Anno 2014 • N. 6
Econotizie per gli amanti della natura e del bello
ITINERARI DI
New York, l ombelico del mondo SALUTE & BENESSERE
Natale nelle caverne
A GUSTO MIO
I C E 14 P S 20 E E N O AL I Z AT I ED N natural-mind.it
Ricette di Natale, Sua Maestà il Panettone
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Magazine prodotto con energia certificata
E L A
in collaborazione con FAITA
Buone Feste! Cari lettori, il tempo passa in fretta e siamo di nuovo ad un altro Natale. Dopo tutte le promesse dei nostri governanti, ce lo aspettavamo migliore, con un albero un po’ più addobbato. Invece siamo qui che, appena appena, riusciamo a metterci su le stesse palline e le stesse luci dell’anno scorso.
Ma tant’è! Dimentichiamo per un momento le quotidiane aperture choc dei telegiornali e godiamoci serenamente queste feste. Come concludeva Rossella O’Hara, la protagonista di “Via col Vento”, domani è un altro giorno. E, come ribatteva la Vanoni, si vedrà.
natural mind® offre alla vostra rilettura alcuni articoli di successo delle passate edizioni. A tutti, un sereno Natale e, finalmente, un migliore Anno Nuovo. La redazione
GRADIREMMO CONOSCERE LA TUA OPINIONE SU ® natural mind . PER FORNIRCELA, CLICCA QUI.
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natural mind®
Econotizie per gli amanti della natura e del bello
Periodico online del Club natural mind Anno 2014 • N. 6
REDAZIONE, COORDINAMENTO E PUBBLICITÀ
Dall esperienza ultraventennale di marketing, comunicazione ed edizione di Make Tailored Advertising Srl info@maketa.it
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PROGETTO GRAFICO
ITINERARI DI NEW YORK L’ombelico del mondo
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RECEPTION • • •
SIPAC 2104 Momento clou del turismo open air
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CAMPING CLOUD La nuvola che racchiude tutto il mondo del camping V4A Il marchio qualità internazionale dell’ospitalità accessibile
PASSIONI PICCOLA STORIA DELL’AUTO Il marchio Ferrari
JUNIOR CLUB NATALE IN ANTARTIDE Le avventure di Luc, Lazo e Full
E-SHOPPING L’ETA’ DEL NONNO Ciao Lorenzo: come nasce un libro
IL CLUB NATURAL MIND LA POSTA DEI LETTORI
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STILI DI VITA SANPA Il riscatto dell’uomo
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SALUTE&BENESSERE
NATALE NELLE CAVERNE Breve storia della sovralimentazione dell’uomo moderno
A GUSTO MIO
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RICETTE DI NATALE Sua Maestà il Panettone
SFIDE & SPORT
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L’UOVO DI COLÒ Campionissimo di sci degli anni ‘50
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New York l’ombelico del mondo
ITINERARI DI
DA AL L TO d em ell pir ’ bu sta e ild te in g
LL’ O ’
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e domandi ad un abitante di New Yo r k : “La metro funziona rego-
ITINERARI DI larmente a Natale?“ ti risponde, quasi piccato: “Of course! This is New York”. Naturalmente, qui siamo a New York. La città che non dorme mai. La città che alimenta gran parte della cultura, della storia, dell’economia e delle esperienze contemporanee. La città che non è l’America, come m a molti pensano, è solamente New Yo r k .
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FRANK SINATRA NEW YORK, NEW YORK
ITINERARI DI L’ombelico del mondo. Basta salire sull’Empire State Building e guardarsi attorno a 360 gradi per rendersene conto. A sud, in lontananza sul suo isolotto-faro, la Statua della Libertà, il monumento che ha dato la prima speranza alla più grande emigrazione che l’uomo abbia cono-
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ITINERARI DI
sciuto. Di fronte ad essa, tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, hanno sfilato milioni di diseredati alla ricerca di un’opportunità per la loro vita e per quella delle loro famiglie. La stragrande maggioranza di essi l’ha ricevuta fondendo nel melting pot americano la propria straordinaria eterogeneità
e producendo il miglior esempio, seppur necessariamente imperfetto, d’integrazione disponibile oggi al mondo. Altri non ci sono riusciti, respinti disperatamente dall’esito della quarantena obbligatoria sulla porta d’ingresso di Ellis Island, l’isolotto vicino alla Statua della Libertà oggi monumento nazionale, o naufragati nella difficoltà di adattarsi ad un mondo totalmente diverso da quello di provenienza. Più vicino, sulla punta meridionale di Manhattan, quel World Trade Center che fu il sito delle Torri Gemelle e che oggi si chiama più comunemente Ground Zero. E’ il nuovo territorio dal quale vuole ripartire la certezza di libertà degli americani dopo la sua vigliacca e sanguinosa violazione dell’11 settembre 2001, simboleggiata dalla nuova torre appena inaugurata, battezzata per l’appunto Freedom Tower. Ground Zero rappresenta la sconfitta più cocente degli Stati Uniti,
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ITINERARI DI più ancora di quella di Pearl Harbour, perché ha colpito al cuore il senso di sicurezza del Paese ed il suo concetto più forte, quello di democrazia. Da qui la necessità di ricostruirlo immediatamente trasformando il luogo della tragedia in un sacrario dal valore simbolico ad-
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ITINERARI DI dirittura superiore a quello di Arlington, il cimitero degli eroi. E, a completare la catarsi, farne la matrice di una lotta senza quartiere al terrorismo sacrilego, secondo quel modello “occhio per occhio, dente per dente” che è parte integrante della fede americana. Risalendo l’East River, ecco Wall Street, da sempre perno delle attività economiche del pianeta. Negli ultimi anni è stata il centro della grande crisi mondiale del sistema capitalistico tradizionale, originatasi proprio all’interno delle stesse mura dai vetri abbrunati che hanno prodotto la sua massima espansione. Proprio Wall Street e le istituzioni che ad essa fanno riferimento hanno avuto il compito, non facile, di trovare una nuova strada per rilanciare l’economia e la finanza del mondo. Poco più a nord e sulla stessa sponda l’UN Building, il palazzo delle Nazioni Unite, che concentra su New York tutte le decisioni che, nel bene e nel male, riguardano la
g e o politica del mond o . Risalendo ancora uptown, verso la parte alta della città, l’East Side ci offre le lussuose residenze da milioni di dollari della Manhattan bene. Qui e sul fronte dell’attiguo
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Central Park abitano le celebrità dell’economia, delle professioni e dello star system che si possono permettere di pagare oltre 100 dollari per un’ora di tennis o di gym. Sull’altro versante, quello occidentale, il West Side, un territorio più popolare, fatto di centinaia di shops che vendono di tutto, di fast food, di condomini che si perdono fino all’altro ramo del fiume Hudson che, con la sua biforcazione a monte, rende Man-
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hattan un’isola. In mezzo, il blocco dei grattaceli che fanno della skyline di Manhattan un paesaggio unico al mondo al cui interno si scava il reticolato delle avenue che dividono l’isola in senso verticale, da sud a nord, intersecandosi a 90 gradi con le street che vanno, invece, da est ad ovest. L’unica eccezione a questa geografia è rappresentata dalla Broadway, l’avenue che risale l’isola diagonalmente illuminata giorno e notte dai suoi cinema e teatri dove le opere nascono e rimangono in cartellone anche per vent’anni e più. Insieme al Lincoln Center, Broadway è la fucina della cultura mondiale. Così come la sfolgorante Times Square, snodo naturale della Broadway, lo è dell’informazione. Se New York è l’ombelico del mondo, Central Park, a sua volta, è il polmone di Manhattan. Il suo verde curato in maniera maniacale offre a tutta l’isola un luogo all’aria aperta sufficientemente grande da soffocare il rumore del traffico cittadino
e da fornire aria pulita, un lago e spazio alle migliaia di joggers, fidanzatini ed abitanti in genere alla ricerca di una parentesi salutistica. Particolare assolutamente non trascurabile, Central Park offre anche ospitalità allo zoo e a due musei che alimentano la fama e la fame di cultura di New York, il Metropolitan ed il Museum of Natural History. Infine, non si può chiudere questo particolare accento su New York senza rimarcarne dall’alto dell’Empire la sua qualità di ombelico anche del melting pot americano. Lo testimoniano i quartieri sottostanti, un crogiolo di razze, nazionalità, interessi diversi che vanno sotto il nome di Little Italy, China Town, Soho, Greenwich Village, Harlem. E più in là, oltre il fiume, gli altri quattro spicchi che collegati a Manhattan da quasi 500 stazioni della metro, formano insieme The Big Apple, La Grande Mela: Queens, Brooklyn, Bronx e Staten Island. Ulisse
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STILI DI VITA
SANPA il riscatto d 14
STILI DI VITA
dell’uomo P
er chi, come me, ha tre figli piccoli, arrivare davanti al cancello di San Patrignano è stato come sospendermi tra cielo e terra, trattenere il respiro sulla sommità di un canyon, guardando sotto per capire se ci sarei finita dentro e all’insù cercando un conforto “superiore”. Tra le paure ancestrali di ogni genitore si sa - c’è infatti quella di sbagliare poco o molto nell’educazione della progenie, causandone l’allontanamento e il disagio che sono spesso all’origine della tossicodipendenza.
Ma, varcando la soglia di quella straordinaria Comunità, il baricentro dei miei pensieri si è spostato. Entrare a San Patrignano è un coinvolgente bagno di umiltà, ti cambia le priorità, ti allontana dal tuo “piccolo” mondo. Quel tuffo in una realtà che, giorno per giorno, cerca rimedio alla spessa coltre di dolore, paura e solitudine che ha accompagnato fin lì tanti giovani e giovanissimi, è insieme educativo e destabilizzante. Educativo perché è un manifesto delle qualità e capacità che gli uomini san
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STILI DI VITA
Il fondatore La missione • L’accoglienza e il recupero di persone emarginate e tossicodipendenti senza alcuna discriminazione sociale, politica, religiosa. • L’offerta di questo servizio in modo completamente gratuito per le persone accolte e le loro famiglie e senza il pagamento di alcun tipo di retta da parte dello Stato. • L’affrancamento da ogni tipo di dipendenza-emarginazione attraverso percorsi individuali, imperniati sulla dignità, l’onestà, la responsabilità, il rispetto di se stessi e degli altri. • L’utilizzo della formazione professionale come strumento per il pieno reinserimento sociale. • La realizzazione di interventi di sostegno alle famiglie e di prevenzione anche attraverso pubbliche iniziative in favore di un mondo libero dalle droghe. • La raccolta delle risorse economiche per mezzo delle proprie attività produttive e dei contributi pubblici e privati necessari per lo sviluppo della missione e coerenti con essa.
no ritrovare per riscattarsi e perché svela la vera f o r z a dell’ess e r e u m a no, un animale sociale, per dirla con Aristotele. E, infatti, in Comunità ci si affida alla
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“A me non piace immaginare un mondo in cui, per scarsa libertà, non si possa più sbagliare. A me piace un mondo in cui gli uomini abbiano anche la possibilità di sbagliare, semmai anche quella di drogarsi, ma in cui le leggi sappiano farsi rispettare e sappiano colpire i comportamenti illeciti, e in cui sia offerta a tutti la possibilità di cambiare, di utilizzare la propria esperienza negativa per aiutare tutti a vivere in modo migliore.” Vincenzo Muccioli
STILI DI VITA
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Destabilizzante come tutte le storie di sofferenza, vicine e lontane. Sì, perché è innegabile che dentro ogni ospite ci sia o ci sia stato un tormento individuale, uguale e diverso a/da quello di tutti gli altri. Fondata nel 1978 da Vincenzo Muc-
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I risultati
collettività, all’aiuto reciproco e allo scambio di esperienze tra “anziani” e “piccoli” per restituire consapevolezza di sé a ogni giovane ospitato ed insegnargli a riscoprire la propria dignità e potenzialità. Emoziona sentire l’affetto e la gratitudine dei novizi verso chi, più avanti nel percorso di recupero, condivide i travagli vissuti e dà consigli su come affrontarli.
I numeri
STILI DI VITA
• Circa 20mila persone accolte nel tempo • 1.600 ospiti attuali • 3 sedi, a Coriano di Rimini (la principale), Trento e Novafeltria nelle Marche • 140 operatori volontari e 350 tra dipendenti, collaboratori e consulenti, molti dei quali ex tossicodipendenti • 1 Fondazione, i cui beni appartengono esclusivamente ai ragazzi di volta in volta accolti, e 1 Consorzio di 3 Cooperative sociali senza scopo di lucro, attive nella formazione professionale orientata al pieno recupero e reinserimento sociale Un percorso di recupero dura mediamente 4 anni, trascorsi i quali i giovani vengono reinseriti nel tessuto sociale, spesso con l’ausilio delle cooperative che ne hanno formato la professionalità. Ricerche condotte negli ultimi tredici anni dalle Università di Urbino e Pavia su ex ospiti della Comunità evidenziano che oltre il 70%, una volta completato il programma, abbandona definitivamente la droga.
cioli in una casa di proprietà della sua famiglia sulle colline di Rimini, Sanpa - come la chiamano affettuosamente i ragazzi che ne fanno parte - assomiglia oggi più a un college americano
STILI DI VITA
che a un centro di recupero. Ben tenuta e curata, immersa nel verde delle colline romagnole, la Comunità è dotata di oltre un ettaro di moderne strutture residenziali, una casa colonica per l’accoglienza dei minorenni, numerosi laboratori per la formazione professionale, un centro studi per conseguire dal diploma di scuola media alla laurea, un centro medico all’avanguardia per la cura delle numerose complicanze della tossicodipendenza, una gigantesca sala da pranzo da circa 1.000 coperti dove si consumano tutti i pasti della giornata in due turni. E ancora, un nido e una scuola materna per i circa 100 bambini figli di giovani che stanno svolgendo il percorso di recupero,
numerosi servizi quali lavanderia, centri audiovideo, biblioteca, etc., splendide attrezzature sportive, un teatro, uno spaccio per la vendita dei prodotti realizzati all’interno e un ristorante poco distante, aperto al pubblico, i cui piatti sono realizzati quasi esclusivamente con materie prime provenienti dalla Fattoria di San Patrignano. Tiffany SOSTENIAMOLI! I fondi necessari al mantenimento dei ragazzi, al fabbisogno e alle strutture della Comunità derivano, per il 50%, dalle attività e dai beni e servizi prodotti secondo il principio dell’autogestione e, per il restante 50%, da donazioni e contributi di privati e aziende. Clicca qui per effettuare una donazione.
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RECEPTION
SIPAC 2014
momento clou del turismo open air
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i è svolta a PadovaFiere il 19 e 20 novembre u.s. la IV edizione del SIPAC, il Salone lnternazionale di Attrezzature per Camping che riunisce annualmente tutte le componenti professionali del turismo all’aria aperta: campeggi, tour operator di settore, aziende fornitrici. Al Salone hanno partecipato oltre 400 rappresentanti di campeggi, 67 aziende fornitrici ed una ventina di tour operator che, tutti insieme, hanno dato vita ad un programma altamente innovativo, vivace di interscambi professionali e commerciali. Fra il cocktail di benvenuto, il lunch buffet ed il breakfast offerti dall’organizzazione, i partecipanti sono stati coinvolti per due giorni in una serie di eventi che hanno
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registrato un altissimo gradimento, fra una visita e l’altra del padiglione fieristico e degli stand degli espositori. Primo fra tutti, la Convention Nazionale di FAITA FederCamping, la federazione che raggruppa la maggior parte dei circa 2.500 campeggi e villaggi turistici italiani, che, quest’anno, ha dibattuto il tema “La gestione dei rischi per l’impresa open air”. Attraverso la conduzione di Marzio Bartoloni, giornalista de Il Sole 24 Ore, Maurizio Vianello, presidente di FAITA Nazionale, Vincenzo Muzi, tecnico della sicurezza aziendale, e Stefano Grimaz dell’Università di Udine hanno approfondito interessanti argomenti relativi alla nuova regola tecnica per la prevenzione degli incendi ed al disaster mana-
RECEPTION gement nei campeggi. A ciò, si è aggiunto un programma d’incontri che hanno visto tour operator internazionali allargare i propri contatti con i campeggi italiani ed aziende innovative, italiane e straniere, presentare le ultime novità per il settore. In sostanza, un ulteriore passo in avanti nel percorso che il turismo
open air ha intrapreso già da alcuni anni: costante miglioramento del comfort e della sicurezza del turista; cura sempre più meticolosa del verde dell’ambiente, la vera risorsa per questo tipo di offerta di vacanza; continuo miglioramento della sicurezza del cliente, in un ambiente che vive in mezzo agli alberi.
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RECEPTION
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NE I L N
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La nuvola che racchiude tutto il mondo del camping
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a oggi si può visitare il nuovo portale Camping Cloud che raccoglie le informazioni e le dinamiche di tutto ciò che riguarda
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il camping, modernamente definito turismo all’aria aperta per significare la forma di vacanza più vicina alla natura. Il portale è ancora in fase di
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www.campingcloud.it
ampliamento, ma dà già un’idea del servizio che offre. Destinatario principale è chi fa camping, ma anche chi non l’ha mai fatto perché ne ha un’immagine scomoda, legata al vecchio stereotipo dello sfigato che parte con la famiglia, pacco della tenda e picchetti sul tetto della macchina, pasta al forno già cotta, all’interno. Quel tipo di campeggiatore naïve non esiste più, se non nella minima misura del tradizionalista amante del rude contatto con la terra. Oggi il campeggio si può effettuare in comodissime ed attrezzatissime case mobili, dette così per il fatto di dover essere per legge trasportabili. In realtà si tratta di case modernissime fornite di tutti i comfort per una famiglia di 4 o 5 componenti, pronte per un uso immediato. Oggi si può addirittura campeggiare andando in treno. Tutto quel che serve è già lì, sul posto. Le moderne strutture offrono gli stessi servizi dei villaggi turistici: intrattenimento serale, sport di ogni tipo, babysitting e molto altro, ad un costo inferiore a quello di un buon hotel a tre stelle. Aggiungono un plus che nessun altro tipo di vacanza offre così estensivamen-
te: il contatto diretto con la natura. 10 milioni di turisti, un terzo dei quali stranieri, gode ogni anno di questa formula in Italia, il secondo mercato europeo dell’aria aperta dopo la Francia. Il nuovo portale Camping Cloud si pone come il mezzo di comunicazione moderno a disposizione di tutto il mondo interessato al camping: i 10 milioni di campeggiatori attuali, gli altri milioni di turisti in attesa di avvicinarcisi, gli imprenditori delle 2.500 strutture italiane di camping, le aziende produttrici di beni e servizi a vario titolo, interessate ad entrare in contatto con un business da oltre 2 miliardi di euro. La struttura del portale Camping Cloud offre spazio a tutto questo mondo, illustrandolo a chi lo conosce già ed a chi non, con blog per scambiare opinioni, offerte per risparmiare, possibilità di conoscere meglio i singoli campeggi e di prenotarli. E, in una sezione riservata, un impianto di comunicazione dei titolari di campeggio fra di loro e con i loro potenziali clienti. Last but not least, è in costruzione uno shop online che consentirà sia ai campeggiatori che alle strutture di acquistare online a prezzi convenienti una nutrita serie di prodotti e servizi dedicati al camping.
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HELIOS, la nuova casa mobile per i disabili costruita in base alla consolidata esperienza e ai consigli dell’associazione francese per i portatori di handicap. Un mercato da considerare sempre di piÚ per ragioni etiche ma anche economiche. 2,76 m
8,64 m
ABBIAMO TANTE COSE DA CONDIVIDERE
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RECEPTION
Village for all – V4A® Il Marchio Qualità Internazionale dell’Ospitalità Accessibile
La nostra Mission è di garantire “A ciascuno la sua vacanza”.
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uesto è il motto di V4A®. Come riferisce il sito dell’associazione, in un’epoca in cui il mondo è diventato un Villaggio Globale, è molto difficile per turisti con bisogni specifici o disabilità, trovare informazioni affidabili che consentano loro di programmarsi una vacanza, un viaggio o semplicemente un week end adeguato alle proprie esigenze. V4A® garantisce, attraverso le proprie informazioni, alle persone con disabilità permanente o temporanea, motoria, limitazioni sensoriali (ciechi e/o sordi), allergie e intolleranze alimentari, agli anziani, diabetici, dializzati, persone obese e alle famiglie con bambini piccoli, di poter scegliere un Hotel, un Agriturismo, un Campeggio, uno Stabilimento Balneare, un Museo, ecc… dove troveranno una Ospitalità Accessibile, una Ospitalità per tutti! Le strutture che si fregiano del Marchio V4A® sono state visitate
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dagli ispettori dell’organizzazione che hanno raccolto personalmente le informazioni pubblicate dal sito. Queste informazioni sono liberamente fruibili, non è necessario registrarsi o lasciare dati e, se interessati, ci si può iscrivere alla newsletter per ricevere tutti gli aggiornamenti e conoscere tutte le opportunità di vacanza e le offerte speciali disponibili nelle strutture V4A®. Da segnalare, in particolare, lo sviluppo da parte della IRM, società appartenente al gruppo francese Beneteau e leader nella fabbricazione di case mobili per campeggi, di unità abitative appositamente attrezzate per rispondere ai bisogni dei disabili. Ulteriori informazioni www.villageforall.net
sul
sito
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I campeggi preferiti di Trento Aosta
CAMPING CA’ SAVIO Cavallino Treporti (VE)
Trieste
Milano
Venezia
VILLAGGIO DEL SOLE Marina Romea (RA)
Torino Genova
PARCO VACANZE RIVAVERDE Marina di Ravenna (RA)
Bologna
VILLAGGIO DEI PINI Punta Marina Terme (RA) HOLIDAY VILLAGE FLORENZ Lido degli Scacchi (FE)
Firenze Ancona
VILLAGGIO CAMPING LIDO Maccagno (VA)
VILLAGGIO PINETA Milano Marittima Cervia (RA)
VILLAGGIO CAMPING BOSCO Cannobio (VB)
Perugia
CAMPING VILLE DEGLI ULIVI Marina di Campo (LI)
CENTRO TURISTICO ECOCHIOCCIOLA Maserno di Montese (MO)
CAMPING CANAPAI Rio Marina (LI)
Roma
VILLAGE HOTEL GREEN ASSISI Assisi (PG)
Campobasso
CAMPING RESIDENCE AMIATA Casteldelpiano (GR)
CAMPING VILLAGE PUNTA NAVACCIA Tuoro sul Trasimeno (PG)
VILLAGGIO CAMPING LE MARZE Marina di Grosseto (GR)
Bari
Napoli Potenza
CAMPEGGIO SUMMERLAND Viterbo HAPPY VILLAGE & CAMPING Roma
CAMPING VILLAGE DON DIEGO Grottammare (AP)
L’Aquila
CAMPING EUCALIPTUS Alba Adriatica (TE) CAMPING LA PINETA Campo Marino Lido (CB)
Cagliari
VILLAGGIO CAMPING TESONIS Marina di Tertenia (OG)
Catanzaro
CAMPING MIRAGE Barano d’Ischia (NA) CAMPEGGIO EUROPA Terracina (LT) LE PALME VILLAGE Terracina (LT) GREEN VILLAGE Marina di Camerota (SA)
Palermo
VILLAGGIO CAMPING COSTA DEL MITO Caprioli - Pisciotta (SA)
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A GUSTO MIO
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c a t s i r mae
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olce natalizio per eccellenza, il panettone. Presumibilmente nato a Milano, ma immancabile sulle tavole di tutta Italia durante le feste, ha una caratteristica forma a cupola. Le sue origini hanno del leggendario. Due le storie più accreditate. Secondo una, la ricetta fu inventata per caso da Messer Ughetto degli Atellani che, per conquistare la figlia di un fornaio di Milano, si fece assumere come garzone di bottega e, per aumentare le vendite, provò ad inventare questo pane che ebbe un grande successo. Un’altra leggenda vuole che, durante un pranzo di Natale alla corte di Ludo-
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a u s
di nata
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il pane
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A GUSTO MIO
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vico il Moro, uno sguattero della cucina, di nome Toni, abbia proposto di servire in tavola il pane dolce preparato da lui quella stessa mattina al posto del dolce che il cuoco aveva fatto bruciare. L’entusiasmo di tutti i commensali ne assicurò il successo ed il nome (letteralmente Pan del Toni). Gli ingredienti del panettone sono molto semplici, ma la preparazione richiede tempi abbastanza lunghi. Vi proponiamo qui una versione con il lievito di birra al posto di quello naturale, per velocizzare le fasi di lievitazione che altrimenti durerebbero diversi giorni. Epicuro
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A GUSTO MIO TI,5 kg: N E DI da 1 E R one t t ING e 00) pan
n tipo a u n i % r r 0 pe g di fa ba e 5 irra
ib 00 nito • 5 0% ma evito d i li (5 di l latte tuor g 3 2 i • 1 ml d tere + n 0 • 6 uova i burro o r one • 4 0 g di zucche e m i l l 6 i a 1 d i1 is • 00 g zzico d giata d ite 2 • d n pi grattu ce can to u a i • and aran corz • s 0 g di edro c anina c t • 4 0 g di uva sul lia • 4 0 g di i vanig 2 d • 1 bacca 1 •
Preparazione:
PRIMA FASE Mettete in ammollo l’uvetta per farla rinvenire (in acqua o rum o altro liquore a scelta). Sciogliete poi 10 g di lievito di birra e 1 cucchiaino di zucchero in 60 ml di latte tiepido, incorporate 100 g di farina e impastate fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo. Mettete a lievitare in una ciotola coperta con pellicola trasparente a 30°C fino al raddoppiamento del volume (circa 1 ora).
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SECONDA FASE Al primo impasto lievitato aggiungete 2 uova intere, 2 g di lievito di birra sbriciolato, 180 g di farina. Impastate con le mani, poi aggiungete 60 g di zucchero e, per ultimo, 60 g di burro morbido (a temperatura ambiente). Impastate fino ad ottenere un composto liscio e non appiccicoso. Mettete a lievitare in una ciotola coperta con pellicola trasparente a 30°C fino al raddoppiamento del volume (circa 2 ore).
A GUSTO MIO TERZA FASE Al secondo impasto lievitato aggiungete 2 uova intere e 3 tuorli, 220 g di farina. Impastate per almeno 10 minuti fino a quando l’impasto abbia una consistenza elastica, poi aggiungete 100 g di zucchero e un pizzico di sale. Quando tutti gli ingredienti saranno assorbiti, aggiungete in due volte 100 g di burro ammorbidito e, a seguire, la frutta candita (arancia e cedro), la scorza del limone grattugiata, l’uvetta precedentemente ammollata e strizzata e la bacca di vaniglia. Lasciate lievitare l’impasto a 30°C in una ciotola coperta con pellicola trasparente fino al raddoppiamento del volume (almeno 2 ore).
ce la sommità e ponete al centro della croce un cubetto di burro grande quanto una noce. Mettete su una teglia nella parte inferiore del forno una ciotolina d’acqua e infornate il panettone in forno statico a 200°C per circa 1015 minuti, quindi abbassate a 190° e lasciate cuocere per altri 10-15 minuti. Se la superficie si scurisce troppo in fretta, abbassate ancora a 180°. In totale il panettone dovrà cuocere per 1 ora. Una volta cotto, estraetelo dal forno e lasciatelo raffreddare.
QUARTA FASE Nel frattempo, imburrate e rivestite uno stampo da panettone (18 cm di diametro, 10 cm di altezza). Quando il composto sarà raddoppiato di volume, impastatelo di nuovo su di un piano poco infarinato, dategli forma sferica e posizionatelo dentro allo stampo con la parte più liscia verso l’alto. Lasciatelo lievitare coperto fino a che non arrivi a filo dello stampo (almeno altre 2 ore). QUINTA FASE Quando l’impasto sarà a filo dello stampo, mettetelo in un luogo aerato per 10-15 minuti in modo che sulla superficie si formi una pellicola più asciutta, dopodiché incidete a cro-
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PASSIONI
Piccola storia dell’auto “La stessa forza che ha trasmesso ai posteri il cavallino di Baracca non avrebbe consentito che il colore dello stesso venisse variato. E se è giunto a noi nero, tale doveva essere all’origine”. Antonio Duma, Quelli del cavallino rampante. Storia del 4º Stormo Caccia
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iproponiamo l’articolo uscito su natural mind® n. 8 del 2012. Continua la nostra piccola storia dell’automobile. Siamo alla quarta puntata, avendo trattato nelle precedenti di Alfa Romeo, Audi e BMW, in stretto ordine alfabetico. Per questa volta, facciamo un’eccezione e, invece di parlare di Citroën e DAF, come sarebbe dovuto, parleremo di Ferrari in ossequio al tema di questa edizione della rivista centrato sulla Romagna. Di questa terra appassionata e sanguigna la Ferrari è il prodotto
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più rappresentativo, anche per il suo colore. Per chi fosse alla prima lettura ripetiamo che protagonista della nostra storia è il marchio dell’auto, più che il motore, la linea od altri elementi meccanici. In termini tecnici, il marchio è l’associazione fra il nome che contraddistingue il prodotto e la rappresentazione grafica che lo racchiude. Un po’ come una persona, che s’identifica con un nome e con una propria, particolare ed inimitabile figura corporea. In termini moderni, questa immagine del marchio assume il nome di logo,
PASSIONI
Il marchio FERRARI abbreviazione anglosassone di logotype. Il logo del quale trattiamo oggi, dunque, è quello della Ferrari S.p.A., la casa italiana fondata da Enzo Ferrari, il “Drake” che ha avuto l’intuito e l’abilità di creare e sviluppare il massimo mito dell’industria automobilistica, il prodotto più noto e qualificato dell’Italia, l’icona dello status symbol più ricercata al mondo. Il marchio Ferrari è simboleggiato dal famoso cavallino rampante nero in campo giallo, con in basso le lettere SF - Scuderia Ferrari - e con tre
strisce, verde, bianca e rossa, i colori nazionali italiani. Esso nasce dall’emblema personale del Maggiore Francesco Baracca, pilota ed asso della prima guerra mondiale, che lo faceva dipingere sulle fiancate dei propri velivoli. Fu la stessa madre di Baracca a cederlo nel 1923 come portafortuna ad Enzo Ferrari e da allora il cavallino è diventato l’emblema del marchio Ferrari ed in particolare del reparto corse. Si narra che Baracca avesse adottato il cavallino rampante a ricordo di un velivolo
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PASSIONI tedesco da lui abbattuto che portava sulla fusoliera il simbolo della città di Stoccarda, appunto quel cavallino. Originariamente, pare che il suo colore fosse rosso, ricavato per inversione dallo stemma del 2º Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria“ cui apparteneva l’asso romagnolo. Divenne poi nero quando i compagni di squadriglia ne cambiarono il colore in segno di lutto per la morte di Baracca. Discorso diverso, e meno romantico, per il tipico colore rosso della carrozzeria Ferrari, che ha contribuito non poco alla
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nascita ed al consolidamento del mito. In base ad un provvedimento preso fra le due guerre mondiali dall’associazione che poi si chiamerà FIA, il rosso era il colore destinato alle vetture italiane che gareggiavano nei campionati automobilistici. Parallelamente, questo schema assegnava alle auto francesi, come la Bugatti, il blu, a quelle tedesche, come BMW e Porsche, il bianco, alle inglesi, come Lotus Cars e Jaguar, il verde. Negli anni, la tonalità del rosso delle auto da corsa Ferrari è gradualmente passata dal rosso scuro, famoso come rosso Alfa, ad una tinta notevolmente più accesa, il rosso corsa. Per le Ferrari di serie la tonalità del rosso è rimasta immutata ed il colore originale rimane di gran lunga la scelta preferita dai clienti. Ancorché, come premesso, non rappresenti l’argomento primario della nostra trattazione, non
PASSIONI possiamo tacere dell’impatto che il suo motore ha sempre avuto sull’immagine vincente della Ferrari. Quell’inconfondibile rombo cupo, che diviene quasi un sibilo ai massimi giri, fa voltare anche il passante più distratto e più alieno dal mondo dei motori. Al Drake ci volle un po’ di tempo e di esperienza per metterlo a punto. Infatti, la sua Scuderia Ferrari S.A., creata nel 1929 a Modena, non produceva proprie automobili, ma si occupava soltanto della messa a punto di quelle prodotte dall’Alfa Romeo per partecipare alle competizioni. La casa costruttrice nacque ufficialmente il 13 settembre 1939 a Modena, con la fondazione da parte di Enzo Ferrari della Auto Avio Costruzioni centrata, comunque, sulla costruzione di componenti per velivoli. Solo nel primo dopoguerra, nel 1947, quando gli aerei militari non
servivano più, Ferrari cominciò a costruire le proprie automobili. Nel 1969 la Ferrari SpA entrò poi a far parte del gruppo FIAT che, successivamente alla scomparsa di Enzo Ferrari avvenuta nel 1988, ne acquistò la grande maggioranza (90%) del pacchetto azionario. La differenza rimase nelle mani del figlio di Enzo, Piero Lardi Ferrari. Da allora il marchio Ferrari ha continuato ad accrescere la propria immagine, le proprie selezionatissime vendite e le proprie vittorie in F1. Per la cronaca, la Ferrari ha finora conquistato 17 titoli mondiali Costruttori e 16 Piloti ed è l’unica macchina ad aver partecipato a tutti le edizioni del Campionato del Mondo di F1 dalla sua creazione nel 1950. Leonardo
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SALUTE & BENESSERE
NATALE NELLE CAVERNE Breve storia della sovralimentazione dell’uomo moderno
L
a vita del nutrizionista a volte diventa un po’ abitudinaria. In alcuni periodi dell’anno ti porta ad affrontare sempre le stesse situazioni. Ad esempio sotto le feste la domanda che mi viene fatta più spesso è: “ma a Natale come facciamo?” Voglio darvi una risposta articolata, ma cercherò di essere conciso: che ci crediate o no, l’essere umano è lo stesso di 30.000 anni fa. Dal punto di vista genetico, siamo come gli uomini preistorici. La nostra cultura si è evoluta molto più velocemente dei nostri geni. Detto questo, provate ad immaginare come si alimentava un uomo delle caverne. Si svegliava la mattina, mangiava un frutto staccato da un albero, prendeva la lancia e se ne andava a caccia. La caccia durava diversi
giorni e molto spesso non era fruttuosa, quindi il nostro antenato passava molti momenti di digiuno finché non riusciva a procurarsi il cibo. La sua alimentazione era basata principalmente su frutta e qualche volta carne, quindi il suo introito calorico e di nutrienti era piuttosto basso. Ci sono voluti secoli prima che cominciasse a coltivare cereali, legumi, ad allevare animali e a produrre latte e latticini. Poi, dopo diverse migliaia di anni, è arrivata l’industria e, in seguito, l’industria alimentare . Con il “benessere” l’uomo ha abbandonato la lancia, è entrato nei supermercati e ha iniziato a comprare il cibo. Comprare era davvero molto più
SALUTE & BENESSERE facile che appostarsi giorni dietro un cespuglio, con la pioggia e con il sole. Grazie al “benessere”, ora l’uomo può mangiare a volontà. Mangia carne tutti i giorni, mangia cereali e quindi mangia tanto (almeno l’uomo occidentale...). Solo che il suo patrimonio genetico è “tarato” sui comportamenti dell’uomo delle caverne e quindi non è in grado di smaltire e di metabolizzare tutto quel carico di lavoro. In più, ha al suo interno un “software” molto utile (per un uomo delle caverne). Quando gli arriva energia in eccesso, la accumula in grasso, così in tempi di magra la potrà riutilizzare. Il problema è che i tempi di magra oggi sono rari e quel programma, per l’uomo moderno, non è più così determinante. Ecco perché ingrassa e, con il sovrappeso e l’obesità, si ammala e, in alcuni casi, anche molto seriamente. Alcuni dei tumori che abbiamo oggi sembra derivino dalla cattiva alimentazione. Negli ultimi anni ormai siamo arrivati a capire che il comportamento più sano, il vero elisir di lunga vita, è legato a consumare poco, molto meno di quanto facciamo in realtà. Mangiare meno, mangiare meno zuccheri soprattutto (sia semplici ma anche complessi e raffinati) ci porterà al vero benessere.
Dobbiamo però considerare che l’alimentazione ha una forte componente emotiva e conviviale, quindi non è realmente possibile pensare di tornare a nutrirsi come gli uomini delle caverne loro non sapevano nemmeno cosa fosse il Natale. Quindi come facciamo? Forse potrebbe essere utile trovare la giusta via di mezzo. Rispondo alla domanda iniziale. Il Natale per tante persone è un momento importante, di felicità e gioia, anche in cucina. Per molti Natale non è un giorno, è un periodo, quindi il consiglio è:
GODIAMOCELO!
Soprattutto i giorni principali, che nel complesso sono 2 o 3. Facciamolo diventare una parte integrante delle nostre abitudini alimentari. Mangiamo bene, mangiamo il giusto e godiamoci i momenti più belli. Forse questa può essere la vera evoluzione alimentare che ci porterà al vero BENESSERE.
Buon Natale a tutti! Dott. Luca Di Russo Biologo nutrizionista Life coach nutrizionale 328 3769181 - www.nutriblog.it dott.dirusso@nutriblog.it Anche su Facebook
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SFIDE & SPORT
L ’ uo vo di Co l o’ Campionissimo dello sci anni ‘50
E
’ sempre arduo stabilire quale sportivo, nell’ambito di una disciplina, è o è stato il migliore al mondo. Metodi di allenamento, attrezzi, fisicità, concorrenza rendono quasi sempre le epoche incomparabili. Anche le vittorie ed i primati sono soggetti alle stesse variabili e, quindi, alla stessa incomparabilità. Così è anche per lo sci, dove è arduo stabilire se Tomba sia stato più forte di Thoeni o se, entrambi, debbano cedere la palma del migliore ad un toscano dai capelli radi, piccolo e minuto rispetto ai giganti che competono oggi sulle piste, che correva negli anni ’50,
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insieme all’amica Celina Seghi. L’atleta in questione è Zeno Colò. Il “Corriere della Sera” del 13 maggio 1993 ne annunciò, il giorno dopo, la morte titolando: “E’ morto Colò, il Signor Sci”. Un riconoscimento che, se non vale oggi a definirlo più grande dei Thoeni e dei Tomba che vennero dopo, ne stabilisce perlomeno la statura epica, da proto eroe dello sci agonistico. Zeno era nato all’Abetone e sin da bambino aveva maturato un feeling particolare con la neve, che riusciva a dominare anche sui pendii dove gli altri si smarrivano. Vestito di maglione e pantaloni, il suo look standard, ai piedi i mitici sci di le-
SFIDE & SPORT
gno fermati allo scarpone da primordiali attacchi a molla, nel 1948 “Blitz” Zeno Colò riuscì addirittura a toccare i 159,292 km/h, stabilendo il primato mondiale di velocità sugli sci di allora. Un’impresa che qualcuno definì pazzesca. Dopo aver iniziato a gareggiare a quattordici anni e fatto parte della nazionale già a quindici, Zeno fu coinvolto nella II guerra mondiale, subendo anche la prigionia, e poté riprendere l’attività agonistica solo nel 1947, a 27 anni suonati. La velocità, e quindi la discesa libera, era la sua gara. Ma Blitz apparteneva a quella categoria superiore di atleti completi che possono
primeggiare in qualsiasi disciplina. Dopo aver vinto tutto quello che da sempre fa la storia dello sci, Kandahar, Lauberhorn, Sestriere, Sankt Anton, Livrio, a trenta anni, per la prima volta nella sua vita, prese un aereo per Aspen, Colorado, dove si correvano i Mondiali del 1950. Lì, nella terra dei cercatori d’oro, Zeno Colò fece incetta di quel metallo, stupì gli americani sublimando la leggenda del “Signor Sci”. Primo nello slalom gigante, secondo per soli tre decimi nello speciale, primo ancora nella discesa libera. In un percorso che il francese Oreiller definì “un concorso di salto di 3400 metri, 800
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SFIDE & SPORT
di dislivello, costellati di dossi, cunette, gobbe a non finire”, dette due secondi al primo avversario dietro di lui. Fu così che in America, dopo “l’uovo di Colombo”, scoprirono “l’uovo di Colò”. Zeno fu, infatti, il precursore di quella posizione a uovo che, rimpicciolendosi, consente tuttora allo sciatore di adattarsi meglio al terreno e di diminuire l’attrito dell’aria. In un lampo, Zeno Colò divenne un divo e gli americani, intuendone le potenzialità
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commerciali, gli proposero contratti faraonici perché restasse negli States ad insegnare sci. Da gentiluomo, Zeno ringraziò per tanto onore e ritorno’ all’Abetone, a prepararsi per le Olimpiadi di Oslo del 1952. Vinse la discesa libera a modo suo, tanto che i giornali scrissero: “Ha fatto del coraggio una scienza perfetta”, intrattenendosi con dovizia di particolari sulla sua meticolosa analisi del percorso, risalito a piedi prima della gara per scoprirne in dettaglio i passaggi più difficili. Era all’apice della carriera ed avrebbe voluto chiudere in bellezza vincendo i mondiali di Helsinki del 1954, ma l’ostracismo de coubertiniano dell’epoca contro il professionismo volle che Zeno in-
SFIDE & SPORT corresse in una squalifica, peraltro mai sanzionata ufficialmente, per aver dato il proprio nome ad una marca di scarponi e ad una tuta rivoluzionaria. Un laconico comunicato della Federazione Internazionale lo pregò di non partecipare alla gara e lui si vendicò a modo suo, da Grande Orso qual’era. Chiese di scendere come apripista e fece il miglior tempo. Quella squalifica gli pesò come un macigno fino al 1989, quando gli venne tolta. Ma ormai un cancro causato dalle troppe sigarette l’aveva ridotto a vivere con un solo polmone ed in miseria, avendo dovuto smettere di fare il maestro di sci, per quel motivo. Nello stesso anno, la legge Bacchelli gli aveva assegnato un vitalizio mensile di 800.000 lire per venirgli incontro. Da toscanaccio indomito, Zeno commentò: “Si dice che sono malato e in miseria. Malato sì, nel senso che non posso lavorare come ho sempre fatto, ma la parola “miseria” mi sembra un po’ forte e non mi piace molto”. Olimpia
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JUNIORCLUB CLUB JUNIOR Le storie di natura che raccontiamo hanno due scopi: divertire i junior di casa e presentare loro situazioni e località nuove, così da stimolare la loro curiosità ed apprendimento. In questo caso, la storia raccontata si svolge nella parte più fredda ed inospitale della terra, il Polo Sud. La storia seguente è adatta a ragazzi dagli 8 ai 10 anni.
Le avventure di Luc, Lazo e Full
S
ulla superficie del ghiaccio soffiava un vento gelido dal quale ci si poteva riparare soltanto con indumenti fatti apposta. I nostri amici Luc, il nonno Lazo ed il fido cane Full stavano percorrendo su una slitta a motore un lungo tratto dell’Antartide, la zona della terra più meridionale e fredda. Per la verità, lì non si poteva nemmeno parlare di terra, perché l’Antartide è interamente coperta da uno strato di ghiaccio spesso in media 1.600 me-
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tri, che arriva fino ad oltre 4.000. I nostri amici erano diretti verso la base americana di McMurdo dove i genitori di Luc lavoravano come scienziati alla rilevazione delle temperature polari e dei possibili effetti della loro variazione sul clima della terra. La base era situata in una baia dell’isola di Ross e la vicinanza del mare la rendeva, se si può dire, meno fredda del resto del Polo Sud dove la temperatura media è di 50 gradi sotto zero. La motoslitta dei nostri amici avanzava con fatica, un po’ per il vento gelido che superava i 100
JUNIOR CLUB chilometri l’ora e un po’ per il peso. Ad un tratto, ebbe un sussulto e cominciò a saltellare come impazzita. Poi si fermò e non ci fu verso di farla ripartire. I nostri amici rimasero così bloccati in mezzo al ghiaccio mentre il vento trasportava una brina che pian piano copriva la motoslitta. La cosa migliore sarebbe stata telefonare ai genitori di Luc perché venissero in soccorso. La base era ormai vicina. Ma Luc non li aveva avvisati perché voleva far loro una sorpresa per Natale, che era il giorno dopo. Sulla motoslitta aveva caricato l’albero, gli addobbi e tutti i doni. Per non rovinare la festa, decisero allora di fare da sé. In un momento in cui il vento tirava meno forte, si dettero un’occhiata intorno. Niente di utile. Solo ghiaccio e, in lontananza, il mare dal quale andava e veniva una colonia di pinguini reali. Saranno stati più di mille, neri i n testa e sul corpo, il petto bianco, erano alti circa un metro e ben piantati. Luc
ebbe un’idea. Perché non farsi trascinare la slitta come Babbo Natale? Lì le renne non c’erano, ma c’erano tutti quei pinguini, grandi e robusti. Bastava mettere le briglie ad un centinaio di loro. Detto fatto, il progetto prese corpo. Si avvicinarono ai pinguini e Full cominciò a radunarli, girandogli intorno da bravo pastore tedesco. Nonno Lazo li catturava uno ad uno con il suo proverbiale lazo e Luc metteva sul loro collo le briglie, che nel frattempo avevano preparato, legandole alla slitta. Quando il lungo convoglio fu pronto, Full e nonno Lazo gli si misero ognuno su di un fianco per far marciare i pinguini tutti insieme. Luc si mise davanti, attirando i primi con l’odore dei pesci che si erano portati dietro come alimento. Si mossero, prima piano e poi sempre più veloce, aiutati da una leggera discesa del ghiaccio. Fu così che, increduli, li videro arrivare alla base i genitori di Luc e tutti gli altri. E fu una grande festa di Natale, alla quale parteciparono con gioia i pinguini per la straordinaria quantità di doni di pesce che ricevettero. Fedro
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L’ETA’ DEL NONNO Come nasce un libro
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’età del nonno, dopo quella del figlio e del padre, è l’età definitiva. Un’età che, molto più delle altre, marca il tempo e che, al suo inizio, può creare sgomento. Un’età che, oggi più che mai, segna il trapasso dai lenti e naturali ritmi millenari della vita dell’uomo a quelli frenetici e sempre più artificiali dell’età moderna. L’annuncio del primo nipote in arrivo spalanca d’improvviso la prospettiva della vecchiaia. Risuona come la tromba del silenzio dopo una lunghissima giornata di marcia, esaltante e faticosa. Così, l’idea di diventare nonno può istintivamente far puntare i piedi nel tentativo di fermare il tempo o rallentarlo. Invece, quando ci si accomoda dentro, si scopre che un nipote regala nuovi scopi e traiettorie alla vita,
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offrendo l’occasione per un viaggio nella memoria alla ricerca di ciò che è stato e di ciò che potrà ancora essere. Un fil rouge che ha stimolato Luciano Lupi a scrivere “Ciao Lorenzo”, un libro, bello e tenero, ottimamente recensito da stampa e lettori, una lettera d’amore da nonno a nipote, dall’ultima generazione della terra alla prima delle stelle. Il dialogo del nonno con Lorenzo, il nipote nascituro, affronta temi importanti diventando, pagina dopo pagina, una sorta di vademecum rigoroso ma senza pregiudizi, affettuoso e delicato, intelligente e moderno, in grado di aiutare futuri neo genitori o nonni a fornire risposte concrete ai tanti perché di figli e nipoti. Friendly
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“Ciao Lorenzo”, una lettera d’amore da nonno a nipote, dall’ultima generazione della terra alla prima delle stelle.
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Ho gradito molto l’invio della rivista natural mind. Desidererei che fosse inviata anche a i miei amici.
Salve, grazie pe r la vostra rivista. Il magazine mi piace molto. Io abito in B elgio adesso e gradirei restare in contatto con voi.
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menti, li p m o C BRAVI! ta. bella rivis Piero
Gentiissimi, non ricevo piĂš la vos tra rivista, come m ai? Possibile rip rendere la gradita lett ura? Lucio
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natural mind® è il magazine online che rispetta l’ambiente natural mind®, il magazine per chi ama l’aria, i viaggi e la natura edito da Make Tailored Advertising in collaborazione con FAITA FederCamping, è prodotto e distribuito nel rispetto dell’ambiente. I consumi di energia elettrica legati alla produzione/invio delle newsletter di natural mind® del 2012 sono stati, infatti, certificati con “100% energia pulita Multiutility”. Certificare i propri consumi energetici equivale ad utilizzare energia elettrica interamente prodotta da fonte rinnovabile: la certificazione "100% energia pulita” è basata sull'immissione in rete (tramite l'annullamento di certificati RECS) di un quantitativo di energia rinnovabile pari al consumo di energia legato alla produzione/invio del magazine, che dà diritto all'ottenimento di status "100% energia pulita” a favore dello stesso. Grazie a questa iniziativa è stata evitata l’emissione in atmosfera di 700 Kg di CO2 e sono stati risparmiati 250 Kg di petrolio. Il marchio "100% energia pulita Multiutility" che appare sulla newsletter, marchio di proprietà di Multiutility S.p.A. registrato a livello europeo e che viene concesso solamente a chi rispetta l’ambiente, è l’attestazione della scelta etica che ha effettuato l’editore di natural mind®. I certificati RECS (Renewable Energy Certificate System) sono titoli che attestano la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile per una taglia minima pari a 1 MWh e favoriscono la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile dagli impianti che altrimenti non avrebbero le condizioni economiche per continuare a produrre energia "verde". I certificati RECS sono distinti dall'erogazione fisica dell'elettricità e la loro emissione consente la commercializzazione dei certificati stessi anche separatamente dall'energia elettrica cui fanno riferimento. Mediante il loro consumo, l'acquirente finanzia l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili testimoniando, pertanto, il suo impegno a favore dell'ambiente.