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Sacrario delle Bandiere delle Forze armate
Bandiere di Combattimento e Cofani portabandiera della Marina Militare: pubblicato il libro che ne racconta il significato e ne svela le qualità artistiche Sacrario delle Bandiere delle Forze armate
Il primo bene del patrimonio storico della Marina a penetrare nel “cuore” del Vittoriano fu il Mas 15, quello di Luigi Rizzo, il protagonista dell’Impresa di Premuda. Era il 16 giugno 1936 e da soli due anni era nato il Sacrario delle Bandiere delle Forze Armate, destinato ad accogliere i vessilli dei reparti disciolti dopo la Prima guerra mondiale, conservati fino ad allora a Castel Sant’Angelo. Costituito quale appendice del Museo Centrale del Risorgimento, il Sacrario, che al primo piano esponeva le Bandiere di Guerra del Regno d’Italia, riservava il piano terra alla Marina, ai suoi “ricordi” risalenti alla Battaglia di Lissa e, soprattutto, alla Prima guerra mondiale, selezionati tra quelli conservati nei Musei di Forza Armata di La Spezia e Venezia. La lecita e pluridecennale aspirazione della Marina di veder nascere, nella capitale di questo Paese a forte vocazione marittima, un museo dedicato alla storia d’Italia sul mare sembrava finalmente prendere corpo. L’idea si rafforzò nel 1947, dopo che era sfumato, per cause belliche, il progetto portato avanti dall’ammiraglio Giulio Valli di allestire un grandioso museo navale all’E42. Nel 1950 gli spazi al pian terreno dell’altare della Patria, con ingresso su Via dei Fori Imperiali, furono espressamente destinati al “Museo Storico Navale” e, in previsione dell’istituzione ufficiale, la Marina trasferì nel febbraio 1951 al Museo Centrale del Risorgimento i cofani delle bandiere di combattimento e gli stendardi navali delle unità radiate dal servizio, precedentemente accentrati presso il Museo Storico Navale di Venezia. Il 1° giugno 1961 fu costituito il MuseoSacrario della Marina, la cui gestione fu assunta dal Comando Marina di Roma e la cui direzione fu assegnata al Capo dell’Ufficio Storico. A similitudine, nel 1968 la gestione dei locali del primo piano – ove erano presenti le Bandiere dell’Esercito - fu affidata al Comando territoriale di questa Forza armata. Il pian terreno del Vittoriano custodisce alcuni oggetti-simbolo dell’attività della di Desirèe Tommaselli Marina durante i due conflitti mondiali nonché i cofani portabandiera delle unità navali dismesse. Oltre 300 bandiere di combattimento, circa novanta stendardi navali di unità radiate, bandiere di guerra di reparti disciolti oltre ad alcuni oggetti di particolare rilevanza storica e simbolica, quali un Siluro a lenta corsa, detto “maiale”, e un frammento dello scafo del sommergibile Scirè: questo, in numeri, il patrimonio culturale della Marina conservato al Sacrario delle Bandiere. Un patrimonio che dal 2012 è passato sotto la gestione
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amministrativa del Raggruppamento Autonomo del Ministero della Difesa (RAMDIFE) che nel corso di questi anni ha intrapreso una campagna di restauro e un lavoro di riallestimento veramente encomiabili. “Non essendoci mai stato uno specifico finanziamento per il restauro i lavori sono stati fatti, come si suol dire, “in economia”, durante un lungo periodo di tempo proprio come ognuno di noi progetta e cura ogni dettaglio e con tanto amore la sistemazione della propria casa…già proprio così…perché ritengo che esso sia, per un militare, “la propria casa”, in quanto è il luogo della custodia delle Bandiere che sono il Simbolo della Patria, il luogo dell’Onore ai caduti di tutte le guerre, il luogo della memoria storica per le future generazioni e un luogo così merita una sistemazione adeguata. La cura con cui Esso è tenuto dice a tutti il nostro rispetto e il nostro amore per la Patria, quindi doveva essere messo al meglio”, ha affermato il Magg. Generale Gerardo Restaino, Comandante di RAMDIFE, nella prefazione del Sacrario delle Bandiere delle Forze armate. Bandiere di combattimento e Cofani portabandiera della Marina militare. Inventario, il volume fresco di stampa curato dal colonnello Giovanni Greco, direttore del Sacrario, e dal dott. Emanuele Martinez dell’Istituto Centrale del Risorgimento. La monografia rende conto degli interventi eseguiti, corredando i testi di immagini precedenti e successive ai lavori. I saggi degli autori si presentano come il frutto di una bella ricerca storica, anche dal punto di vista iconografico, relativamente all’antico rito della consegna della Bandiera di combattimento alle unità navali pubblicando immagini d’epoca che esaltano anche la qualità artistica dei cofani portabandiera. Scorrendo le schede dei cofani nella seconda parte del libro si leggono i nomi di artisti di grande rilievo tra ‘800 e ‘900 come Francesco Jerace, Enrico Tadolini, Aurelio Mistruzzi, Arturo Malerba, Man
“Il pian terreno del Vittoriano custodisce alcuni oggetti-simbolo dell’attività della Marina durante i due conflitti mondiali nonché i Cofani portabandiera delle unità navali dismesse fredo Manfredi, Giuseppe Tonnini e Publio ” Morbiducci, autori di vere e proprie opere d’arte le quali rispecchiano, attraverso la bellezza, il pregio della fattura e la firma degli autori, il valore simbolico dei cofani portabandiera (destinati a custodire quanto di più prezioso abbia a bordo una nave da guerra, la Bandiera di combattimento) e l’importanza della committenza e dei destinatari (le unità della Marina militare). Un libro che a pieno merito rientra tra i titoli della casa editrice Gangemi, tra le più accreditate per le pubblicazioni d’arte, e che ha anche il pregio di considerare tutto il patrimonio della Marina conservato nel Sacrario delle bandiere, assoluta novità rispetto alle pubblicazioni precedenti.
Dall’alto e da sinistra: Lo scultore Alfio Ortenzi mostra il Cofano portabandiera di nave Frassino in occasione della cerimonia di consegna della Bandiera di combattimento nel 1959 (foto dal libro); il Cofano portabandiera della corazzata veloce Italia (1886); il Cofano portabandiera del Calabria, opera di F. Jerace (1897); particolare del Cofano portabandiera della corazzata Leonardo da Vinci (1914); particolare del Cofano portabandiera della corazzata Roma di E. Luppi (1908); la nuova struttura di osservazione dall’alto del Mas 15 (foto dal libro)