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acqua viva
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MAGAZINE
Cari lettori di Living Water, sono felice di darvi il benvenuto al numero 004 della nostra rivista. Questa edizione è un’ode all’elemento che dà vita e nutrimento a ogni forma di esistenza: l’acqua. In particolare, esploreremo il mondo affascinante delle biopiscine, delle fontane e degli specchi d’acqua applicati in zone esclusive, scoprendo come questi elementi possano trasformare le strutture ricettive e private, in luoghi straordinari. L’acqua è da sempre sinonimo di vita, e nel contesto delle strutture ricettive, diventa l’ingrediente magico capace di creare un percorso emozionale ed esperienziale senza pari. In questo numero ci immergeremo nelle sfumature di progetti innovativi che sfruttano l’acqua non solo come elemento decorativo, ma come parte integrante di un’esperienza sensoriale unica, combinandosi anche con luci, movimento, musica. Le biopiscine, ad esempio, rappresentano un connubio perfetto tra sostenibilità e bellezza. Esploreremo come queste piscine naturali possano coesistere armoniosamente con l’ambiente circostante, creando
oasi di tranquillità e bellezza. Le fontane, con la loro danza d’acqua, diventano veri e propri spettacoli visivi, mentre gli specchi d’acqua, posizionati strategicamente in zone esclusive, conferiscono un tocco di lusso e serenità. In un’epoca in cui la ricerca di esperienze autentiche è sempre più al centro delle nostre vite, riteniamo che l’elemento acqua viva sia cruciale per definire il carattere distintivo di ogni struttura ricettiva. Attraverso le pagine di questo numero, esploreremo come designer, architetti e proprietari abbiano abbracciato l’importanza di integrare l’acqua in modo creativo, trasformando gli spazi in veri e propri rifugi di benessere. Vi invito a immergervi in quest’avventura con noi, a esplorare le meraviglie di biopiscine incantevoli, a lasciarvi trasportare dalla melodia delle fontane e a sperimentare la serenità offerta dagli specchi d’acqua in luoghi esclusivi. Che questo numero vi ispiri a considerare l’acqua non solo come un elemento essenziale, ma come una fonte di ispirazione infinita per creare ambienti straordinari e memorabili. Buona lettura!
Marcello Bianchin Direttore Generale OASE Italia
E D ITO R E OASE Italia D IR ETTO R E R ES PO NSABILE Marcello Bianchin D IR ETTO R E CR EATI VO Anna Fraron FOTOG RAF IA Daniele Bonizzoni OASE R E DAZIO NE Alessandro Brazzalotto HANNO CO LLABO RATO Edoardo Fivizzoli Gloria Ciriello Forme d’Acqua Watercube Nicolò Mandelli Marco Caserio Davide Benza PUBBLICITÀ OASE biOrb Forum Piscine Benza srl
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CON TE NU TI Edizione numero 004
4 ACQUA VIVA
Una biopiscina o biolaghetto si evolve con il passare delle stagioni regalando vere e proprie esperienze sensoriali.
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La “Riqualificazione del Molo Trapezoidale di Palermo” firmata Forme D’Acqua.
14 BENZA SRL
93 anni di storia del Gruppo Benza raccontata da Davide Benza, azienda specializzata in articoli per l’agricoltura, l’irrigazione, il giardinaggio e l’arredo.
24 QUELLENHOF LUXURY
RESORT PASSEIER
Riprogettare l’ingresso dell’hotel con una fontana per uno show d’acqua e musica.
27 BIOPISCINE
42 FONTANE VS PISCINE
Gianfranco Deganello di Watercube ci spiega il diverso approccio di trattamento e filtrazione.
49 Una esperienza di balneazione PIANIFICAZIONE perfetta emulando i processi BIOCLIMATICA biologici naturali.
33 AIABN
Associazione Italiana Acque Balneabili Naturali spiega come la depurazione biologica è il futuro della balneazione.
Marco Caserio spiega i nuovi strumenti per la sostenibilità nella pianificazione.
58 BIOSFERE
Design, high tech e natura.
IMMANCABILI 40 FOCUS PRODOTTI COMPLEMENTI DI ARREDO L’acquario come forma di FOCUS AZIENDA arredo e di benessere all’inter- CONSIGLI UTILI no della propria casa. EVENTI 2
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Una biopiscina o biolaghetto si evolve con il passare delle stagioni, rappresentando anche un elemento decorativo per l’ambiente in cui è inserito, regalando vere e proprie esperienze sensoriali: proprio come in uno specchio d’acqua naturale, in ogni stagione c’è qualcosa da scoprire.
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Una biopiscina, infatti, rende l’atmosfera piacevole sia nei momenti di svago, sia in quelli di riposo: l’acqua viva che li alimenta sugue ciò che fa la natura, replicando quei processi biologici naturali che si sono evoluti miliardi di anni fa, permettendo di avere acqua potabile e cristallina in spazi ben più limitati rispetto a dove naturalmente avvengono. Il sistema deve essere supportato da filtri biologici che mantengono sana l’acqua in maniera naturale grazie a colonie di batteri ‘buoni’, che trovano un ambiente ideale di sana proliferazione. Quindi la tecnica è essenziale per mantenere una qualità costante; la pompa permette che la stessa acqua venga continuamente reimmessa nell’invaso, ma come se fosse acqua di sorgente, filtrata precedentemente da chilometri e chilometri cubi di roccia (dove tali batteri prosperano naturalmente). La realtà di una biopiscina è un’esperienza di balneazione di un altro livello, nella quale la facilità di manutenzione, tipica delle piscine tradizionali, si fonde con la garanzia di acqua cristallina in vasca.
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ai prati pittorescamente ricoperti di brina nella stagione invernale. L’estetica quindi è appagante durante tutto l’anno: il biolaghetto si evolve con il passare delle stagioni, rappresentando anche un elemento decorativo per l’ambiente in cui è inserito. Questi invasi, infatti, non devono essere svuotati, tantomeno coperti quando non vengono utilizzati, è sufficiente compensare solo l’eventuale evaporazione.
Elemento dalle indubbie proprietà terapeutiche e sinonimo multiforme di vita, l’acqua è in grado di cambiare completamente l’aspetto di un paesaggio e, sotto forma di biopiscina, può dare una nuova foggia anche a un “semplice” giardino privato.
Un punto importante da considerare è l’aspetto estetico finale che può essere ottenuto; le biopiscine sono uniche e molto variabili e possono rispondere a qualsiasi esigenza estetica: si spazia da una piscina naturale senza piante, con una concezione formale geometrica, più adatta ad ambienti contemporanei e moderni, a una concezione formale totalmente naturale, priva di nette demarcazioni tra gli ambienti e con le piante. Un laghetto balneabile o una piscina naturale offrono l’opportunità di evadere dalla quotidianità e sono molto facili da realizzare perchè armonicamente integrate nell’allestimento del giardino. Un biolaghetto o piscina naturale offre un’esperienza sensoriale per tutta la famiglia: proprio come in uno specchio d’acqua naturale, in ogni stagione c’è qualcosa da scoprire, dal risveglio della vegetazione in primavera alla magnificenza dei colori in estate, fino all’acqua ghiacciata e
Per personalizzare e valorizzare lo spazio si può inoltre aggiungere un’illuminazione suggestiva così le serate si trasformeranno in momenti indimenticabili in ogni stagione dell’anno. L’innovazione delle biopiscine o biolaghi è un ritorno alla natura, vale a dire bacini naturali dove la filtrazione è biologica: nessuna sostanza chimica, un pH naturalmente neutro che non danneggia occhi, mucose e pelle e una garanzia sulla qualità dell’acqua. La depurazione biologica delle piscine è un trend in costante crescita che incontra le richieste degli utenti sempre più attenti all’ecosostenibilità, all’aumento del comfort durante la balneazione, al riavvicinamento alla natura, alla riduzione dei consumi di acqua ed elettricità. Inoltre, ricorrere a una biopiscina offre una serie di vantaggi rispetto ai sistemi chimici tradizionali, tra i quali la possibilità di realizzare un biolago laddove la sovrintendenza non permette di realizzare una piscina classica. Lavora inoltre con pompe a bassissima prevalenza che permettono di trasformare la maggior parte dell’energia impiegata in flusso d’acqua. La parte biologica è stata appositamente studiata e dimensionata a partire dalla tecnologia di potabilizzazione biologica delle acque municipali. E questo è particolarmente apprezzato da hotel e agriturismi, i quali necessitano di avere la sicurezza che l’invaso sia sempre in ottime condizioni. Concludendo, tuffarsi in libertà non è solo una tendenza, ma uno stile di vita.
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MAR I N A La “Riqualificazione del Molo Trapezoidale di Palermo” cha avuto avvio in aprile del 2021 in seguito ad aggiudicazione della gara d’appalto ed ha coinvolto il vecchio molo commerciale ormai in disuso adiacente al parco urbano del Castellammare. Le attività di recupero e trasformazione in area di accoglienza turistica, per una superficie complessiva di 60.000,00 mq.,sono state molteplici: demolizioni e movimenti terra, opere di contenimento, opere civili, opere marittime, opere a verde, opere impiantistiche elettriche e meccaniche e realizzazione di fontana artistica musicale danzante.
Palermo, 13 ottobre 2023. Una data che segna un momento di grande celebrazione per la città di Palermo: dopo due intensi anni di lavori, il 13 ottobre si è tenuta l’inaugurazione della riqualificazione del Palermo Marina Yachting del Porto di Palermo. La stella di questo grande e ambizioso progetto è Marina, la fontana danzante musicale più grande d’Italia, un’opera artistica creativa e sostenibile realizzata da Forme d’Acqua Venice Fountains. Molto più di un laghetto urbano, ma una fontana artistica ideata per accogliere con i suoi spettacoli visivi e musicali, con acqua e luci che danzano sulle note delle più belle canzoni di fama internazionale, da “Skyfall” di Adele a “Zitti e buoni” dei Måneskin. Marina come la sirena bambina narrata da Gianni Rodari nella sua indimenticabile favola La Sirena di Palermo, che parla
di amore, inclusione e unicità. La piccola sirena viene trovata da un povero pescatore di Palermo che la accoglie nella sua famiglia, e presto scoprirà la sua straordinaria dote di narrare vicende e storie di realtà e fantasia «di tutti i popoli e di tutti i tempi». Allo stesso modo, la nostra Marina con le sue canzoni e i suoi getti danzanti incanta i passanti, i visitatori e i lavoratori del Porto di Palermo. Il primo spettacolo della fontana artistica è stato di fronte a una platea istituzionale, nella quale sono stati testimoni dell’importanza di questo evento il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia occidentale Pasqualino Monti, che da subito ha creduto nell’opera, il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e il Sindaco di Palermo
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Roberto Lagalla. Per l’evento inaugurale sono state scelte tre canzoni, nelle quali sono riassunte tutte le capacità espressive, tecniche e tecnologiche della fontana, ottenute da un intenso lavoro di programmazione da parte dei tecnici programmatori di Forme d’Acqua assieme alla light designer arch. Simona Marta Favrin – FavrinDesign. L’apertura dello show ha visto la partecipazione della ballerina Yuriko Nishihara, che ha interpretato assieme alla fontana la canzone “Hold my hand” di Lady Gaga, colonna sonora del film “Top Gun: Maverick” (2022) e definita dalla cantante stessa “una lettera d’amore al mondo durante e dopo un periodo molto difficile”. Il fil rouge tra acqua e terra, tra fontana e ballerina è rappresentato da un ugello dinamico installato a terra in prossimità del bordo
tra la piazza principale e il lago. A seguire l’interpretazione da parte della sola fontana delle canzoni “Dangerous” di David Guetta e “Con te partirò” di Andrea Boccelli. Al termine dello show, è stato proiettato sul Water Screen della fontana il video del regista Carlo Fumo sulla riqualificazione dei porti dell’AdSP del Mare di Sicilia occidentale.
“In Italia vantiamo l’importante primato di avere la fontana più bella del mondo, la fontana di Trevi, coprotagonista di numerosi film, primo fra tutti “La dolce vita” di Fellini. Palermo nel suo ruolo millenario di crocevia tra Oriente ed Occidente, da oggi accoglierà tutti coloro che transiteranno per il Porto di Palermo con “Marina”, la fontana danzante musicale più grande d’Italia, dove potete trovare il meglio della tecnologia e dell’innovazione in termini di sostenibilità e intrattenimento esperienziale.” Gianluca Orazio, CEO Forme d’Acqua Venice Fountains
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La fontana artistica danzante musicale è un’opera sostenibile interamente progettata su misura per enfatizzare l’intrattenimento e l’emozionalità del Porto di Palermo. Sostenibilità è il fattore distintivo: grazie all’impianto di filtrazione e ricircolo, l’acqua utilizzata è sempre la stessa, così da preservare questa importante risorsa. Anche i consumi elettrici sono minimi, in quanto la fontana è realizzata solo con tecnologie a risparmio energetico studiate dai partner OASE Living Water e Teclumen.
MARINA PRENDE IL NOME DALLA SIRENA BAMBINA NARRATA DA GIANNI RODARI NELLA SUA INDIMENTICABILE FAVOLA LA SIRENA DI PALERMO, CHE PARLA DI AMORE, INCLUSIONE E UNICITÀ.
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Scritto da Forme D’Acqua Venice Fountains Forme d’Acqua® è un brand di Ecosistem S.r.l. Via San Michele 4, 30013 Cavallino Treporti Venezia www,formedacqua.com
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La fontana conta un totale di 141 ugelli e 106 spot LED RGBW controllati individualmente tramite tecnologia DMX. Il design presenta tre anelli concentrici con due ali laterali che escono dall’anello esterno più grande. Lungo la figura principale sono allineati 64 ugelli, ciascuno illuminato da uno spot LED e alimentato da due pompe a velocità controllabile, che permettono di portare i getti d’acqua a 6 m di altezza. Un anello dinamico dal diametro 6 m rende unica l’attrattività della fontana: 6 set generano getti e parabole ruotanti con altezza fino a 15 m, dati dagli ugelli dinamici multidirezionali. Nell’anello più piccolo sono disposti 6 ugelli ad aria compressa, con getti che possono raggiungere i 20 m spinti da due gruppi di accumulo e pompaggio dell’aria posti a terra, composti da due compressori a vite che generano un particolare “effetto sparo”, ideali per valorizzare i passaggi salienti delle canzoni. Al centro è inserito un ugello Water Screen, che traccia per intero il diametro della fontana e si presta ad essere integrato a spettacoli multimediali di video proiezione, video mapping o laser show. In corrispondenza dei 64 ugelli sono inseriti altrettanti ugelli nebulizzatori da 80 micron per creare una coltre di nebbia scenografica e raffrescante. La particolarità dell’impianto audio consiste nella collocazione dei 6 punti di emissione full range in prossimità della fontana, all’interno del lago, per garantire il massimo impatto sonoro, la perfetta sincronia con i giochi d’acqua e una copertura a 360° della diffusione sonora. Un quadro elettrico in 400V funge da unico centro di controllo e gestisce il corretto funzionamento di tutte le apparecchiature. Il sistema è dotato di un controller, il quale integra il processo di progettazione e visualizzazione 3D in tempo reale. La selezione delle canzoni può essere gestita anche da smartphone, tablet o pc tramite MyFountain, l’app realizzata da Forme d’Acqua per la gestione da remoto delle sue fontane. Le fontana è stata commissionata dall’azienda Cler–Cooperativa Lavoratori Elettrici Romani Società Cooperativa e realizzata in collaborazione con il partner locale Ennegi Service srl. Con questo grande lavoro di riqualificazione si è visto il recupero del vecchio molo commerciale in disuso, trasformandolo in polo di accoglienza turistica di élite per l’intera città di Palermo. Si tratta di una superficie complessiva di 60.000 mq, dei quali ben 6.000 mq sono coperti dal lago urbano, realizzato lungo il perimetro delle mura storiche del Castello a Mare, che accoglie la fontana artistica. Marina è più di una fontana: è simbolo di innovazione, creatività e sostenibilità che trasforma il cuore del Porto di Palermo in un palcoscenico mozzafiato. La sua inaugurazione è un passo significativo nella riqualificazione del Porto e nella valorizzazione della città di Palermo in destinazione turistica di prestigio.
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BENZA “Storicità, esperienza e solidità. Questi punti di forza sono dati dall’esperienza di tre generazioni”
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BENZA WATER STORAGE Intervista a Davide Benza, CEO dell’azienda, che ci racconta 93 anni di storia e di successi.
La storia del gruppo Benza racconta non solo la vita di tre diverse generazioni, ma anche l’evoluzione e i mutamenti di una società che dal 1932 ad oggi ha affrontato grandi cambiamenti sociali ed economici. Evoluzioni e rivoluzioni che iniziano dal commercio di legnami e carbone e arrivano ai giorni nostri, con progetti e realizzazioni in tutto il mondo. UNA LINEA DEL TEMPO LUNGA TRE GENERAZIONI. Fondata dai fratelli Mario, Giovanni e Settimio Benza nel 1932, la ditta ebbe la propria prima sede a Sanremo; da qui parte una lunga storia che racconta una famiglia, ma anche l’Italia. L’impresa, ci racconta Davide Benza, è veramente storica e ha una storia lunghissima. ”Inizia con mio nonno che aveva una falegnameria e andava a tagliare la legna nei boschi per venderla.”
Un grazie particolare a Davide Benza per il tempo che dedicato. Se volete conoscere Benza Water Storage potete seguirli nei canali Facebook, Instagram, al sito www.benza.it o andarli a trovare. Via Pascoli, 163 - 18038 Sanremo (IM)
Negli anni 30 il largo impiego di legna da ardere veniva utilizzata sia dalle famiglie, quale unica risorsa per il riscaldamento delle abitazioni, sia dagli enti pubblici locali quali uffici, scuole e questo imponeva approvvigionamenti di grande consistenza e il conseguente taglio di una notevole quantità di alberi, particolarmente di ulivo, ampiamente diffuso sul territorio. Questo fenomeno coincise temporalmente con l’inizio dell’espansione delle attività floricole della zona e con la comparsa delle prime imprese pioniere del settore. La Seconda Guerra Mondiale mise in ginocchio l’intero paese, ma l’attività per i fratelli Benza continuò; riuscì a sopravvivere, ma al termine
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delle attività belliche il quadro sociale e le esigenze cambiarono. L’espansione dei consumi e la ricostruzione richiedeva maggiori quantità di travi e tavole per l’edilizia. Da qui la prima evoluzione aziendale; da falegnameria in edilizia e edilizia per le serre. Questo mercato proseguì fino al 1969; anno di svolta e di cambiamenti generazionali, con l’ingresso di Danilo Benza nell’attività che proseguì con il mercato del legno, ma sviluppò anche il settore delle serre interessandosi non più soltanto alla costruzione delle serre come strutture, ma anche alla realizzazione di impianti di irrigazione e di riscaldamento nelle serre stesse, nonché alla vendita di tutti gli articoli ad esse legati. Questa intuizione fu provvidenziale, poiché ben presto l’avvento dei derivati del petrolio sostituirono i prodotti come la legna e il carbone. Proseguendo negli anni 70 si concretizzò grazie ad un accordo con una fabbrica olandese, la Genap®, una nuova opportunità: la vendita di vasche modulari in lamiere di acciaio e la realizzazione di laghi artificiali, entrambi per il contenimento dell’acqua irrigua. Nel 1978 fu installata la prima cisterna prefabbricata di acciaio per la raccolta di acqua piovana destinata all’irrigazione. Da
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allora la collaborazione continua e grazie allo sviluppo dei nuovi prodotti sono stati realizzati tanti progetti per lo stoccaggio dell’acqua e la creazione di riserve idriche.
ca vennero sfruttate anche per la realizzazione di piscine prefabbricate e non, di biopiscine e di fontane. Dal 1992 al 2007 la Benza S.A.S. si espande come impresa commerciale proseguendo e mantenendo diversificate tutte le attività che l’hanno resa duratura e conosciuta, anche grazie alla grande attenzione al settore informatico e tecnologico: il computer e l’avvento di internet hanno ampliato l’orizzonte e aperto nuove opportunità di business come il giardinaggio hobbystico con piccoli laghetti artificiali da giardino o per i pesci (carpe koi).
Il migliorato tenore di vita ed i cambiamenti sociali degli anni 80 portarono alla nascita di una nuova classe media più abbiente che spostò il proprio lavoro nelle città ed il progressivo abbandono delle campagne fece spazio alla conversione di queste ultime in ville e in quartieri residenziali. Tale trasformazione portò a nuovi bisogni, subito coperti dall’impresa, grazie anche ad un know-how che poteva essere facilmente convertito: dagli impianti di irrigazione in serre a quelli per i parchi ed i giardini; dalla conoscenza dei legnami alla realizzazione di strutture in legno a scopo ornamentale o ombreggiante, quali pergole e gazebo; infine, le conoscenze in materia di idrauli-
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La terza generazione, con Davide Benza, subentra nel 2008; un anno che storicamente coincide con una difficile crisi economica e quindi con necessario cambio di strategia. Da qui l’esigenza di incrementare il mercato con l’estero e l’online che riuscirono a colmare le gravi perdite subite nei settori dell’agricoltura e nel
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mercato dei grossisti di prodotti per il giardinaggio. Ad oggi il Gruppo Benza ha diversificato i vari rami aziendali, mantenendo un gruppo di società con obiettivi sempre più eterogenei. Nello specifico scopriremo, con Davide Benza, la Benza Water Storage S.R.L., un’impresa dedicata esclusivamente alle riserve idriche e ai suoi incredibili progetti. Ciao Davide! Abbiamo raccontato la storia della tua famiglia e dell’azienda che da 93 anni cresce e si evolve seguendo i trend del mercato e della società; come vivi questa passione e cosa racchiude la Benza Water Storage? Il mio lavoro è la mia passione! Come gruppo operiamo in molti settori: realizzazioni per grandi opere pubbliche, laghetti, biopiscine. Sicuramente realizzare la-
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Serbatoi per orticoltura e florovivaismo
ghetti immerso nella natura mi appassiona molto più che sviluppare progetti ingegneristici! Sanremo quanto è determinante per il tuo business? Il luogo è importante come riferimento e come storicità, perché siamo presenti dal 1932 e ci racconta. Lo stabile è diviso in tre piani: un piano riguarda l’arredo giardino e il giardinaggio; poi ci sono gli uffici dove facciamo la progettazione delle riserve idriche e dove ci riuniamo con architetti, ingegneri o anche il cliente finale.
Infine c’è il negozio al piano superiore che è visitato da professionisti e giardinieri. A questo va unita la nostra parte internazionale. Lavoriamo a progetti in Olanda, Germania, Polonia, Danimarca; abbiamo seguito installazioni in Albania; venduto riserve idriche in Arabia Saudita e lavorato in Ghana. Quanti dipendenti ha il gruppi e quanto è importante il gruppo di lavoro? Nel negozio a Sanremo siamo venti persone che nel periodo estivo diventano più di trenta. Operando
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nel settore delle biopiscine e le relative manutenzioni è importante avere degli stagionali. Nel nostro modo di lavorare è essenziale il team; da soli sarebbe impossibile. Per esempio, quando ci dedichiamo ad un progetto/preventivo per una biopiscina, è essenziale per me condividerlo. Un’opinione dei miei collaboratori, dell’architetto, di mio padre, di Gianni Grosso che è specializzato in biolaghi, mi aiuta sempre e di conseguenza fanno gli altri con me; il team work è alla base del lavoro!
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carta d’identità CHI Davide Benza PROFESSIONE CEO Benza Water Storage SEGNI PARTICOLARI Lavoratore appassionato DOVE Nel comune di Sanremo in provincia di Imperia in Liguria. La città del Festival della canzone italiana, e famosa per le attività floricole .
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Quali sono i vostri punti di forza? Storicità, esperienza e solidità. Questi punti di forza sono dati dall’esperienza di tre generazioni e di un gruppo di lavoro coeso e duraturo. Chi cresce con noi rimane nel tempo lavorando in un ambiente sereno che segue tanti progetti e case history veramente importanti. Quali sfide sta affrontando il vostro settore? La sfida è soprattutto la competenza, cioè la differenza di distinguersi per competenza rispetto ad altri. Progettazione e competenza.
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Come gestisci i social, i forum, le recensioni e i nuovi modi di comunicare?
ente potrebbe imparare tutte le basi del nostro settore!
Abbiamo analizzato che per noi valgono i vecchi modi di comunicare: il passaparola. Il bello di essere un’azienda storica e anche di essere conosciuti e quindi non puntiamo molto sui social; sebbene abbiamo due pagine Facebook. Siamo invece molto attenti alla comunicazione sul sito www.benza.it, dove si possono trovare oltre 700 foto/video di installazioni e progetti con istruzioni di montaggio e spiegazioni. Per noi è essenziale far capire ai clienti la parte tecnica dando moltissime informazioni. Attraverso il nostro sito potenzialmente un cli-
Come vedi la tua azienda nel futuro?
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La vedo in continua espansione. Stiamo facendo colloqui di lavoro per assumere nuove persone, cercando nuovi luoghi di stoccaggio delle merci soprattutto nell’ambito del settore della Water Technology. Abbiamo firmato contratti per appalti pubblici molto importanti e abbiamo lavoro da qui al 2025 quindi la mia azienda la vedo molto impegnata nel futuro! Grazie Davide, buon lavoro!
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Filtral UVC PICCOLI MONDI ACQUATICI.
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CHE ESPERIENZE HAI FATTO CHE TI HANNO PORTATO AD AVERE QUESTA PASSIONE?
Personalizzando ogni richiesta direi che non importa quale sia la domanda, rispondiamo a qualsiasi esigenza!
Un’esperienza di 93 anni; nel senso che ha iniziato mio nonno in azienda; ha continuato mio padre e già con mio padre, che aveva fatto le prime bio piscine negli anni 90, andavo a vedere i cantieri. La mia esperienza si traduce in una tradizione di famiglia.
LA RICHIESTA PIÙ STRANA?
LA DOMANDA PIÙ RICORRENTE CHE TI FANNO I CLIENTI? Sorridendo direi: quanto costa? La verità è che abbiamo un target talmente variegato che è quasi difficile dirlo. L’architetto pone una domanda, il giardiniere un’altra; il costruttore di opere pubbliche ha quesiti diversi. E poi c’è il cliente finale che chiede altre domande.
La domanda più particolare e più difficile che mi hanno fatto è stata l’impermeabilizzazione di un’isola di 50 m in un lago di 15.000 m² in Sardegna. La nostra progettazione, competenza e tecnica ha fatto la differenza e ha convinto l’architetto. Questa soluzione è stata di grande valore per noi e ci ha permesso di ampliare e valorizzare il nostro curriculum. La più divertente, invece, è stata l’installazione di una piscina con l’elicottero! La villa era in una zona tra le montagne non raggiungibile con i comuni mezzi; quindi è stato diverte e affascinante vedere l’elicottero che portava tutti i vari componenti.
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d o m a nd e & r i s po s te 6 domande a Davide
OASE HA QUESTO SLOGAN: LIVING WATER; ACQUA VIVA CHE SIGNIFICATO HA ACQUA VIVA NELLA TUA VITA? È una filosofia di vita, mi piace talmente tanto questo settore dell’acqua che ho creato un gruppo all’interno del gruppo, un ramo d’azienda dedicato per sviluppare la Water Technology e quindi direi che è sicuramente è la passione della mia vita. La mia fortuna è aver trovato anche dei collaboratori che amano questa mia passione e insieme stiamo diventando sempre più grandi. Acqua viva per noi è il bello del lavoro.
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UN CONSIGLIO CHE VUOI TRASMETTERE A CHI HA LA TUA STESSA PASSIONE? Di avere tanta pazienza. I risultati non si ottengono mai in fretta. Impegnarsi, fare tanta ricerca e non smettere mai di studiare; leggere e informarsi. Oltre alla tanta pazienza, al tanto impegno e al tanto tempo dedicato è essenziale trovare collaboratori validi con cui collaborare e condividere passioni e obiettivi. Questo fa sicuramente la differenza.
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Quellenhof Quellenhof Luxury Resort Passeier S. Martino in Passiria – Merano
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Scritto da Forme D’Acqua Venice Fountains L’hotel è considerato come uno dei paradisi wellness più grandi dell’intero arco alpino, letteralmente immerso nel paesaggio alpino della Val Passiria, a due passi da Merano. Un progetto familiare (la proprietà è della famiglia Dorfer), che nel 2023 ha festeggiato i 100 anni di Quellenhof Passeier: la locanda Quellenhof, costruita nel 1897 e acquistata dai nonni dell’attuale gestore, Heinrich Dorfer, nel 1923, prende il nome da una sorgente della zona. Quellenhof è una struttura delle dimensioni straordinarie: un’oasi wellness di 10.500 mq, la più grande dell’Alto Adige, con circa 170 suite. Salute, estetica e wellness al primo posto per questo 5 Stelle caratterizzato da uno straordinario circuito acquatico, con piscine riscaldate (anche di acqua salata), laghetti e parchi, diverse SPA e una gestione puntuale delle aeree, divise tra quelle a esclusi-
vo uso degli adulti e le zone per famiglie con bambini. La fontana accoglie tutti gli ospiti all’ingresso principale del Quellenhof Luxury Resort Passeier. Il progetto nasce dalla necessità di riprogettare l’ingresso, con l’intento di renderlo rappresentativo: è stata così realizzata una grande vela, la quale è ispirata alla chioma di un albero e ospita una fontana danzante musicale. La fontana è stata progettata e realizzata da Forme d’Acqua in collaborazione con OASE Italia. La fontana è integrata con l’impianto audio dell’hotel e gli show d’acqua sono sincronizzati con i diffusori esterni. Un touch-screen nella hall dell’hotel consente di poter avviare anche manualmente i singoli brani o uno show integrale. La fontana è dotata di numerosi sensori che consentono di monitorare il funzionamento generale e di ogni singolo componente da remoto.
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La fontana è provvista delle seguenti componenti essenziali: •5 ugelli OASE Comet 10-14T •5 pompe OASE Varionaut 270/DMX02; •12 ugelli OASE Comet 10-14T; •12 pompe OASE Varionaut 150/DMX02; •4 OASE Jumping Jet Rainbow Star; •4 pompe OASE Varionaut 150/DMX02; •17 OASE Profiplane Led 320/DMX/02; •Controller OASE WECS II 1024/02 con software OASE WEPS
Quellenhof Luxury Resort Passeier Via Passiria 47 39010 S. Martino in Passiria Merano, Italia Tel: +39 0473 645474 info@quellenhof.it www.quellenhof.it/it
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Biopiscine Cosa sono? Le biopiscine e i biolaghi vanno oltre la mera tendenza del termine “bio”, spesso utilizzato a sproposito per seguire la moda del momento. In questi contesti, il concetto “bio” assume un significato più profondo e funzionale: si tratta di copiare e adattare ciò che la natura fa in modo impeccabile per fornire costantemente una esperienza di balneazione perfetta.
Nelle biopiscine e nei biolaghi, l’approccio è quello di emulare i processi biologici naturali, ma in uno spazio notevolmente più limitato rispetto a dove avvengono spontaneamente. Il fulcro di questo sistema è rappresentato dal filtro biologico, una componente cruciale che spesso viene sottovalutata. Perché è essenziale un filtro biologico? La risposta risiede nel fatto che affidiamo il compito di filtrare l’acqua a colonie di batteri “buoni” e a zooplancton, consentendo loro di proliferare in modo sano all’interno dei nostri filtri biologici. In questo modo, il processo di filtrazione avviene in maniera naturale e sostenibile, senza la necessità di ricorrere a prodotti chimici dannosi per la salute e per l’ambiente. Attraverso l’azione della pompa, dopo essere passata per i filtri, l’acqua viene continuamente reintrodotta nell’invaso, ma con una qualità paragonabile a quella di una sorgente naturale, se non addirittura migliore. Prima di raggiungere nuovamente la piscina o il laghetto, essa è stata filtrata attraverso il sistema biologico, simulando il percorso che avverrebbe naturalmente attraverso chilometri e chilometri cubi di roccia, dove gli stessi batteri e zooplancton prosperano in modo spontaneo. Perché saranno il futuro Le biopiscine rappresentano il futuro indiscusso del set-
tore, e diverse ragioni convergono per sostenere questa affermazione. In primo luogo, l’Europa sta assistendo a una notevole crescita nel mercato del laghetto balneabile e delle piscine biologiche. Questa tendenza è particolarmente evidente in Italia, dove si percepisce un interesse tangibile e un trend in costante aumento. Le ultime statistiche riportano che ogni 10 richieste di fare una piscina nuova, ben 3 già siano mirate a questo tipo di soluzione, quando pochi anni fa il valore era 0. Il futuro promettente delle biopiscine è ulteriormente supportato dai macro trend multisettoriali che guidano le scelte dei consumatori moderni. La sostenibilità, il risparmio energetico e di acqua, il rispetto dell’ambiente, il benessere e lo sviluppo sostenibile sono temi sempre più rilevanti nella società attuale. Le biopiscine si inseriscono perfettamente in questo contesto, offrendo una soluzione che si allinea con i valori di chi è attento all’ecologia e cerca un approccio più naturale alla balneazione. Le normative sempre più stringenti a livello ambientale rappresentano un altro elemento chiave nel delineare il futuro delle biopiscine. La direzione è tracciata, e le piscine tradizionali potrebbero trovarsi ad affrontare sfide normative crescenti. In questo contesto, le biopiscine si configurano come una scelta consapevole e in linea con le esigenze di un mondo che richiede pratiche più sostenibili e a basso impatto ambientale.
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Vantaggi biopiscine rispetto a quelle classiche Le piscine naturali si ergono come un’alternativa non solo esteticamente affascinante, ma anche ecologicamente vantaggiosa rispetto alle tradizionali piscine chimiche. Una delle distinzioni chiave è il metodo di disinfezione impiegato: mentre il corretto funzionamento delle piscine tradizionali dipende da sostanze chimiche aggressive, le piscine naturali adottano una digestione biologica, affidandosi a batteri benefici e processi naturali indotti. In termini di consumo, le piscine tradizionali mostrano un elevato dispendio d’acqua e costi di manutenzione, oltre a un notevole consumo elettrico. Al contrario, le biopiscine OASE riducono significativamente il consumo d’acqua e l’energia necessaria, consumando fino a un decimo della corrente rispetto alle loro controparti tradizionali. L’impatto ambientale delle piscine naturali è notevolmente inferiore. Evitando l’uso di sostanze chimiche dannose, contribuiscono a preservare l’equilibrio dell’ecosistema circostante e azzerano l’inquinamento idrico. L’acqua delle biopiscine può essere usata per irrigare, e non necessita di alcun trattamento se per qualche ragione volessimo utilizzarla per altri scopi. Dal punto di vista del comfort, le piscine naturali offrono un’esperienza superiore. L’acqua, con un pH simile a quello della nostra pelle, evita irritazioni agli occhi e l’odore persistente di cloro. La necessità di una doccia immediata dopo l’uso, tipica delle piscine tradizionali, scompare, mentre la sensazione di immersione in acqua pulita e priva di odori chimici diventa la norma. La gestione delle piscine naturali è semplificata, con una minore necessità di monitorare costantemente i parametri di pH e cloro disciolto. Ciò le rende non solo più sicure, ma anche meno onerose dal punto di vista burocratico, con potenziali
vantaggi fiscali per l’immobile che ospita questa soluzione sostenibile e all’avanguardia. In definitiva, le piscine naturali non solo coniugano estetica e rispetto per l’ambiente, ma offrono anche una qualità di vita superiore per chi le sceglie. Principi che sostengono la filtrazione biologica Per comprendere appieno la distinzione tra la filtrazione naturale nelle biopiscine e l’approccio tradizionale basato su sostanze chimiche, è essenziale esplorare in dettaglio il funzionamento di quest’ultimo. Nelle piscine chimiche, l’obiettivo primario è la sterilizzazione, ottenuta stabilizzando una finestra di pH tramite l’aggiunta di acido, normalmente a base di cianuro, al fine di consentire al cloro di svolgere il suo ruolo di sterminare qualsiasi forma di vita presente nell’acqua. Questo processo richiede una costante monitoraggio e regolazione dei parametri di pH e della quantità di cloro disciolto nell’acqua, poiché tali valori mostrano una tendenza a variare nel tempo. Le conseguenze di un pH non adeguato o di una quantità di cloro eccessiva o insufficiente possono trasformare l’acqua in una sorta di “Far West” incontrollato. I nutrienti normalmente presenti nell’acqua, derivanti da epidermide, capelli e peli, sudore dei bagnanti, ma anche polline, la coca cola e le patatine che ci finiscono dentro durante una festa e perfino la pipì dei bambini, diventano una fonte di nutrimento per batteri, alghe e parassiti che proliferano in modo esponenziale e potenzialmente pericoloso. In una piscina tradizionale con parametri sballati, si possono verificare proliferazioni incontrollate di microorganismi, creando un ambiente insalubre e potenzialmente pericoloso per chi si immerge, qualora dei patogeni siano venuti in contatto con quell’acqua. Ora, considerando l’approccio delle piscine naturali OASE, automatizzate e basate su sistemi di filtrazione di ultima generazione,
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si evidenzia una modalità completamente diversa. Qui un filtro a tamburo autopulente svolge la funzione di separare i rifiuti sopra i 60 micron, impedendo che si decompongano in nutrienti per alghe e batteri. Il filtro biologico, invece, ospita batteri benefici stanziali come nitrosomonas e nitrospiras che decompongono le sostanze nocive che si erano già degradate nell’acqua, insieme a zooplancton che si nutre di altri microorganismi non stanziali come batteri e virus. Il risultato di questo processo è una presenza fino a meno di 50 batteri per millimetro cubo (condizione ultraoligotrofica), in netta contrapposizione con gli oltre 100.000 per millimetro cubo, presenti in una piscina tradizionale con parametri non adeguati, rappresentando un abbassamento del carico batterico di ben oltre 1.000 volte. Per comprendere appieno la rilevanza di questa differenza, possiamo paragonarla alle dimensioni della nostra realtà, mantenendone le proporzioni, per noi più
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familiari. Immaginate 50 persone fluttuare distribuite nello spazio di un cubo di 10 km di lato. La probabilità di contatto tra di loro sarebbe piuttosto bassa. Ora, immaginate la stessa situazione con 100.000 persone dentro la stessa scatola. La probabilità di contatti aumenterebbe considerevolmente. Nelle biopiscine, la bassa presenza di batteri riduce drasticamente la possibilità di proliferazione di patogeni, creando un ambiente in cui tali microorganismi muoiono letteralmente di fame, essendo privati della possibilità di trovare facilmente dei nutrienti necessari al loro sostentamento. Questo rende le biopiscine non solo esteticamente gradevoli ma anche sicure, avendo tra l’altro un carico batterico fino a 100 volte inferiore rispetto a mari e laghi, già considerati da noi come sicuri. Storia degli invasi naturali L’ampia varietà di biolaghi e biopiscine deriva da una storia evolutiva che ha visto lo sviluppo di diverse tecniche nel corso degli anni. Nel contesto degli anni ‘50,
emerse il concetto di fitodepurazione, intrinsecamente legato all’idea romantica che le piante potessero assumere l’intera responsabilità del processo di depurazione dell’acqua. Tuttavia, nei primi anni ‘80, si comprese che un flusso leggero nell’invaso avrebbe potuto favorire l’attività biologica benefica. Questo processo facilitò la precipitazione di zooplancton e alghe unicellulari, intrappolando i nutrienti e rendendoli non più disponibili nell’acqua. Verso la metà degli anni ‘80, studi universitari condotti in Germania dimostrarono l’efficacia di un filtro biologico nel conferire al sistema un’inerzia biologica. Ciò consentì ai bacini più piccoli di acquisire le caratteristiche biochimiche di quelli più grandi, senza la necessità di un numero elevato di piante. Alla fine degli anni ‘80, furono introdotti i chiarificatori UV come supporto al processo di depurazione. Recentemente, ulteriori miglioramenti sono stati apportati al sistema di depurazione con l’introduzione di trappole forzate per i fosfati. Queste, unite a filtri meccanici autopulenti, filtri biologici e chiarificatori UV, hanno consentito di sviluppare un sistema ultra-oligotrofico in equilibrio stabile. In sintesi, la diversificazione delle tipologie di biolaghi e biopiscine rappresenta il risultato di un’evoluzione continua e di una ricerca costante per migliorare le metodologie di depurazione, garantendo sistemi sempre più efficienti e sostenibili nel lungo termine. Vi ho appena descritto le 5 tipologie tuttora riconosciute dalla FLL, organismo tedesco di riferimento anche per la International Organization for natural Bathing waters (IOB) delle tipologie di laghetto balneabile e biopiscina. Dal tipo 1 al tipo 3 si parla comunemente di laghetti balneabili o biolaghi, dove il processo che le regola è la sedimentazione, il tipo 4 e 5 rappresentano invece le biopiscine o piscine naturali (con o senza piante), dove l’unica differenza di quest’ultima, tipo 5, con le piscine classiche è il tipo di filtrazione naturale e la sensazione di benessere che ne deriva, ma come pulizia e cristallinità dell’acqua, sono indistinguibili. Scritto da Marcello Bianchin
Tipo 1
Tipo 2
Tipo 3
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ASSOCI AZIONE ITALIANA ACQUE BALNEABILI NATURALI Nicolò Mandelli, ingegnere per l’ambiente e il territorio e vicepresidente AIABN, ci racconta come è nata questa associazione; il presente e il futuro delle biopiscine.
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“La depurazione biologica è il futuro della balneazione, sia nel settore privato che nel pubblico.”
Ciao Nicolò! AIABN - Associazione Italiana Acque Balneabili Naturali; quando nasce e chi ha dato il via a questa associazione? L’associazione nasce nel 2007 per raggruppare quei pochi che allora si occupavano dell’argomento biolaghi e biopscine in italia e per restare in collegamento coi colleghi europei del settore sia a livello tecnico che normativo. Tra i fondatori c’erano Anja Werner, Paul Luther e Giovanni Muccinelli. La storia della associazione in Italia va di pari passo con la nascita delle associazioni europee. Negli anni 2000 non c’erano tanti costruttori e si è cercato di dare fiducia al settore che non conosceva ancora il prodotto. Si trattava di spiegare che era possibile avere un’acqua pulita con filtrazione naturale senza l’impiego della chimica. Il modello di balneazione in acque vive senza additivi né sterilizzatori UVC non era conosciuto. Quindi avere un’associazione in Italia, così come in ogni altro paese europeo, era un modo per coordinare queste competenze e scambiarsi esperienze. Nel 2009 a Merano si tenne uno dei primi congressi internazionale sulle biopiscine e fu una data importante per la credibilità del settore in Italia. Noi di OASE abbiamo fatto esperienza che il termine biopiscina è abusato e usato in maniera erronea. Ci puoi spiegare che cosa si intende correttamente per biopiscina e
cosa la rende diversa dalle piscine tradizionali? Biopiscine e biolaghi sono specchi balneabili d’acqua dolce, integrati con l’ecosistema circostante. Sono invasi d’acqua creati dall’uomo in cui la depurazione non avviene con sistemi artificiali e tradizionali di trattamento delle acque, ma attraverso l’impiego di elementi naturali, principalmente piante e ghiaia, in grado di rendere le acque balneabili. Tale tipo di depurazione, anche detta “fitodepurazione”, evita l’utilizzo di preparati chimici come il cloro e, di conseguenza, evita lo sversamento di tali sostanze inquinanti nei sistemi fognari o nei terreni circostanti. La differenza tra biopiscine e biolaghi sta sostanzialmente nella forma, a parità di sistema di depurazione: mentre le biopiscine riprendono architettonicamente le forme di una piscina tradizionale (forme squadrate e pareti verticali), i biolaghi hanno forme più irregolari ed organiche, riprendendo l’aspetto dei laghetti naturali. Ciò che rende le biopiscine diverse dalle piscine tradizionali sta proprio nel metodo depurativo, che elimina totalmente qualsiasi tipo di prodotto chimico o metodo di disinfezione artificiale come i raggi UV e ozono. Questo permette di avere costi di gestione inferiori grazie all’utilizzo di pompe a basso consumo ed una semplificazione dell’impianto tecnico Che ruolo sociale ha l’associazione? Chi si avvicina a voi? Per noi è essenziale lo scambio di
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informazioni tecniche e scientifiche e anche il coordinamento coi soci in relazione alle situazioni degli sviluppi normativi internazionali e nazionali. Tra i vari scopi dell’associazione ci sono la diffusione delle conoscenze sia tra i soci che con il pubblico, quindi la diffusione delle biopiscine in Italia, oltre che il raggiungimento di un quadro normativo nazionale. Si avvicinano a noi professionisti del settore, progettisti, paesaggisti, costruttori e fornitori ma anche semplici appassionati e proprietari di biopiscine. Chiunque è benvenuto, a patto che rispetti i criteri generali di progettazione. Siamo un’associazione di settore e pensiamo che la nostra forza non stia nell’alimentare la competizione ma nel favorire la cooperazione tra i soci: il mercato è molto grande e c’è spazio per tutti, ma è importante fare sì che ognuno lavori al meglio e che crei prodotti funzionanti e di qualità, altrimenti ne inficerebbero tutti. Come diciamo sempre, crea più scalpore una biopiscina che non funziona che cento che funzionano. Quali attività svolge? L’associazione svolge attività di diffusione di biolaghi e biopiscine in Italia, seminari e presentazioni per approfondire le conoscenze tra i soci, dialogo con ASL e amministrazioni locali, partecipazione al consiglio dell’associazione internazionale IOB (International Organization of natural Bathing waters), consulenza interna ai soci, convenzioni con associazioni nazionali affini come INBAR
acqua viva
“Per noi l’acqua è un elemento da rispettare, è la fonte della vita. La biopiscina va vista come un organismo, un ecosistema, ed incentiva la biodiversità..”
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(Istituto Nazionale Bio-Architettura), visite guidate a vari impianti esistenti in Italia. Quali sono le novità o le attuali normative che regolano questo settore? Attualmente si fa riferimento alla normativa della provincia autonoma di Bolzano, che è l’unica esistente in Italia. Con la nostra collaborazione è stata redatta anche la legge quadro nella regione Piemonte, che deve ancora terminare l’iter di approvazione. Confidiamo che nel prossimo futuro altre regioni seguano l’esempio e si arrivi ad una legge quadro nazionale, soprattutto per quanto riguarda il settore pubblico. Quale messaggio è importante condividere nel mondo delle biopiscine che ancora non è stato capito? C’è ancora molto scetticismo riguardo alla qualità dell’acqua in biopiscina e molti miti da sfatare, di cui a volte sono vittima anche i costruttori stessi, come per esempio il fatto che non si possono costruire biopiscine in climi caldi. Con una corretta progettazione si può ottenere una qualità eccellente dell’acqua tutto l’anno, sana e sicura per la balneazione. Bisogna però tenere in conto che il tipo di gestione è differente dalle piscine tradizionali. Anche in queste ultime possono insorgere dei problemi, che spesso sono risolvibili agendo sull’impianto tecnico o sul dosaggio dei prodotti. La biopiscina è un ecosistema in equilibrio ed eventuali problematiche possono avere dei tempi di risoluzione più lenti, di cui è bene informare il cliente. Inoltre, soprattutto negli impianti più “naturali”,
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va accettata la presenza di un’eventuale fauna acquatica come rane, libellule e piccoli insetti acquatici, che contribuiscono a mantenere sano l’ecosistema. Esistono comunque dei layout di impianto che impediscono questa circostanza e vanno incontro alle esigenze di chi preferisce l’aspetto delle piscine convenzionali. Come vedi il settore dell’outdoor e nello specifico il mercato delle biopiscine? Tenendo monitorato il mercato nazionale ed europeo, siamo sicuri che la depurazione biologica sia il futuro della balneazione, sia nel settore privato che nel pubblico. Il mercato ha un potenziale di crescita molto grande e notiamo che il trend delle richieste è in forte aumento. Sappiamo che ad oggi meno del 10% di chi ha intenzione di realizzare una piscina conosce le biopiscine: uno dei nostri scopi è aumentare di molto questa percentuale. Ci ha incuriosito il marchio Ospitalità naturali, che cos’è? E’ un marchio ideato dalla nostra associazione con l’intenzione di mappare le strutture ricettive che dispongono di una biopiscina o di un biolago, in modo da incentivare le strutture che possiedono questi impianti e fornire uno strumento in più a chi vede nella balneazione naturale un criterio di scelta per la villeggiatura. Proiettiamoci in avanti; come vedi l’associazione nel futuro? Speriamo di crescere molto nei prossimi anni, accogliendo tutti i professionisti
del settore ed aumentando la nostra risonanza e capacità di dialogo con le istituzioni ed il mondo accademico. Quali sono i prossimi obiettivi o desideri? Stiamo lavorando per l’ambizioso obiettivo di ottenere una legge quadro nazionale. Inoltre in futuro sarà auspicabile creare delle linee guida tecniche ed avviare programmi di ricerca scientifica, che per ora esistono solo all’estero. OASE ha questo slogan che è il nostro filo rosso... living water; acqua viva - che significato ha acqua viva per te e nel vostro gruppo? Per noi l’acqua è un elemento da rispettare, è la fonte della vita. La biopiscina va vista come un organismo, un ecosistema, ed incentiva la biodiversità. Le conoscenze di oggi ci permettono di arrivare a livelli molto alti di qualità dell’acqua per la bal-
neazione, sfruttando ed imitando i meccanismi di depurazione che avvengono in natura. La piscina naturale è l’unica alternativa possibile per adeguarsi alla transizione ecologica.
ha già esperienza, perché il tema è complesso e gli errori sono dietro l’angolo. L’associazione è qui per accogliere ed aiutare chiunque voglia cimentarsi.
Quale frase o messaggio ti va di trasmettere a chi si avvicina al mondo delle biopiscine?
Grazie Nicolò!
Per chi ha intenzione di realizzare un biopiscina nel proprio giardino, oltre a complimentarmi per la scelta consiglio di affidarsi ad uno dei nostri soci, il cui elenco è presente sul sito dell’associazione www.acquebalneabili.it e diffidare di tutta la falsa informazione che si trova in internet. Bisogna essere sicuri che l’azienda a cui ci si rivolge lavori effettivamente con la depurazione naturale e non con surrogati. Cerchiamo sempre di scoraggiare chi si vuole cimentare da zero nella progettazione di una biopiscina a farlo senza confrontarsi con chi
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E’ stato un piacere fare questo viaggio insieme!
Se volete fare parte di AIABN: www.acquebalneabili.it
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SABGREEN SABGREEN opera da anni nel settore della costruzione giardini e cura degli alberi, offrendo un servizio dedicato e professionale. Oltre alla progettazione e costruzione giardini e terrazzi cura nel dettaglio tutte le opere connesse agli spazi verdi come la scelta delle piante, l’irrigazione, le piscine, l’illuminazione, le pavimentazioni e gli arredi. La scelta dei materiali e delle attrezzature deve essere eco-sostenibili e la missione è di utiliizzare tecniche agronomiche e gestionali a basso impatto ambientale. I settori che propongono sono: il taglio robotizzato del prato, l’utilizzo di elettroutensili portatili professionali, le biopiscine, i trattamenti fitosanitari biologici, impianti d’irrigazione a basso consumo idrico, il recupero delle acqua piovane e la cura degli alberi con la
tecnica del treeclimbing, la realizzazione di spazi verdi in sintonia coi ritmi della natura. Il team di SABGREEN è sinonimo di sostenibilità, innovazione, esperienza e determinazione. Limitare gli sprechi e ridurre l’impatto ambientale è da sempre un fondamentale per SABGREEN come il tema dell’innovazione. Rinnovare significa cercare continuamente nuove soluzioni nei cantieri così da aumentare l’efficienza, ridurre l’esposizione al rischio per gli operatori e offrire un servizio di alta qualità al miglior prezzo possibile. Questo risulta possibile grazie all’esperienza ventennale del gruppo che dedica impegno e attenzione ai progetti dei clienti offrendo un “full service” di alta qualità.
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L’ ACQUAR IO: UN COMPLEME NTO D’AR R E DO di Gloria Ciriello
Infatti avere un acquario in casa può offrire diversi benefici, sia dal punto di vista estetico che da quello emotivo. Sotto questo secondo punto è indubbio che l’osservazione di un acquario, grazie al dolce suono dell’acqua e al movimento lento e tranquillo dei pesci, può creare un’atmosfera rassicurante ed avere effetti positivi sulla riduzione dello stress, inducendo in uno stato di rilassamento e contribuendo in tal modo al benessere generale della persona.
Un acquario ben curato infatti può dare un tocco estetico e decorativo a qualsiasi ambiente domestico, aggiungendo bellezza ed atmosfera alla zona in cui viene collocato, diventandone qualche volta addirittura il punto focale e la luce soffusa della vasca può contribuire ad un’illuminazione confortevole della stanza, creando una condizione ambientale piacevole e rilassante, specialmente nelle ore serali. Oltretutto si tratta di un elemento di decorazione estremamente versatile, infatti gli acquari sono disponibili in diverse varietà di dimensioni e stili, consentendo di adattarsi facilmente a diversi contesti e tipologie di arredamento, da quelli più moderni a quelli più classici.
L’osservazione di un acquario infatti richiede una certa forma di concentrazione e questa focalizzazione dell’attenzione distrae dalla tensione quotidiana fornendo una pausa mentale e consentendo di staccare temporaneamente dai pensieri stressanti. Inoltre la presenza di un ambiente acquatico all’interno della propria casa o luogo di lavoro può portare sensazioni di natura e spazio aperto, particolarmente apprezzabile per coloro che vivono in ambienti urbani, contribuendo a ridurre lo stress associato alla vita cittadina. Ma non solo, gli acquari, oltre alle loro proprietà rilassanti, sono degli affascinanti complementi d’arredo.
Per quanto riguarda la scelta del tipo di acquario per la propria casa, essa dipende da una molteplicità di fattori, tra cui lo spazio a disposizione, l’esperienza e il tempo libero da dedicare alla cura, ma soprattutto dalle preferenze personali. Le opzioni sono tra le più disparate e spaziano innanzitutto in base alla tipologia di acquario che si desidera, che va dall’acquario tropicale, a quello per ciclidi, in cui viene posta l’attenzione alla varietà di pesci colorati, a quelli di sole piante, esteticamente molto attraenti adatti per chi apprezza la bellezza di un ambiente naturale, all’acquario biotopo, in cui si cerca di replicare l’habitat naturale di una specifi-
L’acquariologia è un hobby appassionante per diverse ragioni, che vanno dall’aspetto decorativo alla soddisfazione intellettuale e alla connessione con la natura.
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ca regione geografica, includendo piante, rocce e pesci originari di quella zona, a molti altri da scegliere a proprio gusto. Anche in base alla disponibilità di spazio la scelta è molto varia, infatti in commercio si trovano acquari di ogni dimensione, da quelli più grandi, che senza dubbio hanno un notevole fascino, ma anche quelli più piccoli, chiamati nano acquari, per chi non ha molto spazio a disposizione ma non vuole rinunciare ad avere un piccolo angolo di natura dentro alle mura domestiche. Ma non solo, infatti anche la struttura degli acquari può adattarsi perfettamente a tutti li stili di arredamento in casa, diventandone parte integrante se non addirittura valorizzarlo. A mero titolo di esempio in uno stile di arredamento moderno o minimalista può essere abbinato un acquario di design con un mobile bianco dalle linee pulite e moderne, mentre in una casa dallo stile classico potrebbe essere allestito un acquario di sole piante o un biotopo amazzonico, con un mobile scuro, in una casa arredata in modo
rustico o country potrebbe essere collocato un acquario naturale con mobile color legno, come invece uno spazio dallo stile industriale potrebbe essere valorizzato da un acquario dal look urbano con dettagli cromati, magari con un mobile grigio scuro e alcune parti in metallo. Queste sono solamente alcune idee in quanto le possibilità sono letteralmente infinite e lasciano libero spazio alla fantasia e ai gusti di ciascuno, dopotutto un acquario è un progetto artistico e creativo, che va dalla scelta delle piante, delle rocce e degli accessori, alla concreta disposizione dell’allestimento interno. Decidere di avere un acquario porta sicuramente molti benefici, tuttavia esso richiede anche una gestione responsabile per garantire la salute e il benessere degli abitanti acquatici che si intendono ospitare. Quindi prima di tuffarti in questa fantastica esperienza valuta l’impegno necessario per una corretta gestione, informandoti adeguatamente sulle esigenze specifiche dei pesci scelti.
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Foto 1 - Piazza Gae Aulenti Milano - arch. Cèsar Pelli - 2015 by watercube
AP P RO FO N D I ME N T I T ECN I CI Fon ta ne vs Piscine : u n a pproccio d iverso Scritto da Gianfranco Deganello
www.watercube.it g.deganello@watercube.it
WATERCUBE 1.0
PREMESSA
Lo scopo di questo approfondimento è quello di porre l’attenzione sulle diverse modalità di trattamento e filtrazione da applicare ad una fontana, rispetto a quelle che usualmente vengono utilizzate per una piscina. Ovviamente la differenza sarà maggiore per talune tipologie di realizzazioni, ma in generale interessa trasversalmente tutte le fontane. Il problema non consiste tanto nella validità di una delle molteplici soluzioni proposte dal mercato per il trattamento dell’acqua, quanto piuttosto nella comprensione dei meccanismi secondo i quali si sviluppano determinati processi chimico-fisici durante il funzionamento di una Water Feature. La mancata comprensione di ciò potrebbe facilmente portare a delle conclusioni errate e quindi a scelte destinate a compromettere il corretto funzionamento della fontana. 2.0
FILTRAZIONE
In questo caso l’elemento che dobbiamo analizzare è il rapporto tra volume d’acqua e superficie della fontana. Tanto minore risulterà il valore di questo rapporto, quanto maggiore dovrà essere proporzionalmente la capacità filtrante.
Esempio Consideriamo una piscina all’aperto di 4m x 8m, con una profondità media di 1.2 m, che contiene quindi 38 m3 d’acqua. Tralasciamo, per semplicità di calcolo, il volume della vasca di compenso e tutti gli altri volumi accessori normalmente utilizzati nel dimensionamento dell’impianto filtrante. Immaginiamo ora di realizzare una vasca riflettente, allagando con lo stesso volume di acqua una superficie che ipotizziamo essere di 1000 m2. La profondità media che ne scaturirà sarà di 3.8 cm. [Foto 1] È evidente a questo punto che, poiché la capacità di captazione dello sporco proveniente dall’ambiente esterno, da parte della superficie d’acqua della fontana, è di circa 30 volte superiore rispetto alla piscina prescelta, l’impianto di filtrazione dovrà essere dimensionato tenendo in debita considerazione questa fondamentale caratteristica. Una valutazione tecnica errata finirebbe per penalizzare il funzionamento del sistema. Ovviamente non si tratta di disporre un prolungamento dei cicli di filtrazione, quanto piuttosto avere a disposizione una maggiore superficie filtrante.
Foto 2 - Cinecittà World Parchi - 2014 by watercube
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WATERCUBE PROGETTA E INSTALLA FONTANE SU SCALA INTERNAZIONALE DA OLTRE 30 ANNI. OLTRE ALL’ALLESTIMENTO DI ICONICHE WATER FEATURES, È ATTIVA ANCHE COME CONSULENTE NELLO SVILUPPO DI DECINE DI PROGETTI PER I PIÙ IMPORTANTI STUDI DI ARCHITETTURA.
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3.0
TRATTAMENTO
Qui le cose sono un po’ più complicate e, il sistema di trattamento che dovremo predisporre, dovrà tenere conto di due fenomeni che maggiormente affliggono il funzionamento della nostra fontana: 1. l’evaporazione a seguito dell’instaurarsi di temperature elevate all’interno dei bacini 2. lo splittaggio del CO2 a seguito dell’areazione del getto d’acqua. [Foto 2] 3.1
EVAPORAZIONE
In una fontana ci troviamo molto spesso di fronte, in modo particolare nel periodo estivo, ad incrementi di temperatura considerevoli imputabili: • alla scarsa profondità dell’acqua, magari associata alla presenza di fondi scuri con una percentuale di albedo molto bassa (tali da trattenere la radiazione solare incidente) • alla conversione al momento dell’impatto del getto con il terreno, dell’energia cinetica di caduta in energia termica. Ciò accade in modo particolare nel caso di una Dry Deck, ovvero una fontana a secco con dei getti che fuoriescono dalla pavimentazione. FOTO 3 • al ruscellamento di un millimetrico velo d’acqua su una superficie surriscaldata dall’irraggiamento solare Tale fenomenoè amplificato nelle fontane a secco quando l’acqua scorre in direzione del canale di raccolta (dal quale viene poi convogliata verso la vasca di compenso) e comunque in tutte le condizioni di ristagno sulla superficie di rivestimento. In queste circostanze, magari con il supporto della presenza di vento a lambire la superficie dell’acqua, avviene un consistente fenomeno evaporativo. A seguito di quest’ultimo, numerose sostanze contenute nell’acqua andranno progressivamente concentrandosi, alterando la chimica dell’acqua fino a costituire un serio problema al corretto funzionamento degli impianti realizzati e al mantenimento in condizioni ottimali di tutte le superfici a contatto con l’acqua. Il semplice rabbocco con acqua fresca non sarà infatti più in grado di ridurre la concentrazione dei TDS venutasi a creare. 3.2
SPLITTAGGIO DEL CO2
A seguito del fenomeno in oggetto, accanto ad una notevole evaporazione, avremo una perdita di CO2 e ciò finirà per ripercuotersi sul bilanciamento del pH e sulla alcalinità totale. L’equazione che gestisce la presenza di CO2 nelle nostre Water Features è: HCO3- = [OH- + CO2] In questa reazione il carbonato HCO3- si rompe per formare CO2 e un idrossido OH-.
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Ma se da una parte si abbassa il livello di CO2 nell’acqua, in virtù dell’equilibrio dinamico di cui quest’ultima è dotata, altro carbonato reagirà per compensare questa perdita. Il risultato sarà un ulteriore innalzamento del pH dovuto alla perdita di acido carbonico H2CO3 H2CO3 = [H2O+CO2] che normalmente aiuta il pH a rimanere basso. Il tutto accompagnato come sopra descritto da una super produzione di idrossido (OH-) anch’esso determinante all’abbassamento del pH. Nello stesso tempo l’alcalinità inizierà a scendere per la perdita di bicarbonato di calcio Ca (HCO3)2 Ca (HCO3)2 = [CO2+H2O+CaCO3] La ulteriore perdita di CO2 porterà ad incrementare la formazione di carbonato di calcio CaCO3, che in acqua a temperatura mediamente elevata è meno solubile e per questo motivo tende a depositarsi sulle superfici bagnate formando una antiestetica patina bianca.
L’incremento del pH e l’abbassamento della alcalinità sono due parametri da considerare come fondamentali elementi di differenziazione rispetto ad una piscina dove il bilanciamento dell’acqua è sostanzialmente stabile. 4.0 CONCLUSIONI L’applicazione alle fontane di concetti impiantistici tipici delle piscine (in base ad una inapplicabile proprietà transitiva) potrebbe portare a conseguenze estetico /funzionali disastrose. In taluni casi, senza il sufficiente bagaglio di competenza tecnica sul loro funzionamento, potremmo essere costretti ad intervenire per rimuovere il calcare depositatosi sulle superfici, a revisionare pompe, pulire celle elettrolitiche per poi provvedere all’installazione degli accorgimenti impiantistici inizialmente ignorati, ma non per questo meno necessari per una corretta gestione dell’impianto. Il tutto con aggravio di costi e un committente ovviamente scontento. 5.0 Q
A Q alla A •
• •
Q&A E’ possibile utilizzare in una fontana, con le medesime modalità, l’impianto di trattamento dell’acqua previsto per una piscina? La risposta è “no, bisogna tenere conto dello splittaggio del CO2 e delle elevate temperature dell’acqua. Come è possibile ovviare alle problematiche legate evaporazione in una fontana? Un buon accorgimento è sicuramente adozione di un addolcitore posto all’ingresso della linea di fresh water in modo da diluire con acqua addolcita la concentrazione di minerali venutasi a formare. Impostare una soglia di TDS oltre la quale si effettua una operazione di diluizione Evitare l’uso di prodotti sanificanti che per loro natura hanno la caratteristica di alzare il pH favorendo depositi di calcio come, ad esempio, il cloro liquido (in-
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fatti l’ipoclorito di sodio è caratterizzato da un pH 12) Q
Date le tesi esposte in questo articolo, come è possibile coniugare la sostenibilità di una fontana, nel contenimento del Water Footprint?
A In realtà ci sono numerosi altri accorgimenti che possiamo adottare per il conseguimento di questo risultato; tra questi vogliamo porre all’attenzione l’adozione di un sistema di depurazione naturale dell’acqua senza l’utilizzo di sostanze chimiche. Tuttavia molti altri accorgimenti, rimanendo in un ambito più tradizionale, sono di natura progettuale. L’argomento richiederebbe un approfondimento dedicato, ma ci piace elencare qualche spunto tra i tanti: •
•
• •
Mantenere i giochi d’acqua lontani dal sole e dal vento, utilizzando una zona d’ombra presente o degli elementi di verde posizionati strategicamente, è fondamentale per conservare l’acqua. Ridurre le dimensioni del bacino della fontana, inserendo delle forme artistiche o architettoniche, è un altro metodo che ti aiuta a conservare l’acqua. Scegliere la giusta profondità, i materiali, il colore in fase di progettazione, Nonché spegnere gli ugelli in determinati orari e programmare correttamente gli interventi di manutenzione ordinaria.
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Q
Sono tutti metodi che aiutano a diminuire il consumo d’acqua nelle fontane. Ricordiamo inoltre che esistono fonti alternative di approvvigionamento idrico che possono essere valutate per favorire la conservazione dell’acqua potabile. Nella nostra esperienza, ciò richiede la partecipazione dello specialista di fontane al team di progettisti, fin dalle fasi iniziali dello sviluppo del progetto. Quale valore possono avere i tassi di evaporazione di una fontana?
A La risposta analitica a questa domanda è estremamente complessa e si avvale di modelli di simulazione piuttosto complicati che debbono tenere conto di un numero elevato di variabili come umidità relativa, punto di rugiada, irraggiamento solare, vento, quota, temperatura acqua, temperatura aria ecc…. Ci limitiamo pertanto ad uno schema estremamente semplificato
NOTA I calcoli non tengono conto di: • • • • • • •
Acqua trasportata dall’aria Tipo di effetto Interazione umana Temperatura dell’acqua Temperatura dell’aria Umidità Vento
Quanto più bassi saranno i livelli di umidità, associati alle temperature più alte = tanto più velocemente l’acqua evaporerà. Nel caso di una fontana indoor o coperta i tassi di evaporazione possono ridursi fino al 90%. [Foto 4]
Regola empirica dei tassi medi di evaporazione • • •
Il bacino in un clima arido perde 12 mm di acqua al giorno. Il bacino in un clima temperato perde 6 mm d’acqua al giorno. Il bacino in un clima tropicale perde 3 mm di acqua al giorno.
Foto 4 - Nuovo Polo Fieristico Milano - arch. Massimiliano Fuksas - 2006 by watercube
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Foto 5 - Ara Pacis - Roma - arch. Richard Meyer - 2006 by watercube
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Pianificazione Bioclimatica Sostenibilità nella pianificazione: nuovi strumenti
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Scritto da Marco Caserio
I cambiamenti climatici sono senza dubbio emersi come questione cruciale a partire dall’inizio del XXI secolo. Secondo le previsioni dell’International Panel for Climate Change (IPCC), i fenomeni legati alla variabilità climatica si andranno intensificando nei prossimi decenni e gli eventi estremi connessi al clima costituiranno in misura crescente un rischio a livello sociale ed ecologico. Negli ultimi vent’anni la necessità di affrontare dinamiche legate al cambiamento climatico a scala urbana è stata riconosciuta a livello istituzionale, accademico e operativo. In questo contesto le sfide poste dagli scenari di clima che cambia richiedono una ridefinizione del ruolo della pianificazione urbana e territoriale, così come un aggiornamento delle competenze del pianificatore e degli strumenti di piano. Il tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici è sicuramente frutto di un recente dibattito se posto in relazione con la pianificazione territoriale e urbanistica. La necessità di occuparsi dei cambiamenti climatici dal punto di vista dell’adattamento e della mitigazione impone un considerevole salto di scala, includendo l’approccio globale richiesto dalla mitigazione per l’abbattimento delle emissioni climalteranti, ad uno strettamente urbano ed estremamente localizzato per l’adattamento. I piani di adattamento al cambiamento climatico hanno l’obiettivo dell’adeguamento della pianificazione territoriale e urbanistica alla gestione delle risorse energetiche e alla riduzione degli impatti locali del “clima che cambia”. In particolare, introducono principi finalizzati ad introdurre: a. il rapporto tra pianificazione urbanistica e cambiamenti climatici, con attenzione alla forma urbana e alla specificità dei sistemi urbani; b. alla descrizione dei fenomeni dell’isola di calore urbano (UHI); c. alle tecniche urbanistiche più adeguate alla calmierazione del surriscaldamento urbano, non trascurando fondamentali relazioni con la tecnologia e con la fisica tecnica per proporre soluzioni praticabili a livello locale. Questo nuovo scenario, caratterizzato da forte incertezza, mette in crisi un apparato di paradigmi consolidati, ormai inadeguati a dare risposte utili di fronte a rischi che spesso valicano l’immaginabile. Il territorio risulta impreparato ai possibili cambiamenti, in cui i sistemi urbani subiscono impatti sempre maggiori. Al
centro di questo scenario di incertezza vi sono le città dove si concentra la popolazione mondiale, dove gli effetti negativi del clima si presentano più severi per il prevalere dell’artificiale sul naturale. L’individuazione dei rischi ai quali sono esposti gli abitanti, la valutazione della vulnerabilità urbana nel suo complesso e la formulazione di strategie atte a contrastare il problema degli impatti locali degli eventi esterni rappresentano un banco di prova importante per una pianificazione che potrebbe essere definita climate proof. Approccio bioclimatico alla progettazione urbana. Parlare di città bioclimatica significa non considerare unicamente la somma degli edifici che incorporano tecniche di condizionamento passivo. A scala urbana vanno considerati altri tipi di interazioni e problematiche che non possono essere affrontate se non con una prospettiva sistemica. In questo senso per la pianificazione generale diventano fondamentali dei criteri bioclimatici come: a. la disposizione sul terreno dell’organismo edilizio, b. il posizionamento dell’edificio rispetto ai venti dominanti e regnanti, c. l’inserimento del manufatto antropico rispetto al percorso del sole, d. la relazione reciproca con altri manufatti circostanti, e. chiudere i cicli ecologici di materia ed energia, f. ridurre l’impronta ecologica degli insediamenti, g. minimizzare gli impatti negativi su aria, acqua e suolo, utilizzando in modo efficiente le energie disponibili. Assai raramente i regolamenti edilizi o le norme di attuazione degli strumenti urbanistici contengono indicazioni in merito a questi fattori, mentre una pianificazione e progettazione urbana attenta al contenimento dei consumi energetici e al comfort legato alla fruizione degli spazi della città deve adottare un approccio bioclimatico. Questo interviene contemporaneamente su tre livelli di relazioni: 1. climatico-ambientale, 2. tipologico 3. tecnico-costruttivo che, se adeguatamente approfonditi possono fornire le seguenti indicazioni: per quanto attiene al controllo degli aspetti relativi al rappor-
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to tra edificio e ambiente, la pianificazione e l’architettura si sono da sempre dovute confrontare con un clima caratterizzato da una notevole varietà stagionale (umidità, temperatura, irraggiamento solare, ventosità), che sollecita e impone soluzioni capaci di adattarsi a tali variazioni stagionali. Oltre al clima, le singole costruzioni devono tenere conto anche delle condizioni microclimatiche del sito, ossia di peculiarità dei luoghi quali: • la forma dell’insediamento urbano, i caratteri ambientali e paesaggistici (che influenzano e a volte modificano le condizioni climatiche “tipiche” di temperatura, umidità, ventosità e irraggiamento solare, caratterizzandole come condizioni specifiche locali); • il controllo degli aspetti tipologici, gli insediamenti devono caratterizzarsi per una ricerca di equilibrio tra forma compatta in inverno e aperta in estate, con spazi ad assetto, aperto-chiuso, tra inverno ed estate (porticati, logge, patii, spazi filtro). Per esempio, la consueta tipologia mediterranea è la casa a patio, compatta ma “porosa”; • gli aspetti tecnico-costruttivi si deveno caratterizzare per l’uso passivo dell’energia, grazie allo sfruttamento degli apporti solari in maniera diretta (finestre) o indiretta, e per la presenza di un’adeguata inerzia termica. Pianificare con un clima in costante cambiamen-
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to significa comprendere le questioni legate al microclima, alle risorse e ai materiali locali. Una progettazione, quindi, che si definisce bioclimatica e che ha come obiettivo principale quello del risparmio di energia e che risponde prima di tutto alle condizioni uniche di ogni clima e di ogni territorio, associando una specifica geografia urbana a una corrispondente geografia climatica, si potrebbe riassumere nel principio: “A cada lugar una planificación”. (Ad ogni luogo una specifica pianificazione) Secondo questo approccio, pertanto, ogni situazione geografica deve essere capace di generare una specifica progettazione urbana: “ad ogni luogo una pianificazione specifica”. La filosofia dello zoning dovrebbe essere abbandonata, potenziando, al contrario, gli usi misti e la diversità delle attività concentrate nelle aree urbane più centrali in modo da ridurre gli spostamenti e il conseguente consumo di energie nei trasporti e incentivare l’uso di percorsi pedonali sicuri e gradevoli per tutti. È fondamentale sostenere piani e progetti legati alla valorizzazione dei servizi ecosistemici forniti da infrastrutture verdi (cicli biologici vegetali e acquatici), riconoscendone il molteplice valore di assorbimento delle radiazioni solari, di stoccaggio di CO2, di laminazione delle acque e di altri sevizi connessi alla riduzione degli impatti del cambiamento climatico.
L’acqua nella pianificazione Oggi, una nuova “questione urbana” (Secchi, 2010) legata alla crisi ambientale e alle conseguenze del global warming sembra condurre, nuovamente, a un cambio di prospettiva nella gestione delle risorse idriche, incidendo sugli obiettivi di sviluppo sostenibile per le water-cities. Gli impatti dei cambiamenti climatici, gli usi e i cambi di copertura dei suoli, la forte antropizzazione che grava sul territorio, la crisi economica e sociale sono solo alcuni dei fenomeni che descrivono il quadro complesso in formazione di una più diffusa presa di coscienza in merito alle problematiche legate a questa risorsa. Appare sempre più urgente riflettere sul ruolo che gli “spazi d’acqua” possono svolgere all’interno dei tessuti urbani: dal ripristino ecologico al recupero e la salvaguardia del patrimonio di memorie, valori e identità necessari alla formazione di spazi pubblici per usi sociali e in particolar modo della necessità di adeguamento al cambiamento climatico. Una rinnovata sensibilità all’ambiente sembra allora tradurre il critico rapporto tra acqua e insediamenti in occasione, per il progetto urbanistico e per la città contemporanea, per ripensare ai processi di rigenerazione proprio a partire dai sistemi idrici urbani. Nuove consapevolezze e saperi, insieme ad esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, stanno spingendo a valutare le masse d’acqua urbane non più in maniera strettamente funzionale, ma a considerare anche altri aspetti che questa importante risorsa può offrire alla città. In quest’ottica, è possibile riconoscere il progressivo formarsi di una “cultura dell’acqua”, capace di offrire differenti riflessioni alla disciplina urbanistica e al progetto contemporaneo. Un radicale ripensamento dei sistemi di gestione delle acque urbane verso opzioni maggiormente integrate, che prevedono di trattare le problematiche legate ai sistemi
idrici assieme alle altre questioni urbane. Nuovi dispositivi progettuali, che incidono qualitativamente sul progetto di suolo, si mostrano capaci di compensare la gestione sostenibile dell’acqua e al tempo stesso di favorire processi di riqualificazione ambientale urbana. Anche la questione dell’emergenza ambientale, che si traduce in sicurezza idrologica e idrogeologica, spinge verso una maggiore attenzione e sensibilità nei confronti della progettazione della risorsa acqua. La tutela dei territori, la cura e gestione attiva del paesaggio a partire dalla difesa dalle acque e degli spazi di interazione terra-acqua stanno portando a un rinnovato approccio progettuale, capace di relazionarsi con l’incertezza degli effettivi cambiamenti e di superare un metodo prettamente tecnicistico a favore di una maggiore integrazione nella progettazione e nella pianificazione territoriale. La riconfigurazione degli spazi d’acqua per la difesa dei contesti “sensibili” diventa occasione per la riqualificazione urbana. Una rinnovata cultura è evidente anche nella lettura dei paesaggi d’acqua come strutture ecologiche (Ercolini, 2010), una figura utile a garantire una sostenibilità ambientale in grado di aumentare la biodiversità e favorire processi naturali ed ecosistemi. Il progetto per la conservazione delle risorse d’acqua in città si arricchisce di tecniche e metodologie messe a disposizione dalle scienze naturali e dall’ingegneria ambientale per il ripristino del sistema naturalistico degli ecosistemi di acqua dolce. Il riequilibrio idraulico-ambientale del territorio urbanizzato diviene uno degli obiettivi cardine del progettare l’acqua. Un quadro articolato che, seppur sommario, lascia intravedere, in recenti esperienze urbanistiche, l’intenzione di stabilire un rapporto diverso tra città e acqua. Oggi il progetto degli spazi dell’acqua sembra innescare anche nuove prospettive per la “specializzazione” e in particolare dell’uso di bio-laghi e bio-piscine.
Marco Caserio Progettista Docente Certificato ISO 17024/IEC Esperto in CAM Edilizia Esperto dell’Istituto Nazionale di BioArchitettura, iscritto all’Elenco Nazionale al numero 139. Ambiti: Giardini e Paesaggio, Edilizia Residenziale Turistica, Tutela e Rigenerazione Ambientale. Commissario Commissione Sostenibilità e Efficientamento Energetico Consiglio Nazionale Geometri – CNGeGL Segretario Commissione Laurea Professionalzzante Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Milano Segretario Commissione Formazione Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Milano Ispettore ICMQ – Consulente e Partner HARPACEAS marco.caserio@tiscali.it
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infatti i contro-lavaggi frequenti del ProfiClear (anche ogni 20 minuti, se necessario) consumano poca acqua già filtrata (meno di 400ml a lavaggio) e rimuovono lo sporco appena si deposita, evitando che quindi crei problemi di una improvvisa eccesso di nutrienti tipico di quando si fa la pulizia saltuariamente. Inoltre, non avendo zone anossiche, garantisce che non si formeranno mai ceppi batterici nocivi per la salute. il sistema garantisce acqua pulita, cristallina e salubre, in caso di malfunzionamenti avvisa installatore e proprietario del tipo di errore tramite l’OASE Control APP, per poter così intervenire prontamente in caso fosse necessario. C o n il sistema ProfiClear OAS E si sta tranquilli, si risparm i a acqua, elett r i c i tà (fino a un decimo rispetto alle piscine clorate) e non è necessario usare prodotti consumabili quali acido e cloro per rendere l’acqua sicura.
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Biosfere biOrb: tra design, high tech e natura Scritto da Edoardo Fivizzoli TartaGuida
Non si può parlare di interior design e natura senza citare le biosfere biOrb, una soluzione high tech che piace a tutta la famiglia, che regala alla casa la cultura della natura. Così ho deciso di presentare al pubblico le due biosfere di biOrb Italia. Air60 Sicuramente conoscerete la biOrb Air 60, la biosfera automatica che porta la natura tra le mura di casa, ha un design rifinito nei minimi dettagli e un sistema automatico che facilita la crescita delle piante. Non è piccola, ma è proprio questa la sua caratteristica: catturare l’attenzione sprigionando per la stanza tranquillità, natura e luce. Grazie al software automatico anche gli utenti dal pollice grigio riusciranno a far fiorire le loro piante tropicali: orchidee, felci, piante grasse… le biosfere biOrb sono estremamente versatili, adattandosi a tutti climi necessarie per la crescita delle piante.
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Air 30 La nuova arrivata del 2023 è invece la biOrb Air 30, la sorella minore del modello precedente. Premiata Design award 2023 finalmente debutta sul mercato. Che cosa cambia? Poco ma tutto. La biOrb Air 30 è molto più piccola, digitale e comoda, mantenendo però l’effetto wow che si ottiene entrando nella stanza. È l’ideale come elemento di arredo di stanze curate, sorprende gli ospiti e soddisfa anche i figli. Le biosfere sono facilmente arredabili e la loro composizione è una piacevole attività scientifica che diverte tutta la famiglia. Osservare la crescita delle piante, vederle fiorire giorno dopo giorno, un’emozione indescrivibile a portata di salotto. La nuova biOrb Air 30 è inoltre dotata di telecomando wirless, che permette di attivare diverse funzioni: scegliere il clima in relazione alle piante inserite, gestire la pioggia e l’umidità, attivare il tramonto, l’alba e gestire l’intensità della luce. Perché adoro le biosfere biOrb? Perché non fanno rumore, sono belle e rifinite in ogni dettaglio, non consumano in bolletta e non necessitano di particolari attenzioni (come invece accade per gli acquari e altri animali esotici). Insomma, il prodotto perfetto che non carica i genitori di responsabilità scomode e che soddisfa i figli alla ricerca di uno sfogo nella natura.
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La luce a led professionale fornisce lo spettro luminoso necessario alle piante per crescere e prosperare. Simula l’alba, il tramonto, luce diurna e notturna. 8/10/12/14 ore di ciclo automatico in relazione alle preferenze di ogni utente. Le biosfere biOrb hanno un sistema di ricircolo dell’aria automatico, gestito in sincro con l’umidità, gestita dal serbatoio d’acqua osmotica sotto al coperchio.
Il sistema di ricircolo dell’aria previene ristagni e condensa grazie alla ventola silenziosa nel coperchio. Nella confezione sono inclusi tutti gli strumenti necessari per l’allestimento, come substrato, acqua osmotica, tessuto non tessuto e base di allestimento. Le biosfere sono in acrilico per una resa estetica efficace e una resistenza estrema, se paragonata al vetro.
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E quando vado in vacanza? Le biosfere biOrb sono completamente automatiche, basterà riempire il serbatoio d’acqua prima di partire e il gioco è fatto, la biosfera continuerà ad operare anche in tua assenza regalandoti piante rigogliose e fiori splendenti al tuo ritorno.
TartaGuida potete seguirlo nei canali social di Instagram, TikTok, Facebook, YouTube oppure nel suo sito: www.animaliesoticimilano.it
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International Green Expo.
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EVOLUZIONE NATURALE
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Organizzata da V Group (Gruppo IEG)
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e sostenuta dalle aziende dell’omonimo
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Consorzio, Myplant & Garden è la
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grande piazza degli affari e delle
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relazioni per tutti gli operatori economi-
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ci, professionali e istituzionali delle filiere
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afferenti al verde vivo e progettato.
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I principali stakeholder italiani ed esteri
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del comparto verde hanno eletto
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Myplant come ‘il place to be’ per incon-
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BOLOGNA
trarsi, realizzare business, intercettare
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nuovi trend, programmare il futuro.
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