Museo Novecento museonovecento.it
Piazza Santa Maria Novella 10, 50123 Firenze
n°6 - Aprile 2018
#museonovecento
Duel un progetto ideato da Sergio Risaliti
Ulla von Brandenburg Di un Sole Dorato 21 aprile - 21 giugno 2018
Ulla von Brandenburg It Has a Golden Sun and an Elderly Grey Moon, 2017 Film super-16-mm, colour, sound, 22’ 25’’ courtesy the artist, Art : Concept, Paris, Pilar Corrias, London and Produzentengalerie Hamburg Photo: Martin Argyroglo
Nell’ambito del progetto Duel, accolto nelle sale espositive al piano terra, curatori ospiti sono chiamati a collaborare con artisti attivi sulla scena internazionale per realizzare interventi site-specific ispirati alla collezione del Museo. Il titolo del ciclo rimanda a un duello dialettico tra artisti contemporanei e il patrimonio civico museale. Duel viene inaugurato dalla prima mostra monografica in Italia di Ulla von Brandenburg (Karlsruhe, 1974), a cura di Lorenzo Bruni. In un percorso che si snoda in tre installazioni e un collage, realizzate tra il 2009 e il 2016, l’artista propone un inedito dialogo con un dipinto di Felice Casorati, Nudo giallo (1945), individuato tra quelli della Collezione Alberto Della Ragione. La mostra inizia con le
immagini in bianco e nero di Singspiel, video del 2009, per giungere, alla fine del percorso, al colore di It Has a Golden Sun and an Elderly Grey Moon, opera del 2016, proiettata all’interno della cappella sconsacrata del museo, piccolo gioiello di architettura religiosa, riservata alle installazioni artistiche contemporanee. Il nucleo centrale dell’esposizione è caratterizzato da una tenda-sipario di colore blu, Blue Curtain del 2015, da guardare e attraversare come un dipinto astratto. Le atmosfere magiche e sospese della pittura di Felice Casorati (Novara, 1883 – Torino, 1963) entrano in risonanza con le opere dell’artista. Il richiamo ai metodi e alle procedure del teatro e delle arti sceniche servono ad affrontare questioni sociali e storiche. Ulla
von Brandenburg invita chi osserva a godere dell'arte al di là del suo tempo storico e a riflettere sulla sua dimensione sociale. Scegliendo di dialogare con Casorati, inoltre, riporta la nostra attenzione al periodo tra le due guerre, caratterizzato dalla dittatura nazi-fascista, da populismi di vario genere e da una diffusa paura della diversità (dinamiche che sembrano riproporsi anche oggi nel nostro quotidiano). L’esposizione è stata pensata come una rappresentazione in tre atti in cui lo spettatore si ritrova ad interrogarsi su quale sia il limite tra la realtà e la sua rappresentazione, e quali possano essere oggi le forme rituali utilizzate per stabilire canali di condivisione tra l’identità locale e l'altro da sé.
Ulla von Brandenburg in dialogo con Lorenzo Bruni LB:
LB:
Come è nato Singspiel del 2009, un film realizzato all'interno di Villa Savoye, edificio costruito da Le Corbusier, maestro dell'architettura razionalista, tra il 1928 e il 1931?
Nelle tue opere usi spesso gli strumenti del teatro per creare un’interazione tra lo spettatore e lo spazio. Perché e da dove proviene questo interesse? Cosa ti porta ad appropriarti degli elementi del mondo della rappresentazione teatrale per le tue installazioni, sculture e opere video?
UVB: Ho girato le scene in pellicola 16 mm contrariamente all'utilizzo diffuso del digitale di quegli anni. E' un unico piano sequenza in bianco e nero che segue all'interno della casa un gruppo di persone impegnate a interagire tra di loro e con quel particolare contenitore architettonico. L'idea è nata dall'incontro di due mondi differenti. Da una parte un aspetto personale, legato al ricordo di mio nonno psichiatra e alla necessità della sua famiglia di elaborare il trauma di lasciare la casa modernista in cui vivevano. Questo è un aspetto psicologico personale che è comune a tutte le famiglie che affrontano un trasloco o una partenza definitiva. Dall'altra parte invece c'era la questione legata all'eredità del modernismo. Il modernismo di Le Corbusier, come quello di molti altri architetti, è ovviamente l’idea di un futuro in cui le persone non debbano pensare ai problemi di tutti i giorni e dove tutto sembra “puro”. Tutto ciò è possibile solo grazie alla "découverte" della psicoanalisi di Freud. Queste due cose, la psicoanalisi che incontra il modernismo, sono l'idea principale di questo mio film. L'impressione iniziale che emerge dalla narrazione per immagini è che tutti gli architetti modernisti fossero caratterizzati da un'idea rigida degli spazi e dell'utilizzo del tempo quotidiano. Il modernismo è troppo rigido e non vede l'essere umano e le sue esigenze psicologiche. LB: Questo lavoro è stato esposto alla Biennale di Venezia del 2009 insieme ad un labirinto di tele colorate. Come mai hai creato un dialogo tra immagini in bianco e nero e lo spazio fisico colorato? UVB: Tutte le volte che presento un mio film cerco sempre di creare un dialogo con lo spazio. Voglio stabilire una relazione di fruizione anche fisica e non solo mentale tra lo spettatore e la narrazione dell'opera. Per la Biennale di Venezia volevo creare un’attesa e una scoperta da parte degli spettatori che dovevano attraversare il labirinto, i cui i colori sono legati allo studio della psicoanalisi e della Gestalt. Il labirinto era la mia risposta ironica al labirinto di Villa Savoye. L'idea era di porre lo spettatore nel labirinto nella stessa condizione della macchina da presa che nel film attraversa l'architettura di Le Corbusier. Alla fine del labirinto, come alla fine del film, vi sono le stesse sedie moderniste. È come se il pubblico si osservasse mentre guarda uno spettacolo. È un set ma anche una meta-narrazione.
UVB: Direi che mi piace molto il teatro e specialmente Shakespeare. In molte sue opere Shakespeare rappresentava attori che recitavano degli attori. La domanda che mi faccio sul teatro riguarda sempre il confronto tra questo e il mondo reale. Siamo tutti attori che recitano un ruolo, e dovremmo chiederci: "Chi ha scritto questa commedia?" Non abbiamo deciso le regole della società, stiamo solo ripetendo e cercando di agire in un modo che ci hanno insegnato. Nei miei studi, prima di arte e scenografia, ho lavorato in teatro, quindi ho un profondo amore per esso, ma mi interessa più il funzionamento del teatro: qual è la scena? Dove sono gli spettatori? Decontestualizzare tutti questi meccanismi per inserirli nel mondo dell'arte è creare una dislocazione dello spettatore e non solo degli oggetti. LB: Il video It Has a Golden Sun and an Elderly Grey Moon rientra in questa tua ricerca? Come? UVB: It Has a Golden Sun and an Elderly Grey Moon è il mio primo vero film a colori e volevo dedicarlo al tema del colore. Ci sono cinque cose davvero importanti per me. In primo luogo, le scale e l'idea di andare su e giù, e l'idea del potere che le scale possono creare. Possiamo vedere le scale come un'immagine di gerarchia, possiamo capire questo guardando come i re le usano. L'altro argomento era il movimento e la danza, per esprimere le cose a un livello più astratto. Il terzo riguardava il rituale. Ovviamente il rituale gioca un ruolo importante in molte delle mie opere. Penso che abbiamo bisogno dei rituali. Il quarto argomento è legato al tessuto. Per me è un materiale rivoluzionario perché è morbido e allo stesso tempo estremamente resistente. Il quinto è il colore e il significato che può assumere ciascuna cromia. Quale è il colore più importante o quale domina? Il film parla anche di pittura. E poi è stata anche una ricerca sulla società e sul come le persone riescano a convivere assieme. Il film indaga il bisogno dell'essere umano di creare comunità. Le domande che sono poste a chi guarda le azioni dei danzatori tra le scale e le stoffe sono: di cosa abbiamo bisogno in una comunità? Abbiamo bisogno di qualcuno che sia in cima alle scale e alle gerarchie del potere per tenerci insieme? Cosa succede quando questo qualcuno cade? LB:
LB: Questo film, come molti altri, si basa su una narrazione tra il surreale e il concreto, tra uno sguardo oggettivo e uno sognato. Perché hai scelto di praticare e collocare te e lo spettatore in questo limite?
Ulla von Brandenburg - Singspiel , 2009 16-mm film, black and white, sound, 14’ 57’’ courtesy the artist, Art : Concept, Paris, Pilar Corrias, London and Produzentengalerie Hamburg
UVB: La storia che volevo riportare non è solo un racconto, è più un collage di immagini e scene. Ci sono diversi tipi di immagini, come la donna che sta cercando di aprire la porta anche se non riesce ad entrare, un'altra donna che guarda fuori dalla finestra, un uomo che guarda un libro, e così via. Le persone hanno creato un vero happening all'interno della casa con azioni anche singole che la telecamera ha raccolto, raccontando una storia. Ci sono alcune scene che hanno, ovviamente, un significato molto specifico anche se sono tutte collegate alla macro-storia della riunione della famiglia che per l'ultima volta si incontra prima di lasciare la casa definitivamente.Nel film, però, rappresento non solo una verità narrativa, ma anche storica legata a fatti realmente accaduti e legati alla famiglia Savoye e al loro legame con il figlio malato. Amo molto le immagini astratte. L'intera concezione del film è una miscela di immagini concrete e simboliche.
Il tempo è il protagonista delle tue opere. Anche quando scegli di rappresentare una performance nel tempo del loop video. Qual è il significato della considerazione sull'espansione del tempo in It Has a Golden Sun and an Elderly Grey Moon? UVB: La cosa più interessante dell'utilizzo del mezzo filmico è ovviamente quella del dovermi confrontare con uno strumento basato sul tempo. Con il film c'è sempre un inizio e una fine. Quasi tutti i miei film sono one-shot e quindi non ci sono tagli. Questo significa che il film reale è una performance cinematografica, ma anche una rappresentazione teatrale. Il tempo che usiamo per guardare il film è esattamente il tempo che abbiamo usato per realizzarlo.
cambiano mai dall'inizio della storia dell'umanità e sono ancora importanti per noi. Per me è una ricerca su questi aspetti. Per fare questo e creare un'empatia esperienziale da parte dello spettatore è logico che debba lavorare sulla riattivazione della memoria collettiva.
UVB: Non chiamerei questo tema la memoria collettiva, preferirei chiamarla con la definizione di archetipi. Certo, ci sono situazioni, sentimenti, emozioni, e queste cose non
LB: Cosa ti aspetti da questo dialogo con l'opera e la figura di Casorati?
LB: Le stoffe sono spesso centrali per le tue opere, anche quando sono usate come tende che si impostano come sculture, o quando si tratta di stoffe da muro come nella Opera Schlauch (2011), ma anche come soggetto nel tuo ultimo video: C, Ü, I, T, H, E, A, K, O, G, N, B, D, F, R, M, P, L, 2017. Puoi spiegare questi tre lavori e questa pratica? UVB: L'idea per C, Ü, I, T, H, E, A, K, O, G, N, B, D, F, R, M, P, L era di esplorare un modo nuovo di utilizzare l'oggetto tenda e sipario. In molte mie opere le persone sono invitate ad attraversare le tende o a confrontarsi con esse. In questo film si tratta di immagini che puntano a ricordare che dopo una tenda ce ne è sempre un’altra. Lo spettatore passa oltre il tessuto, ma poi ce n'è un altro. La verità è qualcosa che non è accessibile, perché quando pensi di averla trovata ti rendi conto subito che c'è un altro tessuto tra te e la verità. Inoltre l'idea di avere un’installazione di tende su piccola scala mi ha permesso di utilizzare tantissime stoffe, come vestiti e gonne, usate nella quotidianità. Osservare da vicino le decorazioni vuol dire anche riflettere sul limite tra pittura figurativa e astratta, e sul rapporto di scala tra architettonico e umano.
UVB: Sono interessata a come artisti di altre epoche si siano confrontati con il tema del teatro. Il rapporto di Casorati con la scena nasceva da approcci diversi dai miei, però ci sono alcuni aspetti in comune. Voglio cercare queste connessioni soprattutto animate da pause e silenzi. La mostra infatti non è il punto di arrivo di una ricerca del rapporto di Felice Casorati con il teatro e con gli esseri umani, ma è un punto di partenza in cui il pubblico ed io possiamo indagare differenti questioni legate al ruolo dell'arte, dell'artista, del museo ma anche del visitatore e della creazione di un’idea di collettività e di appartenenza a riferimenti culturali ben precisi.
LB: L'arte del disegno è fondamentale per te. Cosa rappresenta? Perché usi l'acquerello? Come mai temi come il carnevale, il circo o la caccia ricorrono così spesso? UVB: Penso che tutto derivi dal disegno, non c'è niente di più semplice e niente di più germinale come la linea su un foglio. Il tratto è l'inizio di tutto. Disegnare è molto importante per me. Anche se lavoro con altri mezzi come il video o l'installazione tutto inizia dal disegno. Non sono affatto interessata alla caccia. In Mann mit Baer (L'uomo con l'orso), sembra che l'uomo stia dominando l'orso, ma alla fine l'orso è più forte dell'uomo. Non sono particolarmente interessata al carnevale o al circo, ma più alle immagini o ai pensieri che scaturiscono da questi argomenti, per spiegare qualcosa che è più simbolico, e che va oltre il significato delle parole o delle rappresentazioni. LB: Puoi spiegarmi come è nato il collage Kostum des Banditen Gasparone (2013)? UVB: Quando ero a Torino, ho visitato il Museo di antropologia criminale e ci sono state molte opere che mi hanno colpito e mi hanno lasciato senza parole. Una di queste era il costume del Bandito Gasparone, utilizzato da questo bandito per realizzare delle rapine. Ero stupita dal fatto che qualcuno avesse un costume specifico per compiere azioni negative. Il costume serviva per permettere alla persona che lo indossava di essere qualcun altro e fare cose cattive che forse non avrebbe fatto come sé stesso. Ciò mi ha colpito, creare l’idea di un costume e di un ruolo legato ad esso. LB: Il concetto che sembra riassumere tutto il tuo percorso sembra essere il confronto con l'eredità del modernismo, la pensi così?
LB: Un tema che stai esplorando è la memoria collettiva e come può essere riattivata. Puoi spiegarmi questo approccio con l'arte?
la perdita di noi stessi in questo mondo, che oggi è così digitale e veloce.
UVB: Questo confronto è molto importante per me, ma non si esaurisce solo lì la mia ricerca. Mi interesso al modernismo così come allo spiritismo, alla fotografia fantasma e a molti altri argomenti rilevanti, prima che arrivasse il modernismo. Quindi mi affascina questo cambiamento del modernismo, perché ciò che viviamo adesso è il frutto di ciò che abbiamo perso e sono interessata a questa perdita,
Felice Casorati, Nudo giallo, 1945 Olio su tela - Collezione civica Museo Novecento, Dono Alberto Della Ragione