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anche l’incesto “is love”
Se “love is love”, anche l’incesto “is love”
Giuliano Guzzo
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Sono sempre più frequenti le questioni relative all’incesto, che dipingono i rapporti sessuali tra consanguinei con un occhio fondamentalmente benevolo. Film, casi di cronaca, questioni di diritto... con un lento lavorio puntano allo sdoganamento dell’incesto. Del resto, dal 1 gennaio 2013 è entrata in vigore qui in Italia la legge 219 del 10 dicembre 2012 che ha eliminato le residue distinzioni tra figli legittimi e figli naturali e, affermando il principio dell’unicità dello status giuridico dei figli, ha consentito anche il riconoscimento dei figli incestuosi. Nell’interesse del minore, per carità...
Correva l’anno 2007 quando su Time Magazine comparve una domanda spiazzante: «Bisognerebbe legalizzare l’incesto?». Molti, c’è da immaginare, allora avranno pensato a una provocazione, ma in questo strano 2021 ci ha pensato la cronaca a gettare sotto una nuova luce, rivestendola di profezia, quella domanda. Sì, perché non molto tempo addietro il New York Post ha riportato un fatto sconvolgente: il caso di un padre intenzionato a sposare il figlio,
tanto da formulare una richiesta - presentata in modo ufficiale in data 1 aprile - per far dichiarare «incostituzionali» le vigenti leggi
sull’incesto del suo Stato. «Attraverso il legame duraturo del matrimonio, due persone, qualunque sia la relazione che potrebbero altrimenti avere tra loro, possono trovare un maggiore livello di espressione, intimità e spiritualità», è l’argomento portato dal ricorrente che, da quanto è dato capire, vorrebbe convolare a nozze con un figlio adulto. Ora, essendo la fonte della notizia un giornale serio e con oltre 120 anni di storia, c’è da temere che sia tutto vero. Anche perché l’argomento dell’aspirante sposo - che definisce il tutto una mera questione di «autonomia
Un padre vuole sposare suo figlio: è una mera questione di «autonomia individuale». È coerente con la cultura dominante secondo cui tutto ciò che è materialmente possibile, è anche bene sia riconosciuto come legale
individuale» - suona terribilmente coerente con la cultura dominante e col tormentone dei “nuovi diritti”, secondo cui tutto ciò che è materialmente possibile, è anche bene sia riconosciuto come legale. Che esito avrà quindi questa causa? Al momento non è dato saperlo. Quel che però colpisce è che simili situazioni parrebbero meno rare di quanto si pensi. Sylvia Law, docente universitaria di diritto, ha in proposito evidenziato al New York Post che «sono noti», infatti, casi di genitori che, separati dai figli quando questi ultimi erano piccolissimi, li ritrovano dopo decenni con la possibilità che nascano «relazioni romantiche». La richiesta di legalizzare l’incesto, dunque, non sarebbe più una cosa così lunare, e presto potremmo vederla apertamente formulata non solo negli Stati Uniti, ma un po’ in tutto l’Occidente. Se ciò avvenisse, non sarebbe che una nuova, drammatica tappa di quella che Gilbert Keith Chesterton aveva definito la «lunga marcia della distruzione intellettuale» e che, a ben vedere, in questo caso è anche distruzione della famiglia e, evidentemente, dei diritti di un bambino a crescere con padre e madre. D’accordo, ma come si è arrivati a questo punto? Uno spunto di straordinaria lucidità, per provare a rispondere a tale quesito, lo aveva dato il compianto Mario Palmaro (1968–2014), il grande bioeticista pro-life italiano, allorquando ebbe a evidenziare: «Se siamo arrivati a un passo dall’incesto come diritto, ciò si deve a un errore originario: la tendenza a combattere il progressismo e il relativismo semplicemente seguendolo con qualche mese o qualche anno di ritardo». «Si sceglie cioè di cedere qualche cosa, di mediare, di difendere la verità solo in parte», aggiungeva Palmaro, «sperando di vincere sul piano politico. Il risultato è che, dopo quarant’anni, la cultura della morte e del nichilismo ha vinto tutte le sue battaglie». Che dire? Purtroppo il ragionamento non fa una grinza. Questo significa che, se vogliamo fermare l’incesto come nuova frontiera dei “nuovi diritti”, quale rischia di delinearsi all’orizzonte, non possiamo
permetterci il lusso di denunciarne solamente
l’inaccettabilità. Dobbiamo cioè spingerci oltre, e soprattutto, tornare prima che sia troppo tardi a riaffermare tutti quei diritti che, negli ultimi decenni, abbiamo lasciato che fossero messi tra parentesi; primi fra tutti il diritto alla vita di ogni nascituro e quello, sempre legato ai bambini, di poter avere un padre e una madre e, conseguentemente, di essere protetti da forme di sessualizzazione precoce o devianza di qualsivoglia natura. Va insomma
riscoperto l’ordine morale attraverso una
nuova valorizzazione della famiglia, «cellula fondamentale di una società» che, nella misura in cui la mette fra parentesi, inevitabilmente finisce con l’ammalarsi. Altrimenti, e dispiace apparire così pessimisti, davvero lo sdoganamento dell’incesto sarà solo una questione di tempo.