N. 6 - Aprile / April 2012
Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia
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Tri mes trale di Nat ura, Tu ri sm o e A rt e su l l a provi n c i a d i Pis t o ia
Giorgio Tesi Editrice
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Giorgio Tesi Group
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Nicolò Begliomini artworks
A Pistoia i migliori caffè dal Mondo
TOP SELEC TION
Dal 1999 Espresso Giada produce i migliori caffè, miscela e monorigine in cialda di carta in pura cellulosa, in atmosfera protetta monouso, per mantenere la qualità dei caffè fino al momento del consumo. La linea ristorazione è abbinata a una nuovissima macchina elettronica, a 4 gruppi (a basso consumo d’energia) un’ottima resa in crema, con 30 qualità diverse di caffè, miscele al gusto italiano e monorigini così come raccolte dalle migliori piante di caffè al mondo come Jamaica Blue Montain. Nel 2010 si sono aggiunte le linee “Biologica” ed “Equo e Solidale” (certificate da Impatto Zero®, Fairtrade Italia® e IMC®.). Tutte le proposte sono racchiuse in eleganti “Carte dei Caffè”, che possono essere personalizzate.
The best coffees in the world in Pistoia Since the year 1999 Espresso Giada produces the best coffees, blends and single servings in paper confections made of pure cellulose, in a protected single use binding, in order to maintain the quality of the coffee until it is finally consumed. The line is accompanied by a new electronic machine, in 4 groups (at low levels of energy consumption), resulting in a delicious cream, with 30 different qualities of coffee, Italian blends and singe servings made up of coffee from the best coffee plants in the world such as Jamaica Blue Mountain. In 2010 the “Organic” and “Fair Trade” lines were added (certified by Impatto Zero®, Fairtrade Italia® and IMC®.). All of the products are enclosed within elegant “Coffee cartons” and can be personalized.
Largo Molinuzzo, 9 • 51100 Pistoia Tel. 0573 904596 • Fax 0573 905532 www.espressogiada.it • e-mail: info@espressogiada.it
Da quattro generazioni per la Qualità Four generations of quality products dal 1904 Basterebbero le motivazioni dei riconoscimenti ufficiali ricevuti da questo gruppo di famiglia affiatato:”Il patrimonio zootecnico italiano, ricco di razze autoctone adattatesi ai vari territori, vive grazie alla professionalità dei macellai, artisti senza uguali, capaci di trasmettere dall’allevamento alla tavola, una storia di antichi saperi”. Così cita l’assegnazione alla Macelleria Marini del Premio Golosaria “miglior macelleria” del 2009. “Qui i giovani studiano e ritornano a rimboccarsi le maniche, perchè la passione è forte. E le soddisfazioni professionali molte”. I salumi una volta preparati a regola d’arte e stagionati in modo naturale, sotto volte centenarie, prosciutti, salumi di Cinta senese, finocchiona, salami di bufala e altre ghiottonerie, come la mortadella di Prato (presidio Slow Food), si vendono a una esigente clientela nel negozio, mentre le molte spedizioni partono per destinazioni come Villa d’Este di Cernobio e innumerevoli altri estimatori. I Marini sono anche presenti, a Torino, a Eataly, esposizione di 10.000 mq di selezionati alimentari artigianali italiani di pregio.
Degustazione Prodotti Try before you buy Zio Michele 1950 - Uncle Michele 1950
Quoting the reasons why this family group was awarded official appreciation might be enough. The Marini Butchers, who work well together, received the “Best Butcher” Golosaria Award in 2009 for: “Thanks to the butchers’ professional competence, the Italian livestock patrimony, which is rich in native species adapted to the various territories, lives on. They are artists without equal, capable of transmitting a history of ancient knowledge from the farm to the table. ”Four successive generations have managed this cultural heritage based on the territory and ancestors’ expertise in the art of butchering and pork products. “Here young people study and return to roll up their sleeves, because the passion is strong. And there is a lot of professional satisfaction. “At the Marinis’ store, demanding customers buy cured meats that have been prepared to perfection and seasoned in a natural way under age-old vaults, hams, Cinta Senese salami, finocchiona, buffalo salami and other delicacies such as Mortadella di Prato (a Slow Food presidium). Many products are shipped by the Marinis to destinations such as Villa d’Este in Cernobbio and countless other connoisseurs. The Marinis are also present at “Eataly”, the 10,000 square meters display of selected fine Italian food craftsmanship in Turin.
Via A. Selva, 313 - 51031 - Agliana - Pistoia Tel.-Fax +39 0574 718119 salumimarini@tin.it www.macelleriamarini.it
Un buon percorso dà senso alla vita P
Luciano Corsini
Direttore Responsabile - Managing Editor
EDITORIALE
info@naturartpistoia.it
rotèsi nell’analisi delle emergenze sociali, nei tempi caotici che caratterizzano economia e politica, non solo italiane, siamo in molti, oggi, a sentire il bisogno di ritrovare punti saldi d’appoggio per la scelta del miglior percorso. E l’età non conta. La storia è ciclica: l’ambizione, così come è d’aiuto per raggiungere obbiettivi straordinari, può, anche, trasformarsi in punto luce, devastante, per falene impazzite. Perdere il senso del buon percorso, vero lume della vita che non crea rammarichi, nel tempo, fa danni d’egoismo sociale ed esistenziale difficilmente sanabili. Equità sociale e democrazia vanno sullo stesso sentiero, fatto di quiete interiore e rispetto del tutto. NATURART, ogni trimestre, si forma con il contributo di lavoro e pensiero di molte menti pistoiesi, menti eccellenti, che hanno in comune il pregio di «saper attribuire valore a ciò che ha un valore vero». Inalienabile. Un valore impossibile da aggredire e vanificare. Inossidabile, agli attacchi di spudorata, ignobile grettezza degli ultimi tempi. I punti saldi, però, qui ci sono, ci sono sempre stati. Il nostro raccontare, dal primo al quinto numero di NATURART, ne ha dato ampia testimonianza. Parliamo di rispettosa capacità imprenditoriale e memoria storica, che si fondono con amore per la natura, l’uomo, l’arte, il rispetto del bello, l’intima introspezione e l’amorevole progettualità per il futuro. Tutti concetti ottimamente espressi in questa pubblicazione da poeti veri come Cariffi, e poeti della vita come Guccini, che fa emergere ricordi; Cioni, solitario a Sambuca; Chiti, innamorato della sua terra; don Carlesi, quando narra di San Jacopo e i Vigili del Fuoco che mantengono viva la tradizione; Bonciolini, il falconiere; Franchi, creatore del Museo degli Oggetti Emarginati; Testaferrata, e il sogno nella Dimora Fabroni del Museo di Arti Visive; Tafuro, da 30 anni anima di Pistoia Blues; Lombardi, allenatore dei tre Azzurri nuotatori pistoiesi; Pereira, ex combattente della Força Expedicionaria Brasileira e custode della memoria che crea e diffonde amicizia. Tutti seguono «i percorsi buoni del senso della vita», l’azione è percepibile nel loro operare. Ma, esiste, qui a Pistoia, il modo di cogliere questo valore fondamentale, anche visivamente. Accade entrando in una chiesa, in San Giovanni Fuorcivitas (liberando il cuore e la mente) è percepibile ne “La Visitazione”, uno dei maggiori capolavori del Quattrocento, di Luca della Robbia. Fra le prime opere in terracotta invetriata, capace di far rivivere l’attimo e le emozioni della Vergine che accoglie Elisabetta. C’è tutto: bellezza commovente, rispetto, fiducia, futuro e amore che dilaga inarrestabile e senza il bisogno d’essere credenti.
A good path gives sense to life
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here is a prosthesis in the analysis of social emergencies in these chaotic times that characterize the economic and political atmosphere, and not just in Italy; there are many today who feel the need to rediscover the strong points of support in order to make the choice of the best path. And age does not count. History is cyclical: ambition, as it helps to achieve extraordinary objectives, can also transform into a point of light and prove devastating for crazed moths. To lose the sense of a good path, the true light of life that does not inspire regrets, over time, damages the social and existential egoism that are difficult to heal. Social equity and democracy walk on the same path together, and are made of interior calm and respect for everything. NATURART, every trimester, is created with the contributions of the work and thought of many minds of Pistoia, excellent minds that have in common the value of “knowing how to attribute value to what has true value”. This is sacrosanct. It is a value that must not be disparaged or wasted; it is resistant to the attacks of shameless, vile, pettiness of recent times. The solid points, however, are here and have always been. Our storytelling, from the first to the fifth edition of NATURART, gave ample testimony of this. We speak of respectful entrepreneurial capacity and historical memory that are based on love for nature, man, art, the respect for beauty, intimate introspection and loving vision for the future. They are all concepts that are highly expressed in this publication of true poets such as Cariffi, and poets of life such as Guccini, who make memories emerge; Cioni, a solitary one in Sambuca; Chiti, in love with the land; don Carlesi, when he tells about San Jacopo and the Firemen who keep the tradition alive; Monciolini, the falcon trainer; Franchi, creator of the Museum of Marginal Objects; Testaferrata, and the dream of Palazzo Fabroni and the Visual Arts Museum; Tafuro, who for 30 years, has been the soul of Pistoia Blues; Lombardi, the trainer of three Pistoiese swimmers for the Azzurri; Pereira, ex combatant of the Força Expedicionaria Brasileira and custodian of memories that create and diffuse friendship. All of them follow “the good paths of the sense of life,” and this is perceivable in the way they work. Here in Pistoia, the way in which we embrace this fundamental value visually exists. It happens entering into a church, in San Giovanni Fuoricivitas (freeing the heart and the mind) and is perceivable in “The Visitation,” one of the most important artworks of the 15th century by Luca della Robbia, among the first works in glazed terracotta, capable of interpreting the moment and emotions of the Virgin who receives Elizabeth. There is everything: beauty that moves, respect, faith, and love that spreads unrelenting and even without the need to be religious believers.
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Trimestrale di Natura, Turismo e Arte sulla Provincia di Pistoia Registrazione Tribunale di Pistoia N°2/2010 del 28-05-2010 N. 6 - Aprile / April 2012
Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia
Trimes trale di Natura, Turis mo e Arte sulla provincia di Pistoia
Il Gusto in Famiglia The flavour in the family
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S Giorgio Tesi Editrice
Copertina - Piazza del Duomo di Pistoia in occasione della Giostra dell’Orso. Cover - Astronomical Observatory of the Pistoia Mountains.
Giorgio Tesi Group
Ristorante - Pizzeria
Osteria del Contadino Via Provinciale Pratese, 58 - 51037 Montale (PT)
Tel. +39 0574 718450
Giorgio Tesi Editrice S.r.l. Via di Badia, 14 - 51100 Bottegone - Pistoia -Italy Tel. +39 0573 530051 - Fax +39 0573 530486 info@naturartpistoia.it - www.naturartpistoia.it Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a grafica@giorgiotesivivai.it Di questo numero sono state diffuse 11.000 copie in 40 Paesi esteri. 11,000 copies of this issue have been distributed to 40 countries abroad.
Direttore Responsabile Luciano Corsini info@naturartpistoia.it
Coordinamento Redazione Enza Pirrera Carlo Vezzosi
Art Director Nicolò Begliomini grafica@giorgiotesivivai.it
Segreteria Carolina Begliomini Maria Grazia Taddeo info@naturartpistoia.it
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Vannino Chiti Valorizzare il patrimonio culturale Valuing our cultural patrimony
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La Chiesa di San Giovanni Fuorcivita The Church of San Giovanni Fuorcivitas
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Sanbuca Pistoiese Il fascino della vallata e di un’antica storia A fascinating valley its ancient history
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Palazzo Fabroni Museo d’arti visive A visual art museum
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La Querciola e la Casa di Zela La Querciola and te Casa di Zela Museum
Dimora di Charme in Toscana Charming Guesthouse
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Monumento Votivo Brasiliano Barzilian votive monument
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Dynamo Camp - Art Factory
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Giardino Zoologico di Pistoia Zoological Garden of Pistoia
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Giorgio Tesi Group
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Via di Pieve a Celle, 158 51100 Pistoia - ITALY Telefono +39 0573 913087 Fax +39 0573 913087 Cell. +39 335 247839 info@tenutadipieveacelle.it
www.tenutadipieveacelle.it
La Toscana più vera A more authentic Tuscany
Hanno collaborato a questo numero: Eleonora Angelini, Gianluca Barni, Siriana Becattini, Emanuele Begliomini, Luciano Burchietti, Raethia C. Levi, Vannino Chiti, Lorenzo Cipriani, Maurizio Ferrari, Giulia Gonfiantini, Francesca Joppolo, Saida C. Mosconi, Romano Noli, Elisa Pacini, Enza Pirrera, Marinella Sichi, Carlo Vezzosi, Giancarlo Zampini e Fabrizio Zollo.
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La vestizione del Patrono Dressing of the Patron Saint
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La Giostra dell’Orso The Giostra dell’Orso
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Pistoia Blues Festival 2012 The Pistoia Blues Festival 2012
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Il signore dei rapaci The Lord of birds of prey
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Intervista: Roberto Carifi Interview: Roberto Carifi
Traduzioni: Molly McIlwrath.
Fotografie: Fabrizio Antonelli, Andrea Alfieri, Nicolò Begliomini, Archivio Bonciolini, Archivio BluesIN Carlo Chiavacci, Serge Domingie, Gianluigi Premuda, Archivio Giardino Zoologico e Fabrizio Zollo. Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.
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FATTORIA
il Ca ero Casalguidi - PT
Grafica Metelliana S.p.A. Cava de’ Tirreni (Sa)
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Via Forra di Castelnuovo,86 51034 Casalguidi (PT) - Serravalle P.se Tel/Fax+39 0573 527180 - Cell.+39 335 7225632/3
www.fattoriailcassero.com 8
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I. T. Agrario di Pescia Agricultural T. I. of Pescia
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Oreste Ruggero Artista, Architetto e scrittore Architect, artist and writer
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Campioni dello Sport Champions of the sport
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Sport Intervista: Ardico Magnini Interview: Ardico Magnini
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Una Montagna di divertimento A Mountain of fun
Snow tubbing
Avventura Adventure
Sci Skiing
Sport
Downhill
Via dei Cacciatori, 6 Loc. Doganaccia - Cutigliano - Pistoia Tel. e Fax +39 0573 629391 info@doganaccia2000.it
www.doganaccia2000.it
Valorizzare il patrimonio culturale TESTO - Vannino Chiti
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o scenario pistoiese offre un contatto con l’ambiente, e una grande varietà di paesaggi e sentieri che consentono di immergersi tra arte e natura e di godere di incantevoli panorami. Un patrimonio importante tutelato dalla Regione Toscana, da far conoscere ed apprezzare non solo a chi abita a Pistoia. La nostra città e la nostra Provincia con la ricchezza rappresentata dalla produzione vivaistica dovrebbero fare di questo binomio arte-natura un asse della ricerca, della progettazione, della innovazione per contribuire ad un nuovo sviluppo. Il patrimonio artistico di cui è ricco il nostro Paese, quel tesoro che secoli di storia e generazioni passate ci hanno trasmesso, sono il “petrolio dell’Italia” e fanno bene il governo della nostra Regione e le Amministrazioni comunali e provinciali a salvaguardarli e a valorizzarli nonostante le difficoltà economiche in cui la crisi ci ha fatto precipitare. Bisogna una volta per tutte comprendere che rappresentano una delle nostri principali fonti di reddito e un contributo importante per il futuro. I crolli che riguardano Pompei o parti del Colosseo sono ferite anche per la nostra economia: occorre fare di tutto per preservare e prevenire. Il turismo è base della nostra ricchezza così come è essenziale oggi guardare nella direzione delle energie alternative e rinnovabili che rappresentano una scelta irrinunciabile per quello sviluppo sostenibile di cui abbiamo bisogno. Queste energie debbono essere ricercate nel sole, nel vento, nelle biomasse, nella geotermia più che nel nucleare lo ha dimostrato, da ultima ma non solo, la tragedia di Fukushima in Giappone. L’altra sfida da vincere è il risparmio energetico: usando in modo razionale le tecnologie esistenti, potremmo risparmiare il 30% dell’energia che consumiamo. In Italia sono stati fatti molti passi in avanti in questa direzione ma si procede a strappi, senza una strategia chiara. Il nostro Paese ha le risorse naturali, le competenze e la volontà “dal basso” per diventare una nazione all’avanguardia nella “green economy”. Pistoia ha le potenzialità per contribuire a questi esiti e dare così risposta al diritto, soprattutto delle giovani generazioni, ad un lavoro buono e stabile.
Valuing our cultural patrimony
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he Pistoiese scenario offers a connection with the environment, and a large variety of landscapes and footpaths that allow one to be immersed in art and nature and enjoy the enchanting panoramas. It is an important patrimony safeguarded by the Region of Tuscany that is appreciated by everyone who lives in Pistoia. Our city and its province - with the abundance of its plant nursery tradition - should make this binomial art-nature an axis of research, of design, and of innovation in order to contribute to new development. The artistic patrimony that enriches our area, those gems that centuries of history and past generations have transmitted to us, are the “petroleum of Italy,” and the government of this region and the city and provincial administrations are right to protect it and value it despite the economic difficulties and financial crisis today. We need once and for all to understand that they represent one of our principle resources of revenue and an important contribution for the future. The falling apart of Pompei or the Colosseum are wounds even for our economy: we need to do all we can to preserve and prevent. Tourism is the basis of our wealth just as it is essential today to look in the direction of alternative energies and renewable resources that represent a fundamental choice for that sustainable development that we need. These energies that are sought out for in the sun, in the wind, in the biomass, and in the geothermic sphere are even more critical to safeguard than the nuclear energies, as was demonstrated in the recent tragedy of Fukushima in Japan. The other challenge to overcome is the energy savings: utilizing the technologies that exist in a rational way, we can save 30% of the energy that we consume. In Italy there were many progresses made in this direction but we proceed in fragments, without a clear strategy. Our country has natural resources, the competence and will “from the bottom up” in order to become a nation that is avant-garde in the “green economy.” Pistoia has potential to contribute to these outcomes and to give a future- most of all for the young generations - of a good and stable career.
Vannino Chiti Vice Presidente del Senato della Repubblica Italiana Vice President of the Senate of the Republic of Italy
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TESTI Lorenzo Cipriani FOTO Fabrizio Antonelli Nicolò Begliomini
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San Giovanni Fuorcivitas
Scrigno di opere d’arte Originale monumento in stile romanico toscano
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hi arriva in visita a Pistoia e s’imbatte nella chiesa di “San Giovanni Fuorcivitas”, si trova di fronte ad uno dei più originali monumenti dell’arte romanica toscana. Una facciata posta sul fianco settentrionale di una chiesa che fu costruita – sopra un primo nucleo di antichissima origine, forse risalente al tempo della conversione al cristianesimo dei Longobardi – all’esterno di quella che era la prima cinta muraria altomedievale, da cui la titolazione fuorcivitas. Oltre le mura scorreva una gora detta dell’Ombroncello e l’edificio dovette essere un punto di riferimento per le popolazioni del contado, che si avvicinavano alla città; e che avrebbero trovato in questo luogo di culto un gruppo di canonici che viveva in comunità, come ancor oggi dimostra il chiostro, in laterizio e pietra, attiguo a questa chiesa che nel XII secolo fu dipendente dalla pieve di Santo Stefano, oggi duomo di Prato. Non sappiamo per quanto tempo San Giovanni fu soggetta alla propositura pratese, ma è certo che nella seconda metà del secolo si dette inizio ai lavori di ampliamento e si costruì la straordinaria facciata così come la vediamo oggi: una fabbrica edificata su tre ordini orizzontali di arcate cieche, sostenute da paraste nella parte inferiore e da colonnini con capitello nei due ordini superiori. All’interno di tali arcate, che scandiscono con un ritmo costante l’intero apparato decorativo, si trova una caratteristica ornamentazione architettonica pistoiese: quella losanga degradante, che è presente anche sugli esterni di altri edifici medievali cittadini, dalla Cattedrale a Sant’Andrea, da San Bartolomeo a San Pier Maggiore. Ma rispetto a queste e ad altre chiese romaniche della Toscana, il bicromismo di San Giovanni, realizzato con la pietra calcarea bianca detta “alberese” e il marmo verde (serpentinite), costituisce un co14
lore di fondo talmente esasperato da mettere in secondo piano la forte orditura architettonica verticale. Questa vocazione al colore doveva essere ancor più evidente nell’architrave, raffigurante l’Ultima Cena, che tutt’oggi possiamo ammirare sopra il portale d’accesso alla chiesa. Fu opera di Gruamonte, come riporta l’iscrizione scolpita sui conci marmorei dell’archivolto, che incornicia la lunetta contenente la statua del Santo: “Gruamons magister bonus fec(it) hoc opus”. Dobbiamo immaginarcelo, però, molto diverso da come lo vediamo oggi. Dagli ultimi restauri sono emerse diverse tracce di una policromia – ancor oggi visibile a occhio nudo - che ornava le vesti degli apostoli rappresentati seduti accanto al Cristo, davanti a una tavola coperta da un’ampia tovaglia, i cui drappeggi sembrano essere la naturale continuazione
degli abiti togati dei personaggi. In basso e opposta agli altri, ridotta di dimensioni, s’inginocchia la mostruosa figura di Giuda. Non si conosce la data di realizzazione di quest’opera, ma dalle analisi stilistiche sembrerebbe posteriore agli anni ’60 del XII secolo, anni in cui l’autore firma altri due architravi istoriati a Pistoia (Sant’Andrea e San Bartolomeo in Pantano). La chiesa conserva diversi capolavori d’arte: una visitazione in terracotta invetriata di Luca della Robbia, un pergamo marmoreo attribuito a Fra’ Guglielmo da Pisa (metà del XIII sec.), un’acquasantiera di Nicola Pisano, un Crocefisso ligneo policromo della prima metà del XIII sec., e diverse opere pittoriche di grande pregio, fra le quali spicca un polittico di Taddeo Gaddi raffigurante La Madonna col Bambino e i santi Jacopo, Giovanni Evangelista, Pietro e Giovanni Battista.
San Giovanni Fuorcivitas
A jewel box of works of art A unique monument of Tuscan Romanic art
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hose who come to Pistoia and go into the church “San Giovanni Fuorcivitas” find themselves in front of one of the most unique monuments of Tuscan Romanic art. Its façade is on the northern side of a church that was built – above a first nucleus of ancient origin, which may go as far back as the times of the conversion to Christianity of the Longobards. It lay outside of what was the first city wall of the high middle ages, from which it gets it title fuorcivitas (“outside the city”). Beyond the city wall the building was intended to be a point of reference for the county population that would come close to the city, and that would have found in this place a community of members, just as the cloister demonstrates today, in brickwork and stone, adjacent to this church that in the 12th century was dependant on the parish of Santo Stefano - today the Duomo of Prato. We do not know for how long San Giovanni was subjected to the Rectory of Prato, but it is certain that in the second half of the century the construction to enlarge it, began the extraordinary façade was built just as how we see it today: a structure built on three horizontal orders of building arcades, sustained by decorations in the inferior part and by small columns with capitals in two superior orders. Inside these arches - that mark with a constant rhythm the entire decorative apparatus - there are ornamental and architectural characteristics with the demeaning rhombus that is present also on the exteriors
of other medieval city buildings, from the Cathedral to Sant’Andrea, from San Bartolomeo to San Pier Maggiore. With respect to these and other Romanic churches in Tuscany, the binary colours of San Giovanni, consist of chalky white stone called “alberese” and green marble serpentine. This vocation for the colour had to be even more evident in the main beam, representing The Last Supper, that today we can admire above the portal of access to the church. It was the work of Gruamonte as is reported on the inscription sculpted on the quoin of marble of the vaulted arch, that frames the lunette which contains the statue of the Saint: “Gruamons magister bonus fec(it) hoc opus”. We have to imagine it all; however, very differently from how we see them today. From the latest restorations there are different traces of a polychrome - still visible to the nude eye – that decorated the clothes of the Apostles represented seated next to Christ, in front of a table covered by an ample cloth whose drapery would seem to be a natural continuation of the clothes of the figures. Below and opposite the others, reduced in size, and kneeling, is the enormous figure of Giuda. The date is not known of when the work was created, but from the stylistic analysis it would seem to be after the 1160’s, years in which the artist signed two other main ornamental beams in Pistoia (Sant’Andrea and San Bartolomeo in Pantano). The church conserves various artistic masterpieces: a visitation in glazed terracotta by Luca della Robbia, a pulpit in marble attributed to Fra’Gugliemo of Pisa (mid 13th century), an holy stoop by Nicola Pisano, a polychrome wooden Crucifix of the first half of the 14th century, and different pictorial works of great esteem among which is a Polyptych by Taddeo Gaddi The Madonna with Child and the saints, Jacopo, San Giovanni Evangelist, Saint Peter and Saint John the Baptist.
In questa pagina, dall’alto in senso orario: polittico di Taddeo Gaddi; acquasantiera con le Virtù Cardinali e Teologali; particolare del pulpito; nella pagina accanto: in alto, architrave con L’ultima cena; in basso un altro particolare del pulpito. On this page, clockwise from top: polyptic by Taddeo Gaddi; stoop with Cardinal and Theological Virtues; detail of the pulpit; opposite page: above, lintel with The Last Supper; below, another detail of the pulpit. 15
The Visitation of Elizabeth to the Virgin Mary One of the major masterpieces of the 15th century by Luca della Robbia
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La Vergine accoglie Elisabetta Uno dei maggiori capolavori del Quattrocento, di Luca Della Robbia
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a Visitazione è una delle prime opere in terracotta invetriata di quello che fu il capostipite di una famiglia di artisti, con enorme notorietà nel Rinascimento. Fu, infatti, realizzata da Luca della Robbia verso la fine del 1445, su commissione della famiglia Fioravanti per l’altare della Confraternita di Sant’Elisabetta, nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas. E’ un lavoro straordinario, non solo per la novità nell’uso di questa tecnica, che fece la fortuna dei Della Robbia, soprattutto per la sua iconografia 16
così fuori dalla norma: la Vergine, dai tratti semplici e puri di una giovinetta del tempo, si china verso un’anziana Elisabetta che si genuflette di fronte a lei. Sembra di trovarsi di fronte ad una scena domestica di forte realismo, dove il gioco di sguardi fra le due figure acquista i caratteri di quell’intimità familiare nella quale ogni fedele poteva riconoscersi. Fino alla prima metà del secolo scorso il gruppo scultoreo si trovava nella sua collocazione originale, di fronte a quella attuale, ovvero sul lato destro della chiesa. Il visitatore che fosse entrato in chiesa avrebbe quindi visto il volto della Vergine che accoglie Elisabetta, e come lei si sarebbe inginocchiato di fronte all’altare. Una relazione tra opera d’arte e contesto liturgico che nel pieno Rinascimento era particolarmente sentita. Oggi, forse, ci riesce più difficile immaginarsi questo rapporto, ma ci rimane il piacere di ammirare un’opera d’arte dalle forme eleganti ed essenziali, ispirate alla classicità e alla ricerca del vero, come uno dei maggiori capolavori del Quattrocento italiano.
he Visitation is one of the first works in glazed terracotta of the artist who was the progenitor of a family of artists who saw enormous notoriety in the Renaissance. It was created by the famous artistic genius, Luca della Robbia, towards the end of1445, on the commission of the Fioravanti family for the altar of the Confraternity of Sant’Elizabetta in the church of San Giovanni Fuorcivitas. It is an extraordinary work, not only for the novelty of this technique which gave the Della Robbia family success - but most of all for its iconography that was so outside the norm of the times: the Virgin, with her simple and pure traits of a young woman of the time, bends down towards an elderly Elizabeth who kneels in front of her. It seems like you are in front of a domestic scene of strong realism, where the gazes interact between the two figures and acquire the characteristics of that familial intimacy with which every faithful Christian would identify. Until the end of the first half of the last century the sculptural group was found in its original collocation, in front of the current position on the left side of the church. The visitor who would have entered into the church would therefore have seen the face of the Virgin who receives Elizabeth and, like her, would kneel in front of the altar -a relation between work of art and liturgical context that in the Golden Age of the Renaissance was particularly felt. Today, perhaps, it is more difficult to imagine this relationship, but it still remains a pleasure to admire a work of art of elegant and essential forms, inspired by classicism and a search for the truth. It is one of the many artistic masterpieces of 15th century Italy.
In questa pagina La visitazione di Luca della Robbia, collocata a sinistra dell’altare di San Giovanni Fuor Civitas; nella pagina accano: crocefisso ligneo policromo della prima metà del XIII secolo. On this page - The Visitation, by Luca della Robbia placed to the left of the altar; Opposite page: polichrome wooden crucifix, XIII century.
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TESTI Maurizio Ferrari FOTO Nicolò Begliomini 18
Sambuca Pistoiese
Il fascino della vallata e di un’antica storia Molte mete attraenti, da Pavana a Torri, affacciate su un ramo della via Francigena, percorso medievale dei pellegrini
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na nidiata di case appollaiate su un’altura, una rocca medievale che le sorveglia, una via di antica fama che, assottigliandosi, si perde nel verde dei boschi, un solo abitante abbarbicato alla propria terra come una ginestra e ormai unica memoria di un passato ben più vitale: questa è la Sambuca oggi. Ma non è stato sempre così. Il paese è antico, ha una storia importante e non di rado bellicosa. Già il nome, di probabile origine romana, parla di guerra ( la sambuca era infatti una macchina militare usata dagli eserciti di Roma ) e la guerra ha accompagnato gran parte delle vicende storiche del Castrum Sambucae. La posizione strategica del Castello (nel 1313 vi morì Selvaggia dei Vergiolesi, la donna cantata dal poeta Cino da Pistoia, lì rifugiatasi per sfuggire ai Guelfi) e del suo distretto, situati a cavallo tra Pistoia e Bologna lungo la Via Francesca, e la natura fiera e ribelle degli abitanti ne sono la spiegazione. Nonostante il progressivo spopolamento, Sambuca Castello non dà l’impressione dell’abbandono; il paese è curato con sobrietà montanina e mantiene immutato tutto il suo fascino sia d’estate,quando si ripopola, sia nelle altre stagioni, quando tutt’intorno regna la solitudine.
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Vi si giunge solo a piedi, dopo aver lasciato l’auto in un minuscolo parcheggio poco lontano e, già all’ingresso, sembra di entrare in un’altra dimensione spazio-temporale, che incute rispetto e invita a silenzi che parlano all’anima. Alcune viuzze in ciottolo si diramano all’interno dell’abitato e si arrampicano per poi ricongiungersi in prossimità della rocca; incombono case, anche a più piani, murate sulla viva roccia, quasi emanazione della roccia stessa; il ripiano più ampio è una modesta piazzetta, gremita di gente solo il 25 Luglio in occasione della festa patronale,sulla quale si aprono le porte delle ultime abitazioni. In alto, a guardia del borgo, due maestosi edifici: la chiesa medievale, dedicata ai Santi Jacopo e Cristoforo, il cui porticato si affaccia sulla valle angusta e profonda della Limentra occidentale e, in vetta, l’antica Rocca del Castello. Solo salendo fin lassù è possibile capire perché Sambuca è stata tanto contesa nei secoli: dalla sua torre, un tempo merlata, collocata sull’estremo contrafforte appenninico toscano, la vista si distende per lungo tratto, a nord verso il Bolognese, e a sud verso Pistoia, sulla direttrice che percorrevano i pellegrini diretti a Santiago di Compostela.
In questa pagina: scorci del borgo di Sanbuca pistoiese, raggiungibile solo a piedi; nella pagina accanto: la Rocca, abbarbicata alla fine di viuzze in ciottolato. On this page: Glimpses of the village, reachable only by foot; opposite page: The stronghold placed at the end of several lanes.
Tutt’intorno una corona di monti che confinano col cielo, non di rado di un azzurro limpidissimo. Questo cantuccio fascinoso si raggiunge percorrendo la Statale n° 64 Pistoia-Bologna ; in località Bellavalle una strada carrozzabile piena di tornanti si inerpica per poco più di un chilometro e conduce ad un Convento del ‘700 , il Santuario della Madonna del Giglio, ancora affidato alla cura delle Suore Francescane dell’Immacolata. L’abitato di Sambuca Castello è lì di fronte, a non più di un centinaio di metri, da raggiungere rigorosamente a piedi. Per il turista molte sono le mete interessanti situate nel distretto Sambucano. Oltre il crinale, nella valle del fiume Reno, è da visitare Lagacci, il paese dei proverbi (ogni viuzza e piazzetta ne espone uno), mentre nel versante opposto un’ antica mulattiera scende da Sambuca verso l’abitato di Taviano, che si snoda lungo la Statale 64 e il torrente Limentra (affluente del fiume Reno): qui si incontrano un Oratorio settecentesco, il Municipio e più avanti la casa natale dell’illustre dantista Michele Barbi. Il paese più popoloso è Pavana, quasi al confine con l’Emilia Romagna, nominato già in alcuni documenti del X secolo; più ad est i versanti della Limentra Orientale e della Limentrella ospitano borghi estremamente suggestivi, come Treppio, col suo dialetto particolarissimo; Torri, il paese di pietra e della pietra (in passato vi si lavorava questo materiale), che ha nella chiesa di S.Maria Assunta il suo staordinario culmine; Monachino, legato in passato alla famiglia fiorentina De’ Pazzi, sede di una ferriera granducale e in origine dipendente da Pian del Toro, località lì vicina che ospitava un antico Oratorio immerso tra i faggi (oggi ne resta a ricordo solo un tabernacolo).All’interno della Foresta dell’Acquerino vi sono poi i ruderi del monastero benedettino di S.Salvatore a Fontana a Taona (a quota m. 1091), antico approdo di pellegrini e poveri.
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Lupo solitario
Sambuca Pistoiese
A fascinating valley Its ancient history Numerous intriguing destinations, from Pavana to Torri, overlooking via Francigena, the medieval track for pilgrins
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ike bird nests perched on a tree, there are clusters of houses hovering over a hill, a medieval rock that overlooks them, a famous ancient road that, as it dwindles, gets lost among the green woods, only one bearded inhabitant on the land like a broom shrub, and by now the only reminder of a more vital past: this is Sambuca today. It has not always been like this, however. The town is ancient; it has an important history for its bellicose nature. The name itself, most likely of Roman origin, speaks of war (the sambuca was a military machine used by the military forces in Rome) and the war brought a large part of the historical events of the Castrum Sambucae (the Roman military camp of Sambuca). The strategic position of the Castle that lies between Pistoia and Bologna along the Via Francigina attests to the fierce and unruly nature of the inhabitants. In 1313 Selvaggia dei Vergiolesi, the woman who was the amorous subject in the poems of medieval poet and contemporary of Dante, Cino da Pistoia, died here after having taken refuge here in order to flee from the Guelfs during the feudal wars between the Guelf and Ghibelline factions. Even though there is a gradual lessening of the population, Sambuca Castello does not give the impression of being abandoned; the village is protected by the mountain sobriety and maintains its fascination, unaltered whether in the summer, when it repopulates, or in the other seasons when solitude permeates its surroundings. Only by foot can one get there, after having left the car in a miniscule parking lot not too far away. Already at the entrance it seems like one is entering into another dimension in time that commands respect and invites a silence that speaks to the soul. Some of the small pebbled alleyways of the inhabited area lead up to the fortress, houses loom over the walls onto the fortress at different levels and on the wider level is a modest little square that fills up with people only on July 25th on the occasion of the city patron saint festivities, in which the doors of the last dwellings open. High up, standing guard of the village, are two majestic buildings: the medieval church dedicated to San Jacopo and Christopher, whose portico looks over the deep and narrow valley of the western part of Limentra where the ancient fortress of the Castle peaks out. Just coming up here it is possible to understand why Sambuca was so disputed in the last cen-
turies: the view from its tower, at one time with its crenulated walls, is placed on the extreme buttress of the Tuscan Apennines and extends a long way - to the north towards the Bologna, and south towards Pistoia - on the main route where pilgrims would pass through directly on their way to Santiago di Campostela. Everything surrounds a crown of mountains that lie just below the sky, often of an extremely limpid blue colour. This fascinating little mountain nook is reached by travelling along the State Road n. 64 PistoiaBologna; in the village of Bellavalle a carriageable road full of turns slope up for just a little more than a kilometre and reach a convent of the 18th century, the Sanctuary of the Madonna of Giglio, still in the care of the Franciscan nuns of the Immaculate. The village of Sambuca Castello is there in front, not more than a hundred meters or so that can be reached only by foot. For the tourist there are many interesting destinations situated in the district of Sambuca. Other than the crest, in the valley of the Reno river, Lagacci, the village of proverbs is a must visit (as is attested on every narrow street and little square), while on the opposite side is an ancient mule track that descends down from Sambuca towards the village of Taviano and unwinds along the State Road n. 64 and the torrent, Limentra (coming from the Reno river). Here there is an 18th century Oratory, while further ahead is the native house of the illustrious 19th century Dante scholar, Michele Barbi. The most populated village here is Pavana, founds just at the Tuscan border with the region of Emilio Romagna and mentioned in several documents of the 10th century; further east is the side of eastern Limentra and here in this area there are extremely fascinating villages, such as Treppio, with its very particular dialect; Torri, the village of stone (in the past this material was manufactured here), that has in its church of Santa Maria Assunta its extraordinary summit; Monachino, linked in the past to the Florentine De’Pazzi family, the seat of a Grand Ducal iron works and at one time dependant on Pian del Toro, the locality that housed an ancient Oratory immersed between the beech trees where today only a tabernacle remains. Inside the Acquerino Forest there are ruins of the Benedictine monastery of San Salvatore a Fontana in Taona (at 1,091 meters in elevation), an ancient landing of poor pilgrims.
Sergio Cioni, ultraottantenne, è l’unico residente nel borgo di Sambuca Castello. La sua vita è trascorsa interamente tra questi monti, dai quali non si è mai voluto separare. Prima boscaiolo, poi postino, ha visto spopolarsi lentamente il paese del cui passato parla con appassionate espressioni miste di lingua e dialetto sambucano.
Lone wolf Sergio Cioni, 80 + year old, is the only resident of the village of Sambuca Castello. His life has been spent entirely among these mountains, from which he never wanted to be separated. First a woodsman, then a postman, he witnesses the village’s decrease in population slowly and speaks of its past with a language of expressions mixed with Italian and Sambucan dialect.
In questa pagina: Sergio Cioni, unico abitante del borgo; la Rocca, abbarbicata alla fine di viuzze in ciottolato.; nella pagina accanto: la salita al paese sullo sfondo della Valle del Limentra. On this page Sergio Cioni, the only inhabitant of the village; Opposite page: The ascent to the village with the Limentra valley in the background. 23
Interview with Francesco Guccini
His strong ties to these mountains In his Dictionary, stories from the Appenines
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Intervista a Francesco Guccini
Fortemente legato a queste montagne Nel suo Dizionario, l’Appennino è alla voce mestieri e ferrovie TESTO - Emanuele Begliomini
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a sigaretta sfoderata dal pacchetto quasi finito. Prima di portarsela alla bocca, subito una lezione: «Io fumo, ma voi non iniziate». Comincia così una chiacchierata con e su Francesco Guccini. Il suo nuovo libro, Dizionario delle cose perdute (Mondadori), racconta di un epoca ormai passata o che solo ha lasciato il passo alla modernità. C’è dell’ironia in questo lavoro di Guccini: si vede che il cantautore si è divertito, e molto, a buttar giù il testo che scivola via, leggero, sul filo dei ricordi. Si può dire che il suo libro fornisce uno spaccato storico importante anche per l’appennino pistoiese, citato più volte? Certo! D’altronde io sono fortemente legato a queste montagne. Ci sono un paio di capitoli dedicati ai mestieri scomparsi come quello di carbonaio e di ghiacciaolo. Per non parlare della ferrovia porrettana: una risorsa trascurata per queste zone. Discute pure di esperienze personali come la Naja, le balere e altro ancora. C’è un avvenimento che ricorda più volentieri? Forse proprio le piste da ballo, quasi scomparse del tutto con il nuovo secolo. Le ho vissute come fruitore, molto poco, a dire il vero, e in veste di musicista e cantante. Ma a tutto quello che ho scritto sono fortemente legato perché ogni cosa mi ricorda un passaggio della mia vita.
Titolo/Title : Dizionario delle cose perdute Autore/Author: Francesco Guccini Editore/Editor: Mondadori (Libellule) Pagine/Pages: 140 / Euro: 10 Francesco Guccini è esponente di spicco della scuola dei cantautori italiani ed esperto di linguistica. Francesco Guccini is a leading exponent of italian singer-songwriter, and an expert in linguistics. Il capitolo sui giochi, invece, è forse quello più approfondito. Pare strano, ma molti giovani di oggi non conoscono i divertimenti semplici di un tempo. Quello che è cambiato rispetto alla mia epoca, e che si è accentuato col trascorrere degli anni, è il non uscire più per strada. “Mamma, esco con gli amici” era la frase consueta dei giovani di allora. Oggi non è più possibile e i ragazzi stanno rintanati in casa a giocare col computer o a guardare la tv. I giochi della mia gioventù erano semplici ma da fare sempre in compagnia. Più che i divertimenti, sono cambiate le abitudini. Com’è nata l’idea di scrivere un dizionario del genere? Devo dire la verità: un editor della Mondadori me lo propose e io cominciai per gioco. L’idea mi è piaciuta fin da subito; così ho iniziato e mi hanno dovuto fermare perché non la smettevo più. Questo vuol dire che ci sarà spazio per un proseguo? Non lo escludo, c’è ancora molto da raccontare, altro da precisare e tanto da recuperare.
he cigarette is whisked out from the almost finished pack. Just before raising it to his mouth, immediately after the lesson: “I smoke, but don’t you all begin.” Here the conversation with and about Francesco Guccini begins. His new book, Dizionario delle cose perdute (Mondadori), tells of a time far away, or rather, that has allowed destiny to give way to modernity. There is an irony in this work by Guccini: you can tell that the singer songwriter had a lot of fun writing this book that treads lightly into the depths of his memory. Can one say that your book provides an important historical reference also for the Pistoiese Apennines, which are cited numerous times? Certainly! My ties to these mountains are very strong. There are a few chapters dedicated to the lost trades such as that of the Coalman and the Ice vendor. Not to mention the Porrettana Railway: a resource that has been neglected for these areas. It even discusses the personal experiences such as the Naja, the dance halls and others as well. Do you have a memory that you recall above others? Maybe the dance floors, which have practically completely disappeared with the turn of the century. They were small parts of my life, to tell the truth, while in the clothes of musician and singer. But I am strongly tied to all that I wrote because each thing reminds me of a different moment in my life. The chapter on games, instead, is the one that is the most in depth. It seems strange, but many young people today do not know about the simple pleasures that existed at one time. What has changed compared to my day, and that has to be stressed, is that as the years have gone by, people don’t go out into the streets anymore. “Mamma, I’m going out with friends” was the phrase. Today this isn’t possible anymore and kids stay cooped up at home playing on the computer or watching TV. The games of my youth were simple but you had to do them in the company of others. More than the entertainment, the customs have changed. How was the idea of writing this kind of dictionary born? I have to tell the truth: an editor from Mondadori publishing proposed that I write it and I began it just for fun. I liked the idea a lot from the very beginning, so I started and they had to stop me because I wouldn’t stop. Does this mean that there will be a second book? I can’t rule that out. There is still a lot more to tell, some things to clarify and a lot to recover. 25
...nella natura
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a linea Fufluns®, nasce dall’amore dei suoi creatori per la tradizione vinicola toscana e delle loro terre. In una regione ricca di sapori dalle morbide colline come questa, si produce un prezioso nettare che nutre le sue radici fin dall’antichità, il vino, “miele del cuore” come lo definì Omero. Antica civiltà toscana, furono gli Etruschi. Si suppone che questo popolo si dedicasse attivamente alla viticoltura fin dall’età del ferro. Svilupparono poi tecniche specifiche per la vinificazione ed un culto divinatorio per questo pregiato prodotto della terra. Gli Etruschi associarono quindi al vino una loro divinità, che era il corrispettivo del greco Dioniso e del romano Bacco, questa divinità si chiamava Fufluns. Da questo, deriva il nome della linea Fufluns® che abbiamo voluto dedicare a questo antico popolo che fa parlare ancora oggi di se e del suo ingegno. Le terre toscane quindi, fin dai loro albori, hanno prodotto pregiatissimi vini che segnano indelebilmente la storia e le tradizioni del territorio. Nobili casate e piccole famiglie contadine, in toscana, fanno vini da sempre ed ancora oggi regalano a tutti noi sapori che hanno un’identità ed un’anima umana. Siamo partiti da questi concetti per realizzare i nostri progetti di design di arredamento, sfruttando il riuso di pregiati materiali come le barrique in rovere che altrimenti sarebbero immeritatamente messe in disuso. Le barrique sono usate per affinare il vino ed il loro ciclo di vita è in genere di soli tre passaggi d’invecchiamento, dopo di che sono rigenerate
o appunto, dimesse. Durante la vita della botte, questa si tinge nel suo interno di splendidi colori e s’impregna di inebrianti profumi, che noi vediamo bene di non cancellare, anzi, cerchiamo di esaltarne i particolari e far ruotare in torno ad essi tutto lo sviluppo dei progetti. Ecco perché, quando vedi, tocchi o ti siedi su un prodotto della linea Fufluns® di Officine Ferro Toscano® puoi provare emozioni uniche. Le forme sono ricercate, mai banali e con linee pulite e semplici. I materiali sono lavorati e trattati con tecniche naturali che trasmettono al tatto la consistenza del loro pregio. Il profumo ricorda e richiama alla mente le note aromatiche del pregiato contenuto delle barrique. Il confort avvolgente è quindi sublimato in un’esperienza sensoriale trasformata in emozione profonda e viscerale. Le nostre creazioni parlano di vita, hanno una storia da raccontare ed hanno un’anima…
he line Fufluns ®, was born from the love of its creators for the land and the tradition of Tuscan wine. In a region rich in flavors and soft rolling hills, it produces a valuable nectar that nourishes its roots from ancient times: the wine, “honey of the heart” as Homer called it. The Etruscans were part of the ancient civilization. It is assumed that these people practiced viticulture since the age of iron. They developed specific techniques for making wine together with a cult of this precious product of the earth, a deity devoted to wine, similar to the greek Dionysus and the Roman Bacchus. This deity was called Fufluns. From this comes the name of the line Fufluns ® that we have dedicated to this ancient people still famous for its wit . The lands of Tuscany, from their beginnings, have produced excellent wines that indelibly marked the history and traditions of the area. Noble families and small farm families in Tuscany produce wines as always and still provide us all with flavors that have an identity and a soul. We started with these concepts to develop our plans for furniture design, leveraging the reuse of valuable materials such as oak barriques that would otherwise be unjustly put out of use. The barriques are used to make the wine better, and their life cycle is, in general, only three steps of aging, after which they are regenerated or discharged. During the life of the barrique its interior is tinged with beautiful colours and full of heady scents that we do not take off but, rather, we try to bring out in detail. That’s why, when you see, touch, or sit on a product line of Fufluns ® of Officine Ferro Toscano® it is an exhilarating experience. The shapes are elegant, never commonplace, and with clean and simple lines. The materials are processed and treated with natural techniques which convey to the touch the consistency of their quality. The scent calls to mind the flavourful notes of the valuable contents of the barriques. The comfort is then produced by the sensory experience that transforms into deep and visceral emotion. Our creations speak of life, have a story to tell and have a soul ...
Stefano Orlandi - Ph. +39 338 8188136 Andrea Gonfiantini - Ph. +39 339 8483938
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Palazzo Fabroni
Museo d’arti visive Autentico vanto cittadino, ospita collezioni dei piÚ importanti maestri contemporanei: da Parmiggiani e Kounellis, ai pistoiesi Nativi e Fabbri
TESTI - Francesca Joppolo FOTO - Fabrizio Antonelli - Carlo Chiavacci - Serge Domingie 28
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’è un cuore di acciaio che batte per Giovanni Pisano. Il cuore di Claudio Parmiggiani. All’unisono i rintocchi delle campane, le campane “povere” di Jannis Kounellis. Il cuore e le campane guardano la chiesa romanica di Sant’Andrea, con il pergamo del Pisano, dalle finestre di Palazzo Fabroni, edificio settecentesco dalla scenografica facciata curvilinea, che fu casa-torre dei Dondori, poi dimora dei Fabroni, e ora centro di arti visive contemporanee. Le opere che Parmiggiani e Kounellis hanno donato (Dedicato a Giovanni Pisano; Calco di cuore umano; Fusione in acciaio, esemplare di Divina Commedia, 2007 e Senza titolo. Legno, corda e campane 1993-2009) simboleggiano il dialogo fra l’arte antica e l’arte contemporanea. Un dialogo che a Pistoia è molto più evidente che altrove. Un’autentica specialità culturale cittadina. «Del resto l’arte è sempre stata contemporanea. Anche Michelangelo quando affrescava la Sistina era contemporaneo di qualcuno – dice Elena Testaferrata, responsabile dell’Unità Operativa Musei e Beni culturali del Comune di Pistoia-. Infatti io immagino il Museo Civico e Palazzo Fabroni come un unico museo con due sedi. Dal San Francesco duecentesco di Coppo di Marcovaldo a oggi. Il biglietto d’ingresso è già lo stesso». All’inizio del ‘90 il Comune scelse il palazzo per le attività espositive di arte contemporanea,
in armonia con il destino delle ex proprietà dei Fabroni, dato che furono della famiglia anche la villa e la fattoria di Celle che accoglie la collezione d’arte ambientale di Giuliano Gori. Dopo le prime tre mostre dedicate a Fernando Melani (1990), Gianni Ruffi (1990) e Umberto Buscioni (1992) tra il 1993 e il 2002 si sono succedute esposizioni personali e tematiche su protagonisti dell’arte italiana degli anni Sessanta affermati in campo internazionale: Kounellis, Luciano Fabro, Michelangelo Pistoletto, Diego Esposito, Roberto Barni, Giuseppe Uncini, Giuseppe Chiari, Enrico Castellani . Nel 2004 la chiusura per lavori e dopo tre anni la riapertura con Claudio Parmiggiani. Adesso si sono invertite le parti: la Collezione permanente , inaugurata nel 1997 e costituita da fondi civici originari, acquisizioni e donazioni, è stata riallestita al piano nobile mentre il secondo piano è per le mostre. «C’è stato un ribaltamento del punto di vista -spiega Testaferrata-. Palazzo Fabroni sarà da considerare, non tanto come uno spazio espositivo dotato anche di una collezione permanente, ma come un museo sempre aperto al pubblico, dove si faranno anche delle mostre. E questo non solo per la scarsezza di risorse economiche e, soprattutto, di persone, perché le cose si fanno più con le persone che con i soldi, come si potrebbe pensare in tempi di vacche magre, ma perché il Comune ha deciso di investire sull’offerta musea-
le e dal dicembre 2009 fa parte dell’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani (Amaci). L’amministrazione ha sempre tenuto all’arte contemporanea: nel 1928 acquistò le opere di artisti pistoiesi operanti fra le due guerre, quindi nati ai primi del secolo, giovani e non ancora affermati. Palazzo Fabroni, con la suggestiva enfilade delle porte, ospita le sale monografiche dei pistoiesi Mario Nigro, Gualtiero Nativi e Agenore Fabbri e le sale collettive che tracciano il percorso dei linguaggi dell’arte contemporanea: dall’arte povera alla Concettuale, dalla Minimal Art alla poesia visiva. Nell’autunno del 2011 Aurelio Amendola ha donato undici ritratti fotografici di artisti: fra gli altri De Chirico in gondola, Marino Marini con un cavallo e Burri che “brucia”. Il sacro fuoco dell’arte.»
In questa pagina dall’alto in senso orario: Senza titolo (1969), opera di Mario Merz; una delle sale di palazzo Fabroni; scultura di Agenore Fabbri; Jannis Kounellis e Bruno Corà; nella pagina accanto: Teatro, installazione di Michelangelo Pistoletto del 1995. On this page, clockwise from top: Without a title (1969) work by Mario Merz; one of the hall of Palazzo Fabroni; sculpture by Agenore Fabbri Jannis Kounellis and Bruno Corà; opposite page: Theatre, installation by Pistoletto.
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Palazzo Fabroni
A visual art museum Sopra in senso orario: Un’opera di Alfredo Pirri; Sala con la collezione di fotografie donate da Aurelio Amendola; in basso: Legno, corde e campane di Jannis Kounellis; nella pagina accanto: Divano d’erba di Daniel Spoerri. Above clockwise: A work by Alfredo Pirri; Room with the photographic collection donated by Aurelio Amendola; Below: Wood, cords and bells by Kounellis; Opposite page: Grass covered couch by Daniel Spoerri.
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Authentic pride of the city houses collections of leading contemporary artists: from Parmiggiani and Kounellis to Pistoiese Nativi and Fabbri
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here is a heart of steel for Giovanni Pisano by Claudio Parmiggiani. The meeting sounds of the bells, the “poor” bells by Jannis Kounellis. The heart and the bells looks over the Romanic church of Sant’Andrea - with Pisano’s pulpit -from the windows of Palazzo Fabroni, an 18th century structure with a curved façade that was once the tower house of the Dondori family, then the home of the Fabroni family and now a contemporary visual art centre. The works that Parmiggiani and Kounellis gave (dedicated to Giovanni Pisano, the Mould of human heart; Fusion in steel, exemplar of the Divine Comedy, 2007, and a work “Without a title.” Wood, cord and bells 1993-2009) symbolize the dialogue between ancient and contemporary art. This dialogue is more evident in Pistoia than elsewhere; it is an authentic city specialty. “Even Michelangelo while he was painting the Sistine Chapel, was a contemporary of someone – says Elena Testaferrata, the Director of the Unità Operativa Musei and Beni culturali of the city of Pistoia-. In fact, I imagine the Civic Museum and Palazzo Fabroni as a unique museum with two parts, from San Francesco of the 13th century by the artist, Coppo di Marcovaldo to today. The entrance price is the same.” At the beginning of the 1990’s the City chose the palazzo for the expositions of contemporary art, in harmony with the history of the building once owned by the Fabroni, given that the family also owned the Celle Villa and Factory that houses the environmental art collection of Giuliano Gori. After the first exhibits dedicated to Feran-
do Melani (1990), Gianni Ruffi (1990) and Umberto Buscioni (1992) between 1993 and 2002 personal and thematic expositions of Italian art from the 1960’s have taken place with artists recognized at the international level: Kounellis, Luciano Fabro, Michelangelo Pistoletto, Diego Esposito, Roberto Barni, Giuseppe Uncini, Giuseppe Chiari, and Enrico Castellani. In 2004 there was the closure for work on the structure and after three years the re-opening with Claudio Parmiggiani. Now the roles have been inverted: the permanent collection, inaugurated in 1997 and created by civic funding, acquisitions and donations was re-organized and placed on the main floor while the second floor is for the exhibitions. “There was a change in the overall concept” – explains Testaferrata. Palazzo Fabroni will be considered, not only as an expository space that has a permanent collection, but also as a museum that is always open to the public, where exhibitions will be held. This is not only for the lack of economic resources and most of all, of people - because things are done more with people than with money - but because the City decided to invest in the museum offerings and since December 2009 it is part of the Association of Italian Contemporary Art Museums (Amaci). The administration has always kept the contemporary art: in 1928 the works of Pistoiese artists who worked in the period between the two world wars, therefore born at the beginning of the century, were young and not yet well known. Palazzo Fabroni, with its suggestive doors, houses the monographic rooms of Pistoiese artists, Mario Nigro Gualtiero Nativi and Agenore Fabbri and the collective rooms that trace the paths of the language of contemporary art: from poor art to conceptual art, from minimalist art to visual poetry. In the fall of 2011 Aurelio Amendola donated eleven photographic portraits of artists: among them is De Chirico in a gondola, Marino Marini with a horse and Burri who “burns” the sacred fire of art. Palazzo Fabroni – Arti Visive Contemporanee Via S. Andrea - 51100 Pistoia Tel. 0573371214 - 0573371817 www.comune.pistoia.it/musei/arti_visive.htm
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La parola alla storica dell’arte Elena Testaferrata
I sogni vanno realizzati Il primo si avvera in autunno: uno spazio polivalente dal sapore internazionale
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lena Testaferrata, storica dell’arte, pensa che i sogni non si realizzino subito, ma pensa che si realizzino. E il suo su Palazzo Fabroni è finanziato. «C’è un progetto di recupero del piano terra, ormai libero dagli uffici dell’anagrafe. Diventerà un spazio polivalente con la nuova biglietteria, il bookshop e nel giardino una caffetteria. Tutto dovrà essere bello. Anche la bellezza degli arredi svolge un ruolo educativo. Con la Collezione permanente al piano nobile e il recupero del piano terra, Palazzo Fabroni diventerà un luogo da frequentare, un luogo che educa e diverte». E le mostre? «Nell’autunno si inaugura Luciano Fabro/Fernando Melani-Scultura a due voci incentrata sulla ricostruzione filologica-documentaria del rapporto tra due dei più importanti protagonisti dell’arte italiana del dopoguerra. Concepita come itinerario espositivo che unisce idealmente Palazzo Fabroni e la casa-studio di Fernando Melani. Curata da Ludovico Pratesi con la collaborazione di Silvia Fabro, la rassegna analizza, colmando una lacuna nella storia dell’arte italiana, uno dei rapporti artistici più originali e fecondi tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento». Casa Melani si può già visitare, su appuntamento: Anna Laura Giachini +39 0573 371279.
The words of art historian, Elena Testaferrata
Dreams must be made into reality The first will take place in the fall: a polyvalent space with an international flavour
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rt historian, Elena Testaferrata, thinks that dreams are not meant to automatically come true, but rather that they should be made into reality. And her dream of Palazzo Fabbroni has been made into just that. “There is a project of recovery of the ground floor, by now free of the registry offices. It will become a polyvalent space with a new ticket office, and the bookshop and the caffè in the garden.
Everything will be beautiful. Even the beauty of the furnishings has an educative role. With the permanent collection on the main floor and the recovery of the ground floor, Palazzo Fabroni will become a place to visit, a place that educates and encourages enjoyment.” And the exhibits? In autumn there will be the inauguration of the exhibit Luciano Fabro/Fernando Melani – Sculpture with two voices centred on the philological-documentary reconstruction of the relationship between two of the most important protagonists of Italian art in the post world war period. It is conceived as an expository itinerary that ideally unites Palazzo Fabroni and the home/studio of Fernando Melani. Its curator is Ludovico Pratesti with the collaboration of Silvia Fabro. The show analyzes - filling in a lacuna in the history of Italian art - one of the more original and productive artistic relationships of the 1960’s and 70’s of the 20th century. Casa Melani can be visited by making an appointment with Anna Laura Giachini, +39 0573 371279.
In alto: Apocalypsis cum figuris, opera di Claudio Parmiggiani esposta a Palazzo Fabroni; in basso: chiosco all’interno del palazzo. Above: Apocalypsis cum figuris, a work by Claudio Parmiggiani on display in Palazzo Fabroni; Below: Cloister inside the palazzo;
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Museo degli oggetti desueti
TESTI Giancarlo Zampini FOTO Fabrizio Antonelli
La Querciola e la Casa di Zela Unico nel suo genere, solita meta di scuole e appassionati 35 35
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era ricchezza, non solo di Quarrata ma di tutto il Pistoiese, è L’Area Naturale Protetta di Interesse Locale “La Querciola” che si estende per quasi 120 ettari all’interno del territorio del Comune di Quarrata, fra le frazioni di Caserane, Casini e Catena, confina con il torrente Ombrone e il Fosso Dogaia del Quadrelli. La Querciola fa parte del progetto della Regione Toscana “Lungo le rotte migratorie”, che collega una serie di zone umide dislocate fra la costa e la piana dell’area metropolitana, Firenze, Prato, Pistoia. All’interno esistono da anni due laghi da caccia, soggetti a prosciugamento estivo, chiamati “Lago di Zela” e “Lago di Bigiana”, oltre quattro laghetti che si presentano allagati anche durante l’estate, grazie alla loro notevole profondità. Una parte di territorio è di proprietà del comune di Quarrata, nella zona denominata “La Laghina” è stato realizzato un progetto di recupero ambientale come oasi faunistica di nidificazione e sottoposta a divieto di caccia. L’importanza naturalistica è da attribuire alle centinaia di alberi presenti, fra i quali gli olmi, aceri, pioppi, salici e querce, oltre le tante specie erbacee, in particolare lungo i
fossi. Luogo di eccezionale accoglienza per ogni tipo di uccello acquatico, dalle gallinelle all’airone cenerino, germani, mestoloni, beccaccini, anitre, e tante altre specie. All’interno dell’area de “La Querciola” si trova la Casa di Zela, una grande struttura in passato adibita a residenza colonica, donata al comune di Quarrata dai fratelli Banchelli, storica famiglia originaria della zona. Da oltre due anni la Casa di Zela è stata recuperata interamente, sono stati necessari 800 mila euro, l’80% frutto di contributi della Comunità Europea, e in parte minore dalla Fondazione del Monte dei Paschi di Siena. Lo storico edificio ospita al piano mansardato una dozzina di posti letto, al piano terra una sala convegni, quanto serve per classificare tutto il
complesso idoneo alla promozione turistica e alla didattica. Le altre numerose stanze ospitano la raccolta di oggetti di vita contadina e antichi mestieri di Ernesto Franchi, tutti catalogati, esposti con grande garbo e maestria. Ernesto Franchi, di professione tappezziere, nato a Campli in provincia di Teramo nel 1952, arriva a Quarrata all’età di cinque anni quando Pio, suo padre, che faceva il venditore ambulante, si trasferì in Toscana per cercare migliore fortuna: “Andavo a caccia in giro per la Toscana, dice Ernesto, spesso mi capitava di tornare a casa senza avere sparato un colpo: non poteva andare in modo diverso, invece di correre dietro ai fagiani mi fermavo nell’aia di contadini ad ammirare aratri, vanghe, ceste, zappe, ecc.
In particolare, dice ancora Ernesto, ero attratto da tutto quello che appariva emarginato, messo da parte: in molti casi si trattava di attrezzi superati dalla tecnologia, diventati fuori moda”. Era in uso in tutte le famiglie contadine, così come nei laboratori artigianali, di non disfarsi mai degli oggetti diventati vecchi, venivano accantonati, dimenticati, fino a quando l’usura del tempo non gli avesse consumati. Dice Ancora Ernesto Franchi: “Le prime difficoltà arrivarono quando trovavo oggetti e attrezzi di sicuro interesse storico, accantonati da decenni, ma nessuna persona in grado di spiegare l’uso che di questi attrezzi veniva fatto: era un vero rompicapo”. La soluzione? “Fare domande alle persone più anziane”.Proprio di tutto. Nel corso degli anni Ernesto ha raccolto attrezzi ed oggetti di uso quotidiano di tutti i tipi: zappe, vanghe, rastrelli, aratri, attrezzi da cantina, residui bellici, giocattoli, coltelli, forbici, scarpe, scatole, abbigliamento, pentole e articoli da cucina, foto, libri, scritti, lettere, disegni, il tutto si può ammirare all’interno della Casa di Zela, anche una camera perfettamente ricostruita. L’attrezzo più vecchio della raccolta è un paio di forbici da tessuto del 1500, il pezzo più piccolo un residuo di un proiettile recuperato all’interno di un tronco d’albero: non è escluso che la pianta abbia fatto da riparo a una persona, così da salvargli la vita; il pezzo più grande, un barroccio targato Quarrata n. 69; il pezzo più amato, la cassetta da venditore ambulante di Pio, suo padre. In queste pagine, dall’alto in senso orario: scorcio dell’Area Naturale protetta Le Querciole; interno del museo la Casa di Zela; edificio che ospita il museo e l’agriturismo con una dozzina di posti letto. Nella doppia pagina precedente: Ernesto Franchi, curatore del museo, a lavoro fra gli oggetti desueti. On these pages, clockwise from top: Corner of the Protected Natural Area of Le Querciole; the interior of the museum of the Casa di Zela; a building that houses the museum and the agriturism with a dozen guest beds.In the preceding double page layout: Ernesto Franchi, the museum curator, at work among the obsolete objects. 37
The museum of obsolete objects
La Querciola and the Casa di Zela Museum Unique of its kind - a frequent destination for schools and antique enthusiasts
A
truly abundant area of land is the Natural Area Protected by Local Interests, “La Querciola,” that extends for almost 120 hectares inside the territory of Quarrata, between the areas of Caserane, Casini and Catena, and borders with the torrent, Ombrone, and the Dogaia of Quadrelli. La Querciola is a part of the project of the Region of Tuscany, “Along the Migratory Routes,” that connects a series of humid zones dislocated between the coast and the plains of the metropolitan area of Florence, Prato and Pistoia. Inside there are two hunting lakes, subject to drying up in the summer months, called “Lag di Zela” and “Lago di Bigiana,” in addition to four small lakes that become flooded even during the summer due to their considerable depth. A part of the territory is owned by the city of Quarata and in the zone referred to as “La Laghina” an environmental recovery project was created as an oasis for fauna nesting and is a no hunting zone. The naturalistic importance is to account for the hundreds of trees present, among which are Elms, Poplars, Weeping Willows, and Oaks, other than many herbaceous species, and in particular along the moats. A place of exceptional welcome for every type of marine bird, from Chicks to the Grey Herons, Wild Ducks, Shovelers, Snipes, Drakes, and many other species. Inside the area of “La Querciola” we find the Casa 38
di Zela, a large structure that in the past was equipped with a farmhouse residence donated to the city of Quarrata by the Banchelli brothers, a historic family originally from the area. For more than two years the Casa di Zela has been entirely recovered and 800,000 euro were necessary for it; 80% is the fruit of contributions by the European community, and a minor part by the Foundation of Monte dei Paschi di Siena. The historical building houses on the loft floor a dozen beds while on the ground floor there is a convention room large enough to classify the entire complex as suitable for tourist and didactic promotion. The other numerous rooms house the collection of objects of the life of the countryside and traditional jobs by Ernesto Franchi, all catalogued and on display with immense grace and skill. Ernesto Franchi, an upholsterer by profession, born in Campli in the province of Teramo in 1952, arrived in Quarrata at the age of five years old when his father, Pio, was a travelling vendor and moved to Tuscany in the hopes of making more money: “I would go hunt around Tuscany, says Ernesto, and often it would happen where I would return home without having made one shot: it couldn’t have been any other way besides chasing pheasants. I would stop in the barnyard of the farmers to admire ploughs, spades, baskets, hoes, etc…In particular, Ernesto continues, I was attracted to all that appeared marginalized, cast aside: in many cases it meant equipment outdated by technology, that became out of style.” It was common among all the farming families, just as in the artisan laboratories, to not ever get rid of the objects that had gone out of style - they would be abandoned, forgotten, until the uses of the time would have consumed them. Ernesto also points out: “The first problems came about when I would find objects and tools of certain historical interest, abandoned by decades, but no one is able to explain the use that these tools were for: it was a true brainteaser.” The solution? “Ask the oldest people questions.” Over the course of the years Ernesto collected
equipment and objects for daily use of all types: hoes, spades, rakes, ploughs, wine cellar equipment, left over armaments, toys, knives, scissors, shoes, boxes, clothing, pots and kitchen items, photos, books, writings, letters, designs - it can all be admired inside the Casa di Zela. The oldest equipment of the collection is a pair of scissors from the 1500’s; the smallest piece is a remainder of a bullet taken from a tree trunk (the hypothesis that the tree served to block a person and might have saved his life cannot be excluded); the largest piece is a wagon marked Quarrata n. 69; the most beloved piece is a cassette of a travelling salesman used by his father, Pio.
In alto: oasi faunistica di nidificazione, con divieto di caccia; in basso: antico telaio esposto nella Casa di Zela. Above: Oasis of fauna nesting, in a no hunting zone; Below: Ancient handloom on display in the Casa di Zela.
L’arte di creare un evento indimenticabile Uno straordinario mix di competenza e esperienza “Progettare, organizzare e coordinare un evento, grande o piccolo, dove tutto scorra alla perfezione, che metta a proprio agio ospiti e partecipanti, è un’attività complessa e difficile che prevede la sintonia di tanti elementi e professionisti differenti. Scegliere una location adatta e arredarla o attrezzarla, trovare il catering e il personale di servizio, magari artisti e musicisti per il programma di intrattenimento, sono solo alcuni dei particolari che trasformano l’occasione di stare insieme nella magia di un evento perfetto. Per questo servono persone come Mara Borchi che, da oltre dieci anni, è attiva nel settore con grande passione, competenza ed esperienza.”
The art to set up an event to remember An extraordinary mix of expertise and competence “The planning, organization and coordination of large and small events - where everything falls perfectly into place and where guests and participants are made to feel welcomed - is a complex endeavour that requires a symphony of numerous elements and various professionals. From choosing the right location and decorating it to finding the right caterers and service personnel are only a few of the many details that transform the occasion of being together in the magic of a perfect event. It is for this reason that people like Mara Borchi are needed. For over ten years she has been active in this sector demonstrating her great passion, competence and experience.”
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Monumento votivo Brasiliano
Nella memoria è viva l’amicizia Il Milite Ignoto, nel quartiere di San Rocco a Pistoia, ricorda oltre quattrocento caduti della seconda guerra mondiale TESTI Francesca Joppolo FOTO Nicolò Begliomini 41
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al Brasile alcuni vennero a morire in Italia, altri s’innamorarono, e un bastimento carico delle future spose salpò dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Molti dei soldati della Força Expedicionaria Brasileira (F.E.B.), sbarcati a Napoli il 16 luglio del 1944, erano giovani e attraversarono l’oceano per una scelta romantica: l’Italia era il paese di origine delle loro famiglie, emigrate nel 1860. Il contingente contava circa venticiquemila uomini che, nella mostruosità del conflitto, portarono calore umano e un esempio di anti razzismo: d’ogni colore e insieme mentre nell’esercito USA bianchi e neri erano separati in casa. Pistoia conobbe la loro amicizia e ospitò le loro spoglie. Molto meno romantica la decisione di entrare in guerra presa dal dittatore Getulio Dornelles Vargas: nel gennaio del 1943 il presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Rooesvelt lo “convinse” a schierarsi contro la Germania, l’Italia e il Giappone. Un rifiuto avrebbe comportato un’invasione dei territori brasiliani di nord-est del Brasile, un assenso i soldi necessari per impiantare la prima fabbrica siderurgica del paese. Fino ad allora lo stato sudamaricano, pur maldisposto per l’affondamento di alcune navi mercantili da parte di sommergibili tedeschi e italiani, aveva mantenuto una posizione di neutralità.
Da Napoli i brasiliani arrivarono anche in Toscana e, dopo le battaglie di Massarosa, Camaiore e del Monte Prana, le truppe guidate dal maresciallo Mascarenhas de Moraes si diressero nella valle del Serchio e verso la fine di ottobre, dopo aver verificato le potenzialità belliche e la resistenza dell’esercito tedesco, vennero spostate nella parte centrale del fronte, sull’Appennino toscoemiliano nel Quartier generale avanzato di Porretta Terme. A Pistoia furono sistemati il deposito materiali e la stazione radio che manteneva i contatti con la madre patria. E, nel quartiere di San Rocco, il cimitero. I 457 soldati brasiliani morti nella campagna d’Italia furono seppelliti tutti in questo cimitero. Nel dicembre del 1960, per volere di Mascarenhas de Moraes, le salme furono portate nel camposanto monumentale della spiaggia del Flamengo a Rio de Janeiro, ma a Pistoia, per ricordare il passaggio e il sacrificio dei giovani combattenti, fu inaugurato, nel 1967, il Monumento Votivo Militare Brasiliano, che ospita ancora il corpo di un soldato, il milite ignoto. Lo ha recuperato il guardiano del Monumento, rimasto in Italia dopo la guerra per prendersi cura del cimitero: il sottotenente Miguel Pereira, ex combattente della Força Expedicionaria Brasileira.
Brazilian votive monument
Friendship is alive in our memories In the Brazilian cemetery, the Unknown Soldier honours over four hundred soldiers fallen in World War II
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ome come from Brazil with the intent to live for the rest of their lives in Italy, others to fall in love, such as the ship full of future wives who sailed here at the end of World War II. Many of the soldiers of the Força Expedicionaria Brasileira (F.E.B.) who arrived in Naples on July 16th of 1944, were youth who crossed the ocean for a romantic dream: Italy was the land of their families who immigrated here in 1860. The contingent numbered 25,000 men who, in the monstrosity of the conflict, brought human warmth and an example of anti-racism: of every skin colour and united together while in the American army whites and blacks were separated back at home. Pistoians got to know them and cherished their friendships, and as a result their remains rest here today. A lot less romantic was the decision to enter into war under the dictator, Getulio Dornelles Vargas. In January of 1943 the President of the United States, Franklin Delano Roosevelt “convinced” him to line up against Germany, Italy and Japan. A refusal would have brought an invasion of the Brazilian territory of the northeast part of Brazil,
and an absence of the money necessary to plant the first ironworks plant in the country. Until then, the South American country, even being ill disposed for the sinking of several mercantile ships on the part of the German and Italian submarines, had maintained a position of neutrality. The Brasilians arrived in Tuscany from Naples and, after the battles of Massarosa, Camaiore and Monte Prana, the troupes guided by the Marshall, Mascarenhas de Moraes, then headed into the valley of Serchio. Towards the end of October, after having verified the potential arms and the resistance of the German army, they were moved to the central part of the front lines, on the Tuscan-Emilian Apennine in the advanced General Quarter of Porretta Terme. In Pistoia the material deposits were arranged and the radio station that maintained contact with the homeland and, in the area of San Rocco, the cemetery. The 457 Brazilians who died in the Italy campaign were all buried in this cemetery. In December of 1960, on the order of Mascarenhas de Moraes, the bodies were brought to the monumental graveyards of the beach of Flamengo in Rio de Janeiro, but in Pistoia, in order to commemorate the sacrifice and passing of the young combatants, the Brazilian Military Votive Monument was inaugurated in 1967, called the Unknown Soldier. The caretaker of the Monument remained in Italy after the war to take care of the cemetery. He was the second lieutenant, Miguel Pereira, an ex combatant of the Força Expedicionaria Brasileira.
In questa pagina: scorci del giardino del Monumento votivo; nella pagina precedente: il monumento votivo al Milite Ignoto. On this page: Parts of the garden of the votive monument; Previous page: The votive monument of the Unknown Soldier.
Incontro con la Storia, An encounter with a Montecatini History in Montecatini
Promotore Evento: Mario Pereira – Direzione tecnica e Organizzazione: Aloha Eventi e Viaggi Event promoter: Mario Pereira – Technical and Organizational Direction: Aloha Eventi e Viaggi
Torna a Montecatini Terme (Mondolandia Village) nei 11-12-13 e 18-19-20 maggio 2012 l’appuntamento con Vivere I’Appennino, rassegna socio turistico e culturale del sistema montuoso Tosco-Emiliano. Ambiente, cultura, tradizioni, sport, gastronomia, economia, turismo bianco e verde sono gli ingredienti dell’esposizione. In occasione di questa terza edizione, Vivere l’Appennino sarà arricchita dell’evento: “Incontro veterani brasiliani – Corpo della FEB – Italia 11 – 19 Maggio 2012”. Questo evento ha l’obbiettivo di voler divulgare e mantenere vivido il ricordo di una parte della storia della seconda guerra mondiale legata all’Appennino Tosco-Emiliano. Il fine è di onorare e riportare in Italia i veterani della Feb, la Força Expedicionaria Brasileira, che giunsero in Italia nel luglio del 1944. All’interno dell’area espositiva sarà inoltre allestita una mostra fotografica di immagini dei luoghi storici tra ieri ed oggi, la cui autrice è una figlia di un veterano. Saranno esposti mezzi militari originali e cimeli appartenuti al contingente Brasiliano.
Returning to Montecatini Terme (Mondolandia Village) on May 11th, 12th, and 13th and May 18th, 19th, and 20th is the exposition, Living in the Apennines, a tourist and cultural event on the Tuscan-Emilian mountains. Environment, culture, traditions, sports, gastronomy, economy, white and green tourism are the highlights of the exposition. On the occasion of this third edition, Living in the Apennines will be further enriched by the event: “Meeting with Brazilian veterans – the FEB Corps - Italy – May 11th19th 2012. This even has the objective of displaying and keeping the vivid memory alive of a part of history of World War II linked to the Tuscan-Emilian Apennine. The main objective is to honour and return to Italy the veterans of the FEB corps, the Força Expedicionaria Brasileira, which arrived in Italy in 1944. Inside the exposition there will be as well a photographic show of images of the historical places between today and yesterday. The event organizer is the daughter of one of the veterans. Original military equipment will be on exposition and family heirlooms pertaining to the Brazilian contingent. 43
TESTI Enza Pirrera FOTO Andrea Alfieri
Informa
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en mille bambini e ragazzi italiani e stranieri con patologie saranno ospitati nella struttura di Limestre Chiunque nella vita abbia avuto l’occasione di “far felice un bambino” sa quanta gioia può ottenere da questo fatto. Sentirsi un “mago della serenità” regala emozioni forti. Se poi si tratta di un piccolo con particolari difficoltà esistenziali, a causa di poca salute, la soddisfazione dell’uomo impegnato nel bene aumenta. Immaginate di moltiplicare per mille volte e per mille giovani questo evento meraviglioso e avrete capito cos’è l’Associazione Dynamo Camp Onlus. “Un bambino malato è un bambino come tutti gli altri” e l’unico scopo di questa associazione è quello di donare momenti di felicità a quelli meno fortunati per farli sentire semplicemente bambini. Perché la spensieratezza e la fiducia in sé stessi sono medicine altrettanto importanti quando la malattia colpisce in giovane età. In Toscana, a San Marcello -Limestre (PT), in un grande spazio verde stupendo, c’è un camp di Terapia Ricreativa, primo in Italia, appositamente strutturato per ospitare gratuitamente per periodi di vacanza e di svago giovani dai 7 ai 17 anni, è Dynamo Camp e quando lo conosci te ne innamori. Niente di retorico, niente di esagerato, niente di irreale in questo concetto preciso. Chi entra nella dimensione di questo luogo di delizie per i minori, scelti fra i meno fortunati, arriva all’inizio convinto solo di dare aiuto. Di voler portare sostegno (indubbiamente importantissimo per la continuità e la vivacità dell’ambizioso progetto ), ma, all’inizio, non può immaginare che poi se ne andrà portando via una personale“cornucopia di energia esistenziale”. Dynamo Camp, nato nel 2007 come campo estivo, che nella prima stagione ha ospitato 60 bimbi, è una vera costola dell’Association of Hole in the Wall Camps, fondata nel 1998, dall’attore Paul Newman. Qui, però, per il 2012 ci vorranno 600 persone di buona volontà, disposte a collaborare per raggiungere l’obbiettivo di accogliere ben 1000 fra bimbi e ragazzi affetti da patologie gravi e croniche. Saranno ospitati gratuitamente
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600 “maghi della serenità” nella struttura durante sessioni invernali, estive, e nei week end anche con le famiglie, nel corso di quest’anno. Ospiti provenienti da tutte le regioni d’Italia e da paesi esteri come Germania e del bacino Mediterraneo (Iraq, Siria, Giordania). L’Associazione Dynamo Camp Onlus ricerca volontari per 9 sessioni per bimbi e ragazzi, e 5 sessioni e week end per le famiglie. La prossima formazione dei candidati dopo il colloquio di selezione avverrà durante il fine settimana dell’8/10 giugno. I volontari, verranno selezionati fra giovani che hanno compiuto 19 anni, e che saranno poi preparati a gestire le necessità e le problematiche degli piccoli ospiti. Nessuna competenza specifica è indispensabile, ma occorrono disponibilità, allegria e tanta voglia di relazionarsi con gli altri volontà. Per un fondamentale risultato di armonia gioiosa serve quindi una fluente parlata della lingua italiana, oppure tedesca, o inglese.
Ogni informazione e richiesta di partecipazione è reperibile sul sito www.dynamocamp.org o telefonando al +39 0573 621824.
600 “magicians of serenity”
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illions of young children from Italy and throughout the world with illnesses will be guests in this structure in Limestre. Whoever in his or her life has had the occasion to “make a child happy” knows how much joy comes from this. To feel like a “magician of serenity” provides overwhelming emotions, but if this has to do with a small child with particular difficulties in life, caused by ill health, the satisfaction of the person involved in the child’s well-being is even greater. “A sick child is a child like all the rest” and the only scope of this association is to provide moments of happiness to those who are less fortunate in order to make them feel simply like a child. Being carefree and having trust in oneself are medicines that are crucial when illness strikes at a young age. Dynamo Camp, begun in 2007 as a summer camp - that in its first season housed 60 children - is the true backbone of the Association of Hole in the Wall Camps, founded in 1998 by the actor Paul Newman. Here, however, for the 2012 season, 600 good-hearted people will be needed and available to collaborate together with children affected by chronic or grave diseases. The Dynamo Camp Association Onlus is looking for volunteers for 9 sessions for children and teenagers, and 5 sessions and weekend for the families. The next training of candidates after the selection interview will take place during the weekend of June 8th to 10th. Volunteers must be19 years old or older, and prepared to confront the necessities and problems of the young guests. The fundamental requirements for the job are: openness, genuine enthusiasm and a complete desire to interact with others. For the purpose of harmonious interaction fluency in Italian, English or German are required.
11-12-13 e 18-19-20
MAGGIO 2011 dalle ore 15 alle 23
MONDOLANDIA VILLAGE
Area Ludica - Ex Tiro a Volo Montecatini Terme - via Ponte dei Bari, 5 Zona IPERCOOP
w w w. v i v e r e l a p p e n n i n o . i t
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orna a Montecatini (Mondolandia Village, 11-12-13 e 18-19-20 maggio) l’appuntamento con “Vivere l’Appennino”, rassegna del sistema montuoso che congiunge Lucca, Pistoia, Prato e Modena. Ambiente, cultura, tradizioni, sport, gastronomia, economia, turismo bianco e verde sono gli ingredienti dell’esposizione. L’area è facilmente raggiungibile dal casello autostradale di Montecatini e dispone di ampi parcheggi; ed offre un modo per trascorrere una giornata di relax per le famiglie, ed una formidabile occasione di promozione per la montagna ed i suoi operatori.
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eturn to Montecatini (Mondolandia Village, May 5,6,7 and 13,14,15), for the event “Living the Appenines,” about the mountains that connect Lucca, Pistoia, Prato and Modena. Environment, nature, culture, traditions, sports, gastronomy, economy, and white and green tourism are the highlights of the exposition. The area is easily accessible from the Casello highway of Montecatini and offers ample parking and offers a way to spend a day relaxing with family, and an ideal occasion for promotion of the mountain area and its operators.
Info: Maria Chiti presso Associazione Industriali di Pistoia Tel. +39 0573 99171 E.mail: vap@pistoiaindustria.it
Testo di Eleonora Angelini* Foto Archivio Giardino Zoologico
Naturalmente insieme Giardino Zoologico di Pistoia e Giorgio Tesi Group impegnati per diffondere la passione per le piante
Il nostro parco è rimasto l’unico in Italia a chiamarsi Giardino Zoologico non rinunciando a quello che per noi è la vera semantica di questa dizione: un giardino che ospita animali e che vuole sottolineare l’importanza del patrimonio botanico, non solo con finalità estetiche ma anche didattiche. Nella trasformazione intrapresa 12 anni fa e ancora in atto (stanno iniziando i lavori per la nuova area elefanti), mentre zoo più in vista sceglievano la dicitura “bioparco” solo per distinguersi dalle strutture del passato, noi abbiamo scelto di lavorare ai contenuti per ridare alla parola “giardino zoologico” la giusta connotazione e farla corrispondere a quello che nell’animo di tutti i nostri visitatori oggi è davvero uno zoo: un luogo dove è possibile incontrare gli animali, conoscerli ed imparare a proteggerli partecipando attivamente ai progetti di conservazione che sosteniamo in tutto il mondo, come quello per le Tigri in India o per i Lemuri in Madagascar. La tutela delle specie animali non può prescindere dalla protezione dei loro habitat e in ogni ecosistema hanno pari importanza sia la fauna 46
che la flora: è per questo che negli ultimi mesi abbiamo iniziato a lavorare ad un percorso botanico che valorizzi le piante presenti all’interno dello zoo per peculiarità, valore estetico o età. La Tesi Group si è presentato come partner importante in questo progetto che si articola con attività per i bambini, nuovi allestimenti didattici e visite guidate a tema. Il nuovo ingresso dello zoo è stato caratterizzato da animali realizzati in arte topiaria, arte che negli ultimi anni ha preso campo nel territorio pistoiese, grazie alla creatività di “scultori del verde” specializzati e sapienti che producono opere uniche al mondo. Il ligustro, grazie alle loro abili mani, ha preso la forma di un orso, di un coccodrillo e di un cervo che hanno già conquistato i bambini. Un’altra sorpresa accoglierà tra qualche giorno i nostri visitatori: una giraffa e un pinguino completeranno l’allestimento per dare il benvenuto alla nostra piccola giraffa “Futura” nata il 4 marzo e ai pinguini sud africani, che con il loro primo pulcino partecipano ad un programma intenazionale di riproduzione di questa specie fortemente minacciata di estinzione.
PubbliNATURART
Naturally Together The Zoological Garden of Pistoia and Giorgio Tesi Group working to diffuse passion for plants Our park has remained the only one in Italy to be called a Zoological Garden without sacrificing what for us is the true meaning of this term: a garden that houses animals and that strives to underline the importance of its botanical patrimony, with both its aesthetic and didactic aspects. The transformation project began 12 years ago and is still in progress (they are currently beginning work for the new elephant area). While more visible zoos would choose the caption “bio
park” only to distinguish themselves from their past structures, we have chosen to work on the contents to give back the right connotation to the name “Zoological Garden” and to make it correspond with what is in the spirit of our visitors today: a zoo, and a place where it is possible to encounter animals, become familiar with them and learn to protect them by actively participating in conservation projects that we sustain all over the world, from the Tigers in India to the Lemurs in Madagascar. The safeguarding of the animal species cannot come only from the protection of their habitat, and in every ecosystem they have the same importance of flora and fauna. It is for this reason that in the last few months we have begun to work on a botanical project that highlights the plants present inside the zoo for their peculiarity, aesthetic value or age. The new entrance of the zoo was decorated with animals made of topiary art that in the recent years became popular in the territory of Pistoia, thanks to the creativity of the “garden sculptors” who specialize in this and who produce these entirely unique works. The Privet Bush, moulded into shape by the able hands of the designers, took the form of a bear, a crocodile and a deer that conquered the hearts of children. Another surprise will attract our visitors in the next days: a giraffe and a penguin will complete the display in order to provide a welcome to our little “Futura” giraffe born on March 4th and to the South African penguins, who with their first chick will participate in an international program of reproduction of this species that is severely threatened with extinction.
*Responsabile del Dipartimento Didattica del Giardino Zoologico *Head of the Didactics Department of the Zoological gardens
Giardino Zoologico Via Pieve a Celle, 160/A Pistoia Tel. +39 0573 911219 info@zoodipistoia.it
www.zoodipistoia.it 47
Fioriture di primavera
La forza è dei fiori Giardino, mediatore di emozioni fra colori e profumi
TESTI Carlo Vezzosi FOTO Nicolò Begliomini
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’arroganza di un fiore sbocciato è talvolta sconvolgente, anche noi esseri umani ne percepiamo la potenza comunicativa, l’energia del richiamo. Per limitare la malia non serve, nemmeno, la consapevolezza che si tratti di una tecnica ben nota, utilizzata dalla natura come attrattiva per gli insetti. Non serve saperlo, perché c’è spesso un invincibile seduttore, più o meno segreto, che accompagna lo sbocciare di una fioritura. Mentre la vista diventa vera preda dei colori e delle forme, l’olfatto si appropria di ogni più intimo segnale, indipendentemente dalla nostra consapevolezza o volontà. Ed è bellissimo. La fioritura delle piante è l’espressione più alta, più appariscente e più utile alla natura per la riproduzione e perpetuazione della specie. I semi si formano nei fiori a seguito dell’impollinazione e, a esclusione di limitati periodi dell’anno, in relazione alla latitudine, all’altitudine e all’andamento climatico, le piante, secondo la specie, si ricoprono di fiori a primavera e in estate. Dopo il riposo vegetativo invernale. Tanto irruente è il loro proporsi, per la stessa sopravvivenza, da cambiare il paesaggio con esplosioni di masse di colore. E’ un’interferenza davvero positiva, che può portare modificazioni dell’umore umano. Se è vero, come risultato da recenti studi, che l’uomo moderno è carente di sorrisi, andrebbe rivolto un pensiero di ringraziamento all’Altissimo, che, anche grazie ai fiori, ci consente di interrompere quanto di lugubre sappiamo inventarci nel nostro quotidiano. Diventiamo sereni fra i fiori e per passare a uno stato di felicità il percorso è breve. L’olfatto si appropria di effluvi odorosi, anche involontariamente, e li elabora nella mente, nella memoria profonda. Molti studi ancora in corso hanno evidenziato lo stretto rapporto tra messaggi odorosi, memoria e emozioni umane. Chi può negare che gli
sia capitato, a causa di un odore improvviso, di essersi riappropriato, in una frazione di secondo, di un mondo di ricordi infantili che temeva di aver smarrito. E questo piombando anche nello stesso identico stato d’animo dell’infanzia. Una pianta nel suo momento d’effervescenza esistenziale può regalare una vera carica di energia positiva. Va da sé che il nostro invito, nella terra di Cino (Pistoia), e anche dei più bei vivai di piante del mondo, è tendenzioso. Sappiamo che ci si può irrimediabilmente innamorare della nostra terra, e delle sue produzioni pregevoli in piena fioritura. Così come un quadro meraviglioso necessita anche della giusta luce, il verde è ammiccante quand’è fiorito. Ci sono specie che hanno fioriture rapide e altre che, gradualmente esprimono il loro magico momento, con una maggior durata nel tempo. Questo può accadere quando i fiori sono piccoli. A vistosi fiori singoli o riuniti in infiorescenze di varie dimensioni, talvolta, si alternano germogli che, grazie a effetti cromatici, creano vere opere scultoree. L’uomo nel tempo ha cercato di avere intorno a se quello che di attraente via via scopriva nel suo peregrinare. Ha abbellito i suoi spazi e si è adoperato per selezionare, rafforzare, propagare il bello. E, se la fortuna di godere di vegetazione naturale, variegata, come la macchia mediterranea, che ricopre le nostre fasce litoranee e intere aree adiacenti, ha consentito e agevolato sviluppo e loro riproduzione, a opera di chi ne fa professione d’eccellenza, va anche detto che la creazione di nuove piante da fiore è la sfida quotidiana per floricoltori, vivaisti e giardinieri. La biodiversità agevola oggi libere interpretazioni d’architettura del verde, anche attingendo ad altri ecosistemi forestali, sia nell’emisfero boreale, sia in quello australe.
In alto in senso orario - nelle foto varietà di Camellia Japonica, Forsythia x intermedia, Malus e Cornus florida; pagina a fianco rami fioriti di Cercis siliquastrum. Above clockwise - In the photo are varieties of the Camellia Japonica, Forsythia x intermedia, Malus and Cornus florida; on the right page are branches with blooming flowers of the Cercis siliquastrum. 50
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IL PROGETTO DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO
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Architettura del paesaggio Le uniche riviste dedicate alla progettazione del paesaggio
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Spring’s enchantments
The seductive power of flowers The garden as mediator of emotions with colours and scents
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he audacity of a blossoming flower is so shocking that even we humans are able to perceive the communicative force and the energy of the way it lures in our gaze. It isn’t necessary to limit the spell nor the knowledge that it involves a technique that is so well known and utilized by nature - like a seduction - for insects. There is often an invisible seducer, more or less secret, who accompanies the opening of a bloom. While the view becomes true prey of colours and forms, the senses react to each intimate signal, independent of our knowledge or will. And it is incredible. The blooming of plants is their highest expression, eye catching and essential for the reproduction and perpetuation of the species. The seeds are formed in the flowers following the pollination. Except for limited periods throughout the year, in relation to latitude and the climactic changes, the plants, depending on the species, become covered with flowers in spring and summer after their winter rest. So vehement is their offering, for the same survival, that they are able to altar the landscape with explosions of masses of colour. It is an interference that has a truly positive effect, and can modify human moods. If it’s true, as has been demonstrated in recent studies, that modern man is lacking of smiles, it would be worth changing our thought patterns and thanking the Highest One, who, also thanks to flowers, allows us to interrupt the gloom that we know how to invent in our daily lives. We become serene among flowers and to pass into a state of happiness doesn’t take long. The senses take in the smells, even involuntarily, and the mind places them into the depths of its memory. Many studies that are still in course today have evidenced the close relationship between sensory perception, memory and human emotion. Who can deny it when a sudden spontaneous smell takes you immediately back to childhood memories that you had feared to have lost and you plunge into the same identical state of emotion of the past. A plant in its moment of abundance can give a true charge of positive energy. It goes without saying that our invitation to the land of Cino da Pistoia - the 14th century poet and contemporary of Dante - and also of the most beautiful plant nurseries of floriculture in the world, is biased. We admit we know that one can fall hopelessly in love with this land and of its high quality products in full bloom. Just like when a marvellous painting needs the appropriate lighting, nature is all knowing when it is in bloom. There are species that bloom quickly and others that gradually express their magical moment
through a longer period of time. This can happen when the flowers are young. The bright singular flowers or assemblage of their buds of various dimensions sometimes alternate with sprouts that, thanks to their chromatic effects, create true sculptural works of art. We humans over time have tried to have around ourselves things that are attractive, that we would over time discover on our wanderings. We have embellished the spaces that surround us and have adapted them to display and reinforce beauty. And if the good fortune of being able to enjoy natural plant vegetation that is so richly varied such as the Macchia Mediterranea - which covers our coasts and entire surrounding areas - as it consents an easier development and production for the work of those who are in this profession of excellence. It should also be said that the creation of new flower plants is the challenge for floriculture specialists and gardeners. The biodiversity today allows for free interpretations of greenery, allowing them to draw from other forest ecosystems whether in the northern or southern hemispheres.
Per informazioni - For information:
Giorgio Tesi Group
via di Badia, 14 - 51100 - Pistoia Tel. +39 0573 530051 - info@giorgiotesivivai.it
www.giorgiotesivivai.it Dall’alto in basso - Particolare di fiori di Prunus persica, Prunus domestica e Magnolia ‘Elizabeth’ From above to below - A detail of the flowers of Prunus persica, Prunus domestica and Magnolia ‘Elizabeth.’
Giorgio Tesi Group
Valore aggiunto, la virtù
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Rispettare la natura è una scelta concreta Certificazioni: garanzia di qualità e futuro
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a conoscenza è virtù e la virtù è soprattutto un vantaggio per l’individuo che la esercita”, questa frase, di cui approfittiamo qui, è perfetta. E’ tratta da La Repubblica ed è opera di Platone. Parrebbe presuntuoso scomodare il grande filosofo greco, solo per avvalorare l’impegno che la nostra azienda profonde nel tutelare sempre, come meglio può, la salvaguardia di ciò che ci circonda. A tutti i livelli la Giorgio Tesi Group attua, già da tempo, una politica ambientale di salvaguardia della natura. Ed è un fatto concreto, che ben si può identificare, nella responsabilità umana sintetizzata nel pensiero di Platone: perché, se è il sapere una virtù (e noi oggi sappiamo bene quanto possiamo incidere sul futuro della terra, nel bene e nel male), la virtù della conoscenza, deve essere chiaro, che può portare vantaggi all’uomo virtuoso, a quell’uomo che non rinnega il suo sapere e ne sente ogni responsabilità. Operare con attenzione e rispetto del tutto è possibile. Solo per scelta. Anche quando, in prevalenza, c’è magari intorno ancora poca coscienza e conoscenza di quanto sia gravoso e impegnativo essere “fedeli ai propri principi”. Abbiamo attivato alla Giorgio Tesi Group un sistema di Gestione Qualità e Ambiente conforme alle norme UNI EN ISO 9001:2008, UNI EN ISO 14001. 2004 e al Regolamento (CE) n° 1221/2009 (EMAS III).
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Non sono queste delle semplici sigle, sono riconoscimenti certificati, dopo attente analisi, dell’alta qualità del nostro operare, vera ricchezza attuale e futura, sia per noi, sia per la nostra clientela, che in tutto il mondo, insieme al nostro prodotto riceve, certezze. E non solo della qualità di ciò che spediamo, ma anche della filiera del suo diventare pianta in modo rispettoso e responsabile per la terra. Va detto, inoltre, che abbiamo anche l’ambizione di far crescere le nostre piante fra gente soddisfatta del suo lavoro. Abbiamo attuato tecniche di sensibilizzazione del personale verso tematiche ambientali, in particolare con la riduzione e il controllo degli sprechi di risorse (acqua, energia, materie prime ecc.) e con la corretta gestione dei rifiuti. Rispettiamo leggi, regolamenti, politiche societarie, procedure gestionali e operative. Preveniamo, con attenzione diffusa, l’inquinamento ambientale già nel sito produttivo. Ma, siccome i sogni non si possono fermare, siamo convinti che, anche grazie al nostro impegno, così si diffondano possibili miglioramenti ovunque. Là dove il verde della Giorgio Tesi Group certificato, porta forse anche l’energia positiva con cui è stato nutrito.
I Primi in Europa ad ottenere l’attestazione EMAS The First in Europe with the attestation EMAS
Environmental Management Certification System UNI EN ISO 14001:2004 Quality Management Certification System UNI EN ISO 9001:2008
Value and Virtue
The respect for nature is a concrete choice Certifications: guaranteeing quality and the future
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nowledge is virtue and virtue is most of all an advantage for the individual who practices it.” This phrase from Plato’s Republic is perfect. It would seem presumptuous to impose on the great Greek philosopher for the purpose of supporting the commitment that our company strives to protect, in the best way that it can, the safeguarding of everything that surrounds it. For a long time now, all of the factions of the Giorgio Tesi Group have been carrying an environmental politics of safeguarding of nature. It is a concrete fact, that we can well identify, in the human responsibility synthesized by Plato: because, if knowledge is virtue (and today we know well how much we can weigh on the future of the earth for better or worse), virtue is knowledge - it must be clear - and that can bring advantages to the virtuous man, to that man who does not deny his knowledge and feels every responsibility. To operate with care and respect for all that is possible. It is only by choice. Even when there is probably still little knowledge and awareness of how burdensome and time consuming it is to be “faithful to one’s own principles.” We have activated within the Giorgio Tesi Group a system of Quality and Environmental Management that is certified with the norms UNI EN ISO 9001:2008, UNI EN ISO 14001. 2004 and with the Regulation (CE) n° 1221/2009 (EMAS III). These are not simple acronyms, they are recognized certifications after attentive analysis - of the high quality of our operations, a true wealth of the present time and the future, whether for us or for our clientele all over the world -and not only of the quality of what we ship but also of its becoming a plant in a respectful and responsible way for the Earth. It needs to be said, moreover, that we also have the ambition to make our plants grow within an atmosphere of people who are satisfied with their work. We have carried out techniques for educating the personnel on environmental topics, in particular with the reduction and control and managment of wastes of resources (water, energy, primary materials, etc..). We respect the laws, regulations, member politics and the management and operative procedures. We prevent, with careful attention, the pollution of the environment even at the production site. However, since dreams cannot be halted, we are convinced that - also thanks to our commitment – we contribute to making improvements all around. The plants of the certified Giorgio Tesi Group bring positive energy that nourishes the company as well.
Nel cuore della città di Pistoia In the heart of Pistoia
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Presentazione del libro
La spiritualità in cento editoriali O
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l 20 gennaio di quest’anno, presso l’aula magna del seminario vescovile, per iniziativa della Fondazione Giorgio Tesi Onlus, in collaborazione con la Diocesi di Pistoia, è stato presentato il libro curato da Giovanni Maria Vian “Uno sguardo Cattolico”, in cui è raggruppata una selezione degli editoriali pubblicati negli ultimi quattro anni sul quotidiano ’Osservatore Romano”. Anni in cui l giornale, editato dalla Santa Sede, ha soprattutto puntato ad ampliare
il suo raggio di analisi, occupandosi di questioni internazionali. La Chiesa ha dovuto e voluto vivacizzare un dibattito culturale più aperto, affrontando tematiche contemporanee. Gli editoriali del libro sono stati scritti anche da non cattolici, cristiani di altre confessioni, intellettuali laici, esponenti dell’ebraismo e dell’islam. Firme di prestigio invitano alla conoscenza. L’occasione di ricordare con questa pubblicazione la ricorrenza del 150° dalla prima uscita dell’Osservatore Romano, avvenuta il 1 luglio del 1861, ha consentito anche alla nostra Città che autorevoli relatori ci onorassero della loro presenza: il Prof. Giovanni Maria Vian, direttore del quotidiano Osservatore Romano, Domenico Giani, Direttore del Corpo Gendarmeria della Città
Promuovere il verde pubblico Promoting public greenery
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a Giorgio Tesi Group ha realizzato, a Pistoia in Porta San Marco, un’istallazione di architettura del verde, che interessa, sia il centro della rotatoria, sia lo spazio delle tre aiuole collegate. L’insieme è arricchito da una creazione d’arte: una grande scultura in acciaio a forma di barca, immersa nella terra e circondata da tappeto verde, a simboleggiare il “viaggio” delle piante nel mondo.
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he Giorgio Tesi Group created an architectural installation of plants just inside the old city door of Porta San Marco that attracts interest not only to the centre of the rotunda, but also to the space of the three flower beds connected to it and its elliptical shape. The large boat, filled with several types of plants, is a symbol of “voyage” and evokes the exportation of plants and products cultivated in Pistoia to the rest of the world by sea.
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del Vaticano, Monsignor Peter Wells, Assessore agli Affari Generali della Segreteria di Stato di Sua Santità e il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana Alberto Monaci. In località Badia a Pacciana, con la comunità riunita, s’è svolta la funzione religiosa per la commemorazione di Giorgio Tesi, concelebrata da Monsignor Wells e i nostri parroci.
Presentation of the book
Spirituality in 100 editorials
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n January 20th this year, through the main room of the bishop’s seminary, on the initiative of the Giorgio Tesi Foundation Onlus, in collaboration with the Diocese of Pistoia, the book edited by Giovanni Maria Vian, “Uno sguardo Cattolico” in which it groups together a selection of published editorials in the last four years on the newspaper “Osservatore Romano” was presented. Over the years the newspaper, edited by the holy office, has most of all amplified its range of analysis, confronting international issues. The Church wanted to enliven a more open cultural debate concerning contemporary themes. The editorials of the book were further written by non-Catholics, Christians of other denominations, lay intellectuals, and exponents of Judaism and Islam. Prestigious signatures invite knowledge. The occasion to celebrate with this publication is the anniversary of the 150 years from the first edition of the “Osservatorio Romano”, on July 1st 1861. It brought to our city pre-eminent speakers who honoured us with their presence: Professor Giovanni Maria Vian, Director of the newspaper, Osservatore Romano; Domenico Giani, Director of the Gendarmerie Corps of Vatican City; Monsignor Peter Wells, Council Member for the General Affairs of the Secretary of State of the Pope, and President of the Regional Council of Tuscany, Alberto Monaci. The village of Badia a Pacciana, with the community reunited, carried out the religious function for the commemoration of Giorgio Tesi celebrated by Monsignor Wells and our priests. 57
Essenza verde
Macchia mediterranea Un’emozione riproducibile e l’esperienza olfattiva con la vegetazione delle coste
TESTI Carlo Vezzosi FOTO Nicolò Begliomini
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vera passione
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“
osa porteresti via andandotene da qui?” Abbiamo chiesto ad un turista che visita Pistoia. “L’aroma, quel misto di odori intensi di essenze, che quando sei stata in Italia ti entra nell’anima, e che diventa nostalgia.” Si riferiva alla Macchia Mediterranea, quel vero miracolo della natura, di cui in Italia andiamo particolarmente fieri, uno dei principali ecosistemi mediterranei. Si sviluppa liberamente sui declivi che collegano il mare alle zone collinari. Il verde determinato ad appropriarsi di spazi, in perfetta armoniosa condivisione, non si lascia intimidire da terreni rocciosi, anzi, il suolo poco profondo e il rapido drenaggio agevolano il radicamento del verde. Verde che, abbarbicandosi con determinazione su terreni, solo all’apparenza ingrati, attua una fondamentale difesa idrogeologica del suolo, soggetto altrimenti all’erosione degli agenti atmosferici. La vegetazione si stratifica su tre livelli: uno superiore, formato da piante a portamento arboreo, uno di vegetazione, a portamento arbustivo o cespuglioso e, uno più basso, che comprende piante erbacee e suffruticose. La combinazione complessa delle naturali stratificazioni consente l’ottimale sfruttamento della luce. I raggi del sole si irradiano su leccio, sughera, alloro, olivo; più sotto vegetano pittosporo, palma nana, corbezzolo, ginestre, e, scendendo, lavanda, rosmarino, bosso, mirto, alaterno, origano, maggiorana, timo, menta e lentisco. Tutto odora di buono e intrigante. Istiga ad annusare per fermare nel tempo il ricordo e poterlo riprodurre. La fortuna è anche quella di avere poi, qui da noi, in Italia, un’antica tradizione legata alla cucina regionale, magnifica, che si è appropriata in migliaia d’anni di quel bendiddio. Lo elabora, lo mescola sapientemente, lo dosa a crea miracoli del gusto. Cibo che basta anche solo annusare per esserne entusiasti. Rendere fruibile, anche nel vivere quotidiano, questa stupenda opportunità offerta dal mondo vegetale, portandola anche nei giardini del mondo, è uno degli impegni che la Giorgio Tesi Group sviluppa con le sue produzioni mediterranee, coltivate nelle aree di San Benedetto del Tronto (AP), Orbetello (GR) e Roselle (GR). Dai questi vivai, im-
mersi nelle brezze che spirano dal mare, partono per moltissimi paesi della Terra piante capaci di ricreare la magia della macchia; vere portatrici di aroma e di italiche memorie. Si adattano perfettamente in clima temperato, che, ovviamente, agevola il loro sviluppo, in alternativa basta, però, creare spazi particolarmente protetti in giardini o un terrazze, mentre, dove la rigidità del clima è prevalente, le odorose piante possono essere ricoverate in apposite micro serre.
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www.giorgiotesivivai.it Dall’alto in basso - Alcune specie della macchia mediterranea: Pittosporum tobira, Arbutus unedo, Laurus nobilis e Pistacia lentiscus From above to below - Several species of the ‘macchia mediterranea’: Pittosporum tobira, Arbutus unedo, Laurus nobilis and Pistacia lentiscus 60
Essence of green
‘Macchia Mediterranea’ and passion Coastal plants and the senses
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hat would you take away if you left this place?” I once asked a Norwegian friend who was leaving, going back to her freezing country. She smiled and then replied: “The smells, that mix of intense aromas of essences, that when you’ve been to Italy make their way into your soul, and become a nostalgia.” This refers to the Macchia Mediterranea, that true miracle of nature, of which in Italy we are particularly proud since it is one of the principle Mediterranean ecosystems. It develops freely on the slopes that connect the sea with the areas on the hills. The plants are determined for the appropriation of space and are in perfect harmony, not intimidating to the rocky terrains; rather, the shallow depth of the soil and its rapid draining favour the grounding of the plants: These are plants, that, while clinging with determination to their terrains, activate a fundamental hydro geological defence of the soil that would otherwise be subject to the erosion of the atmospheric agents. The vegetation stratifies on three levels: a superior one, formed by plants of a tree comportment, one of vegetation, of shrub-like or
bushy comportment and, one that is lower, made of herbaceous and suffruticose plants. The complex combination of natural stratifications allows the optimal use of light. The highest rays of the sun, at three or four meters of height, radiate on the oak, cork, laurel, and olive trees; deeper down grow pitosforo, pigmy palm trees, arbutus, broom plants, and further down, lavender, rosemary, boxwood, myrrh, buckthorn, oregano, marjoram, thyme, mint and mastic. All of it smells good and invites senses to freeze the memory in time and be able to reproduce it. The good fortune is also that of having here in Italy an ancient tradition linked to a magnificent regional cuisine that has been constituted over thousands of years with Mother Nature’s gifts. The practical use in everyday living as well brings this vegetative world into the gardens of the world. This is one of the commitments that the Giorgio Tesi Group develops with its Mediterranean productions, cultivated in the areas of San Benedetto del Tronto (AP), Orbetello (GR) and in Roselle (GR). From the three plant nurseries, immersed among the breezes that come from the sea, plants capable of recreating the magic of the “macchia” are shipped to numerous countries. They are true transporters of scent and of Italian memories. They adapt perfectly in moderate climates that, obviously, helps their development. The alternative is enough, however, to create spaces particularly protected in gardens or terraces, while, where the rigidity of the climate is prevalent, the odorous plants can be cared for in the appropriate micro greenhouses.
in alto - Filiale della Giorgio Tesi Group di San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno; in basso - Filiale di Orbetello Grosseto. Above - Company branch of the Giorgio Tesi Group in San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno; Below Company branch in Orbetello Grosseto.
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Luglio Pistoiese
La Vestizione del Patrono
Carità e fuoco Sant’Jacopo e i pompieri: un legame antico
TESTI Luciano Burchietti FOTO Gianluigi Premuda 62
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’è qualcosa che unisce, da tanti, tantissimi anni, i vigili del fuoco a San Jacopo, Patrono di Pistoia. Un miracolo molto lontano, che risale addirittura al 1238 ci narra di un giovane pratese che aveva dato alle fiamme i campi del suo padrone che si era rivelato un disonesto. Per questo quel giovane, per la legge del taglione (occhio per occhio dente per dente) venne a sua volta condannato ad ardere sul rogo. Ma il fuoco non lo sfiorò nemmeno. Si era raccomandato a San Jacopo. Il fuoco dunque, il calore, l’estate ci parlano di questo Santo venerato dai pistoiesi da oltre un millennio. E’ una leggenda antica a spiegarci il motivo di questa inopportuna vestizione, nel bel mezzo dell’estate. «Pago a tutto caldo», diceva San Jacopo ai creditori, e non pagava mai! Si faceva trovare nel mese di luglio con un addosso un bel mantello di lana rosso. Questo, dice la leggenda, perché prima di darsi alla vita spirituale faceva il sensale di cavalli. Acquistava i puledri al mercato, promettendo al venditore di saldare il debito con il sopraggiungere del caldo, allorché si fosse tolto il cappotto. E quando, in pieno luglio, o sotto il solleone, il venditore si recava da Jacopo per riscuotere il dovuto, lo trovava ancora incappottato e pronto a dichiarare che «l’estate tardava a venire». La tradizione popolare volle onorare anche così la capacità del Santo Patrono di convivere con il sacrificio, poiché è sacrificio sopportare il solleone con un pastrano di lana pesante addosso. Il vigile del fuoco, sotto il sole di luglio, indossa
la divisa; non è leggera, come non è leggero il pastrano di lana rossa. Il vigile del fuoco, anche sotto il sole rovente, si lancia tra le fiamme; sotto il suo mantello di lana il Santo faceva la carità. Non sono così lontani, dunque, i vigili del fuoco e Sant’Jacopo, che ogni anno rinnovano il loro incontro “molto ravvicinato” avvolgendogli il pesante mantello al collo in una sorta di abbraccio. Quel vigile del fuoco che sale sul tetto della Cattedrale con il mantello rosso fra le mani onora il sacrificio più alto, il sacrificio della vita.
In questa pagina: in alto, la consegna dell’abito del Santo Patrono, durante la cerimonia del 24 luglio, vigilia di Sant’Jacopo; sotto: un momento della vestizione; nella pagina accanto: Sant’Jacopo vestito come prevede il rito. On this page: Above, the delivering of the clothes of the Patron Saint, during the ceremony of July 24th, the vigil of San Jacopo; Below: San Jacopo dressed according to the ritual. On the opposite page: San Jacopo dressed according to the ritual.
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Sopra: panoramica della piazza gremita, che assiste alla cerimonia di vestizione; sotto: missione compiuta dai pompieri. Above: Panoramic view of the crowded square, observing the dressing ceremony; Below: The firemen’s mission to dress the statue.
Dressing of the Patron Saint
Charity and fire The affinity of San Jacopo and the firemen
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here is something that unites for many, many years, the firemen of San Jacopo, Patron Saint of Pistoia. A miracle from times past that goes as far back as the year 1238 tells the narrative of a young man from Prato who set fire to the fields of his boss who had been discovered as being dishonest. For this, that young man because of the law of retaliation (an eye for an eye, a tooth for a tooth) was condemned through burning at the stake. The fire, however, didn’t touch him at all because he had prayed to San Jacopo. The fire therefore, the heat, and the summer remind us of this venerated Saint of Pistoia for over a millennium. It is an ancient legend that explains the motive for this untimely dressing in the middle of the summer heat. “I pay with all the heat,” said San Jacopo to his believers, and he never paid! He would 64
be found in the middle of July with a beautiful cloak of red wool. This, according to the legend, is because before dedicating himself to the spiritual life he was a horse seller. He acquired colts from the market, promising the vendor to consolidate the debt by adding heat on top, so he would take off his coat. And when, in the middle of July to get back his interest, he would be found again wrapped up and ready to declare “the summer was late in coming.” The popular tradition wanted to honour, as well, the capacity of the Patron Saint to live with the sacrifice since he sacrificed dealing with the sweltering summer heat by wearing a large cloak of heavy wool. The fireman, under the July sun, wears the uniform; it is not light, just as the large cloak of red wool isn’t either. And the fireman - even under the scalding hot sun - jumps into the flames; under his cloak of wool the Saint would help people through charity. They are not so distant, therefore, the firemen and San Jacopo, who every year renew their “very close” encounter by wearing the heavy cloak around their necks in a kind of embrace. That fireman who climbs onto the roof of the Cathedral with the red cloak between his hands honours the highest sacrifice, the sacrifice of life.
Intervista a Don Luca Carlesi, direttore del Museo Diocesano
Origini, credenze ed evoluzione di un rito sacro
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i rivolgiamo a Don Luca Carlesi, responsabile liturgico e direttore del Museo Diocesano per capire come l’antico culto jacopeo, che a Pistoia è documentato fin dall’ 846, si lega con la tradizione di vestire, di un pesante mantello rosso, una statua ottocentesca, durante le celebrazioni di San Jacopo. “Remote origini ha la venerazione, che i pistoiesi nutrono per il protettore della loro città, una tradizione che va dal primo al secondo millennio per giungere fino a noi. La vestizione di una statua, che al confronto appare recente, non può che essere l’evoluzione di una precedente consuetudine. In tal senso dobbiamo ricordare che le cerimonie e le feste organizzate in questo arco temporale così lungo, si sono spesso evolute e modificate; di alcune si è persino perduto il ricordo. Per capire come la tradizione si è evoluta si può iniziare dicendo che la piccola statua contenente la reliquia ha le tipiche dimensioni delle sculture che si portano in processione. Così potremmo ipotizzare che anticamente fosse ammantata con vesti eleganti e condotta per le strade cittadine. Quando infine fu realizzata la grande statua, posta sul tetto della cattedrale, si è continuato a vestirla in ricordo della cerimonia precedente. Da qui potrebbe essere nata la tradizione della vestizione”. Del “culto jacopeo”, che ha coinvolto lungamente e incessantemente i pistoiesi, resta ancora traccia nel gesto della vestizione del santo? “I festeggiamenti jacopei sono sempre stati considerati un momento di sintesi nella città tra il potere temporale e spirituale. Non sono mai stati considerati esclusivamente civili o religiosi. È la chiesa che si apre alla città, accoglie con San Jacopo tutti i pellegrini e si pone al loro servizio. Quindi il significato dell’accoglienza. I cittadini e la città sono sempre i protagonisti del luglio pistoiese. Lo scorso anno un’associazione cittadina ha fornito un nuovo mantello. Il bel manufatto è classicamente rosso e porta ricamate sul colletto due conchiglie simbolo del pellegrino”. Il messaggio di San Jacopo è ancora valido in un momento così difficile? “Dobbiamo ricordare che la tradizione nasce nel momento di crisi dell’episcopato feudale. Pistoia con i pellegrini entra nel circuito dei mercanti che danno l’avvio al successivo sviluppo umano e culturale dell’intero continente europeo. È grazie a questo fiorire di scambi che si svilupperà il Rinascimento. Se oggi esiste un barlume d’Europa, intesa come unione di popoli lo dobbiamo a una lunga evoluzione storica, che ebbe inizio, proprio, dal pellegrinaggio. Attraverso le comuni radici cristiane dobbiamo, quindi, ritrovare la ragione di stare assieme. Non dobbiamo smarrire il messaggio di convivenza civile portato da San Jacopo attraverso tutto il continente europeo”.
Interview with Don Luca Carlesi, Director of the Museo Diocesano
Origin, beliefs and evolution around a holy ceremony
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e referred to Don Luca Carlese, the person responsible for the Liturgy and Director of the Museo Diocesano in order to understand how the ancient cult of San Jacopo - documented in Pistoia since the year 846 - is linked to clothing traditions, with the heavy red cloak on the 19th century statue during the festivities of San Jacopo. “The veneration has remote origins that the Pistoiese cherish for the Patron Saint of their city, a tradition that spans from the second millennium to today. The dressing of a statue - which in comparison seems recent - cannot be the evolution of a previous custom. In this sense we have to remember that the ceremonies and the festivities organized in this long time span have evolved and been modified; the memory of some have even been lost. To understand how the tradition has evolved we can
begin saying that the small statue that contains the reliquary has typical dimensions of the sculpture that is brought into the procession. In this way we can hypothesize that at one time it was paraded with elegant clothes through the city streets. The large statue, placed on the roof of the cathedral, continued to be dressed in remembrance of the past ceremonies. From this point the tradition of dressing it may have begun.” From the “Jacopo cult,” that has for a long time fascinated the Pistoiese, are there still today traces of the gesture of the dressing of the saint? “The festivities of San Jacopo have always been considered the moment of synthesis in the city between temporal and spiritual powers. They have never been considered exclusively civil or religious.” And the church that opens to the city welcomes with San Jacopo all the pilgrims to their service, attesting, therefore, to the significance of the welcoming. The citizens and the city are always protagonists of the month of July in Pistoia. Last year a city association provided a new cloak. The elegant craftsmanship of classic red with embroidered details of two shells on the collar symbols of the pilgrim.” Is the message of San Jacopo is still significant in such difficult times today? “We need to remember that the tradition began in the moment of crisis of the feudal episcopate. Pistoia, with its pilgrims, enters into the circuit of merchants that give way to the successive human and cultural development of the entire European continent. And it is thanks to this flourishing of exchanges that the Renaissance developed. If today in Europe a glimmer of hope exists, intended as a union of populations, we owe it to a long historical evolution that had at its beginning the pilgrimage. Through these common roots we have to, therefore, rediscover the reason to stay together. We have to diffuse the message of civil union brought by San Jacopo through all of the European continent.”
In alto: - Particolare della cerimonia di vestizione; a Sinistra: altare dorato di San Jacopo, nel Duomo di Pistoia. Above: Detail of the ceremony of the dressing; To the left: Guilded altar of San Jacopo in the Duomo of Pistoia. 65
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Giostra dell’Orso
Aspettando il Santo Protettore Dietro le quinte del “Palio”, che i quattro rioni cittadini si contenderanno il 25 luglio. Non solo folklore, anche cultura e sport
TESTI Giulia Gonfiantini FOTO Fabrizio Antonelli Nicolò Begliomini
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ostituisce l’evento cruciale dell’estate pistoiese ed è realizzata grazie alla passione e all’impegno di cittadini e volontari, che lavorano tutto l’anno senza lasciare niente al caso. Si tratta della Giostra dell’Orso, riedizione moderna dell’antico palio ippico esistente fin dalla prima metà del XIII secolo e legato da sempre al culto di S. Jacopo, santo patrono di Pistoia. Questa antica tradizione, così importante per la città, venne ripresa nel 1947, dopo una lunga pausa in concomitanza con il periodo delle due guerre mondiali, e, dopo un’ulteriore interruzione, tornò nuovamente ad essere disputata nella storica piazza del Duomo a metà degli anni Settanta. Da allora si svolge ogni anno nel giorno dedicato a S. Jacopo, il 25 luglio.
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Dietro la Giostra dell’Orso vi sono professionalità e competenze di alto livello: «Per questo tipo di attività – spiega Fabio Dolfi, presidente del comitato cittadino, che promuove la manifestazione – è necessaria una vera passione. Negli ultimi anni molti sono stati i miglioramenti apportati allo scopo di tutelare maggiormente i cavalli e, proprio a partire dal 2012, vige un nuovo codice di sicurezza in proposito. Il tutto senza, però, stravolgere lo spettacolo, emozionante sia per i pistoiesi sia per i turisti». A contendersi il palio sono i cavalieri rappresentanti dei quattro rioni pistoiesi, corrispondenti alle antiche porte di accesso alla città: Grifone, Leon d’Oro, Cervo Bianco, Drago. I fantini, da quest’anno due per ogni rione, fanno il loro in-
gresso in piazza preceduti da trombettieri e rulli di tamburi e prendono posto sotto il loggiato di Palazzo Comunale. Nel corso del palio devono percorrere il tracciato al galoppo e colpire con la lancia un bersaglio a forma di orso: oltre a proclamare il rione vincitore, al termine della competizione viene attribuito anche il titolo di Speron d’Oro al cavaliere, che ha conseguito il punteggio più alto. All’interno di ogni comitato rionale decine di persone lavorano tutto l’anno per preparare l’evento e per mantenere viva una tradizione, spesso tramandata da padre in figlio. «La giostra – afferma Alessandro Ieri, presidente del rione Drago, che si è aggiudicato le ultime tre edizioni del palio – è una passione per cui lavoriamo intensamente e
facciamo volentieri sacrifici». L’allenamento dei cavalli, perlopiù purosangue, ha inizio tradizionalmente dopo Pasqua: «Circa cinque o sei persone – spiega il presidente del Cervo Bianco Ubaldo Gori – si prendono cura degli animali nel corso dell’anno, prima della preparazione atletica vera e propria, che ha invece inizio a primavera ed è necessaria per prepararne la muscolatura in vista della gara». Allevatori e professionisti del settore lavorano per pianificare l’allenamento di cavalli e cavalieri; questi ultimi sono spesso professionisti, i cui nomi vengono generalmente ufficializzati tra fine aprile e inizio maggio. Pittoresco anche il contorno della manifestazione: prevede, nelle settimane antecedenti, altri appuntamenti come il palio calcistico e la sfilata d’apertura dei rioni, con musica e figuranti, che si svolge i primi di luglio. «Il ruolo del folklore – puntualizza Marco Gasperini, presidente del rione Grifone – è importante quanto l’aspetto sportivo. Per la sfilata, cui prendono parte centinaia di persone, vengono realizzati costumi ottenuti ricalcando quelli tradizionali e avvalendosi di vecchie decorazioni e altri cimeli, da noi conservati con orgoglio». «Nel complesso – aggiunge Roberto Frosini, presidente Leon d’Oro – lavorare a questo grande spettacolo è un piacere per chi, come noi, è appassionato di tradizioni, e tiene a tramandare qualcosa di così importante per l’immagine della città».
In queste pagine: in alto e nella foto qui sotto, alcuni momenti della Giostra dell’Orso; in basso, particolari della preparazione nei vari rioni. On these pages: Above and in the photo below, scenes from the Giostra dell’Orso; Below: Details of the preparation of the various districts.
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The Giostra dell’Orso
Looking forward to the day of the Patron Saint Behind the scenes of Pistoia’s “Palio” where the four city districts compete on July 25th. City folkore, culture and sport.
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t is the event that highlights the summer in Pistoia and is put on thanks to the passion and commitment of citizens and volunteers who work all year long without leaving anything behind. This is the Giostra dell’Orso (“The Joust of the Bear”), a modernized rendering of the ancient “palio” (contest) horseshow since the first part of the 13th century and has always been linked to the cult of San Jacopo, the patron saint of Pistoia. This ancient tradition that is so important for the city was taken up again in 1947, after a long pause in concomitance with the period of two world wars and, after another interruption, began to be performed in the historical Duomo Square in the mid 1960’s. Since then it takes place annually on the day dedicated to San Jacopo, July 25th. Behind the Giostra dell’Orso there are professio-
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nals and experts of a high level: “For this type of activity – explains Fabio Dolfi, President of the city committee that promotes the event – it is necessary to have true passion. In the recent years many improvements have been made for the scope of protecting the horses better, and, since 2012, a new security code has been enforced for this. All of this, however, without altering the spectacle that is as emotional for tourists as it is for the locals.” Competing in the contest are the horsemen that represent the four districts of Pistoia, which correspond to the ancient doors at the entrances of the city: the Griffon, the Golden Lion, the White Dear, and the Dragon. The jockeys, starting this year, are two for each district who make their entrance into the square followed by trumpeters and tambourine drums, and take their position under the loggia of the City Hall. In the course of the contest they have to make their way through the layout of the horse track and strike a target in the form of a bear with the sword: other than proclaiming the winning district, at the end of the competition the title of “Speron d’Oro” is awarded to the horseman who earned the highest points. Inside each district committee dozens of people work all year on the preparation for the event and to keep the tradition, which is often passed down from father to son, alive. “The joust – affirms Alessandro Ieri, President of the Dragon district, that won the last three editions of the contest – is a passion for which we work intensely and we willingly make sacrifices.” The raising of the horses, moreover, is as pure breads and traditionally
begins just after Easter: “Around five or six people – explains the President of the White Dear, Ubaldo Gori – take care of the animals during the year, before the true athletic preparation that instead begins in the spring and is necessary for the preparation of the animal’s muscles to be ready for the contests.” Trainers and professionals of the sector organize the training of the horses and horsemen. The latter are often professionals whose names are generally official at the end of April and beginning of May. The surroundings of the event are also picturesque. In the preceding weeks, other events such as the soccer “palio” and the outdoor parade of the districts, with music and appear, takes place the first of July. “The role of folklore – exclaims Marco Gasperini, President of the Griffon district – is important as much as the athletic aspect. For the parade, in which hundreds of people take part, costumes that recall the ancient traditions with ornate decorations and other heirlooms are made, and conserved by Pistoia with pride.” “On the whole – adds Roberto Frosini, President of the Golden Lion – working on this large event is a pleasure for those who, like us, are passionate about old traditions, and who care about passing down something important such as this for the image of the city.”
In queste pagine: dettagli ripresi durante i giorni della preparazione della cerimonia: On these pages: Details captured during the preparatory days before the cerimony.
Pistoia Blues Festival 2012
Una ventata di note TESTI Giulia Gonfiantini FOTO Archivio Blues In
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e festa per la cittĂ La Trentatreesima edizione dal 13 al 15 luglio si rinnova e apre le porte a giovani musicisti di grande valore
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avid Bowie, Bob Dylan, Carlos Santana, Frank Zappa, Pat Metheny, Patti Smith: sono soltanto alcuni dei grandi artisti, che in passato hanno suonato sul palco del Pistoia Blues Festival, circondati dalle bellezze architettoniche della splendida piazza del Duomo, per la gioia di un pubblico proveniente da ogni dove. Evento centrale del Luglio Pistoiese, la kermesse si svolge a partire dal 1980, quando, per l’inaugurazione in grande stile del primo festival italiano dedicato al blues, furono invitati nientemeno che Muddy Waters, B.B. King, Fats Domino, Dizzy Gillespie, gli italiani Roberto Ciotti e Pino Daniele. Un’edizione senza dubbio memorabile. Ne seguirono, però, molte, altrettanto di spicco. La rassegna è stata riproposta nel tempo con formulazioni diverse, anche se quella prevalente vede lo svolgimento di concerti spalmati nell’arco di tre serate, accompagnati da iniziative collaterali come mostre, reading, jam sessions in locali e zone diverse della città. Attività che, insieme con il classico mercatino artigianale, animano e rendono ancor più suggestivo il centro storico. A organizzare il Pistoia Blues da oltre trent’anni con inesauribile passione è Giovanni Tafuro, oggi presidente dell’associazione BluesIn (promotrice dell’evento insieme con Comune e Regione). Lo
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abbiamo incontrato nel marzo scorso, quando ha iniziato a delinearsi il programma della XXXIII edizione: «Anche quest’anno abbiamo voluto proporre un festival equilibrato – ha spiegato – pensando sia al pubblico degli irriducibili appassionati del blues che a una fetta più ampia e variegata di spettatori. La serata di apertura del 13 luglio si rivolge essenzialmente ai primi e vedrà il grande ritorno di una leggenda vivente quale B.B. King. Ma il Pistoia Blues è da sempre aperto alle novità e agli altri generi musicali. Ed ecco che il concerto in programma per il giorno successivo avrà, infatti, per protagonista un’altra grande star in ambito folk/indie/pop rock, ossia il cantautore scozzese (ma con origini toscane) Paolo Nutini, amatissimo dai giovani. L’ultima serata, infine, è pensata per un pubblico di nicchia e proporrà in esclusiva italiana due nomi di culto come John Hiatt e i Gov’t Mule». L’anteprima della manifestazione sarà affidata invece il 12 luglio ai Subsonica, che scongiurano il pericolo di un programma troppo specialistico e che susciteranno l’interesse soprattutto del pubblico toscano. Pistoia Blues però non è soltanto intrattenimento culturale. Da anni gli organizzatori sono impegnati nella valorizzazione e nella promozione dei giovani musicisti. Tale impegno si concretizza da quasi vent’anni in Obiettivo BluesIn, concorso gratuito
per artisti e band emergenti di tutta Italia: i migliori hanno l’onore di esibirsi sullo storico palco di piazza del Duomo durante il festival. Anche l’aria di festa che si respira in città nei giorni della rassegna costituisce una parte fondamentale del suo successo. «Il contorno della manifestazione, con gli eventi paralleli e il mercatino - ha osservato Tafuro - fa rivivere il centro e coinvolge gli esercenti con un forte impatto economico. Vogliamo dunque continuare a sviluppare e rinnovare anche questo aspetto del Pistoia Blues, migliorando ulteriormente la qualità di ciò che viene offerto sulle bancarelle e coinvolgendo nuovi spazi culturali».
In queste pagine: protagonisti vecchi e nuovi del festival. Sopra: Carlos Santana, in una delle passate edizioni; nella pagina accanto dall’alto in senso orario: Ben Harper; il nuovo talento Ty Leblanc; il popolare Paolo Nutini; la leggenda vivente del blues B.B King. On these pages: Old and new protagonists of the festival; Above: Carlos Santana, in one of the past editions; On the following page clockwise from the top: Ben Harper; the new talent, Ty Leblanc; the popular, Paolo Nutini; the living legend of Blues, B.B King.
The Pistoia Blues Festival 2012
A breeze of musical notes and a celebration for the city The 36th edition from July 13th to 15th returns and opens its doors to young, aspiring musicians.
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avid Bowie, Bob Dylan, Carlos Santana, Frank Zappa, Pat Metheny and Patti Smith: these are only some of the big name artists who have participated in the Pistoia Blues Festival, surrounded by the beautiful architecture of the Duomo Square, for the joy of a public who comes from all over to take part. It is the central event of July in Pistoia. The celebration has taken place since 1980 when the inauguration of the first Italian festival dedicated to blues took place and Muddy Waters, B.B. King, Fats Domino, Dizzy Gillespie, the Italians, Roberto Ciotti and Pino Daniele participated - an edition that was no doubt memorable. In the following, years, however, there have been many talented artists who have come to perform. The original show has altered over time with different formulations, but the event structure has remained the same. The concerts spread over the span of three evenings, accompanied by collateral initiatives, readings, jam sessions, and different areas of the city, activities that, along with the classic artisan market in the historical centre, make the ambience even more animated and fascinating during this period. For more than 30 years Giovanni Tafuro has been organizing Pistoia Blues with untiring passion, while today he is President of the association,
BluesIn (promoter of the event with the City of Pistoia and the Region). We met him last March, when he was working on the plan for the program of the 33rd edition: “Even this year we wanted to propose a balanced festival – he explained – thinking about both the public of the blues enthusiasts and of the more ample and varied public of spectators. The opening evening of July 13th will welcome the return of a living legend, B.B. King. But Pistoia Blues has always been open to novelty and other musical genres, therefore, the concert in program for the next day offers another great star of folk/indie/pop rock, the Scottish singer (but with Tuscan origins), Paolo Nutini, whose big fans are the younger generation of today. The last evening, then, is intended for a specialized public and will propose two Italian cult names such as John Hiatt and the Gov’t Mule.” The premier of the event will take place on July 12th in Subsonica, and that say they fear it will be a program that is too specialized and that will attract the interest mostly the Tuscan public. Pistoia Blues, however, is not only a cultural event. For years the organizers have been involved in the promotion and appreciation of young musicians. This commitment has been strong for almost the last 20 years in Obiettivo BluesIn, a free contest for emerging artists and bands all over Italy: the best have the honour of performing on the historical stage of the Duomo square during the Festival. The festive air that one senses in the city during the days of the event constitute a fundamental part of its success. “The surroundings of the event, with the parallel events and the market – notes Tarfuro – make the centre come alive and has a positive economic impact on the merchants; therefore, we want to continue to develop and renew this aspect of Pistoia Blues, improving more and more the quality of what is offered at the market booths and continuing to involve new cultural spaces.”
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Pinocchio al cioccolato L
A MOLINA è una realtà toscana di eccellenza nella lavorazione artigianale del cioccolato, che dedica tutte le sue energie alla creazione di prodotti di altissima qualità e di grande impatto visivo. Il brand aziendale ha radici lontane, un omaggio a una donna di cui si conosce solo il soprannome: la Molina, appunto, la cioccolataia personale di Maria Teresa d’Austria, moglie del Re Sole, così chiamata dal “molinillo” lo strumento con cui preparava la cioccolata in tazza. È grazie alla sua particolare maestria nella preparazione della dolce bevanda, che questa prelibatezza si è diffusa in tutte le corti d’Europa. “Con gli occhi e con la bocca” è la filosofia che impronta tutta la produzione de La Molina, a partire dallo studio del packaging, affidato a Riccardo Fattori, artista e designer toscano capace di interpretare la cioccolata d’autore in chiave moderna, creando così un prodotto unico nel suo genere. Il catalogo La Molina è particolarmente ricco, ma ci sono alcuni prodotti nei quali i suoi creatori s’identificano maggiormente, tra cui un posto di rilievo è occupato dalla linea dedicata a Pinocchio. Pinocchio nasce in Toscana ma è un sogno mondiale. E’ su Pinocchio che intere generazioni hanno imparato a leggere e scrivere, e grazie a Pinocchio e le sue continue scorribande, le mamme di tutto il mondo hanno spiegato, usando il linguaggio schietto dei toscani, la relazione tra azioni e conseguenze ai loro figli. La Molina dedica al burattino un intero progetto, 76
con l’obiettivo di creare una linea di cioccolato di alta qualità per bambini perché il cioccolato deve essere una festa, e di più, una festa per bambini. Ma anche per bambini adulti, che con Pinocchio sono cresciuti e che ancora sognano, con fascinazione e timore, di prendere quel carro per il paese dei balocchi e lì dimenticare gli impegni, saltare la scuola. Aprire quest’anno il Parco di Pinocchio con una mostra firmata da Riccardo Fattori è stato per La Molina un vero onore, l’allestimento si compone di 18 tavole che ripercorrono altrettanti momenti della storica avventura del burattino e dei suoi compagni di viaggio. Disegni realizzati in esclusiva dall’artista
e designer toscano che non saranno soltanto in esposizione fino al 15 aprile al Museo di Pinocchio all’interno dell’omonimo Parco, ma che si ritrovano sulle confezioni di cioccolato, biscotti e confetture La Molina dedicate al burattino più famoso del mondo. Riccardo Fattori racconta: “Questa mostra è per me un pegno da pagare al libro sul quale ho imparato a leggere a scrivere e a disegnare. Su questo libro che ancora ho con me, sottolineavo le parole e chiedevo a mia madre il significato, imitavo le lettere ed i disegni. Non è uno dei libri più belli, Pinocchio ha avuto illustratori più bravi di quello del mio primo libro, ma io ho con questo testo e con quei disegni un legame fortissimo. Pinocchio è un libro di formazione e di metamorfosi, si presta a tanti livelli di lettura, ritengo di essere stato fortunato ad averlo incontrato così presto e gli attribuisco parte del mio destino. Ho cercato in queste tavole di raccontare il mio Pinocchio, non sono filologicamente corrette, sono il ricordo di quando per disegnare la balena/pescecane prendevo un bicchiere e facevo un cerchio e poi disegnavo tanti denti, o immaginavo la fatina come una ballerina di un carillon grandissima e irraggiungibile.” Il sorriso dei bimbi che riconoscono il loro amato compagno di giochi, trattengono il respiro aprendo le confezioni e poi mangiano golosi il cioccolato tutto di un fiato. È la prova che i prodotti La Molina contribuiscono a far trascorrere momenti felici, perché bontà, bellezza e qualità aiutano a star bene.
PubbliNATURART
Chocolate and Pinocchio
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A MOLINA is a Tuscan artisan chocolate manufacturer that dedicates all its energy to the creation of the highest quality products with a unique visual impact. The company brand goes back a long way to pay homage to a woman whose name is the only testimony left today: Molina was, in fact, the personal chocolatier of Maria Teresa d’Austria, the mother of the “Sun King”, Louis XIV. Her name refers to the “molinillo,” the instrument with which she would prepare the chocolate in the cup. It is thanks to her particular expertise in the preparation of the sweet drink that this delicious taste was diffused all over the courts of Italy. “With eyes and mouth,” is the philosophy that is printed on all of the Molina production, beginning with the study of the packaging, which is entrusted to Riccardo Fattori, Tuscan artist and designer who interprets the special chocolate in a modern light, creating a unique product of its genre. The catalogue, La Molina, is particularly abundant with different types of chocolate creations; however, there are some products that the creators are especially fond of, and among them is the line dedicated to Pinocchio, and which occupies a special position. Pinocchio was born in Tuscany but became a phenomenon that has fascinated over time children from all over the world. It is on Pinocchio books that entire generations have learned to read and write, and thanks to Pinocchio and his continuous adventures, mothers and fathers all over Italy have explained, through the Tuscan language in the text, to their young ones the relation between actions and consequences. Molina dedicates an entire project to the puppet with the objective of creating a line of chocolate of high quality for children because chocolate should be a celebration, and most of all, a celebration for children – but this is true also for adults and their inner child, who were raised with Pinocchio and still dream about him and the fascination and fear his stories instilled, of taking that wagon for the wonderland and leaving behind their commitments and skipping school.
This year Molina opened an exhibit created by Riccardo Fattori at the Pinocchio Park. For Molina it was a truly honourable occasion. The set up comprised of 18 tables that traced the historical adventures of the puppet and his travel companions. They were designs created exclusively by the Tuscan artist and designer that were on exposition until April 5th at the Pinocchio Museum inside the Park, and will be found on the packages of chocolate, cookies and other confections that Molina has dedicated to the most famous puppet in the world. Richard Fattori points out that: “This exhibit is for me a debt I owe to the book that I used to learn to read, write and draw. I still have with me today the book in which I would underline the words and would ask my mother the meanings and then I would imitate the letters and designs. It is not one of the most beautiful editions; Pinocchio had some of the best illustrators who were better than the one who did my edition, but I have with this text and with those designs an incredibly strong connection. Pinocchio is a book for education and metamorphosis, it lends itself to several different levels of reading, and I think I was fortunate
to have gotten to know the stories when I was very young and I owe part of my destiny to that. I have tried in these tables to tell the story of my Pinocchio. They are not necessarily philologically accurate because they are based on the memory of when in order to design the wale I would take a glass and would make a circle and design a lot of teeth, or I would imagine the fairy like a wale of a huge and unreachable music box.” The children who recognize their beloved child companion are left breathless as they see the confections and then eat the delicious chocolate like gluttons all in one bite. It is the ultimate test for Molina in its contribution to these joyous moments because bounty, beauty and quality contribute to our well being.
La Molina Cioccolato / chocolate, Quarrata, www.lamolina.it In alto nella pagina precedente: I fratelli Lunardi con “Pinocchio”; prodotti La Molina dedicati a Pinocchio. a sinistra: gli amministratori Elisabetta Cafissi, Riccardo Fattori e i fratelli Lunardi. On the previous page at top: The Lunardi brothers with ‘‘Pinocchio’’; La Molina products dedicated to Pinocchio To the left: The administrators, Elisabetta Cafissi, Riccardo Fattori and the Lunardi brothers. 77
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Il signore dei rapaci
Vola con i falchi Fabio Bonciolini, fra i piÚ quotati addestratori d’Italia
TESTI Raethia C. Levi FOTO Archivio Bonciolini
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e hai provato per una volta l’emozione del volo, camminerai per sempre sulla terra con gli occhi rivolti al cielo,”, parola di Leonardo da Vinci. Questione archetipa, il volo, fascinazione che cattura gli umani dai tempi dei tempi. Anche Fabio Bonciolini, falconiere di Pieve a Nievole, tra i più quotati e richiesti d’Italia, desiderava un paio d’ali fin da bambino: «Guardavo volteggiare le poiane e pensavo: un giorno lo farò anch’io. Da militare ho scelto i parà, poi mi sono dato al deltaplano e un giorno è successo: due poiane volavano con me, senza paura, come fossi un loro fratello. Ero felice». Fabio ha 33 anni, fino a cinque anni fa il suo mestiere era l’elettricista in un’azienda locale, ma ha chiuso il settore in cui era impiegato. «Mi è sembrato un segno e ho investito quel che avevo per trovare un modo di vivere “con le ali”. Fare il falconiere me lo permette: quando un mio rapace volteggia lassù, con lui ci sono anch’io». Un mestiere che dà uno stipendio? «Ci campo soprattutto facendo le rievocazioni medievali, spettacoli di falconeria di piazza. Lavoro in tutta Italia. L’addestramento dei rapaci, però, potrebbe essere di grande utilità a fini agricoli e sociali. Un rapace addomesticato in cattività è l’unico deterrente scientificamente provato per il “bird control”, cioè la scaccia degli animali nocivi a campi e vivai, senza contare che i migliori falconieri d’Italia sono proprio in Toscana. Invece qui si usano solo pesticidi chimici, niente falchi». L’applicazione sociale, invece? «Io faccio “pet therapy” all’ospedale pediatrico Mayer di Firenze. Avvicino i falchi a bambini con handicap fisici e gli effetti sono incredibili: un rapace in volo che sfiora il ragazzino sulla testa, gli regala la libertà e
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un sorriso che arriva nel profondo dell’anima». Un lato insospettabile della falconeria, arte di caccia risalente al 3000 avanti Cristo, nata forse in Asia centrale, all’interno di un circuito simbiotico tra uomo-cavallo-rapaci-cani: l’uomo si spostava a cavallo, con il falco individuava e cacciava la preda al volo, il cane la recuperava. «È una forma di caccia, ma non di carniere (di presa di tante prede, ndr)», spiega Fabio e prosegue: «È legata alla spettacolarità del falco, alla sua supremazia sulla preda. È qualcosa che esiste in natura e l’UNESCO l’ha riconosciuta patrimonio dell’umanità». Fabio non ha mai imbracciato un fucile: «Non m’interessa. Vivo con la natura. Cacciare con un fucile non mi pare leale». Lo è tenere al laccio volatili selvatici? «I miei falconi volano liberi tutti i giorni, senza impedimenti. Potrebbero andarsene, ma finora non l’hanno
fatto perché tra noi si è creata una speciale alchimia». Fabio negli ultimi cinque anni ha allevato in cattività due poiane, un gufo, un gyrfalco, un barbagianni, un falco che, se tutto va bene, vivranno al suo fianco per i prossimi 30 o 60 anni (aquile e gufi sono i più longevi). «Il falconiere oggi è un mestiere alternativo per i più giovani, ma non può essere una moda. È una scelta di vita. Io amo i miei fratelli volatili. Aki, il falco sacro, un tipo molto autonomo; Sky, un gyrfalco ubbidiente e velocissimo; le due poiane, Lady e Lord. Lei, gelosa di me, aggredisce i cani che mi abbaiano; Lord invece è un clown: se non avesse le ali camminerebbe è socievole e con lui faccio pet therapy. Maya, un gufo reale, è molto timorosa: si nasconde tra il mio collo e la mia spalla; Soren, il barbagianni, è un tipo tranquillo, l’unico rapace solo notturno e infatti ha l’iride nera, mentre gli altri, che hanno l’iride gialla, vedono anche di giorno. Per loro non faccio vacanze, mi alzo all’alba, anche se nevica, entro nella voliera, li faccio uscire per dargli da mangiare e farli volare. Ogni giorno, e sto con loro almeno cinque ore. Ci vuole pazienza, polso fermo, affetto e capacità di creare una relazione, la famosa alchimia. Finora non ho mai perso un rapace. Credo davvero siano miei fratelli e non riesco a immaginare una vita diversa da questa».
In alto - Gufo Reale dal nome Maya a fianco. Gyrfalco “Sky”; Sky in battuta di caccia in foto ingresso articolo pagina a fianco Fabio Bonciolini con “Sky” Above - An eagle owl named Maya; To the left - The Gyrfalcon‘‘Sky’’; ‘‘Sky’’ while hunting in the opening photo; To the right - Fabio Bonciolini with ‘‘Sky.’’
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The Lord of birds of prey
Flying with the falcons Fabio Bonciolini is among the most valued falcon trainers in Italy
“I
f you have experienced at least one emotional event of flying, you will always walk on the earth with your eyes directed up towards the sky,” these are the words of Leonardo da Vinci. The archetypal topic, flight, is a topic that had fascinated the interest of humans from the beginning of time. Fabio Bonciolini, a falcon trainer from Pieve a Nievole, is among the most important and requested trainers in Italy, and dreamed of having a pair of wings when he was a child: “I would see the buzzards circling above and I would think: one day I will do this too. In the army I chose parachuting, then I went for the hang glider and one day it happened: two buzzards were flying with me, with no fear, as if I was their brother. I was happy.”
Fabio is 33 years old and until five years ago his career was as the electrician of a local business, but the sector where he worked closed. “It seemed like a sign to me and I invested what I had in finding a way to make a living ‘with wings.’ Being a falcon trainer allows me to do that. When one of my birds of prey circles around up there, I’m up there with him as well.” Is it a career that pays? “I make a living most of all doing medieval festivals, performances with falcons in the piazza. I work all over Italy. The training of the birds of prey, however, could be of great use for agricultural and social purposes. A domesticated bird of prey in captivity is the only deterrent scientifically proven for “bird control,” that is, it drives away those animals that are a danger to the fields and plant nurseries. The best falcon trainers in Italy, moreover, are mostly in Tuscany. Instead, here they use only chemical pesticides, no falcons.” And the social application? “I do ‘pet therapy,’ at the pediatric hospital of Meyer in Florence. I place the falcons near the children with physical or motor skill handicaps and the effects are incredible: a bird of prey in flight that touches him on the head gives him the gift of freedom and a smile that arrives deep in the soul.” An unexpected side of falcon training, a hunting art that goes back 3000 years before Christ - possibly from Central Asia – was part of a symbiotic circuit between man-horse-birds of
prey-dogs: man would travel by horse, and with the falcon he would find and hunt down the prey quickly, then the dog would run after it. “It is a form of hunting, but not a game,” explains Fabio and continues: “It is linked to the fascination of the falcon, to its supremacy over the prey. It is something that exists in nature and UNESCO has recognized it as a patrimony of humanity. Fabio has never used a gun: “I’m not interested in them. I live with nature. Hunting with a gun doesn’t seem right to me.” Is he trapping wild birds?” “My falcons fly free every day, without restrictions. They could fly away, but until now they haven’t because between us we’ve created a special alchemy.” Fabio, in the last five years has raised in captivity two buzzards, one owl, one gyrfalcon one screech owl, and one falcon - that, if things go well, will live by his side for the next 30 or 60 years (eagles and owls have the longest longevities). “The falcon trainer today is an alternative career for the youth, but it cannot be a trend. It is a way of life. I love my flying brothers. Aki, the sacred falcon, is a very autonomous type; Sky, is an obedient and very fast gyrfalcon; there are the two buzzards, Lady and Lord. Lady is very protective of me and threatens the dogs that bark at me; Lord instead is a clown: if he didn’t have wings he would walk. He’s very social and with him I do pet therapy; Maya, an eagle owl, is very timid: she hides behind my neck and shoulders; Soren, the screech owls, is a tranquil type, the only bird of prey that is exclusively nocturnal and, in fact, has a black iris while the others have yellow irises, and can also see the day. For them I don’t take vacations, I get up at dawn, even if it snows, I enter the aviary, I let them out to give them food and to let them fly. Every day I stay with them at least five hours. You need to have patience, a strong hand, affection and the capacity for relating to them, the famous alchemy. Until now I have never lost a bird of prey. I truly believe that they are my brothers and I cannot imagine a life different than this one.” www.ilfalconierefabiobonciolini.com 83
Intervista
Interview
Roberto Carifi: la poesia è una stretta di mano Il grande autore pistoiese convertito al buddismo TESTO Giulia Gonfiantini
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oesia e filosofia convivono e si alternano nella vasta produzione letteraria di Roberto Carifi, tra i maggiori autori contemporanei. Nato nel 1948 a Pistoia, dove risiede ancora oggi, Carifi è conosciuto per i testi filosofici e per l’intensa attività poetica, influenzata, a partire dagli anni Ottanta, dall’amicizia con Piero Bigongiari; ma anche per le traduzioni in italiano di Hesse, Rousseau, Racine, Bataille, Trakl e Simone Weil. Lei ha raccolto il messaggio di pensatori come Heidegger e Nietzsche, mentre l’ipotesi psicanalitica, da cui fu affascinato al punto di trasferirsi a Parigi, sul finire dei Settanta, per apprendere la lezione di Jacques Lacan, è stata pochi anni dopo abbandonata. L’ultimo decennio invece l’ha vista abbracciare il pensiero buddista. Quali di queste influenze riconosce ancora come fondamentali? Continuo a ritenere Heidegger il principale autore dell’Occidente, ma oggi sono orientato soprattutto verso i giapponesi della Scuola di Kyoto: Nishida, Tanabe e Nishitani, in cui l’insegnamento heideggeriano si coniuga al pensiero zen. Sono buddista da dieci anni, ma, dopo l’incidente di
cui sono stato vittima nel 2004, lo sono diventato, se possibile, ancora di più: con il buddismo ho scelto la benedizione. La sua ultima raccolta poetica, “Tibet”, è frutto di questa scelta, laddove l’accettazione del nulla, della morte e del dolore coincide con una benedizione. Ma la religione è stata sempre una componente importante delle sue liriche. Non penso al buddismo come ad una religione come le altre in realtà. A differenza del cristianesimo, esso è orizzontale: Cristo non potrà mai essere raggiunto, mentre l’illuminazione si accende dentro ognuno di noi. Il buddismo si svolge proprio qui, adesso. Lei pensa a filosofia e poesia come ad entità complementari? Sono due cose profondamente diverse e al contempo profondamente uguali. La poesia continua il discorso che la filosofia ha appena iniziato. E’ semmai il modo in cui si esprimono ad essere differente. Penso che la filosofia pura conduca ad un certo punto alla poesia, che può spingersi molto più lontano. Ho cercato di muovermi in entrambi gli ambiti, ma per me vale la definizione di Paul Celan, per cui la poesia è una stretta di mano data nel buio da sconosciuti: racchiude in sé, quindi, tanto l’idea dell’unione quanto quella di separazione.
Cronologia di una vita In his lifetime E’ nato nel 1948 a Pistoia, dove risiede. Tra le sue raccolte di poesia ricordiamo: Infanzia (Società di Poesia, Milano 1984); L’obbedienza (Crocetti, Milano 1986); Occidente (Crocetti, Milano 1990); Amore e destino (Crocetti, Milano 1993); Poesie (I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme 1993); Casa nell’ombra (Almanacco Mondadori, Milano 1993); Il Figlio (Jaka Book, Milano 1985); Amore d’autunno (Guanda, Parma-Milano 1998); Europa (Jaka Book, Milano 1999). Tra i saggi: Il gesto di Callicle (Società di Poesia, Milano 1982); Il segreto e il dono (EGEA, Milano 1994); Le parole del pensiero (Le Lettere, Firenze 1995); Il male e la luce (I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme 1997); L’essere e l’abbandono (Il Ramo d’Oro, Firenze 1997); Nomi del Novecento (Le Lettere, Firenze 2000). E’ inoltre autore di racconti e traduttore, tra l’altro, di Rilke, Trakl, Hesse, Bataille, Flaubert, Racine, Simone Weil, Prévert, Rousseau, Bernardin de Saint-Pierre. Ha collaborato e collabara ai maggiori quotidiani italiani ed è redattore del mensile “Poesia”.
He was born in 1948 in Pistoia, where he currently lives. Among his poetry collections are: Infanzia (Società di Poesia, Milano 1984); L’obbedienza (Crocetti, Milano 1986); Occidente (Crocetti, Milano 1990); Amore e destino (Crocetti, Milano 1993); Poesie (I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme 1993); Casa nell’ombra (Almanacco Mondadori, Milano 1993); Il Figlio (Jaka Book, Milano 1985); Amore d’autunno (Guanda, ParmaMilano 1998); Europa (Jaka Book, Milano 1999). Among his essays are: Il gesto di Callicle (Società di Poesia, Milano 1982); Il segreto e il dono (EGEA, Milano 1994); Le parole del pensiero (Le Lettere, Firenze 1995); Il male e la luce (I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme 1997); L’essere e l’abbandono (Il Ramo d’Oro, Firenze 1997); Nomi del Novecento (Le Lettere, Firenze 2000). He is also author of short stories and translations, among which are Rilke, Trakl, Hesse, Bataille, Flaubert, Racine, Simone Weil, Prévert, Rousseau, and Bernardin de Saint-Pierre. He is editor of the monthly magazine, “Poesia.”
Roberto Carifi: poetry is a shake of the hand The renowned poet from Pistoia who converted to Buddhism
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oetry and philosophy live together and alternate in the vast literary production of Roberto Carifi, among the most noted contemporary authors. Born in 1948 in Pistoia, where he still resides today, Carifi is known for philosophy writings and for the intense poetic activity, influenced – beginning with the 1980’s – by his friendship with Piero Bigongiari; but also for the translations in Italian of Hesse, Rousseau, Racine, Bataille, Trakl and Simone Weil. You have captured the message of thinkers such as Heidegger and Nietzsche, while the psychoanalytic hypothesis that fascinated you so much to the point of your moving to Paris at the end of the 1960’s to take lessons from Jacques Lacan, was a few years later abandoned. Instead, in the last decade you have embraced Buddhist thought. Which of these influences do you feel are still fundamental for you? I continue to consider Heidegger as the principle author of the Western world, but today I’m oriented most of all towards the Japanese of the Kyoto school: Nishida, Tanabe and Nishitani, in which the teachings of Heidegger are linked with Zen Buddhist thought. I’ve been a Buddhist for ten years, but after becoming a victim of an accident in 2004, I’ve become – if possible – even more so: with Buddhism I chose benediction. Your last poetic collection, “Tibet,” is the result of this choice, where the accepting of nothingness, death and pain coincides with a benediction. But religion has always been an important part of your poetry. I really don’t think of Buddhism as a religion like others. As opposed to Christianity, it is horizontal: Christ can never be reached, while enlightenment is an illumination inside of us. Buddhism takes places right here and now. Do you think of philosophy and poetry as complementary entities? They are two profoundly different things and at the same time profoundly alike. Poetry continues the discourse that philosophy has just begun. And more specifically, it is the way in which things are explained that is different. I think that pure philosophy leads to poetry to a certain point; that it can push itself even further. I tried to be involved in both areas, but for me Paul Celan’s definition is important, in which poetry is a shake of the hand exchanged in the dark between strangers: therefore, it encapsulates within itself the idea of union as much as that of separation. Nella pagina accanto: Robeto Carifi, nel suo studio di Pistoia. On the opposite page: Roberto Carifi, in his studio in Pistoia.
The essence of an encounter, a friend’s heartfelt salute
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Il succo di un incontro, l’augurio dell’amico
TESTO e FOTO Fabrizio Zollo
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el ricordo di cui ho scritto nel libro edito per i sessant’anni di Roberto, ho detto della ‘distanza’ che avvertii da ragazzo per lui. Sappiamo quanto la prima impressione che si ha di un altro rappresenti un ritratto di pietra, duro in seguito da scalfire, da modificare. E devo ammettere che qualcosa di quella prima sensazione di ragazzo mi è rimasta, ma devo anche dire che quella distanza che registrai mi ha consentito in seguito una messa a fuoco più nitida che mi ha permesso, anche con la frequentazione dell’età matura, di definire la sua personalità, e di rubricarla molto più semplice e leggibile di quella che si ha di lui, una volta diradato quell’inchiostro che anche la seppia che si senta scoperta sparge intorno a sé. Ed allora, spezzate le poche spine che impediscono un avvicinamento, ma che misurano tutt’ora una distanza, vediamo che le altre nostre
parti trovano un’aderenza, a motivo di una comune visione delle cose, e soprattutto di una condivisione del malessere sotteso alla complessità del vivere. Non siamo poi così distanti se ci sentiamo di togliere il velo ad un inganno: gli lasciamo credere che veniamo a trovarlo in questo suo fortino di libri anche per farlo sentire meno solo, ma in realtà veniamo per noi, per rispecchiare nella sua la nostra solitudine, e veniamo certamente a prendere più di quanto gli lasciamo. Questo è il succo. E la distanza si riduce ancora di più. Non c’è poi molta distanza tra la parola del poeta e l’orecchio di chi l’ascolta. Persino l’augurio che oggi gli facciamo (di una serenità del vivere, di continuare a tessere con la parola le trame dei significati) è anche un augurio per noi: che questa nostra cultura (e coltura) della solitudine, di un’esasperata individualità, pur necessaria al poeta ed alla persona che lo ascolta e lo comprende, si stemperi sempre più nell’incontro dell’altro e nella condivisione del dramma che tutti ci unisce. Auguri Roberto.
n the memory that I wrote about in the book in honour of Roberto’s sixtieth birthday celebration, I spoke about the “distance” that I felt for him as a young boy. We know how much the first impression that one has of another represents a portrait in stone - hard to scratch the surface of or to modify. And I have to admit that something of this first sensation as a boy has remained with me, but I also have to say that this distance that I perceived allowed me to eventually have a clearer focus that allowed me to eventually define his personality, and to perceive it in a much simpler and more readable way than the one we had of him at one time seeing through the scattered ink that surrounds him. And finally, the few thorns that prevented us from coming close were broken, but even today they measure a distance and allow us to understand that the other parts of us find a connection, a motive of a common vision of things, and above all a sharing of the unease that is associated with the complexity of living. We are not then so distant that we feel we need to remove the veil of deception: we come to find him in his little fort of books also to make him feel less alone, to mirror his as well as our solitude, and we come feeling certain that we’ll take away more than what we left. There’s the rub. And the distance is reduced yet even more. There is not then much distance between the poet’s words and the ears of the listeners. Even the wishes that we send him today - of a serenity of living, of continuing to weave with words the most significant plot – are also part of a desire on our part that this culture of ours (and cultivation) of solitude, and of an exasperated individual, are necessary to the poet and to the people who listen to him and who understand him. The encounter with the other and the sharing of the drama that unites us find themselves in harmony. Best wishes Roberto.
[L’augurio scritto e letto da Fabrizio Zollo nel giorno del 60° compleanno di Roberto Carifi nella Libreria Lo Spazio di via dell’Ospizio dove il poeta trascorre da anni buona parte della sua giornata] [This note was written and read by Fabrizio Zollo on the day of Roberto Carifi’s sixtieth birthday celebration in the bookstore, Lo Spazio di via dell’Ospizio, where the poet has for years spent a good part of his days.] 85
Poesie di Roberto Carifi / Poems by Roberto Carifi
Collana «Le Streghe»
Presenze Poetiche Pistoiesi
Volumetto n° 2 Roberto Carifi, D’improvviso Postfazione di Massimo Baldi e Roberto Bartoli; nota biografica e scelta poesie di Fabrizio Zollo; Euro 4,00 IN SINTESI Trentuno poesie scelte dall’intera opera poetica, corredate da un’ampia biografia e iconografia dell’autore. www.viadelvento.it
Sono poeta, vedi, sollevo in aria il mio berretto, dentro c’è un cuore che saluta, un lampo che tramonta presto, mentre ti sfioro penso che l’autunno è un’anima dolente e mi allontano verso quell’invisibile che amo e che mi bagna il petto, e mi allontano e penso che ti farei felice se non avessi un angelo che mi cammina accanto
Notte, nella quale ti vidi giacere quando l’estate devastò il suo mare, quando nel sasso ti dettero un nome e calò su di te il mio lenzuolo tessuto di pianto, quando il tuo occhio patì per il mio e verso di noi avanzò uno storno di ore cadute, quando appesero il pendolo che separa e un uccello rapace beccò fino al cuore
Volano, madre, uccelli neri, un vento ostile ha lacerato il cielo, su questi occhi di bambino un velo di mistero e di lutto si distende. Chi sa se il brivido improvviso che ha raggelato il sole, se l’ombra che copre la cima delle torri è solo l’inizio dell’inverno, la fine precoce dell’estate o se davvero viene così la morte, una muta di cani che raspano alle porte
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« I am a poet, I lift into the air my beret,/Inside there is a heart that salutes,/a light that is fading soon,/ while I touch you I think/that autumn is a painful soul/and I withdraw towards that invisibleness that I love/and that wets my chest/and I withdraw and I think that I would make you happy/if I did not have an angel who walked beside me. »
« Night, when I see you idle /when summer ravages its sea,/when in the stone I gave you a name/and my sheet falls on you/a fabric of tears./When your eye longs for mine/and towards us it brought forth/a storm of fallen hours,/when they hung the pendulum that separates/and a bird of prey pecks all the way to the heart. »
«They fly, mother, the black birds,/ a hostile wind pierces the sky,/on these child’s eyes a veil lays softly down./Who knows if the sudden shiver/that froze the sun,/if the shadow that covers the top of the towers/ is only the beginning of winter,/the precocious end of summer/ or if the night truly arrives like this,/ a pack of dogs that scratch at the doors. »
C’è un mondo dentro There is a world inside
Hidron Pistoia
Hidron Pistoia
Partite ufficialmente The largest wellness le attività del centro centre of the city wellness più has officially opened imponente della città
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el centro wellness Hidron di Pontelungo, sono partite ufficialmente le attività. Operative le due piscine del piano terra e le sale fitness al primo piano. Tanti i corsi in programma per l’intera settimana. Per il mondo acqua, corsi di nuoto per adulti e bambini, fitness in acqua, relax, hidro bike o semplicemente nuoto libero. Nelle sale fitness del primo piano a disposizione dei clienti attrezzature TechnoGym di ultima generazione per corsi individuali e collettivi.
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he doors of the Hidron wellness centre of Pontelungo are finally open to the public. There are two swimming pools on the ground floor and fitness areas on the first floor. Numerous courses are offered weekly for water lovers including swimming courses for adults and children, water fitness classes, and an area for relaxing in a whirlpool in addition to being able to simply swim laps and workout. In the fitness rooms on the first floor there is a cutting edge TechnoGym with individual and group classes.
Aperto tutti i giorni con i seguenti orari: Open daily with the following hours: APERTURA STRUTTURA GENERAL BUSINESS HOURS Lunedi, mercoledi e venerdì- 8.00- 23.00 Martedì e giovedì- 8.00 - 23.00 Sabato domenica e festivi- 9.00- 20.00 PISCINE / SWIMMING POOLS lunedi, mercoledì e venerdì- 8.15-22.30 martedì e giovedì- 8.00-22.30 sabato, domenica e festivi 9.00 -19.30 FITNESS / GYM dal lunedi al Venerdì- 8.15-22.30 Sabato, domenica e festivi 9.00- 19.30 Call center. +39 0573 572649
Agricultural Technology Institute of Pescia
Quality care for the environment
I Istituto Tecnico Agrario di Pescia
Cura dell’ambiente e qualità alimentare Un corso quinquennale per formare una nuova generazione di esperti a 360 gradi TESTI Siriana Becattini, Dirigente istituto
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ra il 1904 quando, al consiglio comunale di Pescia, fu presentato il progetto per istituire una scuola pratica di Agricoltura. Tra gli scopi, contribuire allo sviluppo agricolo della Valdinievole e creare un’istituzione nuova, che potesse istruire i giovani alla gestione del “podere”. Sede della scuola, nel 1909, diviene Villa Magnani di Ricciano, affacciata sul Pescia e sulle colline. Nel 1933 la Scuola si trasforma in Istituto Tecnico Agrario specializzato in Olivicoltura ed Oleificio e, dopo la pausa dovuta alla Seconda guerra, riprende le sue attività sviluppando anche la floricoltura e, successivamente, l’olivicoltura. Nell’offerta formativa dell’Istituto, intitolato negli anni ’70 al giurista pesciatino Dionisio Anzilotti, si inserisce lo sviluppo di nuove tematiche inerenti la tutela dell’ambiente, la progettazione dei giardini, la cura delle aree verdi e le produzioni alimentari di qualità. Il tutto nei 10 ettari che circondano la scuola, con vigneti, oliveti con ben 69 “cultivar”, un oleificio a freddo, serre e tunnel per la propagazione di piante ornamentali. La nuova figura di perito agrario che si delinea è ormai quella di un diplomato dotato di conoscenze tecnico-scientifiche aggiornate e capacità di adattamento alla continua evoluzione della tecnologia e dei processi di produzione. Con la Riforma Gelmini l’Istituto presenta un corso di studi quinquennale in “Agraria, Agroa88
limentare e Agroindustria”, in grado di soddisfare qualsiasi esigenza del mercato agrario grazie all’acquisizione di competenze nel campo dell’organizzazione e della gestione delle attività produttive, trasformative e valorizzative del settore, fino all’utilizzo delle biotecnologie. In più un convitto e un semiconvitto, stage aziendali e laboratori per un percorso formativo ricco di opportunità. Tra gli eventi aperti anche al territorio, meritano di essere citati la “Mostra micologica”, “Olea”, “Citromania”, “Mangia la foglia”, per il riconoscimento e la degustazione delle erbe spontanee commestibili, “Profumo di vino”, degustazione guidata di vini italiani e stranieri, e Floraviva, che si è tenuta il 14 e 15 aprile 2012, mostra mercato sulle filiere agricole.
t was in 1904 when, at the suggestion of the City of Pescia, the project for establishing a practical school for agricultural studies was proposed. Among its objectives was to contribute to the agricultural development of the Valdinievole valley and create a new institution that would teach young people about the management of the “holding.” The headquarters of the school in 1909 became the Villa Magnani of Ricciano, overlooking Pescia and its hills. In 1933 the School was transformed into the Agricultural Technology Institute specializing in Oliviculture and Oil Milling and, after the period following World War II, it took over its activity developing as well Flower Growing and, then Oliviculture. In the training program of the Institute – its title was given in the 1970’s by the lawyer, Dionisio Anziolotti – is the development of new themes pertaining to the safeguarding of the environment, garden designing, maintenance of gardens and production of high quality nourishing substances for greenery were also instituted. In all of the 10 hectares that surround the school, there are wine vineyards, olive groves - and 69 of them “cultivar,” - a cold press oil mill, greenhouses and tents for the raising of ornamental plants. The figure of Agricultural Expert has by now developed into that of the diplomat armed with state of the art technical-scientific knowledge and capacity to adapt to the continuing evolution of the technology and the processes of production. With the Gelmini Reform the Institute offers a course of study every five years in “Agriculture, Agricultural nourishment and Agro- industry,” able to satisfy any request of the agriculture market thanks to the acquisition of competence in the field of the organization and management of production, transformation and improvement of the sector, all the way to the use of biotechnology. What is more, there is a boarding school and half board school, company internships and laboratories for a formative training rich in opportunities. Among the events open to the surrounding territory are the “Mycology Show” “Olea,” “Citromania,” and “Eat the leaf,” for the recognition and tasting of edible plants, “The Scent of Wine,” wine tasting of Italian and non Italian wines and Floraviva held on April 14th and 15th 2012 demonstrates the popular market for agricultural topics.
In alto: Villa Magnani di Ricciano, sede dell’Istituto tecnico di Agraria; foto accanto: immagine storica: la scuola è nata nel 1909. Below: Villa Magnani of Ricciano, headquarters of the Technical Institute of Agriculture; In the photo to the left: Historical image: the school began in 1909.
PubbliNATURART
Rose Barni amore per la tradizione, passione per la ricerca Da cinque generazioni diffonde il fiore consacrato alla dea greca dell’amore Afrodite
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ncontriamo i Barni, “quelli delle rose” si dice nel pistoiese, eppoi in Italia e nel mondo. Son loro che della diffusione delle rose italiane di qualità hanno fatto la ragione di una vita, di più vite anzi... Era il 1935, in Italia non era consentito importare piante di rose da Belgio e Francia, così i Barni, vivaisti a Pistoia, Pietro e il figlio Vittorio, si dedicarono alla loro produzione. Parliamo delle “Rose Barni” ,un marchio di garanzia e amorevole impegno, che non ha mai conosciuto interruzioni. Né guerre e neppure mode hanno intaccato il lavoro meticoloso e capillare di questa azienda di eccellenza, che impegna più generazioni. Ben oltre cento sono le qualità di rose italiane create e selezionate da Barni per garantire, a tutt’oggi, l’acclimatamento che consenta risultati eccezionali di coltivazione nel tempo. Mentre l’appassionata sperimentazione, perché si affermino nuove produzioni, che non dura meno di 7/10 anni, sostiene la nascita di ibridi, che, vezzeggiati e scelti fra oltre 50.000, diventano poi 6 o 7 varietà prodotte al massimo. Fantascienza? No, amore per le rose. Davanti a uno di questi meravigliosi fiori si può vedere il suo pregio estetico e percepire il suo inebriante profumo, oppure ampliare la percezione e ricevere il suo forte, subliminale, messaggio :”sono capace di creare interessi inimagginabili intorno al mio esistere, so affascinare e, pur nel mio esprime una bellezza effimera, so essere ambita da esseri umani di buon gusto e infinito potere nel mondo. Sono oggetto di desiderio e cure amorevoli di chi mi colleziona e ammira.. ” E’ vanitosa la rosa? Affatto, solo sincera e anche modesta. E la storia di questa tenace e solida azienda ne è testimonianza reale, offerta con garbo.Un orgoglio nazionale, che è ben presente nella consapevolezza di collezionisti e appassionati, italiani e di tutto il mondo.
The love for tradition, the passion for innovation For five generations it raises the flower consecrated by the Greek goddess, Aphrodite
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e’re meeting the Barni’s, “of the roses” as they say in Pistoia, as well as in the rest of Italy and the world. They are the ones who spent their lives supplying high quality Italian roses. In 1935 in Italy it was illegal to import rose plants from Belgium and France, so as a result the Pietro and his son Vittorio, plant nurserymen in Pistoia, became involved in their production. We are talking about “Barni roses,” a guaranteed trademark and loving commitment that has been working continuously ever since its beginnings. Neither wars nor trends have hurt the meticulous work of this agency dealing in excellence that has involved many generations.
More than one hundred are the different varieties of Italian roses crated and selected by Barni to guarantee, even today, the exceptional results of cultivation seen throughout the decades. The impassioned experimentation in order to provide new products - that lasts at least 7 to 10 years – sustains the birth of hybrids and a selection among more than 50,000 that results in 6 or 7 varieties produced to the maximum. Do this sound like something out of science fiction? No, it is simply a love for roses. In front of one of these beautiful flowers one can see its aesthetic value and perceive its inebriating perfume, or amplify the perception and receive its powerful, subliminal message: “I am capable of creating unimaginable interests around myself, I know how to fascinate and in my display of ephemeral beauty I know how to be coveted by human beings of good taste and infinite power in the world. I am an object of desire and loveable cure of those who collect me and admire me….” Is the rose vain? She is really just sincere and even modest. The history of this tenacious and solid agency is a true testimonial and offered with kindness a national pride that is well present in the knowledge of coalitionists and rose lovers, whether Italian or from anywhere in the world.
via del Casello 5 - 51100 Pistoia Tel. +39 0573 380464 info@rosebarni.it www.rosebarni.it
Oreste Ruggero
Architetto, artista e scrittore A lavoro nel suo studio di Montecatini
TESTI Giulia Gonfiantini FOTO Fabrizio Antonelli
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’ una ricerca instancabile all’armonia e al ricongiungimento delle singole pratiche artistiche quella portata avanti da Oreste Ruggiero. Architetto, artista e scrittore, nel corso della sua folgorante carriera ha avuto modo di dialogare con personaggi illustri del mondo della cultura internazionale. Come Giovanni Michelucci, che nel 1984 ha scritto un’introduzione al suo saggio “Architettura, la scomparsa di un’arte”, o come il critico Bruno Zevi, con cui nel 1997 ha realizzato il congresso internazionale di Modena volto al rilancio, dopo il Post Modern, dell’architettura organica teorizzata da Frank Lloyd Wright. Abbiamo incontrato Ruggiero nel suo studio di Montecatini, dove risiede da sempre e in cui ha sede anche il suo atelier personale. Come è riuscito a conciliare la sua attività di architetto con quella di artista e saggista? Si tratta di pratiche che rispondono alla medesima esigenza creativa, e dunque non sento il bisogno di distinzioni nette. Per me arte e architettura sono sempre andate di pari passo, e questo era anche il senso di “Architettura, la scomparsa di un’arte”. Quel mio primo saggio era un grido d’allarme contro una tendenza generale alla semplificazione, che voleva ridurre l’architettura a mera tecnica. Con Zevi condividevo l’idea del bisogno di tornare a una sorta di grado zero. Vorrei, cioè,
che si tornasse a vedere l’architettura come una sintesi delle varie sensibilità provenienti da arte, musica o letteratura. Il suo percorso di ricerca l’ha portata a confrontarsi con figure come Michelucci o Jorio Vivarelli. Erano veri maestri, di quelli che forse oggi è sempre più raro trovare. Michelucci era introverso, aveva l’umiltà che solo i grandi riescono ad avere. Ho incontrato Vivarelli, poi, negli ultimi anni della sua vita, in occasione del concorso romano per un monumento ai caduti di Nassiriya. Non vincemmo, ma fu bellissimo vederlo prendere la matita in mano e ringiovanire improvvisamente. I suoi saggi e romanzi traggono spunto da ricerche su basi non soltanto d’archivio, ma anche congetturali. Penso alle indagini sulle figure geometriche recondite in Piero Della Francesca e alle scoperte illustrate ne “L’altro Leonardo”. Anche il suo ultimo libro, ambientato in Valdinievole, è sullo stesso stile? In parte sì: “Decadenza e trasmutazione” è un’opera narrativa incentrata sul fascino dei luoghi sacri, un tempo ritenuti punti di congiunzione tra cielo e terra. Tra questi vi erano ad esempio Santiago di Compostela e Delfi, ma anche, a mio parere, la valle del torrente Nievole, al centro anche di alcuni disegni di Leonardo.
In questa pagina: alcune opere di Ruggero nello studio di Montecatini e l’artista mentre sfoglia uno dei suoi pezzi di narativa e saggistica; nella pagina accanto: Oreste Ruggero nel suo ambiente di lavoro. On this page: Works by Ruggero in his studio in Montecatini, and the artist while he looks through some of his narratives and essays; Opposite page: Oreste Ruggero in his studio. 91
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ENOTECA GIOVANNI
GOURMET CUISINE & FINE WINE VIA GARIBALDI, 25/27 - 51016 MONTECATINI TERME (PISTOIA) TEL. +39 0572 71.695 - FAX +39 0572 73.080 - INFO@ENOTECAGIOVANNI.IT
WWW.ENOTECAGIOVANNI.IT
La tua casa nel Mondo Your home in the world Oreste Ruggero
Architect, artist and writer Interview in his Montecatini studio
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t is an untiring search for harmony and the joining of the single artistic practices that characterize Oreste Ruggiero. Architect, artist and writer, in the course of his striking career he had the opportunity of having conversations with illustrious people in the world of international culture. Just like Giovanni Michelucci, who in 1984 wrote an introduction to his essay “Architecture, the Disappearance of an Art,” or like the critic, Bruno Zevi, with whom in 1997 he put together the International Congress of Modena towards a revival - after the Post Modern - of organic architecture theorized by Frank Lloyd Wright. We met Ruggiero in his studio in Montecatini, where he has always resided and where his personal atelier is as well. How were you able to reconcile your activity as architect with that of artist and writer? It involves practices that respond to the same creative need, and therefore I don’t feel the need for clear-cut distinctions. For me art and architecture have always gone hand in hand, and this was also the sense of “Architecture, the Disappearance of an Art.” That first essay of mine was a cry of alarm against a general tendency for simplification, which meant reducing architecture to mere technique. With Zevi I shared the idea of the need to return to a kind of ground zero. I would like, therefore, for us to be able to return to see architecture as a synthesis of different sensibilities coming from art, music and literature. Your research path brought you to be compared to figures such as Michelucci and Jorio Vivarelli. They were true masters, the kind that today are possibly always harder to come across. Michelucci was an introvert; he had the humility that only the great are able to have. I met Vivarelli, then, in the last years of his life, on the occasion of the Roman competition for the monument of the fallen of Nassiriya. We didn’t win, but it was beautiful to see him take the pencil in hand and suddenly become young again. Your essays and novels take inspiration from research of conjectural as well as archival aspects. I think of the investigations on the geometrical figures hidden in Piero della Francesca and of the discoveries illustrated in “The Other Leonardo.” Even in your last book, which was set in the Valdinievole, is it on the same style? In part yes: “Decadence and Transmutation” is a narrative centred on the fascination of sacred places at one time considered meeting points between heaven and earth. Among these there were, for example, Santiago of Campstela and Delfi, but also, in my opinion, the valley of the Nievole torrents, which were at the centre also several of Leonardo’s designs.
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Scuola di Musica e Danza “T. Mabellini”
Agenda
Allievi in scena al Teatro Manzoni di Pistoia Una festa a ritmo di arte (e gusto)
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arà una vera e propria Festa di Musica, Canti e Danze quella promossa dalla Scuola di Musica e Danza “T. Mabellini” di Pistoia, che si terrà al Teatro Manzoni domenica 20 maggio. Una vetrina delle numerose attività didatticoformative (coordinate dal 2009 dall’Associazione Teatrale Pistoiese, in collaborazione con il Comune di Pistoia, arricchite dalla recente convenzione attivata con il Conservatorio “B. Maderna” di Cesena) che l’importante istituzione cittadina, in continua crescita, mette a disposizione sia di coloro che desiderano affrontare professionalmente il mondo della musica, sia dei molti che vedono in esso un complemento prezioso per la propria formazione personale e culturale. Molto ricco il cartellone della giornata, con le esibizioni degli allievi di classica e canto (ore 16.30/18, nella sala del Manzoni) e delle classi di balletto e danza contemporanea (dalle ore 21), intervallate dalla musica delle classi jazz che, dalle 18,30, allieteranno la Piazzetta Civinini, antistante il teatro, con la possibilità per il pubblico di gustare anche un delizioso rinfresco al ritmo della musica, in occasione della “Domenica ecologica”.
Music and Dance School “T. Mabellini”
Manzoni Theatre of Pistoia: students on stage
Dall’alto in senso orario: un momento delle prove con i piccoli musicisti; un giovane violinista; le alllieve del corso di danza classica. Clockwise from the top: A moment from the rehearsals with the young musicians; a young violinist; the students of the classical dance class.
A celebration with art (and food)
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t will be a true Music, Song and Dance Party promoted by the Music and Dance School, “T. Mabellini,” of Pistoia, that will take place at the Manzoni Theatre on Sunday, May 20th. A window display of numerous didactic-training activities (organized since 2009 by the Pistoia Theatre Association, in collaboration with the City of Pistoia, and enriched by the recent convention activated by the Conservatory “B. Maderna” of Cesena) that this important city institution, in continuous growth, makes available whether to those who want to professionally learn about the world of music, or by the many who see in it an invaluable compliment to their personal and cultural formation. The playbill is filled with the exibitions of the students of classical dance and singing (from 16.30 to 18.00) in the Manzoni Hall) and with ballet and contemporary dance classes (from 21.00 onwards), with intervals of classical jazz music that, from 18.30, the Piazzetta Civini, behind the theatre, will be set up for the public to have a delicious food tasting to the rhythm of music, on the occasion of “Ecological Sunday.”
I biglietti di ingresso (spettacolo ore 16,30 o ore 21: euro 5,00 – due spettacoli: euro 6,00) possono essere acquistati alla Biglietteria del Teatro Manzoni 0573 991609 – 27112 www.teatridipistoia.it. Per informazioni: Scuola Comunale “T. Mabellini” 0573 904604 scuoladimusica@comune.pistoia.it The entrance tickets (one show at 16.30 or 21.00: 5,00 euro – two shows: 6,00 euro) can be purchased at the Ticket office of the Manzoni Theatre: 0573 991609 – 27112 www.teatridipistoia.it. For information: Scuola Comunale “T. Mabellini” 0573 904604 scuoladimusica@comune.pistoia.it 95
Campioni dello sport
Giovani nuotatori pistoiesi,
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medaglie onore della cittĂ Oro, argento e bronzo agli Assoluti. Piccoli Azzurri crescono
TESTI Elisa Pacini FOTO Fabrizio Antonelli
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Champions of the sport
Young swimmers of Pistoia, the city’s medal honours Gold, Silver and Bronze at Italy’s Nationals. The dynamic young ‘‘Azzurri’’ are always improving.
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tanti bambini che ogni giorno nuotano alla storica piscina Boario, nella popolosa zona sud di Pistoia, hanno un sogno: seguire le orme, anzi le bracciate poderose di Alice, Niccolò e Giulia. Le loro tute azzurre con la scritta Italia, attirano gli sguardi dei piccoli con le cuffie a scacchi bianchi e rossi, simbolo della città e della Nuotatori Pistoiesi, la società dove mezza città ha imparato a nuotare. Le medaglie al collo, portate per il servizio fotografico, sono quelle dei recenti campionati italiani tenutisi a marzo a Riccione nella manifestazione nazionale più difficile, con tutti i big tricolori in cerca del pass per gli Europei di fine maggio a Debrecen e per il sogno a cinque cerchi dell’Olimpiade di Londra. Agli assoluti il nome di Pistoia è risuonato più volte grazie ai successi di Alice Nesti (oro con l’Esercito- società con cui ha il doppio tesseramento- nella 4X100 e 4X200 stile, bronzo 400 stile, argento 800 stile), Niccolò Bonacchi (argento 50 e 100 dorso) e Giulia Gabrielleschi (oro juniores 5000 stile libero). «Non è la prima volta che abbiamo atleti di alto livello- dice il loro tecnico pistoiese, Massimiliano Lombardi- ma per la prima volta abbiamo tre ragazzi insieme in azzurro ed è una bella soddisfazione». Alice, 23 anni, ha guadagnato la prima storica convocazione pistoiese nella Nazionale maggiore per i Mondiali di Shangai nell’estate 2011, conseguenza naturale della sua crescita nell’ultimo anno e mezzo. Un posto, quello nella 4X200 stile insieme alla regina del nuoto mondiale Federica Pellegrini, che Alice ha meritatamente conservato anche per i prossimi Europei, dove la staffetta nuoterà cercando la qualificazione olimpica. «Essere in Nazionale era il mio sogno fin da piccola- dice Nesti- ed è un onore che ripaga il grande lavoro che facciamo ogni giorno. Certo so che non vuol dire essere arrivati, perché il difficile è rimanere a questo livello». Niccolò Bonacchi è un ragazzone di 18 anni, 98
plurimedagliato a europei e mondiali giovanili, che a marzo ha tritato due record juniores nelle gare più veloci di dorso, dove ha conquistato l’argento assoluto. Giulia Gabrielleschi non vuol essere chiamata la mascotte del gruppo e ha ragione: a 16 anni è un perno della Nazionale juniores e con Niccolò si sta preparando agli europei giovanili di luglio ad Anversa. La Nuotatori Pistoiesi è una bella realtà locale. La passione dello staff tecnico tampona la consapevolezza di lavorare con mezzi e strutture inferiori a molte società italiane. Le medaglie, le convocazioni in Nazionale aiutano, ma alla piscina Boario, la quotidianità è quella di sempre. Il lavoro con i giovani, la scuola nuoto per decine di bambini. E’ questo il segreto del loro successo.
he many children who swim every day in the historical swimming pool of Boario, a populated area south of Pistoia, have a dream: to follow the traces, or rather the powerful strokes of Alice, Niccolò and Giulia. Their blue suits with the writing, Italy, attract the attention of the youngest swimmers with their swim caps of red and white checkers, symbol of the city and of the swimmers from Pistoia - the club where half of the city learned to swim. The medals on their necks worn for the photograph are those from the recent Italian championships in March in Riccione in the most difficult national tournament, with all of the big tricolours looking for the pass for the Europeans of the end of May at Debrecen and for the dream of the Olympics in London. For the biggest fans the name Pistoia was heard numerous times thanks to the successes of Alice Nesti (Gold with the Esercito – the club with whom she has the double membership – in the 4X100 and 4X200 Freestyle, the Bronze in the 400 Freestyle, the Silver in the 800 Freestyle), Niccolò Bonacchi (the Silver in the 50 and 100 Backstroke) the Silver in 50 and 100 Backstroke) and Giulia Gabrielleschi (the Gold Junior in the 5000 Freestyle). “It is not the first time that we have athletes of a high level – says their Pistoiese coach, Massimo
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Lombardi – but for the first time we have three swimmers together on the Italy team and it is a great satisfaction.” Alice, 23 years old, won the first historical Pistoiese convocation in the top Nationals for the World Cup in Shangai in the summer of 2011, a natural consequence of her growth in the last year and a half –a placement of the 4X200 Freestyle together with the queen of the world-swimming champions, Federica Pellegrini, that Alice rightly conserved for the next European championships, where the relay team will swim, reaching for the Olympic qualification. “To be in the Nationals was my dream since I was a young girl – says Nesti – and it is an honour that makes up for all the hard work we do every day. Of course I know that it doesn’t mean having arrived at the top, because what is difficult is remaining at this level.” Niccolò Bonacchi is a tall 18 year old, multiple medal winner in the European and World Youth Nationals, who in March took two Junior records in the fastest races of the Backstroke, where he won the highest Silver medal. Giulia Gabrielleschi does not want to be called the mascot of the group and she’s right: at 16 years old she is a mainstay of the Junior Nationals and with Niccolò she is preparing for the European Youth Nationals in July in Andversa. The Swimmers of Pistoia is a wonderful local phenomenon. The passion of the technical staff buffers the knowledge of working with means and structures that are inferior to many Italian clubs. The medals and the convocations in the Nationals help, but at the Boario pool, the dayto-day routine is the same as it has always been. It is the hard work and dedication to the youth at this swimming school for dozens of children that is the secret of their success. Nella pagina accanto nella foto da sinistra a destra: Giulia Gabrielleschi, Niccolò Bonacchi, Alice Nesti con le medaglie conquistate; in questa pagina: i giovani Azzurri si allenano. Opposite page: Giulia Gabrielleschi, Niccolò Bonacchi, Alice Nesti with the medals that they won. On this page: Young ‘‘Azzurri’’ during a training session.
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Intervista
Un grande calciatore di Pistoia: Ardico Magnini Debuttò nella squadra arancione, conquistò lo scudetto in viola e partecipò ai Mondiali TESTO Gianluca Barni
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lasse di ferro 1928, Ardico Magnini, ex mezzala prima e terzino poi di Case Nuove di Masiano, Pistoiese, Fiorentina, Genoa e Prato, è ancora, con le sue 20 presenze in azzurro, il calciatore pistoiese, con Benito Lorenzi, più importante. O uno dei più prestigiosi. Nato in Piazza della Resistenza (o Piazza d’Armi, come la chiama lui) a Pistoia, da 62 anni cittadino di Firenze, il prossimo 2 giugno festeggerà le nozze di diamante con l’amata Anna, anch’ella pistoiese. Entrambi tifosi della Viola (la dolce metà pare addirittura più appassionata di lui, ex colonna del primo scudetto gigliato, stagione 1955/56, quello conquistato con Fulvio Bernardini in panchina ed Enrico Befani alla presidenza), raccontano com’è l’ambiente fiorentino e quanto sia cambiato il calcio da allora, dal Gre-no-li (il trio svedese del Milan, il professore Gren, il pompiere Nordhal e il barone Liedholm) alla Juventus di Boniperti e all’Inter di “veleno” Lorenzi. «Il pubblico di Firenze è caloroso e competente – ci dice Magnini, e prosegue.- È vero è anche polemico, ma il fiorentino, se lo sai prendere, diviene dolcissimo. Ci siamo sempre trovati bene in
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questa città, ancora a misura d’uomo, anche se le cose sono cambiate per quanto riguarda il pallone. Un tempo i giocatori potevano girare liberamente per la città, scambiavano quattro chiacchiere con i tifosi: c’era umanità. Oggi c’è troppo distacco tra l’atleta, il campione e la realtà che lo circonda – continua l’ex azzurro.- Per parlare con un calciatore occorre avere il permesso dell’addetto stampa, non c’è più dialogo e la gente s’arrabbia. Il fiorentino era semplice, ma non stupido: voleva vedere l’impegno, innanzitutto. Se uscivi dal campo con la maglia sudata, spesso strappata, sporco di fango o erba capiva quanto fossi attaccato a quel colore. Oggigiorno, per carità, ci sono calciatori tecnici e valenti, ma che non si sacrificano. E il tifoso lo capisce al volo». Iniziò da mezzala, ma fu Ferrero, ai tempi della Fiorentina, a fare le sue fortune. «Mettendomi terzino colse il mio miglior pregio, l’elasticità, consentendomi di approdare in azzurro. All’epoca dicevano che fossi un giocatore strappato all’atletica leggera. Sarei stato un eccellente saltatore in alto, mentre avevo sperimentato quello in lungo». Il calcio degli esordi era tutto un altro pallone. «Lavoravo dal Mandorli e andavo ad allenarmi, a Monteoliveto, con la tuta da operaio. Oppure
ancor prima, in Piazza d’Armi, si prendevano le porte dalla Zelinda e si giocava sino a sera inoltrata». Due figli, uno deceduto, 3 nipotini, una vita (sino al 2010) dopo il calcio trascorsa a gestire un bar in Piazza d’Azeglio a Firenze. Pistoia ogni tanto si ricorda di lui invitandolo alle celebrazioni della Pistoiese. Ma nulla di più. «Nemo propheta in patria est”, sottolinea». Ottantaquattro anni splendidamente portati, fa comprendere il perché di tante morti premature nel mondo dello sport. «Spesso son quelli che si sottoponevano a punture. A noi, invece, talvolta non arrivava neppure il bottiglione del tè». Racconta con un aneddoto quanto i compensi odierni siano smisurati rispetto a quel football d’antàn. «Prima di una gara con la Juventus, chiedemmo al presidente Befani 5mila lire in più. Sa come ci rispose? ‘Mi volete rovinare’ e non ce le concesse. Quando ascolto certi ingaggi, sbalordisco. Questi non sudano e arricchiscono».
In alto: nella foto d’epoca Magnini, secondo in piedi da sinistra, terzino nella Nazionale italiana negli anni Cinquanta; il calciatore a casa sua con medaglie e premi. Nella pagina accanto: una memorabile mezza rovesciata del terzino, nello Stadio Artemio Franchi di Firenze. Above - Magnini in an historical photo, second standing to the left, Wing Half in the Italian Nationals in the 1950’s; the soccer player at his home with medals and awards. On the opposite page - a memorable half inverted pose of the Wing Half in the Artemio Franchi Stadium in Florence.
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Interview
A famous soccer player from Pistoia: Ardico Magnini From his debut in the Pistoiese to winning the ‘scudetto’ badge in the Fiorentina and participation in the World Cup.
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ron class of 1928, Ardico Magnini, ex Wing Half first and then Full Back of Case Nuove of Masiano in Pistoia - Florence, Genova and Prato with his 20 “Azzurro” presences - the Pistoiese soccer player, along with Benito Lorenzi, is one of the most prestigious. Born in Piazza della Resistenza (or Piazza d’Armi, as he calls it) in Pistoia, for 62 years a resident of Florence, this next June 2nd he will celebrate his marriage with his wife, Anna, also originally from Pistoia. Both of them are fans of the Viola team of Florence. His significant other even seems more passionate than he is, the ex mainstay of the first Lily honour badge (the Italian “scudetto”), 1955/56 season, and the one with Fulvio Bernardini on the bench and Enrico Befani as the chairman, and tells us what the Florentine atmosphere is like and how much soccer has changed since then, from Greno-li (the Swedish trio from Milan, the Professor Gren, the Fireman, Nordhal and the Baron, Liedholm) to the Juventus of Boniperti and the Inter of “poison,” Lorenzi. “The public in Florence is friendly and competent – Magnini tells us, and proceeds. – It is true it is
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also a polemic, but the Florentine, if you know how to handle him, is very nice. We have always been happy in this city, still for the measure of man, even if things have changed with regards to soccer. At one time the players would go around freely in the city, and would stop to chat with the fans: there was humanity. Today there is too much distance between the athlete as champion and the reality that surrounds him – continues the ex
Azzurro. – To talk with a soccer player one needs to have permission from the right public relation agent; there is no longer a dialogue and people get angry. The Florentine was simple, but not stupid: he wanted to see the commitment, above all. If you went onto the field with your sweaty shirt, often torn up, filled with mud or grass, he understood how attached he was to that colour. Today, obviously, there are worthy technical players, but
who don’t sacrifice themselves. And the fan understands this immediately.” You began as Wing Half, but it was with Ferrero, during the Florentina team days, that you made your mark. “Making myself Full Back was my biggest achievement and the flexibility allowed me to then arrive at the Azzurro. During the time they said that I might be a player taken from Track and Field sports. I would have been an excellent high jumper because I practiced that for a long time.” Soccer at the beginning was an entirely different sport. “I worked at the Mandorli and I would go train, in Monteoliveto, with the worker’s uniform. Or even before that in Piazza d’Armi, we would take the doors of the Zelinds and we would play until late evening.” Two children (one who passed away), 3 nephews and nieces, after a lifetime of soccer (since 2010) you began to manage a bar in Piazza d’Azeglio in Florence. Pistoia every once in awhile thinks of you and invites you to celebrations of the Pistoiese team, but not much more. “Not even a prophet in my homeland.” Eighty four years old but seeming much less, you must understand why there are so many premature deaths in the world of sports. “Often they are the ones who undergo shots. To us, instead, during our day, you couldn’t even get a big bottle of tea.” With a personal anecdote tell us how many stipends today are immense compared to football in the past. “Before a game with the Juventus, we asked the President, Befani, for 5 million lire more. Do you know how he responded to us? ‘You all want to ruin me’ and he wouldn’t give it us. When I hear about certain recruitments I am flabbergasted. These guys don’t even sweat but they become wealthy all the same.”
Sopra: Ardico Magnini, a destra, primo a sinistra Gino Bartali; nella pagina accanto dall’alto in senso orario: il terzino portato in trionfo dai figuranti del Calcio storico fiorentino per lo scudetto del ‘56; Magnini in un’azione da grande atleta; nei Mondiali del ‘54 in Svizzera, Magnini capitano della squadra italiana. Above: Ardico Magnini with Gino Bartali; on the opposite page clockwise from the top: the Wing Half held up by the historical figures of the ancient Florentine ‘‘Calcio storico’’ for the ‘Scudetto’ badge of 1956; Magnini, in a famous athletic pose; in the World Cup of 1954 in Switzerland, Magnini as Captain of the Italian team.
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’antropologia del cibo passa anche attraverso le mani e la mente di chi lo cucina. Mai come in questo nuovo secolo la figura dei cuochi è stata così mitizzata, e mai come negli anni Duemila lo chef è stato una professione alla quale un adolescente volesse aspirare. Solo vent’anni fa era una delle ultime spiagge per studenti svogliati. Oggi, invece, il cuoco è una star. Una piccola rivoluzione che Raethia Corsini ha descritto nel suo libro Spiriti Bollenti. Ritratti terrestri di 21 chef stellari (Guido Tommasi editore). Attraverso 21 racconti di vita - di cuochi blasonati – narrati con stile romanzato, l’autrice getta un seme per comprendere come, perché e da quando, il ruolo dei cucinieri abbia conquistato un posto così di rilievo, tanto da diventare guru del piatto e non solo. In 243 pagine Spiriti bollenti, con ironia e curiosità, accompagna il lettore dentro aneddoti, pezzi di storia d’Italia, riscoperta di alimenti dimenticati, pianti e rimpianti, vittorie e sconfitte, massime filosofiche elucubrate tra i fornelli dai migliori palati (e menti) dell’alta gastronomia italiana, Gualtiero Marchesi in testa, che apre il libro con un cameo molto gustoso. Ogni racconto è affiancato dalle illustrazioni di Gianluca Biscalchin, il cui tratto combacia con il tono dissacratorio di Spiriti bollenti: un libro che prende gli chef-star idolatrati e, con la loro felice complicità, gli toglie scorza e piedistallo, per arrivare al nocciolo, terra-terra e restituirceli comuni mortali, ma con storie che raccontano ognuna qualcosa di sostanziale sulla ricerca della propria essenza.
he anthropology of food passes also through the hands and the minds of those who cook it. Never as in this new century has the figure of the cook been so idealized, and never as much as in the 21st century has the chef been a profession to which an adolescent wants to aspire. Only twenty years ago it was one of the last resorts for students who had lost all other desires. Today, instead, the cook is a star. A small revolution that Raethia Corsini has described in her book Spiriti Bollenti: Ritratti terrestri di 21 chef stellari by Guido Tommasi editing. Trans. Feverish Passions: Earthly Portraits of 21 Stellar Chefs). Through 21 life stories – of award winning cooks – narrated with a novelistic style, the author plants a seed for understanding how, why and since when, the role of the cooks has conquered such a high status, so much so to become gurus of the plate and not only. In 243 pages, Spiriti bollenti, with irony and curiosity, accompanies the reader inside anecdotes, pieces of history, rediscoveries of lost foods, tears and regrets, victories and defeats, maximum philosophical dream-like visions of the stoves of the best palates (and minds) of the high class Italian gastronomy - Gualtiero Marchesi in mind - who opens the book with a very delicious cameo. Each entry is accompanied by illustrations by Gianluca Biscalchin that blend in and fit with the desecrating tone of Spiriti bollenti: a book that takes up the chef-star idolatress and, with their happy complicity, takes them in from the outside and off their pedestal in order to reach the point and bring them down to earth to us as common mortals, but with stories that tell something substantial about each of them on the search for their exact essence.
Sopra: L’autrice Raethia Corsini, giornalista, con un albero genealogico interamente pistoiese, è milanese di adozione e vive a Roma. Qui in una caricatura di Gianluca Biscalchin, che ha illustrato il libro. Above: The writer, Raethia Corsini, journalist, with an entirely Pistoiese geneological tree. She is Milanese by adoption and lives in Rome. Here she is represented in a caricature by Gianluca Biscalchin, the book’s illustrator.
Titolo/Title: Autore/Author: Editore/Editor: Pagine/Pages: Euro:
Spiriti Bollenti Raethia Corsini Guido Tommasi Editore 243 15,00
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IA RN IA O IF AL FORN C I LLA CAL A D M TA FRO S PO AIL M
I Tonini, pionieri pistoiesi Sulla sierra Californiana La bella Annie, dall’alta figura aristocratica, fasciata da un vittoriano abito bianco. Lei stessa, suo marito Robert Aaron – redingote e cravatta a farfalla – con il loro figlio Robert Elden. Poi, nonna Annie con i nipotini Mary Ann, 2 anni, e Bobbie, 4. Sono alcuni membri della famiglia che in questa Old Tonini House, custode di orgogliose memorie, hanno vissuto per generazioni fra mura oggi adorne delle loro foto. Sono a Truckee, sulla Sierra Nevada. Quei volti suscitano vaghe suggestioni d’avventura e di ardimento, ma anche di focolare domestico Questi Tonini che qui mi guardano hanno raggiunto una solida posizione borghese. Ma la vita non deve essere stata facile per i loro avi, che hanno dovuto vedersela con gli indiani Paiutes, o con la pistola facile di avventurieri e cercatori d’oro. Ma da dove venivano – i primi, pare, ad inizio ‘800 – questi uomini e
donne dal cognome cosi’ familiare a me e alla mia citta’ natale? “Tonini is one of the surnames to have emerged from the beautiful and historical region of Tuscany” dice testualmente un documento del Federal Census Data. Il quale parla anche di “a small town north-east of Florence, near to the Appenninos”…Forse i Tonini che ho conosciuto in gioventu’ saranno curiosi di sapere che il loro nome, oltre che in California, si e’ diffuso in altri 10 stati USA. Sempre il Federal Census Data riporta che nel 1880 le famiglie di questo nome erano per il 40% farmers, agricoltori e allevatori. Molto piu’ recentemente, negli Stati del nord sono state censite 420 famiglie Tonini. I nomi dei capifamiglia occupano tutto l’alfabeto: da Aaron a Zachary. Ma torniamo a Truckee, che conserva, a beneficio dei turisti, il suo aspetto di villaggio western. C’e’ il vecchio saloon dove si vende
di tutto, dal “the best butter of California” alla “authentic” pistola di Buffalo Bill. E c’e’ anche, nientemeno, una boutique di Armani.. Mary Ann Tonini, che nella foto con la nonna aveva 2 anni, e’ scomparsa nel 2010, a 73 anni, vedova Haswell. Fu una nota sciatrice di classe A, membro del Western Ski Racing Circuit. Robert B. Tonini e’ figlio di Robert Elden, quel bambino ritratto con papa’ e mamma. E’ un importante imprenditore edile, titolare della Tonini Building, e lavora in tutti gli States. Ma restano, nella Old Tonini House, quelle testimonianze mute ma eloquenti, a ricordare che, come diceva Longfellow, “sangue e ossa non esistono impunemente.” I Tonini hanno voluto lasciare i loro ricordi per i posteri, ma anche, ne sono certo, per una lontana patria mai dimenticata. Percio’, a loro nome, un saluto dalla Sierra a tutti i Tonini di Pistoia, di Toscana e d’Italia.
The Tonini, Pioneers from Pistoia
ancestors, who had to face the Indian Paiutes, or the guns of adventurers and gold diggers. But where did they come from – the first, it seems, at the beginning of the 19th century – these men and women with such a familiar surname to me and to my native city? “Tonini is one of the surnames to have emerged from the beautiful and historical region of Tuscany,” says a document from the Federal Census Data. It speaks also of “a small town northeast of Florence, near the Apennines…” Maybe the Tonini who I met as a child would be curious to know that their name, other than in California, was diffused throughout more than 10 states in the United States. The Federal Census Data reports as well that in 1880 the families with this name consisted of 40% farmers and agricultural professions. Much more recently in northern USA 420 families were declared as Tonini. The names of the heads of families occupy the entire alphabet: from Aaron to Zachary. But let’s return to Truckee, which conserves, luckily for the tourists, its image as a western style village. There is the old saloon where everything is sold, from “the best butter of California” to the “authentic” gun of Buffalo Bill. And there is also, of course, an Armani boutique.
Mary Ann Tonini, in the photo with her grandmother when she was 2 years old, passed away in 2010 at 73 years old, to the widow Haswell. She was a noted skier of Class A, a member of the Western Ski Racing Circuit. Robert B. Tonini is the son of Robert Elden, the child who was portrayed with his mother and father. He is an important building entrepreneur, the owner of the Tonini Building, and works all over the United States. Remaining in the old Tonini House are those mute but eloquent testimonies that remind us of what Henry Wadsworth Longfellow once said, “Blood and bones do not exist with impunity.” The Tonini wanted to leave their memories for posterity, but also - I am sure of it - for a far away homeland that was never forgotten. Therefore, in honour of their name, I send a greeting from the Sierra to all of the Tonini of Pistoia and throughout Tuscany and Italy.
On the California Sierra The beautiful Annie, a high-class aristocratic figure, wears a white Victorian outfit. She is pictured with her husband, Robert Aaron – with his dress coat and bow tie – and with their son, Robert Elden. Then there is Grandma Anni with her grandchildren, Marry Ann, 2 years old, and Bobbie, 4. They are members of the family that in this Old Tonini House, a treasure trove of proud memories, who lived for generations inside the walls today adorned with their photographs. I am in Truckee, in the Sierra Nevada. These faces evoke vague hints of adventure and dare, but also of the domestic life around a warm fireplace. These Tonini that peer back at me from these photographs have reached a solid middle class status, but life must not have been easy for their 110
Romano Noli romanol40@libero.it
Abetone Cutigliano Sambuca P.se
2 S. Marcello P.se Piteglio
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Marliana
PISTOIA
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1
Montale
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Massa 11 e Cozzile Serravalle P.se Pescia Uzzano Montecatini T. Buggiano Pieve a Nievole
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10 Ponte Buggianese Monsummano T. Larciano
Quarrata
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Lamporecchio
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