Non di solo
PANE Domenica 11 settembre 2016 XXIV Settimana del Tempo Ordinario
Il Calice di GesĂš di don Luciano Vitton Mea
Settimanale di preghiera
Anno XVIII - n°
768
Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”
Sussidio di preghiera per la famiglia
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Settembre 2016
Offerta quotidiana
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa,
Intenzioni mese di Settembre Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il cuore del tuo Figlio Gesù Cristo, che continua a offrirsi nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese
Intenzione del Santo Padre
le preghiere, le azioni,
Perché ciascuno contribuisca al bene comune e all’identificazione di una società che ponga al centro la persona umana.
le gioie e le sofferenze
Intenzione missionaria
di questo giorno,
Perché i cristiani, partecipando ai sacramenti e meditando la Sacra Scrittura, diventino sempre più consapevoli della loro missione evangelizzatrice.
in unione al Sacrificio eucaristico,
in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
Intenzione dei vescovi Perché, a servizio delle nuove generazioni, ci impegniamo a custodire e valorizzare l’opera della creazione.
Non di solo pane Numero 768 Tempo Ordinario pagina 2
XXIV Settimana del Tempo Ordinario Procuriamo piuttosto di usare il linguaggio umile dei santi, i quali dopo aver molto lavorato esclamavano: "servi inutili!". Eppure erano santi.
Domenica 11 Settembre IV Settimana del Salterio
Il santo del giorno:
ranzio si impegna-
leggenda
Santi Felice e Regola
rono ad evangeliz-
corpi si rialzarono,
zare la popolazione
presero le loro te-
III secolo
pagana di Zurigo e
ste cadute
per questo furono
portarono fino alla
Felice, Regola e il
decapitati.
tomba.
loro servo Essupe-
Però, secondo la
i
loro
e le
Brano Evangelico: Lc 15,110 (formula breve)
Agisci Sono nell’anno della misericordia. Partecipo alla Messa ringraziando con il cuore il Signore che ogni giorno mi ama di amore misericordioso.
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pe core e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccato re convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritro va? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo pec catore che si converte». Contemplo: È diffusa usanza definire questo brano di Luca «la parabola del figliol prodigo». Si suggerisce caldamente di accogliere un'altra denominazione, per esempio «la parabola del padre buono». Un
padre così grande e buono non può essere che il Padre nei cieli, che Gesù ci ha fatto conoscere. Gesù è il vero «prodigo» della parabola, «prodigo» del suo im menso amore verso tutti.
Non di solo pane Numero 768 pagina 3
Lettura Spirituale : Le viscere di Dio di David Maria Turoldo
Meditiamo la Parola
Sollecitudine e caparbietà Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno
Pi età di m e, o Di o, pi et à secondo la tua infinita tenerezza, per quanto le viscere hai ricolme d'amore cancella le mie infe deltà, lavami e raschia via la mia colpa, fammi mondo dal mio peccato. (Salmo 50) Il Miserere è, forse, il salmo più celebre, meditato, interpretato, musicato, persino dipinto (da Rouault) da una schiera immensa di uomini pentiti e convertiti. La cellula poetica e spirituale di questa supplica è, infatti, tutta in quell'appassionato «Contro te, contro te solo ho peccato!» (v. 6). La tradizione giudaica, proprio sulla base di questa confessione, ha attribuito il salmo a Davide adultero con Betsabea e assassino del marito della donna, Urla (vedi 2Samuele 10-12). In realtà lo stile, il tema profetico dello «spirito» e del «cuore» come sacrificio perfetto (v. 19), l'implorazione per la ricostruzione delle mura di Gerusalemme dopo l'esilio babilonese del VI sec. (vv. 20-21), fanno pensare ad un'epoca posteriore. Resta comunque intatta la potenza interiore di questa preghiera che è simile ad un terreno ricoperto per metà dalla tenebra (la regione oscura del peccato nei vv. 3-11) e per l'altra metà dalla luce (la regione luminosa della grazia nei vv. 12-19). Se il senso della colpa è vivissimo, più intensa è, però, l'esperienza del perdono, della novità dello spirito, della gioia che il Misericordioso, Dio, effonde sul peccatore pentito. Perciò più che un canto penitenziale, il Salmo 50 è la celebrazione della risurrezione alla vita nello spirito della parabola del figlio prodigo di Luca 15.
Gesù, in queste parabole, usa due immagini per parlaci dell’amore di Dio: un pastore nella prima e una donna nella seconda. Due categorie di persone che vivevano ai margini della società ebraica, non considerate, senza nessun diritto, escluse e considerate poco affidabili. Gesù, per farci capire la vicinanza di Dio, si serve della sollecitudine di un pastore e della caparbietà di una donna . Dio è alla continua ricerca della sua creatura, di colui che si smarrisce o si perde tra i meandri di un sentiero buio e privo di alcuna presenza. Ci ricorda un antica omelia: “Povera quella strada che non è percorsa da alcuno e non è rallegrata da alcuna voce d'uomo! Essa finisce per essere il ritrovo preferito di ogni genere di bestie. Povera quell'anima in cui non cammina il Signore, che con la sua voce ne allontani le bestie spirituali della malvagità!”. Così Dio, mandando il suo Figlio Unigenito, divelta il Buon Pastore che è alla continua ricerca di chi si è perso, la donna ostinata che non accetta di perdere una parte del suo tesoro. Dio si spoglia della sua grandezza, depone le vesti regali, si fa uomo, diventa pastore, si cinge il grembiule di una donna. Nella semplicità di un linguaggio che tutti comprendiamo possiamo immedesimarci, quando scende l’oscurità dell’errore e del peccato, nella pecora smarrita o nella dramma su cui è impressa la nostra effige.
Preghiera O Dio, inesauribilmente ricco di bontà e misericordia, tu solo conosci veramente le ragioni, le aspirazioni e i limiti del nostro essere, e il tuo amore è infinitamente più grande di noi. Ti preghiamo, Signore, fa’ che sperimentiamo sempre la tua amorevole tenerezza, perché siamo a nostra volta misericordiosi con i nostri fratelli.
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XXIV Settimana del Tempo Ordinario L’entusiasmo è il carburante della vita; ti aiuta ad arrivare a destinazione.
Il santo del giorno:
San Guido di Anderlecht XI secolo È uno dei santi più amati del Belgio. Nato in una famiglia di contadini fu
stalliere, commerciante ed infine pellegrino. Per sette anni viaggiò per le strade del mondo, fino a Roma e a Gerusalemme. Morì sulla via del
Lunedì 12 Settembre IV Settimana del Salterio
ritorno ad Anderlecht. Sulla sua tomba si verificarono molti miracoli e il suo culto si diffuse.
Brano Evangelico: Lc 7,110
Agisci Porto nel cuore di una divisione con un fratello, un amico, un collega … Faccio un passo semplice di riconciliazione che possa riaprire la porta del dialogo.
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era amma lato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinago ga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa». All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Contemplo: S.s Nome di Maria In questo giorno si celebra il san tissimo Nome della beata Ver gine Maria per ricordare l'ineffa bile amore della Madre di Dio verso il suo Figlio, Gesù. È pro posto ai fedeli il bel nome della Madre del Redentore perché essa
s ia devot ament e invo cat a (Martirologio Romano). Maria da Gesù è sempre stata chiamata «madre» e dall'angelo Gabriele «piena di grazia». Con san Giu seppe e con tutta la Chiesa invo chiamo il nome di Maria: è una devozione raccomandata dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Non di solo pane Numero 768 pagina 5
Lettura Spirituale : Bambini capricciosi di Papa Francesco
Meditiamo la Parola
Non sono degno Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno
La persona che non ha pazienza è una persona che non cresce, che rimane nei capricci del bambino, che non sa prendere la vita come viene: o questo o niente. Questa è una delle tentazioni di quelli che non hanno pazienza: diventare capricciosi, volere subito una cosa, come quelli che chiedevano a Gesù un segno dal cielo e confondevano il modo di agire di Dio con quello di uno stregone. Ma Dio non agisce come uno stregone, Dio ha il suo modo di andare avanti. Ha pazienza. Ogni volta che noi andiamo al sacramento della riconciliazione, cantiamo un inno alla pazienza di Dio! (17.2.14)
Preghiera
Cristo Signore, hai voluto farti uomo tra gli uomini per rivelare a tutti i popoli il mistero del tuo amore. Al tuo popolo eletto appartengono gli uomini di ogni nazione, quando confessano fede schietta e pronta nel tuo potere redentore; dona anche a noi la grazia di renderti sempre testimonianza con perseveranza e sollecitudine.
“Non sono degno…” parole sante che escono dalla bocca di un pagano, di un soldato, di uno straniero in terra straniera. Tutti siamo esuli in quella terra che inizia oltre l’orizzonte, dove il cielo e la terra si incontrano sul limitare dell’ infinito che bacia il finito, dove l’eterno sfiora il tempo in un lieve bagliore che non conosce tramonto. E’ il regno dei cieli, la casa del Padre. «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto...». Ma improvvisamente con la potenza della sua parola, di quel «Io vi dico,,,,,» divento ospite nelle dimore eterne. La tunica, i calzari, l’anello, una stanza, lo sguardo del Padre. Sempre dobbiamo ricordarci di essere ospiti presso Dio, forestieri in quel giardino che con tanta superbia avevamo lasciato. Quando incontro un forestiero subito mi ricordo che anch’io sono ospite tutte le volte che entro in Chiesa, che celebro la Messa, che mi Confesso. Quei vestiti logori mi ricordano i miei quattro stracci, l’odore nauseabondo della soldataglia, il rumore della ferraglia che a stento trascino passo dopo passo. Solo la sua Parola mi libera, mi guarisce, mi ridona la dignità perduta.
Non di solo pane Numero 768 Tempo Ordinario pagina 6
XXIV Settimana del Tempo Ordinario
Si dà troppa importanza al successo. È la fedeltà che conta.
Il Santo del giorno:
San Giovanni Crisostomo vescovo e dott. della Chiesa Giovanni nacque ad Antiochia nel 350 circa. Alla morte della madre si ritirò per sei anni a vita eremitica ma si ammalò a causa dell'austera Regola
che seguiva e dovette ritornare ad Antiochia. Qui fu ordinato diacono e poi sacerdote e in breve tempo divenne un famoso e ammirato predicatore. Vescovo di Costantinopoli, fu critico e intransigente verso il comportamento della
Martedì 13 Settembre IV Settimana del Salterio
corte bizantina e l'arroganza dei potenti. Per questo motivo fu osteggiato e più volte costretto all'esilio. Morì nel Ponto, sul Mar Nero, nel 407. l:iconografia, prevalentemente orientale, lo rappresenta in abiti vescovili.
Brano Evangelico: Lc 7,1117
Agisci Nel corpo di Cristo io ho un posto che nessun altro può occupare. Medito questa meravigliosa vocazione e mi impegno a essere testimone del Vangelo lì dove Gesù mi vuole.
In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la re gione.
Contemplo: Dico a te, alzati. Gesù, mentre si recava a Nain, si imbatté in un funerale. Una vedo va portava alla tomba il suo unico figlio. Vedendola, il Signore fu preso da compassione. Alla donna disse: «Non piangere!» e al ragaz zo: «Dico a te, àlzati!». Brevi pa
role, ma talmente potenti da ridare vita e speranza. Offriamo anche noi al Signore le nostre tribolazio ni, affinché possiamo udire anche noi la parola potente che ci ridoni vita e speranza.
Non di solo pane Numero 768 pagina 7
Lettura Spirituale : L’eternità di Piergiodano Cabra
Meditiamo la Parola
Le domande di Dio Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno
Alla domanda: "Che cosa faremo nell'eternità?" se guardo l'universo stupefacente e immenso, in continua espansione, mi viene di rispondere: l'eternità è il tempo necessario per esplorare l'infinità di Dio. Se guardo due innamorati, risponderei: l'eternità è il tempo che occorre per gustare l'amore inesauribile di Dio. Se penso che tra finito e infinito ci stanno un numero infinito di esseri, potrei rispondere che l'eternità comincia quando ho terminato di conoscerli tutti. Se guardo i miei desideri, direi: l'eternità è lo stupore di avere tutto e più di tutto. Se guardo quello che sono, rispondo sicuro: l'eternità è il tempo che occorre per dire grazie d'avermi tratto dal nulla per immergermi nel Tutto.
Preghiera
Il tuo cuore, Gesù, si è mosso a compassione per il tormento di quella povera donna già afflitta da tanto dolore, e con la tua Parola di salvezza hai ridato la vita al giovane e il figlio alla madre. Noi ti offriamo la nostra disponibilità e tu, che ben conosci il dolore che una madre prova per il figlio che muore, aiutaci a restituire l’unità e la pace a tante famiglie segnate da separazioni e sofferenze.
Vedo nella resurrezione del figlio della Vedova di Nain la tenerezza e la compassione di Dio, che in Gesù, si china sugli uomini e asciuga le lacrime di chi piange e soffre per la perdita di una persona cara ed amata. Il mesto corteo che esce dalle porte della piccola città di Nain è pane quotidiano per gli uomini di tutti tempi: quante volte anche noi abbia mo accompagnato al camposanto le spoglie mortali di una giovane vita tra le lacrime strazianti dei genitori e quante volte ci siamo chiesti: dov’è il Signore? Perché non inter viene, non rinnova i prodigi compiuti per la vedova del van gelo? Domante legittime perché bisogna avere il coraggio di parlare con Dio e in alcuni casi, come aveva fatto Giobbe, di trascinarlo in un tribunale, di metterlo con le spalle al muro. Ma dovremmo avere anche il coraggio di ascoltarlo, di andare oltre il contingente per scorgere sotto la caligine un piccolo raggio di luce. Ascoltiamo, dunque, la sua dife sa, lasciamoci, a nostra volta, provocare dalle sue parole. “Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine: Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti? Cingiti i fianchi come un prode, io t'interrogherò e tu mi istruirai”. «Rispondimi, oh uomo: Dov’eri quando il mio Figlio Uni genito veniva crocefisso per la tua salvezza? Perché mi ac cusi della morte di mio Figlio? Chi ha inventato la croce? Io, il creatore della vita o la cattiveria e l’empietà del tuo cuore? Dov’eri tu quando la mia potenza ha fatto risorgere il Cristo primizia di tutti i risorti? Rispondimi se ne sei ca pace! Dove sei quando le tue guerre uccidono, devastano, massacrano gli inermi, creano vedove e orfani? Perché non mi rispondi? E ancora: è più facile risuscitare il figlio di Nain o dare coraggio, forza e dignità alle lacrime di tante mamme e di tanti papà? Non hai mai pensato che quelle lacrime si uniscono a quelle del Golgota?» Ecco la tenerezza di Dio: farsi compagno di viaggio, cari carsi silenziosamente i dolori degli uomini, piangere con chi piange, dare la vita eterna a chi l’ha persa. “Giobbe rivolto al Signore disse: Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non replicherò. ho parlato due volte, ma non continuerò”.
Non di solo pane Numero 768 Tempo Ordinario pagina 8
XXIV Settimana del Tempo Ordinario Abbraccia qualcuno. Farà molto bene ad entrambi.
Il Santo del giorno:
Esaltazione della Santa Croce La croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l'albero della vita, il talamo, il trono, l'altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è
Agisci Nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce, se posso, partecipo alla Messa altrimenti mi prendo un tempo per lodare, ringraziare e adorare Colui che ha dato se stesso per me.
Mercoledì 14 Settembre IV Settimana del Salterio
scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell'uomo che
comparirà alla fine dei tempi. La festa dell'esaltazione della croce, che in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, si collega con la dedicazione delle basiliche costantiniane costruite sul Golgota e sul sepolcro di Cristo.
Brano Evangelico: Gv 3,1317
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio uni genito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Contemplo: Croce
La potenza della
«La parola della croce è potenza di Dio» (cf 1Cor 1,18). Nel Nuo vo Testamento accanto alla cate goria «risurrezione» ne esiste un'altra, chiamata «esaltazione» o «glorificazione», cara a Giovanni evangelista, a Paolo e a tutti gli
scrittori cristiani. Gesù Cristo crocifisso è «glorificato». Attra ver so la mo rte e la ri\326surrezione egli manifesta lo splendore della sua gloria divina. Per tutti i cristiani la croce non è segno di morte, ma di vita.
Non di solo pane Numero 768 pagina 9
Lettura Spirituale : L’eternità di Ermes Ronchi
Meditiamo la Parola
Le domande di Dio Meditazione a cura di don Carlo Moro
Il fondamento della fede cristiana è la cosa più bella che ci sia al mondo: un atto d'amore. Un amore eterno penetra nel tempo come una goccia di fuoco, e divampa. Un uomo nudo, inchiodato e morente, con le braccia aperte in un abbraccio che nulla, mai, potrà annullare, da cui nessuno, mai, ci potrà separare. Una croce che solleva la terra, che avvicina il cielo, che trascina in alto con sé gli uomini. Perché l'uomo nasce dal cuore trafitto del suo Creatore. L'uomo nasce da questo disarmato amore. «Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra. Alle tre del pomeriggio, Gesù gridò a gran voce: "Eloì, Eloì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ». Ma Dio non l'ha abbandonato. Dio non salva dalla croce, ma nella croce; non protegge dal dolore, ma nel dolore. Infatti il salmo dell'angoscia che Gesù prega sulla croce termina con un grido: «Mi hai risposto, mi hai esaudito» (cfr. Sal 22,22-23). Esaudito non nell'evitare la morte, ma nell'attraversarla e risorgere. Essere in croce è ciò che Dio deve, nel suo amore, all'uomo che è in croce. L'amore conosce molti doveri, ma il primo è di essere insieme a colui che ama. Dio è sulla croce per essere con me e come me, perché io sia con lui e come lui. Ermes Ronchi
Parroco di Gargnano
Forse Nicodèmo non capì proprio tutto, quella notte, in quel colloquio con Gesù. Probabilmente non capì nemmeno cosa significasse l'espressione che Gesù aveva usato riguardo alla sua discesa dal cielo. Però, in qualche modo, egli comprese che le parole del Maestro riguardante l'immagine del serpente appeso nel deserto da Mosè si riferivano a Lui. Del resto, lo stesso Gesù si attribuisce tale immagine: quello strumento così inusuale di salvezza trova la sua piena realizzazione nella sua crocifissione. Dunque, da quel punto in poi, non abbiamo altro da fare che guardare la croce di Gesù, per trovare in essa guarigione e fiducia. Quando si guarda il Crocifisso, tutti i morsi della sofferenza e della tentazione svaniscono, distrutti dall'amore di Cristo.
Preghiera
Signore, sperimento la mia vita momenti in cui anch’io ho la tentazione di mormorare contro di te, di mancare alla tua fiducia. Aiutami a guardare tuo Figlio innalzato sulla croce, e ad accostarmi sempre alla tua misericordia.
Non di solo pane Numero 768 Tempo Ordinario pagina 10
XXIV Settimana del Tempo Ordinario La verità è sempre la scelta migliore. L’onestà paga.
Il Santo del giorno:
Beata Vergine Maria Addolorata La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a
Giovedì 15 Settembre IV Settimana del Salterio
lui innalzato sulla croce. La sua maternità assume sul calvario dimensioni universali.
Etimologia: Maria = dall'egiziano, amata da Dio; dall'ebraico, Signora.
Questa memoria di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano dal papa Pio VII (1814).
Brano Evangelico: Gv 19,2527
Agisci Con Maria Addolorata, recito il Rosario per tutte le mamme che soffrono per i loro figli.
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo fi glio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Contemplo: Una spada ti trafiggerà l'anima Maria è esaltata nei Vangeli dell'infanzia. La profezia del dolore e della gloria è prevedibile per qualsiasi madre che pensa alla vita futura del figlio. Per Maria, però, c'è qualcosa di immenso: una spada indica la morte violenta
e ingiusta, ma salvifica, di Gesù. Maria soffrirà e sarà glorificata in co mu nio ne co n G esù. L'ingiustizia della condanna dell'Innocente e il profondo mi stero della Croce sono vita e glo ria per l'umanità, «causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,9).
Non di solo pane Numero 768 pagina 11
Lettura Spirituale : Un piatto d’oro di Luigi Maria Grignion
Meditiamo la Parola
Il dono più grande Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea
La Vergine abbellisce e adorna i nostri doni e dei suoi meriti e delle sue virtù. E avviene come se un contadino, volendo guadagnarsi l'amicizia e la benevolenza del re, andasse dalla regina e le presentasse una mela che è tutta la sua rendita, affinché la presentasse al re. La regina, avendo accettato il povero e piccolo dono del contadino, metterebbe questa mela in un grande e bel piatto d'oro e lo presenterebbe al re da parte del contadino. Allora la mela, sebbene indegna in se stessa d'essere presentata a un re, di venterebbe un dono degno della sua Maestà, avuto riguardo al piatto d'oro in cui si trova e alla persona che lo presenta. Ella presenta queste buone opere a Gesù Cristo; poiché essa non tiene nulla per sé di quello che uno le pre senta; ma rimette tutto fedelmente a Gesù. Donandosi a lei ci si dona necessariamente a Gesù; se la si loda e la si glorifica, essa subito rivolge questi onori a Gesù.
Preghiera
“Ecco tua madre”. Siano sempre queste le parole che vengono al mio cuore nei momenti di tristezza e di sofferenza, così che io abbia la certezza che Maria è accanto a me per darmi consolazione e fortezza.
Parroco di Bovegno
I quattro Evangeli ci narrano il dramma della passione di Gesù e lo strazio della sua morte. Ma le sfumature dell’agonia cambiano da evangelista ad evangelista; Gesù, seppur in croce, non muore allo stesso modo quasi che gli Evangelisti volessero riassumere, in quel supremo momento, il rantolo di tutte le morti, l’angoscia di ogni singolo uomo. Per Marco e Matteo Gesù, morendo, emette un forte grido che squarcia il velo del tempio e sottolinea il peso della solitudine: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato. Per Luca, invece, prima di “declinare il capo”, Gesù perdona coloro che lo stanno uccidendo e apre le porte del Paradiso al ladrone pentito: nessun grido, ma solo parole piene di misericordia. Per Giovanni, infine, nel momento supremo del distacco, Gesù dona a Giovanni il bene più grande: sua madre. Gesù, tra gli spasimi della croce, si preoccupata di donare, alle persone che ama, una nuova famiglia, delle nuove relazioni. La Vergine Addolorata, che noi oggi ricordiamo, è il dono più bello e più significativo che il Signore ci ha lasciato. E’ il dono supremo, l’ultimo, il più umano e significativo; potremmo definirlo il testamento terreno di nostro Signore Gesù Cristo. Nessun gesto eclatante, nessun miracolo o “lo scendere dalla croce, come ironicamente invocavano i giudei; solo poche semplici parole: “«Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. Prendendo nella nostra casa la Vergine Addolorata permettiamo a Maria di trasformare le nostre lacrime umane in “lacrime divine”, il dramma dell’umana sofferenza in un momento di redenzione, il rantolo dell’agonia in porta e passaggio verso l’eternità.
Non di solo pane Numero 768 Tempo Ordinario pagina 12
XXIV Settimana del Tempo Ordinario L’espressione di un uomo
Venerdì 16 Settembre
ti dice di più dei vestiti che indossa.
Il Santo del giorno:
sostegno di Cipria-
no subì il martirio
Santi Cornelio e Cipriano
no, vescovo di Car-
sotto Valeriano nel
tagine, che ne dife-
258.
se con autorevolez-
Cornelio è raffigura-
za la legittimità. Nel
to in vesti papali, a
253, durante la per-
volte con un corno;
secuzione dell'impe-
Cipriano,
ratore Gallo, Corne-
contro la peste, in
lio venne esiliato a
abiti vescovili con la
Civitavecchia
palma.
Cornelio e Cipriano vissero in costante comunione
senza
mai incontrarsi. Cornelio fu papa, eletto nel 251, osteggiato dai sacerdoti dissidenti, ma ebbe il Agisci:
Ho l’impressione che tu non mi risponda, Signore, ma, insieme a Maria, continuo a rivolgermi a te, fiducioso nella tua azione silenziosa.
IV Settimana del Salterio
dove
invocato
morì, mentre Cipria-
Brano Evangelico: Lc 8,13
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi predican do e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, ammini stratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
Contemplo: Annunciava la buona notizia
Gesù annunzia il Vangelo, «la buona notizia». La parola «Van gelo» suscita concetti che non è possibile racchiudere in poche pa role. Noi intendiamo la «buona notizia» come predicazione mis sionaria fatta a voce, oppure diffu
sione scritta di quattro libretti di un genere letterario unico, oppure, e certamente meglio, come Parola di Dio. Sì! Identifichiamo il Vangelo con Cristo Gesù, la Parola di Dio, il nostro Vangelo. «La Sacra Scrittura ci insegna a consultare la Chiesa quando siamo nel dubbio» (Roberto Bellarmino).
Non di solo pane Numero 768 pagina 13
Lettura Spirituale: L’uomo iniquo e fallace di don Luciano Vitton Mea
Meditiamo la Parola
Abbiamo tanto da imparare Meditazione a cura di don Luciano Vitton Mea Parroco di Bovegno
Fammi giustizia, o Dio, † difendi la mia causa contro gente spietata; * liberami dall'uomo iniquo e fallace. L’autore del Salmo 42 inizia la sua preghiera del mattino chiedendo a Dio di liberarlo dai suoi nemici, dall’ “uomo iniquo e fallace”. Non bisogna andare molto lontano per trovare questi nemici, il volto fallace ed iniquo. I veri nemici non sono quelli che incontriamo lungo la strada dell’umana esistenza ma quelli che abitano in noi, che vivono nella nostra casa interiore, si siedono al nostro desco, giacciono nel pagliericcio dove ci corichiamo. L’uomo deve innanzitutto difendersi da se stesso, da quelle inclinazioni che lo rendono, per l’appunto, iniquo e fallace. Pregando il Signore di scioglierci dai lacci del nemico gli chiediamo, , in realtà, di liberarci da noi stessi, da quei legami che ci rendono cattivi, ambigui e perversi. Quando sorge il sole chiediamo al Signore di concederci una giornata piena di opere buone, di difendere il nuovo giorno “dall’uomo spietato” che abita in noi, che ci offre un caffè tostato con desideri “iniqui “.
Preghiera
Anch’io, Signore, voglio essere beato, felice. Aiutami a distogliere il mio cuore da tutte quelle cose che non sono te.
Al seguito di Gesù non ci sono solo gli apostoli ma anche delle donne che aiutano nei piccoli e semplici bisogni quotidiani. E’ una presenza significativa che tinge ti tenerezza la vita pubblica del Signore. Sono risvolti importanti e spesso sottaciuti dagli altri evangelisti. San Agostino sottolinea questa presenza e ne mette in rilievo l’importanza. “Al seguito degli apostoli, dunque, in ogni località dove si fossero recati a predicare il Vangelo andavano delle donne di condotta ineccepibile, le quali dalle loro rendite somministravano ad essi il necessario per vivere. Se qualcuno ritenesse impossibile un tal fatto apra il Vangelo e riconosca che ciò facevano proprio sull'esempio del loro Signore, il quale, sebbene potesse farsi servire dagli angeli, pure, per adeguarsi — secondo la consuetudine della sua misericordia — al livello dei più deboli, s'era provvisto di una borsa dove riponeva il denaro che gli veniva consegnato dalla gente buona e affezionata e che era necessario al sostentamento dei suoi. [...] E, quanto alle donne, volle Cristo che stessero al suo seguito per procurare e somministrare le cose che gli erano necessarie”. (Agostino, Il lavoro dei monaci 5, 6 ) Abbiamo tanto da imparare dall’umiltà di Magdala, Giovanna e Susanna. L’Evangelista sottolinea che queste donne sono state guarite dal Signore perché possedute dallo spirito del male. Ancora una volta sono i poveri e i peccatori a comprendere e capire gli altrui bisogni. Così queste donne, di cattiva reputazione, diventano modello di servizio per tutti i Cristiani, per ogni discepolo, anzi, oserei dire, per ogni singolo uomo. Dio bisogna servirlo non solo nelle grandi occasioni o con discorsi altisonanti; l’amore è fatto di piccoli gesti, si esercita nella quotidianità. Ma la beatitudine di queste donne non si esaurisce nel semplice umile servizio domestico. In passo del Vangelo Gesù afferma “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio.” Mentre pensano al sostentamento del Signore queste donne non avranno perso neppure una briciola delle fragranti parole di Gesù. Queste umili diventano così modello di servizio e di ascolto per tutti noi.
Non di solo pane Numero 768 Tempo Ordinario pagina 14
XXIV Settimana del Tempo Ordinario Quando un surfista affronta una grossa onda, può cavalcarla o lasciarsi sommergere. Innalzati al di sopra dei tuoi problemi e cavalcali fino alla vittoria invece di lasciarti sopraffare da essi.
Sabato 17 Settembre IV Settimana del Salterio
Brano Evangelico: Lc 8,415
Agisci Maria, maestra di integrità e di bontà, interceda per me: desidero vivere questo giorno con uno sguardo limpido e rinnovato nei confronti delle persone che mi sono vicine.
In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gen te da ogni città, disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu cal la Parola pestata, e gli uccelli del cieloMeditiamo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza Una barca, il suo posto di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la Meditazione di don Luciano Vitton Mea soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!». I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della para bola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano. Il significato della parabola è questo: Il seme è la paro la di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascol tata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radi ce; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazio ne. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascol tato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza. Medita la Parola di don Carlo Moro Essere disponibili alla grazia di Dio ed alla sua azione salvifica dipende essenzialmente dall'accoglienza della sua Parola. L'esempio che usa Gesù per spiegare l'azione di questa Parola nella nostra vita dice una cosa molto importante: le cose essenziali, nella tua vita, avvengono nel silenzio e nel segreto, lontano dalla confusione e dal rumore. Proprio come cresce e fruttifica un seme, allo stesso modo e nello stesso ambiente fruttifica la Parola del Signore. Dunque, impara ad amare e ad apprezzare il silenzio ed il nascondimento: in essi si nasconde il segreto della tua crescita spirituale e della tua santità. I frutti più maturi si colgono lontani dal chiasso, nell'umiltà e nella semplicità: cosa aspetti ad amare queste virtù?
Contemplo : Vi è dato conoscere i misteri del Regno I cristiani «dopo aver ascoltato la Parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con perseveranza» (Lc 8,15). Noi cristiani conosciamo i misteri del Regno, perché crediamo in Gesù.
Sappiamo pure che se conosces simo tutti i misteri e tutta la scienza, con la pienezza della fede, così da trasportare le montagne, ma non avessimo la carità, non siamo nulla (cf 1Cor 13,2). Madre del divino amor e, Madr e delle divin e «carezze», prega per noi!
Non di solo pane Numero 768 pagina 15
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XVIII - n. 768 Domenica 11 settembre 2016 Chiuso il 21/07/2016 Numero copie 1350 Stampato in proprio
Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea
333/3390059 don Luciano
Ideato da don Luciano Vitton Mea
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