sul casco il logo della terra dove vive, il Cuneese. Lo sponsor infatti è proprio l’Azienta Turistica locale. Un’opportunità di promozione per il territorio e un aiuto per gli atleti. Un’idea che potrebbero seguire anche altre località.
Per la prima volta il Panathlon Club du Val d’Aoste ha assegnato il Premio Panathlon alla Carriera, uno dei suoi più prestigiosi riconoscimenti. A beneficiarne è stata Giuliana Minuzzo Chenal, entrata anche nella Hall of Fame della FISI pochi mesi fa. È stata la prima medaglia olimpica italiana dello sci alpino femminile: bronzo nella discesa di Oslo 1952.
CHIARA COSTAZZA
FEDERICA BRIGNONE
«Ho molto da lavorare ancora ma so che posso fare bene»
«Sono più emozionata oggi di cinque anni fa, quando ho conquistato il mio primo podio»
BORSINO INFORTUNATI
CAMILLA BORSOTTI FERMA Camilla Borsotti si ferma. La piemontese di Bardonecchia, classe 1988, in procinto di esordire in stagione in Coppa Europa, prima di sfruttare il posto fisso guadagnato in Coppa del Mondo in superG proprio attraverso il circuito continentale, è purtroppo costretta a osservare un periodo di riposo a causa di un infortunio alla caviglia. Una caduta a Tignes: la risonanza di fine novembre l’ha costretta a uno stop di qualche settimana per una frattura alla caviglia sinistra. Potrebbe però farcela a rientrare in Coppa del Mondo a Val d’Isère... sempre che la gara si disputi...
I DOLORI DI MICHELA L’ipotesi di vederla in gara a gennaio resta valida, ma certo non è un momento facile per Michela Azzola, classe 1991, operata a maggio al ginocchio sinistro per una pulizia della cartilagine: «Dovrò convivere ancora con il dolore, probabilmente c’è un angolo di chiusura del ginocchio dove la cartilagine manca e le ossa sfregano e fanno male» ha detto Michela.
Alberto Tomba in azione a Milano ©Aldo Martinuzzi
Tomba alla Montagnetta con Daniela Zini ©Aldo Martinuzzi
I 30 ANNI DI TOMBA AL PARALLELO DI NATALE 23 dicembre 1984-23 dicembre 2014. Trenta anni, una vita per uno sport come lo sci che non sembra più lo stesso. Un anniversario storico: quello della prima vittoria di Alberto Tomba, al Parallelo di Natale, che per l’occasione venne corso sulla Montagnetta di San Siro, a Milano, con scaglie di ghiaccio triturato prodotte da un grande frigorifero. L’appuntamento per festeggiare è per il 23 e il 24 dicembre a Foppolo (Bergamo) con la classicissima gara degli auguri di Natale. Ospite d’onore proprio lui, Alberto Tomba. L’edizione numero 25 del Parallelo di Natale andrà in scena a Foppolo e nell’occasione Alberto Tomba verrà premiato per la sua carriera dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Martedì 23 (ore 9) lo start con il Parallelo Orobico organizzato dallo Sci Club Selvino Toni Morandi con la FISI Comitato di Bergamo, che vedrà sfidarsi gli sci club orobici e alcuni dei migliori in Lombardia: in palio la partecipazione alla storica competizione. Alle 14 spazio al Parallelo Vip, dedicato a Mike Bongiorno, nel quale si batteranno tanti volti noti dello spettacolo, dello sport e dell’imprenditoria. Mercoledì 24, poi, il gran finale con la tradizionale gara degli auguri (ore 9,30 consegna dei pettorali) alla quale parteciperanno i migliori sciatori italiani, sia del settore maschile (start list a 16) che di quello femminile (a 8). Da segnalare inoltre che il Parallelo di Natale 2014 assegnerà il secondo Premio Angelo Vergani all’azzurro più promettente. www.parallelodinatale.it
COME STANNO MOELGG E ZINGERLE? Procede il recupero per Manfred Moelgg (rottura del tendine d’Achille) che si divide tra la riabilitazione a Bressanone e qualche apparizoone in pista, inziando dalla Val Senales in autunno. Potrebbe essere in pista a gennaio? Nell’entourage sono cauti ma il ladino tiene duro. Perderà sicuramente tutto l’anno Alex Zingerle (rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro) che sta effettuando la fisioterapia a Bressanone. Lui la prende con filosofia: «Perdo un anno, ma che devo fare? Ho 22 anni, volevo sciare fino a 35 e allora farò fino a 36! No problem».
LE BORSE DI ELENA Va veloce sugli sci ma, quando deve distrarsi, ama dipingere. Stiamo parlando di Elena Curtoni, che ha appena firmato una ‘capsule’ collection di borse per Unaborsa, in vendita dal 6 novembre. Dunque, non solo artista a pennellare curve!
75.000 EURO PER LA ROCKFEST DA TED LIGETY A PHILIPP SCHOERGHOFER, PASSANDO PER IL TEDESCO FRITZ DOPFER, IL NORVEGESE HAUGEN E IL FRANCESE CYPRIEN RICHARD. SONO ALCUNI DEI BIG CHE, IL 23 DICEMBRE PROSSIMO, SI PRESENTERANNO IN PAGANELLA, NEL CUORE DELLE DOLOMITI TRENTINE, AL CANCELLETTO DI PARTENZA DELLA QUINTA EDIZIONE DELL’ALPINE ROCKFEST, LA GARA SPETTACOLO CHE METTE IN PALIO 75.000 EURO PER IL SOLO VINCITORE IN NOME DELLO SLOGAN ‘WINNER TAKES ALL’. WWW.ALPINEROCKFEST.COM
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HING COAC
E SIMONIO DEL D
riele di Gab
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SIMONE L’UOMO DEL MONTE E RONCI? «Giordano è il futuro, se diventa forte che cinema succederà per il fatto che è romano?»
S I M O N E D E L D I O S I P R E N D E C U R A D E G L I S L A L O M I S T I A Z Z U R R I. I N G A R A È L’U L T I M A V O C E C H E A R R I V A A I R A G A Z Z I P R I M A D I PARTIRE E FUORI CURA LA PREPARAZIONE ATLETICA tleta, maestro e allenatore: la neve è il tuo ambiente da sempre? «Ora è la mia vita, la mia passione e professione, ma sono nato in riva al mare, a Genova, nel quartiere Quarto dei Mille, ho fatto anche il bagnino».
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Del Dio atleta? «Poca roba, sono arrivato fino ad essere aggregato al Comitato Alpi Occidentali, con cui ho fatto la mia prima esperienza di allenatore insieme a Paolo Deflorian. Iscritto con Prato Nevoso e poi Bardonecchia. Antonluca Rolandi il mio primo allenatore, poi Gianluca Rulfi, Alberto Penne e Walter Ronconi».
Per il primo anno non c’è più Jacques Theolier. Che effetto ti fa? «Jacques lo considero uno dei miei maestri e anche un amico. Ho sempre condiviso le sue scelte, l’ho anche difeso quando c’era qualche malumore, qualche incomprensione. Ha un forte carisma, una conoscenza dello sci d’alto livello unica; possono starci degli errori. Chi lavora, chi crea, chi prova novità, può sbagliare». E cosa pensi di Claudio Ravetto? «Altra perdita importante. Claudio è stata la guida tecnica dello sci italiano per tanti anni. Ci mancherà perché è un grande motivatore, cerca sempre il massimo da ognuno, non si accontenta mai. Un vincente».
In pista e anche fuori: che ruoli hai? «Mi occupo delle slalom con Stefano Costazza, che è il responsabile del gruppo, inoltre seguo la preparazione atletica. Vittorio Micotti fa i programmi, io li sviluppo con i ragazzi a casa loro». Cosa pensi degli allenatori e preparatori atletici personali? Possono convivere con i coach FISI? «Credo che la priorità sia l’atleta sempre e comunque e che quindi se un atleta di alto livello fa affidamento a casa su un’altra persona, un motivo ci sarà». Sei l’uomo della ‘start area’, sarai ancora in partenza quest’inverno? «Certo, mi piace questo ruolo, sto a monte. Noi
Jacques Theolier, Luca caselli e Simone Del Dio
usiamo il metodo della radio ‘filtrata’, ossia io ascolto i miei colleghi e poi riferisco quello che ritengo opportuno. L’importante è utilizzare un linguaggio scarno ma pungente, chiaro e veloce. Gara dopo gara si instaura un feeling importante, nascono anche nuovi termini, cose che al volo capiamo solo noi». Razzoli e Deville risorgeranno? «Giuliano Razzoli sta cercando di voltare pagina. Ha un fisico fragile, se non è al top non riesce a esprimersi. In estate ha avuto ancora qualche problemino, ma può ritornare fra i primi e credo che anche Cristian Deville potrà essere protagonista. Vi ricordate Mario Matt? Vinceva, poi è scomparso e… ha vinto di nuovo». Thaler vincerà? «Patrick l’anno scorso ha acquisito sicurezza e maturità impressionanti. Tecnicamente è sempre stato valido, ma era troppo discontinuo. Ora può vincere». Passiamo alle tue passioni. Oltre la neve cosa c’è? «Ci sono le moto. Ne ho cinque, ma quella che amo di più è l’Harley Davidson. È più di una moto, è più di un viaggiare normale. È uno stile di vita, è libertà, è esplorazione. Sono stato in Spagna e Portogallo e poi a Capo Nord».
BIO Simone Del Dio, trentotto anni, genovese di nascita ma valsusino di Bardonecchia d’adozione, dopo un’esperienza di tre anni Spagna, con uomini e donne, allena per il quarto anno consecutivo la squadra azzurra di Coppa del Mondo. Tre anni con Jacques Theolier nel ruolo di responsabile del team, ma da questa stagione sarà il referente del gruppo dello slalom con Stefano Costazza.
Simone Origone
Vars Speed master 2014
New World Record 252,45 Km/h
HING COAC
TO ALBERLI ARIO
Bonzi mario di Gian
lberto, come nasce la tua carriera da allenatore? «Dalla passione per lo sci agonistico che ho sempre avuto, fin da ragazzino. Nel 1988 sono diventato maestro di sci, poi ho frequentato il corso allenatori nel 1994 e da lì ho iniziato ad allenare privatamente qualche atleta, estate e inverno. Dal 1998 è diventato il mio lavoro a tempo pieno: primo incarico nello Sci Club Agonistica K-Catania. Poi negli anni ho cambiato diversi sci club in diverse regioni d’Italia fino a quando, nel 2008, è arrivata la chiamata dalla Federazione per un incarico di allenatore/skiman. Ad alto livello ho allenato sempre le donne».
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Sei stato anche atleta, in passato… «Fino a 18 anni, ho fatto tre anni nel comitato Comitato Alpi Centrali, ottenendo anche qualche bel risultato. L’esperienza da atleta mi ha lasciato tanto, soprattutto mi ha fatto capire che per ottenere delle soddisfazioni bisogna fare dei sacrifici, ma il lavoro alla fine paga». Com’è allenare le ragazze, che conosci da tanti anni? «Per un uomo entrare nella sfera femminile non è mai facile. Io, però, ad alto livello ho lavorato solo in squadre femminili, perciò non posso fare paragoni con gli uomini». Cosa pensi del gruppo attuale di gigante? «È forte, chiaramente ognuna ha degli obbiettivi diversi. Le giovani hanno le potenzialità per arrivare in alto in futuro. Le veterane, invece, sono sicuro che ci daranno grosse soddisfazioni. Sono scaramantico perciò non aggiungo altro». Come valuti l’esperienza con la squadra B? femminile? «È stata una bellissima esperienza che mi ha lasciato molto anche in termini di soddisfazioni, sono stati due anni estremamente positivi». Come valuti il primo impatto con il gruppo di Coppa del Mondo? «L’impatto con la nuova squadra non mi ha creato grossi problemi, ovviamente ogni gruppo ha una sua organizzazione e ogni
LADIES FIRST IL BERGAMASCO, DOPO LA B FEMMINILE, È SALITO IN PRIMA SQUADRA DOVE SEGUE IL GRUPPO DI GIGANTE E SLALOM. SEMPRE FEMMINILE…
BIO Alberto Arioli, bergamasco, 43 anni, dalla squadra di Coppa Europa femminile è approdato, giusto nell’estate appena conclusa, alla corte di Livio Magoni e del gruppo di gigante e slalom femminile di Coppa del Mondo. Fa parte dello staff insieme a Luca Liore e Ruggero Muzzarelli e in pista (è stato anche skiman nel recente passato) si occuperà principalmente di ‘curare’ la parte alta del tracciato. In passato tre stagioni con la squadra C femminile, un’esperienza all’Orezzo e con la B femminile.
Crisi economica: credi che comunque la squadra abbia a disposizione, sotto tutti gli aspetti, almeno quanto basta per inseguire i risultati più alti possibili? «Se può bastare saprò dirvelo a fine stagione, noi intanto facciamo il massimo con quello che abbiamo a disposizione». responsabile ha il proprio modo di impostare il lavoro, perciò bisogna entrare in questi meccanismi e io mi ci sto abituando». Passioni al di là della neve? «Sono rivolte alle due ruote, sia moto che bici: strada e mountain bike».
Si riesce a conciliare la vita da genitore di un bambino piccolo con l’esigenza di essere spesso in giro per lavoro? «È possibile conciliare un lavoro così particolare e la famiglia, anche se non è facile, chiaramente. Quando sono a casa cerco di essere sempre presente e di godermi appieno il mio bimbo e la mia compagna, che lavorando nello stesso ambito (maestra di sci), mi capisce e mi sostiene». Niente trasferta in Argentina per la vostra squadra, a parte Brignone e Nadia Fanchini. Pensi che possa funzionare? «Io penso proprio di sì, considerando anche le condizioni attuali dei ghiacciai che permettono di lavorare senza problemi».
Il signor Werner Geier, titolare di Geier Diffusion, distributore italiano del marchio Uvex, ringrazia i suoi atleti delle squadre nazionali e i campioni italiani nelle varie categorie della stagione 2013/14, cogliendo lâ&#x20AC;&#x2122;occasione per augurare un inverno ancora ricco di successi
ATLETI ITALIANI UVEX IN COPPA DEL MONDO
PARIS DOMINIK
Squadra World Cup discipline veloci
CURTONI ELENA Squadra A discipline tecniche
KLOTZ SIEGMAR
Squadra Interesse Nazionale discipline veloci
CURTONI IRENE
Squadra A discipline tecniche
RAZZOLI GIULIANO Squadra A discipline tecniche
AZZOLA MICHELA Squadra B discipline tecniche
PICHLER KAROLINE Squadra B discipline tecniche
CAMPIONI ITALIANI 2014
MOLING SAMUEL Campione italiano Allievi GS e SL
SOSIO FEDERICA
Campionessa italiana Giovani SG e SL
DELLANTONIO SARA Campionessa italiana Aspiranti SL
PASINI GIOVANNI Campione italiano Giovani GS
PERNTHALER SIMON Campione italiano Aspiranti GS
BASSINO MARTA
Campionessa italiana Assoluta GS
BORSOTTI CAMILLA Campionessa italiana Assoluta SC
ROOM WAX
OLO L’ANGKIMAN S DELLO ezzaglia riele P di Gab
‘MICHI’ MOELGG IL GIOVANE MAESTRO Nella foto: Michael con Manfred Moelgg e Patrick Thaler
85 L’ANGOLO CHE PREPARA ‘MICHI’ PER LO SLALOM E 87 PER IL GIGANTE
A 24 anni è lo skiman di Thaler e del fratello Manfred ma non gli manca certo l’esperienza successo tutto a fine inverno di sei stagioni fa. Stefan Taschler, lo skiman di mio fratello Manfred, decise di cambiare vita e abbandonare il Circo bianco. Dopo è toccato a me». Michael Moelgg, ventiquattro anni, è lo skiman di Manfred Moelgg e Patrick Thaler. Sta per iniziare la quinta stagione, ma ci tiene a precisare che «prima di lanciarmi ufficialmente in questa avventura, in primavera, andavo a casa di ‘Taschi’ a imparare i trucchi del mestiere». Ha corso fino alla categoria Juniores nel Kronplatz Ski Team e si è sempre fatto gli sci da solo, ma «farli per la Coppa del Mondo è tutto un altro pianeta». Michi da subito è stato catapultato nel grande sci. «Pronti via con mio fratello a vivere la Coppa del Mondo. Un sogno divenuto in fretta realtà. Lavorare con ‘Manni’? È chiaro che sento la gara più di ogni altro, ma essendo suo fratello mi dice tutto senza maschere ed è
«È
doppiamente esigente». Dal secondo anno c’è anche Thaler con lo skiman marebbano. «Due persone completamente diverse. In allenamento ad esempio hanno ritmi assolutamente differenti. ‘Thali’ fa meno giri, ‘Manni’ si allena il doppio. Il primo è più lento nella preparazione della giornata, dalla cabinovia al riscaldamento. A volte dico loro di accordarsi un minimo nella tempistica perché non riesco ancora a dividermi in due!». È il più giovane della squadra Michi, che ricorda come risultati più significativi per Manfred il podio iridato di Schladming e il secondo podio di Kitz con Thaler. «Ho tanti maestri, tante persone che all’inizio mi hanno dato consigli, aiuti, trucchi, mi hanno fatto sentire uno della grande famiglia dello sci italiano. Non c’è un collega in particolare, mi trovo a mio agio con tutti». Come prepari la lamina? «Non utilizzo le macchinette. A mio
giudizio rendono la lamina troppo aggressiva, lo sci più imballato, meno libero, più difficile. Manfred e Patrick sono d’accordo e faccio la lamina con la lima e la squadra. Sono l’unico all’interno della formazione azzurra dello slalom e del gigante a fare sempre e solo a mano». Per ‘rifinire’ la lamina, cosa utilizzi? «Niente pietre, ma solo il diamante. Come durezza il 600, una durezza media. Per quanto riguarda la lima mi servo della Cut 1 e i miei atleti vogliono angolo 85 per lo slalom e 87 per il gigante». E la sciolinatura? «Prima una base per ingrassare bene lo sci. Poi la sciolina Start o Swix. Da sole o anche in una pozione mista». Nella ‘start area’ come motivi i tuoi atleti? «Sono diversi anche in questo. Thaler vuole solo silenzio, non gradisce nulla in partenza. Mio fratello invece ha bisogno di essere caricato e allora lo faccio sempre. In che lingua? Rigorosamente in ladino ovviamente!».
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Viene da Parma ed è un altro prodotto dell’Appennino che scia. Delsante, dottore in economia aziendale, dopo averE vinto il Gran Premio Italia, ha conquistato la squadra azzurra e punta a distinguersi in Coppa Europa
Punti FIS GS
14.62
Posizione nella lista punti GS anno ’91
17°
occo Delsante ce l’ha fatta. Dopo una stagione nel circuito GPI vissuta davvero al cardiopalma, è riuscito a vincere la classifica generale ex-aequo con Francesco Romano ed entrare in squadra nazionale. Rocco, laureato nel 2013 in Economia Aziendale, è emiliano ed è un altro frutto del nostro Appennino. Gareggerà in Coppa Europa, la sua disciplina principe è il gigante: l’obiettivo è mettersi in mostra fin da subito. Scopriamo allora meglio questo nuovo rappresentante azzurro.
R
A ventitrè anni sei riuscito a entrare in squadra? Avevi perso le speranze dopo le ultime stagioni? «No, ma non è stato facile. Ci ho sempre
creduto e ho fatto tutto il possibile». Hai mai pensato di lasciare perdere il mondo delle gare? «Mi sono sempre dato degli obiettivi minimi, soprattutto negli ultimi anni. Senza raggiungerli avrei mollato tutto». L’anno scorso un testa a testa con Francesco Romano, chissà quanta tensione. Non è vero? «È stato un bellissimo duello che si è concluso magnificamente per entrambi. Abbiamo condiviso fino all’ultimo centimetro dell’ultima gara questo sogno e lo abbiamo centrato insieme. E per di più entrambi da portacolori delle Fiamme Oro. Ma la tensione non è mancata, soprattutto l’ultimo periodo: era difficile anche andare
in camera insieme nonostante fossimo e siamo grandi amici». La prima cosa che hai pensato quando hai raggiunto l’azzurro? «Si riparte, si riavvia tutto. Un’altra avventura, un’altra battaglia. Finalmente un sogno è realtà». Quali obiettivi per l’inverno? «L’obiettivo minimo è il ‘top 30’ della standing di gigante in Coppa Europa» Come ti trovi in squadra? «A discapito delle malelingue, mi sto trovando bene, in quanto negli allenamenti lo staff tecnico guidato da Alexander Prosch riesce anche a personalizzare il lavoro. Aspetto fondamentale l’individualizzazione, se si vuol puntare in alto».
Qual è il tuo riferimento come tecnico fuori dalla squadra? «La Polizia. Mi ha rilanciato, mi ha accompagnato. A tutti devo un grazie, Giuseppe Zeni in particolare». Dove sei cresciuto sciisticamente e con chi? «In Appennino! Prima lo Sci Club Schia con Giovanni Ablondi, poi nei Giovani un anno in Comitato. Quando il team regionale non è stato più fatto, mi sono appoggiato, pur tesserandomi al CUS Parma, a un gruppo di lavoro a Cerreto Laghi, nel reggiano, con Samuele Sentieri. ‘Samu’ è stato fondamentale per la mia crescita agonistica». Il momento più brutto da atleta? «Secondo anno Aspiranti. Puntavo al grande salto, invece è stata la peggiore stagione. Mi sentivo troppe responsabilità addosso, poi gli anni a seguire qualche soddisfazione sono riuscito a togliermela, per fortuna». E il risultato, come gara singola, che ricordi di più? «Ovviamente a Santa Caterina a fine stagione. Un superG del GPI, in condizioni difficili e con una pressione fortissima. Non
BIO Rocco Delsante, parmigiano di Langhirano, è nato il 19 luglio del 1991. Tesserato per le Fiamme Oro, da questa primavera è in forza al gruppo Coppa Europa della squadra azzurra. Ha vinto il circuito Gran Premio Italia 2013-2014 e in carriera cinque giganti FIS.
ho vinto, ma mi giocavo la vittoria GPI ed è andato tutto per il verso giusto» Solo gigante o anche altre discipline? «Gigante prima di tutto, ma voglio migliorare anche in slalom e superG. La discesa? Devo accantonarla, bisogna fare delle scelte, anche se mi piace, ma nei piani sono troppo ‘piantato’...».
Nelle foto: nella pagina accanto, Rocco Delsante in azione
Cosa dici a chi ha perso il desiderio di lottare e non ci crede più? «Lotta fino a quando hai una possibilità, credici e non mollare. E poi certo, arriva anche il momento di dire basta, ma in quel momento l’importante è non avere rimpianti e averci provato sempre».
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KAROLINE ALL’ASSALTO DELL’EUROPA
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LINE KAROLER PICH mario di Gian
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ancora tante lezioni».
Punti FIS GS*
10.93
Posizione nella lista punti GS anno ’94
6°
*prima delle due vittorie di inizio stagione in Coppa Europa
La Pichler, dopo la medaglia d’argento in gigante ai Mondiali Juniores di Jasna, è pronta per la stagione della consacrazione europea. E per altri traguardi… stata una promessa del calcio, fino a 15 anni. Ama praticare mille sport, non sta mai ferma un secondo, ha un sorriso radioso e una simpatia contagiosa. Karoline Pichler da Monte San Pietro, Bolzano, classe 1994, vicecampionessa mondiale jr in gigante, è più di una promessa dello sci azzurro in tre discipline: gigante, discesa e superG. Ha già esordito in Coppa del Mondo e in questa stagione va a caccia della definitiva consacrazione in Coppa Europa, dopo il doppio successo nelle prime due gare stagionali a Hemsedal.
È
Karoline, l’argento ai Mondiali Juniores di Jasna, in gigante, che significato ha avuto per te in una stagione per il resto difficile? «Quella medaglia ci voleva veramente tanto, dopo un’annata dura, in cui le aspettative erano alte, e non mantenute, fin lì. Non avevo ottenuto niente. Poi è arrivata la medaglia: io ci ho sempre creduto, ma è stato comunque un gran sollievo. Mi ha insegnato che una delle cose più importanti nel nostro sport è la testa
BIO Karoline Pichler è nata a Bolzano il 30 ottobre 1994 e risiede da sempre a Monte San Pietro di Nova Ponente. Ha cominciato a sciare all’età di tre anni, a Monte San Pietro. Cresciuta nello sci club del suo paese, ha esordito nel Circo bianco il 10 gennaio 2008, a Racines, in uno slalom gigante FIS, classificandosi sessantanovesima. Arruolata nelle Fiamme Oro, dal 2010, a 16 anni, è entrata a far parte della nazionale italiana. Vanta quattro podi in Coppa Europa, due medaglie ai Mondiali juniores e ha disputato finora sette gare in Coppa del Mondo, senza andare a punti. Ha un fratello, Lucas e una sorella, Katja, mentre i genitori si chiamano Karl e Luzia. Palmarès: Mondiali Juniores - seconda nel Team Event a Roccaraso 2012 e seconda nel GS di Jasna 2014.
e soprattutto il cuore che ci metti tra gara e allenamenti». Cosa ti dà lo sci? «Tantissimo: le persone che non hanno mai avuto a che fare con lo sci non possono capire le emozioni che si provano, la sensazione che hai in partenza, quando vinci, ma anche quando perdi. Lo sci mi ha insegnato tantissimo e mi darà
Studi? Si riesce a conciliare lo sport agonistico con la scuola? «Ho frequentato la scuola sportiva a Malles, un istituto tecnico commerciale. È perfetta per un atleta, perché ti offre delle possibilità uniche per collegare sport e scuola. Adesso sto studiando Management all’Università di Brunico. Non c’è l’obbligo di frequenza, quindi dovrei riuscirci, o almeno ci provo!». Che differenze hai riscontrato tra Coppa Europa e Coppa del Mondo, finora? «La differenza è tanta, soprattutto nella preparazione delle piste, e poi per la presenza dei media e del pubblico. Però c’è un aspetto simile: bisogna sciare veloce! Tanti dicono ‘bisogna sciare bene’, in realtà, ma io sono dell’idea che bisogna sciare veloce per vincere; poi, certamente, per sciare veloce bisogna anche sciare bene». Chi è Karoline Pichler? «Una ragazza molto ambiziosa, se non riesco a fare una cosa ci provo finché non mi viene perfettamente… Sono testarda e anche impaziente. Mi piace trascorrere il tempo libero con gli amici, fare shopping e tanto altro, ma soprattutto praticare sport (calcio, bici, tutto). Vorrei comunque restare in questo ambiente dopo la mia vita d’atleta, mi piacerebbe diventare manager o qualcosa del genere…». Quali allenatori sono stati importanti per la tua crescita? «Da piccola mi sono allenata con Thomas Andergassen, dopo con Manfred Gurschler della scuola di Malles… Ma devo tanto a Heini Pfitscher, che mi ha allenata in Comitato e poi anche in squadra: lo conosco fin da piccola. Poi mi ha insegnato tantissimo Alberto Ghezze: con lui ho ottenuto i primi risultati importanti in Coppa Europa e ho anche iniziato a cambiare un po’ sciata. Mi trovo veramente bene con Alberto. Chiaramente, pure da Lorenzi ho imparato tanto e, anche se l’ultima stagione non è andata come avrei voluto, mi sono trovata molto bene». Hai una sciata particolare, con le braccia molto basse, unica. Da dove nasce? «Non so da dove nasca questa sciata con le mani basse. L’ho sempre avuta, cerco di tenerle ben più alte, in realtà, ma non ci riesco spesso…».
SLALOM MAUROPINI PINI- -FOTO FOTOZOOM ZOOM DIDIMAURO
FELIX NEUREUTHER Impilamento perfetto delle sezioni del corpo stabilizzate dalla catena braccia-spalle
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Mauro Pini Mauro Pini, ticinese, ha allenato la nazionale spagnola, Lara Gut, i velocisti svizzeri ed è stato DT delle donne svizzere. L’ultima esperienza ‘lampo’ nella scorsa stagione quando ha allenato Tina Maze da gennaio, portandola alle due medaglie olimpiche di Sochi. In questa stagione sarà anche commentatore tecnico per la TSI, televisione della Svizzera italiana.
RAPID GATES SEMPRE UGUALI, MA MIGLIORANO GLI INTERPRETI POCHE NOVITÀ TRA I PALI DELLO SLALOM: A DIVENTARE PIÙ FORTI NEGLI ULTIMI ANNI SONO STATI GLI ATLETI, SEMPRE PIÙ PREPARATI DAL PUNTO DI VISTA FISICO E VELOCI NELLO SCARICO ANTICIPATO DELLO SCI ESTERNO AL MOMENTO DI INVERTIRE GLI SPIGOLI lalom: una disciplina estrema per antonomasia, estrema a causa delle sue difficoltà intrinseche. Difficile da allenare tanto quanto la discesa, non certo per le sue problematiche logistiche, ma più per la sua complessità. Ci vuole tanta passione, tanta dedizione per raggiungere il
S
livello dei migliori nello slalom. A mio parere è la specialità più crudele che ci sia nell’ambito dello sci alpino, ci vogliono numeri enormi di ripetizioni e di conseguenza anche una forza mentale non indifferente. Non per questo è la meno bella, anzi! È forse la disciplina che presenta più specialisti rispetto alle altre e attualmente, in Coppa del Mondo, è anche quella con il più grande numero di papabili alla
PATRICK THALER
ALEKSANDR KHOROSHILOV
MARIO MATT
TINA MAZE
ha il busto avanzato con l’asse delle spalle all’altezza delle punte dei piedi, conseguenza della sua morfologia più che di una vera scelta tecnica
Aleksandr Khoroshilov, come Patrick Thaler e Tina Maze, sono tra gli atleti più ‘centrali’
SLALOM DI MAURO PINI - FOTO ZOOM
MARCEL HIRSCHER passa sempre con i piedi molto vicino al palo, spesso a rischio di inforcare…
vittoria finale, perlomeno nel settore maschile. Velocità d’azione supportata da un sistema muscolare che miscela al meglio potenza e rapidità: atleti troppo potenti si imballano, atleti muscolarmente troppo lenti perdono il filo del discorso. Sta in questa formula il segreto dei rapid gates. La programmazione della preparazione di uno slalomista è ben più complessa che per un atleta che si cimenta in altre discipline. La forza mentale gioca un ruolo enorme, la capacità d’anticipazione e la coordinazione visivo-motoria, memorizzata grazie al grande volume di allenamenti, fanno sì che lo slalomista migliori le sue prestazioni. Disciplina molto ripetitiva,
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meccanica, dove l’improvvisazione non trova spazio, quasi ossessiva per quanto crudele possa essere. Il livello di precisione è altissimo, parliamo di centimetri e di centesimi, tutto capita in uno spazio-tempo ridottissimo dove la gestione del minimo errore diventa quasi impossibile. Negli anni non ci sono stati molti stravolgimenti tecnici infatti, se tralasciamo il grande passo avanti fatto al momento dell’introduzione degli attuali sci, a fare la differenza sono una migliore preparazione fisica degli attori attuali e una presenza di supporti tecnologici che ci permettono una visione migliore dei dettagli. Tecnicamente i punti chiave sono la centralità, supportata da un grande
apparato (core) muscolare a livello di addominali e l’indipendenza di gambe che permettono di velocizzare l’azione con un movimento di scarico anticipato dello sci esterno al momento di invertire gli spigoli. Alcuni atleti presentano il busto avanzato con l’asse delle spalle all’altezza delle punte dei piedi, postura conseguenza della morfologia più che di una vera impostazione tecnica. I vari Matt, Dopfer, Lahdenperae, per la loro statura, stabilizzano la centralità in questo modo e implementano l’azione con un grande lavoro di ginocchia e caviglie proprio per risultare più efficaci nell’utilizzo del materiale. Atleti dotati di un fisico più proporzionato, ad esempio Thaler, Myhrer e Neureuther, sciano
Henrik Kristoffersen ha una impostazione con busto ben eretto
con un busto più eretto e un ‘impilamento degli assi’ più funzionale. Le varie sezioni del corpo, delimitate dalla catena bracciaspalle e dall’asse che attraversa il bacino, si dispongono perfettamente una sopra l’altra, creando un sistema stabile come una torre che appoggia sulle fondamenta (piedi), permettendo una centralità, un’efficacia e un controllo dell’equilibrio perfetti. Questo impilamento degli assi caviglia-bacino-spalle libera la mobilità del centro di gravità che si muove sì tridimensionalmente, ma soprattutto lateralmente con una velocità sempre ben gestita e controllata. A livello tattico la perfetta gestione dei piedi ha una valenza fondamentale per gestire la miglior linea possibile e per ‘rubare’ quei
pochi centimetri a ogni curva. Come diceva Giorgio Rocca nei suoi anni migliori, la nuova curva inizia al momento dell’impatto della tibia con il palo. I migliori di oggi hanno una capacità di ‘anticipo coordinato’ tra i due arti proprio al momento dell’impatto con il palo, quasi volessero svincolare ancor prima di essere arrivati al punto cruciale di ogni curva che si trova appena passato il punto di massimo carico. Mentre lo sci interno ‘attacca’ il palo, con uno scarico e un ribaltamento anticipato dell’esterno già creano i presupposti per lo svincolo accelerato che permette di ‘aprire’ la porta al passaggio fulmineo del centro di gravità verso l’attacco della nuova curva. Questa azione dovrà essere ‘il più
coordinata possibile’ per non fare perdere il contatto degli sci con la neve, creando uno scompenso di ‘pulizia’ nella rotondità d’azione e perdendo in efficacia. Il set-up del materiale è fondamentale: la rigidità delle varie componenti dello scarpone, il flex dello sci e la preparazione dello stesso (spigolo fatto a mano oppure con l’affilalamine) e le piastre che devono trasmettere l’impulso motorio il più naturale possibile, quasi fossero il prolungamento dell’arto stesso. A Levi la qualifica alla seconda prova era fissata a 1 secondo e 97 centesimi. Erano 30 gli atleti racchiusi in questo spazio di tempo che per noi comuni mortali si traduce in poco più di ciò che sta tra un battito e l’altro del nostro cuore.
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Poc look fa rima con sicurezza I CASCHI RACE DEL BRAND SVEDESE GARANTISCONO DURATE DEL TEMPO DI IMPATTO FINO A 8 MILLESIMI DI SECONDO, VALORI MOLTO ELEVATI
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ici Poc e pensi ai caschi blu della squadra svedese o quello di Julia Mancuso: bella lei, bello lui (il casco), capace in pochi anni di imporsi come nuovo oggetto cult per gli agonisti di tutta Italia. Dici Poc e pensi all’azienda svedese che produce questi caschi, maschere e protezioni dal look giovane e trendy, puntando soprattutto sulla sicurezza, quindi sulla ricerca, per trovare soluzioni sempre nuove, sempre ‘avanti’. Ma cosa deve offrire un casco per essere davvero sicuro? Una cosa innanzitutto: l’incremento della durata dell’impatto. La forza risultante dall’impatto di un casco contro una superficie rigida viene chiamata decelerazione e si riferisce al cambio di velocità dovuta all’impatto stesso. I caschi POC permettono un incremento della durata dell’impatto, diminuendo così la decelerazione e, di conseguenza, le forze risultanti sul cervello. La durata del tempo d’impatto va da due millesimi di secondo a 7/8 millesimi di secondo, tra un casco meno sicuro e un casco più sicuro, come Poc. La differenza è dunque notevolissima, con un tempo di impatto quattro volte più lungo! I modelli da gara di POC in regola con le nuove omologazioni FIS RH 2013 sono Skull Orbic Comp e Skull Orbic X, un concentrato di performance e protezione. L’anima del casco è in EPP, un materiale ad alto assorbimento che si deforma elasticamente, offrendo dunque una performance multi-impatto, importantissima per attutire gli impatti dei pali. Proprio per questo motivo i nuovi caschi della serie Orbic hanno una forma particolare e sono dotati di un deflettore anteriore e laterale che attutisce l’impatto con i pali mantenendo integra l’anima del casco. Inoltre i caschi Poc hanno l’imbottitura estraibile e lavabile impregnata con polygene, un trattamento antiodore e antibatterico. Una ricca scelta di colori e accessori specifici (mentoniere) per lo slalom e la discesa completano l’offerta race del brand svedese. INFO: Distributore per l’Italia Summit S.r.l., S. Cristina (Bz), tel. 0471.793164 - info@summitsports.it - www.pocsports.com
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Snowlife guanti vincenti parola di Henrik Kristoffersen L’AZIENDA SVIZZERA È SPONSOR DELLA NAZIONALE NORVEGESE E PRODUCE DUE MODELLI RACE, UNO TRADIZIONALE E L’ALTRO A MOFFOLA
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vizzeri vincenti con i norvegesi. Verrebbe da dire così pensando ai guanti Snowlife, elvetici ma indossati da un fuoriclasse di nome Henrik Kristoffersen, bronzo olimpico a Sochi e primo nella prestigiosa Nachtrace di Schladming nel 2014. Snowlife è un’azienda Svizzera che produce guanti invernali dal 1973, prodotti importati in Italia dal 2003. La collezione ‘race’ è composta da un guanto e una moffola gara per adulti e ragazzi. Il guanto Champion è realizzato con materiali di qualità, dal pellame alla fodera interna. Il pellame è un mix tra inserti in pelle di capra e bovino per dare massimo comfort e resistenza. Le nocche sono protette da un rinforzo in plastica sagomato. La fodera interna è in materiale Wool Lining QD che garantisce un elevato comfort e massima traspirazione. Particolare attenzione è stata rivolta al calore. Gli atleti vogliono guanti poco imbottiti per un grip ottimale; questo spesso comporta dei compromessi sul lato calore. Per il Champion però Snowlife utilizza una imbottitura Dexfil Soft che garantisce calore mantenendo ottime caratteristiche di grip sul bastoncino. Particolare anche la moffola che viene realizzata con i divisori per le dita all’interno. Il modello guanto o moffola adulto costa 189 euro mentre la versione junior ha un prezzo di 119 euro. INFO: Distributore per l’Italia Summit S.r.l., S. Cristina (Bz), tel. 0471.793164 - info@summitsports.it - www.pocsports.com
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ELAN TE GSX FIS PLA
Anche Alta Quota è Level racing point IL NEGOZIO DI CESANA TORINESE PROPONE TUTTA L’ATTREZZATURA GARA DEL BRAND
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n punto vendita dove trovare sempre tutti i materiali da agonismo firmati Level: guanti, zaini porta scarponi, bastonicini utilizzati dai migliori atleti di Coppa del Mondo. Questo sono i Level racing point, negozi dove essere sicuri di trovare quello che si cerca. Sul numero scorso abbiamo pubblicato gli indirizzi di tutti i racing point del brand ma se ne è aggiunto un altro: Alta Quota Sport s.a.s, di piazza Vittorio Amedeo 1 a Cesana Torinese. tel. 0122.89210 Level Gloves Regular Logo black C60 | M 62 | Y 72 | K 100
Toko con gli skimen black C50 | M 0| Y 100| K 0
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panton 376C
Tuning, lamine, sciolina.... a parole e nella teoria tutto è facile, tutti sono skiman di Coppa del Mondo... a parole. Ma per essere un bravo ski-man non basta sapere fare bene l’angolo delle lamine e scegliere la sciolina giusta per la gara, serve altro, molto altro. Come in tutte le cose la ‘passione’ la fa da padrona…. Ore e ore passate in una cantina che tutti chiamano ski-room, sì perché dove entra uno ski-man con i suoi sci, non è più una semplice stanza, ma è la stanza degli sci. Sciolinare e risciolinare gli stessi attrezzi, per renderli veloci... i più veloci. Si parla sempre troppo poco dello ski-man, solitamente una persona tranquilla, pacata, che sa sempre dare il consiglio giusto sul materiale più adatto da fare usare ai suoi atleti. Lo si intravede in televisione, in partenza mentre pulisce gli scarponi al suo atleta. Atleta sicuro che il suo fidato ‘meccanico’ abbia fatto il massimo per potere permettere a lui di dare il massimo». Dietro un grande atleta c’è sempre un grande ski-man, e dietro un grande ski-man ci sono sempre dei grandi prodotti, come quelli di Toko che usa Diego Valsesia, che ha scritto queste riflessioni. Con un passato nella C per due stagioni, poi sempre nella C maschile per Elan e con Nicole Agnelli, Sarah Pardeller e Carmen Geyr, oggi si occupa di Toko per l’importatore italiano Socrep. Info: www.socrep.it
ERRATA CORRIGE
Elan e Blizzard (ovviamente) a norma FIS
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gni tanto anche noi facciamo qualche errore. Questa volta l’abbiamo combinata grossa. Nell’articolo ‘Range 30-35’ pubblicato a pagina 86 del numero 131 di novembre, abbiamo erroneamente scritto che lo sci Elan GSX FIS Plate è disponibile in quattro misure non tutte a norma FIS. Naturalmente si tratta di un errore: basta guardare la tabella per rendersene conto: i 4 modelli hanno raggio 35 metri nella versione uomo e 30 in quella donna. Un banale ‘taglia e incolla’ del quale ci scusiamo con i lettori e l’azienda. Più complessa la questione relativa all’informazione data relativamente allo sci Blizzard GS Racing. Il modello pubblicato è quello a norma FIS per gli agonisti under 16 come regolarmente segnalato dall’azienda nelle informazioni inviate in redazione e disponibile in una sola misura. Nei commenti abbiamo scritto ‘Set-up puro racing anche se non a norma FIS per gli adulti’. Naturalmente non volevamo con questo dire che l’azienda non dispone di altri modelli a norma FIS per gli adulti, ma quello pubblicato, in quella misura, è esclusivamente uno sci per gli under 16. Blizzard produce anche un modello a norma FIS adulti nelle misure 183, 188, 190 e 195.
BLIZZARD GS RACING dicembre 2014
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RODE SKI WAX nel segno della tradizione T alento, passione e quel sano spirito imprenditoriale che caratterizza la gente del Veneto: è lì che affonda le radici la storia di Scioline Rode, in quell’Italia del dopoguerra così ricco di esempi da ricordare. Il Rode, come era soprannominato Rizzieri Rodeghiero, era un forte atleta nello sci di fondo: tra il ’46 e il ’51 ha vinto ben 7 titoli italiani su diverse distanze, nel ’48 ha preso parte alle Olimpiadi di St. Moritz e nel ’52 ha iniziato ad allenare la squadra nazionale azzurra, guidando Franco Nones alla medaglia d’oro alle Olimpiadi di Grenoble (preparando lui stesso gli sci). Durante tutta la carriera di atleta e tecnico ha sempre studiato per produrre - per se stesso prima e per i suoi atleti poi - la sciolina migliore, ottenendo talmente tanti consensi tra gli avversari e i loro allenatori da decidersi a fondare un’azienda, Scioline Rode appunto, che tuttora è un punto di riferimento negli sport invernali. «A quei tempi non c’era molta conoscenza in materia e mio papà si è documentato a fondo, studiando libri di chimica e consultandosi con persone competenti per trovare nuove soluzioni. È sempre stato molto appassionato della preparazione dell’attrezzo. Gli atleti che incontrava alle gare gli chiedevano di poter usare le sue scioline, che andavano meglio di tutte le altre e da lì è nata l’idea di iniziare a produrle» ha spiegato Roberta, figlia del fondatore, ora alla guida di Rode ski wax. L’azienda è stata fondata nel 1953 ad Asiago, paese natale di Rizzieri, e tuttora ha sede sull’Altipiano. «Continua ad essere gestita con passione a livello familiare, con l’ingresso della terza generazione composta da Paolo e Simone. Le formule e le conoscenze che hanno permesso al marchio di crescere negli anni vengono costantemente migliorate con gli ultimi ritrovati della ricerca. Forse questo è il segreto che ci permette di essere sempre così performanti». Negli ultimi trent’anni Rode si è occupata anche di scioline di scorrimento, con l’avvento della tecnica libera nel fondo,
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ABBIAMO INTERVISTATO ROBERTA RODEGHIERO PER FARCI RACCONTARE STORIA E PROGETTI DELL’AZIENDA DI ASIAGO dopo aver fatto la storia delle scioline da tenuta nella tecnica classica. «Quando abbiamo iniziato ad occuparci di skating, e quindi di scorrimento puro, è stato immediato il passaggio allo sci alpino. Ora abbiamo linee di altissimo livello anche in questo ambito, che oltre a rendere gli sci velocissimi, hanno il pregio di durare più a lungo, vista l’origine fondistica che richiede durata e prestazione per molti chilometri». Roberta ci ha poi illustrato tutta la linea di scioline e accessori Rode, facilmente consultabile sul sito rodewax.it. «Come tutti abbiamo i nostri cavalli di battaglia, tra cui due paraffine di base (la rossa e la blu) che sono eccezionali e le linee collegate con aggiunta di fluorati». Ma dove sta il segreto? «Lavoriamo tanto, facciamo un sacco di test a cronometro per trovare le soluzioni più adatte. Tanti
si basano sulle sensazioni, noi facciamo parlare i numeri». Numeri che danno ragione non solo in pista a Rode: quasi 400.000 pezzi di sciolina prodotti all’anno, distribuzioni attive in tutte le nazioni, con mercati di punta nei paesi scandinavi, in Russia, Germania e Nord America e quasi il 90% del fatturato proveniente da export. Ma non manca un occhio di riguardo per gli sci club italiani. «Abbiamo prodotti molto adatti per la loro attività. Gli allenatori che ci vorranno contattare riceveranno trattamenti di favore e spedizioni dirette della sciolina molto veloci». Già, velocità… Non poteva essere diversamente!
INFO tel 0424 462373 info@rodewax.it www.rodewax.it
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Tina for gold LA WEIRATHER HA SUBITO APPREZZATO LA NUOVA ‘CAPSULE COLLECTION’ DEDICATA ALL’EXPO DA COLMAR, DA QUESTA STAGIONE SPONSOR DELLA NAZIONALE DEL LIECHTENSTEIN
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ai come in questo caso il detto ‘buon sangue, non mente’ è perfettamente calzante. Stiamo parlando, naturalmente, di Tina Weirather, classe 1989, promessa dello sci alpino della squadra del Liechtenstein di cui Colmar da quest’anno è sponsor tecnico. Figlia d’arte, perché la mamma è Hanni Wenzel (89 podi in Coppa del Mondo, due coppe generali, nove medaglie mondiali e quattro olimpiche), il papà è Harti Weirather (17 podi, una medaglia ai mondiali e la coppa del Mondo di discesa) e lo zio è Andreas Wenzel (48 podi in Coppa del Mondo, 4 medaglie Mondiali e due olimpiche, una Coppa del Mondo). Ma Tina ha una personalità ben definita che non si lascia certo intimidire dal palmarès che la circonda. Sciatrice polivalente, in grado di dire la sua sia nella velocità che in gigante, nonostante i troppi infortuni, è stata in grado di vincere cinque medaglie, di cui due d’oro, ai Mondiali juniores. È senza dubbio una delle protagoniste della Coppa del Mondo. Fino a oggi ha portato a casa 16 podi di cui: 3 vittorie, 7 secondi posti e 6 terzi posti. Il suo miglior
Nelle foto: sopra, Tina Weirather con i genitori alla cena organizzata da Colmar a Soelden. A destra, con un capo della capsule collection Cinque Continenti
piazzamento in classifica generale è stato il quinto posto della scorsa stagione, chiusa purtroppo con l’infortunio rimediato in allenamento a Sochi. Anche quest’anno si candida tra le atlete in grado di competere per vincere la grande sfera di cristallo. Ma oltre allo sport c’è qualcosa di più, quel tocco di femminilità a cui tiene particolarmente, quello sguardo al look per non passare inosservata che ricerca anche quando è al cancelletto di partenza.
SNOW THE WORLD Tina ha subito apprezzato la nuova capsule collection di Colmar ispirata ai Cinque Continenti e in particolare quella con reminiscenze Maori e quella dedicata all’Europa. Cinque giacche che, grazie a stampe esclusive, realizzate su una base di raso lucido, sono ispirate a tradizioni, colori e specificità di mondi diversi. I capi sono tutti reversibili, hanno l’interno in morbida piuma con trapunti differenziati e originali tutti arricchiti da preziose bordature di pelliccia naturale intorno al cappuccio. All’esterno il ricamo con il nome del continente e le stampe dedicate: America con motivi ispirati ai nativi delle tribù, nei colori del bruciato e dell’arancione; Asia con dragoni e delicati fiori di ciliegio su uno sfondo di lacca rossa; Africa con impronta animalier, accesa da toni aggressivi; Oceania ispirata ai caratteristici tattoo maori e per finire Europa con splendidi stralci di dipinti dei maestri della pittura del Rinascimento. Un cameo, all’interno della collezione inverno ‘14-’15, che vuole celebrare la prossima Expo che si terrà a Milano nel 2015 con giacche d’impatto che uniscono e scaldano.
INFO www.colmar.it
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Da Levi a Beaver Creek sicurezza firmata Liski GRANDE SUCCESSO E SODDISFAZIONE DA PARTE DI TUTTI GLI ADDETTI AI LAVORI PER IL PUNTALE RAPID
RICERCA E SVILUPPO
Nella foto Benjamin Raich alle prese con un palo Liski a Levi ©Zoom
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gni anno sono diverse le novità nel settore della sicurezza delle gare di sci, dalle reti di delimitazione a quelle di sicurezza e diverse innovazioni interessano pali e puntali per la tracciatura. Un campo che Liski, azienda bergamasca che lavora sulle piste di tutto il mondo, presidia da diversi anni. «Sul fronte della sicurezza sono numerose le stazioni nazionali ed estere che hanno ordinato impianti con pali ‘Pro’ in Cor-ten e pali ‘OB’ e ‘C’ per fare fronte alle straordinarie nevicate verificatesi lo scorso inverno sull’arco alpino» dice Diego Parigi, uno degli uomini di maggiore esperienza dell’azienda. NOVITÀ FLUO I lunghi test effettuati nelle stagioni precedenti sui teli arancio fluo, utilizzati finora solo in alcuni punti critici delle discese, hanno riscosso molto successo e
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World Cup
COPPA DEL MONDO
Le località griffate Liski Sono tante le tappe del massimo circuito che utilizzano materiale dell’azienda bergamasca per la delimitazione, la sicurezza e la tracciatura: Soelden, Levi, Lake Louise, Aspen, Val Gardena, Alta Badia, Santa Caterina, Kitzbühel, Semmering, Monaco, Zagabria, Bad Kleinkirchheim, Flachau, Saalbach, St. Moritz, VailBeaver Creek, Bansko, GarmischPartenkirchen, Kranjska Gora, Crans Montana. Non mancano anche le tappe di Coppa Europa, con le piste italiane in pole position: Reiteralm, San Vigilio, Obereggen, Pozza di Fassa, Zauchensee, Kirchberg, Sella Nevea e Soldeu.
Tra gli ultimi progetti del reparto ricerca e sviluppo dell’azienda bergamasca ci sono diversi prodotti innvoativi, come il palo di sostegno per reti in Cor-Ten color legno, che si inserisce nell’ambiente o il palo da slalom chrono con rilevamento cronometrico al momento del passaggio sul palo.
in occasione dei Mondiali di Vail-Beaver Creek 2015 si vedranno anche i pali da slalom di questa colorazione su tutto il tracciato. Per la stagione in corso questa sarà una regola estesa a tutte le discese del circuito di Coppa del Mondo e di Coppa Europa oltre alla probabile introduzione del palo con diametro di 27 millimetri per le donne in tutte le discipline. «Si sta inoltre valutando se introdurre o meno i pali di colore giallo e verde fluo; questa decisione sarà presa dalla FIS entro il prossimo meeting primaverile che si terrà a Varna, in Bulgaria» dice Parigi. VAIL-BEAVER CREEK A proposito dei Mondiali di Vail-Beaver Creek 2015, Liski ha già dato il suo contributo in termini di sicurezza, fornendo centinaia di transenne Limit per la gestione delle mixed zone,
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Nelle foto Sopra, a sinistra il palo da slalom sulle piste di Levi ©Zoom Agence. In alto, a destra una panoramica dell’area d’arrivo di Levi, località che ha firmato un accordo con Liski per la fornitura del materiale di sciurezza. A lato Emmanuel Couder coordinator men’s World Cup sulle piste di Levi con la nuova punta per trapani in plastica, una delle novità della stagione
prodotto molto versatile e molto gradito dalla FIS e dai comitati organizzatori, del quale Liski è ‘distributore esclusivo’. Altri accessori sono arrivati dai magazzini del comitato organizzatore di Vancouver 2010. L’azienda bergamasca aveva già fornito il materiale di protezione e delimitazione posto lungo i tracciati di tutte le discipline alpine in occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Vancouver, mentre ai Mondiali di Sci Nordico di Falun (Svezia), oltre alle Limit, sono già state fornite reti di protezione, materassi e V-Board per la delimitazione e la segnalazione delle corsie di pista. Nell’ambito del circuito gare di Coppa del Mondo è ormai confermata la consueta fornitura ai vari comitati organizzatori dei pacchetti d’affitto Liski, che comprendono materassi ad aria e in gommapiuma, reti, transenne, strutture di arrivo, barre a iniezione, frame per
striscioni pubblicitari e, naturalmente, i pali per i tracciati di gara. UN RAPPORTO DI LUNGA DATA CON LA FIS Con la FIS è stato recentemente rinnovato il contratto esclusivo di ‘Fornitore di attrezzature per competizioni World Cup Snowboard FIS’. La partnership, che dura ormai da diversi anni, ha permesso a Liski di rafforzare il rapporto con la Federazione Internazionale Sci. Dopo la fornitura record di oltre 50.000 pali da slalom nell’ambito degli eventi FIS Snow World Day e FIS Snowkidz, le manifestazioni principali della campagna internazionale ‘Bring Children to the Snow’, per quest’anno è in fase di definizione un altro importante accordo che prevede la distribuzione di prodotti Liski alle diverse località sciistiche europee. Continuano anche i rapporti con le federazioni e associazioni di sci nazionali, con diverse delle quali Liski ha rinnovato i contratti di fornitura: Italia, Austria, Croazia, Slovenia, Repubblica Ceca, Svezia, Finlandia, Bulgaria, Corea, Grecia, Polonia e tante altre. PALI, PUNTALI, SEGNALI: TANTI HIGHLIGHT Presentati i nuovi puntali Rapid che, dopo i test della passata stagione, hanno riscosso molto successo. «Introdotti già nelle gare di Coppa del Mondo di Soelden e Levi, saranno portati anche nelle prossime e probabilmente la FIS stessa
I modelli da slalom C6 e Top 27 sono garantiti per 6 mesi dalla data d’acquisto e lo snodo per due anni
li vorrà introdurre per tutto il circuito di Coppa del Mondo dalla prossima stagione» dice Parigi. Liski propone anche una nuova linea di pali da slalom con tubi rinforzati, di diverse colorazioni, accompagnati dalle nuovissime punte di plastica, disponibili in tutti i diametri e capaci di lavorare in ogni condizione di neve. Le nuove punte pesano quasi la metà rispetto alle tradizionali. Per le scuole e gli snowpark si sono aggiunti gli archi per campi scuola e i tappeti per l’avvio allo sci degli sciatori più piccoli. Novità anche per la preparazione atletica, con una linea ulteriormente diversificata che prevede anche i nuovi ostacoli Safe, Mach Gummy e Mach Return, per esercizi in totale sicurezza. Nell’ambito della segnaletica Liski propone inoltre i nuovi dischi per la classificazione delle piste e i pali segnaletici con segnali luminosi applicati in testa.
INFO www.liski.it
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Energiapura & Maze Nati per vincere E SUBITO CINQUE ATLETE NELLA TOP TEN CON LE PROTEZIONI DELL’AZIENDA VENETA A LEVI. UN SUCCESSO FRUTTO ANCHE DEL RAPPORTO DIRETTO CON GLI ATLETI, COME TINA MAZE INFO www.energiapura.info
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nergiapura a Levi ha cominciato dalle donne… Nello slalom del 15 novembre i risultati parlano da soli: prima Tina Maze, terza Kathrin Zettel, quinta Nina Loseth, nona Nicole Hosp e decima Alexandra Daum. Che dire allora più di quanto la ancora vincente Tina Maze ha pubblicato sul suo account Facebook a proposito della ormai storica collaborazione con l’azienda veneta?
«Quando due stelle si incontrano succede sempre qualcosa di grande! Da anni assieme, con tanto impegno e dedizione, con tanti sacrifici, ma soprattutto tanta professionalità da tutte due le parti.
Ed ecco allora che dalla collaborazione con Energiapura escono le armi vincenti del mio percorso professionale, che mi ha portata a essere quello che sono e che voi conoscete. Abbiamo cercato, inventato, provato e testato nuove idee, nuovi materiali, nuove soluzioni che servissero a dare al mio duro lavoro il giusto completamento. Non è stato sempre tutto semplice perché abbiamo affrontato e superato difficoltà e limiti. Questi quattro anni insieme, con le protezioni, diventate sempre più performanti in funzione delle mie caratteristiche tecniche e personalizzate continuamente su di me, sui miei gesti
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UNA FELPA MOLTO COOL
UOMINI OK Cinque donne nella top ten ma anche gli uomini non sono stati da meno, con addirittura tre atleti tra i primi quattro e quattro nei dieci. Stiamo naturalmente parlando degli ‘Energiapura boys’ a Levi…
atletici, sul mio modo di sciare e sulle mie esigenze, hanno rafforzato la convinzione che solo con la professionalità si arriva a così elevate prestazioni. A Cortina 2012, durante la gara del 15 gennaio, dichiaravo alla stampa che ciò che indossavo come underwear erano solo fatti miei… In realtà il mio humour mi permetteva di fare capire che ero da subito perfettamente in regola con le norme FIS. Ora posso ufficializzare che anche la collaborazione con Energiapura per le tute da gara è andata di pari passo con le protezioni. La sicurezza dei materiali che ho avuto mi permette oggi di collaborare in prima persona con i designer di Energiapura per divertirmi a creare la mia nuova tuta personalizzata, così che rispecchi veramente il mio modo di essere. La mia canzone ‘My way is my decision’ scritta sulla tuta diventa per me un modo personale di esprimere il mio mondo, quello che sogno, quello che sono sulla neve e in gara e così la mia vita e il mio lavoro sono davvero unici e miei». Sembra una operazione di marketing perfettamente riuscita, ma quello che Tina Maze pubblica è il riassunto
di anni di evoluzioni tecniche ed esperienze convalidate da tanti risultati e performance. Energiapura è un brand pionieristico che coinvolge in prima persona Tina nello styling della sua nuova tuta da gara e che vuole l’atleta davvero al primo posto. L’underwear e la tuta da gara più performanti e aerodinamiche, assieme alle protezioni
Per Natale un regalo davvero di tendenza da Energiapura che ha fatto del look unito alla tecnicità il proprio cavallo di battaglia: la felpa ‘USA’ transfer in tinta unita con tessuto cover monoelastico, polsi e fondo in costina elasticizzata. Modello con manica a giro tagliata sul carrè, presenta un tascone unico nella parte frontale e cappuccio foderato regolabile con cordino. Costa 88 euro (82 la taglia junior). che si fanno appendici dei suoi gesti tecnici e delle sue personali valenze atletiche, vestono Tina Maze con la sicurezza e la fiducia di essere dotata delle migliori ‘armi’ di vittoria.
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UN CL A AD AL SSICO, SEM TISSIM PRE CHI AM O A LAN LIVELLO. GE VU OLE SOLO QUEST O
CCESSO DO UN SU STA AVEN È STATO ILE, TYLING INCREDIB TE UN RES O EN M A LT VER O M TO. E VA AZZECCA BENE…
100% SCARPONE
MACORI BOOT FITTING SI CONFERMA IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER LO SCARPONE E TUTTO CIÒ CHE RUOTA ATTORNO AL PIEDE DELLO SCIATORE
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ai visto che gara Federica ad Aspen?». Da qualche anno non è più in giro per il Circo Bianco, ma il sangue dell’agonismo continua a pulsare nelle vene di Stefano Macori. E il contatto diretto con numerosi atleti di vertice tiene vivo questo legame speciale. «Abbiamo fatto un grande lavoro sulla nuova scarpa di Federica, soprattutto nella zona dove ha subito l’operazione al malleolo. Ora non sente più dolore, anzi, riesce a sfruttare al meglio la struttura della scarpa e a farla rendere al meglio in tutte le fasi delle curva». Stefano si è occupato in prima persona del set-up degli scarponi della nostra gigantista di punta. «Ogni qual volta riceviamo una scarpa nuova da Lange, riproduciamo fedelmente il setup stabilito e poi lei la prova, lasciando una serie di feedback. In questo modo può contare su una serie di modelli identici, ma con rendimenti differenti a seconda delle condizioni». Appare chiaro come Stefano senta anche un po’ suo il podio di Aspen. «Macché, il merito è tutto di Federica e gli faccio tanti complimenti! Noi ci limitiamo a metterla in condizione di esprimersi al massimo». Da Macori Boot Fitting a Courmayeur sono abituè Matteo e Francesca Marsaglia, Henri Battilani, Simone Origone, ma spesso passano per un consulto altri campioni, come ad esempio Max Blardone che in estate è salito a Courmayeur per i plantari custom e alcune messe a punto... Per non parlare dei tantissimi atleti di Comitato e degli sci club… «Un’esperienza fondamentale, che mi permette di trasferire questo knowhow sullo scarpone dello sciatore comune. Sono sempre di più quelli che si stanno accorgendo del beneficio di un corretto set-up della scarpa: niente dolore, migliori prestazioni, piedi caldi… Insomma, tutto un altro divertimento quando si scia». E l’attenzione di Stefano è concentrata su tutto ciò che ruota
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CORSI & RICORSI
Nel 2007, proprio ad Aspen, Britt Janyk ha vinto in discesa libera e Stefano Macori era il suo skiman Federica Brignone in azione ad Aspen, dove ha concluso al terzo posto. I suoi scarponi sono preparati da Macori Boot Fitting. ©Zoom Agènce
attorno al piede. «La clientela è sempre più sofisticata. Chi entra in negozio da noi vuole acquistare uno scarpone, perché sa che noi siamo in grado di assemblarlo interamente attorno al suo piede, che sia un atleta di Coppa o un turista. Oppure un intervento di laboratorio per ovviare a problemi o dolori. Ma cerca anche suggerimenti sugli accessori». Non a caso fanno bella mostra sugli scaffali calze ergonomiche a compressione graduata (Boot-doc), scaldascarponi a batteria (Hotronic e Sidas), tutti gli zaini con riscaldamento delle diverse aziende («bellissimi, li colleghi alla presa accendisigari in auto e arrivi alla partenza degli impianti con gli scarponi a perfetta temperatura»), le nuove calze con riscaldamento della Lenz («potrebbero davvero rappresentare una novità rivoluzionaria»), le protezioni in neoprene Bootcover («perfette quando
fa molto freddo e si fa ricognizione alle gare con scarponi aperti»), giusto per citare alcune chicche (con tanto di commento di Stefano). Ovviamente poi ci sono le linee complete di plantari e scarpette preformati e full custom di Sidas (compresa la linea medica Podiatech) e Boot-doc. Insomma, per andare sul podio ad Aspen ci vuole il talento di Federica, a tutto il resto ci pensa Macori…
Macori Boot Fitting Strada Regionale, 48 Courmayeur (AO) tel 348 2216346 www.macoribootfitting.com
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PROWINTER 9 - 11 aprile 2015 | Bolzano
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Race Ski Magazine n. 131 novembre 2014
a cura di Simona Righetti
Sanbridge investe in Rossignol Secondo quanto riportato dal quotidiano francese Le Monde, la private equity Sanbridge, con sedi a New York e Los Angeles, ha investito 100 milioni di euro per acquisire il 20% delle azioni di Rossignol. Il capitale dovrebbe servire per lo sviluppo di una linea di abbigliamento urbano. Il restante 80% delle quote del gruppo francese rimane nelle mani del fondo svedese Altor che ha preso il controllo del gruppo nel 2013 da Macquerie Group per una cifra stimata in 150 milioni di euro. Sanbridge, guidata da Joseph Lamastra, controlla una serie di marchi di abbigliamento.
Dainese a Investcorp Investcorp, azienda fornitrice di prodotti di investimento alternativi, ha raggiunto un accordo con Lino Dainese per l’acquisizione di Dainese, brand storico dell’abbigliamento tecnico motociclistico e da sci. L’agreement, per un valore di 130 milioni, vedrà il fondatore ancora coinvolto con una quota di minoranza. Investcorp è quotata alla borsa del Bahrain.
A OberAlp la distribuzione delle tute Spyder ©Zoom
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Cambio di leadership in Gore-Tex Footwear
Achim Löffler è il nuovo Business Leader mondiale del settore calzature, guanti e accessori Gore-Tex. Löffler, che ha ricoperto vari incarichi negli ultimi 12 anni, succede a Christian Langer che assume il comando della divisione tessile.
Utile netto Goldwin in calo
In calo del 24% l’utile netto del brand giapponese di abbigliamento da sci Goldwin a 535 milioni di Yen (circa 4.6 milioni di dollari). In crescita del 6% il reddito operativo e di un punto e mezzo il fatturato. I dati si riferiscono al semestre chiuso il 30 settembre scorso.
Scissione tra gli impiantisti
Lo scorso 31 ottobre a Modena è nata a Federfuni Italia, associazione di categoria degli impiantisti a fune e gestori di comprensori sciistici che diventa la seconda per il settore dopo l’ANEF. Proprio in seno all’ANEF è nata la scissione con l’adesione delle ex sezioni Toscana, Piemonte, Liguria ed Emilia e di alcune realtà impiantistiche del Veneto, della Lombardia, del Lazio, della Campania e della Sicilia. La presidenza è andata al toscano Andrea Formento già vice-presidente ANEF.
Montebelluna a quota 1.777 milioni
@Niccolò Zarattini
Nonostante la produzione si sia sempre più spostata verso Paesi con un costo del lavoro più basso, il distretto dello Sportsystem di Montebelluna (TV) continua a essere trainante per l’economia sportiva, soprattutto nel compatto calzaturiero e degli scarponi da sci. Secondo quanto pubblicato dal Corriere della Sera, infatti, il fatturato del comparto derivato dall’export sarebbe di 1.777 milioni di euro per un totale di 14.657 addetti in 1.766 aziende.
Da sinistra: Stefano Bovolon, responsabile del marchio Spyder per il gruppo OberAlp, Tom Mc Gann, presidente e CEO Spyder, Massimo Baratto, CEO del gruppo OberAlp
Spyder Active Sports e OberAlp di Bolzano hanno annunciato lo scorso 19 novembre la firma di un accordo per la distribuzione delle tute da sci e dell’abbigliamento del brand di Boulder (Colorado) sul mercato italiano. L’accordo diverrà operativo a partire dal primo gennaio 2015. Spyder, fondata negli anni Settanta da David Jacob, è uno dei marchi che hanno fatto la storia dell’abbigliamento sciistico negli ultimi decenni. «Siamo estremamente soddisfatti della partnership siglata con Spyder perché rappresenta un ulteriore passo verso il nostro consolidamento come azienda leader nella distribuzione di articoli sportivi - ha commentato Massimo Baratto, CEO del Gruppo OberAlp - e sempre più le aziende apprezzano il nostro approccio integrale alla distribuzione: siamo sviluppatori di marca e offriamo ai partner un know how e un’organizzazione ‘industriale’, che non si limita solo alla commercializzazione di un prodotto, ma si estende allo studio del suo posizionamento nel mercato di casa nostra». Spyder si aggiunge a un portafoglio che comprende Speedo, Fischer, Löffler, Rip Curl e Armada, oltre ai marchi di proprietà Salewa e Dynafit. «Il profilo del negoziante a cui si rivolge il gruppo bolzanino corrisponde a quello che cerchiamo anche per il mercato statunitense, non un rivenditore di massa, ma con una certa attenzione alla qualità» ha detto Tom McGann, presidente e CEO di Spyder Active Sports.
9 - 11 aprile 2015 | Bolzano Fiera internazionale del noleggio e dei servizi per gli sport invernali www.prowinter.it
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