Non di Solo Pane n°767 - 4 Settembre 2016

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Non di solo

PANE Domenica 4 settembre 2016 XXIII Settimana del Tempo Ordinario

Il Calice di GesĂš di don Luciano Vitton Mea Settimanale di preghiera

Ave Maria

Anno XVIII - n°

767


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Settembre 2016

Offerta quotidiana

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa,

Intenzioni mese di Settembre Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il cuore del tuo Figlio Gesù Cristo, che continua a offrirsi nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

le preghiere, le azioni,

Perché ciascuno contribuisca al bene comune e all’identificazione di una società che ponga al centro la persona umana.

le gioie e le sofferenze

Intenzione missionaria

di questo giorno,

Perché i cristiani, partecipando ai sacramenti e meditando la Sacra Scrittura, diventino sempre più consapevoli della loro missione evangelizzatrice.

in unione al Sacrificio eucaristico,

in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione dei vescovi Perché, a servizio delle nuove generazioni, ci impegniamo a custodire e valorizzare l’opera della creazione.

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XXIII Settimana del Tempo Ordinario Non curiamoci di posti distinti, di onorificenze, di applausi, ma accettiamo con animo lieto i disprezzi e la noncuranza.

Il santo del giorno:

Santa Rosalia XII secolo Vergine ed eremita visse sotto la dominazione normanna in Sicilia. Si ritirò in preghiera in una grotta sul

Monte Pellegrino, sopra Palermo. Le sue reliquie, scoperte nel 1624, vennero trasportate nella città colpita da una pestilenza che subito cessò. È patrona di Palermo. Etimologia: Rosalia

Domenica 4 Settembre III Settimana del Salterio

= dal nome del fiore Emblema: Giglio, Corona di rose, Teschio

Brano Evangelico: Lc 14, 25­33

Agisci Il tempo, quando è vissuto con Dio, acquista un significato unico, godo di questo giorno di festa e di riposo apprezzandone ogni momento.

Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le so­ relle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio di­ scepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, par­ tendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pa­ ce. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Contemplo: Il messaggio della croce è duro e tuttavia è al centro della vo­ cazione cristiana, Il sacrificio de­ gli affetti e dei beni più cari, che Gesù chiede come esigenza della sua sequela, dà al disce­polo l'op­

portunità di crescere spiritualmen­ te oltre se stesso, di sperimentare la vita di Cristo e quindi la gioia, ma quanto più l'esperienza della fede si approfondisce, con le sue consolazio­ni, tanto più il discepo­ lo risente nel cuore la Passione di Cristo e il dolore dei fratelli.

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Lettura Spirituale : La scala celeste di A. Grum

Meditiamo la Parola

Odiare i propri amori Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea

Alla tradizione spirituale è nota l'immagine della scala del cielo. Il cammino spirituale è senz'altro paragonabile a una scala che sale verso l'alto. Ma questa scala è anche conficcata profondamente nel terreno. Ci conduce oltre solo se accettiamo il nostro essere uomini. Ecco il paradosso cristiano: chi si abbassa s'innalza. Chi vorrebbe salire per sfuggire alla propria umanità finirà per rotolare sempre giù, nel falli­mento del suo proposito. Le parole di Gesù non affermano nulla di diverso: chi si umilia sarà esaltato, chi si esalta sarà umiliato. O, per dirla con le parole della lettera agli Efesíni, ascende al cielo solamente colui che prima è sceso giù, sulla terra o nel suo proprio Ade.

Preghiera: Le tue parole sono troppo dure, faccio fatica a comprenderle e ancora di più a metterle in pratica. Perdonami questo sfogo! Dammi la tua sapienza, perché io possa vedere le cose come le vedi tu, perché nulla possa mai mettere in dubbio la mia confessione di fede: tu solo hai parole di vita eter­ na! Dammi la tua sapienza, perché io possa com­ prenderti e testimoniarti sempre meglio e con sem­ pre più coraggio possa dire anche queste parole dure ed eterne. Conferma il mio povero cuore, perché non vacilli davanti alla croce: alla tua cro­ ce, alla mia e a quella dei miei fratelli. Si, o Signo­ re: “Tu solo hai parole di vita eterna”.

Parroco di Bovegno

Il brano del vangelo di Luca ci spiazza, sotto un certo punto di vista; il linguaggio usato da Gesù non solo è duro, ma assume i toni intransigenti di un integralismo che non è tipico del Signore. Immergiamoci con fiducia oltre la superficie e, guidati dallo Spirito Santo, cogliamo nel profondo il significato e l’insegnamento che Gesù ci vuole dare. In ebraico per dire "ti amo" si dice "non ti odio". Gesù chiedendo di "odiare" i propri affetti dice che lui può essere più di ogni affetto... Quel termine cosi duro “Se uno viene a me e non odia…” pian piano si stempera assumendo tonalità liberanti, diventando paradossalmente presupposto di un amore più autentico e maturo. L’amore umano è spesso appesantito dalle nostre passioni e diventa un legame che non permette ai sentimenti di valore nel cielo della gratuità, del dono che nulla chiede. Chiamiamo amore ciò che in realtà diventa possesso, gelosia, desiderio di avere a tutti i costi ciò che non ci appartiene. Le parole di Gesù spezzano queste catene permettendo all’amore di diventare realmente paziente e generoso, rispettoso e comprensivo, misericordioso e ricco di buoni frutti. Solo chi odia i propri amori comincia veramente ad amare chi gli sta accanto.

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XXIII Settimana del Tempo Ordinario Si dimostra il proprio amore quando ci si mette all’opera - in modo positivo, genuino, deciso per fare qualcosa per gli altri.

Il santo del giorno: Beata Maria Maddalena della Passione

Nacque il 5 settembre 1845 a Castellamare di Stabia, prima di sei figli di una famiglia bene­ stante. Avverte, sin da giovanissima, la chia­ mata e già a 12 anni entra in convento ma, due anni dopo, viene dimessa perché di salute cagionevole. Entra così

Agisci La gioia e l’esultanza hanno fatto cantare il Magnificat a Maria. Rivolgo al Signore la mia preghiera di lode gioiosa per tutti i doni che ho ricevuto e ricevo.

a far parte di quella schiera di donne costret­ te a rimanere in casa a pregare e ad operare nel loro quartiere. Esse sono per lo più inserite come Terziarie negli Ordini Mendicanti. Anche Co­ stanza diventa Terziaria dei Servi di Maria; inse­ gna il catechismo e or­ ganizza la «Pia unione delle Figlie di Maria» che ospita ragazze in difficoltà. Nel 1869 so­

Lunedì 5 Settembre III Settimana del Salterio

no oltre 100 le piccole ospiti e Costanza è coa­ diuvata da un gruppo di Figlie di Maria di cui alcune vestono l'abito di Terziarie Serve di Maria e che prendono a vivere in comunità. Così, due anni più tardi, Costanza viene nominata superio­ ra con il nome di Maria Maddalena della Passio­ ne.

Brano Evangelico: Lc 6, 6­11

Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. Gli scribi e i fari­ sei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di tro­ vare un capo di accusa contro di lui. Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». E volgendo tutt'in­ torno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì. Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

Contemplo: Gesù conosceva i loro pensieri Gesù sa leggere, sa scrivere, sa guarire, e soprattutto sa guar­dare nel cuore degli uomini (cf Lc 9,47). Ogni suo gesto Gesù lo compie nelle sinagoghe, nel tem­ pio, nelle piazze, in aperta campa­

gna, soprattutto sulla Croce, per nostro insegnamento e per la no­ stra salvezza. « È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perder­ la?». Quante do­mande ­ che sono delle vere risposte per la nostra vita ­ il Si­gnore continua a farci!

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Lettura Spirituale: la fionda di Davide di don Luciano Vitton Mea

Meditiamo la Parola

I guardiani dell’esteriorità Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno

I mostri e i fantasmi esistono: vivono in noi. E alcune volte vincono.

Non mi ricordo di chi è questa frase ma la trovo tanto vera ed attuale. Siamo abituati a vedere il male negli altri, ci chiediamo come si possa arrivare a certi punti, puntiamo il dito contro i crimini più efferati come se fos­ sero lontani anni luce dalla nostra vita. Non prendiamo mai consapevolezza che il male abita anche in noi, che a posto il suo nido negli angoli più reconditi del nostro cuore. Dobbiamo accettare che siamo luce e tene­ bra, vetta ed abisso, effige di Dio e fango impastato. Come impedire al mostro che si aggira dentro di noi di vincere, di prendere il soppravvento? Con la consapevolezza che esiste, il sano realismo di chi non ha paura dei suoi limiti e delle passioni più bieche che, come fantasmi, visitano la sua mente. Nessu­ na confidenza con il peggio che abita in noi ma nello stesso tempo la saggezza di non ignorarlo e sottovalutarlo. Davide vinse il gigante Golia con una fionda e un ciottolo che portava nella sua borsa. Il nostro mostro lo passiamo sconfiggere coltivato in noi la virtù dell’umiltà.

Preghiera

Signore, tu che metti sempre al primo posto la carità, aiutami a fare lo stesso nella mia esistenza quotidiana, nei confronto delle persone che ho accanto, fa che io sappia offrire tutto me stesso unendomi alla tua santa Volontà. Fa che nelle vene della storia di cui sono una piccola briciola, io possa scrivere pagine di amore e di bontà.

Lo sguardo riflette i sentimenti del cuore umano. Nel brano evangelico di Luca gli sguardi si intrecciano, lasciando intravedere le ombre e le luci che si alternano nel cuore degli uomini. “Gli scribi e i farisei lo osservavano …” E’ uno sguardo privo di pietà, inquisitore, gelido. Sono ai margini del campo visivo e di soppiatto cercano di cogliere un pretesto, un cavillo. Sono i guardiani delle esteriorità religiose e devono misurare, controllare, giudicare. Sperano di rimanere nella penombra ma Gesù li scova e senza timore da una lezione al moralismo che tante volte oscura anche il nostro cuore. “C’era la un uomo…”. Al centro della scene si incontrano lo sguardo della sofferenza umana e quello della pietà divina. Si incontrano la supplica e Colui che tutto esaudisce, il deserto e la pioggia. Quella mano inaridita rappresenta ogni nostro male, ogni infermità fisica e spirituale. Dio pone al centro l’uomo e le sue infermità. Giustamente osserva San Agostino: “Il Figlio di Dio assunse la natura umana e in essa sopportò tutto ciò che è umano. È questa per gli uomini una medicina tanto efficace, che più non si può pensare. Quale superbia infatti può guarire, se non guarisce con l'umiltà del Figlio di Dio? Quale avarizia può guarire, se non guarisce con la povertà del Figlio di Dio? Quale iracondia può guarire, se non guarisce con la pazienza del Figlio di Dio? Quale empietà può guarire, se non guarisce con la carità del Figlio di Dio? E, infine, quale timidezza può guarire, se non guarisce con la risurrezione di Cristo Signore? ” Così, mentre la mano inaridita dell’uomo si di stente, coloro che giudicano, cioè coloro che vogliono prendere il posto di Dio, sono pieni di rabbia e tramano nuove insidie. E’ la sorte dei superbi: vivere nel rancore. La superbia è il male più insidioso, la madre di ogni altro male.

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XXIII Settimana del Tempo Ordinario La vita premia chi persevera.

Martedì 6 Settembre III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno:

vangelista fuori dal-

San Gregorio Ma-

Sant’Eleuterio

le mura di Spoleto.

gno ne lodò la sem-

di Spoleto

Visse a lungo a Ro-

plicità.

VI secolo

ma e qui morì pri-

Era un abate benedettino che fondò, nel 535, il monastero di San Marco e-

ma del 593. I resti furono in seguito traslati a Spoleto.

Brano Evangelico: Lc 6, 12­19

Agisci Come Gabriele chiamò Maria, così il Creatore, quando mi ha pensato, mi ha chiamato per nome. Durante la giornata penso al mio nome e ringrazio il Signore, perché so che sarà per sempre.

In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusa­ lemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, per­ ché da lui usciva una forza che sanava tutti.

Contemplo: Da lui usciva una forza che guariva tutti Gesù passa la notte in preghiera e sceglie dodici discepoli che chia­ ma apostoli. Poi scende dalla mon­ tagna e proclama le be­atitudini. Egli sa bene che è venuto a fonda­

re un Nuovo Israe­le, descritto in modo spirituale come la moltitudi­ ne di ogni nazione, razza, popolo e lingua (cf Ap 7,9). Dalla sua Chie­ sa, con il succedersi degli apostoli, esce una forza che guarisce tutti, perché in essa opera lo Spirito del Signore, che insegna a conoscere e a praticare le beatitudini.

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Lettura Spirituale : Una strana misericordia di P. Cabra

Meditiamo la Parola

Un Dio che cerca Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea

C'è misericordia e misericordia. La pratica delle opere di misericordia cor­ porali e spirituali, come "dar da mangiare agli affamati e dar da bere agli assetati, consolare gli afflitti", alimenta e rafforza la vita. Ma c'è una misericordia di segno diverso. Per secoli si soleva chiamare "misericordia" anche il piccolo pugnale col quale si dava il colpo di grazia al nemico ferito. Una "misericordia" dal contenuto equivoco. Come quella "comprensione" che vorrebbe ammorbidire le parole esi­ genti del Vangelo; come il "buonismo" che lascia correre tutto per rispetto delle perso­ ne senza nemmeno praticare la correzione fraterna; come quell'indulgenza dei genito­ ri che evitano ogni difficoltà ai figli, senza prepararli ad affrontare le difficoltà della vita. Come quella misericordia che non pratica prima la giustizia... Quante miseri­ cordie di questo tipo stanno affollandosi nelle vicinanze della vita, dall'inizio alla fine! "Diffidare delle imitazioni"!

Preghiera

La tua domanda, Signore, ci interpella, diretta e struggente. Signore, tu ti affidi a noi, alla nostra risposta esitante e incosciente per conoscerti e

Parroco di Bovegno

La chiamata dei dodici è un racconto tanto semplice e privo di parafrasi da rischiare di non coglierne la ricchezza e gli insegnamenti. Gesù non era l’unico rabbino del suo tempo. In realtà c’erano ai tempi di Gesù una molteplicità di scuole dove la gente andava ad approfondire il senso e il significato delle scritture. I discepoli sceglievano il proprio maestro e seguivano la sua scuola. Con Gesù avviene l’opposto. Non è scelto ma sceglie. Nella storia della salvezza è sempre Dio che prende l’iniziativa, sceglie i tempi e le persone per andare incontro agli uomini bisognosi del suo aiuto, bisognosi di un’amicizia perduta. Dio non si fa cercare, cerca. L’uomo non lo può rincorrere ne tanto meno possedere. E’ lui che si rivela, si fa conoscere. E il suo volto e il suo mistero lo rivela a chi vuole e al di fuori di qualsiasi logica umana. Anche nella chiamata dei dodici, come per la vedova di Zerepta o Naam il siro, sono i poveri e gli esclusi a diventare privilegiati. Leggiamoli quei nomi, scrutiamo quei volti. Sono poveri pescatori, un esattore delle tasse, gente inaffidabile. Nessuno si sarebbe sognato di affidare i misteri di Dio a gente come quella! Ma la fantasia del Signore non ha limiti, tocca paradossi che solo Dio può far diventare lieto annuncio, presenza che salva.

riconoscerti. “TU sei il Cristo” e né prove, né incertezze, né fatica toglieranno lo splendore nascosto, umile e mite, potentissimo, di questa risposta. Grazie, Signore!

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XXIII Settimana del Tempo Ordinario Tu sei una creatura di Dio unica e speciale e vali molto più di qualsiasi tesoro terreno.

Il Santo del giorno:

San Clodoaldo Nacque nel 522 ed era figlio di Chloromiro, re di Orleans, che era, a sua volta, figlio di Clodoveo, re dei Franchi. Più tardi rinunciò al mondo, consacran-

dosi al servizio di Dio. Dopo aver distribuito le sue fortune ai poveri, si ritirò a vita eremitica sottoponendosi ad una dura disciplina. Morì nel 560 e la maggior parte delle

Mercoledì 7 Settembre III Settimana del Salterio

sue reliquie sono rimaste nella chiesa parrocchiale del suo villaggio. Patronato: Fabbricanti di chiodi

Brano Evangelico: Lc 6, 20­26

Agisci Compio un gesto d’amore e di generosità nel segreto, forte della promessa che Gesù ha fatto, e assaporo la serenità interiore che mi è data di vivere già adesso.

Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ri­ compensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi,perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti. Contemplo: Beati voi, poveri Non c'è speranza di salvezza per i ricchi? Basterà la povertà mate­ riale per salvarci? C'è chi si sente ricco con poco e chi si considera miserabile con molto. Per Gesù vale ciò che è presente nel cuore dell'uomo. Nel cuore risiede la

vera ricchezza e la vera povertà, in rapporto a chi abbiamo affida­ to la nostra sicurezza. «Quale vantaggio avrà un uomo se gua­ dagnerà il mondo intero, ma per­ derà la propria vita?» (Mt 16,26). Ogni ricchezza acquista valore solo quando è condivisa.

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Meditiamo la Parola

Lettura Spirituale: Tra luce e tenebre di don Luciano Vitton

La nuova legge

Mea

Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno

"La fede è un intreccio di luce e di tenebra: possiede abbastanza splendore per am­ mettere, abbastanza oscurità per rifiutare, abba­ stanza ragioni per obiettare, abbastanza luce per sopportare il buio che c'è in essa, abbastanza spe­ ranze per contrastare la disperazione, abbastanza amore per tollerare la sua solitudine e le sue mor­ tificazioni. Se non avete che luce, vi limitate all'e­ videnza; se non avete che oscurità, siete immersi nell'ignoto. Solo la fede fa avanzare". Louis Evely

La fede non si fonda solo su delle certezze, non è solo un raggio di luce che squarcia le ombre e gli enigmi dell’esistenza umana. Nella Bibbia la fede è innanzitutto ricerca, incontro con un Dio che non scioglie il mi­ stero ma che si rende presente in esso. Nel­ la Genesi Giacobbe lotta con Dio tutta la notte e nel Libro di Giobbe Dio viene tra­ scinato in una sorta di tribunale da colui “che giace sul letamaio” del proprio villag­ gio. E’ per questo che la fede è un intreccio di “luce e di tenebra”, un cammino fatto di pascoli erbosi e deserti aridissimi, di fatica e sudore, di riposo e refrigerio. Quando, perciò, il cielo s'oscura, non temiamo di aver perso necessariamente la fede; quando la luce è sempre e solo evidente, interro­ ghiamoci sul Dio che stiamo seguendo, per non cadere nell'illusione.

Gesù sale sulla montagna, il luogo per eccellenza da cui Dio ammaestra, dona le sue leggi, indica agli uomini la strada verso la piena realizzazione

di

se

stessi.

E’

chiara

l’allusione di Matteo: come Mosè salì sul monte per ricevere le tavole dei dieci comandamenti, così Gesù sale sul monte per donarci la nuova legge dell’amore, per pronunciare un discorso sconvolgente che supera ogni limite, ogni divieto e abbraccia in maniera incondizionata la misericordia, l’unica norma che esprime l’infinita bontà di Dio. Il programma di vita che Gesù indica dal santo monte delle beatitudini è un sonoro schiaffo alle certezze umane; mentre la mentalità di questo mondo proclama, di fatto, beati i ricchi, i potenti, i furbi, i prepotenti, Gesù indica nella povertà, nella mitezza, nella ricerca continua della giustizia e della pace la strada verso la felicità. Il Signore vuole per noi una felicità vera, che superi gli angusti orizzonti del proprio tornaconto, l’effimero piacere delle cose; Egli vuole che gustiamo la brezza di una vita radicata lungo il fiume di Dio do-

Preghiera

ve si maturano i gustosi frutti del dono, del perdono e dell’amore.

So qual è il vero cammino della piana felicità, Signore. Tu me lo hai mostrato. A volte, per mancanza di fiducia, mi distraggo a cercarla in altre realtà, effimere e false. Apri il mio cuore alle tue beatitudini.

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XXIII Settimana del Tempo Ordinario La risata è una medicina che mette i tuoi problemi nella giusta prospettiva, ti rilassa, rassicura le persone intorno a te e ti aiuta a goderti la vita anche quando non hai tutto quello che vuoi.

Il Santo del giorno: Natività della B. V. Maria Questa celebrazione, che ricalca sul Cristo le prerogative della Madre, è stata introdotta dal papa Sergio I (sec VII) nel solco della tradizione orientale. La natività della Vergine è strettamente legata alla ve-

nuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della salvezza. Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Salvatore. (Mess. Rom.) Martirologio Romano: Festa della Natività della Beata Vergine Maria, nata dalla di-

Giovedì 8 Settembre III Settimana del Salterio

scendenza di Abramo, della tribù di Giuda, della stirpe del re Davide, dalla quale è nato il Figlio di Dio fatto uomo per opera dello Spirito Santo per liberare gli uomini dall’antica schiavitù del peccato.

Brano Evangelico: Mt 1, 18­23 (formula breve)

Agisci La nascita di Maria e la nascita di Gesù sono legate da un’invisibile filo rosso. Prego una decina del Rosario insieme a Colei che ha dato alla luce il Salvatore del mondo.

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in so­ gno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele,che significa Dio con noi. o Gesù chiamato Cristo.

Contemplo: Sei benedetta fra

le donne Maria è nata per dare al mondo il Figlio di Dio, l'Emmanuele, Dio con noi. Nella «genealogia di Ge­ sù Cristo, figlio di Davi­de, figlio di Abramo», entrano in modo sin­

golare Giuseppe, che non è il vero padre di Gesù, quattro donne, che non do­vrebbero apparire in una genealogia «patriarcale» e Maria, la «benedetta fra le donne» (Lc 1,42), «dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo».

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Lettura Spirituale: Tra terra e cielo di Mons. Ravasi

Meditiamo la Parola

Ti voglio bene Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea

Santa Maria, Madre del Signore, la tua fede ci guida. Volgi lo sguardo verso i tuoi figli, terra del cielo. La strada è lunga e su di noi la notte scende: intercedi per noi presso il Cristo, terra del cielo.

È a un canto mariano bizantino­slavo che ci siamo rivolti per proporre una preghiera a tutti i cristiani devoti della Madre del Signore. Due sono i temi che emergono dall"inno. Da un lato, c"è quella suggestiva definizione di Maria co­ me «terra del cielo»: essa, infatti, è l"ambito del creato in cui Dio scende in modo diretto ed e­ splicito. Fuor di metafora, è il grembo fecondo offerto all"umanità perché si compia l"Incarnazione del Verbo nella nostra storia. D"altro lato, c"è la dolce fiducia del fedele che fissa lo sguardo su questa Madre che è per ec­ cellenza la credente, come si dice nella prima beatitudine dei Vangeli («Beata colei che ha creduto», esclama Elisabetta in Luca 1, 45). Lei ci prende per mano in questo cammino e ci con­ duce a suo Figlio perché le nostre anime trovi­ no pace e serenità. Questa presenza femminile eccezionale all"interno della fede cristiana è segno di fiducia, di dolcezza e di speranza in mezzo all"aridità del mondo.

Preghiera

Anch’io voglio essere vicino a Dio, e voglio esserlo per mezzo di Maria. O Dolce Vergine, donami occhi pieni di fede perché io possa vedere sempre il bene, anche nelle cose meno positive, e infondimi la fiducia di sapere che Dio è sempre con me.

Parroco di Bovegno

La Vergine Santa è il ritratto della semplicità, dell’innocenza e di quella freschezza lieve e vellutata che doveva caratterizzare il volto dell’uomo prima del peccato originale. Nahman, rabbì di Breslavia, sottolinea: « Dio ha creato l’uomo perché gli piacciono le storie». Non penso di offendere Maria se commento la festa che ricorda la sua nascita proprio con un semplice ma significativo racconto. «Il settimo giorno, terminata la Creazione, Dio dichiarò che era la sua festa. Allora tutte le creature, nuove di zecca, si diedero da fare per regalare a Dio la cosa più bella che potessero trovare. Gli scoiattoli portarono noci e nocciole, i conigli carote e radici dolci, le pecore lana soffice e calda, le mucche latte schiumoso e ricco di panna. Miliardi di angeli si disposero in cerchio cantando i canti più armoniosi. L'uomo aspettava il suo turno, ed era preoccupato. - Che cosa posso donare io? I fiori hanno il profumo, le api il miele, persino gli elefanti si sono offerti a fare la doccia a Dio con le loro proboscidi. L'uomo si era messo in fondo alla fila e continuava a tormentarsi. Tutte le creature passavano davanti a Dio e deponevano i loro regali. Quando rimasero solo più alcune creature prima di lui: la chiocciola, la tartaruga e il bradipo poltrone, l'uomo fu preso dalla paura. Arrivò il suo turno.., allora fece ciò che nessun animale aveva osato fare: corse verso Dio, gli saltò sulle ginocchia e gli disse: - Ti voglio bene! Il volto di Dio diventò ancora più luminoso. Tutta la Creazione capì che l'uomo aveva fatto a Dio il dono più bello e scoppiò in un alleluia mondiale!». Maria è stata pensata e creata da Dio per pronunciare nella sua vita queste sincere e trasparenti parole: «Ti voglio bene». Il “ sì” di Maria all’Angelo non è solo il segno della sua disponibilità, della sua fiducia in Dio ma anche e soprattutto concretezza di una bontà che abbracci il Creatore e le creature.

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XXIII Settimana del Tempo Ordinario L’amore è l’essenza di ogni cosa bella, la forza dietro ogni cosa meravigliosa.

Venerdì 9 Settembre III Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Pietro Claver Nato a Verdù, a pochi chilometri da Barcellona, il 25 giugno 1580, Pietro Claver entra nella Compagnia di Gesù dopo aver pronunciato i primi voti nel 1604.

Agisci: Oggi, prima di aprire la bocca per esprimere un giudizio, ci penserò due, tre, quattro volte… e guarderò la mia “trave”!

Viene ordinato sacerdote a Cartagena nel 1616 e, diventato missionario, presta le sue cure pastorali agli schiavi neri, deportati

dall'Africa. Qui, infatti, sbarcano migliaia di schiavi, quasi tutti giovani: ma invecchiano e muoiono presto per la fatica e i maltrattamenti; e per l'abbandono quando sono invalidi. In particolare, pronuncia il v o to di ess er e «sempre schiavo degli Etiopi» (all'epoca si chiamavano «etiopi» tutti i neri) e per comprendere i loro problemi impara anche la

lingua dell'Angola. Ammalatosi di peste, sopporta perfino i maltrattamenti del suo infermiere, che è un nero. Morto a 74 anni e canonizzato nel 1888 insieme con Alfonso Rodriguez, suo fratello gesuita e amico, è stato proclamato patrono delle missioni per i neri da Papa Leone XIII.

Brano Evangelico: Lc 6,39­42

Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cie­ co? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà co­ me il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'ac­ corgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Contemplo: Non vedi la trave

nel tuo occhio?

La parola «ipocrita» usata da Gesù, aveva, nel senso dotto, il significato di «sospendere il giudizio» e nel senso più po­ polare il significato di «teatrante». È terribile non

aver fiducia in nes­suno, e non avere sincerità e sempli­ cità di atteggiamento, con se stessi e con gli altri. «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no» (Mt 5,37), «Tuttavia que­ sto sia fatto con dolcezza e rispetto» (1Pt 3,15).

Non di solo pane ­ Numero 767 ­ pagina 13


Lettura Spirituale : Ciascuno è particolare di A. Grum

Meditiamo la Parola

Il trono di Dio Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea

Tante persone vorrebbero esse­ re qualcosa di particolare. E naturalmen­ te ogni essere umano è anche qualcosa di unico. Tanti, però, vorrebbero vedere questo «loro» aspetto particolare espres­ so in un potere maggiore, in una ricchez­ za più grande. Tuttavia devo guardare anche dentro di me: qual è la storia della mia vita, quali sono le questo abisso, in questa mia impotenza. Ed è sicuramente la cosa più difficile. Ma è proprio ciò che intende il concetto cristiano di humilitas, umiltà: avere il coraggio di affondare nell'uma­nità. Purtroppo ci sono tanti cristiani che, volendo essere veramente tali, cercano di saltare questo passaggio, di evitare questo cammino. In America si parla di bypassing spirituale, di una scor­ ciatoia spirituale. Chi agisce in questo modo vorrebbe ritemprarsi con bei pen­ sieri, sentimenti e ideali religiosi, sfug­ gendo al tempo stes­so alla propria uma­ nità.

Parroco di Bovegno

Il giudizio appartiene a Dio perché solo lui conosce i segreti del cuore umano. Chi giudica il fratello sale sul trono divino e prende il posto di Dio stesso. Ecco perché Cirillo di Alessandria, senza

stucchevoli

parole,

afferma

che

«Giudicare gli altri è profondamente sbagliato e pericoloso; è causa della condanna finale. Non giudicate, dice, e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati». Appena nella nostra mente si stende la penombra del facile giudizio ricordiamoci subito del salmo che il re Davide compose dopo il suo peccato con Bersabea: «Pietà di me, o Dio, pietà secondo la tua infinita tenerezza, per quanto le viscere hai ricolme d’amore, cancella le mie infedeltà, lavami e raschia via la mia colpa fammi mondo del mio peccato. Le mie trasgressioni io riconosco, il mio peccato mi sta’ sempre davanti». Le anime sante conoscono i loro limiti, le fragilità della natura umana, le

Preghiera Aiutami, Signore, ad usare misericordia con tutti e a ricordarmi di vedere sempre prima la trave del peccato che ho nel mio occhio. Dammi, ti prego, la forza di rimuoverla, e fa’ che io possa essere uno strumento della tua grazia, e possa aiutare altre persone a trasformare la propria vita per mezzo della bontà e della misericordia.

piaghe del peccato; per questo costantemente rivolgono il loro sguardo alla trave interiore che le opprime e non hanno tempo di guardare la pagliuzza che giace nell’occhio del fratello. G. Ravasi sottolinea: «Il miserere … silenzioso compagno di lacrime di tanti peccatori pentiti… sensibili… vivissima

la

segreta lo

e

biografia

specchio lacerata

Dostoevskij ...»

Non di solo pane ­ Numero 767 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 14

della di

di

anime

coscienza

uomini

come


XXIII Settimana del Tempo Ordinario Perdere il denaro o la salute o i nostri cari significa perdere molto, ma la tragedia più grande è perdere la fede. Sei privo di fede? Non ti arrendere. Il miracolo è che la si può riguadagnare nello stesso istante in cui ci si rivolge a Dio con animo fiducioso.

Sabato 10 Settembre III Settimana del Salterio

Brano Evangelico: Lc 6, 43­49

S. Nicola da Tolentino

Agisci Quali parole escono abitualmente dalla mia bocca? Parole di amore, comprensione, benedizione, bontà o piuttosto parole di risentimento, giudizio, condanna, invidia, maldicenza … consegno tutto al cuore di Gesù.

Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostre­ rò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha sca­ vato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande». Tanti di noi dicono e non fanno. C'è, in altri termini, una frattura nella nostra vita: conosciamo perfettamente tutto ciò che Dio vuole da noi, sappiamo a memoria le preghiere e i nostri atti di culto e di pietà fa­ rebbero invidia agli stessi farisei; eppure, quando poi si tratta di met­ tere in pratica il Vangelo attraverso dei comportamenti corrispon­ denti a quanto diciamo di credere, diventiamo improvvisamente inca­ paci e lenti. Come mai? Forse dovremmo imparare a dare più impor­ tanza a questa incoerenza per far sì che questa brutta frattura possa essere guarita dallo Spirito di Dio. È proprio grazie a lui che possia­ mo vivere finalmente un'unificazione interiore: solo in tal modo pos­ siamo dirci ed essere realmente discepoli, di fatto e non solo di nome. don Carlo Moro, parroco di Gargnano

Contemplo : L'uomo buono

trae il bene dal cuore La raccolta delle parole e delle opere di Gesù viene effettuata in forma diversa, e con finalità di­ verse, dai quattro Vangeli, senza nulla togliere alla verità storica e spirituale del messag­gio evan­

gelico. Con l'aiuto dello Spirito del Signore, ci insegna Luca, sa­ premo parlare e operare sempre per il bene individuale e sociale, e nessuna casa andrà in rovina. Maria, la Madre di Gesù, conser­ vava tutte queste «parole» medi­ tandole nel suo cuore .

Non di solo pane ­ Numero 767 ­ pagina 15


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 767 Domenica 4 settembre 2016 Chiuso il 21/07/2016 Numero copie 1350 Stampato in proprio

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea

333/3390059 don Luciano

Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita

Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo

Ti aspetto ogni giorno su:

www.nondisolopane.it


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