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YARI CECERE
L'EFFICIENZA ENERGETICA NON BASTA!
Se il comparto edile procederà solo sulla strada dell’efficientamento degli edifici, alla lunga, sarà comunque insostenibile e non risponderà all’abbattimento degli impatti più ampi che sono previsti dalla transizione ambientale».
Come deve essere quindi la casa del futuro?
«In primis una casa che va a braccetto con la riduzione di costi e consumi, non solo energetici. A questo proposito non si capisce perché l’Europa sia così severa sul fronte “energia” e meno intransigente con una risorsa altrettanto preziosa come l’acqua. Fortuna vuole che i più giovani siano molto più attenti ai temi ambientali. Sono consapevoli che le risorse sono scarse e a caro prezzo a causa di cambiamenti climatici ed equilibri internazionali, questo come sviluppatore immobiliare sprona me e la mia azienda a inserire nella progettazione soluzioni che vanno oltre l’efficienza energetica, ormai normata, portando i clienti a condividere con noi la strada del “minimo impatto”».
Che sarebbe?
«Lo spiego per punti: “no suolo”. Gli edifici del futuro devono possibilmente nascere in seguito ad interventi di rigenerazione o sostituzione di ciò che esiste ma è irrecuperabile, al fine di evitare la cementificazione di nuove zone. “Riciclo dell’acqua”. I condomini hanno la possibilità di raccogliere e poi mettere in circolo l’acqua piovana e allora: perché non farlo?».
Voi lo fate?
«Sì!».
Come?
«Utilizziamo vasche di accumulo per le acque di pioggia che risultano poi utili per l’irrigazione dei giardini, per esempio, o per la pulizia delle parti comuni dei nostri stabili. Usare acqua potabile per queste attività non è affatto necessario, piuttosto, è necessario educare il mercato. Se il mercato capisce quello che stai facendo e perché lo stai facendo, sarà disposto a seguirti».
Cos’altro?
«“Materiali naturali”. La casa del futuro non deve nuocere all’ecosistema ma nemmeno alla salute dell’uomo. Quindi perché non riscoprire materiali alternativi?».
Tipo?
«Canapa, sughero, legno, scarti agricoli, intonaci e pitture naturali. Nell’inventare il futuro abbiamo dimenticato che l’essere umano ha sempre dovuto proteggersi dal caldo e dal freddo e lo ha fatto usando isolanti naturali, privi di derivanti del petrolio, addirittura più performanti rispetto a fenomeni quali l’effetto “isola di calore”. L’innovazione può essere rintracciata anche nelle strategie del passato, noi stiamo allargando la conoscenza di questi materiali e il loro utilizzo per affrontare la sostenibilità da molteplici prospettive e abbracciare una transizione che sia realmente attenta al benessere ecosistemico, dei territori e dei residenti».
Tutta una questione di tecnologie quindi?
«Di tecnologie e qualità della vita. Stiamo lavorando a progetti che rispondono sempre di più al nuovo vivere quotidiano. La pandemia, in questo senso, è stata capace di innescare riflessioni fondamentali. Adesso sappiamo per certo che le abitazioni devono dotarsi di funzioni aggiuntive e servizi che una volta erano solo esterni alla casa».
Quali? Come stanno cambiando i metri quadri delle vostre dimore?
«Progettazione flessibile, revisione delle dimensioni sufficienti, balconi abitabili, attici che includono vasche per il relax, stanze in più per il lavoro o i propri hobby e desideri, questa è la direzione che stiamo prendendo per ciò che riguarda le singole unità immobiliari. In termini condominiali invece oggi sappiamo che dobbiamo lavorare su tutti gli spazi interstiziali (pianerottoli, cortili, piani terra o tetti-giardino) per nobilitarli a luoghi di relazione e di vita comune. Avere una palestra, un’area giochi o un cortile condiviso e associativo da utilizzare in caso di spazio pubblico negato è un’idea che non solo conforta, ma permette di allargare la vita e la qualità della vita oltre i minimi e le monofunzioni del proprio appartamento».