Notiziario della Marina aprile 2020

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di Antonio Cosentino

Nell’Italia del lockdown anche la celebrazione del 25 aprile nel 75º anniversario della Liberazione ha assunto un valore nuovo. La pandemia ha cancellato i consueti festeggiamenti e, diversamente dagli altri anni, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio al sacello del Milite Ignoto in totale solitudine; con la mascherina sul volto, ha raggiunto la cima della scalinata del Vittoriano; qui è stato accolto da due corazzieri, mentre veniva intonato il “Silenzio”. L’immagine del Presidente, trasmessa da tutti i telegiornali e pubblicata sulla carta stampata, è l’emblema di questo momento storico che la Nazione e il mondo stanno vivendo. Nel suo messaggio alla Nazione, ha espresso partecipazione al lutto dei familiari delle vittime del Covid-19 e ha dedicato un pensiero di riconoscenza a coloro che si trovano in prima linea per combattere il virus. Ha rilevato, inoltre, la grande capacità degli italiani a superare le avversità, peculiarità che deve accompagnarci anche oggi, nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite. “Per dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a un’azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale. A questa impresa siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore - Questo il messaggio del Presidente Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando”. Poi, nelle prime ore del pomeriggio, in una Roma deserta, la Capitale si è animata con un flash-mob che ha coinvolto tutta l’Italia, dai balconi bandiere tricolori e fazzoletti rossi esposti dalle abitazioni per ricordare la Resistenza al canto di Bella Ciao. Un mese denso e impegnativo quello di aprile, durante il quale la Marina ha operato senza sosta al servizio del Paese e della collettività. L’attività più rilevante cui ha dedicato particolare attenzione il Notiziario è il contributo dato dalla Forza armata all’emergenza sanitaria con il coinvolgimento di diverse componenti ed Enti della Marina, dai Fucilieri della Brigata Marina San Marco al personale di Comsubin, dall’Arsenale al Centro di Supporto e Sperimentazione Navale di La Spezia. Ma sono principalmente loro, i medici e gli infermieri militari, mobilitati a sostegno della sanità pubblica, a rappresentare la prima linea, ma non solo, come ci hanno raccontato alcune “voci dal fronte”, vive testimonianze di come le Forze armate e il servizio sanitario nazionale facciano “sistema”. L’impegno del personale della Marina accanto alla popolazione nelle tragedie e nelle calamità naturali ha segnato la storia delle operazioni umanitarie, non solo in Italia. In questi contesti la componente sanitaria ha sempre dimostrato grande flessibilità, ma anche eccellenza in determinati settori specifici, come la medicina iperbarica. Numerose sono state le emergenze in cui la Marina è intervenuta: a Messina e a Reggio Calabria nel 1908, nel Polesine nel 1951, nel Belice nel 1968, in Friuli nel 1976, in Irpinia nell’80 proiettandosi con il suo personale e i suoi mezzi “per mare, per terram” anche lontano dai confini territoriali come nel Vietnam nel 1979 e ad Haiti nel 2010. Mari più sicuri vuol dire anche la necessità di garantire un controllo sempre più capillare ed effettivo degli spazi marittimi a salvaguardia della libertà di navigazione e della sicurezza marittima. L’effetto deterrente della fregata Luigi Rizzo nel golfo di Guinea è centrato proprio su tale attività, nell’ambito di un deployment operativo. Infatti, durante il pattugliamento al largo delle coste della Nigeria, l’unità navale italiana è intervenuta a favore di un mercantile battente bandiera greca, coinvolto in un tentativo di abbordaggio da parte di un barchino di quelli normalmente impiegati dai pirati con a bordo sette uomini armati. Il tentativo è andato a vuoto e l’imbarcazione dei pirati si è allontanata verso la costa. Un altro attacco è stato sventato. In questo numero vi raccontiamo come adattarsi all’isolamento e agli spazi confinati: un travaso di esperienze dei sommergibilisti della Marina militare. Quali sono i fattori che contribuiscono a creare una netta separazione tra il modo di vivere “prima” di uscire in mare e quello “durante” la missione negli abissi? Come avviene il vigoroso distacco tra questi due mondi? Le risposte le troverete leggendo l’articolo, ricco di curiosità. Tuttavia l’isolamento e la convivenza in spazi confinati, tipiche di un sommergibile, sono ampiamente bilanciati dagli equipaggi attraverso “strategie di gestione” che permettono un veloce e sereno adattamento. Queste sono tanto più efficaci se applicate a casa, se si considerano le attuali restrizioni per il Covid-19. La Marina “spazia” nello “spazio”. Parliamo della nascita di un nuovo Ufficio. A far data dal 1º gennaio 2020, infatti, è stato istituito l’Ufficio Spazio e Innovazione Tecnologica, alle dirette dipendenze del Sottocapo di Stato Maggiore della Marina. In questo specifico contesto, il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, nelle “Linee guida 2020”, ha evidenziato che “la Marina è chiamata nel quadro interforze a contribuire anche al potenziamento delle dimensioni cibernetica e spaziale in un vitale trinomio con il mare, sempre più centrale nelle dinamiche quotidiane”. Completa il numero una curiosità, “non tutti sanno che”. Parliamo di uno strumento tanto rudimentale ma così importante: la “manica a vento”. Un misuratore del vento, installato in quei luoghi dove è importante avere l'immediata indicazione visiva della forza e direzione del vento. Un enorme calzino a bande bianche e rosse che fluttua in aria fissato a un’asta. Infine, un’anticipazione: nel prossimo numero uno spaccato realistico tutto al femminile a vent’anni dall’entrata delle donne nelle Forze armate. Otto le protagoniste, diverse le mansioni svolte nell’ambito della Marina, ma un unico obiettivo: servire bene il Paese.

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SOMMARIO

Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

aprile 2020

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione

DIRETTORE RESPONSABILE Antonio COSENTINO

REDAZIONE Luciano REGINA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003 N ORME

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di Antonio Cosentino

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© Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore.

L’Italia chiamò. La Marina per l’emergenza Covid-19 di Desirée Tommaselli,Vincenzo Grienti, Antonio Cosentino, Emanuele Scigliuzzo, Cosimo Nicastro

PER LA COLLABORAZIONE

La collaborazione è aperta a tutti, gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.

L’editoriale

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S.O.S. pirati! Interviene la fregata Rizzo di Antonio Cosentino

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Evacuazione di un paziente in bio-contenimento di Giorgia Tonello

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Nave Cavour e i marinai dei cieli di Pasqualina Stani

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Confinati per la sicurezza del Paese di Manuel Moreno Minuto

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Il nuovo dominio dello spazio: iniziative della Marina di Giancarlo Ciappina

COME ABBONARSI Le modalità di sottoscrizione sono: - versamento di € 20,00 con bollettino postale CCP 001028881603 oppure - bonifico bancario - codice IBAN IT26G0760103200001028881603 intestati a Difesa Servizi s.p.a. con la causale: abbonamento al Notiziario della Marina. Effettuato il pagamento è necessario inviare copia via mail a: notiziario.marina@gmail.com oppure per fax al numero 06.36803396, con i dati completi (nome, cognome, indirizzo, telefono, codice fiscale e mail).

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La giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera di Pasquale Prinzivalli

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Dallo smart working, alla didattica a distanza, alla videoconferenza al tempo del coronavirus di Antonio Cosentino

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Sulle note dei marinai di Luca Cervoni

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La “manica a vento” di Paolo Giannetti

Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli chiuso in redazione il 28 aprile 2020

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L’ITALIA CHIAMO’ La Marina per l’emergenza Covid-19

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Speciale: L’Italia chiamò, la Marina per l’emergenza Covid-19 Testi a cura di: Desirée Tommaselli,Vincenzo Grienti, Antonio Cosentino, Emanuele Scigliuzzo, Cosimo Nicastro

n queste settimane di emergenza per il Covid-19 anche la Marina, insieme alle altre Forze armate, è in prima linea per fare sistema e dare il proprio contributo alla battaglia. Data la natura sanitaria dell’esigenza, sono principalmente i medici e gli infermieri militari ad essere mobilitati a sostegno della sanità pubblica, ma non solo. Nell’ambito delle attività di contrasto al virus decise dal Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, su richiesta dello Stato Maggiore della Difesa, la Marina ha messo in campo i Fucilieri della Brigata Marina San Marco. A loro, dal 28 marzo, il compito di garantire continuità nella vigilanza e nel controllo del Centro di Permanenza per il Rimpatrio e del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (C.A.R.A.) di Restinco, nonché di integrare i dispositivi nell’ambito dell’Operazione “Strade Sicure”, affiancando le forze di polizia nel controllo dei varchi d’accesso alla provincia di Brindisi. Un contributo, questo, che in pieno spirito interforze e interagenzia, rientra nel quadro delle misure di contrasto alla diffusione del virus. L’intervento della Marina coinvolge diverse componenti impegnate nel trasferimento del personale e dei materiali necessari a operare dove c’è più bisogno, da nord a sud e nelle isole maggiori. Il 1° aprile è giunta a Jesi da Brindisi la Brigata Marina San Marco per allestire l’ospedale da campo che la Regione Marche ha chiesto e ottenuto dalla Protezione Civile. Su richiesta dello Stato Maggiore della Difesa, la componente specialistica della Marina ha provveduto alla progettazione, ai sopralluoghi, al trasporto e al montaggio della struttura nel piccolo parcheggio davanti al reparto Covid-19 del locale Ospedale Carlo Urbani. L’installazione, realizzata in 48 ore da 60 uomini e donne della Brigata, è un

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Posto Medico Avanzato (PMA), ossia una struttura mobile, caratterizzata da elevata flessibilità d’impiego e composta da shelter sanitari che possono essere imbarcati o trasportati via terra tramite autocolonna. Elemento cruciale di supporto alle operazioni anfibie di proiezione dal mare secondo il concetto di “sea basing”, questo complesso sanitario ha il compito, nell’attuale contingenza, di fornire appoggio al Servizio Sanitario Nazionale alleggerendo i nosocomi civili, al pari degli ospedali da campo di Piacenza e Crema allestiti dall’Esercito. Funzionalmente autonomo, ha una capacità ricettiva di 40 posti letto di degenza gestiti direttamente dalla Marina militare che vi ha destinato 7 medici, 15 infermieri,1 tecnico di radiologia e 11 operatori tecnico-sanitari. Un contributo altamente specialistico, in via sperimentale, è arrivato dal Comsubin che il 1° aprile ha fornito in prova al Reparto Rianimazione dell’Ospedale Sant’Andrea di La Spezia le maschere oronasali impiegate negli impianti iperbarici. Dotati di valvole di non ritorno per il gas in ingresso e per quello in uscita, questi dispositivi, che possono essere collegati semplicemente ai filtri antivirali già in uso negli ospedali, sono confortevoli, hanno un alto potere filtrante e sono riutilizzabili infinitamente,

in quanto lavabili e sterilizzabili. Un’idea questa che, nata dagli operatori dell’Ufficio Tecnico Subacqueo del G.O.S., si inserisce nel solco del tradizionale contributo fornito dalla medicina iperbarica, in cui la Marina è sempre stata all’avanguardia, nell’ambito della sanità pubblica e delle emergenze sanitarie legate a calamità naturali. Un ulteriore, recente apporto è giunto dall’Arsenale della Marina militare e dal Centro di Supporto e Sperimentazione Navale della stessa città, impegnati nel progetto di realizzazione di maschere respiratorie d’emergenza e nella produzione di dispositivi per la protezione del personale potenzialmente in contatto con soggetti positivi al virus. La Marina nelle emergenze sanitarie: i precedenti storici “Moltiplicare e adattare le attività alle più svariate congiunture” fu il principio in base al quale l’Ammiraglio Thaon di Revel, nella Grande Guerra, rivoluzionò la Marina militare conferendole quella complessità di articolazioni e di competenze che ancora oggi la caratterizzano. Un principio che il Grande Ammiraglio enunciò sulla scorta della plurimillenaria tradizione marinara del Paese che da sempre aveva riconosciuto allo stru-

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Medici e infermieri dell’Accademia Navale nelle zone più colpite dall’emergenza.

La cellula sanitaria della Marina presso l’Ospedale di Lodi. Da sinistra: il primo mar. inf. Domenico Muzzonigro, il TV (San) Riccardo Graziosetto, il primo mar. inf. Domenico La Candia e il primo Lgt. inf. Dino Nuzzo.

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Speciale: L’Italia chiamò, la Marina per l’emergenza Covid-19

mento navale una eccezionale capacità di proiezione. Il soccorso alle aree colpite da calamità naturali è infatti uno di quei compiti non strettamente bellici - così come la sorveglianza delle aree marittime, il soccorso in mare, il supporto al traffico mercantile e le missioni antipirateria che appartengono alla tradizione della Marina e a quelle delle Marine preunitarie, di cui la Forza armata è erede. Si tratta infatti di una declinazione estesa della missione di Difesa, che la Marina condivide con le altre Forze armate. E l’ammiraglio Thaon di Revel lo aveva ben chiaro avendo egli partecipato, come comandante della nuovissima corazzata Vittorio Emanuele III, alle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina, fin dal dicembre 1908, e che gli fecero guadagnare, l’anno successivo, la concessione della Medaglia d’oro di benemerenza per il terremoto calabro-siculo. In quella occasione il Corpo Sanitario Marittimo ebbe una parte preminente: i suoi medici e i suoi infermieri prestarono assistenza e cura ai numerosissimi feriti non solo in loco ma anche sulla nave Campania - destinata al trasporto dei feriti - e negli ospedali di Marina, quello di Napoli in primis. Una componente, quella sanitaria, che, chiamata ad operare in tutti gli elementi - “acqua, aria, terra e fuoco” - ha sempre dimostrato grande flessibilità, ma anche eccellenza in determinati settori specifici, come la medicina iperbarica. Se nel 1851 il capo del governo, Cavour, designava il Capo della Sanità della Marina militare, Angelo Bo, a rappresentare al Congresso Sanitario Internazionale il Regno di Sardegna, nel 1895 il maggiore medico di Marina Vincenzo Tiberio, studiando l’azione degli estratti di alcune muffe, precorreva la scoperta della penicillina di Fleming del 1929. Ma il Corpo Sanitario si rivelò anche in prima linea nella lotta alla tubercolosi negli anni Sessanta del secolo scorso, sottoponendo sistematicamente a controllo il personale a terra e quello imbarcato con le sue auto schermografiche. In quegli stessi anni negli ospedali della Marina, in anticipo rispetto agli ospedali civili, vennero istituiti i Centri di Riani-

mazione mentre il generale medico Campanelli, ideatore dell’Apparecchio trasfusionale universale Marina militare (ATUMM), realizzava anche due apparecchiature portatili, semplici e funzionali adatte all’uso navale. Nel 1961 il colonnello medico Tatarelli, nella pubblicazione Soffio vitale, affermava l’importanza che il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca fossero conosciute non solo dal medico o dal soccorritore ma anche dall’uomo comune e, in particolare, dal militare, anticipando gli attuali indottrinamenti BLSD (Basic Life Support Defibrillation) e ATLS (Advanced Trauma Life Support). Ma è nella medicina subacquea che il Corpo Sanitario Militare Marittimo, per la specificità operativa di alcune componenti della Forza armata, si è guadagnato un vero e proprio primato. Le esperienze maturate presso le diverse camere iperbariche distribuite sul territorio nazionale (La Spezia, Taranto, Napoli, Augusta, Ancona) e sulle navi appoggio insieme alla specifica competenza dei “medici di Marina” in questa branca hanno contribuito all’introduzione della “ossigenoterapia iperbarica” nel trattamento di molte affezioni, come l’intossicazione da monossido di carbonio o le ulcere diabetiche. Dagli anni Cinquanta del ‘900 a oggi, numerose sono state le emergenze in cui la Marina è intervenuta, proiettandosi con il suo personale e i suoi mezzi “per mare, per terram”, anche lontano dai confini territoriali. E “per Undas ad Valetudinem Tuendam” - come recita il motto del Corpo Sanitario Militare Marittimo - insieme alle altre componenti della Forza armata erano sempre i medici e gli infermieri “marinai”. Oltre a essere intervenuta, insieme alle altre Forze armate, in occasione dell’alluvione del Polesine del 1951, e a quelle di Venezia, Rovigo e Firenze nel 1966, nel 1953 l’Artigliere soccorse i terremotati delle isole Ionie, mentre nel 1960 l’Indomito accorse nel porto di Agadir per prestare aiuto alle popolazioni colpite dal sisma. Nuove scosse fecero tremare l’Italia. In quelle occasioni gli Ospedali della Marina portarono, con pochissimo preavviso, personale, apparecchiature e materiali sanitari nei luoghi colpiti dalle calamità

grazie anche al supporto del Comsubin o del Reggimento San Marco, nonché della componente elicotteri. Nel gennaio 1968 la terra tremò in Belice e la Marina, grazie alla cooperazione con l’Aeronautica militare, trasferì da Taranto infermerie da campo e installò una tendopoli a Santa Ninfa in cui trovarono rifugio 540 sfollati. Un altro evento emergenziale che vide coinvolti il corpo sanitario della Marina, unitamente alle Infermiere Volontarie della Croce Rossa, fu il sisma del Friuli del 6 maggio 1976. Alle ore 21 di quel giorno la terra friulana fu scossa da un terremoto di 6,5 gradi della scala Mercalli, la cui intensità fu avvertita non solo in tutta l’Italia settentrionale, ma anche nell’area centrale e i cui effetti furono disastrosi, coinvolgendo 77 comuni, per una popolazione totale di circa 80.000 abitanti e provocando 990 morti e 45.000 senza tetto. All’epoca non era stata ancora creata la Protezione Civile, per cui, in caso di calamità nazionali, ad intervenire in soccorso erano chiamati i corpi militari dello Stato, unitamente ai Vigili del Fuoco. Nella notte dello stesso giorno furono mobilitati la colonna mobile del Gruppo Operativo Incursori di Comsubin e l’Ospedale Militare Marittimo di La Spezia “Bruno Falcomatà” con il suo ospedale da campo. L’indomani mattina i camion delle due componenti impegnate erano allineati sul Viale Fieschi, dinanzi all’ospedale militare, e iniziarono il trasferimento con destinazione Buia, il cui campo sportivo fu individuato quale sede per il dispiegamento di tutta la componente soccorso che, la mattina seguente, era già pienamente operativa. Compito dell’ospedale, in cui operavano 4 ufficiali medici, 6 sottufficiali infermieri, 4 infermiere volontarie della Croce Rossa e 8 marinai di leva (m/slo-servizi logistici ospedalieri), era quello di costituire un posto di primo soccorso, nonché di triage, stabilizzando e trasferendo all’ospedale di Udine i malati più gravi, soccorrendo e ricoverando nelle apposite tende sanitarie tutti i malati che non richiedevano interventi salvavita, ma che dovevano essere controllati o monitorati. Oltre a quello sanitario,

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Jesi, in tempi record allestito il Posto Medico Avanzato Nelle Marche, in provincia di Ancona, nel comune di Jesi, la Brigata Marina San Marco in sole 72 ore ha allestito la struttura mobile

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Speciale: L’Italia chiamò, la Marina per l’emergenza Covid-19

l’ospedale da campo fornì anche un notevole supporto logistico con le efficientissime cucine del Gruppo Operativo Incursori che preparavano giornalmente ben 1200 pasti a beneficio, non solo dei ricoverati, ma anche di tutti coloro i quali non avevano la possibilità di provvedere in tal senso. Oltre a questa attività “stanziale”, c’erano anche interventi di pronto soccorso su chiamata, attuati in tutto il circondario a mezzo di 3 ambulanze militari e 3 fornite a cura della Croce Rossa. L’opera svolta dall’ospedale della Marina riscosse unanimi apprezzamenti, non solo dalla popolazione, ma anche dagli organi istituzionali, in particolare dal Commissario straordinario Giuseppe Zamberletti che, per i brillanti risultati conseguiti per la ricostruzione del Friuli, divenne il padre dell’attuale Protezione Civile. L’ospedale da campo smobilitò ai primi di ottobre dello stesso anno con non poco rammarico da parte di tutta la popolazione, rimasta affettivamente legata alla Marina cui serbò perenne gratitudine. Nel 1980 fu la volta dell’Irpinia, scossa da un terremoto che colpì un lunghis-

simo elenco di Paesi. In quell’occasione, date le vie di comunicazione interrotte, la particolare orografia di quei luoghi e l’estensione dell’area d’intervento, risultò fondamentale l’attività degli elicotteri; i velivoli effettuarono 776 missioni per un totale di 825 ore di volo, molte delle quali notturne, pericolosissime in quelle zone montuose, e comunque in condizioni spesso proibitive, con visibilità scarsa, pioggia, neve per trasportare viveri, medicinali, strumenti chirurgici di pronto soccorso e sangue, anche a supporto degli ospedali da campo dell’Esercito. L’ospedale da campo della Marina militare, inserito nell’ambito della Divisione Aquila, fu sistemato celermente su un’area pianeggiante di Muro Lucano; tra il personale 4 ufficiali medici, 10 sottufficiali, e 14 marinai. L’attività iniziò febbrilmente e i letti dell’ospedale si riempirono celermente. Come disse un ufficiale presente fin dalle prime ore nelle località funestate dal terremoto, “per noi è come se fossimo in guerra. La differenza è che qui, invece di combattere contro qualcuno, combattiamo per qualcuno. E questo conta molto di più”.

ell’ambito delle attività di contrasto al Covid-19 per supportare l’ospedale civile Carlo Urbani di Jesi, la Brigata Marina San Marco ha allestito, in sole 72 ore, un Posto Medico Avanzato (P.M.A.) completamente autonomo. L’ospedale da campo di Jesi è stato allestito su richiesta del ministro della Difesa Guerini, lo Stato Maggiore Difesa mediante il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) ha completato l’allestimento grazie all’intervento dei Fucilieri della Brigata Marina San Marco della Marina militare. Protagonisti di questa impresa 60 militari impegnati nella varie operazioni di approntamento. La struttura mobile, composta da 10 tende di cui 8 degenza e 2 ad uso del personale medico di guardia, caratterizzata da elevata flessibilità d’impiego e composta da shelter sanitari, fornisce supporto al Servizio Sanitario Nazionale, mediante una capacità di ricovero di 40 degenti, in modo da alleggerire gli ospedali civili e rendere così nuovamente disponibili preziosi posti letti presso i nosocomi nazionali. In caso di necessità la struttura può essere ampliata fino a 30 tende per degenza. All’interno del Posto Medico Avanzato vi operano medici e infermieri della Brigata Marina San Marco per garantire le

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La capacità di distaccare velocemente un ospedale da campo verrà poi dimostrata ancora nel terremoto del Molise dell’ottobre 2002 e, come allora, oggi a Jesi. Nel 1979 la Marina fu protagonista della missione in Vietnam in favore dei boat people (v. Notiziario della Marina, luglio-agosto 2019), ma le immagini che sono rimaste forse più impresse nella memoria collettiva sono quelle dell’operazione White Crane: a seguito del drammatico terremoto verificatosi ad Haiti il 12 gennaio 2010 l’Italia invia la portaerei, nave Cavour; per questa unità è la prima missione. Dotata di un’area sanitaria di oltre 400 mq, l’ospedale di bordo è il luogo deputato alle terapie più complesse in cui viene ampiamente impiegata la telemedicina: è il più moderno ospedale della Marina. A bordo sono anche un’unità medica dei Carabinieri, un ospedale da campo dell’Esercito e 5 ambulanze pronti allo sbarco: è il Sistema Paese che viaggia sull’ammiraglia della Marina. A Saint Marc, a nord di Haiti, i bambini disegneranno una grande nave col tricolore, rappresentazione iconica dell’aiuto giunto loro dal mare.

operazioni di triage, primo soccorso, visite ambulatoriali e all’occorrenza degenza. La capacità medico-sanitaria della Brigata Marina San Marco è uno degli elementi cruciali di supporto al complesso operativo della Forza da Sbarco della Marina, essenziale per operazioni anfibie di proiezione dal mare, secondo il cosiddetto concetto sea basing. La struttura sanitaria è elettricamente autonoma grazie a generatore elettrico, dispone di un impianto ad ossigeno ed un impianto di termoventilazione autonomo, in grado di mantenere la temperatura costante all’interno delle tende. La Marina militare sta operando anche a Bergamo, Brescia, nell’astigiano, in Liguria, in Sicilia e nella Residenza per anziani di Cingoli, ma Jesi è l’unica città in Italia in cui la Marina militare ha realizzato un Posto Medico Avanzato. “Ringrazio il ministro della Difesa per le parole di profonda riconoscenza del lavoro svolto dagli uomini e dalle donne delle Forze armate che in silenzio stanno dando voce a fatti importanti come questa struttura nata in tempi molto brevi [...] queste le parole del generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato Maggiore della Difesa, che ha voluto ringraziare la Brigata Marina San Marco e la Marina militare.

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Gli angeli del mare, marinai in prima linea

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Speciale: L’Italia chiamò, la Marina per l’emergenza Covid-19

Marinai in prima linea accanto alla popolazione nelle tragedie e nelle calamità naturali che hanno caratterizzato il Novecento italiano post-unitario e tra le due guerre mondiali. Un impegno, quello degli uomini e dei mezzi della Marina militare, che ha segnato la storia delle operazioni umanitarie e di salvataggio non solo in Italia ma anche all’estero.

dopo aver trasportato profughi e feriti nella vicina Milazzo, prese il largo per raggiungere le coste calabre al comando del tenente di vascello Aurelio Belleni. Il suo apporto fu determinante per via dell’invio del dispaccio al Ministero della Marina a Roma. Questo fece scattare le operazioni di soccorso con ben 48 unità con a bordo 6780 militari per dare aiuto alla popolazione. Un giorno tragico anche per la Marina che perse 78 ufficiali, sottufficiali e marinai della base e delle unità di stanza a Messina fra le vittime del terremoto, morti o sepolti dalle macerie.

1908. La terra trema a Messina e Reggio Calabria. Marinai in prima linea. Erano le 5:21 del 28 dicembre 1908 quando una scossa di terremoto del 10° grado della Scala Mercalli distrusse in 37 secondi Messina e Reggio Calabria. Solo il 2 % degli edifici rimase in piedi, spazzati via anche a causa di un maremoto che seguì il sisma. Oltre 80mila le vittime solo nel capoluogo messinese mentre circa 15mila morti si registrarono a Reggio Calabria. I soccorsi non arrivarono immediatamente, ma sul campo la Regia Marina, che faceva base proprio nella città dello Stretto con la 1ª Squadriglia Torpediniere, entrò in azione. In porto erano ormeggiate le torpediniere Saffo, Serpente, Scorpione, Spica e l’incrociatore Piemonte. Quest’ultima unità al momento del sisma entrò in collisione con nave Spica ma per fortuna senza conseguenze. Purtroppo il comandante del Piemonte Francesco Passino che si trovava a casa con la famiglia in quella tragica notte morì insieme alla moglie e ai figli. I collegamenti e le comunicazioni erano completamente saltati, così nave Spica,

1915. Il salvataggio dell’esercito e della popolazione serba. Quella che invece può essere considerata un’immensa operazione umanitaria internazionale, sia per dimensioni che impegno da parte della Marina italiana fu il salvataggio dell’esercito e della popolazione serba travolti dall’offensiva austriaca, tedesca e bulgara dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale. Un fatto storico poco conosciuto che diedero i quotidiani del tempo in prima pagina come un evento epocale e drammatico. Dal 22 novembre 1915 al 4 aprile 1916 tra le due sponde del Mar Adriatico la Regia Marina, in cooperazione con Gran Bretagna e Francia, compì un’operazione militare e non solo senza precedenti. Prestò aiuto a uomini, donne e bambini serbi che scappavano dalla guerra. Con loro il vecchio re Pietro e il principe reggente Alessandro. Nell’operazione di salvataggio furono impiegati piroscafi italiani, francesi e britannici. Per i malati e i feriti giunsero in soccorso 5 navi ospedale e 2 navi ambulanza italiane. La Regia Marina compì 440 viaggi di trasferimento in cui furono impegnate navi come il Città di Bari, Città di Siracusa e Città di Palermo. Purtroppo non mancarono perdite, come quella del cacciatorpediniere Intrepido e del dragamine Monsone, ma l’attività di salvataggio proseguì traendo

Marinai durante le operazioni di soccorso a Messina.

in salvo più di 340mila persone. Inoltre furono salvati anche più di 26mila animali tra cavalli e muli.

Belice 1968. In soccorso delle popolazioni colpite dal sisma. La storia di Maritenda. Fu nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, invece, che un terremoto di magnitudo 6.1 colpì la provincia di Trapani, di Agrigento e di Palermo provocando migliaia di vittime. L’evento sismico rase al suolo interi paesi: Gibellina, Poggioreale, Salaparuta in provincia di Trapani e Montevago in provincia di Agrigento, mentre Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa, Partanna e Salemi ebbero dall'80 al 70% di edifici distrutti o danneggiati gravemente. La Marina militare attivò subito la macchina dei soccorsi con navi, mezzi terrestri e marinai in supporto agli uomini e ai mezzi dei Vigili del Fuoco e dei volontari della Croce Rossa Italiana. Uomini e mezzi fecero da spola tra le varie basi navali e le aree colpite mentre gli elicotteri trasportarono medicinali, plasma, personale e materiale di prima necessità. Le navi Stromboli, Urania,Vesuvio, Bergamini, Aquila, Altair ed Etna trasportarono viveri, materiale di disinfezione e vestiario in cooperazione con i reparti e gli automezzi dell'Esercito Italiano. In particolare, poi, i marinai della 61ª Squadriglia Dragamine sono rimasti nel cuore e nella mente delle popolazioni per la loro umanità. Nave Sgombro, Squalo e Storione diedero un contributo non indifferente: nave Squalo ospitò a bordo un centinaio di persone tra cui trenta bambini mentre nave Storione accolse alcune partorienti; nave Sgombro diede alloggio ai terremotati di Santa Ninfa e Gibellina che per paura non avevano voluto rifugiarsi presso le Scuole locali.

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“Da questa terribile esperienza nascerà un uomo nuovo” L’intervista all’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone

Notizie dal fronte l’Italia è unita nelle corsie degli ospedali

Personale sanitario della Marina presta le cure a una degente.

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Speciale: L’Italia chiamò, la Marina per l’emergenza Covid-19

a Marina militare, in tante circostanze nel '900, dentro e fuori l'Italia ha dato aiuto alle popolazioni in difficoltà colpite da tragedie e calamità naturali. “E’ nel Dna di ogni marinaio questa predisposizione a rendersi utile e a tirare fuori il meglio di se stesso in situazioni di crisi – spiega l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare -. Da militari, la nostra formazione e educazione è finalizzata a operare in situazioni critiche e di stress. Quali misure state prevedendo in questa battaglia contro un nemico che sembra invisibile? Ci stiamo muovendo su due direttrici principali: la prima riguarda i nostri compiti istituzionali, che stiamo mantenendo, adempiendo a quello che il Paese ci ha chiesto di fare per questo periodo con le nostre navi presenti nell’ambito delle principali operazioni internazionali e di coalizione. Inoltre siamo vicini agli uomini e alle donne della Marina che oggi partono lasciando, come siamo abituati a fare, le famiglie ma in un momento di maggiore crisi. Per questo abbiamo messo in campo un sforzo notevole per dare un supporto concreto alle loro famiglie che rimangono a casa in una situazione disagiata. Sempre su questo fronte la Marina sostiene tutti coloro che sono stati colpiti da questo virus, attualmente in degenza domiciliare o

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’impegno della Marina è molto articolato e vede il coinvolgimento di diverse componenti. Ma in questa emergenza sono i medici e gli infermieri a rappresentare la prima linea. Come ha raccontato l’ammiraglio Guarducci, Capo dell’Ispettorato della Sanità della Marina militare, “abbiamo inviato in supporto al Servizio Sanitario Nazionale sia medici sia infermieri in tutte le sedi dalle quali è arrivata questa richiesta”. I sanitari della Marina sono operativi sin dalla nascita dell’emergenza negli ospedali di Lodi, Bergamo, Milano, Novara e sono poi intervenuti anche nell’ambito della Regione Lazio, del Comune di Cingoli, a Troina (in provincia di Enna) e ancora, ad Alba, Piacenza, Olbia, Sassari, Imperia, presso l’ospedale militare del Celio, etc.. 119 tra medici, infermieri, tecnici di laboratorio e operatori tecnico sanitari che da subito sono stati pronti a partire con un preavviso minimo. La prima cellula, costituita da due ufficiali medici - un anestesista e un gastroenterologo - e 4 sottufficiali infermieri, è stata inviata all’ospedale di Lodi. “L’operazione nasce il 4 marzo con il COI che invia due dei suoi medici in area, tra cui il capo missione, il colonnello dell’Esercito Michele Tirico” racconta il dottor Riccardo Graziosetto, il gastroenterologo della Marina in servizio nella città lombarda.

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ospedaliera, partendo da piccole cose significative e utili, come per esempio dar loro un supporto psicologico ma anche un aiuto concreto nelle cose quotidiane, come la spesa, con team operativi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, fino a quando durerà questa emergenza. Qual è al momento il dispositivo attivato dalla Marina militare per l’emergenza? Abbiamo 119 fra medici, infermieri, paramedici e personale di supporto sanitario in tutte le zone d’Italia che sono state colpite dal virus. Abbiamo allestito un ospedale da campo della Brigata Marina San Marco presso l’Ospedale civile “Carlo Urbani” di Jesi e siamo accanto alla comunità marchigiana nel fronteggiare l’inasprirsi di questo attacco virulento. Siamo presenti negli Ospedali di Milano, Bergamo, Lodi e Piemonte. Un apporto sostanziale insieme a quello delle altre Forze Armate, sotto la regia dello Stato Maggiore della Difesa e sotto l’operatività garantita dal COI che si interfaccia con la Protezione Civile. Abbiamo elicotteri pronti a fare trasporto in biocontenimento e posti letto disponibili per personale in degenza o in quarantena. Credo che da tutta questa esperienza terribile non solo noi militari, ma tutto il Paese, gli italiani, uscirà un uomo nuovo, ma sicuramente un uomo migliore.

Questi, insieme al tenente di vascello medico Alcibiade e al capo di 1^ classe infermiere Formisano, a fine febbraio ha collaborato con il team sanitario dell’Aeronautica militare al recupero e trasferimento in bio-contenimento dei passeggeri a bordo della Diamond Princess nel porto di Yokohama. È lui a raccontarci l’attività della prima cellula sanitaria inviata dalla Marina per combattere questa emergenza: “Noi siamo qui in supporto all’Ospedale che aveva i medici quanto mai affaticati e anche in parte decimati nelle fila perché qualcuno era risultato positivo al Covid-19; motivo per cui siamo venuti a dare sostegno ognuno con le proprie peculiarità”. Il medico di Marina precisa anche che “questa è una forma influenzale molto aggressiva; ogni medico ha dovuto reinventarsi al letto del paziente perché è una malattia quanto mai ondivaga e quanto mai variabile. Un paziente, mi è capitato, di giorno stava bene e, durante la notte è peggiorato in maniera drammatica… e comunque sono esperienze che segnano. Poi ci sono anche dei momenti piacevoli. Ci sono dei pazienti che sono separati dai propri figli, dai propri nipoti; nei momenti di pausa, che sono pochi, si cerca di stare insieme, si spendono 5 minuti e, seppur bardati con tutte le protezioni previste, con il video telefono ci prestiamo a far loro vedere i nipotini a casa”.

Parlando al telefono, dopo essere smontato dal turno della domenica alle ore 22:00, il dottore-marinaio dà anche testimonianza del primo impatto con l’ospedale di Lodi: “colleghi stanchi ma anche provati, in alcuni momenti addirittura debilitati dall’immenso sforzo però anche pronti ad accoglierci, a farci sentire a casa, persone con cui mi sono integrato perfettamente e con i quali lavoro tutti i giorni, contento di essere qui non solo a fare il medico di Marina ma anche a fare il medico tra i pazienti”. Il dottor Graziosetto viene dai teatri operativi di Forza Armata quali Unified protector e Atalanta; a tale proposito afferma: “Io penso che l’infermeria di bordo sia sempre la migliore palestra per ogni medico perché il medico di bordo deve saper dare una risposta non solo alle emergenze le più disparate… poi deve essere sempre pronto a guadagnare la fiducia del paziente, deve saper spaziare su tutto e saper gestire gli imprevisti in qualche maniera, con la giusta cultura e la giusta serenità professionale”. Convinto che, “come dicevano anche gli antichi medici, un sorriso non si deve mai negare, né al paziente né al collega”, racconta di uno di quei momenti di relazione tanto utili ad allentare la tensione, come può essere mangiare uno spicchio di pizza tutti insieme al momento del cam-

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La Marina “fa la spesa”. Non si lascia indietro nessuno “Grati a medici e infermieri. Danno la vita” Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

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Speciale: L’Italia chiamò, la Marina per l’emergenza Covid-19

La testimonianza dei riservisti In questo momento di più che mai stretta interazione tra Servizio Sanitario Nazionale e Forze armate, appare particolarmente significativo il ruolo del medico riservista della Marina, che rappresenta costantemente, e non in via emergenziale, una importante figura di dialogo e collaborazione tra i due ambienti. Il medico riservista porta la sua alta specializzazione nel mondo militare, ma ne torna anche arricchito di capacità ed esperienze specifiche, connaturate ai particolari teatri operativi militari.

Ne è un esempio il dott. Luca Bello, medico ginecologo presso l’Ospedale Maria Vittoria di Torino, docente del Corso di Laurea Triennale in Infermieristica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino e riservista della Marina dal 2011. Forte della sua esperienza sui due fronti - civile e militare -, il dottor Bello è stato il promotore del progetto “Nati a bordo”, ossia dell’istituzione presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Maria Vittoria di un corso teorico-pratico post lauream dedicato ai medici e agli infermieri della Marina militare per prepararli ad affrontare in modo autonomo e con alta professionalità le emergenze ginecologico-ostetriche sia del personale militare femminile, sia delle popolazioni civili in caso di attività duali-complementari della Forza armata. Attualmente impegnato a fronteggiare l’emergenza Covid nel reparto di ginecologia, rappresenta le difficoltà pratiche nell’adozione di tutti i dispositivi di protezione individuale da parte del personale sanitario nei casi di partorienti positive e dichiara “Come Medico specialista ho guadagnato dalle mie esperienze operative a bordo delle navi, durante l’emergenza Ebola, le capacità e il know-how necessari ad affrontare specificatamente le problematiche delle patologie virali epidemiche e pandemiche come il caso del

SARS-CoV-2”. Percorso diverso quello di un altro riservista, il dott. Giovanni Vitiello, formatosi in Marina e poi approdato al Servizio Sanitario Nazionale.Attualmente in servizio presso l’Ospedale Evangelico Villa Betania di Napoli come medico internista di Pronto Soccorso, quando lo raggiungiamo al telefono è appena smontato dalla sezione isolamento Covid-19.Anche a lui chiediamo quale sia l’apporto della sua esperienza in Marina all’attuale situazione: “Per quanto riguarda l’aspetto relazionale, sicuramente mi agevola nel lavoro in team. Sotto l’aspetto tecnico-professionale, l’igiene navale ha sempre rappresentato una specialità che i medici di bordo hanno dovuto acquisire prima di assumere l’incarico; le pratiche di igiene navale sono molto sensibili alla prevenzione di contagi di malattie infettive o parassitarie, cosa che mi sta risultando molto utile, anche come forma mentis, per le modalità e i protocolli da utilizzare”. Alla domanda sull’attuale condizione, il dottor Vitiello risponde che “al momento la situazione, paragonata alle regioni del nord, è relativamente tranquilla; al sud, con l’istituzione degli ospedali dedicati come il “Loreto mare” e altri nosocomi che si sono adeguati a questa emergenza, si riesce a fronteggiare la situazione…siamo in prima linea, sì, ma abbiamo studiato per questo e quindi molto volentieri lo facciamo”.

n base al motto “non si lascia nessuno indietro” la Marina militare ha istituito un servizio di assistenza per il personale, civile e militare, in quarantena o positivo al Covid-19 e le loro famiglie. Un servizio che garantisce il massimo supporto, anche psicologico, attraverso

un numero telefonico dedicato, al quale si può fare riferimento indicando le necessità: dai farmaci, alla spesa ad altri servizi. Il personale che richiede il supporto comunica al team di assistenza le proprie esigenze, che provvede agli acquisti anticipando le spese messe a disposizione dall’Amministrazione che

saranno addebitate direttamente sul cedolino dello stipendio del dipendente. Per tutelare sia il dipendente sia il team di assistenza contro i rischi di contagio del Covid-19, è previsto che non ci sia alcun contatto fisico, in quanto la merce viene consegnata davanti alla porta dell’abitazione.

bio, alle 19:00, grazie al pensiero generoso e riconoscente di una pizzeria vicina. E alla domanda circa il miglioramento della situazione afferma che “in questo momento riusciamo a dimettere sempre più persone; è una malattia che ha la sua aggressività, molto seria, che non bisogna assolutamente sottostimare ma conoscendola e applicando serenamente le prime cure, seppur sperimentali, ci permette di conseguire qualche piccola vittoria”; e con la voce commossa, un po’ per quanto forse rivissuto, raccontandolo, e certamente perché animato da una grande convinzione, conclude che “sono venuti medici da tutte le parti d’Italia e qui non si sono sentiti più soli…il sentimento che si percepisce in questo momento duro è che l’Italia è un Paese unito”.

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a "Giornata mondiale della salute" fu istituita il 7 aprile 1950 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per ricordare la sua fondazione il 7 aprile del 1948. Sensibilizzare tutti i popoli sull’importanza del diritto alla salute risulta quanto mai attuale in questo periodo di pandemia da coronavirus.In questo contesto di attenzione ai diritti alla salute delle comunità, l'OMS ha dichiarato il 2020 "Anno internazionale dell'infermiere e dell'ostetrica". Gli infermieri rappresentano il primo e più diretto contatto del paziente, le ostetriche coloro

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che accompagnano ogni mamma in uno dei momenti più difficili ed emozionanti della vita. Il tributo, che cade nell’anno internazionale delle professioni infermieristica e ostetrica, è un’occasione per celebrare il lavoro di due categorie in prima linea nella risposta alla pandemia di Covid-19. "La Giornata Mondiale della Salute ricorre quest'anno mentre l'intero pianeta è chiamato ad affrontare una pericolosa pandemia, causata da un virus ancora per molti aspetti sconosciuto e assai

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A Cingoli arriva la Marina Il personale sanitario della Marina, due dottori e quattro infermieri, sono stati inviati per operare nella casa di riposo per anziani, nel comune del maceratese, focolaio della pandemia

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Speciale: L’Italia chiamò, la Marina per l’emergenza Covid-19

temibile soprattutto per la popolazione più anziana e le persone deboli, già affette da pregresse patologie". Inizia così il messaggio scritto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata istituita dall'OMS. In questo particolare momento il pensiero del Presidente va ai tanti operatori sanitari in prima linea nell'emergenza. "Le vicende drammatiche di questi giorni hanno mostrato – sottolinea Mattarella – di

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orneremo a godere del nostro panorama unico sulle Marche e delle nostre infinite bellezze. Questo l’augurio rivolto dal sito del comune di Cingoli ai cittadini, in occasione della Pasqua. In questo piccolo borgo, distante dal mare una cinquantina di chilometri, la Marina è arrivata con il proprio personale sanitario chiamato a operare all’interno di una casa di cura per anziani, diventato focolaio di questa pandemia che ancora attanaglia l’Italia. “Senza la Marina militare non saremmo stati in grado di affrontare e risolvere la grave condizione che si è venuta a creare all’interno della casa di riposo di Cingoli con l’estensione del contagio agli ospiti e anche ad alcuni lavoratori interni” si legge in una nota del sindaco Michele Vittori. Una richiesta nata dall’esigenza di riuscire a dare respiro al personale che già operava nella struttura. In totale due medici e quattro infermieri della Marina hanno lavorato nella casa di riposo, a supporto del personale stremato dai ritmi assurdi che l’assistenza continua a imporre. Il primo team di sanitari del Comando Scuole e del centro di selezione di Ancona, intervenuto il 19 marzo, composto dal tenente di vascello Carlo Mondelli e dagli infermieri primo maresciallo Ricchetti Rocco e Barile Alessandro. La situazione drammatica però richiedeva altro personale e si sono aggiunti il sottotenente di vascello medico Vincenzo Susca e altri due infermieri, i primi marescialli Ciammaichella Lorenzo e Peca Pietro.La professionalità del personale e le cure mediche hanno fatto riscontrare la negativizzazione di 14 pazienti sui 18 sottoposti a tampone a un mese dall’intervento, lasciando ben sperare per i 15 ospiti rimanenti. “I nostri militari che tanto lustro forni-

quanta generosità, professionalità, dedizione sono capaci gli operatori sanitari. Il nostro pensiero grato e riconoscente va alle infermiere e agli infermieri in prima linea, e con loro a tutti i medici degli ospedali e dei servizi territoriali, agli assistenti, ai ricercatori, a quanti operano nei servizi ausiliari: li abbiamo visti lavorare fino allo stremo delle forze per salvare vite umane e molti di loro hanno pagato con la vita il servizio prestato ai malati".

scono all’Italia nelle missioni di pace e nella Nato, anche in questo caso, hanno dimostrato un attaccamento alla difesa dei valori della Patria non comuni – prosegue il sindaco - perché con i nostri ospiti, tutti infettati dal Covid-19, il rischio di contrarre la malattia è piuttosto incombente. Non solo per questo sento forte il dovere di ringraziare il comandante medico Nesca, del Centro di Selezione di Ancona, per i consigli e la preziosa vicinanza che ha dimostrato a tutta la nostra comunità”. Abbiamo raggiunto telefonicamente uno dei protagonisti chiamato a intervenire, in questa vicenda, il dottor Mondelli, al quale abbiamo rivolto alcune domande. Qual è la situazione che state affrontando? Al nostro arrivo la situazione generale degli ospiti era molto critica, quasi drammatica: 38 ospiti presenti, 36 dei quali positivi al tampone (uno era negativo ed un altro non volle sottoporsi al test), una casa di riposo trasformatasi rapidamente in un reparto per acuti da Covid-19. Dopo il corretto inquadramento diagnostico e terapeutico delle multipatologie di base che affliggevano gli anziani ricoverati, abbiamo garantito a tutti le terapie di supporto necessarie.Ai pazienti con sintomi da infezione Covid-19, dopo valutazione clinica ed ECG grafica, sono stati trattati con terapia specifica. Superata la fase emergenziale acuta, abbiamo riportato la struttura verso una condizione di ordinaria gestione clinica. I risultati ottenuti, in un mese circa, si possono definire straordinari: circa il 90% dei pazienti con sintomi da Covid-19, è diventato asintomatico e circa il 25% del totale è risultato negativo al tampone di controllo, quindi clinicamente guarito. Siamo riusciti anche a preservare la negatività dell’unica paziente presente nella struttura. Inoltre, sono state intraprese

iniziative di sensibilizzazione degli ospiti relativamente alla prevenzione e al controllo dell’infezione e sono state distribuite mascherine protettive. Si è provveduto poi a eseguire regolari attività di sanificazione dei locali, al fine di abbattere la carica virale presente. Cosa avete pensato quando vi è stato chiesto di intervenire nella casa di cura? Poter mettere al servizio della collettività le proprie professionalità e competenze, soprattutto durante situazioni emergenziali come quella che stiamo vivendo, è sempre motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Come siete stati accolti dal personale della casa di cura e dai colleghi medici? Al nostro arrivo vi erano solo un medico volontario, un’infermiera e qualche operatore socio sanitario. Il nostro arrivo è stato accolto con grande gioia e soddisfazione da parte loro e di tutta la popolazione di Cingoli, che considerava la struttura una “bomba biologica” pronta ad esplodere. Importante è stata la sinergia con il personale sanitario dell’Ospedale, l’amministrazione comunale, la Croce Rossa Italiana e la Protezione Civile locale. Qual è l'atmosfera all'interno della struttura? Nel nostro lavoro le migliori soddisfazioni sono, in realtà, quelle che quotidianamente ci forniscono le persone che assistiamo, i loro sguardi indifesi, i loro ringraziamenti, i piccoli gesti.Vederli sorridere, parlare e addirittura camminare riempie il cuore di gioia. Durante la nostra permanenza a Cingoli, è stata garantita anche una continua azione di informazione telefonica a favore dei parenti degli ospiti della struttura, riguardo le condizioni cliniche di questi ultimi. Anche per questo ci hanno ringraziato quotidianamente per quello che abbiamo fatto. Una riconoscenza che ci riempie d’orgoglio e ci danno la carica per poter continuare a svolgere la nostra “missione”

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Emergenza: eccezione o consuetudine?

L’impegno della Guardia Costiera nei giorni del Covid-19

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Speciale: L’Italia chiamò, la Marina per l’emergenza Covid-19

e particolari contingenze sanitarie che hanno frenato, limitato e a tratti sconvolto la vita dell’intero pianeta hanno proiettato anche gli italiani di fronte a condizioni nuove e inaspettate, sottolineando, come mai forse prima d’ora, l’importanza, l’utilità e la necessità della presenza delle istituzioni sul territorio. Forze armate, forze di polizia e protezione civile, che insieme a tutti gli altri apparati dello Stato, sono normalmente chiamati ad affrontare - in maniera professionale e silenziosa - le emergenze quotidiane nel Paese, hanno dato prova di organizzazione ed efficienza anche durante la terribile epidemia che, dalla fine di gennaio, ha duramente colpito l’Italia. Tra le istituzioni che, a vario titolo, hanno dato una risposta concreta e immediata all’emergenza Covid-19 c’è anche il Corpo delle Capitanerie di porto -Guardia Costiera. Presente lungo tutti gli 8.000 km di costa del Paese, il Corpo ha fatto sentire la sua vicinanza alle popolazioni che vivono sul mare e all’intero settore marittimo, continuando ad assicurare servizi essenziali quali la sicurezza della navigazione, la regolarità dei trasporti marittimi e l’operatività dei porti che hanno, così, garantito la catena logistica degli approvvigionamenti via mare dei beni necessari. Senza dimenticare l’attività di salvaguardia della vita umana in mare, la sorveglianza e la protezione dell’ambiente marino e delle sue risorse ittiche, la tutela dei lavoratori del mare.

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Ma non solo, in linea con le direttive del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Corpo ha operato in sinergia con i diversi soggetti istuzionali e privati coinvolti, per assicurare il rientro nei porti nazionali delle navi da crociera battenti bandiera italiana e lo sbarco in sicurezza degli equipaggi e dei passeggeri. Gli uomini e le donne delle Capitanerie - inseriti nei dispositivi di ordine pubblico - sono quotidianamente al fianco delle Forze di Polizia, nell’azione di verifica lungo le coste, negli ambiti portuali e in mare - del rispetto delle prescrizioni per la regolazione e limitazione degli spostamenti delle persone. Importante è il contributo fornito al Dipartimento di Protezione Civile con i mezzi aerei e navali della Guardia Costiera che assicurano il trasporto rapido, in tutta Italia, di dispositivi sanitari di protezione individuale laddove maggiore e urgente se ne manifesta il bisogno. A sostegno del settore marittimo, strategico per il nostro Paese, il Corpo ha avviato delle procedure di semplificazione dei procedimenti amministrativi relativi alla sicurezza della navigazione e al personale marittimo, attivando, inoltre, sul territorio un canale di collegamento tra il Ministero delle politiche agricole e le imprese di pesca, per l’erogazione di misure straordinarie previste a tutela del settore.Alla luce di quanto è accaduto e di quanto è stato fatto in questi mesi nel nostro Paese, è utile chiedersi se si può, realmente, definire “straordinaria”

un’attività legata a un’emergenza. Soprattutto quando questa è già, per sua definizione, imprevedibile? Volendo valutare un prima e un dopo Covid-19, oggi appare ancora più chiaro ed evidente il ruolo delle Istituzioni, e in questo caso quello del Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia costiera che, in ossequio a quel patrimonio storico-civile di valori che le istituzioni italiane rappresentano, fornisce da sempre una risposta rapida e concreta alla comunità in caso di bisogno, nella normalità, ma anche, molto più spesso, durante le emergenze. Testo a cura del capitano di vascello (CP) Cosimo Nicastro, capo ufficio comunicazione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera. Nota Il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera è un Corpo della Marina militare, per le sue particolari connotazioni specialistiche, svolge soprattutto compiti relativi agli usi civili e produttivi del mare ed è inquadrato funzionalmente e organizzativamente nell’ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per le attività di salvaguardia della vita umana in mare e sicurezza della navigazione. Al Corpo sono affidate, in modo esclusivo, anche funzioni di specifica attribuzione di altri Dicasteri da cui dipende funzionalmente, quali, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare per la protezione dell’ambiente marino e costiero e il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per la tutela delle risorse ittiche e il controllo della relativa filiera commerciale.

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GOLFO DI GUINEA

S.O.S. pirati! Interviene la fregata Rizzo di Antonio Cosentino

Nell’estate 2018, nell’ambito delle Campagne d’Istruzione, nave Luigi Durand de La Penne ha fatto sosta nel Golfo di Guinea; nel 2019 un Mobile Training Team della Brigata Marina San Marco ha preso parte all’esercitazione a guida statunitense “Obangame 18” e contestualmente a bordo della US Navy Carson City, è stato imbarcato un ufficiale della Marina italiana, in qualità di responsabile dell’addestramento dei team VBSS

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(Vessel Board Search and Secure), nel più generale sforzo di capacity building a favore delle marine rivierasche. In tale contesto, da marzo 2020 nell’ambito della Cooperazione Internazionale, è stato pianificato il dislocamento di nave Rizzo, per dar corso, in un’area strategica, ad un programma di attività addestrative con assetti navali francesi e spagnoli, sviluppando iniziative a supporto del traffico mercantile nazionale in area.


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om’è noto l’area del Golfo di Guinea, è una regione vastissima sulla quale si affacciano numerosi Paesi che, per il sostentamento e lo sviluppo delle loro economie, sono legati in maniera indissolubile allo sfruttamento delle risorse naturali, sia di tipo alimentare sia energetico. La necessità di garantire un controllo sempre più capillare ed effettivo tanto nel dominio terrestre quanto sugli spazi marittimi è diventata di primaria importanza, in un’ottica di continuum della sicurezza. A livello mondiale il Golfo di Guinea garantisce, poi, importanti riserve di gas e petrolio, così come giacimenti di minerali rari, quali ad esempio l’uranio. Basti pensare che il petrolio nigeriano ha costituito, per le economie degli Stati eu-

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ropei, più dell’8% totale delle importazioni di greggio dell’intera Unione dal 2014. Le acque del Golfo, infine, rappresentano un’importante via di comunicazione per il trasporto delle merci tra l’Africa, le Americhe e l’Europa. Se da una parte lo sfruttamento di dette risorse garantisce benefici economici, che hanno portato degli indubbi miglioramenti per le popolazioni e per le comunità residenti, dall’altra, alcune sperequazioni sulla distribuzione di tali proventi hanno generato fattori di rischio e instabilità. Gli atti di pirateria vanno, a tal proposito, a costituire una delle voci più importanti che affliggono in maniera negativa il concetto di sicurezza marittima. Numerosi sono gli attacchi e sequestri ai danni delle installazioni pe-

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20-23 AGG.05.05.qxp_Layout 2 07/05/20 00:14 Pagina 3

trolifere oppure gli atti di pirateria marittima contro le navi e le imbarcazioni in navigazione sulle acque dell’area. La guerra corsara causa perdite annue che si aggirano intorno ai 25 miliardi di dollari a causa del pagamento dei riscatti, degli oneri assicurativi, delle rotte alternative che impongo costi più alti di navigazione e dei danni che il fenomeno provoca anche alla pesca e al turismo. Proprio per contrastare un fenomeno così complesso a un’instabilità in grado di minare lo sviluppo di un’area di sempre maggior importanza per i commerci mondiali, è fondamentale garantire la salvaguardia della libertà di navigazione e la sicurezza marittima. E’, in questo contesto, che la fregata Luigi Rizzo nell’area del golfo di Guinea nell’ambito di un deployment operativo centrato su attività di presenza e sorveglianza a salvaguardia della libertà di navigazione e degli interessi nazionali - il 25 marzo, al termine di un’esercitazione congiunta con un’unità della Marina spagnola, durante il pattugliamento al largo delle

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coste della Nigeria ha ricevuto l’avviso che era in corso un attacco pirata contro una nave mercantile distante circa 100 miglia nautiche. L’unità italiana si è quindi diretta verso la posizione dell’evento per fornire il proprio supporto, avviando contestualmente le ricerche in area con l’elicottero di bordo. Contattato via radio il Comandante della nave mercantile, battente bandiera greca, ha dichiarato di aver subito tre tentativi di abbordaggio da parte di un barchino, di quelli normalmente impiegati dai pirati con a bordo sette uomini armati. I tentativi sono andati a vuoto e l’imbarcazione con i pirati a bordo si è allontanata verso la costa. Un altro attacco di pirati sventato grazie alla presenza e sorveglianza di una unità della nostra Marina militare.

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Esercitazione: simulazione di abbordaggio antipirateria

In uno scenario estremamente realistico, a largo delle coste ghanesi, si è svolta la mattina del 3 aprile, un’esercitazione antipirateria che ha coinvolto la fregata Luigi Rizzo e la nave mercantile del Gruppo Grimaldi Grande Dakar, con la simulazione di un tentativo di abbordaggio da parte di un gruppo di pirati alla motonave. L'esercitazione è iniziata con l’attivazione, da parte della nave mercantile, del sistema di allarme di sicurezza (SSAS – Ship Security Alert System) al Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo (Maritime Rescue Coordination Center – MRCC), presso il Comando Generale delle Capitanerie di Porto. Una volta ricevuto l’allarme il MRCC, in coordinamento con l’armatore e con Confitarma, l’ha immediatamente rilanciato al Centro Operativo della Marina Militare, che ha attivato l’intervento della fregata Rizzo, avvisando le Marine dei Paesi partner e Alleati presenti nell’area, avviando così le necessarie azioni di cooperazione per la gestione dell’evento. Subito dopo, per mezzo dei sistemi di monitoraggio satellitari, la Centrale Operativa della Guardia Costiera ha individuato tutte le navi mercantili presenti nell’area dell’attacco pirata,

procedendo ad allertare le rispettive compagnie di navigazione nazionali del potenziale pericolo, nonché le locali Guardie costiere, per aumentare il livello della cornice di sicurezza nella zona. Nel frattempo, a bordo della Grande Dakar, il Comandante avviava le procedure previste dal piano di sicurezza. Appena ricevute le disposizioni operative da parte del Comando in Capo della Squadra Navale, nave Rizzo ha rapidamente serrato le distanze e, in vista della motonave, ha disposto il decollo del proprio elicottero e messo a mare i propri gommoni veloci con il team di sicurezza composto dai Fucilieri della Brigata Marina San Marco per il successivo abbordaggio a protezione della nave. L’esercitazione ha confermato la consolidata sinergia raggiunta fra tutti gli attori: il Comando in Capo della Squadra Navale, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto, Confitarma e la società armatoriale italiana il Gruppo Grimaldi. L’obiettivo è stato quello di mettere alla prova le procedure di comunicazione e coordinamento in caso di un attacco di pirati e le modalità d’intervento.

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Una capacità delle navi e degli elicotteri della Marina

Evacuazione di un paziente in bio-contenimento di Giorgia Tonello

La fregata multimissione europea Federico Martinengo si addestra in coordinamento con il Gruppo di volo della Stazione Elicotteri di Catania e la Croce Rossa Italiana, simulando l’evacuazione di un paziente da bordo alla Stazione Elicotteri di Catania in modalità alto biocontenimento

a fregata Martinengo è in transito al largo delle coste orientali della Sicilia. Il medico di bordo riscontra sintomatologie riconducibili a una patologia virale in un membro dell’equipaggio e, dopo un rapido consulto medico tra il dottore di bordo e il Reparto Sanitario del Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), viene decisa l’immediata evacuazione del militare. Viene avvisata la COCAb (Centrale Operativa Controllo Areomobili di base) di Catania a cui viene comunicata la posizione della nave. Un

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elicottero SH-101A della Stazione Elicotteri di Catania è pronto a decollare verso la nave, predisposto con la barella monoposto ISOARK 36-4. Queste le prime fasi dell’esercitazione svolta a bordo della fregata Federico Martinengo, con la collaborazione degli equipaggi di volo del Terzo Gruppo Elicotteri. L’addestramento, avvenuto in coordinamento con i volontari della Croce Rossa Italiana, ha avuto come tema principale il trasporto in modalità ad alto bio-contenimento di un paziente potenzialmente infetto, attraverso l’utilizzo della barella ISOARK 36-4. Ogni fase dell’esercitazione è stata effettuata con il massimo realismo, compiendo tutte le procedure operative previste e messe a punto dagli equipaggi di bordo e di volo. Tali procedure, infatti, dalla vestizione alla sanificazione e dalla svestizione alla decontaminazione, sono state adottate per impedire la diffusione del virus ai militari e agli operatori coinvolti nel recupero e nel trasporto del paziente dall’infermeria della nave presso la Stazione Elicotteri di Catania. Tutto il personale intervenuto, costituito

da medici altamente qualificati, ha lavorato in sinergia per posizionare il militare da evacuare, rispettando un rigido protocollo e utilizzando i dispositivi di protezione individuale. La zona della nave dove il paziente è transitato è stata successivamente isolata e decontaminata. Una volta che il paziente è giunto alla Stazione Elicotteri di Catania, simulando il trattamento del paziente, sono intervenuti i volontari della CRI che operano all’interno della 2^ Unità di biocontenimento dislocata presso la stessa base e dove è stata allestita una camera di alto biocontenimento. In ultimo, si è provveduto alla decontaminazione dell'elicottero e dell'equipaggio di volo. L’attività ha permesso di testare i tempi di reazione degli operatori e ha fatto si che i rispettivi team sanitari

potessero verificare le procedure. La flessibilità della componente aerea della Marina militare, insieme alla possibilità di operare da bordo delle navi dotate di ponte di volo, all’addestramento degli equipaggi di volo, alle caratteristiche dei velivoli in dotazione e alla disposizione sul territorio nazionale delle basi navali e aeree della Marina, capacità uniche nel panorama della difesa nazionale, permettono agli elicotteri della Marina di poter intervenire in alto mare, lungo le coste della Penisola o ovunque vi sia bisogno per la salvaguardia della vita umana in ogni condizione d’impiego. Varie fasi dell’esercitazione. Nella foto di sfondo la fregata missilistica Federico Martinengo.


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In Arduis Servare Mentem” la locuzione latina del poeta Quinto Orazio Flacco, motto della portaerei Cavour, diventò voce e forza dell’ammiraglia della Squadra navale, durante la prima missione operativa ad Haiti, la “White Crane”, per aiutare la popolazione colpita dal devastante terremoto nel 2010, durante la quale la nave ha dimostrato una grande capacità di intervento. Nave Cavour risponde all’esigenza operativa di disporre di uno strumento navale - con un ruolo centrale nelle missioni di proiezione dal mare e sul mare - ad elevate capacità di Comando e Controllo per operazioni interforze e


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Nave Cavour e i marinai dei cieli di Pasqualina Stani

Dalla portaerei Cavour è possibile comandare e dirigere con prontezza ed efficacia operazioni militari navali, aeree e anfibie, ma anche attività di assistenza in favore della popolazione civile, garantendo dal mare e in qualunque teatro operativo una piena opportunità di controllo dei mezzi di soccorso aerei, navali e terrestri.

internazionali. E’ impiegata quale strumento operativo nella gestione di operazioni militari navali, aeree e anfibie e in caso di calamità naturali, può essere impiegata per capacità di protezione civile e aiuto al Paese. L’area medica di bordo è un vero e proprio ospedale, dotato di due sale operatorie complete, per operare anche in contemporanea per gli interventi più complessi, accogliendo all'occorrenza personale medico civile, e tre sale con 32 posti di degenza. Presenti anche una unità di rianimazione, terapia intensiva, per il trattamento degli ustionati, di diagnostica per immagini, farmacia, unità

odontoiatrica e un laboratorio d’analisi. È possibile utilizzare anche la rete di telemedicina(1). La Direzione Generale degli Armamenti Navali (NAVARM), il 22 novembre 2000, commissionò a Fincantieri la costruzione di una nuova portaerei per la Marina militare. I lavori sono stati effettuati separatamente nei cantieri di Riva Trigoso (Genova) e quello di Muggiano (La Spezia), dove nel primo è stato costruito il troncone poppiero, nel secondo il troncone prodiero, successivamente

riuniti a Muggiano. Il 22 Dicembre 2006 l’unità ha eseguito la prima prova di navigazione, e il 27 Marzo 2008 è stata consegnata alla Marina militare per i

Suggestiva immagine di nave Cavour durante l’appontaggio di un Av8-B Plus. (1)

La telemedicina è l’insieme di tecniche mediche ed informatiche che permettono la cura di un paziente a distanza o più in generale di fornire servizi sanitari a distanza.

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26-31 AGG 05.05.qxp_Layout 2 07/05/20 00:34 Pagina 3

collaudi, al termine dei quali il 10 giugno 2009, nel porto di Civitavecchia, è entrata in servizio, con la consegna della bandiera di combattimento custodita a bordo in un cofano donato dai gruppi dell'Associazione Nazionale Marinai d'Italia di Piemonte e Valle d'Aosta. La nave così chiamata in onore di Camillo Benso di Cavour - quale riconoscimento per il forte impulso del Conte di Cavour dato, all'indomani dell'Unità d'Italia, all'espansione e alla qualificazione della Marina italiana sorta dalla fusione delle Marine preunitarie - è diventata la NUM (Nuova Unità Maggiore) della Marina militare. Il 20 settembre 2011 nave Cavour supera le prove di certificazione ufficiale Nato, oltre ai decolli in verticale, può garantire anche l’utilizzo del ponte di volo per il cosiddetto decollo corto dei caccia Sea Harrier, e dei velivoli di altre nazioni secondo gli standard Nato, operando ovun-

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que necessario nel mondo. La portaerei ha la capacità di accogliere aeromobili V/STOL (Short Take Off and Vertical Landing) a decollo corto ed atterraggio verticale come l’Harrier II AV8B Plus, (in futuro anche gli F35 Lighthing II), oltre la componente di volo base, imbarcata sull’Unità che comprende tutti gli aeromobili in dotazione alla Marina militare: elicotteri AB 212, EH 101, SH 90. Il ponte di volo si estende da prora a poppa con pista di decollo parallela all'asse longitudinale e ski-jump (trampolino

di lancio), per assicurare agli aerei la possibilità di decollare con il massimo carico utile. L'hangar è dimensionato per accogliere fino a 12 elicotteri o, in alternativa, 8 aerei. La movimentazione tra hangar e ponte di volo è assicurata da due elevatori per il trasferimento di aeromobili e due elevatori per il trasferimento di munizioni. Ulteriori modifiche hanno reso il tonnellaggio massimo della nave vicino alle 30.000 tonnellate in caso d'imbarco di mezzi militari di massimo peso per operazioni aeronavali di supporto alle operazioni da sbarco. Dal 2011 è la nave ammiraglia della flotta, sede dell’Insegna del Comandante in Capo della Squadra Navale (CINCNAV). Da novembre 2013 ad aprile 2014 con il 30º Gruppo Navale ha effettuato il periplo del continente africano (campagna navale “Il sistema Paese in movimento”) e dal giugno 2015 fino a maggio 2016 è

stata la nave ammiraglia dell’Operazione Sophia (Eunavfor Med). Il 7 dicembre 2018 l’ammiraglia della flotta navale italiana ha attraversato con i suoi 244 metri di lunghezza e i 36 di altezza, il canale navigabile della città di Taranto, per entrare in Mar Piccolo presso l'Arsenale militare marittimo. Una sosta per effettuare una serie di lavorazioni di ammodernamento e ristrutturazione. Il bacino di carenaggio “Edgardo Ferrati” (tra i più grandi bacini in muratura in Europa) è stato messo a secco per alloggiare l’Unità, che è stata sottoposta a interventi tecnico-funzionali (una metallizzazione della struttura del ponte di volo, volta a contenere l'impatto dei velivoli F-35 B sullo stesso), necessari a prepararla per l’imbarco degli F35B, i velivoli che sostituiscono gli AV8B attualmente in dotazione, impiegati con compiti di protezione aerea della flotta e supporto ravvicinato alle operazioni

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anfibie e terrestri.Ai lavori di ammodernamento hanno partecipato le aziende italiane leader nel campo della difesa, quali Fincantieri e Leonardo, oltre al contributo delle esperte maestranze dell'arsenale e l’indotto metalmeccanico della città. Lo scorso novembre nave Cavour è uscita dal bacino di carenaggio. I lavori allo scafo sono stati svolti attraverso l’applicazione di un ciclo di pitturazione all’avanguardia in termini di tutela dell’ambiente marino. Al termine delle attività manutentive, la portaerei Cavour dovrà affrontare un periodo di addestramento propedeutico alla successiva partenza per gli Stati Uniti, dove condurrà alcuni test con i velivoli F 35B a bordo. Con l’ingresso in linea dei nuovi velivoli, la Marina militare italiana, la US Navy e la Royal Navy britannica saranno le uniche marine al mondo a disporre di portaerei in grado di operare con i velivoli F 35. I marinai del cielo sono piloti, specialisti, operatori di volo e ufficiali tecnici fortemente motivati, legati alle Unità navali. È personale votato al volo con spiccate capacità marinaresche, utili ad operare sul mare. Fondamentale è la forza del “Tridente”, l’interoperabilità della componente aerea imbarcata sia con la componente navale e con quella subacquea, sono un moltiplicatore di forze sulle navi e della capacità di proiezione sul mare e dal mare, per operare in qualsiasi scenario geopolitico attuale e futuro.

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Alcune immagini di repertorio di nave Cavour, in un mix futuristico.

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Ogni momento passato sott’acqua ha una sua logica: si lavora, si mangia, si dorme, si fa sport, ci si addestra e poi si ricomincia

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CONFINATI PER LA SICUREZZA DEL PAESE di Manuel Moreno Minuto

Come adattarsi all’isolamento e agli spazi confinati. L’esperienza dei sommergibilisti della Marina militare

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e restrizioni alla vita pubblica e di relazione imposte dalle misure di contenimento della pandemia da virus Covid-19 stanno comportando un prevedibile disagio per larghe fasce della popolazione italiana. Il passaggio da una vita dinamica, da un punto di vista sia relazionale che lavorativo, a una molto più limitata in termini di spazi, tempi e libertà d’azione ha naturalmente un impatto emotivo e psicologico non indifferente. Questa realtà non è affatto nuova per peculiari professioni, come quella del sommergibilista, che si svolgono in condizioni di estremo isolamento, come quelle di un’astronave. La Componente subacquea contribuisce allo sforzo collettivo che la Marina italiana sta compiendo ogni giorno per superare le difficoltà dovute al virus, con un piccolo travaso di esperienze

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sul campo rivolgendosi a tutti i singoli e le famiglie, per aiutarli ad adattarsi all’isolamento e agli spazi confinati. Vivere su un sottomarino I sottomarini sono uno degli ambienti di lavoro più affascinanti ma anche più estremi di tutto il mondo militare. La complessità delle apparecchiature e la particolarità delle missioni svolte dai sottomarini determinano un ambiente professionale particolarmente ricco di sfide, dove errori o distrazioni possono avere conseguenze fatali. La sicurezza del mezzo e la sua efficacia in mare non sono tuttavia il frutto della sola tecnologia, ma dipendono strettamente dal rendimento di ogni membro

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dell’equipaggio e della squadra nel suo insieme. A dispetto delle impegnative condizioni d’impiego, è necessario che ogni persona a bordo contribuisca a creare e mantenere un ambiente sereno e costruttivo, indispensabile per ridurre i tipici fattori di stress della vita sott’acqua: spazi confinati, isolamento dagli affetti familiari, isolamento dalle tecnologie di comunicazione (ndr sott’acqua non c’è “segnale” e nemmeno il “Wifi”) e responsabilità. Questi quattro fattori contribuiscono a creare una netta separazione tra il modo di vivere “prima” di uscire in mare, e quello “durante” la missione negli abissi. Il vigoroso distacco tra questi due mondi avviene per il som-

mergibilista in maniera spontanea, grazie a un addestramento rigoroso e al progressivo adattamento. Tuttavia l’isolamento e la convivenza in spazi confinati, tipiche di un sommergibile, sono ampiamente bilanciati dagli equipaggi attraverso “strategie di gestione” che permettono un veloce e sereno adattamento. Queste sono tanto più efficaci se applicate a casa, se si considera che le attuali restrizioni per il Covid-19 non incidono sull’uso dei social media né sulla possibilità acquistare generi di prima necessità. Come adattarsi all’isolamento e agli spazi confinati L’isolamento e l’adattamento agli spazi confinati sono due dei pochi strumenti attualmente a disposizione delle istituzioni per contrastare la diffusione del virus Covid-19. Questa consapevolezza

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deve spingere ognuno di noi a interiorizzare la missione a favore dei nostri cari e di chi ci sta a cuore. Percepire il nuovo stile di vita “confinato e isolato” come una missione, e non come un’imposizione, è il primo passo per iniziare un percorso di veloce adattamento. Ogni sommergibilista, infatti, affronta i periodi in mare con la motivazione e consapevolezza che il proprio sacrificio (e quello dei propri familiari) sia al servizio della Sicurezza del Paese. L’isolamento in spazi confinati, e il differente stile di vita che ne consegue, offrono però delle opportunità che in tempi normali non possono essere colte. La tipica missione di un sottomarino prevede circa un mese di pattugliamento in cui si interrompono le numerose distrazioni della vita moderna.

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La sconnessione ad esempio dai social network offre infatti l’opportunità di recuperare tempi e spazi mentali per dedicarsi alle proprie passioni: gli equipaggi, va detto, sono pieni di cuochi, artigiani e artisti improvvisati. Uno stile di vita del tutto nuovo, pur nella sua limitatezza di movimenti, potrebbe essere un’occasione unica per riappropriarsi dei propri spazi “interiori”, da dedicare a passioni soppresse dall’accumularsi di impegni.

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Questo nuovo percorso di vita non può iniziare tuttavia senza la ricerca di una nuova ed efficace routine che permetta di normalizzare, ciò che normale non è. Gli essere umani sono adattabili, ma hanno bisogno di una routine che regoli i cicli circadiani - sonno e veglia e dia la “sicurezza” che tutto vada bene. La vita su un sottomarino è regolata da orari ferrei e continue attività addestrative e manutentive. Ogni momento passato sott’acqua ha una sua logica: si


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lavora, si mangia, si dorme, si fa sport, ci si addestra e poi si ricomincia. Impegnare il tempo in una efficace routine permette di non sentire il peso dei giorni che scorrono e rifuggire la tentazione del “conto alla rovescia”. Per le famiglie costrette in casa da Covid -19, e con bimbi, è determinante quindi creare una nuova routine che coinvolga tutti, come se fossero un equipaggio in missione. Piccoli incarichi per tutti, compiti scritti

per accrescere il bagaglio culturale, sport indoor, giardinaggio (anche sul balcone), elevati standard in cucina e nelle pulizie di casa…e la sera arriverà senza che quasi nessuno se ne accorga. Maggiori saranno gli impegni, e gli obiettivi stabiliti in casa, minore sarà la sensazione di noia e frustrazione. Un equipaggio indaffarato è un equipaggio felice. Una volta stabilita la nostra routine familiare, non bisogna però dimenticarsi ogni tanto…di spezzarla, celebrando un piccolo evento felice o un risultato personale. Compleanni, onomastici, un nuovo record alla playstation, la nascita di un nipote lontano, sono tutte occasioni che vengono festeggiate a bordo con una solennità forse inimmaginabile nella vita

“terrestre”. In queste circostanze si impara ad apprezzare anche una torta di mele con le candeline “riciclate”. Infine non bisogna dimenticarsi mai che siamo esseri umani e quindi abbiamo bisogno di rimanere connessi alla nostra rete di amicizie ed affetti. La tecnologia permette oggi di poter ridurre, anche se solo virtualmente, le distanze e restare uniti. Un sommergibilista in missione può, di norma, scambiare con la famiglia un paio di brevi mail a settimana: un evento che pur nella sua fugacità è sempre carico di emozioni positive ed energia. Non trascuriamo infine di cominciare a pianificare il nostro futuro dopo il Covid-19, perché questa missione, come tutte le altre – anche le più difficili - ha un inizio ma anche una fine.

Ecco quindi il decalogo dei sommergibilisti della Marina per affrontare al meglio i periodi di isolamento in spazi confinati: 1 . Fai dell’isolamento un’opportunità, il tempo è prezioso e non torna indietro. 2 . Dedica del tempo a te stesso e coltiva le tue passioni. 3 . Stabilisci la tua routine e coinvolgi tutta la famiglia. 4 . Mantieniti in forma, bastano 30 minuti al giorno. 5 . Pianifica la spesa e il menù per mangiare in modo sano ed equilibrato. 6 . Dedica parte del tuo tempo alla cura dei tuoi spazi. Ti aiuterà a gestire tutto il resto. 7 . Ogni tanto spezza la routine quotidiana, servirà a ricominciare con più motivazione. 8 . Mantieni attiva la tua rete di relazioni sociali e affettive. 9 . Affronta la giornata con un “sorriso”: è una medicina efficacissima. 10. Pensa a cosa farai nel tuo futuro, è l’unica cosa che puoi davvero cambiare in meglio!

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Nasce l’Ufficio Spazio e Innovazione tecnologica dello Stato Maggiore della Marina

Il nuovo dominio dello spazio: iniziative della Marina di Giancarlo Ciappina

o spazio e l’inarrestabile progresso tecnologico correlato alle attività spaziali, oltre a stravolgere gli usi e le abitudini della vita di tutti giorni, hanno imposto una dirompente rivisitazione della dottrina militare e, ancor prima delle strategie delle Nazioni. In ambito nazionale, il settore dello spazio è gestito da un’organizzazione interministeriale che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, (COMINT - COMitato INTerministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale, costituito nel 2018). Al citato consesso partecipa anche la Difesa, che ha recentemente riorganizzato lo Stato Maggiore di via XX Settembre, istituendo l’Ufficio Ge-

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nerale Spazio, e che vedrà, a breve, riorganizzare gli organigrammi dei vertici, creando un Comando interforze per le Operazioni Spaziali, che sarà responsabile (dominus) del dominio spaziale. Solo recentemente, infatti, nel corso dell’ultimo summit di Londra, del dicembre 2019, la NATO ha riconosciuto lo spazio come dominio a sé stante, distinto dai tre domini tradizionali, terrestre, marittimo e aereo. Per quanto attiene alla dimensione marittima, la Forza armata si sta orientando per contribuire attivamente, con le precipue expertise e prerogative, al potenziamento di un settore così strategico per tutta la Difesa e per la Nazione. Sono, infatti, già rilevanti le capacità spaziali acquisite dalla Difesa, cui la

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Marina concorre con personale specializzato. Tra queste, solo a titolo d’esempio, citiamo la capacità di osservazione della terra, assicurata dalle costellazioni di satelliti “Cosmo Sky Med” di 1ª e 2ª generazione e OPTSAT 3000, gestite dal Centro Interforze di Telerilevamento Satellitare – CITS, oppure le capacità di comunicazione garantite dalla costellazione di satelliti SICRAL (Sistema Italiano per le Comunicazioni Riservate e ALlarmi, gestito dal Centro Interforze di Gestione e ControlloCIGC), elemento vitale per le comunicazioni classificate e non, dati (internet) e voice, per tutte le Unità navali in mare. In questo specifico contesto, il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio


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Immagine suggestiva del I° satellite del programma COSMO-SkyMed di seconda generazione; in basso: nave Garibaldi. L’iniziativa di impiegare navi tuttoponte come piattaforme per il lancio di vettori satellitari “mini e micro” potrebbe vedere un’ipotesi di impiego di nave Garibaldi, al termine della vita operativa.

Giuseppe Cavo Dragone, nelle “Linee guida 2020”, documento d’indirizzo emanato lo scorso dicembre 2019, ha evidenziato: “la Marina è chiamata nel quadro interforze a contribuire anche al potenziamento delle dimensioni cibernetica e spaziale – in un vitale trinomio con il mare, sempre più centrale nelle dinamiche quotidiane”. Di concerto, a far data dal 1º gennaio 2020, è stato istituito l’Ufficio Spazio e Innovazione Tecnologica, attualmente retto da un capitano di vascello, alle dirette dipendenze del Sottocapo di Stato Maggiore della Marina, con l’obiettivo di valorizzare le diversificate e distribuite expertise che risiedono nell’ambito della Forza armata, imprimendo uno spunto energico alle iniziative di settore, nonché realizzare un efficace raccordo con le sovraordinate articolazioni della Difesa ed extra-Dicastero che si occupano di Spazio e, più in generale, dell’innovazione tecnologica; in tal senso risulta importante la collaborazione della Marina con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti nel settore Spazio. Infatti, lo spazio, in accordo alla dottrina nazionale e in sincronia con il Concetto strategico del capo di Stato Maggiore della Difesa - recentemente emesso -

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La Marina è chiamata nel quadro interforze a contribuire anche al potenziamento delle dimensioni cibernetica e spaziale in un vitale trinomio con il mare, sempre piÚ centrale nelle dinamiche quotidiane Amm. Giuseppe Cavo Dragone, capo di Stato Maggiore della Marina

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è un dominio caratterizzato da una intrinseca e imprescindibile connotazione interforze e interdicasteri, in cui la Marina già opera e dovrà continuare a operare, in piena sinergia con le altre Forze armate. In questo contesto, l’Ufficio Spazio e Innovazione Tecnologica dovrà identificare gli obiettivi di medio e lungo termine della Marina, delineando una idonea e robusta policy, che consenta alla Forza armata di concorrere appieno

al conseguimento degli obiettivi strategici della Difesa e del Paese. Quindi, l’Ufficio Spazio dello Stato Maggiore, di concerto con gli organi di formazione e d’impiego, dovrà delineare idonei percorsi formativi per il personale da valorizzare nel settore spaziale e dovrà supportare le diverse iniziative di interesse marittimo o navale, afferenti allo spazio. Sono numerose, infatti, le iniziative che vedono la Marina coinvolta nelle attività correlate

La visita a bordo del sommergibile Romei, dell’ing Saccoccia, presidente dell’ASI. Nella foto di sfondo, il momento del lancio del satellite Optsat 3000, il nuovo gioiello del ministero della Difesa e dell'industria italiana.

allo spazio, tra cui, in primis, le applicazioni da satellite con focus sulle informazioni pertinenti all’ambiente marittimo nei bacini d’interesse e che potrebbero consentire, in futuro, di lanciare costellazioni di micro-mini satelliti che integrino la rete “radar costieri” e gli altri sensori già nella disponibilità della Forza armata, ai fini del conseguimento della Maritime Situational Awareness, che è stata oggetto di un accordo dedicato tra la Marina e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), siglato nel 2018. In aggiunta, tra le altre a attività d’interesse dalla Marina, nel tema dello spazio, che hanno peraltro già suscitato grande interesse in ambito accademico, industriale e da parte degli altri stakeholder, rientra l’iniziativa di impiegare navi “tuttoponte” come piattaforme per il lancio di vettori satellitari “mini e micro”. In questo ambito si potrebbe configurare un’ipotesi di impiego di nave Garibaldi, quando raggiungerà il termine della vita operativa. A tale scopo, è stato recentemente approvato un progetto di studio, nell’ambito del Piano Nazionale di Ricerca Militare (PNRM), denominato SIMONA, per verificare le condizioni di sicurezza, propedeutiche per impiegare l’Unità quale piattaforma di lancio a favore della strategia nazionale dello spazio. Da menzionare, analogamente, anche le attività di valorizzazione delle expertise della componente sommergibili, che trova numerose aree di similitudine con l’ambiente spaziale. Basti pensare alle analogie tra sottomarini e stazioni spaziali in termini di complessità tecnologica, di problematiche derivanti dall’operare in un ambiente altamente ostile, di spiccate tecnologie avanzate e di nicchia, di gestione dell’atmosfera interna, nonché di ergonomia e gestione del fattore umano. In tale contesto, rientra la recente visita e uscita in mare, a bordo del Sommergibile Romei, da parte del Direttore dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ingegner Giorgio Saccoccia. La Marina c’è ed è pronta a supportare le attività interforze nel nuovo dominio dello Spazio, allargata ad una indispensabile cooperazione con gli altri Dicasteri stakeholder, con entusiasmo e spirito propositivo, apportando peculiari professionalità ed expertise di Forza armata per il bene della Difesa e del Paese.

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La Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera di Pasquale Prinzivalli

ono trascorsi 159 anni, da quel lontano 17 marzo 1861 in cui fu proclamato a Torino, con un atto formale che ne sancì la nascita, il Regno d’Italia. Avvenne con un atto normativo del Regno di Sardegna – la legge 17 marzo 1861, n. 4671 – con la quale Vittorio Emanuele II assunse per sé e per i suoi successori il titolo di Re d’Italia. Da allora, il 17 marzo di ogni anno si ricorda tale ricorrenza e nel 2012, con la legge nr. 222 del 23 novembre, è stata approvata una nuova giornata di festa, chiamata appunto “Giornata nazionale dell’Unità, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”, con cadenza annuale. Questo anniversario cade oggi in un momento molto particolare, giorni che non ci saremmo mai immaginati di vivere, ma che mai più di adesso ci vede uniti, stretti intorno all’Italia nella guerra cha abbiamo intrapreso contro il virus. Molti di noi ricorderanno le celebrazioni di 9 anni fa al Quirinale in occasione del 150° anniversario dell'Unità di Italia. Oggi, con l'epidemia da coronavirus e l'Italia chiusa per contenere i contagi,

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bisogna accontentarsi solo di un ricordo. La presidenza della Repubblica, attraverso una nota diffusa dal Quirinale, ha annullato tutte le cerimonie pubbliche programmate, nel rispetto delle norme di sicurezza per l’emergenza sanitaria coronavirus. «Si celebra oggi in tutta Italia la giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera – si legge nel testo. Il clima di difficoltà, di incertezza e di sofferenza che stiamo vivendo rende ancora più stringente la necessità di unità sostanziale di tutti i cittadini attorno ai valori costituzionali e ai simboli repubblicani». Significative le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte - “159 anni fa veniva proclamata l'Unità d'Italia. Da allora il nostro Paese ha affrontato mille difficoltà, guerre mondiali, il regime fascista. Ma gli italiani, con orgoglio e determinazione, hanno sempre saputo rialzarsi e ripartire. A testa alta".

Un incursore di Marina con il Tricolore durante un lancio con il paracadute in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera.

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Il 17 marzo si è celebrato il 159° anniversario dell’Unità d’Italia, trascorso senza celebrazioni a causa dell’emergenza sanitaria che sta colpendo il mondo intero, ma non per questo meno denso di significato

Roma, 17 marzo 2020 A tutto il personale militare e civile del Ministero della Difesa In questi giorni di emergenza desidero che arrivi a voi tutti e a ciascuno il mio più sincero grazie per il vostro quotidiano lavoro al servizio del nostro Paese, accanto ai bisogni delle persone. Come sappiamo bene, l’Italia sta attraversando un momento particolarmente difficile. I cittadini vivono una situazione che ha già cambiato la loro vita quotidiana e si confrontano con la paura per un pericolo tanto sconosciuto quanto minaccioso e che rende incerta la loro visione del futuro. Da sempre le Forze Armate sono chiamate a difendere la Patria da qualsiasi minaccia e così anche a “curare le paure”. Lo state facendo anche oggi con una dedizione e una professionalità riconosciuta da tutti. Ecco perché, nella Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera, vi voglio inviare ancora una volta il mio ringraziamento.

Grazie per tutto quello che avete fatto e che continuate a fare ogni giorno, grazie per l’enorme impegno che anche in questa difficile occasione continuate a mostrare, grazie di esserci sempre. E grazie alle vostre famiglie per la fatica della lontananza che condividono con voi. Mai come ora la Difesa è per gli italiani un punto di riferimento affidabile, un approdo sicuro. Con questo breve saluto vorrei che arrivasse a ognuno il sentimento di onore che provo in queste ore nel servire il Paese insieme a tutti voi. Come disse Aldo Moro: “Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà”. Questo è il nostro tempo. Vinceremo anche questa battaglia. Insieme. Viva le Forze Armate. Viva l’Italia. Lorenzo Guerini, Ministro della Difesa

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La pandemia ha stravolto strategie e orientamenti di tutto il mondo, il virus ha suggerito l’unica ricetta per il futuro: investire in innovazione e conoscenze informatiche per tutti, così come lo smart working

Dallo smart working, alla didattica a distanza, alla videoconferenza al tempo del coronavirus di Antonio Cosentino

a pandemia da coronavirus ha cambiato le abitudini dei popoli di tutto il mondo e il distanziamento sociale sta obbligando i cittadini a un isolamento forzato in casa, con tante conseguenze dal punto di vista professionale, lavorativo ed economico. Il mondo del lavoro ha affrontato questa emergenza sanitaria, seppur con qualche difficoltà e, in ragione di ciò, la Presidenza del Consiglio ha accelerato e incoraggiato di adottare e implementare lo smart working nelle Pubbliche Amministrazione. Successivamente, l’11 marzo 2020, con il decreto firmato dal presidente del Consiglio dei Ministri,

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L’ammiraglio Angelo Virdis, capo ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione della Marina, in collegamento in videoconferenza con il personale di Upicom.

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sull’ulteriore stretta nelle misure di contenimento ha sancito che lo smart working diventa la regola e l’attività tradizionale si trasforma in eccezione. In particolare, l’articolo 1 comma 6 del citato decreto recita: “le pubbliche amministrazioni, assicurano lo svolgimento in via ordinaria delle prestazioni lavorative in forma agile del proprio personale dipendente, anche in deroga agli accordi individuali e agli obblighi informativi degli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81 e individuano le attività indifferibili da rendere in presenza”. Una sfida impegnativa per tutti, anche per la Marina militare, a partire dai dirigenti investiti da una nuova responsabilità, il lavoro agile è la nuova frontiera necessaria per tutelare la salute dei dipendenti e abbattere il rischio di contagio. Del resto, le trasformazioni del mondo del lavoro cui stiamo assistendo da diversi anni sono la risposta alle continue e molteplici evoluzioni tecnologiche e ai mutamenti sociali determinati dalla globalizzazione e dalla terziarizzazione dell’economia. In questo contesto, anche la tradizionale operatività del lavoratore e i correlati classici paradigmi organizzativi e contrattualistici tendono ad essere superati a favore di nuove modalità, ispirate a flessibilità ed elevata specializzazione. Il lavoro agile o smart working, la cui regolamentazione è stata inizialmente affidata alla contrattazione collettiva e che solo con la legge 22 maggio 2017, n. 81 ha ricevuto una disciplina legale, apre la strada al lavoro del futuro, può fungere da chiave di volta per la soluzione - anche - del problema di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e da catalizzatore di un profondo rinnovamento. In quest’ottica. Si può affermare che lo smart working significa ripensare il lavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a

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luogo e orario lasciando ai lavoratori una maggiore autonomia nella definizione delle modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, a fronte di una loro maggiore responsabilizzazione sui risultati. Se da una parte, tra i diritti del lavoratore, figurano, oltre a quello economico e normativo, il diritto all’apprendimento continuo e alla certificazione delle competenze e il diritto alla disconnessione dall’altra, il datore di lavoro può esercitare il controllo a distanza dell’attività lavorativa del personale attraverso gli strumenti e tecnologie di controllo. Anche la didattica non si è fermata, gli Istituti di formazione della Marina hanno garantito il regolare svolgimento dei corsi in ottemperanza alle normative in vigore, non solo hanno fronteggiato l'emergenza ma è stata trasformata in una nuova opportunità di approccio allo studio universitario a distanza. Grazie a tali procedure professori e allievi svolgono regolarmente le lezioni confrontandosi direttamente in rete, utilizzando strumenti informatici o tecnologici. L’Accademia Navale di Livorno ha attivato i corsi di laurea utilizzando piattaforme consolidate dell’Università di Pisa, Ateneo cui gli allievi sono iscritti. 14 guardiamarina del 2° Anno Applicativo del corpo dello Stato Maggiore dell’Accademia Navale, lo scorso 3 aprile sono stati proclamati Dottori in "Scienze marittime e navali" dopo aver discusso la tesi di laurea a distanza, dal proprio domicilio. Tra di loro anche un ufficiale della Reale Marina del Qatar in collegamento da Doha.

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Mentre, la Scuola Sottufficiali di Taranto, dove sono attivi tre corsi di laurea in "Informatica e comunicazione digitale", "Scienze e gestione delle attività marittime" e "Scienze Infermieristiche", ha attivato i corsi tramite la piattaforma informatica resa disponibile dall’Università di Bari. Per i Volontari in Ferma Prefissata (VFP4), vista l’evolversi dell’emergenza è in corso di attivazione la formazione on line. La scuola navale militare Francesco Morosini, alla prima esperienza di didattica a distanza, si è dotata di un sistema telematico per permettere ad Allievi e Docenti di poter continuare a condurre l’attività scolastica e raggiungere quindi gli obiettivi formativi prefissati. Tramite il Registro Elettronico è assicurato il tracciamento delle attività svolte, la registrazione dei dati condivisi, dei compiti assegnati da remoto e la descrizione sintetica dei contenuti sviluppati. I tempi e i modi di comunicare cambiano in fretta, i passi sono stati lunghi e rapidi, per mantenere un ruolo attivo impone adeguarsi, altrimenti si rischia di restare indietro. Quando si affacciò la videoconferenza sul mercato, agli inizi degli anni novanta, in pochi puntarono sul nuovo mezzo, mai come adesso, la videoconferenza si è resa strategica e necessaria per l’organizzazione del lavoro sotto gli aspetti operativi. Quest’anno quel breve ma significativo momento di strette di mano e abbracci augurali per la Pasqua arrivano a domicilio, consegnati direttamente in videoconferenza. L’ammiraglio Angelo Virdis, capo ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione della Marina militare, in collegamento in videoconferenza da Palazzo Marina ci ha voluto così far sentire la sua vicinanza, seppure distanti ma vicini, riunendo virtualmente tutto il personale di Upicom per gli auguri pasquali.


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Sulle note dei marinai di Luca Cervoni

I concerti-lezione tenuti dalla Banda della Marina, giunta alla sua 15ÂŞ edizione, ha riscosso, come da consuetudine, un grande successo negli alunni avvicendatesi durante i vari appuntamenti

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nche quest’anno, presso il teatro della caserma “Grazioli Lante Della Rovere” in Roma, (prima dell’entrata in vigore delle restrizioni governative relative all’emergenza del coronavirus), si è svolto, dal 17 al 21 febbraio, il consueto appuntamento con i concerti-lezione tenuti dalla Banda Musicale della Marina mili-

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tare a favore dei giovani studenti delle scuole primarie e secondarie del circondario di Roma e provincia. La kermesse, giunta alla sua quindicesima edizione, ha riscosso, un grande successo negli alunni avvicendatesi durante i vari appuntamenti. Seguendo una scaletta oramai consolidata, dopo brevi discorsi di benvenuto del Maestro Direttore Antonio Barbagallo e del Maestro Vicedirettore Gian Luca Cantarini (alternatisi nella dire-

zione), i concerti-lezione hanno avuto inizio con l’esecuzione dell’Inno nazionale cantato, in piedi, da tutti i ragazzi insieme ai loro insegnanti. Lo spettacolo ha poi avuto il suo “sviluppo didattico” caratterizzato, da un lato, dagli interventi dei singoli musicisti che hanno illustrato, scendendo dal palco, i loro strumenti anche con ese-

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cuzioni estemporanee e dall’altro con brani di repertorio per ragazzi (colonne sonore da film e cartoni, pagine classiche, marce), eseguiti dall’intero complesso bandistico. Non sono mancati i momenti goliardici dove sia gli allievi che gli insegnanti, bacchetta alla mano, hanno potuto vivere l’esperienza della direzione. Alla fine, tutti “in piedi” per l’esecuzione de “La Ritirata”, marcia di Tommaso Mario che, pur non essendo la marcia d’ordinanza, conclude tradizionalmente N OT I Z I A R I O

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i concerti della Banda Musicale della Marina militare. Va evidenziato, quanto questa rassegna rappresenti, seppur in maniera semplice, un momento di grande importanza nella formazione scolastica degli alunni. Il suo scopo infatti, oltre a quello di diffondere la conoscenza degli strumenti e infondere nozioni sull’esistenza delle Bande Musicali e la loro importanza sociale nella divulgazione della cultura musicale, è costituito dalla dimostrazione della vicinanza alla gente da parte


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della Marina quale Istituzione Militare al servizio della popolazione. La Banda Musicale, infatti, ha fra le sue funzioni, quella di rappresentarla e di diffonderne l’immagine in tutti i canali di divulgazione mediatica. E’ opportuno evidenziare che, data la grandissima richiesta sempre crescente, i concerti avrebbero dovuto tenersi anche per tutta la settimana successiva.

Alcuni momenti della lezione di Musica condotta dal Maestro Direttore Antonio Barbagallo.

A causa della nota grave emergenza sanitaria, purtroppo, gli appuntamenti successivi, come tutti gli eventi pubblici in tutto il territorio nazionale, sono stati annullati. Nella speranza di un veloce ritorno alla normalità, rimane la consapevolezza che questi concerti-lezione, oltre a regalare un momento di serenità e divertimento alle varie classi scolastiche, costituiscono un punto di riferimento importante nella divulgazione della conoscenza delle realtà bandistiche. Tradizione questa che ha radici antichissime e che la Marina vuole mantenere nel tempo, anche per far conoscere alle nuove generazioni una delle realtà più belle nel panorama della diffusione popolare della nobile arte della Musica.

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La “manica a vento” di Paolo Giannetti

olti ancora oggi si chiedono cosa sia e a cosa serva quello strano lungo tubo simile a un enorme calzino a bande bianche e rosse che fluttua in aria fissato ad una asta nei pressi delle piste degli aeroporti o eliporti e nelle aree industriali delle città. È la “manica a vento” (detta anche anemoscopio), un dispositivo che serve a fornire ai piloti informazioni visive sullo stato del vento al suolo. Normalmente è posizionata in un punto ben visibile in modo che possa essere osservata chiaramente prima del decollo e dell'atterraggio. È costituita da un tronco di cono in tessuto resistente al flusso dell'aria e alle intemperie, fissato all'estremità girevole di un sostegno alto qualche metro (4 -6 metri). Il funzionamento è intuitivo: il vento, en-

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trando nel cono di tessuto lo gonfia e ne dirige l'estremità più stretta (quella più distante dal palo) nella sua direzione. Il pilota può dunque valutare, dal grado di rigonfiamento del cono (e dalla sua conseguente inclinazione) la forza del vento, mentre la direzione di provenienza è l'opposto della direzione in cui la manica a vento sta puntando. Ad esempio, se il vento soffia da est (levante o 090°), la manica a vento punta verso ovest (ponente o 270°). Ovviamente, in calma di vento la manica resta del tutto afflosciata. Ma una cosa che forse non tutti sanno è il perché le maniche sono colorate a bande bianche e rosse. Le bande servono per misurare (anche se in modo approssimativo) la velocità del vento. Le bande sono 5, con i colori alternati e con il rosso sempre

alle estremità. Ogni banda corrisponde a 3 nodi di vento, quindi se vediamo la manica completamente orizzontale e tesa, possiamo stimare la velocità del vento a circa 15 nodi (circa 28 Km/h). Questo strumento così semplice ma così importante è indispensabile in moltissimi casi e trova applicazioni, oltre che negli aeroporti ed eliporti, anche nei campi da volo sportivo, nelle piattaforme petrolifere, negli stabilimenti di lavorazione e stoccaggio di gas e materiali chimici, distributori di carburante e molti altri ancora.

Un particolare tipo di anemoscopio, un rudimentale misuratore del vento, installato in quei luoghi dove è importante avere l'immediata indicazione visiva della forza e direzione del vento

Indicazioni sulla lettura della Manica del Vento.

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