46 Nipoti di Maritain
47 Che cosa hai fatto, in quanto uditore? Qual era il tuo ruolo?
intervista
Gioele Anni, uditore al Sinodo dei Giovani Editoriale a cura di Piotr Zygulski di Piotr Zygulski
Gioele, tu hai partecipato all’ultimo Sinodo dei Giovani Cipissedis pora sed et repersped come uditore in rappresenqui ne et moloreped quam rem tanza di Azione Cattolica e dei rehente es ma doluptatium fugiovani italiani. Quali erano le giam eaturepe voluptate omniaspettative che avevi quando mus alit laccat ut expe volores sei arrivato al Sinodo? dit, simendebis acitaspitam et volorum fugiam cum faces eriInizialmente le aspettative erabus. no molto alte, perché da quando è stato annunciato mi sembraUgitis as et volorempore nis eseva un’occasione per ricostruire qui dolorum rectatem assinis un po’ quel ponte tra giovani e esed quam et in nus excesseChiesa che – soprattutto nella ces sim voluptatusam sum dusa realtà che vivo nel nord Italia, cum aut adi quia verum re, con ma in generale nell’Occidente – periam, te qui toribusam, autas è venuto meno. Data la distanza ipsandae sed ent mo etum quam, tra i giovani e la Chiesa, l’imponet aut mos abore mi, quibus eastazione del Sinodo mi sembrarum que velit dus acietur sit es va che potesse interessare e dire etur repel inction endesequo una parola a tutti. Poiché oggi to dolum facerro rrovitem eum tra Chiesa e giovani in tanti casi aut venim idellabo. Mil estotata non c’è dialogo, in quanto giovaid ullati aut enit, coruptat pos ne impegnato nella Chiesa e in arum desentiat.
Azione Cattolica ritengo prioritario ricostruire questo legame. Cipissedis pora sed et repersped qui ne et moloreped quam rem Ti aspettavi anche qualcosa rehente es ma doluptatium fudi concreto, qualche cambiagiam eaturepe voluptate omnimento specifico? mus alit laccat ut expe volores dit, simendebis acitaspitam et Riguardo i cambiamenti concrevolorum fugiam cum faces eriti non avevo aspettative, perché bus. non c’era un singolo tema dal quale mi aspettavo qualcosa di Ugitis as et volorempore nis esenuovo e sapevo che il Sinodo qui dolorum rectatem assinis non è il luogo dei cambiamenti esed quam et in nus excessemagisteriali dottrinali. Il Sinodo ces sim voluptatusam sum dusa me lo aspettavo – e così è stato cum aut adi quia verum re, con – come una grande piazza d’aperiam, te qui toribusam, autas scolto in cui condividere espeipsandae sed ent mo etum quam, rienze dai vari angoli della terra, net aut mos abore mi, quibus eaaffrontare problematiche e oprum que velit dus acietur sit es portunità in maniera condivisa e etur repel inction endesequo consegnare il discernimento nelto dolum facerro rrovitem eum le mani del Papa. La mia era più aut venim idellabo. Mil estotata un’aspettativa sul processo che id ullati aut enit, coruptat pos si andava a mettere in atto. arum desentiat.
Come tutti i partecipanti – padri sinodali inclusi – avevo a disposizione un solo intervento programmato di 4 minuti durante le tre settimane; il mio è stato sulla terza parte dell’Instrumentum laboris, vale a dire la sezione dedicata alle scelte e alle prospettive pastorali. Sono intervenuto anche un’altra volta nei momenti di dibattito libero che si creavano a volte a fine giornata. Ho poi vissuto i gruppi di studio e le plenarie che sono stati momenti estremamente formativi. Lo dico con grande gioia: l’esperienza del Sinodo è stata molto bella, di profonda fede, di forte pensiero e di elaborazione, che mi ha messo in discussione soprattutto nel confronto con le testimonianze di chi viene da realtà lontane e di sofferenza. È stata anche un’esperienza divertente nel suo lato umano: incontrare gli altri uditori, i padri sinodali e i cardinali, scambiare con loro quale battuta, percorrere un pezzo di strada insieme, metaforicamente e fisicamente … come quando, per esempio, abbiamo fatto il pellegrinaggio alla tomba di San Pietro nell’ultima settimana. Tutto ciò è entrato nel Sinodo e le aspettative iniziali sono state progressivamente rimescolate da questa realtà. Quali sono a tuo avviso i risultati più significativi di questo Sinodo?
Il Documento finale traccia un profilo di Chiesa che è sinodale e rispondente a quello immaginato da Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Dopo il Giubileo della Misericordia e i due sinodi sulla famiglia, mi pare che il Sinodo riesca a dare concretezza alla Chiesa in uscita di Evangelii Gaudium, con la condivisione dell’episcopato e delle rappresentanze del mondo. Le domande che stavano alla base di questo Sinodo sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale – in particolare: come trasmettere la fede ai giovani affinché possano viverla nel mondo di oggi? Come la Chiesa può accompagnare i giovani in ricerca della loro strada nel mondo in questo cambiamento d’epoca? – richiedevano di elaborare un pensiero che coinvolgesse tutta la Chiesa. Ci si è accorti giorno dopo giorno che non si potevano sviscerare singole questioni e pensare di poter dare risposte su alcuni temi stralciandone altri, ma occorreva una riflessione di insieme. È uscito un processo di Chiesa sinodale che dà sostanza e concretezza al sogno disegnato da papa Francesco. Durante il Sinodo, i giovani italiani e del mondo sono stati attenti e coinvolti realmente? Qualcuno ha osservato che quei pochi giovani che seguivano erano pur sempre le solite persone attive nella pastorale giovanile diocesana e quindi l’auspicato coinvolgimento giovanile non ci sareb-
“testimonianze di chi viene da realtà lontane e di sofferenza”