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1921-2021: centenario del Milite ignoto
Il 4 novembre tra i ricordi di una storia e la Storia da ricordare
Sono le ore 9 del 4 novembre del 1986. Il bidello entra in classe e chiede al maestro Piccolo di mettere in fila gli alunni e accompagnarli nel cortile antistante l’ingresso principale della scuola elementare. A due a due i piccoli scolaretti si dispongono in fila, ordinati. Nella piazzetta del Ponte c’è un po’ di movimento, si intravedono degli uomini in uniforme e un signore con baffi e con fascia tricolore addosso, che poggiano una corona d’alloro ai piedi di una statua che ritrae un soldato pronto ad andare incontro ad un qualcosa. Un “qualcosa” che gli occhi di una bambina di otto anni non sono ancora in grado di capire. Tutte le classi della scuola sono fuori, a formare 5 rette parallele, sui gradoni sono state messe altre corone di fiori, grandi e imponenti. C’è un silenzio irreale, anche le auto sul corso principale si sono fermate, le attività commerciali hanno interrotto i loro esercizi. Alle spalle dell’adunata si sentono tre squilli di tromba e dai cancelli ai gradoni avanza la banda musicale del Comune
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di Daniela Napoli
preceduta da un piccolo gruppo di anziani che con orgoglio sfilano con le loro divise e portano in alto il medagliere luccicante e tintinnante che reca la scritta: “Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Sez. Pomigliano d’Arco”. “Combattenti e reduci”: gli occhi della bambina leggono quelle tre parole mentre la banda inizia a suonare una musica emozionate e bellissima che lei ricorda di aver ascoltato in televisione anche in altre circostanze. Nell’aria vibrano le note dell’inno nazionale. Si trova in quella scuola da due mesi ed è la prima volta che le capita di assistere alla cerimonia, per questo motivo - suggellato il tutto con un grande applauso dei presenti - una volta in classe, la bambina chiede al suo maestro cosa rappresentasse quel momento e soprattutto chi fossero i combattenti e i reduci. Il maestro spiega che quel giorno si celebra la Giornata delle dell’Unità nazionale e delle Forze armate e con essa anche la fine della Prima guerra mondiale, perché il 4 novembre del 1918 entrò in vigore l’armistizio di Villa Giusti (Padova) tra il Regno d’Italia e il Regno austro-ungarico che sancì il trionfo italiano, dopo l’impresa per mare di un manipolo di uomini valorosi guidati da Luigi Rizzo che affondarono la principale corazzata nemica e dopo la stoica compattezza dell’artiglieria dell’esercito che alla guida di Armando Diaz riparò alla disfatta di Caporetto con la resistenza sul Piave fino alla celebre Vittoria di Vittorio Veneto, con la quale le città di Trento e di Trieste tornarono a far parte del territorio italiano. Il maestro racconta ai suoi alunni che i nostri soldati - dal 24 maggio del 1915 al 4 novembre del 1918 - lottarono strenuamente per 41 mesi per difendere l’unità e l’indipendenza della nazione; più di seicentomila di loro morirono in battaglia, decine di migliaia i prigionieri, i feriti e i mutilati. Ecco chi erano i combattenti e i reduci: uomini provenienti da tutte le province d’Italia - dalla Sicilia alle Alpi, dal Tirreno all’Adriatico - che in tre anni e mezzo di Grande Guerra hanno affrontato il conflitto con coraggio e determinazione, pronti a sacrificare la loro vita per il Paese. Estremo sacrificio, come quello compiuto dal soldato della statua in piazza, il milite che va fiero verso “quel qualcosa” pur sapendo che potrebbe non far più ritorno alla sua casa, ai suoi affetti. Lui e tanti altri caddero in anonimato. La bambina con il tempo e lo studio ha compreso che “ignoto” fu solo il “chi”. Conosciuto invece il “cosa”: il loro coraggio e il loro valore, perché la grandezza non ha tempo e non ha un nome, se non quello della nostra Patria. Come ogni anno, dal 1922 ad oggi, è celebrato il 4 novembre. Il momento finale di tutte le cerimonie istituzionali in programma, si è svolto all’Altare della Patria di Roma dove sono stati commemorati i cento anni dalla traslazione della salma del Milite ignoto. La Marina Militare si è unita a tutte le altre Forze Armate in questa importante ricorrenza per l’Italia, dedicando e scrivendo nella stessa giornata un capitolo altrettanto fondamentale per la sua di memoria: l’avvicendamento a capo di Stato Maggiore della Marina tra l’ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone – neo capo di Stato Maggiore delle Forze armate - e l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino. Una Storia da ricordare e un’altra da scrivere.
In alto a sinistra, il Presidente della Repubblica all’altare della Patria il 4 novembre, giorno dell’Unità nazionale e giornata delle Forze Armate. In alto, locandina commemorativa del ministero della Difesa.