LUXURY MAGAZINE
matteo lunelli
Periodico Trimestrale N° 20 - EURO 9,50
SPECIALE MODA:
Made in Italy P/E 2015
UOMINI PIù RICCHI
La classifica secondo Forbes
MATTEO LUNELLI
Presidente di Cantine Ferrari
BMW vs. MERCEDES-BENZ Sfida tra le nuove X6 e GLE Coupé
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matteo lunelli
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sommario matteo lunelli top manager
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bollicine...di famiglia intervista esclusiva al presidente di cantine ferrari
luxury
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i più ricchi del mondo la top ten di forbes: da bill gates all’italianissimo ferrero
lifestyle
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università d’elite tra campus e biblioteche, un sogno ad occhi aperti
musica
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audiophile sound hi-fi, hi-end e il culto del buon suono
eventi top selection
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una serata senza tempo a lecce l’evento esclusivo di rocca per rolex e tudor
street food top selection
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poveri ma buoni le birre artigianali e il cibo da strada
alta cucina top restaurant
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gourmet tour: l’umbria i ristoranti di alta cucina alla prova degli esperti di passionegourmet.it
on the road
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oporto, la città dei ponti immagini dalla suggestiva città del portogallo
orologi
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vacheron constantin quasi 260 anni dedicati all’eccellenza orologiera
automobili bmw vs. mercedes-benz
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bmw x6 / mercedes-benz gle coupè il confronto
auto da sogno
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ferrari fxx k
fashion p/e 2015 speciale moda
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milano fashion week
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matteo lunelli
Il telefono squilla qualche minuto dopo gli accordi presi per l’intervista. Dall’altra parte della cornetta, una voce squillante, giovane e giovanile, che si scusa per il ritardo, chiedendo se potesse dare del “tu”. Matteo Lunelli, Presidente delle Cantine Ferrari, è un uomo-imprenditore follemente innamorato della sua terra, del territorio e di un Paese, l’Italia, che a suo dire, vive di bellezza. È un fiume di parole, Lunelli, emblema che ciò che fa è il lavoro della sua vita e la sua passione più profonda, onorato e fortunato di condurre in alto il così detto Made in Italy. Matteo Lunelli, l’uomo e l’imprenditore. Quali i punti in comune e quali le differenze? «In un’azienda familiare come la nostra c’ è una forte vicinanza tra quella che è la vita personale e l’azienda. Uomo e imprenditore penso che siano concetti molto vicini. La mia attività lavorativa è molto coinvolgente, inoltre nel mio essere imprenditore vorrei portare i miei valori, ciò che sono a livello umano. Credo di essere una persona fortunata, faccio un lavoro che è anche la mia passione, oltre che una tradizione familiare. Mi piace ricordare un principio zen, che ho letto tempo fa e che mi è rimasto impresso nella mente: “Chi è maestro nell’arte di vivere distingue poco tra il suo lavoro e il tempo libero, tra la sua mente e il suo corpo, la sua educazione e la sua ricreazione, il suo amore e la sua religione. Con difficoltà sa cos’ è cosa. Persegue semplicemente la sua visione dell’eccellenza in qualunque cosa egli faccia, lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando. Lui, pensa sempre di fare entrambe le cose insieme”». Prima di entrare nell’azienda di famiglia, ha lavorato per cinque anni presso la banca d’affari americana Goldman Sachs, occupandosi di consulenza finanziaria e gestione patrimoniale. Come mai questa scelta così inusuale, ossia quella di non seguire, almeno all’inizio del suo percorso professionale, le orme di famiglia? Quando e perché ha deciso di “rientrare”?
BOLLICINE...DI FAMIGLIA INTERVISTA ESCLUSIVA AL PRESIDENTE DI CANTINE FERRARI
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Top MANAGER
«Uscito dall’università, non ho mai dato per scontato il fatto che sarei entrato automaticamente nell’azienda di famiglia, anzi, avevo voglia di scoprire il mondo, di viaggiare, di mettermi alla prova in un contesto dove sarei stato una persona come tante e non parte dell’azienda perché “ di famiglia”. Finita l’università, decisi di percorrere quella che per me allora era la strada migliore. Era la fine degli anni ’90 e il settore finanziario era molto interessante, riusciva a dare a un giovane maggiori responsabilità oltre alla possibilità di stare in un contesto internazionale. Era quello che cercavo, vivere nel mondo e incontrare persone provenienti da ogni parte della terra. Goldman Sachs mi ha dato questa ottima opportunità: vivere a New York, città estremamente stimolante, e lavorare con tanti ragazzi che come me avevano appena terminato gli studi, pieni di talento e di voglia di fare. Non mi sono mai pentito di aver fatto questa bellissima esperienza, così come non mi sono mai pentito di aver terminato questo percorso, dopo cinque anni all’estero. Sono rimasto sempre in
Villa Margon
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matteo lunelli
Vigneti Ferrari
contatto con mio zio Gino Lunelli e con mio padre Giorgio che mi aggiornavano sull’attività di famiglia. In una delle nostre frequenti telefonate, mio zio Gino, Presidente del Gruppo, mi disse “Allora, cosa vuoi fare da grande? È tempo di decidere! Vuoi continuare a fare l’analista finanziario e il manager oppure vuoi impegnarti come imprenditore?” Non ho esitato neppure un secondo. L’opportunità di inserirmi in un settore affascinante come quello del vino e di far parte dell’azienda di famiglia era troppo importante e unica, e non me la sono fatta sfuggire. In poco tempo mi sono trasferito a Trento, nella mia Trento. E così è iniziato un percorso straordinario, fatto di tante idee e molti progetti. Ho avuto la fortuna di avere alle spalle una famiglia che mi ha sempre sostenuto e che ha avuto, e ha tutt’ora, grande fiducia in me. Come dissi quando mio zio Gino mi passò il testimone della presidenza, non è facile prendere in mano il timone di un’azienda che ha un secolo di storia e di grandi successi: per me è stato un grande onore ma anche un’enorme responsabilità. Qualcuno
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Top MANAGER
dice che la prima generazione crea, la seconda fa crescere e la terza distrugge l’azienda. Speriamo di negare questo detto. Fortunatamente le Cantine Ferrari sono una realtà straordinaria che ha radici solide, una forte cultura aziendale e un team eccellente. Tutti noi siamo sostituibili, ma a rendere grande un’azienda è una squadra di persone che condivide valori e una passione comune. Nel nostro settore è importante avere obiettivi di lungo periodo e pensare in un’ottica generazionale. Ad esempio quando piantiamo un vigneto, sappiamo di dover aspettare quasi vent’anni prima che l’uva di quel vigneto si trasformi in una grande Riserva». Quale valore aggiunto hanno portato all’azienda la sua esperienza internazionale e la sua giovinezza? «Oggi la nostra sfida è incrementare l’export e quindi le vendite in tutto il mondo. E il mondo va capito e conosciuto nelle sue mille sfaccettature. La parola d’ordine è comunicare e conoscere i propri interlocutori. Occorre capire il consumatore, la società e i trend di consumo. Viaggiare è importantissimo e averlo fatto sin da giovane mi aiuta a comprendere determinate dinamiche. Aver vissuto all’estero per cinque anni ha ampliato i miei orizzonti ed è stata per me un’esperienza preziosa. Il fatto di essere un imprenditore relativamente giovane dovrebbe darmi maggiore dinamismo e aiutarmi sul fronte delle nuove tecnologie che oggi sono uno strumento e un canale di comunicazione fondamentale». Quali sono i valori nei quali si riconosce, nella sua vita privata e in quella professionale? «La famiglia è sicuramente il primo valore. La coesione familiare è vitale per me. Sono un uomo fortunato: ho una moglie e due figli meravigliosi e faccio parte di una famiglia molto unita. I rapporti personali con i familiari, gli amici e i collaboratori sono i beni più preziosi che un uomo possa desiderare e avere. Credo nella bellezza, quella che salverà il mondo. Credo nella possibilità di fare grandi cose attraverso la bellezza. La nostra azienda allo stesso modo crede nella forza del Made in Italy e in un Paese che è Patria della bellezza. Molto spesso ci dimentichiamo del grande patrimonio che possediamo e che invece dovremmo imparare a custodire e a raccontare meglio». Ferrari è un marchio famoso in tutto il mondo, sinonimo di qualità, stile ed eccellenza. Come si arriva
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matteo lunelli
a questi traguardi? Quali sono i punti di forza della sua azienda? «Uno dei punti di forza della nostra azienda sono le tante persone che ci lavorano, ma in primis, mi permetto di dire che il nostro punto di forza è la qualità del vino che produciamo. Siamo totalmente innamorati del prodotto e abbiamo un’attenzione maniacale su tutto il processo produttivo. Una frase di Aristotele dice che “L’eccellenza non è un atto ma un’abitudine”. Noi pensiamo che un grande vino sia sempre il frutto di tanti passi compiuti con cura e grande attenzione a ogni singolo dettaglio, ogni giorno. L’eccellenza qualitativa è posta al centro delle nostre priorità, senza scendere mai a compromessi». Le capita spesso di citare la frase “Il vino è la poesia della sua terra” di Mario Sodati. In che modo si traduce il legame che la sua azienda ha con il territorio? «Il vino ha un enorme legame con il territorio in cui nasce. Centinaia di famiglie conferiscono le uve alla nostra azienda e queste costituiscono un grandissimo elemento di forza. Ferrari è una bollicina di montagna, è l’espressione della sua terra, il Trentino. In ogni bottiglia c’ è un circolo virtuoso tra territorio e vino e tra quest’ultimo e le persone che ci vivono e lavorano per dare vita a un prodotto di qualità». Come ci si sente ad essere considerati nel mondo ambasciatori dello stile italiano? «L’Italia è amata moltissimo all’estero. Gli stranieri amano il nostro cibo, l’arte di cui è ricco il nostro Paese, il nostro vino. Quando presentiamo Ferrari, crediamo che sia l’espressione dell’arte italiana del vivere, del godere della vita, del saper apprezzare le cose belle e buone. Quindi, posso affermare con gioia che ci si sente bene a essere considerati ambasciatori dello stile italiano, perché amiamo la nostra terra». A che punto è, se così si può dire, la sfida a distanza con lo champagne francese? «Non parlerei di sfida. Il nostro compito è quello di portare avanti l’ identità del nostro vino e rivendicare il fatto che il Ferrari sia la più nobile espressione dell’agricoltura di montagna del Trentino e dello stile di vita italiano. Non abbiamo nulla da invidiare allo champagne francese. La competizione con lo champagne ci ha spronato a fare sempre meglio, a mirare alla qualità valorizzando la nostra identità».
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Top MANAGER
Marcello, Camilla, Matteo ed Alessandro Lunelli
Ha un sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare? «Alcuni sogni si realizzano, mentre altri no. Ma sognare fa bene perché ci sprona ad andare avanti e a crescere. Il sogno di Ferrari è continuare a raccontare la bellezza dell’Arte di Vivere Italiana: attraverso il nostro vino vogliamo raccontare il territorio in cui nasce, la sua storia e le sue caratteristiche. Il mio sogno personale è quello di creare un grande Gruppo in grado di rappresentare l’eccellenza del bere italiano e la straordinaria varietà dei nostri territori e delle nostre tradizioni». E l’azienda Ferrari, ha qualche obiettivo futuro che si propone di raggiungere? La nostra prossima sfida è sicuramente l’Expo 2015. E questa credo sia anche la sfida dell’Italia. Il nostro Paese dovrà dimostrare di saper fare lavoro di squadra attivando sinergie tra le aziende in grado di valorizzare il Made in Italy. Personalmente vorrei che Ferrari fosse sempre il brindisi degli italiani per eccellenza e il brindisi dell’eccellenza italiana nel mondo».
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cartier.it Copertino - Via C. Mariano, 280 - Tel. 0832 947344 Lecce - Via Oberdan, 19 - Tel. 0832 453095
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i più ricchi del mondo La Top Ten di Forbes: da Bill Gates all’italianissimo Ferrero
76 miliari di dollari come proprietà personale. Uno sproposito? No, una realtà. Tanto vale, infatti, l’uomo più ricco del mondo secondo la classifica stilata da Forbes nel 2014. Ed il suo nome è facilmente intuibile: si tratta di Bill Gates, fondatore di Microsoft. Non un novità, dunque, nel patinato mondo dei miliardari planetari considerato che il magnate statunitense si è conquistato il primo posto del podio per 14 anni di fila (dal 1995 al 2009), escludendo il 2008, anno in cui è stato declassato in terza posizione. Per quanto le sue ricchezze abbiano persino superato i 101 miliardi di dollari e gli siano valse l’appellativo di “centibillionaire”. Bill, classe 1955, è riuscito ad accumulare quest’incredibile patrimonio in virtù della sua brillante carriera di imprenditore, informatico e programmatore. Il suo nome è comunemente associato a quello della più grande azienda al mondo di software, che ha fondato insieme a Paul Allen e di cui è stato prima Amministratore Delegato e poi Presidente. Pochi conoscono, però, la vera storia che ha portato all’ascesa del re dei computer. Una storia fatta di studio, ingegno e straordinarie abilità manageriali, nonostante le critiche che gli sono piovute addosso per l’uso di tattiche di business definite “anticoncorrenziali”.
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Microsoft, la società fondata da Bill Gates
Amato o detestato, ammirato dai rivali che lo hanno ritenuto il “vero concorrente” con cui confrontarsi, oppure fortemente criticato: comunque lo si consideri, Gates rimarrà sempre un perfetto esempio di “self made man” secondo la più autentica tradizione americana. Nato a Seattle in una famiglia piccolo borghese, il suo primo passo verso il successo è stata la brillante trasformazione di un codice sorgente già dai tempi della scuola. Aveva appena 13 anni quando ha imparato a sviluppare i programmi in completa autonomia, gettando le basi per il futuro impero economico. La sua intuizione più importante ha avuto a che fare, però, con le regole primarie del mercato: il magnate ha compreso immediatamente che per ottenere una diffusione di massa dei computer era indispensabile semplificare il freddo linguaggio della macchina. Renderlo comprensibile e accessibile a tutti gli utenti che non hanno competenze di programmazione mediante l’utilizzo delle famose “icone”. Nel 1975 i tempi sono quindi maturi per la fondazione di Microsoft, basata sull’idea
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luxury
che il personal computer sarà l’oggetto del futuro, imprescindibile in ogni casa e su ogni scrivania. Un altro sodalizio importantissimo per l’ascesa nell’Olimpo dei multimiliardari è quello con la IBM, istituitosi nel 1980, e proprio nell’agosto di quell’anno Microsoft firmò un contratto di consulenza per la creazione di un sistema operativo da utilizzare sui Personal Computer IBM. Quella di Gates, però, per quanto straordinaria, non è certo l’unica storia di successo da cui trarre profonda inspirazione per una formula commerciale infallibile. Dopo Carlos Slim Helu, imprenditore messicano che ha conquistato la seconda posizione in virtù dei suoi 72 miliardi di dollari, un gradino più in giù nella classifica di Forbes troviamo Amancio Ortega, il fondatore della notissima catena di abbigliamento ‘Zara’ che gli è valsa un patrimonio personale di 64 milioni di dollari. Ortega, il cui nome forse sfugge ai più a causa della sua riservatezza (nessuna apparizione in tv, né interviste sui giornali, poche le foto strappate dai paparazzi) è l’esponente più illustre della nuova imprenditoria spagnola, nonché l’uomo più ricco
Carlos Slim Helu, al secondo posto nella classifica di Forbes
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Uno dei negozi Zara, marchio di proprietà di Amancio Ortega
d’Europa. Ortega deve la sua fortuna alla fondazione di un marchio ormai leader nel settore dell’abbigliamento (arrivato a fatturare 16,7 miliardi di euro, generando un utile netto da 2,38 miliardi), primo in Europa in virtù del numero di negozi disseminati in tutti i Paesi e secondo al mondo dopo l’americana Gap. Anche Ortega ha mosso i primi passi sin da piccolissimo: a 14 anni ha iniziato, infatti, a lavorare in un paesino della Spagna che gli ha dato i natali, nella provincia di Léon. La sua prima attività, Confecciones GOA, nasce nel 1963 sotto il dominio franchista. Il primo negozio della catena di moda basata sul rapporto qualità-prezzo è del 1975. Zara è (e resterà) la punta di diamante del patrimonio dell’imprenditore spagnolo che, però, si è dedicato anche ad altre attività. Con la moglie Rosalía Mera Ortega è stato il fondatore e Presidente del gruppo Inditex, Industrias de Diseño Textil Sociedad Anónima, di cui attualmente è il maggior azionista. Il gruppo Inditex, oltre al marchio Zara, include anche Massimo Dutti, Pull and Bear, Bershka,
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luxury
Stradivarius, Oysho, Shkuaban e Zara Home. Il magnate spagnolo è riuscito anche a conquistare la seconda posizione nella classifica degli uomini con il patrimonio immobiliare più ricco, pari a 10 miliardi di dollari. Per farsi un’idea basti pensare che, solo nel 2014, l’imprenditore ha speso quasi un miliardo di dollari per acquistare edifici nel Meatpacking District di Manhattan, nel West End di Londra, in Rodeo Drive a Beverly Hills e in Passeig de Gracia a Barcellona. Dopo di lui, nella classifica degli uomini e delle donne d’oro del 2014 troviamo Liliane Bettencourt (L’Oréal, 28 miliardi di euro), Stefan Persson (H&M, 24 miliardi di euro) ed il primo italiano, Michele Ferrero, patron dell’omonima azienda. L’imprenditore è arrivato nella top ten mondiale grazie al suo patrimonio calcolato in 20 miliardi di euro. Classe 1925, Ferrero nasce in un piccolo comune in provincia di Cuneo ed eredita la sua passione “dolciaria” all’imprinting di famiglia: entrambi i genitori, infatti, gestivano due rinomate pasticcerie ad Alba. Molti anni più tardi, morto il padre e lo
Uno dei negozi H&M, marchio di proprietà di Stefan Persson
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Grazie all’omonima azienda dolciaria, Michele Ferrero è il primo degli italiani nella classifica di Forbes
zio, Michele prenderà le redini di quello che ormai era divenuto un impero dolciario, già quarto su scala mondiale. L’azienda “Ferrero” ha conosciuto il suo boom, però, negli anni Sessanta, allorché i marchi Nutella e Kinder Cioccolato sono diventati la merendina per eccellenza dei bambini italiani. Negli stessi anni la società si espande: fioccano nuovi stabilimenti, tra cui quello più famoso in Germania in una cittadina dell’Assia, dove si produce il famoso cioccolatino ‘Mon Cheri’. Sulla scia del successo, l’imprenditore italiano comincia a prefigurarsi il sogno a stelle e strisce, progettando l’apertura al mercato statunitense. Negli anni Settanta la “ditta” di Michele, grazie ad un sempre maggior utilizzo del canale pubblicitario televisivo, consolida la propria posizione quale leader di mercato, diventa uno dei maggiori sponsor nel corso di grosse manifestazioni sportive. Prodotti quali il già citato Mon Cheri, Ferrero Rocher, Pocket Coffee, Kinder Brioss, Estathe non hanno più bisogno di alcuna presentazione. E ciò vale a Ferrero il titolo di Gran Cavaliere della Croce per il suo impegno civile e sociale, conferitogli dal Presidente in carica, Carlo Azeglio Ciampi.
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luxury
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lifestyle
U N I V E R S I Tà D ’ E L I T E
Tra campus e biblioteche, un sogno ad occhi aperti Ripetere gli esami di maturità. O peggio, quelli sostenuti all’Università. Da che mondo è mondo, uno degli incubi più ricorrenti ed angoscianti. Ma se il periodo scolastico è trascorso in uno dei college più esclusivi del mondo, allora è tutta un’altra musica. E l’incubo può diventare un sogno ad occhi aperti. La formazione in una scuola di lusso, oltre ad essere un’esperienza educativa e culturale di altissimo livello, è una possibilità concessa a pochissimi eletti. Per sperare di essere ammessi in un istituto inglese o statunitense (non a caso le due eccellenze mondiali), non basta poter sostenere il pagamento di una retta a 4 zeri: bisogna possedere, infatti, un curriculum scolastico di tutto rispetto e requisiti d’ingegno non da poco. Le selezioni sono spesso durissime, come insegnano le serie televisive d’importazione, ed una volta presentata la domanda non resta che incrociare le dita e sperare di poter accedere sin da subito alla ristretta cerchia della ‘upper class’. Sedere sui banchi su cui hanno studiato i pezzi grossi del pianeta, dagli scrittori ai grandi manager fino ai capi di governo, è un’impresa difficile. Ma non impossibile. A patto di saper scegliere bene. Dando, magari, un’occhiata alle classifiche stilate dalle grandi riviste internazionali.
© Photos: Pomona College
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Forbes, tanto per cominciare con un’infarinatura gene-
sono, adesso, Stanford University, Pomona College e
rale, ha stilato la top 5 dei college a stelle e strisce più
Princeton University.
influenti. Sì, perché la comunità accademica statunitense
Sul podio sale, quindi, la califoriana Stanford, fondata
rimane sempre la meta più ambita dai ragazzi che
nel cuore della fiorente Silicon Valley, che vanta una
sognano di volare alto. E molto lontano.
delle migliori strutture di ricerca, con una previsione di
Il noto magazine ha esaminato 650 istituti ed ha
spesa di quasi 59 mila dollari all’anno. Per farsi un’idea
composto la graduatoria sulla base dei traguardi
basti sapere che tra i ‘successi scolastici’ si ricordano
raggiunti dagli studenti una volta usciti.
le fondazioni di società come Apple, Google, Hewlett-
Per la prima volta, in pole position, si trovano due
Packard, Sun Microsystems, Yahoo! e Cisco Systems.
università al di fuori della prestigiosa Yale University, il
L’Università offre la possibilità di studiare in meravigliose,
college che ha conosciuto, tra i suoi allievi, ben cinque
quanto inaccessibili, biblioteche e garantisce programmi
presidenti americani e noto anche per la sua storica
di attività extra curriculari variegati, in cui lo sport la
rivalità con Harvard (Boston) che ha dato ‘i natali’ a Marc
fa da padrone. Numerosi sono anche i programmi di
Zuckerberg (fondatore di Facebook), Barack Obama e
studio all’estero, disseminati tra Berlino, Pechino, Kyoto,
Bill Gates. Il primo, il secondo ed il terzo classificato
Madrid, Parigi e l’italianissima Firenze.
lifestyle
La novità assoluta di questa classifica, però, è il Pomona College, pure californiano, specializzato nelle arti liberali. Si tratta di una scuola privata cresciuta in modo vertiginoso, fino a diventare tra le più selettive: al momento si contano poco più di mille e 500 studenti. La struttura, inserita nel Consorzio Claremont, è a dir poco favolosa: il college garantisce l’accesso a sette sale da pranzo, la partecipazione a programmi didattici esclusivi ed alla più fornita libreria di arti liberali. Gli studenti sono impegnati nella redazione di numerosi giornali interni e riviste letterarie. Le cifre? Naturalmente da capogiro. La retta, comprensiva di tasse scolastiche, vitto e alloggio, ammonta a 60 mila euro. Nel 2014 sono state assegnate borse di studio per un totale di quasi 40 milioni di dollari ed il 56% degli
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studenti ha ricevuto un pacchetto di aiuti finanziari, con
storica ed accanita rivalità che conosce il suo culmine
un premio medio di 46 mila dollari.
nella celeberrima regata annuale sul fiume Tamigi,
La scuola di F.Scott Fitzgerald e della first lady Michelle
in cui gli studenti si sfidano all’ultimo colpo di remi.
Obama, la rinomata Princeton University nel New Jersey,
Nell’Università di Cambridge, tra le altre straordinarie
è quindi in discesa dal 1° posto occupato lo scorso
intuizioni scientifiche, è stata scoperta la struttura del
anno. Nonostante il fatto che le attività economiche
Dna. Ed anche in virtù della sua storia centenaria, intorno
dell’università siano in grado di generare, da sole, un
ai college aleggiano numerose leggende e superstizioni.
fatturato annuo di due miliardi. Tra le più costose (con
Uno degli avvenimenti più conosciuti è il tradizionale
61 mila dollari l’anno) rimane la Columbia University,
concerto di Natale, che si tiene nella cappella del King’s
a New York, che può vantare la formazione di due
College trasmesso in diretta dalla BBC.
presidenti statunitensi e ben 82 premi Nobel.
Si stima che nel 2010 la ricchezza totale dell’università
Nel Regno Unito, l’eccellenza è rappresentata da due
fosse intorno ai 4 miliardi di sterline, dei quali 1 miliardo
nomi illustri: Cambridge ed Oxford. Entrambi sinonimi
di proprietà centrale dell’università ed i restanti 3 miliardi
di un’antichissima e raffinata tradizione accademica,
distribuiti fra i trentuno college. Ma la principale risorsa di
tipicamente europea, ed entrambi impegnati in una
finanziamento rimangono i soldi messi a disposizione dal
lifestyle
governo britannico sotto forma di sussidi per la ricerca, considerato che si tratta pur sempre di un’università pubblica. La donazione più importante è stata, però, quella di Bill Gates, il fondatore di Microsoft: 210 milioni di dollari per istituire la Gates Scholarship che permette di realizzare un dottorato a Cambridge. All’interno dell’università vi sono più di 100 biblioteche e numerosi musei, più di 150 fra dipartimenti, scuole, sindacati ed altri istituzioni. Ma Cambridge si distingue, soprattutto, per il metodo d’insegnamento: il principale strumento didattico sono, infatti, le “supervisions”, ovvero sessioni di studio della durata di un’ora in piccoli gruppi che permettono di sviluppare la capacità di rispondere a quesiti difficili sotto pressione.
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La più antica università del mondo anglosassone rimane
È una delle più grandi del Regno Unito, organizzata in
Oxford: la data di fondazione risale al 1096 e la comunità
8 facoltà, con 72 dipartimenti e vanta un importante
didattica si sviluppò velocemente allorché il sovrano
centro di ricerca biomedica. Nell’anno accademico
Enrico II proibì ai giovani di trasferirsi nell’università di
2009/10 UCL ebbe un introito netto di 762 milioni di
Parigi.
sterline: tra le principali fonti economiche vi sono i milioni
Oxford, già musa ispiratrice della letteratura e della
ricavati dalle sovvenzioni e dai contratti di ricerca.
cinematografia mondiale, può vantare 39 college interni
Molto del suo prestigio internazionale deriva dal fatto
e annovera tra i laureati celebri 4 sovrani inglesi e 8
di far parte di un gruppo di università britanniche,
stranieri, 47 vincitori di premio Nobel, 25 primi ministri
comunemente noto come G5, noto come influente
inglesi, 7 santi, 1 papa, 86 arcivescovi e 18 cardinali.
lobby e gruppo di pressione. Secondo il Times Higher
Secondo il Times, comunque, vi è un’altra scuola
Education, le 5 istituzioni sono l’Imperial College London, la
londinese da inserire tra le migliori del mondo: University
London School of Economics, l’Università di Cambridge,
College London, prima università ad ammettere studenti
l’Università di Oxford, e lo University College London:
di ogni sesso, razza, fede religiosa o ideologia politica, in
si tratta di una vera super-élite, centro decisionale di
cui hanno studiato Mahatma Gandhi e 21 premi Nobel.
enorme potere, già parte dell’elitario Russel Group.
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[ HI-FI, HI-END E IL CULTO DEL BUON SUONO ] In principio fu la stereofonia. Correva l’anno 1958 quando fecero capolino sul mercato i primi dischi in vinile dotati di questa spettacolare tecnica di ripresa. Trascorse così un decennio prima che l’inadeguatezza delle phono-valigie e dei compatti generasse l’esigenza di ascolti più realistici. Gli anni ‘70 hanno visto nascere i primi componenti separati; giradischi, amplificatori, sintonizzatori, piastre di registrazione e diffusori hanno iniziato a colonizzare librerie, salotti e camerette. Di lì a breve, un nuovo buffo personaggio che risponde al nome di “audiofilo” prende piede fra generici e indistinti musicofili. I componenti stereo con le loro sempre più affascinanti livree rapiscono il cuore di un numero sempre maggiore di appassionati in tutto il mondo, generando un enorme mercato. Nel 1971, esce in edicola il primo numero della rivista specializzata Suono. Seguirà nel 1973 Stereoplay, nel 1981 Audioreview e nel 1991 Fedeltà del Suono a testimonianza di quanto fosse ormai importante e radicata la passione per l’Hi-Fi evoluta. Europei e Americani hanno guidato l’avanzata ma è solo grazie ai Giapponesi se le macchine da musica a componenti separati dilagano nelle famiglie della middle class.
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musica
È cosi che, dopo l’iniziale smarrimento per un mercato rapidamente monopolizzato da questi ultimi, i marchi europei e americani hanno iniziato a produrre elettroniche curate nell’estetica ma soprattutto più rigorose nell’impostazione tecnica, in netta antitesi con le equivalenti dagli occhi a mandorla protese verso una riproduzione sensazionalistica dell’evento musicale. Collateralmente alla produzione consumer, vedono la luce elettroniche estreme nel costo e nelle prestazioni in grado di turbare i sogni di ogni audiofilo dagli anni 80 ad oggi. La Golden Age a cavallo fra la decade 80/90 produce indubbiamente i più grandi capolavori sonori, tutt’oggi insuperati. Valvole e mosfet imperversano in una querelle coinvolgente che vede a volte uniti e spesso contrapposti gli audiofili di tutto il mondo in tifoserie entrambe ricche di frecce al proprio arco. Per i diffusori acustici, è un periodo storico particolarissimo che vede il fondersi delle intuizioni fisico e psicoacustiche con la modellazione 3D in grado di generare oggetti di design nel senso più alto del termine, ovvero sintesi di estetica e funzione. Nel 1982 arriva sul mercato il Compact Disc, il supporto rivoluzionario che avrebbe spazzato via il vinile e le macchine per riprodurlo. All’entusiasmo iniziale subentra ben presto la delusione
Articolo e foto a cura di Carlo Elia Vintage Hi-Fi (immagine sotto): Luxman, Amplificatore L 215 e Sintonizzatore T2
AUDIOPHILE SOUND
degli appassionati per una riproduzione “algida” che non ha mai veramente bucato il cuore. Solo negli ultimi anni i Cd Player hanno aggiustato il tiro virando verso tinte più calde e realistiche e pur tuttavia, senza mai essere in grado di impensierire i giradischi, perlomeno quelli ben costruiti. E siamo ai giorni nostri. Dopo un decennio di letargo, vecchi e nuovi appassionati sembrano aver rispolverato i gioielli di famiglia, complice una rivoluzione dal basso che sta investendo e rivitalizzando il mercato dell’Hi-Fi, dell’Hi-End e persino del Vintage. La cosidetta “musica liquida” più propriamente definita “PC Transport” ha finalmente sdoganato il bluff delle meccaniche per la riproduzione del CD, permettendo la riemersione delle armoniche mai riprodotte dai cd player seppur “scritte” nel supporto CD. Un PC non troppo vecchio, ripulito di tutte le funzionalità non necessarie alla riproduzione musicale e collegato a un DAC (Digital Audio Converter) è finalmente in grado di restituire vitalità, dinamica e realismo alla musica “rippata” ovvero estrapolata dal supporto fisico e salvata in forma di file audio non compresso su un hard disk esterno. Intere collezioni di cd possono dunque andare in pensione dopo essere state catalogate in un disco rigido. Alla pratica del ripping, si aggiunge peraltro il download in alta risoluzione del formato
Giradischi Musical Fidelity M1 con braccio SME 2.9, testina Denon DL103
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musica
Hi End: Preamplificatore Chord CPA 1800 e Finale Chord SPM 800
PCM e del DSD dai siti specializzati. Una riproduzione vivida e finalmente “umana”, in grado di rivaleggiare e in certi aspetti superare la qualità ottenibile da giradischi analogici estremamente performanti e costosi. Una manna dal cielo anche per gli apparati Vintage il cui mercato ha iniziato a risplendere grazie alla perfetta simbiosi con le sorgenti di musica liquida. Un ponte perfetto dunque fra passato e presente che sta riavvicinando anche i giovani, smarriti nell’ultimo decennio in ascolti MP3 di scarsa qualità riprodotti pressoché esclusivamente in cuffiette deleterie per l’udito e soprattutto per l’anima. Ciononostante nulla sembra arrestare il ritorno del vinile la cui fisicità e la ritualità della fruizione affascina oggi come in passato, perché la musica è tornata a regnare nelle case ed ognuno vuol coglierla in entrambe le modalità, smart o slow…purchè sgorghino le armoniche. LA MUSICA LIQUIDA E IL VINTAGE HI-FI NELLE PASSIONI DI UNA GIOVANE MUSICISTA Downloading in alta risoluzione: “El Pintor” il ritorno degli Interpol (di Giorgia Carrozzo) Il tempo trascorso dall’omonimo album ‘Interpol’ (2010) che, diciamolo, non ci aveva del tutto entusiasmato, sembra esser servito anche alla band a riproporre quella vecchia complicità andata
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musica
un po’ perduta dopo i vari progetti singoli di alcuni componenti (Paul Banks, Sam Fogarino) e dopo aver perso il bassista, Carlos Dengler. E così, dopo quattro anni ecco che arriva “El Pintor” - ‘pittore’ in spagnolo, oltre ad essere un anagramma del nome stesso della band - titolo che allude chiaramente ad un più personale modo di ascoltare, d’interpretare 10 tracce in meno di 40 minuti. Sin dal primo ascolto di “All the Rage Back Home” che ci fa gridare “Ma si, sono proprio loro!” lo capiamo: complice la riproduzione in alta risoluzione delle tracce attraverso il mio pc collegato al DAC, ‘El Pintor’ suona bene, molto bene. Suoni più puliti, più secchi ed essenziali, segno di quell’esperienza e di quella consapevolezza che gli Interpol sembrano aver acquisito come trio, ma segno anche della preziosa collaborazione di James Brown (Arctic Monkeys) e di Alan Moulder (My Bloody Valentine) al missaggio. Atmosfere molto vicine a quelle del glorioso “Turn On The Bright Lights” per le prime 4 canzoni tanto che il riff della seconda traccia, ‘My Desire’, ci ricorda molto quello di ‘Obstacle 1’ (ammettete di averlo pensato anche voi), il che non è del tutto negativo. Così, attraverso la chitarra seducente e l’incisiva sezione ritmica di ‘Same Town, New Story’, che non poteva avere titolo più azzeccato,
Finale a valvole Conrad Johnson MV55 con valvole NOS Mullard EL34 del 1967
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El Pintor, il ritorno degli Interpol
passiamo all’atmosfera cupa della nostalgica “My Blue Supreme” e ai suoi mormorii quasi trattenuti. Niente male la settima traccia, ‘Breaker 1’, suoni più duri e secchi, martellate hard-rock, versi struggenti e quasi codificati, astratti (There is a slope like an appetite, it descends slowly) e neanche ‘Ancient Ways’ nella quale l’energico Fogarino sembra dare il meglio di sé assieme alle chitarre, quasi dissonanti. Niente di nuovo ma allo stesso tempo tutto perfettamente in ordine per questo ‘El Pintor’. Sembra piuttosto che sia servito come forte scossa fuori dal declino che sembrava fosse annunciato e che, invece i cari vecchi Interpol hanno saputo scansare con maestria, affidandosi solo al loro modo di fare musica, che è quello che li distingue, che li ha sempre distinti. L’aveva detto anche Sir Banks in una recente intervista a Rolling Stones, ‘si può considerare un ritorno alla vecchia forma’. Sì, lo sappiamo di essere comunque lontani dai tempi d’oro di “Turn on the Bright Lights” e di “Antics” ma ammettiamolo, siamo già al quinto round e, a differenza di tanti altri colleghi per loro la fine sembra ancora lontana. Resta solo una cosa da fare: 30 Gennaio, al Fabrique di Milano, la prova del 9. Io ci sarò, voi?
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musica
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w w w . m y l i f e s t y l e . i t
Top Selection
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eventi
Ci sono storie, oggetti, situazioni, che passano senza lasciare traccia, che durano il tempo di una moda, di una circostanza, di un’occasione. Ce ne sono altri, invece, che si trasformano in memorie, cristallizzano momenti, raccontano sogni e tradizioni, racchiudono mondi. Il binomio Rolex-Rocca appartiene senza dubbio a questa seconda categoria. Da un lato, dunque, una delle più prestigiose aziende operanti nel settore dell’alta orologeria, simbolo di stile ed eleganza, oggetto del desiderio di tante generazioni. Dall’altra Rocca, l’unica catena di gioielleria e orologeria di alta gamma leader in Italia e una delle pochissime al mondo. Un binomio che racchiude un mondo prezioso ed esclusivo, nel quale il valore di ogni singolo oggetto è il risultato di passione, dedizione e conoscenza. A raccontare questo legame di successo, l’evento che si è tenuto a Lecce il 10 luglio 2014, presso lo splendido complesso monumentale di Torre del Parco, in una serata all’insegna del lusso e dell’eleganza.
A Lecce l’evento esclusivo di Rocca per Rolex e Tudor
UNA SERATA SENZA TEMPO
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eventi
Per l’occasione Rocca - presente in Italia con 11 boutique - ha offerto ai suoi selezionati ospiti, tra i quali alcune delle più importanti personalità e figure di spicco della vita pubblica salentina, la possibilità di ammirare le meravigliose creazioni della casa Ginevrina in un contesto esclusivo. Una location suggestiva, di inestimabile bellezza, perfetta per presentare le nuove collezioni Rolex e Tudor: pezzi unici e prestigiosi, esposti in anteprima al Salone Internazionale di Basilea 2014. Tra questi, la nuova collezione Cellini, composta da tre differenti modelli proposti in oro rosa o bianco, con eleganti cinturini in pelle. Il tutto nel corso di una serata da mille e una notte che ha raccontato, attraverso la potenza evocativa di contesti, sapori, immagini e musiche, un connubio di prestigio ed una storia senza tempo.
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Top Selection
poveri ma buoni le bi rre artigianali e i l ci bo da str ada Lecce, il Barocco, i suoi palazzi e il cibo da strada. Di tutto di più e meglio. Magia possibile solo nel Salento dove la creatività affonda a piene mani nel bello destrutturandone i cliché classici. Poveri ma Buoni è un evento alla sua prima edizione, organizzato dalla C.L.A.A.I. - Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane in collaborazione con l’agenzia creativa WhatUse? e finanziato dalla C.C.I.A.A. di Lecce. Un
trionfo di sapori semplici rivisitati e nobilitati da gourmet, mastri
birrai, panettieri e pasticcieri storici del territorio. L’insolita cornice, stavolta non è una piazza come ci si aspetterebbe ma il Palazzo Tamborino Cezzi e le annesse scuderie dove, fra la visita guidata al piccolo museo interno e alcune stanze private dello splendido palazzo cinquecentesco, buongustai e appassionati degustano e sorseggiano i prodotti dello street food salentino, nell’informalità di tutto ciò che può presentarsi alla bocca attraverso due dita. Radical chic si direbbe, ma anche no. Segno dei tempi che cambiano e di una rivalutata semplicità degli approcci alla questione cibo, musica e arte; qualcosa che rimanda al palato arcaico custodito nel DNA di un territorio in cammino verso il futuro ma con in mano un paniere ricolmo
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street food
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Top Selection
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street food
di tradizione. Commistioni sottili quelle delle birre artigianali, realizzate utilizzando malti, luppoli e lieviti selezionati che donano aromi e sensazioni uniche nel loro genere. Orzo e spezie di origini
pugliesi per la Beggia, la Pizzica e la
Taranta del gruppo Birra Salento. Farro Bio Salentino e Orzo Bio Cappelli per la Beer Firm Birrozza. “Non c’è amore più sincero di quello per il cibo” era solito ripetere George Bernard Shaw; se non fosse venuto in mente a lui, ci avrebbero pensato Mara e Carla Fornari, sorelle terribili della migliore espressione gastronomica leccese. Abbandonate le rispettive professioni, si dedicano ogni giorno alla sperimentazione e alla riscoperta delle ricette di tradizione. Le loro verdure pastellate con farina di ceci rappresentano ad esempio un capolavoro degustabile nel più classico cartoccio “da passeggio”. Farine biologiche e preparazioni per vegani e celiaci sono il punto di forza di Piadineria Salentina di Antonio Rucco e del suo giovane team; dodici metriquadri di esplosivo successo nei quali prende forma ad ogni ora del giorno e della notte la piadina salentina, affaccio sull’anfiteatro leccese compreso nel prezzo. Storie di piccoli localini come L’Angolino di via Matteotti, dove gruppi di turisti si affacciano quotidianamente, seguendo le orme di quanti prima di loro hanno apprezzato le ricche e leggere puccie di Antonio Casto, lasciandone tracce di spontaneo apprezzamento su Trip Advisor e nei numerosi forum del web. Il pane fragrante, i pizzi e la focacceria hanno da poco una casa d’eccellenza nella Boutique del Gusto a due passi da Piazza Sant’Oronzo. Farine selezionate, lievito madre, doppia lievitazione e cottura nel forno alimentato a legna. Una ricetta d'amore, tramandata da cinque generazioni. Ultima ma non ultima la storica produzione artigianale del Bar Cotognata Leccese, vero patrimonio della città. Una popolarità dovuta, primariamente alla famosissima marmellata ricavata dalle mele cotogne. Il bar risulta tappa obbligata per tutti i bongustai e gli amanti dei prodotti tipici di passaggio a Lecce. È stato proprio il maestro pasticciere Oronzo De Matteis il primo a lanciarsi nell'impresa di produrre la cotognata in grande quantità ed esportarla, facendo conoscere in tutto il mondo questa delizia fatta in casa, come da tradizione leccese. Conturbanti i suoi mustazzoli e la tipica cupeta; seducente la sua pasta di mandorla, a chiudere una degustazione dove leccarsi le dita diventa simbolico e quasi obbligatorio indice di gradimento.
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Top RESTAURANT
GOU RM E T TOU R: l’uMBRI A I ristoranti di alta cucina alla prova degli esperti di passionegourmet.it
Dal brustengolo all’anguilla del Trasimeno, dalle castagnole all’attorta, dai bringoli ai broccoletti del lago, sono tanti i prodotti e i piatti tipici che raccontano la tradizione gastronomica di una delle regioni più belle d’Italia, l’Umbria. Ed è proprio la cucina umbra che abbiamo scelto di presentare in questo numero, fantasticando un viaggio nel mondo del gusto e del piacere dei sensi attraverso le recensioni, magistralmente realizzate dai critici di Passione Gourmet, di tre fra i suoi ristoranti più rappresentativi. Attraverso i piatti di Nun, Villa Roncalli e Cucinaa, percorriamo insieme la strada del gusto e della passione per la buona tavola. NUN (Assisi, PG) - Assisi, oltre che per la sua indiscutibile bellezza, è resa celebre dai due Santi ai quali diede i natali, Francesco e Chiara. Ogni anno, migliaia di turisti e pellegrini arrivano nell’affascinante borgo umbro per ammirare le sue meraviglie e per rendere loro omaggio. In quest’aura di misticismo e sacralità, volendo tirare in ballo i sette peccati capitali, tra i quali compare la gola, ci si potrebbe spiegare il motivo per il quale ad Assisi trovare un ristorante degno di tale nome sia impresa davvero ardua. L’eccezione che conferma la regola arriva però dal ristorante del Nun Relais & Spa Museum, all’interno di una mirabile riconversione di quello che originariamente era il convento di Santa Caterina. La Spa contornata da colonne calcaree del I secolo d.C. vale da sola il viaggio. Dove un tempo sorgeva il refettorio, oggi è possibile accomodarsi in una sala parca, a tratti francescana, arredata con buon gusto.
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alta cucina
Top RESTAURANT
Ma è l’entrata in scena del cuoco, Nicolas Bonifacio,
sul versante biodinamico, predispone bene all’inizio
che cambia le carte in tavola, che stravolge l’idea
della degustazione. Le partenze stentate sembrano
comune che si ha quando si pensa ad Assisi, che fa
però essere un marchio di fabbrica della casa, così
dimenticare frati e pellegrini. Giovane, autodidatta, umbro
come, va detto, il fatto di sapersi rialzare da capitomboli
verace, tanto appassionato quanto tatuato, Nicolas è un
piuttosto eclatanti in corso d’opera. Lo chef dimostra di
cercatore compulsivo di prodotti di nicchia, di materie
aver grande carattere e di saper sopperire a qualche
prime di qualità, tutte, ovviamente provenienti dalla sua
lacuna tecnica, con una conoscenza territoriale davvero
terra, l’Umbria.
encomiabile. Dalla carne ai formaggi, dalla pasta ai
Il servizio di sala, comunque attento e sorridente,
lamponi, tutto viene personalmente selezionato da
lascia trasparire qualche incertezza, in particolare
piccoli produttori. Ecco quindi che, dopo un aperitivo
in apertura di serata (il sottofondo musicale, peraltro
disarmante in cui un crostino con alici e caprino incontra
poco contestualizzato al locale, è cominciato solo a
un bicchierino di birra e gazzosa, Nicolas sfodera piatti
cena inoltrata), ma si dimostra molto disponibile nella
di grande equilibrio, in riferimento alla tradizione più pura,
scelta dei vini da accompagnare durante il prosieguo
spesso strizzando l’occhio alla modernità.
della cena. Una carta pensata, con qualche chicca
Da sottolineare la grande tecnica con cui lo chef
NICOLAS BONIFACIO - NUN (Assisi, Pg)
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alta cucina
Nun Spa Museum
lavora la pasta fresca, proponendo un tortello ripieno di
sifoni sono certo utili per raggiungere l’obiettivo che
coda alla vaccinara, con il suo sugo e una centrifuga
si è prefissato, ovvero di alzare il livello medio della
di sedano. Piatto centratissimo e sfoglia da antologia.
gastronomia regionale. Manca ancora un po’ di armonia
Ma che la cucina sappia anche stare al passo coi
nei suoi piatti, ma Assisi è certamente il luogo ideale
tempi lo dimostra il piatto di lumache con centrifuga di
dove trovarla.
bieta, foglia “della Madonna” e levistico, in cui l’amaro
CUCINAA (Foligno, PG) - Quella di Marco Gubbiotti è
della centrifuga si armonizza con la consistenza delle
una storia particolare. Dopo aver girovagato all’inizio
lumache, e le erbe aromatiche, mai usate a sproposito,
della sua carriera tra i templi del classicismo culinario
danno quel tocco di “verde” che rende il piatto davvero
come Villa Roncalli di Foligno o il ristorante Da Arnolfo di
molto spinto e per nulla banale.
Colle Val d’Elsa ed aver anche messo piede a l’Astrance
Altra bella nota di merito arriva dalla pasticceria, che
di Parigi, diventa lo chef della Bastiglia di Spoleto,
propone dolci golosi, regionali, lievemente rivisitati e
riuscendo a conquistare l’ambito riconoscimento della
sapientemente contestualizzati. Molto bravi. Nicolas
stella Michelin.
Bonifacio è un cuoco appassionato, che adora la sua
Dopo qualche anno di grandi soddisfazioni e ricono-
terra e che studia quotidianamente. Roner, pacojet e
scimenti decide, improvvisamente, di cambiare rotta,
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Top RESTAURANT
MARCO GUBBIOTTI - Cucinaa(Foligno, Pg)
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forse annoiato dalla staticità del classico ristorante, del
caratterizza. Colazioni, pause pranzo ed aperitivi, fino a
rapporto distaccato tra chef e clienti, della formalità che
proporre cene alla carta durante il fine settimana. Ma
un locale stellato ha insita in sé stesso.
non solo. Cucinaa è anche gastronomia e food shop
Apre così, in collaborazione con i soci e compagni di
che esalta e fa riferimento a produttori locali di salumi
lavoro di una vita Ivan Pizzoni e Andrea Santilli, un bar/
e formaggi, che offre il pane lievitato naturalmente del
gastronomia/enoteca/ristorante. Lo chiama Cucinaa,
forno Pizzoni, che sfoggia una cantina ricercata e di
con la doppia vocale nel finale, come a voler ampliare il
pregio, e che sa mettere a proprio agio tanto l’avventore
concetto e l’idea che evoca la parola stessa.
abituale quanto quello curioso in cerca di peculiarità
Aperto dalle 7 del mattino alle 9 di sera, Cucinaa trova
regionali. L’offerta di Cucinaa prosegue proponendo
la sua forza nell’offrire prodotti scelti di altissima qualità
corsi di cucina e continui eventi con importanti ospiti del
lavorati con cura e sapienza da un team che segue
mondo enogastronomico. Il continuo via vai di clienti che
lo chef fin dai tempi della Bastiglia. Locale informale
entrano per bere un bicchiere di vino, mangiare un piatto
ma raffinato, si rivolge ad un pubblico estremamente
al volo, prendere un caffè o anche solo per salutare il
eterogeneo, rendendosi poliedrico, in grado di mutare
patron Marco, ripaga pienamente la coraggiosa scelta
in base alle fasi della giornata e alla clientela che le
dello chef, confermando ancora una volta come spesso
alta cucina
la strada nuova possa essere migliore di quella vecchia.
É la cuoca per antonomasia, capace di accogliere,
Gubbiotti può andar fiero del locale che è riuscito a
coccolare, cucinare e rassicurare i suoi clienti in una
creare, moderno, vivo e assolutamente accessibile.
maniera tanto spontanea da farla sembrare scontata.
VILLA RONCALLI (Foligno, PG) - Nel mare in burrasca
Sotto l’imponente lampadario di bronzo, attorno al quale
che caratterizza il mondo della ristorazione, tra mode
ruotano eleganti tavoli, decorati con argenti e tovaglie in
passeggere, chef trasformati d’un tratto in divi televisivi,
lino, bicchieri di cristallo e sedie in paglia di Vienna, la
con la reinterpretazione dei classici della cucina italiana
sala principale della villa si mostra accogliente, sobria
a farla da padrone, fortunatamente ci sono ancora,
e raffinata. Adiacente ad essa la cucina, che pare
sparsi qua e là, degli scogli, appiglio sicuro e robusto,
venire fuori dal XIX secolo, con i suoi taglieri consunti,
ancora di salvataggio per il gourmet disorientato,
le pentole “incurvate” arse dalla fiamma dei fornelli, il
sperduto, confuso.
forno a legna, ed una cuoca, sorridente e piacevole,
Villa Roncalli è uno di quei locali che si impegna a dar
che sembra cucinare non solo per lavoro, ma per una
conforto quotidianamente alle anime perse, smarrite, in
vocazione divenuta nel tempo una missione. Si sentono
cerca di rassicurazioni culinarie. Maria Luisa Scolastra, la
le fruste che sbattono le uova, dalla sala, la mannaia
chef, purtroppo fa parte di una specie in via d’estinzione.
che sporziona l’agnello, il soffritto che sfrigola, quasi a
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Top RESTAURANT
voler richiamare l’attenzione dei cuochi. Una carta dei
è un’altra dimostrazione di come Maria Luisa sia una
vini praticamente inesistente e la ferma volontà di Maria
cuoca esperta, dalla mano sicura e rassicurante.
Luisa di proporre alla clientela ciò che lei preferisce, fa
Le tempistiche eufemisticamente non perfette lasciano il
capire, anche all’avventore più insensibile, di essere al
tempo per immergersi in un’atmosfera fuori dal tempo,
cospetto di qualcosa di unico, fuori dalla realtà.
che risulterebbe anacronistica pressoché ovunque,
Ad un certo punto della serata, non ha importanza
eccezion fatta per l’Umbria.
che ore siano, i piatti cominciano ad uscire dalla
La cucina di Villa Roncalli è da ringraziare, oltre che
cucina, uguali per tutti i commensali. É un ritorno alle
da stimare, per essere un punto di riferimento di un
origini, a quei pranzi domenicali passati in famiglia, al
movimento culinario regionale che forse ha troppo
termine dei quali ci si alzava tanto sazi quanto felici.
spesso disatteso i suoi insegnamenti. Un ristorante/casa
Direttamente dalle uova delle galline del pollaio, e dalle
che ha il profumo dei bei tempi che furono e che allo
verdure colte nell’orto arriva la frittatina con pomodorini,
stesso tempo fa ritornare con i piedi ben piantati per
cipolle, menta ed erbe amare che nella sua semplicità
terra, perché, volenti o nolenti, Villa Roncalli e la sua
nobilita le materie in maniera semplicemente perfetta.
cuoca fanno parte del presente, e ci stanno ancora
La passatina di cicerchia decorticata con San Pietro
molto bene.
MARIA LUISA SCOLASTRA - VILLA RONCALLI (Foligno, Pg)
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alta cucina
oporto, LA CITTà DEI PONTI immagini dalla suggestiva città del portogallo
I fiumi mi han sempre attirato. Il fascino è forse in quel loro continuo passare rimanendo immutati, in quell’andarsene restando, in quel loro essere una sorta di rappresentazione fisica della storia, che è, in quanto passa. I fiumi sono la Storia. (Tiziano Terzani) Le città fluviali nascondono un’incredibile forza, solo in apparenza celata dal riflesso di ciò che le circonda. Quell’acqua che amplifica, quando da uno tutto diventa il doppio e il tempo resta sempre un presente da vivere. Una città sul fiume è unica nel suo genere, come lo è Oporto, o Porto in portoghese, città al nord del Portogallo, conosciuta come la ‘Città dei ponti’. Dopo Lisbona, è sicuramente la meta ideale per chi vuole trascorrere un week-end alla scoperta di un museo all’aria aperta, per restare ammaliati dal fascino di quartieri contraddittori e forse stridenti, partendo dalla città vecchia, che comprende la Cattedrale, il monastero di Serra do Pilar e il quartiere della Ribeira. Passeggiare lungo il fiume Douro, mentre i locali iniziano ad accogliere i turisti, osservare le barchette che tornano dall’immenso Oceano Atlantico, quando scende la sera e porta con sé le luci artificiali dei sei ponti di cui è nota la città, è uno spettacolo senza tempo. Evidenti le architetture medievali affiancate da palazzine ottocentesche, come le tante Chiese connotate da stili diversi, dal medievale al barocco. Di giorno, alla luce del caldo sole, si può restare abbagliati dalla lucentezza e bellezza dei caratteristici azulejos, piastrelle in ceramica decorate a mano. Sebbene ci siano stati anni difficili, dapprima la nomina da parte dell’Unesco, nel 1996 come Patrimonio Mondiale dell’Umanità e, nel 2001 come Capitale Europea della Cultura, hanno favorito una vera e propria rinascita culturale ed economica. Infatti, i finanziamenti provenienti dalla Comunità Europea, hanno contribuito a migliorare servizi e strutture, restaurando edifici storici e realizzando una moderna metropolitana. Tuttavia, la città è conosciuta anche e soprattutto per il Vinho do Porto, o semplicemente Porto, prodotto nella valle del Douro, una delle principali attrazioni. Si può tranquillamente godere dell’incanto delle case del Porto, lungo Vila Nova de Gaia. Si tratta di cantine di proprietà di compagnie di spedizioni marittime. Qui il famoso vino viene fatto invecchiare e offerto durante le visite guidate.
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on the road
È impossibile uscire da quei luoghi senza aver acquistato una bottiglia di vino. Si tratta di un prodotto non fermentato completamente. La fermentazione viene “mutizzata” con l’alcool delle vinacce, affinchè gli zuccheri contenuti nel mosto restino all’interno del vino. È grazie a questa tecnica che gustiamo un vino dal sapore dolce, ma sicuramente dalla rilevante gradazione alcolica. Vecchio, nuovo, colori forti e tonalità morbide, sapori dolci e gusti forti, spazi immensi come l’oceano e strade urbane ripide e strette. Questo il fascino di una città che sembra voler fortemente affermare la propria tradizione, ciò che è stata, guardando al futuro, segno che il turismo è in forte crescita e la voglia di mettersi in gioco tanta, perché il Portogallo non è
Articolo e immagini: MARIA ROSARIA DE LEO
solo Lisbona!
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Métiers d’Art Mécaniques Ajourées
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vacheron constantin quasi 260 ANNI DEDICATI ALL’ECCELLENZA OROLOGIERA Vacheron Constantin, fondata il 17 settembre 1755 nel quartiere ginevrino di SaintGervais dall’orologiaio Jean-Marc Vacheron, è la più antica Manifattura di orologi al mondo con quasi 260 anni di attività ininterrotta. Oggi, Vacheron Constantin ha fatto della ricerca dell’eccellenza una predisposizione mentale, un processo che coinvolge ogni fase produttiva, dalla progettazione alla finitura. MÉTIERS D’ART MÉCANIQUES AJOURÉES: Con questi nuovi esemplari, Vacheron Constantin unisce due universi che hanno subìto un’evoluzione analoga alla fine del XIX secolo: l’architettura e l’orologeria. Ispirati ad uno dei movimenti di riferimento della Maison, il calibro 4400, trascende l’arte della scheletratura e ricorda la leggerezza architettonica delle grandi stazioni ferroviarie della rivoluzione industriale, tutte volte e trasparenze. Vacheron Constatin realizzò il primo calibro interamente scheletrato nel 1924. Scheletrare un movimento è un’arte complessa, poiché l’operazione consiste nello scavare al massimo gli elementi meccanici facendo in modo di salvaguardare il corretto funzionamento dell’orologio. Questo nuovo modello racchiude la prima versione scheletrata del calibro 4400 a carica manuale, al quale è stata sottratta oltre metà della materia rispetto al calibro 4400 pieno. La sottile meccanica scheletrata è resa ancora più nobile dallo smalto “Grand Feu”, dal colore profondo e opaco. Declinato in nero, blu o grigio, l’anello smaltato “Grand Feu” è
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Métiers d’Art Fabuleux Ornements
sottolineato da numeri romani che, nello stile, ricordano quelli degli orologi centrali delle grandi stazioni ferroviarie europee della fine del XIX secolo. Nella versione di alta gioielleria, il Métiers d’Art Mécaniques Ajourées coinvolge l’incastonatura di 42 diamanti taglio baguette che illuminano la lunetta, insieme a dodici diamanti taglio baguette sul fermaglio del bracciale, per un totale di circa 2,8 carati. Il calibro scheletrato 4400SQ, con una frequenza di 28.800 alternanze/ora, garantisce una notevole precisione ed un’impressionante riserva di carica di sessantacinque ore. L’orologio vanta, infatti, il Punzone di Ginevra, garanzia di qualità. MÉTIERS D’ART FABULEUX ORNEMENTS: Rappresentano un invito a viaggiare ed invitano le donne a riscoprire la bellezza delle decorazioni provenienti da diverse culture. La Cina con i suoi antichi ricami, l’India e i suoi manoscritti colorati, l’architettura dell’impero ottomano, la Francia e i suoi pizzi. Le arti tradizionali, al crocevia di diverse culture, rivivono grazie ai battiti del leggerissimo calibro in oro inciso a mano attraverso il guillochage, lo smalto “Grand Feu”, i diamanti,
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orologi
le perle e la madreperla, l’incisione e il cloisonné di pietre. Manoscritto indiano: In uno scrigno d’oro rosa circondato da una lunetta con diamanti, dieci colori di smalti disegnano sul quadrante fiori di ispirazione orientale che si schiudono su un cielo azzurro e che circondano il calibro scheletrato, come i motivi floreali che decorano i margini degli antichi manoscritti orientali. Per i contorni della decorazione si procede prima con la tecnica del champlevé, creando gli alveoli separati dai sottili tramezzi d’oro dove gli smalti vengono poi disposti uno a uno. Le foglie, incise a mano dopo la smaltatura, contribuiscono a dare lucentezza. Architettura ottomana: Il calibro leggerissimo trova un’eco nel musharabia di oro rosa bisellato che forma il quadrante e dove ogni asperità è anglé a mano. Su uno sfondo di madreperla bianca naturale, la griglia d’oro costellata di perle semisferiche ricorda la maestosa architettura a volte del Medio Oriente. L’universo fatato da mille e una notte prosegue negli arabeschi del calibro, anch’esso lavorato a incisione.
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Patrimony Contemporaine Ultrapiatto Calibro 1731
Pizzo francese: Una luminosa guipure di oro bianco riveste di zaffiri e diamanti il quadrante in smalto “Grand Feu” traslucido guilloché a mano. Questo pizzo ricorda la grande tradizione dei ricami francesi, un’arte ancestrale che è parte della cultura del paese. La base del quadrante in oro è ricoperta da un motivo guilloché che conferisce un sottile rilievo allo smalto traslucido. Ricamo cinese: Realizzato in cloisonné di opale rosa, il quadrante è ricoperto nella parte esterna di rubini, cuprite e granati. La grazia delle pietre tagliate e scolpite secondo l’arte della glittica, come i ricami cinesi in fili di seta che arricchiscono le pregiate stoffe, è impreziosita da foglie e pistilli in oro finemente incisi a mano. La finezza del lavoro realizzato dai Maestri tagliatori e incisori rende un vibrante omaggio alla tradizionale arte del ricamo praticata in Cina da millenni. PATRIMONY CONTEMPORAINE ULTRAPIATTO CALIBRO 1731: In orologeria vi è un’arte che pochi posseggono: si tratta della capacità di realizzare orologi con suoneria, la più complessa tra le complicazioni.
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orologi
La Manifattura Vacheron Constantin alla complessità della suoneria ha sommato la sfida di realizzare il calibro manuale e l’orologio meccanico a carica manuale con ripetizione minuti più sottili del mercato. Il design trae ispirazione da un esemplare ultrapiatto creato nel 1955 in occasione del bicentenario di Vacheron Constantin, poi rivisitato nel 2004. La sua grande finezza, la forma assottigliata, la lunetta incurvata, il quadrante ed il vetro bombati, la minuteria perlata, le lancette a bastone e gli indici a triangolo e bastone si ritrovano nel nuovo Patrimony Contemporaine ultrapiatto calibro 1731, ma la cassa è stata oggetto di un lavoro complesso, per arrivare a formare un tutt’uno con il calibro e per firmare un duplice record: il movimento meccanico a carica manuale con ripetizione minuti più sottile tra quelli esistenti (3,90 mm) nell’orologio più piatto tra quelli meccanici a carica manuale (8,09 mm). Sul lato quadrante, Vacheron Constantin ha optato per degli elegantissimi piccoli secondi decentrati a ore 8, i primi della linea Patrimony Contemporaine.
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Malte tourbillon scheletrato
MALTE TOURBILLON SCHELETRATO: Con il Malte tourbillon scheletrato, Vacheron Constantin ha realizzato un segnatempo tourbillon, una delle massime complicazioni esistenti, in un calibro di forma interamente scheletrato. Vacheron Constantin ha immaginato un motivo architettonico inedito, declinato secondo la forma del triangolo, dando vita a piccoli triangoli formati da rette replicate che creano un effetto tridimensionale. Questo mosaico di geometrie disegna una impressionante architettura di volumi attraverso giochi di luce e ombra. L’architettura del calibro 2790 SQ è valorizzata dalla cassa in platino di forma tonneau. Il quadrante, in vetro zaffiro come il fondo, è circondato da un anello color ardesia sul quale risaltano gli eleganti indici in metallo. La minuteria è dipinta mentre le indicazioni della data, della riserva di marcia e dei secondi sono incise e dipinte. La gabbia del tourbillon, posta a ore 6, descrive le sue rivoluzioni sulla Croce di Malta e indica i piccoli secondi.
68
BMW vs. Mercedes -Benz
Bmw X6
Nella seconda generazione la nuova BMW X6, grazie a un’immagine più aff ilata e ad una performance eccellente, rafforza la propria posizione come precursore del piacere di guida più esclusivo.
70
automobili
Mercedes-Benz fonde lo stile di due vetture profondamente diverse tra loro, dando vita alla GLE CoupĂŠ, dove i tratti sportivi tipici di un CoupĂŠ prevalgono sulle caratteristiche distintive di un SUV.
Mercedes-Benz GLE COUPè
71
BMW vs. Mercedes -Benz
BMW X6: Il design
72
Nel modulo frontale della vettura si ritrovano i tipici
forniti di serie. Per la nuova BMW X6 sono disponibili
elementi di un modello BMW della Serie X: le linee dalla
come optional anche le luci adattive a LED.
sagoma a “X” del paraurti, la protezione anti-incastro
Il profilo della nuova X6 è caratterizzato inoltre da
colore argento pastello, il disegno particolarmente mu-
linee marcate e sagome lavorate con precisione. La
scoloso del doppio rene BMW e la configurazione dei
forma a cuneo della silhouette viene accentuata da
doppi fari circolari e le luci fendinebbia.
un’interpretazione esclusiva della tipica nervatura laterale
Gli inserti cromati dalla forma ondulata e la lavorazione
bipartita delle vetture BMW.
fortemente
luminose
Le linee della costolatura che nascono nei passaruota
sottolineano il carattere sofisticato dei proiettori bixeno,
anteriori salgono dolcemente fino alle maniglie delle
tridimensionale
delle
sorgenti
automobili
portiere posteriori. Al di sotto si evolve una seconda
luminose
nervatura che si estende fino alle luci posteriori,
marcato design notturno.
formando una dinamica onda.
Analogamente alla sezione frontale della vettura, la
Nella vista posteriore linee orizzontali accentuano la
carrozzeria viene completata da una protezione anti-
larghezza e lo stabilitĂ della nuova BMW X6. Anche il
incastro colore argento pastello. Come vernici per la
disegno delle superfici nella zona del cofano posteriore
scocca della nuova BMW X6 sono disponibili due tinte
dall’ampia
pastello e nove colori metallizzati. Le nuove verniciature
apertura,
del
robusto
paraurti
e
della
a
gamma
LED,
sono
lavorate
grembiulatura bassa segnala una sportivitĂ robusta.
della
Le luci posteriori a L bipartite creano con le strisce
flamencorot ad effetto brillante.
le
tridimensionalmente,
varianti
sparkling
storm
un
e
73
BMW vs. Mercedes -Benz
MERCEDES-BENZ GLE COUPé: Il design
74
Sensualità e chiarezza. La nuova GLE Coupé dimostra
Contemporaneamente vi si possono cogliere rimandi al
come
SUV classico. Prendono così vita proporzioni estreme
intelligenza/emozione
e
tradizione/modernità
possano convivere in simbiosi.
dall’estetica
GLE Coupé incarna i principi consolidati del design
dal rapporto tra la parte superiore piatta e il corpo
pronunciata,
determinata
soprattutto
della Stella e sintetizza i tratti caratteristici di due
accentuato, mentre la silhouette comunica dinamismo
generi automobilistici differenti. Da un lato presenta gli
e agilità.
elementi stilistici peculiari di tutti i Coupé Mercedes-
La mascherina sportiva verticale del radiatore, incornicia-
Benz, coniugando una spiccata sportività con una forte
ta dai fari tridimensionali interamente a LED, è l’elemento
propensione estetica e sensoriale al lusso.
principale del frontale a sbalzo corto. La linea del cofano
automobili
motore digradante verso la parte anteriore e le tipiche
Gli elementi di stile della vista posteriore sono i sottili gruppi
curvature ellittiche Mercedes sottolineano l’appartenenza
ottici dal design tridimensionale, l’ampia modanatura
di GLE Coupé alla categoria dei modelli Mercedes-Benz
cromata posta al di sopra e la targa inserita nel paraurti.
spiccatamente sportivi. Le pedane di accesso illuminate
Un’altra caratteristica che da generazioni accomuna
(a richiesta) sottolineano con discrezione i caratteri di
tutti i grandi Coupé della Stella è la forma del lunotto
provenienza SUV o dei fuoristrada di stampo classico.
con gli angoli arrotondati nella parte alta. La protezione
La conformazione della coda, chiaramente ispirata alla
antincastro cromata che, nella parte posteriore alloggia
linea della Classe S Coupé, manifesta, invece, l’appar-
le uscite dell’impianto di scarico a doppio terminale è,
tenenza della vettura alla famiglia dei Coupé.
invece, una citazione del patrimonio genetico SUV.
75
BMW vs. Mercedes -Benz
BMW X6: Gli interni
76
Grazie a una generosa abitabilità, alla tipica posizione di
superficie softskin con cuciture decorative nere.
seduta leggermente rialzata dei modelli BMW della Serie
Grazie al design delle luci d’ambiente, incluse nel
X e ai materiali pregiati lavorati con la massima cura,
pacchetto d’illuminazione, viene accentuata ulteriormente
gli interni della nuova BMW X6 offrono le premesse per
l’affinità stilistica tra la plancia portastrumenti e i pannelli
un’esperienza di guida ottimale in un ambiente di lusso.
interni delle porte. L’affascinante atmosfera viene creata
La
viene
da unità a LED che formano una linea continua in
sottolineata dalla lavorazione tridimensionale e dalla
varie sezioni degli interni. Il sistema iDrive consente di
struttura orizzontale delle superfici sovrapposte secondo
selezionare i colori monocromatici d’illuminazione blu,
il principio del layering, analogamente ai rinforzi delle
bianco ed arancione in sei combinazioni memorizzate.
porte rivestiti già nell’allestimento di serie in una pregiata
Oltre alla strumentazione combinata, nella nuova BMW
larghezza
della
plancia
portastrumenti
automobili
X6 anche le unità di visualizzazione dell’impianto di
Il volante sportivo in pelle disegnato in esclusiva per il
climatizzazione
nuovo modello, completo di tasti multifunzione e paddles,
e
di
convogliamento
dell’aria
sono
il selettore di marcia dalla linea sportiva e il divanetto
eseguite nella tecnologia Black-Panel. strumentazione
posteriore con i due posti esterni a carattere a sedili
combinata i contenuti, la rappresentazione e i colori delle
separati, nonché grandi vaschette porta-oggetti nel
immagini visualizzate variano a seconda della modalità
bracciolo centrale esaltano lo stile individuale degli interni.
di guida selezionata con l’apposito tasto.
Un altro equipaggiamento disegnato appositamente
Il sistema di comando di serie iDrive include il Control
sono i poggia-ginocchia nella zona della consolle
Display montato a isola dalla misura fino a 10,25 pollici
centrale, con superficie in pelle abbellita da cuciture
in design flatscreen.
decorative in un colore di contrasto.
Nel
display
multifunzionale
della
77
BMW vs. Mercedes -Benz
MERCEDES-BENZ GLE COUPé: Gli interni
78
Nell’abitacolo colpiscono da subito i sedili ed il volante
Nella consolle si trova il COMAND Controller con il
sportivi, insieme agli elementi di infotainment già presenti
touchpad collocato sopra in posizione ergonomica.
a bordo della Classe C, della Classe E e della Classe S.
Anche gli allestimenti in pelle ecologica ARTICO e gli
Il display informativo, ben visibile e collocato in posizione
inserti in alluminio chiaro con rifiniture longitudinali sono
ergonomica, non è completamente sospeso, ma in parte
alquanto convincenti.
integrato nella plancia portastrumenti.
L’infotainment è affidato all’impianto Audio 20 CD con 8
Accanto al display sono posizionate le bocchette centrali,
altoparlanti e al modulo di comunicazione Remote Online
che come quelle esterne sono provviste di una pregiata
per l’utilizzo dei servizi Mercedes connect me in Europa.
cornice in silver shadow. All’insegna dell’uniformità
Gli interni a seconda del gusto personale, possono
stilistica degli interni si pone l’head unit.
assumere accentuare uno stile più sportivo o più classico.
automobili
Negli allestimenti si può optare per una monocromia
e pedaliera sportiva in alluminio.
nera fino ad arrivare alle più diverse combinazioni di
Il pacchetto Exclusive designo, con sedili Comfort
tonalità, dove il nero si accompagna al beige zenzero, al
riscaldabili
grigio cristallo, al marrone cuoio o al colore porcellana.
portastrumenti e rivestimenti delle porte in pelle designo
Gli interni del GLE Coupé risultano particolarmente
e cielo nero DINAMICA, rendono l’abitacolo ancora più
gradevoli nella soluzione bicromatica con pelle Nappa
esclusivo.
Exclusive designo in porcellana/nero.
A seconda delle preferenze personali, gli inserti possono
Gli interni AMG Line trasferiscono la sportività degli
essere realizzati in alluminio con rifiniture longitudinali
esterni nell’abitacolo, ad esempio con sedili sportivi
chiare, in frassino marrone, in Eucalyptus marrone, in
AMG, volante sportivo AMG, allestimenti in pelle Nappa
pioppo grafite scuro o in carbonio AMG/nero Pianoforte.
dotati
di
impuntura
a
rombi,
plancia
79
BMW vs. Mercedes -Benz
BMW X6: La tecnica
80
La gamma di motorizzazioni disponibile al momento del
tecnologia EfficientDynamics, l’ottimizzazione dei pesi
lancio è composta da un propulsore V8 da 330 kW/450
e il miglioramento delle caratteristiche di aerodinamica
CV montato nella BMW X6 xDrive50i, da un motore
provvedono
diesel sei cilindri in linea da 190 kW/258 CV nella BMW
sensibilmente superiori della nuova X6 con un consumo
X6 xDrive 30d e da un ulteriore diesel sei cilindri in linea
di carburante nel ciclo combinato ridotto fino al 22%.
con tre turbocompressori e una potenza di 280 kW/381
Nella primavera del 2015 la gamma sarà completata
CV che alimenta la BMW X6 M50d.
dalla BMW X6 xDrive40d (230 kW/313 CV).
La tecnologia BMW TwinPower Turbo, il cambio sportivo
La trazione integrale intelligente di serie BMW xDrive
di serie Steptronic a 8 rapporti, ampi interventi della
è completabile, a richiesta, con i pacchetti di Assetto
a
combinare
le
prestazioni
di
guida
automobili
entertainment Professional per la zona posteriore.
adattivo che ne potenzia ulteriormente la dinamica. Un aumento del comfort di guida lo assicurano gli
Come optional vengono offerti il BMW Head-Up Display,
ammortizzatori
il
Driving Assistant Plus con assistente di guida autostradale
Dynamic Damper Control che sono inclusi nel pacchetto
in colonna, BMW Park Assistant, i sistemi Surround View
Assetto adattivo Comfort ed M.
e BMW Night Vision con Dynamic Light Spot, Speed
Il piacere di guida e l’elevato comfort di viaggio sono
Limit Info e tutti i servizi di BMW ConnectedDrive, come
ulteriormente potenziabili con il sistema di navigazione
anche Online Entertainment.
Professional con Touch Controller, il Bang & Olufsen
La
High End Surround Sound System e il nuovo sistema di
dell’equipaggiamento di serie della nuova BMW X6.
pneumatici
dell’asse
posteriore
e
chiamata
di
soccorso
intelligente
è
parte
81
BMW vs. Mercedes -Benz
MERCEDES-BENZ GLE COUPé: La tecnica
82
GLE Coupé si distingue per i numerosi equipaggiamenti,
in lega da 21’’ o da 22’’ con pneumatici misti.
di serie o a richiesta.
La tecnica LED trova impiego nei fari principali, nelle luci
Il modello diesel GLE 350 d 4MATIC eroga una potenza
diurne, nei gruppi ottici posteriori e nella terza luce di
di 258 CV e mette a disposizione una coppia massima
stop. Inoltre, il sistema di regolazione della dinamica di
di 620 Nm da 1.600 giri/min. GLE 400 4MATIC è
marcia DYNAMIC SELECT, il portellone EASY-PACK con
equipaggiata con il nuovo V6 Biturbo a iniezione diretta
apertura e chiusura a comando elettrico e la telecamera
da 333 CV e 480 Nm di coppia dai 1.400 giri/min.
per la retromarcia assistita con linee di riferimento
I cerchi in lega da 20’’ sottolineano il look deciso di
dinamiche visualizzate sul display sono di serie.
entrambi i modelli ma si possono ordinare anche i cerchi
Oltre al COLLISION PREVENTION ASSIST PLUS, anche
automobili
il sistema di assistenza ESP® e il sistema di assistenza
SELECT è sempre disponibile a bordo del modello di
in presenza di vento laterale concorrono a incrementare
punta. Gli equipaggiamenti di serie sono ulteriormente
la sicurezza attiva. Il GLE Coupé adotta di serie anche
arricchiti grazie ad uno speciale kit aerodinamico
il Brake Assist BAS Plus, che a richiesta può essere
AMG, che comprende spoiler anteriore e grembialatura
fornito anche con il sistema di assistenza agli incroci.
posteriore specifici, uno spoilerino posteriore in tinta con
GLE 450 AMG, grazie al motore V6 Biturbo da 367 CV
la carrozzeria e cerchi in lega AMG a 5 doppie razze
di potenza e 520 Nm di coppia disponibile dai 1.400 giri/
da 21’’.
min, mostra un carattere marcatamente sportivo.
A richiesta sono disponibili cerchi in lega AMG a 5 razze
Il programma di marcia Sport+ del sistema DYNAMIC
da 22’’, anche con pneumatici misti.
83
FERRARI FXX K
automobili
Dopo FX X e 599X X, la nuova Ferrari FX X K è in
garantisce per due anni un'esperienza del tutto unica.
grado di stracciare tutti i record con 1.050 CV erogati
Per ciascuna uscita in pista si ha a disposizione un
dal
attiva
istruttore in grado di aiutare il pilota a migliorarsi. Nel
completamente rivista rispetto alla 'LaFerrari' stradale
pomeriggio si potrà poi esaminare la telemetria e os-
da cui deriva.
servare i filmati registrati in pista durante i test mattutini.
Nel 2015 sarà impegnata nel programma privato
Tutta la produzione prevista è già stata prenotata ad un
Ferrari: con l'acquisto della FX X K, la casa di Maranello
prezzo di circa 2,5 milioni di euro per ogni esemplare.
powertrain
ibrido
e
con
l'aerodinamica
automobili
Si chiama Ferrari FX X K la vettura-laboratorio basata sulla prima ibrida della Casa di Maranello, che dal prossimo anno sarà protagonista sui circuiti di tutto il mondo. Nel nome, la sigla K richiama la tecnologia “Kers” di recupero dell’energia cinetica per la massimizzazione delle performance in pista. Libera da norme omologative e regolamentari, non è infatti previsto neppure l’uso nelle competizioni, la FX X K è stata sviluppata senza alcun compromesso ed è equipaggiata con innovazioni tecnologiche che garantiscono una esperienza di guida senza precedenti per l’esclusivo gruppo di Clienti-Collaudatori con cui il Cavallino Rampante effettuerà uno speciale programma di test nell’arco dei prossimi due anni. L’enorme potenziale della vettura si riassume in pochi ma significativi numeri: 1050 cavalli complessivi di cui 860 erogati dal motore termico V12 e 190 cavalli assicurati dal motore elettrico con oltre 900 Nm di coppia massima complessiva. Il V12 da 6262 cm³ è dotato di nuovi alberi a camme, distribuzione
meccanica
delle
valvole,
anziché
idraulica, che sono state di conseguenza modificate, mappatura del motore specifica, condotti di aspirazioni rivisti con differente trattamento di lucidatura, e una linea di scarico rifatta a fronte dell’eliminazione dei silenziatori. Il sistema HY-KERS è stato evoluto in ottica puramente prestazionale, con logiche di funzionamento gestibili dal pilota attraverso uno specifico manettino a 4 posizioni: Qualify: per ottenere la massima prestazione entro un numero limitato di giri; Long Run: per ottimizzare la costanza della performance; Manual
Boost:
per
l’erogazione
istantanea
della
massima coppia; Fast Charge: per attivare la ricarica rapida dellabatteria. La ricerca della massima efficienza in ogni fase del giro di pista ha portato a interventi diffusi ma integrati su tutto il corpo vettura in termini di aerodinamica attiva e passiva. Sul frontale spicca l’ala a due elementi con lo splitter maggiorato, più basso di 30 mm e interrotto nella parte centrale, che applica i concetti vincenti per il miglior
bilanciamento e generazione del carico introdotti e sviluppati nella categoria GT del Mondiale Endurance, in cui la Ferrari ha trionfato per tre anni consecutivi. Una doppia coppia di turning vane laterali e pinne verticali ha la funzione di indirizzare l’aria verso la parte della fiancata, richiamando la scia dall’anteriore all’esterno del fondo, sigillato grazie alle minigonne che si estendono dal brancardo, a tutto vantaggio di una considerevole riduzione di resistenza associata a un aumento di carico conseguente al più efficace sfruttamento del fondo aerodinamico. Molto sofisticato anche il posteriore, con la coda della carrozzeria alzata ed l’allungamento della corsa dello spoiler mobile posteriore per un incremento complessivo di 60 mm in massima estensione. Due candelabri, composti da una pinna verticale e da un profilo orizzontale, agiscono in configurazione di bassa resistenza come derive e in configurazione da alto carico amplificando le performance dello spoiler. Questo sistema, inoltre, induce potenti aspirazioni sulla parte posteriore della vettura, contribuendo tra l’altro al pieno sfruttamento della parte di fondo piatto posta davanti alle ruote posteriori, grazie a due condotti di by-pass che riducono la pressione nel vano ruota. Il
diffusore
posteriore,
estremamente
espanso,
ottimizza l’estrazione di aria dal fondo vettura. Il risultato è un miglioramento del 50% del carico verticale in configurazione a bassa resistenza, e di un 30% nella configurazione downforce più spinta, arrivando a 540 kg alla velocità di 200 km/h. La dinamica del veicolo beneficia dell’introduzione di pneumatici slick Pirelli sensorizzati, che consentono il monitoraggio dell’accelerazione longitudinale, laterale e radiale, oltre che di temperatura e pressione. Questa soluzione consente un’accurata analisi della interazione tra gomma e asfalto, arricchendo così il traction control di dati preziosi per l’ottenimento della massima prestazione. Il livello di intervento di Differenziale elettronico E-Diff, controllo di trazione F1-Trac, controllo elettronico dell’angolo di assetto con specifica calibrazione per gli pneumatici slick (Racing SSC) e ABS prestazionale è controllabile grazie al Manettino racing a 5 posizioni sul volante.
automobili
Immagini: Michele Morosi/indigitalimages Articolo a cura di GIULIA CORICCIATI
fashion p/e 2015
MILANO FASHION WEEK La settimana della moda di Milano è ormai un evento storico. È dal 1958, infatti, che la città ospita con orgoglio l’evento, acquisendo così il titolo di capitale della moda assieme a New York, Londra e Parigi. É la settimana più importante a cui una donna amante della moda può desiderare prendere parte per cavalcare l’onda della moda e sentirne l’energia. Pura magia per chi ama distinguersi, per chi desidera un proprio segno di riconoscimento. Perché se Audrey la ricordiamo per il suo tubino nero, Becky per la sua sciarpa verde, anche noi meritiamo un segno di riconoscimento che sia un foulard di Hermès, una suola rossa Louboutin o una semplice ispirazione. La bellezza conta ma quello che indossiamo ancora di più. Molte collezioni mostrano il fascino delle linee asciutte, geometriche, dei colori definiti, della linearità. Se il bianco è la tela su cui dipingere nella prossima Primavera/Estate 2015, la tavolozza è complessa. Prevalgono i colori pastello, ma anche blu, bianco, verde, bordeaux, arancione, marrone, rosso. Un glamour caleidoscopico. Le righe non tramontano mai, come non tramonta la lavorazione dei tessuti: trafori, reti, ricami laserati su pelle. La parola d’ordine è see through sia in versione bon-ton francese negli abiti in cotone sangallo che per sexy completi con pelle a vista. Il make up è naturale, mai eccessivo: l’incarnato cattura la luce, gli zigomi sono in evidenza grazie a illuminanti che si fondono con la pelle per un look fresco e facile da ricreare. Anche le labbra sono in evidenza ben idratate con dei lucidi effetto “lacca” o con tinte scure rivisitate oltre al classico rosso.
91
speciale modA
PRADA
92
Una delle collezioni più attese del calendario
a motivo patchwork. Gli orli sono sfilacciati e
della settimana della moda milanese é stata
sfrangiati ad arte. Una collezione contemporanea
sicuramente la sfilata firmata Miuccia Prada in
che ha confermato ancora una volta il talento
Via Fogazzaro n.36. Quasi storditi dal profumo
visionario di Miuccia.
di lavanda nella cornice di un paesaggio lunare
Un altro grande talento Made in Italy sono Dolce
di sabbia viola, gli ospiti hanno assistito ad una
& Gabbana dove la cultura e il simbolismo
collezione dove il broccato è stato non solo il
spagnolo hanno contribuito a ispirare questa
protagonista ma un vero e proprio concetto, come
nuova collezione. Giacchini da torero, ballerine
sostiene Miuccia. I tubini e i soprabiti sembrano
di flamenco, corsetti, tubini tempestati di cuori
cuciti addosso con pezze di broccato assemblate
sacri sono le particolarità della collezione. Il pizzo
fashion p/e 2015
DOLCE & GABBANA
GUCCI
non cessa di essere, anche in questo caso, una
Italiana, headquarter di Fendi, e alle prime opere
presenza costante e intrigante. La passerella è
metafisiche di Giorgio de Chirico. Sono abiti
un’esplosione. La donna di Dolce & Gabbana sa
emozionali dove ogni dettaglio diventa prezioso.
come far girare la testa ai maschi con fiori rossi
La donna Fendi ha sandali dal tacco alto o flat.
tra i capelli e corone.
Occhiali cat-eye. Borse a mano mini o maxi e le
In Via Solari n. 35 si celebra l’artigianalità e la
nuove Micro clutch con inserti in pelliccia pensate
maestria italiana pensata da Karl Lagerfeld
dal mitico Karl.
e
negli
In Piazza Oberdan 2/B il bianco, verde, bordeaux,
atelier della maison romana. La sfilata è in realtà
arancione, marrone, rosso e blu rappresentano i
ispirata all’architettura del Palazzo della Civiltà
colori dell'ultima collezione GUCCI creata da Frida
Silvia
Venturini
Fendi
realizzata
93
speciale moda
FENDI
MOSCHINO
Giannini prima del suo addio alla maison. Una
parrucche bionde e rossetto shocking hanno
femminilità moderna e incredibilmente lussuosa.
sfilato in passerella vestite di completini di pelle
Frida ha pensato a una donna che vuole piacere a
glossy, felpe bubble-gum, trench dorati, tailleur
se stessa e divertirsi. Linee asciutte e geometriche
con tanto di bikini trompe l’oeil stampato sopra,
sono reinventate attraverso un
borse a forma di scarpa e i mitici jeans glitterati
protagonista.
in perfetto stile Barbie. Per poi concludere il
Una collezione apprezzata e criticata in ugual
defilé con abiti da cocktail e da sera dai volumi
misura
esagerati, dichiaratamente anni ‘80 e dalle tinte
La
94
mix di materiali.
mitica in
Jackie perfetto
Soft stile
diventa Jeremy
Scott
sulla
passerella di MOSCHINO in Corso Venezia n.16
sgargianti.
dove ha sfilato la donna Barbie. Modelle con
Un grande orgoglio romano é Giambattista
fashion p/e 2015
GIAMBATTISTA VALLI
TRUSSARDI
Valli ed altrettanto grande é stato il debutto
presenta la sua collezione stile “atletico chic“,
della linea ready to wear. La sua moda è giovane
molto in voga negli ultimi tempi. Una collezione
fresca e disinvolta, adatta alle IT girl, unificando
dove a regnare incontrastata è la pelle. Soprabiti
sia lo stile italiano che quello bon-ton francese.
di camoscio, pelle di struzzo, cocco, rettile, si
I mini dress iper decorati, in cotone sangallo,
alternano alla maglia e all’organza dando forma
pizzo, con stampe liberty e denim, sembrano
una collezione di pezzi basici e classici. Il tacco
usciti dall’armadio di una sofisticata ragazza di
a cilindro dei sandali è un omaggio al design di
buona famiglia, che non disdegna vezzose calze
Joe Colombo.
bianche e a pois. Un trionfo di maestria sartoriale.
VERSACE in via Gesù 12 presenta una collezione
Sempre in Corso Venezia 16 Gaia TRUSSARDI
innovativa. Mandando in passerella una linea priva
95
speciale moda
VERSACE
96
di eccessi, nel rispetto della genialità dell’amato
sfumano nelle tonalità del tramonto. MISSONI
fratello Gianni. Il défilé si apre all’insegna del
sceglie di esaltare l’infinita leggerezza delle sue
nero arricchito da maxi impunture decorative che
maglie, in versione estiva, trattate come garze
sembrano sottolineare la silhouette pulita e lineare
sottile, impalpabili, a tratti trasparenti e ricche
dei capi, poi arriva il colore, prima sotto forma
di effetti sfumati. Tinte brillanti e sfumature della
di colori caramella, poi tinte più brillanti, accese,
natura colorano una collezione che sembra essere
che esplodono in un color blocking. Le donne
un’inno alla leggerezza e alla libertà. Gli abiti sono
seducono con abiti raffinati, dalle linee pulite, ma
lunghi allungano la silhouette e allontanano ogni
sempre glamour.
costrizione dal corpo esaltando il tessuto di maglia
Via Savoia n.56 si riempie di righe colorate che
lavorato a rete, traforato e ricamato.
fashion p/e 2015
MISSONI
ROBERTO CAVALLI
Accessorio cult, sono i turbanti in seta che
accostati a nuvole di piume oppure propone in
avvolgono i capelli. Ancora una volta trionfano le
maniera rivisitata maxiabiti foulard dal fascino
celebri righe irregolari simbolo della maison.
animalier.
Ultima visione per CAVALLI che reinterpreta una
Una settimana della moda che nelle collezioni
gipsy dei nostri giorni, una donna che segue il
Primavera/Estate 2015 ha celebrato la bellezza
proprio romanticismo, ricca di poesia, moderna,
divenendo
libera. Sceglie lunghi abiti arcobaleno plissettati,
tata in arte. La moda del resto va ammirata
anche le gonne corte in pelle riprendono l’uso
perché è un’arte che ha regole precise, che
delle pieghe. Per la sera Cavalli punta sui capi
più di qualsiasi pensiero meritano rispetto e
su ricami scintillanti, capi ricchi di applicazioni
ammirazione.
creatività
e
la
creatività
tramu-
97
speciale moda
EDITORE Giovanni Colella editore@mylifestyle.it DIRETTORE RESPONSABILE Vincenzo Paticchio CAPOREDATTORE Annalisa Nastrini redazione@mylifestyle.it ARTICOLI REDAZIONALI Marina Schirinzi Carlo Elia Maria Rosaria De Leo Giulia Coricciati Si ringraziano per la gentile collaborazione: Maria Rita Tattini Anna Bertolini Verena Senter Elisa Urbani Abby Smith Mark Wood Chiara Mencarelli Vanessa Cicogna Marcella Magliola Michele Morosi IMPAGINAZIONE E GRAFICA PLUS Adv FOTOLITO, ALLESTIMENTO E STAMPA Officine Grafiche PUBBLICITÀ PLUS Adv Tel. 329.7888992 www.plusadv.it info@plusadv.it Copyright immagini: Copertina: olly - Fotolia.com Pagg.15-16: 2014 Microsoft Corporation, One Microsoft Way, Redmond, Washington 98052-6399 U.S.A. Tutti i diritti riservati Pag.17: ITU Pictures 2014 - Quest’opera è rilasciata sotto licenza Creative Commons - Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0) - http://creativecommons.org/licenses/by/2.0/ - utilizzata porzione di immagine Pag.18: THOMAS8047 2014 - Quest’opera è rilasciata sotto licenza Creative Commons - Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0) - https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/ - utilizzata porzione di immagine Pag.19: ANAX44 2014 - Quest’opera è rilasciata sotto licenza Creative Commons - Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0) - https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/ utilizzata porzione di immagine Pag.20: WASIF ALI 2010 - Quest’opera è rilasciata sotto licenza Creative Commons - Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0) - http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/ utilizzata porzione di immagine MY LIFESTYLE N. 20 Fall 2014 Autorizzazione del Tribunale di Lecce: n. 1003 del 24/10/2008 Gli articoli “Top Selection” sono da considerarsi pubblicitari È vietata la riproduzione parziale o totale di articoli e immagini senza la preventiva autorizzazione scritta da parte dell’editore
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