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Istituto idrografico della Marina Militare 150 anni trascorsi tra i mari di tutto il mondo

Nave Magnaghi e la campagna idrografica 2021

Studio dei fondali, rilievi batimetrici e studio dei parametri chimico-fisici delle acque

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Dopo un periodo di sosta lavori, lo scorso 4 maggio la nave idro-oceanografica Ammiraglio Magnaghi ha lasciato il porto di La Spezia, prendendo il largo verso un tratto di mare a sud delle coste del Cilento dove ha iniziato la campagna idrografica 2021. La prima parte dell’attività idrooceanografica, ha visto l’Unità impegnata nello studio dei fondali dell’area denominata "Arco Eoliano", un arco insulare localizzato nel Tirreno meridionale, formato da sette isole di origine vulcanica (le ben note Isole Eolie) e da varie montagne sottomarine, anch’esse di origine vulcanica (tra le più famose, Palinuro, Magnaghi e Marsili). In particolare, l’Unità ha condotto uno studio dei fondali di monte Palinuro, vulcano sottomarino attivo sito ad una distanza di circa 65 chilometri dalle coste del Cilento, analizzando i fenomeni geologici che caratterizzano la sua attività. Il personale specializzato presente a bordo, grazie alla particolare strumentazione idrografica ed oceanografica in dotazione, ha effettuato una serie di rilievi batimetrici (tramite scandagli Mul-

di Stefano Febbraro

tibeam) volti a definire ed analizzare la morfologia della struttura vulcanica. In base alle discontinuità della risposta acustica e dell’intensità del dato di backscatter, ha successivamente selezionato le aree dove prelevare i campioni di sedimento da analizzare nel laboratorio idrologico dell’Unità. In aggiunta, sono stati raccolti i parametri chimico-fisici della colonna d’acqua, tramite apposite sonde CTD multiparametriche (Conducivity, Temperature and Depth). Il concetto di colonna d’acqua (che va dalla superficie del mare fino ai sedimenti del fondo) è usato in molti campi dell'idrologia e nelle scienze ambientali, per valutare la stratificazione o il mescolamento per effetto termico o chimico degli strati d'acqua di fiumi, laghi o oceani. Nave Magnaghi ha inoltre condotto specifiche analisi volte a verificare la fuoriuscita di gas dai due crateri che compongono la struttura vulcanica del monte sottomarino Palinuro. La campagna della nave ammiraglia della flotta idro-oceanografica proseguirà adesso tra le coste meridionali della Sicilia e quelle calabro-ioniche per il completamento dei rilievi batimetrici avviati lo scorso anno nella Sicilia sud-orientale, volti all’aggiornamento delle carte nautiche da Roccella Ionica sino alla Foce del Sinni.

Istituto idrografico della Marina Militare:

150 anni trascorsi tra i mari di tutto il mondo

di Mariarosaria Lumiero

Alla vigilia del 150esimo compleanno, un excursus tra le attività e la storia di un centro di eccellenza della Forza Armata. Intervista al contrammiraglio Massimiliano Nannini, direttore dell’Istituto Idrografico della Marina

Con regio decreto, il 26 dicembre 1872, a Genova, fu fondato l’Ufficio Idrografico della Marina Militare italiana, rinominato nel 1899 Istituto Idrografico della Marina. Con il compito di studiare i fondali dei mari italiani e di produrne la documentazione nautica, il capitano di fregata Giovan Battista Magnaghi (dal quale prende il nome la nave maggiore idro oceanografica della Marina Militare), diede il via ad una storia che nel 2022 festeggerà i suoi primi 150 anni. Avvalendosi di strumenti, unità navali e personalità altamente qualificate, l’Italia vanta la sicurezza della navigazione, attraverso il costante aggiornamento della cartografia nautica nazionale e vigente, ed uno studio toponomastico di circa 550.000 Km2 di aree marine, con uno sviluppo costiero superiore ai 7.800 km. Essendo centro di eccellenza della formazione idrografica, oltre allo svolgimento di master universitari, la sua biblioteca dispone di circa 30.000 volumi tra monografie e annate di periodici e di circa 3.000 tra carte nautiche e atlanti. Parte integrante dell’IHO (International Hidrographic Organization), al quale hanno aderito altri 93 stati membri, l’IIM svolge attività anche oltre confine. Con la stipula di accordi bilaterali, fornisce documentazioni accuratamente aggiornate e conduce studi idrografici volti al trasferimento di competenze specifiche. La campagna al Polo Nord, High North, è tra le missioni più importanti dell’IIM. Attraverso l’integrazione di progetti geofisici con altri enti, analizza i cambiamenti climatici dell’area artica e l’impatto che esercitano sulle correnti marine, passando dall’approfondimento di aree conosciute allo studio di fondali ancora

Il controllo della cartografia nautica, uno dei principali e esclusivi compiti dell’Istituto Idrografico della Marina Militare.

inesplorati. Considerato che l’economia globale, in termini industriali e quindi economici, a seguito di tali mutazioni subisce forti condizionamenti, ne deriva l’importanza che l’IIM riveste a livello mondiale. Tre le unità navali idro – oceanografiche (definite anche “bianche” per il loro colore che le distingue dalle navi da battaglia definite “grigie”): nave Magnaghi, nave Aretusa e nave Galatea. Quest’ultime due fanno parte della classe “Ninfe” e hanno la caratteristica forma di catamarano. Le Unità, dotate di sistemi di automazione moderni, sono impiegate nelle spedizioni geodetiche e idrografiche, ovvero nelle operazioni che definiscono sulla superficie terrestre tutti i punti utili alla navigazione, alla mappatura delle coste e allo scandagliamento dei fondali marini e, nelle operazioni di rilevazione della profondità di questi ultimi. Ambedue le attività, confluiscono in un altro importante compito dell’IIM: la costruzione della documentazione nautica sia in formato cartaceo che elettronico. Portolani, elenco dei fari e segnali di nebbia, radioservizi per la navigazione, agenda nautica, giornale di bordo, manuale dell’ufficiale di rotta, effemeridi nautiche, tavole di marea, sono le pubblicazioni ufficiali ma, in questi 150 anni di lavoro, l’IIM ha costruito anche carte ufficiali, tra le quali

Con regio decreto, il 26 dicembre 1872, a Genova, fu fondato l’Ufficio Idrografico della Marina Militare, rinominato nel 1899 Istituto Idrografico della Marina. Con il compito di studiare i fondali dei mari italiani e di produrne la documentazione nautica, il capitano di fregata Giovan Battista Magnaghi, diede il via ad una storia che nel 2022 festeggerà i suoi primi 150 anni ”

carte batimetriche, didattiche e storiche, reticolati per il carteggio e, inoltre, pubblicazioni scientifiche. Una punta di diamante della Marina Militare riconosciuta in tutto il mondo che ha dispiegato i suoi equipaggi anche su nave Alliance e Leonardo, di appartenenza NATO. Al vertice il contrammiraglio Massimiliano Nannini, insediatosi il 20 luglio 2020 dopo esserne stato dapprima vice – direttore.

In alto a sinistra l’ammiraglio Giovan Battista Magnaghi, a seguire la sede dell’Istituto Idrografico della Marina Militare di Genova. In basso le unità idrografiche, da sinistra nave Magnaghi, nave Aretusa e nave Galatea.

L’intervista

Incontriamo l’ammiraglio Massimiliano Nannini, piemontese di Novi Ligure, laureato in Scienze Marittime e Navali. Nel 1994 ha frequentato il master di II livello “corso di specializzazione in Idrografia” e successivamente ha conseguito anche la qualifica di ingegnere idrografo.

Presso l’IIM ha ricoperto vari ruoli fino a quello di direttore dell’Istituto.

L’IIM vanta circa 150 anni di storia tra spedizioni e documentazione nautica. Si potrebbero sintetizzare con un punto di inizio ed un punto, seppur momentaneo, di arrivo?

L’Istituto Idrografico si sta avvicinando ai suoi 150 anni che cadranno nel 2022. Una storia importante, di tradizione della Marina e quindi dell’IIM. L’ammiraglio Magnaghi 150 anni fa ebbe la lungimiranza di proporre la fondazione dell’IIM e da quel momento, questa istituzione nazional genovese, ha iniziato a costruire tutto ciò che è diventato un ente cartografico dello Sato, cioè un ente che per legge deve produrre ed aggiornare la documentazione nautica dello Stato.

Carte e documenti nautici prodotti sono essenziali per la navigazione. Vi è, dunque, un lavoro costante di aggiornamento. Come? Le spedizioni, invece, in base a quali criteri territoriali si programmano?

L’IIM ha un portafoglio cartografico, inserito nel catalogo ufficiale dello Stato, di circa 370 carte nautiche e l’equivalente di carte elettroniche, oltre alle pubblicazioni. Restando sulle carte nautiche, che per legge devono essere costantemente aggiornate, con cadenza quindicinale pubblichiamo un documento ufficiale, “avviso ai naviganti”, nel quale sono riportare tutte le informazioni necessarie, ovvero, gli aggiornamenti. Le capitanerie di porto, essendo distribuite sul territorio, mentre noi siamo “fermi” a Genova (Forte San Giorgio), ci forniscono le informazioni. L’aggiornamento batimetrico è quello più importante. Più sensibile e più frequente nelle aree portuali, essendo i porti, delle aree vive, soggette a cambiamenti così come le aree costiere. Pertanto, la cartografia deve seguire tali mutamenti. Con le nostre spedizioni ad hoc, l’aggiornamento batimetrico lo eseguono le nostre navi idrografiche.

Uno dei pilastri dell’IIM è l’attività formativa, accogliendo anche studenti di provenienze oltre confine. Dovendolo spiegare a chi approccia a questo mondo, perché è importante l’acquisizione di solide capacità idrografiche e cartografiche per un paese?

La didattica formativa è uno dei pilastri dell’IIM dal 1907 e negli anni ha avuto una sua evoluzione. Per legge l’Istituto deve fare formazione

e la Marina ha dato a noi questo compito. Abbiamo un corpo docente, esattamente cinque docenti, che si occupano di formazione specialistica idrografica e, unitamente all’Accademia Navale, possiamo dire di essere gli unici in Marina. È un mondo che da circa 20 anni è sia civile che militare, perché vi è la necessità di avere capacità di acquisizione di dati idrografici, da tradurre poi in carte e documenti. Tutti i paesi evoluti hanno servizi idrografici avanzati, elemento che denota l’importanza di questo lavoro. Inoltre, l’ente cartografico di Stato è di supporto al paese in tante sue sfaccettature e se si considera la collaborazione con tutti i ministeri che hanno interessi sul mare, emerge la necessità di avere persone formate. Ergo, non parliamo solo di produzione cartografica, bensì, di un lavoro a più ampio respiro per il Paese.

L’Istituto Idrografico della Marina ha rilevanza sia sul piano nazionale che internazionale. Da dove parte e sin dove arriva l’Istituto Idrografico?

Sul piano nazionale, la rilevanza è data da una legge dello Stato che ci nomina tra i cinque enti deputati alla produzione della documentazione nautica dello Stato. Sul piano internazionale risiedono un certo numero di importanti motivazioni. Innanzitutto, l’IIM è parte dell’IHO, l’ente che governa le regole idrografiche mondiali, all’interno del quale partecipiamo attivamente. Tra gli attuali membri vi è il mio predecessore, l’ammiraglio Luigi Sinapi. Questo va ad aggiungersi alle attività di capacity building, cioè di supporto a nazioni con le quali abbiamo accordi bilaterali e non hanno una capacità idrografica completa. Lì siamo intervenuti per lo sviluppo delle strutture preposte, sia con il nostro know how che con mezzi economici ed infrastrutturali. Tra queste nazioni, forse la più importante, il Libano, con il quale collaboriamo dal 2014 e dove, lo scorso anno, è stato firmato un accordo con la Difesa, alla presenza del capo di Stato Maggiore della Marina delegato alla firma e inoltre, poche settimane or sono, ho sottoscritto un accordo tecnico di coproduzione. Vuol dire che il Libano è divenuto un Istituto Idrografico ed ha l’autorevolezza per produrre la sua prima cartografia. Inizialmente lo faremo insieme. Difatti, in questi giorni, il direttore dell’Istituto Idrografico libanese ed un suo collaboratore, sono all’IIM, al fine di lavorare pragmaticamente sulla costruzione delle prime carte, in particolare la carta del porto di Beirut. Per noi è motivo di grandi soddisfazioni, perché siamo riusciti ad esportare le nostre capacità italiane in giro per il mondo. A breve andrò in Qatar con il quale abbiamo un accordo simile al Libano. Un accordo bilaterale per la costituzione del loro primo Istituto Idrografico. Siamo presenti anche in altri paesi, Tunisia ed Albania, con cui l’Italia ha rapporti non di leadership, ma di coordinamento. Ci sono, poi, le attività che da anni portiamo in tutto il mondo, come l’High North e quella in Antartide, dove la responsabilità cartografica, nello specifico di ben tre carte, è dell’IIM.

Quali forze sono investite, intese sia come mezzi che capitale umano, per ricoprire un’area geografica così vasta?

L’IIM ha circa 250 dipendenti, 130 civili e 120 militari, a cui si aggiungono le navi idrografiche: l’Ammiraglia, nave Magnaghi, con un equipaggio di circa 100 persone, i catamarani costieri, Aretusa e Galatea, con 30/35 persone di equipaggio a cui si aggiungono, indirettamente, in quanto le Unità fanno parte della Squadra Navale, nave Alliance, con la quale conduciamo l’High North, e nave Leonardo, unità di appartenenza NATO con bandiera ed equipaggio della Marina Militare, utilizzate anche dall’IIM per le campagne idro–oceanografiche.

High North è tra le più importanti campagne che l’IIM conduce dal 2017 e Lei ne ha preso parte in passato. Cosa connota di tanta rilevanza questa missione al punto tale da avere un impatto determinante anche sull’economia globale?

Inizialmente è stata una partenza un po' timida, poi la Marina ha deciso di ritornare in Artico con un’attività di tipo scientifico, perché le evoluzioni climatiche che sussistono hanno determinato interesse nel conoscere meglio l’Artico ed il 22 maggio, da La Spezia, è partita la 5^ spedizione. L’Hight North è importante per tanti motivi sia per la Marina che per la nazione, perché l’Italia è un paese osservatore dell’Arctic Council anche grazie all’attività fatta dalla Marina. Inoltre, l’Italia ha una strategia artica e ciò vuol dire che è parte di una vision globale, al cui interno ci sono le Forze Armate, l’Industria, il CNR, l’Università e noi abbiamo il nostro ruolo attivo, tra i più importanti sul campo. A tal proposito, voglio ricordare che nel 2020, l’unica spedizione oceanografica

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