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neo-Eubios 69 - Tracce del tempo: i suoni della memoria

di Gelsomina Di Feo, Andrea Cerniglia, Anna Magrini, Christian Quaranta

“Era la vigilia di Natale di un freddo inverno. La neve cadeva copiosa mentre il vento che fischiava l’accompagnava talvolta come in walzer talvolta agitandola freneticamente a formare scie lattiginose. Il legno nel camino scoppiettava sopra le ardenti fiamme mentre quello della sedia a dondolo del nonno si lamentava sotto il suo peso da dover cullare. Ci ritrovavamo sempre lì, in quella casa di montagna, io, papà, mamma, il mio fratellino di otto anni e mio nonno, per festeggiare insieme. Dalla finestra si sentiva il cigolio delle ruote di un carretto natalizio che si faceva sempre più energico, poi il silenzio di qualche istante veniva interrotto dal campanello della porta che annunciava l’arrivo degli zampognari. Si usava ancora così in quel paesino, una tradizione così lontana dal nostro presente capace però di scaldare le nostre anime con la stessa distanza che intercorre tra un bimbo in pancia e il cuore della sua mamma. Un paio di canzoni bastano a spingere la realtà oltre un orizzonte fiabesco, fatto di renne, di Babbo Natale, di regali e di arrosto con patate. L’atmosfera fatata terminava lasciando spazio al vociare della gente che, brulicando, si avviava verso la chiesa attendendo il rintocco delle campane, ma già qualcuno si scambiava gli auguri bisbigliando, per paura di rompere quella magia quasi surreale. Come tutti gli anni, il nonno prendeva una vecchia cassetta e noi, come apostoli, ci radunavamo intorno al televisore per guardare insieme quel filmino, sempre lo stesso, di uno di quei natali in cui papà aveva poco più dell’età di mio fratello. In quel filmato compariva molto spesso la nonna, ma stavolta percepivo che il mio cuore non era pronto per rivedere la sua immagine e udire la sua voce; era passato troppo poco tempo dalla sua scomparsa e sapevo che quella visione non sarebbe stata come tutte le altre volte, ma avrebbe fatto scorrere in noi un fiume di commozione. Così decisi di allontanarmi e girovagare in cerca di distrazioni. In quella casa la polvere avvolgeva gli oggetti come una coperta, come a proteggerli dal fluire del tempo: fu durante questa accurata osservazione che mi accorsi di una macchina da scrivere, che giaceva lì e mi chiamava a sé come se volesse incitarmi a toccarla e a provare la sensazione di chi davanti a sé non aveva schermi bensì un foglio di carta che non concede ripensamenti ma solo battute definitive. Ma io un errore lo avevo commesso perché mi ero fatto distrarre dalla musica del giradischi che mio papà si divertiva sempre a far suonare con il suo primo quarantacinque giri regalato dalla sua prima fidanzata. E così, come il suo primo amore, la melodia partiva con qualche incertezza, si stabilizzava, per poi iniziare a gracchiare fino a interrompersi. Non esistevano angoli di quella casa a cui non appartenesse qualcosa di magico; persino l’orologio oscillava sornione convinto che ognuno di loro, ogni oggetto lì presente, non sarebbe mai stato dimenticato e che, anzi, loro fossero i precursori non solo del nostro presente ma anche del nostro futuro. In lontananza sento un suono che si fa sempre più vicino e con prepotenza viene a portarmi via da qui. E’ la sveglia del mio cellulare, sono le otto! Oggi è la vigilia di Natale”.

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Gelsomina Di Feo

Introduzione

“…d’in su i veroni del paterno ostello, porgea gli orecchi al suon della tua voce, ed alla man veloce che percorrea la faticosa tela…”. Così Giacomo Leopardi rievoca Silvia attraverso il ricordo della sua voce e del rumore del telaio che faticosamente veniva mosso dalla sua mano. Si pensi poi a ‘La pioggia nel pineto’, poesia nella quale Gabriele D’Annunzio ricostruisce un ambiente sonoro con virtuosismo lessicale basato sul principio della ripetizione, che genera uno sviluppo di tipo ritmico – musicale; il poeta tende a imitare i suoni della pioggia attraverso processi rievocativi, in modo che il lettore entri in empatia con la natura. La letteratura è comunque ricca di poeti e scrittori che hanno inserito nei loro testi ricordi di suoni e rumori per enfatizzare emozioni, di natura malinconica, sia gioiosa sia angosciante. Da questo emerge il forte valore che la memoria ha sul vissuto personale e che, spesso, condiziona l’esistenza al punto tale da caratterizzare la diversità degli individui. ‘Noi siamo ciò che abbiamo vissuto’ e non a caso il nostro modo di vivere, individualmente e nel contesto sociale, deriva dalle nostre esperienze. L’ascolto di suoni e/o rumori fa parte dell’esperienze sensoriali che hanno indubbiamente origine da processi biologici e neurologici, ma che condizionano o possono vicendevolmente essere influenzati da aspetti puramente psicologici. Il bagaglio di esperienze che costituisce una sorta di ‘database’ personale, rappresenta la memoria individuale e permette di rivivere situazioni ed eventi del passato nel tempo presente. Di fatto l’esperienza è da interpretarsi come qualunque avvenimento capace di coinvolgere un individuo esteriormente e interiormente. Far riaffiorare dei ricordi, in questo caso memorie di suoni/rumori, ha un’importanza rilevante sotto diversi aspetti: attraverso questi processi si possono ottenere informazioni di tipo psicologico e sociologico che permettono di inquadrare in maniera, quanto più possibile oggettiva, gruppi di soggetti che hanno vissuto differenti contesti sociali e/o ambiti generazionali. Basti pensare ai cambiamenti indotti dal progresso tecnologico che hanno avuto come conseguenza la scomparsa di alcuni suoni/rumori dalla nostra quotidianità o ancora altri connessi a specifici luoghi differenti da quelli attuali a cui si sono associati dei ricordi (luoghi di vacanza, territori di origine, località dove si sono trascorsi brevi periodi). Con le finalità sopra citate si è scelto di indagare, attraverso la somministrazione di un questionario online, quali suoni/rumori continuano a permanere nella memoria delle persone.

Genesi del ricordo sonoro

Le esperienze sensoriali derivano dal coinvolgimento del soggetto rispetto alla realtà in cui vive. Volendo riassumere il processo meramente neurologico, tutto ciò che ci circonda viene recepito dagli organi di senso (vista, udito, olfatto, gusto, tatto) sotto forma di ‘messaggi’ che vengono trasmessi agli organi centrali tramite il sistema nervoso. Questo sviluppo, così come descritto, non è però esaustivo a rappresentare la formazione di un ricordo. Ciò che di fatto porta a memorizzare un dato evento è strettamente legato alla percezione, intesa come il processo psichico finalizzato a tramutare i dati sensoriali in forme dotate di senso. La trasduzione sensoriale, che di fatto è solo la conversione dell’informazione recepita dagli organi di senso poi inviata al nostro cervello sotto forma di impulso elettrico, viene riconosciuta, organizzata e arricchita di un certo contenuto secondo il processo che in psicologia viene definito ‘di significazione’. Il valore attribuito individualmente secondo specifici filtri, che determinano il grado di attenzione data alla realtà percepita, fa sì che l’informazione venga immagazzinata secondo profili cognitivi ed emotivi e assuma l’aspetto di ricordo. I ricordi si generano sin dall’infanzia mediante processi percettivi che avvengono già in fase di gestazione. Come dimostrato in alcune ricerche cliniche, il feto percepisce i rumori dell’ambiente in cui vive, nonché quelli prodotti dalle funzioni vitali della madre (battito cardiaco, fluire del sangue, rumori di stomaco e intestino prodotti dalla madre), ma è anche in grado di rispondere a stimoli acustici provenienti dall’esterno, chiaramente attenuati dal passaggio attraverso il grembo materno. Mediante l’abitudine all’ascolto, alcuni suoni e rumori iniziano ad essere immagazzinati e memorizzati e tali attività ne permettono il riconoscimento dopo la nascita.

Il ricordo atavico

Abbiamo discusso di quanto la psicologia abbia influenza nella costruzione della memoria individuale, ma è bene ricordare che esistono ricordi non solamente personali ma piuttosto sociali che decretano l’appartenenza ad un gruppo di persone, a una collettività. L’attenzione dunque viene posta sul contesto sociale che, in maniera del tutto analoga a quello psicologico, è in grado di costituire un gancio con il passato da definirsi appartenente non al singolo soggetto ma al componente di una comunità. Quanto descritto fa emergere l’attitudine a ricordare eventi avvenuti al gruppo al quale si appartiene ma non vissute direttamente in quanto accadute prima della nostra nascita. A titolo esplicativo, talvolta si dice che le donne abbiano paura di quello che può esserci sotto il letto contrariamente agli uomini che temono tutto ciò che possa trovarsi alla loro altezza. Questo ricordo atavico trova radici nell’era primitiva quando la donna, che raccoglieva i frutti sugli alberi vedeva il pericolo di essere attaccata da qualche animale feroce provenire dal basso, mentre la minaccia dell’uomo, che di fatto era addetto alla caccia, spesso giaceva al suo stesso livello. Mentre il vissuto personale è associabile alla memoria storica del soggetto e caratterizza gli individui in maniera puntuale, il contesto sociale invece è costituito dell’insieme delle condizioni culturali e relazionali con gli altri soggetti, nonché della collocazione nella società dalla quale egli proviene e nella quale nasce e cresce. I ricordi quindi derivano dall’apprendimento individuale secondo impostazioni mentali dettate dal contesto sociale che, attraverso regole e schemi rievocativi, tendono ad assoggettare la nostra memoria. Inoltre mentre i ricordi personali sono propriamente appartenenti alla nostra esistenza, quelli sociali, veicolati da processi comunicativi e in un certo senso anche divulgativi, permangono nella memoria anche di persone a cui quei ricordi non appartengono nemmeno. Dunque la collocazione nella società influenza in maniera molto forte il comportamento individuale e tutto quello che ne implica (modo di parlare, modo di porsi, giudizi, pareri, ecc..) ed è quindi in grado di spingersi molto oltre il solo aspetto individuale.

Il questionario come mezzo di indagine

Data la natura dell’indagine strettamente legata ad aspetti psicologici e sociologici si è scelto di utilizzare un questionario on-line con domande a risposta aperta e senza limite di parole al fine di non ‘pilotare’ le scelte, lasciando completa libertà di giudizio. Tutto questo però fa sì che l’analisi dei risultati divenga un’operazione particolarmente complessa che può, sotto certe percentuali di occorrenza, condurre a notevole dispersione dei campioni. A differenza di un questionario costituito da domande a risposte chiuse, lo strumento scelto per questa indagine non permette di operare categoriche standardizzazioni, piuttosto vengono applicati procedimenti interpretativi basati sulla ricerca di ambiti in cui collocare le risposte ottenute. Il questionario, a prescindere dalle modalità (frontale, online, eccetera) e dalle caratteristiche di somministrazione (tipologia di domande, utilizzo di scale di valutazione, ecc.) rimane comunque uno degli strumenti di indagine più efficace laddove si voglia conoscere il parere di un gruppo di persone in relazione ad uno specifico contesto condiviso. Quello proposto per il caso specifico si compone di una prima parte anagrafica in cui, oltre all’anno di nascita e al sesso, è necessario inserire comune, provincia e regione sia di nascita sia di residenza; nella successiva parte l’intervistato ha la possibilità di inserire fino a tre suoni/rumori appartenenti alla sua memoria. Questi dati divengono utili per operare valutazioni di tipo generazionale, laddove connessi all’anno in cui si è nati, o associazioni a contesti geografici e, dunque culturali e sociali, se invece legati ai luoghi in cui si nasce e/o si vive.

Metodologia di analisi

L’analisi è stata effettuata su un campione di 356 soggetti che hanno fornito 990 risposte complessive (non tutti hanno indicato tre suoni). L’età dei partecipanti è compresa tra 14 e 79 anni ed è stata raggruppata in fasce da dieci anni secondo una scelta arbitraria operata per comodità di analisi. Per arginare le difficoltà relative alla variabilità dei dati input, nonché delle risposte ottenute, si è scelto di raggruppare i risultati in macrocategorie opportunamente definite in base alla tipologia di suono/rumore indicato dai rispondenti secondo: suoni antropici, suoni naturali, suoni tecnologici e suoni sociali. La categoria dei suoni antropici comprende le voci di persone quali genitori, nonni, figli, bambini che giocano in strada, eccetera. La categoria dei suoni naturali è relativa a tutto quanto prodotto dalla natura senza l’intervento dell’uomo: tra questi troviamo quindi lo sciabordio dell’acqua del ruscello, il frinire dei grilli, l’abbaiare del cane, eccetera. La categoria dei suoni tecnologici comprende tutti i suoni prodotti da oggetti tecnologici quali: televisione, telefono, computer, automobile, treno, eccetera. Infine nella sfera dei suoni denominati ‘sociali’, sono stati compresi tutti i suoni legati alle attività dell’uomo: tra questi quindi troviamo i suoni legati alle attività domestiche, scolastiche, ricreative, lavorative, eccetera.

Distribuzione dei rispondenti per sesso e fasce di età

Risultati ottenuti

Al fine di comprendere come l’età dell’intervistato ed il progresso tecnologico influenzino i ricordi sonori, in relazione alla fascia di età e/o al sesso, è stata calcolata la distribuzione delle risposte nelle quattro macrocategorie indicate. I grafici che seguono riportano la percentuale riferita al totale delle risposte e suddivisa in base al sesso dei rispondenti. Dai grafici si evince una certa predilezione per i rumori appartenenti alla macrocategoria ‘tecnologici’. Essa infatti riveste la prima scelta sia per gli uomini sia per le donne di tutte le fasce di età partendo dagli intervistati di anni inferiori ai venti fino al gruppo di età compresa tra i cinquanta e i cinquantanove. Restano esclusi da questa considerazione le donne di meno di vent’anni, quelle tra i trenta e trentanove e gli uomini tra i cinquanta e i cinquantanove anni che invece hanno scelto per la maggiore suoni classificati come ‘sociali’. Superati i sessant’anni la macrocategoria dei sociali diviene prima opzione di scelta per uomini e donne, fino ai settantanove anni. Per quanto concerne i suoni ‘naturali’ e i suoni ‘antropici’ quasi sempre i primi sono stati scelti prima dei secondi citati, escludendo qualche situazione di pari merito. Questa situazione è da intendersi ribaltata solo in quattro casi: uomini di età inferiore ai vent’anni e compresa tra i trenta e i trentanove e donne tra i venti e i ventinove e tra i trenta e i trentanove. I seguenti grafici aiutano a capire meglio la variazione delle scelte rispetto alle macroaree in relazione all’età dei rispondenti, a fronte della suddivisione in base al sesso degli intervistati. La seconda fase di elaborazione dei risultati riguarda i suoni/rumori scelti per ogni intervallo di età indipendentemente dal sesso. Il dato rappresentato è la media delle percentuali raggiunte dai due sessi; tale scelta è stata operata al fine di normalizzare le situazioni con sbilanciamento tra il numero di rispondenti maschi e femmine. Nei grafici vengono riportate solo le occorrenze che hanno superato il 3%.

Dai precedenti grafici emergono importanti considerazioni: il suono del telefono fisso, ad esempio, appare in sei diagrammi su sette; nell’analisi relativa alle persone con età compresa tra i venti e cinquantanove anni esso si colloca tra i primi tre suoni più ricordati. Anche la macchina da scrivere, ad esclusione dei rispondenti di età inferiore ai ventinove anni, ha raggiunto un numero di occorrenze tale da essere sempre indicata. Questi suoni/rumori, così come altri presenti ma non citati, sono strettamente connessi all’evoluzione tecnologica, già menzionata precedentemente che, in qualche modo, ha decretato la scomparsa di questi oggetti dal nostro vivere attuale. In altre parole ciò che ha rappresentato una costante in periodi ben definiti della nostra vita è stato sostituito da qualcos’altro di più innovativo. Altre scelte degne di curiosità sono le ‘voci dei nonni’ inserite dalle persone con età inferire a trentanove anni e le ‘voci dei genitori’ ricordate da sessanta a settantanove anni. E’ chiaro che questo tipo di ricordo è associato alle persone care presumibilmente scomparse, che nel caso della fascia di età più giovane si identificano nelle figure progenitoriali, mentre spostandoci in là nel tempo vengono sostituite da quelle della madre o del padre. Ci sono poi dei suoni che caratterizzano un dato contesto generazionale come il caso del modem per i rispondenti di età compresa tra i trenta e i trentanove anni: queste persone erano infatti adolescenti nei primi anni del nuovo secolo, periodo della diffusione capillare di Internet quando ancora la connessione ADSL non aveva fatto la sua comparsa. Interessante anche il rumore della bicicletta proposto prima dei ventanni e tra sessanta e sessantanove, generalmente indicato come ‘la cartolina tra i raggi’, per riprodurre il suono dell’agognato motorino.

Conclusioni

La ricerca si è rivelata particolarmente interessante in quanto ha consentito di tracciare uno spaccato sulla memoria acustica collettiva relativa a diversi periodi storici, in un momento di forte trasformazione e rivoluzione. Alcuni dati emersi appaiono congruenti con i processi evolutivi sia di matrice tecnologica sia sociale, riportando in superficie ricordi latenti che fanno parte del background collettivo. Il questionario è ancora disponibile online all’indirizzo: www.eracustica.eu e, qualora venisse raggiunta una base statisticamente significativa, l’analisi potrà essere ripetuta considerando anche aggregazioni di tipo geografico in relazione all’area di appartenenza, rurale o cittadina e, all’eventuale spostamento da una zona all’altra.

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