ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
POLITECNICO DI TORINO AREA DELL’ARCHITETTURA a.a. 2014/2015 CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE, URBANISTICA E PAESAGGISTICO- AMBIENTALE ATELIER DI PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA E TERRITORIALE Analisi e progettazione paesaggistica (Prof. Giulia Carlone) Modelli matematici per la decisione (Prof. Roberto Monaco) Pianificazione paesaggistica e territoriale (Prof. Claudia Cassatella - Bianca Seardo)
GRUPPO 14 Di Maria Lorena Nervi Emilio Perniola Laura Torchio Giulia Vidal Celia
INTRODUZIONE Il "Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni". Come definito nella Convenzione Europea del paesaggio, questo importante tema assume una rilevanza fondamentale sotto diversi aspetti quali quello culturale, ambientale, sociale, storico e percettivo, garantendo la qualità della vita delle popolazioni. Il paesaggio necessita nel complesso di forme di conoscenza e di un'attenta analisi al fine di garantire la sua salvaguardia. Il lavoro svolto si focalizza sull'analisi dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, incluso nell'ambito 28 dal Piano Paesaggistico Regionale, il quale rappresenta un ambito di grande complessità caratterizzato da una ricchezza morfologica molto significativa. Nel complesso, è stata inizialmente sviluppata un'analisi conoscitiva del territorio in esame, la quale si è specificata nella descrizione e nell'interpretazione dei diversi assetti che compongono l'area quali quello ambientale, insediativo, percettivo e pianificatorio, al fine di ottenere un'iniziale e complessiva visione di insieme. Successivamente l'analisi è stata approfondita attraverso l'interpretazione strutturale dell'area e la rappresentazione di sintesi dei relativi valori paesaggistici. In tale ottica, in base agli elementi precedentemente individuati e presenti sul territorio dell'Eporediese, sono stati identificati i caratteri strutturanti, qualificanti e di criticità, attraverso una visione di tipo olistico, focalizzata sull'integrazione di differenti letture del territorio. Analogamente, è stata sviluppata un'analisi SWOT che permetta l'individuazione, in base ai diversi assetti, i punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce presenti nell'ambito. Successivamente, in base alle analisi effettuate ed alle considerazioni emerse, si è deciso di affrontare ed approfondire un tema di significativa importanza per il territorio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea, rappresentato dal paesaggio rurale storico. L'indagine vuole gettare le basi per il riconoscimento, la conservazione, la gestione dinamica dei sistemi di paesaggio storico e delle pratiche tradizionali, in un'attività volta a valorizzare e a tutelare le preesistenze storiche. Preesistenze e persistenze storiche rappresentano nel complesso delle importanti tracce dell’evoluzione di un luogo, ne identificano l’identità storica, culturale ed ambientale e risulta essenziale garantire la loro conservazione. La questione del paesaggio rurale storico è quindi affrontata in tutta la sua complessità, considerando il paesaggio come l'integrazione di aspetti sociali, economici e ambientali in un'ottica temporale e spaziale. Al fine di garantire un’analisi il più dettagliata possibile, si è scelto di svolgere uno studio sia sull’intero territorio dell’AMI, sia focalizzando l’attenzione su due aree con caratteristiche morfologiche ed ambientali differenti, rappresentate da un’area di pianura ed una di collina. Ciò ha permesso di entrare nel merito di una differente situazione, valutando come i differenti piani comunali trattano il tema del paesaggio rurale storico. In tale ottica, si è riconosciuto come attualmente gli strumenti ordinari di pianificazione approfondiscano scarsamente il tema della conservazione del paesaggio agrario, il quale rischia, col passare del tempo, di vedere compromessa la propria esistenza, e dando vita ad una situazione di criticità data dalla perdita della riconoscibilità del territorio su cui le preesistenze sorgono. A fronte di tali considerazioni, è apparso necessario creare un collegamento ed un confronto tra gli obiettivi considerati efficaci al fine della tutela e gli obiettivi degli strumenti di pianificazione comunale. Tale confronto è finalizzato a garantire un'integrazione della normativa, al fine di accentuare l'attenzione sulle azioni di salvaguardia e mantenimento delle sue tracce. Fondamentali appaiono quindi nel complesso dell’analisi i concetti di conservazione, mantenimento, gestione, salvaguardia, tutela e valorizzazione, sostenendo quegli elementi che hanno contraddistinto il paesaggio come oggi lo vediamo.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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PARTE 1 ANALISI E INTERPRETAZIONE DEL PAESAGGIO DELL'ANFITEATRO MORENICO DI IVREA
1.1 Quadro conoscitivo dell'AMI La prima parte del dossier intende analizzare i diversi assetti territoriali di area vasta che permettono di conoscere e descrivere il paesaggio dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea. Le analisi hanno riguardato gli assetti ambientale (morfologia, idrogeologia, uso dei suoli, elementi di valore naturalistico, attività agroforestale, …), insediativo, (fasi insediative, consumo di suolo, infrastrutture, attività produttive, dinamiche demografiche, …) percettivo fruitivo (fulcri visivi, percorsi panoramici, valori sanciti e riconosciuti, fruizione, associazionismo, …) e pianificatorio (pianificazione a scala sovralocale e locale, progettualità locale, …). Per delimitare l'area di studio è stata ripresa la suddivisione in Ambiti di Paesaggio definita dal Piano Paesaggistico Regionale del Piemonte; in particolare è stato preso come riferimento l'ambito n. 28 "Eporediese", che sostanzialmente ricalca l'area dell'AMI. Obiettivo di quest'analisi è indagare le dinamiche passate, presenti e future e le pressioni naturali e antropiche che coinvolgono il paesaggio fortemente riconoscibile dell'Anfiteatro.
Il termine anfiteatro deriva dalla caratteristica forma a "ferro di cavallo" delle morene che le glaciazioni del Ghiacciaio Balteo hanno depositato sul territorio. In tutta l'area sono evidenti le pulsazioni glaciali che hanno prodotto importanti accumuli morenici: morena laterale sinistra (detta Serra di Ivrea), frontale Est, frontale Ovest e infine quella di destra, corrispondente alla Morena della Val Chiusella. Grazie alle sue particolari caratteristiche morfologiche e geologiche, l'Anfiteatro Morenico di Ivrea è stato individuato come un importante geosito. Per geosito si intende qualsiasi località, area o territorio in cui è possibile definire un interesse geologico-geomorfologico e/o paesaggistico per la conservazione (W.A.P. Wimbledon 1995, pp.159-202). Essi rappresentano importanti testimonianze della storia della Terra e consentono di comprendere l'evoluzione del paesaggio (da Gruppo di Lavoro Protezione dei Geotopi in Svizzera-1991). La morfologia dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea è quindi determinata dalle strutture formatesi dall'azione di erosione e deposito del ghiacciaio che ha scavato la Valle d'Aosta (denominato ghiacciaio balteo) nel corso delle ultime glaciazioni in corrispondenza del suo sbocco in pianura.
1.1.1 Assetto ambientale Localizzazione e inquadramento L'anfiteatro morenico è una struttura di origine glaciale originata da un complesso di morene che un ghiacciaio deposita ad archi concentrici lungo la sua fronte, quando si ritira a fasi intermittenti per ragioni climatiche. È situato nella parte Nord occidentale del Piemonte, al confine con la Valle d'Aosta, con un'estensione di circa 530 km²: è conservato quasi interamente ed è il più leggibile a livello europeo. Comprende tre Province (Torino, Biella e Vercelli) e ottanta comuni, con una popolazione di circa 100.000 abitanti.
Localizzazione di alcune delle principali strutture dell'Anfiteatro morenico di Ivrea Fonte: elaborazione macrogruppo assetto ambientale
Localizzazione dell'Anfiteatro Morenico nella Pianura Padana Fonte: elaborazione su base Google Earth
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Le fasi di erosione e accumulo del ghiacciaio hanno dato luogo a varie formazioni: Rilievi collinari: le aree collinari sono formate dalle strutture moreniche e presentano una quota più elevata rispetto alla pianura; esse formano un arco continuo di oltre trecento gradi, aperto in corrispondenza dello sbocco della Valle d'Aosta. Le altre aree, poste più a Sud, adiacenti alla pianura padana, derivano dalle morene frontali del ghiacciaio e presentano una pendenza scarsa, ad eccezione della morena mediana di Masino che si presenta con una maggiore acclività. Serra di Ivrea: la Serra è un rilievo collinare dalla forma particolarmente regolare e continua, formato dai depositi accumulati nella fase intermedia del ghiacciaio. Si sviluppa da Nord Ovest a Sud Est per circa 20 km, nell'asse comprendente le aree dei comuni di Andrate, Chiaverano, Burolo e Zimone. Laghi: i laghi presenti all'interno dell'Anfiteatro hanno due nature diverse. I laghi collocati all'imbocco dell'area di interesse derivano da un fenomeno di erosione da parte del ghiacciaio, che ha scavato diverse conche nella roccia viva. Corrispondono al gruppo dei laghi di Ivrea i laghi Nero, Pistono, Sirio, Campagna e San Michele e presentano ridotte dimensioni. Hanno diversa origine i laghi di Candia e Viverone, di dimensione molto più
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ampia: sono laghi di sbarramento, formati quindi grazie alla contropendenza dovuta al deposito morenico del fronte interglaciale. Appartiene a quest'ultima categoria il piccolo lago di Meugliano a Nord Ovest, in corrispondenza dello sbocco della Val Chiusella. Pianura interna all'Anfiteatro: quest'area, pressoché pianeggiante, è contenuta all'interno dell'Anfiteatro morenico. È attraversata dal fiume Dora Baltea e dal torrente Chiusella; il loro corso ha caratterizzato, in tempi successivi al ritiro del ghiacciaio, la struttura della pianura, tramite la migrazione laterale dei diversi meandri progressivamente colmati e abbandonati. Grembiule esterno all'Anfiteatro: questa fascia a debole acclività che circonda esternamente l'anfiteatro costituisce il raccordo tra le colline moreniche e la pianura; esso è costituito dai sedimenti fluvioglaciali dati dall'attività di trasporto e deposizione dei corsi d'acqua che si originavano dallo scioglimento del ghiacciaio.
Geologia del sito Gran parte dell'area presenta formazioni di rocce sedimentarie; i rilievi morenici sono infatti costituiti da rocce derivanti dai depositi glaciali così come la pianura interna e il grembiule esterno sono formati da depositi alluvionali dovuti all'azione del fiume Dora Baltea e dei suoi affluenti: questi depositi subpianeggianti danno origine a suoli irrigui che si prestano molto bene all'agricoltura. Accanto a queste tipologie di rocce esistono altri affioramenti da segnalare. L'area che interessa i comuni di Vidracco, Baldissero e Castellamonte presenta un'ampia formazione di peridotiti, antichissime rocce ultrafemiche di natura magmatica intrusiva del mantello superiore. Altra formazione particolare sono le dioriti di Traversella, che costituiscono un pregiato materiale da costruzione, formanti un piccolo plutone magmatico relativamente recente nel comune omonimo. Infine, nella parte Nord dell'Anfiteatro, affiorano principalmente dei gabbri, antiche rocce femiche magmatiche. Sul territorio sono inoltre presenti diversi massi erratici, materiale detritico che l'antico ghiacciaio ha depositato a fondovalle.
Quadro idrogeologico Le acque superficiali nel territorio di Ivrea compongono un reticolo idrografico poco sviluppato, con scarsa capacità di drenaggio delle acque di pioggia, che tende a provocare ristagni e locali fenomeni di allagamento. I corsi d'acqua principali sono la Dora Baltea, il Torrente Chiusella e il Rio Ribes. La Dora Baltea, rappresenta il fiume maggiore delle Alpi Occidentali percorrendo tutta la Valle d'Aosta e un tratto del Piemonte. Nasce dalle falde del massiccio del Monte Bianco e nel suo percorso riceve il contributo delle acque degli affluenti. Una volta entrata in territorio piemontese, la Dora attraversa l'Anfiteatro Morenico d'Ivrea e affluisce nel Po, da sinistra, a valle di Chivasso. Il Chiusella sorge, alla testata della valle omonima, è alimentato dai nevai e dalle sorgenti ubicati in testa al suo bacino di pertinenza, ha un regime idrologico permanente con portate massime in primavera ed autunno e minime in estate e in inverno; il Rio Ribes, alimentato dai versanti collinari del cordone laterale destro dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, ha un regime idrologico di tipo pluviale, ossia con variazioni di portata legati ad eventi pluviometrici di tipo stagionale. Uno degli aspetti paesaggisticamente più interessanti dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea è la presenza di numerosi specchi lacustri (anello dei 5 laghi di Ivrea, i laghi di Viverone e Candia, i laghi intermorenici di Alice Castello e Bertignano) e torbiere la cui genesi è direttamente legata agli antecedenti eventi glaciali. A testimonianza della precedente abbondanza di bacini restano nella zona numerosi piccoli stagni e torbiere, che rappresentano l'ultimo stadio evolutivo di un lago.
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Rete idrografica dell'AMI Fonte: analisi territoriale Consorzio Tutela Vini D.O.C. Caluso Carema Canavese
Il rischio idrogeologico si compone di più fattori, da quelli relativi alle acque sotterranee ai fenomeni di degrado ed erosione spondale fino all'interazione negativa fra le attività antropiche e le acque di superficie. L'ampio paleoalveo della Dora Baltea è percorso dal rio Ribes, il quale nasce a nord dell'abitato di Banchette e prosegue a valle fino al torrente Chiusella; in corrispondenza del centro urbano di Ivrea la capacità di portata dell'alveo del fiume Dora è limitata e quando viene superata è il rio Ribes ad essere investito dal deflusso. Nel tempo si sono generati fenomeni di allagamento delle aree adiacenti al Ribes che hanno interessato gli insediamenti ed hanno interferito con le infrastrutture viarie presenti. Anche l'urbanizzazione può comportare effetti negativi poiché l'impermeabilizzazione del suolo non permette alle acque di pioggia di filtrare attraverso il terreno che, al contrario, si concentrano nei fiumi, aumentandone la pericolosità. Spesso le aree di esondazione della Dora Baltea sono state occupate da insediamenti residenziali e produttivi che costituiscono ostacoli al regolare deflusso dell'acqua e comportano una riduzione delle sezioni di piena dei corpi idrici; a questo si lega fortemente anche l'inadeguatezza degli assetti idraulici degli stessi corpi d'acqua che spesso, non venendo adeguatamente monitorati e gestiti, risultano essere causa di possibili esondazioni.
Aree protette La particolare conformazione a catino pedemontano e la morfologia complessa dell'AMI determinano un paesaggio a mosaico molto vario, all'interno del quale flora e fauna si distribuiscono in relazione alla diversità degli ambienti presenti (arido, lacustre e boschivo). Sono riconoscibili 4 sistemi ambientali differenti per morfologia, origine ed attuale uso dei suoli: sistema delle pianure che risulta predominante nell' ambito eporediese in cui prevale una copertura semi-naturale e cinto da un sistema pre-collinare (che la separa dal vicino ambito della pianura Padana), in cui l'ambiente antropizzato predomina con prevalenza agricola intensiva (40% della superficie) e nuclei abitati (8%); il sistema collinare, naturale congiunzione tra l'area precedente ed il sistema montuoso, in cui è notevole la copertura boschiva che riguarda il 35-40% della superficie totale. All'esterno della cerchia morenica il contatto con i terrazzi antichi e con l'alta pianura agricola del Canavese determina un'area di transizione.
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Tale varietà di ambienti, attribuibile a cause storico-geologiche, contribuisce in termini di biodiversità e garantisce la presenza di diversi ambienti, ecosistemi e paesaggi che si susseguono determinando ricchissime sequenze di habitat e morfologie locali. Il mantenimento di tale complessità e la conservazione della propria integrità strutturale avviene tramite riconoscimenti normativi sia privi di valenze vincolistiche sia aventi valenze prescrittive ai differenti livelli amministrativi. Appartengono alla prima categoria i "Geositi" (architetture naturali o singolarità paesaggistiche di pregio scientifico ed ambientale che testimoniano i processi naturali che rendendo peculiare il luogo in cui essi sono inseriti) quali le miniere di Brosso, i cinque laghi di Ivrea e la Bessa; sottoposti a vincolo, invece, sono Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS), siti protetti della Rete Natura 2000. In particolare nell'AMI sono sanciti 12 SIC, due dei quali coincidenti con le omonime aree ZPS: SIC Serra d'Ivrea, SIC Laghi di Ivrea, SIC Lago di Maglione e Moncrivello, SIC Boschi e paludi di Bellavista, SIC Lago di Bertignano e stagni di Roppolo, SIC/ZPS Lago di Viverone, SIC Stagno interrato di Settimo Rottaro, SIC Palude di Romano Canavese, SIC Scarmagno – Torre Canavese (Morena destra d'Ivrea), SIC Monti Pelati e Torre Cives, SIC Laghi di Meugliano e Alice, SIC/ZPS Lago di Candia. L'Italia riconosce ulteriori 5 aree vincolate ai sensi della legge 1497/1939 e cioè la zona circostante l'autostrada Torino-Ivrea-Quincinetto, la zona circostante il Lago di Candia, la zona costiera del Lago di Viverone, la Collina del Piazzo-Parco e giardino della casa Sella, i Laghi Morenici. Sono inoltre presenti 6 Galassini stabiliti secondo la legge 431/1985: Vigneti di Carema, zona del Lago Viverone e della Serra morenica, territori della Bessa, Castello, Parco e Centro Storico di Agliè ed area circostante, zona circostante il Lago di Candia, Morena di Mazzè ed Invaso artificiale della diga sul fiume della Dora Baltea. In ultimo sono state stabilite due Riserve Naturali Speciali Regionali (la Bessa, Monti pelati e Torre Cives) e il Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia.
Ecologia del paesaggio L'Anfiteatro Morenico di Ivrea può essere considerato come un insieme di unità ambientali tra loro collegate in un ecomosaico interconnesso. Esso può essere immaginato come un "puzzle" composto da diversi ecosistemi che interagiscono tra loro e con l'ambiente che li circonda. Il territorio infatti si presenta diviso in due settori: il primo relativo alle aree pianeggianti, all'interno e all'esterno dei cordoni morenici, mentre il secondo sui versanti degli stessi; inoltre nelle zone di maggiore pendenza, corrispondenti alle colline moreniche, sono presenti aree boscate, in quelle dell'interno prevale la coltura irrigua. I boschi e le formazioni arbustive vanno a crearsi sui cordoni morenici, in quanto, non è possibile una gestione agricola a causa della pendenza e della qualità del suolo. Prevalgono formazioni antropizzate a castagneti e robinieti, a volte misti con querce e latifoglie; nelle zone pianeggianti intramoreniche si presenta qualche porzione di querco-carpineto. Tra i cordoni della Serra sono presenti fasce pianeggianti a colture marginali circondate dal bosco. Dalla carta realizzata emerge come la componente urbanizzata più rilevante sia la città di Ivrea, situata al centro dell'AMI. Le componenti agricole (seminativi irrigui, prati stabili di pianura, prati pascolo) e quelle naturali (castagneto e pioppeto) sono più diffuse rispetto alle componenti seminaturali (praterie, rimboschimenti, cespuglieti).
Ecomuseo dell'AMI Fonte: Rielaborazione del macrogruppo assetto ambientale degli shapefile del PFT di Vercelli, Torino e Biella
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1.1.2 Assetto insediativo
Fasi dell'insediamento L'AMI fa parte dell'area storico-culturale definita dal PTR "Canavese, Eporediese, Biellese"; la costruzione degli insediamenti dell'eporediese è avvenuta nel corso di cinque periodi storici: 1. L'epoca romana, le cui tracce sono visibili attraverso la tipica struttura dell'insediamento (cardo-decumano), il tessuto agricolo centuriato e le tracce puntiformi; 2. L'epoca della cristianizzazione, nel periodo storico immediatamente successivo alla caduta dell'impero romano, in cui si sono verificati due fenomeni: da una parte la fondazione di nuove città, dall'altra la trasformazione dell'ambiente rurale in seguito al diffondersi di luoghi di culto legati agli ordini ecclesiastici costituitisi in tale periodo; 3. L'epoca medievale, di cui permangono maggiormente le tracce (castelli, torri e ricetti) grazie al fenomeno dell'incastellamento. In questo periodo il castello è il polo generatore del borgo che nel tempo diventa la "cittadella della città"; 4. L'epoca moderna in cui, grazie alla costituzione del regno sabaudo, si assiste al proliferare di residenze nobiliari, infrastrutture e nuovi poli della religiosità; 5. L'epoca contemporanea, segnata dai fenomeni di industrializzazione (ad esempio la Olivetti) e da una nuova ondata di urbanizzazione a partire dal primo Novecento. L'intero ambito eporediese presenta un numero considerevole di beni storici e culturali riconosciuti nel Piano Paesaggistico Regionale. I beni e le testimonianze storiche sul territorio hanno in alcuni casi un rapporto diretto e visibile con i tessuti insediativi che si sono stratificati nel corso del tempo in quanto, in presenza di un bene storico di rilievo, si è successivamente sviluppato un processo storico-insediativo, mentre in altre situazioni il bene storico è rimasto isolato, senza alcun legame con le nuove espansioni insediative. Beni vincolati del PPR Piemonte
Sistema di fortificazioni: castelli con funzione di controllo centrale (castello di Ivrea), castelli signorili con funzione di controllo e forte carattere paesaggistico e percettivo, castelli di minore dimensione e importanza posti a presidio della viabilità, castelli utilizzati come residenze private o come luogo della produzione, ricetti con scopo di protezione dei raccolti e del territorio. La dislocazione dei castelli è avvenuta inizialmente per grandi maglie, lungo le direttrici principali e successivamente a maglie più fitte; i castelli aventi alto valore panoramico e paesaggistico sono il castello di Ivrea, il castello di Masino, il castello di Pavone Canavese e il castello di Montalto Dora mentre tra i ricetti si possono citare quelli di Albiano e Montalenghe; Centri storici consolidati a carattere tipicamente rurale, in particolare sulle pendici prealpine e moreniche; Architetture religiose risalenti ad epoche diverse che si localizzano sia nel paesaggio diffuso sia nei tessuti consolidati dei centri storici; Elementi moderni, in particolare il polo industriale della famiglia Olivetti realizzato a partire dai primi anni del '900 a Ivrea, oggi riconvertito in Museo a cielo aperto dell'Architettura Moderna, che è un esempio non solo di architettura industriale e residenziale ma anche di pianificazione territoriale e costruzione sociale. Questo "progetto di comunità" è stato candidato a diventare sito Unesco nel 2012.
Analisi morfologica dei sistemi insediativi
Fonte: Geoportale Piemonte
Permanenze storiche dei processi insediativi L'intero territorio dell'AMI è stato coinvolto nei secoli da diversi fenomeni storici di antropizzazione ed è perciò difficile individuare le specifiche tracce storiche stratificate, le cosiddette "permanenze". Il PPR individua dei sistemi culturali territoriali che permettono di far emergere l'identità storica dei luoghi attraverso l'analisi dei processi di trasformazione caratterizzanti la costruzione e la percezione di porzioni vaste di territorio. È possibile individuare una serie di temi che caratterizzano il territorio eporediese: Due assi stradali storici (il primo proveniente da Pavia e Vercelli, il secondo da Torino ad Aosta - oggi strade provinciali), elementi fortemente condizionanti e strutturanti poiché su di essi si è materialmente costruito il territorio, viabilità verso i valichi alpini, insediamenti, opere fortificate, attività colturali, opere relative alla linea ferroviaria Chivasso-Aosta;
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Configurazione dei sistemi insediativi dell'AMI Fonte: elaborazione del macrogruppo assetto insediativo con riferimento al manuale della Regione Piemonte "Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti"
Gli insediamenti dell'area di studio hanno sempre mostrato un'importanza strategica in quanto sorgono su un territorio di passaggio verso i valichi alpini valdostani e sono inoltre un tramite per le relazioni sovraregionali. Sul territorio è possibile distinguere due tipologie di sistemi insediativi (concentrati e lineari) che spesso di relazionano tra loro a formare sistemi più complessi. Fulcri generatori di questi sistemi sono elementi puntuali (castelli e architetture religiose) e lineari (sistema stradale e fluviale). Questa classificazione è stata utilizzata dalla Regione Piemonte nel manuale "Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti. Buone pratiche per la pianificazione locale". Emerge così un sistema insediativo gravitante su Ivrea (fulcro dell'intero sistema insediativo storico dell'AMI), da cui si dipartono bracci di insediamenti di natura prevalentemente lineare in direzione Nord, Est, Sud e Sud-Ovest. È possibile distinguere anche il sistema della bassa valle della Dora Baltea, strettamente connessa alla viabilità storica, e infine il sistema insediativo canavesano, aperto verso Sud, con stretti legami con le aree adiacenti.
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Rango degli insediamenti dell'eporediese Il PPR del Piemonte assegna 3 differenti ranghi agli insediamenti: Rango 1 - città capitali e dominanti, sedi diocesane, centri amministrativi (capoluoghi di provincia di antico regime); Rango 2 - centri amministrativi e di mercato a livello subregionale, centri riconosciuti quali città in antico regime e sino al postunitario, centri a specializzazione funzionale di rilevanza regionale; Rango 3 - centri con forte identità morfologica (insediamenti di nuova fondazione, ricetti, …), centri di riconoscibile complessità funzionale, centri specializzati di rilevanza subregionale, insediamenti abbandonati noti da indagini archeologiche. Gli insediamenti dell'AMI sono tutti di rango 3, fatta eccezione per Ivrea che è classificata come rango 1 per la sua importanza storica e la presenza di servizi di elevata importanza.
Analizzando i dati relativi all'occupazione emerge un'elevata percentuale di occupati sul totale della forza lavoro a livello comunale; tali valori vanno dal 91% al 97%. A scala di intero ambito, il 92% della popolazione rappresenta gli occupati sulla forza lavoro totale, solo l'8% è in cerca di occupazione. Tale dato è maggiore rispetto a quello del capoluogo; infatti nel comune di Torino la percentuale di occupati è pari al 90% mentre le persone in cerca di lavoro costituiscono il 10%.
Analisi socio-economiche Rappresentazione degli occupati al 2011 Fonte: elaborazione macrogruppo assetto insediativo
L'analisi dei valori agricoli medi è stata condotta analizzando i dati dell'Agenzia delle Entrate - Osservatorio del Mercato Immobiliare delle province di Torino, Biella e Vercelli (dati al 2013 e 2010). Nel grafico sono riportate le categorie agrarie maggiormente presenti nell'area.
Popolazione
L'evoluzione demografica della Andamento demografico dell'AMI (fonte Istat) popolazione dell'AMI è stata sviluppata 250.000 202.998 207.642 considerando la serie storica di dati dal 205.777 200.000 171.801 1951 al 2011 (fonte Istat). 209.117 199.962 150.000 Dall'elaborazione dei dati è emerso che la 182.423 popolazione al 2011 è aumentata rispetto al 100.000 1951 registrando un picco significativo 50.000 negli anni '70, presumibilmente dovuto al 0 periodo di sviluppo economico dell'area 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 (grazie al perfezionamento delle tecniche Anno agricole - pastorizie e alla crescita industriale - produttiva e turistica); a partire dagli anni '80 si è registrata una leggera inflessione fino agli anni 2000, quando è cominciata la ripresa attestandosi a 205.777 abitanti al 2011. La concentrazione insediativa si attesta principalmente nella zona pianeggiante limitrofa alla conurbazione di Ivrea e in quella del fronte collinare orientale; tali aree sono caratterizzate da un alto livello di accessibilità (si sviluppano infatti lungo i principali assi viari, l'Autostrada A5 Torino-Aosta e la via Francigena) in considerazione della morfologia del suolo. In confronto ad altri centri del Piemonte (Torino circa 7.000 ab/km2), la densità abitativa presenta valori mediobassi, in linea con la collocazione delle città in un territorio morfologicamente eterogeneo e con le dimensioni delle aree.
Rappresentazione della densità abitativa al 2011 Fonte: elaborazione macrogruppo assetto insediativo
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Sistema infrastrutturale L'assetto infrastrutturale dell'AMI è diversificato in funzione della morfologia del territorio e delle diverse funzioni. Lo studio è stato condotto esaminando le Norme d'Attuazione del PPR e consultando anche gli elementi riportati nella Tav. P4.3 del PPR. Le reti infrastrutturali della mobilità odierna sono caratterizzate da: Tracciato dell'Autostrada A5 Torino-Aosta (e dalla cosiddetta "bretella" E25 Ivrea-Santhià), nei pressi dei cui caselli si sono consolidate, negli ultimi 50 anni, piccole aggregazioni e insediamenti produttivi; l'infrastruttura si estende in direzione Nord-Sud all'interno dell'ambito ed è vincolata secondo l'ex lege 1497/1939 in quanto percorso panoramico; Strade Statali che, incontrandosi nel comune di Ivrea, si diramano poi nelle quattro direzioni possibili, connettendo i centri regionali di I e II rango: SS26 si dirama verso nord (Valle d'Aosta) e verso sud in direzione Chivasso, SS228 tra Ivrea e il lago di Viverone, SS 565 verso Ovest connette Ivrea con il comune di Castellamonte, SS419 congiunge il comune di Mongrado con Borgofranco di Ivrea; Fitta rete di Strade Provinciali che attraversano tutti i comuni dell'area (SP2, SP41, SP52, SP54, SP56, …). L'SS26 (da Strambino a Mercenasco), l'SS228 (lago di Viverone e tra Bollengo e Palazzo Canavese) e l'SS338 (da Mongrando, Zubiana a Bollengo), insieme ad alcune Strade Provinciali, presentano dei tratti vincolati: esse infatti attraversando paesaggi di estrema bellezza, sono in grado di offrire percorsi panoramici e spostamenti funzionali.
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Di ulteriore grande importanza, per aver in passato stimolato la formazione di insediamenti minori, è la linea ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta: essa, accostandosi al corso del fiume Dora Baltea, è, per ora, l'unico collegamento ferroviario che permette di raggiungere la regione valdostana. Tale rete ferroviaria effettua l'ultima fermata piemontese ad Ivrea, proseguendo per Aosta attraversando parte dell'ambito senza servirlo. La stazione d'Ivrea è inoltre il punto di partenza e di arrivo di altre due linee ferroviarie: Ivrea-Torino e Ivrea-Chivasso-Novara. Ivrea costituisce quindi un fulcro e punto di snodo; tale ruolo è messo in risalto dalla presenza del Movicentro per la multimodalità che si connetterà con altri Movicentri e parcheggi di interscambio su tutto il territorio piemontese. L'ambito eporediese presenta un sistema stradale fortemente condizionante sia la fascia di fondovalle direttamente connessa alla viabilità verso i valichi alpini, sia il sistema dei percorsi a servizio degli insediamenti, delle attività colturali e delle opere fortificate. Sono dunque importanti, a livello infrastrutturale e storico, la Via Francigena Morenico-Canavesana e la Strada regia il cui tracciato è riconfermato dalla SS26, con continuità di interventi dal XVIII secolo. La Via Francigena è un percorso storico di rilevante importanza che attraversa una consistente porzione del territorio italiano. Il percorso storico, in parte cancellato dalla nuova infrastrutturazione, comprende il territorio da Vercelli e Ivrea e da Chiaverano, Burolo, Bollengo, Piverone, Magnano, fino ad Azeglio e Borgo d'Ale.
Attività economiche Il territorio eporediese in antichità è stato caratterizzato principalmente da un sistema produttivo basato sull'attività agricola e legato alla conduzione diretta dei fondi e al frazionamento della proprietà terriera. Il Novecento ha visto l'insorgere dell'attività industriale che, con il tempo, è diventata la base dello sviluppo economico; con l'industrializzazione e il conseguente abbandono dell'attività agricola, i versanti meno favorevoli delle colline moreniche furono lasciati ad un naturale processo di rimboschimento mentre nelle zone più soleggiate venne conservata la coltura della vite, spesso coltivata in forma tradizionale su terrazzamenti. Negli anni '90, con la crisi dell'industria Olivetti e la conseguente chiusura, si è assistito al crollo progressivo del sistema produttivo ed economico dell'area. Poiché tale industria è stata l'attività economica più rilevante e caratterizzante dell'area, buona parte delle aziende che facevano parte dell'indotto sono state costrette alla chiusura o alla riconversione. Il territorio ha quindi visto un cambiamento nella struttura economica ed occupazionale, attraverso una crescita della piccola e media industria e l'aumento delle attività terziarie. Ad oggi sono quindi presenti molte attività diversificate: settore biologico-farmaceutico, produzioni televisive, servizi all'impresa, servizi alla persona, progetti nel settore dell'intrattenimento e del divertimento. Il settore agricolo è indirizzato verso una produzione basata su prodotti tipici a elevata qualità e facile riconoscibilità, in modo da far associare al consumatore il prodotto con il territorio da cui esso proviene. La presenza di un'elevata superficie a bosco nei comuni della Serra, in buona parte di proprietà pubblica, ha permesso lo sviluppo di attività connesse alla filiera del legno. Il territorio dell'AMI è caratterizzato da una variegata distribuzione dei terreni, ai quali è associata una diversa coltura e di conseguenza una diversa filiera commerciale, con tutto ciò che ne consegue in termini di redditività, incentivazione, macchinari e capitali necessari alla sua coltivazione. Questo territorio rappresenta il 10% dell'intera superficie agricola provinciale. Ad integrazione di tale tessuto produttivo vi sono le produzioni locali, le attività terziarie, turistiche ed ecoturistiche.
Consumo di suolo in ambito eporediese
Mobilità odierna Fonte: elaborazione macrogruppo assetto insediativo
Mobilità storica e dolce Fonte: elaborazione macrogruppo assetto insediativo
I territori comunali sono poi collegati tra loro da un buon sistema di bus, gestito da società sia pubbliche sia private. STAAV offre un servizio di linea regolare nel Canavese e in Provincia di Torino; SADEM permette il collegamento tra Ivrea e Milano, Torino e Aosta, passando per comuni minori; i servizi urbani GTT d'Ivrea e GTT extraurbana consentono lo spostamento all'interno della città stessa e la connessione tra questa e i comuni limitrofi; ATAP Biella /Vercelli connette Ivrea con i vicini comuni dell'eporediese. L'AMI è attraversato da percorsi ciclo-pedonali e sentieristici di ineguagliabile bellezza, i più rilevanti dei quali sono: La Strada reale dei vini torinesi, tra Piemonte e Valle d'Aosta, offre una ricchezza di paesaggi e ambienti dalla pianura alle Alpi, attraverso colline moreniche, laghi e valli per ammirare i tesori storici, artistici e enogastronomici del territorio, rientrando nel circuito dei vini che comprende anche Torino e la sua collina, la Val Susa e il Pinerolese; L'Alta Via dell'AMI, sistema di itinerari naturalistico-sportivi che segue l'intero arco collinare dell'AMI.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Il contenimento del consumo di suolo rappresenta, per i principali strumenti di pianificazione a scala regionale e provinciale, uno degli obiettivi prioritari da perseguire. La Regione Piemonte, all'interno del documento "Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte", definisce tale fenomeno come "l'insieme degli usi del suolo che comportano la perdita dei caratteri naturali producendo come risultato una superficie artificializzata, la cui finalità non è la produzione e la raccolta di biomassa da commerciare (agricoltura e selvicoltura). Il consumo di suolo deve essere considerato come un processo dinamico che altera la natura di un territorio, passando da condizioni naturali a condizioni artificiali, di cui l'impermeabilizzazione rappresenta l'ultimo stadio" (Eea, 2004). È inoltre proposta una distinzione tra consumo di suolo irreversibile e reversibile. Il primo comprende le aree occupate dall'urbanizzato e dalle infrastrutture; il secondo racchiude le aree per lo svolgimento di attività umane che, tuttavia, possono tornare ad una stato naturale (ad esempio cave, parchi urbani). La Regione Piemonte individua quindi come "aree non consumate" le aree naturali e le aree agricole. All'interno del territorio dell'AMI il comsumo di suolo da superficie urbanizzata ha valori percentuali maggiori nei comuni di Ivrea (21,9%) e Banchette (26,5%), mentre allontanandosi da questi i valori si riducono sino a registrare i valori più bassi (tra 0% e 5%) nei territori al confine con la Valle d'Aosta e verso la pianura chivassese. Il consumo di suolo da superficie infrastrutturata è maggiore nei comuni attraversati dalle due infrastrutture più importanti dell'AMI (autostrada A5 Torino - Aosta e E25 raccordo Ivrea - Santhià); i comuni non interessati da queste arterie stradali, invece, hanno valori di consumo di suolo che non superano il 2% in quanto il territorio è
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attraversato da un reticolo di strade più rado, con infrastrutture di gerarchia viaria inferiore che fanno sì che il consumo di suolo da superficie infrastrutturata sia minore. Osservando la carta relativa al consumo di suolo da superficie reversibile è possibile notare che tutta la parte meridionale dell'AMI e quella confinante con la Valle d'Aosta hanno percentuali di reversibilità del suolo consumato al di sotto dell'1%; ciò avviene non in quanto il suolo sia consumato irreversibilmente ma poiché il tasso di consumo di suolo è basso dal momento che in queste zone il terreno è occupato prinicipalmente da aree agricole e boscate che non costituiscono suolo consumato. I margini più alti di reversibilità del suolo consumato si riscontrano ad Ivrea e nei comuni limitrofi in quanto i maggiori parchi urbani a servizio della popolazione sono collocati proprio in queste aree.
1.1.3 Assetto percettivo e fruitivo Fulcri e mete visive, percorsi di osservazione e panoramici, bacini visivi Leggere il paesaggio è un'attività che permette di riconoscere fattori spaziali scenici, concentrandosi sulle strutture e i dispositivi spaziali che favoriscono l'espressività, la riconoscibilità e la leggibilità dei suoi valori, senza dissociarli dai valori ambientali, culturali, sociali che li supportano. Sulla base delle percezioni del macrogruppo che si è occupato di questi aspetti e dell'analisi fotografica, sono state elaborate immagini che permettono di differenziare i vari elementi che compongono il paesaggio, attribuendo a ognuno un colore che lo evidenzi e aiuti a percepire i limiti visivi che ogni elemento/oggetto impone alla percezione del paesaggio. Dato che il territorio dell'anfiteatro morenico è caratterizzato da contesti urbani, rurali e naturali che si alternano, sono state riportate alcune viste che permettono di percepire tutte queste peculiarità. I caratteri del paesaggio individuati nelle fotografie e le icone utilizzate per semplificare la comprensione della seguente immagine, riportata a titolo di esempio, sono:
Consumo di suolo reversibile nei comuni dell'AMI al 2008 (valori percentuali) Fonte: elaborazione del macrogruppo assetto insediativo sulla base del "Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte" (2012)
Consumo di suolo complessivo nei comuni dell'AMI al 2008 (valori percentuali) Fonte: elaborazione del macrogruppo assetto insediativo sulla base del "Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte" (2012)
Nell'anfiteatro morenico la maggior parte del suolo consumato è occupato da tessuto urbano. Si nota quindi una maggiore quantità di suolo consumato nei comuni di Ivrea (dal 20% al 30%) e Banchette (dal 30% al 40%), mentre la percentuale tende a diminuire mano a mano che ci si allontana da Ivrea, fino a registrae i valori più bassi al confine con la Valle d'Aosta e la Ripartizione del consumo di suolo su aree agricole al 2008 parte meridionale dell'AMI. Fonte: elaborazione del macrogruppo assetto insediativo sulla base Osservando, infine, la distribuzione del consumo di del "Monitoraggio del consumo di suolo in Piemonte" (2012) suolo in relazione alle aree ad elevata potenzialità produttiva si nota che ben il 68% del suolo consumato è su aree agricole, di cui l'8% in classe I, il 37% in classe II e il 23% in classe III. Una gran percentuale di suolo fertile, quindi, è sottratto all'agricoltura per essere destinato principalmente alle espansioni edilizie.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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Individuazione dei valori sanciti, riconosciuti e identi tari Per ottenere un quadro conoscitivo ampio riguardo l'assetto fruitivo e percettivo dell'area di studio, sono stati identificati i valori sanciti, riconosciuti e i luoghi identitari insistenti sull'AMI. Per valori sanciti e tutelati si intendono le componenti storiche, naturali, paesaggistiche di un dato territorio, il cui interesse pubblico è sancito con atto amministrativo (tutela, norma, vincolo prescrittivo); i valori riconosciuti sono elementi il cui valore è socialmente condiviso, accertato dal ritrovamento di rappresentazioni di vario tipo e da studi specialistici (da "Fare paesaggio. Dalla pianificazione di area vasta all'operatività locale", a cura di Attilia Peano, Alinea Editrice, 2011). In particolare i valori sanciti sono quelli in cui vige un vincolo di tipo prescrittivo; sono quindi valori stabiliti ufficialmente. All'interno del PPR adottato e, nello specifico, nella tavola n. 2 "Beni paesaggistici" sono illustrati ed elencati tutti i beni paesaggistici sotto tutela ai sensi del D. Lgs. 42/2004 s.m.i., che racchiude quindi i beni e le aree vincolate dalla exlege 1497/1939 (legge Bottai), le aree vincolate dalla legge 431/1985 (legge Galasso) e i siti inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco. A ciò si aggiungono e si sovrappongono le aree protette (SIC, ZPS, parchi istituiti con specifico atto legislativo) e i siti FAI. Tali valori si distribuiscono omogeneamente sull'intera area di studio, costituendo testimonianza Valori sanciti Fonte: elaborazione macrogruppo assetto percettivo e fruitivo del valore generalizzato del paesaggio.
Tali valori si concentrano maggiormente a ridosso della Serra, lungo la Via Francigena e in prossimità della città di Ivrea, con un'apparente mancanza di interesse diffuso sull'area ovest dell'AMI. Alcuni beni riconosciuti ricadono anche sotto la tutela giuridica stabilita dalla pianificazione e sono perciò definibili anche come beni sanciti. Per quanto concerna i luoghi identitari si è fatto riferimento all'articolo 33 delle Norme di Attuazione del PPR che individua gli elementi identitari come "i luoghi e gli elementi la cui immagine è ritenuta di particolare valore simbolico nella percezione sociale locale e/o nell'immaginario collettivo".
Luoghi di notorietà turistica, accessibilità, ricettività, flussi turistici Oltre alle attrattive e ai luoghi naturalistici, storici e artistici fin qui citati (il circuito di castelli e torri, antiche chiese, i laghi dell'AMI, la Via Francigena Morenico-Canavesana, la Strada Reale dei Vini Torinesi, …), sul territorio sono presenti diversi tipi di turismo (sportivo, culturale, dolce, …), eventi e iniziative. Tra queste ultime è possibile citare la Rete Museale AMI, iniziativa interprovinciale innovativa che mira a valorizzare i siti museali ed ecomuseali presenti sul territorio attraverso una duratura azione promozionale, volta a farli conoscere come parti di un sistema rappresentativo della cultura e delle tradizioni del territorio; tale iniziativa intende al contempo garantire un programma d'apertura certo e una soddisfacente accoglienza dei visitatori. Il territorio dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea è caratterizzato dalla presenza di diversi itinerari turistici individuati dalla Provincia di Torino. A tale riguardo è stato redatto un progetto di intervento unitario "Sentieri Rurale – Sistema di itinerari turistico dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea – Sistema di itinerari tematico", con il quale vengono date disposizioni riguardanti anche la posa della segnaletica identificativa.
su dati della Regione Piemonte e Corine LandCover
I valori riconosciuti sono i valori di più difficile individuazione in quanto non rientrano in un'ottica normativa. Pur essendo spesso frutto di indagini condotte ai fini della pianificazione territoriale, restano allo stato di segnalazione di interesse, senza comportare obblighi di comportamento de parte delle amministrazioni o dei soggetti del territorio (Cassatella C., 2009). Sono dunque valori riconosciuti quelli segnalati da studi effettuati per redigere piani, da documenti locali e guide per la fruizione del territorio destinate ai visitatori. Questi valori si esprimono in una molteplicità di forme: beni, aree, attività, culti, tradizioni, specificità locali di diversa natura. Per la loro individuazione sono stati utilizzati numerosi documenti e fonti, quali studi e materiali elaborati per la redazione del PPR e guide e informazioni turistiche, dai quali è stato possibile estrarre i beni riconosciuti più rappresentativi dell'immagine dell'AMI dal punto di vista del patrimonio storico costruito, ambientale e intangibile.
Itinerari turistici dell'AMI Fonte: elaborazione macrogruppo assetto percettivo e fruitivo
Valori riconosciuti Fonte: elaborazione macrogruppo assetto percettivo e fruitivo su dati della Regione Piemonte e Corine LandCover
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Al fine di poter ridurre gli impatti ambientali e di favorire effetti di maggiore tutela ambientale e paesaggistica dell'AMI, gli itinerari sono stati ideati facendo uso della rete viaria già esistente nell'area (strade bianche, sentieri e, per limitati tratti, strade asfaltate). Il sistema di itinerari è composto da diversi itinerari ("Settimo Vittone: Uva e Olive", "Nomaglio: Castagne", "Andrate: Formaggi", "Serra d'Ivrea: Uva", "Colline e Pianure intorno al Lago di Viverone: Uva, Pesche e Kiwi", "Mazzè e Caluso: Uva", …). Sempre nel campo dei sentieri e segnaletica anche nell'area dei 5 Laghi, situata a Nord-est dell'AMI, diversi Comuni, scuole, enti pubblici ed associazioni sportive, con la collaborazione di Legambiente, si stanno attivando per far partire "Trailaghi 2014", un progetto che prevede l'armonizzazione della tracciatura dei sentieri ed l'ideazione di un sistema segnaletico integrato con quella già presente sul territorio.
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L'analisi della consistenza ricettiva dei comuni dell'AMI parte dall'elaborazione di dati estrapolati dal database dell'Istat mediante l'applicazione "Atlante Statistico dei Comuni" e dai dati trasmessi dall'ufficio statistica del settore turismo della Provincia di Torino. I primi forniscono una panoramica del numero di esercizi ricettivi presenti in ogni comune suddivisi per categoria: da questi si può notare come i Comuni con una maggiore offerta siano, al 2011, quelli di Ivrea, Viverone e Settimo Vittone rispettivamente con 16, 11 e 12 esercizi ricettivi. Dal sito della Regione Piemonte è stato possibile Quantità di esercizi ricettivi nell'AMI analizzare i dati riguardanti i flussi turistici dei comuni Fonte: elaborazione macrogruppo assetto percettivo e fruitivo dell'Anfiteatro Morenico d'Ivrea. Il trend degli arrivi è in aumento, nonostante nel 2006 si noti un calo rispetto all'anno precedente. Anche per quanto riguarda le presenze il trend è positivo anche se con tre picchi negativi nel 2004, nel 2007 e nel 2011.
Associazionismo e progettualità locale
Scala sovralocale
L'Anfiteatro Morenico di Ivrea conta numerose associazioni distribuite sul territorio e coinvolte in diversi progetti locali. Le associazioni individuate sono di tipo culturale, sportivo e ricreativo, associazioni di categorie sociali economiche, per la tutela dell'ambiente e dei consumatori, assistenziali e sanitarie. È possibile considerare queste associazioni non solo come elementi puntuali sul territorio, ma come elementi sinergici capaci di innescare processi di sviluppo locale con i diversi stakeholders e le comunità locali.
Piano Territoriale Regionale
La progettazione locale è essenziale per recuperare il senso di identità e di appartenenza, una "coscienza del luogo" che miri a tutelare la cultura, materiale e immateriale, e il paesaggio all'insegna di uno sviluppo sostenibile e di un maggiore coinvolgimento dei diversi stakeholders, in particolar modo le associazioni e la comunità locali. Alcuni dei progetti attualmente presenti sul territorio sono: Architetture Olivettiane Candidatura UNESCO - la Città di Ivrea è stata ufficialmente inserita nel 2012 nella Lista propositiva italiana dei siti candidati a diventare Patrimonio UNESCO, con l'obiettivo di valorizzazione il patrimonio architettonico eporediese, lascito della fabbrica Olivetti alla città. Ivrea rappresenta la realizzazione di un modello di città industriale basato su un sistema di produzione sociale e produttivo ispirato dalla comunità e alternativo a quello proposto dallo sviluppo industriale del XX secolo; Ivrea Carnevale 365, progetto che propone lo Storico Carnevale di Ivrea quale strumento di promozione turistica della Città, rendendo la "Città del Carnevale" attraente e competitiva tutto l'anno servendosi di appositi piani di marketing territoriale e di promozione turistica e commerciale; Polaris, iniziativa nata per stimolare il rilancio del territorio del Canavese come comprensorio culturale unitario e interconnesso a partire dalle peculiarità storiche, artistiche e paesaggistiche; Piano di Valorizzazione Integrata del patrimonio culturale, L'Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura, propone la realizzazione di un sistema locale fruibile in grado di promuovere il territorio dell'A.M.I, raggiungendo obiettivi di rafforzamento economico e di miglioramento della qualità della vita della comunità locale; Terre Erbaluce, prevede la promozione del territorio collinare dell'Erbaluce, attraverso attività all'aria aperta che partono dal Lago di Candia e si distribuiscono su tutto il territorio collinare, valorizzando inoltre le risorse naturali, culturali, storiche e in particolar modo enogastronomiche;
Il Ptr definisce gli indirizzi generali e settoriali di pianificazione, costituendosi quindi come un quadro di indirizzi per il governo del territorio definito sulla base delle vocazioni territoriali e dei caratteri paesistici della Regione. Attraverso la definizione di scelte strategiche e azioni, la Regione intende pervenire ad una visione unitaria del territorio regionale garantendone al contempo la coesione territoriale, lo sviluppo socio-economico, il policentrismo e la co-pianificazione. Il Ptr individua cinque strategie diverse ma complementari per la pianificazione territoriale alle diverse scale. Ciascuna strategia è stata poi articolata in obiettivi generali e specifici finalizzati a definire politiche ed azioni per il territorio piemontese e indirizzi e direttive per la pianificazione settoriale e locale. In seguito sono state definite cinque tematiche settoriali di rilevanza territoriale in funzione degli indirizzi per le politiche di sviluppo di ciascun ambito.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Osservatorio del Paesaggio AMI, favorisce l'integrazione dei temi del paesaggio in progetti e azioni non solo ecomuseali, ma anche dell'AMI e dei territori di confine; i progetti promossi dall'Ecomuseo inducono all'abbandono di un approccio campanilistico e sostituirlo con una visione di insieme per nuovi assetti economici possibili.
1.1.4 Assetto pianificatorio All'interno di questo assetto rientra lo studio di piani e programmi considerati a scala regionale, provinciale e locale oltre alle strategie e agli obiettivi di ciascuno di essi. Gli strumenti urbanistici analizzati sono stati classificati in base alla scala territoriale di interesse: A scala sovralocale sono stati analizzati i piani elaborati a livello regionale (P.T.R e P.P.R.), i piani territoriali di coordinamento provinciale e alcuni piani settoriali (Piano di Assetto Idrologico, Piano di Sviluppo Rurale, Rete Natura 2000, Patti Territoriali della Provincia di Torino) particolarmente legati a tematiche paesaggistiche; A scala locale l'analisi si è concentrata sui numerosi piani, programmi e progetti di iniziativa locale attuati o in fase di attuazione.
Il Consiglio Regionale del Piemonte, con D.C.R. n. 122-29783 del 21 luglio 2011, ha approvato il nuovo Piano territoriale regionale (Ptr) ai sensi dell'articolo 7 della legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo). Questo strumento di pianificazione sostituisce il precedente Ptr approvato nel 1997.
"Il PTR ed il PPR sono atti diversi ma complementari di un unico processo di pianificazione territoriale e paesaggistica volto al riconoscimento, gestione, salvaguardia, valorizzazione e riqualificazione dei territori della regione" (art. 4 NdA). Per favorire la connessione e il coordinamento tra i due strumenti d'area vasta sono stati mantenuti identici le strategie e gli obiettivi generali dei due piani, differenziando in seguito i soli obiettivi specifici. Inoltre il processo di VAS dei due strumenti è stato attivato contemporaneamente e unitariamente, in modo tale da garantire la connessione tra i due piani in termini di obiettivi e previsioni. Il territorio regionale è articolato, analizzato e descritto secondo una logica scalare: dal livello locale, rappresentato dagli Ambiti di integrazione territoriale (Ait) passando per i quadranti fino ad arrivare alle reti che connettono tra loro gli Ait e questi con i sistemi territoriali esterni. Gli Ait nascono come strumento di supporto alle fasi analitiche del Ptr e allo studio delle dinamiche presenti nel territorio piemontese. I comuni sono stati aggregati in ambiti sulla base di informazioni desunte da variabili che 10
descrivono le componenti strutturali del territorio e le relative potenzialità e criticità. I 33 Ait individuati rappresentano quindi sistemi territoriali e funzionali che racchiudono al proprio interno connessioni, componenti, attori e dinamiche con lo scopo di favorire la costruzione di processi e strategie di sviluppo condivise e quindi una visione integrata del territorio a scala locale. L'area di studio è compresa nell'Ait n. 7 Ivrea.
Piano Paesaggistico Regionale La Regione Piemonte ha avviato una nuova fase di pianificazione dell'intero territorio regionale che ha avuto come principale obiettivo la formazione del Piano Paesaggistico Regionale, adottato dalla Giunta Regionale con DGR n. 53-11975 del 4 agosto 2009, ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D. lgs. 42/2004) e della Convenzione Europea del Paesaggio (Consiglio d'Europa, 2000). Il piano è stato predisposto con una doppia finalità: - Promuovere e diffondere la conoscenza del paesaggio piemontese e il suo ruolo strategico per lo sviluppo sostenibile dell'intero territorio regionale; - Attivare un processo di condivisione con gli enti pubblici a tutti i livelli del quadro conoscitivo e regolativo in esso contenuto. Nel complesso del quadro del processo di pianificazione territoriale avviato dalla Regione, il Ppr si presenta come uno strumento capace di incrementare lo sviluppo sostenibile del territorio regionale puntando sulla qualità del paesaggio e dell'ambiente, oltre alla valorizzazione e tutela del patrimonio paesaggistico, naturale e culturale, in vista non solo del miglioramento del quadro di vita delle popolazioni e della loro identità culturale, ma anche del rafforzamento dell'attrattività della regione e della sua competitività nelle reti di relazioni a scala globale. In tale ottica, l'art. 4 delle Norme di Attuazione stabilisce che "Il Ppr definisce modalità e regole volte a garantire che il paesaggio sia adeguatamente conosciuto, tutelato, valorizzato e regolato. A tale scopo promuove la salvaguardia, la gestione e il recupero dei beni paesaggistici e la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati". In coerenza col Piano Territoriale Regionale, le Norme di Attuazione definiscono le cinque strategie su cui si organizza il Piano: Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del paesaggio Sostenibilità ambientale, efficienza energetica Integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità, comunicazione, logistica Ricerca, innovazione e transizione economico-produttiva Valorizzazione delle risorse umane e delle capacità istituzionali In base alle strategie elencate, sono successivamente definiti gli obiettivi generali e specifici riferiti ai singoli ambiti di analisi. Gli obiettivi specifici, a differenza di quelli generali, risultano differenti da quelli definiti dal Ptr. Il Piano Paesaggistico Regionale si articola in 76 ambiti di paesaggio facenti parte del territorio regionale. Tali ambiti sono analizzati in apposite schede al fine di articolare la conoscenza delle diverse parti del territorio, gli obiettivi e le conseguenti azioni strategiche. L'area di studio è compresa nella scheda dell'ambito n.28 "Eporediese", nel quale è riportata la descrizione dell'ambito per quanto riguarda l'aspetto fisico, ecosistemico, insediativo e storico. Per ogni assetto, vengono delineati i fattori strutturanti, caratterizzanti/qualificanti ed infine di criticità, oltre che le strategie e gli obiettivi di qualità paesaggistica, definiti per ogni assetto.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Progetto di Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) La legge 18/5/1989 n. 183, "Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo" definisce finalità, soggetti, strumenti e modalità dell'azione della pubblica amministrazione in materia di difesa del suolo. Il principale strumento dell'azione di pianificazione e programmazione è costituito dal Piano di bacino. Il processo di formazione del Piano, dovendo affrontare una realtà complessa come quella del bacino Po, avviene, ai sensi dell'art. 17, comma 6-ter della stessa legge (introdotto dalla legge 493/93), per Piani stralcio, in modo da consentire di affrontare prioritariamente i problemi più urgenti. Il "Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico" ha lo scopo di assicurare, attraverso la programmazione di opere strutturali, vincoli, direttive, la difesa del suolo rispetto al dissesto di natura idraulica e idrogeologica e la tutela degli aspetti ambientali a esso connessi, in coerenza con le finalità generali indicate all'art. 3 della legge 183/89 e con i contenuti del Piano di bacino fissati all'art. 17 della stessa legge. Il Piano definisce e programma le azioni attraverso la valutazione unitaria dei vari settori di disciplina, con i seguenti obiettivi: Garantire un livello di sicurezza adeguato sul territorio;
Conseguire un recupero della funzionalità dei sistemi naturali (anche tramite la riduzione dell'artificialità conseguente alle opere di difesa), il ripristino, la riqualificazione e la tutela delle caratteristiche ambientali del territorio, il recupero delle aree fluviali a utilizzi ricreativi;
Conseguire il recupero degli ambiti fluviali e del sistema idrico quale elementi centrali dell'assetto territoriale del bacino idrografico;
Raggiungere condizioni di uso del suolo compatibili con le caratteristiche dei sistemi idrografici e dei versanti, funzionali a conseguire effetti di stabilizzazione e consolidamento dei terreni e di riduzione dei deflussi di piena. All'interno del Piano vigente è reperibile, tra le linee di assetto idraulico e idrogeologico, l'elaborato specifico riguardante la Dora Baltea.
Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Piemonte Approvato, in via definitiva il 28 novembre 2007, il Programma di Sviluppo Rurale è un documento strategico di programmazione per l'agricoltura regionale, nato e sviluppato a partire da un'accurata analisi del contesto su cui interviene. Il Piano tiene conto delle condizioni del settore agricolo e forestale del territorio, dei fattori socioeconomici dell'ambito rurale e nasce per promuoverne lo sviluppo e il rilancio, partendo dalla capacità di valorizzare le eccellenze e affrontare e rielaborare le criticità. All'interno del PSR sono stati definiti quattro assi d'intervento, con risorse che ammontano a circa 1 miliardo di euro complessivi. Asse 1: Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale: - Ricambio generazionale e sviluppo del potenziale umano nelle zone rurali; - Ristrutturazione e innovazione delle aziende; - Consolidamento e sviluppo della qualità dei prodotti. Asse 2: Miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale: - Incentivare gli agricoltori e gli operatori forestali ad adottare comportamenti ecosostenibili; - Sostegno dell'attività agricola in aree svantaggiate Asse 3: Miglioramento delle condizioni del territorio in aree "marginali" di collina e montagna: - Migliorare le opportunità di lavoro, la qualità della vita, la fruizione turistica; 11
- Valorizzazione del patrimonio ambientale. Asse 4: Integrazione di leader locali, per la creazione di una governance che metta in gioco il più possibile gli attori presenti sul territorio. Attualmente è stata inviata agli Uffici della Commissione Europea competenti in materia la prima bozza del Programma di Sviluppo Rurale.
Piani Forestali Regionali L'articolo 1 della Legge Forestale Regionale, L.R. 4/2009, esplica come la Regione Piemonte consideri le foreste come bene a carattere ambientale, culturale, economico e paesaggistico di irrinunciabile valore collettivo, da utilizzare e preservare a vantaggio delle generazioni future. La pianificazione del settore forestale, come previsto anche dalla legge, si articola su tre livelli (regionale, territoriale e aziendale), secondo una strutturazione gerarchica volta a massimizzarne l'efficacia ed in particolare la Regione opera per conservare la variabilità genetica delle specie autoctone. La nuova legge forestale regionale (legge regionale n. 4 del 10.02.2009) è stata pubblicata il 12 febbraio 2009 sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte (entrata in vigore il 27 febbraio 2009) e riconosce il valore collettivo e l'interesse pubblico delle foreste sottolineandone la multifunzionalità. Secondo l'art.2 della legge regionale n.4, la Regione di propone i seguenti obiettivi: Promuovere la gestione forestale sostenibile e la multifunzionalità delle foreste; Tutelare e valorizzare il patrimonio forestale pubblico e privato; Sviluppare le filiere del legno derivato dalle foreste e dall'arboricoltura; Promuovere l'impiego del legno come materia prima rinnovabile; Incentivare la gestione associata delle foreste; Migliorare le condizioni socio−economiche delle aree rurali; Promuovere la crescita e qualificare la professionalità delle imprese e degli addetti forestali; Accrescere le conoscenze scientifiche e tecniche in campo forestale, promuovendo la ricerca e l'innovazione in materia. La legge forestale regionale prevede la realizzazione dei piani forestali aziendali, che rappresentano lo strumento di programmazione e gestione degli interventi silvicolturali (riguardanti l'impianto e la conservazione dei terreni boschivi) delle proprietà forestali e delle opere connesse. Il PFA, in qualità di strumento operativo di gestione delle foreste, rappresenta l'assestamento forestale e rispecchia l'esigenza di mantenere il livello di pianificazione particolareggiato in determinate realtà caratterizzate da interesse nella continuità produttiva del bosco, nella valenza economica dei prodotti, nelle istanze della proprietà e/o di soggetti gestori. Il piano forestale aziendale è predisposto dalla proprietà o dal soggetto gestore, sulla base di indicazioni tecnicometodologiche stabilite con provvedimento della Giunta regionale e in conformità alle previsioni dei piani forestali territoriali per le aree forestali di riferimento. L'approvazione da parte della Giunta regionale costituisce autorizzazione agli interventi previsti nel PFA stesso e la realizzazione degli interventi è soggetta a sola comunicazione. Il piano forestale aziendale ha una validità di quindici anni.
Rete Natura 2000 Con la Direttiva 92/43/CEE (detta Direttiva "Habitat") del 21 maggio 1992, l'Unione Europea si è impegnata nella conservazione della biodiversità, integrando la legislazione comunitaria sulla protezione della natura emanata con la Direttiva del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici (79/409/CEE "Uccelli" - recentemente abrogata dalla Direttiva 2009/147/CE). ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Ai sensi dell'articolo 40 della legge regionale 29 giugno 2009 n. 19 "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità" sono disposte misure di conservazione, al fine di mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS). All'interno dell'Ambito 28 del PPR, Rete Natura 2000 ha individuato i seguenti Siti d'Importanza Comunitaria (SIC): Serra e laghi d'Ivrea, Lago di Viverone, Lago di Maglione, Lago di Bertignano e Stagno presso la strada per Roppolo, Scarmagno - Torre Canavese (Morena Destra d'Ivrea), Stagno interrato di Settimo Rottaro.
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Torino Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale 2 costituisce una variante al PTCP1 ai sensi dell'art. 10 della legge regionale n. 56/77 e s.m.i. secondo le procedure di cui all'art. 7, adottata dal Consiglio della Provincia di Torino con deliberazione n. 26817 del 20/07/2010, approvata dal Consiglio della Regione Piemonte con deliberazione n. 121-29759 del 21/07/2011 e pubblicato sul BUR n. 32 del 11/08/2011. Il PTCP2, redatto con riferimento al quadro legislativo e normativo nazionale e regionale, rappresenta una revisione strutturale del precedente PTCP in linea con la pianificazione territoriale e paesaggistica regionale e con la pianificazione di settore. Le scelte e le politiche del PTC1 risultavano ancora fortemente attuali ma erano necessari adeguamenti e più efficaci strumenti di attuazione e partecipazione per fronteggiare i cambiamenti avvenuti. Il PTC2, infatti, intende affrontare queste sfide, attraverso interventi di riorganizzazione del territorio limitando il consumo di suolo fertile e agricolo, incentivando l'ammodernamento del sistema infrastrutturale, la produzione di energia "pulita" e il risparmio energetico, la sicurezza idrogeologica e la qualificazione ambientale. Il PTC2 si prefigge, coerentemente alle disposizioni europee, di concorrere allo sviluppo sostenibile del territorio della Provincia di Torino. La politica del Piano si sviluppa attraverso strategie ed azioni settoriali e/o trasversali, coordinate e, dove necessario tra loro complementari, declinate e classificate in sotto-sistemi funzionali di riferimento (sistema insediativo, sistema dei collegamenti, …), secondo le specificità di ciascuno di essi. Tra gli obiettivi del PTC2 si riportano il contenimento del consumo di suolo, lo sviluppo socio-economico del territorio, il policentrismo, la riduzione delle pressioni ambientali, l'incremento della biodiversità, ecc.
Piano Territoriale Provincia di Biella Il Piano Territoriale Provinciale vigente (PTP) è stato approvato con Delibera di Consiglio Regionale n. 90-34130 del 17/10/2006, ai sensi dell art. 7 della L.R. nº 56/77, pubblicata sul BUR del 23/11/2006. Il PTP è impostato su un insieme di strumenti e regole orientati all'innovazione del sistema di governo del territorio, ispirati ai principi della riforma regionale e nazionale in materia. Il Dossier Comunale (estratto, per Comune, di tutte le informazioni e le conoscenze raccolte, elaborate e prodotte dalla Provincia all'interno delle ricerche e degli Osservatori del Piano), il Certificato di piano (estratto del Piano Territoriale Provinciale che contiene le specifiche prescrizioni, direttive ed orientamenti ai quali il Comune farà riferimento), la Conferenza e gli Accorsi di Pianificazione, costituiscono nell'impianto originario del PTP il sistema portante dei processi di pianificazione e di gestione del territorio delineati dal PTP. Quella esaminata è la seconda edizione del Dossier Comunale, aggiornata e arricchita nei suoi contenuti informativi sia per favorire la compatibilità, la coerenza e l'integrazione tra gli strumenti di governo del territorio ai diversi livelli istituzionali, sia per fornire un supporto utile alla redazione del Rapporto Ambientale previsto nel processo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) dei piani. Il Dossier Comunale è strutturato come un catalogo di tutte le informazioni e delle relative rappresentazioni raccolte e prodotte nell'ambito delle Ricerche e degli Osservatori di Piano, organizzate per ogni ambito comunale. 12
Scala locale
1.2 Interpretazione e rappresentazione di sintesi dei valori paesaggistici dell'area
Patto territoriale del Canavese
L'obiettivo principale del Patto territoriale del Canavese è definire azioni di raccordo fra le varie istituzioni nazionali e comunitarie che possano contribuire a uno sviluppo economico e sociale dell'area del Patto del Canavese. Un ulteriore obiettivo è quello di riqualificare le infrastrutture materiali, sia viarie che ferroviarie, per rendere il territorio efficacemente collegato al suo interno, nonché l'ammodernamento delle reti di collegamento nazionali ed internazionali.
A seguito di una lettura complessiva del territorio e dei suoi caratteri connotanti, si è realizzata, attraverso una visione di tipo olistico, un'interpretazione strutturale del territorio. L'analisi si sviluppa quindi, sulla base dell'individuazione di elementi quali i caratteri identitari, le permanenze e i cambiamenti ed infine le qualità e gli aspetti critici, in modo da concentrare l'attenzione sul riconoscimento dei caratteri distintivi del territorio. Il lavoro svolto si sviluppa, quindi a partire dalla definizione delle diverse componenti territoriali, le quali si configurano in base ai tematismi o assetti definiti da Gambino1 e successivamente rielaborati. Inoltre, al fine di approfondire l'analisi del territorio in base alla suddivisione dei vari assetti, sono stati definiti alcuni fattori i quali, attraverso un incrocio con i vari profili di lettura precedentemente classificati, possono creare una matrice che include al suo interno concordanze e discordanze, le quali permettano una più facile analisi critica relativa ai diversi contributi disciplinari. Questi sono rappresentati da:
P.I.A. Progetti Integrati d'Area
Nel 1997, la Città di Ivrea ha promosso il Patto Territoriale del Canavese, al quale hanno aderito altri 122 Comuni, 5 Comunità Montane, la Provincia di Torino, la Regione Piemonte e 58 organizzazioni in rappresentanza delle principali forze economico-sociali locali. Il protocollo di Intesa è stato firmato il 28 settembre 1998 ad Ivrea.
I programmi integrati d'area nascono da un esperimento della Regione Piemonte nel DOCUP ob. 2 1997-99 con la Misura 6.1, che aveva consentito di collaudare su tre territori circoscritti (Canavese, Alessandrino e Verbano Cusio Ossola) uno strumento innovativo di sostegno a processi di sviluppo locale durevole. L'Obiettivo generale dei P.I.A. consiste nella definizione di un sistema di interventi che contribuisce ad un generale miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini. Il PIA Canavese e Biellese vede come soggetti promotori gli stessi del Patto Territoriale del Canavese e le Province di Biella e Torino. Gli interventi prioritari sono divisi per sub-ambiti: sub-ambito Patto Territoriale del Canavese con 48 interventi e sub-ambito Provincia di Biella con 6 interventi. È un progetto integrato teso alla riconversione economica e allo sviluppo sostenibile fondato sulla messa in rete e sull'incremento di tutte le risorse esistenti sul territorio; l'obiettivo è promuovere un turismo di qualità incentrato su un paesaggio la cui forma e storia geologica sono uniche in Europa e rare al mondo, salvaguardando al tempo stesso una vocazione industriale diffusa e la forte esperienza nel campo dell'innovazione tecnologica.
Piano di valorizzazione integrata "Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura " Il Piano di valorizzazione integrata "Anfiteatro Morenico di Ivrea: paesaggio e cultura", avviato nell'anno 2010, ha come principale finalità quella di creare una programmazione pubblica partecipata che coordini e gestisca i diversi progetti attivi sul territorio corrispondente all'Anfiteatro Morenico. Il piano si sviluppa tramite un partenariato di 37 Comuni compresi nel territorio della Serra, insieme ad attori privati ed istituzioni locali, con l'obiettivo di realizzare programmi strategici, progetti ed attività condivise che creino un processo di sviluppo del sistema locale attorno a "nodi" tematici specifici. Il Piano si basa su principi innovativi ed in particolare sul tema della partecipazione e sul coordinamento delle iniziative. In tale ottica, si hanno rapporti costanti con alcune reti attive sul territorio al fine di avviare nuove iniziative e rafforzare il consenso degli attori coinvolti. Gli obiettivi si sviluppano in tre principali assi di intervento: I asse di intervento: Patrimonio culturale (favorire il processo di riconoscimento dei beni culturali, migliorare le condizioni di fruibilità dei beni..); II asse di intervento: Paesaggio e ambiente (promuovere la conoscenza della storia locale, sensibilizzare la comunità al tema della sostenibilità..);
III asse di intervento: Cultura immateriale e tradizioni (utilizzo dei beni culturali dell'area, favorire l'organizzazione di eventi culturali..).
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Fattori strutturanti: Individuazione dei caratteri strutturali relativi alle "invarianti" e della struttura di un territorio; Fattori caratterizzanti: Individuazione degli elementi e relazioni che "caratterizzano" ogni ambito territoriale, distinguendolo dagli altri anche strutturalmente simili; Fattori qualificanti: Individuazione degli elementi o condizioni che conferiscono a un ambito territoriale una particolare qualità o valore, pur senza variarne la struttura e le caratterizzazioni di fondo; Fattori di criticità: Individuazione degli elementi o condizioni di degrado, di dequalificazione o di potenziale destrutturazione di un territorio.
1.2.1 Sintesi dei caratteri strutturanti, qualificanti e di criticità Assetto ambientale Dall'incrocio degli assetti e dei fattori, è stata riscontrata la presenza di fattori strutturanti quali la rilevanza dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea dal punto di vista ambientale e paesaggistico, la quale è legata alle particolari dinamiche geomorfologiche che lo hanno formato e che tuttora ne rappresentano l'elemento dominante. Le dinamiche glaciali infatti hanno lasciato il loro segno sul territorio determinando un paesaggio a mosaico caratterizzato da sistemi ambientali con differenti forme morfologiche (sistema delle pianure, sistema pre-collinare, sistema collinare e sistema montuoso), differenti tipologie di depositi rocciosi (massi erratici, ciapei, bunde) e formazioni rocciose (principalmente rocce sedimentarie, affioramenti di torba, peridotiti nella zona detta "Monti Pelati", dioriti a Traversella, gabbri, terrazzamenti), il sistema delle aree umide, i quali nel complesso rappresentano le invarianti del territorio in esame. Anche il sistema idrografico e quello dei laghi costituiscono elementi strutturanti del territorio in quanto, nel corso degli anni, hanno contribuito a definire la conformazione del paesaggio e degli insediamenti. Dal punto di vista della rete ecologica sono rilevanti le diverse connessioni ecologiche che collegano tra loro aree ad alta naturalità (riserve naturali, formazioni boschive, ...) che costituiscono un fattore strutturante del territorio in quanto influenzano e continueranno ad influenzare il futuro assetto dell'ambito 28. I processi naturali che hanno interessato l'ambito di studio hanno determinato la formazione di elementi qualificanti e caratterizzanti quali le singolarità paesaggistiche e le architetture naturali (geositi) che conferiscono un particolare
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Roberto Gambino, Conoscenza e pianificazione, in C. Cassatella, R. Gambino, Il territorio: conoscenza e rappresentazione (a cura di), Celid, Torino, 2005, p. 90 13
valore al territorio in cui sono inserite (l'Anfiteatro Morenico nella sua totalità ma in particolare anche miniere di Brosso, i 5 laghi di Ivrea, la Bessa). Inoltre, la varietà di componenti e dinamiche presenti nell'AMI ha determinato lo svilupparsi di una rete di micro ambienti variegati (laghi, zone umide, torbiere, Serra, piana alluvionale, cerchie moreniche) e l'evolvere di una forte biodiversità, non solo dal punto di vista delle formazioni arbustive ma anche per quanto concerne la flora e la fauna. Proprio la forte biodiversità dell'AMI e i diversi habitat naturali sono protetti per merito di Rete Natura 2000 che ha stabilito i criteri per definire aree vincolate (SIC, ZPS) per la conservazione di aree di notevole pregio ambientale e paesaggistico. A queste si sommano poi i SIR, i vincoli introdotti con la legge Galasso e quelli della legge 1497/1939. Le principali criticità evidenziate nel corso delle analisi effettuate, hanno rilevato come i territori boscati siano interessanti da crescenti fenomeni di abbandono e degrado, con forte rischio di estinzione di alcune specie (inserite nella Lista Rossa regionale del Piemonte) o anche l'introduzione di formazioni boschive e specie animali impropri che alterano gli habitat originali. Inoltre l'eccessiva pressione antropica, causata ad esempio dall'espansione urbanistica, dall'infrastrutturazione viaria e dall'attività turistica, ha comportato e comporta tuttora l'alterazione e la compromissione della naturalità e dei suoli. A ciò si somma il fenomeno dell'eutrofizzazione, dovuta all'utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci nell'agricoltura e agli scarichi civili ed industriali, che determina non solo una compromissione della qualità del prodotto ma anche l'inquinamento delle falde acquifere. La crescente urbanizzazione invece comporta diverse problematiche: minaccia gli ecosistemi (ad esempio quello umido del comprensorio dei Cinque Laghi) e riduce la permeabilità dei suoli con conseguenti problemi di drenaggio delle acque, ristagni e allagamenti. Le principali criticità legate al rischio idrogeologico sono i fenomeni di erosione spondale e di instabilità naturale legata alle piene fluviali della Dora Baltea. Ultime due tematiche emerse sono la rete ecologica scarsamente interconnessa, in particolare all'interno del cordone morenico dove mancano strutture minori di collegamento come le formazioni lineari, e la presenza di attività estrattive che hanno compromesso i criteri di salvaguardia delle acque sotterranee e di sicurezza idraulica.
Assetto insediativo Per quanto riguarda l'assetto insediativo, il territorio dell'Anfiteatro Morenico è caratterizzato dalla presenza di numerosi segni e tracce che testimoniano le precedenti occupazioni storiche, i quali costituiscono un elemento strutturale per l'ambito in quanto hanno fortemente influenzato lo sviluppo insediativo dei periodi successivi. Tali elementi risultano particolarmente riconoscibili sia nel centro della città di Ivrea che nei nuclei e nei borghi dislocati in tutto l'ambito. Ulteriori testimonianze della periodizzazione sono gli assi stradali storici e la centuriazione delle aree agricole, organizzazione del sistema rurale risalente al periodo romano ancora percepibile su buona parte del territorio. Questi segni hanno fortemente condizionato la successiva conformazione insediativa avvenuta nell'ambito. Tra i fattori qualificanti e caratterizzanti del territorio comunale si sono identificati importanti elementi di valenza culturale e artistica dislocati sul territorio. Il sistema insediativo appare molto vario. L'area è infatti caratterizzata da strutture e tipologie edilizie molto diversificate oltre che da elementi puntuali fortemente caratteristici e differenti tra le varie aree dell'ambito. La sezione della pianura intramorenica è infatti contraddistinta dalla presenza di piccoli centri diffusi, a carattere tipicamente rurale, legati alla rete dei canali e dei navigli. Nella piana si rilevano, inoltre, numerosi beni culturali e paesaggistici puntuali come cascine di valore storico-artistico a destinazione produttiva o abitativa oltre che edifici ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
religiosi rurali che acquistano importanza nel loro vitale contesto. L'area montana, in corrispondenza dei passi alpini valdostani, è invece caratterizzata dalla presenza di insediamenti dotati di un'architettura tradizionale in pietra. Altro elemento caratterizzante per l'eporediese sono le tracce indelebili a livello territoriale ed in particolare edilizio del periodo Olivettiano. Questo patrimonio industriale ed edilizio è fortemente tipico dell'ambito che contribuisce a differenziarlo da altre realtà. Analizzando poi la rete infrastrutturale, risulta fortemente strutturale e rilevante per il territorio l'asse autostradale A5 Torino-Aosta, sottoposto a vincolo ex lege 1497 data la sua panoramicità. Per quanto riguarda la rete autostradale e ferroviaria si è riscontrata una criticità riguardante l'interruzione della rete ecologica che costituisce un ostacolo agli spostamenti della fauna. Sono, inoltre, presenti numerosi percorsi panoramici e sentieristici lungo le dorsali dell'anfiteatro morenico come la Strada Reale dei Vini torinesi, la Via Francigena e l'Alta Via dell'Anfiteatro Morenico; tali elementi sono stati definiti caratterizzanti in quanto contribuiscono alla tipicità dell'ambito. L'area è anche caratterizzata da una produzione agricola fortemente legata al territorio e basata su prodotti tipici ad elevata qualità a cui è interconnessa una storica e fiorente attività di produzione vitivinicola. Tra gli elementi maggiormente critici dell'area di esame, si è riscontrato il fenomeno dell'abbandono di alcuni insediamenti minori, localizzati in aree servite esclusivamente dalla viabilità più antica ed esclusi da quella nuova di fondovalle che permette spostamenti di raggiungere i Comuni limitrofi più facilmente. E' stata inoltre rilevata la presenza degli assi viabili quali quelli ferroviari e autostradali che tendono a suddividere nettamente il territorio creando una frammentazione di quest'ultimo. In tale ottica un elemento critico è rappresentato anche dai manufatti industriali che, insieme alle infrastrutture viarie, contribuiscono a a cancellare e frammentare il paesaggio agrario tradizionale.
Assetto percettivo e fruitivo Il primo fattore strutturante dell'assetto percettivo/fruitivo dell'AMI è rappresentato dai crinali della Serra morenica in quanto è l'elemento di paesaggio che riveste il maggior valore identitario documentato. Le visuali ad ampio raggio da punti di belvedere sono una delle attrattive dell'area, che insieme ai percorsi panoramici, rappresentano elementi fondamentali per la fruizione e la percezione del paesaggio. Percorrendo questi sentieri si nota l'alternanza dei diversi sistemi territoriali (quello urbano, quello rurale e quello naturale) e la presenza delle Alpi che fanno da quinta scenografica dell'Anfiteatro e segnano l'orizzonte. I percorsi panoramici e sentieristici (Strada Reale dei Vini, Alta Via dell'Anfiteatro Morenico) rappresentato fattori qualificanti e caratterizzanti e, sotto l'aspetto storico, il percorso più importante e strutturante è quello della via Francigena Morenico-Canavesana che, data la sua antica fruizione, ha determinato la nascita di insediamenti e di attività commerciali. Il turismo rappresenta un settore importante per questo territorio e va sottolineata la presenza di una rete museale ed eco-museale e di siti di interesse paesaggistico e turistico, nonché differenti tipologie di turismo sportivo, culturale ed enogastronomico. Una criticità da segnalare è rappresentata dal fatto che queste strutture museali, e più in generale i beni con particolari valori ambientali, paesaggistici e storici, sono maggiormente conosciute dai residenti dei Comuni dell'AMI e c'è una scarsa promozione del turismo locale rivolto ai territori esterni all'Anfiteatro Morenico. Le associazioni coinvolte in diversi progetti locali innescano sinergie con gli stakeholders e le comunità locali rappresentando un elemento qualificante/caratterizzante; è poi promossa una forte progettualità soprattutto dalle associazioni locali anche in collaborazione con organizzazioni esterne come, per esempio, la collaborazione tra
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l'Associazione Adriano Olivetti e l'UNESCO per l'inserimento della Città d'Ivrea nella lista dei patrimoni dell'umanità in Italia. I percorsi delle strade provinciali e dell'autostrada A5 hanno con particolare valore panoramico, sancito dal vincolo ex lege 1497/1939 e per questo rappresentano per l'assetto percettivo un fattore caratterizzante e qualificante l'area. La rete ferroviaria proveniente da Torino e diretta ad Aosta attraversa parte dell'ambito, ma pur rappresentando un elemento storico del territorio, fornisce un servizio insufficiente a una parte dell'AMI. L'assetto percettivo dell'Anfiteatro è dequalificato dalla presenza di attività estrattive, grandi strutture commerciali e industriali che deturpano esteticamente il paesaggio, mentre i valori estetici del territorio sono favoriti dalla intervisibilità tra le parti di versante, i terrazzamenti, le ampie piane centrali e i beni storico culturali, che aiutano a caratterizzare e qualificare l'area attraverso un'atmosfera di naturalità e quiete in corrispondenza delle aree di valore ambientale. La forte concentrazione di beni storico culturali e ambientali, anche intangibili, soprattutto a ridosso della Serra, lungo la via Francigena ed in prossimità della città di Ivrea, caratterizzano l'AMI, ma allo stesso tempo la presenza di una così vasta dispersione di beni e di aree con potenzialità ambientale-paesaggistica, possono risultare, sotto l'aspetto fruitivo, una criticità, per la scarsa notorietà degli elementi, un'insufficiente segnaletica e di conseguenza un'inadeguata valorizzazione dal punto di vista turistico. Nel complesso delle analisi riferite ai vari assetti, è stata realizzata una tabella di sintesi, la quale riporta tutte le componenti precedentemente descritte ed incrociate con i relativi fattori strutturanti, caratterizzanti/ qualificanti e di criticità, i quali permettano una maggior comprensione delle caratteristiche dell'area di studio ed allo stesso tempo il riconoscimento delle sue specifiche realtà territoriali.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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Tabella di sintesi
FATTORI STRUTTURANTI
FATTORI CARATTERIZZANTI e QUALIFICANTI
ASSETTO AMBIENTALE
ASSETTO INSEDIATIVO
ASSETTO PERCETTIVO/FRUITIVO
a) b) c) d)
Geomorfologia dell'anfiteatro morenico Paesaggio a mosaico Pedologia dei suoli Reticolo idrografico e sistema lacuale di origine glaciale e) Reti ecologiche di collegamento delle aree ad alta naturalità. f) Aree boscate e formazioni arbustive sui cordoni morenici.
a) Ivrea centro e nucleo di origine romana. b) Antichi borghi e ricetti nati attorno ai castelli (fenomeno dell'incastellamento). c) Impronta di origine romana di struttura a cardodecumano e centuriazione. d) Assi stradali storici (Via Francigena, Linea ferroviaria Chivasso-Ivrea-Aosta, Statale 26, Autostrada) e) Territorio attraversato dall'Autostrada A5 TorinoAosta sottoposta a vincolo ex-lege 1497.
a) Crinali della serra morenica b) Visuali ad ampio raggio da punti di belvedere e percorsi panoramici. c) Alternanza dei diversi sistemi territoriali (urbano, rurale e naturale). d) Presenza delle Alpi che fanno da quinta scenografica dell'anfiteatro e segnano l'orizzonte. e) Storico percorso della via Francigena MorenicoCanavesana.
a) Geositi, beni geologici-geomorfologici, architetture naturali o singolarità paesaggistiche b) Siti di Interesse Comunitario, Zone di Protezione Speciale e Siti di Interesse Nazionale c) Affioramenti con diverse caratteristiche geologiche d) Riserve Naturali e) Terrazzamenti antichi che si relazionano con l'alta pianura agricola del Canavese f) Ampia biodiversità di formazioni arbustive. g) Rete di micro ambienti determinati dalle diverse dinamiche naturali h) Varietà della flora e della fauna dovuta alle differenti tipologie morfologiche del territorio.
a) Città di Ivrea come polo gravitazionale con funzione trainante. b) Presenza di piccoli centri diffusi a carattere tipicamente rurale. c) Eredità architettonica. d) Insieme dei beni culturali e paesaggistici e) Produzione agricola basata su prodotti tipici f) Maggiore livello di accessibilità alla pianura di Ivrea e al fronte collinare della serra orientale rispetto alle altre zone dell'anfiteatro.
a) Percorsi stradali (strade provinciali e autostrada A5) con particolare valore panoramico. b) Atmosfera di naturalità e quiete in corrispondenza delle aree di valore ambientale. c) Valori estetici del territorio favoriti dalla intervisibilità tra le parti di versante, i terrazzamenti e le ampie piane centrali. d) Forte concentrazione di beni storico culturali e) Presenza di una rete museale ed eco museale e di siti di interesse paesaggistico e turistico. f) Differenti tipologie di turismo sportivo, culturale ed enogastronomico. g) Associazioni coinvolte in diversi progetti locali. h) Forte progettualità promossa da associazioni locali. i) Percorsi turistici, panoramici e sentieristici.
Degrado ed abbandono dei territori boscati a) Abbandono di insediamenti minori Alterazione degli habitat naturali b) Assi ferroviari ed autostradali interrompono la rete Rischio idrogeologico ecologica. Rete ecologica scarsamente interconnessa c) Frammentazione del paesaggio agrario tradizionale. all'interno dell'anfiteatro morenico Eccessiva pressione antropica Deterioramento della qualità delle acque del bacino idrogeologico Fenomeno dell'eutrofizzazione Crescente urbanizzazione in prossimità del comune di Ivrea Presenza di attività estrattive
a) Presenza di aree con potenzialità ambientale, paesaggistica poco valorizzate dal punto di vista turistico. b) Scarsa promozione del turismo locale rivolto ai territori esterni all'Anfiteatro Morenico. c) Rete ferroviaria proveniente da Torino/Chivasso e diretta ad Aosta che attraversa parte dell'ambito senza servirlo. d) Presenza di attività estrattive. e) Outlet store, grandi strutture commerciali e industriali come criticità nella percezione del paesaggio
a) b) c) d) FATTORI DI CRITICITÁ
e) f) g) h) i)
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ASSETTO PIANIFICATORIO VIGENTE
1:150.000
Nella carta dell’assetto pianificatorio vengono evidenziati i confini dell’Ambito 28 e quelle dell’AIT 7 e le analisi non si fermano ai confini amministrativi della Provincia di Torino nella quale ricade l’Anfiteatro Morenico d’Ivrea (AMI). L’Ambito 28, essendo costruito considerando i caratteri dei paesaggi, non risponde a confini amministrativi e si sovrappone su tre provincie: Torino, Biella e Vercelli. L’area dell’AMI è quasi del tutto nella Provincia di Torino e per questo prendiamo atto degli obiettivi e delle strategie del PTCP2 di Torino. Gli altri piani provinciali non considerano l’AMI perché sono ristrette le aree che entrano a farne parte. La progettazione strategica dell’AMI deve prendere atto dei casi particolari che si verificano quando il confine dell’Ambito interseca dei confini amministrativi. Oltre al caso delle tre provincie è da notare il caso del comune di Borgo d’Ale che, pur essendo in provincia di Biella, fa parte dell’Unione dei Comuni Intorno al Lago. Perseguendo gli obiettivi del PTR, quali, la coesione territoriale e la copianificazione, assumono rilevante importanza le Unioni dei Comuni, sopratutto come quella Intorno al Lago, che collega più realtà amministrative. Le altre Unioni dei Comuni presenti nell’AMI, ovvero la Comunità Collinare della Serra, la Comunità Collinare Piccolo Anfiteatro Morenico Canavesano e Unione dei Comuni Terre del Chiusella, sono interamente nell’Ambito 28 e come tale assumono importanza rilevante per la pianificazione cooperata ed integrata tra gli enti locali. La Comunità Montana Dora Baltea Canavesana ha redatto il PISL Tra Serra e Dora con gli obiettivi di valorizzazione dell’identità territoriale e storico ambientale e l’approccio metodologico utilizzato prevede l’apertura a collaborazioni distribuite in modo coerente con le iniziative. Un altro case di collaborazioni tra enti è rappresentato dal Contratto di Lago di Viverone: il Lago di Viverne è sito, infatti, tra le Province di Biella, Torino e Vercelli e versa in una situazione di compromissione del proprio stato chimico-fisico ed ecologico a causa di inquinanti riversati in esso. A partire da questo presupposto la Regione Piemonte, la Provincia di Biella e la Provincia di Torino hanno sottoscritto nel marzo 2008 un’Intesa Istituzionale di Programma nell’ambito della quale è stato definito l’avvio della “Bonifica del Lago di Viverone”, con un contributo regionale di 1.000.000 di Euro a favore della Provincia di Biella, da utilizzare di comune accordo con la Provincia di Torino. Considerando il contesto ambientale e naturale è da tener presente il documento dell’Autorità di Bacino del Po indicante le Linee Generali di Assetto Idrogeologico del sottobacino della Dora Baltea Piemontese. Questo documento ha valenza territoriale e di settore essendo un elaborato tecnico, conoscitivo e normativo e come tale deve essere considerato in sede di pianificazione. Il territorio del Canavese è interessato da un buon numero di processi di collaborazioni (Unioni dei Comuni, Comunità Montana, Piani Intercomunali, collaborazioni tra provincie) e strumenti di pianificazione a vari livelli (sovraregionale, regionale, provinciale). In conclusione si evidenzia la presenza del Patto Territoriale del Canavese, promosso dalla città di Ivrea e al quale hanno aderito altri 122 Comuni, 5 Comunità Montane, la Provincia di Torino, la Regione Piemonte e 58 organizzazioni in rappresentanza delle principali forze economico-sociali locali.
Legenda
Tematismi interpretativi - confini AIT 7 - Piano Territoriale Regionale Ambito 28 - Piano Paesaggistico Regionale Provincia di Torino - Patto Territoriale del Canavese Provincia di Biella Provincia di Vercelli Limiti comunali
Tematismi interpretativi - aggregazioni comunali Unione dei Comuni Intorno al Lago Unione dei Comuni Comunità Collinare della Serra Unione dei Comuni Comunità Collinare Piccolo Anfiteatro Morenico Canavesano Unione dei Comuni Terre del Chiusella
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - piani e contratti PISL Tra Serra e Dora - Comunità Montana Dora Baltea Canavesana Contratto di Lago di Viverone Sottobacino della Dora Baltea piemontese - Linee Generali di Assetto Idrogeologico
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VINCOLI VIGENTI NELL’AMI Nella carta vengono indicati i vincoli vigenti all’interno dell’Ambito di Paesaggio numero 28. In particolare vengono evidenziati i vincoli ex lege, L. 1497/1939, ovvero il Cedro di Montalenghe, la zona circostante l’autostrada Torino - Ivrea, la zona costiera del lago di Viverone, quella dei laghi morenici e quella circostante il lago di Candia. In particolare è da osservare che il vincolo ex lege che ricade sull’autostrada è di natura visuale, infatti percorrendo in automobile il tratto sopraelevato dell’autostrada è possibile godere di una vista panoramica continua. Nella carta sono delimitate le aree comunemente denominate “Galassini”, previste dalla L.431/1985 che individua le caratteristiche peculiari delle aree suddividendole per classi morfologiche. Da questa tavola si può notare la sovrapposizione dei vincoli ex lege, galassini, SIR, SIC e ZPS (previsti dalla Rete Natura 2000) e i Parchi (LR 19/2009 Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità), che spesso ricadono sulle stesse aree e le identificano in maniera diversa, ma complementare. Nella tavola è stata cartografata la candidatura di Ivrea a Sito Unesco come Città Industriale del XX secolo e il Castello di Agilè, che invece è già iscritto nel patrimonio mondiale. 1 Castello Ducale di Agliè http://www.residenzereali.it
2 Parco Naturale del Lago di Candia http://www.provincia.torino.gov.it/natura/protezi
3 Lago di Viverone - SIC IT1110020 http://www.siti.intornoallago.it/portale/I-comuni-d/prova-vive/index.htm
4 Lago Sirio http://www.legambientepiemonte.it/doc/golettalaghi08-LAGO%20SIRIO.pdf
1:150.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Idrografia Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
Tematismi interpretativi - vincoli Vincolo ex lege - L. 1497/1939 Vincolo idrogeologico Sito Unesco Candidatura sito Unesco Galassini - L.431/1985
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
SIR - Rete Natura 2000 SIC - Rete Natura 2000 Parchi - LR 19/2009 TU ZPS - Rete Natura 2000 A B C Fasce PAI
Tematismi interpretativi - Aree a beni paesaggistici vincolati - PTR Galassini - L.431/1985 A Zona del lago di Viverone e della serra morenica B Lago di Candia C Zona della Morena di Mazzè D Agliè E Vigneti di Carema
Vincoli ex lege - L. 1497/1939 F Cedro di Montalenghe G Zona circostante l’autostrada Torino - Ivrea H Zona costiera del lago di Viverone I Zona laghi morenici L Zona circostante il lago di Candia 18
ASSETTO AMBIENTALE
ASSETTO INSEDIATIVO
1:200.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Autostrada Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
Tematismi interpretativi -fattori strutturanti Idrografia Corridoi ecologici Aree boscate Prati pascolo Frutteti e vigneti Seminativi
Tematismi interpretativi -fattori caratterizzanti e qualificanti SIC - Rete Natura 2000 Parchi - LR 19/2009 TU ZPS - Rete Natura 2000
Tematismi interpretativi -fattori di criticità Vincolo idrogeologico Interruzione ecologica Pressione antropica Crescente urbanizzazione Attività estrettive
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
1:200.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Autostrada Idrografia Seminativi Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte Tematismi interpretativi -fattori caratterizzanti e qualificanti Ivrea - polo gravitazionale trainante Centri diffusi a carattere rurale Beni paesaggistici Area maggiormente accessibile
Tematismi interpretativi -fattori strutturanti Centro di origine Romana Fenomeno dell’incastellamento Assi stradali storici 1. SS26 2. Linea ferrovia Torino-Aosta 3. Via Francigena Vincolo ex lege - L. 1497/1939
Tematismi interpretativi -fattori di criticità Abbandono degli insediamenti minori 19
SINTESI ASSETTI
ASSETTO PERCETTIVO FRUITIVO
1:200.000
1:200.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
Tematismi interpretativi -fattori strutturanti Idrografia Punti panoramici Seminativi Quinta alpina scenografica Vigneti e frutteti Crinali Bosco
Tematismi interpretativi -fattori scaratterizzanti e qualificanti Percorsi panoramici Poli turistici
Tematismi interpretativi -fattori di criticità Servizio ferroviario limitato Attività estrattive
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Autostrada Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
Tematismi interpretativi -fattori caratterizzanti e qualificanti SIC - Rete Natura 2000 Poli turistici Parchi - LR 19/2009 TU Beni paesaggistici ZPS - Rete Natura 2000 Percorsi panoramici
Tematismi interpretativi -fattori strutturanti Idrografia Fenomeno dell’incastellamento Aree boscate Punti panoramici Prati pascolo Quinta alpina scenografica Frutteti e vigneti Crinali Seminativi Assi stradali storici Corridoi ecologici Tematismi interpretativi -fattori di criticità Interruzione ecologica Pressione antropica Crescente urbanizzazione Attività estrettive
Abbandono centri minori Servizio ferrovia limitato 20
1.2.2 Analisi SWOT PUNTI DI FORZA
Presenza dell'Anfiteatro Morenico d'Ivrea (AMI), la cui geomorfologia rappresenta l'elemento dominante del paesaggio,
PUNTI DI DEBOLEZZA
permettendo visuali ad ampio raggio da numerosi punti di belvedere e percorsi panoramici;
Paesaggio a mosaico originato dalla varietà morfologica dell'ambito (sistema delle pianure, pre-collinare, collinare e
Frammentazione del paesaggio agrario tradizionale accentuato dagli assi autostradali e ferroviario che costituiscono un elemento di interruzione ed alterazione ecologica;
montuoso) e dall'alternanza dei diversi sistemi territoriali (urbani, rurali e naturali);
Rischio idrogeologico causato dalla crescente urbanizzazione, che riduce la permeabilità dei suoli e minaccia l'ecosistema umido del comprensorio dei Cinque Laghi;
Elevata concentrazione di varietà di flora e fauna, favorita dalla presenza di reti e corridoi ecologici;
Concentrazione di servizi nella Città di Ivrea con conseguente indebolimento e scarsa attrattività dei centri limitrofi;
Presenza di un sistema idrologico diffuso che permette la coesistenza di diversi micro ambienti e che favorisce le attività
Presenza di impianti estrattivi che deturpano il paesaggio dal punto di vista estetico ed ecologico, compromettendo i criteri di
antropiche, come quella agricola e industriale;
salvaguardia delle acque sotterranee e di sicurezza idraulica;
Presenza di geositi, beni geologici - geomorfologici, architetture naturali o singolarità paesaggistiche che testimoniano le
peculiarità del paesaggio;
principali;
Porzioni di territorio riconosciute come riserve naturali grazie alla conservazione delle caratteristiche di ampio valore
Degrado e abbandono delle zone boschive con conseguente penalizzazione della percezione visiva dell'Anfiteatro;
ecologico e ambientale;
Progressivo aumento del pericolo di frane, smottamenti ed alluvioni, favorito dalle caratteristiche morfologiche dell'AMI
Conservazione di nuclei urbani, assi stradali ed architetture isolate che testimoniano la periodizzazione (romana, medioevale e Olivettiana) e preservano l'identità culturale dei luoghi;
derivanti da un'interazione negativa fra le attività antropiche e gli elementi naturali;
Produzione agricola basata su prodotti tipici ad elevata qualità con un sistema produttivo caratterizzato dalla presenza di antichi terrazzamenti, vigneti e frutteti sui bassi versanti morenici e nel settore pedemontano in direzione della Valle d'Aosta;
Incremento del consumo di suolo favorito dalla presenza di grandi strutture commerciali e industriali lungo gli assi viari
Presenza di strutture ricettive, che nei periodi di alta stagione risultano essere incompatibili con il delicato ecosistema naturale autoctono, lontani da qualsiasi logica di sostenibilità e compatibilità minando gli equilibri naturali;
Diversificata offerta turistica legata alle risorse ambientali, storiche e culturali del territorio, incentivata dalla rete museale,
Progressivo deterioramento della qualità delle acque nei bacini idrogeologici e aumento del fenomeno dell'eutrofizzazione, dovuti all'eccessiva pressione antropica in prossimità degli ambienti acquatici.
eco-museale ed associazionismo locale, oltreché dalla promozione di prodotti tipici, artigianato e tradizioni locali;
Città di Ivrea come polo trainante per lo sviluppo di tutto il territorio dal punto di vista sociale, economico e culturale;
Diffusione sul territorio di materiale informativo (depliant, paline, bacheche, ecc.) che ripercorrono la storia del luogo e ne favoriscono la fruizione turistica;
Il tasso di disoccupazione pari all'8%, risulta più basso rispetto a quello del Comune di Torino(10%), grazie alle opportunità lavorative che offre l'ambito. OPPORTUNITA'
MINACCE
Riconoscimento e connessione di siti a livello comunitario e nazionale, quali SIC, ZPS e SIN e altre aree vincolate finalizzate
Perdita di visibilità per l'insorgenza di altri punti notevoli esterni all'ambito con maggiori potenzialità;
a garantire la tutela e la valorizzazione del territorio e del paesaggio;
Ridotta promozione dell'attività turistica dell'ambito all'esterno dell'AMI;
Promozione del territorio da parte di associazioni ed enti sovralocali e mediante iniziative ed azioni di progettualità
Perdita d'identità del territorio che può essere di conseguenza soggetto a progetti di trasformazione poco attenti alla specificità
sovralocale che innescano sinergie con gli stakeholders e le comunità locali (es. Progetto Cultura Materiale Torino, La Corona di Delizie);
Presenza dell'Autostrada e della linea ferroviaria (SFM) come principale canale di fruizione e attraversamento dell'ambito,
dei luoghi;
Scarsità di informazioni dello stato di conservazione di una parte esistente del patrimonio culturale che rappresenta una minaccia per la valorizzazione e fruizione da parte dei potenziali utilizzatori.
nonché un fondamentale asse di connessione transfrontaliero;
Presenza di disposizioni previste dai piani sovralocali con ricadute sui piani locali a livello strategico e regolativo;
Passaggio della Via Francigena, dichiarata nel 2004 dal Consiglio d'Europa come "Grande Itinerario Culturale Europeo", che rappresenta un patrimonio identitario europeo da salvaguardare poiché veicolo di comunicazione, di scambio culturale tra le Nazioni e le culture europee.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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L'analisi SWOT o matrice SWOT è uno strumento di pianificazione strategica utilizzato per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un progetto o in un'impresa o in ogni altra situazione in cui un'organizzazione o un individuo debba prendere una decisione per il raggiungimento di un obiettivo. Il metodo di analisi è stata utilizzata per la valutazione critica di un territorio interno (attraverso l'analisi dei punti di forza e debolezza) o esterno (analizzando minacce ed opportunità).
Se analizziamo il carattere dell'ambito dal punto di vista identitario, dei luoghi e dei cittadini, notiamo una progressiva perdita di appartenenza all'ambito dell'anfiteatro da parte dei centri minori in favore della Città di Ivrea, unico polo attrattivo dell'area, innescando sotto il profilo sociale, scarsa coesione tra il capoluogo e le frazioni che si sentono isolate. Una possibile conseguenza di tale fatto si rileva nello spopolamento delle aree collinari e montane ed il pericolo di essere cosi preda di progetti di trasformazione poco attenti alla specificità dei luoghi.
Applicando l'analisi SWOT all'Anfiteatro Morenico d'Ivrea (AMI) è emerso come l'area presenti una maggiore presenza di elementi che costituiscono una potenzialità ed una risorsa rispetto a problematiche che costituiscono un deterioramento del territorio. Uno dei principali punti di forza è la Serra Morenica, elemento dominante del paesaggio che costituisce un'unicità per l'area; la Serra, inoltre, offre visuali ad ampio raggio sul territorio circostante da numerosi punti di belvedere oltre a percorsi panoramici e caratteristici. Dalla Serra, infatti, è possibile ammirare il caratteristico paesaggio a mosaico originato dalla varietà morfologica dell'ambito (sistema delle pianure, pre-collinare, collinare e montuoso) e dall'alternanza dei diversi sistemi territoriali (urbani, rurali e naturali). A contribuire alla resa di tali visuali caratteristiche è la forte biodiversità che caratterizza i diversi habitat dell'AMI, oltre all'ampio e diversificato sistema idrografico che permette la coesistenza di diversi micro ambienti oltre a favorire le attività antropiche, come quella agricola e industriale. Tale paesaggio, oltre alle forti potenzialità appena descritte, presenta alcune criticità derivate a causa del cattivo rapporto che, in molti casi, è presente tra la natura e l'uomo. Uno di questi casi è la rottura della forte continuità del paesaggio provocata dalle infrastrutture e dall'espansione dell'urbanizzato presente in particolare nell'area pianeggiante attraversata dall'autostrada e soggetta ad una maggiore urbanizzazione e quindi ad un maggiore consumo di suolo. L'area, inoltre, è sovente oggetto di frane, smottamenti ed alluvioni favorite sia dalle caratteristiche morfologiche dell'AMI che dall'azione antropica sul territorio. All'azione dell'uomo si riconduce anche il progressivo deterioramento della qualità delle acque nei bacini idrogeologici oltre all'aumento del fenomeno dell'eutrofizzazione a causa dell'uso di sostanza chimiche e fertilizzanti nell'attività agricola. Dal punto di vista culturale, gli insediamenti storici, il sistema dei castelli, i nuclei urbani, gli assi stradali e le architetture isolate testimoniano le diverse epoche storiche, preservando e rappresentando il valore identitario dell'anfiteatro, il quale può esser promosso anche come opportunità a livello turistico- ricettivo, lasciando alle associazioni e agli enti sovralocali il compito, tramite iniziative ed azioni di progettualità locale, di innescare sinergie con gli stakeholders e le comunità locali, capaci di sfruttare al meglio le potenzialità del luogo. Altri elementi rilevanti da evidenziare sono la forte panoramicità dei luoghi e dei percorsi, insieme alle singolarità paesaggistiche che testimoniano le diverse peculiarità del paesaggio. Un ulteriore punto di forza è rappresentato dalla produzione agricola, la quale è basata su prodotti tipici ad elevata qualità come vigneti e frutteti. Ciò mette in risalto il potenziale agricolo dell'area, il quale rappresenta un valore rilevante da preservare e valorizzare. Per quanto riguarda le opportunità per l'ambito, queste derivano in parte da progetti a livello comunitario e nazionale, sia dal punto di vista pianificatorio che da quello culturale. In tale ottica un esempio è rappresentato dalla via Francigena, dichiarata nel 2004 dal Consiglio d'Europa come "Grande Itinerario Culturale Europeo", che rappresenta un patrimonio identitario da salvaguardare poiché veicolo di comunicazione, di scambio culturale tra le Nazioni e le culture europee. Lo studio ha rilevato una scarsa visibilità e ridotti flussi da parte dell'utenza esterna all'area a causa della presenza di altri punti di spicco esterni all'ambito e della ridotta promozione dell'attività turistica esternamente dell'AMI. Si è inoltre evidenziata la possibile minaccia relativa all'errata e difficile percezione di quest'area da parte di chi non ne è parte integrante.
1.2.3 Quadro strategico
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Dalle considerazioni emerse dal quadro conoscitivo e dalla successiva analisi SWOT, sono stati individuati cinque obiettivi di carattere generale che trattano temi (natura e ambiente, pressione antropica, sviluppo ed identità locale, percezione del paesaggio, risorse umane, partecipazione e capacità istituzionali) articolati successivamente in strategie ed azioni specifiche. Gli obiettivi hanno lo scopo di potenziare i punti di forza individuati, cogliere le opportunità che potrebbero influenzare positivamente lo sviluppo del territorio ed al contempo far fronte alle debolezze ed alle criticità che si presentano, sempre tenendo in considerazione i fattori strutturanti, caratterizzanti e qualificanti dell'AMI. È stato quindi delineato un quadro strategico costituito da: 1. 2. 3. 4. 5.
Valorizzazione e manutenzione del patrimonio naturalistico e del contesto ambientale Riduzione della pressione antropica Promozione dello sviluppo locale e rafforzamento dell'identità culturale Miglioramento e potenziamento degli aspetti scenico-percettivi e della quinta del paesaggio Valorizzazione delle risorse umane, delle capacità istituzionali e delle politiche sociali
Il primo obiettivo è finalizzato a preservare i particolari caratteri ambientali e morfologici dell'AMI conservandone la biodiversità e prevenendo il rischio di incendi ed il rischio idrogeologico. Si vuole però anche puntare alla valorizzazione delle risorse attraverso progetti ed iniziative volte ad avvicinare la popolazione alla cultura dell'ambiente ed alla conoscenza del territorio in quanto il patrimonio può essere tutelato solamente se percepito dalla popolazione, ed anche attraverso azioni dirette di manutenzione che possano, ad esempio, rivitalizzare la filiera del legno incentivando inoltre la produzione di energia da biomassa. Il secondo obiettivo è volto invece a ridurre la pressione antropica sia cercando di controllare il futuro sviluppo insediativo, prediligendo interventi di riuso piuttosto che di nuovo insediamento, sia incentivando interventi di riqualificazione edilizia ed infrastrutturale mitigandone così gli impatti negativi e migliorandone l'efficienza energetica e la qualità estetica. Inoltre questo obiettivo ha la finalità di ridurre l'impatto antropico in termini di inquinamento favorendo l'impiego di energia rinnovabile e controllando l'utilizzo di fertilizzanti chimici. Per realizzare il terzo obiettivo si vuole lavorare su più fronti: primo fra tutti l'integrazione tra le diverse realtà culturali che distinguono l'ambito, favorendo reciprocità di scambio, attraverso la collaborazione tra i diversi soggetti operanti sul territorio e la promozione di attività formative e didattiche che mettano in rete le risorse e valorizzino un'identità culturale che vada oltre al semplice confine comunale; in secondo luogo si mira al potenziamento dell'offerta culturale, ambientale e turistica sviluppando la cultura dell'accoglienza su tutto il territorio e sfruttando come risorse anche il patrimonio storico e culturale meno conosciuto; infine si punta alla valorizzazione delle specificità dei contesti rurali incentivando la cooperazione tra aziende locali, accorciando la filiera agricola, accostando pratiche innovative di coltivazione a quelle tradizionali ed inoltre promuovendo le eccellenze enogastronomiche e l'artigianato locale attraverso eventi ed iniziative.
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Il quarto obiettivo, trattando gli aspetti scenico-percettivi, vuole migliorare la percezione del patrimonio naturale e costruito attraverso la valorizzazione dei fulcri visivi, mitigando i detrattori che interferiscono con la panoramicità dei luoghi e con le relazioni di intervisibilità delle emergenze; si punta a valorizzare le zone umide e le fasce perifluviali rendendole componenti sceniche in quanto elementi strutturanti del territorio. Per favorire il contatto dei fruitori con gli aspetti scenici, panoramici e paesaggistici è necessario anche migliorare l'accessibilità del territorio, ad esempio valorizzando gli itinerari già presenti e realizzando nuovi percorsi pedonali e ciclabili. Ultimo obiettivo riguarda la valorizzazione delle risorse umane ed il potenziamento delle capacità istituzionali, da attuare sia a livello locale, potenziando la rete dell'associazionismo, favorendo il dialogo con i soggetti istituzionali ma anche attivando pratiche di partecipazione della popolazione nell'ideazione e realizzazione di progetti per lo sviluppo economico e territoriale e per l'integrazione sociale, che sovracomunale, supportando politiche di gestione integrata delle zone periferiche e di confine e cercando di collaborare per diffondere servizi ed iniziative sull'intero territorio. Nella tabella seguente sono riportati gli obiettivi, le strategie e le azioni in cui essi si declinano.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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Quadro strategico OBIETTIVI
STRATEGIE 1.1.
Preservare e valorizzare le particolarità ambientali e morfologiche presenti sul territorio e conservare le biodiversità
1.2.
Gestire i sistemi forestali
AZIONI 1.1.1. 1.2.1.
1.
2.
Valorizzazione e gestione del patrimonio naturalistico e del contesto ambientale
Riduzione della pressione antropica.
1.3.
Prevenzione del rischio idrogeologico e mitigazione degli effetti degli eventi estremi (frane e alluvioni)
2.1.
Controllo dello sviluppo insediativo
2.2.
Miglioramento della qualità degli interventi edilizi ed infrastrutturali
1.2.2. 1.3.1. 1.3.2. 1.3.3. 2.1.1. 2.2.1. 2.2.2. 2.2.3. 2.2.4.
3.
4.
5.
2.3. 3.1.
Riduzione dell'inquinamento del suolo, dell'aria e delle acque Integrazione delle diverse realtà culturali esistenti e sviluppo di reciprocità di scambio
3.2.
Valorizzazione ed incremento dell'offerta culturale, ambientale e turistica
Promozione dello sviluppo locale e rafforzamento dell'identità culturale.
Miglioramento e potenziamento degli aspetti scenico-percettivi e della quinta del paesaggio.
3.3.
Valorizzazione delle specificità dei contesti rurali
4.1.
Miglioramento dell'accessibilità del territorio
4.2.
Miglioramento della qualità scenica del patrimonio naturale e costruito
2.2.5. 2.3.1. 3.1.1. 3.1.2. 3.2.1. 3.2.2. 3.2.3. 3.3.1. 3.3.2. 3.3.3. 4.1.1. 4.1.2. 4.1.1.
5.1.
Incentivare l'interazione tra gli stakeholders
5.2.
Promozione della progettualità integrata sovracomunale
Valorizzazione delle risorse umane, delle capacità istituzionali e delle politiche sociali.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
4.1.2. 4.1.3. 5.1.1. 5.1.2. 5.2.1. 5.2.2.
Creare e potenziare le reti ecologiche d'interconnessione tra le varie componenti ambientali e paesistiche Favorire le attività di manutenzione forestale (sfalci, pulizia del sottobosco) per prevenire il rischio di incendi boschivi Rafforzare la filiera del legno e l'utilizzo di biomassa per la produzione di energia Riqualificare e realizzare, ove necessario, fasce di vegetazione ripariale lungo i corsi d'acqua Mettere in sicurezza il reticolo idrografico tramite sistemazioni idraulico-forestali e consolidando i versanti Conservare le tracce del passato movimento fluviale (paleoalvei) Dare priorità agli interventi di riuso o riorganizzazione rispetto a nuovi impegni del suolo Mitigare gli impatti delle grandi infrastrutture autostradali e ferroviarie diminuendo la frammentazione e gli effetti barriera sul territorio Incentivare interventi di riqualificazione edilizia Rispettare le specificità morfologiche dei luoghi (tipologie edilizie) e conservare la struttura insediativa originaria Migliorare l'efficienza energetica mediante l'installazione di impianti integrati che sfruttino le fonti rinnovabili Migliorare la qualità estetica del patrimonio edilizio esistente Migliorare la qualità delle falde acquifere e del suolo Favorire la cooperazione e collaborazione tra istituzioni, associazioni ed enti locali Promuovere la conoscenza del territorio rivolta alla collettività Sviluppare la cultura dell'accoglienza (alberghi diffusi) migliorando la cooperazione tra privati, pubblico e associazioni locali Incentivare progetti ed attività per migliorare l'offerta turistica esistente Riqualificare e riutilizzare il patrimonio storico-culturale meno conosciuto Sviluppare e integrare le pratiche di coltivazione tradizionali (produzioni tipiche) e innovative (agricoltura diversificata di tipo sostenibile) Garantire forme di salvaguardia e conservazione delle permanenze inserite nei contesti rurali storici Incentivare la cooperazione tra le aziende locali (agricole, artigianali etc.) Valorizzare gli itinerari turistici e i percorsi panoramici esistenti Realizzare percorsi fruitivi pedonali e ciclabili che favoriscano il contatto con gli aspetti scenici, panoramici e paesaggistici Valorizzare le visuali rivolte verso i fulcri visivi mitigando i detrattori che interferiscono con la panoramicità dei luoghi Preservare le relazioni di intervisibilità per assicurare la riconoscibilità delle emergenze visive Rendere le zone umide e le fasce perifluviali una componente scenica di rilievo sul territorio Favorire il dialogo con soggetti istituzionali per la realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo economico e territoriale e all'integrazione sociale Coinvolgere la popolazione locale promuovendo forme di partecipazione e conoscenza attiva sul territorio Collaborare per la diffusione dei servizi ed iniziative sul territorio Supportare politiche di gestione integrata tra comuni limitrofi per valorizzare le aree periferiche e di confine 24
PARTE 2 ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
2.1 Obiettivi e metodologia Obiettivo principale del lavoro è l'analisi rivolta alla tutela e alla valorizzazione del paesaggio rurale storico, il quale costituisce un elemento fondamentale dell'identità territoriale e culturale di un luogo in quanto rappresenta la testimonianza dell'evoluzione del territorio nel tempo e dello sviluppo progressivo delle attività antropiche. Il paesaggio rurale storico consiste in un paesaggio ancora vitale che svolge un ruolo attivo nella società ed è legato alle pratiche tradizionali che hanno fornito un contributo fondamentale alla costruzione ed al mantenimento del patrimonio naturale, storico e culturale, rappresentando un continuo adattamento allo sviluppo progressivo del territorio. L'analisi svolta concentra l'attenzione su questo tema poiché si ritiene che il paesaggio rurale storico rappresenti un elemento di grande potenzialità non solo legato alla storia del territorio, ma anche dal punto di vista della biodiversità, del patrimonio culturale tramandato e della qualità della vita delle popolazioni. Il paesaggio che oggi vediamo è il frutto di una serie di trasformazioni avvenute nel tempo, per opera della natura e dell'uomo, che hanno modificato le caratteristiche dei luoghi. Diventa quindi di particolare importanza, al fine della corretta conservazione, tutela e valorizzazione del paesaggio, individuare e comprendere la storia ed il processo evolutivo di queste trasformazioni. La questione del paesaggio rurale storico è quindi affrontata in tutta la sua complessità, considerando il paesaggio come l'integrazione di aspetti sociali, economici e ambientali in un'ottica temporale e spaziale. Si intende a tal fine sviluppare un’analisi che permetta di individuare gli elementi preesistenti sul territorio, quali le permanenze e le persistenze e, successivamente, in base ai risultati ottenuti, proporre un’integrazione della normativa, al fine di focalizzare l’attenzione sulle azioni di salvaguardia e mantenimento delle sue tracce. Nello specifico, l'obiettivo principale su cui ci si focalizza è l'analisi dello sviluppo e delle trasformazioni del paesaggio storico rurale nell'ottica della conservazione e della valorizzazione delle preesistenze localizzate sul territorio dell'AMI. L'analisi quindi individua e considera tutti gli elementi di rilevanza territoriale, paesistica e culturale presenti, descrivendo la loro evoluzione nel tempo, in modo da definire le dinamiche e i processi verificatisi al suo interno. L'indagine si è mossa a partire da una prima delineazione del quadro conoscitivo di riferimento, nel quale vengono individuati i piani ai diversi livelli che si occupano di paesaggio rurale e che stabiliscono obiettivi e strategie a cui fare riferimento per la realizzazione dell'analisi. Sono state prese in considerazione politiche e normative internazionali, quali quelle dell'UNESCO, di ICOMOS, la Convenzione Europea del Paesaggio, e nazionali, in particolare il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e l'Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale. Il quadro legislativo amministrativo regionale e provinciale considera invece il Piano Territoriale Regionale (PTR), il Piano Paesaggistico Regionale (PPR), il Piano di Sviluppo Rurale (PSR), le Commissioni Locali per il Paesaggio ed il Piano Territoriale del Comune di Torino (PTC2). Per avere un modello di riferimento in base al quale delineare obiettivi e metodo di indagine del paesaggio rurale storico, sono stati consultati alcuni esempi di metodo e indagini avviate sia in territori italiani sia esteri. Conseguentemente il secondo passo è stato lo svolgimento dell'analisi sull'evoluzione del paesaggio dell'Anfiteatro ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Morenico, attraverso la quale sono stati individuati gli elementi preesistenti e la loro evoluzione nel tempo, in modo da poter realizzare un confronto tra i diversi anni. Per quanto riguarda gli elementi storici, sono stati individuati elementi quali il sistema idrografico, le preesistenze storiche dell'edificato quali i nuclei insediativi, la viabilità storica e il sistema di cascine; gli elementi di valore storico-culturale quali i beni culturali; il sistema delle colture comprendenti le varie tipologie di vegetazione come seminativi, vigneti, frutteti, aree boscate e tutti quegli elementi correlati a tale sistema, quale la sistemazione dei campi ed il sistema di canali irrigui. Sono infine stati analizzati gli elementi minori e puntuali del paesaggio, tra i quali i filari alberati, salici capitozzati, muretti a secco e piloni votivi. L’analisi di tali elementi è stata svolta tramite fotointerpretazione della cartografia storica dell'Istituto Geografico Militare relativa agli anni 1880 e 1967 (in particolare, si è fatto uso della Carta d'Italia alla scala di 1:25000), le quali carte sono state paragonate con la Carta Tecnica Regionale del Piemonte all'anno 2010 (quadranti 114, 135, 115 ovest, 136 ovest). Per facilitare la lettura e l'analisi complessiva dell'ambito di studio, il territorio è stato descritto suddividendolo in tre ambiti; tale suddivisione deriva dalle analisi svolte nel primo capitolo per la definizione del quadro conoscitivo dell'AMI. In base ai risultati ottenuti da questo primo momento di analisi delle permanenze, sono state individuate le aree di studio sulle quali focalizzare maggiormente l'attenzione, caratterizzate da una significativa presenza di elementi storici che necessitano di una particolare salvaguardia e conservazione. Tali aree sono: L’ambito di pianura del catino morenico: comprendente i comuni di Mercenasco e Strambino; L’ambito della morena mediana di Masino: comprendente i comuni di Caravino, Vestignè, Cossano Canavese e Borgomasino. Tali ambiti sono stati individuati in base alle differenti caratteristiche morfologiche del territorio e ai differenti elementi storici che li caratterizzano. In base alle analisi effettuate si è reputato necessario lo svolgimento di un esame della normativa dei comuni analizzati, al fine di identificare le modalità tramite cui i diversi strumenti urbanistici vigenti trattano il tema del paesaggio rurale storico. In tale ottica si è riconosciuta l'importanza di un'integrazione della normativa indirizzata alle aree agricole, al fine di accentuare l'attenzione sulle azioni di salvaguardia e conservazione delle tracce storiche. Per concludere, l’analisi termina con la definizione di un quadro valutativo che confronta i contenuti normativi introdotti, con le prescrizioni comunali esistenti, al fine di definire le congruenze e le conflittualità presenti.
2.2 Il paesaggio rurale nel quadro delle politiche internazionali e nazionali L’analisi si sviluppa a partire dall’individuazione dei Piani alle diverse scale quali quella internazionale, nazionale, regionale e provinciale, per quanto riguarda le modalità con cui si affronta il tema del paesaggio rurale ai diversi livelli. Nello specifico, vengono delineati gli obiettivi e le strategie dei singoli piani, le previsioni per il futuro e gli elementi chiave su cui si prevede lo sviluppo.
2.2.1 Legislazione internazionale UNESCO ( Organizzazione delle Nazioni Unite per l 'Educazione, la Scienza e la Cultura ) La Conferenza Generale dell'UNESCO ha adottato la Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale il 16 novembre 1972, definendo il concetto di patrimonio culturale e naturale, nonché le relative modalità per attuarne la protezione.
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L'iniziativa multilaterale promossa dall'UNESCO nasce dalla constatazione che "il patrimonio culturale e il patrimonio naturale sono sempre più minacciati di distruzione non soltanto dalle cause tradizionali di degradazione, ma anche dall'evoluzione della vita sociale ed economica'" e che "la degradazione o la scomparsa di un bene del patrimonio culturale e naturale è un impoverimento nefasto del patrimonio di tutti i popoli del mondo"2. È quindi necessario riconoscere i beni considerati di valore universale eccezionale; questi ultimi sono identificati dai rispettivi Stati Membri e proposti al Comitato per il Patrimonio Mondiale per l'iscrizione nella World Heritage List che conta al 2013, 890 siti iscritti con caratteristiche culturali, naturali o miste; attualmente l'Italia è la nazione a detenere il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità e conta un totale di 49 siti. Per quanto concerne il tema rurale, l'UNESCO affronta il tema della significatività relativa all' "eccezionale valore universale" del paesaggio rurale storico. Il termine significatività si riferisce all'insieme dei "valori" espressi dal paesaggio, collegati al concetto di "persistenza storica". Una prima problematica individuata è il significato da attribuire al termine "paesaggio storico", concetto chiave per ciò che concerne la definizione del criterio di "significatività". Nell'ambito della World Heritage List dell'UNESCO, i paesaggi rurali si possono riferire alla categoria dei paesaggi culturali, che rappresentano il risultato degli effetti combinati del lavoro dell'uomo e della natura, così come definito all'articolo 1 della Convenzione. Si tratta di paesaggi ancora vitali, che svolgono un ruolo attivo nella società, sono associati a stili di vita tradizionali e, sebbene siano in continua evoluzione, mantengono rilevanti testimonianze della loro evoluzione storica. Uno degli obiettivi della Convenzione UNESCO è tutelare e valorizzare paesaggi culturali rappresentativi, ovvero opere complesse frutto del rapporto tra uomo e natura che esprimono la lunga relazione tra i popoli e i loro ambienti naturali. Alcuni siti, tra cui quelli a sfondo agricolo o ambientale, riflettono in particolare tecniche specifiche di utilizzo del territorio in grado di sostenerne la diversità biologica e i servizi ecosistemici"3. Altri, a sfondo più culturale, sono associati al sistema di credenze, ai costumi e alla mentalità delle comunità locali ed includono artefatti artistici e iniziative tradizionali. Attualmente, tali siti fanno parte dell'identità collettiva ed assumono una posizione di rilievo nella WHL. Al 2013, infatti, oltre 80 siti risultano iscritti nella World Heritage List come paesaggi culturali e sono quindi soggetti a tutela e protezione, in particolare per quanto riguarda la conservazione delle colture tradizionali e delle tracce di ciò che nel tempo è scomparso, mantenendone le testimonianze dello sviluppo. Nello specifico, per quanto riguarda i paesaggi vitivinicoli culturali già Patrimonio Mondiale dell'Umanità, l'UNESCO concentra l'attenzione sul creare una rete tra gli esperti e i rappresentanti dei siti vinicoli così da incoraggiare lo scambio di esperienze. Da questi incontri è emersa una definizione sostanzialmente unitaria di paesaggio culturale vitivinicolo, da intendersi, dunque, come specifica tipologia di paesaggio agricolo e culturale rappresentato dalla produzione vitivinicola e dall'utilizzo del suolo per finalità connesse alla coltivazione della vite, spesso secondo tecniche agricole tradizionali. Tuttavia, è da rilevare come il problema di verificare la presenza di tradizioni culturali e l'utilizzo del territorio in condizioni autentiche e di integrità, soprattutto spaziale, sia rilevante. L'interazione tra popolazione locale e territorio deve essere, quindi, continua e risulta essenziale nella costruzione del paesaggio.
ICOMOS (International Council on Monuments and Sites ) ICOMOS è un'organizzazione non governativa fondata nel 1965 dopo l'adozione della Carta di Venezia del 1964, con lo scopo di promuovere teorie, metodologie e tecniche applicate alla conservazione, protezione e 2
Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale, Culturale e Naturale dell'Umanità, 1972 Cfr. Petrillo P., Di Bella O., Di Palo N., La Convenzione Unesco per il patrimonio mondiale e la valorizzazione dei paesaggi rurali, in G. Golinelli (a cura di), Patrimonio culturale e creazione di valore. Verso nuovi percorsi, Cedam 2012, pp. 187 ss.
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ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
valorizzazione dei monumenti e dei siti di interesse culturale. L'ICOMOS fornisce al Comitato del Patrimonio Mondiale le valutazioni per le candidature dei siti culturali proposti per l'iscrizione nella WHL (definendo pareri favorevoli o sfavorevoli), studi comparativi, assistenza tecnica e rapporti tecnici sullo stato di conservazione dei siti iscritti. A livello nazionale, l'associazione ICOMOS Italia (Consiglio Italiano dei Monumenti e dei Siti) è stata costituita il 9 Maggio 1974 a Roma. Come definito nell'art. 4 del proprio statuto, l'associazione promuove studi, valutazioni e iniziative per "la conservazione, il restauro, la tutela, la promozione, la valorizzazione, la gestione del patrimonio materiale ed immateriale dei monumenti, dei centri storici, dei paesaggi e dei complessi ambientali che rivestono interesse sotto il profilo architettonico, urbanistico, archeologico, paesaggistico, storico-artistico, sociologico e valore estetico naturalistico e/o tradizionale". L'associazione, nello specifico, attua i propri scopi mediante l'attività di collaborazione sia con gli Enti preposti alla tutela del patrimonio culturale, sia con l'International Council on Monuments and Sites (ICOMOS Internazionale). Per quanto riguarda il tema del paesaggio agricolo rurale, l'ICOMOS si occupa di valutare positivamente quei territori che, secondo i principi dell'UNESCO, rappresentano la testimonianza vivente di tradizioni uniche nel loro genere, definite in base all'efficace bilanciamento tra qualità estetiche del paesaggio rurale, architetture e costruzioni storiche ed antica tradizione. Si individua quindi la dimensione culturale del paesaggio rurale, nel quale le tradizioni agricole, plasmando il paesaggio, ne diventano componente essenziale e caratterizzante. Inoltre recentemente, L'International Committee of Cultural Landscape ICOMOS-IFLA (ISCCL) ha lanciato l'iniziativa World Rural Landscapes, quale occasione di approfondimento e confronto fra gli studiosi e gli operatori che si occupano a vario titolo del paesaggio agrario come patrimonio storico e culturale. L'iniziativa risponde ai principi stabiliti nella Florence Declaration on Landscape (UNESCO, 2012) che richiede di "rafforzare la consapevolezza globale sulla necessità di salvaguardare e migliorare i paesaggi come elemento integrante dei processi di sviluppo sostenibile; condividere le informazioni e rendere disponibili le competenze, stabilire partenariati efficaci". La World Rural Landscapes mira a promuovere la cooperazione a livello mondiale nella protezione, comprensione e gestione dei paesaggi rurali attraverso la creazione di uno spazio per la collaborazione internazionale. Questo spazio ha lo scopo di consentire alle diverse istituzioni e parti interessate lo scambio di esperienze e conoscenze e il rafforzamento del valore dei paesaggi rurali di qualità in base alle loro peculiarità locali e alla conoscenza e gli usi tradizionali.
Convenzione Europea del Paesaggio La Convenzione Europea del Paesaggio è stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 19 luglio 2000 ed è stata ratificata a Firenze il 20 ottobre del medesimo anno dai Ministri competenti per il paesaggio di 18 Paesi europei, tra i quali l'Italia. La Convenzione rappresenta il primo strumento riguardante in modo diretto e specifico il paesaggio europeo. Si pone l'obiettivo di promuovere l'adozione, a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale, di politiche di salvaguardia, di gestione e di pianificazione dei paesaggi europei compatibili con lo sviluppo sostenibile, capaci di conciliare i bisogni sociali, le attività economiche e la protezione dell'ambiente. Al suo interno il paesaggio è definito come "una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni"4. In questa stessa prospettiva, l'Articolo 5 spinge gli Stati a "(...) integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre politiche che possono avere un'incidenza diretta o indiretta sul paesaggio". Le specifiche caratteristiche di ogni luogo richiedono differenti tipi di azioni che vanno dalla più rigorosa conservazione, alla salvaguardia, riqualificazione e gestione, fino a prevedere la progettazione di nuovi paesaggi 4
Convenzione Europea del Paesaggio, art.1 "Definizioni", Firenze, 2000 26
contemporanei di qualità. La Convenzione segnala inoltre "misure specifiche" volte alla sensibilizzazione, formazione, educazione, identificazione e valutazione dei paesaggi; al contempo, sottolinea l'esigenza di stabilire obiettivi di qualità paesaggistica condivisi dalle popolazioni locali. Propone misure giuridiche volte alla formulazione di "politiche del paesaggio" e ad incoraggiare la cooperazione tra autorità locali e nazionali e a livello internazionale. L'ambito in cui rientra il tema rurale è la "Salvaguardia dei paesaggi", attraverso la quale si indicano le azioni di conservazione e di mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici di un paesaggio. Questi ultimi si collegano all''importanza della percezione del paesaggio da parte degli abitanti del luogo, dei suoi fruitori e dei caratteri identificativi del luogo (determinati da fattori naturali e/o culturali). Il paesaggio è quindi considerato in base alla sua evoluzione nel tempo per effetto delle forze naturali e/o per l'azione dell'uomo. La Convenzione inoltre, all'art. 3, si prefigge lo scopo di promuovere la salvaguardia, la gestione e la pianificazione dei paesaggi e di organizzare la cooperazione europea in questo campo. Emerge con chiarezza la concezione del paesaggio come un prodotto sociale e come bene dinamico. In base a queste caratteristiche, il paesaggio è sempre relazionato all'azione dell'uomo: in quest'ambito, l'attività agricola ha un ruolo rilevante. Senza dubbio, quindi, il paesaggio si connota non solo come bene ambientale, ma ugualmente come bene culturale.
Inoltre dovrà elaborare i principi generali e le linee guida per la tutela e valorizzazione del paesaggio rurale con particolare riferimento agli interventi previsti dalla politica agricola comune"5. Il decreto è rivolto, inoltre, alla conservazione e valorizzazione delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali, intese come sistemi complessi basati sulle conoscenze locali espresse dalla civiltà rurale e che hanno fornito un contributo importante alla costruzione ed al mantenimento dei paesaggi tradizionali ad essi associati. È’ poi istituito il "Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali" con cui il Ministero identifica e cataloga "i paesaggi rurali tradizionali o di interesse storico, le pratiche e le conoscenze tradizionali correlate presenti sul territorio nazionale, definendo la loro significatività, integrità e vulnerabilità, tenendo conto sia di valutazioni scientifiche, sia dei valori che sono loro attribuiti dalle comunità, dai soggetti e dalle popolazioni interessate". Trattandosi di paesaggi strettamente legati alle attività agricole, forestali e pastorali, l'inclusione nel Registro prevede non solo l'accertamento delle caratteristiche di tali paesaggi, ma anche la definizione di indicazioni relative agli indirizzi gestionali per la loro conservazione ed una valutazione del loro stato di significatività, integrità e vulnerabilità.
2.2.2 Legislazione nazionale
2.3.1 Legislazione regionale
Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio
A livello regionale, la Legge Urbanistica Regionale 56/77 del Piemonte definisce finalità e obiettivi degli strumenti di pianificazione territoriale e paesaggistica (art.5), indicando i diversi Piani che a livello regionale e provinciale agiscono sul territorio.
A livello nazionale il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, introduce nell'ordinamento il Codice dei beni culturali e del paesaggio (con le modifiche ed integrazioni ai sensi del D.L. del 26 marzo 2008, n. 63). Già a partire dall'art. 1 e 2, si definiscono quali finalità principali la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale (in coerenza con le attribuzioni di cui all'articolo 117 della Costituzione), le quali concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura. Coerentemente col dettato della Convenzione Europea sul Paesaggio, l'art. 131 comma 1 del Codice dei beni culturali precisa ulteriormente che "per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni". Tale definizione, ricollegandosi agli elementi fatti propri dalla definizione contenuta nel testo europeo, precisa al comma successivo che "la tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili". Inoltre, per quanto riguarda il tema della cooperazione tra le amministrazioni pubbliche, si definisce come queste cooperino per la definizione di indirizzi e criteri riguardanti le attività di tutela, pianificazione, recupero, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio e di gestione dei relativi interventi, aggiungendo che gli indirizzi e i criteri perseguono gli obiettivi della salvaguardia e della reintegrazione dei valori del paesaggio anche nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.
Osservatorio Nazionale del Paesaggio Rurale Il Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con il Decreto n. 17070 del 19 novembre 2012 ha istituito l'Osservatorio Nazionale del Paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali che costituisce una vera novità per il paesaggio rurale italiano. Tale Osservatorio avrà il compito di "censire i paesaggi, le pratiche agricole e le conoscenze tradizionali ritenute di particolare valore, e di promuovere attività di ricerca che approfondiscano i valori connessi con il paesaggio rurale, la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione, anche al fine di preservare la diversità bio-culturale.
2.3 Il paesaggio rurale nel quadro legislativo e amministrativo
Proposta di Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 del Piemonte I lavori finalizzati alla stesura del nuovo Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Piemonte non sono ancora stati terminati; è stata però elaborata e pubblicata una bozza dello strumento. La strategia del PSR si basa su tre obiettivi fondamentali: 1. Stimolare la competitività del settore agricolo, agroalimentare, no food e forestale; 2. Contribuire alla gestione sostenibile delle risorse naturali e dell'azione per il clima; 3. Contribuire e un equilibrato sviluppo economico, sociale e territoriale delle aree rurali. Per il raggiungimento dell'obiettivo 3 vengono stabilite sei priorità: 1. Promuovere il trasferimento di conoscenze e l'innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali; 2. Potenziare in tutte le regioni la redditività delle aziende agricole e la competitività dell'agricoltura in tutte le sue forme e promuovere tecnologie innovative per le aziende agricole e la gestione sostenibile delle foreste; 3. Promuovere l'organizzazione della filiera alimentare, comprese la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo; 4. Preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all'agricoltura e alla silvicoltura; 5. Incentivare l'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale; 6. Adoperarsi per l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali. Per ciascuno aspetto specifico, il PSR identifica le misure di sviluppo rurale adeguate (riportate in allegato all'interno della Rassegna normativa).
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ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
landscapeunifi.it/it/osservatorio-nazionale-del-paesaggio-rurale 27
Il Piano conferma la differenziazione del territorio piemontese, utilizzata nella programmazione 2007-2013, rispetto alle caratteristiche di ruralità in quattro tipologie territoriali: aree rurali con problemi complessivi di sviluppo, aree rurali intermedie, aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata, aree urbane e periurbane. La strategia del PSR della Regione Piemonte relativamente alle aree rurali, si focalizza essenzialmente sui territori rientranti nelle aree rurali intermedie e nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. In particolare l'azione si rivolge alle aree montane e di alta collina, accomunate dalla fragilità territoriale e da recenti segnali di rivitalizzazione. Tali territori presentano fabbisogni comuni di intervento, legati essenzialmente alla necessità di rivitalizzazione economica e sociale, da un lato, e di corretta gestione del territorio e del suo patrimonio naturale, agricolo e forestale, dall'altro. Coerentemente con tali indirizzi, la strategia del PSR per le aree rurali si caratterizza per la volontà di agire sul tessuto imprenditoriale locale per creare opportunità occupazionali all'interno del sistema delle imprese agricole e forestali, delle micro e piccole imprese operanti nelle specializzazioni locali (es. artigianato, turismo, servizi); sviluppare l'offerta di servizi alle persone e alle famiglie, per migliorare la qualità della vita dei residenti e facilitare l'insediamento di nuova popolazione e imprese; operare sul miglioramento e adeguamento delle infrastrutture necessarie allo sviluppo delle attività agricole, forestali e turistiche, sostenibili; curare l'assetto del territorio e valorizzare il patrimonio locale (produzioni tipiche, cultura, paesaggio, natura) per costruire un'offerta territoriale attrattiva.
Piano Territoriale Regionale Il PTR definisce gli indirizzi generali e settoriali di pianificazione, costituendosi quindi come un quadro di indirizzi per il governo del territorio definito sulla base delle vocazioni territoriali e dei caratteri paesistici della Regione. Il Piano si relaziona col il Piano Paesaggistico Regionale, al fine di perseguire obiettivi e finalità comuni. In particolare, in relazione al tema del paesaggio agricolo, il PTR definisce nelle Norme di Attuazione all'art. 24 (riportato in allegato all'interno della Rassegna normativa) che uno degli obiettivi del piano è la valorizzazione del ruolo dell'agricoltura dal punto di vista della salvaguardia, della conservazione, della tutela e della valorizzazione degli assetti rurali storici. È inoltre stabilito che gli strumenti di governo del territorio alle diverse scale debbano ripartire il territorio rurale in ambiti sulla base della funzione agricola e dei caratteri ambientali e paesaggistici del territorio; sono quindi individuati i territori di notevole interesse per i loro caratteri ambientali e paesaggistici (art. 25 riportato in allegato all'interno della Rassegna normativa), i territori agricoli vocati allo sviluppo dell'agricoltura (art. 26 riportato in allegato all'interno della Rassegna normativa), le aree rurali periurbane (art. 27 riportato in allegato all'interno della Rassegna normativa).
Piano Paesaggistico Regionale Al fine di aderire il più possibile alle diversità paesaggistiche e ambientali, urbanistiche e infrastrutturali, economiche e sociali del territorio, il PPR articola conoscenze, obiettivi, indicazioni strategiche e indirizzi normativi in Ambiti di Paesaggio e, successivamente, in Unità di Paesaggio. Secondo quanto definito nelle Norme Tecniche di Attuazione, il tema dell'agricoltura rurale storica viene trattato nell'art.25 (riportato in allegato all'interno della Rassegna normativa) che definisce come il PPR tuteli le aree, gli immobili e i connessi sistemi di infrastrutturazione del territorio in quanto espressione del paesaggio rurale storicamente consolidato, comprese le sistemazioni agrarie e le residue trame di appoderamento antico. Spetta al piano territoriale provinciale il compito di approfondire e precisare le indicazioni di cui al comma 1 dell'art. 25 specificandone i caratteri e individuando altri eventuali elementi; i piani locali, invece, devono incentivare la conservazione e la valorizzazione delle testimonianze del territorio agrario storico, laddove ancora riconoscibili. Considerando il tema del paesaggio rurale storico in un'ottica più ampia, si può affermare come il PPR regoli tematiche ambientali, storiche e culturali ad esso connessi, quali: aree rurali di elevata bio permeabilità ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
(art. 19), aree ad elevato interesse agronomico (art. 20), disciplina generale delle componenti di interesse storicoculturale (art. 21), viabilità storica e patrimonio ferroviario (art. 22), zone di interesse archeologico (art. 23), centri e nuclei storici (art. 24) ed altri ancora, come riportato nella rassegna normativa in allegato. Tra gli obiettivi specifici che il PPR affronta nei confronti del paesaggio rurale storico, si individuano: Conservazione e valorizzazione degli ecosistemi a "naturalità diffusa" delle matrici agricole tradizionali, per il miglioramento dell'organizzazione complessiva del mosaico paesistico; Potenziamento di una consapevolezza diffusa del patrimonio paesistico e della necessità di valorizzarne il ruolo nei processi di trasformazione e di utilizzo del territorio; Salvaguardia attiva dei paesaggi di specifico valore o eccellenza, nel quadro della valorizzazione del capitale territoriale; Contenimento e integrazione delle tendenze trasformatrici e dei processi di sviluppo che minacciano paesaggi insediati dotati di un'identità ancora riconoscibile; Salvaguardia e valorizzazione degli aspetti di panoramicità regionali e locali, con particolare attenzione agli spazi aperti che consentono la percezione in profondità del territorio e l'inquadramento dei beni di interesse storico culturale e all'aspetto consolidato degli skyline urbani, collinari e montani; Contenimento e mitigazione delle proliferazioni insediative nelle aree rurali, con particolare attenzione a quelle di pregio paesistico o produttivo; Sviluppo delle pratiche colturali e forestali nei contesti sensibili delle aree protette e dei corridoi ecologici, che uniscono gli aspetti produttivi con le azioni indirizzate alla gestione delle aree rurali e forestali di pregio naturalistico; Valorizzazione del sistema storico di utilizzo e di distribuzione delle acque per usi produttivi dei fiumi e dei canali, anche mediante attività innovative.
Commissioni Locali per il Paesaggio Il territorio piemontese è caratterizzato dalla presenza di una pluralità di beni paesaggistici, aree e immobili che, per le loro singolarità estetiche, ambientali, naturalistiche, storiche e antropiche, caratterizzano in maniera peculiare il volto del paesaggio regionale. Gli interventi su tali aree e immobili sono subordinati al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica (art. 146 Codice dei beni culturali e del paesaggio). I proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di immobili o aree di interesse paesaggistico, tutelati dalla legge, non possono distruggerli né introdurre modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto della protezione. Nel caso di interventi in aree soggette a tutela paesaggistica esiste l'obbligo di sottoporre all'ente competente (delegato dalla regione, generalmente i comuni) i progetti delle opere da eseguire affinché ne sia accertata la compatibilità paesaggistica e sia rilasciata l'autorizzazione. L'interlocutore del soggetto proponente in materia di paesaggio è pertanto il comune, a cui fa capo il rilascio dell'autorizzazione paesaggistica6. L'autorizzazione paesaggistica costituisce atto autonomo e presupposto rispetto al permesso di costruire o agli altri titoli legittimanti l'intervento urbanistico-edilizio; è efficace per un periodo di cinque anni, scaduto il quale l'esecuzione dei lavori deve essere sottoposta a nuova autorizzazione. La Regione, con legge regionale 1 dicembre 2008, n. 32 "Provvedimenti urgenti di adeguamento al D.Lgs. 22/01/2004 n. 42 s.m.i.", ha ampliato la delega ai Comuni delle funzioni amministrative in materia di rilascio dell'autorizzazione paesaggistica. I Comuni, in forma singola o associata, al fine di poter esercitare le funzioni paesaggistiche loro attribuite, devono dotarsi della Commissione locale per il paesaggio. Finché il Comune non
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www.sbap-pr.beniculturali.it/index.php?it/177/autorizzazione-paesaggistica-art146 28
avrà istituito tale commissione, le funzioni amministrative in materia paesaggistica saranno esercitate dalla Regione.
2.3.2 Legislazione provinciale Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale - Torino L'obiettivo generale su cui è stato impostato il PTC2 è "provvedere e sostenere la compatibilità tra l'ecosistema ambientale e naturale e il sistema antropico, armonizzando la tutela e valorizzazione del primo con l'evoluzione del secondo, attraverso la corretta gestione delle risorse". Il piano territoriale provinciale, per favorire la rivitalizzazione delle aree rurali, in coerenza con la pianificazione e programmazione regionale (PTR art. 24) ed in ragione dei diversi caratteri dei territori, definisce le azioni volte a valorizzare le risorse naturali, conservare e tutelare le risorse ambientali e paesaggistiche, diversificare e integrare le attività agricole in una prospettiva di economia multireddito privilegiando filiere di sviluppo coerenti con le potenzialità delle aree interessate. Alcune delle azioni individuate dal PTC2 per il perseguimento di tali finalità sono: Contenere il consumo di suolo per usi urbani e la loro impermeabilizzazione riducendo la dispersione dell'urbanizzato e la frammentazione del territorio dovuta all'edificato ed alle infrastrutture di trasporto; Assicurare la compatibilità tra processo di trasformazione e criteri di salvaguardia delle risorse (in particolare della risorsa "suolo ad elevata capacità d'uso agricolo"); Individuare la possibilità di realizzare un sistema soft di aree verdi ("continuità verdi") anche nelle pianure e valli di modesto pregio (e dunque al di là delle aree già vincolate a parco, aree protette ecc.), assicurando continuità a fasce già in formazione (lungo fiumi, rii, crinali, ma anche strade e ferrovie) e salvaguardando la varietà biologica vegetale e animale; Tutelare il paesaggio ed i suoi tratti distintivi, i beni culturali, le caratteristiche e le identità locali. Nell'ambito del paesaggio agricolo, il PTC2 ha l'obiettivo di esplicitare indirizzi volti alla comprensione ed alla salvaguardia del paesaggio, in particolare quello soggetto ad una maggior fragilità e vulnerabilità, per quanto riguarda gli aspetti relativi alla tutela delle risorse (tutela dei suoli di prima e seconda classe, tutela dei sistemi ad agricoltura specializzata o vitale), e della salvaguardia degli aspetti percettivi. Allo stesso tempo, nel rapporto città-agricoltura, si intende stimolare una maggiore crescita e un ulteriore progresso produttivo del settore agricolo, riducendo fenomeni negativi quali il consumo di suolo agricolo. Tra gli obiettivi del Piano, per quanto riguarda il tema del paesaggio rurale storico, si individuano la tutela delle aree ad elevata vocazione e potenzialità agricola; la tutela e valorizzazione dei beni storico culturali nel rispetto del D.Lgs. 42/2004 e del PPR adottato; l'integrazione degli studi della pianificazione urbanistica generale locale con le cognizioni e le scelte dell'agricoltura nonché con quelle che riguardano le risorse idriche.
2.4 Esempi di metodo Al fine di individuare una modalità di analisi finalizzata a garantire soluzioni di tutela, conservazione e salvaguardia del patrimonio rurale storico, è stata preventivamente effettuata una ricerca volta ad analizzare studi e progetti effettuati nell’ambito di questa tematica, in campo nazionale ed internazionale. Tali studi propongono strategie e metodologie operative volte alla salvaguardia dei territori rurali e dei manufatti storici, i quali possono rappresentare un modello a cui fare riferimento nello svolgimento del lavoro e vengono a seguito specificati.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Studio di Paesaggio per il masterplan di sviluppo del cantone di Vaud Studio a cura di Verzone Woods Architectes Area: 300.000 ha Fase ideativa: 2004-2005 Il progetto si inserisce in uno studio più ampio che si pone come obiettivo il descrivere e codificare i caratteri distintivi del paesaggio rurale, definendo gli iconemi come elementi di riferimento per preservare i caratteri del paesaggio, così come per definire il suo sviluppo. Vengono individuate 85 tipologie di paesaggio rurale e 24 differenti strutture di paesaggio risultanti dalla composizione delle diverse tipologie. Il progetto pilota "Contributions à la qualité du paysage per la Plaine de l'Orbe nel cantone di Vaud" è stato applicato su una area di 4.429 ettari, di cui 3540 di superficie agricola utile, 3460 di culture di prateria e foraggio, 75 ettari di vigne, 3,7 ettari terreno da pascolo arborato. Il perimetro del progetto è stato definito secondo una logica paesaggistica, dunque indipendentemente dai confini amministrativi, comprendendo i terreni di 9 comuni a cavallo tra due distretti. Le fasi del lavoro sono state tre: Analisi dell'esistente: studio attento della situazione di partenza individuando la tipologia agricola esistente e gli elementi di rilievo (attività agricole e infrastrutture pesanti ecc.) Consultazione della popolazione (attori locali non agricoltori, esterni, attori del mondo agricolo), seguita dalla definizione di cinque tematiche: l'importanza della diversità paesaggistica, la principale vocazione dell'area: regione essenzialmente agricola, le infrastrutture, la coabitazione e gli elementi identitari. Elaborazione, a partire dalle cinque tematiche, di obiettivi, misure, effetti e valori.
Traditional landscape and rural development: comparative study in three terraced areas in northern, central and southern Italy to evaluate the efficacy of GAEC standard 4.4 of cross compliance Ricerca a cura di Mauro Agnoletti, Giovanni Cargnello, Lorenzo Gardin, Antonio Santoro, Paolo Bazzoffi, Luigi Sansone, Luciano Pezza, Nicola Belfiore La pubblicazione consiste in una comparazione di tre aree campione, ognuna di circa 800-1000 ettari, in zone dotate di paesaggi culturali storici che sono inclusi nel catalogo nazionale di paesaggi storici rurali. Per ogni area campione è stato applicato lo stesso approccio storico di valutazione culturale basato sulla considerazione che il paesaggio è il risultato della secolare interazione tra l'uomo e l'ambiente. Per la definizione di un elemento di paesaggio è necessario quindi valutare l'uso del suolo, le dinamiche e le trasformazioni del paesaggio che hanno avuto luogo in passato, individuando quelli che hanno persistito per lungo tempo e quelli che invece sono in lenta evoluzione o stabilizzate.
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Lo studio si è basato sull'interpretazione e sull'analisi di fotografie aeree scattate sul volo GAI nel 1954 che ha permesso di individuare gli elementi caratteristici, tradizionali e storici di quel paesaggio che contribuiscono all'identità del territorio. Attraverso la creazione di indici specifici di densità e intensità del terrazzamenti ottenuti con la fotointerpretazione, di indagini sul campo ed elaborazioni GIS, è stato possibile classificare le aree campione per questo elemento specifico e importante del paesaggio, confrontare i risultati in due periodi e valutare la loro frequenza sul territorio. La valutazione di tali dinamiche evolutive è stata poi integrata con una serie di indici, in parte esistenti e in parte appositamente sviluppati per le aree storicamente modellate dall'uomo, che dimostrano una minor frammentazione del paesaggio ed il fatto che la centuriazione dei campi è stata adattata ad un modello agricolo diverso che ha profondamente cambiato la struttura del paesaggio tradizionale. Tale studio è stato nel complesso la base e il punto di partenza del lavoro condotto sull'anfiteatro morenico; la metodologia utilizzata ha infatti ispirato le nostre modalità di azione e di analisi rappresentando un riferimento da seguire. Il lavoro del Dott. Agnoletti infatti, presenta obiettivi in parte congruenti a quelli che si volevano ottenere ed è quindi stato il punto di partenza della nostra relazione. A causa della mancanza di dati affidabili, di cui la ricerca è a conoscenza, non è stato possibile valutare l'effettiva integrità del patrimonio rurale, in quanto l'analisi delle IGM è stata esclusivamente di tipo interpretativo. Lo studio non ha quindi potuto effettuare comparazioni di tipo metrico, come nel caso dello studio del Dott. Agnoletti.
Manuale per il recupero e la valorizzazione dei patrimoni ambientali rurali Mis. 323 – Azione 3 – Operazione 2.a Il GAL Valli del Canavese è una società consortile a responsabilità limitata di tipo misto pubblico-privata (a maggioranza pubblica), regolarmente costituita nel 2003. Rappresenta il soggetto responsabile dell'attuazione del PSL (Piano di Sviluppo Locale) ai sensi dell'Asse IV Approccio Leader del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. Si configura come Agenzia di Sviluppo Locale i cui interlocutori interni all'area di competenza sono gli amministratori locali di Comuni e Comunità Montane, gli operatori economici dell'area, le associazioni di categoria, gli opinion leader, le famiglie residenti; quelli esterni sono gli amministratori Provinciali e Regionali, gli enti e le istituzioni del sistema economico, i soggetti commerciali intermedi, i potenziali clienti, i nuovi imprenditori e le famiglie.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Il Manuale di riferimento fa seguito allo "Studio per l'individuazione dei beni e patrimoni naturali di particolare attrattività e caratterizzanti uno specifico territorio", elaborato per conto del GAL Valli del Canavese. Lo Studio è stato finalizzato alla creazione di strumenti operativi e funzionali alla realizzazione di interventi di restauro e conservazione previsti dal Piano di Sviluppo Locale, dalla Linea di Intervento 3, Azione 2, con l'intento di indirizzare le azioni di recupero degli elementi tipici del paesaggio rurale non legati ad attività produttive. Il manuale prevede l'elaborazione di linee guide e una successiva applicazione di queste ultime con la realizzazione di schede di approfondimento sugli elementi puntuali che si ritengono rilevanti. Lo studio si basa infatti sul "recupero e la valorizzazione dei manufatti non protetti da vincoli, collocati in contesti minori, che caratterizzano il paesaggio rurale. E' un patrimonio diffusamente presente, costituito da manufatti legati storicamente all'insediamento umano sul territorio come muri a secco e terrazzamenti, sentieri e mulattiere, pavimentazioni degli spazi aperti e recinzioni di ambito rurale, sistemi di regimazione delle acque e segni del paesaggio agrario. Il lavoro si pone l'obiettivo di definire gli interventi tecnici necessari a ripristinare la funzionalità del bene oltre al favorire l'utilizzo di tecniche più diffuse come il cemento armato o l'intonaco cementizio. Il GAL del Canavese, infatti, intende favorire l'utilizzo della pietra e del legno riservando particolare attenzione al loro reperimento e alla lavorazione. Il manuale, nel complesso, costituisce lo strumento per orientare, per i beni individuati, le modalità di intervento al fine di favorirne la valorizzazione e il recupero, attraverso metodologie diversificate, modalità e tecniche operative, sulla base degli approfondimenti conoscitivi acquisiti.
Studio "Forma e immagine del paesaggio rurale. Elementi di anali si e progetto per il territorio chiantigiano" Ricerca a cura di Maria Rita Gisotti, Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio/Università di Firenze Lo studio prende vita dalla profonda convinzione che il paesaggio è un prodotto della cultura nel quale gli aspetti formali ed estetici occupano una posizione di rilievo e designano un suo statuto peculiare diverso da quello di ambiente. L'obiettivo consiste nella ricerca delle modalità con cui tali qualità possono essere prese in considerazione dalla pianificazione e riporta come esempio esplicativo l'applicazione di tali linee al territorio chiantigiano. L'indagine si è mossa all'interno di due campi di studio: quello storico-geografico e territorialista che legge il paesaggio come stratificazione e assume le sue regole fondative come guida progettuale, e quello estetico-culturale che ne studia caratteristiche formali e modelli iconici di riferimento. Una delle finalità della ricerca è stata di gettare un ponte tra questi due approcci, individuando un'intersezione tra punto di vista strutturale e punto di vista estetico.
Proposte di valorizzazione per il territorio cesenate - Il Progetto Actus Studio a cura della Regione Emilia Romagna Attraverso un'indagine che si avvale dei dati archeologici di carattere locale e regionale, il Progetto Actus propone la ricostruzione sperimentale, sul campo, di un insediamento abitativo e agricolo di epoca romana, localizzato nell'ambito della centuriazione cesenate. Sono state analizzate due ipotesi ricostruttive e fra loro complementari: la prima è riferibile ad una proprietà di 50 iugeri (pari a 12,5 ha circa) coltivata da una famiglia di sei persone che vive in un edificio rustico con ambienti finalizzati ad una produzione agricola di sussistenza. I campi vengono coltivati in parte a cereali e legumi e in parte a prato, inoltre il paesaggio è caratterizzato da alberate con viti che separano i campi. Nella seconda ipotesi la proprietà fondiaria, costituita da 100 iugeri (pari a 25 ha circa) di terreno, viene lavorata da 30
una famiglia di dieci individui, aiutata nei lavori agricoli da alcuni servi; in questo secondo caso l'edificio si presenta ampliato sia per le esigenze abitative dell'aumentata comunità, sia per la maggiore redditività dell'impianto, che è caratterizzato da una vigna di discreta estensione affiancata da colture cerealicole, frumentarie e a foraggere. Questa esperienza si propone soprattutto di sviluppare un grande laboratorio di ricerca che può divenire esecutivo attraverso la realizzazione, in successione, di microprogetti interessanti tutti gli aspetti insediativi e della cultura materiale: dallo studio del paesaggio nell'antichità, all'attuazione sul terreno degli edifici, passando attraverso il recupero e la produzione in loco dei materiali atti alla loro edificazione; parimenti è previsto che si effettui un'indagine volta al recupero delle antiche colture agricole. Il Progetto Actus viene in questa sede ripresentato in chiave soprattutto storico-archeologica e dedicato ad una valutazione della centuriazione cesenate come esperienza di studio e come risorsa culturale.
2.5 Analisi dell'evoluzione del paesaggio rurale storico dell'AMI L'Anfiteatro Morenico è caratterizzato da un paesaggio ricco e diversificato originatosi a seguito dell'azione di erosione e deposito del ghiacciaio che ha scavato la Valle d'Aosta. Data la forte impronta storica del progetto si sono svolte numerose analisi riguardanti le evoluzioni avvenute nel corso dell'ultimo secolo. Tenendo presente il concetto di "paesaggio" e l'obiettivo finale del progetto, lo studio ha voluto mettere in evidenza le variazioni subite dalle componenti naturali ed antropiche dell'ambito. Si è, infatti, analizzata la rete idrografica ed in modo particolare il torrente Chiusella e la Dora Baltea, evidenziando i paleo alvei, le zone umide, i diversi habitat originatosi e la rete di canali di cui l'area risulta fortemente ricca. Un confronto è stato anche svolto sulle coperture forestali dell'area evidenziando quali colture si sono mantenute a partire dal 1880, punto di partenza per il nostro studio conoscitivo. Medesima comparazione è stata compiuta sull'urbanizzato, sia per quanto riguarda i centri storici che l'edificato rurale così da mostrare come quest'ultimo si è evoluto ed espanso. In ultimo, volendo concentrare la nostra attenzione sul patrimonio rurale, si è verificata la presenza di una centuriazione conservatasi fino ad oggi verificando la presenza di filari di alberi o di separazioni tra le proprietà ancora presenti ed evidenti. I materiali utilizzati come base da cui ricavare le informazioni storiche sono state le IGM del 1880 e del 1967; nel caso della prima carta militare, a causa della difficile comprensione, non è stato possibile reperire le nozioni riguardanti la copertura forestale se non per quanto riguarda i vigneti storici. Le aree reperite da tale studio sono state cartografate e confrontate con la situazione attuale così da capire quali tracce si sono mantenute. Il territorio è stato analizzato suddividendolo in ambiti, definiti sulla base delle caratteristiche morfologiche particolarmente distinguibili lasciate dall'azione di erosione e accumulo del ghiacciaio balteo. Tale suddivisione permette di definire come i diversi elementi indagati si siano stratificati all'interno del paesaggio rurale, le connessioni esistenti tra questi e le attuali funzioni delle diverse parti del territorio. Per ogni ambito è stata fornita une breve descrizione delle sue peculiarità e sono stati analizzati i diversi elementi storici evidenti sul territorio rurale. Una precisazione deve essere fatta sull'ambito della Serra di Ivrea che, considerando l'altimetria, dovrebbe rientrare all'interno dei rilievi collinari ma si è deciso di considerarla separatamente in quanto rappresenta un fattore fortemente strutturante e qualificante dell'area.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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ELEMENTI DEL PAESAGGIO RURALE AL 1880 Ambito rilievi collinari I territori dell’ambito collinare sono la testimonianza della vocazione agricola che ha caratterizzato l’eporediese fino alla fine del 1800, periodo che verrà, in parte, seguito da un abbandono di tale attività a favore dello sviluppo industriale. I rilievi collinari, infatti, presentano una forte concentrazione di vigneti e di frutteti nella sezione meridionale in particolare presso i Comuni di Agliè, Torre Canavese e Quagliuzzo. Tali aree presentano un’altezza e una pendenza inferiore rispetto al resto della collina e, conseguentemente, maggiore predisposizione a tali colture. Quest’ultimo ha sicuramente rappresentato un incentivo allo sviluppo di tale attività che costituisce uno dei settori trainanti dell’economia locale di tali Comuni. Conseguentemente a ciò risulta anomala la mancata rilevanza di edifici rurali in tali territori; una spiegazione a tale fatto è possibile trovarla nella difficoltosa fotointerpretazione a causa della scarsa leggibilità dell’IGM utilizzata per recepire le informazioni. Un’ulteriore presenza di vigneti e frutteti è individuabile nei Comuni di Banchette, Samone e Lessolo, area in cui l’area collinare si rapporta con il terreni pianeggianti. Un’ultima concentrazione di vigneti è presente nella parte settentrionale dei Comuni di Carema e di Quincinetto, terreni caratterizzati da un’aspra acclività che ha causato l’attuazione della tecnica ei terrazzamenti e dei muri a secco per consentire la viticoltura. La rilevazione del patrimonio forestale dell’area non è stata possibile a causa delle cattive condizioni di lettura del materiale cartografico del 1880. Ambito Serra di Ivrea La Serra d’Ivrea, come nel caso della collina, presenta una forte connotazione vitivinicola e frutticola; l’elaborazione cartografica, infatti, evidenzia numerosi sistemi agricoli concentrati, in particolare, nei Comuni attorno al lago di Viverone. Tale fatto è possibile ricondurlo al forte effetto mitigatorio svolto dallo spettro lacustre sul clima che favorisce tale tipo di coltura. Tali Comuni come nel caso di Carema, presentano un territorio caratterizzato da una forte acclività che ha determinato l’utilizzo della tecnica dei terrazzamenti per rendere possibile la coltura della vite. A testimoniare la vivacità di tale attività sono i numerosi edifici rurali presenti nell’area, residenze dei proprietari dei lotti e luoghi di lavorazione dei prodotti agricoli. Nell’area settentrionale della Serra di Ivrea si rileva la presenza, oltre che di vigneti e di frutteti, di aree boscate, in particolare di castagneti. Ambito pianura interna dell'anfiteatro I territori dell’area pianeggiante presentano una forte vocazione agricola che si specializza nella cerealicoltura. Un elemento immediatamente percepibile nella sezione meridionale è la presenza della centuriazione del parcellare agrario. Tali superfici risultano infatti principalmente divise tramite il sistema dei campi chiusi, in cui sono i canali d’irrigazione e i filari di alberi i principali elementi di separazione. L’area, infatti, è attraversata da una fitta rete idrografica rappresentata in primo luogo dal fiume della Dora Baltea da cui viene prelevata l’acqua fornita, tramite canali al parcellare agricolo. L’agricoltura costituisce uno dei motori dell’economia dei Comuni dell’area; tale fatto non è adeguatamente supportato dal materiale informativo cartografico che non evidenzia la presenza di imprese agricole, elementi in realtà fortemente presenti sul territorio. L’area settentrionale limitrofa al comune di Ivrea presenta una minore attività agricola a causa di un maggiore sviluppo del settore secondario che sta prendo piede nell’area.
1:150.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Base cartografica IGM 1880
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi Castagneti Vigneti e frutteti Centuriazione Cascine
Idrografia Paleoalvei Canali irrigui Castelli 32
ELEMENTI DEL PAESAGGIO RURALE AL 1967 Ambito rilievi collinari L’area collinare, che nel 1880 presentava una forte vocazione agricola, presenta un evidente calo di tale attività, fatto ipoteticamente riconducibile allo sviluppo industriale in corso nell’eporediese. Le numerose aree agricole, infatti, concentrate nella sezione meridionale si riducono in maniera rilevante lasciando il posto, in alcuni casi, a superfici boscate o non coltivate. Dall’illustrazione cartografica emerge come buna parte dei pendii collinari siano occupati da castagneti, attività bisognosa di meno cure e attenzione da parte dei proprietari. Il confronto con l’evoluzione delle aree boscate non è possibile svolgerlo a causa della mancanza del dato precete. Ambito Serra di Ivrea La Serra d’Ivrea, come nel caso della collina, presenta una forte riduzione del numero di aree destinate all’agricoltura. La viticoltura e la frutticoltura che caratterizzavano tali Comuni risulta calata rispetto al 1880 probabilmente a causa dell’industrializzazione. L’attività agricola permane viva nei territori a sud del lago di Viverone, in particolare presso i Comuni di Settimo Rottaro, Cossano Canavese e Vestignè. In tali zone, infatti, permangono numerosi degli edifici rurali evidenziati dall’IGM 1880 con l’aggiunta di nuovi, testimonianza di come l’agricoltura per tali aree costituisca ancora il motore dell’economia. Lungo le sponde del Lago di Viverone risultano svilupparsi aree a castagneto che si aggiungono a quelle evidenziate precedentemente nella sezione settentrionale della Serra d’Ivrea. Ambito pianura interna dell'anfiteatro I territori dell’area pianeggiante presentano una forte vocazione cerealicola. Confrontando la situazione attuale con l’IGM del 1880 emerge che il sistema della centuriazione del parcellare agrario si è mantenuta negli anni mentre, invece significativi cambiamenti riguardano il sistema organizzativo dei lotti. Il sistema a campi chiusi viene infatti in parte sostituito da quello a campi aperti; numerosi dei filari di alberi che fungevano da elemento divisorio vengono abbattuti per favorire e facilitare le tecniche agricole meccanizzate. Analizzando le trasformazioni relative alla rete idrografica emerge come sul territorio si vedano i tratti dell’antico alveo del fiume Dora Baltea che ha in parte mutato il suo corso originando questi avvallamenti definiti paleoalvei. Lungo le sponde del fiume Dora Baltea inoltre avviene una mutazione della destinazione d’uso delle aree che vengono destinate alla pioppicoltura.
1:150.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Base cartografica IGM 1967
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi Castagneti Vigneti e frutteti Pioppi Abeti Centuriazione
Idrografia Paleoalvei Canali irrigui Cascine Castelli 33
ELEMENTI DEL PAESAGGIO RURALE ALLO STATO ATTUALE Ambito rilievi collinari Per i territori dell’ambito collinare continua il passaggio dalla destinazione prettamente agricola a boschiva in particolare a castagno a ceduo utile per la produzione energetica. Vigneti e frutteti si conservano nell’area occupata dai comuni di Agliè, Torre Canavese e Quagliuzzo e nell’area più settentrionale dei comuni di Lessolo e Samone. Nell’area nord del comune di Carema permane la viticoltura riducendo l’estensione delle aree ma mantenendo le tecniche i sistemi utilizzati nel passato. Rispetto al 1967 le aree boscate subiscono un significativo aumento in tutta la fascia collinare occupando buona parte dei pendii non destinati all’agricoltura. Ambito Serra di Ivrea La Serra d’Ivrea, come nel caso della collina, presenta un forte aumento della superficie boscata in particolare di castagni e faggi che si concentra principalmente nella parte settentrionale. Per quanto riguarda i territori a sud del lago di Viverone, permane la destinazione agricola con predominanza di frutteti a discapito dei vigneti. Nei Comuni di Borgomasino, Cossano Canavese e Vestignè permane l’utilizzo della tecnica dei terrazzamenti e dei muri a secco per ovviare alla difficoltà causata dai forti pendii collinari. Ambito pianura interna dell'anfiteatro I territori dell’area pianeggiante mantengono la loro forte vocazione cerealicola. Il confronto con l’illustrazione cartografica IGM del 1967 emerge come il sistema della centuriazione sia in parte andato perduto a causa di una diversa disposizione del parcellare agricolo. La storica disposizione permane nei territorio dei comuni di Strambino, Vische e Candia in cui, ancora oggi, è possibile riconoscere la rete dei canali idraulici che fungono da elementi separatori tra le proprietà. Anche il sistema dei campi chiusi riduce la sua presenza nella piana lasciando sempre più sazio al regime a campo aperto che rende la meccanizzazione agricola più semplice e rapida. Le tracce relative all’antico andamento del fiume Dora Baltea permangono sul territorio creando avvallamenti la cui visibilità si riduce gradualmente.
1:150.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Idrografia Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi Castagneti Vigneti e frutteti Pioppi Seminativi Coltivi abbandonati
Faggete Querceti
Centuriazione Cascine Paleoalvei Castelli 34
INSERIMENTO DELLE PERMANENZE NEL PAESAGGIO RURALE ATTUALE DELL’AMI IN RAPPORTO AI VINCOLI VIGENTI Ambito rilievi collinari Dalla carta si può notare come le permanenze collinari siano molto frammentate ma inserite in contesti agricoli abbastanza uniformi. I rilievi collinari sono meno soggetti all’espansione urbanistica e hanno preservato maggiormente una integrità rurale. Quest’ultima però nel corso degli anni si è indebolita di attività di coltivazione e sono aumentate le aree boscate a castagneti, bisognose di meno cure. Nella parte settentrionale dell’Ami e sulla collina mediana di Masino quasi tutte le coltivazioni storiche sono soggette a rischio idrogeologico: vigneti e frutteti, molto spesso terrazzati, che hanno bisogno di manutenzioni per non crollare e determinare un danno economico, ma anche storico e paesaggistico. La collina ad ovest non è tutelata ma non presenta sistemi di coltivazioni storiche, se non quelle di bosco a castagneto. Le colture come i querceti, le faggete e i vigneti/frutteti sono iniziate dopo il 1967.
Ambito Serra di Ivrea La serra di Ivrea è caratterizzata, nella parte settentrionale, da permanenze di castagneti inseriti in coltivazioni di castagni e faggi più recenti, mentre poche e frammentate sono le colture storiche nel territorio circostante il Lago di Viverone, soprattutto vigneti e frutteti Per quanto riguarda i vincoli, la serra ricade interamente in un “galassino”, inoltre il Lago di Viverone è soggetto a SIR e ZPS. Molte sono le cascine storiche, cartografie sopratutto grazie all’IGM del 1967, ma non presentano permanenze di colture storiche, almeno non cartografabili a questa scala.
Ambito pianura interna dell'anfiteatro L’area pianeggiante mantiene le colture cerealicole, il sistema della centuriazione è andato perduto a causa di una diversa disposizione del parcellare agricolo. La centuriazione permane sopratutto nella parte meridionale dell’Ami, nei pressi del comuni di Vische e Strambino. Le coltivazioni di pioppi persistono lungo il corso della Dora Baltea, grazie alle condizioni favorevoli del terreno. Le fasce PAI rappresentano un vincolo importante per tutta l’area pianeggiante e i canali storici, in particolare in Naviglio d’Ivrea sono tra le permanenze che caratterizzano maggiormente questo ambito. Importante è la presenza di molte cascine storiche, sopratutto nella piana tra Ivrea e il Lago di Viverne. 1:150.000
Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Idrografia Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
Tematismi interpretativi - permanenze Castagneti Paleoalvei Vigneti e frutteti Canali irrigui Centuriazione Castelli Cascine
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - contesti Castagneti Vigneti e frutteti Faggete Coltivi abbandonati Seminativi
Querceti Pioppi
Tematismi interpretativi - vincoli Vincolo ex lege - L. 1497/1939 Vincolo idrogeologico Sito Unesco Candidatura sito Unesco Galassini - L.431/1985
SIR - Rete Natura 2000 SIC - Rete Natura 2000 Parchi - LR 19/2009 TU ZPS - Rete Natura 2000 A B C Fasce PAI
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EVOLUZIONE STORICA DEL TESSUTO INSEDIATIVO DELL’AMI
EVOLUZIONE STORICA DELLE INFRASTRUTTURE VIARIE DELL’AMI
1:200.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
1:200.000 Legenda
Tematismi interpretativi Edificato 1880 Edificato 1967 Edificato 2010
Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Base cartgrafica CTR 2010 Regione Piemonte
Tematismi interpretativi Viabilità 1880 Viabilità 1967 Viabilità 2010
L’evoluzione storica dell’insediamento e delle infrastrutture viarie dell’AMI Nelle carte è riportata l’evoluzione storica degli insediamenti e della struttura della viabilità: gli insediamenti antecedenti al 1880 sono la maggior parte e denotano la matrice storica fondamentale di tutto il territorio. Si nota come il fulcro dell’intero anfiteatro sia Ivrea e che anche tutta la viabilità storica colleghi questa città col resto dell’AMI. La viabilità è quasi totalmente antecedente al 1880, mentre quella tra il 1880 e il 1967 sia viabilità sopratutto veloce che collega i vari poli senza attraversarli. L’espansione urbana al 2010 è notevole, si può notare come intere porzioni di territorio, prima quasi sempre coltivate, siano state edificate. Le tre espansioni urbane maggiori si possono vedere nel comune di Ivrea, di Strambino e sulla costa orientale del lago di Viverone. ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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2.6 Premessa alla scelta dei casi studio
2.7 Approfondimento sui casi studio
A seguito delle analisi svolte precedentemente, sono state individuate due aree di studio ricadenti una nell'ambito di pianura e una nell'ambito collinare; nello specifico la pianura del catino morenico e la morena mediana di Masino. L'area della pianura del catino morenico denota la permanenza di centuriazione romana e di canali irrigui: questi elementi si concentrano soprattutto in questa piana che da sempre possiede un carattere agricolo, specialmente con colture a seminativi. Nell'area della morena mediana di Masino, le analisi hanno evidenziato una forte frammentazione del tessuto agricolo storico, soprattutto vigneti e frutteti. Questi ultimi sono inseriti in contesti più grandi e più recenti, ma insieme ad altri elementi possono rappresentare un sistema unitario di permanenze. Le ragioni della scelta di queste due aree sono visibili nella tavola "Inserimento delle permanenze in rapporto ai vincoli vigenti nell'AMI". Da questa è possibile notare come molte delle permanenze presenti nell'intero anfiteatro ricadano all'interno di aree vincolate; la scelta effettuata è quindi stata quella di analizzare due ambiti che non presentano vincoli al loro interno, presupponendo così che le permanenze presenti richiedano la definizione di forme di tutela e valorizzazione attualmente non presenti.
2.7.1 Ambito della pianura del catino morenico L'ambito della pianura del catino morenico è localizzato nell'area meridionale dell'AMI e include i Comuni di Strambino, Mercenasco e il territorio rurale di Vische. Il territorio di analisi presenta numerosi elementi di rilevo sotto l'aspetto naturalistico e storico che hanno subito un'evoluzione nel tempo rappresentando tuttora preesistenze che qualificano l'area. Tra gli elementi emergono l'architettura rurale caratterizzata in particolare da cascine storiche, il sistema idrografico costituito dalla Dora Baltea, che attraversa da nord a sud l'AMI, i paleoalvei, antiche tracce che testimoniano l'evoluzione del corso del fiume, e i canali che si diramano sul territorio contribuendo alla definizione del parcellare. Di quest'ultimo permangono numerose tracce che hanno avuto origine a partire dal 100 a.C in cui avvenne una notevole trasformazione nell'uso del suolo per via dell'assegnazione di appezzamenti di terreno accuratamente misurati all'interno dei quali iniziò lo sfruttamento agricolo. I terreni coltivabili venivano misurati per mezzo di uno strumento, la groma, e divisi in appezzamenti (centuriatio) di maggiore o minore estensione a seconda della qualità del terreno e delle sue possibilità di produzione agricola. Effettuata la divisione, gli appezzamenti (parcellae) erano assegnati in proprietà ai singoli coloni. Le divisioni erano segnate sul terreno da cippi ed erano riportate su una mappa forma della colonia in cui erano indicati i confini della colonia, le divisioni e le assegnazioni dei terreni.
2.7.1.1 Analisi del paesaggio rurale Il tessuto agrario
Dettagli dell'area di studio: centuriazione, ovvero parcellazione, dei territori di pianura nelle regioni in cui la proprietà era destinata ai coloni. Fonte: www.eporedia.eu
Analizzando il territorio dell'ambito in esame si nota come tutta l'attività agricola sia basata su coltivi a seminativi; il paesaggio di questo ambito, ovvero la sua percezione, è caratterizzata dalla stagionalità delle produzioni. Il territorio presenta un reticolato di linee tra di loro perpendicolari, che in teoria, avrebbero dovuto seguire l'orientamento astronomico, da Nord a Sud e da Ovest ed Est, anche se nel caso della nostra area di studio, e più in generale nell'eporediese, questa regola non viene sempre seguita.
Inserimento delle permanenze in rapporto ai vincoli vigenti nell'AMI con individuazione dei casi studio Fonte: elaborazione propria
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Diverse sono le motivazioni: - Veri e propri errori nel rilevamento dei punti cardinali; - Preferenza ad orientare la centuriazione secondo la direzione di strade preesistenti; - Adottare un orientamento che rispondesse alle caratteristiche morfologiche del terreno, allo scopo di razionalizzare la direzione naturale delle acque di scolo e irrigazione; - Distinguere centuriazioni adiacenti con orientamenti differenti. Le linee rette tracciate sul terreno, che formavano appezzamenti quadrangolari, avevano nomi differenti a seconda del loro orientamento: erano dette cardines quelle da Nord a Sud, decumani quelle da Ovest ad Est; un cardo maximus e un decumanus maximus, che corrispondevano alle principali linee tracciate e che, teoricamente, avrebbero dovuto incontrarsi al centro della centuriazione, l'umbilicus. Questo tipo di suddivisione del terreno era utile per razionalizzare le colture, per regolare le acque, per questioni catastali, per controversie dei confini, per scopi censuari. Punto di osservazione ottimale per analizzare e descrivere questo ambito pianeggiante è il Castello di Masino: da questo punto panoramico è possibile notare come la centuriazione del territorio sia ancora oggi ben presente e composta da diversi tasselli. Le proprietà dei campi sono divise soprattutto da strade, per lo più sterrate, che conducono sia all'appezzamento sia, talvolta, ad una cascina; da canali storici o di epoca moderna; da filari alberati. Le tecniche di coltivazione si sono evolute nei secoli: quando la centuriazione è stata eseguita dai Romani, i campi venivano coltivati utilizzando i buoi, mentre oggi le colture sono diventate intensive: ma l'uso delle tecnologie non ha cancellato del tutto i segni di centuriazione. Durante i sopralluoghi effettuati è stato possibile notare come molti campi siano divisi da canali, molti dei quali storici (difficile il rilevamento dei canali più piccoli nelle carte IGM). La Direzione Regionale Agricoltura della Regione Piemonte ha finanziato l'elaborazione del progetto "Linee guida per la valutazione delle perdite dei canali irrigui": una ricerca prevalentemente sperimentale volta dapprima a chiarire i meccanismi che regolano tali perdite, con l'uso delle tecnologie e delle conoscenze più adatte alla loro quantificazione, in modo da poter poi scegliere quali siano le metodiche speditive che hanno il miglior rapporto fra risultato e prezzo, tenendo conto che dovranno essere alla portata, tecnica ed economica, degli operatori presenti sul territorio.
Il tessuto insediativo e infrastrutturale Analisi morfologica degli insediamenti della pianura del catino morenico Lo sviluppo urbanistico nell'ambito della pianura rappresenta il risultato di un processo evolutivo caratterizzato in particolare dalla morfologia del territorio. Questo, infatti, appare caratterizzato da una conformazione pianeggiante che ha permesso uno sviluppo insediativo non soggetto a particolari limitazioni spaziali, la cui crescita si è focalizzata lungo la rete viaria ed i centri storici. Inoltre, un ruolo significativo è giocato dal fiume Dora Baltea, il quale ha favorito la nascita e lo sviluppo degli insediamenti. Per ogni comune dell'ambito è definita la struttura complessiva del contesto insediativo distinguendo tra sistemi insediativi concentrati e lineari. I primi sono configurazioni strutturate di tessuti urbanizzati in cui lo sviluppo complessivo è influenzato da fattori puntuali (in genere nuclei storici con ampliamenti che hanno determinato un sistema radiocentrico); i secondi sono configurazioni di tessuti urbanizzati in cui lo sviluppo complessivo è influenzato da fattori lineari (in genere tratti del sistema stradale o configurazioni geografiche). L'evoluzione del tessuto insediativo è poi evidenziata suddividendola in tre epoche storiche ( 1880, 1967, 2010) sulla base della cartografia IGM e della CTR utilizzate nella fase precedente; sono anche ricalcate le principali infrastrutture stradali che hanno guidato le espansioni ( 1880).
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Insediamento di Strambino: sistema insediativo concentrato
Fonte: Google maps e elaborazione propria
Il Comune di Strambino si colloca nella parte di pianura a sud di Ivrea, in un ambito cinto dal Torrente Chiusella e dal fiume Dora Baltea verso est, e dalla vasta pianura agricola verso sud e ovest. La presenza di tali elementi, insieme alla significativa estensione pianeggiante del territorio, è stata fondamentale nell'evoluzione storica del Comune, il quale è stato soggetto ad un progressivo ampliamento. Il Comune di Strambino infatti, ha storicamente espresso una realtà socio-economica di rilievo tale da divenire uno dei punti di riferimento nel sistema del circondario eporediese. L'economia locale in passato si è fondata sull'attività agricola, con l'affermazione agli inizi del secolo delle industrie manifatturiere, che ha rafforzato la capacità di attrarre nuove attività artigianali sul territorio. Ciò ha influenzato la sua evoluzione insediativa, che ha visto un progressivo ampliamento nel tempo e che attualmente, oltre al nucleo insediativo centrale, comprende quattro distinte frazioni sparse sul territorio comunale, rappresentate da Cerone, Realizio, Crotte e Carrone. La presenza di un ampio territorio agricolo, nello specifico, ha influenzato la nascita di nuclei rurali sparsi sul territorio che hanno dato vita alle attuali frazioni. L'urbanizzato appare quindi organizzato in un nucleo storico centrale che rappresenta l'impianto originario e da direttrici radiali sviluppatesi lungo gli assi, sorte come via di collegamento tra il centro storico e i nuclei rurali storici. Come riportato nella Relazione Illustrativa del comune di Strambino, lo sviluppo del sistema urbano si è in particolare sviluppato a ridosso del sistema viario e ferroviario, di cui gli assi principali sono rappresentati dalla Strada Statale 26, dalla Strada Provinciale 56 e della linea ferroviaria Chivasso-Aosta, elementi che più hanno caratterizzato la struttura del tessuto urbano.
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Insediamento di Mercenasco: sistema insediativo concentrato
Fonte: Google maps e elaborazione propria
L'insediamento si sviluppa su un territorio con un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche poco accentuate. L'abitato sorge sul declivio di un colle dell'Anfiteatro Morenico d'Ivrea, sul quale sorge il castello di Mercenasco, che rappresenta un ricetto in passato volto alla difesa ed alla fortificazione, mentre il nucleo originario è caratterizzato dalla presenza di testimonianze storico-architettoniche. Il comune presenta una forte vocazione incentrata sulle tradizionali attività agricole. Nonostante lo sviluppo avvenuto nel tempo, si è conservata l'impronta rurale, dimostrata dalla limitata presenza dei segni di espansione edilizia e da un indice di vecchiaia tra la popolazione particolarmente accentuato. L'urbanizzato si sviluppa prevalentemente nel capoluogo comunale, mente il resto della popolazione si distribuisce nella località di Villate-Casetti e in alcune case sparse.
Analisi dell'architettura rurale storica Per quanto riguarda il sistema dell'architettura rurale storica, si è deciso di approfondire l'analisi del territorio pianeggiante e collinare con lo scopo di identificare i nuclei storici ed i sistemi di cascine sviluppatisi nel tempo, mantenendo attualmente una significativa traccia storica. Finalità dell'analisi è quella di individuare quei sistemi di cascine presenti nella cartografia storica del 1880 e ad oggi ancora presenti, i quali necessitano di essere salvaguardati e conservati. La classificazione tipologica prescelta è stata ripresa dalle indicazioni di Lucio Gambi, contenute in: − "Atlante Tematico d'Italia", Scheda 61, di Lucio Gambi, (CNR e TCI, Milano 1988) − "Storia d'Italia", vol. sesto, Atlante: La casa contadina (Einaudi, Torino 1976) In entrambi i documenti, la tipologia degli insediamenti rurali viene definita in base alle strutture funzionali presenti oltre che alle soluzioni formali.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
La casa contadina: le dimore rurali in Italia Fonte: Storia d’Italia
.L'ambito "Eporediese" risulta compreso nelle fasce 3a e 3d, le quali fanno parte della classificazione "Dimore unifamiliari", ovvero dimore a 2 o 3 piani con annessi, fornite di un numero soddisfacente di ambienti – ciascuno con diversa funzione operativa – sia per abitazioni che per uso rustico. Più nello specifico, le fasce si specificano come: - 3a: dimore unifamiliari con gli elementi per l'abitazione (a volte duplicati per più di una famiglia) e il rustico separato (stalle e fienile in un corpo a sé) e coordinati intorno ad uno spazio recinto (in toto o in parte). - 3d: dimore unifamiliari con una certa dissociazione degli elementi rustici; la stalla principale fa corpo unico con l'abitazione, il foraggio invece è dislocato fra gli annessi (in porticati minori o in cumuli) con il forno e le stalle degli animali da cortile; di fronte alla casa uno spazio aperto ad uso d'aia; di questo tipo sono abitualmente le dimore degli enti della riforma agricola. In base a tale suddivisione, per entrare più nel dettaglio dei singoli fabbricati, sono state analizzate le cascine storiche presenti sul territorio in esame, in base alle caratteristiche strutturali.
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Cerone 1.
Aggregati rurali costituiti da più edifici che assumono la forma di borghi frazionali
IGM 1880
Di questa tipologia sono le frazioni di Carrone, Cerone, Crotte e Realizio, facenti parte del comune di Strambino. I borghi frazionali osservabili nelle ortofoto rappresentano il risultato di una progressiva evoluzione nel tempo. Dalle carte IGM del 1880 si può notare come l’edificato si sia concentrato lungo i principali assi viabili: nel caso delle frazioni di Cerone, Crotte e Realizio, l’edificato è rappresentato da un sistema insediativo lineare, il quale si è sviluppato lungo i principali assi stradali. A differenza, il comune di Carrone presenta un sistema insediativo concentrato, di minor dimensione rispetto ai precedenti. IGM1967
La presenza di tali sistemi frazionali è dovuta principalmente alla vocazione agricola del territorio che ha permesso l’organizzazione del lavoro intorno ad un sistema edilizio finalizzato a garantire la vicinanza delle abitazioni ai campi coltivabili. L’edificato si sviluppa infatti in corrispondenza di aree agricole dedicate alla coltura del mais e del frumento. Dal confronto con le carte IGM si può notare come alcune frazioni si siano espanse, assumendo una dimensione consistente. Questo è il caso di Cerone e Crotte, in cui al sistema edilizio storico si è affiancato un sistema più recente, caratterizzato in prevalenza da residenze. Le frazioni conservano nel complesso il tipico paesaggio di campagna, caratterizzato dalla presenza di insediamenti di antico impianto, di cui fanno parte pertinenze rurali quali edifici con caratteristiche residenziali, agricole ed artigianali.
Crotte IGM 1880
In tali aree si consentono recuperi di pertinenze rurali al fine di garantire la conservazione delle tipologie edilizie di valenza storica. Come definito all’art. 7.1 (aree residenziali per insediamenti consolidati) si afferma come in tali aree siano consentiti interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia. IGM 1967
Carrone IGM 1880
Realizio IGM 1880 IGM1967
Riprese aeree zenitali frazioni di Strambino (2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
IGM1967
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2. Edifici con impianto planimetrico articolato a "L" e a "U" con aia centrale. CASCINA MONCUCCO (VISCHE) La cascina Moncucco è localizzata in aperta campagna, nel comune di Vische. E' caratterizzata da un singolo accesso carrabile lungo via Candia, strada locale adiacente alla Strada Provinciale SP81 che collega il comune di Vische al comune di Strambino. La cascina è di impianto storico ad "U" e, come si può osservare dal confronto con le cartografie storiche IGM del 1880 e 1967, ha subito alcune modifiche ed aggiunte strutturali. La ripresa aerea permette di individuare le caratteristiche del tessuto agrario appartenente alla cascina, il quale è composto da seminativi di granturco e da frutteti. Quest’ultimo è inoltre caratterizzato da un mosaico con ordito e trama regolari. Per quanto riguarda la struttura e le caratteristiche dell'edificio, questo è composta da due piani fuori terra. Attualmente una parte della cascina è destinata all'uso lavorativo, mentre la parte adiacente ha funzione residenziale.
IGM 1880
Schizzo del prospetto della cascina Moncucco Fonte: elaborazione propria
IGM 1967
Vista della Cascina Moncucco (Vische 2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Schizzo aereo della cascina Moncucco Fonte: elaborazione propria
Schizzo aereo della cascina Moncucco Fonte: elaborazione propria
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2. Edifici con impianto planivolumetrico semplice, in linea, cioè con prevalente sviluppo secondo un asse longitudinale (sia elementi contrapposti sia elemento unico) CASCINA MOMBELLO (VISCHE) La cascina Mombello è localizzata nel comune di Vische, nei pressi alla cascina Moncucco precedentemente analizzata. Localizzata su un'altura, la cascina ha un impianto in linea a elementi contrapposti. Attualmente l'edificio è adibito ad attività agricola e l'impianto è costituito da un complesso residenziale antistante ad un complesso destinato all'uso lavorativo. Anche in questo caso la cascina si inserisce in un paesaggio agricolo in cui prevale la coltivazione di granturco. Molto significativa è la valenza storica del territorio, caratterizzato dalla presenza di un sistema di centuriazione dei campi già presente nella carta storica dell'IGM al 1880, di cui molte tracce si sono mantenute fino ad oggi. Dal confronto delle carte si rileva inoltre l’evoluzione del nome della cascina, la quale era denominata “Mombel” intorno al 1880.
IGM 1880
Vista della Cascina Mombello (Vische 2014) Fonte: Elaborazione propria
Schizzo del prospetto della cascina Mombello Fonte: elaborazione propria
IGM 1967
Vista della Cascina Mombello (Vische 2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Schizzo aereo della cascina Mombello Fonte: elaborazione propria
Schizzo aereo della cascina Mombello Fonte: elaborazione propria
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3. Edifici con impianto a corte chiusa CASCINA LUISINA (VISCHE) Cascina Luisina è localizzata nel comune di Vische. Significativa è l'adiacenza della cascina al fiume Dora Baltea, il quale sin dal passato ha rappresentato un importante elemento funzionale per l'irrigazione dei campi e per la fertilità del suolo. Come si può osservare dall'ortofoto, la cascina è localizzata in corrispondenza di campi di granturco, inseriti in un mosaico con ordito e trama regolari. Significative sono le tracce della centuriazione romana. L'impianto della cascina è a corte chiusa, gli edifici vanno a formare un complesso quadrangolare al cui interno si ha una corte multipla, ovvero ogni fabbricato localizzato al suo interno possiede una propria corte. Dal confronto tra le carte storiche si rileva come la cascina non sia stata sottoposta a particolari modifiche strutturali nel corso degli anni.
IGM 1880
Schizzo del prospetto della cascina Luisina Fonte: elaborazione propria
IGM 1967
Vista della Cascina Luisina (Vische 2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Schizzo aereo della cascina Luisina Fonte: Elaborazione propria
Schizzo aereo della cascina Luisina Fonte: Elaborazione propria 143
2.7.1.2 Indicazioni e prescrizioni nei piani locali Per sviluppare un'analisi il più approfondita e coincisa possibile, sono stati consultati gli strumenti urbanistici a livello comunale, in modo da definire gli obiettivi e le strategie che i diversi Piani si pongono nei confronti del tema dell'agricoltura. Nello specifico, tale ricerca vuole rappresentare un collegamento con le analisi precedentemente svolte, con lo scopo di definire come i diversi Piani Regolatori comunali agiscano in base alle caratteristiche agricole e rurali del territorio. Per quanto riguarda l'ambito della pianura, verranno analizzati gli strumenti urbanistici dei comuni di Strambino e Mercenasco, attraverso la consultazione delle Norme Tecniche di Attuazione e della Relazione Illustrativa, dove presente.
Comune di Strambino Il territorio comunale di Strambino è oggi regolato sotto il profilo urbanistico dal Piano Regolatore Generale, approvato con deliberazione della G.R. Piemonte n. 13-5301 del 19 febbraio 2007, pubblicata sul BUR n. 9 del 1 marzo 2007. Le norme tecniche di attuazione specificano il tema agricolo negli articoli 7.10 e 7.11, denominati rispettivamente EP1-Aree produttive per colture pregiate del settore primario e EP2-aree produttive per colture estensive del settore primario. Nel complesso si rileva la distinzione tra tali tipologie di aree. In particolare quelle indicate come EP1 sono destinate ad attività agricole per colture pregiate quali la viticoltura, frutticoltura, orticoltura, mentre le aree EP2 sono destinate alla coltivazione di erbacee stabili, di seminativi e alle colture legnose specializzate. Per quanto riguarda le prime, le Norme consentono, sui fondi destinati all'attività agricola, interventi di manutenzione per la conservazione dei fabbricati e dei manufatti esistenti, al fine di garantirne la tutela ed il mantenimento. Per quanto riguarda la realizzazione di nuovi interventi, questi devono essere funzionali alla conduzione dei fondi e sono ammessi solo qualora siano destinati alla funzione di ricovero attrezzi, rispettando le misure, quantità e materiali prefissati. Per quanto invece riguarda le aree EP2, è data facoltà a coloro che esercitano l'attività agricola, di costruire o installare strutture, infrastrutture e attrezzature per la produzione, la lavorazione, la conservazione, la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, nel rispetto delle norme vigenti. fatte salve le limitazioni definite all'ART.15.2 relative alla piana agricola d'interesse paesistico ambientale. Per quanto infine riguarda gli edifici esistenti, il Piano consente interventi di manutenzione e di ristrutturazione edilizia di tipo REa e di tipo REb senza apportare incrementi volumetrici. Interventi di ampliamento degli edifici esistenti e di nuova costruzione sono consentiti in rapporto alla quantità di terreno coltivato, nel rispetto dei parametri indicati dalle NTA. Come definito dalla modifiche introdotte dalla Variante n.3 (redatte ai sensi del punto 1.1.5 del Comunicato BUR Piemonte n. 10 del 10.03.2011), le Norme di Attuazione presentano nel Capo IV- Norme e vincoli particolari, l'aggiunta dell'articolo 15.2, relativo alla Piana agricola d'interesse paesistico ambientale. L'articolo prende in considerazione ambiti interamente a destinazione agricola (EP2) di cui il Piano intende tutelare i suoli ad eccellente e buona produttività valorizzandone sia la funzione economico-produttiva che la valenza paesistico-ambientale. Si afferma come in questi ambiti non siano ammessi interventi di nuova edificazione, inclusi gli impianti tecnologici (silos, biogas, ecc.) o modificazioni della modellazione del terreno. Allo stesso tempo non è consentito aprire cave, effettuare versamenti di acque d'uso domestico sul suolo, creare invasi artificiali o comunque modificare l'assetto idraulico del suolo, costituire discariche di terreno di sterro, macerie o altri rifiuti in genere. Neppure è consentito costruire muri o recinzioni in genere, o eseguire scavi e movimenti di terra, salvo quelli funzionali all'attività agricola. ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Le Norme definiscono come gli interventi proposti dovranno comunque verificare le indicazioni e le direttive impartite dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale per le aree periurbane e i corridoi di connessione ecologica, come definito negli artt. 34-35-47 del PTC2. Per gli eventuali edifici presenti entro tale ambito, sono ammessi esclusivamente interventi di carattere conservativo Nel complesso, le salvaguardie istituite non pongono limitazioni all'esercizio della coltivazione agricola. Questa deve intendersi praticabile in tutte le sue plurali forme.
Comune di Mercenasco Il comune di Mercenasco dedica al tema dell'agricoltura gli artt.27-28 Delle Norme di Attuazione. Nello specifico, l'art. 27 relativo alle aree agricole, definisce come tali interventi abbiano ad oggetto il potenziamento e l'ammodernamento degli edifici a servizio delle aziende agricole attualmente operanti, compatibilmente con i vincoli esistenti o futuri. Inoltre nelle aree agricole sono ammessi interventi di restauro, risanamento e ristrutturazione, manutenzione ordinaria e straordinaria, di edifici rurali esistenti. Sono possibili cambiamenti di destinazione d'uso ai fini agrituristici e la creazione di nuovi vani solo se realizzati internamente alla sagoma degli edifici esistenti. Le nuove costruzioni residenziali agricole sono previste esclusivamente in funzione delle reali necessità di conduzione del fondo. Conformemente a ciò, in tali aree, sono ammesse esclusivamente le opere destinate all'attività agricola ovvero residenze rurali, silos, stalle. Come nel caso del comune di Strambino, nelle aree destinate ad uso agricolo possono essere ammesse attività estrattive, di cava o torbiera nel rispetto di tutte le norme, procedure ed autorizzazioni previste da leggi statali o regionali vigenti al momento con particolare attenzione per quanto riguarda il ripristino dei luoghi in seguito alla cessazione dell'attività esercitata. Successivamente, l'art. 28 relativo alle aree di nuclei rurali esistenti, tutela la conservazione dei nuclei di residenza rurale, i quali rappresentano parti di territorio edificato che hanno conservato prevalenti caratteristiche di residenza rurale con annesse tutte le infrastrutture comuni alle aziende agricole di tipo tradizionale quali stalle, fienili, ricoveri, depositi, ecc. Le presenti aree, ai sensi dell'art. 27 della legge 457/78, sono da considerarsi zone di recupero ed il P.R.G. salvaguardia l'identità abitativa e produttiva favorendo la conservazione ed il risanamento del patrimonio edilizio, nonché la ristrutturazione ed il riuso dei complessi rurali abbandonati. Sugli edifici esistenti sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e quelli di ristrutturazione, anche con recuperi all'uso abitativo delle strutture agricole non più utilizzabili, come precisato sulle tavole del progetto definitivo di piano. Sono ammessi ampliamenti di sagoma, di edifici soggetti a ristrutturazione integrale, col solo rispetto del rapporto di copertura e delle distanze ed altezze previste per le aree agricole.
2.7.2 Ambito della morena mediana di Masino L'area di studio è localizzata nel complesso delle cerchie moreniche orientali formatosi in superficie al bordo del ghiacciaio. La porzione di Serra Morenica compresa nel settore laterale sinistro idrografico rispetto alla Dora Baltea, è ulteriormente suddivisibile in distinti apparati morenici di lobo glaciale di varia dimensione, ognuno dei quali presenta due settori laterali e uno frontale. L'episodio glaciale della Serra, infatti, si è ripartito in tre rami o lobi principali, di cui sono testimonianza i raggruppamenti di cerchie di Viverone, di Settimo Rottaro e di Caluso. Il lobo di Caluso si è poi ulteriormente suddiviso nei due lobi di Candia e di Borgomasino, separati dal «promontorio» morenico di Vische. Tra i due raggruppamenti di Settimo Rottaro e di Caluso-Borgomasino si
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riconosce un raggruppamento di "morene incidenti"7 che "partono da valle e non da monte e sono dovute all'accumularsi dei materiali morenici nei solchi tra lacinia e lacinia terminale" conosciuto come morena di Masino. Consistono, infatti, in sequenze di morene laterali di due lobi glaciali adiacenti e sub-paralleli, che si sono formati ed evoluti nel corso degli ultimi tre episodi glaciali: ogni complesso morenico originariamente separava due lobi glaciali e risulta dall'accostamento del sistema laterale destro del primo lobo e del sistema laterale sinistro del secondo lobo.
Veduta dalla morena frontale di Moncrivello sulla conca interna del lobo di Borgomasino, delimitato ad Est dalla morena laterale di Masino. Fonte: Franco Gianotti, Stratigrafia dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, Tesi di dottorato di ricerca, XIX ciclo, inedita, Università degli Studi di Torino, 2007
2.7.2.1 Analisi del paesaggio rurale Il tessuto agrario Nel paesaggio eporediese è possibile leggere la lunga e rilevante attività dell'uomo che ha spesso modificato la struttura paesaggistica, per adattare le asperietà della terra alle proprie esigenze. In passato, l'uso del territorio consisteva nello sfruttamento agricolo dei terreni di pianura, dove erano presenti soprattutto seminativi con la predominanza delle colture cerealicole, mentre nei terreni morenici erano presenti prevalentemente frutteti e vigneti. La fascia della Morena mediana di Masino è stata infatti tradizionalmente destinata alla coltivazione della vite e, secondariamente, alla frutticoltura. Le parti più solatie, apparivano sminuzzate in vigneti, orti e frutteti che, nell'insieme, formavano un'orlatura interrotta da poderi, chiusi da muretti a secco. Per far fronte alle difficoltà causate dal dislivello del terreno, gli agricoltori hanno introdotto tecniche di terrazzamento, ancora oggi visibili, per poter praticare l'attività agricola. I terrazzamenti sono testimonianza di un cosciente uso del territorio, basato sulla valutazione delle colture da praticare in relazione alla quota, all'orientamento e all'esposizione dell'area da terrazzare, alla pendenza da assegnare al piano, alla permeabilità del suolo, allo scorrimento delle acque. La presenza dei bacini lacustri ha certamente favorito alla mitezza del clima che ha permesso la coltura della vite anche nelle aree non particolarmente soleggiate. La tecnica principalmente utilizzata è quella della pergola ovvero una vite organizzata con struttura di sostegno disposta nel senso dell'interfilare, con tetto orizzontale. In piccola parte è possibile ritrovare una forma particolare di terrazzamento detto "tupiun", che caratterizza principalmente, il paesaggio agricolo di un'ampia zona tra Settimo Vittone e Carema. Il nome "tupiun" identifica il pergolato che sostiene i tralci della vite ma anche l'appezzamento dove sono impiantate le pergole. I pergolati sono formati da travicelli e pertiche, disposti perpendicolarmente tra loro per formare una scacchiera, sostenuta da pilastrini un tempo in pietra e calce a forma di tronco di cono con un diametro alla base di circa 60 cm e una lastra di pietra di forma circolare alla sommità, che si elevano a partire dai muri di sostegno in pietra a secco. Gli impianti a pergola 7
M. Baretti, Geologia della Provincia di Torino, 2 voll., Casanova, Torino,1893, pp. 732.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
sono strutturati con precisi rapporti dimensionali e i pilastrini sono distribuiti con interassi ricorrenti, regolarità che conferisce al paesaggio agrario una connotazione speciale. Il confronto con le IGM del 1880 e del 1967 hanno messo in luce come la coltivazione della vite sia stata, negli anni, abbandonata e sostituita con frutteti. Oggi, infatti, i versanti della collina morenica risultano particolarmente occupati da coltivazioni di cachi, meli e nespoli germanici. Non risultano, inoltre, esserci tracce delle antiche strutture dei filari in legno, probabilmente Forme di allevamento della vite Fonte: PRS del Veneto a causa della scarsa manutenzione che ne ha causato il deterioramento e la definitiva sostituzione con il cemento molto più resistente alle intemperie. Una traccia ancora fortemente presente è rappresentata dai muri a secco, permanenza realizzata con la disposizione di sole pietre senza l'utilizzo di malte come legante. La tecnica della costruzione in pietra a secco, senza l'uso di legante, è di antica origine e sono osservabili ancora oggi manufatti di fine 1800 e di inizio 1900. Il loro utilizzo era ed è tuttora quello di modellare le pendenze e interrompere l'acclività dei versanti attraverso i terrazzamenti, in modo tale da rendere più facili le operazioni manuali di coltivazione di colture arboree (frutteti e vigneti), sia come contenimento di terra lungo i tracciati, sia dei sentieri e della viabilità rurale. I muri hanno altezze contenute e sviluppo in lunghezza che dipende dalla frammentazione delle proprietà catastali. Sono inoltre realizzati con materia prima reperita in loco e ciò conferisce ai muri un inserimento "naturale" nel paesaggio. In particolare lungo la SP 80-Strada Provinciale di Caravino dirigendosi dal comune di Cossano Canavese alla frazione di Masino, è possibile notare la presenza di muri di sostegno di versante e muri a secco di terrazzamento del sistema dei vigneti storici. Le murature a secco, inoltre, avendo capacità drenante, assorbono i cedimenti e mantengono la stabilità dell'intero manufatto; un intervento manutentivo regolare è però fondamentale per salvaguardarne la funzione. I muri a secco e i terrazzamenti, oltre che per la qualità della tessitura del paramento, presentano elementi funzionali, come le scale di accesso ai coltivi, che hanno il maggior pregio costruttivo nella semplicità del risultato finale. Tali strutture, inoltre, hanno un non secondario valore ecologico-ambientale; offrono, infatti habitat ideali a piante e piccoli animali, concorrendo all'incremento della varietà paesaggistica e della biodiversità. I versanti della morena, mediamente scoscesi, oltre che alle colture appena descritte, erano in gran parte governati allo stadio ceduo per ricavarne legname da ardere ed energia e a castagno. Tale coltivazione nel Settecento e nell'Ottocento ha rappresentato una fonte di cibo essenziale per la popolazione tanto che si parla della "civiltà del castagno"; questa specie arborea ha, infatti, connotato a lungo i versanti della morena mediana lasciando però oggi esclusivamente delle piccole permanenze discontinue di tale antica coltura.
Il tessuto insediativo e infrastrutturale Analisi morfologica degli insediamenti della morena mediana di Masino Analizzando lo sviluppo avvenuto nei Comuni dell'area di studio emerge come questi ultimi abbiano avuto un'espansione ridotta dal 1880 in poi rispetto al resto dell'AMI. I nuclei di Caravino, Vestignè, Cossano Canavese e Borgomasino, come mostra l'IGM del 1880, presentavano all'epoca una forma compatta e una dimensione rilevante, in linea con gli altri Comuni. Negli anni successivi al 1880, lo sviluppo dei centri della collina costituisce un'eccezione all'andamento dei centri del resto dell'anfiteatro; la superficie occupata dall'insediamento storico, infatti, risulta uguale o, in alcuni casi, maggiore rispetto a quella occupata dalle espansioni successive. Lo sviluppo 45
dei Comuni di Caravino, Vestignè e Cossano Canavese, infatti, è stato minimo; il confronto con l'IGM al 1967 e con la situazione attuale hanno dimostrato un ampliamento ridotto dei centri, che si è limitato alle principali vie di comunicazione. La situazione risulta leggermente diversa per il Comune di Borgomasino, il quale ha incontrato il maggiore sviluppo negli anni Novanta lungo la Strada Provinciale 78. Tale andamento risulta conforme per molti dei centri della collina orientale dell'anfiteatro al di sotto della Serra; tali aree, come dimostra l'IGM del 1880, presentavano una forte vocazione agricola che potrebbe essere il motivo della scarsa occupazione di suolo agricolo da parte del tessuto residenziale. Essendo l'agricoltura la principale fonte di reddito per gli abitanti dell'area, non si è assistito al caratteristico fenomeno del cambio di destinazione d'uso di numerose superfici da agricole a produttive o residenziali. L'origine e lo sviluppo degli insediamenti dell'ambito collinare è stato determinato da diversi fattori che ne hanno anche influenzato la struttura. Si tratta di elementi puntuali (castelli) e lineari (infrastrutture stradali e sistema fluviale) ma anche della morfologia del territorio. Principalmente gli insediamenti della zona analizzata sono sorti lungo la viabilità storica, seguendo le pendici moreniche, per scopi difensivi o produttivi. Gli insediamenti vedono una consolidata relazione tra sistemi naturali e sistemi insediati rurali tradizionali, in cui sono assenti significative modificazioni indotte da nuove infrastrutture, residenze disperse, diffuse attrezzature per attività produttive, processi di abbandono. L'identità dei luoghi non assume rilevanza sovra locale, fatta eccezione per alcuni elementi puntuali. La struttura insediativa pertanto presenta una buona integrità, anche in rapporto ai caratteri paesaggistici preesistenti. Per ogni comune dell'ambito è definita la struttura complessiva del contesto insediativo distinguendo tra sistemi insediativi concentrati e lineari, così come fatto in precedenza per l'ambito della pianura del catino morenico. L'evoluzione del tessuto insediativo è evidenziata suddividendola in tre epoche storiche ( 1880, 1967 . 2010) sulla base della cartografia IGM e della CTR utilizzate nella fase precedente; sono anche ricalcate le principali infrastrutture stradali che hanno guidato le espansioni ( 1880).
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Insediamento di Caravino: sistema insediativo concentrato
Fonte: Google maps e elaborazione propria
Sorto su una zona morenica di fronte alla rettilinea morena della Serra, il comune del Canavese nordorientale ha una conformazione prevalentemente collinare, con una piccola percentuale pianeggiante. Il nucleo primitivo è sorto sulla parte alta del territorio, zona più facile da difendere militarmente. L'espansione è poi avvenuta secondo lo schema "gallico", per cui si trovano due grossi cantoni sistemati attorno alla Chiesa parrocchiale ed il Castello o ricetto, chiuso da una torre quadrata munita di ponte levatoio, cui si saliva attraverso la via del Castello. Dalla metà del XIX secolo lo sviluppo urbanistico ha portato alla formazione di cinque cantoni e del "Castellazzo", nato come nucleo abitato fortificato. Evidenti sono le espansioni degli anni successivi, che risultano invece più contenute nella frazione di Masino, in cui la maggior parte dell'insediamento è di origine storica e legata al Castello (di origine medievale) che domina a 360 gradi l'intero territorio del Canavese costituendo un belvedere di rango regionale; ciò offre visuali ampie su contesti caratterizzanti e/o su fondali collinari o alpini. Nella parte di territorio con una conformazione più pianeggiante sono presenti le colture e le attività agricole. Il sistema insediativo è quindi concentrato intorno a questi elementi ma la sua evoluzione ha comunque seguito lo sviluppo delle direttrici viarie.
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Insediamento di Cossano Canavese: sistema insediativo lineare
Insediamento di Borgomasino: sistema insediativo concentrato
Fonte: Google maps e elaborazione propria
L'insediamento si è sviluppato sulla parte alta della morena mediana di Masino; il nucleo originario è sorto a cavallo della Strada Provinciale di Caravino, mentre i nuclei frazionali si sono espansi a partire da un solo lato dell'infrastruttura stradale. L'espansione è poi avvenuta principalmente seguendo la stessa logica, determinando quindi un sistema insediativo lineare.
Insediamento di Vestignè: sistema insediativo concentrato
Fonte: Google maps e elaborazione propria
Tale comune del Canavese ha una conformazione prevalentemente collinare, con una piccola percentuale pianeggiante che corrisponde alle espansioni avvenute in epoca più recente. Il nucleo originario è sorto sulla parte alta del territorio, intorno al Castello, dal quale è possibile godere di una veduta sulla pianura canavese e sul Naviglio d'Ivrea. A questo sistema insediativo concentrico si sono sommate successive espansioni. La maggior parte dell'edificato risale al periodo compreso tra il 1880 e il 1967 e segue i principali assi stradali di collegamento.
Fonte: Google maps e elaborazione propria
L'insediamento si è sviluppato sulla pianura ai piedi della morena di origine glaciale, interrompendosi con l'aumentare dell'acclività. Il nucleo storico è costituito da un sistema concentrico che si è sviluppato via via in modo radiale tra il Naviglio di Ivrea e via Vittorio Emanuele II che attraversa l'edificato.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
All'interno dell'ambito analizzato si nota una prevalenza di sistemi insediativi concentrati con struttura polarizzata da centri consolidati. L'urbanizzato è organizzato in un'area centrale e lungo le direttrici radiali, ma si estende anche negli spazi tra questi compresi, formando una figura poligonale con frange lungo gli assi. Le morfologie insediative sono quindi nuclei consolidati e tessuti continui di matrice urbana nelle aree centrali, con tessuti discontinui di matrice suburbana. Nei sistemi insediativi lineari, invece, la struttura è polarizzata da un fattore lineare costituito principalmente da percorsi viabili. L'urbanizzato si articola lungo l'infrastruttura formando figure allungate che hanno la propria origine in un sistema concentrato o un nodo.
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Sistema dell'architettura rurale storica L'azienda-abitazione del contadino è una componente caratterizzante del paesaggio agricolo. Essa può variare a seconda del tipo edilizio (villa padronale, cascina, con impianto a corte, a manica semplice, di grande o di piccola dimensione, ecc.) e a seconda che sia isolata o aggregata in nuclei agricoli (a formare tetti, borgate, borghi, ecc.). Il patrimonio edilizio rurale dell'ambito collinare oggetto di analisi e valutazione è caratterizzato da un sistema di cascine di cui è possibile individuare alcune tipologie costruttive, materiali e tecniche che si relazionano con il contesto territoriale e ne contraddistinguono il paesaggio. Tutti gli edifici individuati sono di impianto storico ma in alcuni casi sono stati ristrutturati e sono stati costruiti, in tempi recenti, fabbricati accessori. Un sistema particolarmente evidente è costituito dalle cascine che sono andate costruendosi lungo l'asse viario che collega i comuni di Vestignè e Borgomasino; in particolare il comune di Borgomasino è caratterizzato da una notevole concentrazione di edifici di tipo rurale nei pressi del concentrico. Nell'ambito della morena mediana di Masino è possibile riconoscere diverse tipologie di insediamenti rurali.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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1. Aggregati rurali costituiti da più edifici che assumono la forma di borghi frazionali storici
Frazione Francia IGM 1880
IGM 1967
Di questa tipologia sono le frazioni di Avetta, Francia e Casale facenti parte del comune di Cossano Canavese e la frazione Cascine dell'Oca nel comune di Borgomasino. L'edificato rurale si è sviluppato lungo la strada che da Cossano Canavese conduce verso i territori di Settimo Rottaro a nord e Borgo d'Ale a sud, all'interno di un sistema colturale caratterizzato da frutteti e vigneti. La tipologia edilizia prevalente è a cortina, cioè con l'edificato allineato lungo il ciglio della strada con l'uso ricorrente degli stessi materiali da costruzione; i terreni coltivati si collocano alle spalle degli edifici.
Tali aree sono identificate dalle NdA del Comune di Cossano Canavese come "Aree sature di antico impianto" (Art. 2-10), ossia parti del territorio occupate da insediamenti di antico impianto con frammistione di attività residenziali, agricole ed artigianali che non presentano rilevanza storico-artistica ma ambientale.
Frazione Avetta
Il nucleo frazionale di Cascine dell'Oca è costituito da edifici situati in aree agricole con possibilità di nuove costruzioni agricole (Relazione illustrativa del PRG di Borgomasino). Si sviluppa lungo la SP 78 di Vestignè ed è circondata da terreno destinato a seminativo.
IGM 1880
IGM 1967
IGM 1880
IGM 1967
La frazione di Masino nel comune di Caravino si sviluppa come borgo frazionale in territorio rurale ma è caratterizzato da differenti dinamiche in quanto è strettamente connesso al Castello, fortezza sorta come residenza principale dei conti Valperga di Masino, che a causa della sua posizione strategica fu teatro di numerose battaglie. Queste frazioni sono abitate e le cascine solo in parte risultano attive dal punto di vista agricolo; alcune di queste però sono state ristrutturate o hanno subito vistosi ammodernamenti
IGM 1880
Frazione Casale
IGM 1967
Riprese aeree zenitali frazioni di Cossano Canavese, Caravino e Borgomasino (2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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CASCINA CAMPORE (CARAVINO)
2. Edifici con impianto planimetrico articolato a "L" e a "U" con aia centrale All'interno di questa tipologia rientrano diverse cascine disseminate sul territorio della collina. CASCINA ROIERA (COSSANO CANAVESE) La cascina Roiera è situata in aperta campagna, nella porzione settentrionale del territorio comunale, al confine con il comune di Settimo Rottaro. Presenta un unico accesso carrabile dalla strada provinciale che collega frazione Francia con Settimo Rottaro. Essa è di impianto storico a "L" e originariamente, all'interno della carta storica IGM 1880, aveva il nome di "Cascina Uanina". Recentemente sono stati realizzati nuovi edifici al servizio dell'attività agricola, a sud della cascina. La ripresa aerea permette di intuire il tessuto agrario appartenente alla cascina. Non è stato possibile reperire informazioni riguardo al numero di piani, allo stato di conservazione e alla attuale utilizzazione agricola.
Situata a sud di Masino, Cascina Campore presenta un impianto storico a "L" che si è conservato nel tempo. La zona, adibita fin dal passato alla coltivazione della vite anche per via della favorevole esposizione, vede la produzione di vini D.O.C. quali l'Erbaluce di Caluso e il Rosso Canavese. La forma più diffusa è alla spalliera anche se rimangono alcuni filari a pergola calusiense e trentina, nel rispetto della tradizione. Oggi il rustico è stato ristrutturato e presenta fabbricati accessori all'attività agricola. La ripresa aerea permette di riconoscere l'estensione del vigneto curato dalla cascina. Le NdA localizzano tale cascina all'interno delle aree agricole destinate all'agriturismo (Art. 40) in cui è promosso lo sviluppo dell'agriturismo per favorire il riequilibrio del territorio agricolo, la rivitalizzazione dei territori turistici in declino, l'agevolazione relativa alla permanenza dei produttori agricoli nelle zone rurali. Gli obiettivi sono valorizzare le strutture economiche e produttive della campagna, incentivare e potenziare i redditi agricoli, tutelare le tradizioni culturali e le iniziative del mondo rurale/contadino.
Le NdA inseriscono questa cascina all'interno delle aree destinate ad attività agricole (Art. 2-17), cioè aree esterne agli aggregati urbani destinate esclusivamente alle attività e alla residenza rurale ad uso dei conduttori del fondo. In queste aree sono obiettivi prioritari la valorizzazione e il recupero del patrimonio agricolo, la tutela e l'efficienza delle unità produttive e ogni intervento atto a soddisfare le esigenze economiche e sociali dei produttori e dei lavoratori agricoli.
IGM 1880
IGM 1880
IGM 1967
IGM 1967
Ripresa aerea zenitale Cascina Roeira (Cossano Canavese 2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Vista della Cascina Campore (Caravino 2014) Fonte: Google maps
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CASCINA BORGARELLO (BORGOMASINO)
CASCINA MICHELETTO (BORGOMASINO)
La cascina sorge ai piedi dei crinali collinari di Borgomasino e presenta un impianto a "L". È circondata da un sistema di frutteti e vigneti che in parte si è mantenuto dal 1880 e sorge nei pressi del Naviglio di Ivrea. Diversamente dalle cascine finora esaminate, non sono stati costruiti nuovi edifici e quelli preesistenti sono adibiti ad abitazione e agriturismo.
La cascina sorge ai piedi dei crinali collinari di Borgomasino e presenta un impianto storico a "U" che, in tempi recenti, ha visto la costruzione di un quarto lato trasformando quindi la cascina in una struttura a corte chiusa. È circondata da un sistema si frutteti e vigneti che in parte sono una permanenza storica e da castagneti. Anch'essa svolge ancora funzione agricola, così come si nota dalla ripresa aerea, e sorge nei pressi del Naviglio d'Ivrea.
Il PRG di Borgomasino individua il territorio come suolo privo, o quasi, di limitazioni, adatto ad un'ampia scelta di colture agrarie (classe 1).
Il PRG individua la zona come area boscata.
IGM 1880
IGM 1967
Ripresa aerea zenitale Cascina Borgarello (Borgomasino 2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
IGM 1880
IGM 1967
Ripresa aerea zenitale Cascina Campore (Borgomasino 2014) Fonte: Google maps
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CASCINA CADONASSO (BORGOMASINO)
3. Edifici con impianto planivolumetrico semplice, in linea, cioè con prevalente sviluppo secondo un asse longitudinale (sia elementi contrapposti sia elemento unico)
CASCINA DEL POZZO (CARAVINO)
Cascina Cadonasso, struttura in linea a elementi contrapposti, sorge al confine con il comune di Vestignè. Originariamente l'unico edificio esistente era quello che si sviluppa lungo la SP 78 di Vestignè.
Cascina del Pozzo ha subito nel corso del tempo diverse trasformazioni; sorta come edificio in linea a elementi contrapposti, nel 1967 risulta ampliata e attualmente presenta un impianto a "U". Anch'essa è circondata da frutteti, vigneti e castagneti ed è ancora attiva dal punto di vista agricolo. Le NdA pongono questa cascina in area agricola di tutela ambientale (Art. 39), aventi un particolare valore paesaggistico, naturale e ambientale da salvaguardare e tutelare. È ammesso unicamente lo svolgimento dell'attività produttiva agricola o silvo-pastorale e lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi agricoli ed alla loro irrigazione. IGM 1880
Vista della Cascina Cadonasso (Borgomasino 2014) Fonte: Google maps IGM 1880 IGM 1967
Vista della Cascina del Pozzo (Caravino 2014) Fonte: Google maps
IGM 1967
Ripresa aerea zenitale Cascina Cadonasso (Borgomasino 2014) Fonte: Google maps Ripresa aerea zenitale Cascina del Pozzo (Caravino 2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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CASCINA BERNARDONA (COSSANO CANAVESE) La cascina ha un impianto in linea a elementi contrapposti, nonostante la struttura storica al 1880 fosse costituita da un unico elemento (al 1967 si nota l'aggiunta del fienile). L'edificio è ancora adibito ad attività agricola. Le NdA inseriscono questa cascina all'interno delle aree destinate ad attività agricole (Art. 2-17), così come avviene anche per cascina Roiera.
IGM 1880
IGM 1967
Schizzo del prospetto della cascina Bernardona Fonte: elaborazione propria
Vista della Cascina Bernardona (Cossano Canavese 2014) Fonte: Elaborazione propria
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Schizzo aereo della cascina Bernardona Fonte: elaborazione propria
Schizzo aereo della cascina Bernardona Fonte: elaborazione propria
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CASCINA BIAVA (VESTIGNÈ) L'edificio presenta una struttura in linea con elementi contrapposti che si è mantenuta dal 1880; è circondata da seminativi e ciò permette di supporre che ospiti ancora attività agricole.
IGM 1880
IGM 1967
Ripresa aerea zenitale Cascina de Biava (Vestignè 2014) Fonte: Google maps
Vista della Cascina de Biava (Vestignè 2014) Fonte: Google maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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2.7.2.2 Indicazioni e prescrizioni nei piani locali Comune di Caravino Il Comune di Caravino è dotato di strumento urbanistico approvato con D.G.R. n. 13-6938 del 24/09/2007. L'analisi di tale strumento ha messo in luce una particolare attenzione da parte dell'ente nei confronti delle aree agricole del tessuto comunale. Le NTA del PRG, infatti, presentano articoli specifici riguardanti la gestione e la tutela delle aree agricole che costituiscono buona parte del tessuto comunale. Il Piano, infatti, riserva queste aree alla sola attività agricola e all'allevamento intendendo tale attività, oltre che sotto l'aspetto produttivo, come azione di salvaguardia dell'ambiente agrario, naturale e del sistema idrogeologico. Tale norma deriva da una presa di coscienza profonda da parte dell'amministrazione comunale che ha compreso il valore rappresentato da questi tessuti per il Comune. Conformemente a ciò, in tali aree, sono ammesse esclusivamente le opere destinate all'attività agricola ovvero residenze rurali, silos, stalle, etc. Il permesso di costruire risulta riservato esclusivamente agli imprenditori agricoli, ai proprietari dei fondi se accertata l'attività agricola o ai proprietari concedenti ed è subordinato alla presentazione al Responsabile del Procedimento ed al Sindaco, di un Atto di Impegno dell'avente diritto che preveda il mantenimento secondo la vigente legislazione, della destinazione dell'immobile a servizio dell'attività agricola e le relative sanzioni per l'inosservanza degli impegni assunti. Il PRG, inoltre, a seguito della seconda variante Generale al PRGI, individua delle aree agricole di tutela ambientale e le aree di tutela ambientale e recupero a cui riserva un apposito articolo nel quale, oltre alla loro individuazione, si specificano le modalità di gestione. Tali territori si trovano in prossimità della zona collinare del complesso architettonico del Castello di Masino e verso la borgata Grivellino e costituiscono superfici con valenza di completa salvaguardia, tutela e separazione dall'ambiente esistente circostante. In tali aree è esclusivamente ammesso lo svolgimento dell'attività produttiva agricola o silvo-pastorale e lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi agricoli e alla loro irrigazione.
provinciali, comprendente aree agricole. Il Piano, infatti, affianca alle aree agricole in uso le aree di completamento, ovvero superfici totalmente o parzialmente urbanizzate, costituite prevalentemente da porzioni di suolo inedificate, la cui edificazione, prevista dal P.R.G., non comporta dotazioni infrastrutturali maggiori di quelle necessarie alla definitiva urbanizzazione della parte del tessuto edificato in cui ricadono. Il Piano favorisce con tali disposizioni un incremento del consumo di suolo a danno di aree agricole facenti parte di un paesaggio che, nel suo complesso, costituisce un forte valore per l'area.
Comune di Cossano Canavese Il Comune di Cossano Canavese è dotato di strumento urbanistico approvato con D.G.C. n. 44 del 16/06/1997. Lo strumento urbanistico, nonostante risulti poco recente, presenta una visione fortemente attenta nei confronti della tutela e del mantenimento delle aree agricole che circondano l'intero insediamento. Individua, infatti, tali territori come aree destinate ad attività agricole, cioè superfici in cui gli obiettivi primari sono la valorizzazione e il recupero del patrimonio agricolo e la tutela e l'efficienza delle unità produttive. La concessione per l'edificazione è riservata ai soli imprenditori agricoli e i proprietari dei fondi così da favorire il mantenimento della destinazione dell'immobile a servizio dell'attività agricola e la conservazione delle classi dell'agricoltura.
Comune di Vestignè Il Comune di Vestignè è dotato di strumento urbanistico approvato con D.G.R. n. 29-2627 del 19/04/2006. Il Comune di Vestignè, come altri comuni della collina orientale, ha deciso di informatizzare il proprio strumento urbanistico in modo da renderlo maggiormente accessibile e più facilmente consultabile. Per quanto riguarda le aree agricole, il Piano individua nel proprio territorio le aree agricole di salvaguardia, il tessuto collinare di pregio colturale e/o sottoposto al vincolo idrogeologico oppure soggetto a dissesto e ad esondazione e pertanto non idoneo alla presenza dell'uomo. Tali aree sono inedificabili, ammettendosi unicamente baracche, tettoie e modeste costruzioni a carattere permanente al diretto servizio della coltivazione. Tale strumento risulta meno virtuoso e maturo rispetto a quello del Comune di Caravino, in quanto, non riconosce il valore del proprio territorio ma lo vincola esclusivamente a causa del pericolo che questo rappresenta per l'uomo. A conferma di tale immaturità sono le disposizioni riguardanti l'area a sud del centro di Vestignè delimitata tra le due strade ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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integrare il proprio reddito con la raccolta di legna da ardere e di altri assortimenti utili, in particolare durante il periodo invernale in cui gran parte delle attività legate alla conduzione dei campi sono sospese. La presenza dei filari si ripercuote immediatamente sulla qualità del paesaggio, riprendendo spesso gli antichi connotati storici, con risvolti positivi anche sulla fruizione turistica degli ambienti agrari. L'alternanza di colture con fasce boscate imprime poi al territorio una fisionomia gradevole, soprattutto nelle stagioni intermedie dove si concentrano le fioriture e dove si assiste ai cambiamenti cromatici dovuti all'interruzione autunnale del ciclo vegetativo.
2.7.3 Elementi del paesaggio storico minore Formazioni e costruzioni lineari Salici capitozzati e filari alberati I salici capitozzati per molti secoli sono stati una parte naturale e necessaria del nostro paesaggio culturale. Oggi però lo stile di vita e l'uso del territorio sono cambiati e sta svanendo la conoscenza sull'utilizzo dei salici capitozzati e di conseguenza stanno scomparendo dal paesaggio. Fino a qualche decennio fa, i numerosi filari arborei presenti in Piemonte erano mantenuti per lo più a scopo produttivo, per far fronte alle necessità dell'azienda agraria, specialmente quando la stessa non disponeva di sufficienti superfici a bosco. Nei primi decenni del dopoguerra, il mutato contesto economico ha profondamente modificato il paesaggio agrario con l'eliminazione di numerose siepi, filari e singole piante che in qualche modo
Salici capitozzati Fonte: elaborazione propria
risultavano di impedimento allo sviluppo della meccanizzazione ed alla massimizzazione delle produzioni. Per chiarire l'importanza dei filari, è inoltre utile ricordare che questi contribuiscono al miglioramento delle produzioni agricole funzionando da rifugio per gli insetti utili alle colture (funzione ecologica), proteggendo le stesse dal vento, ostacolando l'erosione del suolo (funzione protettiva) e svolgendo funzioni di filtraggio delle sostanze inquinanti e di assorbimento dei fertilizzanti in eccesso (azione disinquinante). Resta inoltre valida la possibilità di ricavare assortimenti ancor oggi utili all'azienda come la legna da ardere o manufatti impiegabili per le recinzioni, come paleria per vigneti o colture orticole. La produzione dei filari e delle siepi, a parità di superficie, è maggiore rispetto a quella riscontrabile in un bosco: ciò è dovuto al fatto che, ogni singola pianta, beneficia di più luce, può disporre delle concimazioni e delle irrigazioni fornite ai campi limitrofi e attingere acqua dai canali irrigui (funzione produttiva). Le formazioni lineari giunte fino ai giorni nostri possono essere fatte risalire in via generale a tre diverse origini (Fohmann-Ritter, 1991): 1. Residue: ovvero fasce lineari residuate dal taglio di boschi preesistenti. Si tratta di formazioni piuttosto rare e dall'alto valore ecologico e paesaggistico, caratterizzate sia dalla presenza di soggetti arborei di grandi dimensioni, sia dall'elevata eterogeneità strutturale e specifica. 2. Piantate: formazioni di origine artificiale poste a dimora per la delimitazione dei confini, la protezione dal vento, la difesa delle sponde dei fossi e la produzione di vari assortimenti. Si tratta di formazioni coetanee, piuttosto omogenee nella struttura, con bassa diversità specifica e generalmente alto valore paesaggistico. 3. Rigenerate: formazioni alberate arricchite da siepi arbustive generatesi spontaneamente per la disseminazione da parte degli uccelli. Sono per lo più riscontrabili lungo i corsi d'acqua, a margine di filari di origine artificiale, di recinzioni e a contorno di campi parzialmente abbandonati. Nel paesaggio rurale padano l'utilizzo di filari lungo i campi coltivati deve essere fatto risalire ai tempi dei Romani, i quali solevano delimitare con fasce boscate i confini dei lotti. All'epoca, l'utilizzo del suolo per fini agricoli avveniva secondo due sistemi: il primo presupponeva lo sfruttamento di campi aperti, ovvero non totalmente delimitati da filari, strade, fossi ed altre barriere fisiche; in essi veniva praticata la cerealicoltura seguita dal pascolo comunitario. Il secondo prevedeva l'utilizzo dei campi chiusi, ovvero porzioni di territorio delimitate e difese da siepi e filari lungo tutto il perimetro, nei quali si alternavano maggese e colture cerealicole seguite dal pascolo, limitato però ai soli proprietari. L'esistenza ancora oggi di formazioni lineari è strettamente legata alle caratteristiche del territorio, al tipo di uso del suolo e al tipo di attività agricola. Altro fattore è la dimensione aziendale che obbliga il piccolo proprietario ad ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Muri a secco La dicitura "pietra a secco" indica la tipologia di struttura degli elementi che costituiscono il muro di sostegno, i quali sono sistemati l'uno vicino all'altro senza l'utilizzo di malte che faccia da legante. Il muro a secco rappresenta una tecnica antica, comunemente utilizzata per delimitare i vari poderi, come elemento di confine, per costruire terrazzamenti o per il sostegno e contenimento di terreni scoscesi. Tali strutture sono opere pluristratificate nelle quali è possibile leggere le frequenti ricostruzioni conseguenti ai crolli di brevi tratti di muro. Un muro a secco ha necessità, proprio in quanto tale, di essere sottoposto a continua manutenzione al fine di garantirne una lunga durata. Tra i muri in pietra "a secco" è, inoltre, possibile distinguere due sottotipi: muri la cui testa si trova a filo del piano d'uso; muri la cui testa è posta oltre il piano d'uso. Entrambi i tipi fanno riferimento alla stessa tecnica costruttiva, quindi le differenze si limitano esclusivamente alla geometria del muro di sostegno. I muri la cui testa è posta oltre il piano d'uso hanno, infatti, la caratteristica di proseguire per diverse decine di centimetri oltre il piano di coltivazione, al di sopra del quale si configurano come veri e propri muri a doppio paramento. La sopraelevazione costituisce, inoltre, anche una protezione dai venti per alcuni tipi di coltura e serve da camminamento per il passaggio degli agricoltori lungo la fascia. Altra funzione importante che svolge la sopraelevazione del muro è quella di interrompere il flusso delle acque di scorrimento superficiale nei punti di naturale compluvio che, diversamente, salterebbero da un terrazzamento all'altro danneggiando le coltivazioni. Nell'area di studio si ha la presenza di muri di sostegno di versante lungo la SP 80-Strada Provinciale di Caravino dirigendosi dal comune di Cossano Canavese alla frazione di Masino.
Muri di sostegno di versante nel comune di Caravino Fonte: elaborazione propria
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Elementi puntuali
Sistema idrografico e irriguo
Piloni votivi I piloni votivi, chiamati anche edicole o capitelli, sono costruzioni in mattoni o pietre per onorare un santo protettore o più spesso la Madonna. Hanno origine molto antica (sono presenti sin dal Medioevo) ma rappresentano la naturale evoluzione di precedenti forme di culto sacro nel territorio. La loro origine si può far risalire alle popolazioni liguri-celtiche che costruivano cumuli di pietre accatastate a colonna ai bordi delle strade; tali manufatti popolari sono parte della cultura e del passato rurale del territorio e svolgevano, inoltre, una funzione religiosa e di segnavia. In linea generale tali manufatti si possono raggruppare in base alle loro caratteristiche costruttive in: Croci: in legno, pietra o ferro battuto infisse a terra o su colonne di pietra; Pali o colonne: composti da una base in pietra o marmo, con fusto alto e sottile in pietra lavorata, per lo più a sezione circolare, con capitello su cui solitamente poggia una statua; Pilastro: costruito in pietre, mattoni e calce su base quadrata, un corpo ripieno e racchiuso in alto da una cornice, sormontato dal tettuccio a piramide e dalla croce; Edicola: piccola costruzione esteriormente molto simile alla precedente, ma sulla sua base si innalzano tre pareti chiuse ed una aperta, in genere ad arco, e il tutto è coronato da cornice, tettuccio a capanna e croce. I piloni votivi non avevano una collocazione casuale sul territorio ma il luogo era scelto in base alla funzione che il pilone doveva svolgere, che era in generale di indicare la via rassicurando il viandante sul fatto che stesse seguendo il percorso corretto, per offrire un conforto spirituale e infondere il coraggio per procedere nel cammino. La loro funzione di segnavia è ancor più evidente se sono edificati presso dei bivi o dei trivi o laddove, magari ancora oggi, la strada si divide in più ramificazioni. Erano quindi costruiti nelle campagne, ai margini dei campi, delle rive, dei boschi, lungo le strade che collegavano i villaggi, ai bivi, agli incroci, sui sentieri rocciosi montani e collinari. Inseriti all'interno del paese anziché nei campi servivano come punto di partenza, intermedio o arrivo delle processioni annuali legate alla protezione dei campi e del bestiame. Nel territorio in esame è possibile, percorrendo la viabilità storica e campestre, imbattersi in numerosi piloni votivi, opere minori che hanno modellato il territorio rurale e che provengono dalla stessa matrice contadina.
Paleoalveo Per paleoalveo si definisce un antico tratto di alveo di un corso d'acqua non più collegato al fiume da cui è stato generato, a causa di fenomeni di tipo naturale o artificiale. Il tratto può essere ancora riconoscibile da terra come canale non collegato o come una semplice depressione del terreno. Il paleoalveo può inoltre essere identificato per mezzo dell'aerofotogrammetria che lo identifica con un diverso colore del terreno circostante. L'area in esame è interessata dalla presenza di un sistema di paleoalvei del fiume Dora Baltea, il quale percorre l'intero ambito 28 da nord a sud. Le tracce più evidenti sono localizzate a nord dell'area in esame, in corrispondenza del centro urbano di Ivrea, in cui l'alveo del fiume appare incassato in una profonda forra che prosegue fino alla sezione di imposta della traversa di derivazione del Naviglio di Ivrea, situata all'interno del centro urbano stesso. A monte degli agglomerati urbani di Ivrea e di Banchette è presente in destra un ampio paleoalveo della Dora Baltea percorso attualmente dal Rio Ribes, che prosegue a valle fino al torrente Chiusella. È infatti nella zona oggetto di analisi che il fiume inizia il basso corso di pianura ricevendo poi da destra, nei pressi di Strambino (precisamente nelle campagne della frazione Cerone), il torrente Chiusella. Nel complesso, l'assetto urbanistico è caratterizzato da numerosi nuclei urbani che si aggregano intorno ad Ivrea e che provocano una forte antropizzazione dei terrazzamenti che delimitano l'alveo del corso d'acqua. Lo sviluppo urbanistico si è prolungato seguendo le direttrici della pedemontana e dell'autostrada verso sud e verso ovest interessando anche le aree golenali. L'area in sponda destra interessata dal paleoalveo è fortemente infrastrutturata (autostrada, strade provinciali e strade comunali), con opere che interferiscono con le condizioni di allagamento o di deflusso che si manifestano in occasione delle piene. Per quanto riguarda nello specifico l'area di studio, come appare dal confronto delle cartografie IGM del 1880 e 1967, è possibile individuare le tracce dell'evoluzione del fiume, il quale andamento ha subito nel corso degli anni alcune deviazioni. Nell'area si individua la presenza di antichi paleoalvei su entrambe le rive del fiume, i quali rappresentano delle importanti tracce dell'evoluzione storica del fiume e che quindi necessitano di essere conservate al fine di garantire la salvaguardia di tale permanenza.
Pilone votivo a Strambino Fonte: elaborazione propria
Pilone votivo a Caravino Fonte: elaborazione propria
Pilone votivo a Masino Fonte: elaborazione propria
Pilone votivo a Cossano Fonte: elaborazione propria Andamento dell'alveo del fiume Dora Baltea Fonte: IGM 1880
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Andamento dell'alveo del fiume Dora Baltea Fonte: IGM 1967
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Canali irrigui Il sistema irriguo canavesano risulta fortemente ricco e diversificato all'interno dell'anfiteatro. Nel corso del XIX secolo si assiste ad un passaggio da una funzione principalmente irrigua a una funzione orientata alla produzione di forza motrice: per tale ragione le rettifiche fluviali e i nuovi tracciati di canali diventano rettori di industrializzazione e di urbanizzazione, perdendo l'originario ed esclusivo rapporto tra bealera, trama irrigua e paesaggio agrario. La mappatura dei tratti della rete irrigua individuabili come permanenze risulta difficoltosa in quanto negli anni, molti di questi risultano essere stati intubati o inclusi dall'urbanizzazione e non sono riconoscibili da foto aerea. Analizzando con maggior dettaglio il drenaggio delle acque superficiali nel territorio della pianura del catino morenico, si identificano due principali canali: la Roggia Luva e la Roggia del Bosco. La Roggia Luva è un canale artificiale che deriva le acque dal Torrente Chiusella in prossimità dell'abitato di Cerone, alla quota di 223 m s.l.m., circa 1 km a monte della confluenza nella Dora Baltea, restituendole a sud-est dell'abitato di Crotte, frazione del Comune di Strambino. Il canale è di proprietà del Comune di Strambino ed era utilizzato in passato per il lavaggio delle materie prime e come forza motrice per la ex-Manifattura di Strambino (Lanificio Azario). In passato le acque venivano anche utilizzate, durante il periodo estivo, per irrigare i campi della piana del catino morenico a destra della Dora Baltea. Recentemente è stata, però, riattivata una centralina idroelettrica in prossimità dell'ex-Lanificio Avario che utilizza le sue acque. Nel corso d'acqua confluiscono anche una serie di fossi alimentati da zone paludose e dalle precipitazioni della piana che si estende ad est dell'abitato di Strambino. Il principale di questi, alimentato dalla palude localizzata ad est del cimitero comunale, è denominata La Roggia (o Rio Molinetto). La Roggia del Bosco drena le acque dell'area posta alla base del versante morenico su cui sorge l'abitato di Mercenasco e nel quale confluiscono anche una serie di fossi, alimentati da risorgive, zone di ristagno idrico e dalle precipitazioni sulla piana che si estende a sud dell'abitato di Strambino. L'asta fluviale, sviluppandosi alla base del versante e nella piana alluvionale è caratterizzata da debole pendenza che si evidenzia con un andamento meandriforme. Il corso d'acqua è caratterizzato da un regime permanente, garantito dall'esistenza di risorgive e aree a ritenzione idrica, presenti sia nel territorio del comune di Strambino, sia in quelli limitrofi, anche se con variazioni di portata legate essenzialmente alla distribuzione delle precipitazioni meteoriche nel corso dell'anno. Dopo aver attraversato la porzione nord del comune di Vische la Roggia del Bosco confluisce nella Dora Baltea. La piana del catino morenico è stata, negli ultimi decenni, frequentemente oggetto di dissesti idrologici causati dalle acque della Dora Baltea, del Chiusella e dei loro tributari; per questo motivo è possibile trovare numerose opere di difesa idraulica, prevalentemente di difese spondali, realizzate per contenere le erosioni e impedire l'asportazione di terreni agricoli. Ne è un esempio l'argine in terra rivestito lato-fiume con lastre di cemento a difesa delle cascine Monessa e Luisina realizzato negli anni '50, a valle dell'abitato di Crotte in difesa della vasta pianura circostante intensamente coltivata. La pianura del catino morenico risulta anche attraversata da una fitta rete di canali irrigui minori utilizzati per l'attività cerealicola predominante in queste aree. Questi ultimi attingono le loro acque direttamente dalla Dora Baltea e dal torrente Chiusella e fungono da elementi divisori del parcellare agrario presente. Situazione differente riguarda la collina della morena mediana di Masino; l'area, infatti, a causa della sua morfologia, risulta attraversata dalla rete irrigua esclusivamente nella sezione meridionale in cui i pendii scoscesi incontrano l'area pianeggiante. Il principale canale storico individuato è il Naviglio di Ivrea, opera idraulica risalente al 1448 al fine di realizzare una via d'acqua utilizzabile in ogni stagione dell'anno con piccola navigazione oltre che per favorire la costruzione di piccoli molini marchionali e rispondere all'esigenza di irrigazione della campagna dominata dal canale.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Naviglio di Ivrea Fonte: elaborazione propria
Il naviglio deriva le sue acque dalla Dora Baltea, presso Ivrea, e attraversa l'anfiteatro morenico con direzione nord-sud. Oggi il canale ha perso totalmente le funzioni storiche e ha prettamente lo scopo di fornire il quantitativo di acqua necessario per l'attività agricola. Il tratto di Naviglio compreso nell'ambito ha mantenuto il tratto storico ma vede completamente antropizzata la sua forma; l'alveo, infatti, risulta aver subito un'artificializzazione tramite la cementificazione dell'alveo e degli argini annullando completamente la flora e la fauna tipica.
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ELEMENTI DEL PAESAGGIO RURALE ALLO STATO ATTUALE DELLA PIANURA DEL CATINO MORENICO
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Viabilità principale Viabilità secondaria Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - caratteri storici Canali irrigui - permanenze Canali irrigui Pioppi - permanenze Castelli
Cascine storiche Paleoalvei Filari di separazione
Tematismi interpretativi - colture stato di fatto Querceti Castagneti Seminativi
1:20.000
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INSERIMENTO DELLE PERMANENZE NEL PAESAGGIO RURALE ATTUALE DELLA PIANURA DEL CATINO MORENICO IN RAPPORTO AI VINCOLI VIGENTI
1:20.000
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Viabilità principale Viabilità secondaria Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - caratteri storici Canali irrigui - permanenze Canali irrigui Pioppi - permanenze Piloni votivi Castelli
Centuriazione - permanenze Cascine storiche Paleoalvei Filari di separazione
Tematismi interpretativi - vincoli Fascia PAI A Fascia PAI B Corridoi ecologici
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INSERIMENTO DELLE PERMANENZE NEL PAESAGGIO RURALE ATTUALE DELLA MORENA MEDIANA DI MASINO IN RAPPORTO AI VINCOLI VIGENTI
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - caratteri storici Vigneti e frutteti - permanenze Vigneti e frutteti Castagneti - permanenze Castagneti Canali irrigui - permanenze Canali irrigui
1:20.000 Cascine storiche Castello Pioppi - permanenze Piloni votivi Salici capitozzati
Tematismi interpretativi - vincoli Fascia PAI A Fascia PAI B Vincolo idrogeologico e idraulico Galassino Corridoi ecologici 61
2.7.4 Elementi storici di rilievo scenico-percettivo dell'ambito pianura del catino morenico Cascine storiche Moncucco e Mombello
Centuriazione storica dei campi
Filari di alberi
Skyline della serra morenica
Aree boscate
CENTURIAZIONE - La presenza più consistente della centuriazione è concentrata nella zona meridionale della pianura dell'AMI
FILARI DI ALBERI - Si noti la presenza di filari di alberi scarsamente connessi lungo i campi
CASCINA MONCUCCO: Adiacente a cascina Mombello, presenta un impianto storico ad "U" ed è circondata da seminativi di granturco e da frutteti
CASCINA MOMBELLO –La cascina ha un impianto in linea a elementi contrapposti, con una funzione produttiva oltre che residenziale
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
PILONE VOTIVO – Presenza di un pilone votivo, di carattere storico e culturale, adiacente a un campo agricolo. Si noti la presenza residuale di filari alberati adiacenti ad esso
SKYLINE DELLA SERRA MORENICA – La Serra morenica rappresenta un importante elemento a livello percettivo, che qualifica l'ambito di pianura con la sua notevole visibilità
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2.7.5 Elementi storici di rilievo scenico-percettivo dell'ambito della morena mediana di Masino Skyline della serra morenica
Centuriazione storica dei campi
Comune di Vestignè
Aree boscate
VISUALE PANORAMICA DALLA MORENA MEDIANA DI MASINO – Visuale della pianura e dello skyline della Serra morenica dal Castello di Masino
MURETTI A SECCO – Elementi di permanenza che necessitano di opere di manutenzione e salvaguardia al fine di garantirne l'integrità
VIGNETI STORICI – Si rileva la presenza di pali di sostegno in cemento, materiale che ha diffusamente sostituito la struttura originaria in legno
FRUTTETI STORICI – L'area è costituita da frutteti di varie tipologie quali kiwi, nespoli germanici e meli. Si noti anche in questo caso la presenza di pali in cemento armato
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
AREE BOSCATE - Presenza di ampie aree boscate di cedui che rappresentano un significativo elemento naturalistico non totalmente intaccato dall'uomo
CANALE IRRIGUO – L'area è costituita da testimonianze dei sistemi irrigui, i quali mostrano un'artificializzazione delle sponde mediante la cementificazione dell'alveo
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2.8 Proposta di norme per la tutela del patrimonio rurale storico Le analisi precedentemente effettuate hanno messo in luce la presenza di un paesaggio rurale storico che necessita di tutela e valorizzazione. L'analisi dell'evoluzione effettuata tramite il confronto della cartografia storica ha evidenziato come negli anni il territorio in esame sia stato soggetto ad una significativa riduzione delle tracce storiche identitarie. In tale ottica si è reputato necessario un esame della normativa comunale (riportata all'interno della Rassegna normativa allegata) al fine di determinare le modalità con cui le diverse amministrazioni affrontano tale tematica. Nel complesso, si è rilevato come i diversi strumenti urbanistici abbiano rivolto maggiormente l'attenzione alla componente ambientale e al costruito, circoscrivendo il tema della conservazione del patrimonio rurale a limitate prescrizioni. Inoltre, per quanto riguarda la componente storica, risultano assenti norme che regolano la tutela delle preesistenze storiche e dei sistemi in cui queste si inseriscono. Come conseguenza si è riconosciuta l'importanza di un'integrazione della normativa per quanto riguarda le aree rurali storiche, al fine di accentuare l'attenzione sulle azioni di salvaguardia e mantenimento delle sue tracce. Si sono realizzati due diversi articoli, uno per l'ambito della morena mediana di Masino e uno per la pianura del catino morenico, che affrontano la gestione dei sistemi di permanenze e di preesistenze rurali. Le aree su cui tale normativa definisce prescrizioni sono definite come Aree SP: queste racchiudono al proprio interno sistemi di permanenze e persistenze rurali che sono state individuate sulla base delle precedenti analisi e, in particolare, dall'osservazione dei punti di forza e debolezza degli ambiti esaminati (tavole allegate "Elementi di forza del paesaggio rurale" e "Elementi di criticità del paesaggio rurale"). Le norme proposte dovranno/dovrebbero essere recepite all'interno delle Norme di Attuazione dei Comuni interessati. Le amministrazioni comunali che abbiano già affrontano tali tematiche dovranno limitarsi ad approfondirle o ad adeguare le rispettive normative a quanto proposto in tale dossier; nei casi in cui, invece, le prescrizioni non abbiano riconosciuto il patrimonio rurale storico, la norma proposta dovrà essere recepita in toto e approfondita sulla base delle specificità locali. Obiettivo di tali norme è tutelare e valorizzare il patrimonio rurale storico richiamando l'attenzione sulla sua ricchezza spesso sottovalutata e suggerendo prescrizioni per il suo mantenimento e sviluppo locale. La redazione delle norme qui presentate8 è avvenuta a seguito dell'approfondita lettura delle NdA del PTR e del PPR del Piemonte. Le norme sulle Aree SP in alcuni casi ribadiscono le prescrizioni contenute in tali piani regionali, in altri le specificano e le approfondiscono ulteriormente; l'obiettivo di questo modo di operare è incentivare le Amministrazioni Comunali a recepire le norme proposte all'interno dei propri strumenti di pianificazione in virtù del diretto adeguamento di queste ultime ai piani regionali, trasferendo le indicazioni dalla pianificazione di scala vasta alla scala locale.
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Per la stesura delle norme sulle Aree SP sono stati consultati, a titolo di esempio, il PTCP 2010 della Provincia di Siena e il PSC 2001 del Comune di Lucca.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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2.8.1 Ambito della pianura del catino morenico AREE SP - SISTEMI DI PERMANENZE E DI PERSISTENZE RURALI 1. Obiettivo della norma è salvaguardare e tutelare i sistemi di permanenze e di persistenze rurali presenti in quanto risorsa paesaggistica di tipo morfologico, ecologico-ambientale, storico-culturale, estetico-percettivo e dell'aspetto sensibile. 2. Tale norma si applica con valenza normativa sulle aree SP individuate nella Tavola A "Sistemi di permanenze e persistenze rurali". 3. L'attuazione della presente norma risponde a prescrizioni, direttive e indirizzi definiti dalle Norme di Attuazione del Piano Territoriale Regionale approvato con D.C.R. n. 122-29783 del 21 luglio 2011 agli artt. 16, 19, 20, 24, 25, 27, 28, 31 e dalle Norme di Attuazione del Piano Paesaggistico Regionale adottato dalla Giunta Regionale con DGR n. 53-11975 del 4 agosto 2009 agli artt. 2, 10, 11, 14, 16, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 31, 32, 33, 34, 40. 4. Si identificano con il termine permanenze gli elementi di carattere identitario che hanno mantenuto le medesime caratteristiche fisiche. Si identificano con il termine persistenza gli elementi di carattere identitario che rimangono come segni riconoscibili sul territorio pur modificandosi. Si intende per sistemi di permanenze e di persistenze rurali l'insieme delle componenti del disegno del suolo quali: tessitura dei campi (centuriazione) ed elementi di separazione (filari, salici capitozzati, ecc.), di cui al successivo comma 5.; colture storiche tradizionali, di cui al successivo comma 6.; sistema idrico (fiume Dora Baltea e paleoalvei), irriguo (canali e rogge) e sistemazioni idraulico-agrarie (sistemazioni di piano, argini longitudinali e trasversali, ecc.), di cui al successivo comma 7.; superfici boscate (querceti e castagneti), di cui al successivo comma 8.; viabilità storica e campestre, di cui al successivo comma 9.; nuclei frazionali storici ed edifici rurali storici (cascine e locali accessori), di cui al successivo comma 10.; elementi storici e puntuali del paesaggio rurale, di cui al successivo comma 11.. 5. Per tessitura dei campi si intende l'organizzazione della trama storica di ambiti agricoli che si inseriscono in sistemi complessi unitari. Sono aree in cui è ammessa la sola attività agricola produttiva non intensiva e in cui lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi agricoli. Ogni nuovo intervento deve prevedere la conservazione e la valorizzazione delle permanenze e/o il ripristino della tessitura agraria in modo da ricucire le relazioni paesaggistiche interrotte, comportare una maggior diversificazione al paesaggio, arricchimento biologico (creazione di habitat, aumento della biodiversità), ricchezza visiva e percettiva, e riconoscibilità. Per gli elementi di separazione il progetto di conservazione deve tutelare il mantenimento degli esemplari esistenti posti a bordo strada (sia principale che campestre) e lungo il parcellare agrario, risolvendone la frammentazione tramite la messa a dimora di soggetti della stessa specie. 6. Nei paesaggi a funzione agraria sono ammessi la conservazione, la tutela e il restauro del paesaggio agrario costituito dalle sistemazioni colturali tradizionali e dalle colture promiscue. È vietato l'utilizzo di sostanze che possono danneggiare il valore ecologico-ambientale del parcellare e degli habitat ad esso limitrofi. 7. Per il sistema idrico è necessaria la conservazione dei paleoalvei, testimonianze dell'evoluzione del corso d'acqua, tramite la conservazione del canale non collegato o della semplice depressione del terreno. Si definisce la conservazione del sistema irriguo e delle sistemazioni idraulico-agrarie che contribuiscono alla divisione del parcellare agrario, vietando interventi strutturali che ne alterino il disegno. Sono altresì vietate opere di artificializzazione degli alvei mediante la cementificazione garantendo così una migliore qualità delle ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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acque e la coerenza con il contesto paesaggistico dal punto di vista ecologico e della biodiversità, storicoculturale e percettivo-visivo. Per le superfici boscate è vietata la riconversione colturale in seminativo e ogni attività di trasformazione edilizia e urbanistica o intervento che possa provocare distruzione, danneggiamento, compromissione o modificazione della consistenza dello stato dei luoghi. È vietato l'abbattimento di alberi con caratteristiche storiche mentre per la gestione del taglio boschivo, ad eccezione delle specie definite al comma 5, si segue il Regolamento Regionale recante "Regolamento Forestale di attuazione dell'art. 13 della L.R. 10/02/2009, n. 4 (gestione e promozione economica delle foreste)". È ammesso il mantenimento dei caratteri della viabilità storica e campestre, permettendone l'agibilità, limitando l'espansione dell'edificato e vietando la costruzione di nuovi assi che interferiscano con la trama storica dei campi. Per i nuclei frazionali e gli edifici rurali storici è necessaria la conservazione e la salvaguardia al fine del mantenimento dell'integrità del costruito e del ruolo di testimonianza storico-culturale. È vietata la demolizione di parti di edifici, se non per tutelare la sicurezza del luogo. Gli interventi consentiti sull'edificato esistente sono manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia e modifica di destinazione d'uso. Tali azioni dovranno rispettare i caratteri e gli elementi tipologici tipici del paesaggio locale. Le concessioni per tali interventi sono rilasciate a: a) Imprenditori agricoli; b) Proprietari dei fondi e a chi abbia titolo per l'esclusivo uso degli imprenditori agricoli di cui alla lettera a) e dei salariati fissi addetti alla conduzione del fondo. Per la definizione dei progetti e i relativi dimensionamenti si rimanda alle indicazioni costruttive e funzionali inserite nelle Norme di Attuazione dei singoli Comuni e nell'abaco di soluzioni definite dal Comune9. È comunque vietata l'alterazione della disposizione strutturale interna ed esterna sia del corpo centrale sia dei locali accessori. Nelle Aree SP sono consentite, fatti salvi gli interventi previsti dalle specifiche schede normative dei PRG, esclusivamente le seguenti destinazioni d'uso: abitazioni civili per la conduzione del fondo; abitazioni turistiche, pensioni, alberghi; annessi rustici quali depositi, ricoveri per macchine agricole e costruzioni per la prima trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli; infrastrutture per la difesa del suolo quali canali, opere per la difesa o di utilizzazione idraulica o simili; opere di consolidamento del terreno. Per i nuclei frazionali di residenza rurale si ammette la conservazione delle prevalenti caratteristiche tipologiche e di tutte le infrastrutture comuni alle aziende agricole di tipo tradizionale quali: stalle, fienili, ricoveri, depositi ecc. Sono ammesse attività di deposito, di commercializzazione dei prodotti agricoli e impianti di trasformazione di prodotti agricoli. Gli elementi storici e puntuali del paesaggio rurale (chiese, piloni votivi, pievi, alberi monumentali, ecc.) devono essere conservati e valorizzati prevedendo, dove necessario, interventi di restauro con l'utilizzo di materiali che non alterino la storicità dell'elemento. Nelle Aree SP è vietato attuare modifiche all'assetto morfologico del terreno che prevedano l'alterazione del profilo territoriale, sbancamenti o scavi finalizzati al recupero di materiali inerti, fatte salve situazioni finalizzate alla sicurezza del terreno.
Il compito di redigere l'abaco di soluzioni è assegnato all'amministrazione comunale. 65
13. I nuovi interventi nelle aree normate devono rispettare la panoramicità del paesaggio senza ostacolare le visuali focali tramite elementi naturali o artificiali di disturbo visivo, tutelando in particolare le visuali verso lo skyline della Serra morenica. Per gli elementi di ostacolo esistenti è consentito effettuare interventi di mitigazione, eliminazione e ripristino del paesaggio per ridurre e attutire l'interferenza visiva.
6.
2.8.2 Ambito della morena mediana di Masino AREE SP - SISTEMI DI PERMANENZE E DI PERSISTENZE RURALI 1. Obiettivo della norma è salvaguardare e tutelare i sistemi di permanenze e di persistenze rurali presenti in quanto risorsa paesaggistica di tipo morfologico, ecologico-ambientale, storico-culturale, estetico-percettivo e dell'aspetto sensibile. Si intende altresì garantire il livello di equilibrio costruito nel tempo tra questi sistemi e le sue componenti storiche e culturali. 2. Tale norma si applica con valenza normativa sulle aree SP individuate nella Tavola B "Sistemi di permanenze e persistenze rurali". 3. L'attuazione della presente norma risponde a prescrizioni, direttive e indirizzi definiti dalle Norme di Attuazione del Piano Territoriale Regionale approvato con D.C.R. n. 122-29783 del 21 luglio 2011 agli artt. 16, 19, 20, 24, 25, 27, 28, 31 e dalle Norme di Attuazione del Piano Paesaggistico Regionale adottato dalla Giunta Regionale con DGR n. 53-11975 del 4 agosto 2009 agli artt. 2, 10, 11, 14, 16, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 31, 32, 33, 34, 40. 4. Si identificano con il termine permanenze gli elementi di carattere identitario che hanno mantenuto le medesime caratteristiche fisiche. Si identificano con il termine persistenza gli elementi di carattere identitario che rimangono come segni riconoscibili sul territorio pur modificandosi. Si intende per sistemi di permanenze e di persistenze rurali l'insieme delle componenti del disegno del suolo quali: colture storiche tradizionali ed elementi puntuali a esse connessi (salici capitozzati, ecc.), di cui al successivo comma 5.; sistema irriguo (canali e rogge) e sistemazioni idraulico-agrarie (sistemazioni di piano, argini longitudinali e trasversali, ecc.), di cui al successivo comma 6.; aree di naturalità diffusa a copertura vegetazionale boscata variegata, di cui al successivo comma 7.; viabilità storica e campestre, di cui al successivo comma 8.; nuclei frazionali storici ed edifici rurali storici (cascine e locali accessori), di cui al successivo comma 9.; elementi storici e puntuali del paesaggio rurale, di cui al successivo comma 10.. 5. Con ambiti agricoli caratterizzati da colture storiche tradizionali si intendono lotti inseriti in un sistema agricolo complesso unitario. Sono aree in cui è ammesso il mantenimento della coltivazione dei fondi con attività frutticola e vitivinicola come componente produttiva e in cui lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi. Per vigneti e frutteti si ritiene necessaria la sostituzione dei sostegni in cemento armato dei pergolati con strutture lignee di impronta storica e l'adozione di tecniche tradizionali nella disposizione dei filari. È altresì concesso il mantenimento dei muri a secco e dei terrazzamenti tramite interventi di manutenzione e recupero consoni alla conservazione del valore storico ed identitario del luogo. Per il nuovo impianto e per il recupero degli impianti esistenti sono previste scelte progettuali conformi ai canoni paesaggistici esistenti. Ogni nuovo intervento deve prevedere la conservazione e la valorizzazione delle permanenze, la maggiore diversificazione, l'arricchimento biologico (creazione di habitat, aumento della biodiversità), la ricchezza visiva e percettiva e la riconoscibilità del paesaggio.
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8. 9.
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ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Per gli elementi connessi alle colture storiche tradizionali, il progetto di conservazione deve tutelare il mantenimento degli esemplari storici esistenti posti a bordo strada (sia principale che campestre) e lungo i pendii collinari morenici che svolgono funzione protettiva ed ecologica. Si ammette la conservazione del sistema irriguo e delle sistemazioni idraulico-agrarie che contribuiscono all'irrigazione dei fondi vietando interventi strutturali che ne alterino il disegno. Sono altresì vietate opere di artificializzazione degli alvei mediante la cementificazione garantendo così una migliore qualità delle acque e la coerenza con il contesto paesaggistico dal punto di vista ecologico e della biodiversità, storico-culturale e percettivo-visivo. Le opere di attraversamento dei corsi d'acqua esistenti e di nuovo impianto devono rispettare il contesto paesaggistico in cui sono inseriti sia sotto l'aspetto dimensionale sia dei materiali costruttivi. Per le aree di naturalità diffusa a copertura vegetazionale boscata variegata è vietata la riconversione colturale e ogni attività di trasformazione edilizia e urbanistica o intervento che possa provocare distruzione, danneggiamento, compromissione o modificazione della consistenza dello stato dei luoghi. È vietato l'abbattimento di alberi con caratteristiche storiche o con funzione di mantenimento della stabilità dei versanti mentre per la gestione del taglio boschivo, ad eccezione delle specie definite al comma 5, si segue il Regolamento Regionale recante "Regolamento Forestale di attuazione dell'art. 13 della L.R. 10/02/2009, n. 4 (gestione e promozione economica delle foreste)". È ammesso il mantenimento dei caratteri della viabilità storica e campestre, permettendone l'agibilità, limitando l'espansione dell'edificato e vietando la costruzione di nuovi assi che interferiscano con il paesaggio esistente. Per i nuclei frazionali e gli edifici rurali storici è necessaria la conservazione e la salvaguardia al fine del mantenimento dell'integrità del costruito e del ruolo di testimonianza storico-culturale. È vietata la demolizione di parti di edifici, se non per tutelare la sicurezza del luogo. Gli interventi consentiti sull'edificato esistente sono manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia e modifica di destinazione d'uso. Tali azioni dovranno rispettare i caratteri e gli elementi tipologici tipici del paesaggio locale. Le concessioni per tali interventi sono rilasciate a: c) Imprenditori agricoli; d) Proprietari dei fondi e a chi abbia titolo per l'esclusivo uso degli imprenditori agricoli di cui alla lettera a) e dei salariati fissi addetti alla conduzione del fondo. Per la definizione dei progetti e i relativi dimensionamenti si rimanda alle indicazioni costruttive e funzionali inserite nelle Norme di Attuazione dei singoli Comuni e nell'abaco di soluzioni definite dal Comune10. È comunque vietata l'alterazione della disposizione strutturale interna ed esterna sia del corpo centrale sia dei locali accessori. Nelle Aree SP sono consentite, fatti salvi gli interventi previsti dalle specifiche schede normative dei PRG, esclusivamente le seguenti destinazioni d'uso: abitazioni civili per la conduzione del fondo; abitazioni turistiche, pensioni, alberghi; annessi rustici quali depositi, ricoveri per macchine agricole e costruzioni per la prima trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli; infrastrutture per la difesa del suolo quali canali, opere per la difesa o di utilizzazione idraulica o simili; opere di consolidamento del terreno. Per i nuclei frazionali di residenza rurale si ammette la conservazione delle prevalenti caratteristiche tipologiche e di tutte le infrastrutture comuni alle aziende agricole di tipo tradizionale quali: stalle, fienili,
Il compito di redigere l'abaco di soluzioni è assegnato all'amministrazione comunale. 66
ricoveri, depositi ecc. Sono ammesse attività di deposito, di commercializzazione dei prodotti agricoli e impianti di trasformazione di prodotti agricoli. 10. Gli elementi storici e puntuali del paesaggio rurale (chiese, piloni votivi, pievi, muri a secco, terrazzamenti, alberi monumentali, ecc.) devono essere conservati e valorizzati prevedendo, dove necessario, interventi di restauro con l'utilizzo di materiali che non alterino la storicità dell'elemento. 11. Nelle Aree SP è vietato attuare modifiche all'assetto morfologico del terreno che prevedano l'alterazione del profilo territoriale, sbancamenti o scavi finalizzati al recupero di materiali inerti, fatte salve situazioni finalizzate alla sicurezza del terreno. 12. I nuovi interventi nelle aree normate devono rispettare la panoramicità del paesaggio senza ostacolare le visuali focali tramite elementi naturali o artificiali di disturbo visivo, tutelando in particolare le visuali verso lo skyline della Serra morenica. Per gli elementi di ostacolo esistenti è consentito effettuare interventi di mitigazione, eliminazione e ripristino del paesaggio per ridurre e attutire l'interferenza visiva.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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2.8.3 Norme illustrate AREE SP - SISTEMI DI PERMANENZE E DI PERSISTENZE RURALI DELLA PIANURA DEL CATINO MORENICO Comma 5. Per tessitura dei campi si intende l'organizzazione della trama storica di ambiti agricoli che si inseriscono in sistemi complessi unitari. Sono aree in cui è ammessa la sola attività agricola produttiva non intensiva e in cui lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi agricoli. Ogni nuovo intervento deve prevedere la conservazione e la valorizzazione delle permanenze e/o il ripristino della tessitura agraria in modo da ricucire le relazioni paesaggistiche interrotte, comportare una maggior diversificazione al paesaggio, arricchimento biologico (creazione di habitat, aumento della biodiversità), ricchezza visiva e percettiva, e riconoscibilità.[…] Centuriazione esistente Soluzione non ammessa: modifica alla centuriazione
Soluzione non ammessa: modifica alla centuriazione
[…] Per gli elementi di separazione il progetto di conservazione
deve tutelare il mantenimento degli esemplari esistenti posti a bordo strada (sia principale che campestre) e lungo il parcellare agrario, risolvendone la frammentazione tramite la messa a dimora di soggetti della stessa specie.
Filari di separazione esistenti
Soluzione ammessa: completamento filari di separazione esistenti
Soluzione ammessa: completamento con elementi Soluzione non ammessa: completamento con elementi della stessa tipologia di diversa tipologia ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
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Comma 7. Per il sistema idrico è necessaria la conservazione dei paleoalvei, testimonianze dell'evoluzione del corso d'acqua, tramite la conservazione del canale non collegato o della semplice depressione del terreno. Si definisce la conservazione del sistema irriguo e delle sistemazioni idraulico-agrarie che contribuiscono alla divisione del parcellare agrario, vietando interventi strutturali che ne alterino il disegno. […]
Situazione esistente: visibilità del paleoalveo
Intervento non ammesso: interferenze visive alla visibilità del paleoalveo
Siuazione ammessa: sponde dell'alveo non artificializzate
Situazione non ammessa: sponde dell'alveo artificializzate
[…] Sono altresì vietate opere di artificializzazione degli alvei
mediante la cementificazione garantendo così una migliore qualità delle acque e la coerenza con il contesto paesaggistico dal punto di vista ecologico e della biodiversità, storico-culturale e percettivo-visivo.
Comma 10. Per i nuclei frazionali e gli edifici rurali storici è necessaria la conservazione e la salvaguardia al fine del mantenimento dell'integrità del costruito e del ruolo di testimonianza storico-culturale. È vietata la demolizione di parti di edifici, se non per tutelare la sicurezza del luogo. Gli interventi consentiti sull'edificato esistente sono manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia e modifica di destinazione d'uso. Tali azioni dovranno rispettare i caratteri e gli elementi tipologici tipici del paesaggio locale. […] Per i nuclei frazionali di residenza rurale si ammette la Situazione esistente conservazione delle prevalenti caratteristiche tipologiche e di tutte le infrastrutture comuni alle aziende agricole di tipo tradizionale quali: stalle, fienili, ricoveri, depositi ecc. Sono ammesse attività di deposito, di commercializzazione dei prodotti agricoli e impianti di trasformazione di prodotti agricoli.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Intervento non ammesso: demolizione di un edificio rurale storico
Intervento non ammesso: completamento improprio in contrasto con il contesto paesaggistico
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Comma 13. I nuovi interventi nelle aree normate devono rispettare la panoramicità del paesaggio senza ostacolare le visuali focali tramite elementi naturali o artificiali di disturbo visivo, tutelando in particolare le visuali verso lo skyline della Serra morenica. Per gli elementi di ostacolo esistenti è consentito effettuare interventi di eliminazione e ripristino del paesaggio per ridurre e attutire l'interferenza visiva.
Situazione esistente
Soluzione non ammessa: interferenze visive
AREE SP - SISTEMI DI PERMANENZE E DI PERSISTENZE RURALI Comma 5. […] Per vigneti e frutteti si ritiene necessaria la sostituzione dei sostegni in cemento armato dei pergolati con strutture lignee di impronta storica e l'adozione di tecniche tradizionali nella disposizione dei filari. È altresì concesso il mantenimento dei muri a secco e dei terrazzamenti tramite interventi di manutenzione e recupero consoni alla conservazione del valore storico ed identitario del luogo. […]
Soluzione ammessa: elementi coerenti con le pratiche Soluzione non ammessa: elementi in coflitto con le agricole tradizionali pratiche agricole tradizionali Comma 7. Per le aree di naturalità diffusa a copertura vegetazionale boscata variegata è vietata la riconversione colturale e ogni attività di trasformazione edilizia e urbanistica o intervento che possa provocare distruzione, danneggiamento, compromissione o modificazione della consistenza dello stato dei luoghi. È vietato l'abbattimento di alberi con caratteristiche storiche o con funzione di mantenimento della stabilità dei versanti mentre per la gestione del taglio boschivo, ad eccezione delle specie definite al comma 5, si segue il Regolamento Regionale recante "Regolamento Forestale di attuazione dell'art. 13 della L.R. 10/02/2009, n. 4 (gestione e promozione economica delle foreste)". Situazione esistente: superficie boscata
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Soluzione non ammessa: disboscamento al fine della riconversione colturale
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Comma 12. I nuovi interventi nelle aree normate devono rispettare la panoramicità del paesaggio senza ostacolare le visuali focali tramite elementi naturali o artificiali di disturbo visivo, tutelando in particolare le visuali verso lo skyline della Serra morenica. Per gli elementi di ostacolo esistenti è consentito effettuare interventi di mitigazione, eliminazione e ripristino del paesaggio per ridurre e attutire l'interferenza visiva.
Situazione esistente: presenza di ostacoli di disturbo Soluzione ammessa: eliminazione di ostacoli per visivo ridurre l'interferenza visiva
Situazione esistente: cava per l'estrazione di inerti
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Soluzione ammessa: mitigazione della cava per estrazione di inerti
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TAVOLA A - SISTEMI DI PERMANENZE PERSISTENZE RURALI DELL’AMBITO DELLA PIANURA DEL CATINO MORENICO
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
1:20.000 Tematismi interpretativi SP
Sistemi di permanenze persistenze rurali
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TAVOLA B - SISTEMI DI PERMANENZE PERSISTENZE RURALI DELL’AMBITO DELLA MORENA MEDIANA DI MASINO
1:20.000
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi SP
Sistemi di permanenze persistenze rurali
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PARTE 3 QUADRO VALUTATIVO
3.1 Matrici valutative La matrice valutativa è uno strumento generalmente utilizzato al fine di valutare qualitativamente e/o quantitativamente i comportamenti e gli effetti ex-ante di un progetto sul territorio. In questo specifico caso, lo strumento valutativo è applicato per verificare come le disposizioni introdotte dall'articolo si rapportino con la normativa vigente. Si è proceduto definendo un sistema di "indicatori" che sintetizzano la volontà di ciascun Piano Regolatore Generale Comunale di normare i diversi aspetti del paesaggio rurale così da poterli comparare con altrettanti che riassumano le nuove disposizioni che verranno introdotte nel nuovo articolo. Gli indicatori di ciascun Comune sono elencati nella parte seguente e ad ognuno di essi è stata abbinata una lettera dell'alfabeto così da semplificare la costruzione della matrice. Al fine di rendere maggiormente comprensibile ed immediato il confronto tra i Piani, all'interno delle matrici le celle sono state colorate con differenti colori, così da indicare il differente rapporto che scaturirebbe, in ciascuna realtà comunale, nel caso in cui la norma AREE SP - Sistemi di Permanenze e di Persistenze Rurali fosse introdotta nella relativa normativa. Nei Comuni in cui non esiste alcun rapporto tra le disposizioni della normativa vigente e quelle introdotte, la cella della matrice è . Tale caso, il più diffuso, mette in evidenza la carenza delle disposizioni dei Piani Regolatori nei confronti della tutela del patrimonio storico rurale e, allo stesso tempo, la forte necessità di tale articolo all'interno delle rispettive NdA. Nel caso in cui il rapporto sia contraddittorio o conflittuale, la cella apparirà ed evidenzierà che ciascun Piano dovrà modificare le proprie norme apportando le corrette varianti. La cella della matrice indicherà il caso in cui la disposizione introdotta risulti già correttamente presente e trattata nel Piano. Infine, La cella indica che la tematica è affrontata all'interno delle normative comunali ma necessita di essere approfondita in base a quanto definito nella norma sulle aree SP. Indicatori che riassumono le disposizioni introdotte dalla Norma AREE SP - Sistemi di permanenze e di persistenze rurali 1. Conservazione della tessitura dei campi 2. Conservazione e completamento degli elementi di separazione 3. Mantenimento delle colture storiche tradizionali 4. Ripristino degli elementi storici nelle tecniche di coltivazione tradizionali 5. Diversificazione e arricchimento biologico 6. Limitazione all'utilizzo di sostanze inquinanti e dannose per gli ecosistemi 7. Conservazione del sistema idrico, irriguo e mantenimento dello stato di naturalità delle sistemazioni idraulicoagrarie. 8. Tutela della copertura vegetazionale boscata 9. Conservazione dei caratteri della viabilità storica e campestre 10. Limitazione all'espansione infrastrutturale 11. Mantenimento dell'integrità e delle caratteristiche del costruito rurale storico 12. Conservazione dei caratteri morfologici del terreno 13. Tutela delle visuali panoramiche di interesse 14. Eliminazione degli ostacoli visivi puntuali e lineari 15. Mantenimento e/o utilizzo di materiali ecosostenibili e coerenti con il contesto paesaggistico ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
16. Preservazione dello stato dei luoghi evitando fenomeni di danneggiamento o alterazione Indicatori che riassumono le disposizioni del PRG di Strambino Aree residenziali per insediamenti consolidate A. Sono consentiti recuperi di pertinenze rurali tramite interventi a carattere conservativo o ristrutturazioni per realizzare servizi e attrezzature accessorie alla residenza. Aree produttive per colture pregiate del settore primario B. Sui fondi destinati all'attività agricola sono ammessi interventi di manutenzione per la conservazione dei manufatti esistenti. C. Sono ammessi nuovi interventi funzionali alla conduzione dei fondi con funzione di ricovero attrezzi. Aree produttive per colture estensive del settore primario D. E' ammessa la costruzione di strutture, infrastrutture attrezzature per la produzione, lavorazione, conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. E. Sugli edifici esistenti sono consentiti tutti gli interventi di manutenzione e ristrutturazione edilizia senza apportare incrementi volumetrici. F. E' ammesso il recupero di edifici rurali abbandonati a condizione che il recupero o il cambiamento d'uso non comporti aumenti o modifiche volumetriche, né modificazioni del sistema delle strade d'accesso e delle opere di sistemazione del terreno. Salvaguardia del beni culturali e ambientali G. Si individuano come beni culturali ambientali da salvaguardare gli insediamenti urbani con carattere storico, artistico e/o ambientale e le aree esterne d'interesse storico e paesaggistico ad esse pertinenti. La piana agricola di interesse paesistico ambientale H. Non sono ammessi interventi di nuova edificazione, inclusi gli impianti tecnologici (silos, biogas), modificazioni della modellazione del terreno e aperture di cave. I. Sono ammessi esclusivamente interventi di carattere conservativo degli edifici. J. Deve essere garantito il mantenimento della connessione ecologica mediante opportuni interventi di mitigazione. K. Le salvaguardie istituite non pongono limitazioni all'esercizio della coltivazione agricola, praticabile in tutte le sue forme. Area collinare di interesse paesistico ambientale L. Non sono ammessi interventi di nuova edificazione, modificazioni della rete stradale, delle masse arboree, della modellazione del terreno, l'apertura di cave, la modifica dell'assetto idraulico del suolo. M. Occorre perseguire la manutenzione e il mantenimento delle sistemazioni agrarie al fine di assicurare il recupero di habitat naturali e garantire l'assetto del territorio. N. Occorre garantire la conservazione integrale delle sistemazioni idraulico-agrarie quali terrazzamenti, ciglionamenti, muri di contenimento, muretti a secco. O. E' fatta salva la possibilità, nei casi di crolli totali, di realizzare soluzioni diverse purchè ambientalmente compatibili sul piano delle tecniche costruttive e del materiali impiegati. P. Occorre recuperare e mantenere la viabilità storica e delle rogge e opere connesse allo smaltimento delle acque. Q. L'individuazione di aree di pertinenza per interventi di nuova realizzazione non deve determinare la creazione di cesure col paesaggio agricolo circostante. 74
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Indicatori che riassumono le disposizioni del PRG di Mercenasco Aree agricole A. Sono ammessi interventi di restauro, risanamento e ristrutturazione, manutenzione ordinaria e straordinaria di edifici rurali esistenti, cambiamenti di destinazione d'uso a fini agroturistici e creazione di nuovi vani realizzati internamente alla sagoma degli edifici esistenti. B. Le nuove costruzioni residenziali agricole devono essere realizzate esclusivamente in funzione delle reali necessità di conduzione del fondo. C. Nelle aree ad uso agricolo sono ammesse attività estrattive, di cava o torbiera nel rispetto delle norme, procedure e autorizzazioni previste da leggi statali o regionali vigenti, con attenzione al ripristino dei luoghi D. Sono ammessi impianti per stalle, porcilaie, allevamenti di bestiame nel rispetto delle misure antinquinamento. Non si ammettono invece impianti intensivi per l'allevament intensivo del bestiame. E. Si salvaguardia l'identità abitativa e produttiva favorendo la conservazione e il risanamento del patrimonio edilizio, nonché la ristrutturazione e il riuso dei complessi rurali abbandonati. F. Non sono ammessi l'allevamento di suini se non per la produzione proporzionata ai fabbisogni alimentari dei residenti. Aree di nuclei rurali esistenti G. Sono ammesse le residenze rurali e civili, le attività di deposito e commercializzazione dei prodotti agricoli, negozi e rivendite di generi di prima necessità, attività artigianali di servizio, impianti di trasformazione dei prodotti agricoli. H. Sugli edifici esistenti sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e di ristrutturazione, anche con recuperi dell'uso abitativo di strutture agricole non più utilizzabili. I. Sono ammessi ampliamenti di sagoma di edifici soggetti a ristrutturazione integrale. J. Negli edifici con totale o parziale destinazione originaria ad abitazione rurale, è ammessa l'aggiunta di nuovi vani o volumi tecnici accessori purché la soluzione sia conforme alle forme e ai materiali delle preesistenze tradizionali. ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
K. La demolizione e ricostruzione è ammessa per gli edifici con edificazione posteriore al 1942 e per quelli costituenti pertinenze, di tipologia non tradizionale, di aziende agricole. L. L'inserimento dei nuovi volumi edilizi non deve alterare lo skyline del sistema collinare. M. Va assicurata la permanenza delle relazioni percettive storicamente determinatesi tra il contesto agricolo e le componenti del sistema insediativo e il mantenimento dei coni visivi. N. L'accessibilità al nuovo complesso edilizio va garantita secondo il principio del minore impatto e della massima conservazione dei tracciati storici. O. Interventi di trasformazione dei tracciati sono consentiti purché ambientalmente compatibili sul piano delle tecniche costruttive e dei materiali impiegati. A
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Indicatori che riassumono le disposizioni del PRG di Caravino Destinazione d'uso residenziale A. E' vietato eseguire interventi impropri e non direttamente finalizzati alla conservazione su manufatti architettonici isolati (fontane, pozzi, forni, edicole, piloni, ponti, ecc.) B. E' vietato utilizzare, in genere, tipologie edilizie e costruttive o materiali visibili dall'esterno che risultino in contrasto con i criteri qualitativi locali. C. E' obbligatorio rispettare e tutelare la valenza paesistica costituita dall'orientamento prevalente delle cortine edilizie e dal mantenimento dei fili di fabbricazione. D. E' obbligatorio rispettare e tutelare il mantenimento della tipologia edilizia a schiera o a corte, ove questa sia necessaria all'armonica connessione con i fabbricati adiacenti e alla caratterizzazione delle strade con fronti continui. E. Nelle aree destinate alla attività agricola, sono ammesse esclusivamente le opere destinate alla residenza rurale, le attrezzature e le infrastrutture quali: stalle, silos, serre, magazzini, locali per la lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli
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Sbancamenti e muri di contenimento F. I muri di sostegno e di contenimento del terreno dovranno avere un'altezza non superiore a 3,00 mt., salvo differenze di quota esistenti in sito e, se esposti alla pubblica vista, dovranno essere realizzati in cemento a vista, in pietra a vista, in pietra a secco oppure in muratura Aree di Tutela Ambientale G. Non è consentito costruire nuove opere edilizie salvo il caso specifico dei "depositi di attrezzi agricoli" H. E' ammesso unicamente lo svolgimento dell'attività produttiva agricola o silvo -pastorale e lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per il necessario allla coltivazione dei fondi agricoli. I. Non sono ammesse le attività a carattere estrattivo, tipo cave, torbiere, ecc... Aree di Tutela Ambientale e Recupero J. Nelle aree destinate ad attività manifatturiere per l'agricoltura gli edifici e le aree sono adibite a deposito, stoccaggio e trasformazione di prodotti agricoli, attività artigianali e commercializzazione dei prodotti, abitazione del conduttore K. Le aree per uso agricolo sono riservate all'attività agricola e non è ammesso il nuovo impianto di attività estrattive, di cava o torbiera. L. Le costruzioni dovranno essere realizzate con materiali tradizionali. Aree Agricole Destinate All'agriturismo (AGR) M. Sono ammesse le opere relative alla residenza rurale ed in particolare il recupero ed il riutilizzo di volumetrie un tempo prettamente agricole ed oggi non più utilizzate, nel rispetto delle norme, dei parametri e degli standards tecnici evidenziati dalle leggi di settore. N. Non sono ammessi nuovi fabbricati ma unicamente interventi edilizi sul patrimonio edilizio esistente di: manutenzione ordianaria e straordinaria e recupero di volumi reali esistenti e non iù utilizzati a fini abitativi e/o ricettivi. O. Nelle aree di boschi ad alto fusto o di rimboschimento e nei boschi che assolvono a funzione di salubrità ambientale o di difesa dei terreni si vietano nuove costruzioni e urbanizzazione A
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Indicatori che riassumono le disposizioni del PRG di Vestignè Destinazione d'uso residenziale A. Sulle abitazioni e locali accessori di supporto all'attività produttiva agricola sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia e modifica di destinazione d'uso. B. È ammesso l'ampliamento di edifici esistenti o il recupero all'uso abitativo di porzioni di essi Complessi di pregio storico, artistico, ambientale e documentario C. Sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, risanamento conservativo, ristrutturazione parziale e il mantenimento delle destinazioni d'uso presenti. D. È ammessa la realizzazione di fabbricati accessori di pertinenza residenziale e rurale. E. Il manto delle strade private e della viabilità pubblica dovrà essere di tipo tradizionale ed è previsto il ripristino delle pavimentazioni originarie. Destinazione d'uso produttiva F. Nelle aree destinate ad attività manifatturiere per l'agricoltura gli edifici e le aree sono adibite a deposito, stoccaggio e trasformazione di prodotti agricoli, attività artigianali e commercializzazione dei prodotti, abitazione del conduttore. Destinazione d'uso agricola G. Le aree per uso agricolo sono riservate all'attività agricola e non è ammesso il nuovo impianto di attività estrattive, di cava o torbiera. H. Nelle aree di pianura è ammessa con autorizzazione temporanea la formazione di depositi di materiale connessi con la produzione agro-silvo-pastorale. I. Le costruzioni dovranno essere realizzate con materiali tradizionali e rispettando i caratteri dell'edificato rurale Aree agricole produttive J. Gli interventi prevedono la costruzione di opere e infrastrutture di punto e di rete per il miglioramento fondiario e del sistema irriguo. K. Sono ammessi interventi sulle attrezzature e infrastrutture di aziende agricole esistenti; interventi di restauro, risanamento e ristrutturazione oltreché manutenzione ordinaria e straordinaria; realizzazione di fabbricati accessori. L. Sono ammessi interventi di ampliamento di unità immobiliari esistenti; nuove costruzioni per abitazione ove gli edifici dismessi vengano demoliti; il recupero di edifici esistenti, anche con ampliamento della superficie utile, per la realizzazione di strutture di accoglienza riservate all'agriturismo. Aree di tutela ambientale M. Non è ammessa la costituzione di nuovi centri aziendali ed è ammesso unicamente lo svolgimento dell'attività produttiva agricola o silvo-pastorale. N. Lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi ed alla loro irrigazione. Aree agricole di salvaguardia O. Tali aree sono inedificabili, ammettendosi unicamente baracche e tettoie, e modeste costruzioni a carattere permanente al diretto servizio della coltivazione. P. Sugli edifici esistenti destinati all'abitazione sono ammessi interventi di carattere conservativo, nonché di ristrutturazione ed ampliamento. 76
Tipi di intervento sul patrimonio edilizio esistente Q. È vietato impoverire l'apparato decorativo degli edifici e dei manufatti; sostituire elementi in vista in legno o in pietra con elementi di altro materiale; sostituire le coperture in cotto, riconducibili alla tradizione locale, con materiali di diverse caratteristiche. R. È ammessa la conservazione di tutti gli elementi architettonici isolati. Tutela del verde S. Nelle aree per colture pregiate sono ammessi unicamente interventi diretti al miglioramento delle colture agricole con divieto di esecuzione di opere edilizie diverse dalla recinzione dei fondi e da costruzioni adibite ad usi accessori all'attività di coltivazione. Manufatti di interesse documentario T. Per i manufatti di interesse documentario (edicole votive, cappelle isolate, lavatoi di corredo ai corsi d'acqua e bealere artificiali) non è ammesso l'abbattimento e/o l'asportazione dai siti in cui sono ubicati; vanno invece, sottoposti ad interventi manutentivi e di restauro. A
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Indicatori che riassumono le disposizioni del PRG di Borgomasino Movimenti in terra A. I movimenti di terra finalizzati allo scavo di scoli e canali, la modifica delle quote naturali del terreno, dei pendii sono subordinati alla denuncia di inizio attività. Norme a tutela dell'ambiente B. E' necessario rispettare i caratteri degli elementi costruttivi, i materiali, i colori, le lavorazioni del luogo. C. E' vietato attuare progetti che, nell'ambito delle aree d'interesse storico ambientale e delle aree sature di antico impianto, si pongano in contrasto con la tutela dell'ambiente. D. Nelle aree d'interesse storico ambientale sono vietate le nuove costruzioni e sugli edifici esistenti sono ammessi esclusivamente interventi di restauro conservativo che risultino compatibili con la conservazione integrale dell'impianto strutturale, formale e decorativo degli edifici.
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Indicatori che riassumono le disposizioni del PRG di Cossano Canavese A. Sono obiettivi prioritari la valorizzazione ed il recupero del patrimonio agricolo, la tutela e l'efficienza delle unità produttive. B. Gli edifici con destinazione residenziale non rurale presenti in area agricola sono soggetti a cambio di destinazione quale: destinazione residenziale senza aumento della sagoma e destinazione produttiva connessa alla trasformazione di prodotti agricoli. A
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3.2 Considerazioni In base al confronto tra le disposizioni introdotte dalla normativa e quelle relative agli strumenti attualmente vigenti si rileva come, a livello generale, il tema specifico della tutela e della valorizzazione del patrimonio storico risulti poco affrontata dai diversi Piani. Emerge, infatti, come il termine "storico" ricorra poco non ricorra mai a livello normativo in riferimento al patrimonio rurale. La normativa attualmente esistente, infatti, riserva una forte attenzione al patrimonio edilizio esistente utilizzando una visione fortemente settorializzata che non analizza il paesaggio nel suo insieme. La volontà della nuova norma è, infatti, quella di introdurre una visione dell'AMI a livello di sistema e non di singolo elemento focalizzando l'attenzione sul tema del patrimonio rurale storico. L'articolo ha la finalità di colmare le lacune presenti a livello comunale relativi alle diverse componenti del sistema rurale storico incentivando ciascun Comune ad adattare il proprio strumento alle innovazioni che i Piani Paesaggistici e Regionali già in parte introducono e che vengono puntualizzate nell'articolo AREE SP - Sistemi di permanenze e di persistenze rurali. Per quanto riguarda la fattibilità degli interventi finalizzati alla conservazione delle infrastrutture, dell'edificato e delle tecniche agricole tipiche del paesaggio rurale storico, ogni amministrazione locale dovrebbe predisporre appositi incentivi finalizzati alla loro attuazione. Tali opere infatti non comporterebbero un ritorno economico per i singoli proprietari in quanto non strettamente necessari al miglioramento della produttività e dell'edificato; sarebbe quindi necessario un sostegno a tali politiche da parte dei Comuni al fine di valorizzare il patrimonio rurale e paesaggistico di cui l'area è dotata. A seguito della valutazione è stata realizzata una tavola di sintesi che mostra localmente la complessiva congruenza/incongruenza normativa in modo da rendere immediatamente comprensibile e visibile i ragionamenti effettuati a chiunque consulti il lavoro. Inoltre l'elaborato offre a ciascuna amministrazione comunale la possibilità di confrontare schematicamente lo stato e il livello di aggiornamento delle proprie prescrizioni riguardanti la conservazione del paesaggio rurale storico.
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Strambino 2. Conservazione e completamento degli elementi di separazione 5. Diversificazione e arricchimento biologico 7. Conservazione del sistema idrico, irriguo e mantenimento dello stato di naturalità 9. Conservazione dei caratteri della viabilità storica e campestre 10. Limitazione all’espansione infrastrutturale 11. Mantenimento dell’integrità e delle caratteristiche del costruito rurale storico 12. Conservazione dei caratteri morfologici del terreno 13. Tutela delle visuali panoramiche di interesse 14. Eliminazione degli ostacoli visivi puntuali e lineari 16. Preservazione dello stato dei luoghi evitando fenomeni di danneggiamento o alterazione Mercenasco 1. Conservazione della tessitura dei campi 2. Conservazione e completamento degli elementi di separazione 3. Mantenimento delle colture storiche tradizionali 4. Ripristino degli elementi storici nelle tecniche di coltivazione tradizionali 5. Diversificazione e arricchimento biologico 8. Tutela della copertura vegetazionale boscata 9. Conservazione dei caratteri della viabilità storica e campestre 10. Limitazione all'espansione infrastrutturale 11. Mantenimento dell'integrità e delle caratteristiche del costruito rurale storico 12. Conservazione dei caratteri morfologici del terreno 13. Tutela delle visuali panoramiche di interesse 14. Eliminazione degli ostacoli visivi puntuali e lineari 15. Mantenimento e/o utilizzo di materiali ecosostenibili e coerenti con il contesto paesaggistico 16. Preservazione dello stato dei luoghi evitando fenomeni di danneggiamento o alterazione Caravino
1. Conservazione della tessitura dei campi 2. Conservazione e completamento degli elementi di separazione 3. Mantenimento delle colture storiche tradizionali 4. Ripristino degli elementi storici nelle tecniche di coltivazione tradizionali 5. Diversificazione e arricchimento biologico 8. Tutela della copertura vegetazionale boscata 11. Mantenimento dell’integrità e delle caratteristiche del costruito rurale storico 12. Conservazione dei caratteri morfologici del terreno 15. Mantenimento e/o utilizzo di materiali ecosostenibili e coerenti con il contesto paesaggistico 16. Preservazione dello stato dei luoghi evitando fenomeni di danneggiamento o alterazione
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SINTESI VALUTATIVA
Congruenza
Necessità di revisione
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Vestignè 1. Conservazione della tessitura dei campi 2. Conservazione e completamento degli elementi di separazione 5. Diversificazione e arricchimento biologico 6. Limitazione all’utilizzo di sostanze inquinanti e dannose per gli ecosistemi 7. Conservazione del sistema idrico, irriguo e mantenimento dello stato di naturalità 9. Conservazione dei caratteri della viabilità storica e campestre 10. Limitazione all’espansione infrastrutturale 11. Mantenimento dell’integrità e delle caratteristiche del costruito rurale storico 12. Conservazione dei caratteri morfologici del terreno 13. Tutela delle visuali panoramiche di interesse 14. Eliminazione degli ostacoli visivi puntuali e lineari 15. Mantenimento e/o utilizzo di materiali ecosostenibili e coerenti con il contesto paesaggistico 16. Preservazione dello stato dei luoghi evitando fenomeni di danneggiamento o alterazione Borgomasino 11. Mantenimento dell’integrità e delle caratteristiche del costruito rurale storico 12. Conservazione dei caratteri morfologici del terreno 13. Tutela delle visuali panoramiche di interesse 15. Mantenimento e/o utilizzo di materiali ecosostenibili e coerenti con il contesto paesaggistico 16. Preservazione dello stato dei luoghi evitando fenomeni di danneggiamento o alterazione
Cossano 1. Conservazione della tessitura dei campi 2. Conservazione e completamento degli elementi di separazione 3. Mantenimento delle colture storiche tradizionali 4. Ripristino degli elementi storici nelle tecniche di coltivazione tradizionali 8. Tutela della copertura vegetazionale boscata 9. Conservazione dei caratteri della viabilità storica e campestre 11. Mantenimento dell’integrità e delle caratteristiche del costruito rurale storico 16. Preservazione dello stato dei luoghi evitando fenomeni di danneggiamento o alterazione
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ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
ALLEGATO 1. RASSEGNA NORMATIVA
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
NdA - Piano Territoriale Regionale (PTR) Art 16 Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del paesaggio […] [3] Gli strumenti della pianificazione, ai diversi livelli, con riferimento alla tutela e valorizzazione del paesaggio, garantiscono la coerenza di tutte le azioni trasformative in progetto con quanto previsto dal PPR, cui è demandata la tutela e la valorizzazione del paesaggio. […]
Art 19. I centri storici […] [2] Gli strumenti di governo del territorio, ad ogni livello, in coerenza con il PPR, garantiscono, oltre alla tutela e valorizzazione del patrimonio edilizio, la continuità del ruolo e dell’identità culturale di tutti i centri storici della Regione anche con riferimento all'equilibrio delle funzioni residenziali, commerciali, terziarie e di servizio, alla fruibilità degli spazi pubblici, alla tutela dell'immagine architettonica ed urbana legata alla conservazione degli edifici e degli spazi di antica formazione. […] Direttive […] [3] Il piano territoriale provinciale, in coerenza con il PPR, oltre a contenere eventuali direttive, indirizzi e prescrizioni per la pianificazione locale finalizzate a specifiche esigenze di tutela e di governo dei processi di riorganizzazione del territorio, si occupa di: […] b) individuare il sistema dei centri storici minori, dei monumenti e degli edifici di rilievo storico, artistico, testimoniale, in coerenza e approfondimento del PPR e del PTR, e definire, in ragione dei diversi caratteri e tipologie territoriali, indirizzi per il loro recupero e la loro valorizzazione. […] [4] Il piano locale, in coerenza con il piano territoriale provinciale, disciplina gli interventi nei centri storici elaborando specifiche normative per la tutela della qualità storica, architettonica e documentaria degli edifici. […]
Art. 20. Le aree urbane esterne ai centri storici […] [8] La pianificazione locale non deve prevedere nuove aree di espansione dell’urbanizzato di tipo sparso, sviluppi a carattere lineare lungo gli assi stradali o protendimenti edificati all’interno delle aree agricole; in questa logica i piani locali dovranno definire soluzioni che configurino il compattamento della forma degli insediamenti e la valorizzazione della strutturazione policentrica. […]
Art. 24. Le aree agricole [1] Obiettivo prioritario del PTR è la valorizzazione del ruolo dell’agricoltura compatibilmente con la salvaguardia della biodiversità, la conservazione di ecosistemi e habitat naturali e la tutela e valorizzazione degli assetti rurali storici di cui al PPR. [2] Nelle aree destinate ad attività agricole sono obiettivi prioritari la valorizzazione e il recupero del patrimonio agricolo, la tutela e l'efficienza delle unità produttive. […]
Art. 25. Territori di notevole interesse ambientale e paesaggistico [1] La pianificazione, alle diverse scale, in attuazione del PTR e del PPR, individua le aree agricole che per la morfologia del territorio e dei caratteri dell'ambiente naturale rivestono notevole interesse ambientale e paesaggistico. In tali zone l’obiettivo prioritario della pianificazione è quello di perseguire il mantenimento dell’assetto morfologico e della qualità dell’ambiente e del paesaggio. Indirizzi […] [3] Gli interventi edilizi ammessi debbono rispettare le seguenti indicazioni: a) recupero e valorizzazione delle tipologie tipiche dei diversi territori […]
Art. 27. Territori vocati allo sviluppo dell’agricoltura […] [2] In tali ambiti la pianificazione, ai diversi livelli, persegue prioritariamente obiettivi di limitazione dell’eccessivo e disordinato consumo di suolo, mantenimento della conduzione agricola dei fondi e promozione di attività integrative del
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reddito agrario. Obiettivi che dovranno essere perseguiti attraverso strategie ed azioni, integrate con quelle definite dagli strumenti di pianificazione settoriale, volte contemporaneamente a: a) favorire la permanenza dell’attività agricola […]
Art. 28. I territori di collina […] [2] Il piano territoriale provinciale, in approfondimento di quello regionale, definisce il perimetro dei territori interessati e, in ragione delle diverse caratteristiche degli stessi, definisce obiettivi e politiche volte a salvaguardare: la morfologia del terreno naturale e di quello conseguente alla costruzione del paesaggio agrario mediante terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.; i boschi; le alberature diffuse (isolate, a gruppi, a filari, a macchia); il sistema idrico primario e secondario; il sistema dei pozzi e delle sorgenti; il sistema della viabilità minore; l’assetto agrario costruito; le recinzioni storiche; il sistema insediativo storico e dove presente, il sistema del trasporto su ferro con adeguati livelli di interscambio modale: a) definisce azioni volte a garantire: la tutela del patrimonio edilizio di impianto storico, la qualità dei servizi, il miglioramento dell’accessibilità, la valorizzazione e la fruizione delle risorse dell’insieme del patrimonio storico-artistico ed ambientale per favorire la percezione complessiva del contesto territoriale e più in generale del paesaggio; c) definisce regole compositive per eventuali ampliamenti dell’urbanizzato in sintonia con i caratteri degli insediamenti esistenti, nel rispetto della morfologia del territorio, delle peculiarità del paesaggio storico e del contesto ambientale; d) incentiva l'attività agricola ammettendo il recupero o la realizzazione – stabilendo preventivamente adeguati vincoli alle possibilità di mutamento delle destinazioni d’uso - di fabbricati utili alla conduzione del fondo o per attività di trasformazione dei prodotti agricoli, con particolare riferimento a quelli tipici della zona interessata con apposita disciplina dimensionale, tipologica e localizzativa; […]
Art. 31. Contenimento del consumo di suolo […] [6] La pianificazione locale definisce politiche di trasformazione volte a: a) garantire un uso parsimonioso del territorio favorendo lo sviluppo interno agli insediamenti, attribuendo priorità assoluta per le aree urbanizzate dismesse e da recuperare, contrastando il fenomeno della dispersione insediativa; b) limitare il consumo di suolo agendo sull’insediato esistente (trasformazione e riqualificazione), tutelando il patrimonio storico e naturale e le vocazioni agricole ed ambientali del territorio, anche mediante misure di compensazione ecologica; c) ridurre all’indispensabile gli interventi di nuova edificazione, demolizione e ricostruzione di edifici nelle aree rurali se non strettamente funzionali all'esercizio dell'attività agro-silvo-pastorale e delle attività integrative. […]
NdA - Piano Paesaggistico Regionale (PPR) Art. 2. Ruolo del Ppr e rapporti con i piani ed i programmi territoriali […] [4] Gli strumenti di pianificazione ai diversi livelli, con riferimento alla tutela e valorizzazione del paesaggio, devono garantire la coerenza di tutte le azioni trasformative in progetto con quanto previsto dal Ppr attraverso: a) la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico, culturale, paesaggistico e le attività connesse; d) il contenimento dell'edificato frammentato e disperso al fine di evitare la dequalificazione del paesaggio modificandone in modo diffuso i connotati tradizionali. […]
Art.10. Ambiti di paesaggio […] [2] Coerentemente con gli obiettivi di qualità paesaggistica di cui all'Allegato B delle presenti norme, il Ppr per ogni ambito individua azioni finalizzate: a) alla conservazione degli elementi costitutivi e delle morfologie anche in ragione delle tipologie architettoniche, delle tecniche e dei materiali costruttivi, nonchè delle esigenze di recupero dei valori paesaggistici; […] d) alla conservazione delle caratteristiche paesaggistiche. Direttive [3] Al fine di assicurare la massima coerenza nei recuperi, completamenti ed integrazioni dei contesti edificati, ferma restando la disciplina per componenti e beni di cui alla Parte IV:
a) i piani territoriali provinciali approfondiscono le analisi contenute nelle schede per ambiti di paesaggio e definiscono, in coerenza con gli obiettivi di qualità paesaggistica di cui all'Allegato B, criteri per gli interventi di recupero delle architetture tradizionali e per l'individuazione delle linee di sviluppo urbanistico […]
Art. 11. Unità di paesaggio Indirizzi […] [2] Fermo restando quanto previsto dalla Parte IV, gli indirizzi da seguire in ogni UP per gli interventi e le forme di gestione sono orientati a rafforzare: b) l'identità: interventi e forme di gestione devono tendere a rafforzare i caratteri identitari dell'UP, particolarmente quando tali caratteri abbiano specifica rilevanza in termini di diversità biologica e paesaggistica […]
Art. 14. Sistema idrografico [1] Il Ppr riconosce il sistema idrografico, composto da fiumi, torrenti, corsi d'acqua e canali, quale componente strutturale di primaria importanza per il territorio regionale e risorsa strategica per il suo sviluppo sostenibile. In coerenza con gli strumenti della pianificazione di bacino e con il Piano di tutela delle acque regionale, esso delinea strategie di tutela a livello di bacino idrografico ed individua le fasce territoriali direttamente coinvolte nelle dinamiche dei fiumi, torrenti e corsi d'acqua, assoggettandole a specifiche misure di tutela. […]
Art. 16. Territori coperti da boschi […] [4] Nei territori coperti da boschi, di cui al comma 1, il Ppr persegue gli obiettivi di cui al quadro strategico e, in particolare, la manutenzione e la valorizzazione del loro ruolo per la caratterizzazione strutturale e la qualificazione del paesaggio naturale e colturale, la conservazione della biodiversità, la protezione idrogeologica e del clima, la capacità turisticoricreativa, la capacità produttiva di risorse rinnovabili, di ricerca scientifica e di memoria storica e culturale. […]
Art. 20. Aree di elevato interesse agronomico [1] Il Ppr riconosce, come componenti rilevanti del paesaggio agrario e risorsa insostituibile per lo sviluppo sostenibile della Regione, le aree ad elevata capacità d'uso dei suoli […] e le aree che hanno acquisito una Denominazione di Origine. [2] Il Ppr, nelle aree ad elevato interesse agronomico di cui al comma 1, persegue gli obiettivi […] ed in particolare: […] c) il mantenimento dell'uso agrario delle terre, secondo tecniche agronomiche adeguate a garantire la peculiarità delle produzioni e, nel contempo, la conservazione del paesaggio. […] Direttive […] d) promuovono gli aspetti colturali e storico-tradizionali, al fine di assicurare la manutenzione del territorio e degli assetti idrogeologici e paesaggistici, valorizzando le risorse locali e le specificità naturalistiche e culturali. […]
Art. 21. Disciplina generale delle componenti di interesse storico culturale [1] Il Ppr riconosce il ruolo socio-culturale e promuove la fruizione sostenibile e integrata del patrimonio storico-culturale [2] La disciplina di tali componenti […] è orientata ai seguenti obiettivi: […] c) la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico, architettonico, urbanistico e museale anche attraverso la conservazione attiva e il recupero dagli impatti negativi nei contesti paesaggistici di pertinenza; e) la valorizzazione e rifunzionalizzazione degli itinerari storici. Direttive [3] I piani territoriali provinciali […] al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico-culturale individuano: […] b) la morfologia di impianto delle componenti storico-culturali e le interazioni tra elementi dei sistemi storico-territoriali riscontrabili alla scala locale; d) le permanenze materiali e i singoli complessi e manufatti caratterizzanti i sistemi storico-territoriali, i caratteri costruttivi e gli altri aspetti specifici che connotano il patrimonio edilizio ed urbanistico anche in base a specifiche tecnologie e tradizioni costruttive.
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Art. 22. Viabilità storica e patrimonio ferroviario [1] Il Ppr riconosce gli immobili, i percorsi, i tratti stradali e quelli ferroviari di interesse storico-culturale a livello regionale, comprendendo i nodi delle infrastrutture e le opere d'arte ad essi connessi, distinte in: rete viaria di età romana e medioevale […] Direttive [2] I piani territoriali provinciali precisano e completano il censimento di quanto al comma 1, sulla base dei seguenti aspetti: a) i tratti di strada e i manufatti ad essi connessi che costituiscono permanenze archeologiche, per i quali possono valere come riferimento le norme di cui all'articolo 23; b) i percorsi connessi a fattori identitari di rilevanza regionale, come in particolare: I le strade significative per specifiche memorie storiche o percorsi devozionali con le relative testimonianze materiali (cappelle, piloni votivi, monumenti, ecc.) […]
Art. 23. Zone d'interesse archeologico [1] Il Ppr tutela le zone di interesse archeologico ai sensi della lettera m., articolo 142, del Codice, e individua: a) la struttura insediativa storica di centri con forte identità morfologica, di cui all'articolo 24, entro cui sono evidenziate gli insediamenti e le fondazioni romane, le città di nuova fondazione o rifondazione di età medievale, le villenove, i ricetti, le rifondazioni di età moderna; b) la viabilità storica, di cui all'articolo 22, entro cui e evidenziata la rete viaria di età romana e medievale; c) i sistemi di testimonianze storiche del territorio rurale, di cui all'articolo 25, entro cui sono evidenziate le permanenze di centuriazione di età romana e le aree caratterizzate da permanenze di colonizzazione rurale medievale. […] Direttive [2] La Regione, di concerto con la competente Soprintendenza, predispone specifiche carte del rischio archeologico, precisando le aree di cui al comma 1; a seguito dell'individuazione di tali aree gli strumenti di pianificazione e programmazione provvedono a: a) salvaguardare le consistenze materiali e la leggibilità delle permanenze archeologiche al fine di evitare manomissioni dei beni, consumo degli spazi, compresi quelli di pertinenza, a detrimento della fruibilità degli elementi di interesse, elementi di detrazione o interferenze percettive anche a distanza o sullo sfondo; b) rispettare e per quanto possibile ripristinare la leggibilità del rapporto tra zone archeologiche ed eventuali testimonianze storiche di rilevanza territoriale sovra locale, quali strade di antico impianto, ponti, trame della centuriazione, con particolare riguardo all'intorno delle zone archeologiche, (inserimento di manufatti, arredo urbano e illuminazione); c) mantenere e valorizzare la componente vegetale, qualora facente parte dell' immagine consolidata dei luoghi verificandone eventualmente la compatibilità con la conservazione della stratificazione archeologica ancora interrata e non indagata; […]
Art. 24. Centri e nuclei storici [1] Il Ppr riconosce e identifica […] gli insediamenti aggregati storicamente consolidati, compresi quelli extraurbani, in quanto testimonianze di valore storico, culturale o documentario, struttura portante del territorio regionale e risorsa strategica per conseguire gli obiettivi di qualità: [2] Il Ppr distingue: […] b) la struttura insediativa storica di centri con forte identità morfologica: I. gli insediamenti e le fondazioni romane; II. gli insediamenti di nuova fondazione o rifondazione di età medievale (villenove, ricetti); […] VIII gli aggregati rurali. […] 3] Con riferimento agli insediamenti di cui al comma 2, il Ppr persegue i seguenti obiettivi: a) la conservazione attiva dei valori ad essi associati; […] c) il miglioramento delle condizioni di conservazione e della qualità complessiva del contesto fisico e funzionale. [5] I piani locali: […] b) definiscono, anche con l'ausilio degli strumenti di cui al comma 1, articolo 5, una disciplina di dettaglio che assicuri la conservazione e la valorizzazione: […] III. delle specificità delle strutture in relazione agli elementi storicamente rilevanti di cui al comma 2; […]
IV dei materiali, delle tecniche costruttive e delle tipologie edilizie e degli altri caratteri tipizzanti che connotano il patrimonio costruito; V. degli elementi di valenza paesaggistico-percettiva, citati da fonti storiche, quali scenari e fondali, visuali, fulcri prospettici progettati, assialità viarie significative, limiti e bordi di insediamenti di antico impianto […]; d) tutelano i valori storici e architettonici del patrimonio edilizio mediante: I. la definizione dei tipi di interventi edilizi consentiti all'interno dei tessuti storici (…) II. l'identificazione delle porzioni da assoggettare a piano di recupero.
Art. 25. Patrimonio rurale storico [1] Il Ppr tutela le aree, gli immobili e i connessi sistemi di infrastrutturazione del territorio, espressione del paesaggio rurale storicamente consolidato, comprese le sistemazioni agrarie di pertinenza e le residue trame di appoderamento antico […] [2] Nell'insieme delle aree di cui al comma 1 il Ppr individua le testimonianze storiche del territorio rurale sulla base dei seguenti aspetti: a) le permanenze di centuriazione di età romana; b) le aree caratterizzate da permanenze di colonizzazione rurale medievale; […] si identificano inoltre le aree con: a) la presenza stratificata di sistemi irrigui; […] Direttive [3] I piani territoriali provinciali approfondiscono e precisano le indicazioni di cui al comma 1 specificandone i caratteri e individuando altri eventuali elementi quali: a) castelli agricoli e grange medievali; b) sistemi di cascinali di pianura (case padronali con eventuali annessi); c) sistemi di nuclei rurali di collina o montagna; d) cascine o insediamenti rurali isolati con specifiche tipologie insediative o costruttive tradizionali; e) sistemi diffusi di permanenze edilizie del paesaggio agrario quali complessi di case padronali con i relativi annessi; f) i sistemi irrigui storici con i relativi canali principali; g) assetti vegetazionali, testimonianza residua di modalità colturali tradizionali: filari di alberi, siepi, alteni, ecc. [4] I piani locali, incentivano la conservazione e la valorizzazione delle testimonianze del territorio agrario storico, laddove ancora riconoscibili, attraverso: a) il mantenimento delle tracce delle maglie di appoderamento romane (centuriazione) o comunque storiche con i relativi elementi di connessione funzionale (viabilità, rogge e canali, filari alberati, siepi e recinzioni storiche); b) la tutela ed il mantenimento delle opere, di età medievale o posteriore, di regimazione delle acque, con particolare riferimento alle opere di ingegneria ottocentesca del Canale Cavour e di altri manufatti similari; c) la mitigazione dell'impatto sulle trame agrarie consolidate degli interventi di nuova viabilità, attrezzature o costruzioni, anche mediante opportune piantumazioni; d) la coerenza delle opere di sistemazione colturale con le modalità tradizionali di inserimento nel contesto pedologico, geomorfologico e climatico, l'uso corretto e compatibile delle attrezzature proprie delle conduzioni agrarie (quali serre, serbatoi, capanni, pali tutori, ecc.), disincentivando le pratiche che possono costituire elementi di detrazione o perdita paesaggistica; e) il divieto, nelle aree individuate, di realizzare nuovi edifici incoerenti con le tipologie tradizionali locali e di alterare le testimonianze storiche del territorio rurale di cui al comma 1, con particolare riferimento ad attività estrattive e infrastrutture ad alto impatto ambientale; f) la disciplina degli interventi sui fabbricati esistenti e nelle loro aree di pertinenza favorendo: I. gli interventi di recupero senza alterazione delle volumetrie originarie; II. la ricostituzione degli spazi aperti, anche attraverso l'incentivo alla sostituzione di strutture e corpi incongrui addossati agli edifici o posti impropriamente al loro interno con corpi edilizi coerenti volumetricamente con i caratteri di impianto e tipologici tradizionali. III. la promozione di interventi di recupero che rispettino tipologie, impianti, orientamenti, tecniche costruttive, materiali e scansione delle aperture secondo le tradizioni locali. ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Art. 31. Relazioni visive tra insediamento e contesto [1] Il Ppr individua […] e tutela i luoghi caratterizzati da peculiari interazioni di componenti edificate e parti libere coltivate o naturaliformi, o da relazioni morfologiche dei fondali, dei profili paesistici e delle emergenze visive. A tal fine individua i seguenti elementi caratterizzanti: a) insediamenti tradizionali con bordi poco alterati o fronti urbani costituiti da edificati compatti in rapporto con acque, boschi, coltivi; […] d) bordi di nuclei storici o di emergenze architettoniche isolate e porte urbane; e) aree caratterizzate dalla presenza diffusa di sistemi di attrezzature o infrastrutture storiche (idrauliche, di impianti produttivi industriali o minerari, di impianti rurali: terrazzamenti, lottizzazioni fondiarie); […]
Art. 32. Aree rurali di specifico interesse paesaggistico [1] Il Ppr riconosce e tutela le aree caratterizzate da peculiari insiemi di componenti coltivate o naturaliformi con specifico interesse paesaggistico-culturale mettendo in evidenza: […] c) i sistemi paesaggistici rurali di significativa omogeneità e caratterizzazione dei coltivi distinguendo: I. le risaie; II. i vigneti; d) i sistemi paesaggistici rurali di significativa varietà e specificità, quali terrazzamenti, mosaici a campi chiusi o praticoltura con bordi alberati, alteni, frutteti tradizionali poco alterati da trasformazioni recenti, con la presenza di radi insediamenti tradizionali integri o di tracce di sistemazioni agrarie e delle relative infrastrutture storiche […] e i sistemi rurali lungo fiume con radi insediamenti tradizionali e, in particolare, nelle confluenze fluviali; […] Indirizzi [2] I piani settoriali, in particolare quelli per l'agricoltura e la difesa del suolo, applicano il seguente indirizzo: devono tener conto dei caratteri delle aree identificate al comma 1 per garantire la loro conservazione attiva, la valorizzazione dei segni agrari e la connettività ecosistemica, anche attraverso l'introduzione di incentivi specifici che premino le azioni di valorizzazione, soprattutto nei contesti evidenziati dal Ppr come particolarmente integri o minacciati o rari. Direttive [3] I piani territoriali provinciali, per la successiva lettera a e i piani locali per le lettere b e c: a) individuano le aree che, per la particolare leggibilità da percorsi di grande frequentazione o luoghi privilegiati di osservazione del paesaggio, […] devono mantenere l'evidenza degli elementi caratterizzanti riconosciuti, salvaguardando l'integrità visiva degli assetti coltivati; b) disciplinano le trasformazioni e l'edificabilità nelle aree agricole di cui al comma 1 al fine di contribuire, per quanto di competenza, a conservare o recuperare la leggibilità dei sistemi di segni del paesaggio agrario, in particolare ove connessi agli insediamenti tradizionali (contesti di cascine o di aggregati rurali), o agli elementi lineari (reticolo dei fossi e dei canali, muri a secco, siepi, alberate lungo strade campestri); c) definiscono specifiche normative, per l'utilizzo di materiali, e tipologie coerenti con il contesto paesaggistico e con i caratteri tradizionali dei luoghi, per la realizzazione di nuovi edifici di nuova costruzione o di altri manufatti (quali muri di contenimento, recinzioni e simili).
Art. 33. Luoghi ed elementi identitari [1] Il Ppr riconosce i luoghi e gli elementi identitari la cui immagine è ritenuta di particolare valore simbolico nella percezione sociale locale e/o nell'immaginario collettivo, in quanto: a) connessi tradizionalmente a eventi o valori di tipo tradizionale, devozionale, memoriale e storico; […]
Art. 34. Disciplina generale delle componenti morfologico-insediative [1] Il Ppr definisce la disciplina del sistema insediativo del territorio regionale, sulla base di una lettura complessa dei suoi caratteri strutturali e dei fattori che ne hanno differenziato gli usi e i percorsi evolutivi. Su tale base individua diverse tipologie di aree insediative, morfologicamente differenziate […] Indirizzi […] [4] Gli strumenti della pianificazione ai vari livelli stabiliscono indicazioni e previsioni finalizzate a:
[…] d) contrastare il fenomeno della dispersione insediativa contenendo il consumo di suolo; f) garantire la tutela, salvaguardia e valorizzazione del paesaggio agrario caratterizzato dalla presenza di insediamenti rurali.
Art. 40. Insediamenti rurali [1] Il Ppr individua le aree dell'insediamento rurale nelle quali le tipologie edilizie, l'infrastrutturazione e la sistemazione del suolo sono prevalentemente segnate da usi storicamente consolidati per l'agricoltura, l'allevamento o la gestione forestale, con marginale presenza di utilizzi diversi. [2] Gli insediamenti rurali sono distinti nelle seguenti morfologie insediative: a) aree rurali di pianura o collina con edificato diffuso; b) sistemi di nuclei rurali di pianura, collina e bassa montagna; […] e) aree rurali di pianura con edificato rado; […] [3] Con riferimento alle aree di cui al comma 2 il Ppr persegue i seguenti obiettivi: a) in generale: II. contenimento delle proliferazioni insediative non connesse all'agricoltura, con particolare attenzione alle aree di pregio paesaggistico o a elevata produttività; […] [5] Entro le aree di cui al presente articolo la pianificazione […] stabilisce previsioni e normative atte a: a) disciplinare gli interventi edilizi e infrastrutturali in modo da favorire il riuso e il recupero del patrimonio rurale esistente, con particolare riguardo per gli edifici, le infrastrutture e le sistemazioni di interesse storico, culturale, documentario; b) collegare gli interventi edilizi e infrastrutturali alla manutenzione/ripristino dei manufatti e delle sistemazioni di valenza ecologica e/o paesaggistica (bacini di irrigazione, filari arborei, siepi, pergolati, ecc.); […] d) disciplinare gli interventi edilizi in modo da assicurare la coerenza paesistica e culturale con i caratteri tradizionali degli edifici e del contesto. […]
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Piano Regolatore del Comune di Strambino Art.7.1 aree ra - aree residenziali per insediamenti consolidati Sono inoltre consentiti mediante interventi a carattere conservativo o ristrutturazioni di tipo REa i recuperi di pertinenze rurali al fine di realizzare servizi ed attrezzature accessorie alla residenza ed alle altre destinazioni ammesse, ed è consentito il recupero delle stesse anche a fini abitativi, mediante interventi di ristrutturazione. Sono da intendersi per pertinenze rurali, i corpi di fabbrica di norma disposti a fronte di un edificio principale con caratteristiche residenziali e tradizionalmente adibiti a ricovero dei mezzi agricoli o stalla al piano terreno, e fienile a nudo tetto al piano primo. Il loro recupero, anche ai fini abitativi, è sempre possibile senza operare verifica della SUL se detti manufatti risultano già chiusi su tre lati con pareti in muratura almeno al piano terreno. […] Ogni intervento dovrà essere attuato […] a condizione che sia mantenuto un impianto planimetrico a cortina possibilmente orientata in direzione est-ovest, ed il carattere tipologico dell’edilizia rurale costituita da corpi semplici, lineari, a maglia regolare, con coperture a falde inclinate. […]
Art.7.10 aree ep1 - aree produttive per colture pregiate del settore primario Le aree EP1 sono destinate ad attività agricole per colture pregiate, quali ad esempio: viticoltura, frutticoltura, orticoltura. Sui fondi destinati all’attività agricola sono ammessi interventi di manutenzione per la conservazione dei fabbricati e dei manufatti esistenti. Nuovi interventi funzionali alla conduzione dei fondi sono ammessi qualora siano destinati alla funzione di ricovero attrezzi, […] siano realizzati facendo uso esclusivo dei materiali impiegati nell’edilizia tradizionale quali muratura di laterizio intonacato con malta di calce, o muratura di paramano artigianale lavorato a vista e tetto con orditura in legno e manto di copertura in coppi. Sulle restanti preesistenze sono consentiti interventi di manutenzione e di ristrutturazione […] senza apportare alcun incremento volumetrico. Le distanze tra fabbricati e fondi confinanti sono regolate dal Codice Civile. […]
Art.7.11 aree ep2 - aree produttive per colture estensive del settore primario Sulle aree EP2 destinate alla coltivazione di erbacee stabili e di seminativi e alle colture legnose specializzate, a tutti coloro che esercitano l’attività agricola ai sensi dell’art. 2135 del Codice Civile, […] è data facoltà di costruire o installare strutture, infrastrutture e attrezzature per la produzione, la lavorazione, la conservazione, nonché la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, nel rispetto delle norme vigenti, fatte salve le limitazioni di cui all’ART.15.2 (La piana agricola d’interesse paesistico ambientale). Sugli edifici esistenti sono consentiti tutti gli interventi di manutenzione previsti dal Piano e di ristrutturazione edilizia di tipo REa e di tipo REb senza apportare incrementi volumetrici. Interventi di ampliamento degli edifici esistenti e di nuova costruzione sono consentiti in rapporto alla quantità di terreno coltivato a partire da un’estensione minima di due ettari. […] Al fine di mantenere i caratteri tipologici dell’edilizia rurale tradizionale i fabbricati di nuova costruzione, nonché le ristrutturazioni di tipo REb e gli ampliamenti ammessi nel rispetto delle norme, dovranno essere realizzati con coperture a falde inclinate con pendenze minima del 20%, tamponamenti esterni rifiniti con intonacato o materiali lisci similari, finestre di taglio tradizionale e, se realizzati con struttura prefabbricata, gli elementi portanti non dovranno essere lasciati in vista. […] E’ inoltre ammesso il recupero di edifici rurali abbandonati o non più necessari alle esigenze delle aziende agricole […] a condizione che: - il recupero o il cambiamento d’uso non comporti interventi eccedenti la ristrutturazione edilizia di tipo (REa), senza altri aumenti o modificazioni volumetriche, né modificazioni del sistema delle strade d’accesso e delle opere di sistemazione del terreno; […]
Art. 15 - salvaguardia dei beni culturali ed ambientali Ai sensi dell’art 24 della L.R. 56/77 il PRG individua nelle Tavole di Piano i seguenti beni culturali ambientali da salvaguardare: 1. gli insediamenti urbani aventi carattere storico, artistico e/o ambientale e le aree esterne d’interesse storico e paesaggistico ad essi pertinenti; 2. la piana agricola d’interesse paesistico ambientale, da sottoporre a vincolo di inedificabilità; 3. l’area collinare ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Art.15.1 insediamenti urbani aventi carattere storico Su tutti gli edifici, le cortine edilizie ed i singoli manufatti, d’interesse storico, artistico, nonché gli ambiti di valore ambientale indicati nella planimetria del Piano in scala 1:1000 sono ammessi esclusivamente interventi di carattere conservativo. […] Più in generale, gli interventi ricadenti negli ambiti di cui al punto 1 (insediamenti urbani aventi carattere storico, artistico e/o ambientale e le aree esterne d’interesse storico e paesaggistico ad essi pertinenti) dovranno tener conto dei caratteri storicotipologici del tessuto edilizio, essere eseguiti evitando distorsioni, derivanti dall’utilizzo di materiali impropri.
Art.15.2 la piana agricola d’interesse paesistico ambientale Si tratta di ambiti interamente a destinazione agricola (EP2), […] di cui il Piano intende tutelare i suoli ad eccellente e buona produttività valorizzandone sia la funzione economico-produttiva che la valenza paesistico-ambientale. In questi ambiti non sono ammessi interventi di nuova edificazione, inclusi gli impianti tecnologici (silos, biogas, ecc.), e - di norma - neppure modificazioni della modellazione del terreno. Neppure è consentito aprire cave, effettuare versamenti di acque d’uso domestico sul suolo, creare invasi artificiali o comunque modificare l’assetto idraulico del suolo, costituire discariche di terreno di sterro, macerie o altri rifiuti in genere. Neppure è consentito costruire muri o recinzioni in genere, o eseguire scavi e movimenti di terra, salvo quelli funzionali all’attività agricola. All’interno delle aree di cui al presente articolo gli interventi proposti dovranno comunque verificare le indicazioni e le direttive impartite dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale per le aree periurbane e i corridoi di connessione ecologica […]. Per gli eventuali edifici presenti entro tale ambito sono ammessi esclusivamente interventi di carattere conservativo. Per gli edifici agricoli presenti ai margini di tale ambito è comunque ammesso l’ampliamento dell’attività agricola esistente anche all’interno dell’ambito medesimo entro una distanza dal fabbricato preesistente non superiore a mt 100. […] − nuove opere o insediamenti che possano interferire con la continuità dei corridoi di connessione ecologica devono essere preceduti da una verifica di localizzazioni alternative che non interferiscano con il corridoio. Qualora per motivi di pubblico interesse opportunamente motivati non siano possibili localizzazioni alternative deve comunque essere garantito il mantenimento della connessione ecologica mediante opportuni interventi di mitigazione (es. ampliamento delle aree naturali in modo da recuperare le aree di corridoio perse, tracciati in galleria, viadotti verdi, ecc.). Le salvaguardie istituite con il presente articolo non pongono limitazioni all’esercizio della coltivazione agricola, che deve intendersi praticabile in tutte le sue plurali forme. Infatti la pianura agricola si distingue per una prevalenza di seminativi ma con una non trascurabile quota di colture legnose ed altre colture minori.
Art.15.3 l’area collinare d’interesse paesistico ambientale Negli ambiti di cui al precedente punto 3, all’infuori degli interventi esplicitamente previsti dal PRG sulle costruzioni esistenti e di quelli strettamente necessari al mantenimento dell’assetto ed alla coltivazione del terreno, ivi compresa l’eventuale realizzazione di bassi fabbricati entro i limiti ed alle condizioni di cui all’ART.7.10, non sono ammessi interventi di nuova edificazione e, di norma, neppure modificazioni della rete stradale, delle masse arboree esistenti, degli affioramenti rocciosi e della modellazione del terreno, né aprire cave, asportare rocce e fossili, né effettuare versamenti di acque d’uso domestico sul suolo, né intercettare la falda freatica ed aprire pozzi trivellati, né creare invasi artificiali o comunque modificare l’assetto idraulico del suolo, né costruire muri di sostegno (se non, con apposita autorizzazione, per ragioni di provata minaccia all’incolumità di persone e di assetto del terreno), né eseguire scavi e movimenti di terra, né costituire discariche di terreno di sterro, macerie o altri rifiuti in genere, anche se costituiti da inerti. Manutenzione colturale orientata (MCO) Occorre perseguire la manutenzione e il mantenimento delle sistemazioni agrarie aventi rilevanza paesaggistica mediante: la pulizia costante del lotto per eliminare le erbe e gli arbusti infestanti la manutenzione dei ciglionamenti e dei muretti a secco la manutenzione della viabilità interna pubblica e privata con particolare riferimento alle opere connesse con lo smaltimento delle acqua la protezione e cura del manto vegetale naturale Al fine di assicurare:
l’assetto del territorio e il controllo idrogeologico il mantenimento e il recupero di condizioni atte a limitare il dilavamento dei suoli il mantenimento o l’incremento di habitat naturali o seminaturali Le sistemazioni idraulico-agrarie (terrazzamenti, ciglionamenti, muri di contenimento lungo le strade), sono da conservare integralmente. E’ fatta salva la possibilità, nei casi di crolli totali, di realizzare soluzioni diverse purché ambientalmente compatibili sul piano delle tecniche costruttive e dei materiali impiegati, e di pari o maggiore efficacia sul piano della difesa del suolo e della regimazione delle acque. Occorre inoltre recuperare e mantenere la viabilità storica, mediante: decespugliamento periodico dall’infestazione vegetativa lungo i percorsi in terra battuta recupero delle lacune nei sentieri acciottolati in caso di piccole lacune, riposizionamento corretto dei ciottoli in caso di grandi lacune, nuovo intervento di ripavimentazione tramite impiego di materiali congruenti disposti con tessitura differente in modo da leggere la riconoscibilità dell’intervento rispetto al tracciato storico recupero e manutenzione delle rogge e delle opere connesse con lo smaltimento delle acqua tramite operazione di pulizia e decespugliamento periodico dall’infestazione vegetativa Nuovi interventi: Negli interventi di nuova realizzazione consentiti in prossimità dell’area collinare sottoposta a progetto di valorizzazione, l’individuazione dell’area di pertinenza non deve determinare la creazione di rilevanti cesure con il circostante paesaggio agricolo. In tal senso la perimetrazione della suddetta area deve essere operata tenendo conto: dell’andamento morfologico del terreno della configurazione del reticolo idrografico della configurazione dell’ordinamento colturale preesistente e del manto vegetale; della configurazione particellare L’intervento dovrà essere fatto nel rispetto dell’esistente e dovrà avere carattere omogeneo.
Piano Regolatore del Comune di Mercenasco Art. 27 - Aree agricole [1] In tali aree gli interventi hanno per oggetto il potenziamento e l'ammodernamento degli edifici a servizio delle aziende agricole attualmente operanti, compatibilmente con i vincoli esistenti o futuri, nonché l'eventuale impianto di strutture per nuove aziende agricole. [2] Nelle aree agricole sono ammessi: a) interventi di restauro, risanamento e ristrutturazione, la manutenzione ordinaria e straordinaria, di edifici rurali esistenti; cambiamenti di destinazione d'uso ai fini agrituristici nonché creazione di nuovi vani, agli stessi fini agrituristici, realizzati internamente alla sagoma degli edifici esistenti; b) nuove costruzioni residenziali agricole esclusivamente in funzione delle reali necessità di conduzione del fondo […] e) la realizzazione di attrezzature e infrastrutture per l'agricoltura quali stalle, allevamenti, silos, tettoie, secondo i limiti e le disposizioni seguenti; […] [4] Le concessioni per l'edificazione delle residenze rurali sono rilasciate: a) agli imprenditori agricoli; […] b) ai proprietari dei fondi e a chi abbia titolo per l'esclusivo uso degli imprenditori agricoli di cui alla lettera a) e dei salariati fissi, addetti alla conduzione del fondo; c) agli imprenditori agricoli non a titolo principale ai sensi del penultimo e ultimo comma dell'articolo 2 della L.R. 12 ottobre 1978, n. 63 e successive modificazioni e integrazioni, che hanno residenza e domicilio nell'azienda interessata. […] [9] E' consentito il mutamento di destinazione d'uso, previa domanda e con il pagamento degli oneri relativi, nei casi di morte, di invalidità e di cessazione per cause di forza maggiore, accertate dalla Commissione Comunale per l'agricoltura di cui alla L.R. 12 ottobre 1978, n.63 e successive modificazioni ed integrazioni.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
[10] Nei casi di cui al comma precedente non costituisce mutamento di destinazione la prosecuzione dell'utilizzazione dell'abitazione da parte del concessionario, suoi eredi o familiari, i quali conseguentemente non hanno l'obbligo di richiedere alcun titolo abilitativo all’attività edilizia. […] [23] Nelle aree destinate ad uso agricolo possono essere ammesse attività estrattive, di cava o torbiera, comunque nel rispetto di tutte le norme, procedure ed autorizzazioni previste da leggi statali o regionali vigenti al momento con particolare attenzione per quanto riguarda il ripristino dei luoghi in seguito alla cessazione dell'attività esercitata. [24] Sono ammessi impianti sportivi privati scoperti o con copertura temporanea stagionale, al servizio delle abitazioni, quali: gioco bocce, tennis, ecc.. […] [28] Anche nell'area agricola non sono comunque ammessi nuovi impianti intensivi per l'allevamento industriale del bestiame. […] [40] Ogni intervento riguardante strutture per gli allevamenti ammessi è comunque strettamente vincolato al rispetto delle misure antiquinamento previste dalla vigente legislazione in materia.
Art. 28 - Aree di nuclei rurali esistenti (NR) [1] I nuclei di residenza rurale sono parti di territorio edificato che hanno conservato prevalenti caratteristiche di residenza rurale con annesse tutte le infrastrutture comuni alle aziende agricole di tipo tradizionale quali stalle, fienili, ricoveri, depositi, ecc. [2] Le presenti aree sono da considerarsi zone di recupero ai sensi dell'art. 27 della legge 457/78. [3] Il P.R.G. salvaguardia l'identità abitativa e produttiva di tali aree favorendo la conservazione ed il risanamento del patrimonio edilizio nonché la ristrutturazione ed il riuso dei complessi rurali abbandonati. [4] Per i nuclei rurali valgono di norma le disposizioni di cui all'art. 27 relative alle zone agricole con le limitazioni o le disposizioni integrative seguenti: [5] Non sono ammessi: l'allevamento di suini se non per produzione proporzionata ai fabbisogni alimentari delle famiglie residenti. l'impianto di nuove strutture per l'allevamento quando si prevedano capacità superiori a 120 capi bovini, 200 ovini-caprini, 1500 avicunicoli. nuovi impianti di trasformazione di prodotti agricoli eccedenti il livello aziendale. [6] Sono ammessi: le residenze rurali e civili. attività di deposito e commercializzazione di prodotti agricoli. […] attività artigianali di servizio come ammesse per le aree residenziali; impianti di trasformazione di prodotti agricoli di livello aziendale che non risultino inquinanti o molesti. [7] Sugli edifici esistenti sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e quelli di ristrutturazione, anche con recuperi all'uso abitativo delle strutture agricole non più utilizzabili […] e definiti dalle presenti norme nonché, ove più favorevoli, gli ampliamenti residenziali. […] [8] Sono ammessi ampliamenti di sagoma, di edifici soggetti a ristrutturazione integrale, anche ad uso portici o elementi distributivi aperti, col solo rispetto del rapporto di copertura e delle distanze ed altezze previste per le aree agricole. […] [9] Negli interventi di recupero o ampliamento di cui sopra di edifici con totale o parziale destinazione originaria ad abitazione rurale, l'aggiunta di nuovi vani o di servizi igienici o volumi tecnici accessori ad altri impianti potrà avvenire anche al di fuori della sagoma dell'edificio preesistente, quando non si abbiano volumi recuperabili all'interno, purché la soluzione adottata sia per forma e materiale conforme alle preesistenze tradizionali qualificate e rispetti per quanto possibile l'allineamento delle cortine edificate. […] [10] Non sono ammessi interventi di nuove costruzioni residenziali […].La demolizione e ricostruzione sarà ammessa, per i casi individuati sulle tavole nonché per tutti gli edifici con edificazione posteriore al 1942 e per quelli costituenti pertinenze, di tipologia non tradizionale, di aziende agricole. Gli stessi edifici potranno essere demoliti e non ricostruiti osservando le prescrizioni operative del tipo di intervento in oggetto. […]
[12] Il recupero e riuso abitativo non rurale di edifici rurali abbandonati non originariamente contenenti o coerenti a strutture abitative rurali, valutati volumetricamente secondo il volume della loro sagoma come definita dalle presenti norme, saranno ammessi alle seguenti ulteriori condizioni: che l’edificio da recuperare abbia caratteristiche dimensionali, strutturali e localizzative compatibili con l’uso residenziale. […] che nel recupero non si ecceda la sagoma inviluppo dell'edificio esistente salvo eventuali aggiunte di volumi tecnici (centrali termiche ecc,) e servizi igienici, possibili solo in carenza di strutture riutilizzabili, risolte volumetricamente e planimetricamente in accordo con le direzioni delle cortine edificate preesistenti e comunque il più possibile integrate nell'edificazione preesistente; […] che non si impoverisca l'apparato decorativo eventualmente preesistente (particolari costruttivi) e che vengano valorizzate o comunque mantenute in vista le parti strutturali significative (portici, arcate, arredi particolari, pozzi, ecc.) una diversa soluzione planimetrica dei volumi recuperabili, che ecceda le minori integrazioni per servizi e volumi tecnici di cui sopra, così come le variazioni in altezza, che in ogni caso non dovrà superare i due p.f.t. e gli otto metri alla gronda, sarà ammessa solo previa adozione di Piano di Recupero che proponga valide soluzioni alternative alla situazione preesistente. Tali soluzioni saranno proposte e valutate anche in relazione alla effettiva situazione locale, alle necessità di distacchi, di soleggiamento, di allacciamenti ad infrastrutture e di altre valide situazioni vincolistiche od opportunità operative. Gli interventi ammessi dovranno avvenire nel rispetto delle norme in materia di distanze fra edifici e confini e salvi i diritti di terzi.
Art. 29 - Aree di rispetto […] h) aree boscate: […] Il PRGC individua sul territorio le aree occupate da boschi in genere escludendo le aree occupate da coltivazioni legnose quali frutteti, vigneti, pioppeti, impianti di conifere e simili nonché le aree occupate da vegetazione infestante […] Nelle aree da considerarsi boscate con boschi di alto fusto o di rimboschimento ed in quelli che assolvono a funzione di salubrità ambientale o di difesa dei terreni sono vietate le nuove costruzioni e le opere di urbanizzazione.
Art. 31 - Norme generali per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente e prescrizioni per l’inserimento ambientale di nuovo edifici e manufatti […] [4] Nelle aree per attività produttive, terziarie e agricole: - è vietato costruire edifici di impatto paesaggistico deturpante, con particolare riguardo ai prospetti visibili dalle strade, per i quali deve essere evitato l’uso della muratura normale al rustico non intonacata. Le pannellature prefabbricate in c.a. liscio fondo cassero, o comunque qualsiasi paramento esterno disadorno dovrà essere mantenuto in uno stato almeno decoroso e preferibilmente tinteggiato. L’inserimento dei nuovi volumi edilizi e la conformazione morfo-tipologica degli stessi non deve alterare lo skyline del sistema collinare. Va assicurata la permanenza delle relazioni percettive storicamente determinatesi tra contesto agricolo e componenti del sistema insediativo quali centro storico, aggregato, ville. Va garantito e favorito il mantenimento dei coni visivi storicamente determinatisi. Le recinzioni, ove ritenute indispensabili, vanno realizzate con siepi vive di essenze autoctone. L’accessibilità al nuovo complesso edilizio va garantita secondo il principio del minor impatto e della massima conservazione dei tracciati storici. Interventi di trasformazione dei tracciati (ampliamento della sezione) sono consentiti in minima parte per rispondere alle necessità dei flussi ricettivi purché ambientalmente compatibili sul piano delle tecniche costruttive e dei materiali impiegati.
Piano Regolatore del Comune di Caravino Art. 23) norme e prescrizioni generali per gli interventi edilizi su tutto il territorio comunale La Seconda Variante Generale al P.R.G.I. del Comune di Caravino, si pone come obiettivo quello di salvaguardare, recuperare e riaffermare i valori della qualità architettonica nelle aree edificate ed edificande, nonché tutelare la valenza paesistica dell’edificato, come principio fondamentale per un miglioramento della qualità ambientale complessiva. ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
[…] Pertanto, su tutto il territorio Comunale è vietato: 1. impoverire l’apparato decorativo e gli elementi strutturali o sovrastrutturali di tipologia tradizionale, come affreschi, fregi, portali, cornicioni, lesene, pantalere, comignoli; 2. eseguire interventi impropri e non direttamente finalizzati alla conservazione su manufatti architettonici isolati, di proprietà pubblica o privata (anche se non espressamente individuati nelle tavole di piano), come fontane, pozzi, forni, edicole, piloni, ponti, ecc.; 3. operare alterazioni definitive e sostitutive dell’acciottolato o del lastricato tradizionale delle strade veicolari o pedonali, di proprietà pubblica o privata; 4. utilizzare rivestimenti esterni come intonaci plastici e simili, piastrellature e mattoni faccia a vista se non di tipo a mano rivestimenti in pietra oltre lo zoccolo di base, zoccoli in pietra a “opus incertum” o comunque non a lastre verticali; 5. posare serramenti esterni metallici non verniciati o non trattati in modo da dissimularne l’aspetto metallizzato (non sono ammessi di colore argentato e dorato); 6. realizzare volumi ed elementi architettonici (tetti, scalinate esterne, colonnati, comignoli, abbaini, ecc...) sproporzionati e pretenziosi, per caratteristiche compositive e tipologiche; 7. procedere a ritinteggiature solo parziali delle facciate degli edifici; 8. utilizzare, in genere, tipologie edilizie e costruttive o materiali visibili dall’esterno che, a giudizio dell’Ufficio Tecnico Comunale (Responsabile del Procedimento) e/o della Commissione Igienico - Edilizia, risultino in contrasto con i criteri qualitativi sopra enunciati. […] E’ obbligatorio nelle aree CS del concentrico di Caravino e Masino, rispettare e tutelare: a) la valenza paesistica costituita dall’orientamento prevalente delle cortine edilizie e dal mantenimento dei fili di fabbricazione; b) il mantenimento della tipologia edilizia a schiera o a corte, ove questa sia necessaria all’armonica connessione con i fabbricati adiacenti e alla caratterizzazione delle strade con fronti continui; b) far si che durante le operazioni di ritinteggiatura, tutti i cavi, i fili, le tubazioni, i condotti esistenti (con l’esclusione dei pluviali), apparecchiature connesse agli impianti Telecom, Enel, gas-metano, ecc ..., esposti in facciata e nei limiti della proprietà privata, siano quando realmente possibile opportunamente occultati in apposite scanalature o condotti internamente alle murature. Nelle aree CS è invece vietato: sostituire le coperture in “cotto piemontese” con materiale di diverse caratteristiche, salvo il corso inferiore se non visibile, ancorché simili all’aspetto esteriore (le coperture in “cotto” e gli altri elementi costituenti le coperture, ove parzialmente compromesse da incauti interventi di sostituzione, andranno ripristinate in occasione di interventi che interessino complessivamente i fabbricati). […]
Art. 38) Aree destinate ad uso agricolo (a) Sono aree destinate all’esercizio dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame, non soltanto intesa come funzione produttiva ma anche come azione di salvaguardia dell’ambiente agrario, naturale e del sistema idrogeologico. Nelle aree destinate alla attività agricola, sono ammesse esclusivamente le opere destinate alla residenza rurale, le attrezzature e le infrastrutture quali: stalle, silos, serre, magazzini, locali per la lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli in funzione della conduzione dei fondi degli imprenditori agricoli singoli o associati. […] Per quanto concerne i materiali da impiegarsi, sono fatte comunque salve le “Prescrizioni Generali” per le aree agricole, di cui all’art. 23 delle presenti Norme di Attuazione. E’ consentito il mutamento di destinazione di uso, previa domanda e pagamento degli oneri relativi: nei casi di morte o invalidità del concessionario; nei casi di abbandono, imposto da motivi di forza maggiore, cessazione dell’attività agricola da parte di chi ha sottoscritto l’atto di impegno; nei casi in cui il concessionario abbia ottenuto la concessione dell’indennità di anticipata cessazione dell’attività agricola, di cui all’art. 37 della L.R. n°15/77 e s. m. i.
Per il mutamento di destinazione predetto, deve essere richiesto Permesso di Costruire o D.I.A., che verrà rilasciata a titolo oneroso.
Art. 39) Aree di tutela ambientale (ta) Sono le aree agricole aventi un particolare valore paesaggistico, naturale ed ambientale, individuate dalla 2a Variante Generale al P.R.G.I. in prossimità della zona collinare del complesso architettonico del Castello di Masino e verso la borgata Grivellino. La loro valenza è di completa salvaguardia, tutela e separazione dall’ambiente esistente circostante. Prescrizioni particolari sono definite dalla L.R. n°40/98, in merito alla salvaguardia dell’ambiente stesso e più precisamente per quanto riguarda il paesaggio, l’ambiente rurale, la fauna, la flora, il suolo, il sottosuolo, le acque, l’aria ed il clima. In esse non è pertanto consentito costruire nuove opere edilizie e le aree risultano inedificabili, salvo il caso specifico dei “depositi di attrezzi agricoli”sotto descritti. E’ ammesso unicamente lo svolgimento dell’attività produttiva agricola o silvo-pastorale e lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi agricoli ed alla loro irrigazione. Non sono ammesse le attività a carattere estrattivo, tipo cave, torbiere, ecc... Ai fini della realizzazione di edificazione di abitazioni rurali in aree destinate ad uso agricolo, è ammessa l’utilizzazione degli appezzamenti componenti l’azienda, anche non contigui, inclusi nelle aree di tutela ambientale dall’edificato. […] Sono ammissibili “depositi per attrezzi agricoli” nel limite di 50 mq. Di superficie utile, eseguiti con materiali tradizionali, aventi le caratteristiche del “Basso Fabbricato” già individuato nell’art. 67 delle presenti N.T.A. e concessi tramite la formula del “una-tantum”.
Art. 39bis) Aree di tutela ambientale e recupero (ta_r) Sono le aree agricole aventi un particolare valore paesaggistico, naturale ed ambientale, individuate dalla 2a Variante Generale al P.R.G.I. in prossimità della zona collinare del complesso architettonico del Castello di Masino e verso la borgata Grivellino. La loro valenza è di completa salvaguardia, tutela e separazione dall’ambiente esistente circostante. Prescrizioni particolari sono definite dalla L.R. n°40/98, in merito alla salvaguardia dell’ambiente stesso e più precisamente per quanto riguarda il paesaggio, l’ambiente rurale, la fauna, la flora, il suolo, il sottosuolo, le acque, l’aria ed il clima. In esse non è pertanto consentito costruire nuove opere edilizie e le aree risultano inedificabili, salvo il caso specifico dei “depositi di attrezzi agricoli” sotto descritti. E’ ammesso unicamente lo svolgimento dell’attività produttiva agricola o silvo-pastorale e lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi agricoli ed alla loro irrigazione. Per i versanti dove sia verificata la necessità di una messa in sicurezza dal punto di vista idrogeologico, sono ammesse le attività a carattere estrattivo (tipo cave, torbiere), finalizzate anche al recupero ambientale e paesaggistico dell’area. […]
Art. 40) Aree agricole destinate all’agriturismo (agr) […] Sono aree in cui comunque non decadono le prescrizioni, a carattere di salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio naturale, della flora, della fauna, delle acque e del patrimonio rurale in genere, stabilite dalla L.R. n°40/98. Gli intendimenti sono quelli di una adeguata valorizzazione delle strutture economiche e produttive della campagna, di incentivare e potenziare i redditi agricoli, di tutelare le tradizioni culturali e le iniziative del mondo rurale/contadino. Nelle aree destinate all’Agriturismo è ammesso lo svolgimento delle attività a carattere privato in atto (produzione vinicola D.O.C. dell’Erbaluce di Campore), delle attività ad esso connesse come quella di produzione agricola, delle attività ricettive, turistiche, di ospitalità e ristorazione alberghiera, di bed and breakfast e di vendita dei prodotti tipici, a carattere privato. […] Nelle aree destinate all’agriturismo, sono ammesse le opere relative alla residenza rurale, le attrezzature necessarie all’attività contadina ed in particolare il recupero ed il riutilizzo di volumetrie un tempo prettamente agricole ed oggi non più utilizzate, nel rispetto delle norme, dei parametri e degli standards tecnici evidenziati dalle leggi di settore. In queste aree non sono ammessi nuovi fabbricati ma unicamente interventi edilizi sul patrimonio edilizio esistente di: a) manutenzione ordinaria e straordinaria (di cui all’art. 11 lettere a) e b); b) recupero di volumi rurali esistenti e non più utilizzati, a fini abitativi e/o ricettivi, alberghieri, ecc... purché chiusi su tre lati e coperti, anche se staccati dal corpo principale e sempre che gli stessi presentino caratteristiche statiche, dimensionali e tipologiche adeguate al riuso previsto; ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
c) ristrutturazione, sopraelevazione con possibilità di ampliamento (di cui all’art. 11 lettere d), h) e i) a fini residenziali, ricettivi, alberghieri, in misura non superiore al 50% della volumetria esistente fino ad un massimo di 500 mc., purché i fabbricati esistenti non presentino carattere precario e risultino strutturalmente adeguate al riuso previsto. […]
Art. 51) vincolo idrogeologico, aree boscate ed aree instabili o parzialmente instabili […] In tutto il territorio Comunale, nuove costruzioni e nuove urbanizzazioni sono vietate: · nelle aree di boschi ad alto fusto o di rimboschimento; · nei boschi che assolvono a funzione di salubrità ambientale o di difesa dei terreni; · in tutte le aree instabili soggette a dissesto o alluvioni o che comunque presentino caratteri geo-morfologici che le rendano inidonee a nuovi insediamenti. […]
Art. 66) Sbancamenti e muri di contenimento I muri di sostegno e di contenimento del terreno dovranno avere un’altezza non superiore a 3,00 mt., salvo che una diversa altezza sia resa assolutamente indispensabile dalle specifiche ed accertate differenze di quota esistenti in sito (misure, caratteristiche e difficoltà dovranno essere adeguatamente documentate). L’altezza dei muri di sostegno andrà opportunamente misurata dal piano del terreno naturale più basso, tra quello interno e quello esterno al muro. […] Nella situazione in cui l’orografia del terreno comporti una forte acclività e quindi non siano sufficienti i 3,00 mt. di altezza, i muri di sostegno dovranno essere suddivisi a “gradoni” distanziati di almeno mt. 3,00. Tale norma si applica sia per le pareti frontali che per l’esecuzione di terrazzamenti. Nella situazione sopra descritta, dove un eventuale muro di sostegno si potrebbe anche configurare in recinzione tra proprietà diverse, sarà possibile posizionare in “testa” ad esso un parapetto con altezza massima di mt. 1,10. Per i materiali si dovrà fare riferimento al precedente art. 65 delle presenti N.T.A., con la possibilità di usare anche la rete grigliata. I muri di sostegno di “sottoscarpa” e di “controripa” comunque esposti alla pubblica vista, dovranno essere realizzati in cemento a vista, in pietra a vista, in pietra a secco oppure in muratura. […]
Art. 67) Bassi fabbricati ad uso deposito attrezzi agricoli ed autorimesse Si definiscono bassi fabbricati tutte quelle costruzioni fuori terra con altezza fino a 2,35 mt., misurata dal terreno sistemato alla linea di imposta del tetto e/o quota di imposta dell’intradosso del solaio, destinati esclusivamente ad usi accessori, quali: depositi di attrezzature agricole e autorimesse private. Caratteristiche, particolarità tecniche e distanze “minime” da applicarsi per erigere i Bassi Fabbricati: 1. dai confini di proprietà potranno essere realizzati secondo le norme del Codice Civile, quindi in aderenza oppure a distanza di mt. 3,00 da altri fabbricati; 2. dalle strade pubbliche o assoggettate ad uso pubblico, nonché dagli spazi pubblici (piazze, slarghi), dovranno osservare una distanza minima di 3,00 mt.; 3. dovranno possedere un tetto a due falde, con manto in tegole curve (coppi, similcoppo, portoghesi); 4. altezza di colmo massima non superiore a mt. 4,00; 5. se realizzati a “confine” o in “aderenza”, la copertura potrà essere realizzata anche a falda unica; 6. edificati con pendenza massima delle falde del tetto pari al 43%; 7. potranno essere chiusi, con muratura ed intonaco a “civile”; 8. non dovranno coprire un’area del lotto superiore alla metà della superficie libera esistente; 9. si potranno realizzare solo qualora non preesistano sull’area di pertinenza altri bassi fabbricati o altri edifici accessori inutilizzati; 10. per i materiali, da impiegarsi quelli previsti nelle “Prescrizioni Generali” di cui all’art. 23 delle presenti N.T.A. e relativamente alle diverse aree individuate nella Variante al Piano; 11. dovranno conformarsi il più possibile con l’edificio principale ed al contesto edilizio circostante; 12. qualora l’accesso avvenga direttamente su una via pubblica, questo dovrà essere realizzato in modo che l’apertura non interessi la sede viaria; 13. non è ammesso l’impiego di coperture piane, di box in lamiera (ondulata o grecata) e di prefabbricati in c.a.;
14. la quota di riferimento per il conteggio dell’altezza dei fronti è unicamente quella del terreno “esistente” ed effettivamente riscontrabile in loco. Negli ambiti sottoposti a vincolo idrogeologico o di inedificabilità, è vietata la costruzione dei bassi fabbricati.
Piano Regolatore del Comune di Borgomasino Art. 2.2 - Movimenti di terra 1- I movimenti di terra autorizzati nell'ambito della coltivazione di cave e torbiere, quelli relativi alla posa di linee elettriche e telefoniche, all’esecuzione di allacciamenti alle reti di urbanizzazione ed altri interventi similari che in forza delle disposizioni vigenti non richiedano la concessione od autorizzazione edilizia, sono subordinati alle sole disposizioni di settore. 2- Tutti gli altri movimenti terra finalizzati allo scavo di scoli e canali, la modifica delle quote naturali del terreno, dei pendii, del naturale scorrimento delle acque sono sempre subordinati alla denuncia di inizio attività, al rispetto delle normative di settore e, per quanto è possibile accertare, al rispetto dei diritti dei terzi. In particolare essi dovranno essere eseguiti nel rispetto delle cautele e previsioni contenute nella relazione geologica tecnica, con particolare riferimento ai richiamati disposti del DM 14/01/08. […]
Art. 2.28 - Norme a tutela dell’ambiente
1- La verifica del rispetto delle norme di tutela ambientale è compito precipuo della Commissione Edilizia Comunale, la quale potrà accettare elementi costruttivi, materiali, colori, lavorazioni che si differenzino da quanto enumerato dal presente articolo solo a fronte di documentate e non altrimenti risolvibili necessita tecniche o normative, ovvero a fronte di progetti che vengano ritenuti, discrezionalmente, di eccezionale valore architettonico. 2- La commissione Edilizia ha inoltre la facoltà di respingere, con decisione motivata, progetti che, nell’ambito delle aree d’interesse storico ambientale e delle aree sature di antico impianto, si pongano in contrasto con la tutela dell’ambiente, con i caratteri dell’impianto urbanistico, con le aggregazioni volumetriche, con le caratteristiche compositive dei fronti e più in generale con la percezione d’insieme dell’ambiente costruito. I criteri e le modalità di tutela variano secondo i tipi di area e secondo le modalità d’intervento ammesse sullo specifico edifici, come di seguito specificato: A) Aree d’interesse storico ambientale ed edifici d’interesse storico soggetti a restauro 1. Nelle aree d’interesse storico ambientale sono vietate le nuove costruzioni e sugli edifici esistenti sono ammessi esclusivamente interventi di restauro conservativo, con la possibilità d’inserire destinazioni d’uso di tipo A o di pubblico servizio che risultino compatibili con la conservare integrale dell’impianto strutturale, formale e decorativo degli edifici e la conservazione e valorizzazione delle aree di pertinenza. 2. Il PRGC individua inoltre, come beni da tutelare ai sensi dell’art.24 della L.R. 56/77, gli immobili sotto elencati; tra di essi quelli vincolati ai sensi del Codice dei Beni Culturali sono evidenziati con un asterisco: n.1 la villa settecentesca del Passatempo (*) con relativo giardino n.2 il Castello di Borgomasino con edifici di servizio e bastione panoramico (*) n.3 l’area inedificata sotto la quale si ipotizza una necropoli longobarda […] B) Aree sature di antico impianto 1- Gli interventi devono riproporre gli elementi tipologici tradizionali; in particolare: Dovrà essere conservato l’impianto urbanistico esistente ed eventuali ampliamenti dovranno proseguire gli edifici a schiera esistenti o contrapporsi simmetricamente ad essi, evitando di norma accentuate variazioni della larghezza delle maniche preesistenti e la formazione di maniche interne; Gli elementi costruttivi degli edifici dovranno avere le seguenti caratteristiche: I tetti in legno o con passafuori in legno; le falde a pendenza costante ed uniforme, analoghe a quelle in preesistenti; anche in caso di recupero del sottotetto sono ammesse le sole modifiche tecniche e strettamente necessarie a regolarizzare ed uniformare l’andamento di colmi e gronde non sono ammessi abbaini; l’eventuale necessità di uscire sul tetto potrà essere soddisfatta con un unico lucernario che consenta esclusivamente il passo d’uomo; ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
manti di copertura in coppi; sono ammesse le tegole portoghesi; il taglio di porte e finestre dovrà essere di tipo tradizionale, con prevalenza dello sviluppo verticale; i serramenti dovranno essere in legno; è consentito il materiale metallico di colore scuro (carruba, nero); i balconi in legno, pietra o soletta sottile di solo cemento armato; le ringhiere in legno o ferro, di disegno tradizionale; le pareti esterne in intonaco, mattoni a vista, legno o pietra; l’area di pertinenza dovrà essere libera di superfetazioni, opportunamente drenata, pavimentata o sistemata a verde. 2- I materiali e gli elementi costruttivi sopra descritti dovranno essere esclusivamente di tipo tradizionale per forme, qualità, lavorazione, finitura. […]
Art. 2.37 – Aree agricole Aree destinate esclusivamente all’esercizio dell’attività agricola e alla costruzione delle relative attrezzature, inclusi i locali destinati alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli in funzione della conduzione dei fondi degli imprenditori agricoli a titolo principale, singoli o associati. […] [1] Gli interventi di ristrutturazione e recupero dei volumi agricoli esistenti ed abbandonati possono essere richiesti da chiunque abbia titolo, anche con destinazioni diverse dalle originarie, purché compatibili con le caratteristiche tipologiche, formali e strutturali dell’edificio. […] [3] La costruzione di edifici agricoli isolati, incluse tettoie e bassi fabbricati, non è consentita se non per comprovate esigenze di ricovero dei mezzi e dei prodotti del fondo. […] [5] È tassativamente vietata la costruzione di edifici impropri.
Piano Regolatore del Comune di Vestignè TITOLO III CLASSI DI DESTINAZIONE E DI INTERVENTO CAPO 3 DESTINAZIONE D'USO RESIDENZIALE Art. 1 Sottoclassi di destinazione e classi di intervento [1] Nella classe di destinazione d'uso residenziale degli immobili il P.R.G. distingue le seguenti sottoclassi: […] B) RESIDENZIALE-RURALE (r.r) […] [2] Alla destinazione d'uso residenziale delle aree corrispondono, a prescindere dalla sottoclasse di destinazione, le seguenti classi di intervento: A) COMPLESSI DI PREGIO STORICO, ARTISTICO E/O AMBIENTALE B) AREE DI INTERESSE AMBIENTALE E DOCUMENTARIO […] [3] Le classi di intervento disciplinano i requisiti generali e particolari degli interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia, secondo i tipi stabiliti al successivo Titolo IV per l'attuazione delle specifiche destinazioni d'uso previste.
TITOLO III CLASSI DI DESTINAZIONE E DI INTERVENTO CAPO 3 DESTINAZIONE D'USO RESIDENZIALE Art. 3 Sottoclassi di destinazione [1] Le sottoclassi di destinazione, stabilite dal P.R.G. sono le seguenti: […] B) Residenziale-rurale (r.r)
[b1] La destinazione d'uso propria degli edifici ricadenti in tali aree è complementare e di supporto all'attività produttiva agricola e cioè abitazione e destinazioni accessorie per chiunque esplichi attività in agricoltura e infrastrutture per l'attività agricola e l'allevamento familiare di animali da cortile o da carne, quali fienili, ricoveri per gli attrezzi agricoli, stalle. [b2] È comunque vietato l'allevamento di suini e sanati se non a carattere familiare. [b3] Sugli edifici sono ammessi gli interventi di manutenzione, ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia e di modifica di destinazione d'uso, come definiti al titolo IV. [b4] Il permesso di costruire per l'edificazione di nuove costruzioni destinate ad abitazione su aree libere può essere ottenuta, se su aree inedificate, esclusivamente dai seguenti soggetti, singoli o associati: a) imprenditori agricoli ai sensi delle Leggi 9 maggio 1975 n°153 e 10 maggio 1976 n°352 e delle LL.RR. 12 maggio 1975 n°27 e 23 agosto 1982 n°18, anche quali soci di cooperative; b) proprietari conduttori in economia di cui sia accertata l'attività agricola; c) proprietari concedenti ai soggetti di cui alla lettera d); d) affittuari e mezzadri che hanno acquisito il diritto di sostituirsi al proprietario nella esecuzione delle opere; e) soggetti la cui attività è ritenuta dal Comune con specifica motivazione, indispensabile supporto all'attività agricola, o residenti nel Comune da più di cinque anni. […] [b7] Per gli stessi soggetti, è ammesso l'ampliamento di edifici esistenti o il recupero all'uso abitativo di porzioni di essi, nella misura necessaria alla dotazione dell'edificio di servizi igienici adeguati e di idonei collegamenti verticali, e per il raggiungimento della dotazione massima di cui al successivo comma. […]
TITOLO III CLASSI DI DESTINAZIONE E DI INTERVENTO CAPO 3 DESTINAZIONE D'USO RESIDENZIALE Art. 4 Classi di intervento A) COMPLESSI DI PREGIO STORICO, ARTISTICO E/O AMBIENTALE [a1] Gli immobili delimitati hanno i caratteri di cui all’art.24 della L.R. 56/77, 1°c. p.ti 1) e 2); si applicano le norme di cui al successivo paragrafo B). B) - AREE DI INTERESSE AMBIENTALE E DOCUMENTARIO E TIPOLOGICO [b1] Sono le parti di territorio individuate dal P.R.G. comprendenti la porzione dell'insediamento urbano di interesse ambientale, o semplicemente documentario. [b2] In tali aree, sono obiettivi prioritari la conservazione, il risanamento, ed una migliore utilizzazione del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente. [b3] Le destinazioni d'uso in atto degli edifici sono di norma confermate, salvo che gli edifici stessi vengano definiti dal P.R.G. a destinazione d'uso incompatibile o che le attività in essi ospitate siano oggetto di provvedimenti per la tutela dell'igiene e della salute pubblica. [b4] Sugli edifici a destinazione d'uso confermata a norma del precedente comma, ma non ammessa in riferimento alla destinazione residenziale cui l'area appartiene, e fatte salve diverse prescrizioni topograficamente definite dal P.R.G. sono ammessi interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, risanamento conservativo e, per quanto ammesso dal tipo di intervento fissato, ristrutturazione parziale. [b5] Il P.R.G. delimita gli immobili obbligatoriamente soggetti a strumento urbanistico esecutivo e gli immobili che possono essere soggetti ad intervento diretto. Per gli immobili in cui è ammesso l'intervento diretto il P.R.G. fissa, con vincolo topograficamente definito, i tipi di intervento necessari e/o consentiti. […] [b11] A tutela delle attività agricole esistenti negli abitati è ammessa per i soggetti di cui alle lettere a), b), c), e d) del comma b4 del precedente art.III.3.3., la sostituzione edilizia delle pertinenze ed accessori rurali, o l'incremento del 50% della superficie coperta, fermo restando R.C. max = 60%. Incrementi di superficie coperta maggiori del 50% possono essere assentiti con deliberazioni dei Consiglio Comunale, ove ne risulti dimostrata la effettiva necessità in rapporto alle attività aziendali.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
[b12] Nelle aree di interesse ambientale, documentario e tipologico è ammessa la realizzazione di fabbricati accessori di pertinenza residenziale e rurale, oltreché nei limiti previsti dalle presenti Norme di Attuazione, e nei casi individuati con prescrizione grafica definita nelle tavole anzidette, nel seguente caso: Aree con tessuto edilizio a corte con corpo di fabbrica principale volto a Sud e fabbricati accessori volti a Nord: completamento o nuova formazione della manica del corpo di fabbrica degli accessori volti a Nord nei limiti del filo di fabbricazione esistente, o comunque con profondità non superiore a m 5,50. […] [b13] Il manto di usura delle strade private e di viabilità pubblica di sezione inferiore a m 5,00 dovrà essere di tipo tradizionale in acciottolato, o altri materiali litoidi, o con elementi anche prefabbricati di tipo approvato dal Comune. A tale criterio dovrà uniformarsi la maglia dell’accessibilità esistente nei casi di opere di rinnovo. [b14] Sistemazione delle aree libere: contestualmente agli interventi ammessi dal P.R.G., si dovrà provvedere, nell'area di pertinenza dell'intervento, allo smantellamento delle pavimentazioni eseguite con manti bituminosi o cappe cementizie, ed al ripristino delle pavimentazioni originarie o alla sistemazione a verde per giardini, orti o prati. Le nuove pavimentazioni e quelle da ripristinare saranno realizzate, sia in suolo pubblico che privato, con ciottoli, o altri materiali litoidi o con elementi, anche prefabbricati, di tipo approvato dal Comune. Contestualmente agli interventi ammessi dal P.R.G. si dovrà altresì provvedere alle eliminazioni di tettoie, baracche, e ogni altra costruzione a destinazione accessoria ritenute, in sede di rilascio del permesso di costruire incompatibili con l'ambiente. Non è ammessa la realizzazione di recinzioni per nuove delimitazioni fondiarie. [b15] Decoro dell’ambiente: per gli edifici che non presentino le necessarie condizioni di decoro, di sicurezza e di rispetto dei valori ambientali, il Sindaco potrà imporre con propria ordinanza al proprietario l'esecuzione delle opere che risultino indispensabili per eliminare gli inconvenienti suddetti, quali rifacimento di intonaci, rivestimenti cornici, balconi, coperture, infissi, tinteggiature. […]
TITOLO III CLASSI DI DESTINAZIONE E DI INTERVENTO CAPO 4 DESTINAZIONE D'USO PRODUTTIVA Art. 3 Sottoclassi di destinazione […] [E] Attività manifatturiere per l'Agricoltura (Am) [e1] Nelle aree destinate ad attività manifatturiere per l'agricoltura gli edifici e le aree sono adibite: e1.1) a deposito e stoccaggio e trasformazione di prodotti agricoli di coltivazione; e1.2) ad attività artigianali di manutenzione ed assistenza delle attrezzature agricole, per non più di 5 addetti; e1.3) alla commercializzazione dei prodotti e delle attrezzature per l'agricoltura; e1.4) alla abitazione del conduttore delle attività di cui alle precedenti lettere, ed ai relativi uffici, per una superficie utile non superiore a quella riservata all'attività produttiva, e comunque per non più di mq 300 per ogni impianto. [e2] Hanno titolo al permesso di costruire le unità produttive ed i proprietari solo se congiuntamente alle unità produttive.
TITOLO III CLASSI DI DESTINAZIONE E DI INTERVENTO CAPO 5 DESTINAZIONE D'USO AGRICOLA Art. 1 Sottoclassi di destinazione e norme generali [1] Nella classe degli immobili destinati ad attività agricole il P.R.G. distingue le seguenti sottoclassi: A) AREE AGRICOLE PRODUTTIVE (A) B) AREE DI TUTELA AMBIENTALE (at) C) AREE AGRICOLE DI SALVAGUARDIA (a) D) AREE AGRICOLE SPECIALI (as2) E) AREE AGRICOLE IMPROPRIE (as3)
F) AREE AGRICOLE INONDABILI (asi) [2] Per ciascuna sottoclasse il P.R.G. precisa gli interventi ammessi, e le modalità operative per la loro attuazione. [3] Le aree per uso agricolo sono riservate all'attività agricola e non è ammesso il nuovo impianto di attività estrattive, di cava o torbiera, o l'ampliamento delle aree soggette a tali attività all'epoca di adozione delle presenti norme, né la formazione di accumuli di materiali o depositi anche a cielo aperto se non nelle aree di cui alla lettera E) as3, in quanto ammesso a norma del seguente paragrafo E). [4] Nelle aree di pianura appartenenti alle sottoclassi A) D) E), può essere ammessa con autorizzazione temporanea, la formazione di depositi di materiale connessi con la produzione agro-silvo-pastorale su aree di superficie non superiore a mq. 300, accessibili da strada pubblica e distanti non più di m. 200 dalle aree a destinazione extragricola compresa negli sviluppi di P.R.G. in scala 1:2.000. Nelle stesse aree è ammessa una tantum la realizzazione di costruzioni adibite ad usi accessori all'attività di coltivazione (deposito di attrezzi e prodotti agricoli, serre, stalle per allevamenti a carattere familiare). Ha titolo al permesso di costruire chiunque esplichi attività in agricoltura. […] [5] Le costruzioni anzidette dovranno essere realizzate con materiali tradizionali e le coperture dovranno essere in cotto. L'accesso alle costruzioni dovrà essere arretrato di almeno m. 7,50 dalla viabilità pubblica, fatte salve maggiori distanze definite dalle fasce di rispetto. [6] Il permesso di costruire è dato previa sottoscrizione di impegno unilaterale del richiedente, da trascrivere nei registri immobiliari, per sé ed aventi causa, a non richiedere modifiche di destinazione d'uso delle costruzioni realizzate, ancorché ammissibili. [7] Nelle aree a destinazione agricola non è ammessa la realizzazione di recinzioni a carattere permanente, se non a protezione di edifici ed infrastrutture permanenti limitatamente all'area ad essi strettamente asservita, o per non più del doppio della superficie determinata dal rispetto dei rapporti di copertura; l'eventuale recinzione di aree inedificate è ammessa unicamente con manufatti semplicemente infissi al suolo, previa presentazione della denuncia di inizio attività con istanza che ne motivi la necessità in riferimento al pregio delle colture in atto o in programma.
TITOLO III CLASSI DI DESTINAZIONE E DI INTERVENTO CAPO 5 DESTINAZIONE D'USO AGRICOLA Art. 2 Sottoclassi di destinazione [1] Le aree per uso agricolo sono suddivise nelle seguenti sottoclassi di destinazione. A) AREE AGRICOLE PRODUTTIVE (A) [a1] Nelle aree agricole produttive gli interventi hanno per oggetto la migliore utilizzazione agricola dei suoli attraverso: A) le opere e infrastrutture di punto e di rete per il miglioramento fondiario e del sistema irriguo; B) il potenziamento e l'ammodernamento delle aziende agricole esistenti, anche a fini agroturistici, del processo produttivo e delle attrezzature e infrastrutture con esso connesse; C) la creazione di nuovi centri aziendali, in quanto compatibili con una migliore utilizzazione economica del territorio agricolo; D) la conservazione, il potenziamento o la nuova istituzione di aziende a prevalente indirizzo zootecnico, in quanto compatibili con la salubrità e l'igiene ambientale degli abitati, del soprassuolo e del sottosuolo. 1) Ammissibilità degli interventi [a2] Sono ammessi i seguenti interventi al servizio di aziende agricole singole ed associate e comunque configurabili come attività agricola ai sensi dell'art.2135 del Codice Civile: [a2.1] a) sulle attrezzature e infrastrutture di aziende agricole esistenti alla data di entrata in vigore delle presenti norme a1 - interventi di restauro, risanamento e ristrutturazione oltreché la manutenzione ordinaria e straordinaria; a2 - l'incremento della S.U. abitabile esistente in misura non superiore al 30% anche in eccedenza ai limiti di cui al successivo punto 2) […]; 100 mq di S.U. complessiva sono comunque consentiti; a3 - la realizzazione di attrezzature e infrastrutture per l'agricoltura quali stalle, silos, serre; a4 - interventi di sostituzione edilizia di fabbricati esistenti inutilizzati o inidonei all'abitazione; a5 - l'ampliamento di unità immobiliari esistenti o la sopraelevazione di edifici nei limiti di cui al p.to a2; a6 - la giustapposizione di nuovi corpi di fabbrica in aderenza a corpi di fabbrica esistenti nei limiti di cui al p.to a2;
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
a7 - nuove costruzioni per abitazione ove gli edifici dismessi vengano demoliti in quanto non classificati tra i beni culturali o destinati, con atto di impegno, ad usi accessori all'attività agricola e la nuova costruzione venga ubicata in contiguità, per quanto possibile, dei rimanenti edifici costituenti il centro aziendale; a8- il recupero di edifici esistenti anche con ampliamento della superficie utile nell'ambito delle strutture edilizie esistenti, per la realizzazione di strutture di accoglienza riservate all'agriturismo, secondo le leggi di settore vigenti. a2.2 b) per la creazione di nuovi centri aziendali al servizio di aziende agricole di nuova istituzione. […] [a2.4] d) per la realizzazione di attrezzature di raccolta e trasformazione dei prodotti agricoli d1- ampliamento di attrezzature esistenti; d2- nuova destinazione di edifici esistenti, ivi comprese opere di ristrutturazione per l'adeguamento funzionale; d3- nuove costruzioni, solo se al servizio di aziende agricole residenti nel Comune i cui terreni ricadono per almeno il 60% nel Comune e nei limiti necessari alla raccolta, conservazione e trasformazione del prodotto aziendale. […] [a3.2] Ai fini della definizione del volume edificabile è ammessa l'utilizzazione di tutti gli appezzamenti componenti l'azienda, anche non contigui. […] [a3.5] Nell'eventuale costruzione di nuove stalle per allevamenti a carattere familiare annessi alle aziende di coltivazione, ci si dovrà attenere alle seguenti prescrizioni: le stalle debbono essere indipendenti da edifici abitabili a distare da questi in misura radiale non inferiori a m. 10, elevati a 20 nel caso siano adibiti al ricovero di suini e di sanati; per le concimaie, i pozzi neri, i pozzetti per le urine ed in genere tutti i depositi di materiale di rifiuto si applicano integralmente le norme di cui alla Legge 319/76 e successive modificazioni ed al D.P.R. 303/56. […] [a3.8] In ogni caso il rilascio del permesso di costruire per gli interventi ammessi, è subordinato all'impegno unilaterale dell'avente diritto che preveda il mantenimento della destinazione dell'immobile a servizio di attività agricola e le sanzioni per inosservanza degli impegni assunti. […] B) AREE DI TUTELA AMBIENTALE (at) [b1] Sono le aree generalmente contigue agli abitati, costituenti la naturale cornice ambientale degli abitati stessi, o aree comunque di rilevante interesse ambientale, anche ai fini della tutela degli abitati dall'inquinamento. [b2] Il P.R.G. rileva i centri aziendali esistenti in tali aree alla data di adozione delle presenti norme, e per cui si applicano i disposti di cui al precedente paragrafo A). Negli interventi ammessi è consentito occupare aree assoggettate a tutela ambientale entro una distanza radiale di m. 50 dagli edifici esistenti. Non è ammessa la costituzione di nuovi centri aziendali. [b3] In tali aree è ammesso unicamente lo svolgimento dell'attività produttiva agricola o silvo-pastorale e lo stato dei luoghi è immodificabile, se non per quanto dovuto direttamente alla coltivazione dei fondi ed alla loro irrigazione. […] C) AREE AGRICOLE DI SALVAGUARDIA (a) [c1] Comprendono le aree collinari di pregio colturale e/o sottoposte al vincolo idrogeologico; le aree soggette a dissesto, ad esondazione o umide e pertanto non idonee alla presenza dell'uomo; le aree comprese in fascia A e B come individuate dal Piano Stralcio Fasce Fluviali (Legge n°183/89 e s.m.i.), destinate a vincolo speciale di tutela fluviale ai sensi dell'art. 39, comma 1, lett. a) del PAI; sono altresì da intendere quali aree agricole di salvaguardia, anche ove non espressamente individuate nelle cartografie del P.R.G., le aree a destinazione agricola individuate agli effetti della L.431/1985 (Legge Galasso). [c2] Tali aree sono inedificabili, ammettendosi unicamente baracche e tettoie e modeste costruzioni a carattere permanente al diretto servizio della coltivazione per non più di mq 20 di superficie utile lorda, ad esclusione delle porzioni di territorio definite di fascia A dal P.S.F.F. (L. n°183/89). [c3] Sugli edifici esistenti destinati all'abitazione sono ammessi interventi di carattere conservativo (art.31, lettere a) b) c) della Legge 457/78), nonché di ristrutturazione ed ampliamento, una tantum, nei seguenti limiti:
a) per le residenze rurali, come definite al comma 3 dell'art.25 della L.R.56/77 e s.m.i., fino al raggiungimento delle superfici utili per abitante stabilite all'art.II.2.4, punto 1) lett. d), assumendosi le unità anagrafiche per nucleo famigliare, aumentate di due. b) per gli edifici a prevalente destinazione residenziale, nei limiti definiti al successivo art.IV.2.4, comma 2, lett. a) [c4] Gli interventi di ampliamento di cui al comma precedente possono essere realizzati unicamente alle seguenti condizioni: 1) gli edifici non ricadano in fascia A) del PSFF 2) per gli edifici ricadenti in fascia B del PSFF, tali ampliamenti: 2.1) si configurino prioritariamente come recupero di volumetrie preesistenti, originariamente ad altre destinazioni; 2.2) il volume recuperato non sia al piano terreno dell'edificio; 2.3) in assenza di preesistenze di cui al punto 21) l'ampliamento abbia le caratteristiche di sopraelevazione e la superficie utile lorda dell'ampliamento stesso non sia superiore a quella potenzialmente allagabile; venga effettuata contestuale dismissione d'uso delle superfici potenzialmente allagabili, […]; […] [c9] Nelle aree comprese in fascia A e B, come individuato dal P.S.F.F. (L. n°183/89) sono vietati: l'apertura di discariche pubbliche e private, il deposito di sostanze pericolose e di materiali a cielo aperto, nonché gli impianti di smaltimento dei rifiuti, compresi gli stoccaggi provvisori, con esclusione di quelli temporanei, conseguenti ad attività estrattive autorizzate e da realizzare secondo modalità prescritte dal dispositivo di autorizzazione. […]
TITOLO IV TIPI E VINCOLI DI INTERVENTO CAPO 1 TIPI DI INTERVENTO Art. 1 Norme generali per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente [1] Nell'area di interesse ambientale e tipologico e, comunque, negli edifici per cui il P.R.G. precisa il tipo di intervento, è fatto divieto: di impoverire l'apparato decorativo degli edifici e dei manufatti in genere (pantalere, cornicioni, lesene, portali, affreschi, ecc.); di sostituire elementi in vista strutturali e sovrastrutturali, in legno o in pietra, con elementi di altro materiale; di sostituire le coperture in cotto e riconducibili alla tradizione locale, con materiali di diverse caratteristiche; le coperture in cotto, ove parzialmente compromesse da incauti interventi di manutenzione, andranno ripristinate nei successivi interventi. [2] Il P.R.G. richiede la conservazione di tutti gli elementi architettonici isolati, quali fontane, edicole, ecc., anche se non espressamente individuati nelle tavole di piano. [3] Si applicano le seguenti prescrizioni esecutive: a) le facciate degli edifici devono essere finite con intonaco di calce o cemento a frattazzo lungo o con muratura di mattoni tipo paramano a facciavista o in pietra naturale in quanto costituente la muratura; è escluso ogni tipo di rivestimento. Le zoccolature, se previste, debbono essere in pietra non levigata, in lastre per un'altezza non superiore a m. 1,20; b) fino all'adozione da parte del Consiglio comunale di un Piano del colore o fino all'emanazione di specifiche ordinanze del Sindaco, nella tinteggiatura esterna devono essere impiegate le tonalità cromatiche presenti al 1940. A tale scopo gli interessati devono documentare la preesistenza come risulta da opportuni assaggi sugli intonaci, e promuovere l'accertamento da parte dell'Ufficio tecnico comunale. Nella tinteggiatura di edifici esistenti devono essere registrati gli elementi decorativi originari, con particolare riferimento agli elementi architettonici immaginari e figurativi della pietra, quali lesene, portali, architravi, cordolature, fregi, cornici, zoccolature, spigoli e simili. Su edifici da tinteggiare per la prima volta la tinteggiatura sarà a colori chiari o secondo tonalità ocra e terra. Sono ammessi colori pastello o colori forti se autorizzati dal Comune in quanto necessari al recupero di particolarità ambientali. È vietata la tinteggiatura parziale degli edifici; negli edifici appartenenti a più proprietari la tinta delle facciate, cornici e fasce deve seguire un partito architettonico e decorativo unitario e non le singole proprietà, a meno che la partitura per proprietà non costituisca elemento decorativo originale del luogo. ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
c) i serramenti devono essere in legno, ad ante o a scorrere, in colore naturale o scurito o tinteggiato nei colori grigio, marrone o verde della tonalità propria delle antiche consuetudini, fatte salve diverse prescrizioni del Piano del colore. […] Sono escluse tapparelle di qualunque tipo, tende alla veneziana, saracinesche e serrande metalliche di qualsiasi tipo. […] d) le coperture devono avere geometria semplice e di norma: per i tipi edilizi in linea o a schiera copertura a doppia falda orientata nella direzione della maggior lunghezza dei corpi di fabbrica; per i tipi edilizi a corte, con maniche interne, o a cascina corte, come per il tipo precedente, con timpani di facciata; per edifici di tipo diverso e isolati, a doppia falda o a padiglione. Il manto di copertura dovrà essere in coppi piemontesi in cotto. La copertura ad una falda è ammessa eccezionalmente quando la manica dell'edificio non renda opportune le soluzioni anzidette. […] Sono vietate le mansarde alla francese o gli arretramenti quando impediscano la leggibilità della sagoma, a volume semplice, dell'edificio; […] e) le finestre e le portefinestre devono avere le dimensioni tipiche dei luoghi. I davanzali, le soglie e le eventuali spallette e capitelli saranno in pietra. Le finestrature e accessi superiori a mq 0,50 visibili da spazi pubblici devono avere forma verticale allungata e dimensione non in dissonanza con quelle adottate in altre finestrature preesistenti dell'edificio o di edifici circostanti. Il rapporto tra il lato maggiore verticale delle finestre e il lato minore orizzontale non potrà essere inferiore a 1,3; sono comunque vietate finestrature a nastro o zoppe. I vani di accesso agli androni carrai devono avere piattabanda ad arco, se non per casi documentati di mezzi agricoli di eccezionale mole, richiedendosi in questi casi piattabanda in legno con funzione portante o anche di semplice decoro; f) i balconi dovranno essere preferibilmente realizzati in pietra o in legno su mensole in pietra o in acciaio o con soletta in c.a. di spessore massimo di cm 12. Il parapetto sarà a giorno, in elementi di legno o in ferro a disegno semplice; […] h) impianti tecnici di rete: le opere di allacciamento e distribuzione delle reti di rifornimento idrico, energetico e di telecomunicazioni, interessanti le facciate prospettanti su spazi pubblici, dovranno essere eseguite in condotte incassate nella muratura o entro strutture di mascheramento, per quanto consentito dalla normativa tecnica di settore. […] [5] Nei casi di avvenuta manomissione con precedenti interventi degli elementi di cui al 1° comma, ove gli elementi superstiti risultino del tutto marginali nei confronti dell'insieme formale dell'edificio il Sindaco sentita la Commissione Edilizia, può autorizzare, quale manutenzione straordinaria, la soppressione degli elementi superstiti o la sostituzione con altri aventi le stesse caratteristiche degli elementi nuovi, al fine di ricondurre ad unitarietà compositiva i fronti dei fabbricati e in particolare: il completamento di opere di sostituzione di balconi originariamente di diversa struttura o materiale; il completamento di rivestimenti; il completamento di opere di sostituzione di tetti originariamente a diversa struttura e materiale, ove la manomissione avvenuta riguardi più del 50% della superficie proiettata; la riquadratura di aperture e finestrature superstiti, fino a raggiungere la dimensione ricorrente nella restante parte dell'edificio nel caso in cui la manomissione avvenuta riguardi più del 50% del numero delle aperture e finestrature sullo stesso corpo. […]
TITOLO IV TIPI E VINCOLI DI INTERVENTO CAPO 3 VINCOLI DI INTERVENTO Art. 2 Tutela del verde […] B) COLTURE PREGIATE [b1] Nelle aree per colture pregiate individuate dal P.R.G. nelle tavole di progetto sono ammessi unicamente interventi diretti al miglioramento delle colture agricole con divieto di esecuzione di opere edilizie diverse dalla recinzione dei fondi e da costruzioni adibite ad usi accessori all'attività di coltivazione (depositi di attrezzi e prodotti agricoli, serre); la superficie
coperta non potrà essere superiore a mq. 20, il rapporto di copertura non potrà essere superiore a 1/20 e l'altezza delle costruzioni non potrà essere superiore a m 3,00. […]
TITOLO IV TIPI E VINCOLI DI INTERVENTO CAPO 3 VINCOLI DI INTERVENTO Art. 6 Vincolo ai sensi del T.U. delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali D.lgs 22/1/04 n 42 [1] Tutti gli interventi relativi ad edifici vincolati ai sensi del D.lgs 22/1/04 n 42, Parte Seconda circa le cose di interesse artistico e di pregio storico, ovvero relativi ad opere in terreni attigui a stabili vincolati sono sottoposti al preventivo nulla osta della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte. [2] Tutti gli interventi ricadenti su immobili soggetti a vincolo di protezione delle bellezze naturali a norma del D.lgs 22/1/04 n 42, Parte Terza sono sottoposti al preventivo parere vincolante secondo le disposizioni della L.R. n°20/89. [3] Il parere della Commissione di cui all'articolo 91/bis della Legge Regionale n° 56/77, oltre ai casi dovuti ai sensi dei commi 2°, 9° e 10° del medesimo articolo, può comunque essere richiesto a discrezione del Sindaco, sentita la C.I.E., su ogni intervento concernente qualsivoglia immobile ricadente nel territorio comunale; la richiesta di parere interrompe i termini stabiliti dalle leggi e regolamenti vigenti per il rilascio del prescritto permesso di costruire o presentazione di denuncia di inizio attività. […]
TITOLO IV TIPI E VINCOLI DI INTERVENTO CAPO 3 VINCOLI DI INTERVENTO Art. 13 Manufatti di interesse documentario [1] Il P.R.G. indica nelle tavole alle diverse scale i manufatti di interesse documentario (F). Di esse non è ammesso l'abbattimento e/o l'asportazione dai siti in cui sono ubicati; vanno invece, sottoposti ad interventi manutentivi e di restauro, quali elementi di decoro urbano. […] [3] Sono comunque da intendere quali manufatti di interesse documentario tutelati dal P.R.G.: a) le edicole votive e cappelle isolate sorte lungo gli antichi percorsi campestri; b) i lavatoi di corredo ai corsi d'acqua e bealere artificiali.
Piano Regolatore del comune di Cossano Canavese Art. 27 – Norme per le aree destinate ad attività agricole [1] Il PRGC individua come tali le aree esterne agli aggregati urbani destinate esclusivamente alle attività e alla residenza rurale ad uso dei conduttori del fondo. [2] Nelle aree destinate ad attività agricole sono obiettivi prioritari la valorizzazione ed il recupero del patrimonio agricolo, la tutela e l’efficienza delle unità produttive, ottenuto anche a mezzo del loro accorpamento ed ogni intervento atto a soddisfare le esigenze economiche e sociali dei produttori e dei lavoratori agricoli. [3] Le concessioni per la edificazione delle residenze rurali sono rilasciate: a) agli imprenditori agricoli ai sensi delle leggi 9 maggio 1875, n.153 e 10 maggio 1976, n.325 e delle L.R 12 maggio 1975, n.27 e 23 agosto 1982, n.18, anche quali soci di cooperative; b) ai proprietari dei fondi e a chi abbia titolo per l’esclusivo uso degli imprenditori agricoli di cui alla lettera a) e dei salariati fissi, addetti alla conduzione del fondo; c) agli imprenditori agricoli non a titolo principale ai sensi del penultimo e ultimo comma dell’art. 2 della L.R ottobre 1978, n. 63 e successive modificazioni e integrazioni e della lettera m) del secondo comma dell’art. 25 della L.R 56/77 che hanno residenza e domicilio nell’azienda interessata. […]
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
[14] I fabbricati a servizio dell’attività agricola quali silos, serre, magazzini, locali per la lavorazione e trasformazione di prodotti agricoli, per il ricovero delle attrezzature necessarie, tettoie e bassi fabbricati, dovranno osservare le seguenti limitazioni […] [15] E’ consentita l’edificazione di bassi fabbricati a confine, purchè non destinati a ricovero animali od abitazione […] [16] Il volume edificabile per le abitazioni rurali […] è computato, per ogni azienda agricola al netto dei terreni incolti ed abbandonati ed al lordo degli edifici esistenti. […] [19] E’ ammessa l’utilizzazione di tutti gli appezzamenti componenti l’azienda anche non contigui e in Comuni diversi, entro la distanza dal centro aziendale ritenuta congrua dalle norme di attuazione del Piano regionale […] [22] Analogamente non sono ulteriormente utilizzabili per servire nuove strutture ed attrezzature […] i terreni la cui capacità produttiva è già impegnata per dimensionare strutture ed attrezzature rurali. [23] Le attività artigianali (DR) situate in area agricola e legittimamente preesistenti alla data di adozione del piano preliminare potranno ampliarsi in base ad uno studio esteso a tutta l’area di proprietà, al fine di razionalizzare l’impianto […] [24] Gli edifici con destinazione a residenza non rurale e regolarmente autorizzati in zona agricola […] ovvero gli edifici comunque destinati facenti parte di azienda agricola che abbia cessato l’attività […] sono soggetti ad interventi interni, di manutenzione o di ristrutturazione edilizia con cambio di destinazione entro le seguenti norme: - destinazione residenziale per i volumi chiuso destinabili a tale funzione nel rispetto delle norme igienico-edilizie senza necessità di aumento della sagoma; - sono consentite destinazioni produttive, connesse alla trasformazione di prodotti agricoli […]
ALLEGATO 2. TAVOLE DI LAVORO
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
PERMANENZE STORICHE DEL TESSUTO RURALE NELL’AMI
1:150.000
Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Idrografia Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
Tematismi interpretativi Castagneti Vigneti e frutteti Centuriazione Cascine
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Paleoalvei Canali irrigui Castelli
INSERIMENTO DELLE PERMANENZE NEL PAESAGGIO RURALE ATTUALE DELL’AMI
1:150.000
Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Idrografia Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - pemanenze Castagneti Vigneti e frutteti Centuriazione Cascine
Tematismi interpretativi - contesti Paleoalvei Canali irrigui Castello
Castagneti Vigneti e frutteti Faggete Coltivi abbandonati Seminativi
Querceti Pioppi
INSERIMENTO DELLE PERMANENZE IN RAPPORTO AI VINCOLI VIGENTI NELL’AMI
1:150.000 Legenda Tematismi di base Ambito di Paesaggio 28 - PPR Regione Piemonte Idrografia Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - permanenze Castagneti Vigneti e frutteti Centuriazione Cascine
Paleoalvei Canali irrigui Castelli
Tematismi interpretativi - vincoli Vincolo ex lege - L. 1497/1939 Vincolo idrogeologico Sito Unesco Candidatura sito Unesco Galassini - L.431/1985
SIR - Rete Natura 2000 SIC - Rete Natura 2000 Parchi - LR 19/2009 TU ZPS - Rete Natura 2000 A B C Fasce PAI
INSERIMENTO DELLE PERMANENZE NEL PAESAGGIO RURALE ATTUALE DELLA PIANURA DEL CATINO MORENICO IN RAPPORTO AI VINCOLI VIGENTI
Legenda Tematismi di base Base ortofoto Google Maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - caratteri storici Canali irrigui - permanenze Canali irrigui Pioppi - permanenze Querceti Castagneti
Centuriazione - permanenze Cascine storiche Paleoalvei
Castelli Piloni votivi Filari di separazione
Tematismi interpretativi - vincoli Corridoi ecologici
1:20.000
INSERIMENTO DELLE PERMANENZE NEL PAESAGGIO RURALE ATTUALE DELLA MORENA MEDIANA DI MASINO IN RAPPORTO AI VINCOLI VIGENTI
Legenda
Tematismi di base Base ortofoto Google Maps
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - caratteri storici Vigneti e frutteti - permanenze Vigneti e frutteti Castagneti - permanenze Castagneti Canali irrigui - permanenze Canali irrigui
Cascine storiche Castelli Pioppi - permanenze Pilone votivo Salici capitozzati
Tematismi interpretativi - vincoli Corridoi ecologici
1:20.000
ALLEGATO 3. ANALISI E PROGETTAZIONE PAESAGGISTICA
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
ELEMENTI DI FORZA E DI CRITICITÀ DEL PAESAGGIO RURALE DELLA PIANURA DEL CATINO MORENICO
1:20.000
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Viabilità principale Viabilità secondaria Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - punti di forza Canali irrigui - permanenze Canali irrigui Cascine storiche attive S.S. della Valle d’Aosta Filari di separazione
Centuriazione - permanenze Paleoalvei Corridoi ecologici Piloni votivi Castelli
Tematismi interpretativi - criticità Fascia PAI A Fascia PAI B Pioppi - permanenze
ELEMENTI DI FORZA DEL PAESAGGIO RURALE DELLA MORENA MEDIANA DI MASINO
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - caratteri storici Vigneti e frutteti - permanenze Vigneti e frutteti Castagneti - permanenze Castagneti Canali irrigui - permanenze Canali irrigui
Piloni votivi Salici capitozzati
Tematismi interpretativi - punti di forza Sistemi di frutteti Galassino Frutteto storico in Galassino Cascine storiche attive Corridoi ecologici Terrazzamenti e muri a secco storici
1:20.000
ELEMENTI DI CRITICITÀ DEL PAESAGGIO RURALE DELLA MORENA MEDIANA DI MASINO
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - criticità Vigneti e frutteti abbandonati dal 1967 Vigneti e frutteti abbandonati dal 1880 Espanzione edificato in area agricola Cambio uso (da frutteto a castagneto) Coltivazioni di pioppi
Tematismi interpretativi - vincoli Fascia PAI A Fascia PAI B Vincolo idrogeologico e idraulico
1:20.000
ELEMENTI DI FORZA E DI CRITICITÀ DEL PAESAGGIO RURALE DELLA MORENA MEDIANA DI MASINO
1:20.000
Legenda Tematismi di base Idrografia Edificato Base cartografica CTR 2010 Regione Piemonte
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
Tematismi interpretativi - punti di forza Vigneti e frutteti - permanenze Castagneti - permanenze Canali irrigui - permanenze Canali irrigui Sistemi di frutteti Frutteto storico in Galassino
Cascine storiche attive Castello di Masino Corridoi ecologici Terrazzamenti e muri a secco storici Piloni votivi Salici capitozzati
Tematismi interpretativi - criticità Espanzione edificato in area agricola Cambio uso (da frutteto a castagneto) Cambio uso (da frutteto a castagneto) Vincolo idrogeologico e idraulico Coltivazioni di pioppi
Corema Il termine corema è stato introdotto dal prof. Brunet, dell’Università di Montpellier, per indicare una rappresentazione schematica del territorio, effettuata utilizzando una raccolta di simboli codificati, utili per eliminare ogni dettaglio superfluo per la comunicazione (e quindi la comprensione) di quanto si vuole raffigurare con la mappa. Si intende, quindi, una rappresentazione che va oltre l’immagine percepita ed approfondisce i rapporti funzionali complessi che gli elementi osservati stabiliscono tra loro o con fattori esterni alla porzione di paesaggio osservata. Il corema, realizzato al termine del lavoro svolto, intende rappresentare e sintetizzare le interrelazioni tra gli elementi del paesaggio rurale storico emersi dalle analisi e i ragionamenti effettuati precedentemente sull’area. Il principale elemento messo in evidenza riguarda la relazione tra i due ambiti esaminati: la collina morenica mediana di Masino e la pianura del catino morenico. Il corema evidenzia, infatti, come queste due aree, con caratteristiche morfologiche diverse, si relazionino tra loro originando due parti complementari dello stesso paesaggio. Si sottolineano inoltre i legami che intercorrono tra gli elementi rurali storici ed il resto del paesaggio, evidenziando come questi si inseriscano in modo armonioso ed uniforme al suo interno. Gli articoli introdotti hanno proprio lo scopo di valorizzare gli elementi storici nel loro complesso, rendendoli parte integrante a livello ambientale, insediativo, percettivo e fruitivo.
Corema relativo agli elementi del paesaggi rurale storico Fonte: elaborazione propria
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
ALLEGATO 4. MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE (Dossier)
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO Allegato Modelli matematici per la decisione
POLITECNICO DI TORINO AREA DELL’ARCHITETTURA a.a. 2014/2015 CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE, URBANISTICA E PAESAGGISTICO- AMBIENTALE ATELIER DI PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA E TERRITORIALE Analisi e progettazione paesaggistica (Prof. Giulia Carlone) Modelli matematici per la decisione (Prof. Roberto Monaco) Pianificazione paesaggistica e territoriale (Prof. Claudia Cassatella - Bianca Seardo)
GRUPPO 14 Di Maria Lorena Nervi Emilio Perniola Laura Torchio Giulia Vidal Celia
! INDICE
1. Introduzione 2. Gli indicatori economici del paesaggio 3. La tecnica della Conjoint Analysis 4. Caso studio: la candidatura UNESCO dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato 5. Valore economico del paesaggio dell’AMI 5.1. Considerazioni sugli indicatori e sul loro peso 6. Modello per la valutazione economica del paesaggio VEP 7. Flussi attrattivi da VEP dei comuni dell’AMI (prima esercitazione) 7.1. La procedura di standardizzazione 7.2. Il calcolo del macroindicatore 7.3. Il calcolo del VEP e l’inserimento dei dati nel modello 7.4. Considerazioni 8. Impatto del consumo di suolo sul verde (seconda esercitazione) 8.1. La potenzialità territoriale 8.2. Il modello per misurare l’impatto 8.3. Il caso di Scarmagno 8.4. Considerazioni
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
1
! 1. INTRODUZIONE Il presupposto a questi ragionamenti è fornire degli strumenti per orientare le scelte, perché il paesaggio non ha un “prezzo” immediato. Quindi il ricorso a strumenti valutativi ha il duplice obiettivo di:
Nella relazione seguente vengono descritte le due esercitazioni del modulo di Modelli matematici per la decisione, utilizzando come fonti le lezioni frontali del Prof. Roberto Monaco, il seminario sul valore economico del paesaggio tenuto da Marta Bottero e alcuni documenti elencati in bibliografia.
- individuare i benefici attesi da determinate azioni di uso e trasformazione del territorio; - misurare l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica legata a tali interventi.
2. GLI INDICATORI ECONOMICI DEL PAESAGGIO Il paesaggio è definito da aspetti di natura economica, che concorrono a caratterizzarne l’identità specifica. La trasformazione del paesaggio fa riferimento a problematiche di carattere complesso, definite da una molteplicità di valori e occorre dotarsi di strumenti di valutazione per supportare la definizione di politiche paesaggistiche e stimarne i benefici attesi. Il paesaggio è multidimensionale e multidisciplinare: possiede più valori (economico, sociale, culturale…) e più discipline lo studiano (architettura, urbanistica, agraria…), ma la valutazione economica del paesaggio tiene conto di una sua specifica natura, ovvero quella economica, e di conseguenza della sua valorizzazione. Una ricerca interessante per questa esercitazione è la “Landscape Indicators” (Cassatella e Peano, 2009), che parte dal concetto della Convenzione dove si afferma che il termine “paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni (Convenzione Europea del Paesaggio, 2000). Questa ricerca individua i valori economici del paesaggio applicabili nel nostro caso all’Anfiteatro Morenico d’Ivrea, elaborando degli indicatori organizzati in cinque macrocategorie: ecologici, storico-culturali, percettivi, usi del territorio ed economici. Il paesaggio si configura come risorsa scarsa, assumendo la natura di bene economico (Marangon e Tempesta, 2008; Reho, 2007), e come bene pubblico, connotando rivalità nulla (l’uso del bene non implica che un altro individuo non possa fornire gli stessi benefici, e connotando escludibilità nulla (nessun individuo non può usarlo). Il paesaggio, non essendo un bene privato (bene pubblico puro) e costituendo un’esternalità, non risponde agli stessi meccanismi del mercato.
(Marta Bottero, 2014) Importante notare che le analisi e le valutazioni devono mettere in relazione il valore del paesaggio con il contributo che esso ha all’interno del sistema socio-economico di cui è parte, tenendo conto per esempio di flussi turistici, occupazione nel settore agricolo ecc.(Eser, 1999; Nordregio, 2000). La valutazione economica del paesaggio tiene conto anche dei benefici ritraibili. Il valore del paesaggio, infatti, è funzione delle caratteristiche storiche, culturali, ricreative, sceniche ed estetiche, ambientali ed ecosistemiche, difensive e produttive (Marangon e Tempesta, 2008). Esistono differenti tipologie di benefici ritraibili: - derivanti da attività ricreative svolte nel paesaggio; - connessi al possesso di un’abitazione in un certo sistema paesaggistico; - derivanti dalla conservazione del paesaggio come bene storico-culturale. Per la definizione del valore economico esistono due categorie di indicatori: - indicatori consolidati nell’analisi economica, che danno specifiche risposte nella valutazione (numero di turisti, numero di occupati, numero di aziende ecc.) - indicatori di carattere estimativo, che devono essere costruiti a seconda del paesaggio tenendo conto, per esempio, delle sue caratteristiche storiche, culturali e sceniche. Il valore di mercato di un immobile dipende sia dalle sue caratteristiche intrinseche (superficie, stato di manutenzione, età...) sia da quelle estrinseche (vicinanza a servizi e centri urbani, accessibilità, qualità del paesaggio, qualità dell’aria, ...). Disponendo di un numero rilevante di dati è possibile stimare il rapporto esistente tra prezzo e qualità del paesaggio. I modelli valutativi di riferimento per le analisi sono due: il modello delle preferenze affermate, attraverso il metodo delle Valutazione di Contingenza e il metodo delle spese difensive. Il primo si basa sulla possibilità di delineare un mercato ipotetico per il bene al cui interno il consumatore possa manifestare la propria disponibilità a pagare per la conservazione o il miglioramento qualitativo del bene, o ad essere rimborsato nel caso di un peggioramento qualitativo o di una sua diminuzione di disponibilità.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
2
! Il secondo metodo si basa sulla stima dei costi sostenuti dai privati o dalla pubblica amministrazione per contrastare il degrado dei beni ambientali causato dalle modificazione dell’ambiente. Per la stima di tali costi occorre individuare gli interventi rivolti alla conservazione del paesaggio, il tempo ad essi dedicato e il costo dei mezzi impiegati a tale scopo.
3. LA TECNICA DELLA CONJOINT ANALYSIS L’Analisi Congiunta (Conjoint Analysis) è una tecnica statistica multivariata che ha origine dalla psicologia matematica. Fu sviluppata nei primi anni '70 dal professor Paul Green e da V. R. Rao alla Wharton School presso l’Università della Pennsylvania. Con il termine Conjoint Analysis si indica un insieme di tecniche di analisi statistica molto applicate nell’ambito delle ricerche di marketing con la finalità di studiare i modelli di scelta dei consumatori a partire da giudizi di preferenza espressi da questi ultimi relativamente a diversi profili di un prodotto/servizio che si intende sviluppare. Il principio-base è l’utilità del consumatore e le due principali assunzioni sono (Bravi e Giaccaria, 2006): - la scelta è governata dal principio di massimizzazione; - un prodotto-servizio può essere visto come un insieme di attributi dai quali il soggetto ricava utilità.
4. CASO STUDIO: LA CANDIDATURA UNESCO DEI PAESAGGI VITIVINICOLI DI LANGHE-ROERO E MONFERRATO (FONTE: SITI, 2011) Un caso studio importante per la messa in pratica della Conjoint Analysis è la candidatura UNESCO dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato del Piemonte. La valutazione è condotta su un territorio specifico (Langhe) (SiTI, 2011) attraverso la tecnica della Conjoint Analysis. Viene di seguito riportata la proposta metodologica per l’analisi e le finalità della sperimentazione. A partire dall’individuazione degli attributi rilevanti per il complesso sistema in esame, l’analisi proposta mira a giungere ad una misura del valore del paesaggio nel suo complesso e delle singole caratteristiche del sito (Bottero et al., 2011). La prima fase è la definizione di attributi e l’individuazione, per ognuno, di livelli. Importante sottolineare che il costo si riferisce alla spesa che il rispondente è disposto a sostenere per implementare l’alternativa che di volta in volta è chiamato a considerare. In questo caso si riferimento ad un’extra-tassa per i residenti e a una spesa giornaliera per i turisti.
Le fasi dell’analisi possono essere sintetizzate in: - Individuare gli attributi: identificazione delle caratteristiche chiave del servizio o del bene in esame. - Assegnare i diversi livelli agli attributi: i livelli devono essere plausibili, attivabili e avere la possibilità di essere scambiati. - Definire lo scenario da presentare: agli individui sono presentati scenari ipotetici in cui sono combinati diversi livelli di attributi (100-200 persone circa).. - Stabilire le preferenze: le preferenze per uno scenario sono ottenute dai rispondenti al questionario di indagine (definire le relazioni tra utilità e scelte, ovvero la disponibilità a pagare). - Analisi dei dati: comprende l’individuazione del rapporto tra attributi e preferenze utilizzando un’analisi statistica di regressione (utilizzare un coefficiente di regressione per ogni attributo). Questa tecnica è applicata spesso all’ambiente e da non molto anche al paesaggio, sopratutto per la definizione della disponibilità a pagare per la fruizione di un determinato paesaggio e della formalizzazione delle caratteristiche percepite. L’utilizzo della Conjoint Analysis negli studi in campo paesaggistico permette non solo di stabilire l’importanza delle singole componenti che costituiscono un paesaggio ma anche di determinare il valore di diversi assetti paesaggistici (Tempesta e Thiene, 2006; Bullock e Collier, 2011). Il trattamento delle informazioni fa ricorso ai modelli di carattere statistico che permettono di misurare la disponibilità a pagare da parte degli individui in merito ai singoli attributi e al paesaggio nel suo complesso. Attraverso l’osservazione delle scelte effettuate e le connessioni dei diversi attributi ai parametri del modello relativi agli attributi monetari è possibile derivare specifiche misure di benessere economico (Adamowicz et al., 1998; Boxall et al., 1996). Viene effettuato un pretest per settori di costi, ovvero attraverso un’intervista ad esperti viene definita la disponibilità a pagare disaggregando il dato per turisti e per residenti: quale alternativa preferisci? Il set di alternative elaborate e scelte corrispondono ai prezzi impliciti. Questi ultimi sono corrispondenti alla disponibilità a pagare che è correlata al profilo socio-economico degli intervistati (maggiore è il reddito e maggiore è la disponibilità a pagare). ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
Nei riquadri verdi gli attributi, in quelli grigi i livelli per ognuno. (Marta Bottero, 2014) Le fasi successive della metodologia proposta sono: - fase dello sviluppo della valutazione: secondo la metodologia Choice Experiment, ovvero il questionario prevede l’analisi di profili alternativi e alcune domande per mappare il profilo degli intervistati e le interviste saranno condotte face-to-face e dirette a turisti e residenti. fase del Pre test: al fine di validare ulteriormente gli attributi e i livelli individuati e procedere alla determinazione dei parametri di costo da inserire nella valutazione è stato organizzato un pre test con alcuni esperti del settore. questionario pre test: l’obiettivo è individuare i livelli dell’attributo costo da inserire nel modello, attraverso un questionario per la determinazione della disponibilità a pagare per turisti e residenti.
3
! -
-
questionario per la valutazione: i livelli ottenuti attraverso il pre test sono stati elaborati attraverso un’operazione di media aritmetica. Una volta completato il modello con i livelli definitivi dell’attributo costo è stato possibile procedere al completamento del modello e alla somministrazione dei questionari. I questionari sono stati fatti nell’estate 2013 a circa 200 intervistati (tra turisti e residenti). Per i turisti, i questionari sono stati preparati in inglese, francese e tedesco. analisi dei dati: al momento, la somministrazione dei questionari è terminata e i dati sono in fase di analisi e elaborazione e i risultati finali del modello saranno disponibili a breve.
Il questionario per la valutazione è strutturato come segue: - introduzione: la prima pagina ha come obiettivo la presentazione della ricerca e degli obiettivi della valutazione; parte 1: finalizzata alla definizione del contesto nel quale di inserisce la valutazione; - parte 2: fa riferimento all’esperimento di scelta e gli intervistati sono chiamati a scegliere l’alternativa preferita (differente per turisti e residenti); - parte 3: fa riferimento alla definizione del profilo socio-economico dell’intervistato. In conclusione il valore del paesaggio deriva dalle funzioni che esso svolge, cioè dal tipo di bisogni che può soddisfare e quindi dei benefici che può produrre (OCSE, 2001). La definizione di politiche paesaggistiche deve essere supportata da analisi specifiche e criteri di valutazione oggettivi. In letteratura esistono numerosi metodi in grado di determinare in maniera attendibile dal punto di vista scientifico il valore del paesaggio e tali approcci valutativi permettono di mettere al centro dell’attenzione le preferenze degli abitanti e della popolazione locale, consentendo di misurare indici sintetici di qualità di vita (Mondini, 2009). Ulteriori sperimentazioni saranno necessarie per consolidare e validare le tecniche e gli strumenti di valutazione proposti e occorrerà approfondire lo studio di indicatori economici in framework più ampi di indicatori del paesaggio al fine di formulare valutazioni olistiche e integrate (Cassatella e Peano, 2011). L’utilizzo di indicatori economici negli studi paesaggistici costituisce una linea di ricerca molto promettente dal punto di vista della definizione e della valutazione delle azioni di trasformazione del territorio.
5. VALORE ECONOMICO DEL PAESAGGIO DELL’AMI L’obiettivo dell’analisi fa riferimento alla definizione del valore economico del paesaggio in esame attraverso lo sviluppo di un sistema di indicatori e il calcolo di un indice complessivo. Il valore economico è considerato adimensionale, quindi non fa riferimento a un valore monetario, ovvero più è alto e più vale. In particolare, il sistema di indicatori individuato riguarda diversi aspetti del paesaggio che vengono in questo caso interpretati in maniera coordinata al fine di giungere ad un indice sintetico in grado di produrre informazioni sistematiche che potrebbero essere utili per supportare strategie di tutela e di trasformazione dell’area. L’indice sintetico corrisponde a informazioni facili da capire per i decisori. Le fasi della valutazione sono: - definizione di un sistema di indicatori per la valutazione; - standardizzazione degli indicatori su una scala comune; - definizione di un set di pesi relativi all’importanza di ciascun indicatore; - applicazione della procedura matematica per la combinazione dei dati parziali.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
La valutazione economica del paesaggio in esame è stata strutturata a partire da un sistema di indicatori specifici (rilevati a livello comunale), organizzati secondo 4 categorie o macroindicatori di valore: - A – agricoltura; - T – turismo; - M – mercato immobiliare - F – settore forestale. Le 4 categorie sono composte da indicatori e per ognuno viene definita l’unità di misura e il peso assegnato. (Vedi tabella seguente)
Categoria
A agricoltura
T turismo
M mercato immobiliare
F settore forestale
Indicatore
Unità di misura
Peso (w)
A.1 Aziende agricole
n°
0,049
A.2 Occupati nel settore agricolo
n°
0,245
A.3 Aziende di tipo biologico
n°
0,129
A.4 Aziende certificate con marchio DOP/IGP
n°
0,401
A.5 Superficie Agricola Utilizzata
ha
0,176
T.1 Arrivi
n°
0,559
T.2 Posti letto
n°
0,089
T.3 Posti letto in agriturismo
n°
0,325
M.1 Valore immobiliare a metro quadro
€/mq
1
M.2 Valore terreno agricolo a metro quadro
€/mq
0
F.1 Aziende che operano nel settore forestale
n°
0,25
F.2 Superficie boscata
ha
0,75
4
! 5.1 CONSIDERAZIONI SUGLI INDICATORI E SUL LORO PESO Modello per il calcolo del VEP Dati questi indici risulta interessante fare alcune considerazioni: il valore di mercato dei terreni agricoli non era presente fin da subito nella tabella, in quanto, a differenza degli altri, non si riferisce ad un valore per comune, ma per copertura di uso del suolo. Nell’esercitazione questi dati verranno inseriti in un modello matematico, strumento il cui risultato è da guardare in modo critico; infatti i dati non hanno lo stesso dominio, ovvero non sono omogenei (hanno tutti unità di misura differenti) e per tale ragione vanno aggregati e, quindi, standardizzati (tutti i valori standardizzati saranno tra 0 e 1). Il processo di standardizzazione verrà illustrato in seguito, utilizzando come esempio pratico l’esercitazione sui quattro comuni. La determinazione dei pesi, nel caso in esame, è avvenuta attraverso la tecnica dell’Analytic Hierarchy Process, AHP (Saaty, 1980), sia al livello delle categorie che al livello degli indicatori specifici. I pesi sono stati desunti secondo il principio del confronto a coppie: gli indicatori sono confrontati a coppie rispetto al livello superiore. I giudizi di importanza sono formulati sulla base di una scala a 9 punti dove 1 indica importanza uguale dei due elementi confrontati e 9 importanza molto elevata di un elemento rispetto all’altro. L’estrazione dell’autovettore dalla matrice del confronto a coppie fornisce il vettore priorità degli elementi considerati, ovvero un vettore che sintetizza i valori della matrice e che la caratterizza. Nel caso in esame, le matrici di confronto a coppie del modello sono state compilate dalla professoressa Claudia Cassatella e i dati sono stati elaborati attraverso l’utilizzo del software Expertchoice. Tra tutti gli indicatori, ricordandoci sempre che il nostro campo di azione è il paesaggio e il nostro obiettivo è il calcolo del VEP, possiamo notare che, tra tutti gli indicatori, quello che ha il peso maggiore è il numero di aziende DOP/IGP, mentre quello che ha il peso minore è proprio il numero di aziende. È interessante notare anche che nel paesaggio l’agricoltura assume un peso molto maggiore (0,57) rispetto al valore immobiliare (0,075).
!!! = !! ! !! 1 −
!! !!
+
! !!!!! !!!!!
1−
!!" !!
!! Error! Digit expected.
Ai = VEP = attrattività dei territorio i pi (0) = numero di residenti dij = le sei distanze tra i comuni dM = MAX [d ij] = la distanza massima tra quelle tra i quattro comuni si = 180 abitanti / kmq !!! = !! ! !! ! −
!! !!
+
! !!!!! !!!!!
!−
!!" !!
!! =
dM è il termine che modera l’attrattività Ai ; quando considero il
comune più distante il valore più basso è ½ e l’attrattività si annulla. !!! = !! ! !! ! −
!! !!
+
! !!!!! !!!!!
!−
!!" !!
!! = termine logistico
N= 4 = numero di comuni considerati Al modello possono essere aggiunti i termini +Ii e -Ei che tengono conto rispettivamente di immigrati ed emigrati dal territorio considerato e l’interpolazione tra la popolazione residente e i flussi turistici risultato positivo, se c’è interpolazione o negativo se c’è competizione.
Cijpipj
, che darà
6. MODELLO PER LA VALUTAZIONE ECONOMICA DEL PAESAGGIO VEP Il modello utilizzato per questa esercitazione fa riferimento a un sistema multipolare ed è legato al problema dei residenti per il calcolo dell’attrattività dei luoghi, che poi in seguito è stato esteso nelle sue applicazioni ad altri casi. Il numero di residenti è proporzionale al numero di individui nel territorio: più persone sono presenti nel territorio e più aumentano i residenti; un esempio è dato dal fatto che quando un individuo si trasferisce da un luogo ad un altro attira persone nel luogo di arrivo. Il termine si viene definita “soglia”, ovvero è il numero massimo di cittadini per territorio oltre il quale inizia il disagio: da studi il termine viene considerato pari a 180 abitanti / km2. Se la popolazione residente supera questo valore allora il territorio è già in condizioni di disagio. Il pedice i corrisponde alle popolazioni all’interno del territorio considerato, mentre il pedice j corrisponde alle tutte le persone diverse da quelle in i. Nel modello originale si considerano due attrattività diverse, ma nel nostro caso si considera che l’attrattività sia uguale sia per chi è all’interno del territorio, sia per chi è fuori, tenendo solo conto delle distanze d.
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
5
! 7. FLUSSI PER ATTRATTIVITÀ DA VEP DEI COMUNI DELL’AMI (PRIMA ESERCITAZIONE) Questa esercitazione ha come obiettivo la ricerca del coefficiente di attrattività per ogni comune, ovvero il valore normalizzato del VEP. Il risultato che vogliamo ottenere è quello di analizzare la percentuale di VEP iniziale (t0) rispetto a quella finale, calcolata ad un determinato tempo t. I comuni presi in esame sono: Scarmagno (comune principale), San Martino Canavese, Perosa Canavese e Romano Canavese (comuni di riferimento).
7.1 LA PROCEDURA DI STANDARDIZZAZIONE Il primo passaggio della valutazione fa riferimento alla procedura di standardizzazione o normalizzazione, finalizzata a trasformare i dati originari dei singoli indicatori su una scala comune al fine di poter confrontare i diversi valori e poter poi procedere all’aggregazione. Per lo sviluppo della standardizzazione sono disponibili diverse formule specifiche. Nel caso in esame, la standardizzazione dei valori dei vari indicatori rilevati è stata effettuata secondo la formula (1):
dove i è il valore normalizzato dell’indicatore, x è il valore originario dell’indicatore e x è il valore , i i max massimo assunto dall’indicatore nel set di dati considerato. In particolare, ai fini dello sviluppo dell’esercitazione ciascun indicatore va normalizzato dividendolo per il valore più alto riscontrato per lo stesso indicatore tra i 4 comuni di ciascun gruppo. Esempio: a1 = A1/max(dei valori A1 tra i 4 comuni del gruppo) Il primo passaggio dell’esercitazione corrisponde nello standardizzare, seguendo la procedura sopra riportata, il valore di ogni indicatore. Nelle tabelle seguenti vengono indicati i macroindicatori, gli indicatori, i dati di riferimento e la loro normalizzazione per ogni comune.
Tabella dati residenti e superficie
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
Comuni
Provincia
Residenti (31 Dic 2012)
Superficie comunale (km2)
Scarmagno
TO
814
8,03
San Martino Canavese
TO
859
9,79
Perosa Canavese
TO
559
4,71
Romano Canavese
TO
2880
11,21
6
! Tabella delle distanze reali standardizzate (individuate utilizzando il percorso più rapido in Google Maps)
Tabella della categoria A agricoltura, con i suoi indicatori e i valori standardizzati per ogni comune Comuni
Percorso di riferimento
Distanze (km)
Scarmagno-San Martino C.
3,9
Scarmagno-Perosa C.
2,2
Scarmagno-Romano C.
2,4
San Martino C.-Perosa C.
3,1
San Martino C.-Romano C.
5,6
Perosa C.-Romano C.
3,9
A - Agricoltura (2010) n° aziend e (valor e assolut o)
IAA (indicator e normalizz ato a1)
n° Occupati
IO (a2)
n° azien de bio
IAB (a3)
n° aziende DOP/I GP
IADI (a4)
SAU (ha)
ISAU (a5)
Scarmagno
23
0,38333
32
1
1
2
44
0,73333
52
0
0
8
30
0,50000
36
0
0
4
Romano Canavese
60
1,00000
92
1
1
10
0,2000 0 0,8000 0 0,4000 0 1,0000 0
0,66
San Martino Canavese Perosa Canavese
0,347 83 0,565 22 0,391 30 1,000 00
0,0069 3 1,0000 0 0,0346 7 0,7230 5
normalizzate
95,18 3,3 68,82
Tabella della soglia di affollamento: ottenuta moltiplicando la superficie comunale per 180 abitanti per Km2 Tabella della categoria T turismo, con i suoi indicatori e i valori standardizzati per ogni comune Soglia di affollamento
Indice di affollamento
Scarmagno
1445,4
101,369863
San Martino Canavese
1762,2
87,74259448
Perosa Canavese
847,8
118,6836518
Romano Canavese
2017,8
256,9134701
Comune
Comuni
T - Turismo (2012) n° Arrivi IAR (t1)
Scarmagno San Martino Canavese Perosa Canavese Romano Canavese
0 0 0 0
n° Posti Letto Totali
IPLT (t2)
155 18 0 160
0,96875 0,11250 0,00000 1,00000
n° Posti Agriturismo
6
letto
IcPLAT (t3)
0 1 0 0
Tabella della categoria M mercato immobiliare al 2012, con i suoi indicatori e i valori standardizzati per ogni comune
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
Comuni
M - Mercato Immobiliare (2012) Valore di Mercato €/mq IVM (m1)
Scarmagno San Martino Canavese Perosa Canavese Romano Canavese
800 730 700 825
0,96970 0,88485 0,84848 1,00000
7
! Tabella della categoria F settore forestale al 2012, con i suoi indicatori e i valori standardizzati per ogni comune Comuni
F - Forestale (2012) n° Aziende Forestali IAF (f1)
Scarmagno San Martino Canavese Perosa Canavese Romano Canavese
0 1 0 0
0 1 0 0
Tabella dei macroindicatori normalizzati Comuni
Superficie Boscata (ha) ISB (f2)
276,448559 556,267068 56,561771 69,738893
0,49697 1,00000 0,10168 0,12537
Scarmagno San Martino Canavese Perosa Canavese Romano Canavese
Macroindicatori normalizzati A T 0,31442 0,08622 0,67121 1,00000 0,28687 0,00000 1,00000 0,08900
M 0,96970 0,88485 0,84848 1,00000
F 0,37273 1,00000 0,07626 0,09403
7.2 IL CALCOLO DEL MACROINDICATORE
7.3 IL CALCOLO DEL VEP E L’INSERIMENTO DEI DATI NEL MODELLO
Dopo aver normalizzato ogni indicatore, il procedimento successivo è il calcolo del macroindicatore: si seguono i procedimenti di pesatura e aggregazione. I passaggi successi della valutazione riguardano la ponderazione degli indicatori considerati e l’aggregazione finale dei dati.
A questo punto possiamo procedere con il calcolo del VEP, seguendo il procedimento (2). Il VEP si calcola come media pesata dei macroindicatori normalizzati. Il valore del VEP di ogni comune è stato normalizzato.
In particolare, Il macroindicatore di ogni comune va poi calcolato come media pesata degli indicatori normalizzati. (2) Esempio: A = (a1*w1 + a2*w2+ a3*w3+ a4*w4+ a5*w5)/(w1+w2+w3+w4+w5) dove w esprime il peso dell’indicatore i-esimo. i Tabella dei macroindicatori per ogni categoria Comuni Scarmagno San Martino Canavese Perosa Canavese Romano Canavese
Macroindicatori A T 0,31442 0,08622 0,67121 0,36201 0,28687 0,00000 0,95126 0,08900
M 0,96970 0,88485 0,84848 1,00000
F 0,37273 1,00000 0,07626 0,09403
A loro volta i macroindicatori vanno normalizzati, dividendo ogni valore per il valore massimo, seguendo la procedura (1).
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
Tabella dei valori del VEP e dei valori del VEP normalizzato per ogni comune Comuni
VEP
Scarmagno San Martino Canavese Perosa Canavese Romano Canavese
0,33613 0,80395 0,24141 0,67754
VEP normalizzato 0,41810 1,00000 0,30028 0,84275
Giunti a questo punto si hanno tutti i valori da inserire nel calcolatore per individuare i flussi per attrattività da VEP dei comuni in esame. I valori inseriti nel programma del modello predisposto dal professor Roberto Monaco come parametro di attrattività sono i seguenti: - valore del VEP normalizzato per ogni comune come parametro di attrattività; - numero di residenti di ogni comune; - distanza reale tra i comuni; - indice di affollamento.
8
! Assegnando un tempo di osservazione pari a t=4, si può osservare il seguente grafico.
7.4 CONSIDERAZIONI Dal grafico si può notare come il comune di Scarmagno abbia un'elevata crescita percentuale anche se ha un indice di attrattività basso (0,41810): questo è dedotto considerando le distanze reali tra i comuni. Scarmagno, infatti, si trova in una condizione favorevole; le sue mutue distanze con gli altri comuni considerati sono: Scarmagno – San Martino Canavese: 3,9 km Scarmagno – Perosa Canavese: 2,2 km Scarmagno – Romano Canavese: 2,4 km In questo caso la distanza che ha con gli altri comuni gioca un ruolo abbastanza importante nei confronti della crescita della popolazione, che aumenta dell’11,92%. Il comune di San Martino Canavese ha due caratteristiche importanti, ovvero è il comune, tra quelli considerati, con massimo VEP (corrispondente al valore 1 per il VEP normalizzato e a 0,80395 per il VEP) e minore indice di affollamento 87,74259448. San Martino Canavese misura una crescita percentuale di 7,5 punti, passando dal 16.80% al 24,52%. Perosa Canavese è il comune più piccolo considerato, sia in termini di popolazione, 559 abitanti, che di superficie 4,71 km2. Questo comune ha anche il VEP più basso tra i quattro, ovvero 0,30028 (VEP normalizzato). Ciò nonostante la popolazione passa dal 10,94% al 19,44%, con una crescita dell’8,5%. A giocare un ruolo importante nel modello è l’indice derivato dal valore di mercato degli immobili che risulta essere il minore tra i comuni considerati: 700€/m2. Il comune con il valore di mercato maggiore è Romano Canavese, 825€/m2. Questo comune risulta essere l’unico dove la popolazione cala: si passa da una situazione iniziale del 56,36 % al 28,89%, registrando una diminuzione del 27,47%. Romano Canavese ha un VEP molto alto, pari a 0,84275 (VEP normalizzato), ma nonostante ciò la popolazione diminuisce per colpa dell’affollamento. La soglia di affollamento è 2017,8, mentre l’indice di affollamento è 256,9134701 (si ricorda che il valore soglia considerato è 180 abitanti per km2).
Percentuale popolazione al tempo t=0
Percentuale popolazione al tempo t=4
15,92 % 16,80% 10,94% 56,36%
27,14 % 24,52% 19,44% 28,89%
Scarmagno San Martino Canavese Perosa Canavese Romano Canavese
Scarmagno San Martino Canavese Perosa Canavese Romano Canavese
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
9
! I dati utilizzati nel modello sono:
8. IMPATTO DEL CONSUMO DI SUOLO SUL VERDE (SECONDA ESERCITAZIONE) In questa esercitazione considereremo modelli di ecologia del paesaggio, che riescono a simulare il funzionamento di un sistema ambientale e a qualificarne i processi. Il modello matematico preso in considerazione ipotizza la variazione di superficie verde nel tempo, sia proporzionale sia alla quantità stessa di verde, sia alla percentuale 1-V di zone non ancora ricoperte dal verde stesso. Quindi l’incremento del verde risulterà più grande, tanto è più esteso il verde stesso e più piccolo quanto più ridotta sarà la percentuale di zone 1-V a cui il verde non si sarà ancora esteso.
ci = indice di consumo di suolo Vi0 = Btc media bi = indice di Btc Ui = percentuale di costruito (calcolato da fine anni ’90) Il modello ha due soluzioni di equilibrio e quattro scenari: la prima soluzione (caso1) ha un solo scenario che non si verifica mai nelle nostre analisi. Infatti, per tutti i comuni l’indice di Btc è maggiore dell’indice di costruito bi > ci e quindi nel modello si tiene conto di questa soluzione di stabilità (caso 2).
8.1 LA POTENZIALITÀ TERRITORIALE Il territorio che consideriamo viene definito ecomosaico composto da unità di paesaggio o settori ecologici, ovvero porzioni di territorio divise da barriere antropiche (infrastrutture, edificato ecc) e/o naturali (fiumi, laghi ecc). All’interno di ogni unità di paesaggio possiamo trovare aree ricoperte in modo omogeneo da costruito o da non costruto: queste omogeneità vengono definite ecotopi o biotopi con lo stesso landcover che possiedono una propria energia biologica. Il parametro b è un parametro dipendente dal tipo di vegetazione della regione considerata ed è proporzionale all’energia biologica accumulata nelle varie unità paesistiche. L’energia biologica accumulata viene definita anche biopotenzialità territoriale e viene misurata tramite il BTC (Capacità biologica territoriale) in Mcal/m2.anno. Il BTC è tra 0 e 6,5 e ogni terreno ha il proprio: i vari terreni sono suddivisi in classi composti da tipi di vegetazione e il pedice i corrisponde ai settori. L’esercitazione si pone come obiettivo il calcolo dell’impatto dell’edificato sul verde, definendo dei possibili scenari.
Se invece vogliamo ricadere nel caso 1 (bi <
ci), dobbiamo considerare che il caso 1 è stabile quando non esiste il caso 2, quindi, possiamo sommare alla percentuale di costruito l’indice di costruito: Ui + ci
8.2 Il modello per misurare l’impatto Di seguito viene ripotato il modello utilizzato per l’esercitazione: V’i = bi Vi (1-Vi) – ci Vi
Vi (t=0) = Vi0
1 < i < 14 Vi[1] = 0
Vi[2] =
!! !!! !!
1. Vi[1] stabile bi < ci 2. 3. 4.
Vi[2] stabili bi > ci
V i[2] < Vi0
(1-Vi0) <
Vi[2] > Vi0
(1-Vi0) >
V i[2] > Vi0
(1-Vi0) >
!! !! !! !! !! !!
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
e
biUi0 < ci
e
biUi0 > ci
10
! 8.3 IL CASO DI SCARMAGNO
8.4 CONSIDERAZIONI
Tabella dei dati utili per l’esercitazione (è evidenziato il comune di Scarmagno preso come comune di rifermento)
Da questo possiamo notare di ricadere nel secondo scenario: uno scenario parzialmente negativo dove il verde di qualità è minore di quello iniziale e il consumo di suolo ha danneggiato il territorio. Il terzo scenario corrisponde all’aumento del verde di qualità rispetto alla situazione di partenza, mentre il quarto a zone miste dove il verde di qualità convive con edificato e/o agricoltura. Dai dati si può notare come il comune di Scarmagno abbia BTC mediamente alto, rispetto agli altri comuni, ma con un indice di costruito abbastanza elevato. Il verde di qualità non è bassissimo ma nella media, come anche la percentuale di costruito. Considerando anche i dati della percentuale di costruito della Provincia di Torino, pari a 0,7%, e quella della parte montana della Provincia di Torino, pari a 0,15%, possiamo notare come in questi ultimi anni si sia costruito molto e non si abbia una buona convivenza tra costruito e verde di qualità (il modello in questo caso avrebbe indicato lo scenario quattro).
Importante notare che: . BtcTOT = Vi0 superficie comunale BtcMAX = 6,5 BtcMEDIA = BtcTOT / superficie comunale
bi = BtcMEDIA / BtcMAX ci = consumo di suolo mq / superficie comunale mq Ui = [(superficie comune + superficie naturale) – superficie agricola] / superficie comunale Come detto in precedenza prendiamo in esame il caso dove Scarmagno. Dalla tabella sappiamo che:
bi
>
ci
e svolgiamo i calcoli sul comune di
Vi = 2,10 bi = 0,32 ci = 0,15 1- Vi < ci / bi 1-2,10 < 0,15/0,32 -1,1 < 0,46875
ANALISI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE STORICO ALLEGATO MODELLI MATEMATICI PER LA DECISIONE
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