Naturart N.4

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N. 4 - Ottobre / October 2011

Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia

Copia Omaggio - Free Copy

Tri mes t rale di Nat ur a, Tu ri sm o e A rt e su l l a provi n c i a d i Pis t o ia

Giorgio Tesi Editrice




Nicolò Begliomini artworks

A Pistoia i migliori caffè dal Mondo

TOP SELEC TION

Dal 1999 Espresso Giada produce i migliori caffè, miscela e monorigine in cialda di carta in pura cellulosa, in atmosfera protetta monouso, per mantenere la qualità dei caffè fino al momento del consumo. La linea ristorazione è abbinata a una nuovissima macchina elettronica, a 4 gruppi (a basso consumo d’energia) un’ottima resa in crema, con 30 qualità diverse di caffè, miscele al gusto italiano e monorigini così come raccolte dalle migliori piante di caffè al mondo come Jamaica Blue Montain. Nel 2010 si sono aggiunte le linee “Biologica” ed “Equo e Solidale” (certificate da Impatto Zero®, Fairtrade Italia® e IMC®.). Tutte le proposte sono racchiuse in eleganti “Carte dei Caffè”, che possono essere personalizzate.

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EDITORIALE Luciano Corsini

Direttore Responsabile - Managing Editor info@naturartpistoia.it

La coerenza del fare “L

’importante è avere l’opportunità di fare qualche cosa di necessario”. Citazione perfetta e precognitiva di Anna Politkovskaja, martire e splendida giornalista russa, a cui va un grato ricordo. Precognitiva e, proprio oggi, adatta al sentire comune (italiano europeo e mondiale), gravato da dubbi sul futuro economico. Una patologia del sistema, senza cure certe. Fare “qualche cosa di necessario” stabilizza, è propedeutico alla costruzione del futuro, è un catalizzatore di energia. Il resto poi verrà: mai dire mai. NATURAT è al suo quarto numero e Pistoia ci continua a stupire. Scorrendo la rivista, da un argomento all’altro, scoprirete come, nella nostra provincia, questo concetto sia applicato nel quotidiano, senza enfasi. L’investimento più importante è la formazione dei più giovani, e non c’è iniziativa culturale del territorio che sottovaluti questa regola sociale. Anzi! È Romano Noli, che nella rubrica “Cara Pistoia”, parlando del nostro, apprezzato sistema scuola con Mrs. Baker, a San Francisco (California), afferma: «La cultura può incredibilmente avvicinare non solo persone, ma anche luoghi». Mentre, aggiungo io, cultura e civiltà negate producono schiavi, uomini pronti a essere asserviti a chi, in posizione di privilegio, intende far pessimo uso del potere. Intanto, però, c’è chi, instancabile, lavora per promuovere sensibilità e responsabilità sociali. I pistoiesi lo sanno, gli italiani lo sanno: qui l’energia va sempre e veloce (che siano neutrini o altro poco conta, poi si vedrà). Si fa, intanto, e bene “per il bene”. Verificate a pagina 11: i luoghi di sogno esistono. A Limestre c’è un’oasi paradisiaca di solidarietà: Dynamo Camp, tutto l’anno, ospita, per settimane- vacanza di terapia-ricreativa, piccoli e giovani (italiani, tedeschi, iracheni, siriani, giordani, palestinesi e israeliani) affetti da patologie gravi e croniche. Si lavora anche al Teatro Manzoni, dove si creano occasioni per bambini e intere famiglie, e incontri emozionanti per i ragazzi con altre realtà. In scena “Gomorra” di Saviano e un’opera di Luciano Violante, l’importanza della legalità avrà anche la sua voce. Ad Agliana, al teatro Il Moderno, la rilettura storica del “brigantaggio” creerà nuove curiosità su certe minoranze. Si promuove, anche così, l’uso della mente, si stimola la coerenza. Strana parola coerenza, parrebbe in disuso, leggendo della ferrovia Porrettana. Eppure è il principe Fabio Borghese che dice: «Oggi, sempre di più gli ultimi valori tangibili rimangono la famiglia, l’amicizia e le tradizioni». La tradizione dell’operosità creativa, toscana e italiana del fare ci appartiene, di creare, comunque, per il futuro (Antonio Pacinotti ne è un esempio, così come Antonio Meucci). Il resto è vapore destinato, inesorabilmente, all’evanescenza

The coherence of doing

“T

he important thing is the opportunity to do something that is necessary.” It is a perfect and prophetic quote by Anna Politkovskaja, martyr and brilliant Russian journalist to whom an appreciative remembrance is in order. It is prophetic and - especially today - appropriate for the common sentiment (Italian, European and throughout the world), worsened by doubts about the economic future: an illness of the system without proven cures. Doing “something that is necessary” stabilizes; it is preliminary to the building of the future, and it is a catalyst of energy. NATURAT is at its fourth number and Pistoia continues to amaze us. While browsing the magazine, from one topic to another, you will discover that in our province this concept is applied naturally in the daily routine of things. The most important investment is the education of the youngest generations, and the cultural initiatives of the territory do not underestimate this social rule. On the contrary! It is Romano Noli, who, in his notes, “Cara Pistoia,” while speaking of our highly regarded preschool system with Mrs. Baker in San Francisco, California, affirms: “Culture has an incredible way of bringing not only people together, but places as well.” While I would add that denied culture and civilization produce slaves, people ready to be under the servitude of those who, in positions of privilege, intend to abuse power. In the meantime, however, there are those untiring souls who work to promote social sensibility and responsibility. The citizens of Pistoia know this, the Italians know this: here there is always energy and it moves quickly. One acts, therefore, and acts well, “for the common good.” Just look at page 11. Dreamlands do exist. There is a paradisiacal oasis of solidarity in Limestre, Dynamo Camp, which all year long, for weeks at a time, functions as a therapeutic/recreational vacation for young children (Italian, German, Iraqi, Syrian, Jordanian, Palestinian and Israeli) affected by serious and terminal illnesses. At the Manzoni Theatre they work to create events for children and entire families, and emotional encounters for children living other realities. On the program are Roberto Saviano’s “Gomorra” and a work by Luciano Violante; hence the importance of legality will also have its voice. At the theatre, Il Moderno, in Agliana, the historical re-reading of the “brigandage” will spark new curiosities on certain minority figures. Even this stimulates the intellect and inspires coherence. It is a strange word, coherence; it would seem to be in disuse, especially when we read about the Porrettana railway. And yet, it is Prince Fabio Borghese who tells us: “Today, even more than ever the last tangible values remain family, friendship and traditions.” It is the tradition of creative work, both Tuscan and Italian, of doing, for the future (Antonio Pacinotti is an example of this, just as is Antonio Meucci). The rest is like the locomotive’s steam - destined, inevitably, to evaporate. 5


Trimestrale di Natura, Turismo e Arte sulla Provincia di Pistoia Registrazione Tribunale di Pistoia N°2/2010 del 28-05-2010 N. 4 - Settembre / September 2011

Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia

Copia Omaggio - Free Copy

Tr i me s t r a l e d i N a t u r a , Tu r i s mo e A r t e s u l l a p ro v i n c i a d i P i s t o i a

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Giorgio Tesi Editrice

Dimora di Charme in Toscana Charming Guesthouse Via di Pieve a Celle, 158 51100 Pistoia - ITALY Telefono +39 0573 913087 Fax +39 0573 913087 Cell. +39 335 247839 info@tenutadipieveacelle.it

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Copertina - Cupola Madonna dell’Umiltà nell’orizzonte di Pistoia. Cover - Dome of the Madonna of Humility Church with Pistoia’s horizon in the background.

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Tel. +39 0573 530051 - Fax +39 0573 530486 info@naturartpistoia.it - www.naturartpistoia.it Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a grafica@giorgiotesivivai.it Di questo numero sono state diffuse 11.000 copie in 40 Paesi esteri. 11,000 copies of this issue have been distributed to 40 countries abroad.

Direttore Responsabile Luciano Corsini info@naturartpistoia.it

Coordinamento Redazione Enza Pirrera Carlo Vezzosi

Art Director Nicolò Begliomini grafica@giorgiotesivivai.it

Segreteria Carolina Begliomini info@naturartpistoia.it

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Stefano Morandi

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L’Abetone e la Neve Abetone and Snow

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Basilica della Madonna dell’Umiltà Basilica of the Madonna of Humility

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Presidente Camera di Commercio di Pistoia

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Rete Provinciale Musei Pistoiesi Provincial Network of Museums of Pistoia

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Monsummano Alto e Montevettolini Monsummano Alto and Montevettolini

Da quattro generazioni per la Qualità Four generations of quality products

dal 1904 Via A. Selva, 313 - 51031 - Agliana - Pistoia Tel.-Fax +39 0574 718119 - salumimarini@tin.it

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Giardino Zoologico di Pistoia Zoological Garden of Pistoia

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Dynamo Camp

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Teatro Manzoni - Pistoia Teatro Il Moderno - Agliana Manzoni Theatre - Pistoia “Il Moderno” Theatre - Agliana

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Giorgio Tesi Group

www.macelleriamarini.it

Degustazione Prodotti Try before you buy

Consiglio Nazionale delle Ricerche

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Hanno collaborato a quasto numero:

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Gianluca Barni, Viviano Becagli, Claudia Becarelli, Emanuele Begliomini, Emnuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Manuela Geri, Giulia Gonfiantini, Francesca Joppolo,

Romano Noli,

Elisa Pacini.

Traduzioni: Molly McIlwrath.

Fotografie: Fabrizio Antonelli, Andrea Alfieri, Luca Bracali, Marco Bracalini, Marcello Mari, Francesco Rosellini, Daniela Zedda, Archivio Provincia di Pistoia, Associazione Teatrale Pistoiese, Carpediem-Abetone Sport, Comune di Monsummano. Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.

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Stampa

La Porrettana The Porrettana Railway

Grafica Metelliana S.p.A. Cava de’ Tirreni (Sa)

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Artworks Nicolò Begliomini - foto Fabrizio Antonelli

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Piazza Giovanni XXIII – 51100 Pistoia Orari 10 - 18 tutti i giorni biglietteria chiusa ore 17 Hours: 10:00 am - 6:00 pm every day ticket closes at 5:00 pm

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Museo su “Due Ruote” The Museum on “Two Wheels”

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Pistoia Città di Grandi Fotografi Pistoia, City of Prestigious Photographers

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Antonio Pacinotti

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Miss Italia 2011 a Montecatini Miss Italy 2011 in Montecatini

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Massimo Allegri e Stefano Grani

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Pistoia Basket 2000

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Posta dalla California

Infopoint tel. +39 0573 368023 pistoiasotterranea@irsapt.it

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Nicolò Begliomini artworks

Via S. Pierino Casa al Vescovo 51100 Pistoia - Italy Tel. +39 0573 380239 Fax +39 0573 986070 info@archeoterrecotte.com

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Poesia di una terra


Promuovere il territorio Priorità assoluta

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lleanza e collaborazione rappresentano i principi sui quali questa Camera di Commercio fonda la propria legittimazione istituzionale e il “valore pubblico”, che essa rappresenta per il sistema economico territoriale. Al centro delle politiche di programmazione e di organizzazione dell’ente camerale pistoiese c’è “l’impresa ed il modo di fare impresa sotto tutte le sue forme”. Promuovere il territorio attraverso una visione sistemica è da considerarsi una priorità assoluta. L’armonia di processi e di competenze fra più soggetti ed ambiti intersettoriali rafforzano, senza dubbio, ciascun risultato. Il sistema camerale, al quale viene riconosciuto il ruolo di leadership e di guida delle politiche economiche del territorio, deve sempre più fungere da stimolo e da polo di aggregazione sui temi che ne condizionano lo sviluppo e deve essere capace di attrarre energie e risorse su idee progettuali fortemente innovative. L’impegno della Camera di Commercio di Pistoia va proprio in questa direzione. La volontà di coinvolgimento da parte degli attuali vertici camerali, è rappresentata, ad esempio, ai fini della programmazione delle attività, dalla costituzione di Commissioni consiliari specifiche su tematiche ritenute di importanza strategica per lo sviluppo del territorio. Trasversalità, condivisione e valorizzazione sono anche principi-base di Naturart, questo prezioso prodotto editoriale che nasce proprio dalla fusione di più eccellenze territoriali, fra le quali il vivaismo rappresenta la più alta testimonianza, tratta argomentazioni pluritematiche e si rivolge ad una platea disomogenea ed internazionale. Per queste caratteristiche e per la qualità di intervento che il progetto Naturart rappresenta e persegue, la Camera di Commercio di Pistoia ha voluto esprimere, in queste pagine, la propria testimonianza e la propria approvazione. A Naturart tutto il successo che merita.

Promoting the territory An absolute priority

A Stefano Morandi

Presidente Camera di Commercio di Pistoia www.pt.camcom.it www.immagineitalia.org

lliance and collaboration represent the principles on which this Chamber of Commerce bases its institutional legitimacy and the “pubic value,” that it represents for the economic system of the territory. At the centre of the politics of planning and organizing the chamber entity of Pistoia there is “business and the way to do business under all of its forms.” Promoting the territory through a systemic vision is considered an absolute priority. The harmony and competence among the many multi-sector subjects strengthen, without a doubt, each result. The commerce system, with the role of leader of the economic politics of the territory, must always act as a stimulus and as an aggregation pole on the topics that influence development, and it must also be able to attract energy and resources on extremely innovative planning ideas. The commitment of the Chamber of Commerce of Pistoia leads us exactly in this direction. The willingness to participate on the part of the current chamber components is, for example, carried out through the scope of activity planning and of the constitution of Board Committees specific to the topics considered as strategic importance for the development of the territory. Transversality, sharing and valorising are also the principle foundations of Naturart, this precious editorial product that is born from the fusion of many territorial excellences, among which the plant nursery sector represents the highest testimony; it tackles multi themed topics and reaches out to a public that is diverse and international. For these characteristics and for the quality of intervention that the project Naturart represents and pursues, the Chamber of Commerce of Pistoia would like to express in these pages its testimony and support. To Naturart we wish all the success that it deserves.

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Le discese “ardite” Oggi, la località dell’Appennino Pistoiese vanta infrastrutture per gli sport invernali di livello mondiale, meta di famosi personaggi

TESTI Lorenzo Cipriani FOTO Carpe Diem - Abetonesport

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in dall’epoca medicea si era posto il problema del transito tra il Granducato di Toscana e il Ducato di Modena: c’era di mezzo l’Appennino e, anche dal punto di vista politico, i due stati erano affini perché entrambi legati all’Austria. Un tecnico militare fu inviato a percorrere la catena montuosa per scegliere i migliori passaggi; ma, sotto gli “ultimi” Medici (s’intende, ultimi non solo in senso dinastico) c’erano ben altre cose a cui pensare. Quando, però, cambiò la dinastia e la Toscana fu retta da Pietro Leopoldo di Lorena, il problema si ripose e allora fu risolto. Il sovrano, Infatti, incaricò il gesuita Leonardo Ximenes di redigere un progetto. In accordo con il tecnico dell’altro versante, il modenese maggiore Giardini, il disegno fu steso: prevedeva che, dalle pendici toscane dell’Appennino, si scalassero le vette, collegando vari paesetti montani e poi si transitasse dal passo che prese il nome da un colossale abete appositamente abbattuto. L’Abetone, appunto; e la strada – inaugurata nel 1781 - prese nome dai due progettisti. I toscani la chiamano Ximenes-Giardini; i modenesi Giardini-Ximenes: perché ognuno volle dare la precedenza al proprio uomo.

Strada Ximene-Giardini Questa prima transappenninica ebbe in modo prioritario scopi militari, perché già cominciava a montare un qualche risentimento contro l’Austria, stato egemone nel nord Italia e che aveva a Modena e in Toscana salde alleanze; si pensava che in caso di disordini (che infatti poi, in epoca primo-risorgimentale vennero) sarebbe stato facile usare il collegamento per fare affluire truppe austriache. Fin dalla fine del secolo dei Lumi, però, la strada ebbe anche una valenza economica per l’incremento dei traffici che riuscì a promuovere;

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anzi, quando Francesco IV, duca di Modena, fece notare che il business delle merci fra i due territori non era intensissimo, Pietro Leopoldo, da fine fisiocrate qual era, rispose che bisognava attendere il suo inevitabile sviluppo. Quel che lo stesso sovrano toscano, pur illuminato, non poteva prevedere è che il volume degli affari e dell’economia montana in genere, si incrementò – proprio grazie alla strada – con l’accendersi di un primo turismo, attraverso cui furono conosciuti i paesi più ameni, dotati di bei panorami, di una gustosa gastronomia, in cui fioriva, pure, il “bel parlare” toscano, cioè la lingua italiana. Il Tommaseo, l’Abate Giuliani, il Fucini e altri, descrissero quei luoghi: merita citare la “Gita nel Pistojese” del primo autore. Bisognava però arrivare agli inizi del nuovo secolo perchè si manifestasse il fenomeno degli sci; in principio due squadrate assi di legno che qualche “matto”, emulo di cose che aveva visto fare in Norvegia, si legava ai piedi per buttarsi giù dalle discese innevate. Se non si rompeva subito la testa, imparava a spigolare (ma non c’erano lamine!), a cambiar direzione e perfino a fermarsi, ma vuoi mettere l’ammirazione delle ragazze che vedevano scender questo intrepido avvolto in una nuvola di neve? Pian piano lo sci divenne sport, da prima elitario, poi sempre più popolare. Che sui monti dell’Abetone poteva sorgere una bella stazione sciistica se ne accorse il fascismo e, in particolare, Edda Ciano, sempre alla ricerca di alcuni divertimenti “esotici”, lei che era stata tanto in Cina. Cominciò a frequentare l’Abetone; e si raccontano le interminabili partite di poker delle nottate brave della sua corte. Arrivò qualche volta a sciare anche il principe ereditario, che batteva, usando l’apposito slittone a contrappesi, la prima pista tracciata fra gli abeti, cioè la Selletta. Però il regime, che nel frattempo aveva (1936) costituito l’Abetone

come Comune e ne aveva fatto podestà un tecnico come l’ingegner Lapo Farinati, pensò che il vero e proprio centro sciistico non fosse sui monti immediatamente prospicenti il paese; ma, piuttosto, in una desolata valle (basti ricordare il suo nome originario: val delle Pozze) che era subito dopo il valico nel versante modenese. Come si poteva fare per collegarla con il centro mondano, sede del Comune? Attraverso una galleria di tre chilometri scavata sotto le Tre Potenze, cioè la vetta più alta della zona, lungo cui correva il confine fra tre stati pre-unitari: Toscana, Modena, Lucca. Chi percorre il sentiero di vetta, indicato col numero 00, trova ancora i cippi confinari in pietra. Quando il turista fosse sbucato nella vallata delle Pozze avrebbe trovato grandi attrezzature: un largo piazzale, alcune piste corredate di moderne funivie, un grande albergo in mezzo al comprensorio, poco sotto la villa del podestà e progettista, più sopra l’ippodromo di alta montagna sui cui i cavalli avrebbero corso con ferri chiodati, il laghetto gelato per i pattinatori. Il tutto illuminato da un grande faro, che dalla cima avrebbe reso visibili queste meraviglie, a servizio di un turismo tecnologicamente avanzato.

Nella Val di Luce Il progetto fu redatto, ebbe una sua circolazione e si dette inizio ai lavori. Alla metà della conca della vallata, allora poeticamente ribattezzata val di Luce (e il nome è rimasto) spicca ancora, perfettamente integrato con l’ambiente, l’albergo costruito con la pietra locale, è ancora in piedi la villa di Farinati, anche se non fu mai utilizzata; la strada che congiunge queste due costruzioni risulta ancora tracciata e consente attuali escursioni, se, pure, oggi è soprattutto tratto di pista sciistica. Ciò nonostante, quando si arrivò


al 1942, cioè quando la guerra cominciò ad andar male, il grandioso progetto fu abbandonato; del resto lo stesso primo podestà, Lapo Farinati, era stato sostituito da persona più in linea con il regime. Oggi, la val di Luce è divenuta parte integrante del comprensorio sciistico dell’Abetone, che negli ultimi decenni ha molto potenziato i suoi impianti e ampliato il numero e la lunghezza della piste. Dal rifugio più alto, sul monte Gomito, è possibile scendere con gli sci ai piedi per tutta la valle e dal suo fondo essere riportati alla cima. I due comprensori sono così integrati e costituiscono la più ampia e attrezzata risorsa sciistica della Toscana (da non temere il confronto con note e importanti località alpine). Chi ne discende le piste può trovare non solo possibilità sportive di alto livello, ma è anche in grado di respirare quell’aria di storia e tradizione che i luoghi ancora emanano. Qualcuno dei più anziani, magari ricordando i racconti del nonno boscaiolo, può raffrontare la modernità dell’oggi con quello che era la val delle Pozze dell’inizio del Novecento, quando, addirittura, vi fu insediato il campo di reclusione dei prigionieri austriaci durante la prima guerra mondiale. I quali, alloggiati nella vallata, furono messi a compiere lavori ritenuti di utilità comune: e, infatti, il più noto itinerario corrente fra l’Abetone e la val di Luce si chiama ancor oggi “il sentiero del Tedesco”.


The bold “descents” A popular destination for celebrities, the area of the Pistoia Apennines is known today for its infrastructure for international level winter sports.

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ver since the period of the Medici it held the problem of transit between the Tuscan Grand Duchy and the Duke of Modena. The Apennine Mountain was in the middle and - even from a political point of view - the two states were connected because of being their links to Austria. A military technician was invited to cross the mountainous chain in order to choose the best paths; however, under the “last” Medici (meaning, the last not only in terms of the dynasty) there were many other aspects to consider. When the dynasty eventually changed and Tuscany began to be ruled by Pietro Leopoldo of Loraine the problem was resolved. The sovereign assigned the Jesuit, Leonardo Ximenes, to draw up a plan. In agreement with the technician of the other side, Major Giardini, from Modena, the design was laid out: it stated that from the

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Tuscan slopes of the Apennine they could climb the peaks, connecting various mountain towns and then opening for transit the pass that took its name from the massive spruce tree that had been chopped down. The Abetone, moreover, and the street – inaugurated in 1781 – were named after the two planners. The Tuscans called it Ximenes-Giardini; the Modenese instead called it Giardini-Ximenes - each one wanted to give precedence to their man.

Ximene-Giardini Road This first Transalpine rode was primarily for military purposes, because it had already begun to arouse resentment against Austria, the hegemonic state in northern Italy that had solid alliances in Modena and in Tuscany. It was believed that in the event

of disorder (that in a successive epic happened) it would be easy to use the connection to allow the Austrian troops to pass through; however, since the end of the Enlightenment period the road also held a particular economic value for the incrementation of traffic, and when Francesco IV, the Duke of Modena, made it known that the merchandise business between the two territories was not particularly intense, Pietro Leopoldo - the refined physiocrat that he was - responded that they needed to wait for its inevitable development. What the same Tuscan Sovereign - however enlightened as he was - could not foresee was that the volume of business and mountain economy in general rose, thanks to the road, with the beginning of the first tourist movement. More attractions with beautiful panoramas were becoming known as well as a delicious gastronomic tradition and


the flourishing of the “beautiful Tuscan speak,” the Italian language that is. Tommaseo, the abbot Giuliani, Fucini and others, described those areas, and it is worth citing “Trip through Pistoia” by the first author. We need to go back to the beginning of the 20th century to know how the skiing phenomenon began; at first two square axes of wood that some “crazy man” - emulator of things that he had seen done in Norway - would use to tie his legs together to throw himself down form the snowy slopes. If he didn’t immediately break his head open, he would learn to glide, to change direction and even to stop himself. Then, can you imagine the admiration of the girls who would see this fearless skier rolled up in a cloud of snow? Slowly, skiing became a sport that was initially elitist, but later became more and more popular. It was during the fascist period that a beautiful ski station was

discovered on the mountaintops of the Abetone. Eddo Ciano, in particular, who was always searching for “exotic” pastimes, having lived for a long time in China, began to visit the area. There are stories about the endless poker matches of the late nights of his court. Even the Crown Prince arrived several times to ski, using the necessary sleigh with counterweights, down the first trail drawn out among the firs, the Selletta. The regime, however, which in the meantime had made the Abetone a Municipality in 1936 and installed as town mayor a technician, the engineer Lapo Farinati, felt that the true skiing centre was not on the mountains immediately facing the town, but rather in a desolated valley (whose original name was “Valley of the Wells”) immediately after the pass on the side of Modena. What could one do to connect with the social centre, the heart of the Municipality?

Only through a gallery of three kilometres excavated under the Three Powers - the highest point of the area - long enough to run through the borders between three pre-united states: Tuscany, Modena, and Lucca. Those who cross along the path at the top, indicated with the number 00, will still find the boundary stones. When a tourist would emerge in the Valley of the Wells, he would find amazing attractions: a large square, several trails accompanied by modern cableways, a large hotel in the middle of the area, just under the mayor/ engineer’s villa and, higher above the hippodrome of the high mountain, on which the horses would have run with studded shoes, was the small frozen lake for the ice skaters. All of this was illuminated by a large lighthouse, that from the top would render all these marvels visible for a technologically advanced tourism.

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Una Montagna di divertimento A Mountain of fun

Snow tubbing

Avventura Adventure

Sci Skiing

Sport

Downhill

Via dei Cacciatori, 6 Loc. Doganaccia - Cutigliano - Pistoia Tel. e Fax +39 0573 629391 info@doganaccia2000.it

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Pinocchio sugli Sci

A In the Valley of Light The project was drawn and they began work. At the middle of the basin of the valley, poetically renamed as Valley of Light (a name which has remained today), the tree constructed with the local stone still stands today - perfectly integrated with the environment; the villa of Farinati is still standing, even if it was never utilized; the street that connects these two constructions is still paved there today and allows for excursions that currently take place, if, however, today it is most of all a stretch of a ski trail. Nevertheless, by 1942, when the war headed in a direction for the worse, the grandiose project was abandoned, and a person who was more in line with the regime had replaced the first town mayor, Lapo Farinati. Today, the Valley of Light has become an integral part of the ski area of the Abetone that in recent decades has added significant potential to its structures and amplified the number and length of the trails. From the highest refuge, on the Gomito Mountain, it is possible to descend with skis by foot to the entire valley and from the

bottom be transported back up to the top. The two areas are so intact and constitute the largest and most well supplied skiing resource in Tuscany that it has nothing to fear from the famous mountain resorts. Those who ski down the trails can find not only high-level sports, but they are also able to breath in the air of history and tradition that the area still emanates. Some of the most elderly, possibly remembering the stories of their woodsman grandfathers, would be able to compare today’s modern changes with the traditions of the Valley of the Wells at the beginning of the 20th century, when, for example, the prison camp of the Austrian prisoners during the first world war was established here. Because they lived in the valley they were often made to perform jobs that the municipality thought useful for the town; in fact, the most famous itinerary in the Abetone and the Valley of Light is still today called “The German’s trail.”

www.abetoneapm.it

In alto - La giovane Deborah Compagnoni con la Coppa Pinocchio sugli Sci vinta nel 1985. Above top - The young Deborah Compagnoni with the “Pinocchio sugli Sci” cup won in 1985. Sopra - Gruppo di ragazzi sciatori sulle piste dell’Abetone Above - Group of kids skiing on the trails of the Abetone.

llo scadere dell’inverno e nei primi giorni di primavera si tiene all’Abetone un’importante competizione internazionale: il Pinocchio sugli Sci. Si tratta di una rassegna di gare di sci alpino dedicate a ragazzi dagli 8 ai 15 anni provenienti da oltre 40 paesi del mondo. I concorrenti, spesso agguerriti e muniti di team tecnici di tutto rispetto, si disputano ogni anno quello che è uno dei trofei più ambiti nel mondo dello sci giovanile. Negli ultimi anni le piste del comprensorio abetonese sono state coperte da copiose nevicate soprattutto nel mese di marzo, rendendo ancora più suggestivo lo scenario di questa kermesse. Il livello agonistico degli sciatori è altissimo e, per chi è esperto di slalom, non è difficile vedere qualche talento esordiente. Non a caso sono usciti da questa manifestazione campioni come Urska Hrovat, Deborah Compagnoni, Sabina Panzanini, Morena Gallizio, Lara Magoni, Max Blardone, Karen Putzer, Denise Karbon, Barbara e Alessandra Merlin, Fabrizio Tescari e Tina Maze. Per l’anno 2012 il “Pinocchio” si prospetta ancora più coinvolgente: si disputerà, infatti, la trentesima edizione di questa iniziativa più unica che rara, dove i giovani possono avvicinarsi al mondo dell’agonismo e dello sport in un clima di festa e di grande ospitalità.

Pinocchio on Skis

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t the end of winter and in the first days of spring there is an important international competition in the Abetone: Pinocchio on Skiis. It involves a series of alpine skii races dedicated to children from 8 to 15 years old and coming from more than 40 countries around the world. The strong participants compete each year in what is known as one of the most ambitious trophies in the world for young skiers to obtain. In recent years the ski runs of the Abetone area were covered by copious snowfalls - most of all during the month of March - making the backdrop of this event even more fascinating. The agonistic level of the skiers is very high and, for those who are experts of Slalom skiing, it is not difficult to see some new talents here. Not by chance did the following champion skiers come out of this event such as Urska Hrovat, Deborah Compagnoni, Sabina Panzanini, Morena Gallizio, Lara Magoni, Max Blardone, Karen Putzer, Denise Karbon, Barbara and Alessandra Merlin, Fabrizio Tescari and Tina Maze. For 2012 the “Pinocchio” promises to be an even bigger event. The thirtieth edition of an initiative that can be said to be more ancient than unique will be held where the young can become closer to the agonistic and sports world in a festive climate of true hospitality.

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La basilica rinascimentale della Madonna dell’Umiltà Progetto di Giuliano da San Gallo e opera di Ventura Vitoni e Giorgio Vasari

TESTI Giulia Gonfiantini FOTO Fabrizio Antonelli Nicolò Begliomini

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The Renaissance basilica of the Madonna of Humility Designed by Giuliano da San Gallo and built by Ventura Vitorni and Vasari

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ith its Renaissance dome the Basilica of the Madonna of Humility – along with the bell tower of Piazza Duomo - delineates the evocative horizon of the city of Pistoia. The sanctuary was founded in 1495 on the foundation of the church of S. Maria Forisportam positioned at the doors of the first city walls, becoming the reference point for pilgrims and travellers. July 17th, while internal fighting went on in the city, some of the worshipers saw the image of the Madonna of Humility that was conserved there weeping. The event led the local authorities to decide to honour this moment with the construction of a large temple in which to put the sacred fresco of the miracle. The initial project was the work of the architect, Giuliano da Sangallo, and saw the creation of a spacious vestibule and an octagonal room with a dome. A few years before with the interruption of the Medici government, however, Sangallo fled the area resulting in the direction of the work to being entrusted to the Pistoiese architect, Ventura Vitoni. The process of edification was, however, very long and many times was interrupted for financial reasons or linked to the internal vicissitudes of the city: the bitter feuds among the Panciatichi and Cancellieri families, for example, who fought for political power. The dome – that has characterized the city for so long – is not, however, the work of Vitoni, but that of Giorgio Vasari. In fact, it was the Granduke of Tuscany, Cosimo I de’Medici, who asked Vasari to finish the work at the death of Vitoni in 1522. In order to build the great dome – today the third in Italy for its importance – Vasari took inspiration from the Florentine and Brunelleschian S. Maria del Fiore.

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on la sua cupola rinascimentale è la basilica della Madonna dell’Umiltà a delineare, insieme col campanile di piazza Duomo, il suggestivo orizzonte della città di Pistoia. Il santuario fu fondato nel 1495 sulle fondamenta della chiesa di S. Maria Forisportam che, posta alle porte della prima cerchia di mura, era un punto di riferimento per pellegrini e viaggiatori. Il 17 luglio del 1490, mentre nella città infuriavano lotte intestine, alcuni fedeli videro lacrimare l’immagine della Madonna dell’Umiltà, lì conservata. Così, le autorità locali decisero di onorare tale evento con la costruzione di un grandioso tempio, in cui riporre il sacro affresco del miracolo. Il progetto iniziale fu opera dell’architetto Giuliano da Sangallo e prevedeva la creazione di un ampio vestibolo e di un’aula ottagonale con cupola. Pochi anni dopo, con l’interruzione della signoria

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dei Medici, però, Sangallo si allontanò dalla zona e così la direzione dei lavori fu affidata al pistoiese Ventura Vitoni. Il processo di edificazione fu, comunque, molto lungo e dovette più volte interrompersi per ragioni finanziarie o legate alle vicissitudini interne della città, come ad esempio l’aspra lotta tra le famiglie Panciatichi e Cancellieri, che si contendevano il potere politico. La cupola, che tanto caratterizza l’aspetto della città, non è, tuttavia, impresa del Vitoni ma di Giorgio Vasari. Il granduca di Toscana, Cosimo I de’Medici, chiese, infatti, a lui di ultimare i lavori alla morte di Vitoni, avvenuta nel 1522. Per realizzare la grande copertura a cupola, oggi la terza in Italia per importanza, Vasari si ispirò, manifestamente alla fiorentina e brunellesca S. Maria del Fiore.

Pag. 20-21 - Cupola Madonna dell’Umiltà nell’orizzonte di Pistoia. Pag. 20-21 - Dome of the Madonna of Humility Church with Pistoia’s horizon in the background. Pag. 22 - In alto Altare Maggiore del santuario. Sotto facciata del Santuario e particolare di una delle sei cappelle affacciate sull’ ottagono. Pag. 22 - Above High Altar of the Sanctuary. Below facade of the Sanctuary and detail of one of the six chapels facing the octagon. Pag. 23 - Immagine miracolosa della Madonna dell’umiltà. Pag. 23 - Miraculous image of the Madonna of Humility.


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Nel santuario, affetto e opere d‘arte

Affection and art works in the Santuary

L

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’ampio vestibolo occupa lo spazio su cui sorgeva l’originaria chiesetta medievale: esso fu abbellito nel XVIII secolo con otto affreschi aventi per soggetto la Vergine, eseguiti da Vincenzo Meucci e Giuseppe Ricci. Anche all’interno dell’aula ottagonale, tipica dei santuari rinascimentali dedicati al culto della Madonna, sono conservate numerose opere d’arte databili tra il 1400 ed il 1700. Delle sei cappelle che si affacciano sull’ottagono, la più grande è quella che ospita l’altare maggiore: realizzato dal carrarese Pietro Tacca intorno al 1612, presenta colonne con capitelli corinzi ed è impreziosito da marmi di diverso colore. Al centro dell’altare è visibile l’immagine protagonista del fatto miracoloso che dette l’avvio alla costruzione della basilica: si tratta di una Madonna col Bambino detta dell’Umiltà, perché raffigurata seduta a terra anziché sul trono, attribuita generalmente a Paolo Serafini o a Giovanni di Bartolomeo Cristiani. Da segnalare anche il Tesoro della Madonna, composto da arredi sacri, gioielli, stoffe pregiate e anche da un nutrito numero di ex voto, capace di attestare l’importanza, non solo religiosa e artistica, ma anche sociale che l’edificio ha rappresentato per la città.

he large vestibule occupies the site of the original medieval church that was decorated in the 18th century with eight frescos with the Virgin as their subject carried out by Vincenzo Meucci and Giuseppe Ricci. Even on the interior of the octagonal room - typical of Renaissance sanctuaries dedicated to the cult of the Madonna - there are numerous works of art conserved dated between 1400 and 1700. Of the six chapels that face the octagon, the largest is the one that houses the main altar. Built by the Carrarese artist, Pietro Tacca, around 1612, it presents columns with Corinthian capitals and is embellished with different colours of marble. On the centre of the altar the image of the protagonist of the miracle that inspired the construction of the basilica is visible: it is a Madonna with Child known as the Madonna of Humility because it portrays her seated on the floor instead of the throne. The work is generally attributed to Paolo Serafini or Giovanni di Bartolomeo Cristiani. It is also important to note the so called Treasure of the Madonna, composed of sacred furnishing, jewels, precious textiles, as well as a substantial number of ex votos, capable of attesting to the importance - not only religious and artistic, but also social - that the building provided for the city.


Nella immagine - Vista interna della Cupola vasariana e Altare Maggiore. In the image - Interior view of Vasari’s Dome and High Altar. 25


Una splendida chiesa simbolo del centro storico Ne parliamo con il parroco Don Ennio Fiorati «Questo santuario – racconta don Ennio Fiorati, parroco dal 2004 della basilica della Madonna dell’Umiltà – sorge laddove un fatto miracoloso, avvenuto in una piccola chiesa appena al di fuori della città, provocò un grande scalpore nella società quattrocentesca. Il miracolo – continua il

sacerdote - fu riconosciuto dalle autorità ecclesiastiche e così tutti si impegnarono per realizzare un progetto grandioso, degno di un capoluogo al pari di Firenze. Ancora è bello ammirare, nel profilo cittadino, l’incontro tra due capolavori come la cupola dell’Umiltà e il campanile della cattedrale». La parrocchia conta al momento circa 800 residenti. «Oggi, - continua il sacerdote - il centro è scarsamente abitato, perché è più che altro sede di attività commerciali, e popolato da giovani studenti fuori sede.» E si capisce che la situazione è vissuta da don Ennio con una certa apprensione. Prosegue: «La chiesa, però, è molto frequentata da turisti e attira ancora pellegrini provenienti da altre parti d’Italia o dall’estero, che non mancano, generalmente, di visitare il museo attiguo, contenente paramenti sacri, stendardi e argenteria di pregio». Cambia del tutto lo stato d’animo dell’appassionato parroco, quando affronta l’argomento che in questo momento, evidentemente, gli sta molto a cuore. «Da circa due anni la struttura è interessata da lavori di recupero che hanno riportato al suo antico splendore la facciata esterna, e tutti si stanno impegnando per coinvolgere cittadinanza e istituzioni al fine di proseguire il restauro. Sarebbe molto bello, ad esempio, poter riportare in vita l’organo settecentesco realizzato da Cesare Romani. La basilica vanta, infatti, un’ottima acustica ed è stata più volte sede di concerti notturni: bisogna dire che essa, di sera, appare ancor più bella». Da quattro anni a questa parte, bisogna ricordare, che qui ha sede un coro: i cantanti, diretti da Lavinia Cioli, si ritrovano nella basilica per le prove, ogni mercoledì sera.

Sinistra - Organo Settecentesco di Cesare Romani. Left - 18th century organ by Cesare Romani. Sotto - Decori all’interno della Basilica. Below - Decorations in the interior of the Basilica.

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A spectacular church Symbol of Pistoia’s historic centre A conversation with the parish priest Don Ennio Fiorati “This sanctuary - recounts don Ennio Fiorati, parish priest of the Basilica of the Madonna of Humility since 2004 – is where a miracle took place just outside the city, and it caused a great sensation in 15th century society. The miracle – continues the priest – was recognized by the ecclesiastic authorities and therefore everyone put in their efforts to realize a grandiose project, worthy of a city on par with Florence. Today it is still beautiful to admire the two masterpieces such as the church’s dome and the bell tower of the cathedral.” The parish at the moment includes 800 residents. “Today – he explains – the centre is scarcely inhabited because it is more or less the site of commercial venues, and populated by young students.” One can sense that this situation is felt with a certain apprehension by don Ennio. He continues: “The church, however, is a popular tourist site and still attracts pilgrims coming from other parts of Italy or from abroad who generally don’t miss visiting the museum next door which contains sacred vestments, banners and precious silver.” The passionate priest’s entire mood changes when he touches on the topic that in this moment seems to be closest to his heart: “For about two years now the structure is undergoing restoration work that will return the façade to its ancient splendour, and everyone is participating - including citizens and institutions – in order to see the restoration through. It would be wonderful, for example, to be able to bring back to life the 18th century organ created by Cesare Romani. The Basilica, in fact, boasts of first-rate acoustics and has often been the site of evening concerts. One must say that in the evening it appears even more beautiful.” For the last four years there has been an active chorus here in the church: the singers, directed by Lavinia Cioli, meet every Wednesday in the basilica for rehearsals.


Sinistra - Modello in miniatura dell’intero complesso per la comprensione tattile dei non vedenti. Left - Model in miniature of the entire complex for the tactile comprehension of the blind. Sotto - Below - Giorgio Vasari

An interview with the expert, architect Paolo Caggiano

Laborious and well-financed restorations The indispensable commitment of the priest and churchgoers

A colloquio con l’esperto, architetto Paolo Caggiano

Laboriosi restauri Finanziamenti ben impiegati, ma indispensabile l’impegno di parroco e parrocchiani I lavori di restauro, che hanno interessato la basilica della Madonna dell’Umiltà nel corso degli ultimi due anni, hanno rinnovato soprattutto la facciata e il tetto dell’edificio. Si è trattato di un impegno notevole da parte della Sovrintendenza e della Curia, che ha permesso il ripristino di questa importante opera d’arte, proprio in prossimità del cinquecentesimo anniversario della nascita di Giorgio Vasari. Ne abbiamo parlato con Paolo Caggiano, vicepresidente dell’ordine professionale degli architetti di Pistoia ed esperto, in materia di restauro e recupero, soprattutto di edifici sacri. Quello della Madonna dell’Umiltà è stato secondo lei un cantiere particolarmente laborioso? «In realtà il risanamento di strutture simili richiede molto tempo, e, infatti, anche il caso in questione non ha fatto eccezione. Per i colleghi che hanno seguito i lavori si è trattato di un impegno enorme, di uno sforzo notevole e dunque lodevole, il cui risultato è stato quello di riuscire a valorizzare ulteriormente la cupola. Proprio pensando all’importanza di questo monumento e del Vasari, la cui eredità culturale in città è testimoniata anche

dall’antico ciborio della cattedrale di San Zeno, l’Ordine degli Architetti ha promosso insieme all’archivio di Stato il convegno “Giorgio Vasari, tra capitale medicea e città del dominio” (in programma, ricordando il cinquecentesimo anniversario della nascita, per ottobre 2011)». Lei ha diretto cantieri altrettanto impegnativi, come quello della pieve di Santa Maria Assunta a Santomato. Qual’è la situazione del patrimonio artistico sul territorio pistoiese? «In città vi sono moltissimi edifici di interesse storico, sacri e non, dunque c’è una grande quantità di lavoro da fare. Bisogna dire però che i finanziamenti sono ben impiegati, e che anche la Diocesi sta facendo molto. Di solito si dà la priorità ai beni culturali di cui si prevede una funzione specifica, perché un edificio restaurato ma non vissuto, a distanza di poco tempo dalla fine dei lavori, può decadere di nuovo. In base alla mia esperienza personale, poi, posso aggiungere che spesso la differenza la fanno le singole persone. Nelle piccole chiese, ad esempio, conta molto l’impegno e la passione di parroci particolarmente intraprendenti e dei parrocchiani». G.G.

The restoration work of the basilica of the Madonna of Humility over the course of the recent two years has seen a new façade and roof of the building. It involved a notable commitment on the part of the Superintendence and of the Curia, who sponsored the restoration of this important work of art just in time for the five-hundredth anniversary of the birth of Giorgio Vasari. We talked about this with Paolo Caggiano, vice-president of the professional organization of architects of Pistoia, and restoration and recovery expert of sacred buildings in particular. In your opinion, was the state of the church particularly laborious? “Actually, the restoration of similar structures requires more time, and even in this case there were no exceptions. For the colleagues who were behind the restoration it meant an enormous commitment, of remarkable stamina and therefore commendable, whose result was that of being able to further valorise the dome. Thinking about the importance of this monument and of Vasari, whose cultural heredity in the city can be seen in the ancient ciborium of the cathedral of San Zeno, we’ve organized the convention “Giorgio Vasari, between Medici capital and city of dominion” (in October, in commemoration of the 500th anniversary of his birth) along with the State Archive.” You have directed other works just as challenging as this one, such as the Parish of Santa Maria Assunta in Santomato. What is the situation of the artistic patrimony of the territory of Pistoia? “In this city there are several buildings of historical interest, both sacred and secular; therefore there is a large quantity of work to be done. It needs to be said, however, that even the Diocese is doing a lot on its part. Usually the priority is given to the Cultural Heritage who oversees a specific function, because a restored building that is not actually used can decay once again soon after the completion of the restoration. Based on my personal experience, then, I can say that often the difference is in the citizens: in the small churches, for example, we see this in the commitment and passion of the particularly energetic priests and churchgoers.” G.G. 27



Museo immagine del territorio Il sistema provinciale riscatta il nostro grande patrimonio di cultura TESTI Manuela Geri FOTO Archivio Provincia di Pistoia

È

opinione diffusa che il territorio della Provincia di Pistoia, pur essendo ricco di beni mobili e immobili di rilevante valore culturale, rimanga nel cono d’ombra delle limitrofe città d’arte più blasonate e attraenti, Firenze, Pisa e Lucca. Tale convinzione, fondata fino a qualche anno addietro su dati di fatto concreti, viene oggi rimessa in gioco grazie, in primo luogo, all’incremento del turismo culturale, caratterizzato da visitatori sempre più esigenti e preparati; nonché la frammentazione delle permanenze, che privilegiano il breve periodo e si concentrano attorno ai fine settimana. Su questi elementi possono puntare i musei pistoiesi, per fare di necessità virtù e provare a emergere da una posizione secondaria rispetto ai grandi poli museali di Firenze Pisa e Lucca, ritagliandosi un ruolo originale, strettamente connesso con le tipicità del territorio: infatti il museo, nella sua concezione più attuale, è ben lontano dall’evocare il luogo polveroso dove si conserva il passato, ma si apre al territorio circostante, offre nuovi e inediti punti di vista da cui guardare la realtà, accende la curiosità e stimola ad approfondire la conoscenza del patrimonio conservato, mettendo il visitatore in una relazione co-

stante con l’identità della cultura del luogo. Con il vantaggio, nei musei di piccolo e medio taglio, di poter godere di una qualità della visita ormai dimenticata, che privilegia il contatto diretto con le opere esposte. Verso questa prospettiva di valorizzazione dell’identità locale punta l’Amministrazione Provinciale di Pistoia, che ha, da anni, avviato un progetto di riqualificazione delle strutture museali del proprio territorio, anche attraverso la nascita e lo sviluppo di attività e funzioni gestite in collaborazione fra i vari musei, collaborazione che può garantire un risparmio di risorse (mai secondario in questi tempi difficili) e una migliore qualità dei servizi offerti. Occorre subito precisare che in base alle leggi statali e regionali vigenti, i musei pubblici si dividono in due grandi categorie: quelli di rilevanza nazionale, la cui gestione compete allo Stato, e quelli di importanza locale, demandati alle competenze degli enti locali; nella grande maggioranza i musei locali appartengono al Comune di residenza, mentre l’ente provincia, in Toscana, ha il compito di armonizzare le varie esigenze e preparare un piano complessivo, da sottoporre annualmente alla Regione per ottenere finanziamenti.

La Regione Toscana, dall’anno in corso, dà il via ad un iter di accreditamento dei musei, che per ottenere contributi dovranno dimostrare di avere determinati requisiti. Nel territorio regionale, infatti, le strutture che a oggi si autodefiniscono museo sono oltre 500, ed è necessario fare un po’ di chiarezza sulla effettiva vitalità di ciascuna di esse. La Provincia di Pistoia, con la determinante collaborazione dei musei e dei Comuni che partecipano alla rete museale provinciale, ha raccolto su un sito dedicato (consultabile on line a partire dai primi giorni di ottobre 2011, www.cultura. pistoia.it/rete_museale ) i dati dei musei pubblici e privati attivi sul nostro territorio: si tratta di 24 strutture, che coprono un po’ tutte le tipologie museali ricorrenti, dall’arte antica e moderna, arte contemporanea, artigianato e tradizioni, natura, personaggi, scienze e tecniche, storia del territorio; da segnalare l’originale presenza di un vero e proprio Osservatorio Astronomico (a Pian dei Termini, sopra Gavinana) dotato di un’attrezzatura scientifica di tutto rispetto, che gli ha consentito di classificarsi fra i primi 25 osservatori nel mondo per la scoperta di pianetini; e ancora da evidenziare, l’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, primo ecomuseo italiano, nato nel 1989. 29


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La scuola va al museo

Museums and the image of the territory The province’s system redeems our large cultural patrimony

I

t is a commonly diffused thought that the territory of the Province of Pistoia - even though it has a wealth of buildings of significant cultural value - remains in the shadow of the neighboring, more tourist attractive and magnificent artistic cities such as Florence, Pisa and Lucca. This conviction, until a few years ago, was based on concrete facts; today, however, it is being challenged thanks to the rise in cultural tourism characterized by visitors who are ever more demanding and knowledgeable, and the diminishing preference for only brief sojourns that typically would take place on the weekend. Pistoia’s museums, in order to emerge from a secondary position compared to the large museum networks of Florence, Pisa and Lucca, offer something original in that they are strictly connected with the territory, in fact, the museums are far from evoking the dusty place where the past is conserved, but opens constantly to the territory, offering new and original points of view to perceive reality, spark curiosity and stimulate one to delve deeper into the conscience of the patrimony conserved, thereby placing the visitor in constant dialogue with the identity of the culture of the place. There is the added advantage - in the smaller and medium sized museums - of being able to enjoy a point of view that has by now been forgotten, and that privileges direct contact with the works exposed. The Provincial Administration of Pistoia focuses on this perspective of valorization of local identity, which, for years, has put forth a requalification project of the museum structures of the territory. It is also through the birth and development of the collaboration with various museums: one that can guarantee the saving of resources (which is important in these difficult times) and better quality of services offered. Based on the state laws and regional regulations, the public museums are divided into two

large categories: those of national relevance, who focus their complete attention on local entities with the large majority of local museums belonging to the municipality of their residence. The entity of the province, in Tuscany, on the other hand, has the job of balancing the various needs and the task of preparing an overall plan that must be submitted annually to the Region to obtain finances. The Tuscan Region, since last year, has begun the process of accreditation of the museums: in order to obtain contributions they have to fulfill determined requirements. In the regional territory, in fact, the structures that today call themselves museums are more than 500, and it is necessary to inspect the vitality of each one of them. The Province of Pistoia - with the determinant collaboration of the museums of the municipality that participate in the museum network of the province – has provided on a site (available for consultations on line beginning with the first days of October 2011, www.cultura.pistoia. it/rete_museale) information on the public and active private museums of our territory. There are 24 structures that include all the common museum typologies: from antique and modern art, to contemporary art, artisan works and traditions, nature, people, science and techniques, and history of the territory. Worth mentioning is the presence of the Astronomic Observatory (in Pian dei Termini, above Gavinana), endowed with respectable scientific instruments, that has allowed it to be classified among the It is one of the top 25 observatories in the world for the discovery of planets. The Eco-museum of Pistoia’s Mountains is also noteworthy for being the first Italian eco-museum, begun in 1989.

Apriamo da oggi, con questo breve e necessario riepilogo, un focus sui musei pistoiesi, per fornire, via via, dati, curiosità, notizie su ciascuno di essi e sull’attività complessiva della rete. Ad esempio, lo sapevate che Pistoia è la prima provincia toscana dove funziona un servizio di trasporto dedicato alle scuole, su prenotazione tramite numero verde gratuito 800 974 102 , che con soli 2 euro a ragazzo consente alle classi di recarsi in qualsiasi museo della zona? E come si poteva chiamare questo servizio, se non BUS-SIAMO al museo?

The school goes to museum We open this brief summary today with a focus on the museums of Pistoia to provide information, curiosities, and news on the entire activity of the network. For example, did you know that Pistoia is the first Tuscan province where there is a transportation service dedicated to the schools by reservation through the toll free number, 800 974 102, and that with only 2 euro it allows classes to go to any museum of the area? And what better name for this service than BUS-SIAMO to the Museum? (An appropriate play of words and Italian grammar meaning both ‘let’s go to the museum’ and ‘let’s knock on the museum’s door’). www.cultura.pistoia.it/musei/introduzionemusei/bus-siamo-al-museo.html) www.cultura.pistoia.it

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Pietrabuona Pesciatina

Il tempio della carta I

l Museo della Carta di Pescia, inaugurato nel 1996 e situato a Pietrabuona, protegge e tramanda un sapere universale dell’uomo, condiviso nel tempo e nello spazio: fare la carta. Il Museo permette al suo interno un interessante percorso, reso ancora più stimolante dai laboratori didattici, per la comprensione della filiera produttiva della carta, grazie a modellini in scala perfettamente funzionanti e alla possibilità di creare direttamente nel Museo, con le antiche tecniche dei mastri cartai pesciatini, un foglio di carta fatto a mano. Al Museo è annesso l’antico opificio Le Carte, una cartiera costruita all’inizio del secolo XVIII, per il quale è previsto un totale recupero funzionale, per farne la nuova moderna sede del Museo della Carta di Pescia. Nell’edificio, che conserva al suo interno, intatti e funzionanti, tutti i macchinari originali del ‘700 utilizzati per la fabbricazione della carta a mano, troveranno collocazione le ingenti collezioni del museo stesso, circa 7000 pezzi fra forme da carta filigranate, timbri, cere, teli, e l’importantissimo archivio aziendale donato dalle Cartiere Magnani, che ammonta a più di 600 metri lineari di documenti. Grazie alla dinamicità della sua gestione (che fa capo alla omonima associazione presieduta da Paolo Carrara, erede della storica famiglia cartaria di Pescia) il museo è parte attiva di un importante progetto di valorizzazione della via della carta, che coinvolge sia la Provincia di Pistoia sia quella di Lucca.

Ha promosso e ultimato il percorso di certificazione EMAS, primo caso italiano certificato, perché adotterà specifici parametri di salvaguardia ambientale e di risparmio energetico nell’intervento di recupero strutturale dell’antica stabilimento Le Carte, grazie a uno studio condotto dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il museo pesciatino di Pietrabuona ha avviato, anche, su sollecitazione della Provincia e con la collaborazione della Soprintendenza, la catalogazione delle cere e delle forme da carta, per

cui è stato necessario ideare una apposita scheda sperimentale. Dopo la validazione da parte dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma, farà da modello ad altre catalogazioni simili in Italia. Il 25 di ottobre, infine, presenterà la propria esperienza EMAS agli altri musei toscani, in un seminario tematico (ospitato dalla Biblioteca San Giorgio a Pistoia) organizzato insieme con la Provincia e la Regione: sarà una occasione di formazione per tutto il personale dei musei.


A sinistra e sopra - Fasi di antica lavorazione (collezione Cartiera Magnani) To the left and above - A phase of ancient processing (Cartiera Magnani collection). In alto - Esempi di carta filigrana Above - Examples of watermark paper

Destra - Cliché per stampa filigrana Right - Cliché for watermark stamp

basso Miniatura di un torchio storico in bassoBelow - Miniature of an historical press

Pietrabuona of Pescia

The temple of paper

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he paper museum of Pescia, inaugurated in 1996 and situated in Pietrabuona, protects and hands down a universal knowledge of man, shared in time and space: that of paper making. The museum allows for an interesting visit, made even more stimulating by the didactic laboratories for the comprehension of the productive chain of paper, thanks to the perfectly functioning scale models and with the possibility of creating directly in the museum a hand made sheet of paper with the ancient techniques of the master paper makers of Pescia. Next to the museum is the ancient factory, Le Carte, a paper shop built at the beginning of the 18th century, for which a complete functional restoration is expected in order to make it the new modern headquarters of the Paper Museum of Pescia. Conserved in the building are functioning original machines of the 1700’s used for the fabrication of hand made paper, and the large collections of the museum amount as well to around 7000 pieces among various paper forms, watermarks, stamps, waxes, paper rolls, and an important archive of the business donated by the paper makers, Magnani, totaling more than 600 linear meters of documents.

Thanks to its dynamic management team (who head the association presided by Paolo Carrara, heir of the historic family paper shop of Pescia) the museum is an active part of an important project of valorization of the paper road that involves both the Province of Pistoia and that of Lucca. It has completed the requirements for the certification EMAS (the first Italian case to be certified ) for adopting specific parameters of safeguarding environmental energy savings for the intervention of the structural restoration of the ancient factory, Le Carte, thanks to a study conducted by the Secondary School of Sant’Anna di Pisa. The museum of Pietrabuona has also begun, upon the initiative of the Province, a collaboration of waxes and paper forms, for which it is necessary to design a special experimental paper. After the validation on the part of the Central Institute for the Catalogue and the Documentation of Rome, it will be the model for other similar cataloguing in Italy. Finally, on October 25th, it will present its EMAS experience to other Tuscan museums in a thematic seminar (hosted by the San Giorgio Library of Pistoia) organized along with the Province and the Region, and will be an occasion including all of the museum personnel.

Museo della Carta di Pescia piazzadellaCroce,1 51017 - Pietrabuona-Pescia tel.+39 0572/408020 museo@museodellacarta.org www.museodellacarta.org


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Da Monsummano Alto a Montevettolini

Il paesaggio dei castelli Gli antichi sentieri della Valdinievole fra natura e storia

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TESTI Claudia Becarelli Emanuel Carfora FOTO Fabrizio Antonelli Comune di Monsummano

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ungo la strada provinciale, che va da Pistoia a Montecatini Terme, l’attenzione viene attratta dal turrito borgo di Serravalle, a presidio del valico, superato il quale si apre la Valdinievole. Ed ecco qui, in cima a un erto colle, sulla sponda sinistra del fiume, svetta una torre solitaria (illuminata di notte), residuo baluardo del castello di Monsummano, a cui, in un bellicoso Medioevo, faceva da contraltare, sull’opposta riva della Nievole, quello di Montecatini, oggi Montecatini Alto. Seguono, poi, sui rilievi verso Ovest, quelli di Massa, Cozzile, Colle, Buggiano, Uzzano e Montecarlo ‘di Lucca’. Lungo la dorsale del Montalbano invece, naturale confine occidentale della Valdinievole, potremmo percorrere il crinale verso Sud, fra antichi sentieri, da Mosummano Alto verso Montevettolini, Cecina, Larciano, i ruderi dei due castelli di Lamporecchio, Cerreto Guidi, Vinci (già, il paese di Leonardo!). La straordinaria densità di castelli ha precise ragioni storiche e geografiche: non solo era necessario difendersi nei ‘secoli bui’, ma la pianura, in gran parte occupata dal Padule di Fucecchio, era insalubre. Va da sé che la popolazione rurale abitasse nei borghi fortificati sulle alture, sopravvissuti anche in età di rinascita urbana, fra XII e XIV secolo, giacché la Valdinievole, dominio lucchese, fu terra di aspri scontri prima con Pistoia, poi con Firenze. Nel 1339 la vallata divenne tutta fiorentina ma i castelli rimasero, ancora, a presidiare il confine. La loro decadenza iniziò quando, nel Seicento, con la bonifica medicea e la fondazione di insediamenti di pianura (primo fra tutti l’attuale Mosummano Terme, nel 1602), la vita gradualmente ‘scivolò’ verso valle: la peggior sorte certo toccò al castello di Monsummano, quello posto sul colle più impervio e da sempre privo di fonti d’acqua, oggi fascinoso paese fantasma dove resta-

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no, fra i ruderi delle antiche case e stalle sepolte dai rovi, solo gli edifici religiosi e un’unica casa abitata. Lunghi tratti della cinta muraria dugentesca rimasti, più o meno diroccati, consentono ancora di leggere l’impianto urbano ‘a fuso’, modellato sulla morfologia del colle. All’estremità nord si trova la torre pentagonale, piccolo gioiello di architettura militare, che offriva all’esterno i lati obliqui, più sfuggenti, ai colpi dei nemici e garantiva un’ampia visuale, dal castello di Serravalle ai Monti Pisani. Poco distante sul lato nord-ovest, ben conservata, la Porta di Nostra Donna dalla quale si scendeva a fondovalle, verso la via Cassia. Dalla torre la strada principale conduce dirimpetto alla suggestiva chiesa di San Niccolao, ancor oggi officiata, mentre sul lato destro della piazzetta si trova, sconsacrato, l’oratorio del Corpus Domini.

Antiche Strade lastricate La chiesa, il cui impianto risale probabilmente all’XI secolo (e del resto il castello è attestato sin dal 1005), è a semplice aula unica e si presenta oggi nel suo aspetto dugentesco: l’irregolare tessitura muraria in pietra della facciata, con portale sovrastato da un arco ogivale, denuncia rifacimenti e ampliamenti. La strada prosegue a destra sotto il possente archivolto, che sorregge la torre campanaria e conduce all’estremità sud delle mura alla Porta del Pidocchio (o del Mercato). Da questa ci si dirige verso Montevettolini: entrando dalla porta Barbacci, o del Vicino, per le antiche strade lastricate del castello si ha la sensazione che la viabilità anulare e di pendenza stringa l’edificato alla collina, molto dolce e dal culmine pianeggiante. Le residue architetture militari medievali rievocano un passato burrascoso,

ormai sbiadito nell’odierna quieta vita del paese. Isolata e attraente è rimasta, poco fuori dall’abitato, la torre poligonale ‘dello Sprone’, un tempo avamposto verso valle della possente cinta muraria, che aveva il suo caposaldo nella rocca eptagonale alla sommità del colle. La maggior parte delle torri è invece stata riutilizzata in nuove architetture (e quindi oggi scarsamente riconoscibile), come nel trecentesco ex Palazzo Comunale e sul lato ovest, originaria facciata, della chiesa dei Santi Michele e Lorenzo. Questa prospetta, col bel portico meridionale, su piazza Bargellini: in leggera pendenza e di forma triangolare, l’ampio invaso è il vero cuore del borgo, sede un tempo del mercato istituito nel 1602 dal Granduca Ferdinando I dei Medici, che, solo pochi anni prima, vi aveva fatto erigere una sua villa. A destra del loggiato la strada passa sotto la poderosa torre campanaria sorretta da un archivolto, probabile ingresso alla rocca medievale, riadattata dal 1597 a dimora signorile. La costruzione di una residenza di caccia ai margini della riserva del Barco Reale rientrava in un più ampio progetto di riorganizzazione territoriale della Valdinievole, iniziato dalla Corona, proprio in quegli anni con la bonifica del Padule. Il ‘Palazzo’ di Montevettolini, su progetto dell’architetto granducale Gherardo Mechini, andò così a sostituire la rocca, includendone alcune torri e la Porta del Cantone. La Villa Medicea fu poi ceduta alla famiglia Bartolommei (1650) e nel 1871 acquistata dal principe Marcantonio Borghese. Tuttora residenza privata della nobile famiglia papalina ha mantenuto il suo aspetto severo e ‘fuoriscala’ rispetto all’impianto urbano del borgo: l’affascinante mole, ben riconoscibile anche a distanza, da oramai quattro secoli caratterizza il paesaggio dei castelli.

Unica Abitante

Solitary but content

Camminando fra le rovine di Monsummano Alto, spesso la possiamo incontrare mentre passeggia circondata dai suoi animali; da sempre si sposta a piedi, anche per andare nel piano. Nata e cresciuta nel castello, Assunta Ventavoli è l’unica abitante che ancora, oggi, risiede nell’antica piazza del borgo. La sua casa si riconosce dalle stupende piante che fioriscono in tutte le stagioni. Una persona di altri tempi, che con la sua semplicità e disponibilità ci ha aperto l’antico portone della chiesa di San Nicolao.

While walking among the ruins of Monsummano Alto, we may often run into her while she takes a walk surrounded by her animals; she has always travelled on foot, even when going to the plains. Born and raised in the castle, Assunta Ventavoli is the only inhabitant today who still lives in this ancient square of the village. Her house is recognizable by the beautiful plants that flourish in every season. She is a person of other times who, with her simplicity and hospitality, has opened the ancient door of the church of San Nicolao for us.


The landscape of castles From Monsummano Alto to Montevettolini The ancient paths of the Valdinievole between nature and history

A

long the provincial road that stretches from Pistoia to Montecatini Terme one’s attention is captured by the turreted village of Serravalle that protects the pass once beyond it as the Valdinievole valley opens up. It is here, on top of a steep hill on the left bank of the river where a tower stands (illuminated by the night), the remaining bulwark of the castle of Monsummano, that, in a combative Middle Ages, functioned as a counterpart on the opposite river of the Nievole in Montecatini, today Montecatini Alto. Proceeding along on the reliefs towards the West, we find Massa, Cozzile, Colle, Buggiano, Uzzano and Montecarlo “of Lucca.” Along the spine of Montalbano, however, the natural western border of the Valdinievole, we can head along the Southern bound ridge, among the ancient paths, from Monsummano Alto towards Montevettolini, Cecina, Larciano, and the ruins of the two castles of Lamporecchio and Cerreto Guidi in Vinci (Leonardo Da Vinci’s hometown!). The extraordinary density of the castles has precise historical and geographical

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motives: not only was it necessary to defend themselves from the “dark ages,” but the plain - for the most part occupied by the Marsh of Fucecchio - was unhealthy. It goes without saying that the rural population in the fortified villages on the heights, having survived as well during the period of urban renewal between the 12th and 15th centuries in the Valdinievole, dominated the territory of Lucca and it therefore became a land of bitter fighting first with Pistoia, then with Florence. In 1339 the entire valley became part of Florentine territory; the castles, however, remained to defend the borders. Their decadence began when, in the 17th century, with the Medici reclamation and the foundation of settlements on the plains (first they were all part of the now Monsummano Terme, in 1602), life gradually moved down toward the valleys. The worst destiny struck the castle of Monsummano, the one placed among the most impervious hills and continuously lacking water resources. Today it is a fascinating ghost town where there remain - among the ruins of the ancient houses and stalls buried by the blackberry bushes - only the religious buildings and a unique inhabited house. Long parts of the 13th century city walls remain, more or less in ruin, and allow one still today to make out the urban “worn out” structure, modelled on the morphology of the hills. At the northern extreme one finds the pentagonal tower, a small jewel of military architecture with

external oblique walls making it more elusive to enemy blows. From here there is the boundless view of the Pistoian Mountains from the castle of Serravalle. Just a short stretch away on the north western side, and well preserved, is the Porta di Nostra Donna, from which one can go down to the bottom towards the Cassia road. From the tower the principle road continues facing the fascinating church of San Niccolo, still officiated today, while on the right side of the small piazza we find the deconsecrated oratory of Corpus Domini.

Ancient Paved Roads The church, whose structure is believed to have been built in the 11th century (with the castle was built in 1005), is simply a single room with the irregularly textured walls in stone on the façade, and today, in its characteristic 13th century style, with the portal dominated by an ogival arch, one can see its changes and enlargement. The road proceeds towards the right under the powerful archway that supports the bell tower and leads to the furthest southern part of the wall of the Porta del Pidocchio (also known as Porta del Mercato Mercato). From here it takes us towards Montevettolini. Entering from the Porta Barbacci (or Porta del Vicino) for the ancient roads paved by the castle, one has the sensation that the slope becomes narrower. The medieval architectural ruins evoke a tempe-

stuous past, by now faded in the calm life of the town today. Isolated and alluring, just outside of the inhabited area, is the polygonal tower ‘dello sprone,’ that was at one time an outpost towards the valley of the dominating city wall with its stronghold in the hexagonal fortress at the summit of the hill. The majority of the towers are instead reutilized for new architecture (and therefore today barely recognizable), just as in the 14th century ex Town Hall and on the west side, the original façade, of the church of San Michele and Lorenzo. With the beautiful southern portico, on Piazza Barellini - slightly leaning and in a triangular form - this wide cradle is the true heart of the village, seat at one time of the market instituted in 1602 by Grand Duke Ferdinando I dei Medici, who, only a few years before, had a villa erected. To the right of the loggia the road passes under the powerful tower supported by an archway believed to be the entrance to the medieval fortress, and re-adapted in 1597 as a stately home. The construction of a hunting residence on the edge of the reserve of Barco Reale became part of a larger project of reorganization of the territory of the Valdinievole, began by Corona in the years with the reclamation of the marsh. The ‘Palazzo’ of Montevettolini, based on the project by the Grand Duke’s architect Gherardo Mechini, served to substitute the fortress, including several towers and the Porta del Cantone. The Medici Villa was then sold to the Bartolommei family (1650) and in 1871 acquired by the prince, Marcantonio Borghese. Today it is still a private residence of the noble papal family who maintained its severe aspect and is ‘out of scale’ for the urban design of the village. The fascinating massive structure, well recognizable also at a distance, now four centuries later, characterizes the landscape of the castles.

www.comune.monsummano-terme.pt.it A sinistra - Vista aerea di Montevettolini. Left - Aereal view of Montevettolini. Sotto - Rudere di torre con all’interno un cipresso. Below - Tower ruins with a cypress tree inside.

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Dimorare in Villa Medìcea Consapevole privilegio e serio impegno del principe Fabio Borghese intervista di Emanuel Carfora Fabio Borghese nasce a Roma nel 1965, 3 figli, Alessandro, Sofia, e India, laurea in economia e commercio conseguita all’università la Sapienza di Roma con il massimo dei voti. Manager per multinazionali in diverse sedi nazionali ed europee del settore energia, quali Exxon e Mobil. Attualmente è dirigente dell’Enel e ricopre il ruolo di International business development. In buona sostanza, ricerca aree di sviluppo del business all’estero. Ricopre la carica di consigliere e socio nel Resort Fattoria Medicea e nell’Azienda Agricola Le Case, attività di famiglia, entrambe situate a Monsummano Terme in provincia di Pistoia. Cosa significa per lei essere il proprietario di una delle Ville Medicee? È un grande privilegio, ma allo stesso tempo, anche un grande impegno verso la mia famiglia, che mi ha scelto come successore e verso tutta la comunità. Essere proprietario di un bene unico mi rende orgoglioso. Le confesso,però, che oltre a una spesa è anche un’impresa, che ti obbliga ad un’attenzione quotidiana. Principe Borghese, una volta lei ha dichiarato che gli unici titoli che contano sono quelli della Borsa. È vero, anche se, attualmente, pure i titoli di borsa non contano più tanto. Un triste destino comune. Oggi, sempre di più gli ultimi valori tangibili rimangono la famiglia, l’amicizia e le tradizioni. Un ricordo personale legato alla sua Villa di Montevettolini? Infiniti, potrei scrivere un libro. Ma i più indelebili sono quelli legati alle vacanze con i miei genitori e le mie sorelle. Arrivare a Montevettolini significava, è vero, la fine dell’estate, ma anche l’inizio della vendemmia e dei raccolti del granoturco. Poi, tutti giù alla fattoria medicea con mio padre, il fattore e i contadini, una “full immersion” di valori veri che porterò sempre con me.

Living in the Villa Medici

Knowing privilege and serious commitment by Prince Fabio Borghese Interview by Emanuel Carfora Fabio Borghese was born in Rome in 1965, has 3 children, Alessandro, Sofia, and India, a Laurea in economics at the University, La Sapienza, of Rome with honours. He is the manager for corporations in different national and European headquarters in the energy sector, for Exxon and Mobil. He is currently director of Enel and oversees the role of International Business Development. In essence, he searches for areas of potential business development abroad. He also has the job of advisor and associate in the Medici Factory Resort and in the Agricultural Business, Le Case, both family businesses situated in Monsummano Terme in the province of Pistoia. What does it mean to you to be the owner of one of the Medici Villas? It is a great privilege, but at the same time, also a great commitment to my family, who chose me as successor, and towards the community. Being the owner of such a unique asset makes me proud. I have to confess, however, that other than being a cost it is also a business that requires your daily attention.

Prince Borghese, at one time you declared that the only titles that count are those of the Stock Exchange. It’s true, even if the titles of the Stock Exchange don’t actually count much anymore. It is a sad common destiny. Today, even more than ever the last tangible values that remain are family, friendship and traditions. A personal memory linked to your Villa of Montevettolini? [They are] infinite, I could write a book; but the most lasting are those of the vacations with my parents and my sisters. To arrive at Montevettolini means the end of summer, it is true, but also the beginning of the harvest and the collecting of corn. Then, everyone down to the Medici factory with my father, the head of the factory and the farmers: a “full immersion” of true values that will be with me forever.

www.princeborghese.com 41


Save the Caissara

Da Pistoia alla foresta amazzonica

1990: sull’isola di Superaguì (Brasile) viene scoperta un nuova specie di scimmia, piccolissima con musetto e “capelli” neri a contrasto del piccolo corpo color ambra. Viene chiamata Caissara, dal nome “caicara” la locale popolazione di pescatori. Lo sfruttamento della foresta per legname e per la produzione di “cuore di palma”, appetitoso ingrediente per insalate, mettono in serio pericolo il Caissara che viene subito classificato tra le 25 scimmie più a rischio d’estinzione di tutto il mondo. 1995: inizia un progetto per lo studio e la tutela della piccola scimmia. Sapere quanti sono, cosa mangiano, chi li preda sono dati importanti per scongiurarne l’estinizione. Nello stesso tempo è fondamentale che la popolazione locale comprenda l’importanza della foresta in cui vive ed è necessario creare un’alternativa economica al commercio illegale del legname e delle palme. L’idea parte dalle donne che, per far giocare i loro bambini, cuciono marionette a forma di Caissara: un’associazione di educazione ambientale (IPE) le aiuta a produrre le marionette in quantità tali da poter essere vendute in molti negozi degli zoo del mondo. Questo triplica l’economia delle famiglie dell’isola che cominciano ad essere parte attiva nella tutela della foresta e del Caissara. 42

2008: il Giardino Zoologico di Pistoia decide di aderire al progetto di salvaguardia guidato dal Parco Zoo Punta Verde (Lignano Sabbiadoro). E’ necessario raccogliere fondi per consentire ai biologi lo studio del Caissara nel suo ambiente. Ma come coinvolgere il pubblico? Non è possibile far incontrare il Caissara poiché non ne esistono soggetti negli zoo: è ancora troppo difficile e rischioso iniziare l’allevamento fuori dalla foresta. Allo Zoo di Pistoia arrivano invece i Tamarini testa di cotone. Hanno in comune con il Caissara la grandezza e l’appartenenza al gruppo delle piccole scimmie sud-americane minacciate d’estinzione. Per questo vengono scelti come messaggeri del progetto. Gli educatori dello zoo raccontano al pubblico la sfida che il Caissara deve vincere per sopravvivere e sono molti quelli che decidono di contribuire economicamente al progetto. Il resto è storia di questi giorni: grandi e piccoli rimangono affascinati dalle piroette che i Tamarini riescono a fare tra i rami degli alberi dell’exhibit dello zoo. Da Pistoia possiamo fare la differenza perchè questo avvenga anche nella foresta in cui vivono. E’ questo uno dei ruoli di un giardino zoologico moderno!

di Eleonora Angelini* Foto Tommaso Burchietti e Archivio Giardino Zoologico


Le marionette cucite dalla donne di Superaguì The puppets sewn by the women of Superaguì Tamarino testa di cotone allo zoo di Pistoia. Cotton head Tamarin at the Pistoia Zoo.

From Pistoia to the Amazon Forest 1990: on the island of Superaguì in Brasil, a new monkey species is discovered. It is very small with a black nose and “hair” that contrast with its small amber colored body. It is called the Caissara, from the name “Caicara,” the local population of fisherman. The exploitation of the forest for timber and for the production of “palm hearts,” an apetizing ingredient for salads, place these Caissara into serious danger. They were immediately classified among the top 25 monkeys most at risk of extinction in the world. 1995: A project begins for the study and protection of this small monkey. To know how many they are, what they eat, and who hunts them are important facts to help prevent their extinction. At the same time it is fundamental that the local population understands the importance of the forest in which it lives, and it is necessary to create an economic alternative to the illegal commerce of the timber and palms. The idea began with the women who, in order to allow their children to play, created puppets sewn in the form of the Caissara. An association of environmental education (IPE) helps them to produce the puppets in large enough quantities in order to be able to sell them in stores of zoos all over the world. This triples the economy of the families of the island who begin to play an active role in the protection of the forest and of the Caissara.

2008: The Zoological Garden of Pistoia decides to join the project of safeguarding guided by the Parco Zoo Punta Verde in Lignano Sabbiadoro. It is necessary to collect funds to allow biologists to study the Caissara in their environment. But how can the public get involved? It isn’t possible to have them get to know the Caissara because there aren’t any in the zoo: it is still too difficult and risky to begin the breeding outside of the forest. At the Pistoia Zoo instead, the Cotton headed Tamarini arrive. They have in common with the Caissara the size and appearance of the group of small South American monkies threatened by extinction. For this reason they are chosen as the messagers of this project. The zoo educators tell the public about the challenge that the Caissara have to overcome to be able to survive, and therefore many visitors decide to contribute financially to the project. Today adults and children alike are left fascinated by the pirouettes that the Tamarini are able

to do among the trees of the zoo exhibit. From Pistoia we can make a difference so that this doesn’t happen to our own forests. This is one of the fundamental roles of a modern zoological garden!

*Responsabile del Dipart. Didat. del Giardino Zoologico *Head of the Didac. Depart. of the Zoological gardens

Giardino Zoologico Via Pieve a Celle, 160/A Pistoia Tel. +39 0573 911219 info@zoodipistoia.it

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Oasi del sorriso per bambini malati da tutto il mondo

Dynamo Camp fra Limestre e le Lari Stabilimento SMI ristrutturato e patrocinio della americana Hole in the Wall per un’iniziativa unica in Italia La famiglia degli industriali Orlando e l’attore Paul Newman

TESTI Giulia Gonfiantini FOTO Andrea Alfieri

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i varca la soglia e ci si trova immersi in un’oasi paradisiaca di solidarietà. Accade a Limestre, in provincia di Pistoia, dove sorge Dynamo Camp, primo camp di terapia ricreativa in Italia, che soltanto nell’ultimo anno ha ospitato circa 840 bambini tra i 7 ed i 17 anni, affetti da patologie gravi o croniche. Eppure negli oltre mille ettari della struttura si respira soltanto allegria, divertimento e gioia di vivere. Nell’area, infatti, tutto è studiato e organizzato nei minimi dettagli al fine di offrire ai piccoli ospiti una settimana di puro svago e di vacanza, durante la quale riappropriarsi della propria infanzia, in un ambiente sicuro, protetto, sereno. Forse anche a causa della bellezza del luogo, riesce, quindi, difficile credere che fino a pochi anni fa la stessa zona fosse un’area industriale dismessa e abbandonata. Qui per molto tempo ha avuto, infatti, sede una fabbrica di proprietà della Smi, Società metallurgica italiana (oggi Kme), che produceva minuteria metallica e rame. Tutto cominciò intorno al 2003, quando l’imprenditore Vincenzo Manes, già ideatore della Fondazione Dynamo, pensò alla possibilità di creare in Italia un centro sul modello dei campi estivi per bambini promossi in Usa dall’attore Paul Newman e dalla sua associazione Hole in the Wall. Due anni dopo la Intek di Manes prese il controllo e successivamente incorporò la Smi degli Orlando, e si iniziò a parlare di Limestre come plausibile sede del progetto. Lo stesso Newman, che visitò il luogo di lì a poco, ne restò affascinato. «L’area – racconta Roberto Orlandini, un tempo uno dei dirigenti Smi e oggi direttore del centro – fu allora quasi interamente ristrutturata, e gli americani di Hole in the Wall vagliarono attentamente ogni singola fase del processo. Fu necessario, infatti, ubbidire a tutti i rigorosi standard previsti dalla fondazione Usa per l’affiliazione». Attualmente, Dynamo Camp ha pochi eguali in Europa e nel mondo; a differenza di altri, inoltre, è attivo durante tutto l’anno e non soltanto nel periodo estivo. Qui, molti dei capannoni industriali della ex Smi sono stati recuperati e riqualificati, 48

ed ospitano gli uffici, la mensa, i laboratori, gli alloggi, una piscina coperta, un teatro... Così, i centocinquanta ettari, un tempo occupati dallo stabilimento, hanno conosciuto una nuova vita. Accanto, ben novecento ettari di bosco, riconvertiti nell’oasi naturale Cesto del Lupo, affiliata al Wwf e nella quale ci si può letteralmente immergere nella bellezza dell’Appennino toscoemiliano. I bambini ospitati non provengono soltanto dall’Italia: a testimonianza di ciò, sulle pareti di uno degli uffici spicca una lettera di ringraziamento scritta a mano dalla regina Rania di Giordania. «Ogni anno – precisa Orlandini – accogliamo un gruppo di bambini dalla Germania, ma abbiamo accolto anche ospiti provenienti da Iraq, Siria,

Giordania, Palestina, Israele». Ai piccoli viene offerta la possibilità di trascorrere una settimana di vacanza e di prendere parte ad innumerevoli attività facenti capo al modello di terapia ricreativa. Tra queste: teatro, musica e laboratori artistici e creativi, cui hanno presenziato anche artisti di fama internazionale; ma anche passeggiate a cavallo, nuoto e campeggio nell’oasi Wwf. Il tutto adattato in modo che ognuno possa partecipare in totale sicurezza e sotto la supervisione di personale qualificato. Il programma può ammettere anche la presenza dei genitori e dei fratelli, ai quali sono dedicati programmi particolari: si mira a dare anche alle famiglie la possibilità di trascorrere qualche giorno all’insegna della serenità.


Fondamentali risultano, dunque, il reclutamento e la rigorosa formazione del personale volontario, che costituisce una risorsa imprescindibile del camp: vi partecipano circa cinquecento persone all’anno, di diversa provenienza ed età. La struttura, attualmente, è attiva grazie alla generosità di soggetti e privati, ma in parte riesce ad autofinanziarsi con attività collaterali. In alcuni momenti dell’anno, alcuni spazi vengono messi a disposizione per l’Academy, cioè affittati per congressi e convegni riguardanti diritti umani e infanzia: l’ultimo è stato organizzato dall’Unesco e ha visto partecipare giovani da tutto il mondo. Ma vi è anche il progetto di provvedere all’autofinanziamento con agricoltura e allevamento: molte persone del luogo, ex dipendenti Smi ed ex agricoltori, lavorano qui. «In tal modo – spiega ancora il direttore del camp – si innesca un circolo virtuoso: vengono create opportunità di lavoro e professionalità, e al contempo vengono promosse sensibilità e responsabilità sociali».

www.dynamocamp.org 49


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An oasis that brings a smile to sick children from all over the world

Dynamo Camp between Limestre and Lari Restored SMI plant and the American Hole in the Wall Camps The Orlando family of manufacturers and the actor Paul Newman for a unique initiative in Italy.

U

pon entering its soil you find yourself immersed in a paradisiacal oasis of solidarity. This happens in Limestre, in the province of Pistoia, where the Dynamo Campo is held. It is the first therapeutic recreational camp in Italy that, only in the last year, has welcomed around 840 children between the ages of 7 and 17 years old affected by serious and chronic illnesses. The structure is situated within more than one thousand hectares where a sense of happiness, fun and joy fill the air. In this area, in fact, everything has been studied and organized in the most minute details with the scope of offering the young guests a week of complete fun and a vacation where they can live out their childhood in a secure, protected and serene environment. Possibly due to the beauty of the place, it may prove hard to imagine that, until a few years ago, the same area was an abandoned industrial zone. For a long time this was the site of the headquarters of a factory owned by the Orlando family’s

SMI, Metallurgical Society of Italy (today KME), that produced small metals and copper. Everything began around 2003, when the businessman, Vincenzo Manes – already at that time the creator of the Dynamo Foundation – thought it would be possible to create in Italy a centre based on the model of the summer camps for children promoted by the actor Paul Newman and his association, Hole in the Wall Camps. Two years later, Manes’s Intek took control and later incorporated the Orlando’s SMI and began discussing Limestre as being an eventual headquarters for the project. Newman, who had seen the site, was immediately fascinated. “The area - recounts Roberto Orlandini, at one time one of the managers of SMI and today director of the centre – was at the time almost entirely restored, and the Americans of the Hole in the Wall Camps attentively screened every single phase of the process. It was necessary, in fact, to follow all the rigorous standards set by the American foundation for the affiliation.” Currently, Dynamo Camp has few equals in Europe and in the world; unlike others, moreover, it is active all year round and not just in the summer. Here, many of the industrial warehouses of the ex SMI were recovered and re-qualified and house

offices, a cafeteria, laboratories, housing, a covered pool, and a theatre. Ultimately the 150 hectares, at one time occupied by the plant, began to breathe new life. Next door are 900 hectares of woods converted into the natural oasis called Cesto del Lupo, affiliated with the Wwf, where one can literally be immersed in the beauty of the Tuscan-Emilian Apennine. The children who are guests here are not only from Italy. To testify to this, on the walls of one of the offices is a handwritten thank you letter from Queen Rania of Jordan. “Each year – Orlandini points out – we receive a group of children from Germany, but we have also had guests from Iraq, Syria, Jordan, Palestine, and Israel.” These young children have the possibility of spending a week vacation and can participate in the numerous activities that are based on the recreational therapy model. Among these are theatre, music, artistic and creative workshops that have also presented famous international artists. Horseback riding, swimming and camping in the Wwf oasis are included among the choices as well. Everything is adapted in a way so that each participant can take part in complete security, and under the supervision of qualified personnel. The program can also host parents and siblings, offering them unique programs as well; it aims at providing families the possibility of spending a few days in the serenity of these surroundings. Recruitment and the rigorous training of the volunteer personnel are fundamental and constitute an indispensable resource for the camp. Around 500 people a year participate, all of different ages and nationalities. Currently the structure is active thanks to the generosity of people and private companies, but in part is able to auto finance itself with collateral activities. In certain moments of the year, some of the spaces are made available for the Academy and rented for congresses and conventions on human rights and childhood. The last one held was organized by Unesco where young people from all over the world participated. There is also, however, the project to allow auto financing with agriculture and breeding. Many people of the area, ex employees of the SMI and ex farmers work here. “In this way - the director of the camp continues – it triggers a virtuous cycle: opportunities for work and professionalism are created, and at the same time social sensibility and responsibility are promoted.” 51


Teatro Manzoni

Platea e palcoscenico, 52


luogo di relazione Idea vincente: far promuovere la stagione dal proprio pubblico

TESTO Francesca Joppolo FOTO Daniela Zedda Archivio Associazione Teatrale Pistoiese

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lcuni passanti guardano i cartelloni del Teatro Manzoni di Pistoia e si sentono smarriti. «Chi saranno mai quella giovane regista con gli occhiali, quell’attore simpatico?». Allo smarrimento subentra la curiosità: stagione frizzante e ricca di novità in palcoscenico. Facce sconosciute, teste sconosciute: grandi sorprese all’apertura del sipario. «Se non li conosciamo quei registi, quelle attrici, li conosceremo». In realtà i volti che campeggiano sui manifesti non sono di teatranti, ma degli abbonati del teatro, protagonisti della mostra “Lo spettatore va in scena” allestita al Manzoni prima dell’inaugurazione con il sostegno di CONAD. La fotografa Daniela Zedda li ha immortalati come divi al naturale. (Mario Lucarini è l’ideatore della mostra e autore della campagna di comunicazione. L´allestimento, invece è stato curato dal personale dell´Associazione Teatrale Pistoiese, su progetto del responsabile tecnico, Giorgio Gori). L’idea è quella di far promuovere la stagione del teatro dal suo stesso pubblico. «Spettatori checome spiega il presidente Associazione Teatrale Pistoiese, Giuseppe Grattacaso – vivono il nostro teatro realmente come un luogo di relazione, scambio, di confronto , di riflessione collettiva». Il Manzoni, infatti, è da applausi: nella stagione 2009-2010 è stato terzo per presenze in Toscana dopo due colossi fiorentini come La Pergola e il Verdi. Su tre turni di abbonamento sono stati superati i 1300 abbonati e mezza sala è stata sempre piena grazie a loro, per il resto la presenza media è stata sempre dell’ottanta per cento. Se

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una decina di anni fa il bilancio era di un milione e mezzo di euro, quasi tutti fondi pubblici, adesso è di tre milioni e duecentomila euro. I fondi pubblici non sono aumentati: gli altri soldi arrivano dallo sbigliettamento e dalla produzione. L’età media degli spettatori è diminuita moltissimo: adesso è intorno ai quaranta. Non per questo sono state sacrificate le classiche signore in visone che per decenni hanno popolato, autentici baluardi, i teatri in difficoltà. Anzi. Ha raccontato il regista Enzo Vetrano alla presentazione della stagione, affollata da oltre duecento persone: «La cosa che mi ha più emozionato è stato alla pomeridiana della domenica, quando sono venuti sotto il palcoscenico a stringerci le mani». Grattacaso e il direttore artistico Saverio Barsanti, appoggiati da una squadra affiatata dagli uffici alla biglietteria, presentano anche quest’anno Pamela Villoresi, attrice affezionata al Manzoni. Mostri sacri come Franca Valeri, giovani attori famosi al cinema: Claudio Santamaria, Francesca Inaudi. E molti, moltissimi altri. Ma quasi non importa citarli. Grattacaso spiega che, per quanto orgoglioso di aver proposto negli anni scorsi “La vedova scaltra” con la regia di Lina Wertmuller e le ultime scenografie firmate dal grande Enrico Job prima di morire, la filosofia del Manzoni non è quella dello spettacolo di richiamo, per imponenza o audacia, circondato da spettacolini, ma la coerenza e l’equilibrio del cartellone. Per i ragazzi, ai quali il Manzoni dedica sempre molta attenzione, il tema della stagione è un tema forte: la legalità con “Cantata per la festa

dei bambini morti di mafia” di Luciano Violante, che sarà ospite del teatro, e “Gomorra” di Roberto Saviano. E se negli anni passati attori leggevano scrittoriMariangela d’Abbraccio ha poi girato mezza Italia con i brani di Silvana Grasso e così Massimo Popolizio con i testi di Aldo Fabrizi, quest’anno gli scrittori leggeranno se stessi, accompagnati dai musicisti della scuola comunale di musica “Mabellini”. E fra loro, anche Grattacaso, il presidente-professore di lettere appassionato di teatro.

www.pistoiateatri.it


The Manzoni Theatre

The interactive space between audience and stage A winning idea: have the public promote the theatrical season

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everal passerbyes look at the posters of Pistoia’s Manzoni Theatre and feel lost. “Who could that young director with the glasses and that actor be?” To that lost feeling curiosity finally settles in. It is a fascinating season with a host of new performances on stage. Unfamiliar faces, unfamiliar heads: a big surprise at the opening of the curtain. “If we don’t know those directors, those actresses, we’ll get to know them.” In truth, the faces on the posters are not actors but theatregoers, protagonists of the exhibit “The Spectator Goes on Stage” held by the theatre before the inauguration of its collaboration with the CONAD supermarket. The photographer, Daniela Zedda, immortalized them as natural divas. (Mauro Lucarini, exhibit creator and promoter of

the communication campaign.The exhibit was curated by the staff of the Pistoia Theatrical Association based on the project of Technical Manager, Giorgio Gori. ) The idea is to promote the theatrical season by its own public. “Spectators who – as the president of the Pistoia Theatrical Association, Giuseppe Grattacaso, says “use our theatre as a meeting place for exchange, debate, and collective reflection.” The Manzoni should have a round of applause: for the 2009-2010 season it was the top third for presence in Tuscany after two of the great Florentine theatres, The Pergola and Verdi theatres. After three rounds of season passes, 1300 pass holders were counted and half of the theatre hall was always full thanks to them. For the rest, the average presence was always at eighty percent. If a decade ago the balance was 1,500,000 euro - nearly all public funds – it is now 3,200,000 euro. The public funds have not risen. The rest is made from the ticket sales and the production. The average age of the spectators has diminished significantly. It is currently around age 40. The usual women with mink coats - who for years populated the theatres and served as true bastions of them in difficult times - have not therefore disappeared. The director, Enzo Vetrano, during his presentation of the season to a public of 200 people, declared: “The thing that moved me the most was the Sunday afternoon performance when they would come up right under the stage and shake our hands.” Grattacaso and the artistic director, Saverio Barsanti, supported by a team affiliated with ticket offices, present this year as well Pamela Villoresi, a beloved actress of the Manzoni. Famous personalities such as Franca Valeri and young famous cinema actors, Claudio Santamaria and Francesca Inaudi perform here. And many, many more. But it is almost not fundamental to cite them. Grattacaso explains that, for as proud as they are to have shown “La vedova scaltra,” in recent years with the director, Lina Wertmuller, and the latest work of the great Enrico Job before he died, the philosophy of the Manzoni is not that of a theatre that merely seeks to attract a large pu-

blic, for impressiveness or audacity, surrounded by spectators, but for the coherence and equilibrium of the program. For the young audience, to whom the Manzoni dedicates increasingly more attention, the theme of the season is a strong one: legality with “Cantata per la festa dei bambini morti di mafia” by Luciano Violante, who will be a guest of the theatre, and “Gomorra” by Roberto Saviano. Finally, if in the recent years actors read writers (Mariangela d’Abbraccio travelled half way around Italy with Silvana Grasso’s songs and Massimo Popolizio with the texts by Aldo Fabrizi) this year the actors will read themselves, accompanied by musicians from the Scuola Comunale di Musica, “Mabellini.” Among them is also Grattacaso, the president/literature professor theatre enthusiast.

Nelle pagine un’anteprima della Stagione Teatrale del Manzoni 2011/2012. In the pages of a preview of the 2011/2012 Theatrical Season at the Manzoni Theatre.

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Intervista al presidente Giuseppe Grattacaso

Interview of the president, Giuseppe Grattacaso

Nuovi spettatori, New spectators anche i bambini including children Giovani, scuola qualità nel progetto dell’Associazione Teatrale Pistoiese

Youth and quality education in the Pistoia Theatrical Association project

Sarà una coincidenza, ma Mario Vargas Llosa ha vinto il Nobel dopo essere stato al Festival di Spoleto con “Appuntamento a Londra”, una produzione del Manzoni. Una coincidenza, certo. Eppure a Giuseppe Grattacaso, presidente dell’Associazione Teatrale Pistoiese, piace pensare di avergli portato un po’ di fortuna. Produrre spettacoli, appassionare i giovani, privilegiare la qualità. In dieci anni il Manzoni è diventato il teatro anche di chi non va a teatro. «Nel pieno della crisi forte abbiamo rilanciato- spiega Grattacaso-. Il teatro esiste se c’è gente che ci va e, in tempo di magra, bisogna che il teatro sia preferito ad altre cose». Grattacaso ha puntato sull’equilibrio della stagione. E su varie attività che, intorno alla prosa, siano da appoggio l’una all’altra. La scuola su tutto. «Ben oltre la sola rappresentazione mattutina per le classi. I bambini li abbiamo invitati anche nel fine settimana e questo vuol dire coinvolgere padri, madri, zii. Tutti spettatori nuovi. Ai ragazzi delle superiori proponiamo argomenti della vita vera, non solo i Pirandello». Quest’anno, per esempio, andrà in scena “Gomorra” di Saviano e un “sopravvissuto” di Scampia racconterà di sé ai coetanei pistoiesi. F. J.

It could be a coincidence, but Marrio Vargas Llosa won the Nobel Prize after having attended the Spoleto Festival with “Appuntamenti a Londra,” a production by the Manzoni Theatre: a coincidence, of course. Giuseppe Grattacaso, president of the Pistoia Theatrical Association, however, likes to think that he brought him a little bit of good luck. Producing performances, attracting the youth to the theatre and privileging quality: in ten years the Manzoni has become the theatre also of those who usually don’t attend the theatre. “In the middle of the strong crisis we were able to re-launch.” - explains Grattacaso. “The theatre exists if people attend, and during rough times we have to make sure that the theatre is preferred over other things.” Grattacaso has focused on the season being a balanced one, and on various activities that, based on prose, are able to contribute to educational themes as well. “It was much more than the usual morning representation for classes. We invited the children as well during the weekend, and this means including their fathers, mothers, uncles, aunts…all of them new spectators. For high school kids we propose topics about real life. Not only Pirandello.” This year,

for example Saviano’s “Gomorra” will be shown and a “surviver” of Scampia (a notoriously criminal and violent quarter of Naples) will talk about his experiences to his peers in Pistoia. F. J.

In alto e in basso: Giuseppe Grattacaso presidente Associazione Teatrale Pistoiese nel Teatro Manzoni e con Daniela Zedda autrice delle immagini della mostra fotografica. Above and below: Giuseppe Grattacaso, President of the Theatrical Association of Pistoia in the Manzoni Theatre, with Daniela Zedda, author of the photographic exhibit. 57


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Agliana

Il Teatro della coerenza L’altra cultura nel Il Moderno con cinque protagonisti fuori dagli schemi

TESTO Francesca Joppolo FOTO Fabrizio Antonelli Archivio Teatro Il Moderno

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Il Gusto in Famiglia The avour in the family Ristorante - Pizzeria

Osteria del Contadino Via Provinciale Pratese, 58 - 51037 Montale (PT)

Tel. +39 0574 718450


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’altro teatro. Quello che va in scena di questi tempi in Italia, “quello rassicurante e borghese”, a cinque compagni di avventura culturale e civile non piace. Così, visto che criticare è semplice, sterile e piuttosto brutto, l’altro teatro, anzi l’altra cultura, provano a farli loro: “Mettiamoci la faccia” si sono detti. Carlo Coda, Federico Fiori, Francesca Lenzi, Massimo Paganelli, Massimo Talone (in ordine alfabetico: si definiscono un collettivo di direzione artistica “affinché le scelte non siano di una mente ma di uno staff” gestiscono da giugno il cinema teatro Moderno di Agliana e hanno presentato una stagione di venti spettacoli e molti progetti. Prima mossa: cancellare quella scritta “cinema teatro” un po’ ammuffita, limitante, e aggiungere la musica, gli incontri con storici e filosofi, i laboratori di formazione. Solo “Il Moderno” con una M maiuscola da logo di metropolitana. “Il tutto stando fuori dagli schieramenti _spiega Carlo Coda con tono disteso. Per fare politica culturale senza compiacenza né gratuita contestazione”. Un esempio? “L’altro Risorgimento”, uno dei blocchi tematici del cartellone di debutto, che festeggia l’anno del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, più volte intriso di retorica patria a tutti costi o sciupato da una distruttività cieca. “L’Italia è unita e così deve essere, ma ci siamo anche chiesti: che cosa si è perso?_ continua Coda. Certe minoranze, certi fenomeni. Certa cultura, insomma. Il brigantaggio, per dire, non era poi così nero. C’è un movimento di storici maremmani che lo sta rivalutando. Proietteremo “Tiburzi” di Paolo Benvenuti per dare uno sguardo alternativo alla vicenda. Il regista pisano ci sarà ed è un autentico militante della coerenza”. Il secondo blocco tematico è quello della rappresentazione della disabilità, argomento spinoso se si vuole sfuggire al politicamente corretto e dimostrare un’attenzione genuina, tanto che il titolo sarà in lavorazione fino all’ultimo. In palcoscenico “Il re è nudo” con Alessandro Gazzella, artista disabile e alcuni film scelti con cura. “Sole” è invece dedicato alle donne e alla danza: un’unica ballerina per ogni spettacolo. Infine “L’innovazione nel teatro”, ovvero come sposare ricerca scientifica e creatività. Fra i laboratori di formazione ce ne sarà uno classico per adulti, protagonista la Madonna di Giotto ad Assisi, che presuppone un lavoro anche sulla composizione pittorica, e uno per bambini fino a dodici anni “La bottega delle maschere”, in partenza subito prima di Natale o a gennaio, uno studio sulle favole da studiare e rappresentare

con un’accattivante componente di gioco.”Per i ragazzini dai dodici ai diciotto anni ci sono già opportunità sul territorio e non vogliamo sovrapporci a nessuno – conclude Coda. E’ una delle nostre convinzioni”.

Agliana

The Theatre of coherence

The other culture at “Il Moderno” with five protagonists outside the norm

Massimo Paganelli, and Massimo Talone (in alphabetic order) define themselves as a collective of artistic direction “so that the choices being made aren’t by one mind, but by a staff.” Since June they have been running the Modern cinema theatre of Agliana and have presented a season of twenty performances and numerous projects. The first move: cancel the term “cinema theatre”: a little antiquated and limiting, and add music, encounters with historian and philosophers, and training workshops. Only “Modern” with a capital “M” like a metropolitan logo remains. “Everything is outside of the boundaries,” explains Carlo Coda with a relaxed tone. “In order to do cultural politics without complaisance or free disputes.” An example? “The other Restoration.” One of the themes of the debut poster celebrates the 150th anniversary of the Unification of Italy, more often steeped in patriotic rhetoric at all costs or worn out by destructive and egotistical thinking. “Italy is united and this is how it’s supposed to be, but we have also asked ourselves: what has been lost?” continues Coda. Certain minorities, certain phenomena’s, a certain culture, basically: criminality has never been so dark as today. There is a movement of historians from the Maremma who are re-evaluating this. We will show “Tiburzi” by Paolo Benvenuti to provide and alternative look at the event. The Pisan director will be there and he is an authentic militant of coherence.” The second thematic topic is that of the representation of disability, a thorny subject if we want to flee from the politically correct and demonstrate a genuine attention; in any case, the title will be a work in progress until the very last minute. On the stage will be “The Kind is Nude” with Alessandro Gazzella, a disabled artist, and several films chosen with care. “Sun” is instead dedicated to women and dance: one dancer for each performance. Finally, there is “The innovation in Theatre,” or how to reconcile scientific research with creativity. Among the training workshops there will be a classic one for adults whose protagonist is Giotto’s Madonna of Assisi and that also theorizes the work of the pictorial composition for children up to twelve years old “The Masks Workshop,” will begin immediately after Christmas or in January a workshop of fables to study and represent with an enjoyable component of fun. “For kids from twelve to eighteen years old there are already opportunities on the territory and we don’t want to overlap with anyone.” - concludes Coda. “It is one of our convictions.”

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t is the other theatre. The kind that goes on stage today in Italy, “that reassuring type typically frequented by theatregoers in mink fur coats” is not preferred by these five companions of civic and cultural adventure. Therefore, seeing that criticizing is simple, sterile and rather ugly, the other theatre - rather, the other culture attempts to do it themselves: “We put our faces out there,” they told themselves. Carlo Coda, Federico Fiori, Francesca Lenzi,

Associazione culturale “Il Moderno” piazza Anna Magnani, 1 (accesso da piazza Gramsci) tel. 0574-6738874 - info@ilmoderno.it www.ilmoderno.it 61


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Giorgio Tesi Group innovazione e fantasia

Delizie in miniatura per giardini rinascimentali Nuovi modelli di piante per abbellire la casa

TESTO Enza Pirrera FOTO Nicolò Begliomini

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’arte del giardinaggio rinacque in Europa nel XIII° secolo, vera delizia per occhi e spirito. Si diffuse, prima in Francia, poi, fra ‘400 e ‘500, in Italia, nel primo Rinascimento, creando uno stile inconfondibile e molto ammirato nei vasti giardini delle ville. La nostra azienda ha realizzato un progetto che rende possibile creazioni di quell’arte con il verde anche in spazi contenuti esterni o in appartamenti. Un Giardino Rinascimentale sarà alla portata di tutti, poiché il verde necessario alla sua realizzazione viene proposto miniaturizzato e già conformato all’uso voluto. Le piante portate a una misura contenuta, si allevano in diverse forme geometriche sottoposte a scelte dell’uomo, con un mirato intervento di personale specializzato. Le specie botaniche scelte sono in prevalenza sempreverdi, con fogliame talvolta colorato in relazione alla varietà. Le forme più frequenti sono: minifusti a sfera, spirali, piccole spalliere, pompon, monofusti con più sfere di raggi uguali e/o diversi Le dimensioni possono variare da molto piccole, trasportabili a mano in una normale borsa della spesa, a poco più grandi. Le dimensioni ridotte della produzione e il loro particolare confezionamento rendono facile per il privato sia il trasporto in auto, sia la semplice collocazione successiva in minimi spazi interni come appartamenti, negozi, oppure esterni come terrazze, balconi, giardini. Ovviamente, nell’intento di propagare la loro diffusione su vasta scala l’azienda Giorgio Tesi Group

ha scelto di proporre prezzi al consumo contenuti. Il confezionamento per spedizioni alle aziende prevede appositi carrelli, che stipati in container, in breve tempo possono raggiungere le località più lontane e disparate già pronti per la vendita al dettaglio nei centri di distribuzione. La peculiarità di essere facilmente gestibili da chiunque rende le miniforme verdi attraenti anche per chi, con difficoltà motorie, si trova impossibilitato a gestire un classico giardino, oppure non ha particolare esperienza nella gestione di piante. Vanno potate, spesso, con piccole forbici da giardiniere, per mantenerne la forma. Non necessitano di cambio di vaso anche fino a due anni. Si possono coltivare a lungo, se rinvasate. Richiedono un minimo di acqua e di sostanze fertilizzanti poiché l’intento è farle rimanere delle medesime dimensioni o che crescano poco. Perché è anche, possibile, nel tempo, modificare la loro forma e il modello geometrico. Condividerne l’esistenza, nell’ armoniosa composizioni di un personalissimo giardino può, oltre che contribuire alla bellezza visiva, produrre anche serenità.

Giorgio Tesi Group innovation and imagination

Miniature delights for renaissance gardens New plant models to beautify the home

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he art of gardening was rediscovered in Europe in the 13th century, a true feast for eyes and spirit. It was first diffused in France, then between the 15th and 16th centuries in Italy during the beginning of the Renaissance, creating an unmistakeable style and especially admired in the large gardens of villas. Our company has put forth a project that makes the artistic creations with plants possible in external spaces or in apartments. A Renaissance Garden will be available to everyone so that the greenery necessary for its realization will be proposed miniaturized and already in compliance with its intended use. The plants, while brought to a contained size, are raised in different geometric forms subjected to one’s personal choice, with a targeted intervention of specialized personnel. The botanical species chosen are predominantly evergreens with foliage at times coloured in relation to the variety. The most frequent forms are: mini spherical balls, spirals, small collars, pompons, singular stems with spheres of rays 64


that are either all alike or different. The dimensions can vary from very small, transportable by hand in a normal sized shopping bag, or slightly bigger. The reduced dimensions of the production and their particular packaging render it easy for private clients whether transporting them by car, or simply placing them in small internal apartment spaces, stores, or external spaces such as terraces, balconies and gardens. Obviously, with the intent to propagate their diffusion on a large scale, the Giorgio Tesi Group has chosen to propose reasonable sale prices. The packaging for shipment to the agencies foresees necessary trolleys, and as they are packed in containers, in just a short time they can reach the furthest and most isolated destinations already prepared for the sale with all details taken care of in the distribution centre. The peculiarity of being easily manageable by anyone renders the green miniform attractive as well for those with disabilities, for example, and who might find it impossible to manage a classic garden, or those who not have particular experience in the management of plants. They have to be pruned using small gardening scissors to maintain their form, and it is not necessary to change the vase for up to two years. It is possible to keep them for a long time if they are re-potted. They require a minimum amount of water and fertilizer because the intent is to keep them in small dimensions and allowed them to grow only a small amount. Over time it is also possible to modify their form and geometric shape. Sharing their existence, in the harmonious compositions of a personalized garden can, while contributing to a visual beauty, produce a feeling of serenity as well.

Per informazioni - For information:

Giorgio Tesi Group via di Badia, 14 - 51100 - Pistoia Tel. +39 0573 530051 - info@giorgiotesivivai.it www.giorgiotesivivai.it

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Cipresso

Moderno, inconfondibile e nella storia Albero affascinante antico e attuale

TESTO Carlo Vezzosi FOTO Nicolò Begliomini 66

a Toscana collinare, dai famosi panorami mozzafiato, deve le sue linee d’orizzonte alla diffusa presenza dei cipressi. Simbolici monoliti verdi, orgogliosi, silenti guardiani nel trascorrere del tempo, le svettanti piante arboree sono state catalogate dal botanico Carlo Linneo con la denominazione scientifica CUPRESSUS SEMPERVIRENS L., riprendendo il termine del genere, Cupressus, dall’antichità e aggiungendo l’aggettivo sempervirens, per la sua chioma verde scuro. Fra le diverse specie di alberi definiti sempreverdi, è il cipresso, per la sua caratteristica biologica, ben marcata e tipica, cui, senza dubbio, la definizione calza perfettamente. Pur rinnovando le foglie annualmente, le mantiene sui rami fino alla crescita delle nuove, senza essere mai spoglio. Le foglie del cipresso sono particolari, certamente non appariscenti, ma talmente piccole e numerose, che, nell’insieme, sembrano rami verdi. Si presentano squamiformi, opposte e decussate, disposte in quattro file intorno ai rametti . La varietà botanica, cui appartiene, caratterizza le sue chiome che possono essere strette e colonnari, oppure piramidali. Pianta resinosa, originaria dei paesi del Mediterraneo Orientale, che fu introdotta in Italia in tempi remoti. Gli individui delle popolazioni da seme possono presentare popolazioni da seme due forme standard, ma con molteplici varianti, segno di un’ampia variabilità genetica. Il tronco è diritto e slanciato con corteccia finemente sfibrata in senso longitudinale, color grigio cenere. Il cipresso è una specie monoica, cioè ha fioriture con elementi femminili e maschili presenti, separati, sulla stessa pianta. Piccole e oblunghe, purpureo-verdastre le infiorescenze femminili, una volta impollinate, a fecondazione avvenuta, daranno poi origine al frutto: un galbulo legnoso. Terminali al rametto sono invece i fiori maschili che, al momento dell’emissione del polline, si presentano di colore giallo. Si propaga per seme e per via vegetativa. Nei vivai la tecnica più diffusa di propagazione è l’innesto laterale, che viene applicato per moltiplicare i cloni selezionati. Il miglioramento varietale punta alla ricerca di individui resistenti alle malattie, con forma della chioma affusolata e utili a impieghi forestali. Il cipresso si adatta a vivere bene in diversi tipi di terreno. Predilige l’area climatica mediterranea, ma è vitale anche in condizioni di clima non mite. Luoghi, però, dove l’inverno diventa particolarmente rigido non gli si confanno. Ha requisiti ottimi per esser pianta di ampia diffusione e vario impiego, sia come albero ornamentale, sia come frangivento delle colture agricole o dei centri abitati. E’ adatto alla produzione di legname di pregio, contribuisce alla tutela del suolo dall’erosione, arricchisce giardini formali, adattandosi a potature, che creano formazione di modelli geometrici. La necessità dell’uomo è di soddisfare inizialmente i bisogni primari, è indubbio, questo non l’ha però costretto a relegare le piante a un mero ruolo utilitaristico. Ne ha effettivamente sfruttato il legno, i frutti, le frescure ombrose, ha goduto delle bellezze cromatiche del fogliame, degli aromi, ma alle piante ha anche attribuito meriti e significati, rispetto, sentimenti. Il cipresso, come pianta simbolica, ha interessato la mitologia, le religioni, l’arte e la letteratura di tutti i tempi e di molteplici popoli,


succedutisi nell’area di origine naturale di questa specie arborea, mantenendo fascino anche nei paesi in cui s’è diffuso. Al cipresso si demanda, ancora oggi, il compito di diffondere messaggi subliminali, capaci di mettere l’uomo in immediato contatto emozionale con la madre terra e il cielo. La sua forma slanciata e appuntita è identificabile da lontano e simboleggia l’immortalità quando è affiancato a spazi cimiteriali. Nelle campagne è guardiano imponente delle

linee di confine, così come svetta, spesso, quale segno tangibile delle vie di accesso che portano a ville e fattorie. Si allinea anche a proteggere la memoria di monumenti sacri. Una pianta che “sorveglia” i morti, ma sa far buona compagnia ai vivi. Apprezzata e utilizzata nei giardini più antichi, sia quelli evolutisi con il susseguirsi delle varie civiltà, sia quelli dei giorni nostri. Magnificamente raffigurato da artisti di ogni epoca, il cipresso si può ammirare su pitture murali,

su tela, in opere marmoree o in bronzo, su lavori di legno, nei mosaici, su portali di antichi luoghi di culto, arazzi e tappeti. Opere di grandi artisti ne attestano il suo gradimento nei secoli. Fra i molti paesaggi, dove i cipressi raccolgono ammirati sguardi e indiscussa fama, ne ricordiamo uno per tutti “L’Annunciazione” di Leonardo da Vinci (1475) conservato alla Galleria degli Uffizi di Firenze. A sinistra - Vivaio di cipressi a Quarrata (PT) On the left - A Cypress nursery in Quarrata (PT) In basso - Frutti del cipresso, le galbule. Below - Cypress fruits, the galbules. Pagina precedente - Cipresso secolare insieme ad un’antica pieve. Preceding page - Century old Cypress adorning an ancient church.

The cypress

Modern and unmistakable throughout history A fascinating ancient and contemporary tree

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ill scattered Tuscany, from the famous breathtaking panoramas, owes its horizon lines to the diffused presence of the cypress trees. Symbolic, green monoliths, proud, silent guardians throughout time, these soaring trees have been catalogued by the botanist, Carlo Linneo, with the scientific name, CUPRESSUS SEMPERVIRENS L., taking the term of the genre, “Cupressus”, from antiquity and adding the adjective, semperverdi (“evergreen”). It is the cypress, for its well-known and typical biological characteristics, from whom the definition fits perfectly. Even though it renews its leaves yearly, it maintains them on its branches until the new growth without ever being bare. The leaves of the cypress are unique - and certainly not flashy. They are so small and numerous that, all together, they seem like green branches. They appear to be scale-like, opposite and decussate, arranged in four threads around the branches.

Its foliage characterizes the botanical variety to which it belongs, which can be narrow and columnar or pyramidal. It is a resinous plant, originally from countries of the Eastern Mediterranean that was introduced to Italy in ancient times. From seed populations with two standard forms, but with multiple varieties, it is an example of an ample genetic variety. The trunk is straight and slender with a longitudinal cortex of an ash grey colour. The cypress is a monoecious species in that it blooms with feminine and masculine elements present and separated on the same plant. The feminine inflorescences are small and oblong and purple-greenish. Once pollinated and fertilized they will then give birth to a wooden fruit. At the end of the sprigs are the masculine flowers, which at the moment of emission of the pollen become yellow. It propagates by way of seeds and vegetation. In the plant nurseries the most diffused propagation technique is the lateral graft that is applied in order to multiply the selected clones. The variety improvement seeks to find the trees that are resistant to disease, with the form of the tapered foliage and useful for forestry jobs. The cypress is adapted to thrive in different types of terrain. It favours the Mediterranean climate, but it can also live in weather conditions that are not mild. Places, however, where winter is especially rigid are not suitable. It has the best requirements to be a plant of ample diffusion and different uses, whether as an ornamental tree, or as a windbrea-

ker of the farming agriculture or inhabited centres. It is furthermore also suitable for the production of timber, contributes to the protection of the soil from erosion, enriches formal gardens, and it is easily adaptable to pruning in creating geometric models formations. Man needs to first satisfy his primary needs; however, this has not made him relegate the plant to a mere utilitarian role. Not only has he effectively utilized the wood, fruit, and shady coolness of the beautiful chromatic shades of foliage and its aromas, but to plants he has also attributed merit and significance, respect and sentiments. As a symbolic plant, the Cypress has interested mythology, religion, art and literature of every time period - as well as many different populations over the centuries in the area of natural origin while also maintaining a fascination in countries in which it is diffused. Still today the cypress is expected to diffuse subliminal messages, capable of putting man in immediate emotional contact with mother earth and heaven. Its slender and pointed form is identifiable from afar and symbolizes immortality when linked to cemeteries. In the countryside it is an imposing guardian of the borders – often representing the tangible sign of the roads of access that lead to villas and factories. It lends itself as well to protect the memory of sacred monuments; it is a plant that “watches over” the dead, but knows how to be a good company to the living. It is also appreciated and utilized in the most ancient gardens, from those of various civilizations to the gardens of our present day. 67


Cipresso

Tutela degli esemplari monumentali di Roberto Danti Istituto per la Protezione delle Piante, Consiglio Nazionale delle Ricerche Firenze

L’IPP-CNR sta conducendo in collaborazione con il Comune di Firenze e il sostegno finanziario della Regione Toscana, un progetto avente per tema la “Tutela dei cipressi monumentali dei giardini storici di Firenze: conservazione e selezione del germoplasma per il restauro delle alberature” (20102012). Il cipresso è un albero apprezzato sin dall’antichità per il suo valore ornamentale e simbolico e a Firenze e nei suoi dintorni, il cipresso raggiunge forse la massima espressione storica, culturale e paesaggistica. Secondo alcune stime, le ville storiche intorno a Firenze non sono meno di 1500 e per questo è stato coniato il termine di ‘civiltà delle ville toscane’. Nel giardino storico il cipresso riveste un ruolo primario in viali, quinte, siepi, selvatici e svariati elementi architettonici, come le esedre.Il mantenimento di queste formazioni richiede l’utilizzo di materiale vegetale in grado di fornire adeguate garanzie estetiche e sanitarie. Scopo della proposta progettuale è quello di sviluppare un’esperienza pilota di restauro e conservazione di elementi architettonici vegetali, facenti parte di giardini di rilevante valore storico-monumentale a Firenze. Tra i siti prescelti figurano: Giardino di Boboli (XV sec.), Villa Reale di Castello (XV sec.), Villa La Petraia (XVI sec.), Villa Strozzi (XVI sec.), Villa Gamberaia (XVII sec.), Villa Fabbricotti (XIX sec.), Villa Stibbert (XIX sec.), Viale dei Colli (XIX sec.), Villa Capponi (XX sec.). Gli obiettivi del progetto sono quelli di: 1) effettuare una valutazione dello stato vegetativo e sanitario delle formazioni di cipresso facenti parte di giardini di rilevante valore storico-monumentale; 2) definire gli interventi necessari di cura e ripristino; 3) eseguire la propagazione delle piante rappresentative di queste strutture; 4) creare una banca di materiale vegetale autoctono e originale; 5) selezionare genotipi dotati di resistenza al cancro. Il significato dell’attività proposta è quello di preservare il valore estetico e genetico delle alberature che impreziosiscono le ville, ma anche le colline e il paesaggio di Firenze e della Toscana.

Consiglio Nazionale delle Ricerche

Protection of monumental cypress trees by Roberto Danti Institute for the Protection of Plants of the National Research Council - Florence The IPP-CNR (Institute for Protection of Plants – National Council for Research) is conducting, in collaboration with the City of Florence and the financial support of the Region of Tuscany, a project with the theme of the “Protection of monumental cypress trees of historical gardens of Florence: conservation 68

and selection of germplasm for the restoration of the trees” (2010-2012). The cypress is a tree that has been esteemed for its ornamental and symbolic value, and in Florence and its surrounding countryside the cypress reaches possibly its most prestigious representation of historical, cultural and landscape expression. According to some estimates, the historic villas around Florence are no less than 1500 – hence the term “civilization of the Tuscan villas.” In the historical garden the cypress plays a primary role on boulevards, quinte, hedges, wild types and various architectural elements, such as exedras. The maintaining of these formations requires the use of organic material able to provide adequate aesthetic and sanitary guarantees. The scope of the project proposed is to develop a pilot restoration project and conservation of architectural elements that are part gardens of relevant histori-

cal-monumental value in Florence. Among the selected sites are: the 15th century, Boboi Gardens and Villa Reale di Castello, the 16th century Villa La Petraia and Villa Strozzi, the 17th century Villa Gamberaia, the 19th century Villa Fabbricotti, Villa Stibbert and Villa dei Colli, and the 20th century Villa Capponi. The objectives of the project are those of: 1) effectuating an evaluation of the vegetative and sanitary state of the formation of the cypresses involved gardens of considerable historicaland monumental value; 2) define the interventions necessary for care and restoration; 3) follow the propagation of the plants representative of these structures; 4) create a bank of autochthonous and original plant material; 5) select genotypes that have a resistance to cancer. At stake for this proposed project is the preservation of the aesthetic and genetic value of the trees that beautify the villas as well as the hills and landscape of Florence and Tuscany.


Una scelta per il futuro Piantare oggi un cipresso resistente vuol dire investire per il presente e per il domani. I danni causati dal cancro del cipresso hanno un forte impatto sulle alberature e sul nostro paesaggio: in media una pianta su cinque mostra i tipici segni della malattia sulla chioma. Non sono di conforto i risultati delle ricerche, in base ai quali il 98% dei cipressi italiani è stimato come potenzialmente suscettibile e può essere irrimediabilmente danneggiato dagli attacchi del cancro. La cura dei cipressi malati non è sempre possibile, ha ripercussioni sull’estetica delle piante ed è comunque molto costosa. Ognuna delle varietà di cipresso brevettate per la resistenza al cancro scaturisce da una scrupolosa selezione basata su oltre dieci anni di studi condotti in diversi ambienti, mirati a individuare le piante in grado di fornire adeguate risposte sanitarie e di accrescimento. L’impiego delle varietà brevettate garantisce: - capacità di arginare le infezioni del cancro anche in presenza di forte pressione d’inoculo nell’ambiente circostante; - dal rischio che le piante malate possano diffondere il cancro; - mantenimento della resistenza al cancro in differenti ambienti climatici; - buona risposta anche nei confronti di altre fitopatie del cipresso; - accrescimento rapido e adattamento a diverse condizioni di clima e di terreno; - architettura della chioma selezionata da esperti vivaisti; - certificazione e tracciabilità del prodotto. I cloni di cipresso brevettati dal CNR resistenti al cancro sono: Agrimed, Bolgheri, Italico e Mediterraneo.

A choice for the future Planting a cancer resistant cypress today means investing in the present and future. The damages caused by the cancer of the cypress have a strong impact on the trees and on our landscape: on average one plant out of five demonstrates the typical signs of disease on its foliage. The research results are not comforting, testifying that 98% of the Italian cypresses are estimated as potentially susceptible and can be irremediably damaged from the attacks of cancer. The cure of diseased cypresses is not always possible. It has repercussions on the aesthetic aspect of the plant and is moreover very costly. Each variety of cypress patented for the resistance to cancer is a result of a scrupulous selection based on more than ten years of study conducted in different environments, targeted to individuate the plants that are able to provide adequate sanitary and growth responses. The use of the patented variety guarantees the following: - The capacity to contain the infections of the cancer also in the presence of high inoculum pressure in the surrounding environment; - From the risk of the diseased plants spreading the cancer; - Maintenance of the resistant to cancer in different climatic environments; - A good response as well to the comparison of other plant diseases of the cypress; - The rapid growth and adaptation to diverse conditions of climate and terrain; - The architecture of the foliage selected by plant nursery experts; - The certification and traceability of the product. The clones of cypresses patented by the CNR resistant to cancer are: Agrimed, Bolgheri, Italico e Mediterraneo.

A ottobre sostenere le molte, ottime, iniziative del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) è anche più facile: basta un sms al 45506 (di 2 euro dai cellulari o da rete fissa: investendo 5 o 10 euro). Il presidente, Ilaria Borletti Buitoni ha espresso il pensiero di molti italiani :“Bisogna, tutti insieme, ritrovare l’orgoglio di quello che siamo e trasformare i nostri tesori in risorse per lo sviluppo”. Il FAI ha reperito e rinvestito, dal 75 a oggi, ben 67 milioni di euro e conta su 7000 volontari. Amici veri, che non misurano la fatica, anche fra “ricchi e famosi”. Attenzione e generosità saranno supportate da un susseguirsi di eventi in Italia (calendario rilevabile sul sito) che scandiranno il tintinnio del salvadanaio di questa limpida e meravigliosa organizzazione. FAI quasi un imperativo oggi “Fai, anche tu!”

In the month of October supporting the many, fantastic initiatives of the FAI (Fund for the Italian Environment that protects the nature and historical patrimony of Italy) is easy to do: it takes just a text message to the number 45506 (the cost is 2 euro from cell phones to landlines, with an investment of a total of 5 or 10 euro). The president, Ilaria Borletti Buitoni, has expressed her thoughts to Italians: “We need, all together, to rediscover the pride of who we are and transform our treasures into resources for development.” The FAI has collected and reinvested - from 1975 to today - 67 million euro and includes around 7,000 volunteers. These are true friends who don’t measure the effort that it takes, even if they are among the “rich and famous.” This attention and generosity will be supported by a succession of events in Italy (the calendar is available on the website) that will mark the clinking of the moneybox of this transparent and marvellous organization. Per donazioni : dall’Italia con bonifico bancario: For donations from Italy by bank transfer: Banca Prossima – Gruppo Intesa Sanpaolo IBAN: IT 46 I 03359 01600 100000013785 – For donations from abroad: Banca Prossima - Gruppo Intesa Sanpaolo Codice BIC SWIFT BCITITMX - IBAN: IT 46 I 03359 01600 100000013785


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Ci vediamo su GreenWebTV

Giorgio Tesi Group

We’ll see you on GreenWebTV

Nasce un nuovo mezzo di comunicazione multimediale: l’azienda vivaistica pistoiese Giorgio Tesi Group, famosa nel mondo per la eccezionale qualità della sua, quarantennale, produzione di piante si presenta anche sul web. È on-line GreenWebTV, visibile collegandosi al sito istituzionale interattivo dell’azienda www.giorgiotesivivai.it. Utilissimo scorrere i filmati proposti, ricchi di sug-

gestione e soprattutto di informazioni mirate, fruibili al meglio dai professionisti del settore del vivaismo ornamentale. Catalogo on-line, news aggiornate, approfondimento sulle numerose certificazioni della Giorgio Tesi Group a tutela dei consumatori e del futuro della natura, ampliano le conoscenze su lavoro e impegno di un gruppo solido.

Fondazione Giorgio Tesi onlus

Giorgio Tesi onlus Foundation

Attenzione e interventi concreti

Attention and concrete interventions

Destinato uno spazio abitativo A housing space for family per le emergenze familiari, in emergencies, in cooperation sinergia con la Caritas di Pistoia with the Caritas of Pistoia. Al momento della costituzione della fondazione la famiglia Tesi ha manifestato l’intenzione di voler contribuire, concretamente, all’assistenza, sul territorio, con un aiuto a chi, in particolari condizioni di difficoltà esistenziale, necessita di sostegno sociale. E’ stato destinato a questo scopo un appartamento, in cui la CARITAS, nell’ambito dei propri compiti istituzionali, accoglierà una famiglia scelta per necessità urgenti. Tramite accordi e appropriata convenzione, è stato attribuito il ruolo di assegnatario dell’immobile, messo a disposizione dalla Fondazione Giorgio Tesi onlus, alla Caritas della Diocesi di Pistoia. Una proposta discussa e approvata all’unanimità, prima dal Comitato d’Indirizzo della Fondazione e ,successivamente, dal Consiglio di amministrazione. Decisione positiva e immediata, sostenuta dalla forte volontà iniziale e , soprattutto, dalla consapevolezza delle aumentate necessità di intervento sociale del momento che stiamo vivendo. L’abitazione si trova a Pistoia, località Piuvica, molto spaziosa, dotata di servizi e buon arredamento, al primo piano di una palazzina già abitata da altre famiglie. Sono in fase di perfezionamento gli atti amministrativi tra i due enti, con l’intenzione di rendere possibile l’accoglienza abitativa nell’imminenza delle prossime festività natalizie.

At the moment of the constitution of the foundation, the Tesi family demonstrated the intention to want to contribute, in a concrete way, to social assistance in the territory in order to help those who are in particular conditions of difficulty in life and need support. An apartment was destined for this purpose, in which the CARITAS, within their institutional obligations, will welcome a family chosen to respond to their urgent needs. Between agreements and appropriate conventions, the role of assignee of the apartment has been created and made available by the Giorgio Tesi onlus Foundation to the Caritas of the Diocese of Pistoia. It is a proposition that was discussed and approved with unanimity, first by the Steering Committee of the Foundation, and later by the Administrative Council: a positive and immediate decision, sustained by strong will and, above all, the knowledge of the growing need of social intervention in this moment in which we live. The apartment is in Pistoia in the area of Piuvica. It is very spacious and has all amenities and is pleasantly furnished, while being on the firsts floor of a small building housed as well by other families. The administrative details are in their finalizing phase between the two institutions with the intention of rendering the apartment available before the Christmas holidays.

A new form of multimedia communication has been born: the plant nursery company, Giorgio Tesi Group, famous throughout the world for the exceptional quality of its plants for forty years, will be on the web as well. GreenWebTV is online, visible by connecting to the institutional interactive site of the agency www.giorgiotesivivai.it. The proposed films, filled with interesting material, and most of all of targeted information detailed by professionals in the sector of ornamental plants, promises to be very useful material. An on-line catalogue, up to date news and details on numerous certifications of the Giorgio Tesi Group are displayed in order to protect the consumers and the future of nature, therefore widening the familiarity of the work and commitment of a solid company.

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Diocesi di Pistoia Tutti gli amici, colleghi, collaboratori che volessero dare un loro contributo libero per sostenere le attività della nostra Fondazione, possono fare una donazione tramite questi due numeri: Anyone who wishes to contribute to support the projects of our Foundation, can make a donation to the following accounts: c/c postale n. 2051969 intestato a Fondazione Giorgio Tesi Onlus Iban IT 40 G 07601 13800 000002051969 c/c bancario presso Cassa Risparmio Pistoia e Pescia Iban IT 98 U 06260 13800 100000000120

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Per donare il mille nella denuncia dei redditi Cod. fiscale 01704150471 (solo Italia)

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Porrettana

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Rotaie di civiltà negata Da 150 anni lavoro, emozioni e progresso Una grande impresa che unì veramente l’Italia

TESTO Enza Pirrera FOTO Marcello Mari Marco Braccialini

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’amore per il futuro non può prescindere dal passato e qui parliamo di un passato straordinario e luminoso e di un triste presente, accecato dal mero profitto. Vi raccontiamo della vita pulsante della Montagna Tosco-Emiliana, scandita dal ritmo eccitante dei treni in movimento lungo la linea ferroviaria Porrettana, Pistoia/Bologna, e della confluenza di genti di ogni provenienza e cultura. I treni, in corsa dal 1864, erano e sono (anche se ridotti) progresso, lavoro e salute sociale, cultura, garantiti su un territorio difficile: quello della montagna appenninica. C’era una volta…, chi sapeva vedere davvero lontano, pensava al futuro e al bene comune, investiva denari (molti) solo per un ritorno di civiltà, quella che nasce dal benessere diffuso. Ci fu chi provvide all’unità ferroviaria e di pensiero dell’Italia risorgimentale. Si materializzò un capolavoro utile e moderno. Un capolavoro che, oggi, si vuole archiviare, comunque. Tanto a cosa serve il bello, l’utilissimo, il sano, quando con quattro “sciocche” ruote, dopo quattro conti sciocchi, all’apparenza si spende meno. Basterebbe conoscere la storia vera d’Italia, quella priva di retorica, che ha cambiato la vita dei luoghi e con lungimiranza (retaggio d’altri tempi) ha arricchito il Paese per il Paese. Granducati, Stato Pontificio e Impero Austroungarico frammentavano il loro potere sul territorio,

Straordinari dettagli tecnici La velocità nella realizzazione dell’opera, attiva nel 1864, perfetta e di altissima qualità tecnologica, a ripensarci crea quasi sofferenza se si rapporta ai tempi, talvolta infiniti, dell’operare dei nostri giorni. In-finiti anche per la loro mancata conclusione. La linea Bologna Pistoia percorre 99 km di puro azzardo su un terreno impervio. Una tratta che con le iniziali locomotive a vapore

l’Italia era divisa, ma la prima convenzione per costruire una linea ferroviaria che unisse Modena a Firenze vide la luce nel 1851. Poi, nel 1856, a Vienna, si firmò l’accordo definitivo per la “trasappennina”, fatta e finita già nel 1864 con l’ultimo tratto Pracchia - Pistoia. Il 150° dell’unità d’Italia dovrebbe tenerne conto: il paese unì effettivamente Nord e Sud solo al completamento della Ferrovia Porrettana. Una meraviglia delle realizzazioni ferroviarie, che affronta tortuose difficoltà viarie correndo su ma-

nufatti di rara perizia. Un percorso di viaggio sulla strada ferrata, che lascia esterrefatti. S’immerge nella natura aspra, verdissima, avvolgente dell’Appennino Tosco Emiliano e lo doma. Un contenitore di emozioni antiche e attuali. S’affollano e si mischiano viaggiatori, tanti, di ogni età, di ogni etnia, religione e anche posizione sociale. Chi fa buon uso del proprio intelletto, non rinuncia al gusto vitale di ascoltare e guardare e discutere, mentre sferraglia il treno, sorretto anche dai pensieri, spesso manifesti, di chi lo utilizza.

esigeva vero eroismo dai macchinisti; tra Sammomè e Pracchia talvolta svenivano, per mancanza di areazione in galleria (lunga 2.727 metri), così altri dovevano saltare da apposite rampe sui treni in corsa. Proprio in quel segmento, 25 km da guinness, che da 63 metri sale a 617 metri sopra il livello del mare, con pendenza media di 22,1 per mille, furono indispensabili, fra gallerie, ponti, viadotti (da Ponte alla Venturina a Pistoia) ben 65 manufatti. Fra questi c’è la prima galleria a S stretta (fra Piteccio e Corbezzi), con raggio di curva di soli 300 metri, realizzata con il principio delle gallerie elicoi-

dali (tecnologia avveniristica, applicata in seguito da Protche anche alla Galleria del Gottardo). Le sbuffanti locomotive, tra 1927/28, vennero sostituite all’avvio dell’elettrificazione (sistema trifase). La seconda Guerra Mondiale fece scempio di questa fondamentale via di comunicazione. Anche la fiorente attività per la produzione del ghiaccio naturale, che dalla montagna pistoiese viaggiava per Bologna e Pistoia, subì un arresto. La riattivazione definitiva della indispensabile ”linfa” dei monti fu attesa fino al 1949. Poi fu festa di gente operosa montanina, tesa al sapere e al lavoro. 75


The Porrettana railway: the rails of a forgotten civilization 150 years of work, emotions and progress. A great achievement that truly united Italy

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he love for the future cannot forget about the past and here we speak about an extraordinary and enlightened past - and a sad present, blinded by mere profit. We will tell you about the pulsating life of the Tuscan-Emilian Apennine marked by the exciting rhythm of the trains moving along the Porrettana railway, Pistoia/Bologna, and of the confluence of people of every origin and culture. The trains, running since 1864, were and are still today (even if in reduced number) the representation of progress, work, social health and culture guaranteed on a difficult territory: the Apennine mountain. Once upon a time, those who had true foresight thought about the future and the common good, and would invest a lot of money for a return to civilization, which is born from universal well being. There were those who counted on the unity of the railway network and of the thought of Restoration Italy, therefore a useful and modern masterpiece was created. It is a masterpiece that today, however, is going to be archived. In other words, what use is something beautiful, useful and healthy when, after realizing the meagre budget for four “mere” rails, less financing is spent? It is enough to know the true history of Italy; the one without the rhetoric that changed the life of places, and with foresight and heritage has enriched the country - for the betterment of the country. Grand Dukes, State Pontificates, and the Austrian-Hungarian Empire dispersed their power on the territory. Italy was different, however, and the first agreement to construct a railway line that would unite Modena to Florence saw the light in 1851. In Vienna, in 1856, the definitive agreement for the “trans-Apennine” railway was signed and in 1864 it was up and running with the last stop being Pracchia-Pistoia. The 150th anniversary of the Unity of Italy should remember that the country was effectively united North and South only after the completion of the Porrettana Railway: a marvel of railway creations that faces tortuous difficult roads running along artefacts of rare appraisal. Its travel path on the railway road leaves us with a feeling of amazement as it emerges into the rugged, extremely green nature that embraces the Tuscan-Emilian Apennine and subdues it. The numerous travellers of every age, ethnicity, religion and social position crowd in and mingle. Those who make good use of their intellect do not renounce the vital enjoyment of listening, observing and engaging in conversations while the train roars along, fuelled by the thoughts – and often manifestos of those who use it. 76

Extraordinary technical details The train and its velocity, active in 1864, was the most perfected and highest quality of technology of the time; to think about it creates almost a sense of suffering if one thinks about the time - sometimes infinite - of running it would be today. Infinite also for their lack of finishing. The Bologna Pistoia line travels 99 kilometres on impervious terrain. A line whose initial steam locomotive engineers were worthy of true heroism. Between Sammomè and Pracchia some of them would at times faint because of the low airflow in the tunnel (2,737 meters long), while others had to jump across special ramps to the running trains. Right in that segment was 25 kilometres that from

63 meters rose to 617 meters above sea level, with an average slope of 22,1 by 1,000 between tunnels, bridges, viaducts (from Ponte alla Venturina to Pistoia) and 65 artefacts. Among these there is the first narrow S shaped tunnel (between Piteccio and Corbezzi), with a turning radius of only 300 meters, and constructed with the principle of the helical tunnels (futuristic technology, applied following Protche to the San Gottardo Tunnel). The snorting locomotives, between the years 1927 and 1928, were replaced by the start of the electrification (tri-phase system). The Second World War then ruined this fundamental road of communication. The flourishing activity for the production of natural ice, which from the Pistoian Mountain travelled to Bologna and Pistoia, ended. Finally, the definitive re-activation of the indispensable “lifeline” of the mountains was in 1949 – a year that met the anticipation of mountain workers, ready for knowledge and work.


Ricordi di un viaggiatore di Luciano Corsini

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icono che l’incanto della Porrettana è più nelle corde degli stranieri, piuttosto che degli italiani. Della sua magia se ne appropriano con più facilità inglesi, tedeschi, francesi (alla Francia va il merito di aver dato i natali all’ing. Jean Louise Protche di Metz, progettista incaricato). Deve essere vero, se è stato, da tempo, pubblicato il tenero e preciso resoconto entusiasta, di un viaggio lungo la Porrettana, ritrovato dalla nipote (la giornalista Alexandra Richardson) fra gli antichi appunti, di sua nonna, allora giovane viaggiatrice americana. Altri tempi! Non era facile allora viaggiare, ma non ce ne accorgevamo. Per noi della montagna l’inverno era impossibile raggiungere Pracchia o Porretta o Vergato in bicicletta o a piedi, la Lazzi o la Saca (autobus) non facevano coincidenza con gli orari della ferrovia. Si giungeva alla Stazione di partenza, sempre, con almeno un’ora di anticipo. Attesa non

A traveller’s memoires by Luciano Corsini Nei locali della stazione di Piteccio, i sabati pomeriggio, si ritrovano soci membri del G.F.G –gruppo federmodellismo Pistoiese “La Porrettana” (passione per la ferrovia e il modellismo). Eventuali visitatori sono benvenuti per viaggi virtuali, prove modelli, film. Inside the Piteccio train station, Saturday afternoon, members of the G.F.G – gruppo federmodellismo Pistoiese “La Porrettana” (with a passion for the railway and railway modelling) meet. Eventual visitors are welcomed with virtual trips, test scale models and films.

www.laporretana.it www.italvapore.it

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hey say that the charm of the Porrettana railway is more in the minds of foreigners than in the Italians. The English, Germans and French embrace its magic more readily. France holds the merit of producing Jean Louise Protche (b.1818 - d.1886), the first engineer in charge. It must be true if the poignant and accurate description of a long journey along the Porrettana was published, found by the journalist Alexandra Richardson among the ancient notes of her grandmother, who, at the time, was a young American traveller. These were indeed other times! It wasn’t easy to travel then, but they didn’t realize it. For those of us of the mountain, in the winter it was impossible to reach Pracchia or Porretta or Vergato by bike or on foot, and the Lazzi or Saca bus lines didn’t coincide with the railway times. You would have to arrive at the station of departure always at least and hour early: a wait, however, that wasn’t time wasted. Bonucci was a railway employee - low ran-

inutile, però. Il Bonucci era un ferroviere di basso rango e di elevata coscienza, e non aveva bisogno di chiedere a nessuno cosa avrebbe dovuto fare per quei passeggeri, spesso abbonati come noi studenti, per non farli morire dal freddo. Ci teneva al caldo accendendo il camino della sala d’aspetto con la legna portata da casa sua, ci salutava per nome e cognome e ci diceva “buon viaggio” . Sul treno, poi, s’incontrava il preside della nostra facoltà dell’Università di Bologna, qualche primario renaiolo di cliniche emiliane, tanti grandi musicisti e artisti (Fenati, Bertolazzi, Brini, Vittoria Mongardi, Consolini, Pupi Avati, Francesco Tortora, Pippo Negroni, il grande scultore-pittore Luciano Minguzzi ecc) e, finché non fu eletta Vice Miss Europa (1950), anche Giovanna Pala: si mettevano in campo strategie alla Enrico Jomini, per starle vicino, eppure non era in minigonna. Salivano e scendevano i politici da quel treno, ma erano così tanto come noi che politici non sembravano: il sindaco Giuseppe Dozza per tutti: che sindaco, ragazzi! Certi dirigenti pubblici d’oggi non sanno che <<la storia avanza mascherata e andarle contro - afferma Régis Debray - porta sfortuna.>> E la storia insegna, anche ora, che gente e natura esigono il treno. Il buon senso, anche.

king, but of heightened conscience - and he didn’t need to ask anyone what to do for the passengers, who often had train passes like us students, to prevent them from dying of the cold. He would keep us where it was warm lighting up the fireplace of the waiting room with wood brought from his house; he would address us by name and last name and would say, “Have a good trip.” On the train, then, we would spot the dean of our department of the University of Bologna, some heads of the clinics in Emilia-Romagna from the area of the Reno river, a lot of great musicians and artists (Fenati, Bertolazzi, Brini, Vittoria Mongardi, Consolini, Pupi Avati, Francesco Tortora, Pippo Negroni, the great sculptor – painter, Luciano Minguzzi, etc…) and, before she was elected Vice Miss Europe (1950), Giovanna Pala as well. The men would all devise strategies to be near her - and she wasn’t even in a miniskirt. Politicians would get on and off the train, but they were so much like us that they didn’t even seem like politicians. The mayor, Giuseppe Dozza: what a mayor he was! Certain public managers today don’t know that “history progresses masked, and going against it – affirms French intellectual, Régis Debray – brings bad luck.” History also teaches still today that people and nature require the train – and good sense as well. 77


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Un secolo e mezzo su due ruote Dai “bicicli” dell’800 ai modelli per le imprese di Girardengo Coppi, una straordinaria storia raccolta dai fratelli Mauro e Giuseppe Mori, a Pavana

TESTO Paolo Gestri FOTO Nicolò Begliomini 82


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a storia in bicicletta. Non un paradosso, ma una straordinaria raccolta, a partire dagli alti bicicli del bel mondo alla moda ottocentesco. Ne sono proprietari i fratelli Mauro e Giuseppe Mori, coadiuvati da Stefano, figlio di Mauro, di professione meccanici, a Pavana, in via Ponte della Venturina. Biciclette tutte ben ordinate in un capannone - museo, sorelle minori di auto e moto, analogamente collezionate: più silenziose, ma non meno eleganti e sfiziose, talune agili e vittoriose, altre più sobrie e tuttora cariche di una fatica antica. Tante storie testimoniate. “Tutto nacque - rivela Mauro - dal divieto assoluto di mio padre Elio che avessi una moto. Ma la moto era il mio sogno e un bel giorno ne trovai una che feci restaurare e il sogno divenne passione. Dalle moto alle biciclette il passo fu breve: costavano ovviamente meno e prendevano poco posto. Ormai, sono passati trent’anni - continua il nostro collezionista - ho comprato quelle che mi sono piaciute, anche mai viste prima e pure di poco valore. La nostra raccolta è di netta soddisfazione, un innamoramento assolutamente personale; la questione venale non ci interessa”. Vediamoli dunque questi esemplari sulle cui ruote è corso quasi un secolo e mezzo. Il più antico è il velocipede francese Misho 1870, con entrambe le ruote di legno ricoperte di ferro, pedali in bronzo e pedalata sull’asse. Gran fatica, ma lo sfoggio abbagliava gli occhi! Di appena dieci anni dopo, ecco una similare bicicletta Necchi, anzi no: si chiamava “bicicletto”, grazie al quale si poteva migliorare l’andatura per le ruote a gomma piena e il freno a tampone su quella davanti. E che di notte accendeva un romantico lume a candela. Un paio di velocipedi fine Ottocento: baffi e cilindro in aria, sulla ruota panoramica davanti, vanità letteralmente altolocata. Sfilano poi delle bici con lume a petrolio, altre con freni a pedale, alcune, ancora, con campanello fatto suonare da una rotella sul fascione anteriore. Pedersen (1904), costruttore danese di tubi, inventa il telaio moderno. La ditta Bianchi, per ben sessant’ anni

sfornerà bici da campionissimi: la Bianchi e Coppi, insuperabile binomio, pluricampioni del mondo. Ma prima di Coppi, il campionissimo fu Girardengo. Ecco qui la Maino del 22 e una due ruote anche per Binda e Guerra. In antico, il cambio non c’era, ma qui si mostra che si poteva adattare la bici alle salite scambiando le ruote. Oppure, pedalando all’indietro, roba del 1915. Collezionato perfino un esemplare con tanto di marce, prima, seconda e terza, degli anni Trenta, epoca il cui sopravvenne il cambio Vittoria, spodestato, vent’anni dopo, dal Campagnolo. Bello lo sport, ma la prima metà del Novecento vide pure biciclette da guerra e militari in genere. Un esemplare, sempre anni Trenta, verde spento bruciato, porta ancora le piume di un bersagliere. Il nostro viaggio si conclude con le biciclette da mestiere: barbiere, norcino, falegname. Il musicista si portava dietro trombetta e tamburo e un organetto. Ma il più ambito era il magnano, restauratore di paioli e pentole.

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A century and a half on two wheels From the High Wheeler bicycles of the 19th century to the models made for businessman, Girardengo Coppi. An extraordinary history recorded in Pavana by the brothers, Mauro and Giuseppe Mori

Originally, the gearshift wasn’t there, but here it is evident that one could adapt the bike to hills by changing the wheels - or by pedalling backwards - as was the case in 1915. In the collection there is even a model with several gears including first, second, and third, from the 1930’s, an epoch in which the gear-shift (known as the “cambio Vittoria”) was invented, but was replaced twenty years later by the Campagnolo bicycle company. The cycling sport is an attractive one, but the first half of the 20th century saw the war and the military bikes of the time. A faded burnt green model,

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istory by bike: it is not a paradox, but an extraordinary collection beginning with the High Wheelers of the belle epoch of the 19th century. The owners are the brothers, Mauro and Giuseppe Mori - assisted by Stefano, Mauro’s son - mechanics in Pavia by profession, on via Ponte della Venturina. All of the bikes are well organized in a warehouse/ museum, younger sisters of cars and motorbikes, similarly organized. These are quieter, but not less elegant and eccentric, some agile and victorious, others more sober, and still today display the wear and tear of time. So many stories are recorded here. “It all began – reveals Mauro – with my father, Elio, who banned me from having a motorbike. But the motorbike was my dream, and one day I found one that I had restored and the dream became my passion. It didn’t take much time to go from motorbikes to bicycles. They obviously cost less and they took up little space. By now, thirty years have passed – continues our collector - “I bought the ones I liked, even those I’d never seen before and were of little value. Our collection gives us pure satisfaction, an absolutely personal love story; the question of selling doesn’t interest us.” We see these models, therefore, whose wheels have run for almost a century and a half. The oldest is the French Misho 1870 “velocipede,” with both wheels of wood covered in iron, pedals in bronze and pedal axle. The sight of it blinds the eyes! Just ten years later, here is a similar Necchi bike; rather, it was called the “little bike,” and thanks to it, with its wheels with solid rubber and the break pad on the front wheel, speed was improved and by night a romantic candle lamp would illuminate it. Here they are finally! A pair of “velocipedes” from the end of the 19th century: moustaches and top hats in the air, the panoramic wheel in front, a literally highranking vanity. Alongside the bikes are oil lamps, break pedals, and some, even with the horns that were made to honk by a wheel on the front. Pedersen (1904), Danish maker of tubes, invented the modern frame. The company, Bianchi, for 60 years produces the bikes of top champions. The unbeatable combination of Bianchi and Coppi produced world champions more than once. Coppi was the first, with the champion, Costante Girardegno. Here we see the Maino from 1922 and a two-wheeler as well for Alfredo Binda and Learco Guerra.

yet again from the 1930’s, still has today the plumage of a “Bersagliere” soldier. Our visit concludes with the worker bikes: of the barber, butcher, and carpenter. The musician would take his trombone, tambourine and accordion with him. The most coveted, however, is that of the pots and pans restoring blacksmith.

Collezione privata visibile su appuntamento: Private Collection visitable by appointment: Via Ponte della Venturina - Pavana - PT Tel. +39 0534 60057

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Pistoia Città di Grandi Fotografi

Nella Foto - Luca Bracali fotografato da Fabrizio Antonelli a Opuwo (Namibia) incontra la tribù Himba. In the Photo - Luca Bracali photographer from Fabrizio Antonelli to Opuwo (Namibia) encounters the Himba tribe.

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L’azzardo giusto e bello Scatti d’amore e oltre di Luca Bracali, ovvero, l’arte di toccare la gioia, fermarla, riportarla con sè e per tutti TESTO Enza Pirrera

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’illumino d’immenso” disse il Poeta (Ungaretti) e subito fu capito. L’assoluto, in semplicità e poetica sintesi comunicativa. Ma quanto amore, anni di lavoro e passione sono, realmente, archiviati in ogni sillaba di tale bellezza. Anche chi osserva un’immagine fotografica, e se ne compiace, difficilmente immagina la sua storia. Una storia strettamente correlata alla vita del fotografo che ne ha fermato l’attimo, solo quell’attimo, ma che sarà per sempre. Luca Bracali, pistoiese, classe1965, giovane irrequieto viaggiatore, in costante ricerca, va ovunque e riporta nei suoi scatti, il respiro del mondo, quell’incanto che la terra comunica quando si sente profondamente amata. Instancabile, avventuroso, girovago (nel suo book ci sono tutti i continenti e ben 126 paesi) privilegia, supportato dall’inseparabile obiettivo Canon EF 800mm F5.6, natura e animali; spazi infiniti e intime emozioni, pura poesia nella quotidianità di chi abita il nostro pianeta, in luoghi per pochi intimi, pochissimi, visto che a Luca, uomo “no limit - no fire”, è successo l’inimmaginabile. Sia per l’aspetto mai privo di rischi, dei suoi viaggi, dove le mete raggiunte lasciano esterrefatti, sia per i risultati ottenuti grazie a determinazione, pazienza infinita, forza fisica, coraggio. Perché è comprensibile che ci voglia anche quello per attendere, fermissimo, un orso polare per cinque ore (a 53° sotto zero). Sono più di vent’anni che Luca si muove da viaggiatore, esploratore, curioso e capace di rispetto, ospite occasionale dei luoghi, mai invadente, innamorato fedele della natura. Di lei, tanto maltrattata e violata, sa “raccontare” per un tempo inesauribile, con immagini, video, e testi, pubblicazioni come “SOS Pianeta Terra - Electa Mondadori”, o come conduttore in tv satellitari di programmi di viaggio. Lunghis-

simo è l’elenco del suo affascinante operato di reporter, a testimonianza delle emergenze sulla madre terra. Connettersi al sito www.lucabracali.it , e rilevare quanti, prestigiosi e importanti, premi gli sono stati conferiti può creare stupore. Uno di quei pistoiesi doc, apprezzato anche nel mondo. Oltre all’insegnamento della sua arte fotografica, durante speciali viaggi, che portano ai confini della terra, dal 2010 è presente in musei e gallerie d’arte, che espongono sue creazioni (a Fabriano, Pietrasanta, Roma, New York). Mentre si concretizza una sua personale (con 40 opere) a Bologna, in piazza Nettuno, durante il mese di ottobre.

A sinistra - Anziana indio Kuna, isole San Blass (Panama) On the left - An elderly Indio Kuna woman, San Blass Islands of Panama In Alto - Banchetto su carcassa di balena, Magdalen Fjord, isole Svalbard (Norvegia). Above - Banquet on a whale carcass, Magdalen Fjord, Svalbard Islands of Norway. In basso - Impianti eolici, nel mare di Copenaghen vista aerea. Below - Aereal view of wind turbines at sea in Copenaghen.

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An appropriate and beautiful risk Snapshots of love and beyond by Luca Bracali; or, the art of touching bliss, stopping it, and bringing it back for everyone.

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’illumino d’immenso” (“Immensity fills me with light”) wrote the Poet, Giuseppe Ungaretti, and it was immediately understood: the absolute, in simplicity and communicative poetic synthesis. How much love, years of work and passion are actually hidden inside every syllable of these beautiful words? When the average person observes a photographic image he or she is not likely to imagine and question its history in this way: a history tightly linked to the life of the photographer

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that stopped time, only in that moment, but that will be eternal. Luca Bracali, Pistoiese, class of 1965, a young restless traveller, in constant searching, goes everywhere and reports through his snapshots the world as it breaths; that enchantment that the earth communicates when it feels that it is profoundly loved. Indefatigable, adventurous, a wanderer, supported by his inseparable objective Canon EF 800mm F5.6 nature and animals; infinite spaces and intimate emotions, pure poetry in the daily life of those who live on our planet and in places for just a few intimate friends - very few - seeing that Luca, a “no limit – no fire” man, the unimaginable always happened. Whether for his risk-free aspect, his travels -where the destinations reached are astonishing - or for the results he obtains thanks to his determination, infinite patience, physical strength and courage; it is understandable that even that is needed to wait, with extreme determination, for a polar bear for five hours (at 53 ° below zero).

For more than twenty years Luca has been a traveller, explorer, curious and capable of respect, occasional guest – and never invasive – a loyal lover of nature; when it comes to her, so maltreated as she is, he knows how to “tell her story,” at one time inexhaustible, with images, video and text, publications such as “SOS Plantet Earth – Electa Mondadori,” or as conductor on satellite tv for travel programs. The list of his fascinating work as reporter is extremely long and is a testimony of the emergencies on mother earth. Log onto to the website www.lucabracali.it for the lengthy list of the many prestigious and important awards that he has received. He is one of those native Pistoians, appreciated even in the world. Other than teaching photographic art during special trips that take him to the edges of the earth, since 2010 he is present in museums and art galleries that display his creations (in Fabriano, Pietrasanta, Rome, and New York), while he is currently finalizing his own personal show (with 40 works) in Bologna, in piazza Nettuno, in October.


Aurora boreale Parco Wapusk, Manitoba (Canada) Aurora borealis Wapusk National Park (Manitoba – Canada) 91


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Antonio Pacinotti

I “sogni” di un grande inventore di Viviano Becagli

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ulla copertina di un semplice quaderno di scuola troviamo scritto quanto segue: luglio 1858 “SOGNI”. Ci si aspetterebbe di leggervi frasi romantiche. Invece l’autore diciassettenne così esordisce: -Sul magnetismo terrestre- Supponiamo di avere nel piano del meridiano magnetico… Questi primi scritti aprivano la carriera scientifica di Antonio Pacinotti. Nato nel 1841 a Pisa, era primo di undici figli, di un professore di Fisica di quella università, Luigi Pacinotti. originario di Caloria, splendida località collinare a nord di Pistoia. Dov’era la villa di famiglia, destinata a vacanze fra natura e attività agricole, vero scrigno di vari e vecchi arnesi, fra i quali un appassionato di fisica poteva “frucchiare” come si dice a Pistoia (infilar le mani con voluttà) e creare fantastici geniali meccanismi, precursori di innovazioni e scoperte. Il suo laboratorio spaziava su olivi, colline e prati verdeggianti, e ciò spiega perché definì “sogni” quelle trovate originali. Antonio seguì il padre nella sua feconda carriera di professore di Fisica e anche, superandolo, di inventore. Ne imitò perfino le imprese patriottiche. Nel 1859, ancora studente universitario, mentre era volontario nella Guerra di Indipendenza, però ripensò a nuove soluzioni per il compimento di una sua macchinetta elettrica lasciata in laboratorio. L’anno successivo, nacque un modellino funzionante che egli descrisse in una memoria Elettrocalamite universali, ma che non volle pubblicare. Fu invece, nel 1865 sulla Rivista “Nuovo Cimento” ufficializzata la sua creazione, con il modesto titolo: Descrizione di un macchinetta elettromagnetica. Era trascorso poco più di mezzo secolo da quando Volta aveva scoperto una nuova fonte di energia la pila di Volta, che consentì, negli anni venti, di dimostrare la proprietà delle correnti elettriche di generare forze magnetiche e la reciprocità nel senso che flussi magnetici variabili su circuiti generavano correnti elettriche. Poteva nascere così una pila elettromagnetica. Se poi un filo, già percorso da corrente elettrica, veniva immerso in un campo magnetico era sollecitato a muoversi, di fatto un motore elettromagnetico. Una trentina di anni dopo, Pacinotti riuscì a costruire la sua macchina (un anello) sfruttabile anche per applicazioni pratiche. In fondo, l’invenzione della dinamo e del motore a corrente continua. Conseguita, a Pisa, la laurea (1863), Antonio dette inizio a un’intensa attività in importanti Scuole, ultima l’Università di Pisa, dove raccolse la prestigiosa eredità del padre. Inviato dal Ministero della Marina per una missione di studio a Londra e a Parigi, si recò in visita alle officine Froment, presentò al direttore l’articolo del Nuovo Cimento, illustrando anche il funzionamento della sua invenzione.

Fu un tecnico dell’officina, il belga Gramme, che memorizzò e riprodusse “la macchinetta” di Pacinotti, riuscendo ad appropriarsi del brevetto, solo apportando alcune modifiche e non migliori prestazioni. Le macchine elettriche, diffusesi velocemente ovunque, vennero chiamate “macchine di Gramme” elargendo al belga onori e ricchezza. Ad Antonio Pacinotti, bastò che il mondo scientifico continuasse a riconoscergli la paternità dell’invenzione, non senza un senso di amarezza. Fu nominato Senatore del Regno, al termine dell’impegno universitario, e morì nel 1912 a Pisa . Oggi, nella villa di Caloria, sono ancora vivi i ricordi degli illustri professori e scienziati Luigi e Antonio Pacinotti.

Antonio Pacinotti

The “dreams” of a great inventor by Viviano Becagli

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n the cover of a simple school notebook the following is written: July 1858 “Dreams.” One would expect to read romantic phrases; instead, the author exclaims: “On terrestrial magnetism – We believe to have in the plane of magnetic meridian…”

These first writings began the scientific career of Antonio Pacinotti. Born in Pisa in 1841, he was the first of eleven children, son of a university professor of Physics, Luigi Pacinotti, originally from Caloria, a charming town in the hills north of Pistoia where the family resided, destined for vacations among nature and agricultural activities, a true treasure chest of various and old devices, among which the passionate physicist could “meddle in” as they say in Pistoia (sinking his hands in eagerly) to create fantastic genial mechanisms, precursors of scientific innovations and discoveries. His laboratory ranges over olive trees, hills and green lawns, and this explains why he defined as “dreams” those were found as original. Antonio followed his father in his successful career as professor of Physics and superseded him as and inventor. He even imitated the patriotic business. In 1859, still a university student, while he was a volunteer in the War of Independence, he conceived of new solutions for the completion of one of his electric machines left in the laboratory. The next year, the functioning model was born which he described in a memoir, “Universal Electromagnets,” which he chose, however, not to publish. It was instead, in 1865 in the Magazine “Nuovo Cimento” that his creation was made official, with the modest title: “Description of an electromagnetic machine.” More than half a century passed since Alessandro Volta had discovered a new source of energy, the First Electric Battery, that allowed him, during the 1920’s, to demonstrate the properties of the electrical currents to generate magnetic forces and the reciprocity in that variable magnetic flows on circuits generated electrical currents. An electromagnetic battery could have been invented like that. If a wire, already routed by an electrical current, was immersed in a magnetic field it was stimulated to move: an electromagnetic motor, that is. Around thirty years later, Pacinotti was able to construct his machine (a ring) useful also for practical applications. In essence, the development of the dynamo and of the DC motor continues. After having finished his degree in Pisa in 1863, Antonio began intense activity in important Schools, the last of which was the University of Pisa, where he took over the prestigious heredity of his father. Sent by the Minister of the Marina for a study mission to London and Paris, he visited the laboratories of Froment and presented the article from Nuovo Cimento to the director, illustrating as well the functioning of its invention. It was a technician of the laboratory, the Belgian Gramme, who memorized and reproduced Pacinotti’s “small machine,” thereby being able to obtain possession of the patent, adding only a few modifications and not necessarily improving its performances. The electrical machines began to be diffused everywhere and were called “Gramme’s machines” bestowing the Belgian with honours and wealth. For Antonio Pacinotti, it was enough that the scientific world continued to recognize him as the inventor, but not without a sense of bitterness. He was named Senator of the Kingdom at the end of his university career and died in 1912 in Pisa. Today, in the villa of Caloria, there are still records of the illustrious professors and scientists, Luigi and Antonio Pacinotti. 93


Miss Italia e la Vince Stefania Bivone, splendida ragazza Calabrese.

TESTO Giulia Gonfiantini FOTO Francesco Rosellini

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bella Montecatini Clamoroso successo del concorso, che ha coinvolto tutta la Valdinievole

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Nella foto - Stefania Bivone, Miss Italia 2011. In the photo- Stefania Bivone, Miss Italia 2011.

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È

stata Montecatini Terme, da sempre città della bellezza e del benessere, ad accogliere quest’anno la 72esima edizione del celebre concorso nazionale di Miss Italia. Le oltre duecento ragazze partecipanti alla competizione sono dunque state ospiti del centro termale dalla fine di agosto fino alla tanto attesa finalissima, che ha avuto luogo il 19 settembre presso il PalaSpecchiasol. La manifestazione nacque nel secondo dopoguerra e da allora ha potuto vantare partecipanti illustri come Sophia Loren, Stefania Sandrelli, Simona Ventura e Anna Falchi. Anche per le giovani candidate di quest’anno il concorso potrebbe dunque costituire un trampolino di lancio per una futura carriera nel mondo del cinema e della televisione. Le ragazze, provenienti da tutta Italia, hanno comunque allietato con la loro grazia e la loro allegria l’intero territorio, fin dal giorno del loro arrivo, avvenuto nella sede delle terme Excelsior. Ma la manifestazione ha attirato in città anche un nutrito gruppo di vip e celebrità, oltre naturalmente all’organizzatrice e patron del concorso, Patrizia Mirigliani e al conduttore Fabrizio Frizzi, molto amato dal pubblico italiano. «Per le ragazze – aveva affermato Frizzi, nelle prime giornate dell’evento - sarà un modo per mettersi in gioco, per il pubblico l’occasione di ascoltare le loro voci». Molte le novità introdotte in questa edizione del-

la manifestazione, trasmessa, come da tradizione, da Raiuno: tra queste, anche l’ammissione al concorso delle giovani sportive con taglia 44. Alla fine, l’ambita corona destinata alla più bella d’Italia è stata assegnata a Stefania Bivone: diciott’anni, alta 179 centimetri. La miss è nata a Reggio Calabria, dove frequenta l’ultimo anno del liceo scientifico. Ha rivelato di amare il canto e di sognare una carriera nel mondo dello spettacolo, ma di aspirare, anche, a una laurea in giurisprudenza. «Celebreremo la Miss Italia in carica – aveva commentato Frizzi durante una conferenza stampa – e daremo spazio anche a Montecatini Terme e al territorio». E così è stato: tutta la Valdinievole si è trovata al centro di eventi collaterali, incontri culturali e feste, che hanno attirato un folto pubblico. Montecatini si è così rivelata, se possibile, ancora più bella del solito, mentre la manifestazione ha costituito senza dubbio un’importante vetrina per l’intera zona. Dai suggestivi borghi della valle, come Massa e Cozzile e Buggiano, a Pescia e a Pistoia; dalle cime dell’Abetone e della Montagna Pistoiese al parco di Collodi, numerosi sono gli speciali che la Rai ha girato in zona e trasmesso in prima serata. L’appuntamento si rinnoverà l’anno prossimo e nel 2013: la Rai e Miss Italia saranno, infatti, a Montecatini ancora, per le prossime due edizioni del concorso.

The winner is Stefania Bivone, an impressive young woman from Reggio Calabria

Miss Italy and beautiful Montecatini A successful competition that involved the entire Valdinievole valley

I

t was Montecatini Terme, long time city of beauty and health that welcomed the 72nd edition of the national Miss Italy contest this year. The more than 200 young women participating in the competition were guests of this health spa centre from the end of August to the highly anticipated date, which took place September 19th at the PalaSpecchiasol. The event began during the Second World War and since then has been able to claim illustrious participants such as Sophia Loren, Stefania Sandrelli, Simona Ventura and Anna Falchi. Also for the young candidates of this year the contest could therefore constitute a springboard for a future career in the cinema and television worlds. The young women, hailing from all over Italy, have enlivened the entire territory with their grace and positive energy since the day they arrived at the Excelsior spa. The event, however, also attracted to the city a substantial group of VIP and celebrities, other than the organizer and patron of the contest, Patrizia Mirigliani and the conductor, Fa-

brizio Frizzi, popular with the Italian public. “For the young women – Frizzi affirms, during the first days of the event – “there must be a way of getting involved and for the public the occasion to listen to their voices.” Several new elements were introduced in this edition of the event, while transmitted - as is the tradition - by the Raiuno TV station: among these, the added admission to the contest of young, more full figured sports figures. At the end, the coveted crown destined to the most beautiful of Italy was given to Stefania Bivone who is 18 years old and 179 centimetres in height. She was born in Reggio Calabria where she attends the last year of the scientific “liceo” secondary school. Bivone has revealed that she loves to sing and dreams of a career in the world of show business, but plans as well to obtain a law degree. “We will celebrate the position of Miss Italy – Frizzi commented during the press conference – “and we will also give space to Montecatini Terme and its territory.” And so it was: all of the Valdinievole at the centre of the collateral events, cultural encounters and parties that attracted a numerous public. Montecatini revealed itself - if even possible - as even more beautiful than its usual image, while the event constituted, without a doubt, an important window on the entire zone. From the fascinating villages of the valley, such as Massa, Cozzile and Buggiano, in Pescia and in Pistoia; from the top of the Abetone and the Pistoian mountains to the park of Collodi, numerous Rai TV network specials have been shot around the area and transmitted on prime time tv. The appointment will take place again next year and in 2013: the Rai and Miss Italy will, in fact, be in Montecatini again for the next two editions of the competition. 97


Viale Europa, 91 - 51034 Casalguidi PISTOIA - ITALY Tel. +39 0573 528456 Fax +39 0573 520956 (amministrazione) / +39 0573 520963 (magazzino) info@pazzaglia.it - www.pazzaglia.it


Il Cliente al centro dell’attenzione

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a storia della nostra agenzia SAI Pistoia inizia nel lontano 1934, quando Nicola Toccangini nonno degli attuali contitolari Fabio e Alessandro, rappresentava il marchio della Compagnia torinese, allora specializzata prevalentemente nel settore auto, sul territorio che comprendeva le Province di Pistoia e Lucca. Successivamente l’attività proseguiva con il figlio Tommaso, che dal 1954 sceglieva come sede alcuni uffici nel centro storico della nostra Città, per poi stabilirsi dal 1968 negli attuali locali in zona Stadio. Ampliando l’offerta di prodotti assicurativi che, oltre alla tutela del settore automobilistico, proponeva polizze assicurative per famiglie, attività commerciali, artigianali e industriali, avviava così, pionieristicamente, l’attività assicurativa globale. Oggi, i figli Alessandro e Fabio con l’aiuto dei soci Andrea Sabatini e Marco Baldi, continuano lo sviluppo di questa attività, specializzandosi anche nel settore ortovivaistico e con il supporto di un’ottima squadra formata da collaboratori e impiegati è divenuta un punto di riferimento importante nel mercato assicurativo Pistoiese e non solo. E’ importante sottolineare come l’azione operativa, propria di tutti i componenti di questa storica Agenzia, abbia prodotto il miglior risultato sviluppando il concetto: “ Il Cliente al centro dell’attenzione”. Lo staff completo si pone quindi al servizio dei propri Clienti seguendoli dalla stipula del contratto assicurativo fino all’eventuale liquidazione del sinistro direttamente presso il proprio domicilio. L’alta professionalità e la specifica competenza sono a disposizione di chiunque desideri accedere a questi servizi.

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he history of our Pistoia SAI agency begins as far back as 1934 when Nicola Toccangini, the grandfather of the co-owners today, Fabio and Alessandro, represented the name of the Company from Torino, then specializing primarily in the automobile sector, on the territory that comprised of the provinces of Pistoia and Lucca. The company later continued with Toccangini’s son, Tommaso, who from 1954 chose several offices in the historical centre of our city as the company headquarters, and eventually settling into the current location in the area of the Stadium in 1968. Widening the offer of insurance products that - other than the automobile sector - proposed insurance policies for families, commercial, artisan and industrial companies, and eventually global insurance. Today, the sons Alessandro and Fabio, with the help of associates Andrea Sabatini and Marco Baldi, continue the development of the company, specializing as well in the garden nursery sector. With the support of an excellent team comprised of collaborators and employees, it has become an important point of reference in the insurance market of Pistoia and beyond. It is important to underline how the operative action – along with everyone involved in historical agency - has produced the best result developing the concept: “The client comes first.” The complete staff is at the services of the client from the signing of insurance contracts all the way to the eventual liquidation directly at ones own home. The high professionalism and the specific competence will be made available to whoever chooses to access these services.

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Incontro a Milanello

Dalla scuola arancione alla cattedra rossonera Massimo Allegri e Stefano Grani hanno intrapreso qui la via della vittoria TESTO Gianluca Barni

FOTO Nicolò Begliomini

assimiliano Allegri, classe 1967 da Livorno, e Stefano Grani, ’66, di Pistoia: c’è una “strana coppia” al Milan che farebbe la gioia di Neil Simon. Allegri, talentuosa mezzala oggi allenatore dei rossoneri, ha disputato una stagione nella Pistoiese in B, nel 2000/2001 (18 partite, 1 gol), indossato la maglia dell’Aglianese (tra D e C/2, 32 gare e 8 reti) e diretto la squadra neroverde. Grani, già esperienze con ciclismo e pallavolo, nel 2000/2001 massaggiava i muscoli dei calciatori della Pistoiese. Lì i due si sono conosciuti: da una reciproca stima si è passati a una sincera amicizia. Allegri non si è mai scordato di quel valente addetto al recupero degli infortunati, facendolo lavorare per Spal, Grosseto, Udinese, Sassuolo (promozione in serie cadetta), Cagliari e Milan, con la conquista di scudetto e Supercoppa Italiana. Li abbiamo incontrati a Milanello, la “Versailles sportiva”, sede del ritiro precampionato del Milan: uno stupendo centro, situato in collina a 300 metri d’altezza, a 50 chilometri da Milano e vicino a Varese, immerso tra piante secolari e fiori. Allegri è uomo di mare, sveglio e intelligente, battuta pronta e sorriso malandrino. A Pistoia spese le residue energie di pedatore, contribuendo alla salvezza della squadra. Poi si trasferì ad Agliana: lì, consigliato da uno dei migliori amici, l’imprenditore Fabrizio Giusti, decise di intraprendere la carriera di tecnico. «Ho un ricordo positivo della Pistoiese - sostiene -. Una stagione iniziata così così (venne implicato con alcuni compagni e avversari nella presunta combine di Coppa Italia Atalanta – Pistoiese 1-1, ma fu

assolto, ndr), terminata, però, con il mantenimento della categoria. Un’annata con 3 tecnici, Pillon, Caso e Nicoletti, diversi l’uno dall’altro. Con Caso provai pure a giocare da libero. A fine stagione smisi, poi a dicembre tornai ad allenarmi ad Agliana e feci 5 mesi in D, culminati con la storica promozione in C/2. L’anno seguente cessai subito l’attività agonistica, almeno mentalmente: a febbraio decisi di appendere le scarpe al chiodo». «Rino Gattuso, attuale ‘anima’ del Milan - s’intromette Grani - ricorda l’Allegri calciatore quanto a carattere. Conobbi Max a Pistoia: lamentava la pubalgia, che iniziai a curargli. Da allora siamo sempre stati in contatto: mi cercava, mi mandava giocatori bisognosi di assistenza, poi l’anno di Cagliari mi propose di seguirlo in Sardegna. Lasciai l’incarico di infermiere di sala ospedaliera al ‘Ceppo’ per il calcio, sport in cui opero, part-time e non, da 23 anni». «Mi fece tosto una buona impressione - dice Allegri di Grani -. Presto nacque quella sintonia che ci ha portato a girare l’Italia. Speriamo di proseguire a far bene e, se possibile, di indossare a lungo i colori del Milan, uno dei 3, 4 grandi club a livello mondiale». «Mi auguro di continuare a vincere con il Milan - gli fa eco Grani -. Sono tifoso juventino, ma mi diverto, nei momenti di relax, ad andare dagli amici, specie da ‘Fischio’ a Valenzatico, noto covo interista, a punzecchiarli. Ho un sogno: aprire uno o più studi professionali a Pistoia, godendomi mio figlio Lorenzo, 4 anni, e la mia compagna, Giulia». «Ad Agliana - confida Allegri - ho trovato due veri amici: Giusti e Gianni Doni. Nei ritagli di tempo, vado a trovarli. Mi spiace per la Pistoiese in D e la scomparsa dell’Aglianese: per il blasone dei club e la storia delle città. Spero che tornino a buoni livelli». Padre della 16enne Valentina, appassionato di sci e Abetone, Allegri ammette: «A Pistoia ho imparato ad apprezzare piante e fiori». Grani si divide tra Gallarate, Pistoia, ove vivono genitori e sorella, e Torre del Lago, terra d’origine della dolce metà. Ritrae così Allegri: «Con le accresciute responsabilità, si è trasformato. È più posato, guida con fermezza lo spogliatoio. Guarda alla sostanza: ci sono calciatori che gli danno del tu e lui accetta, volentieri. I primi tempi da trainer viveva la partita con più trepidazione. Ora riesce a controllarsi e così, anche, dinnanzi a taccuini e microfoni». Grani, invece, non è cambiato. Ha due crucci: «Mi manca la Pistoiese sui quotidiani nazionali e Pistoia, capitale del verde, con poche piante esposte». Si guardano e sorridono, Allegri e Grani, nuovi Matthau e Lemmon: prossimo traguardo, riportare il Milan in cima al mondo. Lassù, statene certi, salirebbe anche Pistoia.

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Encounter at Milanello

From the Orange To the Red and Black Massimo Allegri and Stefano Grani have taken the road to victory

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assimiliano Allegri, class of 1967, from Livorno, and Stefano Grani, class of 1966, from Pistoia: there is a “strange couple” in Milan that would make Neil Simon happy. Allegri, talented inside forward, today trainer of the Red and Blacks of Milan, has played a season in the Pistoiese in B, in 2000/2001 (18 games, 1 goal), wearing the team shirt of Agliana (between D and C/2, 32 matches and 8 networks) and has directed the Black and Green team. Grani, already experience in cycling and volleyball, in 2000/2001 massaged the muscles of soccer players of the Pistoiese. There the two met: from a reciprocal admiration theirs became a true friendship. Allegri never forgot about that talented man assigned to the recovery of the injured, making him work for Spal, Grosseto, Udinese, Sassuolo (promotion in the cadet series), Cagliari and Milan, with the acquisition of Scudetto and the Italian Super Cup. We met them at Milanello Sports Centre, the “sports Versailles,” seat of Milan’s pre championship games: a fantastic centre, situated in the hills at 300 metres in height, 50 kilometres from Milan and near Varese, immersed among centuries old trees and flowers. Allegri is a man of the sea, quick and intelligent, always ready with a quick retort and a rogue smile. In Pistoia he spent his extra energy as soccer player, contributing to the saving of the team. Then he transferred to Agliana: there, advised by two of his best friends, the businessman Fabrizio Giusti, he decided to undertake the career of technician. “I have a positive memory of the Pistoiese,” he declares. A season that began so-so (he was involved with several other friends and adversaries in the presumed organization of the Italian Atalanta – Pistoia 1-1, but was assaulted, ndr), although terminated with the maintaining of the category: a year with 3 technicians, Pillon, Caso and Nicoleti, each different one from the other. With Caso he even tried to play as an independent. At the end of the season he quit, then in December he returned to Agliana and made 5 months in D, culminating with the historical promotion in C/2. The following year he immediately quit the agonistic activity, at least mentally. In February he decides to hang up his shoes.” “Rino Gattuso, the current ‘spirit’ of Milan” Grani adds, “ remembers Allegri the soccer player’s character. He knew Max in Pistoia: he complained about the ‘Sportsman’s hernia,’ so he started taking care of them. Ever since we’ve always stayed in touch. He would look for me and send me players needing assistance. Then the year of Cagliari he asked me to come along with him to


A Sinistra - Stefano Grani fisoterapista AC Milan Left - Stefano Grani physical therapist AC Milan Nella foto - Massimo Allegri dirige l’allenamento a Milanello, a fianco Mark Van Bommel In the photo- Massimo Allegru directs the training at Milanello with Mark Van Bommel at his side.

Sardegna. I left the job of nurse in the surgery room at the ‘Ceppo’ [hospital] for soccer, the sport that I’ve now worked for, on and off part-time for 23 years now.” “He immediately made a good impression on me” says Allegri about Grani. “It didn’t take long for us to fall into sync and that stayed with us as we travelled Italy. We hope to continue and to be of help and, if possible, to wear the colours of Milan for a long time, one of 3,4 great clubs at the international level.” “I hope to continue to win with Milan,” echoes Grani. “I’m a fan of Juventus, but I have fun in the off moments when I relax, going to friends, especially at ‘Fischio’ in Valenzatico - a popular ‘Inter’ hangout - to taunt them. I have a dream: to open one or two professional studios in Pistoia while enjoying my 4 year old son, Lorenzo and my companion, Giulia.” “In Agliana” confides Allegri, “I found two true friends: Giusti and Gianni Doni. When I have time I go see them. I’m sorry about the Pistoiese in D and the disappearance of the Aglianese: for the blazon of the club and the history of the city. I hope they return to a good level.” Father of a 16 year old, Valentina, passionate about skiing and the Abetone Mountain, Allegri admits: “In Pistoia I learned how to appreciate plants and flowers.” Grani divides his time between Gallarate, Pistoia, where his sister and parents live, and Torre del Lago, hometown of his other half. He describes Allegri this way: “With the increased responsibility he changed. He’s more poised, runs the dressing room with firmness. He looks at the substance: there are soccer players who address him informally [using the Italian ‘tu’ pronoun] and he gladly accepts. When he began as trainer he would spend the game with a sense of trepidation. Now he is able to control himself, and therefore also when faced with notebooks and microphones.” Grani, on the other hand, hasn’t changed. He has two worries. “I miss the Pistoiese on the national newspapers and Pistoia, the plant capital, with few plants exposed.” They look at each other and smile, Allegri and Grani, the new Matthau and Lemmon: the next goal is to bring Milan back to the top of the world. Up there, you can count on it, even Pistoia would rise. 101


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Basket Pistoia nuovo sponsor Grandi prospettive La Giorgio Tesi Group investe la fiducia in un progetto di solide radici TESTO Elisa Pacini

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n operaio Tesi Group raccoglie un pallone da basket e lo lancia con forza verso Piazza Duomo, cuore pulsante di Pistoia, dove un bambino palleggia con gusto e serve un assist verso il palazzetto dello sport dove Fiorello Toppo, il capitano del Pistoia Basket 2000, lo schiaccia prepotentemente nel canestro. Lo spot della campagna abbonamenti alla stagione del Pistoia Basket, da quest’anno sponsorizzato Giorgio Tesi Group, è un abbraccio virtuale tra l’azienda che ha deciso di legare il proprio nome alla massima espressione sportiva della provincia, la città da sempre innamorata della pallacanestro e la squadra molto competitiva che la rappresenterà nel campionato di Legadue (la seconda lega professionistica italiana) al via dal 2 ottobre. Il conto alla rovescia dei tifosi sta per finire ed è l’ora dei fatti per una squadra costruita per essere protagonista. Quel ruolo, che la piccola grande Pistoia ha saputo ritagliarsi negli anni nel panorama cestistico italiano, tra gioie e dolori indelebili nella memoria dei tanti, che a Pistoia la domenica 104

non rinunciano al sacro rito del “dio basket”. Perché la partecipazione al quinto campionato consecutivo di Legadue della Giorgio Tesi Group è il presente di una tradizione cestistica di lunga data di una realtà dove, tra l’altro, sono passati campioni di livello mondiale come Joe Bryant. Se il grande pubblico riconoscerà nel nome, il babbo di un certo Kobe (cinque titoli Nba con i Los Angeles Lakers e un palmares che ne fa uno dei giocatori più forti di sempre), da queste parti Joe è soprattutto il gigante nero che in un’estate degli anni ‘80 fece capire che Pistoia era diventata una big. Dopo la storica promozione dalla B all’A2, anno 1987, la squadra pistoiese andava rinforzata. Così arrivarono i primi due americani della storia della società, due sceriffi del parquet come Leon Douglas e babbo Joe che si presentò in città con tre titoli marcatori vinti nei precedenti campionati italiani (con qualcosa come 37 punti a gara di media) e una bella famiglia al seguito. La moglie Pamela, due figlie e un ragazzino di otto anni che negli intervalli delle gare della pri-

ma squadra, giocando con gli altri bambini non sbagliava mai un canestro. A Cireglio (il paesino arroccato sulle colline all’inizio della strada che porta alle piste da sci dell’Abetone) dove i Bryant abitarono nei due anni pistoiesi, i ragazzini mettevano la futura stella dei Lakers in porta nelle partitelle di calcio viste le lunghe braccia di cui disponeva. Ma i suoi primi allenatori pistoiesi capirono subito che Kobe aveva un talento sopra la media, tanto che si preparava sempre con i ragazzi più grandi di lui. Non troppi anni dopo (Kobe ha esordito in Nba ad appena 17 anni) di quel ragazzino che frequentava i corsi di minibasket a Pistoia, se ne sarebbe sentito parlare molto. Quella dei Bryant è una bella pagina ma il libro del basket pistoiese è ricco di tante storie non solo degli anni in cui Pistoia ha partecipato al campionato di A1, dal 1992 al 1999. Alla Giorgio Tesi Group, ai coach Paolo Moretti e Giacomo Galanda, due simboli del basket italiano, il compito di scriverne un’altra altrettanto emozionante.


Pistoia Basketball’s new sponsor shows great prospects The Giorgio Tesi Group invests its faith in a project with solid roots

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Tesi Group worker picks up a basketball and throws it with force towards the Duomo Square, the pulsating heart of Pistoia - where a child dribbles with zeal - and gives an assist in the direction of the Sports Hall to Fiorello Toppo, the captain of Pistoia Basketball 2000, who slams it down into the hoop. The season pass campaign spot for Pistoia Basketball - this year sponsored by the Giorgio Tesi Group - is a virtual connection of the company that decided to link its name to the highest expression of a sport in the province. Pistoia has always held a love for basketball and the highly competitive team that represents it in the championship, Legadue (the second professional Italian league) starting October 2nd. The countdown of the fans is nearing an end and it is time to act for a team created to be a protagonist: that role that Pistoia has known to create for itself over the years in the Italian basketball panorama, between indelible joy and pain in the memory of many, that on Sunday in Pistoia they don’t renounce the sacred rite of the “Basketball God.”

The participation of the fifth consecutive championship of Legadue by Giorgio Tesi Group is the result of a longstanding basketball tradition where world champions like Joe Bryant have passed through. If there is any doubt in recognizing his name, he is the father of a certain Kobe (five Nba titles with the Los Angeles Lakers and a palmares that made him one of the strongest players ever), although here Joe is most of all known as the giant who in the summer during the 1980’s made it known to the world that Pistoia had made the big time. After the historic promotion from B to A2 in 1987 the Pistoian team needed to be strengthened; therefore, the first two Americans in Pistoia’s sport society’s history, like two sheriffs on the basketball court - Leon Douglas and Joe Bryant - show up in the city with three scoring titles won in previous Italian championships (with somewhere around 37 points a game on average) accompanied by their beautiful families including Joe’s wife Pamela, with their two daughters and an eight-year old son, a young Kobe, who, during the intervals of the games of the first team, while playing with other children, never missed a shot in the hoop. In Cireglio (the small town perched on the hills at the beginning of the road that leads to the ski slopes of the Abetone) where the Bryants lived in the two years they stayed in Pistoia, the local kids would put the future star of the Lakers as the goalie in the soccer matches seeing that he had long arms. His first trainers of Pistoia, however, understood immediately that Kobe had a talent that was above average, so much so that he always trained with kids who were older than him. Not many years later (Kobe made his debut in the Nba at just 17 years of age) the world would hear a lot about this kid who frequented the courses of mini-basketball in Pistoia. The fascinating story of the Bryant family is not the only memorable recollection in the book on Pistoia Basketball; there is wealth of stories not only of the years in which Pistoia participated in the championship of A1 from 1992 to 1999. The Giorgio Tesi Group, the coaches Paolo Moretti and Giacomo Galanda, two symbols of Italian basketball, hold the task of writing another one that is equally as moving.

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A Sinistra - Schiacciata a canestro del capitano Fiorello Toppo. Left - Slam Dunk by the captain, Fiorello Toppo. A destra - Giacomo Galanda, icona del basket italiano. Right - Giacomo Galanda, icon of Italian basketball. 105


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Rughe da salita Biblioteca dell’immagine Pordenone Federico Pagliai 201 13,00

Vita da montanini In “Rughe da salita” Federico Pagliai, originario della Lima, racconta le storie di boscaioli, cacciatori, fungai, scalpellini, pastori, gente della sua montagna.

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opo I miei crinali. Sedici colpi di pennato, il suo primo libro uscito nel 2008, Federico Pagliai torna a narrare della Montagna pistoiese nel volume Rughe da salita, uscito da poco per i tipi delle edizioni Biblioteca dell’immagine. L’autore, originario della Lima nel comune di Piteglio, è profondamente legato al suo paese di origine, ai suoi monti, alla sua gente, che fa i protagonisti di entrambi gli scritti: nel primo libro, più autobiografico, era il rapporto del singolo con la natura che prevaleva, e protagonista era la montagna, in Rughe da salita protagonisti diventano gli abitanti dell’Appennino, i “montanini”, al centro della serie di racconti di cui si compone il libro. I personaggi che animano queste storie sono boscaioli, cacciatori, fungai, scalpellini, pastori, la cui vita si svolge in stretta simbiosi con l’ambiente, con una natura esuberante, spesso aspra e dura. Montanini con i volti segnati dalle rughe ma che nella natura trovano il loro riparo, il loro rifugio, la loro medicina. Anche se si tratta di pura narrazione (Pagliai non racconta di personaggi e storie reali), con la sua opera l’autore costruisce un affresco che contribuisce a tramandare la memoria di luoghi, di personaggi, di usi e costumi altrimenti destinati a scomparire. L’intento che lo muove è infatti quello di conservare e difendere un’identità sociale, quella del “montanino” appunto, che avverte come sempre più scolorita, e allo stesso tempo quello di creare un senso di appartenenza e quindi di identità, comunità e amor proprio verso i luoghi natii. Come scrive Mauro Corona nella presentazione dell’opera “Vi sono molte arti per salvare il passato, vari modi per consegnare ai posteri un po’ di memoria. Si può farlo con la pittura, la scrittura, la fotografia, il disegno, il cinema ed avanti di questo passo. Col pretesto di raccontare una storia, ci si mettono dentro usi, costumi, tradizioni. Insomma la cultura del luogo dove è nata la storia entra a far parte della storia e in questo modo si salva”.

Stories about life in the mountains In “Rughe da salita” (Trekking Wrinkles) Federico Pagliai, originally from Lima (Pistoia), recounts stories of woodsmen, hunters, shepherds and the people of his mountains. The book recently came out for the collection of the Biblioteca dell’imagine editions. Profoundly linked to his hometown, its mountain and its people, all of whom serve as the protagonists of his writings, Pagliai puts the inhabitants of the Apennine Mountain, the “mountain people,” at the centre of the series of tales. The characters who animate these stories are woodsmen, hunters, mushroom pickers, stonemasons and shepherds whose lives are carried out in symbiosis with the environment and with an exuberant nature that is often bitter and difficult. It is about mountain people with their faces marked by the signs of age, but who find within nature their refuge and their medicine.

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Racconto della favola di Badia a Pacciana Un libro testimonia come volontà e gioioso lavoro di più generazioni salvano l’Abbazia benedettina e un borgo

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Einstein si attribuiscono molte citazioni, ma quella, cui facciamo qui riferimento, è perfetta per l’avventura descritta nel libro “Badia a Pacciana - l’impegno di una comunità- la sua storia e il suo futuro”. Il geniale scienziato, dopo che gli fu conferito il Premio Nobel, oppresso dalla curiosità dei media, spiegò: “Tutti sanno che una cosa è impossibile, poi arriva uno sprovveduto, che non lo sa, e la realizza”. A ciò, forse, è anche dovuto il vero miracolo, che ha permesso di dare corpo al sogno di alcuni mecenati e dell’intera comunità, nel piccolo vivacissimo centro, una frazione, fra i vivai del comune di Pistoia. Gli “sprovveduti” e produttivi sono stati tanti, uniti e determinati. Anni d’impegno (ancora in corso) e gli splendidi risultati ottenuti meritavano d’essere portati alla conoscenza, sia a testimonianza futura del concetto che “volere è potere”, sia per instillare nelle nuove generazioni vigore e fiducia nel futuro e nell’uomo. La pubblicazione voluta dalla Giorgio Tesi Editrice, a cura di Carlo Vezzosi, è ricca di testi e attraenti immagini dei luoghi e della gente, ed esplicativa della vitalità sociale, competenza e indispensabile fantasia.

The fairy tale story of Baida a Pacciana A book testifies to how the strong will and spirited work of several generations save the Benedictine abbey and village.

Ai piedi del Montalbano, appena sotto a Carmignano e vicinissimo a Quarrata, nella frazione di Catena da sempre luogo di confine fra la provincia di Pistoia e Firenze, si trova “LA BUSSOLA DA GINO” ristorante e locanda Aperto nel 1963 dalla famiglia Ianda di tradizioni macellaie, da sempre rinomato per un’ottima carne, la cacciagione, i funghi ed i tartufi freschi. Moreno Ianda con al moglie Franca e il figlio Edoardo offrono oggi oltre alla tradizione una nuova creatività in cucina con i prodotti tipici del territorio. Notevole la carta dei vini: è possibile scegliere fra più di 350 etichette di vino con un occhio di riguardo ai vini d.o.c.g. di Carmignano. L’albergo dispone di 10 camere con tutti i confort di un tre stelle: aria condizionata, TV, pay tv, frigobar, internet, giardino ed un ampio parcheggio privato. At the foot of Montalbano in the village of Catena and near Quarrata, you will find “LA BUSSOLA DA GINO” hotel-restaurant, founded in 1963 by the Janda family of butchers and with a long tradition of quality, local game, fresh truffle and mushrooms. Now, Moreno and Franca Janda with their son Edoardo offer new culinary creations, in addition to the traditional Tuscan favourites, using typical produce from the kitchen gardens of this area between the foothills and plains of the provinces of Florence and Pistoia. The exceptional wine list offers more than 350 Tuscan labels, including the DOCG wines of Carmignano (the “G” is an extra seal of guarantee for true DOC wines.) The 10-room hotel has all conforts of the tree stars level, with air conditioned, TV, pay-tv, bar frige, internet, garden and a big car park.

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any quotes are attributed to Einstein, but the one to which we refer here is perfect for the adventure described in the book “Badia a Pacciana – the work of a community – it’s history and its future.” The genius scientist, after having been awarded the Nobel Prize, pressed by the curiosity of the media, explains: “Everyone knows that something is impossible to make, then a naïve person who doesn’t know this comes along and makes it.” In this case this could even be due to a true miracle that has allowed the dream of several patrons and an entire community to take shape in this small, lively centre, a community among the plant nurseries of the city of Pistoia. The “naïve ones” and producers have been many, united and determined. Years of work (and still in progress) and the splendid results obtained merited being brought to people’s knowledge, whether as a future testimony of the concept that “Where there’s a will, there’s a way,” or to instil in the new generations a sense of determination and faith in the future and in man. The publication chosen by Giorgio Tesi Editrice, edited by Carlo Vezzosi, contains a wealth of texts and attractive images of places and people, and describes the social vitality, competence and indispensable imagination.

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Canti della Befana

Presepe Vivente

L’avvenimento si svolge la sera della vigilia della Befana ed è un appuntamento fisso che richiama centinaia di turisti oltre che della Val Sestaione anche dalle vallate e paesi limitrofi. Un gruppo di valligiani con gli abiti tipici gira la valle intonando il “Canto della Befana” con aneddoti che riportano la storia dell’anno appena finito e le speranze per l’anno appena iniziato. La serata si chiude con degustazione di prodotti tipici e vin brulè in un turbinio di fantastici fuochi d’artificio che illuminano la vallata con sfumature e colori magici.

Una piccola Beethlemme si ripropone agli occhi del visitatore incorniciata nello splendido scenario delle antiche strade paesane. Escluso qualche edizione mancata l’evento si ripropone ogni anno in maniera sempre più spettacolare coinvolgendo ogni anno più persone. La manifestazione si svolge nelle strade del paese con oltre 50 figuranti che danno vita a un presepe che si inserisce naturalmente nel contesto ambientale e nell’ultimo anno, grazie alla riapertura della Pieve Romanica, è stata programmata la processione dei figuranti, seguita dai visitatori, per assistere alla SS. Messa di Mezzanotte. Il presepe nasce nel dicembre 1990 con circa 15 personaggi che hanno allestito il presepe nella piazza paesana: il fabbro, il mugnaio ecc. Per scaldare la fredda serata negli anni scorsi è stato distribuito del vin brulee’, cioccolata calda, qualche frugiata , necci e dolci tradizionali. La manifestazione, come sempre avrà inizio intorno alle 20,00 per terminare alle 23,30 con la processione dei personaggi che raggiungeranno la Pieve per la S. Messa di mezzanotte allietata dai canti del coro paesano, che accompagnera’ la messa con canti gregoriani. La capannella con la Sacra Famiglia sara’ allestita nei pressi della Chiesa Parrocchiale accanto all’Oratorio del SS Rosario che per l’occasione sarà visitabile.

The Befana’s song The event will take place the evening of the eve of the Befana (the old witch-like woman of Italian folklore who delivers presents to children on the eve of the Epiphany) attracting hundreds of tourists as well as the inhabitants of the Val Sestaione and the valley and surrounding towns that participate each year. A group of villagers with traditional costumes travels around the valley singing the “Canto della Befana,” the Befana’s song, with anectodes that recall the recently concluded year and new hopes for the year that has just begun. The evening concludes with a tasting of local gastronomic products and vin brulè in a whirlwind of fantastic fire works that light up the valley with a magical array of tones and colours.

Montale

Caravaggio, occasione unica

Caravaggio, unique occasion

Una mostra come quella proposta dal 30 novembre al 11 dicembre 2011 alla Villa Castello La Smilea non si è mai vista, e non solo in Italia. Una sala mozzafiato è quella che si presenta agli occhi del visitatore:. Al centro la Maddalena di Caravaggio, curva su sé stessa nell’atto di redenzione. Ai lati la Santa Cecilia di Guido Reni e il San Michele Arcangelo di Ludovico Carracci i due maestri bolognesi che contemporaneamente a Caravaggio sperimentavano una pittura di stampo naturalistico mediata da un diffuso classicismo. Fanno ala gli artisti contemporanei che condivisero il momento di passaggio dal tardomanierismo al naturalismo (Baglione, Orazio Gentileschi, Tommaso Salini, Bartolomeo Manfredi). La mostra è stata promossa dal Comune di Montale (PT), la Libera Accademia di Studi Caravaggeschi, l’Associazione ONLUS “Un Cuore, Un Mondo”, con il sostegno della Regione Toscana e della Provincia di Pistoia. La realizzazione è stata affidata a Pierluigi Carofano, docente di Fenomenologia del Restauro delle opere d’arte presso la Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Siena, specialista di pittura caravaggesca. Infine, si tratta dell’occasione unica di vedere esposta la Maddalena di Caravaggio, per la prima volta in Italia, e il capolavoro, anch’esso inedito nel nostro Paese, la Santa Cecilia, di Guido Reni, opera giovanile del maestro bolognese ispirata decisamente al classicismo di Raffaello.

An exhibit like the one proposed from November 30th to December 11th at the Villa Castle, La Smilea, has never been seen before in Italy or elsewhere. Upon entering it a breathtaking hall immediately captures the visitor’s gaze and directs it towards the centre of the room where Caravaggio’s Magdalene gently bends over in the act of redemption. On each side are Guido Reni’s Santa Cecilia and Ludovico Carracci’s Michele Arcangelo, two Bolognese masters, contemporaries of Caravaggio, who experimented with a naturalistic style of painting mediated by classicism. Sharing the space as well are contemporary artists who represented the moment of transition from late Mannerism to Naturalism such as Giovanni Baglione, Orazio Gentileschi, Tommaso Salini, Bartolomeo Manfredi). The exhibit was promoted by the City of Montale, the Libera Accademia di Studi Caravaggeschi, the ONLUS Association, “One Heart, One World,” with the support from the Region of Tuscany and the Province of Pistoia, who delegated its realization to Caravaggio specialist, Pierluigi Carofano, docent of the Phenomenology of Art Restoration at the Scuola di Specializazione di Bene Storico Artistici at the University of Siena. Finally, it involves a unique occasion to be able to see two works displayed for the first time in Italy: Caravaggio’s Magdalene and Guido Reni’s masterpiece, Santa Cecilia, an early work of the young Bolognese master inspired by Raffaello’s classicism.

Incontri Pistoiesi - Incontri Pistoiesi

The Living Nativity The recreation of a small Bethlehem set within the beautiful scenery of the ancient village roads is a true feast for the eyes. With the exception of a few skipped editions, the spectacular event is held each year and includes increasingly more visitors as the years pass. This living nativity takes place in the town streets with more than 50 figures that blend naturally into the town surroundings. Last year, thanks to the reopening of the Romanesque style parish church, the nativity figures lead a procession, followed by visitors, to the Midnight Mass. The nativity began in December of 1990 in the town square where figures such as the Blacksmith, the Miller and others re-evoke the biblical moment. To warm up the cold evening vin brulee’, hot chocolate, roasted chestnuts, “Necci,’” (chestnut flour crepes) and traditional desserts are served. Traditionally the event begins around 20:00 and finishes at 23:30 with the procession that reaches church for Mass while accompanied by the songs of the town choir who will later perform Gregorian chanting during the religious ceremony. The small stable with the Holy Family will be set up around the church next to the Oratory of SS Rosario, which will be open to visitors for the occasion.

Artisti pistoiesi con la famiglia Kennedy È un momento positivo per due artisti nati e cresciuti a Pistoia. Clara Tesi e Giuseppe Bartolozzi, autori del celebre Pinocchio-art, in mostra all´expò di Shanghai: potranno dire di aver vissuto un´emozione unica. Il 26 ottobre, infatti i due sono stati ospiti della fondazione “Robert F. Kennedy” con i rappresentanti della famosa famiglia statunitense, nella città di Firenze. L´occasione, poi, è di quelle nobili: Tesi e Bartolozzi hanno donato una statua alla fondazione RFK; l´opera sarà battuta all´asta nei mesi prossimi nella città di New York. Nella serata di gala, che si terrà nella sala dei 500 in Palazzo Vecchio, ci saranno anche loro, testimoni silenti della cultura artistica contemporanea pistoiese.

Pistoia’s artists with the Kennedy family It is a positive moment for the two artists born and raised in Pistoia, Clara Tesi and Giuseppe Bartolozzi. They are the authors of the celebrated Pinocchio-art on exhibit at the Shanghai World Expò, and they can say that they have had an extraordinary experience. On October 26th the two were guests of the foundation “Robert F. Kennedy” with representatives in Florence of the famous American family. For this exquisite occasion Tesi and Bartolozzi donated a statue to the RFK Foundation which, in the following months, will be put to auction in New York City. The artists - silent witnesses of the local contemporary artistic culture - will be present at the gala evening that will take place in the magnificent Salone dei Cinquecento of Palazzo Vecchio. 109


IA RN IA O IF AL FORN C I LLA CAL A D M TA FRO “I pistoiesi? SemS PO AIL pre accoglienti, diM sponibili, pronti ad aiutarmi. Erano molto interessati a me e al mio lavoro. Abitavo in pieno centro, in una casa-torre medioevale. Mi svegliavo al suono delle campane, dalle mie finestre vedevo il Battistero. Dico che Pistoia è molto bella, la preferisco a Lucca, troppo turistica”. Amy Baker, californiana, ha trascorso a Pistoia un anno e mezzo. Vuole tornare fra non molto. I suoi studi pedagogici riguardano inizialmente l’età da 0-3 anni, poi si è occupata anche della fascia 3-5. Ha fondato a San Francisco la Piccola Scuola Italiana, sostenuta dalla comunità nostra compatriota, ma frequentata anche da bambini le cui famiglie non avevano alcun rapporto con l’Italia: piaceva il metodo, ed era apprezzata la cultura italiana. Incontro Amy a La Boulangerie, tipico ritrovo franco-americano sulla Fillmore Street di SF. “Amy, parliamo un po’ di questo ‘Metodo Pistoia’.” “Si tratta di un approccio socio-costruttivistico, pensiamo alle teorie di Jean Piaget e Lev Vygotsky. E’ basato sulle relazioni e sull’ascolto fra bambini, insegnanti e genitori. Attraverso l’attenta osservazione da parte degli insegnanti su come giocano, cosa dicono i bambini, e le loro

Dear Pistoia, Our educative approach arrives in the USA The Pistoians?” They are always friendly, open and ready to help me. They were very interested in me and my work. I lived right in the centre, in a medieval tower house. I would awake at the sound of the bells ringing; from my windows I would see the Baptistery. I think Pistoia is really beautiful; I prefer it to Lucca - too touristy.” Amy Baker, a native of California, spent a year and a half in Pistoia, and she would like to return someday soon. Her pedagogical studies initially focused on ages 0-3 while she later became involved as well in the 3-5 year old age bracket. She is the founder of the Piccola Scuola Italiana in San Francisco, with the support of our community, but frequented also by children whose families have no direct links to Italy: they like the method and hold an appreciation for Italian culture. I met Amy at La Boulangerie, a typical FrenchAmerican meeting spot on Fillmore Street in San Francisco. “Amy, let’s talk a bit about this ‘Pistoia Educative Approach’.” “It involves a social-constructionist approach if we think about the theories of Jean Piaget and Lev Vygotsky. It is based on interactions and listening

Cara Pistoia, facciamo scuola anche negli USA conversazioni, si costruisce un curriculum unico per “quel gruppo di bambini”. “Qualche esempio?” “Se i bambini, al punto del loro sviluppo, sono affascinati dal rapporto causa-effetto, le insegnanti progettano attività di causa-effetto, lasciando aperta la loro esplorazione. Ci chiedono di capire come funziona l’amicizia? Ebbene: come entrare nel gioco con altri bambini, come sostenere questo gioco, e anche cosa vuol dire essere una buona amica o un cattivo amico”. “Questo comporta una costante vicinanza, quasi una simbiosi, fra insegnanti e bambini, più che in altri metodi…” “Le insegnanti devono essere presenti non solo per osservare come i bambini affrontano questi problemi, ma anche presenti nel gioco, mentre i bambini creano per se stessi una comprensione/ conoscenza del processo pedagogico, e di sé. Si deve conoscere ogni singolo bambino, incontrarlo dov’è nel ‘suo’ percorso, offrirgli il supporto giusto in ‘quella’ situazione. In una scuola così, il curriculum evolve sempre, e spesso emergono ‘temi’ o ‘progetti’ o ‘percorsi’, fili rossi che guidano un’esplorazione prolungata che coinvolge i bambini in collaborazione”. Amy parla italiano con avvertibile accento pistoiese, in questo pomeriggio piovoso di San Fran-

cisco. E d’improvviso il Battistero, la casa-torre medioevale, piazza del Duomo, via degli Orafi sembrano dietro l’angolo di Fillmore Street. La cultura può incredibilmente avvicinare non solo persone, ma anche luoghi. Mrs. Baker mi racconta che per lunghi periodi ha fatto venire a SF da Pistoia Donatella Giovannini, sua formatrice ai tempi degli studi, e Bice Ravagli, pedagogista veterana, punto di riferimento per tutte le nuove insegnanti. Mi parla di un’altra benemerita maestra, Lella Gandini, che per più di vent’anni ha studiato il ‘Metodo Pistoia’ e oggi lo ha esportato a New Hampton Amherst, Massachusetts. Amy a sua volta si è trasferita a San Bruno (poco a sud di SF, vicino all’aeroporto), dove unisce quel metodo ad altre tecniche pedagogiche. “C’è sempre tanto da imparare, con i bambini.” Ecco qua. Amy mi conferma che insegnare e imparare sono la stessa cosa. E una volta cominciato, non si può smettere, un po’ come con il giornalismo. “C’è un duplice vantaggio nell’insegnare, perché mentre s’insegna, s’impara”, scriveva Seneca all’amico Lucilio. Più conciso Cesare Pavese, duemila anni dopo: “Le lezioni non si dànno. Si prendono.” Spero che quei bambini americani da adulti ricordino che la città di Pistoia ha dato qualcosa alla loro formazione. E che gli venga voglia di venirci, come la loro amica Amy.

among children, teachers and parents. Through the attentive observation on the part of the teachers on how the children play, what they say, and their conversations, a uniquely tailored curriculum is devised specifically for ‘that’ group of children.” “Can you give me an example of this?” “If the children, while at that particular point in their development, are fascinated by the cause and effect relationship, the teachers develop activities of cause and effect, allowing their explorative nature to thrive. If they ask us to understand how friendship works? Well, it is about how to enter into a game with other children, how to keep this game going, and what it means to be a good friend or a bad friend.” “This entails a constant interaction, almost a symbioses, between teachers and children, more than in other methods…” “The teachers must be present not only to observe how the children react to these problems, but they also have to be present in the activity while the children create for themselves a comprehension/knowledge of the pedagogical process, and of their individual selves as well. The teacher has to know each and every child, interacting with each individual at a certain point of “his” or “her” path, offering the appropriate support in ‘that’ particular situation. In this kind of school the curriculum is always evolving, and often ‘themes’ or ‘project’ or ‘paths,’ emerge: threads that lead a prolonged exploration that involves the children in collaboration.” Amy speaks Italian with a notable Pistoian accent on this rainy afternoon in San Francisco - and

suddenly the Baptistery, the medieval tower house, the Duomo Square, via degli Orafi seem to be right around the corner from Fillmore Street. Culture is able to draw together not only people, but places as well. Mrs. Baker tells me that she had both Donatella Giovannini, her mentor while she was a student, and Bice Ravagli, veteran pedagogue and point of reference for all of the new teachers, come visit San Francisco for long periods. She tells me about another praiseworthy educator, Lella Gandini, who for more than twenty years studied the ‘Pistoia Educational Approach’ and today has exported it to New Hampton Amherst, Massachusetts. Amy now lives in San Bruno (south of San Francisco, near the airport), where she combines this method with other pedagogical techniques. With the children there is always something to learn.” So here it is. Amy confirms to me that teaching and learning are one in the same. And once begun, one cannot stop - a bit like journalism. “There is a double advantage in teaching, because while one teaches, one learns,” Seneca wrote to his friend Lucilius. Cesare Pavese, two thousand years later, was more concise: “Lessons are not given. They are taken.” I hope that those American children will remember as adults that the city of Pistoia contributed something to their education – and that they hope to come visit us here one day, just like their friend Amy.

Romano Noli romanol40@libero.it


Hotel - Ristorante

1

Abetone Cutigliano Sambuca P.se

10

Il Convento Un Paradiso a Pistoia A Paradise in Pistoia

S. Marcello P.se Piteglio

5

9 Marliana

4

PISTOIA

2 Massa e Cozzile Serravalle P.se Pescia 11 Uzzano Montecatini T. Buggiano Pieve a Nievole

Montale

6 8

Ponte Buggianese 3 Monsummano T. Larciano

Agliana

7

Quarrata

Lamporecchio

Via San Quirico 33 1

Pag. 12 - Abetone www.abetoneapm.it

2

Pag. 20 Basilica della Madonna dell’Umiltà

Via della Madonna - Pistoia - www.basilicadellamadonna.it 3

Pag. 36 Monsummano Terme e Montevettolini www.comune.monsummano-terme.pt.it

4

Pag. 42 Giardino Zoologico - Pistoia

5

Pag. 47 Dynamo Camp

Via Pieve a Celle, 160/A - Pistoia - www.zoodipistoia.it

Via Ximenes 662, loc. Limestre 51028 San Marcello Pistoiese (PT) Telefono: +39.0573.62171 - www.dynamocamp.org 6

Pag. 52 Associazione Teatrale Pistoiese

Corso Antonio Gramsci, 127 51100 Pistoia Te. 0573 99161 www.pistoiateatri.it 7

Pag. 58 Teatro Il Moderno

8

Pag. 62 Giorgio Tesi Group

9

Pag. 72 Porrettana

piazza Anna Magnani, 1 51031 Agliana (Pistoia) tel 0574.673887 www.ilmoderno.it

Via Badia, 14 - Bottegone - Pistoia - www.giorgiotesivivai.it

per info - www.laporrettana.it - www.italvapore.it 10

Pag. 82 Museo a “Due Ruote”

Via Ponte della Venturina - Pavana - PT - Tel. +39 0534 60057 11

Pag. 94 Miss Ialia 2011 a Montecatini Terme per info: www.comune.montecatini-terme.pt.it

Pontenuovo - Pistoia Tel. +39 0573 452651 info@ilconventohotel.com www.ilconventohotel.com


Vivi con noi la primavera in Toscana Experience Spring in Tuscany with us Riapertura dal 1째 Aprile 2012 - Re-opens from April 1st 2012

Via Bolognese 164 - 51100 Pistoia - SS 64 Porrettana - Tel. +39 0573 48422 / 0573 48042 - Fax: +39 0573 480991 - info@villa-giorgia.com

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www.villa-giorgia.com



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