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Anno XII • febbraio - marzo 2017
ATECA, IL SUV SEAT ANCHE PER LE FLOTTE
Speciale Corsi Guida Sicura
A scuola di sicurezza Pompe bianche
Arrivano le carte carburante
1 Sommario 1 17.qxp_Layout 1 16/02/17 09:24 Pagina 1
SOMMARIO
Febbraio-Marzo 2017 • numero 1
5
16
38
CRUSCOTTO
SPECIALE CORSI GUIDA SICURA
POMPE BIANCHE
È un testa a testa tra Arval e Leasys nella graduatoria dell’NLT
A scuola di sicurezza di Arianna De Nittis
di Salvatore Saladino
8 FCA GOES FLEET Fca, rivoluzione flotte di Alberto Vita
10 SALONE DI GINEVRA Un meetng dedicato alle flotte per scegliere se “make or buy”
di Serena Piazzi
26 DIRECTOR’S CUT
PROFESSIONE FLEET MANAGER - SPECIALE MFA Risparmiare 100 euro al mese per auto si può! di Alberto Vita
43
Infiniti: uno spin off di Nissan per puntare su lusso e innovazione
L’ANALISI DI MISSIONFLEET
di Alberto Vita
Astra Sports Tourer simbolo Opel
30 CASSETTA DEGLI ATTREZZI Il T.C.O. tra mito e realtà di Mauro Serena
di Alberto Vita
12
Arrivano le carte carburante anche dai distributori indipendenti
34
La Seat León si fa Excellence
di Maurizio Bertera
News L’EDITORIALE TABELLE ACI 2017
3 48
IL PUNTO SULL’ELETTRICO Accelerazione da paura ma non nel nostro Paese di Maurizio Bertera
Informazione pubblicitaria SEAT ATECA
24
FEBBRAIO-MARZO 2017 | 1
2 Editoriale 1 17.qxp_Layout 1 16/02/17 09:32 Pagina 3
L’editoriale di Alberto Vita
ITALY GOES FLEET
L
e flotte sempre più al centro delle strategie commerciali delle case costruttrici. L’esempio più lampante è quello di Fca che ha rafforzato la struttura dedicata al mondo aziendale con un team giovane e dinamico pronto a sfruttare il continuo lancio di nuovi modelli dei vari brand del gruppo, tra cui anche tanti Suv, il nuovo “amore” dei driver di moltissimi paesi, tra cui anche gli italiani. Ed ecco quindi la presentazione per le flotte della nuova Grand Cherokee, che si va ad affiancare agli altri modelli del brand Jeep, con il Renegade e il nuovo Compass in arrivo, al Maserati Levante o all’Alfa Romeo Stelvio, presente in grande stile al Salone di Ginevra. Salone dove noi di MissionFleet siamo media partner del momento-flotte della fiera, ovvero del l’International Fleet Meeting organizzato dalla società di consulenza svizzera Fleet Competence. Scrivetemi se volete esserci. Flotte che sono anche la linfa per le vendite di nuove auto in Italia, come raccontano i dati di Dataforce, che sottolineano anche il sorpasso di Arval nel 2016 del Noleggio a Lungo termine ai danni di Leasys, la società Nlt di Fca che, però, reagisce puntando anche a una crescita continentale. Perché sempre di più le car policy delle grandi aziende multinazionali sono internazionali, come testimonia anche il progetto che ha vinto la prima edizione di MissionFleet Awards - MFA nella categoria Fleet Manager dell’anno per i progetti di ottimizzazione del Tco, quello della Casa Farmaceutica statunitense Eli Lilly per la sua flotta “europea”. Tco di cui non si poteva non occupare il nostro superesperto del settore, ovvero Mauro Serena, così come un altro esperto, Maurizio Bertera, oltre ad aver provato per noi la Nuova Seat León e la Opel Sports Tourer, ci ha fatto il Punto
sull’elettrico. Che galoppa in alcuni paesi, trotta in altri ed... è fermo da noi, a causa soprattutto della miopia pubblica. Che, al contrario, grazie a una leva anche fiscale, spinge le aziende a proporre Corsi di guida sicura ai propri dipendenti, una proposta win-win per driver e società. Come potete leggere nel nostro approfondito speciale realizzato da Arianna de Nittis che ha sentito tutte le scuole di Guida Sicura d’Italia. O quasi. Tematica che continueremo ad approfondire anche nei prossimi numeri. Perché sulla scurezza non si scherza. Un’altra nostra penna dal tocco femminile, ovvero quella di Serena Piazzi, ha investigato sulle Pompe Bianche nel nostro Paese, una novità di cui si sa ancora poco e sulla quale molti danno giudizi poco veritieri. Speciale in cui Piazzi scopre anche come molti di questi distributori indipendenti possano essere utilizzati anche dalle aziende, con carte carburanti trasversali o con carte proposte dagli stessi gestori di queste stazioni, magari consorziati tra loro, o da chi gestisce più punti di rifornimento sotto uno stesso brand. Magari non limitato a una sola zona della Penisola, visto che ormai vi sono diversi marchi operanti in più regioni, anche lontane tra loro. Insomma anche in questo primo numero dell’anno c’è molto da leggere. E ce n’è altrettanto anche sul nostro sito Missionline.it dove, come lo scorso anno, abbiamo anche pubblicato le Tabelle Aci 2017, a cui potete accedere andando sul nostro sito o inquadrando il Qr Code pubblicato nell’ultima pagina di questa rivista. Perché come le aziende di questo settore, anche noi continuiamo a innovare. On e offline. Buona Lettura! @chevida
FEBBRAIO-MARZO 2017 | 3
3 Cruscotto 1 17.qxp_Layout 1 16/02/17 09:25 Pagina 5
MISSIONFLEET CRUSCOTTO
È UN TESTA A TESTA TRA ARVAL E LEASYS
NELLA GRADUATORIA DELL’NLT
Le floe aziendali hanno trainato il mercato italiano delle vendite di auto nuove nel 2016 con un più 20% anno su anno, rispeo al più 15,79% del mercato. Tra le società di NLT oime le perfomance delle aziende Top che baono le Captive
I
un aumento delle vendite dei privati del 12,88%. A spingere il comparto business è stato, come è noto, il provvedimento legislativo che ha consentito alle aziende di ottenere un superammortamento del 140%. Nel 2017 l’agevolazione sarà limitata solamente ai veicoli considerati
di Salvatore Saladino
in più rispetto al 2015). I veri vincitori dello scorso anno sono stati gli utenti business: le flotte aziendali (True Fleets, cioè le immatricolazioni dirette alle imprese, gli utenti professionali e i noleggi a lungo termine) hanno fatto segnare un incremento del 20%, a fronte di
l 2016 del mercato italiano delle nuove immatricolazioni si è chiuso con un dicembre a segno più dell’11,91% portando la crescita complessiva per l’intero anno al 15,79%, con un totale di nuove targhe che ha raggiunto le 1.864.018 unità (oltre 250 mila
MERCATO ITALIA PASSENGER CARS (*) Dicembre 2016
Dicembre 2015
Diff. mese
Diff. mese %
YTD 2016
YTD 2015
Diff. cum.
Diff. cum. %
Privati
80.150
74.823
5.327
7,12%
1.127.152
999.597
127.555
12,76%
Private tramite Leasing
1.897
1.894
3
0,16%
28.131
23.902
4.229
17,69%
Totale privati
82.047
76.717
5.330
6,95%
1.155.283
1.023.499
131.784
12,88%
Società
12.245
7.829
4.416
56,41%
115.694
92.747
22.947
24,74%
Utilizzatori professionali ed enti (1)
221
419
-198
-47,26%
5.644
5.070
574
11,32%
Noleggio Lungo Termine Top (2)
6.626
4.761
1.865
39,17%
139.857
116.076
23.781
20,49%
Noleggio Lungo Termine Captive (3)
6.853
4.790
2.063
43,07%
82.084
72.506
9.578
13,21%
Noleggio Lungo Termine Altro
257
241
16
6,64%
5.147
3.988
1.159
29,06%
Totale flotte "vere"
26.202
18.040
8.162
45,24%
348.426
290.387
58.039
19,99%
Noleggio Breve Termine Top (4)
1.779
3.219
-1.440
-44,73%
98.278
89.698
8.580
9,57%
Noleggio Breve Termine Concessionarie 729
773
-44
-5,69%
13.926
12.152
1.774
14,60%
Noleggio Breve Termine Altro
678
1.428
-750
-52,52%
24.660
18.063
6.597
36,52%
Concessionarie
11.654
11.589
65
0,56%
159.358
131.580
27.778
21,11%
Costruttori
3.397
1.289
2.108
163,54%
50.773
33.381
17.392
52,10%
Importatori
438
357
81
22,69%
13.314
11.066
2.248
20,31%
Totale canali speciali
18.675
18.655
20
0,11%
360.309
295.940
64.369
21,75%
Totale Mercato Italia
126.924
113.412
13.512
11,91%
1.864.018
1.609.826
254.192
15,79%
(*) Elaborazioni Dataforce su fonte Ministero Infrastrutture e Trasporti e ACI (1) Taxi, noleggio con conducente, autoscuole, enti pubblici - (2) ALD, Arval, Athlon, Car Server, Leaseplan, Locauto, Sifa' - (3) Società di noleggio diretta emanazione della casa automobilistica: Alphabet (BMW), Leasys (Fiat), Mercedes-Benz, PSA, Renault/Nissan, Volkswagen - (4) Avis, Europcar, Hertz, Maggiore, Sixt
PC + LCV Dicembre 2016
Dicembre 2015
Diff. mese
Diff. mese %
YTD 2016
YTD 2015
Diff. cum.
Diff. cum. %
Private
85.592
76.998
8.594
11,16%
1.161.924
1.025.872
136.052
13,26%
True Fleets
46.709
32.376
14.333
44,27%
530.801
417.349
113.452
27,18%
Special Channels
20.627
19.372
1.255
6,48%
375.651
306.734
68.917
22,47%
Market-Segment
152.928
128.746
24.182
18,78%
2.068.376
1.749.955
318.421
18,20%
FONTE: DATAFORCE
FEBBRAIO-MARZO 2017 | 5
3 Cruscotto 1 17.qxp_Layout 1 16/02/17 09:25 Pagina 6
MISSIONFLEET CRUSCOTTO
MERCATO ITALIA VETTURE + VEICOLI COMMERCIALI YTD 2016
YTD 2015
Diff. YTD
Diff.% YTD
Società NLT Top
170.122
135.655
34.467
25,41%
Società NLT Captive
97.720
80.246
17.474
21,78%
Società NLT Altre
6.063
4.761
1.302
27,35%
Tot. NLT
273.905
220.662
53.243
24,13%
Diff. YTD
Diff.% YTD
Diff. MS 2016/2015
ARVAL
16.686
39,4%
2,4%
LEASYS
14.695
33,3%
1,5%
ALD
9.767
23,7%
-0,1%
LEASEPLAN
6.554
21,9%
-0,2%
VOLKSWAGEN
1.400
13,4%
-0,4%
MERCEDES-BENZ
-380
-3,2%
-1,2%
ALPHABET
-456
-4,7%
-1,1%
CAR SERVER
-64
-0,7%
-0,8%
LOCAUTO
2.206
48,4%
0,4%
ATHLON
528
9,3%
-0,3%
RENAULT-NISSAN
2.783
119,9%
0,8%
SIFA
1.326
768,5%
0,5%
PSA
-577
-32,1%
-0,4%
GE CAPITAL
-2.535
-100,0%
-1,2%
Da riclassificare
9
900,0%
0,0%
Tot. NLT - Top & Captive
51.941
24,1%
CLASSIFICA SOCIETÀ NLT
Elaborazioni Dataforce su fonte Ministero Infrastrutture e Trasporti e ACI
ad uso esclusivamente strumentale, dunque gli autocarri e le immatricolazioni di vetture alle imprese che hanno come business la distribuzione automobilistica (quindi i noleggiatori sono inclusi). Molto bene è inoltre andato il 2016 per gli operatori di Noleggio lungo termine Top (ALD Automotive, Arval, Athlon, Car Server, LeasePlan, Locauto e Sifà), perché hanno incrementato le immatricolazioni del 20,49%. Largamente positivo, comunque, anche il volume delle vendite delle Captive di noleggio (le società che sono controllate dai costruttori automobilistici, ovvero Alphabet, Leasys, Mercedes-Benz, PSA, RenaultNissan e Volkswagen) a più 13,21%. 6 | FEBBRAIO-MARZO 2017
La vera novità del 2016, però, è lo sconvolgimento della graduatoria dei top player: per la prima volta il cumulato delle immatricolazioni di NLT di Passenger Cars più LCV (Light Commercial Vehicles) ha visto Arval conquistare la leadership assoluta, seppure per pochissime unità (58.997 le immatricolazioni dell’azienda controllata dal gruppo bancario BNP Paribas contro le 58.761 di Leasys, appartenente a FCA). Se Leasys ha perso il vertice della
graduatoria, da segnalare anche il consolidamento della terza piazza di ALD Automotive, che precede di molto, come l’anno precedente, LeasePlan. Secondo il Forecast di Dataforce, le immatricolazioni totali Passenger Cars del 2017 dovrebbero superare 1.920.000 (più 3%), con una ripresa leggermente migliore del comparto dei privati (più 4,7%) e un modesto arretramento del comparto True Fleets (-2,4%), che dovrebbe attestarsi complessivamente attorno alle 340 mila nuove targhe (a fronte delle 348 mila del 2016), mentre i privati dovrebbero salire da 1.155.000 a 1.210.000 unità. La crescita delle immatricolazioni retail sarebbe dovuta alla spinta commerciale dei costruttori e delle reti di vendita (ne sono una prima dimostrazione le efficaci campagne promozionali in vigore a gennaio), mentre l’arretramento del comparto business sarebbe dovuto principalmente alla limitazione dell’efficacia del superammortamento nel 2017. Per quanto concerne la graduatoria dei modelli più venduti nel 2016, ecco l’analisi della Top 5 per canale di mercato. Nelle flotte “vere”, le posizioni di FCA sono intaccate soltanto dalla Volkswagen Golf (quinta alle spalle di Panda, 500L, 500X e 500) con la stessa classifica fatta registrare durante tutto l’anno.
LE PREVISIONI PER LE AUTO NUOVE NEL 2017 VS. 2016 2016
2016
2017
2017
Private
1.155.283
62,0%
1.210.105
63,0%
True Fleets
348.426
18,7%
339.984
17,7%
Special Channels
360.309
19,3%
369.977
19,3%
Market-Segment
1.864.018
100%
1.920.066
100%
3 Cruscotto 1 17.qxp_Layout 1 16/02/17 09:25 Pagina 7
MISSIONFLEET CRUSCOTTO
LA TOP 14 DELLE SOCIETÀ DI NLT PER PC E LCV PC
IMMATRICOLAZIONI
MARKET SHARE
1
LEASYS
45.283
20,4%
2
ALD
44.135
19,9%
3
ARVAL
43.323
19,5%
4
LEASEPLAN
32.050
14,4%
5
VOLKSWAGEN
11.388
5,1%
6
MERCEDES-BENZ
10.974
4,9%
7
ALPHABET
9.051
4,1%
8
CAR SERVER
6.937
3,1% 3%
9
LOCAUTO
6.707
10
ATHLON
5.662
2,6%
11
RENAULT-NISSAN
4.317
1,9%
12
PSA
1.071
0,5%
13
SIFA
1.043
0,5%
14
GE CAPITAL
0
0%
221.941
100%
LCV
IMMATRICOLAZIONI
MARKET SHARE
1
ARVAL
15.674
34,1%
2
LEASYS
13.478
29,4%
3
ALD
6.926
15,1%
4
LEASEPLAN
4.476
9,8%
5
CAR SERVER
2.148
4,7%
6
RENAULT-NISSAN
786
1,7%
7
ATHLON
526
1,1%
8
VOLKSWAGEN
465
1%
9
MERCEDES-BENZ
461
1%
10
SIFA
455
1%
11
ALPHABET
288
0,6%
12
PSA
147
0,3%
13
LOCAUTO
60
0,1%
14
GE CAPITAL
0
0%
45.891
100%
TOTALE
TOTALE PC + LCV
IMMATRICOLAZIONI
MARKET SHARE
1
ARVAL
58.997
22%
2
LEASYS
58.761
21,9%
3
ALD
51.061
19,1%
4
LEASEPLAN
36.526
13,6%
5
VOLKSWAGEN
11.853
4,4%
6
MERCEDES-BENZ
11.435
4,3%
7
ALPHABET
9.339
3,5%
8
CAR SERVER
9.085
3,4% 2,5%
9
LOCAUTO
6.767
10
ATHLON
6.188
2,3%
11
RENAULT-NISSAN
5.104
1,9%
12
SIFA
1.499
0,6%
13
PSA
1.218
0,5%
14
GE CAPITAL
0
0%
267.832
100%
TOTALE
TOP 10 MODELLI TRUE FLEETS (Proprietà/Noleggio) 2016
2015
Diff. cum. %
21.462 11.884 11.380 9.420 8.196 8.072 7.864 7.393 7.360 6.889 348.426
18.001 12.579 6.490 6.771 7.880 5.688 4.855 7.354 7.301 4.690 290.387
19,23% -5,53% 75,35% 39,12% 4,01% 41,91% 61,98% 0,53% 0,81% 46,89% 19,99%
FIAT PANDA
4.586
4.442
3,24%
FIAT 500X VW GOLF JEEP RENEGADE FIAT 500L SMART FORTWO AUDI A4, S4 HYUNDAI TUCSON VW TIGUAN AUDI A6, S6 Make & Model
3.358 3.056 3.010 2.533 2.370 2.361 2.118 1.990 1.971 121.338
1.923 2.708 1.605 2.782 1.762 1.314 294 585 1.550 97.817
74,62% 12,85% 87,54% -8,95% 34,51% 79,68% 620,41% 240,17% 27,16% 24,05%
16.876 9.351 8.187 8.022 6.257 5.807 5.524 5.503 5.254 5.140 227.088
13.559 9.797 5.810 4.567 6.265 6.101 4.219 3.541 2.997 5.172 192.570
24,46% -4,55% 40,91% 75,65% -0,13% -4,82% 30,93% 55,41% 75,31% -0,62% 17,92%
True Fleets FIAT PANDA FIAT 500L FIAT 500X FIAT 500 VW GOLF JEEP RENEGADE AUDI A4, S4 VW PASSAT PEUGEOT 308 SMART FORTWO Make & Model
True Fleets Proprietà
True Fleets Noleggio FIAT PANDA FIAT 500L FIAT 500 FIAT 500X PEUGEOT 308 VW PASSAT NISSAN QASHQAI AUDI A4, S4 FORD FIESTA VW GOLF Make & Model
Considerando però soltanto la graduatoria delle flotte di proprietà, la classifica varia parecchio: dietro la Fiat Panda leader, si sono piazzate la 500X e la Volkswagen Golf, seguite dalla Jeep Renegade e dalla Fiat 500L. La graduatoria relativa al solo noleggio a lungo termine, invece, vede un poker di Fiat al comando (Panda, 500L, 500 e 500X), seguite dalla Peugeot 308. FEBBRAIO-MARZO 2017 | 7
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MISSIONFLEET FCA GOES FLEET
FCA, RIVOLUZIONE FLOTTE Nuovi modelli e una struura ad hoc per le floe aziendali dal gruppo guidato da Sergio Marchionne. Che aggredisce anche il segmento premium e quello dei Suv con un tridente composto da Grand Cherokee, Stelvio e Levante
di Alberto Vita
S Sono inequivocabili le parole di Gianluca Italia, Managing Director Italy and EMEA Fleet & Business sales Director del gruppo Fca, da noi di Missionfleet già intervistato al Salone di Parigi (vedi numero 5/2016): “Fca goes fleet”, frase pronunciata questa durante un
8 | FEBBRAIO-MARZO 2017
incontro internazionale dedicato alla stampa del settore flotte per la presentazione della nuova Grand Cherokee, organizzata nel “cuore del nemico”, ovvero nel centro della Germania, sulle colline, innevate, attorno a Francoforte. Dove Italia ha voluto presentare alla stampa specializzata la nuova strategia del Gruppo che, finalmente, si è dotata da un lato di modelli indirizzati anche alle flotte, “siamo passati a coprire questa particolare tipologia di mercato dal 52% del 2015 al 74% ad oggi”, sottolinea il manager Fca, dall’altro una nuova struttura ad hoc per questo importante
segmento del mercato. Un team giovane, english speaking, visto che una delle teste della multinazionale Italo-OlandeseAmericana si trova a Detroit e con un background internazionale. Per proporre il veicolo giusto per le esigenze delle varie società in giro per il mondo. Dove il gruppo da sempre dice la sua con le piccole di casa, la Panda in primis ma anche con i vari modelli della 500, ma che, con i nuovi modelli punta anche più in alto: “con Tipo e Giulia abbiamo fatto un ulteriore passo avanti in tante aziende ma non è finita qui, perché ora con il
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MISSIONFLEET FCA GOES FLEET
model year 17 del Grand Cherokee e, soprattutto, con il nuovo Alfa Romeo Stelvio e la nuova Compass in arrivo andremo a coprire altre fette di mercato” afferma Italia, che precisa però come il prodotto da solo non basta, “importante è l’assistenza e il tco. E con la nostra nuova organizzazione per le flotte offriamo questo e molto
DAVIDE D’AMICO, PR MANAGER FLEET & BUSINESS SALES EMEA
altro. Abbiamo infatti in tutta Europa 250 business center specializzati con personale altamente formato (di cui 55 in Italia, ndr) per Pmi, Fleet Manager e user chooser, a cui proponiamo anche prodotti finanziari grazie al nostro braccio bancario Fca Bank e offerte particolari con la nostra
società di Nlt Leasys, in fase di sviluppo in tutta Europa”. Una struttura che ha il “mandato” dal Numero Uno del gruppo Sergio Marchionne di entrare nell’arena dominata da veicoli tedeschi, soprattutto in Europa, delle autovetture premium. Arena in cui sta già “combattendo” con le berline grazie a Giulia ma che ora vedrà una grande offensiva nel mondo Suv. Con il Grand Cherokee (vedi box) ma, come ha detto lo stesso Italia, anche con l’arrivo della nuova Compass, con il primo Suv di casa Alfa Romeo, ovvero lo Stelvio, già sul mercato con una limited edition, “che stiamo vendendo bene” ci tiene a sottolineare Davide D’Amico, Pr Manager Fleet & Business Sales Emea e che arriverà “prestissimo” come ci dicono gli uomini Fca in coro, anche in versione gasolio e con prezzi d’attacco interessanti. Prestissimo che significa Salone di Ginevra, dove sarà presente tutta la prima gamma del Suv del Biscione. Con il quale il gruppo Fca completerà un Tridente d’attacco per i Suv del mondo flotte per cui, parlando di Tridente, non possiamo non citare anche il Maserati Levante.
GIANLUCA ITALIA, MANAGING DIRECTOR ITALY AND EMEA FLEET & BUSINESS SALES DIRECTOR DEL GRUPPO FCA
TRIPLETE GRAND CHEROKEE Con il nuovo Grand Cherokee il gruppo Fca porta la sfida proprio nel cuore del mercato tedesco che, come sottolineano gli uomini Jeep, è il primo nell’area Emea con oltre 5 mila unità vendute, seguito dal Medio Oriente e dall’Italia. Grand Cherokee MY17 che presenta il nuovo l’allestimento off road Trailhawk, una bomba nel fuoristrada ma ottimo anche sull’asfalto, a cui si affianca la versione super cattiva Srt, un benzina con un V8 da 6,4 litri e 468 CV, e il top di gamma Summit, da cui deriva la versione pensata ad hoc per le flotte, ovvero la Overland. A questa si aggiungono la entry Level Laredo e la Limited che sfoggiano, per il mondo aziendale, l’ottimo per potenza e consumi, diesel 3 litri V6 con potenze da 190 o 250 CV. Un Suv di grande dimensioni che viene venduto per il “41% nelle flotte in Italia, una percentuale anche maggiore del grande successo del Renegade” come sottolineato da Dante Zilli, Head of Jeep Brand Emea. Che racconta il marchio di cui è responsabile “Un brand nato 70 anni fa per l’avventura e che in questi anni ha venduto ben 18 milioni di autovetture, di cui 1,4 milioni solo nel 2016, a più 13% anno su anno e 105 mila in Europa. a più 19%” spiega. Un’auto che solo nel 2010 vendeva 404 mila unità e che, negli Usa, era vista come auto “popolare”. Invece, pur senza perdere la sua anima offroad, è stata capace di reinventarsi come auto premium, e il Model year 17 del Grand Cherokee lo sta a testimoniare. Un brand che si arricchirà ulteriormente nel prossimo futuro con i nuovi Wagoneer, Grand Wagoneer, un Pick up e, di grande interesse per il mercato Europeo con la Compass. Jeep che costruisce in sei paesi: Stati Uniti e Messico nel Nordamerica, Brasile in Sudamerica, India e Cina in Asia e l’Italia in Europa, con Melfi dove si costruisce il Renegade. FEBBRAIO-MARZO 2017 | 9
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MISSIONFLEET SALONE DI GINEVRA
UN MEETING DEDICATO ALLE FLOTTE
PER SCEGLIERE SE “MAKE OR BUY” Al Salone di Ginevra va in scena un momento dedicato al mondo delle floe, di cui noi di Missionfleet siamo media partner, con una forte presenza degli addei ai lavori, tra cui diversi responsabili di tante società internazionali del seore
di Alberto Vita
U Una giornata con un forte focus sul Fleet Management, ma all’interno della fiera dell’auto più importante d’Europa, il Geneva International Motor Show, giunta alla sua 87esima edizione, che quest’anno si terrà dal 9 al 19 marzo sulle sponde del Lago di Lemano, anticipato dalle due consuete giornate stampa. Nella seconda delle quali, appunto, si terrà la quarta edizione di International Fleet Meeting, organizzato dalla società di consulenza svizzera Fleet Competence e di cui noi di MissionFleet siamo media partner per l’Italia. “La fiera di Ginevra è perfetta per questo
nostro ormai consueto meeting, in quanto si svolge in una sala accanto alla zona espositiva che è sempre stato un evento molto retail, ma che è continuamente alla ricerca di contenuti. E noi li abbiamo. E di qualità” afferma il managing partner della società svizzera Balz Eggenberger, che sottolinea come la loro strategia sia ben chiara: “Vogliamo avere tra i presenti oltre il 50% di Fleet manager di livello europeo. Perché la nostra società lavora offrendo servizi di consulenza aziendale specifici sulle flotte, realizzando strategie internazionali e la loro implementazione”. Un’internazionalizzazione che si vede anche dai paesi presenti, passati da 2 di quattro anni fa agli 11 di oggi, tra cui, grazie a Missionfleet, c’è l’Italia, dove l’azienda, “100% indipendente con la consulenza come core business”, come ricorda Eggenberger, vorrebbe espandersi “anche attraverso delle partnership locali. Ad
UN EVENTO IN FIERA L’International Fleet Meeting Geneva 2017 si terrà nella Room K del Congress Center del Geneva International Motor Show (con una capacità massima di 250 persone), l’8 marzo 2017 dalle 9 alle 18, con uno spazio relax e networking riservato solo agli invitati degli sponsor e dei media partner, con il clou alla 11 per la tavola rotonda dal titolo “Strategies for an International Fleet Management - Make or Buy”. Il Salone dell’automobile di Ginevra che ospita l’evento è l’unica fiera auto riconosciuta dall’Organizzazione internazionale dei costruttori di veicoli a motore (OICA), e registra ogni anno oltre 700 mila visitatori. 10 | FEBBRAIO-MARZO 2017
esempio il nostro più grande cliente, che è Siemens, lo gestiamo a livello europeo ma non ancora in Italia” dice Eggenberger. La giornata organizzata per l’8 marzo, dopo aver ospitato l’anno scorso la visione Flotte di Tesla, avrà come titolo “Strategies for an International Fleet Management - Make or Buy” e, dopo un momento relax e di networking dalle 9 alle 11, entrerà nel clou con l’introduzione alla tavola rotonda. Aperta da Markus A. Falk, CFE ed Head of Global Car Fleet presso SAP e da Jürgen Freitag, Head of Global Commodity Fleet di Siemens AG, e moderata da Anne Dopson, Sales Director International Fleet World, vedrà la partecipazione di Harald van Meel, Head of International Key Account Management di FS AG, Vinzenz Pflanz, Chief Sales Officer di Sixt Leasing SE e di Paul Verkinderen VP Europe & Africa di Chevin Fleet Solutions. “L’importante è mantenere un certo livello di qualità dei partecipanti perché per noi la reputazione è importantissima, oltre al mix di fattori che ho spiegato prima” dice Eggenberger, che ricorda come la stessa cosa, ad esempio,‘‘alla fiera di Francoforte non funzioni”.
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MISSIONFLEET PROFESSIONE FLEET MANAGER - SPECIALE MFA
RISPARMIARE 100 EURO AL MESE PER AUTO SI PUÒ!
PROGETTO VINCITORE MFA 2016
Un progeo trans-europeo per la multinazionale farmaceutica statunitense con una sede fiorentina in Italia che, oltre a consistenti risparmi, vuole semplificare e standardizzare il più possibile le car policy dei diversi paesi continentali
di Alberto Vita
O Obiettivo risparmiare almeno 100 euro ad auto ogni mese. Riuscito! Con questo target di saving ha vinto il premio Fleet Manager dell’anno nella categoria Progetti di ottimizzazione di Tco nella prima edizione di MFA – MissionFleet Awards 2016,
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Marina Balloni di Eli Lilly Italia, coadiuvata da Mariano Tristan, per un piano a sviluppo internazionale. “Un progetto molto sfidante, che partiva però da una situazione piuttosto articolata. Quindi la parola d’ordine era semplificare” afferma Balloni. Una situazione che contava a livello Europeo “ben 16 case costruttrici per 89 modelli in car list, con costi mensili di leasing e spese per i carburanti che talvolta erano ben diversi fra le varie affiliate” ha spiegato Balloni. Ma ciò che “rendeva complessa” ancora di più la situazione della multinazionale americana con
sede a Indianapolis, Indiana, era anche il fatto che le car policy dei diversi paesi dove Eli Lilly è presente “comportavano livelli di assegnazione differenti e politiche carburanti poco coerenti, con una labile frontiera tra uso corporate e privato dell’auto”. Per quanto detto Balloni e Tristan hanno deciso di prendere il toro per le corna mettendo in piedi un progetto che prevedeva due opzioni per riequilibrare la flotta aziendale a livello europeo, migliorando la gestione per i beneficiari e al tempo stesso facendo risparmiare la società: “siamo partiti con una opzione ‘hard’ che in un primo momento prevedeva la riconsegna in toto di tutte le auto della flotta, per poi fare un ordine per due sole autovetture per i due livelli di assegnazione con la Opel Astra o la Renault Megane per i sales e la Renault Laguna per i manager, oppure un ordine unico a una sola casa con cifre fisse per livello ed eventuali upgrade assorbiti dal dipendente. Il piano più hard è piaciuto ai vertici, anche se avrebbe avuto un impatto finanziario iniziale per le penali, poi riassorbito dai saving sui canoni di leasing, ma quello che prevedeva l’introduzione di
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MISSIONFLEET PROFESSIONE FLEET MANAGER - SPECIALE MFA
LA STORIA Eli Lilly fu fondata nel maggio 1876 dall’omonimo colonnello farmacista americano. Apre in Europa nel 1934, quando venne fondata in Gran Bretagna la prima filiale fuori dagli Stati Uniti. In Italia la multinazionale farmaceutica statunitense è sbarcata 57 anni fa, con una sede italiana a Sesto Fiorentino (Firenze). Sono cinque le aree di Business in cui opera: Bio-medicine, la più grande tra le cinque, Diabete, Oncologia, Medicine innovative per Mercati Emergenti e Animal health con la controllata Elanco.
modelli Nissan, Citroën, Volkswagen/Audi e Mercedes, è stato infine quello vincente”. Un piano ambizioso che avrebbe dovuto portare a breve a una car list con solo uno o due modelli per categoria, una compagnia di noleggio lungo termine per paese, tutte le auto consegnate nello stesso momento, con una conseguente facilità di gestione, un controllo centralizzato, minime emissioni di CO2 e, ma non per la Gran Bretagna, l’inclusione dell’assicurazione nei costi del leasing. Per risparmi che in quattro anni avrebbero raggiunto (e raggiungeranno) un importo fra i 20 ed i 25 milioni di dollari grazie al fatto di essere arrivati a una car list “di sole quattro case costruttrici per un massimo di 9 modelli per paese. Di aver ridotto le compagnie di Nlt da 14 a tre (con preminenza di Arval per il 69% dei veicoli in flotta, seguita da Ald Automotive al 17%, le due per il mercato italiano, e da Leaseplan al 15%, ndr) con costi mensili anche per i carburanti normalizzati per ogni categoria e paese con car policy molto simili a livello Europeo, con la possibilità di avere upgrade a proprie spese per il dipendete” spiega Balloni. Al termine dell’implementazione del progetto Eli Lilly è arrivata ad avere una car policy European che, più o meno, è composta da quattro categorie:
con la Volkswagen Golf 1.6 Tdi SW o la Nissan Qashqai 1.5 Dci per i venditori, con la possibilità di passare, a pagamento, a una Volkswagen Passat 1.6 Tdi SW o a una Qashqai 1.6 Dci 4x4. Per il primo livello manageriale sono state scelte la Audi A4 2.0 Tdi SW e la Mercedes C-220 berlina, con la possibilità di avere a pagamento una Mercedes C-220 SW, mentre per il senior management ecco la A6 2.0 Tdi e la Mercedes E220, anche questa con un possibile upgrade a pagamento per lo Station Wagon. Infine Eli Lilly ha pensato anche alle famiglie con il Citroën C4 Grand Picasso eHdi a sette posti, anche questo trasformabile nella versione automatica pagando la differenza. “Siamo riusciti a trovarci con questa car policy e con un contratto standard a livello Europeo che prevede 48 mesi e 150 mila chilometri (100 mila miglia in Gran Bretagna, ndr), con la possibilità di avere eccezioni per maggiori chilometraggi dopo 24 mesi” spiega la manager, che sottolinea, “il tutto integrato in una rete di costi per il noleggio predeterminato e continuamente monitorato, che include anche, a parte l’eccezione Gran Bretagna, anche i costi assicurativi”. Ora tutto questo sembra facile ma è solo l’inizio di un cammino
lungo che vedrà ulteriori benefici nel 2020, quando la flotta dovrà nuovamente essere sostituita per intero e non vi saranno più alcuna penalità per ritiro di autovettura al di fuori del contratto. E che ha dovuto, grazie all’attività di Balloni e Tristan, coinvolgere in primis i vari uffici Hr dei mercati dove l’azienda è presente, cercando di ottenere il loro supporto, e da qui avere anche quello dei driver che hanno diritto all’auto aziendale. Il tutto naturalmente a stretto contatto dei responsabili amministrativi locali. “I mesi di incontri ci hanno fatto propendere per un approccio più soft alla rivoluzione delle flotte all’interno dell’azienda in Europa con un solo obiettivo rimasto fermo: quello del risparmio aziendale” sottolinea Balloni, che aggiunge: “quest’anno siamo nel mezzo del
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MISSIONFLEET PROFESSIONE FLEET MANAGER - SPECIALE MFA
primo grande rimpiazzo delle auto ad alto chilometraggio, mentre nel biennio 2018-2020 vi sarà il periodo di completo rinnovo della flotta, che conta oltre 2700 auto”. Un percorso che ha già portato a semplificare la gestione della flotta e l’iter di ordine e consegna delle auto lungo i 4 anni da contratto; naturalmente risparmi come abbiamo visto; un maggior potere di negoziazione sugli appalti grazie a una focalizzazione su alcuni fornitori; un miglior controllo della spesa e delle metriche di Health and safety, “campo questo in cui abbiamo ancora molto lavoro da fare, così come quello di affinare e standardizzare ancora di più la car policy europea” commenta Balloni, che lascia queste “incombenze” ai suoi colleghi, visto che ora ha assunto il ruolo di European marketing services manager. Portandosi sulla sua nuova scrivania il premio vinto ad Mfa - MissionFleet Awards 2016 per un progetto che è stato veramente un successo a livello continentale. 14 | FEBBRAIO-MARZO 2017
ELI LILLY IN NUMERI NEL MONDO Sede centrale a Indianapolis, USA 41.000 dipendenti in tutto il mondo (31 dicembre 2015) 8.000 dipendenti circa impegnati in Ricerca e Sviluppo Ricerca clinica condotta in più di 55 paesi Stabilimenti produttivi in 13 paesi Prodotti commercializzati in oltre 120 paesi Investimento annuo in Ricerca e Sviluppo in Europa raddoppiato, fino ad arrivare a più di 450 euro milioni nell’ultimo decennio 1,2 miliardi di Euro investiti in impianti produttivi in 10 anni Lilly supporta the Innovative Medicine Initiative la più ampia partnership pubblico-privata per favorire la ricerca nelle scienze della vita, inoltre partecipa a 19 progetti di ricerca in ambito diabete, neuroscienze e oncologia, con un investimento di oltre 20 milioni di euro Dati Finanziari 2015 (in milioni di dollari) • Fatturato: 19.958,7 milioni (+2% vs 2014) • Utile netto: 2.408,4 milioni (+1% vs 2014) Due i principali centri di ricerca in Europa, in Gran Bretagna e in Spagna, oltre ad un ampia rete di poli di produzione
ELI LILLY IN NUMERI IN ITALIA Sede centrale a Sesto Fiorentino (Firenze) Oltre 1120 dipendenti di cui circa 600 nel manufacturing Fatturato 2015: 749 milioni di euro Nel 2016, per il quinto anno consecutivo, Lilly Italia ha ottenuto il prestigioso riconoscimento del “Great Place To Work®” Institute, collocandosi come migliore azienda farmaceutica italiana in cui lavorare
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MISSIONFLEET SPECIALE CORSI GUIDA SICURA
A SCUOLA DI SICUREZZA Le aziende con parchi auto sono sempre più interessate ai corsi di guida sicura, che insegnano ad affrontare al meglio i pericoli al volante. I vantaggi? Sono molti: riduzione del numero di incidenti da parte dei dipendenti, risparmio nei consumi di carburante e nei costi di manutenzione, agevolazioni fiscali. Dalle lezioni base ai programmi d’incentivazione, ecco l’offerta dei principali centri aivi in Italia
di Arianna De Nittis
S Sottosterzo, sovrasterzo, frenata in condizioni di scarsa aderenza, scarsa visibilità, aquaplaning
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(ovvero, per i non addetti ai lavori, lo slittamento degli pneumatici sull’asfalto bagnato). Sono tanti e frequenti i pericoli alla guida, e per affrontarli al meglio non bastano le nozioni apprese quando si fa la patente. Occorre un addestramento specifico, come quello proposto nei corsi organizzati dalle numerose scuole di guida sicura presenti in Italia: istituiti con la Legge 120 del 29 luglio 2010,
consentono ai partecipanti, affiancati da un istruttore (di solito un pilota professionista), di esercitarsi in apposite aree che simulano le situazioni di pericolo, imparando a controllare le proprie reazioni e a prevedere il comportamento dei veicoli. Gli istruttori sono in genere ex piloti agonistici, o comunque piloti professionisti, e prima di insegnare vengono sottoposti a intensi programmi formativi,
MISSIONFLEET SPECIALE CORSI GUIDA SICURA
I VANTAGGI SONO ANCHE FISCALI I corsi di guida sicura rispondono al Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro (D. Lgs. 81/2008). Per questo motivo, le aziende che intendono far seguire questi percorsi formativi ai propri dipendenti possono accedere a una serie di agevolazioni: • possibilità di finanziamento dei corsi grazie ai Fondi Paritetici Interprofessionali o ai Finanziamenti Inail (art.11D.Lgs.81/08) per progetti di investimento in materia di salute e sicurezza sul lavoro da parte delle piccole, medie e micro imprese; • IVA detraibile al 100%; • costo della formazione al 100% deducibile; • sconto sul premio assicurativo Inail (art. 24D.M.12/12/2000), a cui si può accedere nel caso si siano attuati una serie di provvedimenti di prevenzione in materia di sicurezza sul lavoro; • Riduzione dei premi RC auto per alcune agenzie assicurative previa consegna di attestato formativo di guida sicura.
significativamente il numero degli incidenti e le infrazioni al Codice stradale, oltre a dimostrare una maggiore percezione dei rischi al volante.
SICUREZZA, MA ANCHE INCENTIVE
spesso con tanto di certificazione. Devono inoltre essere dotati di elevate capacità comunicative e psicologiche per poter affiancare al meglio gli allievi durante le lezioni. Va detto, tra l’altro, che il rapporto istruttore-allievi è basso (al massimo un istruttore ogni 5 partecipanti), per garantire la massima efficacia dei corsi. Il tutto a un costo accessibile (a partire da 300-400 euro per un corso base) e a tutto vantaggio della sicurezza: una valutazione dei corsi di guida sicura realizzata nel 2015 dalla scuola Guidare Pilotare di Siegfried Stohr, in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha infatti evidenziato che, a un anno di distanza dalle lezioni, gli allievi avevano ridotto
Non stupisce, quindi, che sempre più spesso le aziende dotate di un parco veicoli facciano seguire corsi di guida sicura ai propri dipendenti, soprattutto a quelli che per lavoro usano abitualmente le
quattro ruote. “Molti pensano che guidare un veicolo aziendale non rientri nel campo di applicazione del D. Lgs. 81/2008 (il Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, ndr). In realtà il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare tutti i rischi legati alle attività lavorative (art.7,28) e di assicurare per ciascun lavoratore una formazione adeguata in merito ai rischi specifici (art.37)” ci spiegano i responsabili dei centri Guida Sicura Aci Sara
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MISSIONFLEET SPECIALE CORSI GUIDA SICURA
X-DRIVING® SCHOOL:
CORSI SU MISURA
Corsi di guida su misura, tagliati sulle esigenze delle aziende e studiati in ogni dettaglio in collaborazione con il cliente. È questo il tratto distintivo di X-Driving® School, scuola di guida fondata dal pilota di fama internazionale Pino Nati. Una realtà che opera in tandem con X-Leader®, società specializzata nella proposta alle aziende di meeting, incentive e team building nel settore automobilistico. Ne abbiamo parlato con il sales manager Massimo Alboreto, una grande passione per le auto e una ventennale esperienza nel settore dell’incentivazione cominciata alla fine degli anni ’80 in collaborazione con il cugino, il celebre pilota Michele Alboreto, con cui organizzò i primi “Alboreto Day”, durante i quali gli ospiti avevano l’occasione di pilotare la famosa Ferrari 156/85 Formula 1. “Abbiamo una sede operativa a Milano, ma per i nostri corsi non utilizziamo una location predefinita perché la scegliamo secondo le necessità delle nostre aziende clienti. Lo stesso vale per i veicoli: ad esempio per AREU, Azienda Regionale Emergenza Urgenza, abbiamo istruito il personale a bordo di automediche, mentre per Enel abbiamo tenuto corsi off road per gli addetti che riparano i tralicci su strade di montagna usando i mezzi della flotta Enel”. Un approccio vincente, visto che tra i clienti di X-Driving® School e X-Leader® compaiono aziende del calibro di Alfa Romeo, Barilla, Bosch, Discovery Channel, Fiat, Foster’s, General Electric, Michelin, Nissan, Shell, Wind. “Per molto tempo le aziende hanno avuto dei pregiudizi verso i corsi di guida sicura, perché ne coglievano solo l’aspetto ludico – commenta Alboreto –. Oggi invece si stanno rendendo conto che questi corsi contribuiscono alla sicurezza dei loro dipendenti e, in alcuni casi, salvano delle vite”. X-Driving® School propone alle aziende quattro tipologie di corsi della durata di una giornata, modificabili a seconda delle necessità: Guida Sicura Base, Avanzato, Guida su Ghiaccio e Off Road. “Ma – sottolinea Alboreto – proponiamo anche corsi di EcoDrive, per ridurre il consumo di carburante”. Per garantire la qualità dell’insegnamento è garantita la presenza di un istruttore ogni 4 allievi. Oltre ai corsi, inoltre, l’offerta include numerose attività di team building e incentivazione, anche in questo caso tailor-made. “In quest’ambito, ad esempio, attraverso la società di noleggio di auto elettriche Go Excellence, da me gestita, abbiamo cominciato a proporre pacchetti che includono attività di incentivazione, ma anche corsi di guida sicura incentrati sulle auto elettriche. Utilizziamo le Tesla, che sono oggi tra le più diffuse sul mercato italiano, ma siamo aperti anche all’uso di altri modelli”.
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Vallelunga, attivo a Roma da oltre 10 anni, e Aci Sara di Lainate, inaugurato nel giugno 2015 nel complesso commerciale de Il Centro (il centro commerciale di Arese). “Quando un lavoratore guida un veicolo aziendale è esposto a un rischio specifico. La gestione delle emergenze alla guida, le vibrazioni, la posizione seduta per ore, l’idoneità psicofisica, sono argomenti che devono essere valutati e gestiti. I corsi di guida sicura sono lo strumento del datore di lavoro per formare e addestrare chiunque utilizzi un veicolo aziendale. I vantaggi per l’azienda sono molteplici: formazione del personale (D. Lgs 81), meno infortuni sul lavoro, maggiore sicurezza e responsabilità sociale di impresa. Inoltre, si annulla il rischio di responsabilità del datore di lavoro”. L’importanza di un’adeguata formazione alla guida è confermata da Luca Mantovani, responsabile del Centro di Guida Sicura dell’Autodromo di Franciacorta Daniel Bonara, a sud di Brescia. “Dati recenti dimostrano come, delle 3000 morti annue sul lavoro registrate in Italia, ben 600 avvengono su strada. E oltre il 50% possono essere evitate grazie a un corso di guida sicura. C’è molto interesse da parte delle aziende, che hanno compreso che i corsi di guida sicura possono essere in parte o integralmente finanziati con fondi comunitari destinati alla sicurezza, oltre a consentire una riduzione del premio INAIL (vedi riquadro a pag. 17)”. Oltre ai vantaggi legati alla sicurezza, ce ne sono anche altri: l’adozione di comportamenti più virtuosi, ad esempio, si traduce in un risparmio sui consumi di carburante, nonché sui costi di
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MISSIONFLEET SPECIALE CORSI GUIDA SICURA
manutenzione dei veicoli. E grazie alla possibilità di imparare divertendosi, queste lezioni sono anche un formidabile strumento di incentivazione. “Circa il 20% dei nostri clienti sono aziende, interessate a creare eventi incentive per i loro top client o la forza vendita, conservando però sempre una
finalità formativa e di sicurezza” conferma Massimo Arduini, responsabile della AMG Driving Academy, gestita da LPD Italia e con sede a Peschiera Borromeo (Milano). “Ad acquistare i nostri corsi sono per il 40% i privati e per il 60% le imprese” sottolinea inoltre Gordon De Adamich, responsabile del Centro
Internazionale Guida Sicura fondato dal pilota Andrea De Adamich nel 1991 presso l’Autodromo di Varano de’ Melegari, in provincia di Parma. “I nostri corsi aziendali sono di due tipi: Corsi di Guida Sicura 81/2008 dedicati al personale aziendale che usa veicoli, in un’ottica di formazione e informazione sui rischi connessi alla circolazione stradale; e poi corsi di incentivazione e team building, dedicati allo staff o ai migliori clienti. In questo caso è presente
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MISSIONFLEET SPECIALE CORSI GUIDA SICURA
SCUOLE DI GUIDA SICURA A CONFRONTO Nome
Proprietà/gestione
Anno di fondazione
Sede
Istruttori
AMG Driving Academy
LPD Italia
2011
Peschiera Borromeo (Milano)
Piloti formati presso l’AMG Driving Academy tedesca
Centro di Guida sicura Aci Sara di Vallelunga
Aci Vallelunga
2004
Autodromo Vallelunga Pietro Taruffi (Roma)
Formati presso una scuola interna
Centro di Guida Sicura Aci Sara Lainate
Aci Valleunga
2015
Pista e Centro Guida Sicura Aci Sara (Lainate, Milano)
Istruttori formati presso una scuola interna
Centro di Guida Sicura dell’Autodromo di Franciacorta Daniel Bonara
Ettore Bonara
Area adibita ai corsi realizzata nel 2006
Autodromo di Franciacorta Daniel Bonara (Brescia)
50 piloti professionisti sottoposti a formazione
Centro Internazionale Guida Sicura
Andrea De Adamich
1991
Autodromo di Varano de’Melegari (Parma)
Piloti formati secondo procedure ISO
Guidare Pilotare di Siegfried Stohr
Siegfried Stohr
1982
Autodromo di Misano Adriatico (RN)
40 istruttori certificati in base alle norme ISO 9000/2000
Master Driving
Maurizio Verini
1996
Circuito Tazio Nuvolari, Cervesina (Pavia)
Piloti professionisti certificati AiasCert
un’importante componente di divertimento”.
UN’AMPIA OFFERTA Ma in che cosa consiste in dettaglio l’offerta delle scuole di guida sicura? “Offriamo corsi di guida sicura Base della durata di 4 ore o di una giornata, oltre a corsi di Guida difensiva ed Economy Drive. Poi ci sono i 20 | FEBBRAIO-MARZO 2017
corsi per la guida di veicoli commerciali e mezzi pesanti per il trasporto di merci o persone. Per i mezzi pesanti generalmente eroghiamo il corso Economy Drive” spiega ad esempio Maurizio Verini, fondatore della scuola Master Driving. Con una sede principale presso il circuito Tazio Nuvolari, a Cervesina, provincia di Pavia,
organizza però anche lezioni presso altre sedi. “I nostri corsi di guida sicura sono dedicati a tutti gli automobilisti, dai neopatentati, ai più esperti e ai guidatori per professione”, affermano inoltre i responsabili dei centri di Guida Sicura Aci Vallelunga e Aci Sara Lainate, che proseguono: “Oltre a una parte teorica, è prevista
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MISSIONFLEET SPECIALE CORSI GUIDA SICURA
Tipologia di corsi
Costo dei corsi
Servizi aggiuntivi
Accordi con case costruttrici
Web
Corso AMG Base, Corso AMG Avanzato, Corso AMG Neve
Corso AMG Base: 1300 euro + IVA; AMG Avanzato: 2200 euro + IVA; AMG neve: 2000 euro + IVA. Sconti del 25% a Mercedes Benz e concessionari
Inclusi nel prezzo dei corsi servizi di hospitality box con open bar, sala briefing, pranzo e assicurazioni dei partecipanti. Facilities negli autodromi che ospitano i corsi
Veicoli AMG
www.mercedesamg.com/drivingacademy/
Corsi auto base, auto avanzato, furgoni e camper, moto e scooter e mezzi pesanti, più corsi ad hoc per le aziende
330 euro + IVA per il corso base
Sale conferenze, officine attrezzate
Gruppo FCA, Mercedes Benz Italia, Continental Italia, BMW Motorrad
www.vallelunga.it
Corsi auto base, auto avanzato, furgoni e camper, moto e scooter e mezzi pesanti, più corsi ad hoc per le aziende
330 euro + IVA per il corso base
Sale conferenze, officine attrezzate
Gruppo FCA, Mercedes Benz Italia, Continental Italia, BMW Motorrad
www.vallelunga.it
Corso di Guida Sicura base, Corso di Guida Sicura Avanzato, corsi ad hoc per le aziende
300 euro + IVA per il corso base, tariffe ad hoc per le aziende
Sale riunioni da 30 a 300 posti, tracciato per le gare, area fuoristrada, area Kart ristorante
BMW
Autodromodifranciacorta.it
Corsi di incentivazione/Team Building; Corsi di Guida Sicura 81/2008; corsi customizzati in base alle esigenze aziendali
Variabili a seconda delle esigenze e del numero dei partecipanti
Centro congressi da 150 posti, supporto nelle attività collaterali (cene, prenotazioni hotel ecc.)
Alfa Romeo
www.guidasicura.it
Avviamento alla Guida Sicura, Guida Sicura, Guida Difensiva, sia per auto sia per veicoli commerciali; corsi per veicoli speciali; corsi su obiettivi specifici
Da 300 a 1000 euro. Per le aziende convenzioni, corsi in esclusiva e tariffe dedicate
A richiesta
BMW per le auto e DAF per i veicoli industriali
www.guidarepilotare.com
Guida sicura base, Guida difensiva, Economy Drive, corsi per veicoli commerciali e mezzi pesanti
400 euro
Sala riunioni, sala ristorante, organizzazione di iniziative nel settore auto
Gruppo PSA
www.masterdriving.it
tanta pratica per imparare a conoscere le proprie capacità di guida in situazioni critiche e apprendere il comportamento corretto da tenere al volante, acquisendo consapevolezza dei pericoli e delle difficoltà che possono presentarsi nella guida di tutti i giorni. In entrambe le strutture vengono effettuati corsi auto base, auto avanzato, furgoni
e camper, moto e scooter e mezzi pesanti, nonché corsi ad hoc a seconda delle esigenze di formazione delle aziende”. “I nostri pacchetti sono customizzati in base alle esigenze dell’azienda cliente per durata, contenuti, periodo di svolgimento” afferma inoltre Gordon De Adamich. “Per fare un esempio, per venire incontro
ancora di più alle aziende che ci richiedono attività di team building, abbiamo strutturato una serie di programmi specifici per l’aggregazione dei partecipanti, oppure arriviamo ad analizzare la casistica dell’incidentalità stradale di un’azienda per proporre programmi che siano in linea con le necessità specifiche. FEBBRAIO-MARZO 2017 | 21
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MISSIONFLEET SPECIALE CORSI GUIDA SICURA
I corsi aziendali, inoltre vengono, personalizzati con i loghi dell’azienda ospitante su alcune infrastrutture dell’autodromo”. Ampia anche l’offerta del Centro di Guida Sicura dell’Autodromo di Franciacorta Daniel Bonara, come ci spiega Luca Mantovani: “Proponiamo due tipi di corsi: il corso di guida sicura Base, della durata di una giornata, è suddiviso in una parte teorica a cui segue, nel pomeriggio, una parte dedicata alla guida. Le aree che usiamo sono allestite con tecnologie che consentono di simulare situazioni critiche anche a basse velocità: gli allievi non superano mai i 30-40 km all’ora. Una volta seguito il corso base è possibile fare il corso avanzato, sempre della durata di una giornata: al mattino si ripetono alcuni esercizi del corso base, mentre al pomeriggio ci si sposta sulla pista con vetture più prestazionali. Oltre a questi corsi, poi, ci sono quelli sviluppati per le aziende, che includono in più una fase di verifica su strada”. 22 | FEBBRAIO-MARZO 2017
L’AMG Driving Academy, invece, propone diversi livelli di training: Corso AMG Base (1 giornata), Corsi AMG Avanzati (2 giorni) e Corsi AMG Neve (2 giorni). “Nel Corso AMG Base la giornata prevede esercizi che spiegano ai clienti come gestire la vettura in diverse situazioni (frenata d’emergenza, sovrasterzo e sottosterzo, evitamento degli ostacoli). Successivamente, ci si concentra sulla guida in pista attraverso esercizi di lead and follow (con l’istruttore in una pace car e gli allievi che lo seguono), incrementando il ritmo turno dopo turno” ci dice Massimo Arduini, che aggiunge: “Il Corso AMG Avanzato, invece, è il corso più performante ed emozionante della AMG Driving Academy; per questo motivo, per potervi partecipare bisogna prima aver effettuato con successo un corso base. Due giorni intensi di guida dove nella prima giornata si ripercorre il programma del Corso Base, mentre nella seconda sono previste sessioni di pista con il supporto della
telemetria, per poter correggere eventuali errori e migliorare così le proprie performance alla guida. Il Corso AMG neve, infine, dà la possibilità di provare la potenza dei motori AMG anche in condizioni più avverse e su superfici più insidiose quali il ghiaccio, ma sempre in totale sicurezza. Il corso viene organizzato su piste ghiacciate delle località italiane più esclusive: Cortina, Courmayeur, Livigno e Passo del Tonale”. Infine, ecco i corsi della scuola Guidare Pilotare, fondata nel 1982 dall’ex pilota di Formula 1 Siegfried Stohr e situata una palazzina all’interno dell’autodromo di Misano Adriatico (RN). Il centro opera però anche nel resto d’Italia e all’estero (Albania, Francia, Spagna, India). “Offriamo i corsi di Avviamento Guida Sicura, della durata di un giorno; quelli di Guida difensiva, che prevedono al mattino esercitazioni di guida preventiva e predittiva su strada e al pomeriggio esercizi di guida sicura; quelli di Guida sicura, della durata di un giorno, con 7 ore di pratica. Per i veicoli industriali proponiamo sia l’Avviamento Guida Sicura, con manovre parcheggio al mattino ed esercizi al pomeriggio, sia la Guida Sicura (una giornata). In più organizziamo corsi per veicoli speciali, come autocarri, bilici, cisterne, trattori con cisterna a rimorchio, moto, scooter, veicoli leggeri a 3 e 4 ruote. E non è tutto: gestiamo anche corsi basati su specifici obiettivi formativi, quali Team Building, Change management, Risk Management, nonché corsi antiterrorismo per lo Stato con crash non simulato”.
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SEAT ATECA
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ATECA FEBBRAIO MARZO
IL SUV SEAT PER TUTTI ANCHE PER LE FLOTTE
Con la SEAT Ateca il Suv è per tutti. Così come le tecnologie di ultima generazione che il primo Sport Utility Vehicle della Casa spagnola offre al mercato. Un mercato che lo premia come Autobest 2017 e con un
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successo di vendite. Anche nel mondo flotte, dopo che in molte car Policy i Suv sono stati sdoganati, visto l’ormai equiparazione del loro TCO alle più comuni berline, grazie anche ai ricchi equipaggiamenti di
cui l’Ateca è dotata. A partire da quelli di sicurezza, riassunte nei diversi Driving Assistance Pack, che comprendono il Cruise Control adattivo, il Traffic Jam Assist, sistema per assistere il driver in condizioni di traffico, l’Emergency Assist, o frenata di emergenza, l’High Beam Assist, il sistema di assistenza luci, il Lane Assist, il Traffic Sign Recognition, o il Blind Spot Detection e Rear Cross Traffic Alert. Sistemi quasi tutti presenti nei vari allestimenti della casa, che partono da quello base chiamato Reference, passando per lo Style, per l’Advance, quello di questa prova, o per l’Excellence, arrivando a una versione Business pensata proprio per gli utenti di flotta. Per la sicurezza importante anche il Winter Pack e l’impianto luci, con proiettori anteriori full led e una curiosa Welcome light che proietta la luce di cortesia dagli specchietti verso
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SEAT ATECA
l’asfalto con il profilo dell’Ateca. Alla Batman insomma. Illuminotecnica curata anche all’interno, con Led con 8 diverse tonalità di colore per la luce d’ambiente. Dettagli che migliorano la vita dei conducenti come il portellone elettrico Handsfree con apertura e chiusura con il mero movimento del piede e il sistema Kessy, che permette apertura, chiusura, accensione e spegnimento dell’auto senza estrarre le chiavi dalla tasca o, ancora, il gancio di traino elettrico. E che dire, soprattutto in questo pungente inverno, del sistema di riscaldamento a controllo remoto? Naturalmente di grande utilità anche il Park Assist, con la Top View Camera per osservare in ogni momento l’area circostante alla vettura. Che presenta anche interessanti dati prestazionali, con una velocità massima di 184 km/h, consumi che vanno dai 4,1 ai 4,8 litri di gasolio per
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100 km ed emissioni di CO2 di 113 g/km. Dati che ci fanno dire come fino ad ora abbiamo descritto l’Ateca soprattutto con la Testa. Ma, chi guida un’Ateca, deve ascoltare anche il Cuore. E guidare divertendosi nella completa sicurezza. Grazie al selettore Driving Experience che consente al driver di scegliere lo stile di guida tra le modalità Normal, Eco, Sport e Individual, ovvero quella personalizzabile, cambiando la risposta dello sterzo e dell’acceleratore e, nelle versioni DSG, anche del cambio. Nelle vetture a quattro ruote motrici sono inoltre presenti anche le funzioni Offroad e Snow. Ma il divertimento sull’Ateca deriva anche dal Connectivity Pack
che rende l’auto e i device dei loro occupanti sempre connessi e dall’avanzato sistema di infotainment, basato su un touchscreen da 8” a colori con riconoscimento vocale Bluetooth, sms/email reader, cartografia europea e radio digitale Dab, con un suono pulito esaltato da ben 10 altoparlanti. Insomma se la Testa è servita, ovvero il Fleet Manager con dotazioni e costi di esercizio contenuti, anche il Driver, ovvero il Cuore, ha di esser soddisfatto. Perché certamente SEAT propone Technology to enjoy ma senza dimenticare l’emozione.
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INFINITI: UNO SPIN OFF DI NISSAN
PER PUNTARE SU LUSSO E INNOVAZIONE Anche Nissan, come le connazionali Toyota con Lexus e Honda con Acura, ha lanciato il suo brand Premium, come di recente ha fao anche Citroën con Ds, e dopo i primi anni non facili, con le compae Q30 e QX30 raggiunge vendite da record. Con l’Italia sugli scudi
di Alberto Vita
I Infiniti, il brand premium di Nissan, nasce da uno spin off del costruttore di Yokohama, in un primo momento solo per il mercato statunitense nel 1989 con 51 concessionarie, seguendo le orme di Honda con Acura, marchio questo non distribuito in Italia, e di Toyota con Lexus. E proprio con Lexus condivide un’idea di autoveicolo di design con motorizzazioni innovative,
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malgrado gli inizi non furono dei più semplici. L’idea venne nel 1987 al compianto Bill Bruce, mancato nel 2013 all’età di settant’anni, anno in cui venne pensato anche il logo del nuovo brand; un simbolo realizzato con due linee centrali che portano all’orizzonte infinito; da qui appunto il nome. Due anni dopo il lancio del primo modello l’ammiraglia Q45, realizzata sul pianale accorciato della Nissan President, e poi è la volta della sportiva M30 e della berlina G20, semplici varianti delle Nissan Leopard e Primera. Ma l’idea di Bruce, ovvero proporre un brand di lusso e stile che desse al driver una “esperienza totale”, non per nulla
il nome scelto del progetto fu Infiniti - Total Ownership Experience®, iniziò a prendere forma proprio quando lui stava per lasciare l’azienda; nel 1997 lancia infatti il suo primo Suv, la QX4, sulla stessa piattaforma della Pathfinder, il primo modello che si inizia a vendere discretamente sul mercato. Ma è dopo il ritiro di Bruce nel 1999, anno in cui viene anche lanciato l’Infiniti Owners Club e l’avvio dell’alleanza con Renault, che Infiniti inizia a diventare un brand di successo, grazie alla terza generazione della serie G ma, soprattutto, con l’introduzione degli affascinanti Suv FX nel 2002 (a cui si rifà il QX70 che abbiamo provato noi, vedi box), la serie QX, nel 2004,
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e la EX, nel 2007, che la fa decidere di sbarcare anche in Europa, dove apre una sede a Rolle, in Svizzera, che è tuttora l’headquarter del marchio nel Vecchio Continente. E da dove inizia a farsi conoscere soprattutto con i suoi Suv dalle forme sinuose, che ricordano le auto dei cartoni animati (guardate le auto di Chi ha incastrato Roger Rabbit per credere). Auto con motorizzazioni importanti, come l’FX50, un crossover dotato di un motore V8 a 32 valvole da 5 litri con ben 390 cavalli che utilizza la tecnologia avanzata VVEL (azionamento e alzata variabili delle valvole), a cui affianca la berlina G37 dotata di un motore V6 di 3,7 litri disponibile anche in versione coupé e coupé-cabrio. Periodo in cui inizia a introdurre novità di mercato come il primo crossover coupé compatto al mondo, l’Infiniti EX37, con posizione di guida rialzata e trazione integrale, equipaggiato con l’Around View Monitor, il monitor di visione circostante che offre al conducente una visione panoramica del veicolo durante le manovre di parcheggio diventato oggi uno standard di mercato. Accanto ai Suv viene lanciata la berlina di lusso M che ebbe anche una versione ibrida, la M35h, che ha raggiunto il record mondiale di
ibrida più veloce al mondo. E nel 2013 un coup de theatre, di marketing ma anche tecnologico, importantissimo, ovvero l’entrata come main sponsor del team di Formula Uno Red Bull Racing. Già sponsor dal 2011, nel 2014 la scuderia cambiò nome diventando addirittura Infiniti Red Bull Racing. Collaborazione da cui nasce anche una versione sportiva del Suv QX70 e un concept basato sulla Q50, berlina che presenta lo sterzo elettronico (Infiniti steer-by-wire) e che ha coinvolto addirittura la Nasa per lo sviluppo di alcune tecnologie e delle poltrone a bordo, ovvero la Eau Rouge da 560 CV (ispirata
alla curva forse più difficile di tutto il Circus della Formula Uno, a Spa Francorchamps), e sulla quale il numero uno della scuderia di Ricciardo e Verstappen, il team principal Christian Horner ha detto: “Ho aiutato a sviluppare la Eau Rouge e mi rendo conto solo ora cosa abbiamo fatto! È un’auto da
Ho aiutato a sviluppare la Eau Rouge e mi rendo conto solo ora cosa abbiamo fao! È un’auto da veri piloti!” veri piloti!”. Collaborazione che vede anche nascere una Egineering Academy, dove i migliori si possono anche misurare nel dorato mondo della Formula Uno. Nel 2016, però, il cambio di “casacca” visto che Infiniti diventa sponsor tecnico della scuderia di “casa”, ovvero della Renault Sport F1 Team, per la quale offrirà le sue competenze per lo sviluppo del motore ibrido: “Il motorsport rappresenta una parte importante della nostra strategia FEBBRAIO-MARZO 2017 | 27
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QX70, L’AMMIRAGLIA CHE STRIZZA L’OCCHIO ALLA “STORICA” FX35 Abbiamo provato la QX70, l’ammiraglia di Infiniti che ricorda la storica FX35, il primo Suv con il quale si è fatto conoscere il brand premium giapponese in Europa e, fino all’arrivo in gamma delle compatte Q30 e QX30 lo scorso anno, anche il best seller della casa nel vecchio Continente e in Italia. Ma partiamo dalla storica FX35, il “veicolo” che ha ricoperto il ruolo principale nella costruzione del brand Infiniti e che lo stesso vicepresidente del design e capo dell’ufficio creativo di Nissan e Infiniti Shiro Nakamura ha definito “più bella dell’attuale QX70”. Naturalmente non sta a noi andare “contro” al grande Nakamura, ma, se l’FX35 nell’ormai lontano 2003 ha rotto gli schemi esistenti, anche il QX70 certamente non passa inosservato, con le linee arrotondate della carrozzeria, lunga ben 487 centimetri, con un frontale su cui spiccano gli “occhioni” dei fanali (sembra solo che mancano le ciglia sulle luci) e una forte sagomatura dei parafanghi su pneumatici ribassati con cerchi da 21 pollici. Un altro dettaglio “sportivo” che, insieme al padiglione molto inclinato sulla coda, tipo coupé, trasforma un Suv di grandi dimensioni in un veicolo quasi leggero. Ma se dall’esterno la QX70 atteggia, all’interno è un’esplosione di lusso, grazie a sedili in pelle supertecnologici (ricordate la Nasa di cui si parla nell’articolo), riscaldati, ventilati e con mille regolazioni, rifiniture in
radica d’acero e una plancia che ospita una consolle ricca di comandi per le dotazioni tecnologiche e per l’infotainment. Ottima la tenuta di strada, soprattutto però sull’asfalto, grazie alla trazione integrale con prevalenza al retrotreno, con l’intervento dell’avantreno solo in mancanza di aderenza delle ruote posteriori con la centralina che vi trasferisce fino al 50% della coppia. Due le motorizzazioni a benzina, ma in questo caso occhio ai consumi; un 3.7 V6 da 320 CV, e un potente 5.0 con otto cilindri a V da 390 CV, modello questo con ruote posteriori sterzanti, e una a gasolio, ovvero un V6 turbodiesel common-rail da 238 CV, con ruote posteriori sterzanti nelle versioni top di gamma. Peccato siano ancora euro 5. Da sottolineare, infine, la superprecisione del cambio automatico-sequenziale a 7 marce.
di business. Formare una collaborazione che consenta il trasferimento di tecnologia dalla strada alla pista e viceversa è quindi il logico passo successivo per un progetto a lungo termine” ha spiegato Roland Krueger, Presidente di Infiniti Motor Company che vede il brand con sede a Hong Kong entrare anche nel business del calcio con un’intesa con l’Inter di Milano. 28 | FEBBRAIO-MARZO 2017
Sede a Hong Kong dove Infiniti Motor Company Ltd. Ha lanciato nel 2015 un proprio Lab in collaborazione con Nest, che si affianca ai centri di Design situati a Atsugi-Shi, vicino a Yokohama (Giappone), a Londra (Regno Unito), a San Diego, California (Stati Uniti) e a Pechino (Cina). Le auto targate Infiniti sono costruite negli stabilimenti in
Giappone, negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Cina e a Sunderland, Regno Unito, dove nascono i modelli compatti premium Q30 e QX30, best seller nel continente. Con il Messico in arrivo quest’anno. La commercializzazione avviene in ben 50 paesi, dove sono state vendute oltre 230 mila unità nel 2016, a più 7 per cento sul 2015, con cifre record in tutti i suoi mercati. Nell’area Emea sono 29 mila i veicoli venduti, con un più 140% in Europa Occidentale, grazie, come detto, soprattutto a Q30 e QX30, con l’Italia a mettere a segno addirittura un più 393% sul 2015, con 1.764 nuove immatricolazioni. “Infiniti continua a realizzare progressi eccellenti in Europa e in tutta la regione. Con Q30 e QX30, Infiniti ha ulteriormente ampliato il proprio portafoglio ed è entrata nel segmento delle compatte. Questi due veicoli sono stati positivamente accolti da osservatori del settore e clienti, spingendo in modo significativo il nostro volume di vendite. Con la nuova coupé sportiva Q60, l’efficiente propulsore turbo 3.0 V6 lanciato lo scorso anno e il rivoluzionario motore turbo a compressione variabile all’orizzonte, siamo fiduciosi di poter far crescere ulteriormente la nostra posizione nel mercato premium” ha affermato Raoul Picello, Vice Presidente Infiniti per Europa, Medio Oriente e Africa. Un boom che sta continuando anche nei primi mesi del 2017 grazie all’offensiva di prodotto dello scorso anno proprio con le due compatte Q30 e QX30, realizzate sulla stessa piattaforma della Classe A di Mercedes, casa con cui Infiniti vanta una stretta collaborazione.
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IL T.C.O. TRA MITO E REALTÀ A qualche anno dall’introduzione del conceo di T.C.M. dobbiamo constatare come il suo antesignano T.C.O. in molti casi non venga calcolato dai fleet manager, essendone spesso ignote alcune componenti. Invece, proprio sulla ricostruzione completa e puntuale del T.C.O. dovrebbe basarsi ogni decisione strategica sul modello di floa da adoare
di Mauro Serena
O Ormai da diversi anni il termine T.C.O. (Total Cost of Ownership) è stato sostituito, nelle analisi più avanzate, da quello di T.C.M. , cioè Total Cost of Mobility, che considera tutte le diverse voci che compongono il costo della mobilità aziendale, indipendentemente dalla forma
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di acquisizione (noleggio, proprietà, leasing) e dall’utilizzo principale dei veicoli aziendali (strumento di lavoro o benefit per il personale), ottimizzandolo in virtù di innovazioni tecnologiche (telematica), impatto ambientale e nuove modalità di fruizione (Corporate Car Sharing). Ma quanto le aziende hanno effettivamente recepito al loro interno questo cambiamento, utilizzando effettivamente il nuovo indice come misura per valutare l’efficienza del loro sistema di mobilità di autoveicoli (per limitarci all’ambito proprio di
MissionFleet e trascurando i costi di travel), posto che già al momento di calcolare il “vecchio” T.C.O. spesso vengono riscontrati problemi come la mancanza di informazioni accurate e di una metodologia solida e ricorrente? Nonostante l’ammontare annuo speso dall’azienda per il costo della flotta sia spesso notevole e il ruolo centrale che viene riconosciuto alla gestione efficace della flotta, in molti casi le società si ritrovano in una situazione di significativa inefficienza nella gestione di questi costi, in particolare riguardo a ciò che concerne non
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solo l’analisi approfondita, ma anche la loro congruenza e, in alcuni casi, perfino la loro correttezza contrattuale ed esattezza contabile. Per esempio da una ricerca condotta recentemente da GR Advisory su un panel ampio e significativo di aziende del settore farmaceutico, il numero di aziende del settore che mantengono una reportistica regolare sui costi è pari a circa il 40% (uguale a quello delle aziende che non producono nessuna reportistica in merito), oltre la metà non calcola neppure il T.C.O. e quelle che lo calcolano si limitano, nella maggior parte (circa il 70%) ad evidenziare l’andamento dei soli canoni di noleggio, mentre le restanti considerano come “succedaneo” del T.C.O. il canone più i costi variabili (costo dei chilometri in eccesso o in difetto, penali e così via). Ciò fa capire come non sono molte le realtà gestionali che sanno calcolare in maniera completa e corretta il T.C.O. della flotta. Perché esso va calcolato veicolo per veicolo, mettendo insieme dati provenienti da fonti diverse, in mancanza di una reportistica omogenea: tabelle dei noleggiatori, contratti e schede d’ordine, fatture e registrazioni contabili.
REPORTING E MECCANISMI OPERATIVI DI CONTROLLO Le difficoltà che si manifestano in relazione al controllo dei costi della flotta sono in parte le stesse che affliggono gli altri servizi a forte componente “transazionale”, ovvero caratterizzata da un gran numero di transazioni tra
l’azienda-cliente ed il fornitore. A ciascuna transazione corrisponde una partita contabile che alimenta la fattura riepilogativa, sicché la sua analisi complessiva e il suo controllo risultano molto complessi. Ulteriore elemento di difficoltà era la diversità di supporti e formati con cui venivano ricevuti dal cliente: a ciò si è ovviato già da diversi anni attraverso web services di buon livello da parte dei noleggiatori e da una reportistica completa che può essere fornita on demand, utile a recuperare i costi reali. Da sottolineare che ogni canone può essere differente dagli altri per effetto dei diversi parametri di calcolo e dei costi variabili: ricalcoli chilometrici, danni e franchigie, conguagli di costi per utilizzo di fuel card a consumo e altri. Spesso il reporting interno sulle forniture transazionali è carente: le aziende, infatti, si preoccupano soprattutto della corretta registrazione contabile di questi costi a fini sia civilistici che fiscali, nonchè della corretta attribuzione degli stessi per centro di costo. Sovente non c’è tempo, non ci sono risorse e spesso neppure le conoscenze o gli strumenti per fare di più. Quindi, per gestire la contabilizzazione e l’allocazione dei costi fatturati dal noleggiatore è necessario spesso ricorrere a servizi esterni in grado di raccogliere i costi in un database, classificarli, attribuirli secondo i criteri indicati dal cliente e infine analizzarli. Perciò il tema del trattamento contabile e analitico dei costi che compongono il T.C.O. della flotta è condizionato da vari ostacoli: la dispersività del
controllo, della contabilizzazione e dell’analisi dei costi di servizi di natura transazionale, in assenza di una metodologia di analisi strutturata; i problemi di reperibilità e di assemblaggio dei dati, specie quando non esiste un flusso regolare di richiesta di queste informazioni al noleggiatore e agli altri fornitori; la varietà dei costi che riflettono un servizio complesso, che di fatto è il risultato dell’assemblaggio di sottoservizi diversissimi tra loro, come i servizi finanziari, quelli manutentivi, quelli contabili, l’assistenza al driver, ecc. spesso sintetizzati, per comodità, in un canone che però può non essere omnicomprensivo, dovendo considerare anche le risorse interne dell’azienda utilizzate (umane, tecnologiche, finanziarie) al fine di ricostruire un quadro completo del T.C.O.; la mancanza all’interno dell’azienda, da parte di chi gestisce la flotta (che spesso non è un fleet manager specializzato) delle conoscenza necessarie per l’analisi approfondita dei costi e la loro programmazione nel futuro.
IL PRINCIPALE INDICATORE: COSTO MEDIO PER AUTO A causa della varietà e complessità dei costi relativi al FEBBRAIO-MARZO 2017 | 31
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TABELLA 1 - ELEMENTI DI BASE PER IL CALCOLO DEL T.C.O. (PROPRIETÀ E NOLEGGIO A LUNGO TERMINE) PROPRIETÀ
NOLEGGIO A LUNGO TERMINE
COSTI FISSI: • canone COSTI VARIABILI: • km extra • costi esclusi dal canone • e/o a consumo • penali di varia natura (es.: fine rent) • ricalcoli chilometrici
Acquisizione dei veicoli
• Costo / Ammortamento • Oneri finanziari figurativi sul capitale investito per l’acquisto • Plusvalenze/Minusvalenze da vendita
Servizi operativi
• Servizi di gestione operativa interna • Servizi operativi in outsourcing (fleet management)
Alimentazione
• Carburante (fuel card o altri strumenti di registrazione e pagamento)
• Canone e consumi fuel card (gestione, anticipo, conguaglio)
Gestione e amministrazione
• Servizi amministrativi e gestionali in outsourcing (fleet administration, software, consulenza, ecc.) • Servizi in-house (% di risorse umane)
• Altri servizi amministrativi e gestionali in outsourcing (fleet administration, software, consulenza, ecc.) • Servizi in-house (% di risorse umane)
“Ricavi” di gestione
• Pagamento quota di utilizzo da parte dei driver • Pagamento carburante da parte dei driver • Penali e franchigie a carico dei driver
• Pagamento quota di utilizzo da parte dei driver • Pagamento carburante da parte dei driver • Penali e franchigie a carico dei driver
Elaborazione dell’autore su modello di GR ADVISORY © 2017
noleggio, il controllo della congruità e l’analisi a supporto della rinegoziazione ci si focalizza spesso sul solo canone mensile. Che è anche l’elemento di più immediata comprensione ai non addetti ai lavori e quindi si presta facilmente ad essere “manipolato”: comunicare al direttore generale che il canone è inferiore del 5% rispetto all’anno passato può portare immediati benefici professionali e personali a colui che riesce a far “passare” questo dato. Insomma, una serie di elementi legati alla comodità di utilizzo, alla sua immediata comprensibilità e alla sua manipolabilità fanno si che spesso i confronti all’interno dell’azienda, tra le aziende, tra i fornitori, siano basati sul canone. Un discorso molto semplicistico per il fleet manager che davvero conosce i contenuti del servizio che eroga 32 | FEBBRAIO-MARZO 2017
all’azienda e che non si fa scrupoli a spiegare i numeri per quello che sono realmente, a seguito di un attento controllo di tutte le determinanti di costo. Per il fleet manager professionale, invece, la determinazione del costo medio per auto, suddiviso in tutte le sue componenti, fisse e variabili, diventa una necessità di tipo analitico, uno strumento fondamentale per determinare in profondità le ragioni della variazione dei costi. Nella tabella 1 vengono riportati i principali componenti che dovrebbero essere considerati durante il calcolo del T.C.O. di veicoli a noleggio lungo termine e di proprietà. Il valore informativo, analitico e decisionale che fornisce questo strumento se sviluppato nel tempo, è assolutamente decisivo. Un caso tipico è quello del confronto tra acquisto diretto dei veicoli e noleggio a lungo
termine, nel quale il calcolo del T.C.O. oltre che completo (spesso vengono escluse componenti occulte quali gli oneri finanziari) deve venire esteso al tempo minimo di cinque anni, corrispondenti al periodo nel quale ammortamenti, plusvalenze a altre componenti che contribuiscono a rendere il T.C.O. annuale della flotta in proprietà diverso di anno in anno, vengono a compensarsi consentendo un paragone sensato con il modello basato sul noleggio a canone fisso (o semifisso, considerando la componente variabile pur esistente). Un esempio viene riportato nella figura 1.
NON SOLO CANONE: LE DETERMINANTI DEL COSTO MEDIO PER AUTO Tornando al k.p.i. del costo medio per auto, un’analisi
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ancora più raffinata potrebbe aggiungere altri elementi di valutazione: se il costo medio fosse calcolato per fascia di utilizzatore (per esempio tecnici, venditori, quadri e dirigenti) si potrebbe calcolare se, per esempio, la diminuzione del canone medio sia dovuta al fatto che sono aumentate le vetture dei tecnici a scapito di quelle dei dirigenti e che questo potrebbe aver portato, sempre per fare un esempio, ad un aumento dei chilometri contrattuali dovuto al grande utilizzo che i tecnici fanno dell’autovettura assegnata. E ancora: lo spacchettamento del canone “a libro aperto” (open book) permetterebbe di analizzare la variazione di peso delle singole componenti all’interno del canone. E consentirebbe di anticipare alcune possibili tendenze future, per esempio attraverso la valutazione della congruità del valore residuo attribuito dal noleggiatore. Il modulo di costo medio dovrebbe comprendere i costi di gestione del processo gestionale, interni ed esterni, ovvero il costo degli outsourcer e delle risorse interne dedicate alla flotta. Inoltre, il concetto di T.C.O. evidenzia come non siano importanti solo i costi di acquisto, ma anche i costi d’esercizio o i “ricavi” che l’azienda percepisce, quali l’ammontare pagato dal dipendente per l’utilizzo personale, al fine di controbilanciare tali costi. L’importanza e la potenza di questo strumento, tutto sommato semplice dal punto di vista concettuale, per prendere le decisioni sul futuro della flotta si palesano non solo durante la gestione corrente, ma anche alla
FIGURA 1 - CONFRONTO T.C.O. TRA PROPRIETÀ E NOLEGGIO NEL TEMPO Ipotesi di sostituzione totali o parziali (solo lotti P1 & P2 ad altissima e alta esigenza di sostituzione) primo anno No sostituzione
-250
Sost.tot. con proprietà
-200
-150
secondo anno
-100
-50
0
-100
-50
0
anni 3-5
50
100 -60
-40
-20
0
-94 -198
72
Sost.tot. con NLT Sost.solo P1&2 con proprietà Sost.solo P1&2 con NLT
-57
-52
-48 -27
-87
55 -61
21
Fonte: GR ADVISORY © 2017
vigilia dell’introduzione di cambiamenti importanti, come la decisione di migliorare l’impatto ambientale della propria flotta, attraverso la riduzione delle emissioni e l’utilizzo di alimentazioni più ecologiche. In questo caso la valutazione della variazione dei valori residui, dei costi d’esercizio e del contributo a carico del dipendente e il loro impatto sul T.C.O. totale può essere meglio indirizzata se si utilizza un modello di analisi dei costi medi per auto, per categoria di utilizzatori, per gruppo di modelli, ecc. Come
varia il T.C.O. se introduciamo in azienda il concetto di “guida ecologica”? E con quali azioni possiamo determinarlo? In conclusione, il modello di cui abbiamo parlato offre enormi opportunità di consapevolezza delle reali aree di risparmio, di visibilità dei costi occulti e di presentazione di risultati completi e comprensibili alla direzione aziendale: questa è la base necessaria per l’introduzione di nuove policy e politiche congruenti riguardo le auto aziendali, basate su dati effettivi e completi e non su elaborazioni parziali o soggettive.
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11 Punto sull'elettrico.qxp_Layout 1 16/02/17 09:28 Pagina 34
MISSIONFLEET IL PUNTO SULL’ELETTRICO
ACCELERAZIONE DA PAURA
MA NON NEL NOSTRO PAESE Se alcuni paesi puntano decisi sulle auto eleriche, uno su tui la Norvegia, con incentivi e infrastruure, l’Italia stenta su questo segmento, mancando anche una casa di riferimento. Le aziende le uniche a spingere su questa propulsione green
di Maurizio Bertera
I Il futuro è luminoso, sostanzialmente per mancanza di alternative. Ma il presente dell’auto elettrica è fatto di qualche luce e molte ombre,
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soprattutto alle nostre latitudini. È evidente che le congestion charge (come l’Area C milanese in fase di ampliamento, tra l’altro), le Low Emission Zone (Londra), divieti e Ztl assortite e incentivi sempre più appetitosi porteranno al dominio – cittadino, in primis – dei veicoli elettrici. Lo dice anche il rapporto “An Integrated Perspective on the Future of Mobility”, pubblicato da McKinsey e da Bloomberg New Energy Finance. Secondo gli
esperti, il sorpasso dell’elettrico sull’endotermico arriverà entro il 2030, ma sarà inizialmente circoscritto alle “città densamente popolate e ad alto reddito come Londra e Singapore: in queste aree, i veicoli elettrici potrebbero diventare il 60% di tutto il parco circolante in soli quindici anni”. Un cambiamento epocale, non solo per una mera questione economica (la tassa per circolare con un mezzo non ecologico diventerà insopportabile) ma per la tecnologia che sta togliendo il
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MISSIONFLEET IL PUNTO SULL’ELETTRICO
punto debole del sistema: il pacco batterie. Secondo lo stesso studio, soltanto dal 2010 al 2015 la tecnologia e le prime economie di scala hanno permesso di ridurre il costo degli accumulatori da circa mille dollari per kWh a 350: entro la fine del prossimo decennio i prezzi dovrebbero scendere ulteriormente, fino a sfiorare i 100 dollari per kWh. E poi ci sarà il definitivo cambio di mentalità dei consumatori. Che già si intravede se è vero che all’ultimo Salone di Parigi non c’erano solo molte auto ma ancge un sacco di idee nate all’interno delle Case per la mobilità senza carburanti fossili; biciclette, scooter, monopattini e persino – merito di Lexus – uno skate a levitazione magnetica. Non è un caso: l’elettrico, già intelligente, comincia a essere “figo”. Non tutti ovviamente la vedono allo stesso modo. L’Italia in questo senso può essere rappresentata dal pensiero di Sergio Marchionne, ad del gruppo FCA: “Le auto elettriche sono costose e, almeno per il momento, non sono redditizie” ripete come un mantra, quando viene provocato sull’assenza di un vero progetto ufficiale, su cui invece sia a Torino che negli States, con l’ausilio di Google, stanno alacremente lavorando. Così come tante altre Case.
Senza arrivare alle visioni senza limiti di Elon Musk con la Tesla, Audi ha deciso che da qui al 2020 tre nuovi modelli saranno a propulsione elettrica o Mercedes che ha creato un nuovo brand, EQ, dedicato solo a promuovere auto “ricaricabili”. E ancora le grandi rivali Bmw, Daimler (con Mercedes ma anche con Smart), Ford e Volkswagen (con Audi e Porsche), hanno annunciato una storica joint venture per creare una rete di stazioni di ricarica ultrarapida in Europa: capaci di erogare fino a 350 kW con tempi per il “pieno”, considerevolmente più rapidi
rispetto a quelli attuali. I numeri, relativi al 2016, ci aiutano a capire: le vendite di elettriche in Europa valgono poco meno dell’uno per cento del mercato totale, avendo agevolmente oltrepassato le 100mila unità lo scorso anno. Con l’Italia a quota 1370 , ovvero neppure lo 0,1% del totale. Un po’ meglio se si conteggiano anche le ibride, che hanno superato le 38mila unità vendute, con un 2,07% del totale. Un granellino, insomma, a causa anche di politiche di incentivazioni, diciamo così, “poco premianti” rispetto a quelle in vigore all’estero. In
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ZOE, L’ESSENZA DELLA VITA FA SEMPRE PIÙ STRADA
Con la Zoe – bel nome tra l’altro, in greco antico significa “essenza della vita” – Renault comincia a fare sul serio nel settore delle auto di serie a propulsione elettrica. La nuova versione della compatta Renault garantisce 400 km di autonomia NEDC, che significano 300 km su strada: un’autonomia interessante, già apprezzata su vari mercati europei e che mette ottimismo al marketing della Casa transalpina. Ne ha ben donde, visto che Zoe mantiene le promesse: nella presentazione internazionale, abbiamo vagato felicemente per il Portogallo, partendo da Lisbona, fra strade secondarie e autostrada, e tornandoci senza poter guardare l’indicatore di carica (celato ‘scientificamente’ dai tecnici... con un adesivo) in modo da guidare normalmente. La brillantezza del motore (e la mancanza di rumore!) porta a spingere serenamente sino ai 140 km/h. con un’accelerazione sorprendente. Comunque, in entrambi i casi, la somma tra i km percorsi e quelli percorribili si aggirava effettivamente sui 300 km. Il merito va soprattutto al lavoro fatto da Renault sulle batterie: le Z.E. 40 sono più piccole della serie precedente, ma con capacità doppia. Sono disponibili in due versioni, Q90 e R90, che si differenziano tra loro per la durata e la velocità della 36 | FEBBRAIO-MARZO 2017
ricarica, possibile sia attraverso la presa di corrente casalinga (che, nel caso, occorre aumentare ad almeno 5kW/h) sia alle colonnine di ricarica, normali e rapide. Il top è la R90 con 92 CV di potenza e appunto 400 km di autonomia NDEC. Le batterie sono incluse nel prezzo del veicolo e sono disponibili sia a noleggio che in vendita, con una differenza di 8mila euro. Per la cronaca, non è stata tolta dal mercato la versione prima maniera con le batterie da 22 Kw. Stilosa come lo sono (quasi) tutte le Renault, la Zoe unisce la guidabilità da city car a un livello di sicurezza sopra la media. L’abitacolo è spazioso, curato, senza esercizi di stile. Il cruscotto è intuitivo e chiaro, i colori non disturbano – è inoltre possibile selezionare diverse fantasie per i rivestimenti – e le indicazioni sono essenziali. Al centro della plancia c’è uno schermo piatto grande e con un software semplice e immediato. In gamma, gli allestimenti sono Life (33mila euro), Intense (34.800 euro) e l’inedito Bose (37.600 euro) con un impianto stereo al top e vari tocchi: selleria in cuoio, cerchi da 16” e una tinta grigia esclusiva. I primi esemplari sono arrivati nelle concessionarie italiane ed è prevedibile un facile successo per il car pooling di fascia media.
Francia e nei paesi del Nordeuropa in particolare. È evidente che la diffusione dell’elettrico sia ormai solo questione di infrastrutture e scelte governative. Perché i modelli ci sono, sempre più validi: pensiamo alla raffinata Bmw i3, alla nuova Renault Zoe (vedi box), alla Opel Ampera che promette un’autonomia NDEC di 500 km, alla bestseller Nissan Leaf e ancora alla Tesla Model S che costerà 80mila euro minimo ma è una vettura all’avanguardia. Quindi non ci sono alibi sulla mancanza di auto, la verità risiede – sempre per l’Italia – in un altro numero: delle circa 80mila colonnine di ricarica presenti sulle strade continentali, il nostro Paese ne vanta meno di 1700. E c’è una politica che salvo iniziative locali (facile pensare all’incentivo dato ai taxisti per rinnovare il parco auto in chiave ecologica) è totalmente assente su questo fronte. Eppure tutte le analisi concordano che la quota di mercato nel Vecchio Continente arriverà al 2% entro il 2020 per toccare l’8% cinque anni dopo. Si porta regolarmente l’esempio della Norvegia, che sarà pure una Nazione di cinque milioni di abitanti – quindi le decisioni sono spesso più semplici – ma nel 2016, le vendite di elettriche pure e plug-in hanno rappresentato quasi il 25% delle nuove immatricolazioni. Sono oltre 35mila unità, con una crescita del 45% sul 2015. Cosa è successo? Semplice: i norvegesi pagano tasse tra le più alte del mondo, ma ricevono enormi vantaggi per l’acquisto di auto elettriche, esentate dall’IVA come dalle tasse di acquisto, che lì mediamente fanno lievitare il costo del veicolo del 50%. Inoltre, non pagano il pedaggio
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stradale, le spese di utilizzo dei tunnel e le spese di trasporto in traghetto. E ancora possono parcheggiare ed effettuare gratuitamente la ricarica nei punti disseminati per le città e utilizzare le corsie degli autobus. Siamo forse all’eccesso, ma pian piano, qua e là per l’Europa si lavora in questa direzione. Noi aspettiamo in fondo al vagone. Un tiepido raggio di sole arriva dalle flotte aziendali. Evidente che l’elettrico abbia grandi potenzialità di sviluppo, considerando che quasi la metà dei veicoli in dotazione alle imprese percorre meno di 100 chilometri al giorno, ben al di sotto della soglia media di percorrenza e autonomia dei modelli sul mercato. A “invitare” allo sviluppo c’è stata una recente ricerca “Le flotte
aziendali verso una svolta elettrica... ancora lontana”, promossa da Top Thousand con patrocinio del Cei Cives Commissione italiana veicoli elettrici stradali a batteria, ibridi e a celle a combustibili. Detto che il 54% del (pochissimo) elettrico venduto sinora in Italia è ascrivibile alle aziende – per esempio Poste Italiane ha appena preso 70 furgoncini Nissan – si è avuta la conferma delle criticità da risolvere. Prima fra tutte quella legata alla percezione di driver e fleet manager, che si preoccupano dei limiti di durata delle batterie, dei costi elevati per l’acquisto, dei canoni di noleggio o dei tempi di ricarica. Non bastasse, a frenare la diffusione c’è la mancanza di aree interne per il ricovero e la ricarica delle auto. Solo il 23%
delle aziende intervistate ha stretto accordi con le Utility dell’energia e la maggior parte si affida solo alla rete pubblica dei punti di ricarica (con una percentuale complessiva del 63%, ma il 18% dichiara di stare lavorando a un accordo) oppure si è attrezzata per la produzione di energia fotovoltaica (9%), per rendersi indipendente. Se il pubblico non ci pensa e il privato ci crede poco – solo il 5% delle aziende ha dichiarato di aver varato incentivi di qualsiasi tipo (non solo economici) per spingerne l’utilizzo – la rotta in Italia per l’auto elettrica appare perigliosa. Ma volente e nolente, come per tante altre scelte, dovremo seguirla per non essere penalizzati dall’Europa. Sarebbe meglio iniziare la navigazione, senza attendere miracoli. FEBBRAIO-MARZO 2017 | 37
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ARRIVANO LE CARTE CARBURANTE ANCHE DAI DISTRIBUTORI INDIPENDENTI Le stazioni di servizio definite pompe bianche stanno prendendo sempre più piede nel nostro Paese, grazie in primis ai prezzi concorrenziali del carburante, che iniziano ovviamente a far gola anche alle aziende
di Serena Piazzi
L Le pompe bianche sono stazioni di servizio indipendenti che non fanno parte del circuito delle compagnie di distribuzione di carburante più note. Presso questi punti di rifornimento è possibile risparmiare fino a 10 centesimi al litro rispetto alla media del servito. Prendere visione dei prezzi praticati è possibile perché tutti
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gli impianti pubblici da alcuni anni hanno l’obbligo di registrarsi presso l’Osservatorio Prezzi Carburanti, creato dal Ministero dello Sviluppo
Economico, tramite il quale è possibile ricavare dati aggiornati relativi ai prezzi in una determinata zona. Le pompe bianche hanno
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iniziato a diffondersi nel 2008, a seguito della liberalizzazione del settore. Attualmente in Italia se ne contano circa 3400, sui 21mila di tutta la penisola, ovvero il 16,2 del totale nel 2016 (Dati Unione Petroli). “La rete dei distributori di carburanti non è più nelle mani delle grandi compagnie petrolifere, com’era fino a una decina di anni fa”, ha spiegato a MissionFleet Martino Landi, presidente della Faib, Federazione Italiana Benzinai, ovvero l’Associazione più rappresentativa nel settore della distribuzione dei carburanti. “Il 50% circa dei punti atti al rifornimento sono di privati” ha dichiarato Landi. “Tra questi, la metà sono titolari di pompe che hanno stretto un accordo con la compagnia petrolifera per mantenerne il marchio e dunque continuano ad offrire il carburante ai prezzi di listino. D’altra parte, oggi sono molte le compagnie che decidono di lasciare il mercato italiano, poco redditizio, e di ‘spacchettare’ la propria rete cedendo gli impianti
a soggetti privati; una scelta peraltro per noi non condivisibile per tempi e modalità”. “L’altra metà dei titolari privati sono invece soggetti che optano per stare sul mercato con il proprio marchio” ha continuato Landi. “Si tratta appunto delle cosiddette ‘pompe bianche’, ovvero non associate a quelle che vengono denominate le ‘sette sorelle’, cioè le grandi compagnie petrolifere. Si tratta di un universo molto variegato di cui non sempre è agevole capire i meccanismi di gestione complessiva, anche se risulta chiaro che questi soggetti operano generalmente in dumping contrattuale e dunque fuori dal quadro normativo di riferimento, non applicando i contratti”. Le pompe bianche e i marchi privati stanno aumentando progressivamente e attualmente rappresentano il 15-20% dell’intera rete dei distributori. “Naturalmente, non avendo firmato alcun accordo con le compagnie, le pompe bianche sono libere di stabilire
autonomamente il prezzo del carburante che erogano, valutando il bacino d’utenza e i prezzi dei concorrenti”, ha sottolineato il presidente di Faib, aggiungendo che “in merito a questo punto sussiste un problema di chiarezza: occorre infatti capire di quali prodotti si parla e di quali fonti di approvvigionamento, essendo evidente uno stacco nei prezzi non giustificabile dall’attuale dinamica di mercato”. Decidere di restare autonomi ha pro e contro: se da un lato infatti consente al titolare della pompa di proporre prezzi più convenienti, dall’altro gli impedisce di usufruire dell’”effetto catena” dato dalle grandi compagnie, che possono contare, oltre che su una maggiore riconoscibilità del brand e su programmi fedeltà ad hoc, anche sugli introiti derivanti dalle carte carburante per le aziende. Tuttavia, sembra che le pompe bianche si stiano attrezzando anche in tal senso. Da indagini effettuate sul mercato emerge
MARTINO LANDI, PRESIDENTE DELLA FAIB, FEDERAZIONE ITALIANA BENZINAI
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infatti che i privati che possiedono un numero consistente di impianti a marchio proprio si stanno organizzando per dotarsi di carte carburante da proporre alle imprese. Tra i limiti determinati dall’operare autonomamente sul mercato c’è da considerare che “i veicoli delle grandi flotte
aziendali spesso hanno la necessità di effettuare spostamenti importanti e al momento può essere difficile trovare su vasta scala pompe bianche con lo stesso marchio” ha spiegato Landi a MissionFleet. “Queste pompe sono infatti principalmente presenti su aree limitate e dunque a usufruirne è più spesso la clientela privata”. Se il fatto che le carte carburante dei marchi indipendenti siano valide soltanto nelle zone in cui questi operano può essere penalizzante per chi si sposta su lunghi tragitti, va detto tuttavia a questo proposito che esistono già alcune carte carburante di circuiti internazionali utilizzabili anche presso molte pompe bianche. È il caso ad esempio della carta
tedesca DKW, che ha valenza europea ed è attualmente accettata da circa il 10% dei distributori indipendenti presenti sul mercato italiano. La carta può contare su oltre 5.500 stazioni di servizio in Italia e 55.000 punti di accettazione in tutta Europa ed è attualmente utilizzata da oltre 120mila clienti, soprattutto autotrasportatori. Secondo i detrattori delle pompe bianche i carburanti low cost proposti sarebbero di bassa qualità; le benzine sarebbero in molti casi mal raffinate e il gasolio miscelato con troppo biodiesel, molto più economico. Le conseguenze di rifornimenti effettuati con questi prodotti a parere di alcuni meccanici potrebbero essere molto pesanti:
I PRINCIPALI MARCHI INDIPENDENTI Ecco un elenco delle reti più importanti, aggiornato al 2016 • 4 Petroli. Piccola rete piuttosto attiva tra Lucca e Pistoia. • 7-Sette. Marchio della famiglia Turriziani da oltre 50 anni nel settore petrolifero. Carta carburanti, campagne premi. Sponsor del Frosinone Calcio. • AF Petroli. Azienda padovana, titolare di 5 depositi, presente sulla rete dal 2001. Opera anche nella commercializzazione e distribuzione di gas metano ed energia elettrica in rete e nella logistica. Dal 2010 acquista parte del proprio fabbisogno via nave con attività di trading. • Aquila. Società fiorentina. • Basile Petroli. Rete attiva in Basilicata e Puglia. • Beyfin. Pompe molto ben distribuite in diverse regioni italiane, dall’Emila alla Toscana, dalla Pianura Padana alle Marche o all’Umbria e, addirittura, in Sardegna. • Cancellieri Carburanti. Gestori di un punto vendita Agip in provincia di Viterbo dagli anni ‘50, i fratelli Cancellieri fondarono la società negli anni ‘60, tra le prime a esporre un marchio proprio all’inizio degli anni ‘90. Dispone di un deposito commerciale. • Camer. Società attiva dal 1970, dispone di un deposito a Lecce. • Costantin. Azienda nata nel 1967 con l’extrarete. Dispone di 56 punti vendita tra Veneto, Lombardia ed Emilia 40 | FEBBRAIO-MARZO 2017
Romagna. Di recente ha lanciato una sua carta carburante anche per le aziende. • Keropetrol. Rete distributiva attiva in Lombardia e Piemonte. • Dill’s. Azienda barese del gruppo Dilella Invest. Ha anche un marchio della ristorazione (MyDill’s). Sponsor del Bari Calcio. • Ego. Come per Retitalia si tratta di un marchio “consortile”: dodici operatori, il principale dei quali è la Scat del vice presidente di Assopetroli Andrea Salsi. Nasce nel 2008. • Energyca. Marchio della Carlo Aliprandi Carburanti Srl, di proprietà della famiglia Vazzoler, attiva nel settore petrolifero da fine ‘800. il marchio nasce nel 2007. • Enerpetroli. Marchio indipendente storico, nato nel 1988 e presente in Italia centrale. • EOS. La vecchia Erg Oil Sicilia, venduta nel 2014 alla Grs Petroli. • Euroself. Il marchio ghost della Scat, nasce nel 2012. • Fiamma 2000. Azienda nata nel 1971 nel settore del Gpl. • Gas auto. Diversi distributori in Campania. • GNP. Azienda del Triveneto nata nel 2005 per iniziativa della Angeli Srl di Borgo Valsugana (TN) e della F.lli Lazzarotto Combustibili Srl di Bassano del Grappa (VI), entrambe attive da oltre 40 anni.
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malfunzionamento del motore, auto che percorre molti meno chilometri con un litro, pompe, filtri e iniettori sempre sporchi e ostruiti, acqua nei serbatoi, che potrebbe addirittura portare al tilt delle centraline. “Nulla di vero” ha dichiarato a MissionFleet Roberto Malagoli, responsabile tecnico di Scat, che è presente in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto con 75 punti vendita, di cui 40 a marchio indipendente come EGO ed EUROSELF, di proprietà esclusiva o legati ad un circuito consorziato con altre aziende del settore. “Si tratta di notizie senza alcun fondamento. I marchi indipendenti si riforniscono dalle stesse raffinerie che servono i distributori delle primarie
compagnie petrolifere, dunque il prodotto offerto è identico, non si tratta di un prodotto alternativo. Inoltre tutti i carburanti devono rispettare specifiche normative”.
• Giap. Marchio siciliano del Gruppo Minardo, attivo anche nella finanza, nell’editoria e nel turismo, proprietario di oltre 200 punti vendita, soprattutto in Sicilia. • Goil: Pompe presenti nell’avellinese e nel beneventano. • Ies: una delle più grandi catene indipendenti, diretta emanazione dell’omonima raffineria mantovana. • ICM. Azienda di Orvieto. • Loro. Azienda di Vicenza nata nel 1932. Dal 2000 sulla rete stradale con marchio proprio. • Martina Gas: Distributori in Abruzzo. • MYOil. Il marchio aziendale di Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli. • Noaloil. Azienda veneziana fondata nel 1971, attiva prima in extrarete e poi sulla rete, è uno dei primi marchi indipendenti. Ha un deposito a Noale. • Oil Italia. Società bellunese attiva da oltre 50 anni. Marchio presente sulla rete dal 2004. Ha depositi commerciali propri. • PetrolGamma. Azienda attiva in centro Italia, oltre che nella distribuzione, anche nella realizzazione di stazioni di servizio. • Retitalia. Società nata nel 2005 e guidata da Marcello Lanzafame, dispone di circa 700 impianti di proprietà dei 15 soci. Nel 2014 il passaggio dal convenzionamento con IP a quello con Esso e il lancio del marchio proprio.
I prezzi inferiori deriverebbero dunque soltanto da un’attenta politica di approvvigionamento e di gestione. Difficile stimare esattamente a quanto ammonti il risparmio che il cliente può
• San Marco Petroli Distribuzione. Costola della San Marco Petroli, titolare di un deposito costiero a Marghera e fornitore storico delle “pompe bianche” del Veneto. Nata a seguito dell’acquisizione da parte di Smp della rete Omv in Italia. Conta una novantina di punti vendita. • Sia Fuel. Azienda nata nel 1996 dalla collaborazione tra Sia e Beta Petroli, attive nella progettazione, costruzione e gestione di stazioni di servizio. Dal 2010 su 70 punti vendita, ne ha acquisiti 18 nel 2015 • Socogas. Azienda fondata nel 1967 da Renzo Zucchi, dapprima attiva nel settore Gpl, poi nella vendita carburanti. • SP Energia Siciliana. È il gruppo catanese di Sebastiano Pappalardo. Molto presente in Sicilia ma anche in Puglia. È sponsor del Catania Calcio. • TaOil. Marchio siciliano dei fratelli Tantaro, attivi nel settore dal 1964. Dispone di due depositi. • Vega. Il marchio creato da Elisabetta Vianello nel 2009 a partire da un gruppo di aziende attive nel settore dagli anni ’60. • Vulcan Gas. Piccola rete di distributori in Abruzzo e Molise. • Zeta Gas: Pompe Bianche in Calabria.
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ottenere rifornendosi a una pompa bianca. “Le pompe bianche, che peraltro è più corretto identificare come marchi indipendenti, poiché si tratta spesso di marchi petroliferi registrati e non di distributori no logo, consentono in media di risparmiare dai 2 agli 8/10 centesimi al litro. Ma, dal momento che il prezzo del carburante oscilla da zona a zona, non è facile stabilire con certezza a quanto ammonti la differenza di prezzo. Un impianto appartenente al circuito di distribuzione delle compagnie a marchio più note che si trova in prossimità di un distributore indipendente potrebbe infatti scegliere di applicare un prezzo più basso rispetto ad altri dello stesso marchio, per risultare più concorrenziale” dice Malagoli. Scat conta su un fatturato di oltre 300 milioni di euro e un organico di 50 dipendenti. Una dimensione che fa dell’azienda un punto di riferimento per l’economia reggiana. Malagoli ha confermato che i marchi indipendenti più 42 | FEBBRAIO-MARZO 2017
importanti, tra cui Scat appunto, sono già operativi con delle proprie carte carburante. “Scat propone prevalentemente due tipologie di carte” ha spiegato il manager “una dedicata all’utente privato e l’altra per i detentori di partita Iva. Attualmente non vengono accettate le carte carburante di altri gestori, anche se sono in corso delle trattative in tal senso”. A differenza di Landi, Malagoli ha sottolineato che “le flotte aziendali cominciano a essere clienti abituali anche dei marchi indipendenti, che servono anche flotte di pochi veicoli, mentre i grandi marchi spesso considerano 8/10 automezzi il limite minimo per considerare il parco auto un cliente potenziale”. Attiva sul fronte flotte è anche Costantin, che opera principalmente nel Triveneto. Come si legge sul sito della società, Costantin ha lanciato il programma Costantin Club, che nasce per dare la possibilità ai clienti delle stazioni di servizio del marchio di accedere ad iniziative speciali, promozioni e
sconti presso la rete Costantin e presso gli esercizi commerciali convenzionati. Mentre è proprio dedicata alle aziende la Costantin Card: emessa gratuitamente, la card sostituisce le schede carburante ed è relativa a un solo veicolo. Il fido per ogni card è personalizzabile in base alle esigenze e ogni mese viene emessa un’unica fattura con tutte le informazioni e i dettagli dei rifornimenti. Interessante il fatto che attivando la Costantin Card si abbia diritto anche a usufruire gratuitamente, qualora fosse necessario, della consulenza di un avvocato, per affrontare serenamente qualsiasi problematica legata alla normativa in materia di Codice della Strada. Un ulteriore esempio di come i marchi indipendenti stiano investendo molte energie per rendersi più appetibili non solo nei confronti dei privati, ma anche delle aziende, clienti fondamentali per dare una spinta al proprio business.
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Una Seat, León, che si fa Excellence, con un restyling di design da un lato e con una forte iniezione, di estrazione Ateca, di tecnologia per la sicurezza, per il comfort di viaggio e per l’infotaintment, dall’altro. Il tutto per piacere al driver, senza però dispiacere ai Fleet Manager e alle loro matrici. Stesso obiettivo per la nuova Astra Sports Tourer, auto solida, con una importante storia alle spalle, tra cui anche molti premi, diventata negli anni un simbolo per la Opel. Che anche su questa autovettura mette tutte le sue nuove tecnologie, tra cui anche il servizio di connettività e assistenza OnStar.
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L’ANALISI DI
La Seat León si fa Excellence Linee moderne, comportamento stradale gratificante, prezzo competitivo. Seat con León ha sempre cercato di conquistare la clientela più giovane e dinamica, da qui un buon successo di vendita: l’ultima generazione è arrivata a quasi 200mila unità. Per tenere alto l’interesse, la Casa iberica ha “rilanciato” per il 2017 con un azzeccato restyling. La parte anteriore e posteriore sono caratterizzate da linee più definite rispetto alla serie precedente, mentre il laterale risulta meno distinto davanti e dietro. Il cambiamento si nota anche nel design dei paraurti dove i nuovi proiettori sono ospitati in nuovi gruppi ottici anteriori e posteriori dotati di tecnologia full LED, la stessa usata per gli indicatori di direzione e i fendinebbia. C’è stata anche una buona iniezione di tecnologia, riadattata dalla Seat Ateca. E il “plus” che balza subito all’occhio è il nuovo display da 8” touchscreen che ha consentito di eliminare vari pulsanti. di Maurizio Bertera
LA GAMMA C’è l’imbarazzo della scelta. Tre motori a benzina TSI: 1.2 da 110 CV, 1.4 da 125 CV e 2.0 da 290 CV per la sola Cupra, modello da veri amatori visto anche il 44 | FEBBRAIO-MARZO 2017
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nuovissimo Excellence – e contando anche quelle con la trazione integrale 4Drive (solo a gasolio) si sfiorano la sessantina di versioni. I prezzi sono allettanti per le new entry (21.700 euro per la 1.2 benzina, 24.000 per il 1.4 TGI e 23.000 per l’1.6 TDI 90 CV) e in pochissimi casi si va sopra quota i 30.000 euro dove si piazzano le già citate 4Drive.
LA PREFERITA
Viste le prestazioni e il prezzo interessante (28.150 euro), ci sembra che la 2.0 turbodiesel da 150 CV con l’allestimento Excellence si presti molto bene al lavoro come al tempo libero, soprattutto se monta il cambio a doppia frizione prezzo di 35.700 euro. Poi il DSG e lo Start & Stop. C’è validissimo 1.4 TGI (benzina- una dotazione che comprende gli elementi metano) da 110 CV e i comuni alla già valida FR: cinque TDI: 1.6 da 90, 110 o 115 CV, 2.0 da 150 o 184 CV. climatizzatore automatico bizona, il sistema di Incrociando i motori con i vari allestimenti – Style, FR, infotainment con schermo Business, Business High e il touchscreen da 8” con radio
mp3 con 8 altoparlanti, doppia presa usb e Bluetooh, specchietti retrovisori regolabili e riscaldabili elettricamente e luci di ambiente a LED regolabili su otto differenti tonalità. In più sono di serie anche i sensori di parcheggio posteriori, il supporto per la ricarica wireless del telefonino, il sistema di accesso e avviamento senza chiave Kessy e il Seat Full Link per una completa integrazione con gli smartphone grazie alle funzioni di Apple Carplay e Android Auto. Con questo motore, la León ST arriva a 211 km/h e impiega 8,6 secondi nel passaggio 0-100 km/h. Ma grazie a una coppia equilibrata (340 Nm a 3.5004.000 giri/minuto) sono i consumi a mettere di buon umore: 4,4 litri ogni 100 km nel ciclo misto, che scendono a 4 in quello extraurbano, con emissioni di CO2 pari a 115 g/km. Per la cronaca, la differenza con la versione Business è di soli 450 euro.
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L’ANALISI DI
IN ARRIVO Seat non prevede allargamenti della gamma a breve termine.
I TEMPI DI CONSEGNA
base, c’è la possibilità di estensione della stessa per altri due o tre anni, con percorrenza chilometrica a scelta.
LE FORMULE FINANZIARIE
Sono quattro, messe a punto direttamente da Seat Financial Services IL VALORE RESIDUO (www.seatcredit.it) e che sono le classiche del gruppo VW: Più Credito, Contovivo, Fermo restando che la Seat Leasing e Index versione Excellence scende Leasing. Ampia la lista dei sul mercato in marzo e quindi non ci possono essere servizi assicurativi – riferimenti, la León ST, vanta realizzata in collaborazione con varie compagnie – che il miglior mantenimento del si possono sottoscrivere valore residuo rispetto ai insieme a una delle varie competitor diretti. L’usato è formule di acquisto. gestito dal servizio Interessanti la Personal DasWeltAuto con 110 Safe che integra la RC Auto controlli tecnici, ed è pensata per finanziamenti agevolati, conducente, trasportato e garanza europea di 12 o 24 pedone investito come la mesi e la formula “soddisfatti e sostituiti” entro Gap, utile nel caso della una settimana e 1.000 km di perdita totale del mezzo. strada. La Casa dichiara una novantina di giorni.
I COSTI DI GESTIONE Oltre ai due anni di garanzia
IL NOLEGGIO
Seat for Business è la divisione del marchio a
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occuparsi del tema: nel caso della León – che è disponibile sia con l’allestimento Business sia con quello Business High – ci solo soluzioni a lungo termine decisamente vantaggiose, sui 350 euro al mese, sui quattro anni con tutto il “corredo” in termini di assistenza, assicurazione e manutenzione.
Excellence ha il tocco di stile, sia internamente che esternamente. Cosa è migliorabile? Ancora un pizzico di personalità in più non guasterebbe e buona parte della tecnologia al top è optional, contenuta in pack. Inevitabilmente il prezzo sale.
IMMAGINE
I PREGI E I DIFETTI
È una wagon dal sapore sportivo non solo per quanto Oltre a quelli ben noti delle riguarda l’estetica: le sospensioni “solide” (ma auto Seat, ci ha colpito non tanto da positivamente la compromettere il comfort) disponibilità di sistemi di la rendono agile e ausilio alla guida: Traffic divertente da guidare, Jam Assist, Lane Assist, soprattutto se il motore ha Cruise Control adattivo via una buona potenza come lo radar, il sistema di Riconoscimento dei Segnali era il nostro. Evidente che Seat investa sempre di più del Traffico e la più sulla qualità generale avanzata tecnologia di (tangibile nei materiali e assistenza al parcheggio, nelle finiture) senza cedere per posteggiare in spazi alla normalizzazione. Il paralleli o perpendicolari “peso” del brand è ancora alla carreggiata. Bene anche il bagagliaio, facile da inferiore al valore effettivo del prodotto, ma ci arriverà gestire, che nella configurazione base misura sicuramente. Grazie proprio a modelli come la León 425 litri. E senza dubbio, ST Excellence. questa nuova serie FEBBRAIO-MARZO 2017 | 45
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L’ANALISI DI
Astra Sports Tourer simbolo Opel Quando la berlina che ispira una station wagon è Auto dell’Anno, si parte già con il piede giusto. E’ quanto è capitato alla Sports Tourer, la familiare derivata da quell’Opel Astra che nel 2016 ha conquistato il prestigioso riconoscimento, mettendo in fila tutti i SUV ultimo modello e le sportive della stagione. E siccome la familiare “media” della Casa tedesca già di suo è un’autovettura di sicuro risultato – da una generazione all’altra – nessun dubbio che l’ultima arrivata abbia le carte in regola per proseguire questa storia di successo. Rispetto alla berlina, ovviamente è stato rivisto il posteriore – dove si fa largo un volume caratterizzato da un ampio portellone – e si sono ben sfruttate le dimensioni superiori, tra le più importanti del segmento medio. Il risultato è una grande capacità di carico (540 litri in configurazione cinque posti) e la massima comodità per i passeggeri, compresi quelli seduti sul divano posteriore.
MISSIONFLEET
200 CV di potenza massima. Il listino a gasolio ruota attorno alla sola unità da 1.6 litri CDTI, declinata in vari step di potenza: 95, 110 e 136 CV. Ultimo in ordine di debutto – ma non per qualità – un 1.6 Biturbo CDTI da 160 CV. Tre gli allestimenti: entry-level, Elective e Innovation. Gamma molto ampia quindi, impostata alla filosofia EcoFlex – che Opel giustamente esibisce con orgoglio – dove si parte dalla 1.4 16v 101 CV a 18.600 euro per arrivare alla 1.6 CDTI 136 CV Innovation, con cambio automatico, che costa 28.100 euro.
LA PREFERITA
di Maurizio Bertera
LA GAMMA
cambio manuale a cinque marce. Salendo di livello c’è Ci sono ovviamente tutte le il 1.4 16V da 101 CV o turbo unità già montate sull’Astra benzina quattro cilindri da berlina. A benzina troviamo 150 CV, con cambio quindi il “piccolo” tre cilindri manuale a sei rapporti. da un litro di cilindrata Chiude il capitolo un capace di 105 CV, con prestazionale 1.6 Turbo da 46 | FEBBRAIO-MARZO 2017
Anche per una (legittima) preferenza verso la potenza – laddove c’è poca cavalleria, la Sports Tourer accusa un po’ il peso – noi abbiamo scelto la versione Biturbo 16v, dotata di Start & Stop, che viene venduta a 27.200 euro, con l’allestimento Innovation. I 160 CV (a 4000 giri/minuto)
permettono di toccare i 220 km/h di velocità e fare in 8,9 secondi il passaggio 0-100 km/h. La coppia massima di 350 Nm si ottiene tra 1.500 e 2.250 giri/minuto. I consumi sono allettanti: 3,6 litri di gasolio ogni 100 km/h nell’extraurbano che salgono a 5,1 litri in quello urbano per un’eccellente media di 4,1 litri. Le emissioni di CO2 sono di 109 g/km. Quanto alla dotazione, è quasi completa sia per il comfort che per la sicurezza, con il meglio dei sistemi di assistenza alla guida. Forse l’unico elemento che manca – optional a 620 euro – è l’Advanced Park Assist, decisamente utile nelle manovre.
IN ARRIVO Non è previsto un allargamento della gamma nel 2017.
I TEMPI DI CONSEGNA Le concessionarie sono in
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L’ANALISI DI
grado di rispondere all’ordine nel giro di 30-60 giorni.
IL VALORE RESIDUO Storicamente le Sports Tourer mantengono un valore di riferimento nella categoria.
I COSTI DI GESTIONE La garanzia base prevede due anni, poi si può pensare alla FlexCare che arriva sino a quattro o cinque anni dall’immatricolazione, con percorrenza chilometrica diversa. Tre i pacchetti: Base, Silver (con in più assistenza stradale e manutenzione ordinaria) e Gold (rispetto alla Silver c’è in più la manutenzione straordinaria).
LE FORMULE FINANZIARIE Sono tre quelle messe a punto direttamente da Opel Financial Services. La più recente si chiama Scelta
Opel e richiede una quota mensile che si può adattare alle proprie esigenze: alla scadenza del contratto, come da prassi, si può restituire l’auto, tenerla o scegliere un nuovo modello della Casa. Le altre soluzioni sono il classico Leasing e Opel Finance che offre una grande flessibilità nell’arco di 72 mesi. Sono invece quattro le “idee” per l’assicurazione: la FlexProtection (con cinque livelli di copertura), la Sempre Nuova a copertura totale, la Credito Protetto (per la sicurezza finanziaria) e la SempreaBordo che è la polizza infortuni che arricchisce la normale RC auto.
MISSIONFLEET
sensori di parcheggio anteriori e posteriori, servizio Onstar e il Navi 900 IntelliLink con display touch da 8”, sei altoparlanti, Bluetooth, USB e connettività Android /Apple. Sono infine frequenti le promozioni per le aziende (e per privati).
massaggianti. Da migliorare – ma è solo una questione di gusti – il posteriore che ha sì il baule “intelligente” e si adatta a carichi importanti, ma risulta meno incisivo rispetto al resto del design.
IMMAGINE
I PREGI E I DIFETTI
L’Astra è sicuramente uno dei simboli – forse il Simbolo per eccellenza – Agilità, regolarità, di Opel. E la wagon esprime precisione delle traiettorie: sono queste le prime qualità ancora di più i concetti base di affidabilità, robustezza e che abbiamo rilevato nel nostro test. Non ci si stanca versatilità. Forte dello sforzo, estetico a cambiare marcia, perché c’è sempre pronta la riserva e di contenuti (basta pensare al servizio di di potenza per un sorpasso connettività e assistenza stretto o l’uscita da una Opel OnStar) messi a punto curva. sulla berlina, la Sports E poi c’è la sensazione Tourer ha tutte le carte in concreta di viaggiare regola per diventare una comodi, grazie ai sedili su IL NOLEGGIO delle best-seller della cui la Casa di Russelheim categoria. ha fatto un lavoro Solo per chi richiede il particolare: già confortevoli E in effetti se ne vedono “lungo termine” c’è lo già molte sulle strade di loro, e provvisti della specifico allestimento europee. Vista la regolazione del supporto Business, basato su quello qualità generale e la lombare, hanno il sostegno Elective ma “rinforzato” da dotazione – come si diceva, cerchi in lega da 16˝, cornici allungabile per la coscia e una volta – sono soldi ben la possibilità di essere dei finestrini cromate, spesi. riscaldati, ventilati e fendinebbia anteriori, FEBBRAIO-MARZO 2017 | 47
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PUBBLICATE LE TABELLE ACI 2017 Come di consueto con il primo gennaio di ogni anno entrano in vigore le nuove tabelle Aci per i rimborsi di professionisti e dipendenti che utilizzano il proprio mezzo per motivi di lavoro. Le tabelle Aci 2017 pubblicate in Gazzetta Ufficiale contengono l’indicazione dei costi chilometrici di esercizio di autovetture e motocicli in base all’articolo 3, comma 1 del decreto legislativo 314/1997. Le tabelle, che potete scaricare andando sull’apposita notizia sel sito www.missionline.it o inquadrando con il vostro smartphone il QrCode qui a lato, riportano i rimborsi spettanti ai dipendenti e professionisti che usano i seguenti mezzi: • autoveicoli a benzina in produzione; • autoveicoli a benzina fuori produzione; • autoveicoli elettrici e ibridi in produzione; • autoveicoli elettrici e ibridi fuori produzione; • autoveicoli a gasolio in produzione; • autoveicoli a gasolio fuori produzione; • autoveicoli a gas e a metano; • autoveicoli a gas e a metano fuori produzione; • motoveicoli Nelle tabelle, oltre al costo chilometrico da rimborsare al dipendente, viene riportato, nell’ultima colonna, anche il valore del fringe benefit annuale da riportare nella dichiarazione. Il costo chilometrico ipotizza una percorrenza annua di 15mila chilometri. Sul sito dell’Aci (www.aci.it), inoltre, anche uno strumento che consente di calcolare il rimborso chilometrico inserendo i dati del veicolo.
Spedizione Posta Target - Magazine
Registrazione Tribunale di Milano n° 219 del 28/03/2006 Direttore responsabile Alberto Vita Collaboratori Maurizio Bertera, Arianna De Nittis, Serena Piazzi, Salvatore Saladino, Mauro Serena Progetto grafico Arianna Pierri Stampa Pronto Stampa Srl, Verdellino di Zingonia (BG) Distribuzione in Italia Pronto Stampa Srl, Verdellino di Zingonia (BG)
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