Naturart 47

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N. 47 - DICEMBRE | DECEMBER 2023 | COPIA OMAGGIO - FREE COPY

Nature art and culture in the Green Tuscany

GIORGIO TESI EDITRICE


Progetto Giorgio Tesi eARTh | opera di Jonathan Calugi

www.giorgiotesigroup.it

continuiamo il cammino... we continue the journey...


storia, valori...futuro history, values...future



EDITORIALE

Ambasciatori della Toscana Verde

Direttore Editoriale Managing Editor —

g.capecchi@discoverpistoia.it

This issue of NATURART, which closes the year 2023 and will accompany us in the first months of 2024, opens a new phase of this magazine. Not only because it presents itself with a new graphic and editorial design, but also because this new “outer” appearance is connected to a role that our four-monthly magazine wants to play with more and more determination, i.e., being a periodical that has its roots in Pistoia but narrates Northern Tuscany, the Green Tuscany that is already expressly mentioned in the frontispiece and reaffirms the pillars of the project, that have remained unchanged since its birth: nature, art and culture. In the short commemoration of Galileo Chini written by his granddaughter Paola for this issue, the artist, whose 150th anniversary is celebrated this year and who made very important Liberty works also in our territory, is immortalized in the gesture of choosing the trees to be planted in his gardens. Paola Chini tells us that he had chosen a cherry tree and a pear tree for what he called his “vegetable garden”, sultan raisins for the pergola and the blue hortensias that are still flowering today. The topic of nature plays a key role, as usual, in our magazine and it’s a topic that, also in this issue, is addressed through several perspectives: by presenting the Arboreo project, reflecting on the need for a cultural (as well as economic) change in our relationship with Mother Earth, or narrating the 50 years of the company Giorgio Tesi, which represents the best nursery tradition of territory that is suited to the cultivation of plants, as reminded to us also by the 1970 frescoes by Romano Stefanelli within the Palazzo Amati Cellesi: we’re happy to “show” these frescoes also to our readers. In their representation of the ancient crafts in the city of Pistoia, they also portray two women who are busy with cultivating plants. But nature is intertwined with art, also in the issue you’re about to leaf through. Art becomes the main engine for the regeneration of a territory (as it happened, and is happening, in Favara, Sicily), art is intertwined with nature in the Oasy Contemporary Art project by Oasi Dynamo, art represents nature, as it happens in a masterpiece of the Flemish textile art of the XVI century, the millefiori tapestry, which has rightly become one of the symbols of the city of Pistoia and the “green” Tuscany.

NATURART | DICEMBRE 2023 | 5

Giovanni Capecchi

Ambassadors of green Tuscany

www.discoverpistoia.it

Questo numero di NATURART, che chiude l’anno 2023 e che ci accompagnerà nei primi mesi del 2024, inaugura una ulteriore fase della rivista. Non solo perché si presenta con una nuova veste grafica e editoriale, ma perché questo nuovo abito “esteriore” si collega ad un ruolo che il nostro quadrimestrale intende assumere con sempre maggiore determinazione: quello di essere un periodico che ha le radici a Pistoia ma che racconta la Toscana del nord, la Green Tuscany alla quale si fa esplicito riferimento fin dal frontespizio, che ribadisce i pilastri del progetto, rimasti invariati fin dalla sua nascita: Natura, Arte e Cultura. Nel breve ricordo di Galileo Chini scritto dalla nipote Paola per questo numero, l’artista del quale ricorrono i 150 anni dalla nascita e che ha realizzato importantissime opere Liberty anche sul nostro territorio, viene immortalato in un gesto: quello di scegliere gli alberi da piantare nei suoi giardini. Aveva scelto, ci racconta Paola Chini, un ciliegio e un pero per quello che chiamava il suo ‘orto’, l’uva Sultanina per il pergolato e le ortensie blu che continuano a fiorire ancora oggi. Il tema della Natura è centrale, come al solito, nella nostra rivista. Ed è un tema che, anche in questo fascicolo, viene affrontato da varie prospettive: presentando il progetto Arboreo, riflettendo sulla necessità di una svolta culturale (oltre che economica) nei nostri rapporti con Madre Terra, oppure raccontando i 50 anni dell’azienda Giorgio Tesi, che rappresenta la migliore tradizione vivaistica di un territorio vocato alla coltivazione delle piante, come ricordano anche gli affreschi realizzati nel 1970 da Romano Stefanelli all’interno del palazzo Amati Cellesi: affreschi che siamo felici di poter “far vedere” ai nostri lettori e che, nella rappresentazione degli antichi mestieri della città di Pistoia, ritraggono anche due donne alle prese con la coltivazione delle piante. Ma la Natura si intreccia, anche nel numero che iniziate ora a sfogliare, all’Arte. Arte che diventa motore principale per rigenerare un territorio (come è accaduto e sta accadendo a Favara, in Sicilia), Arte che si intreccia alla Natura nel progetto Oasy Conteporary Art realizzato nell’Oasi Dynamo, Arte che rappresenta la Natura, come accade in quel capolavoro dell’arte tessile fiamminga del XVI secolo che è l’Arazzo millefiori, divenuto giustamente uno dei simboli della città di Pistoia e della Toscana “verde”.



EDITORIALE ____

Continuiamo il cammino

La famiglia Tesi (da

Per noi e per le nostre famiglie aver raggiunto i cinquant’anni di attività dell’azienda, seguendo un percorso di costante crescita, è davvero motivo di grande orgoglio. Certi anniversari rendono doveroso voltarsi indietro e guardare sia da dove tutto è partito nel lontano 1973, sia all’inestimabile valore dell’apporto dato alla nascita e allo sviluppo della nostra attività dalle persone che oggi non ci sono più come Tullio, Giorgio, sua moglie Donetta e suo figlio Franco ma anche di Giovanna che ancora ci è accanto. I valori che ci sono stati trasmessi, quelli che poi ci hanno reso una grande famiglia, sono la pietra su cui abbiamo costruito le basi per la nascita e lo sviluppo della nostra attività. Vorremo ringraziare tutte le persone che ci hanno permesso di raggiungere questo prestigioso traguardo con ottimi risultati, a partire dal Direttore Generale Marco Cappellini passando poi per tutti i nostri dipendenti e collaboratori - anche quelli che non sono più con noi - che con grande impegno e senso del dovere, nel corso degli anni si sono impegnati nel loro lavoro. Un ringraziamento particolare anche ai nostri clienti e fornitori, con molti dei quali lavoriamo da tanti anni e che consideriamo, da sempre, parte integrante di una vera e propria comunità allargata che coinvolge anche dipendenti e collaboratori. Oggi la nostra azienda guarda con grande fiducia sia al presente che al futuro, con la realizzazione di NATURART VILLAGE, un luogo fisico che riassumerà al suo interno un po’ tutti i valori e le passioni che Giorgio Tesi Group ha espresso nei suoi primi 50 anni di attività. Un futuro basato sulla consapevolezza dell’importanza della sostenibilità, del rispetto per l’ambiente e di conseguenza del ruolo fondamentale delle piante nel futuro del nostro pianeta, che dovrà essere sempre più verde. Da quel lontano 1973 è passato davvero tanto tempo e siamo veramente orgogliosi di tutto quello che è stato fatto, ma festeggiato un compleanno è comunque d’obbligo guardare oltre e questo include certamente l’attenzione e il coinvolgimento delle nuove generazioni, a cui lasciare progressivamente il testimone, con l’obiettivo – in un mondo che sta progressivamente cambiando – di rendere l’azienda più moderna e funzionale e quindi in grado di stare sempre al passo con le mutate esigenze del mercato, ma sempre mantenendo profondamente radicati quei valori e quelle passioni che ci sono stati insegnati da Giorgio e Tullio e che ci uniscono come una grande Famiglia.

Comunione di Romeo.

Giovanna Bargiacchi, Romeo, Tiziano, Fabrizio, Claudio Tesi e Donetta Gherardeschi) in una foto scattata nel 1976 per festeggiare la Prima

____ The Tesi family (left Giorgio Tesi, Giovanna Bargiacchi, Romeo,

Let’s continue the journey

Tiziano, Fabrizio, Claudio Tesi and Donetta Gherardeschi) in a 1976 photograph taken to celebrate Romeo’s first communion.

For us and our families, reaching the important milestone of 50 years of activity of the company, following a journey of continuous growth, is a really a reason of great proud. On the occasion of certain anniversaries, it is necessary to look back at where everything started in 1973, a long time ago, as well as at the priceless value of the contribution given to the birth and development of our activity by the people who are no longer here, such as my father Tullio, my uncle Giorgio, his wife Donetta and his son Franco, but also our mother Giovanna, who is still with us. The values they passed on to us, due to which we have then become a big family, are the stone on which we laid the foundations for the birth and development of our activity. We would like to thank all the people who enabled us to achieve this important goal with excellent results, starting from the General Director Marco Cappellini, and then continuing with all the other employees and collaborators – also those who are no longer with us – who, with great commitment and sense of duty, worked very hard throughout the years. A special thanks also goes to our customers and suppliers; we’ve been working for several years with a few of them, and we’ve always regarded them as an integral part of an actual large community, which involves also employees and collaborators. Today, our company looks with great confidence both at the present and at the future, with the building of NATURART VILLAGE, a physical place that will summarize all the values and passions expressed by Giorgio Tesi Group during its first 50 years of activity. A future based on the awareness of the importance of sustainability, respect for the environment and, subsequently, the key role played by plants in the future of our planet, that will have to be greener and greener. A lot of time has passed since 1973, and we’re really proud of what we have done. However, after celebrating a birthday, we must look beyond, and this definitely includes the attention towards and involvement of new generations, to which we should gradually pass the baton, with the purpose – in a world that’s progressively changing – of making the company more modern and functional and, therefore, keep up with the changing needs of the market, but always remaining deeply rooted to those values and passions that Giorgio and Tullio taught to us, and that bring us together as a great Family.

NATURART | DICEMBRE 2023 | 7

Claudio, Tiziano, Fabrizio e Romeo Tesi

sinistra, Giorgio Tesi,


Registrazione Tribunale di Pistoia – N°2/2010 del 28-05-2010

The Pistoia Wine

N. 47 - DICEMBRE | DECEMBER 2023 | COPIA OMAGGIO - FREE COPY

Nature art and culture in the Green Tuscany

GIORGIO TESI EDITRICE

IL VINSANTO

Produced from grapes held to fade in particular room for some months. The grapes are are squeezed and the must elaborated and growl old in kegs of chestnut and oak for three years as from secular Tuscan tradition.

47 | Dicembre – December 2023 Pistoia nel Mondo, il Mondo a Pistoia Pistoia in the World, the World in Pistoia

Prodotto da uve tenute ad appassire in fruttaio per alcuni mesi. L’uva viene poi spremuta ed il mosto così ottenuto elabora ed invecchia in caratelli di castagno e rovere per almeno tre anni come da secolare tradizione toscana.

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Copertina:

A work by the

Un’opera del designer

internationally

pistoiese di fama

renowned designer

internazionale Johnatan

Jonathan Calugi, from

Calugi, realizzata

Pistoia, made on the

nell’occasione dei primi

occasion of Giorgio Tesi

50 anni di attività di

Group’s first 50 years of

Giorgio Tesi Group

activity, in the context of

nell’ambito del Progetto

the Giorgio Tesi eARTh

Giorgio Tesi eARTh –

– Growing Creativity

Growing Creativity.

project.

Giorgio Tesi Group The Future is Green

Giorgio Tesi Editrice srl Via di Badia, 14 – 51100 Bottegone – Pistoia – Italy Tel. +39 0573 530051 – Fax +39 0573 530486 www.discoverpistoia.it Iscrizione al ROC (Registro Operatori della Comunicazione) n° 30847 del 15 Gennaio 2018 Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a marketing@giorgiotesigroup.it

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ISSN 2421-2849

9 772421

284000

Direttore Editoriale Giovanni Capecchi g.capecchi@discoverpistoia.it Direttore Responsabile Carlo Vezzosi carlo.vezzosi@legismail.it Art Director Nicolò Begliomini n.begliomini@giorgiotesigroup.it Coordinamento Redazionale Lorenzo Baldi redazione@discoverpistoia.it Segreteria Carolina Begliomini, Irene Cinelli, Maria Grazia Taddeo contatti@giorgiotesigroup.it Comitato di redazione Leonardo Begliomini, Nicoletta Boccardi, Emanuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Alessandra Corsini, Giuliano Livi, Martina Meloni, Paolo Paolieri Hanno collaborato a questo numero Mia Canestrini, Sibilla Panerai, Benedetta Donato, Claudia Becarelli, Paolo Benassai,Eleonora Angelini, Lorenzo Baldi, Giovanni Capecchi. Traduzioni Studio Blitz – Pistoia Fotografie Mattia Marasco, Archivio Galileo Chini - Lido di Camaiore, Repertorio Galileo Chini, Maurizio Galimberti, Archivio Farm Cultural Park, Studio Boeri, Pianeta Terra Festival, Nicolò Begliomini, Lorenzo Marianeschi, Fondazione Pistoia Musei. Illustrazioni Arianna Papini, Giulia Pastorino, Michele Fabbricatore.

Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire. Impaginazione Giorgio Tesi Editrice Stampa Industrie Grafiche Pacini- Ospedaletto (Pisa)

SOLUZIONI DI STAMPA PER L’UFFICIO Tel. +39 055 308109 assistenza.clienti@giraldimarcello.it

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24 10

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Dialoghi

La natura sono io, io sono natura

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Mostre

Il Giardino Incantato The enchanted garden

I am Nature, Nature is me 16

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Arte e natura

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OCA – Oasy Contemporary Art Personaggi

Galileo Chini, il padre del Liberty festeggia 150 anni dalla nascita

Progetto ARBOREO

Pronti a piantare! Ready to plant!

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Agenda Letteraria 2024

Le bugie hanno le gambe tozze Lies have stocky legs

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Palazzo Amati Cellesi

Galileo Chini, the father of the Liberty style:

Novecento inatteso

a celebration 150 years after his birth.

The unexpected XX century

Pistorienses

Innescare energie nella Comunità Activating energies in the community

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Fotografia

Maurizio Galimberti, il ritratto come ricerca interiore Inner search in the portraits by Maurizio Galimberti

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Farm Cultural Park

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L’intervista - Stefano Boeri, Architetto

Platform for Change Le città e i territori del futuro The cities and territories of the future

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Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio

Assemblea Generale di IFLA Europe IFLA Europe’s General Meeting

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Giorgio Tesi Group - 50° Anniversario

Storia, valori... futuro

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Intervista a Maurizio Martina,

Vicedirettore Generale della FAO

La “Libreria degli alberi” della FAO parla pistoiese The FAO’s “Library of Trees” speaks the Pistoiese dialect

NATURART | DICEMBRE 2023 | 11

History, values... future


Dialoghi

La natura sono io, io sono natura —

Con uno scritto esclusivo per NATURART Mia Canestrini, zoologa e divulgatrice scientifica, riflette sul perchè l’uomo nel corso della storia si sia allontanato dalla connessione con la natura

D

Testo Mia Canestrini 12 | NATURART | DICEMBRE 2023

Foto Nicolò Begliomini

a quando ho iniziato a muovere i primi passi lungo un piccolo torrente dell’Appennino tosco-romagnolo, ho avvertito in modo istintivo di essere parte di qualcosa che non era semplicemente il teatro delle mie avventure. Ho avuto la grande fortuna di trascorrere lunghi periodi della mia prima infanzia in un contesto di grande bellezza e biodiversità, le Foreste Casentinesi, coltivando la passione per le scienze naturali senza alcun freno, né filtro. Nel torrente ho imparato a riconoscere la molteplicità delle forme viventi, dagli invertebrati come i tricotteri e i gamberi di fiume, ai numerosi vertebrati: trote, rospi, salamandre, ululoni dal ventre giallo, vipere e natrici dal collare, e un infinito numero di insetti legati agli ambienti umidi. La vegetazione era l’ombrellone che dava riparo e creava il fresco necessario a sopravvivere in quelle torride giornate estive, indossando solo un paio di calzoncini e vecchie scarpe da ginnastica. La natura, in tutta la sua delicata magnificenza, era parte di me, e io mi sentivo parte di lei. Parafrasando ulteriormente,

potrei dire che la natura ero io, io ero la natura, e questo era molto semplicemente ciò che sentivo. Parole come queste sembrano il pronunciamento di un qualche filosofo ambientalista moderno, eppure esprimono un sentire che appartiene non solo all’innocenza e all’incontaminazione dell’infanzia, ma anche ad un’epoca non lontana che i nostri stessi antenati hanno vissuto.

Non c’è bisogno di andare a cercare popoli indigeni lontani, tesorieri dell’animismo e di altre filosofie affini, ma è sufficiente volgere gli occhi indietro e osservare quale fosse la nostra relazione con gli elementi naturali. a

Prima dell’avvento della scienza e del Cristianesimo. Due forze contrapposte che tuttavia hanno messo l’uomo su un indiscutibile piedistallo. La religione lo ha elevato al rango di Dio, invitando l’uomo a fare della natura ciò che vuole. La scienza lo ha alienato dalla natura, affinché potesse acquisire una prospettiva distaccata per l’osservazione, l’analisi, la catalogazione e il controllo dei fenomeni naturali. Il conforto che viene dalle pratiche religiose occidentali, così come i benefici del progresso scientifico, sono innegabili. Ma il nostro rapporto con la natura, e di conseguenza il nostro interesse ad averne cura, ne sono usciti logorati. Ciò che da circa trent’anni definiamo biodiversità, cioè la diversità della vita sulla Terra, per molti è banalmente un insieme di risorse più o meno utili all’umanità nella corsa allo sviluppo economico. Gran parte dell’opinione pubblica fatica a trovare un senso all’esistenza di certe specie se non in termini meramente utilitaristici, e gli scienziati falliscono spesso nel fornire quel senso e promuovere uno stile di vita più sostenibile.


____ Carlo Petrini impegnato nella Lectio Magistralis tenuta durante l’inaugurazione dell’ultima edizione del festival antropologico “Dialoghi di Pistoia” ____ Carlo Petrini during the Lectio Magistralis held during the opening of the last edition of the anthropological film festival “Dialoghi di

NATURART | AGOSTO DICEMBRE2023 2023 | 13 | 13

Pistoia”.


Ciò che manca, con ogni probabilità, è la capacità di recuperare e far rivivere la sacralità della natura e il senso di appartenenza, che non può che essere mosso dall’empatia. a

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Da circa due secoli la nostra società sembra essere piombata in un’era di esaltazione culturale, ipertecnologica e cacofonica nella molteplicità dei linguaggi utilizzabili. La frattura tra cultura e natura creata da religione e scienza si è allargata, e oggi molti di noi stentano a riconoscersi come un tassello fondamentale degli ecosistemi che occupiamo, sfruttiamo e modifichiamo incessantemente. L’assenza di una identificazione è però una prerogativa tutta occidentale, sebbene anche l’occidente presenti qualche piccola sacca di resistenza: i popoli indigeni, cioè i gruppi etnici che occupano da migliaia di anni le loro terre e che non hanno subito alcun tipo di pressione ideologica, conservano intatta l’immedesimazione con la natura. Per molti di essi lo stesso concetto di natura non esiste, come non esiste la dicotomia natura – cultura. Ogni elemento, l’acqua, le rocce, le piante, gli animali, ha una utilità e una dignità intrinseche. Tutto è vita, e tutto è spirito: in questi termini per i popoli indigeni è impossibile non prendersi cura del Pianeta, sia esso rappresentato da una foresta pluviale, un deserto, una steppa o dalla tundra artica. Avere cura del Pianeta è in ultima analisi avere cura di sé stessi e del proprio futuro. La stessa Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite riconosce il ruolo fondamentale delle comunità indigene nel preservare la biodiversità per le generazioni

future e contrastare i cambiamenti climatici. Le loro pratiche di uso del suolo e delle risorse garantiscono livelli di biodiversità pari o superiori a quelli rilevati all’interno delle aree protette, parchi nazionali e riserve naturali, di tutto il mondo. Volendo ricordare le nostre origini, per lungo tempo anche i nostri avi europei hanno vissuto in armonia e equilibrio con la natura, preservando habitat e specie, garantendo la funzionalità degli ecosistemi, e contribuendo a creare le condizioni per una maggiore biodiversità. Le comunità umane, a qualunque latitudine e longitudine, hanno dunque un ruolo fondamentale nel ricucire lo strappo tra natura e cultura. Significa recuperare quell’immedesimazione necessaria con il proprio territorio, per riscoprire come la nostra identità passi attraverso i suoi tratti naturali più peculiari. Una riscoperta che non ha bisogno di filtri, e che forse può essere avviata proprio dai bambini e dalle bambine che istintivamente si fondono con la natura e i suoi paesaggi non sapendo nulla né di Dio, né della scienza. ☜

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Rediscovering and

Riscoprire e valorizzare

enhancing more and

sempre di più la

more the connection

connessione tra l’Uomo

between human beings

e la Natura è un passo

and nature is a necessary

obbligato per il futuro

step for the future of our

del nostro Pianeta.

planet.


NATURART | DICEMBRE 2023 | 15


____ Zoologa, divulgatrice, scrittrice, Mia Canestrini è laureata in Scienze Naturali e specializzata in Conservazione della Biodiversità animale. Da oltre dieci anni studia i lupi italiani, protagonista di diverse trasmissioni tv e radio è autrice dei libri La ragazza dei lupi (Piemme, 2019) e Custode di Cuori (Mondadori Electa, 2022) e Nelle Terre dei lupi. Storie italiane di un ritorno (Piemme, 2023) ____ The zoologist, scientific populariser and writer Mia Canestrini obtained a degree in Natural Sciences and specializes in Conservation of Animal Biodiversity. For over 10 years, she has dedicated herself to the study of Italian wolves; she’s the protagonist of several TV and radio shows and is the author of the books La ragazza 16 | NATURART | DICEMBRE 2023

dei lupi (Piemme, 2019), Custode di cuori (Mondadori Electa, 2022) and Nelle terre dei lupi. Storie italiane di un ritorno (Piemme, 2023).


I am Nature, Nature is me

In an exclusive text for NATURART, Mia Canestrini, zoologist and scientific populariser, reflects on the reasons why human beings, throughout their history, have distanced themselves from nature.

S

ince I started to make my first steps along a small stream of the Tuscan-Romagnolo Apennines, I instinctively felt that I was part of something that wasn’t simply the theatre of my adventures. I was lucky to spend long periods of my early childhood in a context of great beauty and biodiversity, such as the Casentinesi Forests, and I cultivated my passion for natural sciences without any boundary or filter. In the stream, I learnt to recognize the multiplicity of life forms, from invertebrates such as caddis flies and river crabs, to the several vertebrates: trouts, toads, salamanders, yellow-bellied toads, vipers and ringed snakes, and an endless number of insects related to humid environments. Vegetation was the umbrella that sheltered and generated the cool that was required to survive in those scorching summer days, when I would wear just a pair of short pants and old trainers. Nature, in all its delicate magnificence, was part of me, and I felt like part of it. To further paraphrase, I could say that nature was me, and I was nature, and this was simply what I felt. These words may look like a statement by a modern environmental philosopher, however they express a feeling that doesn’t belong only to the innocence and purity of childhood, but also to a not far away age that was lived also by our forefathers. There’s no need to search for distant indigenous people, who are treasurers of animism and other similar philosophies, but it’s enough to look behind and observe the relationship we had with natural elements, before the advent of science and Christianity. Two opposing forces which, however, have put human beings on an unquestionable pedestal. Religion

elevated human beings to the rank of God, and invited them to make whatever they want of nature. Science alienated human beings from nature, so that they could acquire a detached perspective for the observation, analysis, cataloguing and control of natural phenomena. We can’t deny the consolation that comes from the Western religious practices, or the benefits of scientific progress. But our relationship with nature, and subsequently our interest in taking care of it, was worn out. What we’ve been defining as biodiversity for nearly thirty years, that is the diversity of life on Earth, for several people is simply a set of resources that are more or less useful for humanity in the rush towards economic development. Most of the public opinion struggles to find a meaning for the existence of certain species, if not in purely utilitarian terms, and scientists often fail to provide that meaning and promote a more sustainable lifestyle. With all likelihood, what is missing is the ability to recover and revive the sacrality of nature and the sense of belonging, that cannot but be driven by empathy. For nearly two centuries, our society seems to have been plunged into an age of cultural exaltation, which is hyper technological and cacophonous in the multiplicity of languages that are used. The fracture between culture and nature, created by religion and science, has expanded, and many of us struggle to recognize themselves as a key piece of the ecosystems that we occupy, use and modify constantly. However, the lack of identification is a purely Western prerogative, although the West presents a few small pockets of resistance: indigenous people, that is the ethnic groups that have been occupying their land for thousands of years and who didn’t undergo any type of ideological pressure, preserve their identification with nature. For many of them, the same concept of nature doesn’t exist, same as the nature-culture dichotomy. Every element, water, rocks, plants, animals, has an intrinsic utility and dignity. Everything is life, and everything is spirit: in these terms, for indigenous people, it’s impossible not to take care of our planet, be it represented by a rainforest, a desert, a steppe or an arctic tundra. Ultimately, taking care of our planet means taking care of themselves and one’s own future. The United Nations themselves recognize the key role of indigenous communities in preserving biodiversity for future

generations and fighting climate changes. Their practices of use of the soil and resources guarantee levels of biodiversity that are equal or higher than those detected within protected areas, national parks and natural reserves throughout the world. Remembering our origins, also our European forefathers lived for a long time in harmony and balance with nature, preserving habitats and species, guaranteeing the functionality of ecosystems and contributing to create the conditions for more biodiversity. Therefore, human communities, at any latitude and longitude, play a key role in patching things up between nature and culture. It means to recover that necessary identification with one’s own territory, to rediscover how our identity passes through its most peculiar natural traits. A rediscovery that doesn’t need any filters, and that perhaps can be started by children, who instinctively merge with nature and its landscapes even though they don’t know anything about God or science. ☜

NATURART | DICEMBRE 2023 | 17

Dialogues


Arte e natura

OCA – Oasy Contemporary Art — Si è inaugurato sulla Montagna Pistoiese lo scorso agosto Oasy Contemporary Art, un progetto di Oasi Dynamo con la direzione artistica di Emanuele Montibeller

Foto 18 | NATURART | DICEMBRE 2023

Mattia Marasco Nicola Neri


NATURART | DICEMBRE 2023 | 19


____ Il tema della convivenza tra l’uomo e la natura sarà sviluppato anche nei prossimi anni, proponendo ogni stagione una nuova mostra nello spazio-museo, e nuove installazioni nel verde, che resteranno per creare un luogo d’arte. Nella pagina a fianco, in alto il direttore artistico Emanuele Montibeller con l’artista David Svensson. ____ The topic of the coexistence between human beings and nature will be developed also in the next few years, by proposing every season a new exhibition in the space-museum, and new installations in the green, which will then 20 | NATURART | DICEMBRE 2023

remain to create a place of art. On the opposite page, above, the artistic director Emanuele Montibeller with the artist David Svensson.

S

ull’Appennino Pistoiese, all’interno della splendida Oasi Dynamo, è nato OCA Oasy Contemporary Art, un luogo che racchiude appieno, nel nome che porta, entrambe le sue anime: quella di oasi naturalistica e quella di spazio per l’arte contemporanea. Il nuovo progetto di Oasi Dynamo, con la direzione artistica di Emanuele Montibeller, non è uno spazio come gli altri: ci si arriva percorrendo un sentiero nel bosco, dopo aver parcheggiato la macchina in località Croce di Piteglio facendo un’ esperienza che comincia quindi con un cammino di circa 30 minuti e non con l’arrivo a destinazione. Qui l’arte si integra con la natura, con il luogo che la ospita, ed attende il visitatore alla fine del suo viaggio, per proporgli un mondo nuovo, da scoprire e creare insieme. Ad inaugurare questo bellissimo luogo, sono stati invitati l’artista David Svensson e il fotografo Massimo Vitali, con due progetti pensati apposta per OCA e per l’idea che vuole portare con sé, quello che proteggere la natura non significa proibirne la fruizione, ma viverla secondo la cultura del rispetto e della conoscenza. Oasi Dynamo, che si estende per circa mille ettari, arrivando

sino a 1100 metri di altitudine, era un tempo la riserva di caccia della famiglia Orlando, che sulla montagna pistoiese, nel 1911, aveva fondato lo stabilimento della SMI, la Società Metallurgica Italiana. Recuperata nel 2006, la riserva è oggi un territorio prevalentemente boschivo, dove vivono specie di piante rare ed una grande varietà di animali selvatici. In parte dedicata alle tradizionali attività dell’agricoltura e dell’allevamento, l’oasi si è aperta negli anni anche all’ospitalità, all’eco

turismo, alla divulgazione di una cultura sostenibile dell’ambiente. Ed oggi, con OCA Oasy Contemporary Art, arriva in alta quota anche l’arte, sempre nel rispetto più totale del luogo. In armonia con il territorio della riserva, infatti, Emanuele Montibeller propone un percorso esperienziale nella natura, che arricchisce la fruizione del paesaggio grazie a mostre e ad installazioni ambientali, che dialogano con la natura stessa.


Come e perché nasce OCA

Il tema della convivenza tra l’uomo e la natura sarà sviluppato da OCA anche nei prossimi anni, proponendo ogni stagione una nuova mostra nello spazio-museo, e nuove installazioni nel verde, che poi resteranno nell’oasi, creando nel tempo un luogo d’arte. Emanuele Montibeller ha già invitato per il futuro gli architetti Michele De Lucchi, Stefano Boeri, Kengo Kuma, Alejandro Aravena e Matteo Thun, gli artisti Diana Scherer, Edoardo Tresoldi, Davide Quayola e fuse*, la poetessa Mariangela Gualtieri, il filosofo Emanuele Coccia, lo scrittore Leonardo Caffo e tanti altri. A Giovanna Calvenzi è invece stato affidato un progetto triennale dedicato alla fotografia, che dopo Vitali vedrà ospiti Joan Fontcuberta e Thomas Struth. Per riflettere sul tema del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, infine, verranno realizzate per la cura di Diletta Cancellato delle installazioni che vogliono riconnettere il tessile e la natura, sfidando designer, stilisti e artisti a trovare nuove soluzioni che possano coesistere e nutrire gli ecosistemi. Nel periodo di esposizione, quest’anno come nei prossimi, saranno infine organizzati incontri con scienziati, filosofi, artisti, architetti, antropologi, poeti e scrittori, chiamati tutti a confrontarsi sui temi lanciati da OCA. ☜

How and why was OCA born It’s undoubtedly an ambitious project – these are the words by the artistic director Emanuele Montibeller – which, starting from a place which is only apparently peripheral, wants to make it the metaphor for the whole planet. Therefore, it’s a special place that wants to become a cultural laboratory, where not only visual arts but a multiplicity of disciplines and stakeholders can find their space. A laboratory that will try to answer a key question: how will we inhabit the world? As we said before, the topic must be addressed from different perspectives: scientific, but creative as well. Art plays a key role in this process, because it represents the identitarian foundation of a society. It’s not possible to create an identity without culture. OCA wants to spark reflection, research and wants to be a selfperpetuating place. If we want a different future, we must invent it. We need a new method, a new language. We must create a new audience, that can become an active part of the artwork, and finally we need a new figure of curator, a sort of shaman that can create connections between creatives, thinkers and intellectuals. Over time, scientists, philosophers, artists, architects, anthropologists, poets and writers will be called to interact with each other, in a transversal manner. Also visitors will play a key role, and they will be invited to become coauthors of the project, bringing their own experience of images with them and contributing to foster the project itself.

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OCA oggi e domani La mostra di Massimo Vitali e l’installazione di David Svensson sono state visitabili da luglio fino al 5 novembre ed OCA sarà aperta al pubblico dal mercoledì alla domenica, dalle 11 alle 17. Al vicino Centro Visitatori della riserva, sarà in funzione il ristorante Casa Luigi che, su prenotazione, offrirà proposte gastronomiche di assoluta qualità. I visitatori potranno usufruirne oppure godere del prato e degli spazi all’aperto.

Si tratta indubbiamente di un progetto ambizioso – queste le parole del Direttore Artistico Emanuele Montibeller - che partendo da un luogo solo apparentemente periferico, intende farne la metafora dell’intero pianeta. Si tratta dunque di un luogo speciale che vuole diventare un laboratorio culturale, dove non trovino spazio solo le arti visive, ma una molteplicità di discipline e di attori. Un laboratorio che cercherà di fornire risposte alla domanda essenziale: come abiteremo il mondo? Il tema, come dicevamo, va affrontato da più ambiti: quello scientifico, ma anche quello creativo. L’arte ha un ruolo importantissimo in tutto questo, perché rappresenta il fondamento identitario di una società. Senza cultura non si crea identità. OCA vuole suscitare la riflessione, la ricerca, vuole essere un luogo che si autogenera. Se vogliamo un futuro diverso, questo futuro dobbiamo inventarlo. Serve un metodo nuovo, un nuovo linguaggio. Serve creare un nuovo pubblico, che diventi parte attiva dell’opera d’arte, e serve infine una nuova figura di curatore, una sorta di sciamano che sia capace di creare le connessioni fra i creativi, i pensatori, gli intellettuali. Nel tempo saranno chiamati a relazionarsi fra loro, in modo trasversale, scienziati, filosofi, artisti, architetti, antropologi, poeti e scrittori. Un ruolo fondamentale lo avrà anche il visitatore, invitato a diventare coautore del progetto, portando il proprio vissuto di immagini e contribuendo ad alimentare il progetto stesso.


A partire dagli anni Novanta Massimo Vitali ha sviluppato una ricerca sulla fotografia di paesaggio dedicata ai luoghi pubblici, al modo di trascorrere le vacanze degli italiani e al divertimento di massa, che realizza con macchine fotografiche di grande formato e da una piattaforma alta 5 metri. Nella foto, un’immagine del genere scattata ad Halle, in Germania

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Since the 1990s, Massimo Vitali has been working on a research about landscape photography, dedicated to public spaces, how Italians spend their holidays and mass entertainment. He uses large format cameras and a 5-meter-high platform. In the photograph, a picture of that kind taken in Halle, Germany.


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Art and nature

OCA – Oasy Contemporary Art

Last July, OCA – Oasy Contemporary Art was opened on the Pistoiese Mountain. It’s a project by Oasi Dynamo, with the artistic direction of Emanuele Montibeller

O

CA Oasy Contemporary Art was born on the Pistoiese Apennines, within the beautiful Oasi Dynamo, a place that fully encloses, in its name, both its souls: that of a naturalistic oasis and that of a space for contemporary art. The new project by Oasi Dynamo, with the artistic direction of Emanuele Montibeller, is not a space like the others: you get there by walking a path in the woods, after parking the car in the locality of Croce di Piteglio. It’s an experience that starts with a nearly 45 minute-walk, rather than with the arrival at destination…

Here art integrates with nature, with the place that hosts it, and welcomes visitors at the end of their journey, to propose them a new world to be discovered and created together. To open this wonderful place, the artist David Svensson and the photographer Massimo Vitali were invited, with two projects that are specifically conceived for OCA and the idea that it wants to bring with it: protecting nature doesn’t mean to prohibit its use, but rather to live it according to the culture of respect and knowledge. Oasi Dynamo, which extends for nearly 1000 hectares, reaching up to 1100 metres of altitude, used to be the hunting ground of the Orlando family who, in 1911, had founded on the Pistoiese Mountain the factory of the SMI, the Italian Metallurgical Society. The hunting ground, recovered in 2006, is currently a mainly tree-covered territory, where species of rare plants and a wide variety of wild animals live.

Partially dedicated to the traditional activities of agriculture and breeding, over the years the oasis opened up to hospitality, eco-tourism, and the dissemination of a sustainable environmental culture. And today, with OCA Oasy Contemporary Art, also art reaches a high altitude, always in full respect of the place. In fact, in harmony with the territory of the hunting ground, Emanuele Montibeller proposes an experimental path into the nature, which enriches the fruition of the landscape thanks to environmental exhibitions and installations, which dialogue with the nature itself.

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The exhibition by Massimo Vitali and the installation by David Svensson could be visited from July until November 5th, and OCA will be open to the public from Wednesday to Sunday, from 11 to 17. At the nearby visitor center of the oasis, the restaurant Casa Luigi will be operating: upon reservation, it will offer high-quality gastronomic proposals. Visitors will be able to enjoy such gastronomic proposals, the lawn and the outdoor spaces. The topic of the coexistence between human beings and nature will be developed by OCA also in the next

few years, by proposing every season a new exhibition in the space-museum, and new installations in the green, which will then remain in the oasis and create a place of art over time. For the future, Emanuele Montibeller has already invited the architects Michele De Lucchi, Stefano Boeri, Kengo Kuma, Alejandro Aravena and Matteo Thun, the artists Diana Scherer, Edoardo Tresoldi, Davide Quayola and fuse*, the poetess Mariangela Gualtieri, the philosopher Emanuele Coccia, the writer Leonardo Caffo and many more. Giovanna Calvenzi was entrusted with a three-year project dedicated to photography, which will see Joan

Fontcuberta and Thomas Struth as guests after Vitali. Finally, to reflect on the topic of the relationship between human beings and the environment, a few installations curated by Diletta Cancellato will be made. They’re aimed at reconnecting the textile and nature, by challenging designers, stylists and artists to find new solutions that can coexist and feed the ecosystems. During the period of exhibition, this year and the next few years, a few meetings will be organized with scientists, philosophers, artists, architects, anthropologists, poets and writers, which will be called to discuss the topics raised by OCA. ☜

____ OCA Oasy Contemporary Art, un luogo che racchiude appieno, nel nome che porta, entrambe le sue anime: quella di oasi naturalistica e quella di spazio per l’arte contemporanea. ____ OCA Oasy Contemporary Art, a place that fully encloses, in its name, both its souls: that of a naturalistic oasis and that of a space for contemporary art.

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OCA today and tomorrow


Personaggi

Galileo Chini, il padre del Liberty festeggia 150 anni dalla nascita — 26 | NATURART | DICEMBRE 2023

Il 2 dicembre si festeggiano i 150 anni dalla nascita di Galileo Chini, tra i maggiori artisti toscani del Novecento che ha saputo inserirsi presto all’interno della scena europea, partecipando al dialogo internazionale e svolgendo un ruolo preminente nella promozione e diffusione dell’Art Nouveau in Italia, attraverso un’adesione tutta personale al simbolismo, allo Jugendstil e al modello delle ‘Arts and Crafts’ inglesi.


Testo Sibilla Panerai

Nicolò Begliomini Archivio Galileo Chini, Lido di Camaiore Repertorio Galileo Chini

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Foto


A

____ In alto, Autoritratto di Galileo Chini, 1901, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Accanto un’opera dell’artista in mostra al Mo.Ca. di Montecatini Terme fino al 7 gennaio 2024, voluta per celebrare il 150° anniversario della sua nascita. ____ Above, Self-portrait by Galileo Chini, 1910, Cassa di Risparmio di Pistoia and Pescia Foundation. Next, a work by the artist exhibited at the Mo.Ca. (Montecatini Contemporary Art) in 28 | NATURART | DICEMBRE 2023

Montecatini Terme until January 7th, 2024. The exhibition wants to celebrate the 150th anniversary of the artist’s birth.

Galileo Chini si devono una serie di indimenticabili decorazioni che rendono la Toscana una delle culle del Liberty, attraverso ville, hotel, terme e palazzi e la più grande innovazione nell’ambito della ceramica novecentesca, prima con L’Arte della Ceramica e poi con le Fornaci San Lorenzo, accogliendo e interpretando gli accenti preraffaelliti e simbolisti europei per poi anticipare le tendenze del Déco internazionale. La sua muliebre ispirazione creativa lo ha portato fino in Siam, dando il via al rinnovamento e alla diffusione del gusto orientale, passando di volta in volta dalla decorazione alla pittura, dalla ceramica alla grafica fino alla scenografia. Chini ha impersonato pienamente l’idea della commistione delle arti, con spirito lucido ed arguto, per così dire contemporaneo. La vastità e la bellezza del suo operato fa sì che si susseguano convegni, esposizioni e pubblicazioni per approfondirne l’incessante capacità di elaborazione e per ricostruirne il giusto apporto all’ambito dell’arte decorativa internazionale. Lo zio Dario Chini, affreschista e decoratore di una certa fama, lo invita già a dodici anni a seguirlo

Palazzo Budini - Gattai a Firenze, su commissione dell’affreschista e professore Augusto Burchi nel 1894. In linea con William de Morgan in Inghilterra, Ernest Chaplet e Auguste Delaherche in Francia, Chini fonda a Firenze nel 1896, con Vittorio Giunti, Giovanni Montelatici e Giovanni Vannuzzi e poi con Chino, Augusto e Guido Chini e il figlio dello scultore Emilio Zocchi, la sua Manifattura L’Arte della Ceramica, in risposta alla cessione della Ginori di Doccia all’industriale Augusto Richard di Milano. Inaugura così l’avvento del Liberty e dà voce alle influenze moderniste internazionali che gli varranno il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Il motivo di tanto successo è dato dal fatto che le ceramiche di Chini non somigliano a nulla di mai visto prima in Italia, sono interamente concepite seguendo le sembianze del mondo vegetale, così che i manici dei vasi e gli nei lavori di restauro, come quelli orli dei boccali sono corolle di di Santa Trinita a Firenze, dove fiori e rami di foglie dalla pregiata Chini apprende quel decorativismo fattura e spesso traslucide e neomedievale toscaneggiante che cangianti per l’introduzione dei sarà cifra stilistica ricorrente nella lustri metallici, che permettono sua opera. La prima importante l’applicazione ceramica all’ambito decorazione la esegue nel soffitto dell’architettura. La sua è una del salone di rappresentanza di concezione unitaria e innovativa


____ In alto, particolare della decorazione della parete del Palazzo Comunale di Montecatini Terme progettato dall’ingegnere Raffaello Brizzi, 1918. In basso un’altra opera dell’artista. ____ Above, a detail of the wall decoration of the Town Hall in Montecatini Terme, designed by the engineer Raffaello Brizzi in 1918. Below, another work by the artist.

la Secessione della Promotrice Fiorentina del 1904 a Palazzo Corsini a Firenze, in cui espone il famoso Autoritratto. Sarà chiamato a decorare la Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, dimostrando una capacità decorativa totalizzante che investe ogni superficie, dai tondi del soffitto al corteo di putti, il Palazzo della Cassa di Risparmio di Arezzo, sede dell’antico edificio degli Albergotti e dei Bacci e il salone delle feste del Grand Hotel La Pace a Montecatini, dove sembra già presagire l’inventiva

fantastica delle decorazioni per il Grand Hotel des Thèrmes di Salsomaggiore, eseguite circa vent’anni dopo. Chini si è inoltre adoperato incessantemente per la promozione dell’arte toscana, si pensi alla Prima Esposizione dell’Arte Toscana del 1905, alla Sala della Giovane Etruria all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 e al manifesto Rinnovandoci rinnoviamo in cui propone, con Plinio Nomellini e Filippo Cifariello nel 1919, la riconsiderazione dell’insegnamento artistico

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della ceramica, che non ha eguali né limitazioni, fino ad allargarsi presto a mobili, decorazione di interni e a interi progetti all’esterno, come la notissima Passeggiata di Viareggio, sintetica unione di decorazione, struttura e funzione realizzata negli anni Venti. Se nel 1902 Chini è tra i maggiori artisti dell’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa di Torino, annoverata tra i momenti più alti del Liberty, a partire dal 1901 è invitato a esporre alla Biennale di Venezia dove, dal 1903, ne cura e allestisce la Sala Toscana. Nel 1907 vi realizza, con Plinio Nomellini e lo scultore Edoardo De Albertis, la notissima Sala del Sogno, uno degli episodi fondamentali del Simbolismo italiano e tra i più interessanti del gusto europeo di quegli anni e nel 1909 decora con le Allegorie dell’Arte e della Civiltà la cupola del Salone centrale del Palazzo dei Giardini che, riportata alla luce nel 2013, incanta ancora oggi i visitatori della Biennale. Impossibile numerare tutte le decorazioni da lui eseguite, dagli affreschi alle strutture temporanee poi cancellate, abbattute o occultate ma di cui resta traccia nelle cronache dell’epoca, come


Galileo Chini, La festa dell’ultimo giorno dell’anno a Bangkok, 1913, Galleria d’Arte Moderna di Firenze

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Galileo Chini, Chinese New Year in Bangkok, 1913, Gallery of Modern Art, Florence


del cimitero monumentale dell’Antella. Accade subito prima di imbarcarsi per Bangkok, chiamato dal Re del Siam Rama V a decorare il Palazzo Reale; quando si accinge a partire ha trentasette anni ed è nel novero dei più importanti artisti italiani. Da quell’esperienza proviene, oltre che un numero incredibile di dipinti e ceramiche tra cui La festa dell’ultimo giorno dell’anno a Bangkok, un diario di ricordi e la donazione nel 1950 della sua collezione siamese al Museo Etnoantropologico di Firenze. Al rientro sarà tra i protagonisti della Biennale di Venezia del 1914 con una sala personale e gli indimenticabili pannelli de La Primavera che perennemente si rinnova. Tra le sue decorazioni non si può far a meno di citare quelle per il Palazzo Comunale di Montecatini del 1918 e il Palazzo Vincenti di Corso Italia a Pisa, allora sede del Consiglio Provinciale dell’Economia e del Lavoro. Negli anni più bui d’Italia tenterà di contrastare l’accoglienza a Firenze di Adolf Hitler e sarà processato per oltraggio al Podestà, prima di terminare la sua lunga carriera artistica segnando, anticipandone i gusti, un’intera epoca, lasciando dietro di sé opere emblematiche, testimoni di un iter stilistico personalissimo e inquieto, sempre orientato al di fuori degli stretti confini nazionali. ☜

____ Accanto, a sinistra Fornaci San Lorenzo, Borgo San Lorenzo, Vaso ovoidale con pesci, maiolica policroma, 1919 Circa. A destra, Arte della Ceramica, Firenze, Vaso con tulipani e papaveri, maiolica policroma, 1900 c. ____ Next, on the left – San Lorenzo Furnace, Borgo San Lorenzo, Ovoid vase with fishes, polychrome majolica, about 1919. On the right, Art of Ceramics, Florence, Vase with tulips and poppies, polychrome majolica, about 1900.

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attraverso l’istituzione di scuole artistiche-industriali dove fondere senza distinzioni gli insegnamenti di architettura, decorazione, industria, pittura e scultura. Terminata l’esperienza con l’Arte della Ceramica, nel 1906 fonda col cugino Chino Chini la Manifattura Fornaci San Lorenzo, a Borgo San Lorenzo, ampliando voluminosamente la produzione in gres e arrivando così a rivestire interi edifici, come le Terme Berzieri a Salsomaggiore, summa del Déco e culmine di un estro creativo che racchiude in sé infinite suggestioni europee e orientali. Notevolissima la produzione per il teatro, si pensi a La cena delle beffe di Sem Benelli, il Gianni Schicchi di Giacomo Puccini e l’indimenticabile Turandot, solo per citarne alcune. Nel 1908 partecipa all’Esposizione Torricelliana di Faenza, dalla quale prenderà vita l’attuale Museo Internazionale delle Ceramiche e nel 1910 fa risplendere con le sue decorazioni lo Stabilimento Terme Tamerici di Montecatini, con affreschi e vetrate, ceramiche, pavimenti e pannelli della Manifattura. Allestisce la Sala Toscana e realizza il fregio del Salone delle Feste alla Mostra Etnografica all’interno dell’Esposizione Internazionale di Roma del 1911, anno in cui si data la bellissima Gloria di Angeli all’interno del portico d’ingresso


Personages

Galileo Chini, the father of the Liberty style: a celebration 150 years after his birth.

— ____ In basso, bozzetto per la decorazione della sala Assemblee della

Camera di Commercio in Palazzo Vincenti a Pisa, Il trasporto delle Terra Santa a Pisa, 1927. ____ Below, draft for the decoration of the Chamber of Commerce’s Assembly Hall, at Palazzo Vincenti in Pisa. Transport of the Holy Soil to Pisa, 1927.

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reception hall, and was commissioned by the fresco painter and professor Augusto Burchi in 1894. In line with William de Morgan in England, Ernest Chaplet and Auguste Delaherche in France, Chini founded in Florence in 1896, along with Vittorio Giunti, Giovanni Montelatici and Giovanni Vannuzzi and then with Chino, Augusto and Guido Chini and the son of the sculptor Emilio Zocchi, the Art of Ceramics factory, in response to On December 2nd, we celebrate the 150 years from the birth the transfer of Ginori in Doccia to the of Galileo Chini, among the most famous Tuscan artists from industrialist Augusto Richard in Milano. the XX century, who knew how to fit into the European scene, That’s how Chini inaugurated the advent of the Liberty style and gave voice to participating in the international dialogue and playing a the international modernist influences, prominent role in the promotion and spread of Art Nouveau in Italy, through an all-personal adhesion to symbolism, Jugendstil that will be awarded with the Grand and the model of the English “Arts and Crafts”. Prix at the 1900 Universal Exhibition in Paris. The reason behind such success was the fact that Chini’s ceramics did e owe to him a range Chini fully embodied the idea of of unforgettable commingling of arts, with a lucid, sharp not resemble anything seen before in decorations, who make and contemporary, so to say, spirit. The Italy, were fully conceived by following Tuscany one of the vastness and beauty of his work led to the aspects of the vegetal world, so cradles of the Liberty style, through a series of conferences, exhibitions and that pot handles and tankard hems are flower corollas and leaf branches, which villas, hotels, spas and buildings and publications to investigate his constant the biggest innovation in the field of ability to elaborate and to recreate are often translucent and iridescent for the introduction of metallic shines, the XX century ceramics, with the his right approach to international Art of Ceramics first and then with decorative art. which enable to apply ceramics to the the San Lorenzo Furnace, welcoming His uncle Dario Chini, a quite famous field of architecture. He had a unitary and innovative conception of ceramics, and interpreting the European prefresco painter and decorator, invited Raphaelite and symbolist accents Galileo, already when he was 12 years without equals or limitations, which soon spread to furnishing, decoration and then anticipating the trends of old, to follow him in his restoration the international Deco. His feminine works, such as those for the Church of of interiors and whole projects abroad, creative inspiration brought him up Santa Trinita in Florence, where Chini such as the very famous Viareggio to Siam (Thailand), where he started learnt that neomedieval decorativism, Promenade, a synthetic union of to renovate and spread the oriental in Tuscan style, that will be a recurring decoration, structure and functionality which was made in the 1920s. taste, switching from time to time stylistic code in his work. The first from decoration to painting, from important decoration was made by Chini If in 1902 Chini was among the most ceramics to graphics and scenography. on the ceiling of Palazzo Budini-Gattai’s important artists at the International Exhibition of Decorative Art in Turin, regarded as one of the most important moments of the Liberty style, starting from 1901 he was invited to exhibit at the Venice Biennale where, from 1903 onwards, he curated and staged the Tuscan Hall. In 1907, along with Plinio Nomellini and the sculptor Edoardo de Albertis, he made the very famous Hall of Dreams, one of the main episodes of the Italian symbolism and among the most interesting ones of the European taste of those years, and in 1909 he decorated with the Allegories of Art and Civilization the cupola of the Venice Giardini Palace which, after being brought to light in 2013, fascinates still today the visitors of the Biennale. It’s impossible to enumerate all the decorations made by Chini, from frescoes to the temporary facilities which were then cancelled, demolished or hidden, whose evidence remains in the chronicles

W


____

Nella pagina, decorazione

On the right, decoration

della sede della Cassa

of the Cassa di Risparmio

di Risparmio di Pistoia,

di Pistoia headquarters;

particolare della Sala del

detail of the Board Room,

Consiglio, decorazione

decoration of the ceiling,

del soffitto, 1904-05

1904-05

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____


Il ricordo della nipote Paola Chini Il ricordo di mio nonno Galileo Chini è per me legato anche al suo interesse e attenzione per la scelta delle piante del piccolo giardino della casa di Firenze in via del Ghirlandaio e per la ‘Casa delle Vacanze’ a Lido di Camaiore. Oltre la pineta che circondava la Casa, aveva acquistato successivamente un terreno confinante che aveva fatto coltivare a ‘orto’. Aveva fatto piantare un Ciliegio e un Pero, ritenendo quella scelta di piante la più adatta e sulla pergola si arrampicava l’uva Salamanna, un particolare tipo di uva che si conservava fino a Natale! Ancora oggi fioriscono le Ortensie blu e si vendemmia l’uva che si arrampica sulla pergola!

____ Galileo Chini, Sala della cupola, Arte bizantina, IV vela, particolare con Teodora, Biennale di Venezia, 1909 ____ Galileo Chini, Cupola Hall, Byzantine art, IV vault, detail with Theodora, Venice Biennale, 1909

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of the time, such as the 1904 Secession of the Promotrice Fiorentina at Corsini Palace in Florence, where he exhibited his famous Self-portrait. Chini was called to decorate the Cassa di Risparmio di Pistoia and Pescia, and showed a totalizing decoration ability, which invests every surface, from the tondos on the ceiling to the procession of putti, the Palace of the Cassa di Risparmio of Arezzo, where the ancient Albergotti and Bacci building was located, and the ballroom of the Grand Hotel La Pace in Montecatini Terme, where he already seemed to presage the imaginary inventiveness of the decorations for the Grand Hotel des Thèrmes in Salsomaggiore, which were made nearly twenty years after. Furthermore, Chini incessantly worked to promote the Tuscan art, just think of the First Tuscan Art Exhibition in 1905, the Hall of the Young Etruria at the 1906 International Ehxibition in Milan and the 1919 manifesto Rinnovandoci rinnoviamo, where he proposed, along with Plinio Nomellini and Filippo Cifariello, to reconsider the artistic teaching by establishing a few artistic-industrial schools, where the teachings of architecture, decoration, industry, painting and sculpture could be blended without distinctions. Once the experience with the Art of Ceramics

was over, in 1906 he founded, along with his cousin Chino Chini, the San Lorenzo Furnace, in Borgo San Lorenzo, significantly expanding his production in ceramic gres, up to covering entire buildings, such as the Berzieri spa in Salsomaggiore, a summation of the Deco style and the peak of a creative flair that contains endless European and eastern suggestions. Also the production for theatre was very remarkable, just think of The Jester’s Supper by Sem Benelli, the Gianni Schicchi by Giacomo Puccini and the unforgettable Turandot, just to name a few. In 1908, he attended the Torricelliana Exhibition in Faenza, from which the current International Museum of Ceramics originated. In 1910, he made the Terme Tamerici thermal establishment, in Montecatini Terme, shine with his decorations (frescoes, glass walls, ceramics, floors and panels by the San Lorenzo Furnace). He staged the Tuscan Hall and made the frieze of the ballroom at the Ethnographic Exhibition within the Rome International Exhibition in 1911; the beautiful Gloria of angels, inside the entrance porch of the Antella monumental cemetery, dates back to this year. This happened just before Chini’s departure to Bangkok, where he was summoned by the King of

Siam, Rama V, to decorate the Royal Palace; he was 37 years old when he left, and was among the most important Italian artists. From that experience, in addition to an impressive number of paintings and ceramics including the Chinese New Year in Bangkok, a journal of memories and the donation, in 1950, of his Siam collection to the Anthropological and Ethnographic Museum in Florence. When he came back, Chini was among the protagonists of the 1914 Venice Biennale, with a personal hall and the unforgettable panels of The Spring that is constantly renewed. Among his decorations, we can’t do without mentioning those for the Montecatini Terme Town Hall, in 1918, and for the Vincenti Palace in Corso Italia, Pisa, which back then was the headquarters of the Provincial Council of Economy and Labour. During Italy’s darkest years, he tried to counteract the reception of Adolf Hitler in Florence and was tried due to offence to the Podesta, before terminating his long artistic career, during which he marked a whole age by anticipating its tastes, and leaving behind him a few emblematic works, which testify to a very personal and restless stylistic journey, which was always oriented outside the narrow national borders. ☜


CONAD


Pistorienses

Innescare energie nella Comunità — Ci sono dei fili rossi che tengono uniti tutti questi volti e queste storie. Pur essendo ritratti, per lo più individuali, si percepisce l’idea e la volontà di raccontare una storia collettiva, una trama di relazioni che animano una comunità e un territorio...


Nicolò Begliomini

Abbiamo chiesto un contributo e

una riflessione su questo progetto ad un Pistorienses d’eccezione come il professor Luca Gori, docente di diritto del Terzo settore presso l’Università di Pisa, consulente del Forum del Terzo settore, di CSVnet e dell’ONC. Collabora stabilmente ed è membro del comitato scientifico del CESVOT - Centro servizi per il volontariato della Toscana e fa parte del Comitato scientifico del Laboratorio ARCO dell’Università di Firenze. E’ responsabile delle attività del Centro di ricerca Maria Eletta Martini costituito dalla Scuola Superiore Sant’Anna, dalla Fondazione Cassa Risparmio di Lucca e dalla Fondazione per la Coesione sociale Onlus.

Il Centro si occupa di ricerca in tema di Terzo settore e volontariato (https://centroricercamemartini.it/). Ha collaborato con la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Gabinetto del Ministero delle Riforme per il federalismo nel periodo 2008-2012 e con il Segretariato generale nel periodo 2018-2019 ed è stato membro del gruppo di lavoro, costituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, su delibera del Consiglio nazionale del terzo settore, sulla disciplina dei rapporti fra Pubblica amministrazione e Terzo settore. Attualmente è componente del Comitato scientifico per la promozione dell’economia sociale nei rapporti internazionali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

INNESCARE ENERGIE NELLA COMUNITÀ

Foto

Luca Gori

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Testo


S

e si guarda alla lunga serie di foto che il progetto Pistorienses ha realizzato, emerge uno spaccato assai vivace della comunità pistoiese, in cui si uniscono molti e diversissimi ambienti. Dalla pubblica amministrazione all’impresa, dalle istituzioni religiose al mondo delle professioni, dalle arti allo sport, dall’associazionismo alla scuola. Una specie di carotaggio dentro la realtà che ci circonda, alla ricerca di storie, figure ed esperienze che possano essere significative e di ispirazione. Senz’altro, la scelta di fotografare persone singole rappresenta una sorta di riconoscimento per chi, da diverse posizioni e con diverse responsabilità, ha inteso creare valore per la comunità nella quale vive. Eppure c’è una riflessione che emerge, almeno a vederla riprodotta così unitariamente in questa pagina della Rivista. Ci sono dei fili rossi che tengono uniti tutti questi volti e queste storie. Pur essendo ritratti, per lo più individuali, si percepisce l’idea e la volontà di raccontare una storia collettiva, una trama di relazioni che animano un territorio, con le sue ricchezze. Questo mosaico, però, ha fatto sorgere in me tre riflessioni. Il primo tema è quello di metterci in guardia dal pensare

di costruire una identità tutta ripiegata sulla storia, con la testa voltata all’indietro, alla sola ricerca di una specificità storica che contraddistingua questo territorio da tutti gli altri. Direi che l’impegno fondamentale è, invece, quello di rintracciare una vocazione comune, una proiezione verso il futuro che possa valorizzare questa porzione di terra toscana: forse, la sensibilità verso l’ambiente ed al paesaggio? Oppure, una certa attenzione alla cura delle fragilità e delle situazioni di svantaggio, più che in altre aree? Ancora, la capacità di coniugare le radici delle nostre espressioni culturali con le più moderne esperienze dell’arte? Non ho le capacità, gli elementi ed i titoli per definire quale possa essere questa vocazione comune, ma mi pare che questo sforzo sia l’operazione più urgente da fare. Proiettarsi in avanti, nella consapevolezza che anche da una area di mezzo – a metà fra un grande centro urbano e una area interna complicata – possiamo candidarci ad essere luogo di sguardo verso il futuro, dove ci si assume il coraggio di sperimentare in connessione con altri territori ed esperienze. Penso al destino comune che lega le pianure (al di qua ed al di là del Serravalle); o alle difficoltà che deve affrontare l’area appenninica, condivisa con altre Province e Regioni.

Il secondo elemento è quello di metterci in guardia dall’esaltazione di individualità. Può apparire paradossale. Il “ritratto” potrebbe essere letto come celebrazione dell’eccellenza solitaria del singolo. Ecco, più che il singolo ritratto, ciò che colpisce in questo progetto fotografico è la risultante, la galleria. Ad un ricercatore sui temi del Terzo settore – come chi scrive – una delle sfide scientifiche principali è quella di rafforzare il legame che tiene insieme i diversi attori istituzionali e sociali, davanti alle grandiose sfide che ci interpellano. Nella Costituzione è entrato, da qualche mese, l’espressione della tutela dell’«interesse delle generazioni future» (art. 9 Cost.). C’è molto dibattito su cosa questo significhi, non solo in campo ambientale, ma più in generale in tutte le politiche pubbliche prendersi cura di chi ancora non c’è (le generazioni future, appunto). A me pare anzitutto un forte richiamo, al di là delle soluzioni pratiche che potranno essere trovate, all’elaborazione di un metodo di decidere che, superando gli steccati fra amministrazioni pubbliche, imprese, soggetti della società civile, crei un ecosistema favorevole alla cura dell’interesse delle generazioni future, in chiave di sostenibilità. E che, prima di tutto, consenta che delle generazioni future


INNESCARE ENERGIE NELLA COMUNITÀ

un contributo positivo alla vita di questo territorio? Quali sono gli attori del cambiamento che, già presenti, faticano ad emergere? Quali sono quelli che, invece, hanno ancora bisogno di politiche promozionali? Quali i rischi più pesanti ed incombenti? Chi è oggi senza voce e senza volto? In fondo, nel suo essere incompleta, questa galleria ci invita a non perdere il gusto di “riconoscere” e la passione per elaborare strategie per “sostenere”. Insomma, sono diverse le sollecitazioni che uno sguardo attento a questo progetto fa sorgere. In qualche misura, ci interpella su come vogliamo stare insieme per il futuro, come comunità. Molti sostengono che “comunità” sia una parola abusata. È vero. Basta vedere la frequenza con cui è utilizzata: per la produzione di energia rinnovabile ci si appella alle comunità energetiche; le fondazioni bancarie danno vita a fondazioni di comunità; la formazione ha bisogno sempre di più di comunità educanti; gli ospedali divengono di comunità, quasi a soddisfare un bisogno impellente di prossimità; le imprese si fregiano del titolo “di comunità”, perché non orientate al solo profitto ma all’interesse generale. Per evitare che questo divenga semplicemente una qualificazione di moda, ma vuota di significati, questa Galleria che Naturart ci propone ci racconta volti e storie di questa comunità e ci interroga: «ed io, in alleanza con altri attori della mia comunità, cosa potrei fare?». ☜

____ Il progetto fotografico Pistorienses. Ritratti classici, racconti contemporanei, a cura di Nicolò Begliomini, ha come fine la valorizzazione della nostra città attraverso volti di personaggi che grazie al loro impegno in ambiti assai diversi tra loro, contribuiscono a rafforzare l’identità e l’unicità di Pistoia. ____ The photographic project Pistorienses. Classic portraits, contemporary stories, by Nicolò Begliomini, aims at enhancing our city through the faces of characters who, thanks to their commitment in areas that are very different from each other, contribute to strengthen the identity and uniqueness of Pistoia.

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possano esserci: i dati sull’inverno demografico sono obiettivamente sconcertanti. Di sicuro, oggi, c’è che i confini amministrativi degli enti territoriali (così come quelli nazionali e, per certi versi, anche quelli europei) reggono sempre peggio all’urto delle questioni politiche più complesse; i modelli di intervento pubblico hanno bisogno sempre di più della condivisione della funzione pubblica fra amministrazioni e soggetti dell’attivismo civico; i distretti industriali, anche quelli più affaticati, devono rafforzare orientamenti sempre più spiccati verso l’agenda 2030; la rete del Terzo settore, forte della sua vocazione verso il volontariato e la filantropia, deve esplorare sempre più coraggiosamente le frontiere dell’imprenditoria sociale. Ecco allora che la galleria di ritratti prova a restituirci il volto di questa complessità, di questi scambi ed ibridazioni, di questi legami generativi da rafforzare. La terza suggestione che ho provato è quella di non dimenticare chi, in questa galleria, ancora non c’è. In fondo, l’ultimo ritratto – quello dove si scrive: to be continued – rappresenta l’invito a continuare a chiedersi: chi manca? Chi è, ancora, da riconoscere come esperienza di valore? Chi è che fatica di più ad emergere? Cosa possiamo fare perché vi siano le condizioni per


Pistorienses

religious institutions to the professional world, from arts to sports, from associationism to schools. A sort of coring within the surrounding reality, in search of significant stories, figures and experiences from which we can draw inspiration. Without a doubt, the choice of photographing individual persons represents a sort of recognition for those who, starting from different positions and different responsibilities, There are a few common threads that keep all these intended to create value for the faces and stories together. Even if most of them are communities where they live. individual portraits, we can perceive the idea and willingness to narrate a collective story, a plot of However, a reflection emerges, at least by relationships that animate a community and a territory… seeing it reproduced in such a unitarian manner on this page of the magazine. e asked a contribution the Council of Ministers – Cabinet There are a few common threads that keep all these faces and stories together. and a reflection on this of the Ministry for the Reforms for project to an exceptional Federalism from 2008 to 2012, and Even if most of them are individual portraits, we can perceive the idea and Pistorienses such as with the Secretariat-General from willingness to narrate a collective story, professor Luca Gori, who teaches Third 2018 to 2019. He was a member of a plot of relationships that animate a Sector Law at the University of Pisa the working group, established at the and works as a consultant of Third Ministry of Labour and Social Policies community and a territory, with its Sector Forum, CSVnet and ONC. upon deliberation of the National Third assets. However, this mosaic made me He regularly works with and is a Sector Council, regulating the relations reflect on three different aspects. The first one is the need to warn ourselves member of the CESVOT – Tuscany between public administration and against thinking to build an identity Volunteer Services Center’s scientific third sector. He’s currently a member that is fully folded in on history, with its committee; he’s also a member of the of the scientific committee for the scientific committee of the University promotion of social economy in the head looking behind, only searching for a historical specificity that distinguishes of Florence’s ARCO Laboratory. framework of the Ministry of Labour this territory from all the others. I would He’s in charge of the activities of the and Social Policies’ international say that the main commitment, instead, Maria Eletta Martini research centre, relations. is to trace a shared vocation, a projection established by the Sant’Anna School of Advanced Studies, Fondazione Cassa If we look at the long series of towards the future that can enhance this part of the Tuscan land: perhaps, di Risparmio di Lucca and Fondazione photographs taken in the context of the sensibility towards the environment per la Coesione Sociale Onlus. The the Pistorienses project, a quite lively and landscape? Or a certain degree of centre conducts research on the topics cross section of the Pistoiese community attention to taking care of fragilities and of third sector and volunteering emerges, which brings together several (https://centroricercamemartini.it/). different environments. From public disadvantaged situations, more than in other areas? Or again, the ability He worked with the Presidency of administration to companies, from

Activating energies in the community

— W


Who is yet to be recognized as an experience of value? Who’s struggling the most to emerge? What can we do so that there are the conditions for a positive contribution to the life of this territory? What are the stakeholders of change that are already present and struggle to emerge? What are those who, instead, still need promotional policies? What are the heaviest and most imminent risks? Who’s voiceless and faceless today? After all, in its being incomplete, this gallery invites us not to lose the taste of “recognizing” and the passion to elaborate “support” strategies. Therefore, several solicitations can emerge if we carefully look at this project. Somehow, it asks us how we want to live together in the future, as a community. Several people think that the term “community” is abused. It’s true. It’s enough to see the frequency with which it is used: for the production of renewable energy we call for energy communities; bank foundations give birth to community foundations; education needs more and more educating communities; hospitals become community hospitals, almost as if they wanted to satisfy an urgent need of proximity; companies use the title “community”, because they aren’t oriented just to profit but also to general interest. To prevent this from becoming just a fashionable title, which is devoid of meaning, the gallery that Naturart proposes to us narrates faces and stories of this community and asks this question to us: «What could I do if I were to ally with other stakeholders within my community? ». ☜

...to be continued www.pistorienses.it

INNESCARE ENERGIE NELLA COMUNITÀ

the environmental field, but more in general in all public policies. Beyond any practical solutions that may be found, it looks, first of all, like a strong call for the elaboration of a decision method that, by overcoming the fences between public administrations, companies and stakeholders of civil society, can create a favourable ecosystem to take care of the interest of future generations, with a view to sustainability, and first of all, to allow for the presence of future generations: objectively, the data on the demographic winter are disconcerting. What is sure today is that the administrative boundaries of territorial institutions (same as the national and, somehow, also the European ones) are less and less capable of resisting the more complex political issues. Public intervention models increasingly need a sharing of the public function between administrators and civic activism subjects; the industrial districts, even the weariest ones, must adopt an increasingly marked orientation towards the 2030 agenda; the third sector network, strong of its vocation towards volunteering and philanthropy, must explore more and more courageously the boundaries of social entrepreneurship. That’s how the gallery of portraits tries to give back to us the face of this complexity, of these exchanges and hybridizations, of these generative links that must be enhanced. The third suggestion is not to forget those who aren’t here yet. Finally, the last portrait – where you write: to be continued - represents an invitation to continue to ask oneself: who’s missing?

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to conjugate the roots of our cultural expressions with the more modern art experiences? I don’t have the skills, the elements or the titles to define what may be this shared vocation, but i think this effort is the most urgent operation to be carried out. Projecting towards the future, with the awareness that also from a middle area – halfway between a large urban centre and a complicated internal area – we can earn a chance to be a place that look towards the future, which is brave enough to experiment in connection with other territories and experiences. I think of the shared destiny that binds plains together (within and beyond the Serravalle area), or the difficulties that the Apennines area, that we share with other provinces and regions, must face. The second element is the need to warn ourselves against the exaltation of individualities. It may seem paradoxical. The “portrait” may also be read as a celebration of an individual’s solitary excellence. Rather than the individual portrait, what impresses of this photographic project is the result, the gallery. For a researcher on the topics of the third sector – like myself – one of the main scientific challenges is to enhance the relationship that holds together the different institutional and social stakeholders ahead of the big challenges that present to us. A few months ago, the expression of the protection of the «interest of future generations» (article 9) was added to the Italian Constitution. There’s a lot of debate about the meaning of taking care of who’s not here yet (the future generations), not only in


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In apertura Johnny Depp, 2003.Opera di Maurizio Galimberti

On the opening page, Johnny Depp, 2003.


Maurizio Galimberti, il ritratto come ricerca interiore —

INNESCARE ENERGIE NELLA COMUNITÀ

Fotografia

Il mezzo fotografico è una lingua universale, una chiave per la comprensione dei popoli e lo strumento oggi privilegiato per la comunicazione tra le persone.

Testo

I

l ritratto ha radici profonde, la storia dell’arte è infatti costellata di evidenti testimonianze sull’esigenza fondamentale umana di riprodurre la propria immagine e sarà con il diffondersi della cultura greca, che si affinerà quella ricerca volta ad una raffigurazione fedele delle sembianze reali, fino alla perfezione estetica assoluta. Nel corso dei secoli, il ritratto si è diffuso attraverso la pittura e la scultura, come esperienza accessibile solo ai ceti più abbienti e a personaggi illustri, che affermavano il loro ruolo sociale o politico, celebrando la propria figura anche rispetto alla storia e alle generazioni future. Bisogna attendere l’avvento della fotografia per assistere ad uno stravolgimento essenziale: il ritratto diventa democratico e si diffonde come fenomeno popolare, al punto che ognuno ha la possibilità di vedere la propria immagine raffigurata e concretamente impressa su un supporto, lasciando una traccia di sé. Inizialmente la fotografia cavalca questo genere, riportando fedelmente tratti somatici e caratteristiche fisiognomiche dei soggetti, diremmo senza alcuna

pretesa artistica. Si diffondono i ritratti perfetti delle celebrità, immortalate in pose studiate, che riproducono la loro immagine idealizzata.

Possiamo affermare che il ritratto, inteso come forma di rappresentazione della fisionomia di una persona o di un gruppo di persone in posa di fronte ad un obiettivo, è un’operazione basata sulla consapevolezza e sulla partecipazione. a Ben presto, iniziano ad affermarsi ricerche in cui la riproduzione puntuale del reale, lascia spazio all’interpretazione, all’attenzione verso i dettagli, alle peculiarità e alla gestualità dei soggetti.

L’opera di Richard Avedon (19232004), riferimento indiscusso nella storia della fotografia e dell’evoluzione del ritratto in particolare, testimonia una profondità diversa, di cui il mezzo è capace, proprio grazie alla sensibilità interpretativa dell’autore, cui dobbiamo il sovvertimento di alcune caratteristiche, fino a quel tempo dominanti. La figura umana diviene centrale e il volto è il fulcro dell’azione di riconoscimento, in quanto protagonista dell’immagine. Il ritratto fotografico infatti, a differenza di un’opera pittorica, che può avere un soggetto fittizio, sostiene con forza la reale esistenza della persona ripresa. Ancora di più, possiamo affermare che il ritratto, inteso come forma di rappresentazione della fisionomia di una persona o di un gruppo di persone in posa di fronte ad un obiettivo, è un’operazione basata sulla consapevolezza e sulla partecipazione. È un dialogo che si instaura tra due soggetti: colui che fotografa e colui che viene fotografato. Esiste quindi una relazione che può raggiungere vari livelli di intimità e profondità, da

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Benedetta Donato, curatrice e critica di fotografia


____ In alto Julian Moore, 2009.Nella pagina accanto Lady Gaga, 2010. Opere di Maurizio Galimberti ____ Above, Julianne Moore, 2009. On the opposite page, Lady Gaga, 2010. Works by Maurizio Galimberti

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assurgere a vera e propria ricerca interiore, espressa in termini visivi. Ed è questa ricerca interiore ad aver avuto un ruolo primario nel lavoro di Maurizio Galimberti (Como, 1956). Conosciuto come Instant Artist ha reinventato il genere del ritratto, immortalando artisti e personaggi della cultura internazionale. Ritrattista ufficiale di diverse edizioni del Festival del Cinema di Venezia, realizza il ritratto di Johnny Depp, che il Times Magazine pubblica in copertina nel 2003, facendo conoscere la sua arte in tutto il mondo. A distanza di 13 anni, il volto scomposto dell’attore viene pubblicato sulla copertina di Portraits (Silvana Editoriale, 2016), il primo volume antologico sui ritratti realizzati da Galimberti nel corso della sua carriera, che chi scrive ha avuto il privilegio di curare. Maurizio Galimberti segue idealmente il metodo del pioniere della fotografia Nadar (1820-1910), i cui ritratti avevano sempre lo scopo di entrare in empatia con

la persona fotografata, di andare oltre le apparenze e di svelarne i segreti più reconditi. Non si tratta di una riproduzione plastica o di una fotocopia artistica del soggetto, ma di andare a ricercare e a riportare una somiglianza più intima, capace di trasmettere e di far intravedere il carattere della persona. La sensibilità e l’abilità del grande fotografo, l’ispirazione ai dadaisti e ai futuristi, si rivelano fondamentali nel percorso di un’esplorazione che egli compie da oltre qurant’anni. Grande sperimentatore, incontra i vertici dell’azienda Polaroid con i quali studia una modalità di utilizzo del Collector - un accessorio in dotazione alla famosa fotocamera, fino a quel momento utilizzato per la duplicazione e la catalogazione di piccoli oggetti - per ottenere una variante dello strumento esistente, che gli consenta di fotografare ad una distanza molto ravvicinata, riprendendo i dettagli nella loro dimensione naturale.

Da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso, Galimberti instaura un contatto fisico con i propri soggetti, avvolgendoli con la sua Polaroid e imprimendo sulla pellicola, ogni singola porzione dei loro volti, in frammenti che andrà a ricomporre, esattamente come si fa con le tessere di un puzzle. È un’operazione spettacolare e rigorosa, compiuta in pochi interminabili istanti con assoluta maestria. Ed ecco che, magicamente, il mosaico prende forma, seguendo un ritmo paragonabile a quello delle note su uno spartito. Scomporre e ricomporre la realtà, in questo caso i volti dei personaggi ritratti, così come l’artista li ha percepiti in un attimo; quel momento che è puro istinto, metodo e capacità innata di saper vedere i molteplici dettagli, le sfaccettature infinite di un singolo individuo. Un dinamismo lirico in cui, la ricerca di una corrispondenza immediata con la realtà, diventa immersione totale nel paesaggio interiore dell’essere umano. ☜


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George Clooney, 2003. Opera di Maurizio Galimberti

George Clooney, 2003. Work by Maurizio Galimberti.


Photography is a universal language, a key to understand the different populations, and today is a privileged tool to communicate among people.

P

ortrait has deep roots; in fact, the history of art is full of evident testimonies of the essential human need of reproducing its own image. The spread of the Greek culture will refine the type of research aimed at a faithful representation of the true appearance, until reaching an absolute aesthetic perfection. Over the centuries, portrait spread through painting and sculpture and became a type of experience that was accessible only to the wealthiest classes and to famous characters, who would affirm their social or political role by celebrating their figure also with respect to history and the future generations. We had to wait for the advent of photography to witness an essential disruption: portrait becomes democratic and spreads as a mass phenomenon, to the point that everyone can see their own image depicted and concretely impressed on a support, and leave a trace of themselves. Initially, photography would ride the wave of this genre, and would faithfully reproduce the somatic traits and facial features of subjects, we could say without any artistic pretension. There was a spread of the perfect portraits of celebrities, immortalized in studied poses that reproduce their idealized image. Soon, a few researches were conducted where the punctual reproduction of the real left space to interpretation, attention for details and to the peculiarities and gestures of the subjects. The work of Richard Avedon (1923-2004), an undisputed reference in the history of photography and, in particular, of the evolution of

portrait, testifies to a different depth, of which this tool is capable, thanks to the interpretative sensibility of the author, to whom we owe the subversion of a few characteristics that, until then, had been prevailing. The human figure becomes central, and the face becomes the core of the recognition activity, since it’s the protagonist of the image. In fact, the photographic portrait, unlike a painting, that can have a fictitious subject, strongly supports the actual existence of the portrayed person. We can say, even more, that portraits, intended as a form of representation of the facial features of a person or a group of persons posing in front of a lens, is an operation based on awareness and participation. It’s a dialogue established between two subjects: the person who takes the photograph and the photographed person. Actually, there’s a connection that can reach several levels of intimacy and depth, and can rise up as an actual inner search, expressed in visual terms. This inner search played a primary role in the work of Maurizio Galimberti (Como, 1956). Known as an Instant Artist, he reinvented the genre of portrait, by immortalizing artists and characters of the international culture. As the official portraitist of several editions of the Venice Film Festival, his portrait of Johnny Depp was published on the cover page of the Times Magazine in 2003, and his art became famous all over the world. After 13 years, the actor’s broken-down face was published on the cover of Portraits (Silvana Editoriale, 2016), the first anthology of the portraits made by Galimberti throughout his career, which I had the privilege to curate. Maurizio Galimberti ideally follows the method of Nadar (1820-1910), a pioneer of photography, whose portraits were always aimed at empathizing with the photographed person, going beyond

the appearance and unveiling its most hidden secrets. It’s not about a plastic reproduction or an artistic copy of the subject; it’s about researching and reproducing a more intimate similarity, capable of conveying and showing the personality of the subject. The sensibility and ability of the great photographer, and the inspiration drawn from the Dadaists and Futurists, turn out to be essential for his journey of exploration, which started over 40 years ago. Galimberti is a great experimenter, and he met the management of the company Polaroid to study a new way to use the Collector – an accessory included with the famous camera, which until then was used for the duplication and cataloguing of small objects – and obtain a variation of the existing object, which can allow him to photograph at a very close distance, by reproducing details in their natural size. From left to right, from top to bottom, Galimberti establishes a physical contact with his own subjects, enveloping them with his Polaroid and imprinting on the film every single portion of their faces, in fragments that he will recompose at a later stage, exactly as you do with the tiles of a puzzle. It’s a spectacular and meticulous operation, completed in a few instants with absolute mastery. And that’s where, magically, the mosaic takes shape by following a rhythm that is comparable to that of the notes on a music score. Composing and decomposing reality, in this case the faces of the portrayed characters, as they were perceived by the artist in an instant, in that moment of pure instinct, method and innate ability to see the several details, the endless facets of a single person. A lyric dynamism where the search of an immediate correspondence with reality becomes a full immersion into the inner landscape of a human being. ☜

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Inner search in the portraits by Maurizio Galimberti

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Photography


Farm Cultural Park

Platform for Change — In un’Italia di borghi abbandonati, Favara va in controtendenza e grazie a Farm Cultural Park usa il suo passato come base per costruire un futuro radicato nell’energia mozzafiato dell’arte e della cultura

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Testo Lorenzo Baldi


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rivitalizzare e coltivare. Un vero e proprio laboratorio e una fucina di innovazione sociale per una città che fino a ieri era sconosciuta persino ai siciliani: e questo, davvero, è un piccolo miracolo. L’obiettivo principale di questa iniziativa è quello di creare trasformazioni culturali nei luoghi urbani per mostrare le possibilità della creatività umana, affrontando le sfide e le opportunità di oggi creando una nuova via d’uscita, cercando con forza di arrestare il generale degrado strutturale, sociale ed economico della città, infondendo nuova vita attraverso l’arte e l’architettura. Proviamo a saperne di più parlandone con Florinda Saieva, avvocato e ideatrice, con il marito Andrea Bartoli, di questo “miracolo” che può essere di esempio per molte altre realtà del nostro paese.

____ Farm Cultural Park è uno dei centri culturali indipendenti più influenti del mondo culturale contemporaneo e uno dei progetti più vivaci di ripensamento e rinascita delle città morenti. ____ Farm Cultural Park is one of the most influential independent cultural centres of the contemporary cultural world and one of the liveliest projects of rethinking and rebirth of dying cities.

A

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meno di 10 km da Agrigento, nella città di Favara, con una popolazione di circa 30.000 persone, si trova un centro storico fiorente fin dalla preistoria che negli ultimi tempi è andato incontro a un forte spopolamento a causa della mancanza di opportunità per i giovani e le famiglie. Il notaio Andrea Bartoli e l’avvocato Florinda Saieva, una coppia di collezionisti d’arte con una grande passione per la cultura contemporanea e il sogno di migliorare piccole porzioni di mondo - genitori di due bambine - desideravano fare qualcosa per fermare l’abbandono e la marginalità del loro territorio. Non hanno aspettato che qualcuno cambiasse la loro città, ma hanno deciso di dedicare tutta la loro vita a un grande processo di trasformazione. La famiglia Bartoli ha così proposto un progetto di rigenerazione delle strutture esistenti e nel 2010 è nato Farm Cultural Park. Uno spazio in cui una comunità di abitanti e talenti creativi lavora su problemi e strategie di intervento, cercando di sfruttare al meglio le proprie risorse, per riutilizzare, rigenerare, reinterpretare,

chiesto ai cittadini chi è che ha contribuito di più al cambiamento di Favara. I risultati ottenuti hanno evidenziato che sono stati proprio loro che hanno unito le loro forze verso un obiettivo comune. A quel punto ci siamo detti: perché non mettere insieme tutte le nostre risorse di cittadini, compresi parte dei nostri risparmi e investirli in progetti sociali in grado di creare davvero quell’economia circolare oggi assolutamente determinante per lo sviluppo delle comunità, delle città e dei territori? Abbiamo allora creato questa impresa sociale Spa con l’obiettivo di realizzare micro azioni in grado di generare ricadute positive sul nostro territorio. La continuità è assolutamente essenziale perché spesso le realtà del terzo settore realizzano progetti spesso non preoccupandosi troppo del tipo di ricaduta che possono avere sul Buongiorno Florinda e grazie per territorio: queste organizzazioni questa intervista. Dal vostro libro sovente non hanno grande futuro Platform for Change abbiamo tratto e continuità tanto che spesso le indicazioni che voi date per finisce il bando e poi finisce anche creare un polmone verde: visione, il progetto…. Quello che abbiamo comunità, continuità e racconto. fatto con Farm è invece creare Quali sono stati i risultati più dei presidi culturali permanenti a importanti che avete avuto prescindere dal progetto, in modo seguendo questo canovaccio? che rappresentino sempre un Grazie a voi per l’opportunità punto di riferimento importante di far conoscere Farm Cultural per la comunità. Infine, abbiamo Park ai vostri lettori! Per quanto capito fin da subito che le cose riguarda comunità e visione vanno raccontate ben prima di uno dei risultati più importanti iniziare materialmente le azioni che abbiamo ottenuto è che che portano alla concretizzazione realizzando una società per azioni dell’iniziativa, perché la corretta impresa sociale abbiamo piegato comunicazione assume oggi un lo strumento capitalistico per ruolo importantissimo per il eccellenza a delle finalità sociali. raggiungimento dei risultati che ci In piena Pandemia abbiamo siamo prefissi in fase progettuale.


società in cui vivono, al netto di essere genitori, figli, nonni, mariti, mogli e del lavoro che fanno. Tutti noi viviamo all’interno di una sorta di contenitore formato dalle città e dal mondo e dobbiamo domandarci cosa stiamo facendo materialmente per svilupparli, visto che le città non crescono e si sviluppano culturalmente da sole. Purtroppo, la nostra società ci ha portato a minimizzare il ruolo che il singolo cittadino può avere nel contesto in cui vive e proprio in questa ottica la definizione che la condivisione è un atto di moltiplicazione che assume un ruolo importantissimo perché a partire dalle cose materiali per finire con quelle immateriali, mettendo insieme esperienze, volontà e competenze riusciamo senza dubbio a realizzare idee e progetti che da soli non riusciremo certamente a

Ci parli un po’ del vostro ultimo progetto “Abbiamo tutto ma manca il resto”. Cosa sta dietro a questo titolo e quali intenti ci sono? “Abbiamo tutto ma manca il resto” è una frase del celebre attore siciliano Pino Caruso e da questa e dalla certezza che la nostra è una regione in sofferenza cronica siamo partiti per la realizzazione di questo progetto che vuole trovare soluzioni per mettere a valore tutto quello che la Sicilia può offrire. Una sorta di provocazione, una lotta contro certi mostri che non riescono a far decollare questa terra come dovrebbe e meriterebbe dicendoci le cose, in puro stile Farm, così come sono realmente e senza nessuna bugia, invitando gli artisti e i creativi a riflettere su questo argomento. Se la politica e i cittadini non ce la fanno, facciamoci aiutare dall’arte raccogliendo spunti e idee che possono diventare il punto di inizio di nuove progettualità e nuovi racconti in grado di portarci a costruire, insieme, quel resto che ci manca. Abbiam iniziato il 15 settembre i nostri viaggi alla scoperta di comunità siciliane che stanno costruendo questo “resto che manca” e devo dire che è stato davvero emozionante e molto formativo. Oggi siamo tutti molto teorici, ma toccare con mano e vedere realtà che ce la stanno facendo è davvero molto importante per proseguire un cammino che poi segnerà il futuro, sia il nostro che quello delle nuove generazioni. ☜

INNESCARE ENERGIE NELLA COMUNITÀ ____ Uno spazio in cui una comunità di abitanti e talenti creativi lavora su problemi e strategie di intervento, cercando di sfruttare al meglio le proprie risorse, per riutilizzare, rigenerare, reinterpretare. A sinistra Andrea Bartoli, Florinda Saieva e le loro due figlie. ____ A space where a community of inhabitants and creative talents works on issues and intervention strategies and tries to take best advantage of its own resources to reuse, regenerate and reinterpret. Left Andrea Bartoli, Florinda Saieva and their two daughters.

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Altre frasi che abbiamo sentito dire da te sono “le città cambiano perché sono le persone che le fanno cambiare” e “la condivisione è un atto di moltiplicazione” e poi anche concetti importanti come il fatto che l’ ”effetto Farm” ha contribuito a creare fiducia, speranza, voglia di cambiamento, orgoglio, senso di appartenenza…. Cos’è che sta dietro a tutto questo e come l’esperienza di Farm Culture, operativa da 13 anni, può aiutare realtà emergenti nel terzo settore? Tutti noi non dobbiamo assolutamente aspettarci che qualcuno faccia le cose per noi, magari continuando a lamentarci che qualcosa non va. Io solitamente chiedo alle persone qual è il ruolo che loro occupano all’interno della

concretizzare. Noi in Farm abbiamo messo a disposizione della comunità tutto quello che abbiamo in una logica di utilità comune, forti del concetto che, condividendo, tutti possiamo fare esperienze diverse, utili per la crescita sia personale che della comunità di cui facciamo parte. È vero che Farm ha generato fiducia, speranza e voglia di cambiamento in un contesto molto difficile come quello di Favara, come è altrettanto vero che questa nostra iniziativa dimostra inequivocabilmente che le cose, se si vuole, possono accadere.


“Abbiamo tutto - Manca il resto!”, quadriennale dedicata all’universo siciliano, aprirà il 21 giugno 2024. Intergenerazionale, inclusiva, amante dell’esplorazione della stravaganza e degli eccessi, questa mostra vuole essere una celebrazione delle forze creative, propulsive e rivoluzionarie della Sicilia con l’ambizione di essere una piattaforma nazionale e internazionale per la promozione di tutti i talenti coinvolti.

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“We have everything, we just need the rest!”, a four-yearly exhibition dedicated to the Sicilian universe, will open on June 21st, 2024. Intergenerational, inclusive, a lover of the “exploration of extravagance and excesses,” this exhibition aims to be both a celebration of the creative, propulsive, and revolutionary forces of Sicily and a national and international platform to promote all the talents involved.


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INNESCARE ENERGIE NELLA COMUNITÀ


Farm Cultural Park

Platform for Change

— ____ Un vero e proprio laboratorio e una fucina di innovazione sociale per una città che fino a ieri era sconosciuta persino ai siciliani. Un piccolo miracolo che ci insegna che se si vuole, le cose possono accadere e che tutto è possibile… ____ An actual laboratory, and a hotbed of social innovation for a city that, until yesterday, 54 | NATURART | DICEMBRE 2023

was unknown even to Sicilians. A small miracle which teaches us that things can happen, if we want them to, and anything is possible…

In an Italy of abandoned places, Favara goes against the trend and, thanks to Farm Cultural Park, uses its past as the basis to build a future rooted in the breathtaking energy of art and culture

vision, community, continuity and narration. What are the most important results you obtained by following this plot? Thank you for the opportunity of introducing Farm Cultural Park to your ess than 10 km away from intervention strategies and tries to take readers! As regards community and Agrigento, in the city of best advantage of their own resources to vision, one of the most important results Favara, inhabited by nearly reuse, regenerate, reinterpret, revitalise we obtained is the creation of a private 30.000 people, there’s an and cultivate. An actual laboratory, and limited liability social enterprise, which old town that has been flourishing since a hotbed of social innovation for a city enabled us to subjugate the capitalist prehistoric times. However, in recent that, until yesterday, was unknown even instrument par excellence and use it times, it faced a strong depopulation due to Sicilians: and this is a small miracle. for social purposes. In the middle of to the lack of opportunities for young The main goal of this initiative is to the pandemic, we asked the citizens to people and families. create cultural transformations in urban specify who contributed the most to the The notary Andrea Bartoli and the places and show the potential of human change of Favara. The results showed lawyer Florinda Saieva, a couple of creativity by facing today’s challenges that it was actually them, who joined art collectors with a great passion for and opportunities and creating a new their forces towards a shared goal. At contemporary arts and the dream of way out, strongly trying to stop the that point, we asked ourselves: why improving small parts of the world – general structural, social and economic don’t we put together all the resources they’re parents of two children – wanted deterioration of the city and giving new we have as citizens, including a part of to do something to stop the state of life to it through art and literature. our savings, and invest them in social abandon and the marginality of their Let’s try and find out more by talking projects that are actually capable of territory. They didn’t wait for someone with Florinda Saieva, lawyer and creating a circular economy, which to change their city, and they decided to creator, along with her husband Andrea today is key for the development of dedicate their life to a big transformation Bartoli, of this “miracle” that can be an communities, cities and territories? process. example for several other realities of our Therefore, we created this private limited Therefore, the Bartoli family proposed country. liability social enterprise, aimed at a project for the regeneration of the carrying out a few micro-actions that are existing facilities and, in 2010, Farm Good morning, Florinda, and thanks capable of generating a positive impact Cultural Park was born. It’s a space for this interview. From your book on our territory. Continuity is absolutely where a community of inhabitants Platform for Change, we drew your essential, because realities in the third and creative talents work on issues and indications to create a “green lung”: sector often carry out projects without

L


Other sentences we heard from you are “cities change because people make them change” and “sharing is an act of multiplication”, as well as a few important concepts, for example, the fact the “Farm effect” helped to create trust, hope, desire for change, pride, sense of belonging… What lies behind all this and how can the experience of Farm Culture, that has been operating for 13 years, help the emerging realities in the third sector? We shouldn’t expect anyone to do things for us, and we shouldn’t continue to complain about anything wrong. I usually ask people what their role is

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worrying too much about the type of impact they can have on the territory: such organizations do not often have a brilliant future and continuity, in fact the contract often expires and so does the project… Instead, with Farm we created a few permanent cultural presidia, regardless of the type of project, which can always represent an important point of reference for the community. Finally, we realised immediately that things should be explained before materially starting the actions that lead to performing an initiative, so accurate communication plays a very important role today to reach the results we set ourselves during the project.

Can you talk us through your latest project, “We have everything, we just need the rest”. What lies behind this title and what are the goals of this project? “We have everything, we just need the rest” is a sentence by the famous Sicilian actor Pino Caruso. We started from it, and from the awareness that our region is in a state of chronic suffering, to create this project, that wants to find solutions and give value to anything Sicily can offer. A sort of provocation, a fight against certain monsters that are unable to make this land take off as it should and as it would deserve. In true Farm style, we say things as they are and without any lie, and we invite artists and creators to reflect on this topic. If politics and citizens don’t do it, we can let art help us, and we can collect insights and ideas that can become the start of new projects and narrations, capable of helping us to build together the rest that we need. On September 15th, we started our journeys to the discovery of Sicilian communities that are building that “rest that we need”, and within their community, excluding I must say that it was really moving and their job and their role of parents, sons, educational. We’re all very theoretical grandparents, husbands and wives. today, but seeing with our own eyes and We all live within a sort of container experiencing realities that are succeeding made up of cities and the world, and we is really important to continue a journey must ask ourselves what are we doing, that will mark our future and the future materially, for their development, since of our generations. ☜ cities do not grow and, from a cultural standpoint, they develop on their own. Unfortunately, our society has caused us to minimize the role played by individual citizens in the context where they live and, with this in mind, the definition according to which “sharing is an act of multiplication” takes on a very important role because, starting from material things and ending with intangible things, by putting together experiences, willingness and skills we can undoubtedly manage to develop ideas and projects that we wouldn’t be able to complete on our own. At Farm, we made available to the community everything we have in a logic of shared usefulness, leveraging on the concept that, by sharing, we can all live different experiences that can help us, and our community, to grow. It’s true that Farm has generated trust, hope and desire for change in a very difficult context such as Favara, and it’s also true that our initiative shows unequivocally that things can happen, if we want.


PubbliNATURART ____ Nella foto Sanson e Merida, le due bellissime tigri arrivate a Pistoia lo scorso luglio ____ Merida and Sanson, the two beautiful seven-yearold tigers which arrived in Pistoia last July.

QUANDO LA TRADIZIONE UCCIDE

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Eleonora Angelini Responsabile della didattica e comunicazione Giardino Zoologico di Pistoia

I numeri dichiarano a voce alta che l’impatto dell’uso di ossa, pelle, artigli e denti di tigre per la medicina tradizionale asiatica è la principale causa del declino di questi meravigliosi felini. E la rotta del commercio illegale non sempre si disegna solo in Asia. Merida e Sanson passano le ore del giorno a riposarsi immerse nel verde della loro nuova dimora al GZP. Ogni tanto amano giocare a nascondino o fare il bagno nel laghetto e sembra che le note nere della loro precedente vita si siano attenuate, quasi non c’è traccia nei loro occhi dell’orrore che hanno vissuto. Sono due tigri che fanno parte di un “pacchetto” di dieci spedite dal Lazio alla regione russa del Daghestan, mittente un circo italiano destinazione uno zoo russo rivelatosi inesistente; una delle tante rotte del traffico illecito di tigri utilizzate, in ogni loro parte, per la medicina tradizionale asiatica. I numeri che emergono dal recente rapporto del TRAFFIC (organizzazione internazionale che monitora il commercio della fauna selvatica) spiazzano tutte le previsioni sul declino di questa antica tradizione che attribuisce alle differenti parti del corpo di una tigre effetti curativi. Da gennaio 2020 a giugno 2022 sono state sequestrate 3377 tigri commercializzate illegalmente, vive o morte, in 50 Paesi differenti. Pelle, ossa e denti sono al centro di un fiorente

commercio illegale alimentato con animali provenienti dalla cattura in Natura o dagli allevamenti e dai circhi. India, Cina e Indonesia sono i Paesi con le percentuali di sequestri più alti ma anche l’Europa è teatro di traffici illeciti, compreso il nostro Paese. In questo contesto si inserisce la vicenda che ha visto protagoniste anche Merida e Sanson, insieme alle altre 8 trasferite all’interno di casse alte appena 60 cm, una sopra l’altra, stipate in un camion normalmente adibito al trasporto di cavalli. Il viaggio è terminato bruscante grazie alla diligenza degli agenti doganali dell’ultima frontiera dell’Europa, a Terespol, al confine con la Bielorussia. La scena che si è presentata all’apertura del camion è stata da brividi: gli animali erano disidratati, non potevano muoversi, erano sporchi delle loro stesse deiezioni, una morta. Il sequestro e lo spostamento verso lo Zoo di Poznan e al centro di recupero AAP a Primadomus in Spagna ha permesso di salvarle ma per il recupero

psichico il percorso è stato molto lungo. Sanson e Merida sono arrivate a Pistoia a luglio, hanno 7 anni e sono bellissime. La loro origine non permette di inserirle nel progetto europeo per la riproduzione delle specie in via d’estinzione (EEPs) coordinato dall’EAZA (Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari) ma la loro storia ci permette di tenere alta l’attenzione su una specie che conta in Natura poco più di 3000 individui, distribuiti in territori frammentati e sotto la continua pressione umana. Deforestazione, diminuzione delle prede naturali, conflitto con le popolazioni locali per le uccisioni di animali domestici e di persone sono gli altri deflagranti motivi di un declino costante che fa della tigre una delle specie classificate dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) come in via di estinzione, uno dei livelli più alti di pericolo di sopravvivenza della specie. Mentre osserviamo Merida che gioca con Sanson, ci chiediamo quante altre non ce l’abbiano fatta, quante, sfuggite al controllo, siano state trasformate in “vino” o in colla di osso, quanti documenti scientifici dovranno essere prodotti ancora per dimostrare a tutte le persone che ne fanno uso che nessuna parte di tigre ha effetti curativi? Combattere il commercio illegale degli animali selvatici è per noi un valore intrinseco alla nostra mission, ma abbiamo bisogno di alleati per avere maggiore forza. Tu che leggi puoi essere parte di questo processo semplicemente raccontando la storia di Merida e Sanson, perché sempre più persone dichiarino con determinazione la fine di questo sterminio.


Merida and Sanson spend the hours of the day resting in the green of their new dwelling, at the Pistoia Zoological Garden. Sometimes they love to play hide and seek or take a bath in the small lake, and it feels like the dark tones of their previous life have diminished, in their eyes there’s almost no trace of the horror they’ve experienced. These two tigers are part of a “package” of ten tigers that were shipped by an Italian circus in the Lazio region to a Russian zoo in the Dagestan region, that turned out to be non-existent; it’s one of the many routes of illegal trade of tigers that are used, in all their parts, for Asian traditional medicine. The figures that emerge from the recent report by TRAFFIC (an international organization that monitors wildlife trade) catch unprepared all the forecasts on the decline of this ancient tradition, which attributes curative effects to the different parts of a tiger’s body. From January 2020 to June 2022, 3377 tigers were seized and illegally traded, dead or alive, in 50 different countries. Skin, bones and teeth are at the core of a thriving illegal trade that is fed with

animals captured in nature or coming from livestock and circuses. India, China and Indonesia are the countries with the highest percentages of seizures, but also Europe, including our country, is the theatre of illegal trade. The story that saw also Merida and Sanson as protagonists fits into this context: along with the other 8 tigers, they were transferred within boxes which were just 60 centimetres tall, one above the other, and were crammed into a truck which, usually, is used for the transport of horses. The journey ended abruptly, thanks to the diligence of the customs agent of the latest European frontier, in Terespol, at the border with Belarus. The scene that appeared when opening the truck was spine-tingling: the animals were dehydrated, they couldn’t move, they were dirty with their own dejections and one of them was dead. The seizure and transfer of the tigers to the Poznań Zoo and the AAP Primadomus rescue center, in Spain, allowed to save them, but the path towards their psychical rehabilitation was very long.

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Figures declare with a strong voice that the impact of the use of bones, skin, claws and teeth of tiger for Asian traditional medicine is the main cause of the decline of these wonderful felines. And the route of illegal trade is not always designed just in Asia.

www.zoodipistoia.it

PubbliNATURART

WHEN TRADITION KILLS

Sanson and Merida arrived in Pistoia in July, they’re 7 years old and they’re beautiful. Due to their origin, they can’t be added to the European program for endangered species (EEP) coordinated by the EAZA (European Association of Zoos and Aquaria), but their story allows us to keep our attention high on a species that counts over 3000 individuals, distributed in fragmented territories and under the continuous human pressure. Deforestation, reduction of natural preys and conflict with the local populations for the killings of domestic animals and persons are the other deflagrating reasons of a constant decline, which explains the classification of tiger as an endangered species by the International Union for Conservation of Nature (IUCN), with one of the highest levels of danger for the survival of the species. As we observe Merida playing with Sanson, we ask ourselves how many tigers didn’t make it, how many were out of control and were turned into “wine” or bone glue, and how many scientific documents will have to be produced to prove to all people who use it that no part of a tiger has curative effects. Fighting the illegal wildlife trade is an intrinsic value of our mission, but we need more allies to become stronger. A reader like you can be part of this process simply by narrating the history of Merida and Sanson, so that more and more people can declare with determination the end of this slaughter.


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L’intervista

Le città e i territori del futuro —

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In occasione della presentazione del Masterplan della Valdinievole abbiamo incontrato l’Architetto Stefano Boeri per dialogare sul futuro del rapporto tra uomo e natura


____ Un particolare del Bosco verticale, un complesso di due palazzi residenziali a torre progettato dallo Studio Boeri e situato nel Centro direzionale di Milano, ai margini del quartiere Isola. ____ A detail of the Vertical Forest, a complex of two residential tower buildings, designed by Studio Boeri and located in the Directional Centre of Milan district, on the edge of the Isola district.

A

bbiamo approfittato della disponibilità dell’Architetto Stefano Boeri per parlare un po’ di questo interessante progetto e delle prospettive di una nuova visione delle città e dei territori che le circondano, legato in maniera indissolubile dal rapporto tra uomo e natura. Il Masterplan per la valorizzazione della Valdinievole è un progetto commissionato da Fondazione Caript allo studio dell’architetto Stefano Boeri per delineare una prospettiva comune di rilancio dell’intera area, dove si mettono insieme poli d’attrazione, eccellenze e paesaggi dal punto di vista fisico, sociale, ambientale ed energetico. Il piano interessa tutta la Valdinievole, che si estende per oltre 260 chilometri quadrati, ha 120mila residenti ed è amministrata da 11 Comuni, che hanno collaborato alla stesura del documento.

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La nostra rivista bilingue NATURART, che da 13 anni racconta in oltre 60 paesi nel mondo il territorio pistoiese, è da sempre attenta ad approfondire il tema della connessione tra l’uomo e la natura. Come vede il futuro di questo rapporto? In qualità di membri della specie umana, tendiamo a dimenticare il nostro ruolo e il nostro posto sul

Pianeta: occupiamo con le nostre città (l’habitat artificiale in cui per la maggioranza viviamo) uno spazio minimo, il 3% dell’intera superficie della Terra, ma in meno di 3 milioni di anni dalla nascita della nostra specie abbiamo già consumato il 70% delle risorse a nostra disposizione, producendo quasi l’80% dell’anidride carbonica oggi presente nell’atmosfera, prima causa del cambiamento climatico in corso. E per quanto possiamo prevenire o diminuire il nostro impatto sul Pianeta, l’unica tecnologia che è in grado di assorbire la CO2 già emessa -e quindi, in un certo senso, rimediare a quello che abbiamo già fatto - è quella realizzata dalle piante, dalle foreste, attraverso la fotosintesi clorofilliana. Non esiste tecnologia artificiale che possa o potrà fare quello che la natura fa già autonomamente. Per questo, implementare la vegetazione nelle nostre città può aiutarci a combattere le sfide della crisi climatica. La pianificazione e la progettazione urbana devono essere, da questo punto di vista, di aiuto. I benefici sono innumerevoli: dall’abbassamento delle temperature contrastando l’effetto isola di calore, tema quanto mai attuale, all’assorbimento delle polveri sottili dell’inquinamento urbano; dall’implementazione

della biodiversità ai vantaggi enormi per la salute dei cittadini. Accogliere la natura vivente nell’ambiente urbano non è un esercizio semplice, ma è una sfida che deve essere colta. La forestazione urbana non è dunque un’opzione, ma la scelta più efficace, economica e inclusiva per contrastare gli effetti e le cause profonde del cambiamento climatico.


costitutiva – e non semplicemente come ornamento decorativo. Credo, e spero, che il futuro del mondo urbano andrà verso una densità edilizia più alta e controllata, nel tempo e nello spazio, concentrata per quartieri o “borghi urbani” piuttosto che per singoli epicentri; che ci riavvicinino alla natura e che contengano i servizi essenziali per i cittadini raggiungibili in un tempo contenuto. Dobbiamo quindi cambiare la città se vogliamo che continui ad essere l’habitat primario per la nostra specie. Dobbiamo progettare quartieri urbani dove la tripartizione spazio-temporale tra lavoro, residenza e tempo libero sia rapidamente sostituita da una progressiva compresenza di tutte le funzioni vitali o comunque da un’intensa osmosi nelle destinazioni d’uso. Penso che sia importante tornare a vivere gli spazi seguendo la logica di prossimità che ancora oggi è tipica dei centri urbani di piccole dimensioni. Non intendo ovviamente proporre il modello di un borgo medioevale all’interno delle grandi città contemporanee, quanto piuttosto ridefinire il concetto di “borgo urbano”, nel senso di una zona con un’elevata

autonomia di funzioni che permetta a ciascuno di poter accedere al commercio minuto, alla scuola, alle istituzioni culturali, ai servizi sanitari entro un raggio temporale di quindici/venti minuti. A piedi o al massimo in bicicletta. Tuttavia, questo modello di “città per quartieri”, di una “città dove in 15 minuti trovi tutto” – riprendendo la proposta di Carlos Moreno per Parigi – risponde solo in parte alla domanda di riequilibrio generale delle energie urbane che la crisi climatica oggi pone a tutti noi. Resta aperta l’opportunità, da non perdere, di accompagnare un probabile rimescolamento della presenza umana nel territorio con la rigenerazione delle migliaia di villaggi agricoli e borghi storici che costellano le aree interne dell’Italia e dei Paesi europei. Siamo di fronte ai segnali di una possibile transizione ecologica e urbanistica, che ci auguriamo porterà le nostre città ma anche il territorio che le circonda ad assomigliare sempre più a degli arcipelaghi metropolitani, in cui isole pedonalizzate di comunità, dense di servizi ai cittadini, siano circondate dal verde e dalle reti della mobilità sostenibile.

____ Sopra, la Trudo Tower di Eindhoven, un’altra grande opera firmato dall’architetto Boeri. In basso a sinistra un’immagine del progetto del nuovo Policlinico di Milano. ____ Above, the Trudo Tower in Eindhoven, another great work signed by the architect Boeri. Below, on the left, an image of the project of the new Policlinico of Milan.

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Secondo noi siamo ormai di fronte ad una inevitabile rivoluzione urbanistica che porterà le nostre città ma anche il territorio che le circonda sempre più verso l’ecosostenibilità, il green e il rispetto dell’ambiente, arrivando forse anche a mutare le abitudini consolidate e la vita delle comunità. Cosa pensa in proposito? Già dopo la pandemia da Covid-19 era ormai chiaro che stavamo vivendo probabilmente la conclusione di un lungo ciclo di vita delle nostre città, iniziato due secoli fa con l’industrializzazione e la sua potenza attrattiva. Con l’accelerata alfabetizzazione digitale e la pervasiva esperienza di smartworking durante i lockdown, in realtà penso si sia già aperta per molti individui, famiglie, gruppi sociali la prospettiva di una riforma sostanziale dei propri tempi e stili di vita; per alcuni anche di una effettiva delocalizzazione delle proprie aspettative fuori dal perimetro della città. La città del futuro, in una realtà sempre più complessa e stratificata, dovrà garantire un elevato mix sociale oltre che funzionale; consentire un’offerta diversificata di modalità di trasporto; ospitare al suo interno tutte le tecnologie e i devices necessari a ottimizzare il consumo energetico; avere al suo interno ampie porzioni di natura vivente: gli alberi, le piante come componente


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questi mesi. Dall’ascolto abbiamo potuto elaborare un intervento che leggesse questo territorio così diversificato – che va dalle alte valli dei torrenti Nievole e Pescia, a quello collinare e pedecollinare dell’arco settentrionale e del Montalbano, fino alla pianura bonificata intorno al Padule di Fucecchio – e mettesse insieme le risorse effettive per darne valore, per dare unicità a questa eterogeneità. Abbiamo immaginato che, a partire dalla valorizzazione del paesaggio, si potessero unire le eccellenze legate alla storia, alla cultura, all’economia, all’agricoltura e al turismo con un percorso ciclabile di circa 140km – affiancato da percorsi pedonali ombreggiati e verdi – che fosse in grado di cucire questi diversi territori. Oltre alla connessione dei 24 borghi storici, vengono previsti anche 13 nuovi hub di sosta prolungata e 10 di sosta breve, garantendo un accesso ai servizi turistici e di accoglienza della

Valdinievole. Per quanto riguarda gli interventi sul costruito, poi, le principali proposte del Masterplan riguardano la riattivazione delle Terme di Montecatini, il recupero del Mercato dei Fiori di Pescia, il potenziamento dell’ospedale di Pescia, oltre alla promozione di una rete degli impianti sportivi di interesse sovralocale e di scuole tecniche e professionali che, messe a sistema con le imprese, possono attivare sinergie utili al territorio. La proposta che abbiamo sviluppato per la Valdinievole si pone, perciò, come un dispositivo di connettività sociale che mette in rete i servizi e le risorse locali; di connettività fisica, grazie alla creazione di un’infrastruttura ciclabile e sostenibile; e di connettività culturale e tecnologica, valorizzando il patrimonio esistente e favorendo lo sviluppo di comunità energetiche e l’implementazione di sistemi di produzione rinnovabili e sostenibili, utili a rendere il territorio autosufficiente dal punto di vista energetico. ☜

____ Nella pagina a sinistra, Stefano Boeri. Sopra, Il Bosco Verticale, l’edificio-prototipo di una nuova architettura della biodiversità, che pone al centro non più solo l’uomo, ma il rapporto tra l’uomo e altre specie viventi. ____ On the left page, Stefano Boeri. Above, the Vertical Forest, the prototype building for a new kind of architecture of biodiversity, which focuses not only on human beings but also on the relationship between humans and other living species.

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Il Masterplan per la valorizzazione della Valdinievole è un progetto che vi è stato commissionato da Fondazione Caript per delineare una prospettiva comune di rilancio dell’intera area, dove si mettono insieme poli d’attrazione, eccellenze e paesaggi dal punto di vista fisico, sociale, ambientale ed energetico. Ci racconta come è nato e come si è sviluppato il progetto che avete recentemente presentato? Lavorare sulla valorizzazione della Valdinievole è un’opportunità straordinaria, offertaci da Fondazione Caript, per poter riflettere su un’area così interessante, variegata e ricca del territorio italiano. Insieme a Corrado Longa e al Dipartimento di urbanistica di Stefano Boeri Architetti abbiamo iniziato a ragionare su una proposta che unisse le esigenze degli 11 comuni, partendo dalle criticità sollevate durante i dialoghi e i sopralluoghi che abbiamo svolto in


The interview

The cities and territories of the future

On the occasion of the official presentation of the masterplan for the enhancement of Valdinievole, we met the architect Stefano Boeri to discuss the future of the relationship between human beings and nature.

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he masterplan for the enhancement of Valdinievole is a project that was commissioned by Fondazione Caript to the studio of the architect Stefano Boeri, to outline a shared perspective for the relaunch of the whole area, which puts together centres of attraction, excellences and landscapes from a physical, social, environmental and energetic standpoint. The masterplan involves the whole Valdinievole, which extends for over 260 square kilometres, has 120,000 residents and is administered by 11 Municipalities, which collaborated to the drafting of the document. We took advantage of the availability of the architect Stefano Boeri to talk about this interesting project and the perspectives of a new vision of cities and their surrounding territories, which is indissolubly linked to the relationship between human beings and nature.

Our bilingual magazine, NATURART, which for 13 years has been narrating the territory of Pistoia in over 60 countries worldwide, has always focused on the in-depth analysis of the topic of the connection between human beings and nature. How do you see the future of this relationship? As members of the human species, we tend to forget our role and our place on the planet: we occupy a minimum space with our cities (the artificial habitat where most of us live), 3% of the whole surface of Earth, but in less than 3 million years since the birth of our species we’ve already consumed 70% of the available resources, producing almost 80% of the carbon dioxide that can be found today in the atmosphere and that is the first cause of the current climate change. As much as we can prevent or reduce our impact on the planet, the only technology that is capable of absorbing the already emitted CO2 – and, subsequently, somehow fix what we’ve already done – is that of plants and forests, through photosynthesis. There’s no artificial technology than can do what nature already does on its own. Therefore, implementing vegetation

in our cities can help us to face the challenges of climate change. Urban planning and design must help us in this regard. There are several benefits: from the lowering of temperatures by counteracting the heat island effect, a topic that has never been so current, to the absorption of the fine dust caused by urban pollution; from the implementation of biodiversity to the huge advantages for the health of citizens. Welcoming the living nature in the urban environment is not easy, but it’s a challenge that we must accept. Therefore, urban forestation is not an option, but rather the most effective, economic and inclusive choice to counteract the effects and root causes of climate change. In our opinion, we are dealing with an unavoidable urban revolution, which will increasingly lead our cities and the surrounding territories towards environmental sustainability, green and respect for the environment and, perhaps, will change the established habits and the life of communities. What do you think about it?


of agricultural and historical villages scattered around the internal areas of Italy and the European countries. We are faced with the signals of a potential ecological and urbanistic transition, and we wish it will lead our cities, but also the surrounding territories, to increasingly look like metropolitan archipelagos, where pedestrian zones of communities, full of services for the citizens, are surrounded by green and the networks of sustainable mobility.

and the Montalbano and the reclaimed plain around the Fucecchio Marsh – and bring together the effective resources to give value and uniqueness to such heterogeneity. We imagined that, starting from the enhancement of the landscape, we could bring together the excellences related to history, culture, economics, agriculture and tourism and a bike path of nearly 140 kilometres – flanked by shady and green pedestrian paths – which can combine these different territories. The Masterplan for the enhancement In addition to the 24 historical villages, of Valdinievole is a project that was there will be 13 new long-stay hubs and commissioned to you by Fondazione 10 short-stay hubs for cars, which will Caript to outline a shared perspective guarantee an access to Valdinievole’s for the relaunch of the whole area, touristic and hospitality services. As which puts together centres of regards the interventions on the built, attraction, excellences and landscapes the main proposals of the Masterplan are from a physical, social, environmental related to the reactivation of Montecatini and energetic standpoint. Can you Terme spas, the reclamation of the tell us how the project that you Pescia Flower Market, the enhancement presented recently was born, and how of the hospital of Pescia, as well as the it developed? promotion of a network of sport facilities Working on the enhancement of of supralocal interest and technical and Valdinievole is an extraordinary professional schools which, when put to opportunity, which was offered to us by work with companies, can activate useful Fondazione Caript, to reflect on such an synergies for the territory. interesting, varied and rich area of the Therefore, the proposal we developed Italian territory. Along with Corrado for Valdinievole intends to be a tool Longa and Stefano Boeri Architetti’s of social connectivity that creates a city planning department, we started to network of local services and resources; discuss a proposal that brings together the of physical connectivity, thanks to the needs of the 11 municipalities, starting creation of a cycling and sustainable from the criticisms raised during the infrastructure; and of cultural conversations and the inspections we and technological connectivity, by conducted in the last few months. After enhancing the existing heritage and hearing such criticisms, we were able to favouring the development of energetic elaborate an intervention to read such communities and the implementation a diversified territory – which ranges of renewable and sustainable from the high valleys of the streams production systems, which can be useful Nievole and Pescia, to the pedecolline to make the territory self-sufficient and hilly territory of the Northern area from an energetic standpoint. ☜

____ Per il Masterplan della Valdinievole è stato realizzato un progetto in grado di leggere questo territorio così diversificato – che va da dalle alte valli dei torrenti Nievole e Pescia, a quello collinare e pedecollinare dell’arco settentrionale e del Montalbano, fino alla pianura bonificata intorno al Padule del Fucecchio– e mettere insieme le risorse effettive per darne valore, per dare unicità a questa eterogeneità. ____ For the masterplan for the enhancement of Valdinievole, a project was developed which is capable of reading such a diversified territory – which ranges from the high valleys of the streams Nievole and Pescia, to the pedecolline and hilly territory of the Northern area and the Montalbano and the reclaimed plain around the Fucecchio Marsh – and bring together the effective resources to give value and uniqueness to such heterogeneity.

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Even after the COVID-19 pandemic, it was clear that a long life cycle of our cities, that had started two centuries ago with the industrialization and its power of attraction, was coming to an end. With the acceleration of digital literacy and the pervasive smart-working experience during lockdowns, I think that, for several individuals, families, social groups, the perspective of a substantial change of their timings and lifestyles has already opened up; for some of them, also an effective delocalization of their expectations outside the perimeter of the city. The city of the future, in an increasingly complex and stratified reality, will have to guarantee a high social and functional mix, allow for a diversified offering of means of transport, host all the required technologies and devices to optimize energy consumption and small portions of living nature; trees, plants as a constituent component, rather than just a decoration. I think, and I hope, that the future of urban world will move towards a higher and more controlled building density, in time and space, which will be concentrated in neighbourhoods or “urban villages” rather than individual epicentres, that can bring us back closer to nature and include the essential services for citizens that can be reached in a limited amount of time. Therefore, we must change the cities if we want it to continue to be the main habitat for our species. We must design urban neighbourhoods where the spatial-temporal is rapidly replaced by a progressive co-presence of all vital functions or, at least, by an intense osmosis in the destinations of use. I think that it’s important to go back and live spaces by following a logic of proximity that, still today, is typical of small-size urban centres. I obviously do not intend to propose the model of a medieval village within the big contemporary cities, but rather to redefine to concept of “urban village”, intended as an area with a high autonomy of functions that allows anyone to access to retail trade, schools, cultural institutions, healthcare services within a period of time of fifteen/twenty minutes, on foot or by bicycle. However, this model of “city for neighbourhoods”, of a “city where you can find everything in 15 minutes” – taking up Carlos Moreno’s proposal for Paris – only partially meets the demand for a general rebalancing of urban energies that the climate crisis poses to all of us. The opportunity remains open, and it shouldn’t be missed, to accompany the likely reshuffling of the human presence in the territory with the regeneration of the thousands


Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio

Assemblea Generale di IFLA Europe

Testo di Giulia de Angelis - Vicepresidente AIAPP

Grande riscontro positivo per le attività messe in campo da Aiapp, dal 12 al 15 ottobre a Napoli, sui temi del paesaggio, tanto da registrare il sold out per molti degli eventi. Giorgio Tesi Group green partner della manifestazione.

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l 12 e 13 ottobre, nella suggestiva sede di San Marcellino e Festo dell’Università Federico II, si è tenuto il convegno internazionale “Lost Landscapes”, in concomitanza dell’Assemblea Generale annuale di IFLA Europe (International Federation of Landscape Architects Regione Europea), a cui hanno partecipato i delegati di 34 paesi. Il 14 è stato dedicato al convegno Nazionale “Paesaggio Italia” sui progetti del PNRR declinati su giardini storici, progetti strategici e speciali e rigenerazione urbana. Il convegno ha riscosso notevole

interesse anche tra i giovani professionisti che hanno avuto modo di vedere realmente i lavori realizzati dei paesaggisti. Notevole partecipazione ha suscitato anche l’iniziativa del “Fuori Congresso”, organizzato dalla sezione CBC di AIAPP in cinque piazze del centro storico di Napoli e sempre sui temi del paesaggio, con momenti di dibattito pubblico che ha visto il coinvolgimento della comunità locale. Il focus dell’international conference “Lost Landscape” è stato incentrato sui temi legati al New Green Deal, il programma europeo che caratterizzerà questo

periodo storico prevedendo interventi in cui le competenze e le specificità disciplinari degli architetti del paesaggio sono strategiche. Tra gli ospiti internazionali intervenuti ricordiamo: Henri Bava, Agence Ter (Parigi, Francia); Merrick Denton-Thompson; OBE FLI, già presidente del Landscape Institute (Gran Bretagna); Marti Franch, EMF landscape architects (Girona, Spagna); Niek Hazendonk, delegato IFLA Europe per NVTL, membro di CoE working group e di NELA (Paesi Bassi); Eric-Jan Pleijster, Studio Lola (Rotterdam, Paesi Bassi).


AIAPP

IFLA Europe’s General Meeting

— A

n excellent, positive feedback representative for NVTL, member of for the activities put in place the COE Working Group and NELA by AIAPP, from October (Netherlands); Eric-Jan Pleijster, Studio 12th to 15th in Naples, on Lola (Rotterdam, Netherlands). the topics of landscape, so much so that There was great enthusiasm also for the several events were sold-out. technical and cultural visits organized at The international conference “Lost the Hanging Gardens of the Royal Palace Landscapes” was held on October 12th of Naples, at the Botanical Garden, at the and 13th, in the suggestive San Marcellino prestigious Villa Rosebery, at the gardens e Festo branch of the University Federico of the Royal Palace of Caserta, and for II, in concomitance with IFLA Europe the suggestive walk through the historical (European Region of International olive trees of the Capri island, which were Federation of Landscape Architects)’s masterfully recovered by the association general meeting, and it was attended by L’Oro di Capri. the representatives from 34 countries. On the occasion of the IFLA Europe’s October 14th was dedicated to the general meeting, a final document national conference “Paesaggio Italia” about the work made was released: about the National Recovery and the 2023 IFLA Europe Resolution Resilience Plan (NRRP) projects related “Lost Landscapes”. It’s the result of to historical gardens, strategic plans a joint effort by all the IFLA Europe and urban regeneration. The conference representatives, a tool to promote the has also attracted the interest of young profession of landscape architect and its professionals, who were capable of really acknowledgment. The document will be seeing the work made by landscape sent to all the potential stakeholders, such architects. as the European Union, the Council of Also the “Fuori Congresso” initiative was Europe, ICOMOS, UNESCO, Un-Habitat, well attended. It was organized by the WWF, FAO, UNEP, IUCN, UIA and other CBC section of the AIAPP in five squares important similar organizations. of Naples’ old town, still on the topics of “As landscape architects – concluded landscape, with moments of public debate the participants in the resolution – we where the local community was involved. are intrinsically involved in change, The “Lost Landscape” international and we are prepared to consider this conference focused on the topics related evolution process as part of our training to the New Green Deal, the European and daily work. Now, more than ever, it programme that will characterize is essential to apply our professionalism this historical period and will involve and sensitivity to the transformation interventions where landscape artists’ process, by helping to manage changes disciplinary skills and specificities are and working with nature, being aware strategic. of the serious damages that can happen Among the international guests who to the environmental, social, cultural attended the conference, we should and climate heritage. While change and mention: Henri Bava, Agence Ter (Paris, evolution implicitly cause a certain loss, France); Merrick Denton-Thompson; OBE a “planned and designed” transformation FLI, former president of the Landscape is essential to create a new balance, by Institute (Great Britain); Marti Franch, preserving nature, memory and the sense EMF Landscape Architects (Girona, of places”. Spain); Niek Hazendonk, IFLA Europe

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Entusiasmo anche per le visite tecniche e culturali organizzate ai Giardini pensili di Palazzo Reale a Napoli, all’Orto Botanico, alla prestigiosa Villa Rosebery, ai giardini della Reggia di Caserta e la suggestiva camminata negli ulivi storici dell’isola di Capri, sapientemente recuperati dall’Associazione l’Oro di Capri. L’assemblea IFLA Europe ha diffuso un documento conclusivo dei lavori: la 2023 IFLA Europe Resolution “Lost Landscapes”. Si tratta di uno sforzo congiunto di tutti i delegati IFLA Europe, strumento per promuovere la professione dell’architettura del paesaggio e il suo riconoscimento. Il documento sarà inviato a tutte le parti potenzialmente interessate, quali Unione europea, Consiglio d’Europa, ICOMOS, UNESCO, UN-Habitat, WWF, FAO, UNEP, IUCN, UIA e altre importanti organizzazioni affini. L’ estratto dalla Risoluzione: “Come architetti del paesaggio, siamo intrinsecamente coinvolti nel cambiamento e siamo predisposti a considerare questo processo evolutivo come parte della nostra formazione e del nostro lavoro quotidiano. Ora più che mai è fondamentale applicare la nostra professionalità e sensibilità al processo di trasformazione, aiutando a gestire il cambiamento lavorando con la natura, essendo consapevoli dei gravi danni che possono verificarsi al patrimonio ambientale, sociale, culturale e climatico. Mentre il cambiamento e l’evoluzione comportano implicitamente una certa perdita, una trasformazione “pianificata e progettata” è necessaria per creare un nuovo equilibrio, preservando la natura, la memoria e il senso dei luoghi”

An excellent, positive feedback for the activities put in place by AIAPP, from October 12th to 15th in Naples, on the topics of landscape, so much so that several events were sold-out.


Carlo Vezzosi

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Testo


Anniversario

Giorgio Tesi Group compie 50 anni! Un lungo percorso che ha portato l’azienda pistoiese a diventare, da piccola impresa familiare, una delle più grandi realtà europee nel settore del vivaismo di piante ornamentali.

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Storia, valori... futuro —


È

____ In alto, da sinistra Giovanna Bargiacchi con in braccio il piccolo Tiziano, due cugine e Franco Tesi. (1963). In basso, un momento di lavoro nell’aia nel 1978. ____ Above, from the left, 70 | NATURART | DICEMBRE 2023

Giovanna Bargiacchi holding the little Tiziano, two cousins of hers and Franco Tesi. (1963). A moment of work in the farmyard, in 1978.

il 1966 l’anno fondamentale nelle varie “tappe” che hanno contraddistinto la nascita e la trasformazione delle attività agricole della Famiglia Tesi: infatti proprio in questo anno vengono acquistati il podere, la casa e i terreni di Badia a Pacciana. Cessa il contratto di mezzadria e inizia una nuova forma di conduzione: l’impresa familiare direttacoltivatrice. Nel 1973 inizia di fatto l’attività vivaistica dell’azienda e proprio mentre il podere stava cambiando volto con la coltivazione a vivaio di tutte le nuove piante e il mercato cominciava ad allargarsi, la famiglia Tesi è colpita da un grave lutto. Il 16 giugno 1974 viene a mancare Tullio Tesi: per la moglie Giovanna, i figli Tiziano, Fabrizio e Romeo, il fratello Giorgio, la cognata Donetta e i nipoti Claudio e Franco è una vera tragedia. I Tesi ripartono, uniti come solo le grandi famiglie sanno fare, con forza e coraggio nella loro attività ma, a breve, si abbatte su di loro un’ulteriore disgrazia: il 13 marzo 1976, a seguito di un grave incidente stradale, perde la vita Franco, il figlio maggiore di Giorgio, all’età di 24 anni. Il dolore è tanto e rimarrà per sempre nei genitori e in tutta la famiglia.

In conseguenza di queste tristi perdite e degli avvenimenti successivi, emerge appieno la figura di Giorgio, uomo forte, sicuro di sé, ricco di fede in Dio, che rimane vicino ai propri cari, non solo al figlio e alla moglie, ma anche ai nipoti e alla cognata, per i quali sarà sempre un punto di riferimento. Il periodo compreso tra il 1973 e il 2000, segna l’espansione, il consolidamento, la crescita e la ristrutturazione dell’azienda “Giorgio Tesi”, che assume una posizione di rilievo nel vivaismo. In questo trentennio, l’azienda intrattiene e potenzia i rapporti con i mercati esteri, acquista nuovi terreni, costruisce capannoni, piazzali di carico e serre, pubblica cataloghi e listini prezzi. Il “regista” di questo sviluppo è Giorgio, supportato da validi collaboratori e dalla famiglia. Nasce così, nel lasso di tempo che va dal 1978 al 1980, la prima vasetteria dell’azienda Giorgio Tesi. C’è già il trattore con il sollevatore anteriore che traina il carrello, mossa moderna per quel periodo: un lavoro agricolo nuovo per un indirizzo produttivo rivoluzionario rispetto ai tempi dell’agricoltura giovanile, un lavoro voluto e realizzato per progredire e realizzare un’azienda sempre più grande e competitiva. Il periodo che va dal 1980 al 1990

vede l’attività vivaistica dell’azienda crescere costantemente; la voglia di Giorgio di progredire e investire è sempre più forte. Proprio all’inizio degli anni Novanta, avvenne un fatto che influenzerà il futuro e consentirà di arrivare a quello che oggi è il Gruppo Giorgio Tesi. Giorgio coinvolge gradualmente il figlio Claudio e i nipoti Tiziano, Fabrizio e Romeo, poco più che ventenni, nella gestione dell’impresa che cresce continuamente. Discute con loro, si fa accompagnare dai clienti, dà loro responsabilità nella conduzione delle varie operazioni tecniche e commerciali che riguardano giornalmente la vita dell’azienda. Sicuramente sa che il futuro e la continuità dell’azienda sono legati ai giovani, ai quali occorre dare fiducia e consigli. Questa caratteristica di Giorgio, questa sua disponibilità a cedere il timone dell’azienda, è la sua grandezza e dimostra la sua lungimiranza lasciando un grande segno nell’attuale generazione. L’idea di potenziare il vivaio e, contemporaneamente, di allargare il mercato, si fa sempre più viva nella mente di Giorgio. Per questo parte per la Francia, in Costa Azzurra, alla ricerca di clienti. Questi viaggi diventano sempre più frequenti in varie parti d’Italia, della Francia e poi della Spagna.


____ A sinistra Claudio Tesi e la madre Donetta Gherardeschi nell’ombrario delle azalee. ____ On the left, Claudio Tesi and his mother Donetta Gherardeschi in the azalea shade house.

Il vivaio assume un altro aspetto, più ampio e moderno, in grado di svolgere meglio tutte le operazioni legate alla modernizzazione e alla commercializzazione delle piante. Nel settembre del 2001 avviene un ulteriore balzo in avanti, con l’ampliamento dell’azienda fuori Pistoia e precisamente a Piadena e Canneto sull’Oglio nelle province di Cremona e Mantova. Un vivaio già esistente di 130 ettari viene completamente rilevato e poi coltivato ad alberature ornamentali. Vengono costruiti un nuovo capannone e una nuova superficie a vasetteria aggiungendo a quelli preesistenti, altri 20 ettari di coltivazione. Dalle poche specie coltivate all’inizio dell’attività, l’azienda arriva, a produrre migliaia di varietà negli anni 2000, una vera e propria trasformazione agraria. Nell’anno 2003 la famiglia Tesi decide di dare una denominazione e una organicità a tutte le varie parti della complessa, articolata e vasta azienda: nasce così il marchio “Giorgio Tesi Group” che definisce e identifica un’unica realtà imprenditoriale. Nel 2004 si aggiungono ai vivai di Pistoia i 64 ettari circa di Ponte Buggianese, in provincia di Pistoia, che sono sistemati, lavorati e piantati a vivaio in pieno campo. L’azienda si amplia con terreni a vivaio acquistati nel territorio pistoiese, e con l’acquisizione dei centri di produzione di San

Benedetto del Tronto (Ap), Orbetello e Roselle (Gr) dove vengono prodotte piante mediterranee tipiche di quei luoghi, avviando un progressivo radicamento del Gruppo nel centro-nord d’Italia. Su Pistoia, sede principale e logistica aziendale, vengono eseguiti massicci investimenti realizzando nuovi uffici logistici, commerciali e amministrativi secondo un’organica disposizione. Sono realizzate due entrate distinte, una per i mezzi di trasporto delle piante (scarico e carico), l’altra per gli uffici e la Fondazione Giorgio Tesi, un progetto voluto e sostenuto dalla famiglia Tesi in ricordo di Giorgio, del fratello Tullio e del figlio Franco per aiutare le persone più disagiate e più deboli, e supportare le iniziative dirette ai giovani, al mondo della scuola e alla ricerca. Da quel momento a oggi è storia recente, con l’azienda che cresce in maniera esponenziale fino a diventare una delle aziende leader a livello europeo nel settore del vivaismo di piante ornamentali, ma sempre seguendo gli insegnamenti e i valori tramandati a figli e nipoti da Giorgio e Tullio, che hanno avuto la forza, tra mille difficoltà, di tenere unita una grande famiglia insegnando a figli e nipoti i valori fondamentali della vita: l’umiltà, l’importanza del lavoro ma soprattutto il rispetto degli altri, la solidarietà e l’importanza di tendere una mano verso il prossimo. ☜

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Nel 1998 l’azienda ha una superficie di 120 ettari coltivati a vivaio. Dai 4 ettari del 1970, un passo avanti davvero notevole ed è proprio questo l’aspetto più interessante dell’azienda, uno sviluppo tardivo rispetto ad altre aziende del territorio, ma con un incremento non riscontrabile, con la stessa accelerazione, in altre imprese: una dimostrazione delle capacità imprenditoriali di Giorgio, che comunque nelle sue scelte è sempre stato sostenuto e supportato dai suoi familiari. Un elemento di costante presenza e caratterizzazione dell’azienda Giorgio Tesi di questo periodo è stato l’ampliamento della superficie aziendale e la realizzazione di nuove strutture produttive. Purtroppo, il 26 gennaio del 2000 Giorgio muore improvvisamente e lascia tutti i suoi cari in un profondo dolore. Con la sua scomparsa la guida dell’azienda da lui fondata insieme al fratello Tullio, passa ai nipoti e al figlio: inizia quindi la seconda generazione dei vivaisti Tesi. Forti del suo insegnamento e della sua volontà e avendo già lavorato a fianco dello zio e del padre, proseguono e con slancio si dedicano alla gestione e al potenziamento della nuova azienda con tanta energia e passione.


Anniversary

History, values... future

— ____ In alto a sinistra, Giorgio

Giorgio Tesi Group turns 50 years old! A long and tortuous path, which led the company from Pistoia to turn from a small family-run business into one of the biggest European companies in the industry of ornamental plant nurseries.

Tesi con il movincar davanti all’ingresso del vivaio (1999). In basso un momento dei lavori di ristrutturazione del fabbricato colonico di famiglia, oggi foresteria aziendale e sede della Fondazione Giorgio Tesi. ____ Above, on the left, Giorgio Tesi with a Movincar golf car before the entrance of the nursery (1999). Below, a moment of the 72 | NATURART | DICEMBRE 2023

renovation works of the family estate, which today is used as the company’s guest room and headquarters of the Giorgio Tesi Foundation.

1966 is the key year among the several “stages” that characterized the birth and transformation of the Tesi family’s agricultural activities: in fact, the farmhouse, the house and the plots in Badia a Pacciana were purchased in that year. The termination of the sharecropping contract marked the start of a new form of management, that is direct cultivation by the familyrun business. The company’s nursery activity actually started in 1973. As the farmhouse was changing its face with the introduction of a nursery cultivation regime for all plants, and the market was starting to expand, the Tesi family had to cope with a grievous bereavement. Tullio Tesi passed away on June 16th, 1974: it was a real tragedy for his wife Giovanna, his sons Tiziano, Fabrizio and Romeo, his brother Giorgio, his sister-in-law Donetta and his nephews Claudio and Franco.

Like only great families can do, the Tesi family joined forces and resumed its activities with strength and courage. However, a further disgrace would soon fall upon them: on March 13th, 1976, following a serious road accident, Giorgio’s eldest son, Franco, passed away at the age of 24. The pain was strong, and his parents and family would feel it forever. The figure of Giorgio fully emerged following these sad losses and the subsequent events: he was a strong and self-confident man, full of faith in God. He always remained close to his loved ones, not only to his son and wife, but also to his nephews and sister-in-law, and he always was a point of reference for them. The period ranging from 1973 to 2000 marked the expansion, consolidation, growth and renovation of the company “Giorgio Tesi”, which took on a relevant role in the nursery industry. During these twenty years, the company established and improved its relationships with foreign markets, purchased new plots, built warehouses, cargo yards and greenhouses, published catalogues and price lists. The “director” of this development is Giorgio, supported by ace collaborators and his family. In the period of time ranging from 1978

and 1980, the company “Giorgio Tesi” started to produce its first potted plants. The company already owned a tractor with front loader, which was a modern move for the time: it marked the start of a new kind of agricultural work and a revolutionary direction of production compared to the company’s younger years, a work wanted and made to progress and build an increasingly larger and more competitive company. In the period of time ranging from 1980 to 1990, the company’s nursery activity experienced a continuous growth: Giorgio’s willingness to progress and invest became increasingly stronger. In the early ‘90s, an event occurred that would influence the future and allow to build the current Giorgio Tesi Group. Giorgio would gradually involve his son Claudio and his nephews Tiziano, Fabrizio and Romeo, who were slightly older than twenty years, in the management of the company, that was experiencing a continuous growth. He would involve them in discussions with customers and give them responsibilities as regards the management of the several technical and commercial activities carried out by the company on a daily basis. Giorgio was definitely aware that the future and continuity of the company were linked to young people, and it was necessary to give them confidence and recommendations. This characteristic of Giorgio, his willingness to hand over the reins of the company to someone else, shows his greatness and far-sightedness, and his ability to leave a big mark in the current generation.


An aspect that was always present and characterized the company “Giorgio Tesi” throughout this period of time was the expansion of the farmland and the construction of new manufacturing facilities. Unfortunately, Giorgio suddenly passed away on January 26th, 2000, and left his loved ones in a state of deep pain. Following his death, his nephews and son took over the management of the company that Giorgio had founded along with his brother Tullio. It was the start of the second generation of the Tesi family of nurserymen. Leveraging on Giorgio’s teaching and willingness and having already worked alongside their uncle and father, they continued their work and dedicated themselves to the management and enhancement of the new company with great energy, passion and enthusiasm. The nursery took on a more modern and larger appearance, and was capable of better performing all the activities related to the modernisation and marketing of plants. Initially, the company obtained the ISO 9001 quality system certification, which allowed the company to lay the foundations for a concrete improvement of its production system and the products themselves, then, in 2008, the company obtained the ISO 14.000 certification; it was an important goal for Giorgio Tesi Group, which was the first Italian company to obtain the certification in the nursery industry. A further step ahead was made in September 2001, when the company expanded outside Pistoia, specifically in Piadena and Canneto sull’Oglio, in the provinces of Cremona and Mantova. The company took over an already existing 130-hectare nursery, which was then cultivated with ornamental trees.

____ In alto, una bella foto della famiglia Tesi scattata nel 2009. ____ Above, a nice photograph of the Tesi family, taken in 2009.

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The idea of enhancing the nursery and, at the same time, expanding the market became more and more lively in Giorgio’s mind. That’s why he left for France, French Riviera, to search for new customers. Such trips to several parts of Italy, France and Spain became more and more frequent. Giorgio started to travel, and brought with him Fabrizio, who was an adolescent back then, so that he could start to “learn the job”, as Giorgio said. In 1998, the company had a size of 120 hectares for nursery cultivation. It was a significant step ahead compared to 1970, when the size was 4 hectares, and this is actually the most interesting aspect of the company: a late development vs other companies in the territory, but at an unmatched pace. This is a proof of the entrepreneurial skills of Giorgio, although his choices were always supported by his family.

A new warehouse and a new space for potted plants were built, and an additional 20 hectares for cultivation was added to the pre-existing hectares. Starting from a few cultivated species at the beginning of its activity, the company got to produce thousands of species of plants in the 2000’s, following an actual agricultural transformation. In 2003, the Tesi family decided to denominate and give organicity to the several parts of the complex, wellstructured and large company: that’s how “Giorgio Tesi Group”, that defines and identifies a unique entrepreneurial reality, was born. In 2004, the nearly 64 hectares of Ponte Buggianese, in the province of Pistoia, were added to the nurseries of Pistoia; they were arranged, processed and cultivated in open ground. In 2007, the Group started a subsequent stage of organizational-structural improvement: in fact, an industrial plan was implemented which, among other things, provided for new targeted acquisitions and significant investments, both of structural nature and in human resources. The company expanded with the purchase of nurseries in the territory of Pistoia, Orbetello and Roselle (Grosseto) and San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), where typical Mediterranean plants were produced; it was the start of the gradual rooting of the Group in the Centre-North of Italy. A few massive investments were made in the main logistics headquarters of Pistoia, where a few new logistics, commercial and administrative offices were built according to an organic arrangement. Two different entrances were made: one for the means of transport of plants (loading and unloading), the other one for the offices and the Giorgio Tesi Foundation, a project wanted and supported by the Tesi family in memory of Giorgio, his brother Tullio and his son Franco, to help the most disadvantaged and weakest people and support the initiatives targeted at young people, the world of school and research. From then to now, it’s recent history: the company has been growing exponentially, until becoming one of the leading European companies in the industry of ornamental plant nurseries, but always following the teachings and values handed down to his sons and nephews by Giorgio and Tullio who, among several difficulties, were strong enough to hold a large family together and teach them the fundamental values of life: humility, the importance of hard work and, above all, the respect for other people, solidarity and the importance of lending a hand to other people. ☜


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Nella foto la Famiglia Tesi al completo. La cultura del lavoro, il rispetto per gli altri, l’insegnamento a tendere la mano verso il prossimo e l’amore verso la propria terra arrivano da lontano, dalla semplicità di un sorriso, di un abbraccio e di uno sguardo d’intesa con Giorgio e Tullio, che hanno insegnato a figli e nipoti i valori fondamentali della vita.

Pictured is the complete Tesi family. The culture of work, the respect for others, the teaching of extending a hand to one’s neighbour and the love for one’s own land come from afar, from the simplicity of a smile, an embrace and a glance at Giorgio and Tullio, who taught their children and grandchildren the fundamental values of life.


Intervista a Marco Cappellini, Direttore Generale Giorgio Tesi Group

Da azienda agricola a industria green

Un progetto globale basato su organizzazione, pianificazione e innovazione come fondamenta di una crescita costante con al centro valori e passioni di una grande famiglia

____ In alto, a sinistra Marco Cappellini, dal 2007 Direttore Generale dell’azienda vivaistica pistoiese. Accanto, uno dei piazzali di carico dell’area logistica con le piante pronte per essere spedite in oltre 60 paesi nel Mondo. ____ Above, on the left, Marco Cappellini, who’s been the CEO of the Pistoiese 76 | NATURART | DICEMBRE 2023

nursery since 2007. Next, one of the loading yards of the logistic area, with the plants ready to be shipped to over 60 countries worldwide.

Lei è arrivato in questa azienda nel lontano 2007 e insieme alla famiglia Tesi, con programmazione e investimenti mirati, siete riusciti a farla crescere fino a diventare uno dei principali player europei del settore. Ci racconta cosa avete fatto? Sono passati ben 16 anni da quando sono arrivato in questa azienda, che conoscevo per il mio precedente impiego e che già a quel tempo era in grande crescita. Ricordo che mi presi un paio di mesi di tempo per capire bene la situazione dall’interno e poi confrontandomi soprattutto con Fabrizio per il suo ruolo di legale rappresentante, ma anche con Romeo, Tiziano e Claudio ci siamo messi al lavoro realizzando nel 2008 il primo dei due piani industriali triennali con l’obiettivo di una crescita globale a 360° dell’azienda. Si è trattato di un lavoro di squadra, con l’obiettivo di dare all’azienda una connotazione molto più ampia e complessa. E’ stato sistemato il vecchio

podere ed abbiamo creato spazi direzionali, logistici, amministrativi e commerciali potenziando gli investimenti per allargare alcuni fattori della produzione che non dovevano essere compressi su Pistoia. Nel primo triennio, quindi, sono stati fatti importanti investimenti nell’ottica della riorganizzazione aziendale e dell’acquisizione di una serie di centri di produzione situati nel Centro Nord Italia. Da qualche anno era già stato acquisito quello di Piadena nelle province di Cremona e Mantova, un vivaio già esistente di 130 ettari coltivato ad alberature ornamentali. A seguire è stata la volta di San Benedetto del Tronto, nel cuore di uno dei distretti vivaistici italiani più importanti per la produzione di piante mediterranee, determinante sia per la felice posizione logistica che in ottica di sinergie con la filiera produttiva locale. Dopo è stata la volta di Orbetello, situato lungo l’Aurelia, un vero e proprio show room all’aperto della produzione aziendale

e infine dell’ azienda vivaistica Il Terzo Roselle Grosseto, centro di produzione unico nel suo genere per caratteristiche del luogo e del microclima e per i suoi quasi 100 ettari di estensione. Alla fine di queste operazioni sono serviti i successivi tre anni per portare a regime questi centri di produzione. Dipendenti e collaboratori sono passati da 100 a oltre 250 e la superfice coltivata da 120 a oltre 500 ettari. Nel corso degli anni l’azienda è cresciuta molto da tutti i punti di vista seguendo una strada che l’ha portata a diventare una vera e propria industria green, ma sempre mostrando una grande attenzione alla sostenibilità, al rispetto per l’ambiente e anche alla valorizzazione territoriale. Un percorso che ha portato anche ad una valorizzazione esponenziale del brand. Cosa ci dice a questo proposito? Cosa vogliamo fare per arrivare al massimo? Dove ci vogliamo posizionare? Cercando di rispondere, con le nostre azioni, a queste domande, abbiamo iniziato una riorganizzazione aziendale complessiva che si è poi dimostrata indispensabile nel processo di crescita esponenziale intrapreso: abbiamo lavorato sulla struttura piramidale, sulle funzioni, sulle competenze e sulla riorganizzazione degli uffici in modo da ottimizzare sotto tutti i punti di vista, tutte le attività. Per quanto riguarda la sostenibilità,


sponsorizzazione del Pistoia Basket 2000 con le due storiche promozioni in serie A1 e poi con il progetto Giorgio Tesi Junior - voluto per dare sostegno alle società sportive che con voglia e determinazione investono nella promozione dello sport giovanile sul nostro territorio come valore determinante per la crescita delle generazioni future. Per rispondere alle esigenze del mercato è stata infine creata una società di servizi come Primanatura, che si occupa di progettare e realizzare spazi esterni come parchi e giardini. Grazie a tutto questo lavoro e alle iniziative connesse, oggi - a differenza di ieri - Giorgio Tesi Group a livello di ridondanza del nome è uno dei marchi più conosciuti in Italia nel settore del vivaismo, segno che queste attività che sono state realizzate hanno pienamente svolto il loro compito. Con quali strategie guarda al presente e al futuro una grande azienda come Giorgio Tesi Group? Oggi il passaggio fondamentale a cui stiamo lavorando è migliorare la conoscenza di tutti i settori aziendali: infatti vogliamo continuare nel processo di industrializzazione conoscendo sempre meglio le dinamiche aziendali attraverso anche l’innovazione tecnologica. Dopo un’attenta analisi, rispondendo alle nuove esigenze di mercato abbiamo anche creato una piattaforma e-commerce businessto-business, ovvero uno spazio commerciale in cui scambiare prodotti, servizi o informazioni con altre aziende e quindi in grado di creare sinergie molto importanti non solo per noi ma per tutto il comparto vivaistico.

Contemporaneamente stiamo continuando nella direzione degli investimenti che danno redditività all’azienda, e una delle ultime operazioni concluse ci ha dato la possibilità di poter raddoppiare la nostra piattaforma logistica dotandola di nuove e preziose tecnologie. Resta sempre vivo anche il percorso sulla direzione dei nuovi investimenti/ acquisizioni anche al fine di migliorare e completare dell’offerta commerciale e la recente acquisizione di Franchi Bonsai - azienda da anni punto di riferimento a livello nazionale e internazionale nella produzione e nella commercializzazione di bonsai – ne è l’esempio perfetto. Durante questo percorso di crescita costante, la nostra azienda è stata la prima del settore vivaistico e la prima società semplice ad entrare di far parte di Elite, il programma di Borsa Italiana per la formazione e il tutoring delle imprese che vogliono intraprendere un percorso di sviluppo organizzativo e manageriale, fattore molto importante anche perché siamo in compagnia di circa 1400 aziende corporate con le quali è possibile stringere sinergie e dalle quali possiamo imparare molto. Infine, da poco è iniziata la costruzione del NATURART VILLAGE, un luogo fisico capace di condensare tutti i valori espressi in 50 anni di attività e che ospiterà un parco, un moderno show room aziendale aperto a tutti, aree convegni, espositive e multimediali che unirà la tradizione del vivaismo pistoiese a un’area food in grado di valorizzare le eccellenze gastronomiche espresse dal territorio. ☜

____ Sopra, uno scorcio notturno della sede centrale di Pistoia, dove è stato realizzato un polo logistico d’eccellenza. In basso a sinistra una panoramica del centro di produzione di Roselle (Grosseto).

____ Above, a night glimpse of the Pistoia headquarters, where a first-class logistics hub was built. Below, on the left, an overview of the production centre in Roselle (Grosseto).

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devo dire che quando sono arrivato in azienda erano già state messe in atto delle innovazioni molto importanti come ad esempio l’ottenimento nel 2001, prima azienda in Italia in questo settore, della certificazione 9001 a cui poi ne sono seguite altre come la 14001, la EMAS (ancora una volta i primi in Italia nel settore ad ottenerla) e la MPS. In seguito, ci siamo certificati Vivai Fiori e poi anche Global Gap, tutte importanti certificazioni di processo e ambientali Oltre all’attenzione verso tutti i processi di certificazione e al sostegno alle attività produttive, come azienda abbiamo sposato la filosofia della valorizzazione e della promozione del territorio, dell’azienda e di conseguenza dei nostri prodotti e per questo sono state fatte una serie di operazioni importantissime per aumentare il valore aggiunto delle nostre piante rispetto a quelle della concorrenza. Nel settore del sociale, nel 2009 è stata creata la Fondazione Giorgio Tesi, un progetto voluto e sostenuto dalla famiglia Tesi in ricordo di Giorgio, del figlio Franco e del fratello Tullio per aiutare le persone più disagiate e più deboli e supportare le iniziative dirette ai giovani, al mondo della scuola e alla ricerca. Grazie al lavoro dell’ufficio marketing e comunicazione e alla nascita di una società editrice che da anni realizza il periodico bilingue NATURART, il mensile free press DISCOVER PISTOIA e collane di libri d’arte e per bambini ci siamo fatti motore di iniziative e progetti a sostegno dell’ arte, della cultura e della promozione e valorizzazione del nostro territorio. Significative anche le collaborazioni con il mondo sportivo, con la


Interview with Marco Cappellini, CEO of Giorgio Tesi Group

____ Da poco è iniziata la costruzione del NATURART VILLAGE, un moderno show room aziendale aperto a tutti dove saranno condensati tutti i valori espressi in 50 anni di attività e che avrà aree convegni, espositive e multimediali insieme ad una vasta zona food che valorizzerà le eccellenze enogastronomiche del territorio. ____ The building of the NATURART VILLAGE has recently started. It’s a modern company show room open to everyone, where all the values expressed in 50 years of activity will be summarized and that will host conference, exhibition and multimedia areas, along with a large food zone that will enhance our territory’s food and wine excellences.

From farm to green industry A global project based on organization, planning and innovation as the key values of a continuous growth, with the values and passions of a big family at the core. You started to work for this company away back in 2007 and, along with the Tesi family and thanks to targeted planning and investments, you managed to make it grow, until it became one of the main European players in the industry. Can you explain to us what you did? It’s been 16 years since I joined this company, which I knew due to my previous job and was already significantly growing at the time. I remember that it took me about two months to understand well the situation from within and then, after discussing mostly with Fabrizio due to his role of legal representative, but also with Romeo, Tiziano and Claudio, we started to work and, in 2008, we made the first of the two three-year industrial plans, aimed at a 360-degree growth of the company at a global level. We worked as a team, with the purpose of giving a wider and more complex connotation to the company. We reorganized the old small farm and we created directional, logistic, administrative and commercial spaces,

by enhancing the investments to expand a few production factors that didn’t have to be restricted around Pistoia. Therefore, in the first three-year period, we made important investments with a view to reorganizing the company and purchasing a few production centres in the North-Centre of Italy. A few years before, we had already purchased the Piadena production centre in the provinces of Cremona and Mantova, an already existing 130-hectare nursery cultivated with ornamental trees, followed by the purchase of the San Benedetto del Tronto production centre, located at the core of one of the most important Italian nursery districts for the production of Mediterranean plants, which was decisive due to its very good logistic position and in view of a few synergies with the local production chain. Then, it was the turn of the Orbetello production centre, located along the Aurelia highway, an actual open-air showroom of the company’s production, and finally of the nursery Il Terzo Roselle in Grosseto, a one-

of-a-kind production centre due to the characteristics of the place and microclimate and its size of nearly 100 hectares. At the end of such activities, it took the next three years to bring up to speed these production centres. Employees and collaborators increased from 100 to over 250, whereas the cultivated area increased from 120 to over 500 hectares.

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Over the years, the company has been significantly growing from every point of view, by following a path that led it to become an actual green company, but always paying close attention to sustainability, respect for the environment and also enhancement of the territory. A journey which also led to an exponential enhancement of the brand. What can you tell us about it? What do we want to do to get to the top? Where do we want to position ourselves? By trying to answer these questions through our actions, we started to reorganize the whole company, which then turned out to be essential in this process of exponential growth: we worked on the pyramidal structure, functions, skills and reorganization of the offices, so that all the activities can be optimized from every point of view. As regards sustainability, I must say that when I joined the company a few important innovations had already been put in place; in 2001, we were the first Italian company in this industry to obtain the 9001 certification, which was followed by other certifications such as the 14001, EMAS (again, we were the first Italian company in the industry to obtain it) and MPS. Afterwards, we obtained the Vivai Fiori and Global Group certifications, which can be regarded as important process and environmental certifications.


With which strategies does a large company like Giorgio Tesi Group look at the present and future? The key step we are working on today is to improve the knowledge of all the company sectors: in fact, we want to continue our industrialisation process by becoming more and more familiar with the company dynamics, also by means of technological innovation. After a careful analysis, by meeting the new market requirements, we created an e-commerce business-tobusiness platform, that is a commercial space where products, services and information can be exchanged with other companies, to create very important synergies not only for us, but for the whole nursery industry. At the same time, we are continuing with profitable investments for the company,

and one of the latest operations that we concluded enabled us to double our logistic platform and equip it with new and precious technologies. Our journey towards new investment/acquisitions is still ongoing, and it aims at improving and completing our commercial offer; the recent acquisition of Franchi Bonsai - a company which, for several years, has been a point of reference at a national and international level in the production and marketing of bonsai trees - is a perfect example. During this continuous journey of growth, our company was the first in the nursery industry and the first simple partnership to become a member of Elite, the program by Borsa Italiana for the training and tutoring of companies that wish to start a journey of organization and managerial development, a very important factor also because we are joined by nearly 1400 corporate firms, with which we can establish synergies and from which we can learn a lot. Finally, we recently started to build the NATURART VILLAGE, a physical place that is capable of summarizing all the values expressed in 50 years of activity and that will host a park, a modern company show room open to everyone and conference, exhibition and multimedia areas, where the tradition of Pistoia nurseries will be combined with a food area, capable of enhancing the food excellences expressed by our territory. ☜

____ Giorgio Tesi Group è stato title sponsor del Pistoia Basket 2000 accompagnando - a dieci anni esatti di distanza la società pistoiese nelle sue due promozioni in A1. Sopra e al centro, una manifestazione per bambini e famiglie organizzata durante l’ultima edizione di “Un altro parco in città”. ____ Giorgio Tesi Group was the title sponsor of Pistoia Basket 2000, and sponsored the Pistoiese organization in its two promotions to the A1 series, exactly ten years apart from each other. Above and in the middle, an event for children and families hosted during the latest edition of “Another park in the city” which, once a year, turns Pistoia’s old town into a garden.

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As well as paying attention to all certification and support processes to production activities, as a company we embraced the philosophy of enhancement and promotion of the territory, company and, subsequently, our products. Because of this, we performed a few very important operations to increase the added value of our plants vs those of the competition. In the social sector, we created in 2009 the Giorgio Tesi Foundation, a project wanted and supported by the Tesi family in memory of Giorgio, his brother Tullio and his son Franco, to help the most disadvantaged and weakest people and support the initiatives targeted at young people, the world of school and research. Thanks to the work by the marketing and communication department and the birth of a publishing house which, for several years, has been working on the bilingual magazine NATURART, the free press monthly magazine DISCOVER PISTOIA and a series of art books for children, we became the engine of initiatives and projects to support art and culture and

promote and enhance our territory. We also established a few significant partnerships with the world of sport, by sponsoring the Pistoia Basket 2000 with two historical promotions to the A1 series, and then with the Giorgio Tesi Junior project, that we wanted to launch in order to support the sport organizations which, with desire and determination, invest in the promotion of youth sports in our territory as a decisive value for the growth of future generations. Finally, to meet market requirements, we created a service company such as Primanatura, which is in charge of designing and creating external spaces such as parks and gardens. Thanks to all this work and the connected initiatives, today – unlike yesterday – Giorgio Tesi Group is one of the most well-known brands in Italy in the nursery industry, in terms of redundance of the name. This show that the performed activities have fully done their job.


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Accanto un momento

Next, a moment of the

della manifestazione

event that took place

che si è svolta lo scorso

last October in Rome,

ottobre a Roma, nel

in the park of Villa

parco di Villa Doria

Doria Pamphilj. On the

Pamphilj. A destra il

right, the FAO’s Director

Direttore Generale della

General, Qu Dongyu.

FAO, QU Dongyu.

Intervista a Maurizio Martina, Vicedirettore Generale della FAO

La “Libreria degli alberi” della FAO parla pistoiese

Le piante di Giorgio Tesi Group protagoniste della Global Library of Trees and Flowers del FAO Park di Villa Doria Pamphilj a Roma.

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Domenica 15 ottobre 2023 la FAO e Roma Capitale hanno lanciato la prima fase di Global Library of Trees and Flowers al FAO Park a Villa Doria Pamphilj, grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, di Coldiretti/Assoflora, del Festival del Verde e del Paesaggio e dello Studio OSA. Hanno partecipato all’evento ospiti illustri tra cui il Direttore Generale della FAO, QU Dongyu e il suo vice Maurizio Martina, il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il Presidente di Coldiretti Ettore Prandini, lo Special Project Manager di Giorgio Tesi Group ed ex capitano della nazionale di basket Giacomo Galanda e molti altri, intervenuti sull’importanza delle campagne di sensibilizzazione per coltivare, tutti insieme, un futuro

sostenibile. Attraverso l’iniziativa “Città Verdi”, la FAO collabora con i Comuni per incrementare gli spazi verdi, migliorare i collegamenti con le aree rurali e condividere le migliori pratiche per contrastare il cambiamento climatico. Protagoniste dell’iniziativa anche le piante pistoiesi di Giorgio Tesi Group, che l’azienda pistoiese leader a livello europeo nel settore del vivaismo di piante ornamentali, ha donato a favore dell’ importante iniziativa. Durante la manifestazione abbiamo incontrato Maurizio Martina, già Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali dal 22 febbraio 2014 al 13 marzo 2018 nei governi Renzi e Gentiloni, che dal 13 gennaio 2021 è vice-direttore generale della FAO. Ci può parlare nel dettaglio dell’importantissimo Progetto “Città Verdi”, che vede la FAO collaborare con i Comuni per incrementare gli

Testo Lorenzo Baldi

spazi verdi, migliorare i collegamenti con le aree rurali e condividere le migliori pratiche per contrastare il cambiamento climatico? Ad oggi, il 70% di tutto il cibo prodotto viene già consumato nelle aree urbane. Le città consumano quasi l’80% dell’energia totale prodotta, producendo il 70% dei rifiuti globali. Rappresentano inoltre circa il 70% delle emissioni globali di gas serra legate all’energia. È chiaro che le aree urbane hanno un’impronta enorme e si prevede che questa continuerà a crescere poiché due terzi della popolazione mondiale vivrà in aree urbane entro il 2050. Questa espansione esponenziale delle città, soprattutto in Africa e Asia, sta portando a una maggiore pressione sulle risorse naturali e sul territorio, alla crescita delle baraccopoli e ad alti tassi di insicurezza alimentare, combinati con la diffusione di malattie non trasmissibili legate all’alimentazione. Così come i tassi di obesità che sono in aumento soprattutto nei contesti urbani. Le città sono al centro di questi problemi, ma sono anche fondamentali


La libreria degli alberi del FAO Park di Villa Pamphilj a Roma è certamente un’iniziativa che incarna l’unità globale e l’azione collettiva necessarie per promuovere un mondo più sostenibile e sicuro dal punto di vista alimentare e serve a ricordare in modo efficace che solo unendo le forze possiamo far fronte alle pressanti sfide globali che

viviamo. Ci racconta qualcosa in più su questo progetto? La Biblioteca Globale degli Alberi e dei Fiori è un’iniziativa congiunta di FAO e Roma Capitale, resa possibile grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, di Coldiretti/ Assoflora, del Festival del Verde e del Paesaggio e dello Studio OSA. Il Parco si inquadra nell’iniziativa “Città Verdi”, per incrementare gli spazi verdi, migliorare i collegamenti con le aree rurali e condividere le migliori pratiche per contrastare il cambiamento climatico. La Bilbioteca Globale degli Alberi e dei Fiori nasce da un’intuizione del Direttore Generale: il gesto simbolico di piantare alberi e sviluppare una Biblioteca Globale di Alberi e Fiori nel cuore di Roma serve a ispirare le nuove generazioni a farsi promotori della sostenibilità, dell’inclusione, della collaborazione globale, dell’innovazione, della sicurezza alimentare e della condivisione della conoscenza. Nel prossimo anno verranno piantate circa 90 specie di alberi a Villa Pamphilj in un’area dedicata di 2,5 ettari che ospiterà sette diverse aree geografiche del mondo. Miriamo a coinvolgere le scuole e le famiglie attraverso percorsi di apprendimento educativo e attività

Pistoia è universalmente riconosciuta come Capitale Europea del verde, grazie alla sua specializzazione nel vivaismo di piante ornamentali. Secondo Lei, il distretto vivaistico pistoiese, che dialoga con oltre 60 Paesi nel mondo, che ruolo può avere e quanto può incidere in questo inarrestabile processo verso un mondo più green e sostenibile? Il distretto può giocare un ruolo cruciale nel quadro delle attività italiane su questo fronte. C’è una diplomazia economica anche con il florovivaismo da sviluppare ancora molto per l’Italia. Nonostante tutti gli sforzi che le città stanno facendo per dare priorità e integrare gli interventi urbani verdi, c’è ancora molto da fare. Le municipalità, il settore privato, i cittadini – compresi i giovani, possono imparare a sviluppare un maggior rispetto per la natura. E ci sono nuove professionalità e competenze che possono creare nuovi lavori. Anche in questo senso realtà come il distretto vivaistico pistoiese con azioni di promozione delle aree verdi e della biodiversità possono contribuire fattivamente agli sforzi dei governi e delle istituzioni multilaterali per sensibilizzare ed educare sull’importanza dei valori della sostenibilità, della solidarietà e della cooperazione internazionale per trovare soluzioni innovative alle sfide comuni del nostro Pianeta. ☜

____ Nel prossimo anno verranno piantate circa 90 specie di alberi a Villa Pamphilj in un’area dedicata di 2,5 ettari che ospiterà sette diverse aree geografiche del mondo ____ Nearly 90 species of trees will be planted next year at Villa Pamphilj, in a dedicated 2.5-hectare area that will host seven different geographical areas of the world.

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per risolverli e rendere il nostro mondo più sostenibile. A questo proposito, la FAO ha lanciato l’Iniziativa Green Cities per sostenere risposte integrate che includano il greening urbano e i sistemi agroalimentari urbani. L’iniziativa è volta a migliorare i mezzi di sussistenza e il benessere delle popolazioni urbane e periurbane in 1000 città entro il 2030 sostenendo le città nella pianificazione, progettazione e gestione degli spazi verdi (agricoltura e silvicoltura urbana e periurbana) e dei sistemi alimentari sostenibili. L’iniziativa ha già sostenuto oltre 100 città in tutto il mondo e ha ottenuto notevoli successi. Ad esempio, ha facilitato la riforestazione periurbana nelle città costiere di Dakar (Senegal) e Quelimane (Mozambico), ha creato spazi verdi per 5.500 persone a Praia (Cabo Verde), ha piantato 7.000 alberi a Kigali (Ruanda), ha migliorato la produzione alimentare urbana in capitale del Madagascar, e ha formato 100 operatori del mercato sulla gestione dei rifiuti alimentari a Nairobi (Kenya).

ricreative per conoscere l’importanza del ruolo degli alberi e delle piante nel sostenere la vita. Il FAO Park di Roma fiorirà con idee innovative per pratiche sostenibili perché ognuno di noi può agire per rendere le città più verdi.


Interview with Maurizio Martina, Vice General Manager of FAO

The FAO’s “Library of Trees” speaks the Pistoiese dialect

The plants by Giorgio Tesi Group are the protagonists of the FAO Park’s Global Library of Trees and Flowers in Rome. On Sunday, October 15th 2023, the FAO and Roma Capitale kick-started the first phase of Global Library of Trees and Flowers at the FAO Park of Villa Doria Pamphilj, with the support of the Ministry of Foreign Affairs and

International Cooperation of Italy, the Special Superintendence of Rome for Archaeology, Fine Arts and Landscape, the Special Superintendence of Rome for Cultural Heritage, Coldiretti/Assiflora, the Green and Landscape Festival and

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Studio OSA. The event was attended by distinguished guests, such as the FAO’s Director General, Qu Dongyu, and his deputy Maurizio Martina, the Mayor of Rome, Roberto Gualtieri, the President of Coldiretti Ettore Prandini, the Special Project Manager of Giorgio Tesi Group and former captain of the Italian national basketball team, Giacomo Galanda, and many more, who debated on the importance of awareness campaigns to build a sustainable future, all together. Through the “Green City” initiative, the FAO works with the Municipalities to increase the amount of green spaces, improve the connections with rural areas and share the best practices to fight climate change. Also the Pistoiese plants by Giorgio Tesi Group were the protagonists of the initiative: the company from Pistoia, a European leader in the field of ornamental plants nurseries, donated them in favour of the important initiative. During the event, we met Maurizio Martina, former Ministry of agriculture, food sovereignty and forestry from February 22nd, 2014 to March 13th, 2018 in the Renzi and Gentiloni governments, who’s been the FAO’s deputy Director General since January 13th, 2021. Can you talk us through the very important project “Green Cities”, where the FAO works with the Municipalities to increase the amount of green spaces, improve the connections with rural areas and share the best practices to fight against climate change?


____ Con il progetto “Città Verdi”, la FAO collabora con i Comuni per incrementare gli spazi verdi, migliorare i collegamenti con le aree rurali e condividere le migliori pratiche per contrastare il cambiamento climatico.

helped with the suburban reforestation in the coastal towns of Dakar (Senegal) and Quelimane (Mozambique), it created green spaces for 5,500 persons in Praia (Cape Verde), it planted 7,000 trees in Kigali (Rwanda), it improved the urban production of food in the capital city of Madagascar and it trained 100 market operators on the management of food waste in Nairobi (Kenya). The FAO Park’s Library of Trees is definitely an initiative that embodies the required global unity and collective action to promote a more sustainable and safer world from a nutrition perspective, and serves as an effective reminder that only by joining forces we can face the urgent global challenges that we’re experiencing. Can you tell us something more about this project? The Global Library of Trees and Flowers is a joint initiative of the FAO and Roma Capitale, which was made possible thanks to the support of the Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation of Italy, the Special Superintendence of Rome for Archaeology, Fine Arts and Landscape, the Special Superintendence of Rome for Cultural Heritage, Coldiretti/ Assiflora, the Green and Landscape Festival and Studio OSA. The Park falls within the scope of the “Green Cities” initiative, to increase the amount of green spaces, improve the connections with rural areas and share the best practices to fight climate change. The Global Library of Trees and Flowers was born from an intuition of the General Director: the symbolic gesture of

____ Through the project “Green Cities”, the FAO works with the Municipalities to increase the amount of green spaces, improve the connections with rural areas and share the best practices to fight against climate change.

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As of today, 70% of all the produced food is already consumed in urban areas. Cities consume nearly 80% of the total production of energy, and produce 70% of global waste. Furthermore, they make up nearly 70% of global greenhouse gas emissions related to energy. It’s clear that urban areas have a huge footprint, and we expect it to continue to grow, because two thirds of the world population will live in urban areas by 2050. This exponential expansion of cities, particularly in Africa and Asia, is causing a higher pressure on natural resources and on the territory, the growth of shantytowns and high rates of food insecurity, combined with the spread of non-communicable diseases related to nutrition. Same as obesity rates, which are increasing particularly in urban contexts. Cities are at the core of these problems, but are also key to solve them and make our world more sustainable. In this regard, the FAO launched the “Green Cities” initiative to support integrated responses that include urban greening and urban food farming systems. The initiative is aimed at improving the means of support and the wellbeing of urban and suburban populations in 1000 cities by 2030, by supporting cities in planning, designing and managing green spaces (urban and suburban agriculture and forestry) and sustainable food systems. The initiative already supported over 100 cities throughout the world and achieved considerable success. For example, it

planting trees and developing a Global Library of Trees and Flowers in the heart of Rome serves as an inspiration for new generations, so that they can promote sustainability, inclusion, global collaboration, innovation, food safety and sharing of knowledge. Nearly 90 species of trees will be planted next year at Villa Pamphilj, in a dedicated 2.5-hectare area that will host seven different geographical areas of the world. We aim at engaging schools and families through educational paths and leisure activities, to discover the important role played by trees and plants in supporting life. The FAO Park in Rome will thrive with innovative ideas for sustainable practices, because each of us can act to create greener cities. Pistoia is universally recognized as the European capital of green, thanks to its specialization in the field of ornamental plants nurseries. In your opinion, what can be the role of the Pistoia nursery district, which interacts with over 60 countries in the world, and what impact may it have in this unstoppable process towards a greener and more sustainable world? The district can play a key role in the framework of the Italian activities on this front. Italy still has a lot to do in terms of developing an economic diplomacy, also as regards floriculture. Despite all the efforts that cities are making to prioritize and integrate urban green interventions, there’s still a lot to do. The municipalities, private sector, citizens – including young people – can learn to develop more respect for nature. And there are new professionalisms and skills that can lead to the creation of new jobs. Also in this respect, realities such as the Pistoia nursery district, through actions to promote green areas and biodiversity, can effectively contribute to the efforts of governments and multilateral institutions to raise awareness and educate on the importance of the values of sustainability, solidarity and international cooperation to find innovative solutions for our planet’s shared challenges. ☜


Mostre

Il Giardino Incantato — 84 | NATURART | DICEMBRE 2023

Dal 28 ottobre 2023 al 29 febbraio 2024, il Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi a Pistoia accoglie “Il giardino incantato. Viaggio interattivo nell’arazzo millefiori”, un’ installazione immersiva capace di offrire un’esperienza inedita di uno dei capolavori di arte tessile fiamminga del XVI secolo, permettendo di esplorarlo, per la prima volta, in tre dimensioni.


Si può quindi intraprendere un duplice viaggio: da una parte, esplorare l’arazzo liberamente, andando a cercarne i minimi dettagli, dall’altra viaggiare attraverso la flora e la fauna in esso rappresentata da un punto di vista inusuale e innovativo. Al termine della rassegna romana dedicata a Italo Calvino, con il rientro dell’arazzo nella sala del Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi l’opera digitale potrà essere condivisa con enti, istituti e scuole, per promuovere la conoscenza dell’opera e del museo, offrendo nuove opportunità educative e culturali. L’arazzo millefiori di Pistoia detto “dell’Adorazione”, in lana e seta, di dimensioni considerevoli (267 x 790 cm), è una delle opere d’arte più importanti della città e raffigura un raffinato giardino fiorito popolato anche da animali selvatici e fantastici, come l’unicorno. Il manufatto, di proprietà della Cattedrale di Pistoia e dal 2016 esposto nel Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi, è in questo momento allestito in una delle sale più rappresentative della mostra”Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri” in corso alle Scuderie del Quirinale fino al 4 febbraio 2024. L’arazzo di Pistoia, straordinario per integrità, rarità e dimensioni, costituisce il più grande esemplare al mondo della tipologia ‘millefiori’ giunto sino a noi e si distingue per l’assenza di elementi araldici o narrativi: piante e fiori sono infatti i soli protagonisti della raffigurazione e compongono un rigoglioso prato, popolato da animali, che evoca il giardino paradisiaco dell’Eden. Contro il fondo blu si stagliano oltre duecento cespi arricchiti da fiori variopinti, racchiusi sui lati da un fregio di margherite, violette e tralci d’uva. Sono circa quaranta le piante raffigurate, più della metà realmente esistenti, tra cui spiccano tre cespugli di rose rosse, interpretati come allusione alla Vergine, attorno ai quali si trovano un mammifero, forse un cane, un grifo e un unicorno, che spesso simboleggiava Cristo. L’arazzo presenta un ordito in lana non tinta, coperto dall’intreccio delle trame colorate in lana e in seta chiara che definiscono il disegno. La seta è impiegata per le venature delle foglie, le lumeggiature dei petali e i pistilli. La sua storia è ancora in parte avvolta dal mistero. Lo stile suggerisce che sia stato realizzato nella prima metà del Cinquecento nelle Fiandre, probabilmente dalla città di Enghien, dove si sviluppò precocemente la produzione di arazzi millefiori. ☜

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L

’installazione è un progetto di Fondazione Pistoia Musei e Fondazione Caript ideato e realizzato in collaborazione con il collettivo artistico camerAnebbia, curato nei suoi contenuti scientifici da Annamaria Iacuzzi e Cristina Taddei, conservatrici di Fondazione Pistoia Musei, e Gaia Ravalli, storica dell’arte della Scuola Normale Superiore di Pisa con la supervisione di Monica Preti, direttrice di Fondazione Pistoia Musei. All’interno della sala dell’Antico Palazzo dei Vescovi, il visitatore può interagire con un tavolo touchscreen, attraverso il quale può esplorare i contenuti multimediali, arricchiti da un apparato testuale che ne approfondisce le tematiche, i soggetti rappresentati, i segreti della storia e della fabbricazione dell’arazzo. In contemporanea e in sincrono con la navigazione, sulla parete si attiva una proiezione di grande dimensione, che ripropone l’immagine su cui l’utente sta intervenendo, teatralizzando e spettacolarizzando sia gli elementi estetici che la dinamica interattiva. Il giardino incantato propone un viaggio sempre diverso a seconda degli argomenti scelti: una esperienza creativa e immaginifica di alto coinvolgimento che rinnova il valore di questo favoloso manufatto.


Exhibitions

The enchanted garden

— ____ All’interno della sala dell’Antico Palazzo dei Vescovi, Il giardino incantato propone un viaggio sempre diverso a seconda degli argomenti scelti: una esperienza creativa e immaginifica di alto coinvolgimento che rinnova il valore dell’Arazzo millefiori di Pistoia. ____ Within the room of the Ancient Palace of Bishops, the enchanted garden proposes a journey that is always different, based on the 86 | NATURART | DICEMBRE 2023

chosen topics: a highly engaging, creative and imaginative experience, which renews the value of Pistoia’s millefiori tapestry.

From October 23rd, to February 29th 2024, the Museum of the Ancient Palace of Bishops in Pistoia hosts “The enchanted garden. An interactive journey through the millefleur tapestry “, an immersive exhibition that offers an unprecedented experience of one of the XVI century Flemish textile art masterpieces, and allows to explore it in three dimensions, for the first time.

T

he millefleur tapestry of Pistoia, also called “of the Adoration”, in silk and wool, has a considerable size (267 x 790 cm). It’s one of the most important works of art in the city, and depicts a refined garden in bloom, inhabited also by wild and fantastic animals, such as the unicorn. The artefact, owned by the Cathedral of Pistoia and exhibited at the Museum of the Ancient Palace of Bishops since 2016, is currently located in one of the most representative rooms of the exhibition: “Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri”, showing at the Quirinal Stables until February 4th, 2024. The tapestry of Pistoia, that is extraordinary in terms of integrity, rarity and size, represents the largest sample of the “millefleur” type in

the world that has come down to us. It distinguishes itself for the lack of narrative or heraldic elements: in fact, plants and flowers are the only protagonists of the depiction and compose a lush lawn, inhabited by animals, that evokes the garden paradise of Eden. Over two hundred tufts, enriched by colourful flowers, stand out against a blue background, enclosed on the sides by a frieze of daisies, violets and grape vines. There are nearly forty depicted plants: half of them really exist, and among them stand out three bushes of red roses, interpreted as a reference to the Virgin, around which are a mammal, perhaps a dog, a griffin and a unicorn, which would often symbolize Jesus Christ. The tapestry presents an outline in undyed wool, covered by the interweaving of the coloured wefts in wool and light silk that define the drawing. Silk is used for the venation of the leaves, the highlights of the petals and the pistils. Its history is still partly mysterious. The style suggests that it was made in the first half of the XVI century in the Flanders region, probably by the city of Enghien, where the production of millefleur tapestries had an early development. The installation is a project by Fondazione Pistoia Musei and Fondazione Caript, conceived and made

in partnership with the artistic collective camerAnebbia and curated in its scientific contents by Annamaria Iacuzzi and Cristina Taddei, conservators from Fondazione Pistoia Musei, and Gaia Ravalli, art historian from the Scuola Normale Superiore in Pisa, under the supervision of Monica Preti, director of Fondazione Pistoia Musei. Within the room of the Ancient Palace of Bishops, visitors can interact with a touchscreen table, through which they can explore the multimedia contents, enriched by a text that allows to analyse the topics, the represented


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subjects, the secrets of the history and manufacturing of the tapestry. Simultaneously and synchronously with browsing, a large projection is activated on the screen; it reproposes the image on which the user is intervening, by dramatizing and spectacularizing both the aesthetic elements and the interactive dynamics. The enchanted garden proposes a journey that is always different, based on the chosen topics: a highly engaging, creative and imaginative experience, which renews the value of this fabulous artefact. Therefore, you can start a dual journey:

on the one hand, you can freely explore the tapestry and look for its smallest details, on the other hand you can travel through the flora and fauna that are represented in it, from an unusual and innovative perspective. At the end of the exhibition dedicated to Italo Calvino in Rome, when the tapestry will return to the room of the Museum of the Ancient Palace of Bishops, the digital work may be shared with bodies, institutions and schools to promote the knowledge of the work and the Museum and offer new educational and cultural opportunities. ☜

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GI.METAL SI APRE AL MERCATO CINESE RACCONTANDO LA PIZZA TRADIZIONALE

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Gi.Metal, azienda leader nel settore degli strumenti professionali per pizza, continua a espandere i propri orizzonti. Da Pistoia all’estremo Oriente, il prossimo obiettivo sarà portare la cultura della pizza italiana in Cina, dove il mercato legato a questo alimento sta crescendo significativamente. Un contesto sfidante, quello cinese, influenzato dai marchi delle catene americane. L’impegno di Gi.Metal sarà quindi innanzitutto quello di informare e sensibilizzare accuratamente il pubblico sulla cultura della pizza italiana, facendo leva sulle generazioni più giovani abituate a viaggiare.

Per fare questo, Gi.Metal ha approntato una strategia di marketing e comunicazione integrata. Prima di tutto, con la presenza sulle principali piattaforme digitali cinesi: WeChat e Zhihu, attraverso articoli educational, e Douyin con contenuti video. L’azienda ha inoltre aperto un sito web orientato ai potenziali clienti cinesi, e intende partecipare alle principali fiere del paese dedicate alla ristorazione. La sua presenza a Bakery China 2023 è stata il primo passo per portare l’eccellenza dei prodotti Gi.Metal in questo mercato tutto da esplorare: l’inizio di una nuova e stimolante avventura!


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To achieve this, Gi.Metal has developed an integrated, multi-channel marketing and communication strategy. First of all, with the presence on the main Chinese digital platforms: WeChat and Zhihu, through educational articles, and Douyin

with video content. The company has also opened a website aimed at potential Chinese customers, and intends to participate in the country’s main trade fairs dedicated to catering. Its presence at Bakery China 2023 was the first step in bringing the excellence of Gi.Metal’s products to this unexplored market: the beginning of a new and exciting adventure!

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Gi.Metal, a leading company in the sector of professional pizza tools, continues to expand its horizons. From Pistoia to the Far East, the next goal will be to bring the culture of Italian pizza to China, where the market related to this food is growing significantly. A challenging context, the Chinese one, influenced by the brands of American chains. Gi.Metal’s commitment will therefore be first and foremost to inform and sensitise the public thoroughly on the culture of Italian pizza, appealing to the younger generations accustomed to travelling.

www.gimetal.it

GI.METAL OPENS ITS DOORS TO THE CHINESE MARKET WITH THE STORY OF TRADITIONAL PIZZA


Progetto ARBOREO

Pronti a piantare! Testo Caterina Bracali, Gerardo Paoletti, Massimiliano Petrolo e Donatella Giammichele

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Un’iniziativa finalizzata a offrire una proposta concreta agli studenti e attraverso di essi a tutta la cittadinanza, affinché si prenda consapevolezza dell’urgenza di mettere al centro dell’attenzione le problematiche ambientali e le possibili e attuabili soluzioni


____ Un bellissimo progetto che ha coinvolto moltissimi ragazzi, voluto e realizzato per rendere consapevoli le nuove generazioni sull’importanza del verde per il futuro del nostro Pianeta.

____ A beautiful project that involved several kids, wanted and created to make new generations aware of the importance of green for the future of our planet.

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l progetto Arboreo è finalizzato a offrire una proposta concreta agli studenti, e attraverso di essi a tutta la cittadinanza, affinché si prenda consapevolezza dell’urgenza di mettere al centro dell’attenzione le problematiche ambientali e le possibili e attuabili soluzioni. Ideato dalla designer Caterina Bracali e dall’artista Gerardo Paoletti, il progetto è stato portato nelle scuole con il supporto scientifico del naturalista Massimiliano Petrolo e il coordinamento dalla Cooperativa sociale Gemma di Quarrata. In tre anni di sperimentazione ha coinvolto sia cittadini che alunni di cinque scuole secondarie di primo grado dei comuni di Quarrata (scuola capofila è stata l’Istituto Comprensivo Bonaccorso), Agliana, Montale, Pistoia, contribuendo a coinvolgere le comunità sul tema dell’ambiente, su ciò che lo affligge e l’azione immediata e concreta necessaria: piantare alberi. A tale scopo sono stati individuati luoghi nei quali durante i “Tree Blitz”, giornate di messa a dimora, sono stati piantati più di mille alberi. Le aree sono pensate come luoghi

dove la natura accoglie l’uomo e dove l’uomo instaura con essa una relazione nuova. Questa è definita dal rispetto delle esigenze della natura e dal riconoscimento da parte dell’uomo della sua totale dipendenza da essa. Gli spazi sono centri di aggregazione sociale e di promozione culturale. Mediatrice di questo cambio di paradigma è l’arte con la sua capacità di fare da ponte tra il visibile e l’invisibile, tra il reale e l’ideale.

Utilizzando gli strumenti espressivi dell’arte, gli studenti hanno interpretato la loro idea di albero, in forma archetipale e rappresentativa di sé stessi, a cui hanno dato un nome, perché nel nome le cose esistono, per cui possono essere protette e curate. Nei laboratori sono state realizzate anche, a partire dai disegni dei ragazzi, e sperimentando la serigrafia, magliette uniche stampate a mano. Un gruppo di studenti, seguiti dalle insegnanti Caterina Bracali e Donatella Giammichele, dell’Istituto I.C. M. Nannini, ha scritto e illustrato una storia dal titolo: “Fantalbero e gli Arboeroi”. La storia racconta l’impresa di “Fantalbero” e di tredici “Arboeroi” per salvare il pianeta e hanno ideato e scritto una petizione online, per ottenere una carta dei diritti delle piante. Altra azione di Arboreo è stata creare un esteso tessuto sociale e dinamico capace di sostituire il concetto di “verde pubblico”, visto come “arredo urbano”, con una nuova visione che vede il mondo vegetale come elemento strutturale portante per la progettazione delle città del futuro. I ragazzi del Liceo Artistico e dell’Accademia di Belle Arti di Firenze stanno progettando soluzioni innovative per trasformare gli spazi alberati dal progetto Arboreo in aree “bio-culturali”. Tutta la sperimentazione di Arboreo è fruibile nel sito www.arboreo. info e costituirà il contenuto del libro che verrà stampato attraverso una raccolta fondi (crowdfunding) sulla piattaforma www.produzionidalbasso.com


The ARBOREO project

Ready to plant! An initiative aimed at offering a concrete proposal to students and, through them, to the whole town, to raise everyone’s awareness on the urgency of putting environmental issues, and their potential and feasible solutions, at the centre of attention.

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he project, created by the designer Caterina Bracali and the artist Gerardo Paoletti, was brought to schools with the scientific support of the naturalist Massimiliano Petrolo and the coordination by the social cooperative Gemma of Quarrata. During the three years of experimentation, both citizens and students from five lower secondar schools in the municipalities of Quarrata (the frontrunner was the I.C. Bonaccorso), Agliana, Montale and Pistoia were involved in the project. By doing so, the community was engaged in the topic of environment, the related issues and the concrete action that is needed right now: planting trees. To this end, a few places were detected where, during the “Tree Blitz” days of planting, over 1000 trees were planted. Such areas are designed as places where nature welcomes human beings, and where human beings establish a new relationship with it. Such relationship is defined by the respect for the needs of nature and the acknowledgment, by human beings, of their full dependency on it.

These spaces are centres of social aggregation and cultural promotion. Art mediates this shift of paradigm, with its capacity of bridging between the visible and the invisible, the real and the ideal. By using the expressive tools of art students have interpreted their idea of trees, in an archetypical form that represents them, and they’ve given a name to such form, because things find their existence in names and can then be protected and taken care of. A few unique, hand-printed T-shirts were also made in the laboratories, starting from the drawings by the children and experimenting screen printing. A group of students from the Institute I.C. M. Nannini, followed by their teachers Caterina Bracali and Donatella Giammichele, has written and illustrated a story whose title is: “Fantalbero e gli Arboeroi”. The story narrates the endeavour by “Fantalbero” and thirteen “Arboeroi” to save the planet; they created and wrote an online petition to obtain a charter of plant rights. Another action carried out within the context of the Arboreo project was the creation of an extensive and dynamic social fabric, capable of replacing the concept of “public green”, seen as “street furniture”, with a new vision which sees the world of plants as a backbone for designing future cities. The students from the Art School and the Academy of Fine Arts in Florence are designing innovative solutions to turn the tree-lined spaces of the Arboreo project into “bio-cultural” areas. All the experimentations carried out within the context of the Arboreo project are available on the website www.arboreo.info and will make up the content of the book that will be printed by means of a crowdfunding on the platform www.produzionidalbasso.com.


PIANETA TERRA FESTIVAL 2023

La rete della vita Grande partecipazione, sale piene, lunghe code e numerose le persone che hanno seguito anche in rete la seconda edizione di Pianeta Terra Festival che si è chiusa a Lucca domenica 8 ottobre 2023. Già programmata la prossima edizione che si terrà da giovedì 3 a domenica 6 ottobre 2024. La manifestazione, diretta da Stefano Mancuso, organizzata dagli Editori Laterza e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ha indagato La rete della vita, esplorando la fitta, ingegnosa rete che tiene insieme tutti gli esseri viventi. Durante i quattro giorni di Festival il pubblico ha partecipato con entusiasmo agli oltre 80 appuntamenti che si sono tenuti nei luoghi più suggestivi della città: dalla Chiesa di San Francesco al Palazzo Ducale, dall’Orto Botanico al Teatro del Giglio, colorati di verde grazie alle piante messe a disposizione da Giorgio Tesi Group. Più di 90 ospiti intervenuti, tra i quali scienziati, antropologi, filosofi, economisti, architetti, urbanisti, storici, scrittori, artisti, innovatori, attivisti, policy makers a conferma dell’approccio multidisciplinare della manifestazione. Ottima risposta anche per i molti eventi trasmessi in live streaming. “Da Lucca anche quest’anno è partito un messaggio forte e chiaro a tutto il Paese – ha detto l’editore Giuseppe Laterza - occorre moltiplicare l’impegno ecologico nella consapevolezza dei rischi e delle opportunità che sono di fronte a noi. Ringraziamo la città che ha partecipato con tutte le sue componenti, rendendo Pianeta Terra una straordinaria occasione di conoscenza condivisa”.

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“Desidero ringraziare la città di Lucca che, ancora una volta, ha dimostrato di essere il luogo ideale dove ospitare il Pianeta Terra Festival - aggiunge il direttore scientifico Stefano Mancuso -. La comunità che si è creata con la prima edizione è diventata oggi una magnifica

rete robusta e interconnessa che sono certo continuerà a crescere e a portare nei prossimi anni importanti frutti di conoscenza”. Marcello Bertocchini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, conclude: “Con la prima edizione accettavamo la sfida di una nuova avventura, incontrando un immediato successo. Con questa seconda siamo riusciti nella difficile impresa di ripeterci. Pianeta Terra Festival ha messo le sue radici: a tutti noi, veramente tutti, spetta ora il compito, anzi l’obbligo morale, di curare e alimentare questa creatura affinché sia sempre più patrimonio del territorio e elemento catalizzatore di iniziative e buone pratiche durante tutto l’anno, in continuità e coerenza con lo spirito della manifestazione”.

MOLTITUDINI

UN PODCAST SULLA BIODIVERSITÀ

Durante il festival lanciato Moltitudini, un podcast sulla biodiversità, progettato dagli Editori Laterza, scritto e condotto da Nicolas Lozito e realizzato con il supporto di Findus. In questo viaggio di tre puntate Nicolas Lozito non sarà solo: alla sua voce si alterneranno voci di scienziati e scienziate, biologi e biologhe, scrittori e scrittrici, storici e storiche. Nella prima puntata, Origine, sono ospiti Alessandro Barbero, Valeria Barbi, Giorgio Vacchiano e Giorgio Vallortigara. Il podcast è disponibile sulle maggiori piattaforme gratuite tra cui Spotify, Spreaker, Apple podcast e Google Podcast. Le altre due puntate, Estinzione e Rigenerazione, saranno pubblicate nelle prossime settimane.

MULTITUDES

A PODCAST ON BIODIVERSITY The festival saw the launch of Multitudes – A podcast on biodiversity, designed by Editori Laterza, written and hosted by Nicolas Lozito and made in partnership with Findus. Nicolas Lozito won’t be alone in this three-episode journey: his voice will alternate with the voices of scientists, biologists, writers and historians. The guests of the first episode, Origin, will be Alessandro Barbero, Valeria Barbi, Giorgio Vacchiano and Giorgio Vallortigara. The podcast is available on the main free platforms, including Spotify, Spreaker, Apple Podcast and Google Podcast. The other two episodes, Extinction and Regeneration, will be published in the next few weeks.


Dal 1990 a Pistoia Great participation, full rooms, long queues and several people who followed, also online, the second edition of Planet Earth Festival, which ended in Lucca on Sunday October 8th, 2023. The next edition has already been planned and will take place from Thursday October 3rd, to Sunday October 6th, 2024. The event, directed by Stefano Mancuso, organized by Editori Laterza and promoted by Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, investigated The network of life, i.e., the dense, ingenious network that binds together all living creatures. During the four days of the festival, the audience attended with great enthusiasm the over 80 events which were held in the most suggestive places of the city: from the Church of Saint Francis to the Ducal Palace, from the Botanical Garden to the Theatre of the Giglio, coloured in green thanks to the plants made available by Giorgio Tesi Group. Over 90 guests, including scientists, anthropologists, philosophers, economists, architects, urbanists, historians, writers, artists, innovators, activists, policymakers, attended the festival, as a confirmation of the multidisciplinary approach of the event. An excellent response also for the several events broadcasted in live streaming.

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“Also this year, a strong and clear message was launched from Lucca to the whole country – said the editor Giuseppe Laterza -. We must redouble our environmental commitment, being aware of the risks and opportunities

that lie ahead of us. We thank the city, that participated with all its components and made Planet Earth an extraordinary occasion of shared knowledge”. “I would like to thank the city of Lucca which, once more, showed to be the ideal place to host the Planet Earth Festival – adds the scientific director Stefano Mancuso -. The community that was created with the first edition has become today an extraordinary, solid and interconnected network. I’m sure it will continue to grow, and to bring important results”.

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Marcello Bertocchini, president of Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, concludes as follows: “With the first edition, we accepted the challenge of a new adventure, which was immediately successful. With this second edition, we managed the hard task of repeating this success. Planet Earth Festival has taken root: all of us have now the task, or rather the moral obligation, of curating and feeding this creature, so that it can increasingly become the heritage of the territory and a catalyst of initiatives and good practices throughout the year, in continuity and consistency with the spirit of the event”.


Agenda letteraria 2024

Le bugie hanno le gambe tozze — L’Agenda 2024, realizzata dalla Fondazione Uniser di Pistoia, in collaborazione con la Fondazione Nazionale Carlo Collodi e con Giorgio Testi Editrice, è dedicata a Pinocchio. A realizzare i disegni e a trovare le parole per sintetizzare la storia del burattino sono state le ragazze e i ragazzi de L’Incontrario

____ I disegni e le parole utilizzati su questa Agenda Letteraria 2024 per sintetizzare la storia del burattino sono stati realizzati dalle ragazze e dai ragazzi de L’Incontrario di Pistoia, il progetto di integrazione lavorativa e di inclusione sociale per giovani con disabilità. ____ The boys and girls from L’Incontrario in Pistoia, a project of professional integration and social inclusion for disabled 96 | NATURART | DICEMBRE 2023

young people, worked on the drawings and found the words used in this 2024 Literary Agenda to summarize the story of the puppet.

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Pistoia, in Via Filippo Pacini n. 34, si trova la sede de L’Incontrario, il progetto di integrazione lavorativa e di inclusione sociale per ragazze e ragazzi con disabilità. Dalla porta a vetri, si entra nel negozio in cui sono in vendita gli oggetti creati e realizzati nel laboratorio a fianco, dove le ragazze e i ragazzi, insieme a Romina, presidente dell’associazione e a Consuelo, una degli artisti de L’Incontrario ci aspettano per una conversazione su “Pinocchio”. “La storia di Pinocchio me la leggeva il nonno quando ero malata”, dice subito Ambra. E se la maggior parte di loro (le due Sara, ma anche Matilde ed Emma) hanno conosciuto Pinocchio attraverso il film di animazione della Walt Disney o attraverso il film di Comencini, non manca chi, come Tommaso, ha avuto modo di sfogliare e di leggere l’edizione illustrata del romanzo di Collodi. Dopo le presentazioni, si decide

di parlare della prima immagine che viene in mente pensando a Pinocchio. Ad Emma viene in mente il pezzo di legno (“Pinocchio era un legno”, ripete), a Sara V. il Gatto e la Volpe che “gli vogliono fregare i soldi”; Ambra mette insieme il bambino di legno con gli occhi da ciuchino, mentre la prima figura della storia che vorrebbe rammentare Tommaso è quella di Geppetto. Matilde, invece, ricorda subito il Tonno che porta Pinocchio e Geppetto fuori dalla bocca del Pesce-cane e Sara C. è incantata dal Paese dei balocchi. Nessuno rammenta il naso che si allunga, l’immagine iconica con la quale viene identificato Pinocchio in tutto il mondo. Ma qui siamo a L’Incontrario, mi spiegano; e appena faccio notare questa ‘dimenticanza’ e si comincia a parlare del naso del burattino, Lisa aggiunge: “Il naso lungo come una proboscide”. L’Agenda letteraria 2024, promossa per il terzo anno consecutivo

Testo Giovanni Capecchi

da Uniser Pistoia, la Fondazione strumentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia creata per occuparsi di ricerca, formazione e innovazione, e pubblicata da Giorgio Tesi Editrice, è interamente dedicata a Pinocchio. Nel realizzarla, Uniser e la Fondazione Nazionale Carlo Collodi, che ha aderito e partecipato al progetto, hanno pensato di coinvolgere L’Incontrario, per la parte delle illustrazioni e anche per le frasi che accompagneranno i mesi del 2024. È per questo che siamo venuti ad incontrare i veri e propri artefici dell’Agenda. Ambra ha disegnato Geppetto


che ha disegnato il Gatto e la Volpe, piace disegnare e trovare le parole per raccontare, Sara C. si diverte disegnare i pesci (e i pesci – vale la pena di ricordarlo – sono diventati l’icona de L’Incontrario: un branco di pesci bianchi e un pesce rosso che va in direzione opposta agli altri). Se dobbiamo discutere su Pinocchio burattino e Pinocchio bambino, le preferenze si dividono quasi esattamente a metà. Alla fine prevale, per un voto, il Pinocchio che diventa bambino. Pesce-cane o Balena? Balena, per quasi tutti loro. E se raccontiamo che Collodi parlava di Pesce-cane, non manca chi commenta: “Ma anche nel Parco di Pinocchio a Collodi c’è la Balena”. Probabilmente Carlo Lorenzini, in arte Collodi, si sarebbe divertito a vedere come la sua storia vive e rivive anche in questo laboratorio-negozio, nell’immaginazione e nelle mani che disegnano e colorano delle ragazze e dei ragazzi de L’Incontrario. E probabilmente, come noi, avrebbe sorriso a leggere la frase inventata da Lisa e pubblicata in apertura dell’Agenda 2024: “Le bugie hanno le gambe tozze”. ☜

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e si è divertita a fare le onde nell’immagine che riguarda l’uscita dalla bocca del Pesce-cane; a lei, che ama scrivere poesie e disegnare farfalle e che – quando le chiediamo quanti anni ha – risponde “I miei”, si deve anche la frase “Impara l’arte e mettiti in disparte”, collocata, nell’Agenda, nel mese di gennaio. Il Pescecane, invece, l’ha disegnato Ruben che, insieme a Filippo, ha anche fatto il disegno con Pinocchio e Lucignolo ai quali spuntano le orecchie da asino. Emma, che ci fa vedere il quadro pieno di cuori rossi appeso alla parete e fatto da lei e che sogna di diventare una principessa con il vestito celeste, ha tirato fuori la frase “Casa come abbraccio”, che accompagna il mese di dicembre e commenta l’immagine di Pinocchio diventato bambino che abbraccia Geppetto. “Oioia e sangue freddo” sono le parole pronunciate da Chiara durante un laboratorio: e sono diventate il motto per il mese di ottobre, accanto all’immagine di Pinocchio nella bocca del Pescecane. Ciascuno di loro ha le sue abilità da mettere in campo. Sara V. è la “tuttofare”, a Tommaso,


Literary Agenda 2024

Lies have stocky legs

The 2024 agenda, made by the Uniser Foundation of Pistoia in partnership with the National Foundation Carlo Collodi and Giorgio Tesi Publishing, is dedicated to Pinocchio. The boys and girls from L’Incontrario worked on the drawings and found the words to summarize the story of the puppet.

T

he headquarters of L’Incontrario, a project of professional integration and social inclusion for disabled boys and girls, is located in Pistoia, in Via Filippo Pacini 34. From the glass door, you enter the shop where the objects created and made in the nearby laboratory are sold, and where the boys and girls, along with one of the artists of L’Incontrario, Consuelo, and Romina, president of the association, are waiting for us to talk about “Pinocchio”.

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“My grandfather would read the story of Pinocchio to me when I was ill”, Ambra says it immediately. And if the majority of them (the two Sara, but also Matilde and Emma) got to know Pinocchio through Walt Disney animation movie or through the movie by Comencini, there’s also someone, like Tommaso, who had the opportunity to browse and read the illustrated edition of the novel by Collodi. After introducing ourselves to each other, we decide to talk about the first image that comes to mind when thinking of Pinocchio. Emma thinks about the piece of wood (“Pinocchio was a piece of wood”, she repeats), Sara V. thinks of the Fox and the Cat who “want to steal his money”; Ambra brings together the wooden child with the donkey eyes, whereas the first figure of the story that Tommaso would like to mention is Geppetto. Matilde, instead, immediately thinks of the tuna that takes Pinocchio and Geppetto out of the great white shark’s mouth and Sara C. is fascinated by the Land of Toys. No one remembers the nose which stretches beyond measure, the iconic image with which Pinocchio is identified throughout the world. But we are at L’Incontrario, they explain to me: and as soon as I point out this “oversight” and we start talking about the puppet’s nose, Lisa adds: “The nose is as long as a proboscis”. The 2024 literary agenda, promoted for the third year in a row by Uniser Pistoia, the instrumental foundation of Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Foundation which was created to deal with research, training and innovation, and published by Giorgio Tesi Publishing, is fully dedicated to Pinocchio. When working on it, Uniser and the National Foundation Carlo Collodi, that adhered to the project and participated in it, thought to involve L’Incontrario for the illustrations and also for the sentences that will

accompany the months of 2024. That’s why we came to meet the actual makers of the agenda. Ambra drew Geppetto and had fun while drawing waves in the image, which is related to the exit from the great white shark’s mouth; we owe to her, who loves to write poems and draw butterflies and who, when we ask “How old are you”, answers “Oh my”, also the sentence “Learn the art and put it apart”, which we find in the month of January in the agenda. Ruben, instead, drew the great white shark and, along with Filippo, also made the drawing of Pinocchio and Lucignolo, with the donkey ears suddenly appearing. Emma shows us the painting she made, which is hanging on the wall and is full of red hearts; she dreams of becoming a princess with a light blue dress, and she created the sentence “Home as a hug”, which accompanies the month of December and comments the image of Pinocchio who, after becoming a child, hugs Geppetto. “Ow and cold blood” were the words pronounced by Chiara during a laboratory and became the motto for the month of October, along with the image of Pinocchio in the great white shark’s mouth. Each of them has their own abilities to put in play: Sara V. is the “all-around”, Tommaso, who drew the Fox and the Cat, likes to draw and find the words to narrate, Sara C. enjoys drawing fishes (and fishes – it is worth mentioning it – became the icon of L’Incontrario: a herd of white fishes and a red fish going in the opposite direction).


If we must discuss Pinocchio as a puppet and Pinocchio as a child, preferences are almost exactly split in half. Eventually, Pinocchio becoming a child wins by one vote. Great white shark or whale? Whale, for nearly all of them. And if we narrate that Collodi talked about a great white shark, there’s also somebody who says “But there’s a whale also at the Pinocchio Park in Collodi”. Most likely, Carlo Lorenzini, known as Collodi, would have enjoyed seeing how his story lives and relives also in this laboratory-shop, in the imagination and hands of the boys and girls at L’Incontrario, who draw and colour. And most likely, just like us, he would have smiled when reading the sentence invented by Lisa and published to open the 2024 agenda: “ Lies have stocky legs”. ☜



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FLORINFO, DAL 1989 LA SOFTWARE HOUSE ITALIANA PER IL FLOROVIVAISMO di annullare le rimanenze di etichette tipografiche prestampate, riducendo sensibilmente i costi e ottenendo una velocità e praticità d’uso irrinunciabile. Per I Garden Center Florinfo propone il Gestionale Florsuite. Un esclusivo sistema che utilizza i sistemi cassa più veloci e performanti grazie ad avanzate soluzioni software e all’utilizzo di Attrezzature 4.0 come monitor touch e sistemi Wi-fi. Florsuite è il sistema gestionale, per Garden e Vivaisti, più diffuso in Italia. Per il mondo della progettazione del verde, Florinfo ha sviluppato il software Florinfo Sevis. Progettazione Visuale in Alta definizione, progettazione planimetrica e irrigazione, listino delle opere a verde, preventivazione e computo automatici. Un grande aiuto per i professionisti del verde come Aziende di realizzazione e manutenzione giardini che ricercano una soluzione professionale veloce e pratica e da usare. La sua interfaccia con solo 10 tasti e la disponibilità di una App Mobile lo hanno fatto diventare il software più utilizzato, con oltre 1500 aziende che lo utilizzano quotidianamente. Florinfo completa l’offerta offrendo anche accessori e consumabili correlati all’utilizzo dei propri software. E’uno

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Da start up visionaria nel 1989 oggi Florinfo è una azienda dinamica e strutturata, nella quale tecnici informatici e agronomi lavorano al fianco delle aziende florovivaistiche per supportarle con soluzioni avanzate dedicate. La Software House di Pontassieve (FI) è una realtà unica in Italia in quanto è la sola a produrre software esclusivamente dedicato al Florovivaismo: un software al 100% made in Italy! Per esempio, Florinfo è proprietaria di Botanica on Web, la più grande banca dati di foto e informazioni botaniche sulle piante ornamentali. Questo le permette di fornire sistemi completi, non solo di funzioni ma anche di contenuti. Grazie a Botanica on Web qualsiasi software Florinfo può essere installato già completo di foto, nomi botanici e note botaniche di manutenzione delle piante. Il sistema di etichettatura “Florinfo Photoflex” unito a Botanica on Web ha risolto il problema dei costi e dei tempi per l’approvvigionamento delle etichette fotografiche. Con Photoflex le etichette (con foto, barcode, note botaniche piante…) si stampano al momento della spedizione, non si fa più magazzino! Questo ha permesso


____ Tramite una Open call, verranno selezionati dei giovani fotografi che avranno l’opportunità di lavorare sulla tematica proposta sviluppando progetti originali sotto la guida dei docenti della Fondazione Studio Marangoni.

Fotografia

IDENTITÀ DEL TERRITORIO

Raccontare il rapporto tra territorio antropizzato e natura, un progetto fotografico in divenire tra Fondazione Studio Marangoni, Giorgio Tesi Group e NATURART.

102 | NATURART | DICEMBRE 2023

Qual è il rapporto tra il territorio ed i suoi abitanti, tra natura, cultura ed il futuro del verde? E come possiamo comunicare le sue trasformazioni e il suo impatto su di noi? La rivoluzione digitale, l’intelligenza artificiale e le tecnologie trasformative ci stanno accompagnando in un mondo di immagini onnipresenti, dove la fotografia è diventata il linguaggio preferito, quello più immediato, accessibile e condivisibile, ritenuto spesso più autentico e strettamente legato alla nostra percezione di identità. Per saper produrre una narrazione visiva efficace bisogna non solo saper leggere le immagini ma anche sviluppare capacità progettuali. Tradurre in immagini un territorio che si trasforma è da sempre tra le tematiche di ricerca della FSM. Il linguaggio fotografico è capace di una attenta lettura dei luoghi, sia dal punto di vista documentativo che da quello interpretativo, ai fini della creazione di una testimonianza storica e di una profonda indagine del rapporto tra l’individuo e l’ambiente

in cui vive. Sono ormai numerosi gli incarichi commissionati e i progetti autoprodotti della Fondazione Studio Marangoni, che hanno portato autori rinomati a lavorare accanto a giovani fotografi: dalla tematica dell’acqua alle calamità naturali, dalla costruzione di nuove infrastrutture al ruolo delle nuove tecnologie, dalle connessioni urbanistiche delle periferie metropolitane all’iperconnettività delle reti virtuali degli adolescenti. Gli sguardi delle fotografe e dei fotografi che parteciperanno a questo nuovo percorso creativo ideato da Giorgio Tesi Group e FSM dovranno andare oltre una semplice trascrizione per suggerire delle problematiche, porre delle interrogazioni e comunicare in maniera efficace, al di là della configurazione fisica del territorio, le qualità impalpabili, “sottili” e “intense”, dei paesaggi antropizzati ed emotivi del luogo. Con l’obiettivo di attivare un percorso che, partendo dalla particolare sensibilità e visione di ogni autore, può favorire la capacità di riacquisizione di uno

sguardo collettivo sul territorio che diventi rinnovata testimonianza di appartenenza e di identità. Questo progetto, che nasce dalla sinergia tra FSM e Giorgio Tesi Group, si inserisce in un processo di ricerca e indagine sul territorio toscano, oggetto di studio da diversi anni, per la creazione di un futuro archivio visivo come testimonianza storica sul territorio, con i suoi rapporti sociali e culturali. Attraverso l’uso della fotografia e le nuove tecnologie visive, con un approccio autoriale e multidisciplinare, si crea uno scambio che permette alla popolazione uno sguardo dietro le quinte e che li promuove a testimoni attivi nel dibattito e nella produzione creativa intorno all’idea di un futuro verde. Tramite una Open call, verranno selezionati dei giovani fotografi che avranno l’opportunità di lavorare sulla tematica proposta, sviluppando progetti originali sotto la guida dei docenti della FSM, che si possano inserire in una tradizione dello storytelling sul territorio e nella comunicazione visiva delle sue realtà lavorative e produttive. In una serie di incontri, e durante il lavoro individuale, ogni autore dovrà realizzare un progetto fotografico che sarà il frutto di una elaborata riflessione sul territorio e il suo legame con il verde, non solo nell’ambiente vivaistico ma anche come macro tematica “natura e cultura”.


FONDAZIONE STUDIO MARANGONI - OPEN CALL

Info OPEN CALL Per partecipare alla open call è necessario inviare un breve bio e un portfolio fotografico di circa 10 immagini a opencall@studiomarangoni.it. Saranno selezionate 10 proposte che parteciperanno a una serie di incontri durante i quali i partecipanti svilupperanno un progetto sulla tematica “Identità del Territorio”.

Da oltre 30 anni la Fondazione Studio Marangoni, con sede a Firenze, è tra i leader in Italia e in Europa nella formazione e divulgazione della cultura fotografica. Sin dai suoi esordi ha sempre sviluppato, in parallelo a una offerta formativa che coniuga insieme la fotografia artistica con quella commerciale, attività collaterali in campo di produzione e divulgazione culturale, creando un dialogo aperto con il territorio e coinvolgendo sia importanti nomi internazionali che partner locali.

NATURART | DICEMBRE 2023 | 103

FONDAZIONE STUDIO MARANGONI


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VICINI AL TERRITORIO E A FIANCO DI CHI LAVORA IN4IT, CRM come strumento di organizzazione dei rapporti con i clienti dell’utente degli ambienti operativi già preconfigurati e dei cruscotti interattivi che consentono di automatizzare e tracciare tutti i processi aziendali in ogni fase della vendita. Efficienza organizzativa Il sistema consente di tenere traccia delle attività svolte, pianificare gli appuntamenti e gestire le comunicazioni via e-mail in modo centralizzato. Ciò porta a una drastica riduzione del tempo solitamente impiegato per cercare informazioni già presenti in azienda. L’accesso facile e rapido alle informazioni consente una maggiore efficienza e una migliore organizzazione del lavoro. Miglioramento della comunicazione Questo CRM migliora la comunicazione interna ed esterna. I team possono condividere informazioni in tempo reale, collaborare su progetti e condividere aggiornamenti sui clienti. Ciò favorisce un migliore coordinamento e un flusso di informazioni più fluido, che a sua volta può portare ad una maggiore soddisfazione del cliente. Fidelizzazione del cliente Uno dei principali obiettivi del CRM fornito da In4it è migliorare l’azione commerciale e la comunicazione con

i clienti. L’accesso alle informazioni storiche sui clienti, alle preferenze e ai dettagli dei contatti consente di offrire un servizio personalizzato e mirato. Ciò può aiutare a fidelizzare i clienti esistenti riducendo il tasso di abbandono. Incremento dei ricavi Utilizzando questo CRM, le aziende possono gestire in modo più efficace il mercato esterno e la propria customer base. Il sistema consente di identificare nuove opportunità di vendita, gestire trattative, offrire preventivi rapidi e precisi e monitorare l’intero processo di vendita. Ciò può portare a un aumento dei ricavi attraverso una gestione più strategica delle vendite e un miglioramento delle performance complessive dell’azienda. Con il CRM In4i tutti i servizi e le automazioni utili alla gestione del parco clienti e alla pianificazione del tempo e delle risorse, partendo dal migliorare l’operatività quotidiana dei funzionari commerciali con strumenti di “automazione forza vendita” e processi aziendali ottimizzati.

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In4IT, azienda di Perugia, partner certificata TeamSystem, ha fornito a Giorgio Tesi Group un software CRM all’avanguardia che, attraverso una gestione più efficace del mercato esterno e della customer base, permette alle aziende di controllare al meglio la relazione con il cliente in modo tale da aumentare la fidelizzazione, accelerare la produttività, trovare nuove opportunità di business e incrementare il numero di vendite. Con il CRM In4It sono ottimizzati tutti i servizi e le automazioni utili alla gestione del parco clienti e alla pianificazione del tempo e delle risorse, partendo dal migliorare l’operatività quotidiana dei funzionari commerciali con strumenti di “automazione forza vendita” e processi aziendali ottimizzati. A ciò viene aggiunta la gestione completa dell’help desk, con tutti i vantaggi di una soluzione integrata, così da dare all’azienda una visione a 360° sul cliente sia da parte dei commerciali che dei tecnici, per non perdere opportunità di vendita ed evitare clienti insoddisfatti, offrendo funzionalità avanzate per la gestione delle trattative, l’automazione dei processi e la condivisione delle informazioni. Il software, intuitivo e semplice da utilizzare, mette a disposizione


Testo Claudia Becarelli Paolo Benassai

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Foto Nicolò Begliomini


Palazzo Amati Cellesi

Novecento inatteso —

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“Antichi mestieri della città di Pistoia”, un affresco di Romano Stefanelli


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P

alazzo Amati Cellesi, già Amati, fu fra Sette e Ottocento la più ampia e sfarzosa residenza nobiliare di Pistoia ed è infatti noto per stucchi e affreschi per lo più di stile rococò. Pochi sanno che dietro l’imponente mole cela anche una pittura murale novecentesca, legata al suo uso

come sede bancaria. L’edificio cessò di essere residenza nobiliare quando nel 1910 fu acquistato dal Piccolo Credito Toscano (dal 1930 Banca Toscana), che già nel 1905 vi aveva aperto una delle sue prime filiali. A partire dagli anni venti subì varie modifiche esterne ed interne, soprattutto al piano terreno, per adeguarlo alle esigenze dell’agenzia

bancaria: fra queste la realizzazione, nell’ala meridionale, di una ampia sala ipostila destinata a salone delle operazioni. La sua parete di fondo, affacciata a sud su corso Fedi con due finestre, risulta interamente decorata da un affresco ad illusorio effetto di sfondato (7 x 12 m), eseguito nel 1970 da Romano Stefanelli (1931-2016), che si era formato frequentando


agenzia, l’affresco di Pistoia dovette procurare anche in città una certa notorietà all’artista, che l’anno successivo fu invitato a tenere una mostra personale alla Galleria Valiani. Grazie al catalogo di una successiva esposizione milanese (1972) è possibile precisare il titolo attribuito dall’autore all’opera, nota a Pistoia senza una precisa

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Romano Stefanelli,

Romano Stefanelli,

“Antichi mestieri della

“Ancient crafts in the

città di Pistoia”, Pistoia,

city of Pistoia”, Pistoia,

palazzo Amati Cellesi,

Palazzo Amati Cellesi,

1970

1970

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fin dall’adolescenza la bottega di Pietro Annigoni. Il pittore, già conosciuto nel territorio pistoiese per aver affiancato il maestro nella decorazione della pieve di Ponte Buggianese, era famoso da almeno un decennio anche oltre i confini nazionali. Trovandosi nell’area aperta al pubblico di una centralissima


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denominazione, in “Antichi mestieri della città di Pistoia”. Data e firma sono state apposte su due targhette dipinte posate su un ripiano: nella prima si scorge la sola iniziale «S» (di Stefanelli), parzialmente coperta dall’altra, ad essa sovrapposta, recante la data «MCMLXX», in numeri romani secondo la consuetudine della scuola di Annigoni. Il pittore ha concepito la decorazione pittorica senza soluzione di continuità e in stretta relazione con la tripartizione della parete generata dalle volte a unghiature su peducci tuscanici ed è stato abile ad articolare le scene in rapporto con le finestre reali: sotto l’arcata sinistra due donne sono intente ad attività riconducibili al lavoro nei vivai, una china su un arbusto piantato in un vaso e una in piedi impegnata a sistemare piante di alto fusto, le cui fronde in alto seguono la curvatura dell’arcata; nell’imbotte della finestra sono

disposti illusionisticamente strumenti di lavoro. Sotto l’arcata destra è raffigurata la bottega di un calderaio, attività artigianale oggi scomparsa a Pistoia: a destra un giovane operaio in piedi lavora alla fucina, al centro un anziano artigiano, seduto su un panchetto, sta battendo il fondo di una sorta di paiolo in rame ancora incandescente. Secondo la testimonianza orale di Stefano Stefanelli, figlio del pittore, l’artista avrebbe dato alla seconda figura le sembianze del proprio padre Giacomo, già ritratto in giovinezza dallo stesso Annigoni. Sulla parete sono raffigurati numerosi arnesi da fabbro, appesi o appoggiati a un lungo bastone orizzontale confitto nel muro, e vari prodotti già finiti. Al centro è simulata un’ampia apertura: appoggiato allo stipite sinistro è un uomo di profilo, con i capelli lunghi, il mantello sulla spalla destra, affusolate calzature ai piedi, assorto in lettura: l’immagine di un suo dettaglio nel catalogo

della mostra alla Galleria Valiani permette di identificare questa misteriosa figura in Cino da Pistoia, a voler idealmente equiparare la tipicità produttiva dell’oggi all’eccellenza letteraria di ieri. Di fronte a lui si trova una conca di limoni e sullo sfondo, oltre un tratto di campagna, si scorge Pistoia, vista dalle colline a nord e riconoscibile per il campanile del duomo e la cupola della basilica della Madonna dell’Umiltà. Si celebravano il lavoro agricolo (nel settore vivaistico) e quello artigianale della lavorazione dei metalli, di plurisecolare tradizione di Pistoia, dove negli anni sessanta e settanta del Novecento esistevano ancora botteghe di ‘ramai’. Si proponevano uno scorcio paesaggistico rasserenante, fortemente identitario, e la raffigurazione di operosi popolani intenti a quei lavori da cui derivava la ricchezza della città e del suo contado. Il tutto con un linguaggio semplice e plastico, legato alla


Millwork Shop a Santonuovo tradizione figurativa italiana, proprio di Stefanelli e della scuola di Annigoni, dove sapientemente si coltivava – parimenti in controtendenza in un momento storico di sperimentazioni e contestazioni - una tecnica antica, quella dell’affresco. L’opera, recententemente restaurata, è ora meglio apprezzabile nei suoi valori cromatici e luministici, che rendono le scene di lavoro ancora più ‘vere’, intrise di luce aurorale che pare piovere dalle finestre reali. La Banca Monte dei Paschi di Siena, fino al 2020 proprietaria di palazzo Amati, conserva un gruppo di opere (tutte recanti la firma e la data “LXX”), particolarmente interessanti per ricostruire il processo ideativo: quindici disegni e un monumentale monocromo a tempera su tela (una sorta di bozzetto definitivo al vero) da cui risulta che vari personaggi erano stati originariamente pensati in posizioni diverse. ☜

____ Sopra, dettagli di donna intenta al lavoro agricolo e del vecchio calderaio. Nella pagina successiva dettaglio di ‘mezzina’ e teglia in rame. ____ Above, details of a woman busy with her

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agricultural work and of the old coppersmith. On the next page, detail of a copper jug and a copper pan.

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Palazzo Amati Cellesi

The unexpected XX century

Ancient crafts of the city of Pistoia: a fresco by Romano Stefanelli

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etween the XVIII and the XIX century, Palazzo Amati Cellesi, previously Amati, was the largest and most lavish noble residence in Pistoia and, in fact, it is famous for stucco and frescoes whose style is mostly rococo. Very few people know that a wall painting from the XX century, linked to the use of the palace as a bank, is hidden behind its impressive mole. The building ceased to be used as a noble residence in 1910, when it was purchased by Piccolo Credito Toscano (since 1930 known as Banca Toscana), which, in 1905, had already opened one of its branches there. Starting from the 20s, it underwent a few external and

internal modifications, in particular at the ground floor level, in order to adapt it to the needs of the bank: among such modifications, a wide hypostyle hall, which was built to be used as an operation hall. Its background, south-facing wall, with two windows overlooking Corso Fedi, is fully decorated with a fresco that has an apparent worn-out effect (7 x 12 meters), made in 1970 by Romano Stefanelli (1931-2016), who trained as a painter from a very young age, at Pietro Annigoni’s studio. The painter, who was already well-known in the territory of Pistoia as he had supported his master in the decoration of the parish of Ponte Buggianese, had been famous for at least a decade also outside the national borders. The fresco from Pistoia was located in the area open to the public of a very central bank agency, therefore it allowed the artist, who was invited the following year to hold a personal exhibition at the Galleria Valiani, to secure a reputation. Thanks to the catalogue of a subsequent exhibition in Milan (1972), we’re able to specify the name given by the author to this work, which was well-known in Pistoia although it didn’t have a specific name: “Antichi mestieri della città di Pistoia” (“Ancient crafts of the city of Pistoia”). The date and signature were placed on two painted tags, laid on a shelf: in the first one, you can observe only the initial “S” (of Stefanelli), partly covered by the other tag, which overlaps it and bears the date “MCMLXX” in Roman numerals, according to the habit of Annigoni’s school. The painter conceived the pictorial decoration without solution of continuity and in close relationship with the tripartition of the wall, generated by the barrel vaults with lunettes on Tuscan corbels, and was able to structure the scenes in connection with the actual windows: below the left pilaster, two women are carrying out activities which are ascribable to the work done in nurseries. One of them is leaning over a potted shrub, the other one is standing and is working on a few tall trees, whose fronds on top follow the curving of the pilaster; a few work tools are apparently placed in the intrados of the windows. The workshop of a coppersmith, a type of craft activity that disappeared in Pistoia, is portrayed below the right pilaster: on the right, a young worker is standing and is working at the forge, whereas, in the

middle, an old artisan is sitting on a little bench and hitting the bottom of a sort of copper pot, which is still incandescent. According to the oral testimony of Stefano Stefanelli, son of the painter, the artist most likely gave to the second figure the appearance of his father Giacomo, who had already been portrayed by Annigoni himself when he was young. Quite a few blacksmith tools, hanging or leaning on a long horizontal stick that is nailed to the wall, and several finished products are portrayed along the wall. A wide opening is simulated in the middle: a man in profile is leaning on the left jamb. He has long hair, a cape on the right shoulder, wears a pair of tapered shoes and is absorbed in reading: the image of a detail in the catalogue of the exhibition at the Galleria Valiani allows to identify this mysterious figure as Cino from Pistoia, as if the author wanted to ideally compare today’s typical production with yesterday’s literary excellence. In front of him is a bowl of lemons and, in the background, beyond a tract of countryside, we can see Pistoia, seen from the hills in the north of the city and recognizable thanks to the bell tower of the Duomo and the dome of the Basilica of the Madonna dell’Umiltà. It was a celebration of the agricultural work (in the nursery industry) and of the craft of metalworking, whose tradition is centuries-old in Pistoia, where there were still a few coppersmith workshops in the 1960s and 1970s. A reassuring and strongly identitarian glimpse of landscape was proposed, as well as the portrayal of hard-working commoners as they performed those activities from which the wealth of the city and its county came. All of this with a simple and plastic language, linked to the Italian figurative tradition of Stefanelli and Annigoni’s school, where an old technique such as fresco – equally in contrast with a historical moment of experimentations and protests – was pursued. Banca Monte dei Paschi di Siena, which was the owner of Palazzo Amati until 2020, preserves a group of works (all of them bearing the signature and date “LXX”) which are particularly interesting to recreate the creative process: fifteen drawings and a monumental monochrome tempera painting on canvas (a sort of final sketch), from which it turns out that several characters had originally been conceived in different positions. ☜





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ISSN 2421-2849


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