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Salone Internazionale del Libro di Torino

di Patrizia Rigo

Sono stati circa 700 i visitatori, che già dalla prima giornata di prenotazioni hanno esaurito i posti a disposizione per ammirare, nel rispetto delle norme anti-COVID19, quello che è stato per secoli il fulcro dell’industria navale della Serenissima, simbolo del potere della Venezia militare e commerciale sul mare e culla della tradizione marittima italiana, oggi custodito con orgoglio dalla Marina Militare. Una volta oltrepassato il maestoso portale d’ingresso rinascimentale, i tanti visitatori hanno potuto osservare, tra le altre cose, la “Sala degli Squadratori” (la più grande sala antica d'Europa senza colonne), lo “Squero del Bucintoro” (scalo coperto in cui era custodito il vascello dogale) e il sommergibile “Enrico Dandolo”, dal 2002 “approdato” presso l’Arsenale come sommergibile-museo. L'Arsenale di Venezia, nato oltre otto secoli fa da una lungimirante intuizione del Senato veneziano, riunì e concentrò, in una cittadella fortificata, tutte le esperienze e le abilità tecniche per la costruzione di navi da commercio e da guerra. I cantieri, le officine, i depositi e i magazzini, gestiti con maestria da generazioni di valenti artigiani, portarono alla produzione di centinaia di imbarcazioni che solcarono i mari assicurando alla Repubblica Serenissima prestigio e prosperità. Un modello industriale ante litteram che colpì perfino Dante, tanto da indurlo a farne menzione nel XXI Canto dell’Inferno: Quale ne l'arzanà de' Viniziani bolle l'inverno la tenace pecea rimpalmare i legni lor non sani (Come nell'Arsenale dei Veneziani d’inverno bolle la pece viscosa per riparare le loro navi danneggiate… ). L’Arsenale è oggi la sede dell’Istituto di Studi Militari Marittimi, polo culturale della Marina Militare presso il quale gli ufficiali frequentano, insieme a studenti universitari, il Corso Normale di Stato Maggiore che, grazie ad un accordo di collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, permette il conseguimento di un master di 2° livello in “Studi Strategici e Sicurezza Internazionale”. L’Arsenale - oltre ad essere una base navale militare a tutti gli effetti, essendo il porto di assegnazione della nave idrografica “Aretusa” e della nave Moto Trasporto Fari Ponza - è anche una location di eccellenza per lo svolgimento di grandi eventi di rilievo internazionale organizzati dalla Marina, quali il “Trans - Regional Seapower Symposium” (Simposio internazionale delle Marine) e il Salone Nautico di Venezia. “L’attenta opera svolta dalla Marina per la valorizzazione dell’antico Arsenale di Venezia” - ha sottolineato il contrammiraglio Andrea Romani, Comandante dell’Istituto di Studi Militari Marittimi - “si concretizza anche attraverso attività come le Giornate FAI d’Autunno, durante le quali è possibile visitare e conoscere questo luogo unico, che custodiamo con grande cura, consapevoli del suo inestimabile valore storico e culturale”.

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Il Castello Svevo, detto anche Castello grande o di terra per distinguerlo da quello Aragonese o di mare, venne costruito nel 1227 dall’Imperatore Federico II di Svevia come residenza fortificata e per le sue guarnigioni. Il Castello è nel centro storico di Brindisi ed è il secondo dei quattro castelli fatti costruire nella città. La sua impostazione a forma trapezoidale fu cambiata dopo circa due secoli per riadattarlo alle esigenze del tempo e all’evoluzioni delle armi, in particolare quelle da fuoco. Nel 1488 gli Aragonesi ampliarono il Castello costruendone uno più moderno che meglio rispondeva alle esigenze del momento e che racchiudeva il nucleo principale. Al centro del castello, in Piazza d’Armi, oggi troviamo la sala Federico II, al cui interno si trovano tre quadri risalenti al 1600, e la Sala Storica della Brigata Marina San Marco, nella quale sono conservati cimeli e testimonianze delle esperienze vissute nel corso dei 100 anni di storia del reparto dalla costituzione fino ai giorni nostri. Dal 1814 ai primi anni del 1900 il Castello venne trasformato ed utilizzato come “bagno penale”, per poi essere impiegato nel 1909 dalla Marina Militare come stazione Torpediniera, nel 1910 come base del Comando dei Sommergibili e nel 1916 come più importante riferimento della flottiglia MAS (Motoscafo Armato Silurante). Di proprietà del Demanio dello Stato, oggi il Castello Svevo ospita il Comando della Brigata Marina San Marco che ne cura la manutenzione e la conservazione.

Il Castello Svevo di Brindisi

di Marco Mollica

Il Faro di San Vito Lo Capo (TP)

di Fabio Cacciatore

Il faro di San Vito Lo Capo, con la spiaggia e il Santuario, rappresenta uno dei simboli della cittadina del trapanese, una classica immagine da cartolina con un panorama che affascina e regala intense emozioni: La struttura è alta 43 metri sul livello del mare e la sua luce riesce ad arrivare fino a più di venti miglia marine: per questo motivo è uno dei fari più importanti della Sicilia. Nel corso degli anni ha evitato tanti naufragi sulle rocce appuntite, che in passato hanno visto frantumarsi navi romane, fenicie, arabe e normanne. La sua luce, infatti, segnala la secca rocciosa che si estende in direzione nord. La costruzione del faro risale al Regno Borbonico. Negli anni tra il 1800 e il 1850, si decise di edificare numerosi punti lungo le coste del Regno delle Due Sicilie, per rendere più sicura la navigazione d’altura e quella costiera. I lavori iniziarono nel 1854 e l’accensione della prima luce, con luce bianca fissa e rossa a splendori, risale al 1 agosto 1859. Il faro ed il fanale sono gestiti dal Comando Zona Fari della Marina Militare con sede a Messina.

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