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Enduring Freedom a 20 anni dalla partenza di Emanuele Scigliuzzo

Nel solco di questi processi migliorativi che riguardano donne e uomini della Marina Militare, si innesta anche l’iniziativa per la revisione del vestiario ordinario del personale femminile, interamente ridisegnato con nuovi modelli migliorati in termini di vestibilità e di comfort. Analoga iniziativa verrà presto avviata per i capi maschili, per aggiornare i modelli sulla base di linee di vestibilità più moderne ”

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dacali di categoria, l’adozione di nuove tenute più funzionali per il personale impiegato nei servizi di vigilanza e gli approvvigionamenti dei nuovi capi sono stati già finalizzati in diverse sedi o sono in via di completamento. Sono stati, inoltre, individuati nuovi capi di vestiario per il personale tecnico degli stabilimenti di lavoro e dei Servizi Efficienza Navi dei Comandi di Stazione Navale, per i quali è in corso l’approvvigionamento dei prototipi. Il processo di rinnovamento del vestiario militare della Forza Armata, del quale si occupa il 4° Reparto Infrastrutture e Logistica dello Stato Maggiore, si estende anche al vestiario ordinario e viene condotto attraverso la ricerca di un generalizzato innalzamento della qualità delle materie prime e di tecniche di confezionamento innovative ed ecosostenibili, in linea con i più avanzati criteri ambientali di settore. Il rispetto dei canoni di eleganza che contraddistinguono le uniformi della Marina Militare, inoltre, è stato attuato anche mediante l’attivazione nelle principali sedi di servizio (Roma, Taranto, La Spezia, Augusta e Ancona) di convenzioni sartoriali che consentono al personale di adattare meglio, alla propria corporatura, i capi di vestiario senza alterarne il modello o di chiedere eventuali riparazioni a seguito del loro normale utilizzo. Nel solco di questi processi migliorativi che riguardano donne e uomini della Marina Militare, si innesta anche l’iniziativa per la revisione del vestiario ordinario del personale femminile, interamente ridisegnato con nuovi modelli migliorati in termini di vestibilità e di comfort. Analoga iniziativa verrà presto avviata per i capi maschili, per aggiornare i modelli sulla base di linee di vestibilità più moderne. In ultimo, sempre per quanto riguarda il vestiario ordinario, è stata realizzata una divisa che accompagni le nostre donne militari nel periodo della gravidanza e fino ai mesi successivi al parto. “Abbiamo pensato a modifiche migliorative nel comfort, nella funzionalità e nella vestibilità, senza tralasciare l’eleganza che da sempre contraddistingue la nostra Forza Armata” queste le parole del capo del Reparto Infrastrutture e Logistica, ammiraglio di divisione Valter Zappellini. La divisa è il simbolo di appartenenza del personale alla Forza Armata e rappresenta un bagaglio unico e peculiare di valori e tradizioni. “Per questo è stato naturale pensare ad una divisa che il personale femminile potesse

indossare anche in un periodo, certamente delicato, ma che caratterizza il servizio attivo regolarmente prestato di una qualunque donna che veste l’uniforme” dice nell’intervista per la rivista The Italian Times il tenente di vascello Carolina Richiedei. Sono 3.240 le donne in Marina, comprese le colleghe appartenenti al Corpo delle Capitanerie di Porto, che potranno cogliere questa opportunità. Già da novembre, infatti, le uniformi sono disponibili su richiesta. Con l’adozione delle uniformi prémaman, inoltre, la Marina Militare è la prima tra le Forze Armate italiane ad aver studiato e realizzato capi specifici per il personale femminile che vive l’esperienza della maternità. Un ulteriore riconoscimento per il ruolo che le donne in uniforme svolgono anche durante un periodo così importante e delicato della loro vita familiare.

Le divise della Marina Militare: dalla tradizione della divisa storica degli allievi della 1ª classe dell’Accademia Navale, all’innovazione della nuova divisa prémaman.

Enduring Freedom a venti anni dalla partenza

Dopo gli attentati dell’11 settembre alle Torri Gemelle di New York, partì il primo Gruppo Navale italiano. Le navi operarono in appoggio alla coalizione nell’ambito dell’Enduring Freedom, la missione lanciata dagli Stati Uniti

di Emanuele Scigliuzzo L e ostruzioni del porto di La Spezia ormai in vista, il mare calmo e nave Aviere navigava per rientrare alla base dopo un periodo di attività operativa nella sede di Taranto. Nel silenzio della plancia irrompe, dalla Centrale Operativa di Combattimento, il capo Reparto Operazioni che con sguardo sconvolto annuncia: “Hanno fatto un attentato alle torri gemelle di New York”. Un momento che rimarrà indelebile nei miei ricordi vissuto durante una delle guardie in plancia al “brogliaccio” nel mio periodo di imbarco. Nessuno dell’equipaggio avrebbe mai immaginato che da lì a breve sarebbe stato impegnato in una missione storica. Anche perché per nave Aviere, era quasi arrivato il momento di cambiare sede di assegnazione e passare da La Spezia a Taranto. Ci aspettava un periodo di cambiamento, invece nelle settimane successive iniziammo la preparazione per unirci al Gruppo Navale. Quel giorno, l’11 settembre del 2001, è stato un crocevia per la storia mondiale. A seguito dei brutali attentati, gli Stati Uniti iniziarono la loro guerra in Afghanistan conclusa recentemente nei modi raccontati dalle pagine di cronaca. Il governo italiano scelse di partecipare, insieme ad altre nazioni europee, all’operazione Enduring Freedom (Libertà Duratura), lanciata dagli U.S.A. nei giorni immediatamente successivi agli attacchi

terroristici. Una missione storica anche perché gli Stati Uniti si appellarono all’art. 5 del Trattato Nord Atlantico e al diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall'art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite. L’inizio delle operazioni avvenne il 7 ottobre del 2001, con un attacco missilistico condotto da Stati Uniti e Regno Unito. L’Italia si dimostrò fin dalle prime ore intenzionata a prendere parte alle operazioni militari, era necessario però capire con quali modalità e mezzi. Il 7 novembre l’allora ministro della Difesa, Antonio Martino, in un discorso alla Camera annuncia: “Gli assetti costituenti il pacchetto di forze sono stati determinati […] per la Marina è previsto un Gruppo navale, che dovrebbe essere inserito nel dispositivo che opera a nord del Mare Arabico o del Golfo Persico e che sarà composto dalla portareomobili Garibaldi (con imbarcati otto velivoli a decollo verticale ‘AV-8B plus’ e quattro elicotteri ‘SH-3D’), una o due fregate di scorta ravvicinata (con imbarcati tre elicotteri ‘AB-212’) e una unità rifornitrice di squadra (con eventualmente imbarcati un elicottero ‘AB212’ ed en ‘SH-3D’)”. Il Gruppo Navale che sarebbe partito da Taranto era costituito oltre dalla nave ammiraglia anche dalla fregata Zeffiro, dal pattugliatore di squadra Aviere e dalla nave rifornitrice Etna. In totale 1.475 uomini, tutti professionisti come riportano le pagine del Notiziario della Marina di quei mesi che, allora come oggi, sono testimoni dei principali avvenimenti della Forza Armata. A queste, dopo un impegno di quattro mesi, sarebbe seguita la partecipazione di un altro Gruppo Navale, costituito dal cacciatorpediniere Luigi Durand de la Penne e dalla fregata Maestrale. L’impegno delle nostre navi continuò a rotazione anche negli anni successivi. Sarebbe toccato alla Marina quindi, partire per prima e unirsi alle forze della

Mar Mediterraneo, domenica 18 novembre 2001, il Gruppo Navale italiano, in partenza per la missione Enduring Freedom.

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