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Un pass per l’Olimpo
il governo napoleonico era caduto da tempo e siamo in piena dominazione borbonica. Recependo quindi le indicazioni reali del 1837, che avevano disposto la progettazione di un piano luministico per l’intero golfo di Napoli, venne istituita “la Commissione de’ Fari e Fanali” composta dal fisico Melloni, dal Lauria, nominato “Ingegnere direttore de’ Fari” e dall’alfiere di Marina Giovanni Vacca che si occupò della designazione dei siti. La “Lanterna del molo” , l’antica “gran torre di angolo tra il molo angioino e quello di San Gennaro a sud del porto mercantile” della capitale consisteva in un’alta costruzione cilindrica, poggiante su un massiccio basamento ottagonale scarpato ed era munita di un fievole lanternino a quindici lampade che , in un primo momento, la Real Marina, che ne aveva l’affidamento, stabilì di sostituire con un macchinario a gas. Abbandonata l’idea, si optò per la tecnica lenticolare. Il Laurìa provvide al miglioramento della scala interna, “ a molteplici restauri e decorazioni e , poiché versava in precarie condizioni statiche, consolidò le fondamenta prima di soprelevarla fino a circa 40 metri di altezza, per consentire ai raggi luminosi di raggiungere le oltre 20 miglia necessarie a svolgere il ruolo previsto di faro di “atterraggio”. L’accensione avvenne il 1° aprile del 1843. Nel 1852 fu attivato il terzo faro nel porto di Napoli, posizionato sul nuovissimo pontile di San Vincenzo, che delimitava la zona militare ed il bacino di raddobbo (visibile ancora oggi). Oggigiorno la “Lanterna del molo” non esiste più, ” abbattuta nel 1932, quando il porto e la stazione marittima furono ristrutturati, ed è stata sostituita, nelle sue funzioni, dal faro di San Vincenzo, attivato nel 1916 e ricostruito nel 1951. La colorazione diurna del nuovo faro è inconfondibile: una torre cilindrica in muratura rivestita
il 1° luglio 1911 venne sancito il passaggio effettivo del servizio fari ed altri segnalamenti marittimi dal Ministero dei Lavori Pubblici al Ministero della Marina
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di mattonelle rosse con la muretta superiore in bianco sormontata dalla lanterna. Raccordato alla stessa torre, esiste un fabbricato a due piani con un passaggio coperto. Al piano terra vi sono due locali un tempo destinati ad ospitare il gruppo elettrogeno e il magazzino. Al piano superiore tre stanze, una cucina e un locale igienico. Continua il notiziario: “sullo stesso molo di fianco al fabbricato alloggio esiste un fabbricato di un solo piano diviso in tre scompartimenti, in uno di essi è istallato l’impianto del nautofono Pintsch, negli altri due locali sono depositati i combustibili e materiali vari”. Di quanto descritto restano solo i manufatti. L’impianto del nautofono è stato da tempo dismesso, mentre l’automazione, la tecnologia del telemonitoraggio, e l’utilizzo di sorgenti luminose a basso consumo, sostenibili e, allo stesso tempo, ad elevato rendimento, hanno cambiato per sempre la gestione del segnalamento marittimo. La storica lanterna partenopea è stata anche la prima in Italia ad entrare in funzione, nel luglio del 2016, con la nuova illuminazione a led. Ad occuparsi in remoto del corretto funzionamento del faro è il personale farista e tecnico del vicino Comando Zona Fari di Napoli, personale indispensabile per garantire l’efficienza del servizio nonostante la spinta automazione. Termina qui, per ora, la nostra rubrica: 12 mesi durante i quali, idealmente, abbiamo navigato lungo le coste italiane, isole comprese, per svelare aneddoti, a volte scritti su qualche foglio nascosto nei cassetti d’archivio della Direzione Fari, a volte raccontati dal personale tecnico e farista intervistati nel corso di questa entusiasmante avventura nella macchina del tempo del mondo dei fari. E’ questo un vero e proprio patrimonio del Servizio Fari Nazionale, da tramandare nel tempo affinché si acquisisca la necessaria consapevolezza che dietro al piccolo e tecnologico pannello solare che oggi alimenta un fanale, esistono storie di uomini, donne e famiglie che in tempi ormai lontani hanno condotto vite caratterizzate da privazioni e sacrifici, custodi di luoghi impervi ed irraggiungibili quanto necessari ad indicare la “giusta rotta” ai naviganti di ogni nazionalità. E nel rispetto delle tradizioni che quegli uomini e quelle donne ci hanno tramandato, siamo orgogliosi di rappresentare ancora oggi un Servizio efficace ed efficiente garantito dalla Forza Armata a beneficio di tutti coloro che ieri come oggi, a prescindere dalla nazionalità e dalla grandezza del bastimento, solcano le onde del mare!
Lux nautis securitas!
La lanterna del molo; sopra il 1° luogotenente Valerio Cordiale e la rete d'illuminazione costiera.
di Pasquale Prinzivalli Continua la rubrica dedicata ai nostri atleti che hanno ottenuto la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo, in programma dal 23 luglio all'8 agosto 2021. In questo numero entriamo nel mondo dei tuffi insieme a Sara Jodoin Di Maria e Lorenzo Marsaglia
Si è conclusa il 6 maggio a Tokyo, sede dei prossimi Giochi Olimpici, la finale di Coppa del Mondo di tuffi. Una settimana all’insegna dello sport ai più alti livelli che ha visto impegnati alcuni atleti del Gruppo Sportivo della Marina Militare. Tra questi la giovanissima Sarah Jodoin Di Maria che, chiudendo al quinto posto nella piattaforma da 10 metri, compie l’impresa e raggiunge l’obbiettivo della qualificazione alle Olimpiadi. La 21enne italo canadese è nata a Montreal (CAN) il 3 gennaio del 2000 da padre calabrese e madre di Toronto, diplomata al liceo scientifico, dal carattere timido e introverso si esalta quando sale sulla piattaforma. Tesserata con la Marina Militare e MR Sport Fratelli Marconi, allenata dal tecnico federale Tommaso Marconi, a Tokyo ha condotto una gara di altissimo livello: doppio salto mortale e mezzo ritornato carpiato (58.80) e il triplo salto mortale e mezzo avanti carpiato (63.00) sono solidi; il doppio salto mortale e mezzo indietro carpiato (65.25) è eccellente; la verticale con doppio salto mortale indietro con un avvitamento e mezzo (70.40) e il doppio salto mortale e mezzo indietro con un avvitamento e mezzo (67.20) sono pulitissimi. Chiude con 324.65 punti: il suo primato personale. "Sono fiera e orgogliosa di rappresentare l'Italia alle Olimpiadi di Tokyo. Spero di aver dato una piccola soddisfazione ai tanti italiani che vivono in Canada. Voglio ringraziare le mie società che mi consentono di allenarmi al meglio a Roma e tutto il gruppo azzurro, con cui ho legato moltissimo e che mi fa sentire a casa: ci toglieremo ancora tante soddisfazioni", queste le parole della nostra atleta al termine della gara. Sempre al Tokyo Acquatic Centre, che tra