Living Water 007

Page 1


LIVING WATER ACQUA VIVA

Benvenuti al numero 007 della nostra rivista Living Water, Acqua Viva!

Siamo lieti di presentarvi un nuovo entusiasmante capitolo della nostra proposta editoriale. Dopo due numeri dedicati alla sostenibilità –esplorando prima il legame tra sostenibilità e alimentazione (005), e successivamente il rapporto con l’ambiente (006) – torniamo a concentrarci sul tema che più appassiona i nostri lettori in questo periodo: l’acquariofilia. Una scelta particolarmente in sintonia con la stagione invernale, che vede molti di noi dedicarsi con cura e passione agli ecosistemi acquatici domestici. Questa volta, mettiamo al centro l’educazione, raccontandovi due progetti che possono ispirare nuove generazioni di appassionati: uno nato al Liceo Scientifico A. Grassi di Saronno, che speriamo diventi il primo di tanti progetti simili, e un altro che ha preso vita nel Museo di Storia Naturale di Pisa. Qui due talentuosi

aquascaper condivideranno la loro passione e le loro straordinarie creazioni. Inoltre Gloria Ciriello, insegnante di professione e appassionata acquariofila esperta, ci condurrà dietro le quinte del mondo dell’aquascaping, esplorandone in particolare l’aspetto educativo e scientifico. Nel frattempo, la dottoressa Alice Caneschi, medico veterinario, ci offrirà una guida pratica per riconoscere e affrontare tempestivamente le principali malattie dei nostri pesci, aiutandoli a tornare presto in salute. Ma questo numero di Living Water – Aqua viva non è solo acquari: il dottor Luca Ceredi, ad esempio, ci darà consigli preziosi su come mantenere sane e felici le nostre koi. Inoltre, non mancheranno articoli sulla progettazione del giardino, approfondimenti con due partner certificati OASE Gold, e tante altre storie e ispirazioni da scoprire.

Buona lettura e buon viaggio nel mondo dell’acquariofilia e oltre!

LIVING WATER

MAGAZINE EDITORE

OASE Italia

DIRETTORE RESPONSABILE

Marcello Bianchin

DIRETTORE CREATIVO

Anna Fraron

FOTOGRAFIA

Daniele Bonizzoni

OASE

REDAZIONE

Alessandro Brazzalotto

HANNO COLLABORATO

Gloria Ciriello

Livio Leoni

Alice Caneschi

Lorenzo Tarocchi

Davide Vallascas

Edoardo Fivizzoli

Luca Ceredi

Anna Banfi

Annalisa Bianchi

William Fantini

Marco Redemagni

Enrico Marchetto

PUBBLICITÀ

OASE

GreenVet Benza srl

STAMPA

Tipografia Sartore

OASE Italia info.it@oase.com www.oase.com

Direttore Generale OASE Italia
Cari lettori,

5

CONTENUTI

Edizione numero 007

UN ACQUARIO A SCUOLA

William Fantini, Aquascaper, porta l’acquariologia nelle scuole.

10

IMPARARE SPERIMENTANDO

Il Liceo scientifico Statale G.B.Grassi di Saronno ci presenta un’occasione per guidare gli studenti alla meraviglia e alla curiosità col desiderio di comprendere e apprendere le fasi dell’acquariologia.

15

SANO COME UN PESCE

Alice Caneschi, medico veterinario, ci descrive le malattie più comuni dei pesci analizzando le cause e spiegando come prevenire.

22

RUBRICATOCHROMIS , LE FIAMME VIVENTI D’AFRICA

I ciclidi gioielli raccontati da Livio Leoni.

26

AGRIPETGARDEN

Intervista a Fabio e Silvia; quando la passione è una questione di famiglia.

32

L’ACQUARIO

Gloria Ciriello analizza l’acquario come uno strumento educativo e didattico per tutte le età.

36

ACQUARI NATURALI

13, 14 Aprile si è svolta la secon-

da edizione della manifestazione realizzata in collaborazione con il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa

39

C’ERA UNA VOLTA IL CORY

Davide Vallascas e Lorenzo Tarocchi espongono curiosità e novità sui pesci gatto corazzati più amati dagli acquariofili.

45

LA STORIA DI UN GIARDINO

Anna Paradisi, esperta di piante ornamentali, ci narra la progettazione di un giardino.

51

KOI KEEPING

Le tre regole d’oro del koi keeping spiegate dal Dottor Luca Ceredi.

58

ATTENZIONE ALLA

MAUREMYS NIGRICANS

Edoardo Fivizzoli fa chiarezza su questa specie di tartarughe

62

FONTEVIVA

Marco Redemagni, l’amministratore della Fonteviva racconta la storia dell’azienda e soprattutto la gestione del laghetto sportivo.

IMMANCABILI

FOCUS AZIENDE

APPROFONDIMENTI TECNICI

CONSIGLI UTILI

“The beauty of nature lies in the small details.”

Aquascaper

William Fantini

Mi presento, mi chiamo William Fantini, la mia passione per gli acquari è nata da bambino quando, nel lontano 1996, i miei genitori decisero di acquistare un acquario da 200 litri per arredare il salotto. Ne rimasi immediatamente affascinato; era meraviglioso, educativo e contemporaneamente rilassante poter ammirare le stupende livree dei pesci tropicali ed i lori comportamenti. Crescendo ho mantenuto viva la passione per l’acquariologia, nel 2010 ho allestito il mio primo acquario da 60 litri facendo però i classici errori da neofita ma informandomi, studiando, leggendo libri e guardando parecchi video online ho iniziato a correggere i miei errori migliorando sia l’estetica della vasca

che la salute dei pesci. Il 2016 fu per me l’anno della svolta perché ho scoperto l’aquascaping che mi ha aperto le porte di un nuovo mondo, vasto e meraviglioso, un connubio fra tecniche ed allestimenti, in grado di ricreare un angolo di natura in perfetta armonia, tra 5 lastre di vetro. L’aquascaping alimentò maggiormente la mia passione facendomi dedicare totalmente a questa disciplina. Attualmente progetto, allestisco ed eseguo manutenzione ad acquari per i miei clienti sotto lo pseudomino di SCAPER ROOM e faccio parte del TEAM DIRETTIVO di ITAC, il primo contest internazionale di Aquascaping Italiano.

UN ACQUARIO A SCUOLA

Verso la fine di settembre del 2023 vengo contattato tramite il mio profilo Instagram da Anna Banfi e Annalisa Bianchi, due professoresse del Liceo Scientifico GB Grassi di Saronno, le quali mi spiegano che vorrebbero realizzare a scuola un acquario a scopi didattici, all’interno di un progetto per studenti interessati e che vorrebbero avere la mia collaborazione per consigli, scelte e qualche breve lezione. Io rimango subito colpito dalla bellissima iniziativa; da tempo pensavo di realizzare un progetto simile presso la scuola elementare di mia figlia e non mi sarei mai aspettato di riceve una richiesta del genere da un prestigioso Liceo e quindi accetto subito ed entro ufficialmente a fare parte di questo progetto. Oltre a fare svariate riunioni con le professoresse inizio subito a cercare collaboratori e riesco a trovare i seguenti partner che si sono mostrati interessati e disponibili:

OASE Italia

ALXYON

TROPLANT

AQUARIUM SETUP

AQUARISTICA

I COLORI DEL BLU

Da Gennaio 2024 parte il progetto indirizzato agli studenti di tutte le classi. L’obiettivo consiste nella progettazione, allestimento e cura di un acquario, con la guida di un esperto acquariofilo che ha la corretta conoscenza scientifica dell’ecosistema che si vuole riprodurre.

Gli obiettivi imposti di questo progetto sono i seguenti:

OBIETTIVI GENERALI

• Imparare a collaborare con i pari per progettare, allestire e mantenere un compito

Imparare a reperire informazioni attendibili dalla rete e dai testi

Seguire con perseveranza le diverse fasi di realizzazione di un progetto

Imparare a documentare il proprio lavoro

• Utilizzare l’esperienza e le informazioni raccolte per affrontare problematiche, proponendo strategia di soluzioni

OBIETTIVI DISCIPLINARI

Un acquario è un modello di ecosistema: cercare informazioni e conoscere le caratteristiche dell’ambiente da ricostruire, esigenze ecologiche della specie e le relazioni tra loro

Comprendere la complessità di un ecosistema, le relazioni tra gli organismi e ambiente

Imparare ad osservare e monitorare un ambiente, individuando parametri, variabili, costanti, carat-

teristiche e fattori

• Comprendere l’importanza dei modelli per la ricerca scientifica.

Inizio attività

GENNAIO

1. Introduzione all’acquariologia e all’aquascaping

2. Prima fase di allestimento dell’acquario inserimento di rocce, legni, substrato e sabbia cosmetica cercando di creare un ambiente adatto alla fauna e flora acquatica e di donare all’allestimento un aspetto armonioso e attraente

FEBBRAIO

1. Seconda fase di allestimento dell’acquario

2. Riempimento dell’acquario con acqua osmotica ricostruita con i sali

3. Chimica dell’acqua, durezza carbonatica e durezza totale per capire da cosa sono influenzate queste durezze

4. Installazione del filtro, differenze tra filtrazione meccanica e filtrazione biologica

5. Inserimento di ceppi batterici benefici per la colonizzazione della vasca e discuteremo in dettaglio dei principali batteri presenti in acquario

6. Inserimento delle piante acquatiche con annessa discussione sulle piante, a cosa servono, come sono composte le piante e come farle crescere e prosperare adeguatamente

7. Installazione dell’impianto per erogare CO2

8. Spiegazione sui vari test da effettuare per monitorare l’andamento della vasca, manutenzione settimanale e potatura delle piante

MARZO

1. Analisi dei valori dell’acqua e della crescita delle piante

2. Introduzione alla fauna acquatica

3. Inserimento di primo gruppo di pesci e/o crostacei

4. Discussione sulla loro funzione in vasca

5. Spiegazione sull’alimentazione della fauna a seconda della varietà

APRILE

1. Analizzare i valori dell’acqua, la crescita delle piante e la vitalità dei pesci e/o crostacei inseriti in vasca

2. Inserimento secondo gruppo di pesci

3. Discussione finale ed analisi dell’intero progetto

Scritto da William Fantini @scaperroom

UN ACQUARIO A SCUOLA

Cosa occorre perché tutto funzioni?

Cosa permette questo delicato equilibrio vitale?

Un bell’acquario cattura subito l’attenzione: chi passa è attratto dai colori, dal movimento, dalla vita che si esprime. Ed ecco che per un insegnante si presenta subito un’occasione per guidare dalla meraviglia alla curiosità e, passo successivo, al desiderio di comprendere e quindi apprendere.

Un acquario imita, con un po’ di presunzione, un ambiente naturale, e la vita resiste per i delicati equilibri che si instaurano tra ambiente ed esseri viventi in quel piccolo spazio, con un po’ di aiuto dall’esterno. Cosa occorre perché tutto “funzioni”? cosa permette questo delicato equilibrio vitale? Ecco le domande che aiutano un insegnante a stimolare lo studente ad investigare. Da qui è nata l’idea che ci ha portato al progetto “Un acquario a scuola”.

Obiettivi

Un’adeguata progettazione, con obiettivi chiari ed espliciti, è anche a scuola il primo passo di un buon lavoro. I nostri obiettivi sono stati di formazione generale alla progettualità, ma anche obiettivi di apprendimento scientifico. Ci siamo proposti di condurre gli studenti a imparare a collaborare con i pari per progettare, allestire, e mantenere un compito imparare a reperire informazioni attendibili dalla rete e dai testi seguire con perseveranza le diverse fasi di realizzazione di un progetto imparare a documentare il proprio lavoro utilizzare l’esperienza e le informazioni raccolte per affrontare situazioni problematiche, proponendo strategie di soluzione.

Per l’apprendimento scientifico invece abbiamo cercato di guidare a conoscere le caratteristiche dell’ambiente acquatico da ricostruire, le esigenze ecologiche delle specie comprendere la complessità di un ecosistema, le relazioni tra gli organismi e tra organismi e ambiente imparare ad osservare e monitorare un ambiente individuando parametri, variabili, costanti, caratteristiche, fattori comprendere l’importanza dei modelli per la ricerca scientifica.

Scritto da Anna Banfi e Annalisa Bianchi

Docenti presso Liceo Scientifico Statale G.B.Grassi Saronno, Lombardia

Se la didattica è la nostra specialità, altrettanto non possiamo dire della realizzazione di un acquario, per noi un’esperienza completamente nuova. Il primo problema da risolvere è stato trovare una guida esperta per l’allestimento dell’acquario. Con qualche suggerimento e un po’ di fortuna è stato decisivo l’incontro

A questo punto tutto è pronto per iniziare con gli studenti. Prima un po’ di teoria, ma senza esagerare, e poi concretezza e “mani in pasta”! A gennaio abbiamo iniziato con una lezione sugli ecosistemi acquatici e le relazioni tra organismi e ambiente, con focus sugli elementi chimici necessari per la vita e i loro cicli. Poche parole, invece giochi e simulazioni online: nuove tecnologie al servizio dell’apprendimento. E da febbraio finalmente entra in azione William: prima un’appassionata introduzione all’acquariologia e all’acquascaping, poi via con l’allestimento. Prima lezione: scelta e inserimento di rocce, legni, substrato e sabbia cosmetica, in coerenza con un biotopo amazzonico e cercando di donare all’allestimento un aspetto armonioso seguendo le regole della fotografia. Seconda lezione: le caratteristiche chimiche dell’acqua

con William Fantini, giovane acquascaper di fama, che ha accettato subito con entusiasmo la nostra proposta. Non solo si è offerto di trasmetterci un po’ della sua grande esperienza e passione, ma in breve tempo ha trovato per noi degli sponsor che ci hanno fornito tutto il materiale necessario.

e come ottenerle a partire da acqua osmotica, durezza e sali, poi la filtrazione meccanica e biologica, il ruolo dei batteri. Nelle lezioni successive le piante e le loro necessità, l’inserimento nell’acquario e la scelta delle posizioni per determinare colore e prospettiva, l’installazione dell’impianto per erogare CO2. A seguire il funzionamento dei test per monitorare l’andamento della vasca e come si effettua manutenzione settimanale e la potatura delle piante. Infine l’inserimento della fauna, il momento più atteso dal gruppo di progetto ma ormai anche da tutta la scuola, che nel corso di alcuni mesi ha visto l’acquario “crescere” sotto i suoi occhi, nell’atrio dell’ingresso. Dieci pesci cardinale (Paracheirodon axelrodi) e dieci gamberetti (Caridina multidentata) hanno dato movimento e colore all’ambiente. Finalmente a maggio l’acquario completo

CI VUOLE UN ESPERTO
AL LAVORO

faceva bella mostra di sé! Non tutto è stato facile: dai tannini rilasciati dal legno che all’inizio hanno colorato l’acqua, ai valori dei parametri dell’acqua che non hanno raggiunto subito la stabilità desiderata, forse per le rocce utilizzate, e poi ripetute “invasioni” di alghe. Gli studenti hanno dovuto apprendere anche i valori della pazienza e della perseveranza. In tutto questo William ci ha seguito con suggerimenti preziosi e interventi straordinari. Il lavoro continua con la manutenzione

regolare, e il risultato è stato una vera soddisfazione. Gli spunti didattici non sono ancora finiti: con alcune classi seconde della scuola l’osservazione si è spostata al microscopio, alla ricerca del micromondo che popola l’acqua e le superfici. Le scoperte sono state davvero interessanti: diatomee e altre alghe unicellulari e filamentose, policheti e piccoli vermi, cellule vegetali delle piante e tanto altro.

CONCLUSIONI

Circa 20 studenti hanno partecipato al progetto, dalla prima alla quinta, collaborando in vario modo a tutto il lavoro richiesto: monitoraggio, manutenzione, pulizia, documentazione. Hanno imparato a collaborare, a progettare, ad organizzare, a risolvere problemi, a non arrendersi. E potranno portare quello che hanno appreso nella loro vita scolastica e non solo.

Grazie alla collaborazione con OASE, prezioso sponsor, è anche stato possibile, per gli studenti del triennio, certificare il lavoro svolto come esperienza di PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento), cioè quelle iniziative in grado di promuovere competenze utili per affrontare scelte di studio o di lavoro.

AL LAVORO

RINGRAZIAMENTI

Prima di tutto grazie a William Fantini, da subito entusiasta per il progetto, competente, infinitamente paziente, agli sponsor che ci hanno fornito tutto, ma proprio tutto quello che è servito, e agli studenti del progetto curiosi e attivi, e che non si sono arresi fino alla fine.

DATI

ore di lezione per ciascuno studente: 10 ore di lavoro totali degli studenti: 50 ore di totali PCTO per il gruppo: 120 ore ufficiali di lavoro delle insegnanti: 30 ore di formazione William Fantini: 8 (e tante altre di telefonate, messaggi, ricerche e supporto!) costi per la scuola (per il personale): circa 800€ valore complessivo dei materiali forniti dagli sponsor: circa 1430€

StyleLine

TUTTI GLI INGREDIENTI PER CREARE

Scoprite la linea di acquari OASE StyleLine.

Set completi di filtro, riscaldatore e illuminazione a LED subito pronti da usare. Sono disponibili due misure e due colori. Anche in una dimensione compatta, l‘acquario stupisce grazie all‘ampio spazio per riporre gli oggetti e allo spazio per la tecnologia. Un‘esperienza fantastica, sia per i professionisti che per i principianti.

www.oase.com

ELEGANTI MONDI SOTTOMARINI

ALICE CANESCHI MEDICO VETERINARIO

SANO COME UN PESCE

Di solito come acquariofili passiamo molto tempo ad osservare il movimento dei nostri pesci, i loro colori e le interazioni che hanno tra di loro e con il loro ambiente. Ci incantiamo di fronte ai corteggiamenti o alla strenua difesa del proprio territorio o dei loro avannotti dalla pressione degli altri ospiti dell’acquario, a volte considerandoli veri e propri membri della nostra famiglia. Col passare del tempo impariamo ad osservare quei movimenti e a capirli, fino a quando un dettaglio, un movimento inaspettato o un colore diverso dal solito colgono la nostra attenzione.

È un problema?

Molte volte sono condizioni passeggere, frutto di scambi di opinione tra due maschi per la delimitazione dei propri territori o delle insistenti pressioni riproduttive. Tuttavia, a volte ci sono alcuni segnali inequivocabili di disagio sui nostri pesci. Vediamone insieme qualcuno:

• Corrosione delle pinne

Uno dei problemi più comuni osservabili nei pesci da acquario è la corrosione delle pinne. Può derivare da diversi fattori. Spesso la causa immediata è un trauma meccanico, come morsi da parte di altri pesci o sfregamenti contro gli arredi. Altre volte può anche essere il risultato di infezioni batteriche, fungine o parassitarie. Pesci con pinne delicate e lunghe, come il Guppy (Poecilia reticulata) o il Pesce Combattente (Betta splendens), sono particolarmente suscettibili. Fattori ambientali come brusche variazioni di temperatura o pH, così come la scarsa qualità dell’acqua, contribuiscono a indebolire i pesci e a favorire l’insorgenza di queste infezioni.

• Coda a spillo

Un altro sintomo rilevante, osservabile principalmente in poecilidi, pesci combattenti ( Betta splendens ), ma anche scalari ( Pterophyllum scalare ) e

Cardinale con Dermocystydium sp.

le varie selezioni di pesci rossi ( Carassius auratus ), è una chiusura marcata della coda, che perde la funzionalità di spinta e appare opaca e irrigidita. Questo fenomeno, chiamato “coda a spillo”, indica un’infiammazione dovuta alla presenza di organismi come batteri, funghi o parassiti. La coda a spillo è spesso un segnale di una massiccia infestazione da parassiti esterni, generalmente trematodi monogenei del genere Gyrodactylus o affini. Questa infestazione viene favorita da stress generali dell’animale e risulta essere necessario trattare il pesce opportunamente per evitarne la perdita e il contagio degli eventuali altri ospiti dell’acquario.

Malattia del buco

Particolarmente frequente nei ciclidi e in alcune famiglie di pesci marini, la malattia del buco è un altro problema comune. Si manifesta inizialmente con piccoli puntini bianchi sulla testa del pesce, che con il tempo si allargano fino a formare veri e propri crateri o erosioni della pelle sul muso e nell’area intorno alla linea laterale, anche se in questo caso prende nome di “Erosione della linea laterale”. Questa malattia è spesso legata a infezioni batteriche o parassitarie che si sviluppano in condizioni di cattiva qualità dell’acqua e mancanza di elementi minerali presenti nell’acqua stessa, necessari per la crescita ed il mantenimento dell’animale. Le lesioni lungo la testa e la linea laterale indicano uno stato avanzato della malattia, che può compromettere gravemente il pesce se non trattata tempestivamente.

• Malattia dei puntini bianchi (Ictyo)

Una delle malattie più note e comuni è la malattia dei puntini bianchi, causata dal protozoo ciliato Ichthyophthirius multifiliis in acqua dolce e Cryptocaryon irritans in acquario marino. I pesci infetti mostrano inizialmente segni di irritazione, nuotando in modo scoordinato e sfregandosi contro gli arredi. I puntini bianchi, caratteristici di questa malattia, appaiono su tutto il corpo del pesce e, se non trattati, i parassiti aprono vie di accesso a patogeni secondari, disturbano il normale bilanciamento osmotico, arrivando anche ad attaccare i tessuti delle branchie, portando a difficoltà respiratorie e morte. È importante trattare l’intero acquario, poiché questa malattia è altamente contagiosa, ed effettuare un adeguato periodo di quarantena prima dell’inserimento in vasca di nuovi pesci.

• Macchie bianche e infezioni fungine

Le macchie bianche possono essere un segnale di diverse patologie, inclusi parassiti e infezioni fungine. Nei pesci come Neon (Paracheirodon innesi) e Cardinali (Paracheirodon axelrodi), le macchie possono manifestarsi lungo la schiena, mentre nei poecilidi possono comparire intorno alla bocca o sul corpo. Le macchie possono assumere forma e colore diverso a seconda del patogeno che sta attaccando il tuo pesce. Ad esempio, se le macchie assumono un aspetto cotonoso, è probabile che si tratti di un’infezione fungina, spesso causata da condizioni di acqua stagnante o carica di materiale organico in decomposizione.

• Disturbi del nuoto

I disturbi del nuoto sono spesso correlati a problemi della vescica natatoria, l’organo adibito al mantenimento dell’equilibrio e a regolarne il galleggiamento. Questo problema è particolarmente frequente nei pesci rossi selezionati come Oranda, Ryukin o Ranchu. I pesci possono avere difficoltà a mantenere una posizione stabile in acqua, a nuotare normalmente e ad alimentarsi. Le cause possono essere legate sia a problemi nutrizionali, come un eccesso di cibo, sia ad una scarsa qualità dell’acqua, sia a infezioni o malformazioni congenite.

Gyrodactylus sp.
Ichthyobodo necator su branchie
Icthyophthirius multifiliis

acqua viva

• Dimagrimento e perdita di colore

Un altro sintomo comune è il dimagrimento rapido e la perdita di colore. Spesso questi segni sono accompagnati da feci filamentose e bianche, che indicano problemi intestinali o parassiti interni. Nei poecilidi e nei pesci rossi, la combinazione di dimagrimento e difficoltà nel nuoto può essere segno di infestazioni parassitarie esterne o interne, che compromettono l’assorbimento dei nutrienti e causano debilitazione progressiva.

Idropisia

L’idropisia è una condizione grave, in cui il pesce appare gonfio a causa dell’accumulo di liquidi nei tessuti. È spesso sintomo di infezioni batteriche sistemiche o insufficienza d’organo e può essere correlata a condizioni ambientali non ottimali. Purtroppo, questa patologia è difficile da trattare ed è frequentemente letale, soprattutto se diagnosticata in fase avanzata.

Cause principali e prevenzione.

La maggior parte delle malattie nei pesci d’acquario è legata a una combinazione di fattori ambientali e stress. Anche la qualità dell’acqua gioca un ruolo cruciale. Livelli elevati di ammoniaca, nitriti e nitrati possono causare stress respiratorio e abbassare le difese immunitarie dei pesci, rendendoli più suscettibili alle infezioni. Una gestione inadeguata della temperatura o del pH può anch’essa facilitare l’insorgenza di malattie. Un’altra causa frequente di malattie è l’infestazione da parassiti, che si diffondono rapidamente in ambienti sovraffollati o non ben gestiti. L’introduzione di nuovi pesci senza un’adeguata quarantena può portare alla diffusione di parassiti come Ictyo, altri protozoi o organismi più complessi. Le infezioni batteriche, come quelle che causano la corrosione delle pinne o la malattia del buco, sono spesso secondarie a lesioni o a uno stress ambientale prolungato. Anche le infezioni fungine sono comuni in acquari con cattive condizioni igieniche o dove è presente materiale organico in decomposizione. Per prevenire la maggior parte delle malattie nei pesci da acquario, è fondamentale monitorare costantemente i parametri dell’acqua, evitare sovraffollamenti e fornire una dieta bilanciata. L’adozione di queste misure, insieme all’osservazione regolare del comportamento dei pesci, può ridurre drasticamente l’incidenza di malattie e mantenere l’acquario in equilibrio. È importante cogliere l’insorgenza dei problemi quando le problematiche sono in fase iniziale. Il quadro si complica se consideriamo che molte patologie hanno sintomi simili e la sovrapposizione di più agenti può causare enorme confusione nella diagnosi di un patogeno. Si consiglia di contattare sempre un professionista per evitare ogni dubbio e procedere tempestivamente con la somministrazione della giusta terapia in modo da fare il possibile per minimizzare i danni.

Discus con infezione batterica
Neon con Pleistophora hyphessobryconis

Organix

The natural Choice

Tutti i nostri articoli per pesci carnivori e onnivori provengono da

MSC-C-60260

ORGANIX è il mangime per pesci innovativo prodotto con criteri naturali che combina ingredienti pregiati e altamente sostenibili.

LA PROMESSA ORGANIX

Come in natura: ingredienti selezionati vengono combinati in modo adeguato alle specie e tutte le componenti animali sono esclusivamente di origine acquatica, proprio come accade con gli alimenti disponibili in natura.

Sonstenibile: tutti gli ingredienti acquatici delle nostre varianti di mangime per carnivori e per onnivori provengono da pesca sostenibile certificata con marchio MSC.

Varia: con i suoi nove tipi e le diverse varianti, il menù ORGANIX soddisfa le preferenze specifiche delle specie più diverse.

Scopri di più presso i rivenditori specializzati e su www.oase.com

Da pesca sostenibile certificata MSC. www.msc.org/it

FOCUS AZIENDE

Via Leonardo da Vinci, 13, Santa Maria di Sala, Italia 041 528 2328

Facebook&Instagram @ lacquariodimarchetto

lacquariodimarchetto@gmail.com

L’ACQUARIO

Ciao, sono Enrico Marchetto e L’acquario è la mia passione.

Una passione per l’acquariologia e per tutto il mondo pet ereditata da mio padre. Da quando sono nato ho vissuto dentro e fuori casa laghetti, acquari, cani e pappagalli. Sono sempre stato circondato da animali e da quando avevo quattro anni ho cominciato ad andare nel primissimo negozio: era come avere uno zoo tutto nostro!

Il negozio nasce nel 1989 a Noale, in un piccolo spazio di 35 metri quadrati dedicati interamente all’acquariologia. Un pazzo mio padre Toni, mia sorella era appena nata, ha mollato tutto (il posto sicuro si dice oggi) per inseguire un sogno: fare della propria passione un lavoro. Nel 1990 il negozio si sposta sempre a Noale ma le metrature aumentano, passiamo a 110 metri quadrati e vengono introdotti anche altri animali, rettili, piccoli roditori e prodotti per cani e gatti. Si unisce anche mia madre Clara che diventerà una colonna portante per tutti. Nel 2000 ci spostiamo a Santa Maria di Sala e il negozio diventa di 330 metri quadrati ampliando l’offerta. Ultima (forse) trasformazione nel 2015, ampliamento e raggiungiamo gli attuale 720 metri quadrati e 15000 litri adibiti per pesci, coralli, piante e koi.

Il territorio dove vivo è molto importante per il settore ed è cambiato negli anni. L’amore per gli animali e la passione che le persone ci mettono penso sia uguale ovunque, indipendentemente dal luogo. Nel tempo internet ha reso tutti “dottori” ed è veramente complicato districarsi nell’oceano di informazioni che un utente può trovare, forse il mio ruolo è quello di saperlo consigliare ed aiutare a capire quali siamo le informazioni giuste per il suo acquario. Questi i nostri veri punti di forza:la varietà, la qualità, la disponibilità. Abbiamo la fortuna di avere una grande superficie espositiva e un bel magazzino, questo ci permette di consegnare al cliente che ci viene a trovare subito la merce che cerca, abbiamo disponibili più di

“Living water, è la vita, mai ferma sempre in movimento.
Abbraccia il mio pensiero di cercare di godersi ogni momento!”

50 modelli di acquari. Abbiamo pesci di acqua dolce, di acqua salata, taleari con coralli e 10000 litri adibiti alle carpe, nostra grande passione. Il settore dell’acquariologia deve saper stare al passo con la tecnologia e con le mode perché l‘acquario non è solo una passione, ma diventa anche un oggetto di arredamento all’interno della casa. Bisogna saper crescere costantemente e aggiornarsi nello stile e nella tecnica. La sfida sta nel creare il connubio perfetto tra un habitat naturale, la salute dei pesci e delle piante ma contemporaneamente creare un oggetto di stile che arricchisce le nostre case.

l mio obbiettivo nel futuro è cercare di dare alle persone un luogo dove trovare il meglio che il mercato del pet possa fornire, entrare in negozio e trovare le novità con un’ampia scelta. Questo è l’unico modo per invogliare il cliente finale a prendere la macchina e venire da noi: trovare il top dei prodotti e la qualità negli animali.

Sicurezza in ogni momento, anche in vacanza!

OASE FishGuard

Con la mangiatoia automatica FishGuard, potete essere certi che i vostri pesci riceveranno la quantità perfetta di cibo in modo automatico e sicuro, anche quando siete fuori casa. Inoltre, questo versatile dispositivo può essere alimentato a batteria o collegato alla rete elettrica.

Date ai vostri pesci la migliore cura con FishGuard!

www oase com

Li chiamano ciclidi gioiello.

Quando sono in riproduzione, infatti, questi ciclidi sembrano infiammarsi e gli esemplari di alcune popolazioni diventano talmente rossi da apparire quasi fluorescenti.

Nelle vasche di vendita, invece, sono generalmente grigi o scoloriti. Sono i Rubricatochromis Fino a poco tempo fa si chiamavano Hemichromis , ma due ittiologi, Anton Lamboj e Stephan Koblmüller, hanno rivisto nel 2023 il genere suddividendolo in due: Hemichromis e Rubricatochromis , nome quest’ultimo che deriva da rubricatus che significa “colorato di rosso” e chromis, l’usuale termine utilizzato per indicare un generico ciclide. Anton Lamboj è un ospite frequente dei Congressi dell’Asso -

Bibliografia

Lamboj A., Koblmüller S. 2023. Molecular phylogeny and taxonomic revision of the cichlid genus Hemichromis (Teleostei, Cichliformes, Cichlidae), with description of a new genus and revalidation of H. angolensis. Hydrobiologia, 850: 2177–2198.

Scritto da Livio Leoni

Rubricatochromis , le fiamme viventi d’ Africa

ciazione Italiana Ciclidofili e per chi non lo conoscesse basta dire che ha scritto uno dei pochi libri sui ciclidi dell’Africa occidentale, che esplora i loro ambienti naturali, che ha scoperto diverse specie sconosciute alla scienza e che è un ottimo divulgatore. Negli ultimi anni ha parlato spesso della necessità di sottoporre a revisione il genere Hemichromis , ma ha tenuto fino all’ultimo il riserbo sul destino tassonomico dei ciclidi gioiello. L’ultimo congresso AIC che lo ha avuto come ospite risale al 2019 (presso il Parco Le Navi di Cattolica) dove ha parlato soprattutto di Pelvicachromis In base agli ultimi riscontri, gli Hemichromis veri e propri sono i “five spotted” (cinque punti), le specie più grandi (circa 20 cm) con un muso allungato e con la mascella inferiore sporgente e con 4 o 5 macchie scure sui fianchi. Tutte le altre specie, i cosiddetti ciclidi gioiello, sono di piccole dimensioni (10-12 cm) e non hanno più di tre macchie scure sui fianchi e come già detto in precedenza costituiscono i R ubricatochromis . Nonostante siano generalmente considerati ciclidi dell’Africa occidentale, questi pesci hanno una distribuzione più ampia (sono presenti in 24 nazioni africane), ma generalmente non si trovano a nord della Guinea (R. letourneuxi è l’eccezione dato che può essere raccolto nelle vicinanze della foce del Nilo!) o a sud del Congo. Distinguere le diverse specie è un’impresa frustrante poiché per forma del corpo e per colorazione sono tutte molto simili. A complicare la questione hanno contribuito le descrizioni scientifiche che sono poco chiare e imprecise. Spesso, quindi, noi acquariofili non sappiamo con certezza cosa alleviamo in vasca o cosa ci viene proposto. Un tempo tutti i ciclidi gioiello erano identificati come bimaculatus (i primi resoconti di allevamento di questo ciclide risalgono al 1907 a Berlino) e ciò ha contribuito ulteriormente alla confusione esistente. Gli allevatori professionisti, inoltre, hanno frequentemente mescolato e incrociato popolazioni e specie di diversa provenienza per ottenere forme più colorate e in commercio sono spesso venduti pesci di origine sconosciuta. Le specie attualmente riconosciute sono nove: R. bimaculatus, R. cerasogaster (Repubblica Democratica del Congo, bacino idrografico del fiume Congo), R. cristatus (Nigeria, Sierra Leone, Liberia), R. exsul del lago Turkana (un vero e proprio esule, come suggerisce il nome stesso della specie dato che rispetto a tutti gli altri si trova in Africa orientale a oltre 1000 km di distanza dalla popolazione più vicina del genere), R. guttatus (dal Senegal alla Nigeria e al Camerun), R. letourneuxi

(bacino idrografico del Nilo), R. lifalili (bacino idrografico del fiume Congo), R. paynei (Sierra Leone, Liberia, Guinea), e R. stellifer (bacino idrografico del fiume Congo e Gabon, ma le popolazioni del Gabon probabilmente appartengono a una specie differente). Due forme della Guinea (R. sp. Guinea 1 e R. sp. Guinea 2), una che si trova tra la Costa d’Avorio e il Ghana (R. sp. Ankasa) e una del Congo (R. sp. “Moanda”, probabilmente si tratta di R. lifalili ) non hanno ancora nome scientifico. Aggiungerei un’altra forma su cui varrebbe la pena investigare che proviene nuovamente dalla Guinea: R. sp. “Upper Niger”. Probabilmente si tratta di una popolazione di R. letourneuxi , ma non tutti sono d’accordo sulla determinazione. La specie tipo del genere, quella cioè che serve come riferimento, prima della revisione di Lamboj e Koblmüller, era R. bimaculatus , ma ormai è chiaro che l’esemplare su cui si è basata la descrizione originale è talmente deteriorato, oltre che privo di una chiara indicazione geografica (viene segnalata l’Africa occidentale, un territorio sconfinato), che è praticamente impossibile assegnare il nome bimaculatus a una qualunque forma. Probabilmente le popolazioni della Liberia potrebbero in futuro essere attribuite a questa specie. In base a tutte queste considerazioni, quindi, è stata designata come nuova specie tipo per il genere R. guttatus. In natura i ciclidi gioiello vivono in ogni genere di ambiente acquatico: paludi, fiumi, laghi, aree di estuario,

pozze. Generalmente popolano acque acide e tenere, ma alcune popolazioni sono a loro agio anche in ambienti alcalini dato che sono stati ritrovati in acque che vanno dai 4 agli 8,5 di pH. Anche la temperatura dell’acqua non pare essere un problema dato che passano dai 18 ai 33°C. I Rubricatochromis si nutrono in natura perlopiù di larve di insetti acquatici e terrestri, ma non disdegnano i molluschi. In acquario accettano qualunque tipo di cibo per onnivori o carnivori e in alcuni casi cacciano addirittura le giovani Melanoides . Riconoscere maschi e femmine non è difficile. I maschi sono più grandi e massicci e hanno la testa squadrata; le femmine sono più piccole, hanno il muso più allungato rispetto ai maschi e sono più colorate durante la riproduzione. I Rubricatochromis sono pesci d’acquario ideali in quanto sono di piccole dimensioni e possiamo allevarle in coppia in vasche di circa 100 litri e dalla lunghezza di almeno 80 cm. Conviene partire da un gruppo di giovani tra cui selezionare la coppia riproduttrice, ma non sempre si ha tale possibilità ed è possibile imporre i partner se l’acquario è ben strutturato, dotato cioè di sufficienti rifugi, piante e, perché no, di altri pesci. Alcune specie di Rubricatochromis, infatti, sono decisamente timide e schive e per osservarle in acqua libera sono necessari dei compagni di vasca. Come coinquilini ho ottenuto i migliori risultati abbinando i barbi di maggiori dimensioni del genere Enteromius ( E. callipterus per esempio), ma possono funzionare anche i più comuni Phenacogrammus interruptus che tuttavia tendono a morsicare frequentemente le pinne degli altri pesci e a razziare i piccoli. Dato il sufficiente volume di acqua, l’aggressività dei ciclidi gioiello raramente arriva a procurare seri danni. Come fondo conviene utilizzare sabbia o ghiaia fine e l’allestimento può comprendere rocce, legni e piante. I

Rubricatochromis scavano raramente e quando avviene solo nei pressi dell’eventuale sito di deposizione. I Rubricatochromis formano coppie stabili, perlomeno durante il periodo della riproduzione, e depongono le uova su un substrato. Sono pesci talmente adattabili che non è necessario ricorrere ad acqua acida e tenera per ottenere la schiusa delle uova. A contare maggiormente è la qualità del filtraggio e la quantità di ossigeno. Una coppia di ciclidi gioiello in riproduzione diventa estremamente aggressiva e difende un territorio molto grande in rapporto alla propria dimensione e che può arrivare a comprendere tutta la vasca. Tuttavia, la meravigliosa colorazione dei genitori in riproduzione, in particolare delle femmine, ripaga l’acquariofilo di qualunque sforzo o difficoltà. I pochi dati riportati in letteratura sembrano dimostrare che non esiste una stagione preferenziale nella riproduzione di questi ciclidi e che le covate si aggirano generalmente sui 200-300 piccoli. La schiusa avviene a seconda della temperatura tra i due e i tre giorni e le larve nuotano liberamente sotto l’attento occhio dei genitori dopo 5-6 giorni. Le cure parentali dei genitori durano alcune settimane e i giovanili sono facilmente riconoscibili rispetto ai piccoli di altri generi perché sviluppanio una caratteristica striscia nera longitudinale sui fianchi. La maturità sessuale si verifica a otto mesi circa dalla nascita. Al di fuori del periodo riproduttivo il legame tra maschio e femmina sovente si attenua e quindi avere un acquario grande, con molti rifugi e piante e altri pesci, aiuta a smorzare l’aggressività del maschio. Piccoli e di facile allevamento, dai colori vivaci, dai comportamenti interessanti e dalle cure parentali durature. Cosa vorremmo di più da un ciclide?

Diamo una possibilità ai Rubricatochromis !

AIC è una associazione che promuove la conoscenza dei ciclidi e degli ambienti naturali in genere da oltre trent’anni. Organizza convegni con relatori internazionali e italiani e pubblica un bollettino trimestrale dedicato a questi incredibili pesci. Se volete fare parte di AIC: www.aiconline.it

Facebook AIC - Associazione Italiana Ciclidofili APS Instagram aic_aps

Acqua cristallina nell‘acquario

BioMaster2: la nuova generazione del nostro filtro esterno bestseller

Ottimizzato per prestazioni eccellenti e risultati di filtraggio ottimali: Ora il filtro BioMaster2 di OASE è ancora migliore e conquista grazie alle sue prestazioni, il comfort e il flusso d‘acqua ottimizzato. Gli otto nuovi modelli sono disponibili in quattro misure per acquari fino a 850 litri di volume, in opzione con riscaldatore integrato BioMaster2 Thermo.

BioMaster2

• Pulsante di aerazione per un‘efficace aspirazione dell‘acqua per un avvio rapido e semplice

• Maggiore portata rispetto al modello precedente

• Niente più noiose operazioni di rimozione del filtro grazie al modulo prefiltro EasyClean

• La combinazione di un filtraggio biologico altamente efficace e di una pulizia meccanico-biologica garantisce un‘acqua dell‘acquario sana e limpida

www.oase.com/biomaster

Agripetgarden

Fare le cose con il cuore è molto più di un semplice modo di agire: è un atteggiamento che permea ogni aspetto della vita. Quando si decide di mettere passione e dedizione in quello che si fa, siamo in grado di ottenere risultati sorprendenti. Lo sa bene il gruppo di Agripetgarden dove la frase “Fare le cose con il cuore” è di casa. Passione e dedizione che rendono il risultato finale più autentico e soddisfacente.

Un grazie particolare a Fabio e Silvia per il tempo che ci hanno dedicato.

Se volete conoscere Agripetgarden potete seguirlo sui canali Facebook, Instagram, al sito: www.agripetgarden.it

o andarli a trovare: Via Matteotti 89 35026 Conselve - Padova 049 - 538 4145

La storia della famiglia Agripetgarden nasce nel 1980 a Conselve in provincia di Padova, in Veneto, e dalla passione per ogni genere di animale. Nel negozio sembra di essere in un piccolo zoo capace di accontentare qualsiasi consumatore. Per questo numero abbiamo intervistato Fabio, socio del gruppo Agripetgarden e Silvia, moglie e collega che insieme gestiscono il reparto acquariologia.

Ciao Fabio e Silvia; partiamo dall’inizio. Quale è stato il vostro percorso? Che esperienze avete fatto per avere questa passione?

F. Sono praticamente nato in negozio! Fin da piccolino giravo con mio papà e con gli altri dipendenti che seguivano le parti dell’acquariologia e mi piaceva andare a prendere i pesci, osservarli. Sono sempre stato qui, in mezzo ai pesci, alle piante e ho vissuto tutte le evoluzioni che ci sono state nel tempo.

S. Ho sempre avuto la passione per gli animali. La prima volta

che ci siamo conosciuti io e Fabio abbiamo passato la serata parlando di tartarughe acquatiche! Da quel giorno anche noi abbiamo vissuto molte esperienze che ad oggi uniscono la famiglia e la passione per l’acquariologia che entrambi condividiamo.

Come si traduce nel quotidiano questa passione?

S. È una passione che bisogna rinnovare giorno dopo giorno. Dedicarsi agli animali vivi, alle piante, agli esseri viventi è un impegno costante che muta nel tempo.

F. La nostra vita è il nostro lavoro. La passione si traduce in responsabilità verso gli animali che curiamo, verso i nostri clienti e verso il nostro gruppo di lavoro. Sono sacrifici che se fatti con passione regalano delle soddisfazioni.

Parlatemi del negozio, quando nasce e la sua evoluzione.

F. Il negozio nasce nel 1980 da mio padre e mia madre e prevalente -

mente era zootecnico. Con l’evoluzione del mercato e dello stile di vita si è cominciato con cani, gatti, uccellini fino ad arrivare ai pesci e i primi acquari. In questo percorso ci siamo affidati a dipendenti appassionati e specializzati che hanno cominciato a ampliare il negozio. Quando noi figli abbiamo iniziato a lavorare in azienda abbiamo inserito e aggiunto le nostre passione come l’acquariologia e i rettili creando una nostra linea di prodotti. Oggi io, con i miei fratelli Guido e Mirto gestiamo l’azienda ciascuno con il suo settore.

Cosa significa essere azienda e famiglia?

F. Ci sono i pro e contro naturalmente anche se siamo una famiglia molto unita da sempre e andiamo d’accordo. Ci gestiamo bene; ognuno ha i suoi compiti e cerchiamo di rispettarci a vicenda. Ogni settimana ci prendiamo del tempo per confrontarci, scambiandoci idee e proposte. Alla base c’è la fiducia. Naturalmente i contro sono che, essendo

molti uniti, anche nelle occasioni di feste inevitabilmente si parli di lavoro; è parte integrante della nostra vita.

Oltre a voi quanti siete in negozio e quanto è importante il gruppo di lavoro?

F. Tra negozio, spedizioni e ufficio siamo in 14. Il gruppo è importantissimo. Siamo tutti ragazzi giovani, appassionati di rettili, animali, piante e al momento siamo fortunati perchè riusciamo a trafestire la passione al consumatore finale. Insieme ci divertiamo e spesso condividiamo del tempo anche fuori dall’orario di lavoro. Prenderci cura del gruppo per noi è essenziale perché se si lavora bene si sta bene si lavora di più.

Per il settore che commerciate quanto è determinante il territorio e il posto dove vivete?

F. Attualmente un po’ meno, acquisisce valore possedere il negozio in zone più ricche, dove c’è molto passaggio di gente; però con

l’avvento dell’e-commerce questa dinamica è cambiato molto. Avere un bel negozio tenuto bene, con un ambiente bello e curato però è una vetrina; vasche in ordine, animali in salute sono elementi essenziali che portano il cliente a fidarsi di noi, a credere nelle nostre competenze e venirci a trovare anche da distante pur di acquistare dei prodotti da noi. L’e-commerce rimane una forza vendita importante, ma essere presenti in luogo significa anche poter dare consigli e consulenza.

Avete parlato di animali, cosa significa per voi benessere animale?

S. Come politica aziendale abbiamo messo al primo posto il benessere animale. Infatti abbiamo scelto di spedire solo animali che siano in grado di sostenere un determinato grado di stress. Pesci e rettili preferimo non spedirli, ma organizzare il ritiro solo in sede in questo modo gli animali non si stressano troppo e non si ammalano.

Quali differenze avete notato nel

mercato dell’acquariologia?

F. La grande differenza si è notata nella coscienza delle persone soprattutto nel tema del benessere animale. Decenni scorsi l’importante era vendere, senza personalizzare la vendita e molte volte a discapito del benessere animale: ora siamo all’opposto. L’animale e la sua salute sono al primo posto. Anche noi cerchiamo di creare all’interno del negozio piccoli ambienti, consigliare le persone all’acquisto e trasmettere consapevolezza. Interpertare il cliente e i bisogni significa educare alla scelta e queste sono le tematiche attuali e le nuove sfide.

Come gestite i social, i forum, le recensioni e i nuovi modi di co -

municare il lavoro? Avete anche un blog nel vostro sito con diverse informazioni utili; quanto è determinante la competenza?

F. Sono sempre più presenti nel nostro quotidiano e assorbono tempo e impegno. Nel sito abbiamo inserito il blog dedicato ai rettili perchè abbiamo sentito l’esigenza di informare e condividere quello che sappiamo sul mondo dei rettili. In questo modo il cliente può, in anticipo, conoscere l’animale, le sue abitudini per fare una scelta più consapevole.

S. Le recensioni sono importanti; i complimenti ci spingono a fare bene e i commenti negativi ci aiutano a capire quale direzione prendere. Lavorando con il vivo le

consegne sono un tasto dolente, ma cerchiamo di essere di supporto e soccorso al cliente.

Come vedete la vostra azienda nel futuro?

F. Ogni giorno cerchiamo di progettare il nostro futuro come azienda. Nuove idee, progetti, spazi per creare valore. Da cinque anni siamo all’interno della classifica “Le stelle dell’ecommerce” del Corriere della sera e siamo sesti in classifica con un negozio specializzato in rettili e acquariologia. questi traguardi ci proiettano nel futuro per crescere e migliorare.

Grazie di questa chiacchierata e buon lavoro!

Grazie a voi!

QUALI SONO I VOSTRI PUNTI DI FORZA?

Competenza, affiatamento e passione.

AVETE NEL CUORE UN MOMENTO, UN EVENTO O UN PROGETTO CHE VI PIACE RICORDARE?

Il primo workshop a cui abbiamo partecipato di acquariologia per noi è stato illuminante perchè ci ha aperto un mondo e ci ha dato la competenza per fare i primi eventi in negozio.

QUALI SONO LE SODDISFAZIONI QUOTIDIANE?

Crescere come professionisti nel nostro settore; imparare, sperimentare e infine trasmettere. Abbiamo accompagnato tanti clienti che da acquariofili inconsapevoli sono diventati bravissimi appassionati capaci di equilibrare tecnica ed estetica.

QUALI SONO LE DOMANDE PIÙ RICORRENTI CHE VI

FANNO I CLIENTI?

Nel reparto acquariologia la più frequente riguarda la pulizia della vasca; come fare; quanto tempo dedicare all’acquario; quali i pesci più semplici da far crescere.

LA RICHIESTA PIÙ DIVERTENTE CHE VI

HANNO FATTO?

Durante una fiera avevamo allestito un acquario marino e abbiamo assistito ad

domande & risposte 8 domande a Fabio e Silvia

una scommessa tra madre e figlio se l’acquario fosse vero o finto; alla fine ho dovuto dimostrare che era vivo.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI PER CRESCERE?

Aumentare la parte logistica e cercare di soffisfare le esigenze del cliente dall’ecommerce al servizio. Gli obiettivi sono conoscere i nostri punti deboli per migliorare grazie ai consigli dei nostri clienti.

OASE HA QUESTO SLOGAN CHE È IL NOSTRO FILO ROSSO.. LIVING WATER; ACQUA VIVA.

CHE SIGNIFICATO HA ACQUA VIVA NELLA VOSTRA VITA?

L’acqua per noi è passione e lavoro; fonte d’ispirazione e vita.

AVETE UN CONSIGLIO CHE VOLETE

TRASMETTERE A CHI HA LA VOSTRA STESSA PASSIONE?

L’acquariofilia è un hobby che va affrontato con competenza perchè si tratta di animali vivi. Il nostro consiglio è affidarvi a qualcuno di capace, fatevi consigliare e fidatevi di lui. In questo modo con l’esperienza e le giuste informazioni le soddisfazioni saranno molteplici.

Gloria Ciriello L’Acquario, molto più di un semplice hobby.

Uno strumento educativo e didattico per tutte le età. L’acquario, che di solito consideriamo per lo più come un rilassante hobby o come un elemento decorativo per la nostra casa, può in realtà rivestire un ruolo molto più significativo di questo, trasformandosi in un potente strumento educativo per persone di tutte le età.

Gestire un acquario infatti permette di avvicinarsi alla natura, comprendere la complessità degli ecosistemi e sviluppare competenze pratiche che spaziano dalla responsabilità

personale

Ho scritto questo articolo proprio con l’intendo di far riflettere su come un acquario abbia la capacità di stimolare lo sviluppo di conoscenze in diverse materie di studio, come scienze, biologia e chimica, e per i ragazzi possa essere uno strumento educativo anche in termini di responsabilizzazione.

Proprio sotto quest’ultimo aspetto infatti, una delle prime lezioni che un acquario può insegnare è la cura degli animali, che richiede costanza, attenzione ai dettagli e impegno. Ogni essere vivente all’interno dell’acquario, dalle specie più appariscenti di pesci ai più piccoli invertebrati, dipende dalle azioni quotidiane del suo custode e la gestione comporta una routine quotidiana e settimanale che include attività come il controllo della qualità dell’acqua, l’alimentazione degli animali, e la pulizia della vasca. Compiti che, se svolti correttamente e con una sana costanza, aiutano i ragazzi a sviluppare un senso di disciplina e impegno. Ma non solo, prendendosi cura di un acquario, si sviluppa un senso empatico verso il mondo animale, accrescendo la consapevolezza ecologica e il rispetto per la biodiversità, in quanto la gestione di un acquario permette di comprendere come il benessere delle creature acquatiche sia direttamente legato alla qualità del loro ambiente, e questo insegna che gli ecosistemi sono fragili e devono essere protetti. Ma oltre a sviluppare il senso di responsabilità nei ragazzi, l’acquario può rappresentare un vero e proprio

all’apprendimento scientifico.

laboratorio che stimola lo studio e l’approfondimento di varie tematiche, che spaziano dalle scienze naturali alla chimica e persino all’ecologia, infatti gli aspetti tecnici legati alla manutenzione di un ecosistema chiuso richiedono una comprensione più profonda dei processi biologici e chimici, così come la capacità di applicare conoscenze teoriche in modo pratico.

Per prima cosa l’acquario rappresenta un ambiente per la comprensione e lo studio dei processi biologici ed ecologici, come la biodiversità e le interazioni tra specie, attraverso lo studio diretto delle dinamiche che si verificano dentro la vasca. Si possono infatti osservare in tempo reale i comportamenti animali, dinamiche di gruppo, ma anche i processi vitali degli organismi, come la riproduzione, la predazione o il momento della muta nei gamberetti. La cura di un acquario inoltre richiede alcune competenze di chimica prima tra tutte la conoscenza e la comprensione dei parametri dell’acqua come pH, durezza (GH), e alcalinità (KH), ma anche i cicli biochimici naturali, come la nitrificazione e tutto il ciclo dell’azoto, per poter sviluppare la capacità di mantenere i livelli di nitriti, nitrati e ammoniaca sotto controllo. Infatti non si tratta solo di approfondire dei concetti teorici, ma l’acquario ci richiede anche la capacità di applicarli in un contesto pratico, per mantenere l’equilibrio del sistema e un ambiente quanto più salubre possibile per gli organismi che ci abitano. La gestione di un acquario necessita

anche di alcune competenze, seppur basiche, di fisica e tecnologia, per comprendere il funzionamento e il corretto utilizzo delle apparecchiature e strumenti che vengono utilizzati come i sistemi di filtrazione, riscaldamento e illuminazione.

Infatti non si può prescindere dalla cognizione dei principi fisici come la pressione, il flusso dell’acqua e la diffusione della luce, fino ad arrivare a competenze più elevate come ad esempio la comprensione di come diverse tecnologie di illuminazione e lunghezze d’onde luminiose influiscano sulla fotosintesi delle piante e sul comportamento dei pesci.Inoltre, l’acquario mette alla prova chiunque presentando situazioni problematiche impreviste, come la fioritura di antiestetiche alghe o malattie dei pesci. Queste situazioni richiedono una combinazione di conoscenze teoriche e capacità pratiche per risolvere problemi in modo efficace. Ma sono proprio queste, il più delle volte a dare lo stimolo ad approfondire sempre di più le proprie conoscenze e migliorarsi in questo vastissimo campo che è l’acquariologia. L’importante è non demordere e lasciarsi scoraggiare davanti alle difficoltà. Un acquario quindi non è solamente un simpatico e piacevole passatempo, ma può essere un potente strumento che favorisce lo sviluppo delle responsabilità e soprattutto delle competenze scientifiche in vari ambiti, per questo motivo può essere adatto a persone di tutte le età, dai più grandi ed esperti ai ragazzi e bambini, ovviamente sempre con la supervisione di un adulto.

CALCI, PISA. 13-14 APRILE 2024

Acquari Naturali

Il motore trainante di un hobby è la possibilità di condividere le proprie esperienze, i propri successi e insuccessi, lasciarsi trasportare dai racconti di altre persone. La manifestazione di Acquari Naturali, tenutasi lo scorso 13 e 14 Aprile 2024, è nata proprio per questo scopo. Una occasione per incontrarsi.

Anche la seconda edizione della manifestazione è stata organizzata in stretta collaborazione con il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, un posto magico che già di per sé vale la visita, e numerose associazioni acquariofile. L’evento ha visto, infatti, il contributo diretto delle principali associazioni di appassionati come l’Associazione Italiana Betta (AIB), l’Associazione Italiana Ciclidofili (AIC), l’Associazione Acquariofili Abruzzese (AAA) e il gruppo di Acquario.top. Anche altre associazioni hanno contribuito, su vari livelli, alla riuscita della manifestazione: l’Associazione Italiana Killifish, il Club Ittiologico Romano, il Gruppo Acquariofilo Salentino e il Club Acquariofilo Erpetofilo Barese. L’evento ha offerto ai partecipanti un’ampia gamma di attività, rivolte sia a chi già conosce ed è appassionato al mondo degli acquari, sia a visitatori del museo e famiglie con bambini. Le conferenze e le esposizioni di acquari allestiti dalle varie associazioni hanno permesso di affrontare temi di grande rilevanza, come la conservazione delle specie a rischio e l’educazione ambientale. La spettacolare sala del pozzo del museo è stata protagonista di una delle attrazioni principali: quattordici vasche accuratamente allestite, con specie rare e minacciate in natura come Danakilia sp. Zariga River (AIC), Chapalichthys pardalis (AAA) e Skiffia francesae , offrendo ai visitatori una finestra su parti di mondo distanti ma accumunate da problemi simili.

Un momento speciale è stato rappresentato dagli allestimenti dal vivo, con due acquari realizzati in tempo reale: uno dedicato ai ruscelli del Borneo e l’altro alle rapide del fiume Congo. Questi allestimenti, a cura di Dario Torassa e Giacomo Guarraci di ITAU, hanno mostrato come le tecniche di hardscape possono essere utilizzate per ricreare ambienti naturali ideali per l’allevamento di specie esigenti.

Parallelamente, le conferenze hanno offerto un’opportunità di approfondimento su vari temi. Il fil rouge di quest’anno era legato al tema della conservazione e riproduzione. Tra gli interventi di rilievo, il dott. Daniele Pieracci ha parlato delle minacce ai pesci delle acque interne italiane, mentre il dott. Mauro Natali ha condiviso le sue esperienze sul cambiamento dell’Amazzonia attraverso i suoi viaggi. Il dott. Giorgio Chiozzi ha offerto una panoramica affascinante sulla biodiversità della Depressione Dancala, e il team di AIB, rappresentato da Massimo Tavazzi e Marco Marsili, ha raccontato le

Reportage dell’evento al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa

sfide dell’allevamento di specie selvatiche del genere Betta in oltre 10 anni di lavoro. Anche i killifish sono stati trattati con l’intervento della dott.ssa Sara Bagnoli che ci ha raccontato il ruolo di un piccolo killifish, Notobranchius furzeri , nella ricerca scientifica, del suo allevamento e mantenimento.

Particolare attenzione è stata rivolta alle attività per i bambini, con laboratori didattici che hanno offerto ai più piccoli un’introduzione pratica al mondo degli acquari e alla biodiversità. Coinvolgere le nuove generazioni è stato un obiettivo centrale dell’evento, nella convinzione che solo attraverso l’educazione e l’osservazione diretta si possa comprendere il valore di questi ecosistemi e la necessità di tutelarli.

L’evento ha avuto un successo notevole. Dobbiamo ringraziare OASE Italia ed altre aziende del settore per il supporto che ci hanno dato, a testimonianza di quanto una collaborazione tra operatori del settore e associazioni sia importante per la divulgazione e la sensibilizzazione del pubblico.

Ti aspettiamo alla prossima edizione!

Per unirsi alla community: www.acquarinaturali.it e pagina Facebook Acquari Naturali

via Roma 79 - 56011 Calci (Pisa) info@msn.unipi.it 050 2212970 / 80

Potete seguirli anche sui profili social @ museostorianaturale_calci

CORYDORAS

Una parola greca usata dall’ittiologo e tassonomo Theodor Nicholas Gill per classificare il primo catfish corazzato tropicale allevato in acquariofilia.

CURIOSITÀ E NOVITÀ SUI PESCI GATTO CORAZZATI

PIÙ AMATI DAGLI ACQUARIOFILI

“C’ERA UNA VOLTA IL CORY”

Sarà quello destinato ad avere maggiore diffusione e successo. Era il 1858 quando Gill scelse di sottolineare nel nome del genere - Corydoras - e poi ancora della specie -aeneus- la caratteristica morfologica che lo aveva maggiormente impressionato: una corazza di placche dal colore bronzeo. Questo è quanto sappiamo del primo leggendario soggetto descritto e proveniente da Trinidad. Da allora sono state identificate e classificate centinaia di coridorinae, si è sentita l’esigenza funzionale di operare vari spostamenti da o per Brochis, Scleromystax e Aspidoras , di indentificare 9 lignaggi e di istituire un codice identificativo alfanumerico univoco a tre cifre, detto C-number. Tutte queste trasformazioni hanno di fatto consentito di procrastinare fino ad oggi la necessità di una radicale revisione tassonomica. Ma è arrivato il giorno. I Corydoras si sono affermati nell’hobby dell’acquariofilia come “pesci pulitori”, utili per mantenere il fondo dell’acquario libero da detriti ed avanzi di mangime. In realtà sono pesci molto interessanti da osservare, sia per i loro comportamenti legati alla loro natura di pesci gregari che per alcuni interessanti “accessori” di cui l’evoluzione li ha dotati per adattarsi ai loro ambienti.

di Davide Vallascas e Lorenzo Tarocchi

AFFRONTARE I PROBLEMI... DI PANCIA

I pesci gatto preferiti dagli acquariofili si sono adattati a vivere in diversi tipi di ambienti acquatici, sviluppando una morfologia adatta a superare varie condizioni problematiche. Le piastre della loro corazza, i barbigli e la forma specifica del muso sono alcune delle caratteristiche più evidenti a una prima osservazione esteriore di questi pesci. Ma ce ne sono altre, stavolta meno evidenti, delle quali non tutti gli appassionati sono a conoscenza. Tipicamente le acque abitate dai nostri piccoli amici pinnuti che ci eravamo ormai abituati a chiamare “Cory”, sono ben ossigenate, basse e con un buon movimento e scambio gassoso di superficie. Tuttavia sono stati osservati anche in condizioni decisamente estreme, ad esempio fuori dall’acqua, su rocce affioranti, alle prese con il fluire burrascoso dei torrenti di montagna, oppure all’opposto, in acque ferme, come le pozze prodotte dalle piene che allagano stagionalmente vaste estensioni di foresta. Molti pesci gatto cercano di spostarsi da una pozza all’altra, a volte superando più o meno brevi tratti di terra che le separano, nella speranza di raggiungere i loro rios, scampando la morte, prima che queste si prosciughino del tutto. In queste condizioni non potranno respirare in acqua e saranno esposti all’aria atmosferica. Saranno i classici “pesci fuor d’acqua”, metafora di una condizione di disagio. Per superare questo problema non esattamente trascurabile, hanno imparato a respirare l’aria atmosferica. Gli appassionati più informati la chiamano “respirazione intestinale”. Gli addetti ai lavori invece, preferiscono definire tutti i pesci che la posseggono, “respiratori aerei facoltativi”. Per poter respirare l’aria atmosferica superando condizioni di ipossia, la metà caudale del loro intestino è coinvolta nella respirazione dell’aria atmosferica immessa attraverso la bocca; dotata di mucose altamente specializzate e vascolarizzate, si comporta come una sorta di polmone ausiliario. Vi sarà capitato di notare che i vostri Cory salgono rapidamente in superficie per prendersi una “boccata d’aria”. Ciò è perfettamente normale e non deve preoccuparvi, se la frequenza di queste capatine a pelo d’acqua è saltuaria. Invece una ricerca dell’aria atmosferica martellante e continua è segno che qualcosa non va. Potrebbe esserci poco ossigeno disponibile a causa di vari fattori limitanti come un’incipiente intossicazione da nitriti, una temperatura troppo elevata o un insufficiente scambio gassoso di superficie e flusso del filtro. Osservate il comportamento dei vostri pesci e se avete il sospetto che ci sia una carenza di ossigeno disponibile, fate tempestivamente un test NO2, assicurandovi che non superino la soglia di tolleranza raccomandata di 0,1 mg/l e agite con un adeguato cambio d’acqua se il test dovesse dare esito positivo. Verificate con un termometro che la temperatura non superi i 27/28 gradi, provvedendo se fosse il caso ad abbassarla, refrigerando l’ambiente con il climatizzatore o l’acquario con apposite ventole. Assicuratevi che il flusso del filtro increspi lo specchio d’acqua e lo muova in ogni punto, ampliando la superficie di scambio e garantendo un buon ricircolo nel volume dell’acquario.

CORYDORAS AENEUS,

Un’altra caratteristica poco nota ai più è che molti pesci gatto presenti in commercio e fra questi, parecchi Cory ed ex Cory, sono velenosi. Chiariamo da subito che il veleno ha effetti trascurabili e mai pericolosi per l’uomo. La puntura procura un dolore localizzato, arrossamento e moderato gonfiore. Per capirci, indicativamente, meno di quello causato dalla puntura di un calabrone e non persiste a lungo, ma possono subentrare infezioni batteriche e fungine secondarie se si dovessero spezzare frammenti delle spine inoculanti, permanendo nella ferita come corpi estranei. Il trattamento sintomatico prevede l’immersione della zona interessata in acqua calda a 45/50 gradi centigradi fino all’attenuazione o completa scomparsa del dolore e successiva pulizia accurata della ferita che deve essere disinfettata con acqua ossigenata. Il veleno è contenuto nelle ghiandole alla base dei raggi delle pinne dorsali e pettorali che fungono da vettori per iniettarlo dopo aver perforato la pelle. Lo scopo principale del veleno è la difesa dai predatori. Si raccomandabile come buona norma di tenere conto della presenza del veleno anche nelle operazioni di trasporto di questi pesci, evitando di introdurre più soggetti nello stesso sacchetto di trasporto, chiaramente per spedizioni o trasporti vettoriali della durata di giorni, non di poche ore. Una questione sicuramente “spinosa”, perdonate il gioco di parole. Altrettanto spinosa però è la situazione che si è venuta a creare quando sulla rivista “Zoological Journal of the Linnean Society”, all’inizio dello scorso mese di Giugno, è uscito un articolo riguardante la revisione sistematica della sottofamiglia dei Corydoradinae, appunto, Corydoras. Come accennato all’inizio dell’articolo, la sottofamiglia era già suddiviso dagli appassionati in nove diversi lignaggi. La suddivisione era basata su differenze morfologiche e sulle barriere riproduttive esistenti tra gli appartenenti alle diverse linee. La nuova classificazione riprende in buona parte la suddivisione dei lignaggi, con alcune eccezioni. Vediamo insieme di fare un po’ di chiarezza, anche perché quando i nuovi nominativi inizieranno ad apparire sui listini dei principali grossisti assisteremo ad una vera e propria rivoluzione.

AENEUS, CATFISH

MANEGGIAMI CON CAUTELA!

Prima di questa revisione la classificazione dei Corydoradinae includeva oltre 150 specie sotto il genere suddetto, senza una chiara distinzione morfologica e filogenetica tra di esse, oltre ai generi Scleromystax e Aspidoras.

Revisione Tassonomica

Il recente studio “Phylogenomic analyses in the complex Neotropical subfamily Corydoradinae (Siluriformes: Callichthyidae) with a new classification based on morphological and molecular data“(PAYWALL) ha portato a una nuova revisione del genere Corydoras, suddividendo la sottofamiglia in sette generi distinti: Corydoras, Aspidoras, Scleromystax, Gastrodermus, Osteogaster, Brochis e Hoplisoma. Generi come Gastrodermus, Osteogaster, Brochis e Hoplisoma sono stati resuscitati dopo essere stati considerati sinonimi di Corydoras per anni.

I nuovi generi

1. Corydoras Lacépède, 1803

Nel genere Corydoras sono inclusi i pesci della linea 1. Non sono pesci molto comuni in commercio. La caratteristica più evidente che li contraddistingue dagli altri generi è il muso allungato (saddle nose, naso a sella in inglese). Il genere Corydoras ad ora contiene 32 specie morfologicamente abbastanza diverse e ce ne sono molte altre in attesa di essere classificate.

Specie tipo: Corydoras geoffroy Lacépède, 1803

Ad oggi a Corydoras appartengono queste specie: Corydoras acutus, C. amapaensis, C. areio, C. aurofenatus, C. blochi, C. caramater, C. cervinus, C. coriatae, C. cortesi, C. desana, C. flamentosus, C. fowleri, C. fulleri, C. geoffroy, C. maculifer, C. narcissus, C. negro, C. ourastigma, C. oxyrhynchus, C. pastazensis, C. saramaccensis, C. sarareensis, C. semiaquilus, C. septentrionalis, C. serratus, C. simulatus, C. solox, C. spilurus, C. stenocephalus, C. treitlii, C. vitatus, C. zawadzkii

2. Aspidoras Ihering, 1907

Generalmente a questo genere di pesci ci si riferisce come “linea 2” e sono caratterizzati da un corpo snello e relativamente affusolato.

Specie tipo: Aspidoras rochai Ihering, 1907

Al momento fanno parte del genere Aspidoras diciotto specie di pesci, altre sono in attesa di classificazione.

Aspidoras albater, A. aldebaran, A. azaghal, A. belenos, A. brunneus, A. carvalhoi, A. depinnai, A. fuscogutatus, A. gabrieli, A. kiriri, A. lakoi, A. maculosus, A. mephisto, A. poecilus, A. psammatides, A. raimundi, A. rochai, A. velites

3. Scleromystax Günther, 1864

Gli Scleromystax sono la linea 3 della sottofamiglia. Ne sono i rappresentanti più meridionali e si distinguono dagli altri per il corpo robusto, pinne pettorali e dorsale sviluppate e barbigli lunghi.

Specie tipo: Scleromystax barbatus Quoy & Gaimard, 1824

Il genere comprende al momento sette specie: Scleromystax barbatus, S. lacerdai, S. macropterus, S. prionotos, S. reisi, S. salmacis, S. virgulatus

4. Gastrodermus Cope, 1878

In questo genere, che comprende le linee 4 e 5, fanno parte la maggioranza delle specie dalle dimensioni più piccole. Sono caratterizzati da corpo allungato, muso corto e appiattito

Specie tipo: Gastrodermus elegans Steindachner, 1877

Sono quattordici le specie incluse nel genere: Gastrodermus bilineatus, G. elegans, G. gracilis, G. guapore, G. hastatus, G. latus, G. mamore, G. nanus, G. napoensis, G. nijsseni, G. paucerna, G. pauciradiatus, G. pygmaeus, G. undulatus

Corydoras narcissus Ph Alex Bianchi
Corydoras fowleri Ph Alex Bianchi
Aspidoras raimundi, Ph. Enrico Guida
Scleromystax barbatus Ph. Luca Betti

5. Osteogaster Cope, 1894

I vecchi rappresentanti della linea 7 presentano corpo massiccio e un colore di fondo bruno-marrone. Il muso è generalmente corto, ma non appiattito tanto quanto quello degli appartenenti al genere Gastrodermus

Specie tipo: Osteogaster eques Steindachner, 1877

Solo sette specie fanno parte di questo genere ma circa il doppio sono in attesa di essere classificate: Osteogaster aenea, O. eques, O. hephaestus, O. maclurei, O. melanotaenia, O. rabauti, O. zygatus

6. Brochis Cope, 1871

Il genere Brochis è estremamente eterogeneo per morfologia e livree ed è suddiviso in 4 sottocladi che probabilmente necessiteranno revisioni future. Rappresentano la linea 8 della vecchia classificazione dei Corydoras

Specie tipo: Brochis splendens Castelnau, 1855

Ecco le quarantatre specie del genere, ma anche qui ce ne sono ancora molte in attesa di essere classificate: Brochis agassizii, B. amandajanea, B. ambiacus, B. approuaguensis, B. arcuatus, B. bethanae, B. bifasciatus, B. britskii. B. britoi, B. condiscipulus, B. costai, B. crimmeni, B. crypticus, B. delphax, B. deweyeri, B. difuviatilis, B. ephippifer, B. garbei, B. geryi, B. gomezi, B. haraldschultzi, B. heteromorphus, B. imitator, B. incolicana, B. isbrueckeri, B. lamberti, B. leopardus ,B. multiradiatus, B. noelkempf, B. ornatus, B. orphnopterus, B. pantanalensis, B. pinheiroi, B. pulcher, B. reticulatus, B. robineae, B. robustus, B. seussi, B. sodalis, B. spectabilis, B. splendens, B. sychri, B. virginiae.

7. Hoplisoma Swainson 1838

Dal punto di vista morfologico comprende le vecchie linee 6, quella dei (“Veri Corydoras”) e la 9. Anche in questo caso morfologicamente il genere è eterogeneo e comprende la bellezza di ottantotto specie classificate e una notevole quantità di pesci che ancora devono ricevere un nome scientifico. Specie tipo: Hoplisoma punctatum Bloch, 1794

Di seguito l’elenco:

Hoplisoma acrensis, H. adolfoi, H. albolineatum, H. amphibelum, H. apiaka, H. araguaiaensis, H. armatum, H. atropersonatum, H. axelrodi, H. baderi, H. benatii, H. bicolor, H. boehlkei, H. boesemani, H. bondi, H. breei, H. brevirostris, H. burgessi, H. carlae, H. caudimaculatum, H. cochui, H. colossus, H. concolor, H. copei, H. coppenamensis, H. cruziensis, H. davidsandsi, H. diphyes, H. duplicareum, H. ehrhardti, H. esperanzae, H. evelynae, H. eversi, H. faveolum, H. foehlichi, H. gladysae, H. gossei, H. granti, H. griseum, H. gryphus, H. guianensis, H. habrosum, H. julii, H. kanei, H. knaacki, H. lacrimostigmata, H. leucomelas, H. longipinnis, H. loretoensis, H. loxozonum, H. lymnades, H. melanistium, H. melini, H. metae, H. micracanthus, H. microcephalum, H. multimaculatum, H. nattereri, H. oiapoquensis, H. ortegai, H. osteocarum, H. paleatus, H. panda, H. paragua, H. parallelum, H. pavanelliae, H. petracinii, H. polystictum, H. potaroensis, H. punctatum, H. reynoldsi, H. sanchesi, H. schwartzi, H. similis, H. sipaliwini, H. steindachneri, H. sterbai, H. surinamensis, H. trilineatum, H. tukano, H. urucu, H. weitzmani, H. xinguensis

Tutto chiaro, vero?

Purtroppo non ci sono chiavi semplici per identificare a colpo d’occhio un genere dall’altro. Non resta altro che armarsi di pazienza e imparare un po’ di nomi nuovi nella consapevolezza che, a questo punto, la maggior parte degli acquari domestici non ospita più un pacifico gruppo di Corydoras che grufola sul fondo ma una comunità più complessa di quanto si pensasse in precedenza. Possiamo dire però che gli allevatori di “ Corydoras ” ci avevano visto giusto nel suddividere il sottogenere dei Corydoradinae. Le linee che avevano fissato, grossomodo, ricalcano l’attuale classificazione e servivano loro per evitare le ibridazioni. Si erano accorti, infatti, che pesci di linee diverse generalmente non si accoppiavano tra di loro!

Gastrodermus napoensis Ph Luca

H. atropersonatum Ph Alex

Osteogaster eques. Ph Luca Betti
Brochis splendens Ph Luca Betti
Brochis reticulatus Ph Alex Bianchi
Hoplisoma trilineatus Ph Lorenzo Tarocchi
Bianchi
Betti

Nuovo filtro interno

OASE EcoFlow da gennaio 2025

Tecnologia di filtraggio avanzata per un acquario sano

Da gennaio 2025, la nuova famiglia EcoFlow di OASE offrirà una soluzione di filtraggio interno altamente efficace per acquari fino a 200 litri. Questi modelli di filtro forniscono un trattamento completo, biologico e meccanico dell‘acqua. Garantiscono quindi una qualità dell‘acqua ottimale e condizioni di vita sane. Grazie alla combinazione di filtrazione , il filtro EcoFlow crea un ambiente ideale nell‘acquario e riduce il lavoro di manutenzione grazie al suo design sofisticato.

I quattro nuovi modelli EcoFlow rispondono alle esigenze degli acquariofili con una serie di funzioni personalizzabili e una tecnologia di filtraggio di alta qualità. Sono dotati di un bio-modulo contenente materiale filtrante naturale che lavora insieme agli altri moduli standard La regolazione individuale del flusso d‘acqua, sia in termini di quantità che di direzione, offre il massimo controllo sulle prestazioni del filtro.

..se ripercorriamo i nostri ricordi d’infanzia, il giardino è spesso un mondo fatato, ricco di angoli nascosti, trame e colori da scoprire. “ “

LA STORIA DI UN GIARDINO È FATTA DI INCONTRI

E PASSI, TALVOLTA NUMEROSI. È UN PERCORSO

RICCO DI SENTIERI DA ESPLORARE, PRIMA DI IM -

MERGERSI NELLA TRAMA INTRICATA DI QUESTA NARRAZIONE.

DI ANNA PARADISI

La storia di un giardino è fatta di incontri e passi, talvolta numerosi. È un percorso ricco di sentieri da esplorare, prima di immergersi nella trama intricata di questa narrazione.

Il primo incontro nasce dal desiderio di avere intorno a sé un ambiente verde che abbellisca e accolga: se ripercorriamo i nostri ricordi d’infanzia, il giardino è spesso un mondo fatato, ricco di angoli nascosti, trame e colori da scoprire. Questo momento di magia si ritrova quando si presenta il progetto al committente: il primo incontro è un passo fondamentale, come posare le fondamenta di una casa. Contemporaneamente, si lavora sulle emozioni, poiché tutta la teoria deve trasformarsi in un elemento che arrivi dritto al cuore delle persone. Ci impegniamo a suscitare emozioni attraverso i colori dei fiori e delle foglie, invitando le persone a uscire di casa per godere del proprio giardino anche in inverno, grazie alle piante che profumano persino a gennaio. Creiamo spazi di relax, dove gli abitanti possono essere

avvolti dalla vegetazione mentre leggono o si perdono nei propri pensieri, circondati da un paesaggio rigoglioso, lento, armonioso. Dopo l’incontro con il committente, si riunisce il team di progettazione. Maggiore è la complessità del progetto, maggiore è il numero di professionisti coinvolti: solitamente, ci sono un architetto paesaggista, un giardiniere esperto in piante ornamentali, un perito agrario e, se poi c’è anche un geometra, tanto meglio! Il processo progettuale varia in base alla tipologia di giardino: non si tratta solo di realizzare un “semplice” disegno delle piante desiderate, ma di creare una mappa dettagliata che raccolga tutte le informazioni su carta.

Un progetto che, qualche anno fa, ci ha presentato un quadro complesso è stato il restyling del giardino di una villa storica in stile liberty al Lido di Venezia. In questo caso, essendo la villa in una zona soggetta a vincolo paesaggistico, l’architetto Simona M. Favrin (FavrinDesign) ha curato la domanda di Autorizzazione Paesaggistica prima di

avviare la progettazione del giardino. La progettazione paesaggistica ha interessato tutta l’area esterna, con la riprogettazione dei percorsi pavimentati del giardino, la creazione di un’area dedicata a parcheggio e il ridisegno complessivo del verde, fino alla progettazione di una nuova illuminazione, caratterizzata da elementi puntuali e architettonici, per la valorizzazione degli elementi arborei nella scenografia generale del giardino e dell’elegante struttura architettonica del villino. Il giardino era invaso da una diffusione eccessiva di Trachycarpus fortunei . Queste palme, molto in voga nei giardini dei primi del Novecento, conferivano un effetto esotico particolarmente apprezzato all’epoca; tuttavia, nella villa in questione, le palme erano davvero troppe, frutto di una disseminazione naturale. Al nostro arrivo, la villa era stata restaurata in modo impecca -

bile, mentre il giardino si presentava in uno stato di abbandono, quindi era necessario restituire a questa splendida dimora un verde che rispecchiasse l’eleganza del suo stile liberty. La villa godeva di una vista spettacolare sulla laguna, ma su tre lati era circondata da edifici moderni. Pertanto, il primo obiettivo è stato creare uno schermo di alberature e arbusti che ripristinasse la privacy e preservasse la bellezza della villa. Il committente aveva due richieste chiare: una selezione limitata di varietà floreali con tonalità tenui e la necessità di una bassa manutenzione.

Per garantire una manutenzione ridotta, sono state scelte piante compatibili con l’ambiente lagunare, già sperimentate negli anni precedenti, e caratterizzate da una crescita controllata, così da ridurre al minimo gli interventi di

manutenzione, in particolare quelli straordinari come la pulizia delle aiuole, che non doveva superare le due volte all’anno. Sul lato nord, alcune Trachycarpus fortunei sono state eliminate, perchè si avvicinavano pericolosamente all’edificio e al confine della proprietà, sottraendo luminosità e ariosità a questo lato, già penalizzato dall’esposizione a nord. Con il ridisegno di quest’area, si è ampliata la profondità del viale principale d’ingresso e del percorso che collega l’accesso pedonale a quello acqueo. Accanto alle palme, sono state inserite ortensie Hydrangea arborescens ‘Annabelle’ , che spezzano l’effetto corridoio e regalano eleganti fiori dal bianco al verde per tutta l’estate. La composizione è arricchita dalle spighe rosa della Persicaria , in fiore fino al gelo, e dall’ Erigeron karvinskianus , tappezzante dai fiori a margherita che creano un cespuglio leggero

ed etereo. Questo si combina con il tappeto uniforme del Cerastium tomentosum , che offre un aspetto sempre ordinato e contribuisce a ridurre i costi di manutenzione annuali.

Il lato est è caratterizzato dalla presenza di un filare di Trachycarpus fortune i, mantenute ma sfoltite, per permettere un più ampio spazio per la crescita e una maggiore illuminazione e visibilità della dimora. La recinzione è stata schermata con una siepe di Hedera helix ‘Chicago ’ a foglia piccola, alternata a piante di rosa Rambler ‘New Dawn’ per alleggerire e dare luce al muro verde.

L’aiuola angolare a sud-est è caratterizzata da una siepe mista di Osmanthus aquifolium e Viburnum lucidum, che creano uno sfondo leggero ed elegante per valorizzare le palme mantenute. All’interno dell’aiuola si trovano Viburnum plicatum ‘Mariesii’, piante di alto valore ornamentale: il loro portamento aperto e la disposizione orizzontale della fioritura primaverile sui rami le rendono adatte a giardini importanti e, soprattutto, non richiedono potature, grazie alla crescita

lenta e contenuta. Sul lato sud, dove si trova la zona parcheggio, è stata creata una siepe bassa divisoria di Miscanthus sinensis ‘Morning Light’, contornata da macchie di Aster pringlei ‘Monte Cassino’ dai minuscoli fiori bianchi. Tre alberi sono stati scelti come protagonisti di questo lato del giardino, appartenenti a specie tradizionalmente impiegate nelle ville storiche venete: Melia azedarach, Sophora japonica e Pittosporum tobira. Il progetto ha anche previsto una ricomposizione armonica delle masse verdi, includendo due piante di Cotinus coggygria, arbusto grande con fogliame dal bellissimo colore autunnale e una particolare fioritura che gli conferisce il romantico nome di “albero della nebbia”. Infine, sul lato ovest, è stata realizzata un’aiuola di aromatiche, recuperando le essenze esistenti e arricchendola con nuove piante aromatiche miste.

In conclusione, questo progetto ha portato alla creazione di un giardino classico, ma al contempo moderno ed elegante. Il risultato è frutto di un lungo percorso, iniziato con la richiesta del

committente e proseguito grazie al contributo di vari professionisti e all’intenso lavoro di preparazione delle squadre di giardinieri, che hanno lavorato con dedizione per trasformare questa visione in realtà. Quando le idee giuste convergono tra i membri del team, l’immagine di un nuovo spazio verde prende forma nella mente, pronta a trasmettere gioia e armonia. In

quei momenti, il processo sembra scorrere senza fatica e ogni fase si svolge con naturalezza.

Oggi, a distanza di cinque anni, tutte le volte che cammino accanto agli anemoni Honorine Jobert , torno a rivivere i giorni dedicati a questa piccola perla del Lido di Venezia, con i suoi colori, le sue trame e la sua storia, di ieri, di oggi e di domani.

Credits

Anna Paradisi: esperta di piante ornamentali – consulente del progetto

Arch. Simona M. Favrin: architetto paesaggista– FavrinDesign: curatrice dell’intervento di restyling del giardino

E-Gardening: azienda che ha curato la realizzazione del giardino e ne cura la manutenzione

Progetto: https://www.e-gardening.it/progetto/giardino-lido-di-venezia/ Mattia Camozzi: fotografo

KOI KEEPING

Le tre regole d’oro del koi keeping spiegate dal Dottor Luca Ceredi, propriettario della Luca Ceredi Koi Farm in località Borello di Cesena.

LE TRE

REGOLE

D’ORO

DEL KOI KEEPING

di Luca Ceredi

Se dovessi riassumere tutto ciò che c’è da sapere su cosa sia importante fare per mantenere le koi in salute sul lungo periodo, potrei semplicemente elencare quelle che io definisco “le tre regole d’oro” del koi keeping. Tuttavia dobbiamo considerare queste regole solamente come il punto di partenza per tutta una serie di considerazioni fondamentali per riuscire a comprendere il perché sia importante fare certe cose e contemporaneamente, evitarne categoricamente altre.

Prima di entrare nel vivo della questione è necessario fare una doverosa premessa: le koi sono pesci potenzialmente longevi, destinati a diventare grandi, possibilmente molto grandi, tanto da poter superare in taluni casi il metro di lunghezza e diversi kg di peso. È proprio questa loro imponenza a rendere le koi così affascinanti ed eleganti, ma anche esigenti in termini di spazio vitale, qualità dell’acqua e della dieta.

Quando scegliamo una koi tosai (carpa che non ha ancora compiuto un anno di età) oppure una koi nisai (carpa che è entrata nel secondo anno di vita) dobbiamo essere pienamente consapevoli che dopo qualche anno, questo giovane “pesciolino” sarà diventato una koi imponente ed elegante, con esigenze in termini di spazio vitale, ossigeno, quantità di cibo, carico organico prodotto, estremamente differenti rispetto a quando l’abbiamo acquistata.

Dobbiamo essere certi di poter soddisfare le esigenze fisiologiche delle nostre koi anche quando saranno grandi, facendo attenzione a seguire, quelle che io definisco le seguenti TRE “regole d’oro del koikeeping”:

1. Mantenere una QUALITA’ dell’acqua del laghetto COSTANTEMENTE elevata.

2. Garantire alle koi una dieta adeguata, sia in termini quantitativi che qualitativi.

3. Mantenere le koi in salute con il protocollo preventivo Greenvet.

Analizziamole una alla volta nel dettaglio.

REGOLA N1

Per QUALITA’ dell’acqua si intende l’insieme delle caratteristiche chimiche e fisiche di questo fluido che, come dice la regola, devono avere uno standard COSTANTEMENTE elevato. Le caratteristiche chimiche dell’acqua alle quali dobbiamo prestare attenzione sono sostanzialmente 6 e le possiamo monitorare effettuando regolarmente e correttamente i seguenti test: -ammoniaca -nitrito -nitrato -ossigeno -durezza carbonatica KH -fosfato

Per ragioni di spazio, non tratterò in questa sede del loro significato, del perché testare questi parametri piuttosto che altri e delle modalità e tempistiche con cui effettuare queste misurazioni. Per chi desiderasse approfondire l’argomento vi rimando ai corsi sulla gestione consapevole del laghetto che tengo ogni anno, durante il periodo primaverile, presso la Koi Farm.

Invece, per caratteristiche fisiche dell’acqua, si intendono quegli aspetti come limpidezza o torbidità, colore, odore, sapore, percepibili direttamente con i nostri sensi.

Non sempre questi due aspetti sono per così dire, in accordo tra di loro. Osservando gli ecosistemi acquatici naturali, vi sarà sicuramente capito di vedere un fiume in piena… Ecco, in questo caso l’acqua si presenta molto torbida, con molti solidi in sospensione a causa della forte turbolenza, ma ciò non significa che sia chimicamente inqui -

nata, cioè che i valori chimici di cui sopra, siano sballati. Di contro, potremmo avere un lago limpidissimo ma con valori di ammoniaca e nitriti non compatibili con la vita delle koi.

Siccome stiamo parlando di laghetti ornamentali, è ragionevole pensare che il nostro obiettivo sia quello di avere un’acqua sempre cristallina in modo da ottenere un risultato estetico gradevole e poter osservare le koi in tutto il loro splendore.

Per poter garantire alle nostre koi uno standard qualitativo dell’acqua COSTANTEMENTE elevato occorre progettare e realizzare un laghetto adeguatamente dimensionato e con un impianto di filtraggio che sia in grado di assicurarci una impeccabile depurazione biochimica, tenendo conto della variazione di biomassa che caratterizza la crescita delle koi nel tempo.

Nei laghi della mia Koi farm utilizzo la filtrazione

OASE, con uvc Bitron Premium e Bitron Eco, filtro a tamburo Profi Clear Premium XL nel lago grande e Profi Clear Premium L negli altri laghi più piccoli, seguiti dai moduli a letto fluido delle rispettive dimensioni e a completamento della linea, il corrispondente modulo di tracimazione a letto statico. Come ”ciliegina sulla torta”, questi impianti sono corredati del mio sanificatore a Ozono, con tanto di computer per il costante monitoraggio del potenziale redox.

Un potenziale redox COSTANTEMENTE elevato garantisce un ambiente di vita sano per le koi e promuove l’attività dei batteri depuranti che vanno somministrati nel laghetto con regolarità. Come spiego sempre nei miei video, i batteri depuranti, assieme ai sali minerali son i prodotti più importanti per la cura dell’acqua del nostro laghetto. Il risultato di tutto questo non ha bisogno di alcuna descrizione dato che è sotto gli occhi di chiunque venga a visitare la Koi Farm o guardi i video che pubblico sui miei canali social.

REGOLA N2

Una dieta di qualità, sia in termini qualitativi che quantitativi è condizione fondamentale per un corretto sviluppo muscolo scheletrico e per una vita sana. Questo vale tanto per noi quanto per le koi.

Se riuscissimo ad osservare una carpa selvatica in ambiente naturale durante un’intera giornata, potremmo notare come la sua attività prevalente (escluso il circoscritto periodo della riproduzione) sia la continua e incessante ricerca di cibo. Questa constatazione ci suggerisce che le koi abbiano la necessità di essere alimentate più volte al giorno, indicativamente dalle 3 alle 5 o 6 volte a seconda della stagione.

La quantità di cibo per ogni singola somministrazione deve essere calibrata tenendo conto di fattori quali biomassa ittica, temperatura dell’acqua e orario in modo tale che tutte le koi presenti riescano ad alimentarsi correttamente e che il cibo venga consumato interamente nell’arco di pochi muniti in modo da non essere aspirato dai filtri e dagli skimmer.

È altrettanto importante offrire alle koi una dieta varia, alternando (non mescolando) differenti tipologie di mangime, sia galleggianti che affondanti, scelte in maniera da soddisfare il fabbisogno nutrizionale dei pesci e da garantire una completa digeribilità in relazione alla stagione. Nella sezione ARTICOLI UTILI del mio sito potrete trovare un articolo dove spiego nel dettaglio COME ALIMENTARE CORRETTAMENTE LE KOI.

Come ho già spiegato a proposito dei batteri depuranti, anche per quanto riguarda la somministrazione del cibo, la parola d’ordine è REGOLARITA’. Se in un determinato periodo alimento le koi 4 volte al giorno, devo cercare di mantenere regolare questa frequenza, anche nei giorni in cui piove e non ho voglia di uscire in giardino, evitando per quanto possibile grosse variazioni negli orari di somministrazione del cibo o, peggio ancora, giorni di digiuno che risulterebbero essere delle fonti di notevole stress per i nostri pesci.

REGOLA N3

Prevenire è meglio che curare… direi che su questo siamo tutti d’accordo. Tuttavia credo debba essere fatta un po di chiarezza sul corretto concetto di prevenzione.

Troppo spesso mi capita di confrontarmi con persone che hanno ancora la pessima abitudine di effettuare trattamenti chimici pesantissimi (tipo FMC, Alpharex e simili) due o tre volte all’anno, soprattutto nei cambi di stagione, nel vano tentativo di “prevenire” malattie batteriche o parassitarie, ottenendo invece, come unico effetto quello di demolire completamente la biologia del laghetto, esponendo le koi a picchi di ammoniaca e nitriti potenzialmente letali. Molti di questi prodotti chimici hanno anche

lo spiacevole effetto collaterale di risultare cancerogeni, sia per le koi che per chi li maneggia.

Inoltre, quando questi trattamenti vengono impiegati in maniera inappropriata, provocano la selezione di ceppi batterici e parassitari resistenti, che diventano estremamente difficili da debellate. Questa non è prevenzione ma piuttosto “giocare d’azzardo con la salute dei pesci e con la nostra”, ricordiamocelo! Per PREVENZIONE si intende fare in modo che le nostre koi godano di ottima salute e che il loro sistema immunitario possa lavorare al massimo della sua efficienza.

Per ottenere questo importante risultato è “sufficiente” osservare rigorosamente le prime due regole di cui sopra e utilizzare opportunamente i prodotti di fitoterapia veterinaria Greenvet, a base di miscele di olii essenziali, vitamine, immunostimolanti e probiotici. Questi prodotti lavorano sfruttando il “principio del bioaccumulo”. Sia diluiti in acqua che addizionati al cibo, si accumulano nei tessuti dei pesci che ne assorbono i principi attivi come delle spugne.

Senza entrare nel dettaglio delle proprietà dei singoli prodotti Greenvet (di cui potete trovare le descrizioni dettagliate sul mio sito) le miscele di olii essenziali sono state studiate combinando sapientemente differenti principi attivi con evidenti effetti antibatterici, antiparassitari e anti stress. Alcuni di questi prodotti contengono anche sostanze capaci di implementare la funzionalità del sistema immunitario delle koi rendendole più forti e resistenti.

Osservando costantemente e contemporaneamente queste 3 regole d’oro del koikeeping potremo ottenere grandi soddisfazioni dalle nostre koi, anche in termini di rateo di crescita dato che non dovranno sprecare energie per fare fronte ad un ambiente malsano o inadeguato, potranno ottenere tutte le sostanze nutritive di cui hanno bisogno da una dieta corretta, avranno un sistema immunitario efficiente e saranno protette dagli agenti patogeni in maniera efficace e naturale.

Luca Ceredi Koi Farm Via Scanello, 840 47022 Borello di Cesena FC, Italia

+39 328 21 35 443 www.allevamentocarpekoi.it

Attenzione alla Mauremys nigricans

Scritto da Edoardo Fivizzoli

TartaRescue è un progetto dell’associazione Apae APS, con rifugio per tartarughe in provincia di Milano. TartaRescue non opera con rettili selvatici.

TartaRescue non può ritirare, accogliere, adottare tartarughe invasive. tartarescue@gmail.com.

Durante la prima metà del 2024 ci siamo accorti della diffusione di esemplari di Mauremys reevesi completamente neri, e con nostro stupore al Verona Reptiles di ottobre abbiamo trovato degli esemplari di Mauremys nigricans. Ma facciamo un po’ di ordine sul come riconoscerle e soprattutto sul perché è importante farlo.

MAUREMYS NIGRICANS

M. nigricans è classificata come a rischioestinzione dalla IUCN (vedi liste rosse) eprotetta dalla CITES come allegato B (vedispecie plus). Secondo Turtle SurvivalAlliance non sono presenti popolazioniselvatiche note e dunque èpresumibilmente estinta in natura. Leprincipali cause sono distruzione e degradodell’habitat; raccolta per il commercio dicibo e medicinali e inquinamento geneticotramite ibridazione.

IBRIDAZIONE, LOCALY O FENOTIPI DIFFERENTI?

Vista la rilevanza ecologica di M. nigricans è importante saper riconoscere laspecie per non cadere in truffe che potrebbero alimentare il commercio pocoetico di questi animali. Nello specifico consiglio a tutti di preferire esemplaricon regolare numero di protocollo Italiano accompagnato dall’ufficiorilasciante. A Verona 2024 ci siamo imbattuti in questa pseudo truffa chesmerciava potenziali ibridi di M. nigricans (illegali e senza cites) come“Mauremys reevesi Red Belly. Ovviamente questa varietà (fenotipo) di M.reevesi non esiste. A sinistra M. nigricans con regolare cites, a destra probabile ibrido vendutosenza documentazione e spacciato per Mauremys reevesi Inoltre è orma risaputo che i maschi di Mauremys reevesi tendono a diventare completamente neri in fase adulta. Di seguito una foto esplicativa. Come mostrato in foto le variazione fenotipichedi Mauremys reevesi e Mauremys sinensispotrebbero essere riconducibili a ibridazioni traloro e con M. nigricans. Tutte e tre le specievengono sfruttate dalle popolazioni asiaticheper la pesca e l’allevamento da reddito.L’ibridazione o la riproduzione tra consanguineisono tra le principali minacce alle popolazioniselvatiche di queste specie.Da sinistra a Destra: M, M, Fnotiamo subito comeil primomaschio abbia perso ognisfumatura di colore, come ilsecondo stia cambiando inquella direzione; al contrario lafemmina non mostra nessuntipo di variazione cromatica.

CONSIGLI UTILI

Trattiamo l’acqua, con cura e naturalezza per preservare le risorse naturali in modo che siano disponibili per l’uso futuro.

Pensate in anticipo quali animali e piante desiderate avere nel vostro acquario. Le dimensioni dell’acquario devono essere adeguate alle loro dimensioni e al numero.

godiamoci la natura!

La terapia dell’acqua è valida per ogni tipo di laghetto. Prevenire e mantenerlo sano significa grantire un’acqua stabile e limpida.

Affinché il vostro acquario funzioni senza intoppi e a lungo, deve avere in particolare la tecnologia giusta e tutti gli elementi devono essere ben coordinati.

Efficiente come mai prima d’ora

AquaMax Eco Premium: la nuova generazione di pompe con tecnologia CORE 6

Godetevi la generazione di pompe più efficienti che mai dal punto di vista energetico, per un’acqua che scorre dolcemente e laghetti cristallini, con la nostra AquaMax Eco Premium migliorata. Grazie ad un flusso di corrente più uniforme, il nuovo motore garantisce un’efficienza energetica senza precedenti nel settore Premium. Ciò rende le pompe di seconda generazione a risparmio energetico estremamente silenziose e durevoli.

AquaMax Eco Premium

• Più efficiente: nuova tecnologia CORE 6 e funzione SFC brevettata

• Risparmio energetico: fino al 24% di consumo di energia in meno rispetto al modello precedente

• Più sicura: protezione antigelo e funzione EFC contro il blocco e il funzionamento a secco

• Più intelligente: controllabile da qualsiasi luogo con la massima semplicità e comodità con l’app OASE Control

www.oase.com/aquamax-eco-premium e www.oase.com/core-6-technology

Fonteviva

Laghetto Fonteviva è una interessanre realtà a Varese; azienda agricola, ristorante e laghetto sportivo. Marco Redemagni è l’amministratore della Fonteviva srl e gli abbiamo chiesto di racconrci la storia dell’azienda e soprattutto la gestione del laghetto sportivo.

La struttura è composta da un laghetto di pesca sportiva, da un ristorante e da una piccola azienda agricola, il tutto gestito in famiglia. Ho 62 anni e quasi tutta la mia vita ha avuto a che fare con l’acqua. Infatti mio padre ha fondato e “costruito” quello che ora si vede; adesso a 87 anni viene ogni giorno per riposarsi e guardare il paesaggio e il suo lavoro. Nel 2025 festeggeremo i 50 anni di attività e, il nostro laghetto, a differenza di molti altri è stato propriamente fatto, in quanto, al principio non esisteva. Da un piccolo ruscello che passava attraverso un campo, 50 anni fa mio padre vedeva già cosa sarebbe poi stato fatto. Infatti il nostro laghetto di 6000 mq ha una diga che è stata fatta allora per contenere le acque del bacino. Tutta l’acqua che entra nel laghetto è sorgiva e bevibile, infatti abbiamo 3 sorgenti a differenti livelli (la piu’ profonda è ad oltre 20 metri) che pompiamo in base alle stagioni ed alla presenza di acqua, mentre tutta l’acqua esterna è stata fatta convogliare tramite tubi lungo tutto il tragitto della proprietà in modo da andare a scaricarsi fuori dalla nostra proprietà.

La nostra realtà è conosciuta a livello territoriale per la pulizia del posto, le nostre acque e la bontà del nostro pesce, comprato o pescato, in quanto trattiamo esclusivamente pesce da aziende italiane riconosciute per la loro sterilità e certificazione. Come ho detto la mia vita ha avuto direttamente od indirettamente a che fare con i pesci, in quanto già negli anni 80 lavoravo presso

l’azienda agricola di mio padre al laghetto. Poi per varie vicissitudini ho lasciato che la gestissero loro mentre io sono andato a lavorare in Svizzera naturalmente in pescheria, dove ho imparato non solo a conoscere ogni tipologia di pesce e molluschi, ma a pulire e filettare e, negli anni 90 ero tra i primi a trattare il salmone e ad affumicarlo secondo varie ricette e trattamenti. Dopo tre anni ero responsabile di pescheria e coordinatore con gli acquisti nella centrale di distribuzione svizzera. Dopo trentanni di gavetta e carriera sono arrivato a gestire molte persone e ad avere la responsabilità di molti servizi accessori sia nel front che nel back office. Recentemente, quindi piu’ di tre anni fa, ci siamo trovati in famiglia a dover gestire la problematica COVID-19, in quanto i miei genitori erano stati ricoverati in gravi condizioni. Nel frattempo, proprio a causa del covid, ci sono stati nella mia azienda parecchi tagli del personale e, in quanto over 55 anni (costavamo troppo) mi sono ritrovato senza un lavoro (per la prima volta nella mia vita), con una famiglia da mantenere ed un mutuo importante da finire di pagare! Io e mia sorella ci siamo parlati ed allora ho deciso di “provare” a riprendere in mano l’attività riguardante la piscicoltura. E’ stato molto difficile in quanto durante il covid c’era molta incertezza sul futuro delle attività ricreative. L’obiettivo era tornare a valorizzare il laghetto per aumentare l’affluenza di frequentatori. Con costanza, pazienza, passione, molto impegno anche sui social, abbiamo rinnovato l’immagine dell’azienda. Uno dei problemi che si è sempre presentato ciclicamente nel laghetto sono state le alghe, da quelle filiformi a quelle ad alberello. Visto che il nostro laghetto ha acque sorgive, è apprezzato anche nei mesi estivi in quanto è possibile pescare le trote, quindi specie

nei mesi estivi è importante avere acqua chiara e senza alghe! Ma questo è fattibile? Ci sono srviti tre anni per combattere questi fattori e devo dire di aver raggiunto finalmente dei buoni risultati, anche se a costi importanti e a tante prove fatte. Conoscere il proprio lago, conoscere i fattori che alterano il colore dell’acqua e la formazione delle alghe è da considerarsi fondamentale per la riuscita o meno di un progetto e di un’attività. Ho provato a contrastare il fenomeno comprando varie tipologie di batteri da tutta Europa, spendendo ogni anno cifre importanti (circa 5.000 euro), a svuotare completamente o parzialmente il laghetto per pulirlo durante il periodo invernale (da noi è possibile in quanto avendo la diga e aprendo le saracinesche possiamo in due giorni svuotarlo), ma immancabilmente ogni anno da fine maggio a inizio settembre ecco ripresentarsi il problema. I batteri aiutano nel trattamento, ma io avevo bisogno di una soluzione che si avvicinasse il piu’ possibile al risultato che volevo. Tramite esperti laureati nel settore trattamento acque (Scubla Srl), ho iniziato ad inserire il POND BLU DYE ad inizio primavera e, in base alla necessità a fare il trattamento due volte al mese in modo che il sole non filtrasse direttamente in modo da ridurre la fotosintesi e quindi il proliferare delle alghe. Ho comprato poi un ossimetro, strumento importante per tenere sotto controllo, sia nelle vasche che nel laghetto i parametri essenziali per la vita del pesce e per la condizione dell’acqua. Nonostante tutto questo che ho fatto ancora si sono ripresentate quest’anno le alghe, specie quelle filamentose, e cio’ che non capivo era come fosse possibile in quanto abbiamo avuto un mese di maggio e giugno piovoso. Le foglie, gli aghi di pino, e tutto il componente organico in natura non fanno altro che alterare i parametri presenti nell’acqua e a far aumentare il “cibo” per il proliferarsi delle alghe. Tramite la ditta Scubla Srl, mi è stato proposto per il mio problema di provare ad utilizzare il PERIDOX ANTIALGHE di

OASE, che aumenta il contenuto di ossigeno e digerisce i fanghi e la sporcizia presente a cui è stato accostato anche l’articolo MACRO-ZIME in blocchi per concludere dopo qualche giorno dal trattamento iniziale con PERIDOX. Ordinato gli articoli OASE in base alla grandezza del lago (i calcoli sono stati fatti dai loro esperti) con una spesa a dire il vero contenuta poco superiore a 1.300 euro rispetto alle migliaia di euro spese precedentemente. Mi ricordo ancora il giorno quando ho caricato il bidone di PERIDOX sulla barca e ho cominciato a spargere il prodotto sulle acque. Non potevo credere ai miei occhi…nemmeno cinque minuti erano passati dal trattamento che vedevo le alghe distaccarsi e salire in superficie (i trattamenti fatti con articoli precedenti non avevano dato che risultati minimi e solo dopo un paio di giorni). Ho iniziato la raccolta delle alghe venute a galla e poi ho iniziato il trattamento anche lungo le rive. Ho ripetuto dopo altri due giorni il trattamento per avere la certezza di essere intervenuto in maniera drastica sul fenomeno delle alghe. Ho lasciato passare altri tre giorni e poi ho fatto il trattamento con MACRO-ZIME in blocchi nelle tre zone dove vi era la piu’ grande presenza di alghe. Risultato? Per due mesi avevo avuto pescatori che si lamentavano di non poter riuscire a pescare per la presenza delle alghe e ora sono tutti contenti per il problema risolto. Sono consapevole che in primavera dovro’ ripetere il trattamento col PERIDOX, ma adesso utilizzo il POND BLU DYE (si deve imparare ad utilizzare le dosi per dare una colorazione giusta e non aggressiva) in modo da mantenere l’acqua come se fosse un laghetto alpino! I problemi si possono risolvere grazie ad esperti nel settore; grazie OASE! Auguro a tutti voi che gestite laghi e vi trovate a dover affrontare un problema simile al mio di trovare persone competenti che vi possano aiutare a costi contenuti! Porgo a tutti i miei saluti e….in bocca al pesce!

Marco Redemagni

Laghetto Fonteviva
Induno Olona (VA)
Località Grotte di Valganna

IN QUESTO NUMERO

IMPARARE SPERIMENTANDO

Pagina 10

ACQUARI NATURALI

Pagina 5

WILLIAM FANTINI LUCA CEREDI

Pagina 15 Pagina 36

SANO COME UN PESCE CORYDORAS

Con tintura di Echinacea, oli essenziali di Tea Tree e Origano.

Scopri l'innovazione naturale di Gill Fish Professional, il mangime complementare liquido per il benessere dei pesci. I tuoi pesci naturalmente in salute nel rispetto dell'ambiente.

www.greenvet.com

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.