“nuova unità” n. 3 nel quale si ricordano i quarant'anni dietro le sbarre di Mumia Abu-Jamal

Page 1

art. 2 Legge 662/96 filiale di Firenze

Spedizione in abb. postale 70% comma 20/B

Proletari di tutti i paesi unitevi!

nuova unità

Periodico comunista di politica e cultura n. 3/2021 - anno XXX

fondata nel 1964

Fino a quando sussiste il regime borghese, col monopolio della stampa in mano al capitalismo e quindi con la possibilità per il governo e per i partiti borghesi di impostare le quistioni politiche a seconda dei loro interessi, presentati come interessi generali... è inevitabile che le classi lavoratrici rimangano disgregate Antonio Gramsci

Il nemico è in casa nostra Una serie di fattori conferma l’avanzamento del processo di fascistizzazione dello Stato

A fine mandato il presidente si toglie i sassolini dalle scarpe e butta giù la maschera del finto democratico. L’occasione è stata il giorno dedicato alle vittime del terrorismo - dal 2008 giorno memoria vittime del terrorismo - dove, al grido di “La completa verità sugli anni di piombo è un’esigenza fondamentale per la Repubblica” - il capo dello Stato Sergio Mattarella ha rilasciato dichiarazioni e un’intervista a “La Repubblica”. La decisione di Macron, dopo aver parlato con Draghi, puntualmente ringraziato da Mattarella, ha ripuntato i riflettori sull’attività dei brigatisti, fatti emergere dalla loro vita francese alla vigilia della prescrizione dei reati per i quali erano stati condannati. Iniziativa di propaganda giunta al momento giusto per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi quotidiani e per nascondere che gli Stati capitalisti non fermano gli atti dei veri gruppi terroristici che la borghesia stessa costruisce per opportunità politica, per affermare il proprio dominio. Mattarella consegna a Repubblica un esame dei terroristi rossi contro la Repubblica italiana, descrive quanto avvenne dall’inizio degli anni Settanta, quando “coloro che predicavano la morte...”. “Sono stati anni molto sofferti, in cui la tenuta istituzionale e sociale del nostro Paese, è stata messa a dura prova. Oltre quattrocento le vittime in Italia, di cui circa centosessanta per stragi. Cittadini inermi colpiti con violenza cieca, oltre cento gli uomini in divisa che hanno pagato con la morte la fedeltà alla Repubblica”. E dice: “Il bersaglio era la giovane democrazia parlamentare, nata con la Costituzione repubblicana, per approdare a una dittatura, privando gli italiani delle libertà conquistate nella lotta di Liberazione”. Il Capo dello stato sostiene: “Al di là delle storie personali di chi aderì alla lotta armata, c’era la contestazione radicale della democrazia parlamentare, così com’era stata delineata dai padri Costituenti e, a ben vedere, anche la mancata accettazione della volontà degli elettori in favore di forze centriste, atlantiche, riformatrici, di segno moderato. Un esercizio di democrazia che veniva definito regime”. Bontà sua ha dichiarato che “C’era in Italia anche chi, legittimamente, si sarebbe aspettato dei governi o delle politiche diverse. Ma fu grave e inaccettabile quel processo mentale, prima che ideologico, che portò alcuni italiani - pochi - a dire: questo Stato, questa condizione politica, non risponde ai miei sogni, è deludente e, visto che non siamo riusciti a cambiarlo con il voto, abbattiamolo. Uno dei pilastri su cui si fonda la Repubblica è il valore del pluralismo. La democrazia è libertà, uguaglianza, diritti. È anche un metodo. Un metodo che impone di rispettare le maggioranze e le opinioni altrui. Prescindere dal consenso e dalle opinioni diverse vuol dire negare, alla radice, la volontà popolare, l’essenza della democrazia. È quello che tentarono di fare i terroristi”. E ancora: “Esattamente il contrario di quanto proclamava il terrorismo rosso, quando parlava di Resistenza tradita. Il tradimento della Resistenza sarebbe stato, invece, quello di far ripiombare l’Italia sotto una nuova dittatura, quale che ne fosse il segno”. Ma sono in molti che ancora oggi sostengono il tradimento della Resistenza e che non cambieranno idea per le sue esternazioni. Mattarella, del quale conosciamo la sua manipolazione della storia, nega il suo stesso concetto del pluralismo. Per lui solo chi vota centro, condivide le scelte Usa, Nato e della UE e accetta il pensiero unico del potere è considerato democratico. Il Presidente sorvola sulla strage di Piazza Fontana ordita da servizi segreti di Stato, dai fascisti, dai massoni della P2, sull’uccisione di Pinelli scaraventato dal 4° piano della questura di Milano perché non confessava ciò di cui era estraneo, i cui responsabili sono rimasti impuniti. Ovviamente la stampa si adegua alle veline del Quirinale e calca la mano tralasciando le stragi fasciste che veramente hanno insanguinato il paese e insistono su quelle 368 vittime delle Br che hanno colpito con l’illusione di “alzare il tiro” pen-

sando che quella fosse la via rivoluzionaria. Da buon democristiano, Mattarella, si occupa del passato dell’Italia, ma tace sul marciume che emerge (solo in parte) nella magistratura che lui presiede. Un covo di vipere di magistrati e pennivendoli che, come nelle migliori tradizioni, si trasforma in una nuova loggia “Ungheria” che, con la complicità dei giornalisti, creano confusione tra chi dice che si tratta di montature e calunnie e tra chi dice che si deve indagare. Nel frattempo, con un blitz a sorpresa, Draghi chiude l’era Vecchione-Conte e nomina Elisabetta Belloni, già segretario generale della Farnesina, già capo di gabinetto dell’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - ha gestito, tra le varie emergenze, i rapimenti di italiani in Iraq e in Afghanistan alla guida del Dis (Dipartimento Informazioni per la Sicurezza). Tra i primi a complimentarsi Franco Gabrielli che ha benedetto la sua nomina, il leader della Lega Matteo Salvini: “Buon lavoro a Elisabetta Belloni, donna di valore” e Matteo Renzi: “La nomina di Elisabetta Belloni alla guida del Dis è un’ottima scelta per le Istituzioni italiane”. Non facciamoci sviare dal fatto che a capo degli 007 ci sia una donna, forse sarano contenti settori del femminismo che non dividono il mondo in classi. In realtà, gli incarichi ai superpoliziotti Gabrielli e Giannini (con formazione Digos, specializzati in antiterrorismo e antieversione, con esperienza di manifestazioni di piazza e di caccia ai cosiddetti terroristi), al generale in divisa per gestire le vaccinazioni, all’esercito per trasportare i vaccini, ai carabinieri per le vaccinazioni domiciliari, dopo la gestione del Copasir a Fratelli d’Italia e dopo le dichiarazioni di Mattarella in varie occasioni, rafforzano il processo di fascistizzazione dello Stato necessario alla borghesia e al capitale per far avanzare i propri progetti di sottomissione della classe operaia e del proletariato e impedire un eventuale scontro fra capitale e lavoro in quella lotta di classe dove si scontrano interessi antagonistici e due visioni del mondo e della società contrapposte. Per meglio indorare la pillola per la batosta che si abbatterà sul mondo del lavoro con l’applicazione del documento programmatico, dopo mesi di segregazione e distanziamento, per rilanciare l’economia ed evitare di sborsare ristori e cassaintegrazione, ecco che arriva la decisione del governo di aprire tutto e ricevere i turisti senza obbligo di “quarantena”. E, improvvisamente, calano i contagi, i ricoveri, i morti prima ancora di raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge”. Nel frattempo aumentano le morti sul lavoro. Luana perché giovane e mamma diventa un caso emotivo, ma nessuno rileva che a 24 anni era ancora considerata apprendista e trasci-

na il fatto che nella stessa settimana le vittime sono state ben 5. Le vittime successive non hanno ricevuto le stesse attenzioni. E nuovi rischi per la salute si aprono per i 2,6milioni di lavoratori in smart working. Problemi legati alla postazione di lavoro, allo stress collegato ai tempi di lavoro dilatati e dall’ansia da prestazione (49,7%), all’indebolimento delle relazioni aziendali (49,7%), alla paura di marginalizzazione (47%) e alla disaffezione verso il lavoro (39,9%).

continua a pagina 5

Vecchie e nuove nocività. Il mito della scienza, della medicina, della giustizia è un grande inganno pagina 2 Legalità borghese e giustizia proletaria. Non esiste uno Stato neutrale e una giustizia superiore cui appellarsi pagina 3 Per la Palestina. La grande sorpresa della città di Al-Quds pagina 4 Dal fronte: i difensori del Donbass morti nell’aprile 2021 pagina 4 Anche la Colombia… C’è un fiume sotterraneo che scorre lungo tutta l’America Latina e ogni tanto affiora. È il fiume della rivolta proletaria e popolare pagina 5 Mumia Abu-Jamal, 40 anni dietro le sbarre pagina 6 Brevi dal mondo

pagina 7


nuova unità 3/2021

2

Vecchie e nuove nocività Michele Michelino In una società dove i ricchi diventano sempre più ricchi a scapito dei poveri, i governi usano la scienza e la cosiddetta comunità scientifica per inebetire le classi sottomesse e renderle obbedienti al potere dominante. Il mito della comunità scientifica è diventato una formula mistica, un ritornello moderno molto usato, non solo in ambito scientifico, giudiziario e giornalistico, ma anche tra la popolazione. Un esempio è dato dalla task force composta da un contingente multidisciplinare di esperti - scelti in collaborazione con il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità - con il compito di supportare il Governo e gli altri pubblici decisori nella definizione di politiche di contenimento del contagio da Covid-19. Sostenere l’idea che ci sia un organo di autorevoli scienziati che vigila sulla giustezza delle scoperte scientifiche serve a coprire, dietro l’autorevolezza della scienza, le scelte politiche ed economiche dei governi nell’interesse della classe al potere. In una società divisa in classi sociali con i governi nelle mani dei rappresentati delle grandi multinazionali/transazionali, degli industriali, della finanza e delle banche, la presunta neutralità e pluralità della scienza è inesistente. Nella società capitalista il profitto viene prima di tutto, prima della salute e della vita umana del proletariato e delle masse popolari. Da sempre le aziende che non rispettano le norme antinfortunistiche sulla sicurezza del lavoro e antinquinamento provocando migliaia di morti ogni anno fra lavoratori e cittadini, risparmiando anche sui costi dei dispositivi di protezione individuali e collettivi riescono a rimanere impuniti. In caso di condanna, i padroni e i dirigenti che non rispettano neanche le leggi vigenti in materia di sicurezza sul lavoro e inquinamento fanno pressione sulla magistratura che già applica leggi a favore del capitale per ottenere l’impunità con la prescrizione o l’assoluzione piena. Ostacolare, nascondere gli studi di scienziati indipendenti, senza conflitti d’interessi, sugli inquinanti e cancerogeni è da sempre stato l’obiettivo dei padroni delle industrie multinazionali e della società capitalista/imperialista.

La storia dell’amianto L’amianto e le fibre da cui è composto, come altri cancerogeni, uccidono. È un killer che non perdona ed è direttamente collegato all’insorgenza del mesotelioma della pleura e del peritoneo e di altri tipi di cancro fra i quali al polmone e alle vie respiratorie. La vicenda dell’amianto che produce migliaia di morti ogni anno è sintomatica. Gli studi sulla sua pericolosità risalgono a primi anni del 1900 quando in Gran Bretagna furono approvate le prime leggi che prevedevano il monitoraggio della salute dei lavoratori e i risarcimenti per chi si ammalava. Nel 1906, a Torino, la proprietà della British Asbestos Company che lavorava amianto a Nole Canavese, denunciò per diffamazione il direttore e il gerente di un foglio locale, il “Progresso del Canavese”, ritenendosi danneggiata da una corrispondenza del giornale locale del piccolo Comune di campagna alla fine di uno sciopero degli operai che protestavano contro un aggravamento delle condizioni di lavoro. Il giornale scriveva, «… che l’industria dell’amianto fa annualmente un numero incredibile di vittime e che dalle tavole necrologiche di quel comune appare che con triste frequenza operai e operaie dell’amianto muoiono per tisi, anemia o gastro-enteriti». Il giudice, dopo l’acquisizione di autorevoli

Il mito della scienza, della medicina, della giustizia è un grande inganno

pareri scientifici, arrivò alla conclusione che non vi era alcuna diffamazione nella descrizione dei fatti resa dal giornale canavese, mandando assolti i giornalisti. Solo pochi anni fa alcuni dirigenti della Bender e Martiny di Ciriè (TO) che avevano sostenuto in un processo di non essere a conoscenza degli effetti dell’amianto fino a epoca recente, furono sbugiardati direttamente dal Pubblico Ministero. Il Sostituto Procuratore aggiunto del Tribunale di Torino, Raffaele Guariniello, presentò in aula una sentenza del 1906 (del Regio Tribunale) a carico dei dirigenti dell’epoca della Bender e Marty, che illustrava dettagliatamente l’estrema pericolosità di questo minerale. Nel 1930 Merewether e Price, su incarico del governo britannico, pubblicano uno studio epidemiologico secondo il quale il 66% dei lavoratori esposti all’amianto per 20 anni soffre di asbestosi. Lo studio non tiene conto dei soggetti che hanno smesso di lavorare perché gravemente malati e di quelli deceduti. Nel 1955 esce - a dispetto dei ricatti delle industrie Tuener e dei tentativi di impedire la pubblicazione - lo studio di Richard Doll sui lavoratori della Turner nel distretto di Rochdale che dimostra che “chi lavora a contatto con l’amianto per 20 anni rischia il cancro dieci volte di più rispetto alla media generale”. Negli anni ‘60 il primo a dimostrare che l’amianto uccide è stato lo scienziato statunitense Irving Selikoff che ha fondato nel 1966 la divisione ospedaliera in Usa dedicata ai tumori ai polmoni presso il Mount Sinai Hospital di Manhattan, evidenziò che le persone che lavoravano a contatto con l’asbesto anche per un periodo breve riportavano segni a livello polmonare fino a 30 anni dopo. Dopo 50 anni di studi il legame tra amianto e cancro fu provato oltre ogni dubbio. Irving Selikoff, pioniere nel settore della Medicina del lavoro con i suoi studi aprì la via alle prime cause legali per malattie attribuite all’esposizione a questo materiale che per anni è stato estratto dalle cave e miniere e impiegato per proteggere le case dal calore, isolare caldaie, costruire i freni delle auto, potenziare vernici e molto altro. Nel 1970, dopo lo sviluppo di un movimento di lotta dei lavoratori esposti all’asbesto, l’Occupational Safety and Health Administration impose limiti di esposizione per i lavoratori e nel 1989 l’Environmental Protection Administration emanò nuove norme per il graduale arresto della produzione di prodotti con asbesto. Nel 1976, il 17 novembre, i padroni dell’amianto, la “Camera Sindacale dell’Amianto” e il “Sindacato dell’Amianto-Cemento” comprarono intere pagine dei maggiori quotidiani, francesi e di altri paesi, facendo scrivere dai loro “scienziati” una pubblicità dal titolo “a proposito dell’amianto” in cui negavano la pericolosità e la cancerogenicità dell’amianto (vedi la pagina 8, di Le Monde, 17 nov. 1976). Nel 1986 l’Agenzia internazionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul cancro (Iarc) dichiara che tutti i tipi di amianto sono cancerogeni e, pertanto, non esiste soglia di sicurezza per chi vi si espone. Nel 1992, con la legge 257/92, l’amianto dopo dure lotte dei lavoratori fu messo al bando anche in Italia. Fino all’approvazione della legge i lavoratori dell’Eternit di Casale Monferrato e altre fabbriche organizzarono scio-

peri e un presidio a oltranza in Piazza Montecitorio. L’amianto è una strage dimenticata dai governi e caduta nell’oblio che continua a uccidere ancora oggi migliaia i lavoratori, ex lavoratori e cittadini. Secondo gli studiosi tra il 2020-24 sono attesi in Italia altri 7.000 decessi per mesotelioma e ricordiamo per esperienza che i tumori d’amianto riconosciuti finora sono più di una decina. Anche in questo caso la prevenzione sarebbe semplice: basterebbe un piano nazionale di rimozione delle 40 milioni di ton. di amianto presenti in Italia a partire dai 400mila manufatti di amianto di scuole, ospedali, tubature, edifici pubblici. Questo sì che sarebbe una grande opera utile alla popolazione! Ma si sa che chi fa profitti sulla pelle dei lavoratori e della popolazione pensa ad altro e per il dio denaro si trova sempre chi è disposto a travisare la realtà a favore degli assassini. Lo vediamo ancora oggi nei Tribunali dove per le vittime del lavoro, del profitto, e dell’amianto l’ingiustizia continua. Che le industrie capitaliste finanzino studi di parte e nascondano, per ragioni di profitto, i danni che certe sostanze nocive usate nelle lavorazioni provocano a lavoratori e cittadini è ormai risaputo.

Morti per cloruro di vinile monomero Interessante, è rilevare come durante il processo Montedison a Porto Marghera sugli omicidi dei lavoratori morti per cloruro di vinile monomero e sui crimini ambientali della laguna di Venezia iniziato il 13 marzo 1998, l’azienda nascose i dati sulla cancerogenicità e la relazione tra angiosarcoma e cloruro di vinile già dimostrata da studi condotti dalle stesse aziende chimiche produttrici e tenuta segreta senza avvisare i lavoratori e senza prendere nessun provvedimento per la salute. Le gravi conseguenze dell’esposizione al CVM, ipotizzate per la prima volta nel 1969 al Congresso Internazionale di Medicina del Lavoro di Tokio da un medico della Solvay, Pierluigi Viola, furono definitivamente confermate in Italia a seguito di un’indagine epidemiologica commissionata da Montedison all’Università di Milano, condotta nel 1971 dal prof. Cesare Maltoni negli stabilimenti di Brindisi, Marghera, Terni e colpevolmente nascoste per non intaccare i profitti della multinazionale. Non c’è da stupirsi che il capo redattore della rivista scientifica Lancet (una delle più autorevoli) abbia dichiarato recentemente che “… gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, può semplicemente essere falsa”. Tutti i settori importanti dal punto di vista politico o economico, tutti i monopoli capitalisti/imperialisti cercano di occupare una posizione di potere in seno a governi, istituzioni, in determinati ambienti sociali o culturali per far prevalere la loro volontà e i loro interessi, finanziando le campagne elettorali dei politici e alcune ONLUS a loro favorevoli. La ricerca indipendente è strozzata, la stragrande maggioranza delle ricerche è finanziata da aziende private, sia per quanto riguarda l’attendibilità dei risultati, sia perché la ricerca è indirizzata a ottenere risultati spendibili sul mercato, non socialmente utili. Ad esempio lo stimolo può essere verso ricerche che portino a nuovi prodotti medici riguardanti patologie che statisticamente colpiscono pazienti con alto reddito oppure ricerche su temi che possano distrarre dai potenziali rischi di altri prodotti già in commercio. Quando si parla di scienza, sia fatta da uno scienziato, sia da un non addetto ai lavori, si ha sempre l’idea di parlare di qualcosa che non ha a che fare con la fallibilità umana, col conflitto d’interessi, con l’economia, con

l’egemonia, con il capitalismo, con l’utilitarismo, con la produttività ecc. Questo è il grande errore. È come se pensassimo che, siccome il sistema giuridico si basa sul concetto de “la legge è uguale per tutti”, la magistratura e tutto il sistema giuridico fossero esenti da corruzione, errori, impedimenti, pressioni di potere. Nel capitalismo, la scienza, la medicina, le leggi i governi e le istituzioni sono espressione delle dinamiche economiche capitaliste, industriali, produttivistiche, politiche e militari. Sono al loro servizio, sostengono i loro interessi e le decisioni ricevendo in cambio lauti compensi. Oggi padroni e governi giustificano il peggioramento costante delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari in tutti i paesi, prendendo a pretesto l’allungamento della vita media della popolazione. Dimenticano, o meglio, nascondono la realtà che nella società in cui ci sono ricchi e poveri, sfruttati e sfruttatori ci si ammala e si muore più giovani fra la classe proletaria. In una società divisa in classi dove il potere è in mano ai capitalisti il cui unico scopo è la realizzazione del massimo profitto, la scienza e la medicina non sono neutre, ma al servizio della classe dominante. Il comando capitalistico nei luoghi di lavoro e nella società fa sì che la scienza, la tecnologia, la medicina scientifica o pratica, quella privata o pubblica, ospedaliera o territoriale non è al servizio del progresso di tutte le classi sociali, ma è funzionale alle esigenze del capitale, al di là delle forme e dell’assistenza che fornisce e che comunque paghiamo. Per tumori o cancro del polmone, della laringe, della faringe, dell’intestino, dello stomaco, dell’utero, del seno e di tanti altri che colpiscono varie parti del corpo umano, è ormai ampiamente studiato e documentato che esiste una frequenza più alta di ammalati e morti nel proletariato, nelle classi più povere che in quelle più ricche. Oggi in piena pandemia di Covid 19 la situazione per le masse popolari si è ulteriormente aggravata. Con la trasformazione degli ospedali in reparti covid, le terapie intensive e i pronto soccorsi intasati dai contagiati, una persona giovane, e ancor più se anziana ma senza patologie, rischia di morire per una semplice polmonite non da covid o altre malattie curabili. Ci sono decine di migliaia di ammalati oncologici, di patologie respiratorie, di cancro rimasti senza cure. A molti sono state sospese addirittura chemio e radioterapie, mentre la maggioranza della popolazione ha ormai rinunciato a curarsi, a fare le visite di controllo o andare dal medico. Le conseguenze comporteranno nei prossimi anni un aumento dei morti a causa delle mancate diagnosi precoci. Basterebbe poco a salvare vite umane se la sanità e la medicina preventiva territoriale funzionassero. Lo sfruttamento sempre più intensivo degli esseri umani e della natura, la distruzione e l’inquinamento di boschi, foreste, mari, laghi, l’urbanizzazione di massa, gli allevamenti intensivi alle porte delle metropoli e i sempre più vasti mercati di animali vivi dentro le megalopoli ha fatto stragi mondiali. Oggi, e sempre più in futuro, accanto alle vecchie malattie tipiche della classe operaia e proletaria, quelle che da sempre affliggono le classi sfruttate, si generano nuove malattie su cui possono lucrare le industrie multinazionali del settore farmaceutico e affini a scapito della popolazione. Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo impone anche ai medici e agli scienziati una scelta di campo. Nella lotta di classe si scontrano interessi antagonistici e due visioni del mondo e di società contrapposte, non è possibile rimanere neutrali: o si sta con gli sfruttati o con gli sfruttatori.


nuova unità 3/2021

3

Legalità borghese e giustizia proletaria Non esiste uno Stato neutrale e una giustizia superiore cui appellarsi Michele Michelino Gli operai, i proletari, i rappresentanti delle classi sottomesse, chiunque cerca giustizia in questa società si trova a scontrarsi con leggi e norme fatte per difendere i rappresentanti del potere. La società si divide in una classe che sfrutta e in una classe che è sfruttata, in una classe che domina e in una che è oppressa”. Lo Stato non è altro che una macchina per l’oppressione di una classe da parte di un’altra. Oggi è legale il sistema di sfruttamento, è legale la violenza di poliziotti e carabinieri che manganellano gli operai che scioperano, i NO TAV che si oppongono alla distruzione del territorio e alle opere inutili, gli studenti che si ribellano. È legale imprigionare gli immigrati nei centri di rimpatrio e arrestare chi vuole liberarli, denunciare, arrestare, multare chi si ribella al potere e alza la voce contro le ingiustizie. È legale assolvere i padroni, i manager responsabili della morte di migliaia di lavoratori e cittadini pur di massimizzare i loro profitti e condannare le vittime e le loro associazioni che si sono presentate parti civili nei processi penali a pagare le spese processuali, com’è successo nel processo della strage di Viareggio alle RLS e alle associazioni e comitati nel processo per i morti amianto alla Breda/Ansaldo di Milano. La legalità non è mai al servizio dei lavoratori né delle classi sfruttate, ma solo e unicamente a quello dei rappresentanti delle istituzioni, del potere che - a seconda delle circostanze - la cambia com’è successo in

questo periodo di pandemia di Covid19 con la sospensione delle famose “garanzie” costituzionali. Per dirla con Bertolt Brecht: “Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”, perché “la legge è fatta esclusivamente per lo sfruttamento di coloro che non la capiscono o ai quali la brutale necessità non permette di rispettarla”. Ogni epoca storica ha avuto la sua legalità. C’era un tempo in cui era legale la pena di morte (oggi in USA e molti altri paesi ancora esistente), era legale possedere schiavi. Ancora oggi è legale in molti paesi imperialisti e capitalisti la segregazione e le leggi razziali, come lo è stato durante il fascismo e il nazismo (vedi Israele con i palestinesi). Se al mondo non ci fossero state organizzazioni, comunisti e ribelli che hanno combat-

tuto e sacrificato la vita per abbattere leggi ingiuste e regimi al servizio dei padroni e del potere, saremmo ancora alla preistoria. Nel sistema capitalista/imperialista, gli interessi degli sfruttatori diventano leggi e la giustizia è al loro servizio. L’esperienza ci ha insegnato che, per ottenere giustizia, occorrono disobbedienza e lotta, non la legalità borghese. Altrimenti le cose non cambieranno mai. Noi non vogliamo la legalità che legittima lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e perpetua l’ingiustizia per i proletari. Noi vogliamo e pretendiamo la giustizia! Anche se per ottenerla sappiamo che dobbiamo pagare un prezzo. La “legalità” borghese è usata ogni qualvolta le classi oppresse mettono in discussione o ostacolano, con le lotte, la pacifica accumulazione del profitto dei capitalisti. Nel corso dello sviluppo della lotta di classe e dello scontro, quando il conflitto sociale si acuisce, lo Stato considera illegale le forme di lotta e gli obiettivi che mettono in discussione il suo potere. E a fianco dell’apparato legale di repressione - polizia, carabinieri ecc. - ha sempre usato e addestrato forze “illegali”, come i fascisti o corpi speciali da usare in determinati momenti contro il movimento operaio e rivoluzionario. La borghesia usa indistintamente entrambi gli apparati per difendere i suoi interessi. Generalmente, se il movimento operaio e rivoluzionario non minaccia direttamente il suo potere e dominio, usa la “legalità” borghese per imbrigliare e impedire le lotte che possono nuocere ai suoi interessi. Quando i conflitti sociali e di classe si acuiscono, ma non mettono in discussione il suo potere, usano l’apparato “legale” di repressione: la violenza delle forze dell’ordine contro i manifestanti e chi lotta, le manganellate, gli arresti contro

chi protesta diventano “legali”. Lo “Stato democratico nato dalla Resistenza” cerca di apparire neutrale nei conflitti sociali utilizzando, attraverso la democrazia borghese per sottomettere e sfruttare pacificamente, finché può, gli operai e i proletari, facendo loro credere di essere cittadini uguali e con gli stessi diritti dei padroni e affidando in alcuni casi la repressione antiproletaria, violenta agli apparati segreti e alle squadracce fasciste. Attraverso i discorsi sulla “legalità”, presentandola come un interesse comune, di tutti, lo Stato e i governi difendono gli interessi dei capitalisti e della classe dominante con il consenso di una parte delle classi oppresse. La democrazia borghese è la forma più congegnale per sottomettere le classi subalterne, in particolare per sfruttare la classe operaia e i proletari facendogli credere di essere liberi. Per lo Stato l’unica violenza “legale”, costituzionale e giustificata, è quella che difende lo sfruttamento del capitale sul lavoro salariato: la violenza padronale. Nella società capitalista la classe sfruttata, il proletariato, è vittima sia della legalità sia dell’illegalità capitalistica. Lo Stato borghese, la magistratura e le sue istituzioni non sono organismi neutrali e la “legalità” serve a difendere l’ordine costituito, gli interessi dei grandi capitalisti, delle multinazionali, della finanza, delle banche e di tutti gli sfruttatori. Lottare all’interno delle regole stabilite dal nemico, nella sua “legalità”, significa rinunciare a lottare per gli interessi immediati e storici della classe oppressa. Non esiste uno Stato neutrale e una giustizia superiore cui appellarsi. La violenza borghese che si manifesta ogni giorno nello sfruttamento, nei licenziamenti e nei morti sul lavoro - nei morti del profitto - e l’impunità costante degli sfruttatori sta a dimostrarlo.

Strage Viareggio: sottoscrizione spese legali processo RLS Non eravamo soli in quelle aule di tribunale 100.000 volte grazie (e anche di più) Viareggio, 1° maggio 2021. Non eravamo soli. Oggi nella data simbolo per tutti i lavoratori, possiamo dirlo forte. Al nostro fianco come Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza, in quelle aule dei tribunali sui banchi delle parti civili, per quasi dieci anni, oltre ai familiari delle vittime, c’erano migliaia di altri ferrovieri, lavoratrici e lavoratori, disoccupati, pensionati di ogni settore, semplici cittadini, sindacati, associazioni, collettivi e personalità della cultura. Lo dimostra la straordinaria partecipazione delle circa 3.000 persone che, sensibili a quella tragedia e ai temi della sicurezza, hanno contribuito individualmente oppure in forma organizzata al difficile traguardo di questa sottoscrizione solidale per raggiungere la somma di circa 80.000 euro per le spese legali e processuali che siamo stati chiamati a versare sulla base del dispositivo della sentenza della Corte di cassazione dell’8 gennaio scorso, provvedimento che ci ha delegittimato quali parti civili ribaltando le decisioni conformi di primo e secondo grado. Vogliamo ringraziarvi tutte e tutti, una ad uno, dal disoccupato che, con imbarazzo ma grande dignità, ha contribuito consegnando a mano cinque euro in monete, scusandosi per la modestia della cifra a tutti coloro che hanno contribuito, ciascuno secondo le proprie possibilità e sensibilità, con somme più o meno alte ma con identico spirito di solidarietà. Un grazie particolare alla Cassa di Solidarietà tra ferrovieri e alle compagne e compagni di lavoro che la gestiscono, poiché fin dal primo momento, ci hanno sostenuto e accompagnati anche nell’organizzazione di questa sottoscrizione

nonché all’Assemblea 29 giugno, instancabile motore di mobilitazione per ogni iniziativa organizzata in questi lunghi 12 anni e alla rivista Ancora In Marcia!, insostituibile strumento di informazione democratica autogestita. Nella straordinaria partecipazione si legge anche la consapevolezza diffusa di dover far fronte collettivamente ad una sentenza ingiusta, per respingere con l’arma della solidarietà, il tentativo di tenere fuori i lavoratori dai grandi processi i tema di salute e sicurezza del lavoro, riguardanti gli impianti industriali di ogni genere, sulla base della ‘minaccia’ economica. Un traguardo non scontato, che sul piano personale ci solleva dall’insostenibile peso economico delle ingenti spese; su quello politico e sociale dimostra l’esistenza di una vasta sensibilità diffusa e il bisogno di partecipazione in larghi settori del nostro paese. Un risultato così positivo che ci fornisce anche le risorse per proseguire – non appena avremo letto le motivazioni della sentenza – nel nostro impegno, eventualmente anche nel percorso giudiziario, utilizzando tutti gli strumenti

messi a disposizione delle leggi, nazionali e comunitarie. Quello manifestato dalla Cassazione nel processo Viareggio, è infatti un orientamento giuridico, dal sapore reazionario, che guarda al passato poiché tende a marginalizzare le istanze dei lavoratori dai processi. È bene esserne consapevoli e pronti a contrastarlo, sia con gli strumenti giuridici a nostra disposizione che, soprattuto, con quelli della partecipazione, del dibattito, dell’iniziativa politica e della mobilitazione. Nel comunicare che la sottoscrizione ha raggiunto e superato la soglia dei 100.000 euro, ed è arrivata alla straordinaria cifra di 135.311,69 Euro, pubblichiamo il rendiconto dettagliato dei partecipanti e quello aggregato delle somme versate. Quanto raccolto sarà impiegato per soddisfare prioritariamente le richieste già presentate dai legali di FS per le ‘spese legali’, che ammontano esattamente a € 11.997,22 per ciascuno di noi sei. Invece le ‘spese processuali’ cui siamo stati condannati dalla Corte di Cassazione – in assenza delle motivazioni – non sono ancora determinate. Molti singoli e realtà organizzate ci hanno comunicato che hanno appena versato o che intendono versare nei prossimi giorni: il conto corrente e la sottoscrizione restano quindi aperti e il 29 giugno 2021, in occasione del 12° anniversario della strage, pubblicheremo il terzo rendiconto. Una volta soddisfatti gli ‘obblighi giudiziari’ tutte le somme eccedenti, alla luce delle motivazioni della sentenza, le destineremo all’eventuale proseguimento del percorso giudiziario relativo alla strage di Viareggio, a iniziative di solidarietà in tema di salute e sicurezza del lavoro e del trasporto ferroviario, e a tutela di lavoratori e ambiti oggetto di repressione, versandole alla Cassa di Solidarietà tra ferrovieri, quale strumento di tutela collettiva, il cui motto è “La solidarietà è il primo passo verso la libertà”. Ancora un grande grazie a tutte e tutti voi. Alessandro Pellegatta, Dante De Angelis, Filippo Cufari, Giuseppe Pinto, Maurizio Giuntini e Vincenzo Cito


nuova unità 3/2021

4

La grande sorpresa della città di Al-Quds Per la Palestina Da poco tempo si è costituito il collettivo “Per la Palestina”, un organismo politico che si occupa di Palestina e Medio Oriente. I fautori credono sia necessario dare forma al proprio costante impegno in termini di classe e di analisi della situazione mediorientale, all’interno dell’analisi della tendenza alla guerra dell’imperialismo, del sionismo con le sue articolazioni, avendo sempre al centro la solidarietà e il sostegno alla resistenza palestinese ed alla lotta di liberazione dei popoli oppressi e aggrediti dalle potenze predatrici dell’imperialismo. Un’analisi che deve necessariamente coniugarsi con un rinnovato lavoro di una corretta informazione e produzione puntuale di documenti che puntino a comprendere meglio le contraddizioni imperialiste, all’interno di un quadro internazionalista di sostegno alle classi subalterne di tutto il mondo che lottano per liberarsi dalle catene del capitalismo. La proposta di creazione di un Gruppo di lavoro “Per la Palestina” nasce da un confronto che ha coinvolto dei compagni e delle compagne di alcune città del centro-nord e si rivolge a quanti/e vorranno condividere questi punti fondamentali, lavorare su queste tematiche. Con lo scopo di evitare che il gruppo diventi una mesta riunione di intergruppi o un luogo ove esercitare l’egemonia di gruppi politici, l’adesione individuale è il metodo che vogliamo assumere per non ripetere gli errori di esperienze passate. L’apporto dei compagni arabi sarà fondamentale per chiarire il livello di dibattito nella sinistra marxista araba e le opzioni delle contraddizioni della Resistenza antisionista e antimperialista regionale. Per quando riguarda la Palestina gli obiettivi da sostenere sono: 1. Ritorno dei profughi 2. La liberazione definitiva della Palestina con l’abbattimento del progetto sionista 3. Libertà per tutti i/le prigionieri/e. Pubblichiamo uno dei documenti che si

possono trovare su Fb alla pagina: “Perlapalestina.”.. Fino ad oggi le aggressioni sanguinarie contro la Striscia di Gaza sono state per iniziativa dell’esercito dell’entità sionista e vediamo perché. I coloni sionisti in Palestina rendevano l’embargo e l’assedio contro Gaza più stretto e più duro spingendo così la popolazione alla protesta. A quel punto l’esercito iniziava a sparare nel mucchio per costringere le forze della resistenza armata palestinesi a reagire, con un lancio di razzi o missili diventati sempre più letali e distruttivi. Era un modo per israele di conoscere e sperimentare l’arsenale in dotazione alla resistenza. Procedendo in questo modo, e non importa quante vittime civili ciò poteva mietere, i nazisionisti hanno potuto seguire i progressi e gli sviluppi dell’arsenale bellico della Resistenza. Essi miravano anche ad evitare brutte sorprese sul campo e a prendere le contro

misure in anticipo. La violenza genocida e distruttiva adottata dall’aviazione sionista in tutte le aggressioni contro Gaza aveva lo scopo di mettere in ginocchio la popolazione civile e di conseguenza quella armata. Ma nessuno a Gaza si è inchinato malgrado le gravi ferite. Accadeva in precedenza che era la popolazione civile palestinese sia a Gaza che altrove, a prendere sotto la sua ala protettiva la componente della resistenza militare. Di fronte agli attacchi le masse palestinesi a Gaza, in Cisgiordania, negli interni del ‘48 o nella diaspora, sono sempre scese nelle strade o piazze in sostegno della resistenza armata. Lo abbiamo visto sia nella prima aggressione del 2008/9, in quella del 2012, ma anche in quella del 2014: il popolo palestinese sostiene e protegge la sua resistenza e i suoi Fedayn. Stavolta la formula si è invertita grazie a Ge-

rusalemme. Oltre ad unire tutto il popolo palestinese, ed è solo per questo grandissimo e miracoloso risultato che va chiamata Intifada, ha saldato l’unione tra le due ali della Resistenza palestinese: armata, del lancio delle pietre e della difesa delle proprie case. La novità nel rapporto tra le due, consiste nel fatto che adesso si può parlare di una resistenza civile che detiene un’ala militare a sua protezione, come i grandi eserciti. Il popolo di Al-Quds (Gerusalemme) ha chiamato la resistenza di Gaza e quest’ultima ha risposto immediatamente, puntuale, precisa e ordinata. Oggi in israele sono confusi, arrabbiati e sempre più spaventati. Nel raggio di 30Km da Gaza i coloni sionisti rimasti a casa sono pochi, la stragrande maggioranza sono andati a nord lontano dai missili di Gaza. I commentatori politici e militari israeliani accusano Netanyahu di avere sabotato lo Stato al suo sevizio per obiettivi personali; lo accusano di avere già attribuito la vittoria ad Hamas. Già, perché AlQuds ha già vinto la sua prima battaglia mediatica facendo vedere al mondo intero le brutalità della polizia nazisionista e decine di milioni di persone nel mondo hanno interagito con gli attivisti della rete palestinesi. Ecco perché in pochi ormai credono al racconto delle menzogne (Hasbarà) sioniste. Gli israeliani, sotto pressione, hanno iniziato una nuova guerra contro Gaza bombardando nel mucchio, distruggendo palazzi e abitazioni civili, uccidendo tanti bambini, mentre i mercenari coloni nazisionisti continuano le loro scorrerie nei villaggi e nelle città palestinesi. Non sappiamo quando dura e lunga sarà questa guerra e quanti altri sacrifici dovrà pagare il popolo palestinese, però da qui non si torna indietro e tutti i servi palestinesi dell’entità sionista (ANP) dovranno dileguarsi. Una nuova intifada è cominciata ed è rappresentata da tutto il popolo palestinese: Cisgiordania, Gaza, Palestina storica del ‘48 (israele) dove vivono 1 milione e 700.000 Palestinesi. 15/05/21

Dal fronte del Donbass Corrispondenza di guerra dal Donbass a cura di V. Surkov e E. Vigna La cronaca di guerra e di morte nell’aprile 2021 nel Donbass è tra le più alte degli ultimi anni. Le Repubbliche Popolari si sono preparate ad una offensiva decisiva al fronte. Filmati del movimento di colonne militari rilevati dai Servizi di sicurezza della RPD fornite anche ai media, non lasciano dubbi sul fatto che la tensione sta crescendo e questo è confermato dalle fonti ufficiali della Repubblica. All’improvviso in aprile l’esercito ucraino ha cominciato a portare convogli ferroviari con carri armati su postazioni più vicine alla linea del fronte e lasciate sotto il comando di quei Battaglioni che hanno obiettivi precisi nel creare un’atmosfera revanscista e provocatoria. I presidenti delle principali potenze mondiali hanno preso frettolosamente i telefoni e decantato in coro che non vogliono la guerra, accusando ancora una volta la Russia di un qualche tipo di aggressione che non è chiara a nessuno e non è tangibile a nessuno. La Russia ha semplicemente mostrato a tutti, quanto velocemente e chiaramente può trasferire le navi delle flotte del Caspio e del Nord nel Mar Nero. Ha dimostrato quanto siano mobili e rapide le unità militari operative dei vari distretti militari, spiegando al mondo intero che sul suo territorio si stanno svolgendo esercitazioni militari. Andrebbe tutto bene se l’escalation da tutte le parti non avvenisse concretamente ai confini delle Repubbliche del Donbass, dove è un fatto storico… la guerra di liberazione popolare contro l’ucronazismo e il terrorismo non finirà mai. Un bambino di 5 anni è stato ucciso da un drone. Un uomo nato nel 1962 è stato ucciso da una scheggia di bomba nel suo appartamento. Il bombardamento degli insediamenti in prima linea sta diventando sempre più forte: ci sono civili feriti da schegge, distruzione di edifici continua. Tutti i media hanno improvvisamente iniziato a parlare ad alta voce del

Questi sono i difensori del Donbass morti nell’aprile 2021

Donbass, di cui avevano preferito tacere fino ad ora. Qualcosa è sfondato come “un punteruolo fuori da un sacco”? I difensori più leali e fedeli del Donbass non cessano di morire in questa guerra senza fine. Secondo i dati pubblicati dal “Memoriale degli Eroi di RPD e RPL”, solo nei primi 23 giorni di aprile sono morti:

Igor Balyuk - 1 aprile; Yuri Semenyuk - 2 aprile; il soprannominato “Yar” - 3 aprile; Andrey Spichak - 5 aprile; Oleg Pichugin - 8 aprile; Alexey Karyagin - 12 aprile; Alexander Maryin - 20 aprile; Ruslan Kondyukov - 20 aprile; Maxim Google, - 22 aprile; Vitaliy Belik, “Lom” - 23 aprile ... Quindi, dopo tante parole “cinguettate” … conseguenze per la pace... nulla! Tutto è stato rimesso in quello stato di quella solita incertezza e angoscia, di cui gli abitanti del Donbass - che hanno una ormai consolidata pazienza - ma che, se ancora non è esaurita, è sicuramente arrivata al limite estremo. Si dice che le false intenzioni e promesse siano peggio di un colpo esploso. Ecco cosa scrivono da noi le persone al riguardo, nei loro commenti sul web: “ … Un colpo è più onesto, è una sfida diretta. La menzogna provoca sgomento come prima reazione e, indipendentemente dalla seconda, umilia in modo rilevante…”. “… Perché dà una prospettiva indecifrata e ciò che accadrà dopo è imprevedibile. Ed è proprio l’ignoto che spaventa di più…”. “… Perché è enormemente orribile e non si sa cosa aspettarsi…”. “… È meglio combattere una volta che litigare per tutta la vita…”. “… Quando ti colpiscono improvvisamente c’è una sensazione di paura ... ma poi il colpo successivo non sarà più inaspettato ... e il colpo in sé non è importante e solo il dolore può rimanere dal colpo ... ma il dolore passa, ma la paura e l’angoscia rimangono e non sai cosa aspettarti poi, perché sei in uno stato di aspettativa ignota ... “. “È meglio ricevere anche più di un colpo, ma direttamente, piuttosto che vivere nella paura. Vivere sotto una continua minaccia non riconoscibile, è molto più difficile che ricevere colpi o minacce esplicite…”. Questa è la “condizione umana” della vita quotidiana del popolo del Donbass. maggio 2021


nuova unità 3/2021

5

Anche la Colombia Daniela Trollio (*) La penultima volta è stato in Cile, il paese che passava per essere la “vetrina” dei successi del neoliberismo: nell’ottobre 2019 scoppia la rivolta, apparentemente per l’aumento del 4% delle tariffe della metropolitana. In realtà per la prima volta, in modo massiccio, vengono messi in discussione 30 anni di neoliberismo che hanno ridotto il proletariato e le classi medie sul lastrico, indebitate fino agli occhi perché tutto – servizi, sanità, scuole, pensioni – è ormai privatizzato (il paese fu il ”laboratorio” dei Chicago boys, dove si sperimentò per la prima volta il neoliberismo). Alla metà del mese di maggio 2021- dopo più di 15 mesi di rivolta in cui il regime ha tentato di tutto per fermare le proteste, compreso l’accecamento organizzato dei “cabros” (ragazzini, n.d.t.) - si è votato per eleggere i 155 membri dell’Assemblea Costituente, organo che dovrà – dopo il referendum del 1988 e la fine formale della dittatura nel 1990 che non avevano cambiato nulla - riscrivere la costituzione del Cile, cancellando finalmente quella redatta durante il regime di Pinochet e rimasta in vigore fino a quest’anno. Sono stati eletti anche più di 340 sindaci e governatori e Santiago del Cile avrà il primo sindaco oltre che donna anche membro del Partito Comunista, Hiracì Hassler. Il fiume è poi riaffiorato, dall’altro estremo del continente, il 28 aprile, primo giorno del Paro (sciopero) Nacional, in Colombia, il narco-Stato governato da Ivàn Duque, l’erede di Uribe. Come scrive la ex senatrice Piedad Cordoba “dopo 100 anni di solitudine, a Macondo sta succedendo qualcosa”. Anche qui, come su tutto il pianeta, la pandemia ha messo a nudo la natura dell’ordine sociale vigente, il capitalismo, con la sua essenza inumana e il disprezzo per la vita dei poveri e, complici, un progetto di riforma tributaria e uno sulla sanità che, oltre a privatizzare ulteriormente il settore, scaricavano i costi della pandemia sulle classi più povere. Basti sapere che il governo Duque, unico al mondo ad elevare le tasse durante la più grande crisi sociale, ha destinato solo il 2,8%

dalla prima

C’è un fiume sotterraneo che scorre lungo tutta l’America Latina e ogni tanto affiora. È il fiume della rivolta proletaria e popolare

del PIL alla pandemia (gli USA le hanno dedicato il 24,8%) e quasi la metà di questa miserabile percentuale è rappresentata da un’assicurazione di credito alle banche private. Quel 28 aprile si svolge il più grande sciopero di tutta la storia della Colombia. E da allora ogni settimana vede mobilitazioni, scioperi, scontri in tutto il paese, che acquisiscono maggiore importanza anche perché infrangono il regime di eccezionalità imposto con la scusa dalla pandemia e, si calcola, coinvolgono in più di 600 città e paesi e circa 5 milioni di persone. Ad opporsi al popolo colombiano, polizia, esercito e Squadroni mobili antidisturbi (Esmad): Duque e il suo padrino Uribe, l’ex presidente, li invitano anche a fare il “massimo uso” della forza, come se affrontassero dei nemici, non dei cittadini colombiani, operai, lavoratori, studenti, comunità indigene e organizzazioni sociali. ll 18 maggio si contavano circa 40 morti, più 20 giovani accecati consapevolmente (come già fatto in Cile), 1.600 feriti, 500 desaparecidos e 2.113 denunce di violenze poliziesche e abusi, tra cui il suicidio di Alison Méndez, una adolescente di 17 anni violentata da 4 poliziotti. Anche in quella data – nonostante il Congresso abbia ritirato entrambi i pro-

La mancanza di sicurezza sui posti di lavoro marcia di pari passo con la repressione verso quegli operai che si ribellano alle condizioni estreme di lavoro come alla Texprint di Prato. La salute è attentata quotidianamente e non aiuta la magistratura che assolve i potenti assassini dei lavoratori come nelle sentenze per le morti da amianto che sanciscono che uccidere i lavoratori per il profitto non è un reato o che la strage di Viareggio non è un incidente sul lavoro. La sicurezza sul posto di lavoro obiettivo costante del nostro giornale, e al centro dell’attività del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Sesto S.Giovanni, del Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”, e del Coordinamento lavoratori autoconvocati per l’unità della classe (CLA) - è stata scippata per qualche giorno dalla stampa e dallo stesso Governo. Ipocriti in quanto coscienti che gli imprenditori non potranno mai garantire la sicurezza perché in contrasto con i propri profitti. Ma l’argomento è stato presto accantonato e sostituito dalla difesa della famiglia, tema tanto caro al Vaticano, in occasione degli Stati generali della Natalità. Esaltare la famiglia per riversarle addosso tutte le responsabilità e le carenze dello Stato e per convincere le donne a restare a casa, non cercare lavoro e lasciarlo... al “capofamiglia”, così si riduce anche il tasso della disoccupazione. Per Mattarella: “Luogo di condivisione e trasmissione dei valori, segna il rapporto tra le generazioni ed è al centro dello sviluppo dei sentimenti della comunità, oltre a rappresentare elemento centrale della sua continuità”. Per Draghi: “Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire”. Per il Papa: “Finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico e universale, per ogni figlio che nasce. Esprimo apprezzamento alle autorità e auspico che questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie. Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte”. Non c’è futuro, invece, per le famiglie e i giovani palestinesi oppressi, incarcerati, torturati, privati di cure, del lavoro, della casa, bombardati (con caccia compresi gli F.35 e armi prodotte in Italia) a pochi giorni dal 15 maggio (commemorazione della nakba) dal regime di apartheid israeliano. Una vera e propria pulizia etnica che sta provocando una forte reazione nelle piazze - soprattutto di giovani - rispetto alle ridicole mobilitazioni dei parlamentari e capetti della destra che sostengono il sionismo per difendere i numerosi accordi economici e militari bilaterali. Solo schierandosi, organizzandosi e lottando sempre più fermamente contro il nemico comune: capitalismo e imperialismo, a partire da quello interno, si potrà liberare l’Italia e dare concretamente un aiuto alle popolazioni che in tutto il mondo sono oppresse e sfruttate.

getti di legge e 2 ministri si siano dimessi- si sono registrati scioperi e manifestazioni, con blocchi delle strade, a Bogotà, a Cali – diventata l’epicentro degli scontri – a Medellìn, a Popayàn, dove decine e decine di migliaia di manifestanti chiedono ora la fine della repressione poliziesca. Ciò significa che è stata sconfitta la paura, sia della sanguinosa azione di repressione dello Stato che della pandemia, che in molti luoghi ha invece chiuso le nostre bocche. Come si è arrivati a tanto? E pensare che la Colombia, che si definisce “la democrazia più antica d’America” è un paese che non è passato per le dittature nei decenni ’70 e ’80 come la maggior parte degli altri Stati latinoamericani. Non ce n’era bisogno; negli anni ’60 l’élite dominante stava già utilizzando, con i complimenti del presidente USA John Kennedy, la Dottrina sulla Sicurezza Nazionale (sicurezza per difendere i profitti dei più ricchi, il 3% della popolazione, e giustificare la spoliazione dei beni comuni), utilizzata ancor oggi per far sparire il “nemico interno”, l’opposizione politica, la propria popolazione. Infatti, nelle varie “guerre” al narcotraffico (di cui l’élite che governa è protagonista e complice da sempre) e poi al ‘terrorismo’ (delle FARC, non certo delle organizzazioni paramilitari che, al soldo dei proprietari terrieri degli industriali, uccidono indiscriminatamente chi si oppone nelle campagne e nelle città), la Colombia ha ampiamente usato e abusato dei “falsi positivi”. Dati i bonus in denaro riconosciuti a militari e poliziotti per la cattura di ‘narcotrafficanti e terroristi’, sono stati centinaia i giovani rapiti nei quartieri poveri delle città, ammazzati e poi registrati come ‘delinquenti’ uccisi dalle forze dell’ordine. È il paese delle fosse comuni, che raccolgono fino a 2.000 corpi ognuna. I numeri, poi, dicono molto. La Colombia, invasa dalle truppe USA per “stroncare il narcotraffico”, è il più grande produttore di cocaina al mondo, cocaina che finisce in maggior parte proprio negli USA e il cui 95% dei profitti riposa nelle banche statunitensi. Il paese ‘vanta’ 21 milioni di poveri su 50,4 milioni di abitanti, ha un debito che oltrepassa la metà del PIL nazionale, un buco fiscale di più di 90 bilioni (sì, Bilioni), spese militari che rappresentano il 2° capitolo del bilancio statale e una percentuale di disoccupazione del 18% in un paese con un’altissima cifra di lavoro informale (lavoro nero): 30 anni di neoliberismo hanno cucinato questa crisi, che nasce - come in Cile - su rivendicazioni economiche ma presto assume, data anche la risposta del governo, un carattere politico che, per la prima volta in 30 anni, ha vinto, ottenendo che i due progetti di legge fossero ritirati. In questo disastro sociale sono coinvolte tutte le generazioni, ma i giovani, come anche in Cile, giocano il ruolo più importante e costituiscono la prima linea del movimento reale. Giovani lavoratrici e lavoratori, disoccupati, lavoratori informali, contadini, indigeni, afrodiscendenti, sempre più consapevoli di

non avere alcun futuro se non uno sfruttamento selvaggio e senza freni; un insieme che costituisce circa il 25% della popolazione colombiana tra i 14 e i 26 anni, cioè 12,7 milioni di persone. Anzi, se guardiamo alle cifre dei morti, sembra che in Colombia sia un delitto essere giovani: nel 2018 sono stati assassinati 545 ragazzi tra i 15 e i 17 anni e 883 minori di 10 anni tra il 2018 e il 2019. Altri soggetti della lotta sono le comunità indigene, da sempre bersaglio dei paramilitari. Sono loro le protagoniste dei blocchi stradali tra dipartimento e dipartimento. Da sempre colpita dalle bande paramilitari al soldo dei proprietari terrieri e delle multinazionali che si alimentano del saccheggio delle immani risorse naturali colombiane - che fanno da oltre 60 anni il “lavoro sporco” liberando ampie zone contadine dai possibili oppositori - la popolazione indigena in questa crisi partecipa con la Guardia Indigena che, nata come risposta a queste incursioni e sulla base della propria sanguinosa esperienza, oggi prende parte anche nelle città alla difesa dei manifestanti. Bande paramilitari - che operano di concerto con esercito e polizia - che il 19 maggio, penetrate illegalmente in territorio venezuelano, hanno assassinato Jesùs Santrich, comandante guerrigliero delle FARC, tagliandogli - in perfetto stile mafioso - un dito della mano sinistra (anche Ernesto Che Guevara fu ucciso a sangue freddo da un “soldadito” boliviano che fece il lavoro sporco, ma i registi dell’operazione erano altri). Questa strategia viene da lontano e parla l’inglese di Washington. E quando si dice che “la Colombia è l’Israele dell’America Latina” non si tratta di una metafora ma della nuda verità. E qui dovremmo anche chiederci dove sono le anime belle della nostra Unione europea che si indignano se la Bolivia vuole processare i golpisti come i boliviani Leopoldo Lòpez e Janine Añez, ma tacciono fragorosamente sui massacri compiuti in Colombia. Così come tacciono sul fatto che l’impero nord-americano ha fatto della Colombia una testa di ponte della sua penetrazione militare nel continente, insieme allo Stato di Israele; due soci che da lunghi anni dirigono la guerra controinsurrezionale, non da lontano ma sul terreno con personale proprio, vigilando e castigando dalle 7 basi militari in territorio colombiano ogni eventuale ribellione con le truppe autoctone, addestrate da consiglieri statunitensi e israeliani ad assassinare il proprio popolo. Ricordiamo anche che la Colombia è l’unico Stato sudamericano membro della NATO, che può quindi vigilare, oltre che sulle ricchezze del proprio territorio, su Stati come Venezuela (con cui condivide i confini sud e ovest) e Nicaragua, ostili a Washington. Per riassumere in poche parole, lasciamo parlare lo scrittore e giornalista colombiano Hernando Calvo Ospina: “E per finire vi dico: la proposta di riforma tributaria è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quei milioni di poveri, in un paese immensamente ricco, non sopportano più di dover scegliere tra il molto poco e il nulla: hanno davvero pochissimo da perdere”. *CIP “G.Tagarelli” via Magenta, 88 Sesto S.Giovanni


nuova unità 3/2021

6

Mumia Abu-Jamal, quarant’anni dietro le sbarre Di fronte all’attuale situazione, i suoi sostenitori chiedono la mobilitazione internazionale perché è una questione di vita o di morte. Per il medico Ricardo Alvarez: “il suo rilascio è l’unico trattamento” che impedirebbe il peggio Quella di Mumia Abu-Jamal è una vita quasi completamente priva della libertà. Arrestato a 27 anni, accusato della morte di un poliziotto bianco, oggi ne ha 67. Quarant’anni spesi a rivendicare la sua innocenza, è senza dubbio uno dei detenuti americani incarcerati da più tempo, e spera ancora di tornare a casa. Mumia Abu-Jamal, un giornalista afroamericano vicino alle Pantere Nere, impegnato a combattere la segregazione, ha visto la sua vita sconvolta nel dicembre 1981. All’epoca era un tassista notturno per sfamare la sua famiglia. All’alba del 9 dicembre lascia un cliente in un quartiere meridionale di Philadelphia, Pennsylvania, incappa in una sparatoria e viene ferito. Nella sparatoria viene ucciso un poliziotto bianco, Daniel Faulkner: Mumia Abu-Jamal è accusato dell’omicidio. Malgrado la mancanza di prove e un’indagine fallimentare, Mumia Abu-Jamal viene condannato a morte il 3 luglio 1982. Grazie alla mobilitazione internazionale e americana, è sfuggito all’esecuzione due volte, nel 1995 e nel 1999. Nel dicembre 2001 la sua condanna a morte viene sospesa, anche se resta rinchiuso nel braccio della morte. Dopo 34 anni di carcere, 30 dei quali sperando di sfuggire all’iniezione letale, la condanna di Mumia Abu-Jamal è stata commutata in ergastolo senza possibilità di libertà vigilata. Nel 2011 viene mandato alla prigione di Mahanoy, a due ore e mezza di macchina da Filadelfia. Mumia Abu-Jamal è ancora lì. Il detenuto AM8335 entra nel suo quarantesimo anno di detenzione.

La speranza in nuovo ricorso Il primo mercoledì di ogni mese da trentacinque anni, a Parigi, in Place de la Concorde, a poche centinaia di metri dall’ambasciata americana, il nome di Mumia Abul-Jamal viene esposto su grandi striscioni appesi al muro del giardino delle Tuileries. Jacky Hortaut, membro del collettivo Libérons Mumia e della Coalizione mondiale contro la pena di morte, ha visitato Mumia Abul-Jamal un anno fa. Da allora, solo l’avvocato Johanna Fernandez ha potuto entrare in contatto con il prigioniero. Direi che siamo arrivati al penultimo passo, un momento importante del lungo processo giudiziario. Sono quarant’anni che va avanti così, e finora Mumia non ha mai ottenuto un appello per la condanna a morte. Adesso è possibile dato che il tribunale della Pennsylvania ha respinto l’appello che ha bloccato [la sua difesa] nel dicembre 2020. E se si tenesse un nuovo processo per difendere la sua innocenza, sarebbe in gioco il rilascio di Mumia Abul-Jamal. Jacky Hortaut spera che il processo giudiziario proceda a favore del detenuto. Anche il contesto nazionale americano si è evoluto dopo la morte dell’afroamericano George Floyd soffocato sotto il peso del ginocchio di un poliziotto di Minneapolis. Un evento tragico che ha infuocato gli Stati Uniti per dieci giorni. Anche a Philadelphia ci sono state manifestazioni. Ed è stata un’opportu-

nità per i sostenitori di Mumia Abu-Jamal di chiedere il suo rilascio. Una nuova speranza? È incredibile. Il governatore ha il diritto di grazia. Se prendesse questa decisione, Mumia potrebbe accettarla perché pensa solo a una cosa, tornare a casa, dove sua moglie, i suoi figli, i suoi nipoti lo aspettano da quarant’anni. Il caso di Mumia Abu-Jamal tornerà quindi nell’ambito giudiziario, ma non è ancora in calendario. E nell’immediato futuro, ciò che preoccupa Jacky Hortaut è ciò che sta accadendo attualmente nella prigione di Philadelphia, dove a 2.500 prigionieri è vietato il contatto esterno a causa della pandemia di coranavirus. Le uniche persone che entrano ed escono sono le guardie, e attraverso questo andirivieni la pandemia si diffonde. Tutti hanno paura. Questo è quello che ha detto Mumia. Non abbiamo notizie quotidiane, ma la sua portavoce Johanna Fernandez ci ha detto un mese fa che Mumia non aveva il Covid ma che c’erano forti timori che il virus si sarebbe diffuso nel carcere. Collettivamente e per se stesso, Mumia AbuJamal teme la pandemia. In quattro decenni di prigione, la sua salute è peggiorata. In particolare, è diventato più fragile dopo essere stato infettato dall’epatite C. Nel 2015 l’amministrazione penitenziaria gli ha negato l’accesso alle cure per la malattia. Dopo 12 mesi durante i quali la sua condizione si è indebolita, Mumia Abu-Jamal è stato curato, grazie, ancora una volta, alle pressioni dell’opinione pubblica. In quel momento disse: Amici e fratelli miei, non è finita. Le cose forse si stanno muovendo e la possibilità di una vera cura, non solo dei sintomi ma della malattia stessa, è in vista. Grazie a tutti voi per essere sempre al mio fianco. La libertà è una lotta quotidiana. Vi amo tutti. Vostro fratello, da così lungo tempo nel braccio della morte.

Salute fragile, morale ferrea Mumia Abu-Jamal ha avuto altre complicazioni di salute, come la cirrosi epatica che il direttore del carcere ha rifiutato di curare. Secondo lui, il trattamento sarebbe costato centinaia di migliaia di dollari... Ma quando ha compiuto 60 anni, dopo aver trascorso metà della sua vita non solo in prigione ma anche in isolamento, Mumia Abu-Jamal ha impressionato per la sua robustezza. Fisicamente imponente e forte, il volto incorniciato dai dread, una testa piena di ideali, di convinzioni, di umanità e di lotte per la giustizia. Prima di essere incarcerato, Mumia AbuJamal era un giornalista e attivista per i diritti dei neri. Ha anche denunciato la corruzione che affliggeva la polizia di Filadelfia. Ha continuato i suoi impegni nel mondo carcerario. Ha aiutato i detenuti a risolvere i loro problemi e ad affrontare le procedure amministrative e legali. Li ascolta, li stimola, li consiglia. I detenuti lo hanno soprannominato “Vecchio” o “Saggio”. Mumia Abu-Jamal ha scritto numerosi libri e articoli sulle condizioni di detenzione, sulla realtà del braccio della morte e sui suicidi dei detenuti. La stampa americana lo ha soprannominato “The Voice of the Voiceless”. È diventato un simbolo negli Stati Uniti e nel mondo. Dopo quattro decenni di prigionia, Mumia Abu-Jamal ha scritto un nuovo saggio. È in

uscita il suo terzo libro sui risvolti politici del capitalismo. La scrittura gli permette una coscienza da uomo libero, nell’attesa di respirare l’aria di fuori. Al momento, a causa di Covid-19, rimane rinchiuso 23 ore al giorno. Così ha solo un’ora per la doccia, una telefonata, uscire dalla cella.

Nuovo isolamento Questo isolamento non è la prima volta per Mumia Abu-Jamal. È sopravvissuto trent’anni nel braccio della morte. 10.950 giorni, da solo in una cella grande come un bagno, cercando di dimenticare che il giorno dopo poteva essere l’ultimo della sua vita. “È un modello per tutti gli attivisti”, dice Claude Guillaumaud-Pujol, accademico e specialista degli Stati Uniti, autore di diversi libri tra cui Mumia Abu-Jamal, combattant de la liberté (Edizioni Le Temps des Cerises). È iperattivo, lavora tutto il tempo. Scrive, scrive, scrive. Ha una forza di carattere senza pari. Si preoccupa molto degli altri. Preferisce parlare di loro piuttosto che di se stesso, tranne quando è preoccupato per la sua salute. Non si lamenta mai. Ammiro il modo in cui tiene duro”. Crede nella forza della verità. È rimasto in prigione perché si rifiuta di confessare un omicidio che non ha commesso. Sa che alla fine uscirà. Da allora sono stati realizzati e continuano ad uscire diversi lungometraggi e documentari su Mumia Abu-Jamal. Presto la HBO pubblicherà un film sulla sua famiglia. Un altro regista mostrerà sullo schermo il procuratore distrettuale di Philadelphia Larry Krasner e figure chiave della città della Pennsylvania che guidano la polizia e il sistema giudiziario. Il procuratore distrettuale sta perdendo interesse nel caso di Mumia. Lascerà che l’appello per un nuovo processo vada avanti. Il problema è che i poliziotti non vogliono un nuovo processo perché si possono dire cose che non vogliono sentire. “Mentre rileggevo i rapporti, ho pensato: non si dovrebbe spostare il dibattito su chi ha ucciso l’agente Faulkner? Perché se lo troviamo, automaticamente Mumia è assolto. Il poliziotto era nei guai, come suggerito dal suo protetto, che ha parlato del suo aspetto tormentato? Faulkner era un informatore dell’FBI? Stava conducendo un’indagine federale sulla polizia di Philadelphia, uno dei dipartimenti di polizia più corrotti del paese? Quali erano i problemi all’interno del dipartimento di polizia? Dopo il processo di Mumia, sono stati arrestati 15 agenti di polizia. Faulkner si è rifiutato di farsi corrompere? Davvero, scoprire chi ha sparato e ucciso Daniel Faulkner scagionerebbe Mumia e gli renderebbe la libertà”.

Contesto di supporto Claude Guillaumaud-Pujol non vede Mumia Abu-Jamal da dicembre 2018. Data a partire dalla quale le autorizzazioni di visita sono state sospese. “È invecchiato, sta perdendo i capelli, è ingrassato a causa del cattivo cibo, non può più fare sport come una volta. Ma è sereno, sempre sereno, straordinariamente sereno”. Lo studioso fa affidamento sull’attuale contesto americano per aiutare a far uscire di prigione Mumia Abu-Jamal. Oltre all’uccisione mortale della polizia di George Floyd e all’arrivo di

una nuova leadership democratica alla Casa Bianca, l’atmosfera a Philadelphia sta cambiando. Negli ultimi due anni, tutti i membri del Movimento - un’organizzazione rivoluzionaria fondata negli anni ‘70 per contrastare le ingiustizie contro i neri - sono stati rilasciati, contro ogni previsione. Vittime di numerose persecuzioni, erano state falsamente accusate della morte di un agente di polizia. Cinque uomini e quattro donne erano all’ergastolo. Un altro sviluppo ottimistico, sono le scuse avanzate dal consiglio comunale di Philadelphia per il massacro e il bombardamento del quartiere dove il movimento viveva il 13 novembre 1985. Ha deciso di tenere una giornata di riflessione a Philadelphia il 13 maggio .

Scrivo il tuo nome

Sebbene non avesse precedenti giudiziari, abbia negato i fatti, le perizie balistiche siano inesistenti, le indagini siano state affrettate, i testimoni siano stati minacciati, le denunce della polizia siano state subornate e contraddittorie e i suoi diritti di difesa siano stati violati, Mumia Abu-Jamal è convinto che la libertà gli sarà restituita dalla giustizia del suo Paese dopo tanti anni dietro le sbarre. Fuori, la sua reputazione si sta diffondendo, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Africa all’Europa. I suoi sostenitori esterni non si arrendono, anche se il tempo ha reso rare le mobilitazioni su larga scala che hanno ripetutamente salvato Mumia Abu-Jamal. Nel 2000, in un rapporto Amnesty International indicava 70 motivi per riavviare il suo processo. A Mumia Abu-Jamal è stata riconosciuta la cittadinanza onoraria di 26 comuni francesi: Parigi, Clermont-Ferrand, Sète, Auby, Portes-lès-Valence e Saint-Anne, per citarne solo alcuni. Altrove nel mondo, altri comuni in Danimarca, Quebec, Italia e Stati Uniti hanno sostenuto Mumia Abu-Jamal e scritto il suo nome affinché non venga dimenticato.

Nadine Epstain | franceculture.fr Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Abbonati, fai abbonare, regala “nuova unità” ABBONAMENTO ANNUO ITALIA EURO 26.00 c/c postale nr. 1031575507 intestato a nuova unità – Firenze


nuova unità 3/2021

7

Notizie in breve dal mondo - maggio Londra, Inghilterra 4 maggio

Washington, USA 20 maggio

Secondo il quotidiano Financial Times, la società farmaceutica statunitense che produce, insieme a BionTech, il vaccino Pfizer ha incassato fino ad ora 3,5 miliardi di dollari - quasi un quarto delle entrate della società - a fronte dei contratti per la fornitura di 1,6 miliardi di dosi a circa 50 paesi. Gli utili del 1° trimestre 2021 sono saliti del 45% rispetto allo stesso periodo del 2020.

Il senatore Bernie Sanders presenta oggi al Senato una risoluzione per bloccare una vendita di armi ad Israele, valutata in circa 735 milioni di dollari (600 milioni di euro). “In un momento in cui le bombe fabbricate negli Stati Uniti stanno devastando Gaza e uccidendo donne e bambini, semplicemente non possiamo permettere che avvenga una grande vendita di armi senza neanche un dibattito al Congresso” ha spiegato.

Al-Tanf, Siria 6 maggio

Madrid, Spagna 20 maggio

Secondo l’agenzia di stampa Prensa Latina, nei giorni scorsi il colonnello inglese Richard Bell, vice-comandante della Forza Operativa Internazionale, entrato illegalmente in territorio siriano, ha incontrato in questa località - dove si trovano anche gruppi di militari statunitensi - alcuni leaders dei gruppi estremisti che operano in Siria per rovesciare il governo legittimo di Al Assad e ha assicurato loro appoggio militare e diplomatico.

da guerra statunitense, “che costituisce una violazione della sovranità e una minaccia alla pace e alla stabilità della regione”. Si tratta della USS-Curtis-Wilbur, che il martedì precedente, sempre senza autorizzazione, aveva violato lo Stretto di Taiwan.

Parigi, Francia 15 maggio

Mondo, 20 maggio

Secondo alcuni quotidiani, dopo che il ministro dell’Interno ha vietato le manifestazioni a favore della Palestina, oggi la polizia ha utilizzato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni contro i manifestanti. Le manifestazioni si sono tenute, oltre che a Parigi, in varie città della Francia. A Parigi erano schierati 4.500 agenti di polizia.

Serrania del Perijà, Venezuela 17 maggio

È stato ucciso in questa zona, alla frontiera con la Colombia, da una squadra di militari colombiani penetratavi illegalmente Seuxis Pausias Hernández Solarte, meglio conosciuto come Jesùs Santrich, il “guerrigliero cieco” a causa di un glaucoma. Santrich aveva fatto parte della delegazione della più antica guerriglia latinoamericana, per poi rientrare nella clandestinità giudicando falliti tali negoziati. Santrich era stato membro della Gioventù Comunista Colombiana da giovane, studio e si laureò prima in Scienze Sociali e poi in Storia. Entrò a far parte delle FARC all’inizio degli anni ’90, dopo l’assassinio di un amico e leader studentesco, di cui prese il nome di battaglia.

Manchester, Inghilterra 18 maggio

Stadio dell’Old Trafford: uno dei 10 mila spettatori della partita di calcio Manchester/Fulham passa una bandiera palestinese al giocatore del Manchester United Paul Pogba che, insieme al compagno Amad Diallo, fa il giro dello stadio sventolandola.

New York, USA 20 maggio

Il segretario generale dell’ONU definisce oggi “un inferno sulla terra” la vita dei bambini palestinesi della Striscia di Gaza a causa del conflitto. In poco più di 10 giorni, da quando Israele ha scatenato l’ennesima aggressione, ne sono morti 60 e 444 sono i minori feriti.

Pechino, Cina 20 maggio

Il governo cinese denuncia una ennesima provocazione: l’entrata nelle acque del Mar della Cina Meridionale di una nave

MEMORIA Setif, Algeria; 8 maggio 1945

Circa 10.000 algerini, come aveva chiesto il presidente francese De Gaulle, scendono nelle piazze in parecchie città algerine per celebrare la fine della 2° Guerra mondiale, cui molti di loro hanno partecipato nelle file dell’Esercito francese. Sono disarmati e pacifici, ma molti portano cartelli che chiedono la fine dell’occupazione francese del paese, uguaglianza e indipendenza. All’altezza del Café de France, un ragazzo di 14 anni - Saal Bouziz, membro degli Scouts Musulmani - alza la bandiera dell’Algeria, proibita dalle autorità francesi. Un poliziotto gli spara a bruciapelo e il ragazzo muore. Cominciano gli scontri in cui vengono uccisi anche degli europei e poi è la “caccia” all’arabo. Viene dichiarata la legge marziale, la Francia mobilita l’esercito che attacca paesi e villaggi, bombardando e incendiando le case. Dall’8 maggio al 26 giugno vengono assassinati almeno 40.000 cittadini e arrestate 3.000 persone. Le autorità francesi pensano di aver messo fine

Covid-19 non fa solo ammalare: escono le prime cifre sui miliardari creati grazie ai vaccini. Gli amministratori di Moderna e BioNTech sono i primi nella lista delle 9 persone diventate miliardarie grazie alla produzione dei vaccini, e vantano - secondo la rivista Forbes - un patrimonio di oltre 4 miliardi di dollari. Nonostante che la quasi totalità della ricerca sia stata pagata con il denaro dei contribuenti, i mega-profitti vanno alle società di Big Pharma che detengono i brevetti. “Questi miliardari sono il volto degli enormi profitti che molte società farmaceutiche stanno ottenendo dal monopolio che detengono su questi vaccini” dice Anna Mariot, responsabile delle politiche sulla sanità dell’Oxfam.

Proprio nei giorni della crisi di Ceuta con l’arrivo di migranti, soprattutto bambini, e i respingimenti spagnoli, il giornale digitale Publico informa che, tra il 2016 e il 2020, la Spagna ha versato per la “cooperazione allo sviluppo” per la popolazione marocchina rifugiata 28 milioni circa di euro, ma ha realizzato esportazioni di armamento alle Forze Armate marocchine per un valore superiore a 87 milioni di euro. E la nave da guerra in costruzione per la Marina marocchina raggiungerà i 150 milioni. Le cifre vengono dal Segretariato di Stato per il Commercio.

Durban, Sudafrica 21 maggio

Anche i portuali della città - dopo quelli italiani di Livorno, Ravenna e Napoli - si rifiutano di scaricare una nave portacontainer israeliana. La nave è la Zim Shanghai, di proprietà della società statale Zim Lines. L’azione di protesta raccoglie l’appello della Federazione Palestinese Generale dei Sindacati (PGFTU) ai lavoratori e ai sindacati per rifiutare lo scarico delle navi e delle merci israeliane. I dati dell’export di vendita italiana di “armi automatiche, bombe, razzi e missili, veicoli terrestri, aeromobili e poi ancora munizioni, strumenti per la direzione del tiro, apparecchi specializzati per l’addestramento e per la simulazione di scenari militari” ammontano a circa di 90 milioni di euro di forniture negli anni 2015-2020.

“Falsi storici” è un volumetto edito da L’AntiDiplomatico, che non è un lavoro propriamente storico, perché non è storico l’obiettivo di chi oggi vorrebbe contraffare gli avvenimenti per parificare “per legge” nazismo e comunismo. “Falsi storici” è un piccolo contributo alla battaglia contro l’anticomunismo, contro la canea liberale sui colpevoli per lo scoppio della Seconda guerra mondiale e le falsità sui protagonisti della vittoria sul nazismo. Nel libro, viene presentata una nuova traduzione di “Fal’sifikatory istorii. Istoričeskaja spravka” (“Falsificatori della storia. Informazione storica”), pubblicato nel 1948 dal Informbjuro sovietico, per smentire le asserzioni anglo-americane circa un presunto “patto segreto Berlino-Mosca per spartirsi tutta l’Europa orientale”. Segue poi una succinta rassegna della più recente pubblicistica russa sugli stessi temi. È tempo che i comunisti facciano sentire la propria voce anche su questo fronte dell’informazione. https://www.youcanprint.it/storia-generale/falsi-storici-chi-ha-scatenato-la-seconda-guerra-mondiale-9788894552003.html

così al movimento di liberazione algerino. Anni dopo, nel novembre 1954, comincerà quella che è chiamata “guerra d’Algeria”, che costerà la vita di un milione e mezzo di algerini e finirà con la proclamazione dell’indipendenza del paese nel 1962.

Kim Lien, Vietnam 19 maggio 1890

Nasce in questo piccolo villaggio Nguien Ai Quoc, che sarà conosciuto in seguito come Ho Chi Minh, il primo vietnamita a entrare in un partito socialista, che diverrà in seguito uno dei fondatori del Partito Comunista Francese. Giovanissimo parte per Parigi, dove fa mille mestieri; visiterà e lavorerà a Marsiglia, a New York e a Mosca dove si avvicina definitivamente alla Rivoluzione russa e al marxismo. Tornato al suo paese dà la sua impronta alla nascita della guerriglia contro i francesi prima e i nordamericani poi. Dien Bien Phu mostrerà al mondo per la prima volta come un piccolo popolo può sconfiggere un grande Stato colonialista come la Francia. Fonda la Repubblica Democratica del Vietnam, che sarà invaso dall’esercito statunitense. L’offensiva

del Thet, guidata dal suo discepolo il comandante Giap, mostrerà la stessa capacità causando la rotta degli Stati Uniti. Lo “zio Ho”, come sarà ormai conosciuto dal popolo vietnamita, morirà il 3 settembre 1969 convinto della vittoria e che “il Vietnam diventerà dieci volte più bello”.

Cordoba, Argentina 29/30 maggio 1969

Il 29 scendono in massa nelle strade più di 4.000 operai di Cordoba organizzati nei sindacati SMATA (meccanici), UTA (trasporti) e Luz y Fuerza (energia elettrica): uno sciopero politico generale contro la giunta militare del generale Onganìa autodenominatasi “Rivoluzione Argentina”. Il 30 li seguono gli studenti. Sarà una delle prime di una serie di proteste operaie e popolari di massa che porteranno alla caduta del regime tre anni dopo, ricordata con il nome di “Cordobazo”. Dopo che gli scioperanti conquisteranno due terzi della città, i quartieri popolari, bruciando i commissariati di polizia, interverrà l’Esercito che riporterà “l’ordine” due giorni dopo.


nuova unità 3/2021

8

Lettere La rubrica delle lettere è un punto fisso di quasi tutti i giornali. Noi chiediamo che in questa rubrica siano presenti le vostre lettere, anche quelle che spedite ai vari quotidiani e riviste che non vengono pubblicate. Il sommerso a volte è molto indicativo

Solidarietà operaia

Riprendere la solidarietà concreta

A Livorno alcuni portuali si sono rifiutati di caricare materiali militari destinati al porto di Ahdod in Israele nel momento della criminale aggressione del popolo palestinese. È il contributo dei lavoratori mentre le piazze italiane si riempiono di manifestanti in solidarietà con la resistenza palestinese che si oppone alla occupazione e al furto delle terre e dell’acqua da parte del governo sionista. Una iniziativa concreta che dovrebbe essere allargata a tutti i porti, non solo italiani, la nave, infatti, proveniva da Marsiglia. Matteo Leonardi

Francia, Nato e Italia sono riuscite a demolire lo Stato libico e portarlo in una situazione più che caotica dove gruppi e multinazionali si scontrano per accapparrarsi le fonti energetiche mentre la popolazione è alla fame e chi si ribella viene imprigionato e torturato. Oggi la Libia è la principale via di transito dei trafficanti di esseri umani che scappano verso i paesi europei e che provoca migliaia di morti. Il governo italiano appoggia questo contesto anche con viaggi del ministro degli esteri Di Maio e con lo stesso Draghi e fornisce armi e pure navi che i criminali libici usano per sparano sui pescatori siciliani. Nel mortorio generale dei movimenti nostrani la Libia viene accettata così com’è diventata, non si denunciano le violazioni dei diritti e la destra ne fa una bandiera contro l’immigrazione. È veramente una schifezza. In tutto il mondo i popoli stanno male e non solo per il contagio, ma manca una vera solidarietà che non sia solo di facciata ma che incida soprattutto in quei settori imperialisti e borghesi, a partire dal nostro paese. Gino Maggiorelli-Chieti

Incertezze sul futuro È appena passato il 1° Maggio, festa dei lavoratori, e c’è una grande incertezza sul futuro. Dopo mesi di raccomandazioni di stare tutti al chiuso e distanziati improvvisamente e per amore del guadagno si apre tutto ma anche aprendo commercio e turismo non si riprende quel milione di posti di lavoro persi perché centinaia di aziende nel frattempo hanno approfittato della situazione per chiudere definitivamente. E quelli che lavoreranno lo faranno in condizioni sempre più precarie, costretti - più che mai le donne - ad accettare qualsiasi forma di contratto pur di portare a casa qualcosa per campare. Di questo non si sente parlare neanche nei sindacati di base che dovrebbero distinguersi da quelli istituzionali. Tra poco sarebbe scaduto il blocco dei licenziamenti ed ecco che lo Stato per non ripagare quei minimi sostegni ributta tutti fuori, e tutti zitti. Lo scenario e vasto e grave! Mario Ardelli Cesena

Lo sfruttamento della borghesia sul proletariato La ricchezza miliardaria dei capitalisti e dei borghesi non èil frutto meritato del loro studio e lavoro come l’ideologia liberale ci racconta. È il frutto dello sfruttamento diretto e indiretto dei lavoratori proletari di tutto il mondo. È il frutto dei loro crimini, delle loro rapine, delle loro truffe e frodi, è il frutto dell’evasionee dell’elusione fiscale, delle loro guerre che scatenano in tutto il mondo! Guadagnare soldinonvuol dire produrre ricchezza equivalente al valore dei soldi guadagnati. L’origine dello sfruttamento sta nella produzione di merci. Gli operai con il loro lavoro producono una merce il cui valore è superiore al valore del salario che ricevono: gli operai rendono all’imprenditore capitalista più di quanto gli costano, è per questo che li fa lavorare nelle sue aziende! Poi lo “sfruttamento” avviene anche sul “libero mercato”. Il lavoro del borghese vale certo di più del lavoro del proletario, vale diciamo 10mila ma sulla base del “libero mercato” il borghese guadagna 100mila. Il lavoro del proletariovale invece 2mila ma sulla base del “libero mercto”il proletario guadagna mille. La borghesia è la classe dirigente e imprenditoriale del paese, il proletariato è laclasse che produce il plusvalore, è la classe che produce la ricchezza del paese. I borghesi per meglio difendereilloro sistema di sfruttamento dicono che la borghesia e il proletariato non esistono più, che sono categorie del 900. La borghesia invece esiste, eccome, anche se stratificata come del resto il proletariato. La borghesia è una classe internazionale di sfruttatori, parassiti, ladri, assassini e criminali di guerra. È per il proletariato ciò che è stata l’aristocrazia per la borghesia: una pesante palla al piede del progresso sociale, umano e anche economico. I capitalisti non hanno più interesse ad investire nella produzione di beni e servizi (investono in Borsa!). Il capitalismo ha ormai rggiunto il suo massimo livello di sviluppo dato da un tasso di profitto diventato incomprimibile al punto di non pagare più il lavoro al suo valore reale: o paga il lavoro o remunera il capitale, ovvio che i capitalisti preferiscono remunerare il capitale piuttosto che pagare il lavoro. La ricchezza di un Paese non la producono gli imprenditori, né le banche e nemmeno i contribuenti. La producono gli operai, i lavoratori proletari i quali sono l’unico soggetto tra i fattori della produzione a produrre il plusvalore, a produrre più di quanto guadagnano e consumano, al contrario deiborghesi che guadagnano e consumano più di quanto producono. Gli imprenditori capitalisti sono dei borghesi, promuovono e gestiscono la produzione di ricchezza, ma non producono il plusvalore, anzi, il plusvalore prodotto dai loro operai se lo mettono in tasca, salvo poi, in specie i piccoli e i medi essere tartassati e derubati dallo Stato borghese imperialista delle multinazionali. Oratorio Tina Modotti-Pino Pinelli, Savona-Genova

Come sprecare 22 milioni I test Invalsi riproposti e imposti sospesi per le classi seconde medie e seconde superiori sono in corso per le seconde e quinte elementari, e quinte superiori nonostante si sappia che nei mesi di Dad i ragazzi hanno appreso di meno. I test Invalsi non servono a raccogliere dati oggettivi. Il dato certo è che costano circa 22 milioni di euro e da quando ci sono la scuola non è certo migliorata. Ma questi soldi non potrebbero essere meglio investiti per le assunzioni e per la questione strutturale della scuola? Danilo Montacchi

Se vi interessa reperire i numeri precedenti potete trovarli su Issuu

profilo nuova

unità

nuova unità Rivista comunista di politica e cultura (nuova serie) anno XXX n. 3/2021 Reg, Tribunale di Firenze nr. 4231 del 22/06/1992 Redazione: via R. Giuliani, 160r - 50141 Firenze tel. 0554252129 e-mail nuovaunita.firenze@tin.it redazione@nuovaunita.info - www.nuovaunità.info Direttore Responsabile: Carla Francone Hanno collaborato a questo numero: Emiliano, Michele Michelino, Luciano Orio, Daniela Troilo, Enrico Vigna abbonamento annuo Italia euro 26,00 abbonamento annuo sostenitore euro 104,00 abbonamento Europa euro 42,00 abbonamento altri paesi euro 93,00 arretrato euro 5,20

I versamenti vanno effettuati sul c/c postale nr. 1031575507 intestato a: nuova unità - Firenze

Chiuso in redazione: 10/05/2021


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.