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La Riviera di Ulisse

La Riviera di Ulisse

di Vincenzo Marino

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Come perla su promontorio di bianco accechi rondini impazzite. Girotondi nel cielo planate a pelo d’acqua. Nei ricordi sarai sorriso fino al prossimo appuntamento. Sabbia e onde tra gli scogli e con gli occhi chiusi respiro il tuo mare. [“A Sperlonga” di Patrizia Portoghese 1]

Parafrasando Enrico IV di Navarra2, possiamo tranquillamente dire senza timore di smentite che Sperlonga val bene una poesia… Anzi, molte di più di una. Ogni passo tra le case eburnee, lungo i vicoletti apparentemente deserti, è un verso di una poesia che non ha mai termine.

È l’ora del pranzo per gli abitanti dell’antico borgo di pescatori. Le barche sono in darsena; la domenica difficilmente escono in mare. L'aria è permeata dai profumi del pesce che da ogni casa percorrono i vicoli in un variopinto carosello di fragranze.

Ogni tanto il silenzio viene rotto dal suono metallico di una forchetta che si appoggia al piatto, dalla melodia di due calici di vino che si uniscono in un brindisi, dalle stridule grida di due bambini che giocano. Da una delle case ascoltiamo l’uggiolio di un cucciolo che vuol essere coccolato dal padrone.

1 Su cortese autorizzazione dell’autrice 2 “Paris vaut bien une messe”

Alziamo lo sguardo sulle piccole finestre sul vicolo che stiamo percorrendo. Un gatto ci osserva scendere verso il mare. Ci accompagna, curioso, con lo sguardo fino all’angolo della casa. Svoltiamo e ci troviamo immersi in un altro vicolo, bianco, silenzioso, magico. L’unica differenza: il profumo del mare ancora più intenso. Siamo di fronte alla Torre Truglia. Adagiata sulla punta del promontorio roccioso su cui sorge Sperlonga, questa torre di avvistamento ha origini romane. Fu riedificata attorno al 1530, distrutta e più volte ricostruita. Per un centinaio di anni è stata la sede della Guardia di Finanza. In seguito è stata sede del “Centro educazione dell’ambiente marino” del Parco naturale della Regione Lazio “Riviera di Ulisse”. Sperlonga si trova sullo sperone di roccia che rappresenta l’ultima propaggine del sistema montuoso dei Monti Aurunci che si tuffa nel Mar Tirreno. I suoi dintorni sono quasi interamente pianeggianti. Bellissima è la spiaggia di sabbia bianca e dorata, interrotta da alcune formazioni rocciose a picco sul mare che formano piccole cale di difficile accesso (spesso l’unica via è il mare).

Secondo una mitica tradizione, presso Sperlonga sorgeva la città di Amyclae (in greco Αμύκλαι), fondata dagli Spartani. In età romana sorsero nel territorio, inquadrato nella giurisdizione del municipio di Fundi, numerose ville, la più celebre delle quali è quella dell'imperatore Tiberio, comprendente una grotta naturale modificata e decorata con sculture del ciclo di Ulisse. Le ville fungevano anche da centri di produzione per l'industria

della pesca (vasche per l'allevamento).

Nel VI secolo i ruderi della villa imperiale furono adoperati come rifugio, ma il paese si sviluppò sul vicino promontorio di San Magno (65 m s.l.m.), uno sperone dei monti Aurunci, a difesa dalle incursioni via mare dei saraceni. Il nome deriva probabilmente dalla grande grotta (spelunca) inglobata nella villa di Tiberio. Il Castrum Speloncae viene menzionato in un documento del X secolo: comprendeva una piccola chiesa dedicata a san Pietro, patrono dei pescatori. Il paese si sviluppò intorno al castello progressivamente, per cerchi concentrici. Nell'XI secolo l'abitato fu cinto da mura, di cui restano due porte: la "Portella" o "Porta Carrese" e la "Porta Marina"; entrambe portano lo stemma della famiglia Caetani.

Sperlonga restò un piccolo paese di pescatori, continuamente minacciato dalle incursioni dei pirati, i quali, come ricordano vari murales, arrivarono a rapire gli abitanti per ridurli in schiavitù. Malgrado la costruzione di una serie di torri di avvistamento con la funzione di difesa costiera, la cittadina venne assalita e saccheggiata una prima volta nel 1534 dall'ammiraglio ottomano Khair Ad-Dìn, detto il Barbarossa; nel 1623 una flotta di corsari barbareschi vi fece un'altra incursione, di cui resta memoria nel poema "Il sacco e rovina di Sperlonga" nel 1623 del chirurgo e poeta Curzio Mattei di Lenola.

Ricostruita fra i secoli XVII e il XIX, assunse la forma attuale, detta "a testuggine", e vi vennero erette chiese e palazzi signorili. Appartenente da secoli al Regno di Napoli e poi al Regno delle Due Sicilie, Sperlonga era

compresa nell'antica provincia di Terra di Lavoro, in particolare nel distretto di Gaeta. Anche dopo la sconfitta militare di Francesco II di Borbone ad opera di Garibaldi e la successiva annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna (poi dal 1861 Regno d'Italia), Sperlonga continuò a far parte della sopraddetta provincia. Nel 1927, volendo il regime fascista ridimensionare la provincia di Terra di Lavoro, il territorio del comune di Sperlonga fu annesso al Lazio (provincia di Frosinone, poi alla Provincia di Roma) togliendolo alla Campania, dove in quello stesso periodo veniva fondata la provincia di Caserta. Dal 1934 la cittadina fu incorporata nella neocostituita provincia di Latina (all'epoca Littoria).

Arrampichiamo?

La zona che va da Sperlonga alla Piana di Sant’Agostino ed oltre, fino al Grottone della Spiaggia dei 300 gradini, è un paradiso per gli arrampicatori. In inverno infatti le pareti sono soleggiate e si sta bene anche nei mesi più freddi. Si arrampica con vista mare ed in estate, quando fa caldo, c’è il refrigerio delle vie d’arrampicata del Grottone, fresche e ombreggiate.

Chiariamo che con la denominazione Sperlonga, si identificano le pareti meridionali e in parte sud-occidentali del Monte Vannelamare situate 4 km a ESE del paese di Sperlonga. Per la

qualità assolutamente eccezionale della roccia, la comodità d’accesso e la straordinaria bellezza delle arrampicate, Sperlonga è senza dubbio una zona di grande interesse oggettivo. Su queste pareti è praticamente nata l’arrampicata sportiva romana. Date le caratteristiche della roccia, placche compatte e verticali butterate da goccette d’acqua, l’arrampicata è abbastanza tecnica e piuttosto atletica e seppur stupenda presenta una certa qual monotonia di movimenti, a causa della complessiva uniformità di strutture.

Per gli appassionati delle vie lunghe, se le si desidera sportive, è consigliata Gaeta; per le vie lunghe classiche è meglio rimanere a Sperlonga.

Le falesie di Sperlonga più frequentate e meglio attrezzate sono:

➢ Il Castello Invisibile è il settore migliore per le vie facili con una ventina di itinerari lunghi 20 m. È in ombra e frequentabile anche in estate. Spesso affollato dai partecipanti ai corsi di arrampicata. ➢ Il Paretone del Chiromante è il cuore dell’arrampicata a Sperlonga: un’enorme parete di calcare di ottima qualità facilmente raggiungibile da qualsiasi sentiero. ➢ Il Monte Moneta con ben 174 vie è perfetto in inverno, è più interno e per nulla ventilato, però soleggiato e tranquillo. ➢ La palestra del Pueblo, con 103 vie, dà la possibilità di arrampicare anche nelle giornate di pioggia… indovinate perché? ➢ Sulla Spiaggia dell’Aeronauta, oltre la Piana di Sant’Agostino, ci sono l’Approdo dei Proci e la Grotta dell’Aeronauta (o dei 300 gradini), perfette per gli amanti degli strapiombi. Chiunque si avvicini al luna park dell’arrampicata in questa zona del litorale, non può fare a meno di incrociare e fermarsi a gustare i piatti tipici del luogo nel punto di ritrovo degli arrampicatori del basso Lazio: il Ristoro da Guido (conosciuto dai locali come Bruno er Mozzarellaro) sulla via Flacca dopo la galleria con gli archi che porta alla Piana di Sant’Agostino. Qui sono in vendita le guide alle vie d’arrampicata di Sperlonga e Gaeta dove trovare tutte le informazioni utili e la descrizione delle vie. Sono in vendita anche le mozzarelle di bufala, che male non fanno dopo una giornata passata tra un tiro in parete e un tuffo nelle calde acque tirreniche.

Attività svolta

Sperlonga, Spiaggia di S. Agostino, Castello Invisibile ➢ AIF - 6 monotiri, max 5c, Δ50 m Sperlonga, Spiaggia di S. Agostino, Parete del Chiromante

➢ AIF - 8 monotiri, max 5c, Δ50 m Sperlonga, Monte Vannelamare ➢ AVL - Uomini Inutili, AR/PD/5a/R1, 6L, Δ120 m. Via di stampo tradizionale su roccia di buona qualità, spesso ottima, soste a spit e pochi chiodi in via. Sperlonga, Spiaggia di S. Agostino, Castello Invisibile ➢ AIF - 4 monotiri, max 6a, Δ50 m

Note personali

Dimenticatevi di portarvi dietro macchine fotografiche, cellulari, portamonete, bancomat, carte di credito, occhiali da sole e lasciarli alla base. O mettete tutto nello zaino portandovelo sempre dietro o rischiate di non trovare più nulla. Meglio lasciare tutto ben nascosto in auto, il parcheggio da Bruno er Mozzarellaro è sicuro ed è più rischioso forzare un’auto. La zona è battuta purtroppo da molti soggetti che alcuni nostri politici definiscono “le nuove risorse”, in realtà sono solo nord africani, manipolati da delinquenti autoctoni, in cerca di guadagni facili. Piccoli accorgimenti che non costano nulla, ma che evitano di mandarvi in malora la giornata.

Rimpianti

La Montagna Spaccata è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi di Gaeta, frequentato ogni anno da turisti che vengono colti dalla magia delle tre fenditure del promontorio. E’ un luogo che racchiude in sé un vero e proprio itinerario. Il Santuario della SS. Trinità, costruito nell’XI secolo, è rinomato nella storia perché qui vi

pregarono numerosi pontefici, tra cui Pio IX, sovrani, vescovi e santi, tra cui Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio e San Filippo Neri. La leggenda vuole che San Filippo Neri avesse vissuto all'interno della Montagna Spaccata dove esiste un giaciglio in pietra nota ancora oggi come "Il letto di San Filippo Neri".

La Montagna Spaccata a Gaeta è una falesia probabilmente unica nel suo genere. In effetti chiamarla falesia è un po’ riduttivo. Le vie sono lunghe (da 5 a 7 lunghezze), non tutte sono attrezzate con i moderni fix o spit, e una volta cominciata la via si deve comunque uscire dalla parete a meno che non si abbia a disposizione una barca, ma se hai a disposizione una barca chi te lo fa fare a salire con tutto quel bendidio di mare? Prima di arrivare all’attacco bisogna calarsi per 125-130 m in doppia o lungo i sentieri (lunghi, tortuosi e non facili).

Avrei voluto provare a farmi Beatrice ... mmhhh ... detta così suona male, avrei voluto provare a salire la via Beatrice, ma la salita lungo le vie della Montagna Spaccata è consentita solo nel periodo dal 1° agosto al 20 febbraio. La carenza di informazioni nella fase logistica, purtroppo, ha causato i rimpianti (Beatrice dovrà attendere).

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