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Periodico comunista di politica e cultura n. 4/2021 - anno XXX
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Anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio Antonio Gramsci
Intrighi internazionali Scambi tra Italia, Usa e Francia per rafforzare l’imperialismo A Bruxelles il 14 giugno si sono incontrati i potenti dei paesi che fanno parte della NATO per rafforzare il «legame transatlantico» tra Stati uniti ed Europa su tutti i piani: politico, economico, spaziale, tecnologico e, soprattutto, militare. Mentre gli Usa e la Gran Bretagna hanno assicurato gli alleati che la “NATO resterà un’alleanza nucleare” hanno deciso di aumentare la spesa militare. Per il 2021 l’Italia pagherà 30 miliardi di dollari che presto diventeranno 40. Una cifra che esclude le spese per il mantenimento delle basi militari sul territorio italiano - sedi appunto di armi nucleari - e delle missioni all’estero che non certo umanitarie come vogliono farci intendere, ma di addestramento delle forze locali e di difesa degli interessi economici delle grandi potenze nei vari territori occupati e saccheggiati. Non c’è limite alle spese militari, però si specula sui lavoratori. I padroni devono recuperare il profitto perso con la crisi economica e in seguito alle misure prese per la Covid 19, il Governo - a guardia della borghesia nazionale ed europea opera per diminuire la tensione sociale che teme si allarghi e diventi incontrollabile. Dopo l’aumento dei ritmi che portano a continui incidenti e morti sul lavoro, dopo le delocalizzazioni, le cessazioni di attività nonostante il blocco Covid 19, Governo, Confindustria, Confapi, CNA, sindacati confederali si sono accordati per sbloccare i licenziamenti. Prime grandi vittime 152 operai della Gianetti Ruote di Monza e 422 della GKN di Campi Bisenzio (leggi all’interno). Il patto comprende contratti di solidarietà, intese di riduzione e rimodulazione dell’orario di lavoro. La proroga riguarda solo i settori del tessile, calzaturiero e moda, un altro modo per dividere il fronte di classe. L’accordo prevede che le aziende - che continuano ad aumentare lo sfruttamento - utilizzino gli ammortizzatori sociali prima di procedere ai licenziamenti. Libertà, quindi, di licenziare ma dopo avere usufruito di altre sovvenzioni statali e naturalmente dopo aver fatto “decantare” il malcontento dei lavoratori in altre 13 settimane di incertezza per il futuro e di peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Non è certo una vittoria. Sono bastate solo sei ore di trattativa e una finta manifestazione di piazza per siglare il patto, definito da Cgil, Cisl e Uil un “segnale importante e una risposta ai tanti lavoratori che in questi giorni hanno seguito con apprensione il processo decisionale sulla fine del blocco dei licenziamenti” e valutare positivo “l’impegno per avviare il confronto per la riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive”, come sostiene Landini della Cgil. Ci vuole proprio il coraggio di vertici sindacali venduti per fare certe dichiarazioni. Confindustria e padroni di ogni risma sono alla ricerca del profitto perso: per farlo hanno bisogno, da una parte, della massima libertà di aumentare lo sfruttamento, i ritmi e i carichi di lavoro e, dall’altra, della possibilità di chiudere e delocalizzare, aumentando così disoccupazione e precarietà che colpirà maggiormente i giovani e le donne nonostante tutte le chiacchiere con cui si riempiono la bocca i rappresentanti di tutti i partiti. A tre anni dal crollo del ponte Moranti - a dispetto delle famiglie delle vittime che chiedono giustizia - lo Stato ripaga con gli interessi il riacquisto di una infrastruttura in condizioni molto peggiori di quando l’hanno assegnata, la cui rete viaria è invecchiata mostrando tutte le sue crepe. Pagherà per Aspi un prezzo di circa 9,1 miliardi di euro che equivalgono ai 6,8 miliardi incassati all’epoca della privatizzazione e si accollerà anche il debito contratto dai privati per finanziare l’acquisizione, che a fine 2020 sfiorava gli 11 miliardi, mentre nel 1999, anno di inizio della privatizzazione, era di appena 1,8 miliardi. I Benetton ci guadagnano e si liberano di una società che ha continuato ad aumentare i pedaggi realizzando profitti per 20 anni che hanno alimentato il pagamento di ricchi dividendi ai proprietari privati ed evitato le manutenzioni adeguate trascurate per anni.
Il Consiglio dei ministri ha varato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con l’approvazione di tutto l’arco costituzionale. Si parla di riforme (compresa quella della giustizia favorevole alle richieste europee), di semplificazioni per il rilancio del sistema Italia. La strategia del Governo è “per uscire da questa crisi e per portare l’Italia sulla frontiera dello sviluppo europeo e mondiale occorrono un progetto chiaro, condiviso e coraggioso per il futuro del Paese, che permetta al nostro Paese di ripartire rimuovendo gli ostacoli che l’hanno frenata durante l’ultimo ventennio”. “Vogliamo un Paese moderno, innovativo dotato di una pubblica amministrazione efficiente e moderna - dicono - in cui possano operare imprese innovative e sempre più competitive (quelle che da sempre si reggono su sfruttamento ed evasione - ndr), un Paese con infrastrutture sicure, tecnologicamente all’avanguardia, che sfruttino tutte le potenzialità offerte dalla rivoluzione digitale. In secondo luogo, vogliamo un Paese più verde, con sistemi di produzione e trasporto dell’energia compatibili con gli obiettivi di riduzione dei gas clima alteranti e più resiliente rispetto agli eventi climatici estremi”. Energia “verde” per alimentare l’industria automobilistica, e via libera alle grandi e inutili opere con quella che viene definita semplificazione, ovvero appalti pubblici incontrollati per la gioia di speculatori e della mafia. Il PNRR tratta anche la politica internazionale. Fa riferimento alla cooperazione e in primo piano decanta la nuova leadership statunitense per “la notevole apertura verso il multilateralismo” con la quale è stato avviato - in particolare, rispetto agli altri membri del G20 - un proficuo dialogo come presidenza di turno del G20. Coerente con il PNRR ecco puntuali le lodi sperticate di Mattarella. In occasione della festa dell’Indipendenza statunitense ha ribadito che “Tra Italia e Usa il rapporto è eccezionale, uniti da un’amicizia che ha radici antiche ma è capace di proiettarsi con fiducia verso il futuro, che costituisce la condivisione di un irrinunciabile patrimonio ideale che caratterizza, rendendole più dinamiche, le nostre società libere, democratiche, aperte al contributo di cittadini portatori di culture diverse”. E che “solo insieme possiamo superare, la forza del parternariato tra Washington e Roma più importante che mai”. E con questo si intende accrescere l’azione comune a favore di sicurezza e di un ordine internazionale “basato su regole, della tutela dei diritti umani (quelli Usa?) e di uno sviluppo globale autenticamente
sostenibile”. Nell’incontro con il Segretario di Stato USA il Presidente Mattarella ha discusso anche “dei nostri valori condivisi nel contesto dei diritti umani in Cina e nel mondo, nonché del nostro sostegno collettivo al piano della Libia di tenere le elezioni nel dicembre 2021”.
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Il capitalismo uccide. Lotte operaie, repressione e unità di classe. La vita vale più dei profitti pagina 2
GKN: No alle passerelle, sì alla solidarietà di classe. “Non poveri operai che vanno a casa, siamo dignità, orgoglio e resistenza” pagina 3
Il “triangolo della morte” dei rapporti USA-Russia-Cina pagina 4
Genova 2001: ricordare per continuare la lotta pagina 6
In breve dal mondo pagina 7