Non di Solo Pane n°740 - 24 Gennaio 2016

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia

Domenica 24 Gennaio 2016 Tempo Ordinario

Settimanale di preghiera

Anno XV - n째

740


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Gennaio 2016

Offerta quotidiana

Intenzioni mese di Gennaio Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Cuore divino di Gesù,

Intenzione del Santo Padre Perché il dialogo sincero fra uomini e donne di religioni differenti porti frutti di pace e di giustizia.

io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione missionaria Perché mediante il dialogo e la carità fraterna, con la grazia dello Spirito Santo si superino le divisioni fra i cristiani. Intenzione dei vescovi Per la conversione dei fautori di ogni forma di terrorismo di corruzione e di illegalità. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente e misericordioso, ci impegniamo con gioia nella costruzione della civiltà dell'amore.

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III Domenica del Tempo Ordinario L’amore cristiano non è l’amore delle telenovele! No, è un’altra cosa. L’amore cristiano ha sempre una qualità: la concretezza.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

Beata Paola Gambara Costa Data in sposa appena dodicenne al signore di Bene Vagienna, nel Cu­ neese, madre un anno dopo, la beata Paola Gambara Costa continuò a vivere le virtù cristiane in un ambiente dissoluto. Il marito per questo la angheriò e tra le crudeltà che le fece subire ci fu

Agisci La domenica è il giorno del Signore e in questo giorno lui e i fratelli devono avere il primo posto. Troverò, nel corso di questa giornata, un momento per andare a trovare una persona sola o malata.

Domenica 24 Gennaio

anche la convivenza con la sua amante. Paola era nata nel 1463 in una no­ bile famiglia di Verola Alghise (oggi Verolanuo­ va), nel Bresciano, dove era ammirata per la devo­ zione e la bellezza. Dopo le principesche nozze (gli sposi furono ricevuti a Torino dal Duca di Sa­ voia), iniziò il calvario, durante il quale ebbe un atteggiamento caritatevo­ le verso chi la maltratta­ va (a Verolanuova c'è il

detto «è stata provata come la beata Paola»). Fu sotto la direzione spi­ rituale del beato Angelo di Chivasso e divenne terziaria francescana, spendendosi per i poveri. Morì nel 1515 e il suo culto è stato confermato nel 1845. Nelle immagi­ ni: la tela che ricorda il «miracolo delle rose»; si narra che, mentre dava pane ai poveri, il marito la scoprì, ma il cibo si trasformò in fiori.

Brano Evangelico: Lc 1,1­4;4,14­21 Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono com­ piuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni ocu­ lari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordi­ nato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinago­ ghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta I­ saìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Contemplo: Siete corpo di Cristo (i cor 12,27) Siamo corpo di Cristo, sue membra, tempio dello Spirito Santo. Siamo, in altre parole, intimamente uniti a lui. Nella sinagoga di Nazaret, Gesù ha proclamato

che nella sua persona si compiono le Scritture, cioè egli viene a portare quella salvezza che gli antichi profeti annunciavano. Noi che siamo suo Corpo e sue membra, lo ascoltiamo e lo seguiamo, certi di trovare in lui la via, la verità e la vita, la salvezza che da sempre attendiamo.

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P a g i n e

Tra la polvere di tante cianfrusaglie

Il pulpito più povero Di don Luciano Vitton Mea

Un vento nuovo e potente investe la sinagoga di Nazaret. Il Vangelo di oggi ci presenta la prima predica di Gesù che avviene appunto nella sua piccola città natale. Cosa c’è di straordinario in questo fatto? Vedete, questo è il pulpito più povero che un rabbino avrebbe potuto scegliere. Nazaret era considerata dai giudei di allora poca cosa, la città più ignorante, addirittura tanti suoi abitanti sem bravano sfiorare l’ateismo. Godeva, la città di Gesù, di pochissima stima, era disprezzata da tutti. E Gesù inizia proprio da quel pulpito, da quella povera sinagoga. Questo è un chiaro indizio, una scelta

precisa, un programma a cui Gesù rimarrà fedele fino alla fine. Partire dagli ultimi, lambire uomini e regioni lontani da qualsiasi tipo di considerazione umana, portare il lieto annunzio ai poveri e ai peccatori. Si, ora tutto mi appare chiaro e semplice. Nazaret rappresenta tutti noi, Gesù inizia dal povero pulpito racchiuso nel mio cuore, tra la polvere e tante altre cianfrusaglie. Non si vergogna di essere mio concittadino, mio famigliare, di aver assunto questa parentela in cui si trovano tanti compromessi, costellata da tante mancanze e incongruenze. Inizia con me, con te; con le tante Nazaret

b i b li c h e

sparse tra la gente di oggi, lontane, apparentemente prive di Dio, schiacciate dal peso del male e del peccato. Un vento nuovo e potente investe la sinagoga di Nazaret. La buona notizia viene portata proprio a me, a te. Non consiste in buone parole, in un discorso teologicamente corretto, in dogmi complessi e riservati a una stretta cerchia di persone, in documenti che analizzano, descrivono, indicano. No! La buona novella di Gesù consiste in una pratica che porta gli esclusi e gli emarginati al possesso di una vita piena. Il testo di Isaia, citato dal pulpito di Nazaret, parla di prigionieri liberi, di ciechi che vedono, di oppressi liberati, di “un anno di grazia da parte del Signore”. Non ci sono dubbi: questa predica mi riguarda, la capisco, mi coinvolge. E’ rugiada che bagna i deserti del mio cuore, è balsamo che lenisce lo spasimo delle mie piaghe. Un vento nuovo e potente investe la sinagoga, investe la mia povera vita.

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P a g i n e

L’angolo della misericordia

b i b li c h e

Storia dei Giubilei

“Antiquorum habet” Papa Bonifacio VIII

Le preghiere più belle della Bibbia e dei grandi autori della tradizione cristiana.

Elena Guerra Nata a Lucca nel 1835, Elena Guerra visse i primi anni dell'impegno cristiano nella forma laica di giovane donna dedicata all'istruzione cattolica e ai poveri. Avendo deciso di consacrarsi a Dio, lo fece co­ munque inizialmente in una comunità laica, di impegno per l'educa­ zione dei ragazzi. La stessa venne poi riconosciuta come congrega­ zione religiosa. Elena si dedicò con forza al recupero della preghiera e della devozione allo Spirito Santo, tanto da essere considerata una precorritrice del Rinnovamento nello Spirito. Scrisse, proprio a que­ sto scopo, vari testi e preghiere che mettevano al centro l'amore di Dio e la sua misericordia. Morì sempre a Lucca nel 1914.

Il fuoco dell’amore O Spirito Santo, contemplarti vuoi dire immergere il nostro sguardo nell'invisibile, nella profondità dei mistero di Dio. Tu non hai un volto umano come il Cristo del Vangelo, nelle sembianze dei Padre; ma rinunciando a raffigurarli in qualche modo, noi vogliamo aderire a Te con tutte le nostre forze O Spirito di Dio, Tu non hai volto perché sei il fuoco dell'amore, poiché unisci il volto del Padre e dei Figlio, per formarne uno solo in una fusione sublime. O Spirito Santo, Tu che sei il soffio che emana dal Padre e dal Figlio porta il giusto respiro alla nostra vita, la luce al nostro intelletto, il vero slancio al nostro cuore in modo da poter amare i nostri fratelli.

Era il il 22 Febbraio del 1300 quando, con la bolla “Antiquorum habet” papa Bonifacio VIII indisse il primo Anno Santo della storia della Chiesa Cattolica. Il papa giustificò la sua decisione rifacendosi ad una antica tradizione che con­ cedeva abbondanti remissioni dei peccati a tutti quei pellegrini che avessero visitato la Basilica del Principe degli Apostoli con ani­ mo penitente. Precisa Papa Bonifacio nella “Antiquorum Habet” : “Un documento degno di fede degli antichi riporta che a coloro che accedono all'onorabile basilica del Principe degli apo­ stoli in Roma sono state concesse abbondanti remissioni ed indulgenze dei peccati. Pertan­ to Noi che, secondo quanto spetta al nostro ministero, desideriamo e molto volentieri ci prendiamo cura della salvezza di ciascun fe­ dele, ritenendo giuste e ben accette tutte le siffatte indulgenze e remissioni, con autorità apostolica confermiamo, approviamo, rinno­ viamo le stesse e, con il presente scritto, le ribadiamo. Inoltre, affinché i beatissimi apo­ stoli Pietro e Paolo vengano onorati in ma­ niera più solenne e le loro basiliche in Roma frequentate dai fedeli con più devozione e questi stessi, a causa di ciò, siano arricchiti di grazie spirituali, Noi, confidando nella mise­ ricordia di Dio onnipotente, nei meriti e nell'autorità di questi suoi apostoli e forti del parere dei nostri fratelli, concediamo in virtù della pienezza della potestà apostolica un'in­ dulgenza di tutti i peccati, non solo piena e più abbondante, ma pienissima a tutti coloro che, nell'anno in corso 1300, a partire dalla festa appena trascorsa della Natività di nostro Signore Gesù Cristo sino alla prossima, si re­ cheranno alle stesse basiliche con riverenza, veramente penitenti e confessati, ed accordia­ mo la stessa indulgenza dei peccati a tutti coloro che ciò faranno in qualsiasi anno cen­ tesimo a venire”. (don Luciano Vitton Mea)

Bonifacio VIII papa Nome Benedetto Caetani Nascita Anagni, 1230 circa Elezione 24 dicembre 1294 Fine pontificato 11 ottobre 1303

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III Settimana del Tempo Ordinario Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo.

Lunedì 25 Gennaio

Papa Francesco III Settimana del Salterio

Il santo del giorno:

Beata Arcangela Girlani

Festa liturgica della Conversione di San Paolo Apostolo

Agisci

Eleonora Girlani, na­ tiva di Trino di Mon­ ferrato, si chiamò Arcangela quando, con le sorelle Maria e Francesca, prese nel 1477 l'abito carmeli­ tano nel monastero di Parma, di cui fu poi priora. Più tardi eser­ citò il medesimo uffi­

cio nel nuovo mona­ stero di Mantova dal 1492 e ivi morì nel 1495. In un mano­ scritto leggiamo che la beata si adoperava sommamente perchè essendo denominato il monastero "S. Ma­ ria del Paradiso", es­ sa e le consorelle pur vivendo in terra, fos­ sero come assorte in cielo. Si distinse per la sua speciale devo­

zione alla SS.ma Tri­ nità. Il suo culto litur­ gico fu approvato da Pio IX nel 1864. Etimologia: Arcangela = principe degli an­ geli, dal greco. Emblema: Giglio.

Brano Evangelico: Mc 16, 15­18

Raramente, di fronte

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto

alle decisioni piccole o grandi della vita, chiediamo al Signore che ci faccia capire che cosa vuole che facciamo, anche se ci diciamo cristiani. Oggi, nella preghiera, gli chiederò di illuminare le mie scelte.

il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi sa­ ranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; impor­ ranno le mani ai malati e questi guariranno».

Contemplo: Che devo fare, Signore? (At 22,10) La nostra vita cristiana è fondata sulla volontà di ascoltare Dio, di obbedirgli. Il segno che si obbedisce a Dio è fare la volontà del Padre che è nei cieli, mettere in

pratica i suoi comandamenti. «È Dio che opera in noi il volere e il fare», ci dice san Paolo. Se, come Paolo, ci lasceremo attrarre da Cristo e vivremo questa conversione, cammineremo nella luce che è Cristo stesso.

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Dalla Prima Lettura

Un evento epocale At 22,3-16 Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il nome di Gesù.

In tutta la storia del cristianesimo, la conversione di san Paolo rappresenta un evento epocale: grazie a tale conversione noi tutti abbiamo potuto conoscere la grazia di Dio donataci in Gesù Cristo. Nota come l'Apostolo racconta il suo primo incontro con Gesù risorto: egli, nella narrazione, evidenzia un passaggio importante anche per te. La luce di Cristo ha come primo effetto quello di accecarlo. Cosa significa? La luce di Gesù rivela a Paolo la profonda cecità della sua anima e il buio che abita nel profondo del suo cuore. Solo la grazia di Dio può donargli la vera vista interiore; dunque ti può sembrare, a volte, di essere cieco: in realtà Dio ti sta invitando ad aprirti a una luce più grande.

Preghiera

Signore Gesù, è il volto dell'altro che ogni giorno ci chiama a conversione, per riconoscere il tuo vero volto oltre la paura, che sottilmente ci pervade, di non essere i soli giusti. Rischiare la vita significa lasciarci spodestare, disorientare e infine guidare verso la salvezza che possiamo solo disporci a ricevere gratuitamente dalla tua misericordia.

Medita La Parola

Scrivere per lodare Meditazione di Fiorella Elmetti

Ci sono tanti modi per “andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo”, tra questi c’è anche lo scritto di uno scrittore. Luigi Santucci, poeta e scrittore cattolico, nel suo testamento spirituale ai figli ha lasciato scritto così: “La ragione più segreta e più forte per cui ho fatto questo mestiere di scrittore, e della quale ho preso coscienza ultimamente, è… sì, è la vocazione, la spinta, la volontà di lodare. Lodare quante più cose posso. Persone, luoghi, rapporti umani, sentimenti, autori e le loro parole, o se musicisti le loro musiche. Ho lodato, ho cercato di applaudire, di risuscitare nella lode, quante più cose ho potuto. Anche la vecchiaia, che come ricordate non mi è mai stata simpatica né gradita. Scrivere per lodare. Dunque certo una letteratura alquanto inammissibile, in anni come questi dove quasi tutto è squalificato come negativo, come spregevole, come il contrario che “degno di lode”. Spero che questa mia chiacchierata a ruota libera lasci voi, figli miei, con un grande conforto: nel sapere, nel sentirmi con questa voce affermare che me ne sono andato in pienezza di soddisfazione e di gratitudine alla mia sorte. E adesso… buona vita, figli miei. Buona vita… Io vorrei che voi, nell’amare l’altro, vorrei che scriveste su una vostra ideale lavagna domestica alcune parole – come dire – più stimolanti, più prepotenti. Le parole entusiasmo, immaginazione, cocciutaggine; e magari anche, sì, le parole pietà innamorata, memoria e sogno. Perché si ama non solo col cuore e coi sensi, ma si ama con queste facoltà (l’entusiasmo, l’immaginazione, la fantasia, la memoria, il sogno, accidenti!), mobilitate tutte e tutti i giorni per quel miracolo che è la conservazione e la crescita dell’amore”.

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III Settimana del Tempo Ordinario E’ veramente il caso di dire che Dio ha un amore “viscerale” Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Santi Senofonte Maria e figli

Memoria liturgica dei Santi Timoteo e Tito Vescovi

La storia di questa famiglia di santi, fe­ steggiata al 26 genna­ io, inizia a Costantino­ poli nel V secolo. Cse­ nofonte e Maria, no­ nostante la loro ri­ chezza e la loro posi­ zione sociale, si distin­ guevano per la loro semplicità d'animo e la bontà del cuore.

Martedì 26 Gennaio III Settimana del Salterio

Desiderosi di dare ai loro figli Arcadio e Giovanni una più completa formazione, li mandarono a Beirut in Fenicia. La Provvi­ denza volle che, anda­ ta distrutta la nave su cui erano in viaggio, i due fratelli furono mi­ racolosamente salvati dalle onde facendoli giungere a riva in luo­ ghi diversi. Intraprese­ ro dunque la vita mo­ nastica ed i genitori, non avendo più noti­

zie, credettero fossero morti. Ormai anziani, Csenofonte e Maria si recarono pellegrini ai luoghi santi di Gerusa­ lemme, ove reincon­ trarono i loro figli. Grati al Signore per aver riunito la loro famiglia, anch'essi scelsero di passare il resto dei loro giorni nel silenzio e nel di­ giuno dell'ascesi.

Brano Evangelico: Lc 10, 1­9

Agisci La Chiesa non può fare a meno dei sacerdoti ma in molte diocesi, ormai, il loro numero sembra essere insufficiente. Oggi pregherò per le vocazioni.

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due da­ vanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della mes­ se, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnel­ li in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Contemplo: Rendo grazie a Dio (2Tm 1,3) «Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno» (2Tm 1,3). San

Paolo ci insegna a rendere grazie a Dio nella preghiera, in unione con quanti ci hanno preceduto (gli antenati), ma anche nel ricordo dei vivi, degli amici (Timoteo). Ci insegna, infine, a pregare «notte e giorno», cioè sempre, in ogni circostanza.

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Dalla Prima Lettura

Dio è tutto 2Tm 1,1-8 Mi ricordo della tua schietta fede. La descrizione che Paolo fa dell'amico e discepolo Timòteo è davvero bella. Egli è un uomo dalla fede schietta, ereditata dai suoi genitori. Per questo Paolo lo invita a rinnovare sempre tale dono, perché possa essere non solo per lui, ma anche per gli altri fedeli, fonte di conoscenza e di amore più pro­ fondo per Cristo. Che significa per te avere una fede schietta? Evidentemente, si tratta di impostare tutta la vita su una semplice verità: Dio è il tutto della propria esistenza. Quando questa verità è chiara, tutto il resto le ruota attorno. Ma devi ricordare che questo è un punto d'arrivo, non di partenza: quindi ogni scelta o ogni azione che compi ha il potere di confermarti o di allontanarti da quest'esperienza. Allora, impegnati con semplicità e amore per Dio e anche tu avrai una fede forte.

Preghiera

Signore Gesù, tu hai tanta fiducia in noi dai affidarti alla nostra capacità di portare pace e consolazione a coloro che incontriamo e che sempre possiamo riconoscere come fratelli: solo rimanendo davanti al tuo volto, possiamo essere il tuo volto davanti a loro, perché non c'è niente da temere nel condividere la tua salvezza, che è per tutti e per ciascuno.

Medita la Parola

Come i cerchi nell’acqua Meditazione di Fiorella Elmetti

Ci troviamo di fronte ad una Chiesa che impara a camminare. Infatti, l’evangelista Luca ci riferisce che oltre ai Dodici “il Signore designò altri settantadue”. L’annuncio del vangelo si amplia, si diffonde a largo raggio, e ricorrendo ad un’immagine mi vengono in mente i cerchi che sull’acqua di un lago si formano quando getti un sasso, che le onde poi portano lontano. Questa immagine mi riporta ad un pensiero che in questi giorni mi ha rallegrato il cuore, tornando più volte in primo piano nelle mie riflessioni, aventi per tema la gioia. Il pensiero è che “si fa l'esperienza della gioia diffondendola”. Chi non ha mai fatto l’esperienza che, raccontando di un incontro bello, significativo, pieno di amicizia, si comunica anche a chi ascolta la gioia vissuta? Se poi ci accorgiamo che la sorgente della nostra gioia nasce dallo stare con Gesù allora tutto torna e tutto si spiega. È lui il nostro centro attorno al quale la vita cristiana cresce e si sviluppa. A conferma di ciò, il testo dice che il Signore non solo ha chiamato i settantadue discepoli, ma “li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. La “missione” dei settantadue nasce da un “incontro” che li spinge “avanti”. Ma che valore contiene questo “avanti”? In un sito dei Giovani Dehoniani ho trovato scritto: “Avanti per ricordare la salvezza avvenuta e donata in Gesù. Avanti per non perdere la speranza nella vita. Avanti non per conquistare qualcuno, ma per lasciarsi accogliere e accogliere la fatica di ogni “malato”. Avanti per portare in dote a tutti il Padre che ci ama in Gesù, il cuore del Padre”. Certo, c’è molta fragilità nel nostro andare avanti, tuttavia se Gesù ci invia è perché un messaggio buono sta anche in noi. Poi lui arriva e dà il senso della completezza.

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Pagine bibliche

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

Anno della Misericordia 2015/16 Catechesi sulla parabola del buon samaritano

Benedetto quello stalliere

“Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno».

Il buon samaritano si prende cura del malcapitato che giace lungo la via, gli presta soccorso, versa sulle sue ferite vino ed olio; sulla strada, sempre sulla strada, si incontrano la finitudine umana e la misericordia di Dio. Ma Gesù, Buon Samaritano, non salva l’uomo senza gli uomini. Così, giunto alla locanda, lo affida alle cure dell’oste. Non è difficile scorgere nella locanda l’immagine della Chiesa, la figura della comunità cristiana che riceve dalle mani di Dio l’uomo emarginato, solo, esamine.

San Agostino, con grande maestria, sottolinea: “I briganti ti hanno abbandonato sulla via, tra la vita e la morte, però, mentre eri disteso a terra, sei stato trovato da un misericordioso samaritano di passaggio, è stato sparso su di te vino ed olio, hai ricevuto il sacramento dell'Unigenito, sei stato sollevato sul giumento di lui, hai creduto nel Cristo incarnato; sei stato condotto nella locanda, vieni curato nella Chiesa. È in conseguenza di ciò che parlo: questo, anch'io, questo facciamo noi tutti; adempiamo il compito dell'albergatore. A quello fu detto: Rifonderò al ritorno quanto spenderai in più” Gesù affida gli uomini alla cura della Chiesa, alla sollecitudine degli apostoli e dei discepoli; ogni cristiano diventa quindi

oste e stalliere, colui che si prende cure dei mali, di ogni male, dei fratelli. Bisogna in oltre osservare che gli osti o i locandieri non sono mai stati esempio di onestà e di affidabilità. Eppure il samaritano Gesù affida proprio ad una categoria “sospetta” il malcapitato che giaceva “mezzo morto sulla strada”; Gesù si fida della sua Chiesa, fragile e imperfetta, e gli affida il compito di prendersi cura di tutti coloro che sono feriti nel corpo e nello spirito. E’ proprio per questo che papa Francesco parla di una “Chiesa infermeria” con le porte spalancate, come una locanda, a tutti coloro che hanno bisogno di cure, di essere unti e fasciati con la misericordia divina. Non è il Tempio di Gerusalemme l’immagine della Chiesa ma una povera locanda; non sono il sacerdote ed il levita a prendersi cura di chi giace “spogliato” da ogni dignità ai margini della strada ma a un oste e a uno stalliere. San Ambrogio non ha dubbie nel proclamare “benedetto quello stalliere, che può medicare le ferite altrui, benedetto colui al quale dice Gesù: tutto ciò che spenderai di più te lo rifonderò al mio ritorno”.

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don Luciano Vitton Mea


III Settimana del Tempo Ordinario Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo!

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Sant’Angela Merici Angela Merici fondò nel 1535 la Compagnia di Sant'Orsola, congrega­ zione le cui suore sono ovunque note come Or­ soline. Le sua idea di aprire scuole per le ra­ gazze era rivoluzionaria per un'epoca in cui l'edu­ cazione era privilegio

Agisci Il nostro Dio è il Dio della storia e Io scorrere del tempo e delle generazioni è la "casa" che ha scelto di abitare. Mediterò e pregherò il Magnificat, con il quale Maria ha cantato la fedeltà e la bontà del Signore.

Mercoledì 27 Gennaio

quasi solo maschile. Na­ ta nel 1474 a Desenzano del Garda (Brescia) in una povera famiglia con­ tadina, entrò giovanissi­ ma tra le Terziarie fran­ cescane. Rimasta orfana di entrambi i genitori a 15 anni, partì per la Ter­ ra Santa. Qui avvenne un fatto insolito. Giunta per vedere i luoghi di Gesù, rimase colpita da cecità temporanea. Dentro di sé, però, vide una luce e

una scala che saliva in cielo, dove la attendeva­ no schiere di fanciulle. Capì allora la sua mis­ sione. Tornata in patria, diede vita alla nuova congregazione, le cui prime aderenti vestivano come le altre ragazze di campagna. La regola venne stampata dopo la morte, avvenuta a Bre­ scia il 27 gennaio del 1540. E' santa dal 1807.

Brano Evangelico: Mc 4, 1­20 In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la ri­ va. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profon­ do, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quan­ do poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengo­ no meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiun­ gono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Contemplo: Il seme è la parola di Dio (AI Vangelo) «Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna» (Al Vangelo). Gesù semina la parola di Dio, semina se stesso, dona a noi la vita, la luce, l'amore di

Dio. Come terra buona, libera da rovi, spine e pietre, apriamoci alla sua azione vivificante. Il seme senz'altro crescerà, ma dipenderà da noi dargli spazio, cura e libertà di agire, affinché porti frutto per la vita eterna.

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Dalla Prima Lettura Dio è sempre generoso con noi

Medita La Parola

I segni 2Sam 7,4-17 Io susciterò un tuo discendente dopo di te e renderò stabile il suo regno.

Davide vorrebbe costruire una casa degna per custodire l'arca di Dio. Dio, invece, dice a Davide che sarà lui a costruirgli una casa: per la precisione Jahwè parla al re di una discendenza, che gli permetterà di vivere in eterno, anche dopo la sua morte. Questa discendenza sarà Salomone, che porterà avanti la dinastia davidica fino al suo massimo splendore. È sempre così: quando noi vogliamo compiere un atto di generosità nei confronti di Dio, egli ci supera sempre in longanimità: egli è sempre prodigo, nel suo amore nei nostri confronti, tanto da commuoversi quando vede nel nostro cuore la disponibilità e la generosità verso di lui. Amare Dio non è una questione d'interesse, ma egli guarda nelle profondità del cuore e sa quando la nostra generosità è limpida e senza secondi fini.

Preghiera

Signore Gesù, desideriamo riposare nella casa che hai preparato per noi: il tuo volto, che sempre ci guarda e ci accoglie, irriducibile a ogni schema, mostrandoci una terra da coltivare senza paura di esporre le zolle ancora sterili alla tua Parola perché le fecondi. Liberaci dall'illusione di doverci meritare il tuo amore, perché il nostro cuore sia la tua casa.

Meditazione di Fiorella Elmetti

Colui che semina ad ampie bracciate, lo sappiamo, è Dio stesso, che si manifesta in Gesù, e che quest’anno siamo invitati a contemplare come misericordioso. Ma non tutti i terreni sono uguali. C’è il terreno fertile e quello pieno di rovi, sassoso in cui i semi germogliano sì, ma senza radici, vengono bruciati dal sole. Un po’ come il nostro cuore. Senza la radice dell’ascolto della Parola di Dio, come ci ricorda Papa Francesco, “…non facciamo la strada di Dio venuto nella carne, del Figlio di Dio che si è fatto Uomo per camminare con noi, non siamo sulla strada del buon spirito: è l’anticristo, è la mondanità, è lo spirito del mondo: Quanta gente troviamo, nella vita, che sembra spirituale: ‘Ma che persona spirituale, questa!’; ma non parlare di fare opere di misericordia. Perché? Perché le opere di misericordia sono proprio il concreto della nostra confessione che il Figlio di Dio si è fatto carne: visitare gli ammalati, dare da mangiare a chi non ha cibo, aver cura degli scartati… Opere di misericordia: perché? Perché ogni fratello nostro, che dobbiamo amare, è carne di Cristo. Dio si è fatto carne per identificarsi con noi. E quello che soffre è il Cristo che lo soffre. Se lo spirito viene da Dio mi porta al servizio degli altri… Non prestate fede a ogni spirito, state attenti mettete alla prova gli spiriti per saggiare se provengono veramente da Dio”. E ha sottolineato che il servizio al prossimo, al fratello, alla sorella che ha bisogno, anche di un consiglio, che ha bisogno del mio orecchio per essere ascoltato, “questi sono i segni che andiamo sulla strada del buono spirito, cioè sulla strada del Verbo di Dio che si è fatto carne”. Perciò più ci mettiamo in ascolto, più le nostre radici si stendono e nel tempo porteremo frutti di grazia.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12


III Settimana del Tempo Ordinario Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male.

Giovedì 28 Gennaio III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il Santo del giorno:

San Tommaso d’Aquino Domenicano (1244), formatosi nel mona­ stero di Montecassi­ no e nelle grandi scuole del tempo, e divenuto maestro ne­ gli studi di Parigi, Orvieto, Roma, Vi­ terbo e Napoli, im­ presse al suo insegna­

mento un orienta­ mento originale e sa­ pientemente innova­ tore. Affidò a molti scritti impegnati e specialmente alla ce­ lebre ‘Summa’ la si­ stemazione geniale della dottrina filoso­ fica e teologica rac­ colta dalla tradizione. Ha esercitato un in­ flusso determinante sull’indirizzo del pensiero filosofico e

della ricerca teologi­ ca nelle scuole dei secoli seguenti. Patronato: Teologi, Accademici, Librai, Scolari, Studenti. Etimologia: Tommaso

= gemello, dall'ebrai­ co. Emblema: Bue, Stel­

la.

Agisci

Brano Evangelico: Mc 4, 21­25

Il Signore ci invia nel mondo per essere testimoni visibili del suo amore. Oggi chiederò a Maria, Regina dei veri cristiani, il dono di una testimonianza forte e coerente.

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Viene forse la lampada per esse­ re messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Contemplo: A chi ha, sarà dato (Mc 4,25)

«Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più» (Mc 4,24). Non dobbiamo misu­ rare la comprensione, la pa­ zienza e il soccorso che do­

niamo al nostro prossimo, il nostro dono sia abbondante e sincero. Più avremo dato agli altri e più troveremo grazia agli occhi di Dio: a chi ha più amore per gli altri, più gliene sarà dato da parte di Dio.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 13


Dalla Prima Lettura

Dio rimane fedele sempre 2Sam 7,18-19.24-29: Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa?

La benedizione di Dio ha un valore che va al di là del tempo prossimo, per svilupparsi secondo un progetto che coinvolge persone e situazioni anche molto lontane. Davide, con sguardo illuminato, si rende conto della portata della promessa e della benedizione che ha appena ricevuto da Dio: niente riuscirà a cancellare tale benedizione, nemmeno le sue reiterate infedeltà e quelle dei suoi discendenti. Tale benedizione si realizzerà in pienezza nella persona di Gesù: grazie a lui anche noi possiamo beneficare di quella parola di benedizione che tanti secoli prima è stata data a Davide. Quante benedizioni Dio ci concede? Le benedizioni accolte con gratitudine hanno un valore immenso non solo per noi, ma anche per tante persone che forse, nemmeno conosciamo.

Preghiera

Signore Gesù, dona anche a noi un sussulto di consapevolezza per accorgerci che l'unica misura del tuo amore è amare ciascuno di noi senza misura. Libera il nostro cuore, ancora rattrappito e sanguinante, dal giudizio e dall'invidia, perché ogni giorno benediciamo la tua sapienza, che sceglie e ama ogni uomo in modo preferenziale ma non esclusivo.

Medita la Parola

Se il cristiano non risplende Meditazione di Eletti Fiorella

Diceva san Giovanni Bosco: “…un cristiano viene osservato da mille e mille, e guai se non risplende. Non dimenticate che dovete essere ovunque cristia­ ni, vale a dire: sale nei discorsi e luce colle buone opere”. Oggi indirettamente Gesù ci chiede: “Quanto serve la luce nel buio?”. Così mi è tornata alla mente la storia delle quattro candele, che “bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro conversazione. La prima diceva: "Io sono la pace. Ma gli uomini non riescono a mantenermi: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegner­ mi!" così fu, e a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente. La seconda disse: "Io sono la fede. Purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, e per questo motivo non ha senso che io resti accesa". Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense. Triste triste, la terza candela, a sua volta dis­ se: "Io sono l’amore. Non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza. Essi odiano perfino coloro che più li amano, i loro familiari" e senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere. Inaspettatamente... un bimbo in quel momento entrò nella stanza e vide le tre candele spente. Impaurito per la semioscurità, disse: "Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!" e così dicen­ do scoppiò in lacrime. Allora la quarta candela im­ pietositasi disse: "Non temere, non piangere: finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: “Io sono la speranza". Con gli occhi lu­ cidi e gonfi di lacrime il bimbo prese la candela del­ la speranza e riaccese tutte le altre”. Noi che cristiani vogliamo essere?

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14


III settimana del Tempo Ordinario Siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia. Papa Francesco

Il Santo del giorno:

Beata Agnese da Bagno di Romagna Della beata Agnese da Bagno di Roma­ gna, detta anche A­ gnese da Sarsina, ci sono veramente po­ che notizie disponibi­ li. Agnese visse nel secolo XII e fu com­ pagna della beata

Venerdì 29 Gennaio III Settimana del Salterio

Giovanna da Bagno († 1105), festa 16 gennaio, nel convento camaldolese di Santa Lucia, presso Bagno di Romagna (Forlì). Evidentemente era originaria di Sarsina (Forlì) da qui la sua doppia denominazio­ ne. Si sa che fu ono­ rata dalle Comunità di Bagno di Romagna e di Pereto e il suo cul­

to fu confermato il 15 aprile 1823, insieme a quello della beata Giovanna da Bagno. Le due Beate mona­ che camaldolesi, sono raffigurate nella Chie­ sa di Camaldoli (Arezzo) in un affre­ sco; la beata Agnese è ricordata il 29 genna­ io.

Brano Evangelico: Mc 4, 26­34

Agisci: La gioia e la letizia sono doni che Dio concede a chi si affida a lui con cuore sincero. Oggi glieli chiederò e mi impegnerò i testimoniarli, anche solo con un sorriso.

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme ger­ moglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamen­ te prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possia­ mo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intende­ re. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Contemplo: Ai piccoli è rivela-

to il regno

(Al Vangelo)

Il regno dei cieli è come un seme che germoglia e cresce, senza che l'uomo possa sapere esattamente come ciò accada. Occorre la sapienza dei piccoli, che non si fanno trop-

pe domande, ma con semplicità si affidano ai genitori. Così anche noi, più ci abbandoniamo ai disegni misteriosi di Dio, più troveremo la serena forza di camminare nei sentieri della vita.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 15


Dalla Prima Lettura

Il peccato di Davide 2Sam 11,1­4.5­10.13­17 Mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita

In questo brano, Davide non brilla cer­ to per le sue qualità umane davanti a Dio! Lussurioso, bugiardo e prevaricatore, commette una terribile ingiustizia e si macchia di un efferato delitto pur di mettere a tacere lo scandalo che egli stesso ha provocato. Questo t'insegna una verità fondamentale: spesso il male crea una catena incontrollabile di eventi che rovinano irrimediabilmente coloro che ne sono responsabili e non solo. Purtroppo non sarà solo il re a scontare le conseguenze del suo peccato, ma anche il figlio che nascerà da quell'adulterio. Bi­ sogna vigilare su se stessi per non cadere nel peccato, perché spesso provoca danni irreparabili e, a causa di azioni sconsiderate, anche gli altri si ritrovano a pagare per la tua insipienza e per la tua infedeltà.

Preghiera

Signore Gesù, siamo spesso tentati di misurare la nostra fecondità e la nostra sterilità con il pericoloso metro della volontà o del merito. Non ti stancare di educarci ad aspettare - con fiducia, pazienza e attenzione - i frutti che la semina della tua Parola e della tua promessa di vita faranno automaticamente germogliare in noi e nei nostri fratelli.

Medita La Parola

Come un miracolo Meditazione di Fiorella Elmetti

“Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo”, non so bene chi ne sia l’autore, ma questa frase che ho letto su un social network mi ha fatto trasalire di gioia. Si collega molto bene al “granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce…”.Come ovvio, ho pensato subito al buon seminatore del Vangelo che ha seminato anche sulla strada pur di far nascere speranza nella vita. Ma anche a tante persone che pur di far star bene gli altri si inventano occasioni, storie, esperienze coinvolgendo tanti altri. Ad esempio, ho pensato a Madre Teresa di Calcutta che presto sarà dichiarata santa: pur di non far morire le persone in strada tra il fango e l’indifferenza, ha creato ospedali anche in luoghi di culto non cristiani. E ha curato tutti, indistintamente dalla religione, e per tutti ha pregato e sorriso. Ho pensato a Giovanni Paolo II che quando era giovane prete, volendo stare con i giovani per parlare di Dio, si inventò delle passeggiate o delle attività teatrali, cose che non erano gradite al regime comunista polacco dell’epoca. Ho pensato a Papa Francesco che ad ogni occasione lancia semplici battute piene di verità e di simpatia. Ma pure a tanti innamorati che scrivono biglietti o festeggiano i loro partner in modo sorprendente, pur di catturare l’attenzione dell’altro. Sì, bisogna essere innamorati per vedere il bene che l’amore sa far fiorire. È così anche per il regno di Dio. Dall’amore non può che fiorire l’amore e tutto avviene nel silenzio, come un miracolo che si compie all’improvviso. Dal buio della tristezza e della solitudine si passa alla luce e alla gioia. Tutti si vuole incontrare e tutti vogliono far parte del frammento di Cielo che porti.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 16


spiritualità

Gli approfondimenti di Non di Solo Pane

gnare chi è nell’oscurità alla

3

Anno della Misericordia 2015/2016

luce vera, la “miseria” alla

Le opere di Misericordia

“misericordia”, chi ignora alla

Insegnare agli ignoranti

pianezza della verità; condurre gli uomini a Gesù è l’unico

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

insegnamento che siamo in grado di dare, l’unica sapienopera di misericordia spirituale. “Insegnare Ignoran ti”

agli è

un’opera di bene che riguarda innanzitutto

noi

stessi prima che gli altri; non occorre citare la celebre frase di «Non è esagerato dire che, nonostante una limpida professione di fede, vaste regioni di noi stessi restano profane e persino pagane. Spaventarsi non condurrebbe a nulla. Accettarle, spinge in avanti. Se restano in noi alcune zone non ben conosciute, Dio è capace di penetrarle tutte. Vi entra senza che noi lo sappiamo. Egli penetra l'impenetrabile. È una certezza questa alla quale è concesso aggrapparsi. Rifiutarla per vivere in una manifesta insicurezza, significherebbe esporsi presto o tardi ad affondare». Questa breve riflessione di Roger Schutz è fondamentale per comprende-

Socrate “So di non sapere” per renderci conto che siamo tutti ignoranti di fronte a Dio, ai suoi imperscrutabili disegni, alla sublime grandezza del suo

za

che

possiamo

donare,

l’esclusiva perla che possiamo condividere. Con un’altra similitudine potremmo paragonare l’ignorante a colui che non vede o che non ha visto qualcosa. Gli angeli del Signore apparendo ai pastori li invitarono ad “andare e vedere”; è importante scorgere e vedere spiragli nuovi, rendersi conto e toccare con mano la misteriosa presenza di Dio nella nostra e nell’altrui vita. L’insegnamento

cristiano

mistero. Non dobbiamo mai

non è una mera comunicazio-

dimenticarci il monito di Gesù

ne di nozioni, ma il far vedere

che ci ricorda che uno solo è il

una Persona, un condurre gli

Maestro e che i discepoli sono

uomini presso Gesù; la nostra

tutti fratelli. Insegnare agli

fede è esperienza, uno “stare

ignoranti non significa essere

con Dio”, un rimanere qualche

o sentirci superiori agli altri,

ora con Lui per decidere e

anzi, tutt’altro. L’icona di

scegliere. Gesù è la cattedra;

quest’opera di misericordia si

noi, come Andrea, fratello di

identifica con gli apostoli An-

Simon Pietro, possiamo dire

drea e Filippo che conducono i

all’uomo

greci da Gesù perché volevano

«“Abbiamo trovato il Messia”,

vederlo.

se vuoi anche tu puoi veder-

Insegnare, per il cristiano,

lo».

significa condurre, accompa-

re e approfondire la seconda

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario­ pagina 17

di

ogni

tempo:


III Settimana del Tempo Ordinario Giorno per giorno, toccati dalla sua compassione, possiamo anche noi diventare compassionevoli verso tutti.

III Settimana del Salterio

Papa Francesco

Il santo del giorno:

Santa Batilde Di origine anglosassone, Batilde durante un viag­ gio fu catturata da alcuni pirati e venduta in Fran­ cia, nel 641, ad Erchino­ aldo, dignitario di corte di Neustria, che, dopo essere rimasta vedovo, voleva sposarla. L'ex schiava si rifiutò, accet­ tando poi di sposare

Sabato 30 Gennaio

Clodoveo II re di Neu­ stria e di Borgogna. Eb­ be tre figli, Clotario III, Tierrico III e Childerico II. Nel 657 Batilde di­ venne vedova e quindi reggente del regno in nome del figlio Clotario; con la guida dell'abate Genesio, si diede alle opere di carità, aiutando i poveri e i monasteri. Lottò strenuamente con­ tro la simonia e contro la schiavitù, che fu in­

terdetta per i cristiani, mentre con proprio de­ naro restituì la libertà a moltissimi schiavi. Quando il figlio Clotario III raggiunse la maggio­ re età, Batilde si ritirò nel monastero di Chel­ les, nella diocesi di Pari­ gi, che lei stessa nel 662, aveva fatto restau­ rare. Vi morì nel 680. Fu sepolta a Chelles, accanto al figlio Clota­ rio III, morto nel 670.

Brano Evangelico: Mc 4, 35­41

Agisci Non è facile conservare il cuore puro nel mondo in cui viviamo. Per questo non dobbiamo mai stancarci di chiederlo a Dio per mezzo di Maria, Madre purissima.

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che sia­ mo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càl­ mati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timo­ re e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Contemplo : Perché avete paura? (Mc 4,40)

I discepoli, impauriti dalla tempesta, chiedono aiuto al Signore. All'ordine di Gesù, il vento cessa e ritorna il sereno. «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

Notiamo che il Signore non rimprovera i discepoli di avergli chiesto aiuto, ma di aver avuto paura. Nei momenti difficili continuiamo a invocare l'aiuto del Signore, con la serena certezza che egli ci soccorrerà.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ pagina 18


Dalla Prima Lettura

Un cuore contrito

Medita La Parola

L’urgenza del grido a Gesù 2Sam 12,1-7.10-17 Ho peccato contro il Signore.

Meditazione di Fiorella Elmetti

Dopo aver operato il miracolo della moltiplicazione del pane, Gesù non si ferma a raccogliere i compli-

La grandezza di un uomo non sta tan­ to nel non peccare, quanto piuttosto nel riconoscere il suo peccato e chiedere perdono a Dio senza tentare né di giustificarsi né di minimizzare il proprio operato. È quello che fa il re Davide che, aiutato da Natan, comprende la malizia del suo gesto e del suo comportamento: a quel punto la sua penitenza non serve tanto a far cambiare idea a Dio riguardo la sorte del suo bambino, ma a dimostrargli che ha capito il male commesso e la volontà di riparare. Quando hai occasione di offrire sacrifici a Dio, non farli con la mentalità mercantile di chi vuole ottenere qualcosa in cambio. Piuttosto, siano il segno del tuo cuore contrito e umiliato, disposto a cambiare vita e a riprendere la via del bene.

menti e gli onori, ma decide: “Passiamo all’altra riva”. Altri devono potere godere dell’annuncio del Vangelo e della salvezza. Perciò, detto tra noi e a posteriori, suona ingiusto quel rimprovero che i discepoli fanno a Gesù, mentre egli dormiva placidamente a poppa della barca: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”. Certo che gli importa e, in fondo, anche i discepoli lo sanno, ma proprio per questo gli gridano forte la loro paura per la “grande tempesta”. Con quel grido, che esce dalle labbra come un urlo di dolore, di cui si è consapevoli che l’esito resterà inascoltato. E invece quell’urlo Gesù lo ascolta e se ne prende carico immediatamente: “Si destò, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, càlmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia”. E Gesù a questo punto ci scuote con la sua calma: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. La fede non è mai qualcosa di scontato, soprattutto nei momenti di prova. Avere fede non vuol dire aggrapparsi a delle certezze, ma consiste in un continuo lasciarsi purificare. Ed è questo che ci mette a disagio, non sapendo in quale direzione metterai il prossimo passo. Di una cosa sola possiamo essere certi nell’esperienza della fede: Gesù è la strada come ci ricorda Pseudo Ma-

Preghiera

cario, Padre della Chiesa e monaco: “Gesù è la

Signore Gesù, come è facile aspettarsi che tu ci eviti ogni maremoto! Siamo sempre tentati di ricomprenderti nei nostri schemi limitati e, invece di lasciarci sorprendere dal mistero di un ancore che non ha pauraa di morire e di condurci oltre noi stessi, ti sentiamo distante, se non proprio assente. Ma tu non esitare: entra nella nostra vita così come sei!

strada che viene da Dio e porta a Dio. Fra noi e Dio a volte la strada non funziona abbastanza. La strada della preghiera, della fiducia è ostruita e bloccata. È urgente aprire un sentiero praticabile che porti a Dio e che porti Dio nel nostro cuore”. Allora, non temiamo di urlare a Gesù la nostra paura, ma poi lasciamoci condurre con fiducia dalla sua presenza.

Non di solo pane ­ Numero 740 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 740 Domenica 24 Gennaio 2016 Chiuso il 19/01/2016 Numero copie 1470

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

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Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

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