Non di Solo Pane N°772 - 09 Ottobre 2016

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Non di solo

PANE Domenica 9 ottobre 2016 XXVIII Settimana del Tempo Ordinario

abbi «Gesù maestro, Il Calice dipietà Gesù di di don Luciano Vitton Mea

Settimanale di preghiera

Anno XVIII - n°

noi!».

772


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.nondisolopane.it

Ottobre 2016

Offerta quotidiana

Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa,

Intenzioni mese di Ottobre Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il cuore del tuo Figlio Gesù Cristo, che continua a offrirsi nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese

Intenzione del Santo Padre

le preghiere, le azioni,

Perché i giornalisti, nello svolgimento della loro professione, siano sempre animati dal rispetto per la verità e da un forte senso etico.

le gioie e le sofferenze

Intenzione missionaria

di questo giorno,

Perché la Giornata Missionaria Mondiale rinnovi in tutte le comunità cristiane la gioia e la responsabilità di annunciare il Vangelo.

in unione al Sacrificio eucaristico,

in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.

Intenzione dei vescovi Perché, il Signore liberi le nostre comunità dalla malattia della rivalità e della vanagloria, dalle mormorazioni e dai pettegolezzi.

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XXVIII Settimana del Tempo Ordinario La presenza di Dio può accompagnarti ovunque, qualsiasi cosa tu faccia; Egli è sempre pronto a darti una mano per aiutarti o consolarti.

Il santo del giorno:

San Gisleno Gisleno (o Gisileno) è in genere commemorato con i discepoli Lamberto e Berlero. Greco, nato all'inizio del VII secolo, divenne monaco basiliano. Trasferitosi a Ro-

ma, il Papa lo inviò in Belgio con i due compagni. Dopo un periodo di romitaggio approdò a Ursidong, nell'Hainaut. Portò alla vita monastica molte nobili, tra cui tre sante: Aldegonda, Aldetrude e Madelberta.

Domenica 9 Ottobre IV Settimana del Salterio

È invocato l'epilessia, anche "male Gisleno", le tie infantili parti difficili. Morì 685.

tra

contro detta di san malate nei

680

e

Brano Evangelico: Lc 17,11­19

Agisci Sostenuto dalla fedeltà di Maria, durante l’atto penitenziale della Messa pongo attenzione alle mie infedeltà e chiedo perdono.

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, veden­ dosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è tro­ vato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».

Contemplo: Maestro, abbi

pietà di noi Uno dei dieci lebbrosi ­ un sa­ maritano ­ «tornò indietro lo­ dando Dio a gran voce e si get­ tò ai piedi di Gesù» (Lc 17,15­ 16). Il samaritano diventa per noi un esempio di fede e di pre­ ghiera comunitaria. Egli innal­ za la sua lode a Dio, non solo

per sé, ma anche a nome di tut­ ti, dicendo con gli altri: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Il Vangelo ci insegna che pos­ siamo sempre pregare Dio da soli, nel segreto, ma che la più bella e necessaria preghiera è rivolta a Dio con Gesù e con la Chiesa.

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Lettura Spirituale : Dio è come una madre di San Giovanni M.

Meditiamo la Parola Oltre le piaghe del morbo.

Vianney Meditazione di don Luciano Vitton Mea

C'è chi dice: «Ho fatto troppo male, il buon Dio non può per » ­donarmi . Figlioli miei, è una grossa bestemmia; è mettere un li­mite alla misericordia di Dio, ed essa non ne ha affatto; è infini­ta. Pur avendo fatto così tanto male quanto ne serve perché un'intera parrocchia si perda, se voi vi confessate, siete pentiti di aver fatto questo male e non vorrete più rifarlo, il buon Dio ve lo perdonerà. Nostro Signore è come una madre che porta il suo bambino tra le sue braccia. Questo bambino è cattivo; le dà dei calci, la morde, la graffia; ma la madre non ci fa caso, ella sa che se lo lascia cadrà, egli non potrà camminare da solo... Ecco come è nostro Signore. Egli subisce tutti i maltrattamenti, sop­porta la nostra arroganza; perdona tutte le nostre sciocchezze, ha pietà di noi malgrado noi stessi. II buon Dio è così pronto ad accordarci il perdono, quando glielo chiediamo, quanto una madre è pronta a ritrarre suo figlio dal fuoco

Preghiera

Grazie, Signore, per il dono dell’amicizia, per le persone che ogni giorno, nella felicità e nella tristezza, poni al mio fianco. O mio Dio, ti ringrazio e ti lodo per il mondo che hai creato, per ogni fratello, per i pastori del tuo gregge, per quanto mi doni ogni giorno. Per sempre ti loderò e ti amerò.

Parroco di Bovegno

Per capire il valore di questo episodio dobbiamo inquadrarlo nel contesto storico, sociale e religioso dei tempi di Gesù. La legge dichiarava impuri i lebbrosi e li allontanava dalla società. Chiunque li toccava diventava anch’egli impuro. La legge li obbligava a vivere da soli, a stare lontano dagli altri e ad avvertirli, gridando “Impuro! Impuro!” Solo alla luce di quanto abbiamo detto comprendiamo il gesto messianico compiuto da Gesù, la chiara volontà di Dio di sanare e salvare tutti gli uomini senza distinzione di popoli e razze. Ma la vera novità che si sprigiona dal brano evangelico è il lebbroso guarito che torna a ringraziare e quelle sconvolgenti parole di Gesù: “La tua fede ti ha salvato”. A salire sulla cattedra di Mosè, a diventare maestri nella fede in Israele non sono i nove giudei bensì un samaritano, un forestiero, un eretico. Cerchiamo di comprendere, di andare oltre la superficie, mastichiamo lentamente la narrazione di Luca. I nove giudei menzionati nel racconto sono stati guariti solo nel corpo, non hanno riconosciuto l’azione di Grazia che è avvenuta in loro: nella carne sono stati concepiti, nella cecità della carne rimangono anche dopo il miracolo; il samaritano, doppiamente emarginato perché lebbroso e forestiero, riconosce, invece, nella guarigione fisica l’azione risanatrice della potenza di Dio che va oltre le piaghe purulenti del morbo, per sanare le vie che conducono al cuore, anzi che dona un cuore nuovo capace di amare.

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XXVIII Settimana del Tempo Ordinario Se ti senti apprensivo, incerto sul da farsi, lascia che sia Dio a guidarti:

IV Settimana del Salterio

lui sa la strada. Il santo del giorno:

San Daniele e compagni Nel 1227, sette Frati Minori (Daniele di Calabria, Angelo, Samuele, Donnolo, Leone, Nicola, Ugolino) partirono co-

Lunedì 10 Ottobre

me missionari del Vangelo tra i maomettani. Giunti nel Marocco, cominciarono subito a predicare il nome di Cristo. Incarcerati e spinti con lusinghe e minacce ad abiurare la fede cristia-

na, resistettero da forti; furono perciò condannati alla decapitazione. I loro corpi pietosamente raccolti dai cristiani, furono sepolti a Ceuta. Leone X li annoverò tra i santi martiri.

Brano Evangelico: Lc 11,29­32

Agisci La mia è una fede che cerca segni? Rileggo più volte il Vangelo del giorno e provo a rispondere alla domanda.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; es­ sa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorchè il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapien­ za di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazio­ ne di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Contemplo: Questa gente

cerca un segno Il segno di Giona è chiaramen­ te un segno di risurrezione, e ancora più di conversione, di rinnovamento. Noi pensiamo al segno semplicemente come a un miracolo, ma Gesù parla del

«segno» come di una via per la salvezza. Il suo «segno» è la Croce gloriosa, che ci indica la misericordia universale di Dio. La luce di Gesù presente in mezzo a noi trasformerà in mo­ do meraviglioso tutta l'umani­ tà.

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Lettura Spirituale: Statue feticci di Autori Vari

Meditiamo la Parola Chiediamo un segno

«Essi non sono dèi; non temeteli, dunque!» (Bar 6,14).

Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Questo è l'invito contenuto ripetutamente all'interno di una lettera che il profeta Geremia scrisse a coloro che stavano per essere condotti prigionieri a Babilonia dal re Nabucodònosor. Il profeta, in nome di Dio, li mette in guardia dagli idoli d'argento, d'oro e di legno che stavano per vedere a Babilonia. Ricorda loro semplicemente la verità, e cioè che sono degli oggetti inutili costruiti dagli uomini. Geremia sottolinea, at­ traverso una lunga serie di esempi, che non possono dare all'uomo niente, né il bene, né il male. Chi li possiede pertanto è uno stolto e cade nel disonore. In effetti, a te non verrebbe da ridere nel vedere un uomo che teme un pezzo di legno? Come può l'uomo costruirsi Dio con le sue mani? È come pensare che la sedia possa costruirsi il falegname. Eppure anche oggi c'è chi teme gli idoli, anzi se li costruisce con le proprie mani. Hanno nomi famigliari, fanno parte di noi: si chiamano potere, successo, denaro, carriere. Si sacrifica tutto ai piedi di questi feticci: la coscienza, gli amori, la famiglia, gli affetti. Le statue a volte diventano più importanti di Dio.

Preghiera

O Gesù, dammi un cuore così pieno d’amore per te che nulla possa distogliermi da te. Dammi un cuore fedele e forte, che non vacilli e non venga mai meno; un cuore retto che non conosca la vie tortuose del male. Un cuore coraggioso, sempre pronto a lottare e che non indietreggi alla vista degli ostacoli. Un cuore generoso che si spenda fino allo stremo. Un cuore umile e dolce come il tuo, Signore Gesù.

Parroco di Bovegno

Quante volte, nel fluire della nostra vita, di fronte ai drammi che colpiscono, come vento gagliardo, la storia degli uomini ci comportiamo come i contemporanei di Gesù. Dov’è Dio quando un malato di cancro si consuma in un letto tanto simile al duro legno della croce? Perché non interviene a fermare le guerre, non ascolta i gemiti di tanti bambini che muoiono di fame? Perché non interviene, non manda un segno? Chiediamo un segno, un gesto eclatante, un intervento prodigioso. Dio non è un mago che risolve con dei giochi di prestigio i problemi che affliggono la vita dei suoi figli. Dio è serio, ci ama sul serio, prende il tortuoso sentiero della condivisione e non l’effimero gesto sensazionale. Il miracolo, per essere tale, deve avere i contorni dell’eccezione, il profumo del fiore raro, del frutto colto in una stagione che non è la sua. Dov’è Dio, tu mi chiedi? Eccolo: è appeso ad una croce sintesi di ogni umana sofferenza. Ecco il segno, il miracolo dei miracoli, la vicinanza di Dio: il Crocifisso. Contempliamolo. In esso c’è la solitudine dell’abbandonato, la delusione di un apparente fallimento, l’ingiustizia di una condanna, il gemito dell’ammalato, il rantolo dell’agonizzante. Se non ci basta questo segno, se non ci basta questa presenza di Dio nella nostra e nell’altrui vita siamo una generazione perversa alla quale non verrà dato nessun segno, perché incapaci di vedere e di scoprire le silenziose orme di Dio che si intrecciano con il nostro incerto pellegrinare terreno. E non dimentichiamoci che Gesù ci invita a diventare altrettanti segni, altrettanti miracoli per i fratelli. Una vita spesa per il bene e per gli altri è segno della vicinanza di Dio. Lui c’è con la sua croce, noi facciamoci carico delle tante croci che spesso sono opera della cattiveria umana.

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XXVII Settimana del Tempo Ordinario L’ispirazione produce risultati d’eccezione solo quando è unita a una buona dose di olio di gomito.

Il Santo del giorno:

San Giovanni XXIII Papa dal 04/11/1958 al 03/06/1963 Angelo Roncalli nacque a Sotto il Monte, piccolo borgo del bergamasco, il 25 novembre 1881, figlio di poveri mezzadri. Divenuto prete, rimase per quindici anni a Bergamo, come segretario del vescovo e insegnante al semi-

nario. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi come cappellano militare. Inviato in Bulgaria e in Turchia come visitatore apostolico, nel 1944 è Nunzio a Parigi, per divenire poi nel 1953 Patriarca di Venezia. Il 28 ottobre 1958 salì al soglio pontificio, come successore di Pio XII, assumendo il nome di

Martedì 11 Ottobre IV Settimana del Salterio

Papa Giovanni XXIII. Avviò il Concilio Vaticano II, un evento epocale nella storia della Chiesa. Morì il 3 giugno 1963. Un breve ma intenso pontificato, durato poco meno di cinque anni, in cui egli riuscì a farsi amare dal mondo intero. È stato beatificato il 3 settembre del 2000 e canonizzato il 27 aprile 2014.

Agisci

Brano Evangelico: Lc 11,37­41

Alla scuola di Maria, maestra di ascolto e di silenzio, farò attenzione alle mie parole. Se e quando non potrò esprimermi nella verità, sceglierò il silenzio.

In quel tempo, mentre Gesù stava parlando,un fariseo lo invi­ tò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravi­ gliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l'esterno della cop­ pa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di ini­ quità. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto an­ che l'interno? Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo.

Contemplo:

Per voi tutto sarà puro «L'amore copre una moltitudi­

ne di peccati» (lPt 4,8), e «Tutto è puro per i puri» (Tt 1,15). La partecipazione, la condivisione delle ricchezze spirituali e materiali che abbia­

mo, opererà una reale purifica­ zione, per noi e per tutta l'uma­ nità. Nella ricerca della salvez­ za, l'ideale per ognuno di noi sarà mettere in comune, ciascu­ no secondo la propria vocazio­ ne, ciò che ha ricevuto in dono, per far parte del popolo di Dio.

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Lettura Spirituale: Ciò che conta di H.J.M. NOUWEN

Meditiamo la Parola

Cristiani in tutto

Gesù non cerca di allontanarci dagli avvenimenti, dalle attività e dalle per­ sone che compongono la nostra vita. Non dice che tutto ciò che facciamo è insignificante, privo di valore o inutile. E nemmeno ci suggerisce di ritrarci da tutte le attività nelle quali siamo coin­ volti per vivere quieti e tranquilli lontano dalle tensioni del mondo. La risposta di Gesù alle pre­ occupazioni di cui è colma la nostra vita è molto diversa. Egli ci chiede di trasferire il centro di gravità, di spostare il centro della nostra atten­ zione, di cambiare l'ordine delle nostre priorità. Gesù vuole che noi ci trasferiamo dalle «molte cose» alla «sola cosa necessaria». È importante che ci rendiamo conto che Gesù non vuole asso­ lutamente che noi abbandoniamo il nostro mon­ do, tanto complesso. La sua volontà è invece che noi viviamo in esso, ma fermamente radicati nel centro di tutte le cose. Gesù parla di un cambia­ mento del cuore. Una diversa disposizione del cuore che rende tutto diverso, anche quando tut­ to sembra rimanere come prima. Questo signifi­ ca: «Cercate prima il regno di Dio... e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta». Ciò che conta è l'utilizzo del nostro cuore. Quando siamo assaliti dalle preoccupazioni, il nostro cuore ri­ siede nel luogo sbagliato. Gesù ci chiede di tra­ sferire il cuore al centro, là dove tutto il resto va al suo posto

Preghiera

Mio Dio, insegnami a cercarti nel creato, a cercare te prima di ogni cosa, e ad amarti più d’ogni creatura. Fa’ che tutto ciò che è vero, buono, bello e porta gioia alle tue creature, mi ricordi te, Amore eterno.

Meditazione a cura di don Carlo Moro ­ Parroco di Gargnano

Per accogliere l'insegnamento del Vangelo di oggi, dobbiamo andare oltre il linguaggio duro di Gesù. I rimproveri fatti ai Farisei riguardano anche noi cristiani. È vero che la nostra religione non esige la circoncisione ebraica, né le abluzioni obbligatorie, presenti, invece, nell'Islam. Tuttavia anche il nostro modo di rapportarci al Battesimo, o di partecipare alla Messa e agli altri momenti di preghiera personale e comunitaria, sono messi in discussione dalla polemica antifarisaica di Gesù. Anche noi rischiamo d'accontentarci del rito, e ritenerci cristiani soltanto perché il nostro nome è scritto nei registri parrocchiali. Ci vuole altro! Non possiamo dirci cristiani, se non lo comproviamo in tutti i nostri comportamenti. Perciò il nostro rapporto con Dio non può ridursi all'ora domenicale che passiamo in chiesa. Attenti, però, c'è anche per "i buoni cristiani" il rischio di scambiare l'appello all'interiorità per alibi all'intimismo. Niente di più sbagliato. Non a caso Luca invita ad un gesto preciso: «Datelo in elemosina». Tutto ciò è in continuità con la predicazione dei Profeti, che si scagliavano contro una religiosità ridotta ai riti e poco attenta agli impegni sociali. Prendiamo, allora, sul serio una raccomandazione presa dalla lettera di san Giacomo: «Religione pura... è soccorrere i deboli».

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XXVIII Settimana del Tempo Ordinario Non confondere mai

IV Settimana del Salterio

la fama con il successo.

Il Santo del giorno:

San Serafino da Montegranaro (1540-1604) Umile cappuccino analfabeta, da giovane faceva il pastore. La sua bontà e semplicità, diffusero però presto intorno a lui la fama

Mercoledì 12 Ottobre

di santo. Si racconta che coltivasse “miracolosamente” il suo orto, ricavandone di che sfamare tutti i poveri del paese di Montegranaro, di cui è patrono. La morte lo colse il 12 ottobre 1604. Dopo essere spirato, semplice anche nella morte,

la voce del popolo che lo diceva santo giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizzò l'accensione di una lampada sulla sua tomba. Fu canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767.

Brano Evangelico: Lc 11,42­46

Agisci Desidero lasciar entrare sempre più lo Spirito Santo nella mia vita di preghiera?

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete co­ me quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicen­ do questo, offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!

Contemplo: Non trascurate

l'amore di Dio «Non trascurate l'amore di Dio» ci dice Gesù, in contrapposi­ zione al legalismo esasperato di alcuni farisei e dottori della Legge. Intendeva dire che la

nuova legge perfeziona e supe­ ra, senza trascurarle, le antiche prescrizioni, e ci fa capire che, in Dio, giustizia e amore non si possono distinguere, e non sono in antagonismo, come spesso accade tra gli uomini.

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Lettura Spirituale: chi è veramente felice di Anselm Grum

Meditiamo la Parola Con Gesù nulla può stonare Meditazione di Fiorella Elmetti

«È impossibile rendere schiavi gli illuminati, perché essi sono felici nella schiavitù come nella libertà». (Anthony de Melo)

Chi ha visto la luce interiore, chi è diventato un tutt'uno con Dio, è veramente felice. Nessuna prigionia esteriore può separarlo dalla sua felicità. Per questo la vera strada per la felicità è il cammino interiore o — come dice Platone — la via della contemplazione. Dentro di noi c'è un luogo in cui dimora Iddio. E, laddove Dio dimora dentro di noi, siamo liberi e salvi. Lì siamo felici. Lì siamo nella luce. Lì l'oscurità della schiavitù non riesce a farci piombare nell'infelicità. Questo spazio interiore infatti è inaccessibile al mondo e al suo potere. Quello è lo spazio di potere di Dio. E nessuno ha potere su Dio. Alla fin fine, Dio è la nostra vera felicità, una felicità che nessuno può rubarci, e certamente anche una felicità che non siamo in grado di possedere. Dio, infatti, non può essere posseduto. Il Dio che dimora in noi è al tempo stesso anche il Dio che si sottrae al nostro dominio. È il Dio interiore, ma al contempo anche il Dio inaccessibile.

Preghiera

Signore, se non sento la presenza del tuo Spirito, non sono capace di trovare parole che si librino ad una quota anche solo infinitesima delle altezze in cui Tu dimori … Da solo non so tenere chiusa la mia bocca, né amare senza riserve; insomma, non sono capace di bene. O mio divin Maestro, concedimi di pregare, amare, lavorare per il tuo Regno, malgrado viva in questo arido deserto spirituale.

Piccola figlia della croce - Lumezzane

Che tristezza sentir dire da Gesù: “Guai a voi!”… lui, che è la misericordia di Dio personificata mi sembra stonare pronunciando queste parole. Ma con Gesù nulla può stonare, soprattutto quando si comprende che con questo rimprovero egli difendeva i poveri e la gente comune da chi, esercitando il potere, abusava del suo esercizio creando malumori. Egli con queste parole si stava rivolgendo alle autorità religiose del tempo, con le quali si trovava in conflitto, eppure anche questo richiamo ci deve toccare il cuore. Infatti, molte volte, in nome di Dio, insistiamo in dettagli e dimentichiamo la giustizia e l'amore. Per esempio, il giansenismo rese arido il vissuto della fede, insistendo nelle osservanze e penitenze che allontanarono la gente dal cammino dell'amore. Santa Teresa de Lisieux crebbe nell'ambiente giansenista che caratterizzava la Francia della fine del XIX secolo. A partire da una dolorosa esperienza personale, lei seppe recuperare la gratuità dell'amore di Dio con la forza che deve animare dal di dentro l'osservanza delle norme. Perché, senza l'esperienza dell'amore, le osservanze fanno di Dio un idolo. La nostra libertà, la nostra adesione a Cristo non può e non dev’essere una semplice formalità, sarebbe come imbrigliare un’aquila in una rete dalla quale non è possibile spiccare il volo ma solo sopravvivere. Invece, quanta libertà e felicità possiamo respirare nell’uomo descritto dal salmo 1: “È come albero piantato lungo corsi d’acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene”. Impariamo a vivere l’amore per Dio e per i fratelli, e ogni cosa ci sembrerà una benedizione troppo bella, una melodica sinfonia troppo coinvolgente per non essere condivisa.

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XXVIII Settimana del Tempo Ordinario Attento alle conclusioni affrettate: non esistono solo due versioni di una storia, ma tre o quattro o anche più. Concedi agli altri il beneficio del dubbio e te ne saranno grati. Il Santo del giorno:

San Romolo di Genova (forse V secolo) Romolo successe a Felice e Siro nell'episcopato e si distinse per la bontà, "sembrava più un

padre che un signore... era il padre dei poveri", e per il dono di comporre dissidi d'ogni genere. I loro corpi furono sepolti a Genova nella basilica dei dodici Apostoli, detta in seguito di San

Giovedì 13 Ottobre IV Settimana del Salterio

Siro. Alcune loro insigni reliquie sono custodite anche nella Chiesa cattedrale di Genova. La città di Sanremo in origine si chiamava San Romolo in suo onore.

Brano Evangelico: Lc 11,47­54

Agisci Con la venuta del Figlio, il Padre ci ha fatto dono della sua pace; cercherò di essere portatore della pace che è Cristo durante la giornata.

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepol­ cri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date testi­ monianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccise­ ro e voi costruite loro i sepolcri. Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo, dal san­ gue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazio­ ne. Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'a­ vete impedito». Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei comin­ ciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomen­ ti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Contemplo: Manderò loro

profeti e apostoli «Guai a voi che vi siete impos­ sessati della chiave della scien­ za. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'a­ vete impedito» (Lc 11,52). Quando parlava ai dottori della

Legge, Gesù si rivolgeva a tutti gli uomini, che spesso si sento­ no «si­gnori» della verità, «maestri» di verità. I santi cri­ stiani, sapendo che uno solo è il Maestro (cf Mt 23,8), ci inse­ gnano: «Quando uno dei più piccoli impara, io impa­ ro!» (sant'Agostino).

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Lettura Spirituale: come preghiera di un bambino

Meditiamo la Parola E’ un po’ come nelle notti d’estate

di

Meditazione di Fiorella Elmetti

FRERE ROGER SCHUTZ

Piccola figlia della croce - Lumezzane

La sorprendente presenza di Cristo è luce interiore. Anche se pallido chiarore, si in­ fiamma nell'intimo. Rimane la stessa anche quando sopraggiunge l'impressione di non saper pregare. La preghiera è a volte così concreta. Il linguaggio umano arriva appena ad esprimere le nostre profondità. Ma in una preghiera di si­ lenzio interiore ci riposiamo in lui, corpo, ani­ ma e spirito. E zampillano delle sorgenti: l'amo­ re del suo perdono, un'insostituibile bontà e anche quell'accordo interiore creato dallo Spiri­ to Santo in noi. L'umile preghiera viene a guari­ re la ferita segreta dell'anima. E s'alza un soffio che non si esaurirà mai… Come un debole so­ spiro, come la preghiera di un bambino, ci tiene desti. Dio non ha forse rivelato ai piccoli, ai poveri di Cristo, ciò che i potenti di questo mondo fanno fatica a capire? E uno sguardo di contemplazione ci strappa dall'intorpidimento delle abitudini. Esso intravede dei tesori del Vangelo nei più umili avvenimenti. Scopre nell'universo le radiose bellezze della crea­ zione. Nella bellezza di una preghiera comune, un velo si alza sull'inesprimibile della fede, e l'indicibile porta all'adorazione. Lo sguardo mistico vi vede dei riflessi della gioia del cielo sulla terra.

Preghiera

Signore, riempi la nostra vita della tua pienezza. Donaci il senso globale delle cose che facciamo, donaci la sintesi di tutte le cose che ci preoccupano. Fa’ che possiamo cogliere, contemplando te, la verità di tutte le cose minute che ogni giorno compiamo; fa’ che, come Chiesa, noi possiamo offrire questa visione di unità che riconferma e da coraggio all’agire morale degli uomini.

Non mi piace sentire Gesù ripetere: "Guai a voi...Guai a voi". Sono parole che mi mettono in discussione, mi obbligano a riflettere su me stessa, mi chiedono di cambiare. E se queste parole "pesano" per me, figuriamoci a coloro a cui esse erano rivolte: farisei, scribi e dottori della Legge. Difatti, poi l'hanno giudicato, condannato e crocifisso. In fondo, come loro preferisco non mettermi in gioco o, se posso scegliere, scelgo quello che scrive san Paolo nella lettera agli Efesini, che oggi è collegata al vangelo: "Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra". Questi modi di esprimersi sono due prospettive diverse, ma complementari. Gesù non è venuto per caso, ma si è incarnato nella storia per farsi uno di noi ed elevarci a sé. Un po' come quando nelle notti d'estate ammiriamo le stelle, il pensiero quasi di riflesso si rivolge a chi una volta era accanto a noi e ora sta accanto a Dio, e senti che quel cielo ci unisce, ci è già di casa, è già in noi.

Non di solo pane ­ Numero 772 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 12


XXVIII Settimana del Tempo Ordinario Chiedi scusa per le parole precipitose e per le azioni dettate dalla rabbia, ma fallo lo stesso giorno in cui succede; altrimenti potresti provocare una breccia nel muro della fiducia altrui, difficilmente riparabile il giorno seguente. Il Santo del giorno:

San Callisto I Ebbe molti avversari tra i cristiani dissidenti di Roma; prima di diventare papa, era stato schiavo e frodatore. Fuggito in Portogallo, venne arrestato e ricondotto a Roma, dove subì

una condanna ai lavori forzati nelle miniere della Sardegna. Tornato a Roma in occasione di un'amnistia, venne inviato ad Anzio. Papa Zeffirino, però, lo richiamò a Roma, affidandogli la cura dei cimiteri della Chiesa. Alla morte di Zeffiri-

Venerdì 14 Ottobre IV Settimana del Salterio

no, Callisto venne eletto papa ma il suo pontificato attirò le inimicizie di un'ala della comunità cristiana di Roma che lo accusò, falsamente, di eresia. Callisto morì durante una sommossa popolare contro i cristiani nel 222.

Brano Evangelico: Lc 12,1­7

Agisci: Con Maria, la donna della fiducia, ripeto nel mio cuore questa parola del Vangelo ogni volta che sarò assalito dal timore.

In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lie­ vito dei farisei, che è l'ipocrisia. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'o­ recchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. A voi miei ami­ ci, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nem­ meno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri».

Contemplo: Retta

è la parola

del Signore La parola del Signore è luce che illumina i nostri passi, poiché è retta e porta l'uomo alla rettitu­ dine e alla giustizia. Nulla è di poco conto ai suoi occhi: impa­ riamo a vivere alla luce della

sua Parola nelle piccole cose, nella quotidianità della nostra vita. Se qualcosa ci sembrerà difficile da mettere in pratica, chiediamo con fede il suo aiuto, per essere sempre sostenuti dal­ la sua grazia.

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Lettura Spirituale: chi non cambia soffoca di Annselm Grun

Meditiamo la Parola

Non temo il lupo di Gubbio Meditazione di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno

Ogni cambiamento inizialmente fa paura, in quanto implica una rottura con ciò che è con­sueto e familiare. E in questa fase di rottura ancora non so a cosa sto andando incontro. L'ignoto genera dentro di me un sentimento di angoscia. Ma al tempo stesso nel cambiamento è insita una promessa, la promessa di qualcosa di nuovo, di mai esisti­ to prima, di mai visto. La vita di colui che non cambia mai finisce per fossilizzarsi. Ciò che non si trasforma diventa vec­chio e soffo­ cante. Nuove possibilità di vita vogliono e­ rompere dentro di noi. Spesso siamo scontenti di ciò che stiamo vi­ vendo. Ma al tempo stesso abbiamo paura di cambiare, di lasciare ciò che conosciamo be­ ne per affrontare un capovolgimento interiore ed esteriore. Ma sapremo sperimentare vera­ mente la vita solo se saremo disposti a rimet­ terci ogni volta in cammino.

Preghiera

Signore, aiutami ad essere forte, a non lasciarmi trascinare dalla mentalità del mondo e dagli atteggiamenti superficiali. Fa’ che sia umile ai tuoi occhi, e mi mostri con sincerità così come sono, invocando la tua misericordia e il tuo perdono.

«Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisìa». Scusatemi, se per commentare questo brano dell’evangelista Luca ricorro ancora all’immagine del lupo. Leggendo i Fioretti di San Francesco, quando viene narrata la parabola del lupo di Gubbio, ad un certo punto si ha la sensazione che da un lato ci sia solo questo animale famelico e dall’altra parte dei bravi cittadini; da una parte il male, solo il male, e dall’altra il bene, solo il bene. «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisìa. Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto». Cos’è questo lievito? E’ il lupo in bianche vesti, con il mantello ben stirato, con i guanti di velluto che giorno dopo giorno cresce dentro di noi. Un giudizio frettoloso, un discorso velenoso e il lievito dell’ipocrisia è confezionato, imbustato, pronto per essere usato. Io non temo il lupo cattivo, quello che sta dall’altra parte della barricata. Come giustamente osserva don Primo Mazzolari: ”Amici cari, la parabola incomincia a diventare interessante. Vi siete domandati perché questo lupo viene, rapisce e guasta? Si fa presto a giudicare, siamo così facili a giudicare! Il lupo in veste d'agnello, il lupo ben vestito è quello che non ha una tana, ma una casa. Provate a pesarlo il nostro egoismo. Noi parliamo bene, noi non bestemmiamo, noi sappiamo trattare con convenienza, noi abbiamo imparato l'educazione e ci confrontiamo. Sentite, sto dicendo una cosa brutta, ma non posso non dirla, anche a costo di dispiacervi. Guardate che a fare le brave persone, quando si sta bene, è un lusso. Vi dico di più: «È un privilegio»”. Io non temo il lupo della foresta, che ramingo vaga tra un rudere e l’altro, che lotta con i pastori per sopravvivere. E’ un lupo che non si nasconde, le sue opere avvengono alla luce del bagliore lunare, sotto il cielo stellato, non ha scheletri nell’armadio. Si converte, diventa buono incontrando il santo d’Assisi. Io temo l’altro lupo, quello che coltiva il lievito dei farisei, che si crede buono ma in realtà è capace di tanta cattiveria. Temo questo lupo perché ha il potere di nascondere il mio male mettendo in luce quello degli altri, ha il potere di condurmi su un sentiero senza ritorno.

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XXVIII Settimana del Tempo Ordinario Alcune cattive abitudini: essere scettici, pessimisti, avere un occhio critico per ciò che ci circonda. Buone abitudini invece sono: pensare in modo positivo, vedere il bene in ogni situazione, non rinunciare mai alla speranza, dire parole gentili.

Sabato 15 Ottobre IV Settimana del Salterio

Brano Evangelico: Lc 12,8­12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: Chiun­ que mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato. Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa di­ re; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».

Agisci Tante persone aiutano la mia vita di fede; oggi le ricorderò nella preghiera, ringraziando Dio per la loro presenza illuminante.

Ci può essere un peccato che Dio non perdona? Sembra strano che Gesù, il quale annuncia la misericordia di Dio ed il suo amore proprio per i peccatori, parli poi di una colpa che non possa essere perdonata dal Padre celeste. C'è un peccato davvero grave, che è l'ostinazione nel chiudersi alla grazia. Si può essere i più grandi peccatori della terra, ma quando si va da Dio con il cuore contrito. consape­voli del proprio peccato, si è ristabiliti nell'amicizia con lui. Il problema nasce quando ci si sente senza peccato; in quel caso, si rifiuta il Signore come un intruso e ogni sua parola ci scivola di dosso. Contro questo atteggiamento non c'è perdono, perché chi ne è affetto non ne sente il bisogno: tali erano i farisei e tale puoi essere anche tu. ( don Carlo Moro - Parroco di Gargnano) MEDITA -

Contemplo : Vi

insegnerà ciò che bisogna dire Nel riconoscere che «i pensie­ ri degli uomini non sono che un soffio» (Sal 93,11) e che «nel molto parlare non manca la colpa» (Pr 10,19), i santi cristiani hanno annunciato il

Signore Gesù Cristo, insisten­ do in ogni occasione «opportuna e non oppor­ tuna» (2Tm 4,2), e si sono ri­ fugiati sempre con umiltà nell'unica Parola «utile per in­ segnare, convincere, corregge­ re e formare alla giusti­ zia» (2Tm 3,16).

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Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XVIII - n. 772 Domenica 9 ottobre 2016 Chiuso il 28/09/2016 Numero copie 1350 Stampato in proprio

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea

333/3390059 don Luciano

Ideato da don Luciano Vitton Mea

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Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità     

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