LIVING WATER ACQUA VIVA
La sostenibilità ambientale è diventata, finalmente, un tema di primaria importanza, non solo per la nostra coscienza, ma anche grazie alle leggi che ci obbligano a considerare e agire in funzione della protezione del nostro pianeta. In questa quinto numero della nostra rivista, ci addentriamo nel vasto mondo della sostenibilità, concentrandoci sulle tematiche legate all’acqua viva. In questo numero, esploreremo il legame tra sostenibilità e alimentazione, con particolare attenzione all’allevamento di specie acquatiche e vegetali destinati al consumo umano e animale. Analizzeremo le sfide e le opportunità offerte da questo settore, non solo dal punto di vista economico, ma anche etico e ambientale. Nel prossimo numero invece, chiuderemo questo argomento concentrandoci sul fenomeno dell’eutrofizzazione e sulle soluzioni innovative per contrastarlo. Esamineremo anche come alcune aziende stiano rispondendo ai nuovi obblighi di legge e ai crescenti imperativi morali della sostenibilità, per garantire un futuro migliore per il nostro pianeta e per le generazioni future. In questa edizione, inoltre, avremo l’opportunità di conoscere
meglio Fabio Zin, titolare e partner Gold OASE Elemental con la sua azienda L’Arca. Presenteremo anche Michele Schiavetta, volto noto del canale Youtube “Michele e i Rettili”. Daremo spazio anche a due associazioni attive sul territorio italiano: l’Associazione Italiana Ciclidofili di Livio Leoni e Acquari Naturali di Lorenzo Tarocchi, che lavorano instancabilmente per promuovere la consapevolezza e la tutela degli ecosistemi acquatici, sempre con un occhio alla sostenibilità. Inoltre, approfondiremo il tema delle malattie primaverili delle koi, con un interessante contributo di Alice Caneschi, medico veterinario, e Enea Tentoni, ittiopatologo, e Gloria Ciriello ci aprlerà delle piante emerse in un acquario. Concluderemo con un interessantissimo progetto denominato “Tartarescue”, di cui ci parlerà Edoardo Fivizzoli, primo rifugio d’Italia per le tartarughe. Siamo convinti che questo numero vi fornirà spunti interessanti e stimolanti, informandovi su ciò che sta accadendo nel mondo food e invitandovi a riflettere sulle azioni che possiamo intraprendere per preservare la bellezza e la vitalità dei nostri ecosistemi acquatici. Buona lettura!
LIVING WATER
MAGAZINE
EDITORE
OASE Italia
DIRETTORE RESPONSABILE
Marcello Bianchin
DIRETTORE CREATIVO
Anna Fraron
FOTOGRAFIA
Daniele Bonizzoni
OASE
REDAZIONE
Alessandro Brazzalotto
HANNO COLLABORATO
Edoardo Fivizzoli
Gloria Ciriello
Matteo Giomo
Livio Leoni
Massimo Pappalardo
Lorenzo Tarocchi
Alice Caneschi
Enea Tentoni
PUBBLICITÀ
OASE
biOrb
GreenVet
Benza srl
STAMPA
Tipografia Sartore
OASE Italia
info.it@oase.com
www.oase.com
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ATEA GROUP
Un team multidisciplinare che ha progettato un ecosistema di acquaponica autosufficiente ed eco-compatibile sia dal punto di vista del risparmio energetico, che ambientale.
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ZIN
Intervista a Fabio Zin, propietario del negozio L’Arca.
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FORUM PISCINE
Expo è un punto di riferimento per i professionisti che progettano, realizzano e gestiscono delle piscine nell’ambito di impianti pubblici e privati, delle Spa e dei centri termali.
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MICHELE & I RETTILI
Youtuber, ma soprattutto una persona che ha sempre creduto nelle proprie passioni, tanto da aver creato un canale con più di 200.000 iscritti Siamo entrati nel suo mondo fatto di rettili, musica, scienza e video.
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ACQUA ANALITICA
60 anni di attività e di storia familiare. Realizza impianti di acquacoltura, acquaponica, biolaghetti ed
ecosistemi di flora e fauna acquatica, per la ricerca, didattica, industria alimentare, uso ornamentale e pesca sportiva.
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PIANTE ESTERNE IN ACQUARIO
Gloria Ciriello ci racconta i benefici e le tipologie di piante adatte per l’acquario.
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COSMOGARDEN
La biennale del verde. In attesa di raccontare la nuova edizione, uno sguardo a quella del 2022 dove acqua e verde trovano equilibrio e armonia.
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CICLIDI
“Ma questi sono ciclidi?” La storia di questi pesci raccontata da Livio Leoni.
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TARTARESCUE: Il primo rifugio per tartarughe d’Italia.
IMMANCABILI
FOCUS ASSOCIAZIONI
FOCUS PRODOTTI
APPROFONDIMENTI TECNICI
CONSIGLI UTILI
Eutrofizzazione
Il Flagello delle Acque Dolci e Marine
L’eutrofizzazione è un fenomeno ambientale che sta diventando sempre più preoccupante nelle acque dolci e marine di tutto il mondo. Si tratta di un processo di arricchimento eccessivo di nutrienti, in particolare azoto e fosforo, nelle acque, che porta a una crescita eccessiva di alghe e cianobatteri (chiamati anche alghe verdi azzurre). Questo eccesso di nutrienti se non curato può causare una serie di problemi, tra cui la formazione di fioriture algali nocive, la riduzione della qualità dell’acqua nei bacini, complice l’alzamento di livello di limo sui fondali, e la conseguente perdita di biodiversità.
Le cause dell’eutrofizzazione sono molteplici e quasi sempre legate alle attività umane. Le principali fonti di nutrienti che contribuiscono all’eutrofizzazione includono lo scarico di fertilizzanti agricoli e di rifiuti urbani nelle acque, il drenaggio agricolo e lo sversamento di acque di scarico contenenti sostanze nutrienti. Inoltre, il cambiamento climatico che stiamo vivendo ne aggrava il problema, aumentando la temperatura dell’acqua, infatti, si promuove la crescita delle alghe.
Gli effetti dell’eutrofizzazione possono essere devastanti per gli ecosistemi acquatici. Le fioriture algali possono rilasciare tossine che danneggiano la fauna ittica e minacciano la salute umana attraverso l’ingestione di acqua contaminata o di pesci contaminati. Inoltre, l’eccessiva crescita di piante acquatiche può portare alla formazione di tappeti densi che ostruiscono i corsi d’acqua, compromettendo la circolazione e l’ossigenazione dell’ambiente acquatico.
Nutrire il Futuro : sostenibilità da Acquacoltura RAS e Coltivazione Idroponica
Le sfide per un futuro sostenibile riguardano anche due grandi settori del mondo food: la coltivazione di vegetali e l’allevamento degli animali. Anche se il dibattito mainstream riguarda soprattutto la carne sintetica o coltivata (è interessante notare come la scelta dei due aggettivi faccia già capire come la pensiate in merito), qui vorrei presentarvi cosa sta succedendo adesso per pesci e molluschi, e per la coltivazione di vegetali. Partiamo da ciò che arriva da mari, fiumi e laghi. La pesca intensiva nei mari ha avuto un impatto significativo sull’ambiente marino, con dati che mostrano una riduzione drammatica delle popolazioni ittiche. Secondo le statistiche più recenti, il 90% dei grandi pesci predatori oceanici ha subito un crollo delle popolazioni negli ultimi decenni. Inoltre, il 33,1% delle popolazioni ittiche globali è stato valutato al di sotto dei livelli biologici sostenibili, secondo il rapporto sullo stato delle risorse ittiche del 2023 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). Questo fenomeno ha causato una serie di problemi ambientali, tra cui la distruzione degli habitat marini e l’alterazione degli equilibri ecologici. In questo contesto la risposta alla crescente domanda di prodotti ittici è stata quella di creare degli allevamenti direttamente nel mare, dove le popolazioni di una determinata specie venivano fatte crescere in un ambiente non chiuso, ma delimitati da delle reti. L’industria dell’acquacoltura tradizionale ha affrontato sfide significative legate all’inquinamento delle acque e alla diffusione di malattie tra i pesci allevati. Secondo i dati del World Resources Institute, l’acquacoltura è tuttora responsabile del 20% dell’inquinamento delle acque dolci e marine a livello globale. Questo perché riversa nell’ambiente circostante molte sostanze azotate e ricche di fostati, che generano degli squilibri notevoli negli ambienti in cui questi insediamenti produttivi vengono posti in essere. In questo scenario critico, i sistemi di acquacoltura a ricircolo (RAS) rappresentano una soluzione innovativa e sostenibile. Dati recenti mostrano un aumento del 15% nell’adozione di sistemi RAS negli ultimi cinque anni, con oltre 1.500 impianti operativi in tutto il mondo, secondo un rapporto dell’Associazione Mondiale di Acquacoltura nel 2024. I sistemi RAS offrono un approccio controllato e sostenibile all’allevamento ittico, riducendo il consumo di acqua del 90% rispetto ai metodi tradizionali e minimizzando l’impatto sull’ambiente marino. Ma cosa sono? Si tratta di sistemi chiusi realizzati sulla terraferma, in cui l’acqua viene costantemente filtrata da filtri biologici, sterilizzata da lampade UVC e opportunamente ossigenata per ricreare le condizioni perfette alla crescita sana delle popolazioni ittiche destinate a finire nelle nostre tavole. Il concetto non è dissimile a quello di un laghetto ornamentale di koi, ad esempio, solo che trattandosi di ingrasso la quantità di mangime che viene
assorbito giornalmente è molto più alta, e di conseguenza i sistemi filtranti e il flusso d’acqua devono essere opportunamente dimensionati. I vantaggi rispetto alla soluzione tradizionale come già detto sono quelli di avere anzitutto impatto vicino allo zero, tutti gli inquinanti prodotti dai pesci invece che essere dispersi nell’ambiente vengono infatti digeriti da dei batteri che risiedono nel filtro biologico, in particolare nei supporti Hel-X o cips che si trovano nel loro interno. Ma il fatto di avere un sistema chiuso, non in contatto con l’esterno, permette di controllare in maniera molto più efficace i patogeni, arrivando anche a non utilizzare gli antibiotici. Per quanto riguarda invece la coltivazione di vegetali, la parte del leone per quanto riguarda la coltivazione di vegetali, la fa sicuramente l’idroponica. La coltivazione idroponica è un metodo di coltivazione delle piante che si basa sull’uso di soluzioni nutritive liquide al posto del terreno tradizionale. Le piante vengono coltivate in un substrato inerte, come sabbia, perlite o lana di roccia, e ricevono i nutrienti essenziali direttamente dalla soluzione nutritiva. Questo metodo consente alle piante di crescere più rapidamente e in spazi ridotti, riducendo al contempo il consumo di acqua e l’uso di pesticidi e fertilizzanti. In Europa, la coltivazione idroponica sta guadagnando sempre più terreno come metodo agricolo innovativo e sostenibile, con una previsione di raggiungere un valore di oltre 20 miliardi di dollari entro il 2026, con un tasso di crescita annuo del 9,4%. Paesi come Olanda, Spagna e Regno Unito sono all’avanguardia nello sviluppo e nell’adozione di tecniche idroponiche avanzate. Questi paesi hanno investito considerevoli risorse nella ricerca e nello sviluppo di sistemi idroponici ad alta tecnologia, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza alimentare, ridurre l’impatto ambientale e garantire una produzione agricola continua e sostenibile. In particolare, l’Olanda ne è il leader mondiale, con numerose aziende e istituti di ricerca che lavorano su soluzioni innovative per migliorare l’efficienza e la produttività delle coltivazioni. La Spagna ha sfruttato il suo clima mediterraneo favorevole per sviluppare sistemi idroponici per la produzione di ortaggi e frutta ad alto valore aggiunto,
mentre nel Regno Unito si sta assistendo a una crescente adozione della coltivazione idroponica in ambito urbano e verticale, per rispondere alle esigenze di sicurezza alimentare delle grandi città. In Italia, le aspettative per il futuro sono molto promettenti. Il Paese ha una lunga tradizione agricola e una ricca diversità di colture, e sta iniziando a vedere un crescente interesse verso le tecniche idroponiche come soluzione per affrontare sfide come il cambiamento climatico, la scarsità idrica e la pressione sulla terra agricola. Si prevede che negli anni a venire l’Italia aumenterà gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di sistemi idroponici su scala commerciale, soprattutto per la produzione di ortaggi di alta qualità e prodotti di nicchia per il mercato locale e internazionale. Inoltre, con l’espansione dell’agricoltura urbana e la crescente domanda di prodotti freschi, a km 0 e sostenibili, ci si aspetta che la coltivazione idroponica diventerà sempre più diffusa anche nelle aree urbane italiane, contribuendo a creare opportunità economiche e occupazionali nei settori agricolo e tecnologico. Esistono diverse tecniche di coltivazione idroponica, ognuna con le proprie caratteristiche e vantaggi. Alcune delle tecniche più comuni includono il sistema a flusso e riflusso, il sistema a goccia, il sistema NFT (film nutrienti) e il sistema di coltivazione verticale. Ogni tecnica ha i suoi requisiti di gestione e manutenzione, ma tutte offrono un ambiente altamente controllato per la crescita delle piante. Questi sistemi offrono numerosi vantaggi rispetto alla coltivazione tradizionale sul campo. Innanzitutto, permette una maggiore produttività e una crescita più rapida delle piante, grazie alla costante disponibilità di nutrienti e all’ottimizzazione delle condizioni ambientali. Inoltre, richiede meno acqua rispetto alla coltivazione su terreno, riducendo così il consumo di questo prezioso bene e mitigando il problema della scarsità idrica. Poi dosando i fertilizzanti in un ambiente isolato, si evitano i fenomeni di eutrofizzazione che interessano i nostri laghi, Infine, la coltivazione idroponica può essere praticata in spazi limitati, come aree urbane o ambienti interni, consentendo una produzione di cibo localizzata e sostenibile.
ATEA GROUP
Un team multidisciplinare, unito dalla passione per l’innovazione. Johnny Moretto, Matteo Giomo, Erica Geraltini, Andrea Zorzi, Luciano Fantinato, Giorgio Gallina e Gino Bolzonello sono Atea Group. La loro missione quotidiana è abbracciare la tecnologia e le soluzioni innovative perchè i progressi devono essere allineati con la tutela e il rispetto dell’ecosistema.
Nel 2019 inizia SmartAp, un progetto finanziato con la misura 16 del psr 2014-2020. Il gruppo operativo si propone di creare un ecosistema di acquaponica autosufficiente ed eco-compatibile sia dal punto di vista del risparmio energetico, che ambientale, controllato tramite un’app da un sistema di monitoraggio automatizzato. Il progetto SmartAP nasce dall’esigenza delle piccole/medie società agricole di affrontare le problematiche legate a pratiche agricole che non permettono elevate rese produttive in superfici non estese, alla necessità di utilizzare fertilizzanti e prodotti fitosanitari quando il focus aziendale mira a produrre prodotti di elevata qualità ed alla necessità di massimizzare l’efficienza d’uso della risorsa idrica. Per tali problematiche si
propone un modello operativo basato sulla sostenibilità attraverso l’impiego di pratiche agricole innovative tali da diventare redditizie per piccole aziende agricole ed eco-compatibili sia dal punto di vista del risparmio energetico, che ambientale in seguito alla circolarità delle risorse nutrizionali impiegate e al prevalente utilizzo di fonti di energia rinnovabili. Tali pratiche possono consentire un sensibile rilancio dell’economia delle piccole e medie imprese agricole. Durante il progetto vengono realizzati i primi due impianti di acquaponica produttivi autosufficienti in Italia: Moretto Farm e Radici Azzurre. L’impianto di Moretto Farm è situato a Crocetta del Montello e occupa 240 metri quadri ed è alloggiato all’interno di una serra riscaldata con un innovativo sistema
di thermocompost. L’impianto di acquaponica è autosufficiente dal punto di vista idrico in quanto collegato ad un biolago e dal punto di vista elettrico perché collegato ad un impianto fotovoltaico. Radici Azzurre è situato a Santa Giustina in Colle ed è la versione migliorata della serra di Moretto Farm. Dopo il successo di questi primi impianti sperimentali-produttivi, nel 2021 viene fondata Atéa da Johnny, Luciano e Gino, con l’obiettivo di imporsi nel mercato dell’acquaponica e dei progetti innovativi. A gennaio 2023 i soci diventano 5, con Andrea e Matteo, che apportano ulteriori conoscenze per la costruzione degli impianti acquaponici. Atéa propone un’offerta basata sul rispetto dell’ambiente: adottiamo soluzioni innovative e nuove tecnologie assicurandoci sempre
che siano in linea con la tutela e il rispetto del nostro pianeta. Tutti noi crediamo nella collaborazione, infatti lavoriamo a stretto contatto con agricoltori, comunità locali, istituti scolastici e università per creare soluzioni che rispondano alle esigenze di tutti. Conoscenza, educazione e comunicazione sono principi base del nostro lavoro, infatti ci impegniamo ad istruire le nuove generazioni sull’importanza del risparmio idrico, sulla sostenibilità alimentare e sull’utilizzo di metodi di agricoltura più rispettosi dell’ambiente. Atéa realizza vari progetti con diversi istituti scolastici: Castelfranco, Mirano
(https://www.veneziatoday.it/ social/mirano-laboratori-agricoltura-sostenibile.html), Cutro (Calabria https://www.rainews. it/tgr/calabria/video/2023/04/ watchfolder-tgr-calabria-webrendace-tg--coltivazione-idroponicamxf-da6445f7-228c4cbb-bc1b-e4a1fe3d7a7b. html), Terlizzi (Puglia), Cuggiono (Lombardia), Vibo Valentia (Calabria), Montebelluna, Montegiorgio (Marche). Le scuole hanno partecipato al bando PON Edugreen e Laboratori Green e hanno ricevuto dei fondi per realizzare spazi e laboratori per l’educazione e la transizione ecologica(https://www.istruzi -
one.it/pon/avviso_educazione_ transizione_ecologica.html).
Come per tutti i nostri progetti abbiamo fornito un corso di formazione agli insegnanti e tecnici responsabili degli impianti. Gli impianti sono tuttora funzionanti e stanno producendo ortaggi e pesci che l’azienda agraria dell’istituto vende o consuma direttamente.
A settembre 2023 Johnny e Matteo sono andati in New Mexico per seguire una delle conferenze più importanti a livello mondiale sull’acquaponica (https://aquaponicsconference. org/).
Altre informazioni su chi è Atèa possono essere trovate sul nostro sito internet, nello specifico alla sezione “acquaponica”: www.ateagroup.it/acquaponica
SI STIMA CHE L’ACQUAPONICA UTILIZZI FINO AL 90% D’ACQUA IN MENO RISPETTO ALL’AGRICOLTURA TRADIZIONALE.
L’acquaponica è una tecnica che combina la coltivazione di piante con l’allevamento di animali acquatici in un ambiente a ciclo d’acqua chiuso e continuo, consentendo così di coltivare piante e allevare pesci utilizzando la stessa acqua. Per noi l’acquaponica significa coltivare piante grazie ai pesci, che vivono privi di stress in un ambiente controllato e protetto. Grazie a questo si ottiene un prodotto di qualità con le stesse proprietà organolettiche, ma più sostenibile ed etico. L’acquaponica concepita da Atèa offre una serie di vantaggi rispetto all’agricoltura tradizionale. C’è una riduzione dei costi in quanto non c’è bisogno di utilizzare fertilizzanti chimici, poiché i nutrienti provengono dagli escrementi dei pesci. In questo modo si ricrea un ecosistema naturale in cui nessuna sostanza chimica viene dispersa nel suolo. L’efficienza idrica è massima in quanto l’acqua che ricircola è sempre la stessa e l’unica parte che viene persa è quella evapotraspirata. Si stima che l’acquaponica utilizzi fino al 90% d’acqua in meno rispetto all’agricoltura tradizionale. Se produrre un chilo di lattuga in pieno campo richiede l’utilizzo di circa 200 litri di acqua, in un sistema acquaponico ne bastano 1,5. I sistemi di acquaponica targati Atéa sono progettati in modo da garantire consumi energetici minimi, anche grazie alle componenti OASE. Un sistema di 240 metri quadri e 3500 posti pianta assorbe una potenza di circa 510 Watt. Come per tutte le colture fuori suolo la manodopera è ridotta notevolmente in quanto si eliminano le operazioni di irrigazione, diserbo e lavorazione del terreno. All’interno delle serre, inoltre, la produzione è garantita tutto l’anno in quanto i principali parametri ambientali e fattori necessari alla crescita delle piante, come temperatura, umidità e ventilazione vengono controllati tramite appositi sistemi. I sistemi acquaponici possono essere sviluppati in verticale, in questo modo si riduce notevolmente l’utilizzo del suolo. A parità di produzione occupa circa ¼ di suolo rispetto ai metodi di coltivazione tradizionali. I nostri sistemi acquaponici possono essere utili per servizi educativi e riabilitativi, favorendo l’inclusione sociale. L’acquaponica può essere adottata in aree dove la scarsità d’acqua e la degradazione del terreno non permettono di coltivare in campo. Gli ortaggi vengono quindi prodotti localmente, evitando di comprare cibo importato.
Ma gli ortaggi hanno lo stesso sapore di quelli che trovo al supermercato o che coltiva mia nonna in campo?
Prendiamo come esempio i pomodori. È vero che i pomodori olandesi coltivati in idroponica non sanno di nulla però sono tutti belli e tutti uguali: è quello che richiede il mercato. Ecco perché gli olandesi, che sono molto attenti alla produzione di ortaggi industriale, non si curano troppo del sapore. Tutto dipende dalla soluzione nutritiva introdotta nel sistema, da “cosa” assorbono le radici delle piante. L’acquaponica, a differenza dell’idroponica, utilizza concimi naturali (gli escrementi dei pesci) per nutrire le piante. I nutrienti devono essere ben bilanciati a seconda di quello che si vuole coltivare. È quindi importante monitorare giorno per giorno i principali parametri del sistema per garantire il corretto apporto nutritivo alle piante e quindi un sapore ricco e autentico.
L’acquaponica toglie lavoro agli agricoltori di una volta
Per noi un tipo di agricoltura non esclude l’altra. Anzi si possono alimentare vicendevolmente e integrare. Ma è innegabile che l’acquaponica sia più sostenibile dell’agricoltura tradizionale di oggi, con riferimento ai prodotti derivati da agricoltura intensiva. E dunque, ben vengano le conoscenze, la passione e il sudore dei contadini, ma ben vengano anche queste nuove tecnologie che rappresentano una soluzione contro lo spreco di acqua e l’aumento della popolazione mondiale. Con la coltivazione tradizionale, oggi, riusciamo a malapena a sfamare la popolazione mondiale. Al momento attuale ognuno di noi ha a disposizione in media circa 2 mila metri quadri di suolo agricolo (negli anni ‘70 era più del doppio). Figuriamoci nel 2050, quando la popolazione raggiungerà i 9,7 miliardi.
Scritto da Ing. Matteo Giomo
Atea Group s.r.l. Società Benefit
Viale della Vittoria 14/B, 31044
Montebelluna (TV)
Veneto
www.ateagroup.it
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FABIO ZIN
L’ARCA DI ZIN FABIO
Intervista a Fabio, proprietario, insieme alla sorella Michela del negozio L’Arca.
La storia di Fabio ci racconta che realizzare i propri sogni sia possibile con dedizione, impegno e passione. Dal primo acquario ad una superficie espositiva di 80 mtq ci sono più di 40 anni di vita ed esperienza. Il futuro? Non ci resta che stare connessi!
Un grazie particolare a Fabio Zin per il tempo che ci ha dedicato.
Se volete conoscere L’Arca di Fabio ZIn potete seguirli nei canali Facebook, Instagram, YouTube, al sito: www.acquarioshop.it
o andarli a trovare:
Via Castellana, 58F - 31023 Resana (TV)
L’acquariologia abbiamo capito essere un affare di famiglia e soprattutto di passione. Oggi siamo a Resana, un paese della provincia di Treviso in Veneto, dove si trova la sede del negozio, per raccontare la storia di Fabio e L’Arca di Zin.
Il negozio nasce nel 2009 e in 80 mtq ci sono più di 5000 litri di acqua dolce e salata! Un negozio che si arricchisce e cambia di continuo per essere sempre aggiornato e in perenne ricerca di prodotti, varietà di pesci, coralli e piante che vengono attentamente selezionati per offrire un’esperienza positiva e di qualità. Allargare i confini della passione e renderla ancora più vivida è una missione che si traduce in ricerca e scoperta soprattutto nella scelta delle specie rare e affascinanti come Caridine, Betta Splendes, Killifish, Arowana e Discus selvatici sudamericani. Allargare i confini si traduce anche nella nascita di un eccomerce e in un canale YouTube dove prodotti e informazioni dialogano per ampliare questa passione. Qualità e comunicazione che accompagna il consumatore finale in una esperienza unica per una passione duratura che regala tante soddisfazioni.
Ciao Fabio!
Abbiamo raccontato la tua storia, ma dove nasce la passione per gli acquari e il mondo dell’acquariologia?
La passione per l’acquario è nata quando ero un ragazzino. Avevo circa 8 anni quando andavo a trovare un mio zio che possedeva un acquario pieno di poicilidi e ogni volta guardavo le nuove nascite; cercavo di prendere i piccoli che erano nati in mezzo alle piante. L’anno della promozione delle scuole elementari ho ricevuto il mio primo acquario come regalo e così ho potuto sperimentare l’allestimento, la cura delle piante e piano piano sono partito con la riproduzione dei poicilidi, dopo con scalari, discus, ciclidi nani, gamberetti, le prime caridine. Negli anno del liceo mi sono approcciato anche ai planta acquari e durante l’Università ho iniziato ad allestire i primi acquari aquascaping. Questa passione è una filosofia di vita in quanto, da quando sono negoziante, mi sono accorto come il settore acquariofilo italiano ha estremamente bisogno di persone professionali e appassionate, perché ci sono tanti problemi per i neofiti a reperire materiali seri per il loro acquario. Per questo motivo ho voluto aprire i miei canali social;
per aiutare le persone che si approcciano al loro primo acquario, ma anche alle persone che hanno già l’acquario avviato con determinate problematiche che fanno fatica a essere risolte. Studiando i miei video potrebbero capire i loro problemi, migliorando il loro acquario e quindi ottenenendo i risultati che desiderano.
L’Arca, il tuo negozio, quando nasce e qual’è la sua evoluzione?
Il negozio è nato nel 2009 e da quell’inizio è stato sviluppato un progetto e un sogno. Inizialmente era solamente un negozio fisico, ma una decina di anni fa, nel 2014, è stato aperto il nostro sito ecommerce. Insieme con mia sorella Michela abbiamo sviluppato e portato avanti queste due realtà che potrebbero sembrare similari, invece sono due realtà divise da logiche e dinamiche differenti. Il nostro negozio è composto da cir-
ca cinque persone: io e mia sorella Michela, Alessandro che è un addetto alle vendite e alla gestione delle vasche, una ragazza che fa inserimento di prodotti in gestione dei prezzi sul sito web, Francesco, che è un videomaker e cura i contenuti social; Diego, che è un ragazzo che viene tutti quanti i fine settimana, appassionato di planta acquari. Tutte queste persone collaborano in modo molto stretto l’uno con l’altro, perché dalla richiesta del privato a l’evasione dell’ordine o comunque alla fornitura dei prodotti ci si confronta e ci si aiuta. Ognuno ha il suo ruolo all’interno di questo negozio e per una semplice richiesta c’è un iter preciso che richiede una collaborazione tra tutti per fornire, nei tempi più brevi possibili, la qualità maggiore. La correlazione, lo scambio di opinioni tra le persone è essenziale così da essere aggiornati tutti sull’evoluzione delle varie problematiche dei vari clienti sia all’interno del nostro ne -
gozio fisico, ma anche del negozio online. Il nostro obiettivo è quindi di aprire il nostro mercato a tutta l’Europa, non solamente l’Italia, in modo da poter raggiungere più appassionati possibili.
Treviso, Veneto, Italia, Europa.. quanto è stato determinante però il luogo dove vivi per il tuo settore?
Da quando ho aperto questo negozio, l’impegno profuso è di appassionare il numero più alto di persone possibile. Nella realtà cittadina in cui vivo è stato altissimo con notevoli difficoltà perché ci siamo scontrati con una gestione degli acquari o dei laghetti che era completamente datata e le informazioni che i privati avevano erano molto, molto limitate e spesso anche sbagliate, però, come capita spesso, fondate su anni e anni di indottrinamento ad una acquariologia di uno stampo sbagliato, passato e antiquato. Durante questi 14
a Resana, di giorno in giorno, abbiamo sempre più clienti con una concezione diversa e attuale di vivere l’acquariologia. Inoltre, grazie all’utilizzo delle piattaforme social, abbiamo potuto ampliare i nostri orizzonti non solo alla nostra cittadina, che è una realtà piccola, ma a tutta quanta l’Italia e speriamo in futuro anche in tutto il mondo!
Quali sono le sfide che deve affrontare il mercato dell’acquariologia nel 2024?
Il mercato dell’acquariologia è veramente complesso e anno dopo anno è sempre più difficile spiegare alle persone il tuo sapere, le tue soluzioni che sono conseguenza di esperienze provate e trovate negli anni; perché l’informazione tramite social è molto caotica e quindi si trovano poche idee e molto confuse e questo crea problemi al privato che per la stessa cosa si sente dire dieci soluzioni diverse. La mia soluzione è che bisogna scegliere una persona, un’azienda di riferimento, fidarsi e dargli tempo; perché l’acquario è un
equilibrio altamente instabile che bisogna trovare i giusti rimedi per gestirlo al meglio e nessuno ha la bacchetta magica. Quindi bisogna informarsi, cercare e poi quando si è convinti, credere in quella persona. Attualmente si può farlo molto velocemente tramite social e motori di ricerca. Questa è la sfida più grande: insegnare alle persone il proprio sapere e sperare che loro credano in te.
A proposito di clienti e persone che visitano il negozio, che tipologia di acquariofilo passa a trovarti?
La clientela che abbiamo intorno al negozio è veramente molto mista in quanto ci sono persone che si affacciano per la prima volta al settore acquariofilo, quindi clienti alle prime armi che vogliono informazioni di base su come allestire e gestire correttamente il loro primo acquario; per passare a clienti, che sono la maggior parte, di fascia intermedia, che posseggono le classiche vasche di comunità con piante vere e con pesci di vario tipo. Per finire abbiamo clienti su -
per appassionati che hanno acquari da trent’anni/quarant’anni e gestiscono habitat e situazioni più complesse; come per esempio la gestione di acquari marini o quella di planta acquari. Il nostro compito è abbracciare tutti quanti e aiutarli ad avere l’acquario dei loro sogni.
E per i tuoi clienti online cambia la relazione? Come gestisci i social, i forum e le recensioni, i nuovi modi di comunicare il proprio lavoro?
In termini di social media marketing sono stato anche chiamato a spiegare questo tema ai miei colleghi durante lo Zoomark 2021 perchè è molto importante porsi e come spiegare alle persone la propria passione. Attirare l’attenzione su quello che si fa, cercare sempre uno spunto diverso dagli altri significa più like e nuovi clienti e appassionati. Sui forum purtroppo abbiamo smesso di scrivere perché l’azienda non è mai ben vista all’interno di gruppi di appassionati - siamo sempre additati di essere lì solo per vendere; invece spesso lo facciamo per passione. Sulle recensioni si -
carta d’identità
CHI Fabio Zin
PROFESSIONE
Titolare del negozio L’Arca
SEGNI PARTICOLARI
Laureato in ingegneria chimica
DOVE
Nel comune di Resana in provincia di Treviso in Veneto. Comune famoso per le sorgenti del fiume Sile.
amo molto fortunati e lavorando in modo professionale la quasi totalità delle nostre recensioni sono positive e ci porta a essere il negozio italiano con le più alte recensioni su Google. Quindi abbiamo la fortuna di dover rispondere a pochissime recensioni negative. A queste rispondiamo con la verità; nella maggior parte dei casi sono problemi che il privato sostiene di avere. Dove si mette in cattiva luce il nostro operato replichiamo e cerchiamo di far capire come la polemica tante volte è la soluzione più semplice; invece molte volte una chiamata al negozio potrebbe risolvere qualsiasi problematica ancora prima di postarla. Che sia online oppure offline il nostro modo di essere è prendersi la responsabilità di quello che facciamo e diciamo e
di risolvere sempre il problema del nostro cliente.
Proiettiamoci nel futuro. Come vedi la tua azienda? Quali obiettivi per crescere?
Le aziende, perché siamo praticamente due realtà in una: una fisica e una web. La realtà fisica è una realtà dove abbracciamo sempre di più l’esposizione di pesci, piante, coralli, materiale per l’allestimento delle vasche. E questo perché le persone vogliono sempre vedere più pesci, più piante, più scelta, quindi stiamo ampliando tantissimo questa parte del negozio. La parte online invece vogliamo raggiungere l’Europa, dove il Made in Italy è sempre visto di ottimo occhio. Per fare questo l’obiettivo
per crescere è di circondarsi sempre di persone specializzate in un ambito perché bisogna capire che non si può far tutto quanto da soli, ma che ognuno ha il suo compito. Il segreto è farlo circondandosi di collaboratori bravi e preparati, che è sicuramente un nostro punto di forza. Volendo approdare in Europa, sicuramente sfruttare canali come Youtube, che è un dei motori di ricerca più usati nel mondo è una cosa importante da fare dove stiamo puntando e credendo.
Grazie Fabio per il tempo che ci hai dedicato e buona fortuna per i tuoi progetti!
Grazie a voi.
QUALI SONO I VOSTRI
PUNTI DI FORZA?
Professionalità: ogni persona all’interno del nostro negozio ha il suo ruolo e sa cosa fare, come comportarsi, come gestire eventuali problematiche.
Serietà: se ci poniamo un impegno lo si porta a termine nei tempi più brevi possibili e nel modo migliore possibile.
Qualità: abbiamo selezionato una fetta di mercato perché non vendiamo tutti i prodotti presenti nel panorama mondiale, ma solo i migliori prodotti che ritengo all’altezza di essere venduti all’interno del nostro negozio.
IL PROGETTO
CHE TI STA PIÙ A CUORE?
In questi anni ho fatto diversi progetti e workshop con aziende, fiere ed è difficile trovare un progetto che mi è stato a cuore. Se devo proprio; uno è quello organizzato con Filipe Oliveira, aquascaper di fama mondiale. Un evento importante che ha impegnato settimane per organizzarlo e gestirlo, ma ha riunito tutti quanti gli appassionati del Veneto e oltre.
La seconda è la progettazione di un acquario marino in America, a Miami. Lo studio e la progettazione ci ha impegnato due anni sul fronte legale, progettualee nella realizzazione della vasca che è stata prodotta interamente in Italia.
LA DOMANDA PIÙ RICORRENTE
CHE TI FANNO I CLIENTI?
Come mai i tuoi acquari non hanno mai alghe?
Penso sia la domanda per eccellenza e la risposta a questa domanda è una corretta gestione della vasca. E qui si aprono un sacco di scenari diversi perché l’acquario è un ecosistema chiuso su 5 vetri e ogni piccola modifica che viene fatta si ripercuote magari anche dopo 15/20 giorni. Bisogna lavorarci giorno per giorno, mese per mese e solamente così gli acquari sono spettacolari. È il nostro segreto, metterci passione su su quello che stiamo facendo.
LA RICHIESTA PIÙ STRANA?
Una richiesta di come si ambientano i pesci di una signora che qualche anno fa mi ha chiesto:qual’è il modo migliore per ambientare il pesce? E io ingenuamente gli ho detto: prenda una tazzina del caffè e versi una tazzina al minuto, fino a raddoppiare il volume dell’acqua e dopo puoi liberare i pesci. E questa signora dopo un paio d’ore mi chiama arrabbiatissima e mi dice che i pesci son tutti morti, che l’acqua è completamente nera. E io: signora, ma ha versato il caffè dentro l’acquario? Sì, mi ha detto di versare le tazzine del caffè al minuto. Ha versato una ventina di tazzine di caffè bollenti. Gli ho rimborsato tutto; ovviamente mi ero spiegato male!
OASE HA QUESTO
SLOGAN: LIVING WATER;
ACQUA VIVA -
domande & risposte 6 domande a Fabio
CHE SIGNIFICATO HA ACQUA VIVA NELLA TUA VITA?
L’acquariologia è tutto quanto. Una filosofia legata all’acqua e a ricreare qualcosa che vediamo in natura, nelle nostre spensierate camminate in campagna, in collina o in montagna. Nei corsi d’acqua vogliamo emulare quello che si vede, che si ricorda all’interno di un acquario, quindi Acqua Viva sicuramente mi lega alla parte più naturale di me stesso.
UN CONSIGLIO CHE VUOI TRASMETTERE A CHI HA LA TUA STESSA PASSIONE?
Un consiglio può essere quello di sbagliare tanto; sbagliare in modo diverso, perché se si sbaglia sempre nella stessa maniera i risultati sono sempre gli stessi. Quando ero ragazzino non c’era tutta questa informazione sui social, si andava dal negozio di fiducia, si compravano le cose, si provava, si testavano, si sbagliava, si spendevano soldi; però si sapevano le cose perché si provavano. Adesso siamo sempre più portati a farci plagiare da informazioni che troviamo ovunque nel web. Ho un’esperienza personale in termini di acquariofilia, quindi posso consigliare di spaziare, di provare, di far vasche, di farle e sbagliarle, rifare nuovamente, ma solo così si potrà capire veramente tutto quello che c’è all’interno di un acquario.
Forum Piscine
Oltre 8.000 visitatori, 150 aziende e 100 incontri formativi: ForumPiscine, Outex e ForumClub si confermano hub di riferimento per l’universo leisure.
Progettata per la 15esima edizione di ForumPiscine - International Pool & Spa Expo and Congress, ‘Outdoor Wellness’ è l’installazione firmata da Studio Apostoli che esplora i principi fondanti, le possibili declinazioni e il futuro del benessere all’aperto, ripensando a spa e spazi wellness con una nuova ottica. “Ho immaginato Outdoor Wellness come fosse un manifesto aggiornato per il settore: il ritorno al passato, alle origini ancestrali dello ‘stare bene’, ai trattamenti e alle metodologie in piena sinergia con la natura sono il futuro dell’uomo contemporaneo” spiega l’architetto Alberto Apostoli, che prosegue “gli ambienti wellness e le spa non possono più essere considerati esclusivamente quali spazi leisure, ma devono essere ripensati soprattutto come luoghi di accoglienza, con proprietà curative per il corpo e la mente. Questo scatto è possibile solo in situazioni di totale commistione con la natura”. La distribuzione a griglia dell’installazione disegna i differenti spazi che compongono il moderno giardino del benessere, valorizzato dalla vegetazione e dagli elementi naturali: l’acqua, fonte essenziale della vita, è posta al centro e funge da cardine rispetto agli altri
quattro quadranti, che richiamano invece le stagioni e gli elementi della filosofia taoista – legno, fuoco, terra, metallo. L’esperienza è immersiva, tesa a dimostrare la filosofia cui si ispira il nuovo concetto di benessere open air; la programmatica trova però immediata concretezza nell’esposizione di attrezzature quali sauna e bagno turco per esterni, elementi d’arredo e prodotti wellness realizzati con ma teriali ecologici. Le aree espositive si evolvono quindi in spazi conviviali e di meeting, destinati a ospitare convegni e tavole rotonde sul tema, quali “Acqua, natura e design: alla ricerca di un equilibrio perfetto” e “Outdoor, spa & wellness: una grande opportunità di successo”. A completamento del progetto di Studio Apostoli è un grande porticato arricchito da elementi verdi, che circonda l’area senza soluzione di continuità e sigla l’unione fra esterno ed interno, ma anche fra l’architettura dell’uomo e la presenza vitale della natura, in una convivenza diretta e possibile perché armonica. Comunicato Forum
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Michele Schiavetta
Abbiamo intervistato Michele, Youtuber, ma soprattutto una persona che ha sempre creduto nelle proprie passioni, tanto da aver creato un canale con più di 200.000 iscritti Siamo entrati nel suo mondo fatto di rettili, musica, scienza e video. Una storia di perseveranza ed evoluzione.
Brescia, marzo 2024.
Michele e i rettili: nome del suo canale youtube, seguito da 202K iscritti con più di 370 video dedicati al mondo dei rettili; una tribù degli squamati come l’ha definita lo stesso Michele, un rifugio per tutti gli appassionati che condividono informazioni, storie di vita e di rettili. Lo abbiamo incontrato nella sua casa, dove vive e lavora solo, o meglio con i suoi 30 o più animali. ConoScienza WiFi: nome del suo canale TikTok con 75.000 iscritti dove gli argomenti sono le materie scientifiche come la fisica o la matematica.
Due mondi diversi, che trovano un denominatore comune nel canale YouTube e nel desiderio di trasmettere una conoscenza, imparata dall’esperienza, e di condividerla con chi nutre le stesse passioni.
La prima domanda che viene spontanea è proprio questa: come nascono queste passioni; come sono finite ad essere dei canali YouTube con questo seguito?
La mia fortuna è che forse riesco a tradurre le mie passioni in qualcosa di comprensibile a una persona che non ha questa passione; riesco a ricordare il momento in cui non sapevo e mi stavo informando. Il mio talento è riuscire a ricordarmi qual’era il mio stato quando non sapevo ancora nulla; quali erano le mie domande, quali erano i miei più
grandi quesiti. Partendo da questo principio riesco a comunicare con quelle persone che si chiedono le stesse domande. Secondo me questo mi ha permesso di arrivare ad avere un seguito, un interesse dal pubblico. Il mio obiettivo non è parlare agli esperti, ma voglio riuscire a spargere la mia passione il più possibile.
La passione, lo dice il termite stesso, è una inclinazione, un forte interesse per qualche cosa.
Fin da bambino la prima passione è stata realizzare video. Quando avevo sei anni prendevo la cinepresa di papà; con i due registratori, la cassetta sopra e la cassetta sotto prendevo i pezzi migliori e creavo nuovi montaggi. Era il principio dell’editing! E attorno a me, nella mia infanzia, ci sono sempre stati animali; parecchi ed esotici; quindi oltre ai cani e tanti gatti avevamo tritoni, cocorite e pappagalli. Questo mi ha spinto, da grande, ad avere una visione un po’ più ampia su quello che può essere un animale domestico. All’epoca era solo un gioco, ma tanti anni dopo le due cose si sono unite per creare Michele e i rettili. Verso i 23 anni ho preso il mio primo geco leopardino che mi ha fatto innamorare dei rettili, ma ho visto subito una carenza di informazione su come tenerlo. Cercavo notizie online, (il mondo era già tutto connesso!), ma riuscivo a trovare solo informazioni discordanti. Qualcuno scriveva che è un animale trop-
icale, qualcun’altro che non è animale desertico; viene dall’australia.. e nessuno che dicesse la cosa corretta e cioè che viene dall’Iran. Ho pensato subito che in Italia c’era un buco di informazioni. Quindi per prendermi cura del mio geco ho cominciato a farmi una cultura. Dopo di lui sono arrivati altri animali tra cui una pogona che dopo tre anni morì prematuramente. Continuavo a ripetermi che era stata colpa mia perchè avevo sbagliato a prendermi cura di lei. Il senso di colpa e la sofferenza però mi hanno spinto a studiare tutto di quell’animale per non commettere lo stesso errore. Dal conoscere al proporre qualcosa sono passati anni. Ho cominciato il mio canale YouTube quando avevo già 26 anni, quindi relativamente tardi però dopo quell’esperienza ho cominciato ad unire le mie passioni e a pubblicare le prime nozioni che avevo acquisito e con queste prime condivisioni è nato Michele e i rettili.
Quando capisci che questa passione poteva diventare il tuo lavoro quotidiano?
Non c’è stato un momento di rottura; nella mia mente è stata una transizione lenta che si traduce nel mondo esterno nel dire no a due contratti a tempo indeterminato. Già facevo un lavoro che mi piaceva e che derivava da una passione; l’educatore posturale, ma per molto tempo ho mantenuto entrambe le possibilità; prima mi sono dato del tempo per vedere se questa nuova avventura funzionava e dava risultati anche economici e poi gradualmente ho fatto una scelta e mi sono licenziato. Il momento di transizione è stato importante per prendere fiducia; davo il massimo nel mio lavoro, ma dedicavo anche del tempo a un’altro lavoro con lo stesso entusiasmo. Credere in se stessi è importante; non mi definisco particolarmente intelligente, talentuoso, ma non mi sono mai posto limiti.
Cosa significa per te essere uno youtuber?
Essere youtuber per me è una grande responsabilità; è riuscire a comunicare con le persone. Si vede proprio quando ci riesco; l’effetto che hanno le mie parole. Creare dei video per un canale non è come un discorso faccia a faccia dove ti puoi correggere, puoi reagire con la gestualità; è molto più intimo riuscire a parlare
con una persona. In video non sai chi c’è dall’altra parte, non sai il background, le conoscenze quindi è molto più difficile. Quando quando sei dall’altra parte della telecamera devi riuscire a immedesimarti nel nella persona X che ti guarda. Parto sempre dal presupposto che non conosco chi mi sta ascoltando, quindi devo dimostrare ogni secondo, in ogni frase il mio sapere e la mia personalità. Negli anni ho acquisito un metodo che mi permette di essere leggero, simpatico, anche quando vivi una giornata negativa. Non è il fingere sempre di essere felice o fingere l’entusiasmo, ma semplicemente riuscire a dimostrare la persona che si è agli occhi degli sconosciuti.
Chi è il tuo pubblico e come ti confronti con loro?
La mia tipologia di pubblico sono i ragazzi e le ragazze con età compresa tra i 18 e 24 anni, perché sono quelli più interessati a conoscere, informarsi e vedere com’è lo stile di vita di una persona che ha i rettili in casa e ne vogliono uno per la loro. Probabilmente alcuni si aspetterebbero di dire che il mio target principale sono i bambini. Ma in realtà non è così; i bambini sono in tutti i canali YouTube e sono quelli che si fanno sentire di più; quelli che ti seguono, ti chiedono l’autografo. Ed è giusto riuscire a comunicare anche con loro perché è essenziale partire da giovani ad amare gli animali. Nel mio canale voglio trasmettere l’amore per il mondo animale e per la vita. Quando invece partecipo alle fiere il pubblico cambia - non esiste età e confini e di questo sono contento.
Come si svolge una tua giornata tipo?
Mi sveglio, passeggiata col cane e colazione. Dopo la colazione mi metto un attimo a riposare; è il momento della giornata che penso a me stesso e poi si comincia con i lavori sui terrari e le pulizie. Essenziale è dare l’acqua a tutti i terrari; poi dare da mangiare agli animali che ne hanno bisogno. Ci sono quelli che mangiano tutti i giorni come gli Hydrosaurus e i baby. Arrivato all’ora di pranzo mangio e mi rilasso e dopo pranzo comincia a editare. Comincio l’editing sia per conoscenza wi-fi che per
Michele e i rettili e finisco la sera tardi. Quando mi dedico al montaggio non ho orari; sono così entusiasta di quello che sto facendo che voglio finire ogni video. Una volta concluso inizia il mio tempo libero che spesso coincide con giocare ai videogiochi e poi dormire. Le giornate sono sempre dedicate al benessere degli animali e al mio lavoro; poi ci sono giornate diverse dove magari devo fare altro, ma questo vuol dire che le cose che non ho fatto in giornata le devo fare il giorno dopo.
Gran parte della giornata è dedicata al montaggio dei video; ma come si progetta e si crea un video? Ci racconti il dietro le quinte?
Questa è una domanda tosta. Siamo abituati a vedere un film di due ore e a giudicarlo in pochi minuti, ma quanto lavoro e quante
i format e così posso informare, divertire, e raccontare la mia vita; però di tutte le cose che puoi filmare in una giornata le clip tagliate sono più dell’80%.
Il settore che rappresenti come è gestito? Cosa manca e cosa si potrebbe fare anche a livello di influencer?
Posso darti un parere. Purtroppo non esiste un ente che gestisce il settore, ma ci sono diverse associazioni importanti e settorializzate. Quando cominciai a informarmi quello che mancava era una community seria, aperta. Le community esistenti erano chiuse; dove venivi insultato perché sbagliavi e facevi soffrire l’animale perché non sapevi. Questo metedo però non ha possibilità di crescita quindi quando ho creato la mia community, alla base, ho scelto l’inclusione. Chi mi trova deve sentirsi il benvenuto; se
Io mi definisco un animalista cioè penso al benessere degli animali. Quindi mettere un animale in gabbia non deve essere visto sempre in accezione negativa, ma in realtà, contestualizzando, molte volte vuol dire: sto adottando amorevolmente un animale che non aveva una casa. Tengo in casa questa biodiversità.
persone hanno lavorato per realizzarlo? Se realizzi un video YouTube sei da solo e devi fare tutto: pensare alla qualità audio, il microfono, le luci, gli ISO della telecamera, creare un set con uno sfondo. C’è tanto dietro alle riprese e questo è lo 0.5 per cento del lavoro. La parte più importante è il montaggio, come nei film. L’obiettivo è creare una storia, un racconto interessante; non è solo prendo una clip, taglio e monto. Nei miei video che durano 10 minuti a volte 20 ci sono sei sette ore di riprese da cui prendo le clip. Specialmente nell’ambiente dei rettili dove l’animale il 99% della giornata è fermo; prendere quel momento in cui fa qualcosa interessante si traduce in due ore di ripresa solo per prendere quei 5 secondi. Quindi ogni 10 secondi nel mio video c’è almeno un’ora di ripresa. Se si aggiunge la parte parlata si apre un nuovo contesto perchè inanzitutto devi prima creare la storia, uno script di quello che vuoi dire e di quello che succederà; oppure si va all’avventura e si riprende a ruota libera. Per me è molto interessante fare entrambi
qualcuno non sa qualcosa lo si indirizza alla fonte di informazione. Anche a livello di influencer il livello è vario; non lo dico con malizia o per ego, ma non ci sono canali legati alle terrariofilia allo stesso livello del mio o più grandi. Mi piacerebbe avere una sana rivalità, una collaborazione con youtubers simili, ma essendo un settore di nicchia è difficile raggiungere numeri importanti. Cosa si potrebbe fare? Informarsi! ed è quello che sto cercando di fare; cioè informare il grande pubblico perché mi sono reso conto che ci sono delle domande ricorrenti; quindi vuol dire che ci sono dei non detti comuni che devono essere suoperati. Se la gente conoscesse di più questo mondo ci sarebbe meno terrorismo, meno paura; quindi più si conosce meglio è.
Come vedi te stesso nel futuro?
Il passato e il presente mi hanno fatto capire che non devo aver paura a fossilizzarmi su una cosa e seguire tutte le mie passioni. Quindi nel mio futuro spazio alla curiosità. Grazie Michele!
HAI UN CONSIGLIO CHE VUOI TRASMETTERE A CHI HA LA TUA STESSA PASSIONE?
Se vuoi tenere questa tipologia di animali in casa è: non farti troppi problemi! Le linee guida e la cura, che ci sono anche sul mio canale, deve esserci, ma per gli animali non c’è un libretto delle istruzioni; non è che una è giusta e l’altra sbagliata; semplicemente non c’è un metodo giusto. Questa è una cosa da capire se si vuole tenere un rettile in casa. Ognuno ha il suo metodo e nessuno metodo è giusto; anzi continuano a evolversi nel tempo. E un altro consiglio è che il rettile è forse tra gli animali esotici che ha meno bisogno di attenzioni. Se vado via di casa un giorno cosa succede? Il rettile forse è l’animale che ti permette di farlo, ti permette più libertà e anche un po’ il motivo per cui mi piace perchè puoi essere sicuro che non gli mancano le tue coccole!
OASE HA QUESTO SLOGAN CHE È IL NOSTRO FILO ROSSO.. LIVING WATER; ACQUA VIVACHE SIGNIFICATO HA ACQUA VIVA NELLA TUA VITA?
Mi piace questo slogan perché la vita deriva dall’acqua e senza acqua non esiste la biologia come la conosciamo. È la base del DNA. La vita viene dall’acqua e questo vuol dire che una volta tutti avevamo un antenato comune che viveva nell’acqua e questa è una cosa a cui mi piace tanto pensare è una cosa strana a cui solitamente nella vita di tutti i giorni non ci si pensa, ma è molto interessante; ti fa ampliare molto la visione su quello che è la storia umana.
E SE NON FOSSI UNO YOUTUBER – CHE COSA SARESTI?
Ho la fortuna di avere molto interessi; i rettili sono sicuramente nella top 5, ma posso pensare al video editing, la musica, lo sport. Il piano B non c’è, ma le passioni sono tante, quindi se arriverà il momento ci penserò.
LA RICHIESTA PIÙ DIVERTENTE CHE TI HANNO FATTO?
Mi è stato chiesto di posare in riviste osé con gli animali. A cui ho detto di no specifichiamo.
IL TUO ANIMALE PREFERITO?
Ho sempre detto che il mio rettile preferito sono gli Scinchi. Recentemente ho scoperto anche l’amore verso gli agamidi tra cui appunto i Hydrosaurus, pogone e chlamydosaurus.
QUAL È L’ANIMALE PIÙ DISCUSSO O MENO APPREZZATO?
Sicuramente il serpente. Fa scaturireimmediatamente un sacco di emozioni fortissime, probabilmente è dovuto a film e televisione che demonizzano questo tipo di animali.
QUAL È IL PREGIUDIZIO PIÙ GRANDE CHE ANCORA NON È SUPERATO NEL MONDO DEI RETTILI?
Ci sono due linee di pensiero a pari merito: sono pericolosi, se si parla soprattutto di serpenti, e devono vivere in natura, perché li ha ingabbiati? Questo pregiudizio nasce dalla non informazione e sul significato di nascere in cattività. Scientificamente è molto complesso reinserire in natura un animale nato in cattività; il 100% delle volte muoiono o bisogna fare un percorso lunghissimo di anni, a volte ci vogliono più generazioni per poter reinserire in natura degli animali. Per esempio si è fatto per gli agapornis. Per tutti gli animali nati e cresciutio in cattività il loro benessere è vivere in un terrario, in un ambiente protetto dove prendersene cura nella giusta maniera.
LA SFIDA PIÙ GRANDE?
Dimostrare a tutti che tu stai facendo il tuo lavoro perché non sei il primo scemo che ha deciso di fare questa cosa, che oltre alla facciata c’è tanto studio, lavoro e formazione continua.
COME GESTISCI LE RECENSIONI E I COMMENTI?
Le recensioni e i commenti sono la parte più importante di questo mestiere, la guida su cui ti devi basare non per cambiare i tuoi contenuti, ma per capire cosa passa nella testa delle persone soprattutto da YouTube che vengono dalla tua community; quindi bisogna dargli il giusto peso.
Michele e i rettili potete seguirlo nei canali social di Instagram, TikTok, YouTube oppure nel suo sito:
www.micheleeirettili.com
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Essa affonda le sue radici nell’Azienda di famiglia del suo amministratore, Massimo Pappalardo, e in particolare, in quella passione per il mare che nel 1957 portò a Catania il proprio padre, Giovanni, a sviluppare una nuova professionalità nell’hobby dell’acquariofilia, che fino ad allora era poco diffuso e piuttosto difficile da realizzare. Per cinquant’anni, con la ditta Acquario Tropicale ha svolto l’attività di vendita e distribuzione dei migliori prodotti internazionali (Euraquarium, Tetra, Eheim, Tropic Marine, Rena, Hobby, Sander etc…) e d’importazione di organismi per acquari, servendo ben quattro generazioni di acquariofili. Nel 2004 Massimo Pappalardo ha ereditato l’attività del padre, con il quale ha collaborato sin da giovanissimo, acquisendone conoscenze, competenze e abilità che dall’acquariologia, settore di origine, ha poi esteso in tutti i campi relativi al mondo dell’acqua, con la ditta denominata Acquario57. Da qui l’ampliamento dell’offerta con la proposta di nuove attività di progettazione, realizzazione, vendita e manutenzione di ecosistemi di fauna e flora acquatica, ridefinendo gli standard in molteplici campi dei servizi e della gestione d’impianti sia in Italia che all’este-
ACQUANALITICA
“
Grazie all’esperienza maturata in oltre 60 anni di attività nel mondo dell’acquariologia, AcquAnalitica si colloca tra le più longeve attività nel settore.
”
ro. Oggi, AcquAnalitica Srl, ha inglobato Acquario 57, in un’ottica di sviluppo organico, con l’obiettivo di ottimizzare le sinergie operative e organizzative delle due aziende. Nella sua nuova compagine sociale, dove passato e presente si fondano in modo osmotico, AcquAnalitica continua a svolgere la sua attività con la preziosa collaborazione di chi, come OASE Italia Srl, condivide con essa la “passione per l’acqua”, fornendogli attrezzature tecnologiche tra le più avanzate nel panorama internazionale. La società AcquAnalitica è tra le poche in Europa, e fra le prime in Italia, interamente specializzata nella progettazione e realizzazione di innovativi impianti tecnologici, completi e integrati con proprie discipline ingegneristiche, chimiche e biologiche, per la creazione di ecosistemi acquatici per l’allevamento e coltivazione di organismi animali e vegetali, indicati nei diversi settori: agroalimentare e ristorazione alberghiero, industria, ricerca e didattica, uso ludico-terapeutico e ornamentale. Con un costante lavoro di analisi e impiego di nuove tecnologie sostenibili, finalizzate principalmente alla transizione ecologica-energetica e conseguente decarbonizzazione, la società garantisce una maggiore
funzionalità di tali ecosistemi, , proseguendo con la fornitura di servizi e materiali, fino al management degli impianti, offrendo col proprio team specifiche competenze trasversali con un know how consolidato. La particolarità dell’attività svolta da AcquAnalitica discende dall’applicazione delle tecniche e conoscenze relative alla sofisticata impiantistica dell’acquariologia, acquisite da oltre sessant’anni dalla storica azienda - trasferite al settore dell’Acquacoltura, Acquaponica e Algocoltura, con l’acquisizione dell’innovativo e UNICO sistema, denominato manca Hybrid-RAS, non solo nell’assemblaggio e nell’avvio di sistemi a ricircolo (R.A.S.), mono e multi-trofici, ma anche nei processi di risanamento acque e ripristino ambientale, il tutto nel rispetto dei principi della Circular e Green Economy. AcquAnalitica, inoltre, ha implementato il suo interesse nella realizzazione di biolaghetti, sia ornamentali che balneabili e anche di biolaghi per la pesca sportiva e allevamento ittico. Si tratta per entrambi di bacini immersi in ecosistemi naturali inseriti perfettamente nel paesaggio circostante con sistemi di fitodepurazione integrati con tecnologie
d’avanguardia, come quelle offerte da OASE. La società si occupa anche della creazione di architetture d’acqua che spaziano dai grandi acquari alle piscine vetrate ai giochi e fontane tecnologiche, nonché, dai giardini e pareti verticali in idro/acquaponica. Le attività si sviluppano attraverso progetti unici che garantiscono oltre alla funzionalità e all’efficienza anche il design e l’arredo, mediante la consegna di un prodotto completo, realizzato nella sua interezza (dall’ideazione alla creazione e successiva manutenzione). Nell’esecuzione dei lavori effettuati in questi anni l’azienda ha sempre dimostrato affidabilità e competenza professionale nel rispetto dei tempi concessi e con osservanza di quanto riportato nei contratti, dimostrabili dai certificati di regolare esecuzione delle forniture e dei lavori effettuati con gli Enti pubblici. Da qui il rilascio dell’attestazione di competenza professionale in favore dell’Azienda da parte della Regione Siciliana Dipartimento dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea.
Consulenza, progettazione e realizzazione di impianti di aquacoltura, acquaponica, biolaghetti ed ecosistemi di flora e fauna acquatica a Catania.
via Ottavio Profeta 14/16
95126 Catania – Italia
+39 095
83 60 174
+39 349 1748587
info@acquanalitica.it
AlgoPonic Hybrid Ras
Primo impianto R.A.S di acquacoltura multitrofico denominato“AlgoPonico”.
Allevamento ittico di Persico Trota (Micropterus salmoides) e coltivazione micro Alga Spirulina (Arthrospira platensis).
ACQUACOLTURA MULTITROFICA UN PROGETTO INNOVATIVO PER LE SPECIE INTEGRATE UNICO IN ITALIA
Nell’ambito del bando di attuazione della misura 2.48 del PO FEAMP “Investimenti produttivi destinati all’acquacoltura”, AcquAnalitica ha proposto in Sicilia la realizzazione dei primi impianti R.A.S. di piscicoltura con annessa algocoltura d’Italia, definita acquacoltura multitrofica integrata, per l’allevamento di specie ittiche d’acqua dolce persico spigola (Morrone saxatilis x Morone chrysops), persico trota (Micropterus salmoides) e per la coltivazione microalgale (spirulina), con annesso percorso ludico-didattico.
La particolare innovatività del progetto è determinata dal riuso dell’acqua di allevamento dei pesci per la coltivazione della microalga spirulina (Arthrospira platensis), un’alga che sta trovando successo sia nel settore dell’alimentazione umana che in quello officinale con ottime prospettive di impiego anche nell’alimentazione animale. Il vantaggio di tale integrazione risiede nella possibilità di sfruttare gli elementi nutritivi, normalmente presenti nell’acqua di allevamento ittico, per la crescita delle microalghe con conseguente riduzione delle spese colturali legate alla fertilizzazione.
In particolare, l’impiego di una porzione delle acque di allevamento dei persici, per la coltivazione della Spirulina, sarà in grado di determinare: una considerevole riduzione dei quantitativi di sali nutrienti acquistati per la coltivazione di Spirulina; una naturale integrazione di oligoelementi; una riduzione degli spazi necessari per l’immagazzinamento dei sali nutrienti; una riduzione dei tempi necessari all’operatore per la coltivazione della Spirulina, legata essenzialmente alla preparazione della soluzione nutritiva. La stessa soluzione liquida di spirulina (in coltivazione) potrà essere riutilizzata nell’allevamento ittico come nutrimento in fase larvale e successivamente l’alga, essiccata, potrà essere integrata nell’alimentazione in fase di accrescimento e ingrasso.
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I
BENEFICI DI
INSERIRE
LE
PIANTE ESTERNE IN ACQUARIO di Gloria Ciriello
In questo numero di Living Water - Acqua Viva in cui si è affrontato e sviluppato il tema dell’acquaponica ho trovato opportuno proporre un articolo in cui si trattasse di come questo sistema integrato di coltivazione di piante e allevamento di pesci possa essere in qualche modo associato all’acquario domestico. Seppur non sia una pratica molto diffusa, molti appassionati di acquari amano inserire nelle proprie vasche alcune piante da interno, immergendone una parte o solamente le radici, apportando senza dubbio numerosissimi vantaggi alla vita acquatica e alle piante stesse. Tuttavia, è importante sottolineare che quello di inserire qualche pianta esterna in acquario non si possa considerare vera propria acquaponica, ma non c’è dubbio che il funzionamento e i benefici apportati, siano sostanzialmente gli stessi. Primo tra tutti vi è l’assorbimento da parte delle piante dei nutrienti in eccesso presenti nell’acqua, come ad esempio nitrati e fosfati. Questo processo, parte del naturale ciclo di crescita delle piante, aiuta a mantenere i livelli di questi elementi ad una soglia accettabile, evitando accumuli dannosi per i pesci e riducendo la crescita di alghe indesiderate, soprattutto in vasche sovrappopolate. Per comprendere appieno questo concetto è necessario conoscere il ciclo dell’azoto,
un processo biologico fondamentale che si verifica in tutti gli ecosistemi acquatici. Il ciclo inizia con la produzione di ammoniaca (NH₃) e ammonio (NH₄ ⁺ ) dopo la decomposizione di rifiuti organici presenti in vasca, come le scorie dei pesci, resti di cibo, foglie che muoiono ecc.. . Questi elementi sono altamente tossici per i pesci se accumulati in eccesso. Parte di essi viene assorbita direttamente dalle piante, mentre il resto viene convertito, mediante il processo di nitrificazione, prima in nitrito (NO₂ ) poi in nitrato (NO₃ ) , da batteri chiamati rispettivamente Nitrosomonas e Nitrobacter, che popolano tutta la vasca, ma la cui concentrazione maggiore è dentro il filtro. I nitrati sono utilizzati come nutrimento dalle piante, ma un accumulo può causare la fioritura di alghe, che se ne alimentano esattamente come le piante, e ad elevati livelli diventano dannosi, pericolo che possiamo scongiurare effettuando un cambio parziale d’acqua. Inserendo nel nostro acquario ulteriori piante esterne che assorbono dalle loro radici direttamente l’ammoniaca, i nitriti e i nitrati, si contribuisce a ridurre la concentrazione di queste sostanze, garantendo in primis la salute degli abitanti della vasca e prevenendo la proliferazione di alghe, riducendo infatti la disponibilità di nutrimenti per la crescita di quest’ultime. Oltre
a questo indiscutibile vantaggio, coltivare piante esterne con una parte immersa in acquario apporta ulteriori benefici, come il creare un rifugio per i piccoli pesci per nascondersi, riposare e riprodursi, riducendo lo stress per quelli più timidi e creando un ambiente più naturale e stimolante, ma non solo, anche aumentare l’ossigenazione dell’acqua, infatti durante la fotosintesi, le piante producono ossigeno come sottoprodotto. Inoltre le piante possono agire come un filtro naturale, sia catturando detriti sospesi nell’acqua e riducendo così la necessità di manutenzione del filtro meccanico, sia fungendo da substrato per la crescita dei batteri protagonisti nel ciclo dell’azoto, supportando la filtrazione biologica. Infine, ma non da sottovalutare, le piante esterne aggiungono un aspetto decorativo piacevole all’acquario nel suo complesso, donando un tocco di naturalezza ulteriore e aggiungendo un po’ di colore dentro le mura domestiche. Per quanto riguarda invece le tipologie di piante, quella che più comunemente viene inserita è senza dubbio il Pothos (Epipremnum aureum), in quanto è molto resistente e facile da coltivare, con una grande capacità
di assorbire nitrati e fosfati e vive bene se posizionata esternamente con le radici immerse in acqua, tuttavia non si tratta dell’unica tipologia di pianta che possiamo abbinare alle nostre vasche. Anche il Filodendro (Monstera deliciosa) è una scelta comune, in quanto è resistente e può crescere bene anche in condizioni di scarsa luce, assorbendo efficacemente i nutrienti dall’acqua, come anche il papiro, il giunco, la canna e molte altre. Queste infatti sono solo alcune delle piante esterne che possono essere utilizzate come decorazione e supporto nel processo di rimozione degli elementi in accumulo in un acquario. Nel caso decidessi di inserirne alcune, il mio consiglio è quello di fare delle ricerche approfondite in modo da assicurarti di selezionare le piante che siano adatte al tuo scopo, in base alle esigenze specifiche del tuo acquario, tra cui le dimensioni della vasca, la tipologia di pesci e le condizioni dell’acqua, e che tu riesca a fornire loro una cura adeguata alle loro necessità, in compenso loro potranno contribuire a creare un ecosistema più equilibrato, sostenibile e piacevole per i suoi abitanti, nonché esteticamente gradevole per gli spettatori.
COSMOGARDEN
La biennale del verde d’Italia. Cosmogarden è la manifestazione fieristica per eccellenza dedicata alla progettazione, realizzazione, arredo e manutenzione degli spazi verdi indoor ed outdoor; è un’occasione di incontro unica tra le esigenze di chi vuole realizzare o rinnovare spazi outdoor e indoor garden e le competenze dei migliori professionisti del settore del verde e dell’arredo. Confrontarsi direttamente con prestigiosi costruttori di giardini e landscape designer; scoprire le ultime tendenze nei settori e conoscere le più recenti tecnologie e attrezzature per la manutenzione del verde sono alcune delle occasioni che si possono vivere in questo evento.
La scorsa edizione si è svolta nel 2022 e ha affrontato tra vari argomenti la tematica delle biopiscine, una soluzione ecologica per la sostenibilità ambientale. Nel contesto attuale in cui la preoccupazione per l’ambiente e la sostenibilità è sempre più prominente, emergono soluzioni innovative che non solo offrono svago e benessere, ma contribuiscono anche alla salvaguardia dell’ecosistema. In questo contesto, le biopiscine si ergono come una pietra miliare della sostenibilità ambientale, offrendo un’alternativa ecologica e all’avanguardia
alle tradizionali piscine chimiche. Nel Nord Europa è una tradizione consolidata: costruire una piscina significa rispettare il territorio circostante e, quindi, la scelta ricade inevitabilmente su tipologie green, come le biopiscine. Realizzate senza cemento armato, progettate per favorire l’incremento delle varietà di flora e di fauna, oltre che per regalare uno specchio d’acqua balneabile, sono una soluzione interessante. Negli ultimi anni anche in Italia stanno avendo successo: i vantaggi sono evidenti e non riguardano solo l’adesione a una filosofia eco. “Le biopiscine offrono diversi vantaggi rispetto a quelle tradizionali clorate. – spiega Marcello Bianchin, OASE Italia srl - Innanzi tutto la sostenibilità ambientale, dal momento che utilizzano un sistema di filtraggio naturale che elimina la necessità di prodotti chimici come il cloro e l’acido per regolare il pH. Questo riduce l’impatto ambientale e la presenza di sostanze chimiche dannose nell’acqua, contribuendo a preservare l’ecosistema circostante. Inoltre, la qualità dell’acqua è migliore: il sistema di filtraggio naturale delle biopiscine aiuta a mantenere l’acqua pulita e priva di sostanze nocive in modo più efficace rispetto ai prodotti chimici tradizionali. Infine, le biopiscine sono progettate per integrarsi armoni-
COSTRUIRE UNA PISCINA SIGNIFICA RISPETTARE IL TERRITORIO CIRCOSTANTE. LE BIOPISCINE SONO PROGETTATE PER INTEGRARSI ARMONIOSAMENTE CON L’AMBIENTE CIRCOSTANTE, OFFRENDO UN’ESTETICA PIÙ NATURALE E ACCATTIVANTE.
osamente con l’ambiente circostante, offrendo un’estetica più naturale e accattivante rispetto a quelle tradizionali”.
Qual è la differenza sostanziale tra la biofiltrazione e la filtrazione chimica classica?
“La differenza sostanziale risiede nei metodi utilizzati per purificare e mantenere l’acqua della piscina. La biofiltrazione di tipo 5 si basa sull’utilizzo di filtri specializzati che ospitano batteri denitrificatori e zooplancton, oltre a filtri meccanici che intrappolano i fosfati presenti nell’acqua. Questi filtri, noti anche come filtri a scambio ionico, eliminano i fosfati, una fonte di nutrimento per alghe e batteri, limitando così la loro crescita e mantenendo l’acqua pulita e chiara. Questo metodo non coinvolge l’uso di sostanze chimiche aggressive come il cloro e gli acidi correttori del pH. D’altra parte, la filtrazione chimica classica si basa sull’utilizzo di sostanze chimiche per sterilizzare l’acqua che agiscono uccidendo i batteri, le alghe e altri microrganismi presenti, mantenendola così sicura per il nuoto. Tuttavia, l’uso di prodotti chimici può causare irritazioni cutanee, problemi respiratori e può avere un impatto negativo sull’ambiente circostante. Inoltre un monitoraggio costante è necessario, in quanto la presenza di molti nutrienti si rivela potenzialmente problematica dal punto di vista della salute qualora ci fosse uno sbalzo nel pH o il cloro avesse esaurito la sua efficacia”.
E i costi?
“C’è una riduzione dei costi a lungo termine: sebbene l’installazione iniziale di una biopiscina possa essere leggermente più costosa rispetto ad una vasca tradizionale, nel lungo periodo comporta risparmi significativi. L’eliminazione dei costi legati all’acquisto e alla gestione dei prodotti chimici per il trattamento dell’acqua, il minor costo elettrico d’esercizio, il consumo ridotto d’acqua compensano decisamente il costo iniziale aggiuntivo”. In un momento in cui la consapevolezza ambientale è fondamentale per affrontare le sfide globali legate al cambiamento climatico e alla conservazione delle risorse naturali,
le biopiscine rappresentano un passo significativo verso uno stile di vita più ecologico e sostenibile nell’insieme della progettazione di uno spazio outdoor, giardini e aree verdi. Le biopiscine, spesso denominate piscine naturali, integrano armoniosamente il design paesaggistico con i principi di filtrazione naturale, utilizzando piante acquatiche, microbi e materiali filtranti naturali per mantenere l’acqua pulita e sicura per il nuoto. Questo approccio elimina l’uso di sostanze chimiche nocive come il cloro, riducendo notevolmente l’impatto ambientale e promuovendo la biodiversità. Sara Ezio Cammarata ad illustrare quali tecniche utilizzare per un giardino zen grazie alla realizzazione di biolaghi e giochi d’acqua.
Quali piante vengono utilizzate per la depurazione delle biopiscine?
“L’organizzazione mondiale delle acque balneabili ha definito 5 tipologie che vanno dal tipo 1 totalmente naturale, praticamente un laghetto in cui la filtrazione viene delegata totalmente alle piante, al tipo 5 dove è compatta come una piscina e la filtrazione è totalmente controllata per mezzo di filtri.- spiega Ezio Cammarata, titolare dell’omonima Azienda agricola - Si parla di laghetto balneabile per le tipologie 1, 2 e 3 e biopiscina per la 4 (piscina con una piccola parte piantumata, anche non direttamente annessa alla zona balneabile), e propriamente la tipo 5 non è formalmente distinguibile da una al cloro o al sale (che sempre al cloro è, prendendolo dal cloruro di sodio e libera appunto il cloro)”.
Una biopiscina richiede condizioni particolari come spazio o localizzazione, rispetto ad una piscina tradizionale?
“No, la biopiscina di tipo 5 necessita esattamente degli stessi ingombri di una classica, mentre dal tipo 1 al 4 va considerato lo spazio per la zona di rigenerazione, dove andranno piantumate le piante”.
Comunicato stampa curato da: Testori Comunicazione
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PERCHÈ ALLEVARLI?
Scritto
“Ma questi sono ciclidi? Non mi piacciono i pesci che mettono in disordine l’acquario!” Corre l’anno 2018 e siamo al PetsFestival a Piacenza. Un visitatore sta commentando uno degli acquari al banchetto dell’Associazione Italiana Ciclidofili. Non è la prima volta che un acquariofilo, seppur di lungo corso e di grande passione, denigra i ciclidi, spesso dipinti come pesci difficili e da evitare.
Il primo ciclide importato fu Australoheros facetum e siamo nel 1895. Uno tra i primi libri di acquariofilia in lingua inglese, Goldfish Varieties and Tropical Fish di Thomas Innes del 1917, riportò: “È sempre stata una questione di meraviglia per me il fatto che così pochi acquariofili mantengono Ciclidi nella loro collezione privata. Presumibilmente le principali ragioni sono, primo, che richiedono grandi vasche; secondo, che sono di temperamento combattivo e pronti a uccidersi l’un l’altro, cosicché una bella coppia di pesci appariscenti troppo spesso finisce per diventare una feroce vedova e, terzo, che la maggior parte di loro ha l’incorreggibile abitudine di sradicare e anche mordere le belle piante acquatiche a livello del fondo distruggendolo.” Nel 1952 il Dottor Axelrod nel libro Tropical Fish as a Hobby rincarò la dose: “Tra gli acquariofili comuni i Ciclidi sono usualmente impopolari per la loro taglia e poiché mangiano i pesci piccoli. Alcuni di loro diventano odiosi e per questa ragione richiedono una vasca separata.” D’altro canto, “Alla maggior parte delle persone piacciono pesci che si possono vedere senza una lente d’ingrandimento e i ciclidi ricadono in questa categoria. La maggior parte di loro ha bellissimi disegni e colorazioni.” Ad affermarlo fu uno dei padri dell’acquariofilia americana, Walter Lannoy Brind, colui che aveva recensito i ciclidi nel libro di Innes. Inoltre “Un’altra raccomandazione del gruppo dei ciclidi è il fatto che sono molto robusti e che non hanno bisogno di particolare riscaldamento se allevati nell’ambiente domestico (i primi ciclidi provengono da aree subtropicali, nda)… I ciclidi sono molto prolifici e i giovani sono facili da crescere”, continua W. Lannoy Brind. Insomma, potremmo riassumere il messaggio in: allevate i ciclidi perché si vedono bene, sono belli e si riproducono senza problemi.
In Italia, nel primo numero di Acquario-Natura in casa (1979) Enzo Bitonte, prolifico autore del tempo, firmò l’articolo Ciclidi sì, ciclidi no. Le prime righe sono rivelatrici: “Perché devo scrivere un articolo su di un pesce che la maggioranza degli appassionati giudica impossibile da allevare o comunque da tenere in acquario e che perciò non degnerebbe della minima attenzione ciò che scriverei in esso?” La fine degli anni ’70 e gli ’80 per la ciclidofilia furono anni di grandi cambiamenti per l’arrivo dei ciclidi dei grandi laghi africani, in particolare del lago Malawi. Si trattò di una vera e propria
sbornia ciclidofila che continua tuttora. In precedenza, gli unici africani che si potevano trovare erano alcuni fluviali in un mercato dominato dai grandi ciclidi del Centro e Sud America.
Nei miei acquari ho sempre allevato ciclidi e quando mi chiedono il perché la risposta è semplice: il comportamento e gli adattamenti. Pochi altri pesci possono vantare una tale varietà di comportamenti sociali, di corteggiamento e riproduttivi. L’anagrafe scientifica (fishbase. org) certifica che la famiglia dei Ciclidi raggruppa 1782 specie (sono quelle con nome scientifico, ma diverse centinaia di altre sono in fila all’ufficio di collocamento per reclamare un nome che vada oltre lo species) diffuse tra le Americhe, l’Africa, il Medio Oriente e l’India. Stiamo parlando di pesci che manifestano un enorme ventaglio di forme (compresse, depresse, cilindriche affusolate, tozze…), taglie (dai 4 cm della femmina di Lamprologus callipterus agli 80 cm di Boulengerochromis microlepis) e colori.
Se Darwin avesse conosciuto i ciclidi, nei libri di testo di scienze non si parlerebbe dei fringuelli delle Galapagos (14 specie, 14!), ma di ciclidi. I ciclidi, inoltre, abitano quasi ogni tipo di ambiente acquatico. Li troviamo nelle acque scure come il tè e in quelle chiare e limpide, negli enormi fiumi sudamericani e nelle pozze dei deserti più assolati, nelle zone di rapida e nelle acque ferme. La maggior parte dei ciclidi è di facile allevamento e riproduzione se rispetti le regole base di una adeguata dimensione della vasca e buona qualità dell’acqua. Mentre scrivo ho almeno tre diverse specie con i piccoli. Tutte e tre depongono le uova su substrato, ma che differenze tra loro! Una coppia appartiene ai ciclidi gioiello (ora raggruppati nel genere Rubricatochromis, ma fino a poco tempo fa noti come Hemichromis) che collocano oltre un centinaio di uova su un sasso o su un legno e si prendono entrambi cura della nuvola di piccoli che dopo circa una settimana nuota nella vasca alla ricerca del cibo. Per questi ciclidi val la pena utilizzare generalmente acquari che vanno dai 100 ai 250 litri. Per dar loro compagnia ho trovato utile introdurre dei piccoli barbi
Bibliografia
1979. Bitonte E. Ciclidi sì, ciclidi no. Acquario, 1(1): 12-17.
africani del genere Enteromius. Rinforzano il legame di coppia e offrono un’utile distrazione ai partner nei momenti di tensione. Un’altra specie, un ciclide del Camerun ( Benitochromis sp.), depone le uova sulla volta di una grotta e dopo circa una settimana la femmina raccoglie le larve in bocca. Dopo circa un’altra settimana le passa al maschio che a sua volta le ripassa alla femmina dopo pochi giorni e così per quasi due mesi: un caso da manuale di incubazione orale biparentale larvofila. La coppia in questione ha impiegato oltre due anni per riuscire ad arrivare al grado di affiatamento richiesto per il passaggio delle larve. Un buon acquariofilo deve avere la pazienza di un santo. Un’altra specie ancora (Gobiocichla wonderi) invece non forma coppie fisse, se non durante il periodo riproduttivo, e quando si riproduce non ha vere e proprie cure parentali, ma si occupa perlopiù di allontanare gli eventuali intrusi dal proprio territorio. Purtroppo, ha una sola riproduzione all’anno! Si potrebbe continuare descrivendo le varie forme di harem tipiche degli Apistogramma, l’incubazione orale materna dei ciclidi del lago Malawi, le riproduzioni nelle conchiglie dei ciclidi del lago Tanganica.
Certamente molti ciclidi scavano incessantemente il fondo, divelgono radici, si nutrono delle piante d’acquario, in particolare i grandi ciclidi centroamericani, e manifestano un’elevata territorialità. Si tratta tuttavia di pesci di grande intelligenza che, se allevati in vasche ben strutturate e adeguatamente allestite, mostrano colori meravigliosi e sofisticati comportamenti naturali. È necessario, tuttavia, progettare con chiarezza le proprie vasche: tipologia di biotopo, compagni di acquario, allestimento. E scegliere di allevare i ciclidi adatti all’ambiente che possiamo offrire.
Al visitatore del PetFestival che abbiamo incontrato in apertura dell’articolo che ci chiede “Cosa mi consigliate quindi? Voglio mantenere una folta vegetazione e allevare diversi caracidi”, suggeriamo “Prendi dei Mikrogeophagus altispinosus, il parente boliviano del più noto M. ramirezi. Ha minori pretese, conviene allevarlo in gruppo, non è particolarmente aggressivo e non rovina le piante. E manco a dirlo è un ciclide.”
1998. Wayne S. Lebel. A long legacy of Cichlid bashing and not. Tropical Fish Hobbyist, 46(11): 146-151.
FOCUS ASSOCIAZIONI
Associazione Italiana Ciclidofili
AIC è una associazione che promuove la conoscenza dei ciclidi e degli ambienti naturali in genere da oltre trent’anni. Organizza convegni con relatori internazionali e italiani e pubblica un bollettino trimestrale dedicato a questi incredibili pesci. Nata nel 1993 da un gruppo di appassionati di Ciclidi provenienti da varie esperienze associative, AIC ha sempre cercato di essere un punto di incontro per tutti coloro che volevano scambiarsi notizie, esperienze con questi fantastici pesci, spesso bistrattati dai “normali” acquariofili e dagli addetti ai lavori del settore. Punto di forza dell’Associazione fin dal 1994 è il Congresso annuale in cui si ha la possibilità di assistere a conferenze dei maggiori esperti del settore italiani e mondiali, oltre a poter cercare, all’interno della mostra di acquari, pesci non sempre procurabili sul mercato. Punto di forza dell’Associazione fin dal 1994 è il Congresso annuale in cui si ha la possibilità di assistere a conferenze dei maggiori esperti del settore italiani e mondiali, oltre a poter cercare, all’interno della mostra di acquari, pesci non sempre procurabili sul mercato.
Se volete fare parte di AIC:
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“
Se Darwin avesse conosciuto i ciclidi, nei libri di testo di scienze non si parlerebbe dei fringuelli delle Galapagos, ma di ciclidi.”
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Per unirsi alla community: www.acquarinaturali.it e pagina Facebook Acquari Naturali
Acquari Naturali
RINNOVARE L’ACQUARIOFILIA PER IL MONDO MODERNO.
Sappiamo benissimo che il mondo dell’acquariofilia è in crisi.
Anche se il settore è in crescita a livello mondiale, l’incremento dei costi energetici e il cambio di sensibilità delle nuove generazioni verso la detenzione di animali non convenzionali hanno portato ad una massiccia riduzione delle vendite negli ultimi 15 anni, e ancora di più nell’ultimo anno. Che sia necessario un cambio di approccio all’hobby è evidente.
Già gli acquari pubblici lo hanno capito da diversi anni: sono passati da essere meri centri di esposizione di pesci trattati alla stregua di attrazioni da circo, a poli più complessi con spazi dedicati all’apprendimento, alla sensibilizzazione verso tematiche ambientali, alla ricerca e alla conservazione. Lo scopo di Acquari Naturali in fondo è questo: cambiare il modo di percepire l’acquario, non più come oggetto di arredo ma come l’op-
portunità di portare in casa un pezzo di natura, in cui poter osservare le complesse dinamiche ecologiche che ogni giorno regolano la vita tra i 5 vetri. In acquario i pesci si possono abituare alla nostra presenza e donarci lo spettacolo delle danze nuziali, delle parate e dei combattimenti, siano essi rivolti alla conquista del territorio o della compagna; possiamo vedere come lentamente si disgregano gli arredi e come le piante crescano plasmate dalla luce e dalla corrente, e scoprire quali relazioni tessono fra loro tutte le parti. Già. L’acquario è una vera e propria finestra su un mondo a noi pressoché sconosciuto e dominato da regole totalmente diverse dalle nostre, che possiamo avere il privilegio di osservare in casa tutti i giorni. E proprio questo è, obiettivamente, l’unico modo per capire il loro ambiente: non ce ne sono altri. Puoi fare immersioni o ti puoi appostare sui bordi di un fiume per un giorno, ma sarai sempre una presenza scomoda, una possibile minaccia, che renderà la maggior
“L’acquario, non più come oggetto di arredo, ma come l’opportunità di portare in casa un pezzo di natura.”
parte degli animali poco inclini a mostrarsi per la loro unicità. Quindi, per raggiungere questo obiettivo ambizioso è importante l’azione di tutti! Anche come privati possiamo fare molto per dare solidità al settore: si può partecipare a progetti di conservazione ex situ (come Parosphromenus project, Goodeid working group ecc), oppure contribuire finanziando progetti in situ (come Project piaba ecc), oppure partecipare attivamente alla vita delle associazioni territoriali italiane che si prodigano per tenere viva la fiamma dell’acquariofilia!
Nel nostro piccolo abbiamo già organizzato alcuni eventi. Workshop presso fiere di settore (Petsfestival 2023 a Cremona), in negozi come a Le Onde a Izano (CR) e una manifestazione di due giorni al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa a Calci (PI) dove ci sono state conferenze ed attività rivolte ad appassionati e bambini. Alle attività con i più piccoli, in special modo, puntiamo molto. Speriamo di vederti presto ad uno dei nostri eventi!
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APPROFONDIMENTI
TECNICI
Scritto da:
Alice Caneschi, medico veterinario
Lorenzo Tarocchi, specialista in acquacoltura ornamentale
Enea Tentoni, ittiopatologo
LA PRIMAVERA
NEL LAGHETTO KOI
Bibliografia
- Abdel Rahman, Afaf N., Mohamed F. M. Farag, Alshimaa A. Khalil, Elsayed M. Younis, Abdelwahab A. Abdelwarith, Shimaa R. Masoud, Shefaa M. Bazeed, et al. 2024. «The anti-parasitic effect of Melaleuca alternifolia oil against gills monogeneans (Dactylogyrus spp) infestation of Clarias gariepinus: Hematology, immune response, and histopathological/immunohistochemical investigation of gills». Aquaculture 584 (aprile): 740639. https://doi. org/10.1016/j.aquaculture.2024.740639.
- El-Bab, Ahmed F. Fath, Asem A. Amer, Mohamed M. El-Nawsany, Ibrahim H. Ibrahim, Ali H. Gouda, Ahmed A. El-Bahlol, e Mohammed A. E. Naiel. 2024. «Oregano Leaf Extract Dietary Administration Modulates Performance, Redox Status, Intestinal Health, and Expression of Some Related Genes of Nile Tilapia ( L.)». Annals of Animal Science 24 (1): 179–90.
-Fadeifard, F., M. Raissy, M. Jafarian, H.R. Boroujeni, M. Rahimi, e M. Faghani. 2018. «Effects of Black Seed (Nigella Sativa), Ginger (Zingiber Officinale) and Cone Flower (Echinacea Angustifolia) on the Immune System of Rainbow Trout, Oncorhynchus Mykiss». Arquivo Brasileiro de Medicina Veterinaria e Zootecnia 70 (1): 199–204. https:// doi.org/10.1590/1678-4162-8489.
A primavera, quando il fotoperiodo e le temperature aumentano, le carpe koi iniziano a svegliarsi dal torpore invernale e ad essere più attive. Ad inizio aprile si deve prestare particolare attenzione alla transizione alimentare dal periodo invernale, con un’alimentazione scarsa, al periodo primaverile, con la ripresa dell’alimentazione, effettuando un passaggio lento e graduale ed evitando bruschi aumenti nella somministrazione. In questo momento, infatti, ci troviamo ad uscire dalla pausa invernale, con il filtro non in condizioni ottimali e pesci che possono essere debilitati. Aumentando la somministrazione di cibo aumenterà il carico organico totale, dovuto sia all’aumento del carico da deiezioni, sia alla quota di mangime non ingerito. Questo aumento, combinato con un filtro scarico, comporta un innalzamento dei composti azotati e una variazione nei valori dell’acqua. Questi sbalzi sono fonte di stress per le koi, dove si ha un abbassamento del sistema immunitario, con possibile insorgenza di patologie batteriche che possono sommarsi, a loro volta, a pregresse patologie parassitarie. I sintomi delle patologie batteriche e parassitarie nelle carpe koi tendono ad essere molto simili, rendendo così difficili le diagnosi; nonostante questo il riconoscimento tempestivo della presenza di un problema è essenziale. Inoltre, parassitosi e batteriosi spesso convivono insieme e sono causa una dell’altra. I parassiti, infatti, possono procurare traumi fisici all’animale che favoriscono, successivamente, la proliferazione batterica di patogeni
come ad esempio Flavobacterium spp. e Aeromonas spp. Essendo i sintomi di queste patologie nella maggior parte dei casi aspecifici, consigliamo sempre di rivolgersi ad un professionista qualificato per la corretta identificazione e risoluzione della patologia. Tuttavia, il saper riconoscere quali sono i sintomi che indicano uno stato di stress nelle koi è utile per poter agire in maniera tempestiva e per evitare la progressione della patologia. Di seguito riportiamo un breve elenco di segnali a cui prestare attenzione. Sono campanelli di allarme che dimostrano che i pesci non sono in forma ottimale.
Pesci singoli che non hanno le tipiche reazioni di fuga o reazioni al cibo, stanno separati dagli altri, in angoli lontano dalla corrente, statici, o sul fondo o in su-
Lesione
perficie, ma non reattivi.
Pesci inappetenti.
Pesci raggruppati, statici, a
pinne chiuse, con respirazione opercolare lenta e che si posizionano lontano dalla corrente: potrebbe essere un comportamento riconducibile a parassitosi, come ad esempio la malattia dei puntini bianchi o Ictio (causata da Ichthyophthirius multifiliis). A livello visivo, si può osservare un ispessimento del muco, un aspetto “lattigginoso” della koi.
• La presenza di iperemie o dei reticolati di vene, indicatori di stress, visibili soprattutto nelle carpe con colori chiari.
• Un evidente gonfiore che inizialmente si presenta nella parete addominale dell’animale, producendo una protrusione verso l’esterno delle squame, è indice di una abnorme ritenzione di fluidi e liquidi all’interno del corpo del pesce, chiamata idropisia. Questa è causata da uno stato infiammatorio e nei casi più avanzati porta la koi ad avere un aspetto “simil pigna”.
Un’attenzione particolare va rivolta alla presenza di sfrangiamento delle pinne, spesso correllato a batteriosi.
Nel caso si osservino pesci sfregarsi sul fondo o sulle pareti laterali e/o arredi, il cosiddetto flashing, questo è al 90% indice di parassitosi.
so delle ripercussioni sul laghetto, sia a livello di ecosistema che di filtro, con effetti collaterali sulla fisiologia delle koi. Questi trattamenti, infatti, hanno un effetto diretto e negativo, oltre che sui pesci, anche sui valori dell’acqua e sui batteri depuranti, causando l’aumento di ammoniaca e di nitrati che si ripercuote poi sulla fisiologia delle koi. Per risolvere questo problema possiamo utilizzare dei prodotti naturali di origine vegetale di libera vendita e con effetti benefici sulle koi. Tra questi prodotti, in particolare, troviamo quelli a base di piante officinali e oli essenziali. Tra le piante officinali degne di interesse in questo campo dobbiamo sicuramente ricordare le piante appartenenti al genere Echinacea, come Echinacea angustifolia e E. purpurea, note per la loro azione antibatterica, antinfiammatoria e immunomodulatrice (Fadeifard et al. 2018). Per i loro effetti antiparassitari, antimicrobici e antinfiammatori, gli oli essenziali delle piante officinali sono stati utilizzati per secoli. L’olio essenziale di Melaleuca alternifolia, conosciuto come Tea tree oil, è noto in campo farmaceutico per il suo effetto fungicida e germicida ad ampio spettro. Questo olio essenziale contiene diverse sostanze fitochimiche che dimostrano la loro efficacia antiossidante, antinfiammatoria, antiparassitaria e antimicrobica. Inoltre, grazie a una ridotta tossicità e all’assenza di effetti irritanti sulle mucose, il suo utilizzo viene indicato anche nel caso di infezioni cutanee (Abdel Rahman et al. 2024). Un altro olio essenziale noto in acquacoltura è l’olio essenziale di Origanum vulgare, che contiene composti con potenti proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antibatteriche, antiparassitarie, e antistress, alcuni dei quali vanno a stimolare anche la risposta immunitaria innata (El-Bab et al. 2024). foliaceus Lesione
Ogni volta che si osservano comportamenti anomali, colorazioni atipiche, pesci che vengono a boccheggiare fuori o che opercolano molto o poco, va chiesto il parere di un esperto. Nel frattempo, soprattutto per gli allevatori più esperti, si possono utilizzare dei prodotti di libera vendita per un pronto intervento. Questi prodotti in base alla patologia e allo stadio della stessa, possono essere talvolta risolutivi o utili nel tamponare la patologia in attesa della diagnosi da parte dello specialista. Trattare con le koi con sostanze chimiche come antiparassitari e antibiotici ha spes-
TARTARESCUE: IL PRIMO RIFUGIO PER TARTARUGHE D’ITALIA
L’associazione Apae APS e il progetto TartaRescue sono i primi in Italia ad aver realizzato un rifugio per tartarughe riconosciuto e autorizzato dagli enti preposti. La differenza con il classico “centro di raccolta” già presente in Italia da anni, è che il rifugio per tartarughe opera secondo ingressi e uscite di tartarughe, esattamente come farebbe un canile per cani o gatti. Il focus di un rifugio è l’adozione degli animali, mentre il centro di raccolta opera per il confinamento finché morte non ci separi. Il rifugio per le tartarughe aprirà il prossimo maggio 2024 con l’inaugurazione, che sarà su invito. Saranno attese le principali autorità, media e aziende che hanno supportato nella creazione del rifugio e che, come noi, condividono il pensiero che anche gli “animali strani” come le tartarughe, siano animali d’affezione a tutti gli effetti, e che quindi abbiano bisogno di un progetto adozioni e ricollocamento etico a garanzia del loro futuro. La sede del TartaRescue è in provincia di Milano, la posizione esatta non verrà mai comunicata dall’associazione a tutela delle tartarughe presenti, soprattutto per evitare spiacevoli fenomeni di abbandono in relazione alla normativa complessa con le Trachemys scripta (Tartarughe invasive), specie che purtroppo non gode del diritto di adozione, e dunque rimane tristemente esclusa dal progetto TartaRescue.
Hai un laghetto in giardino? Forse potresti aiutarci!
Molti proprietari di laghetti, bio piscine e pond spaziosi potrebbero star considerando l’inserimento di una tartaruga d’acqua dolce nel proprio spazio acquatico. Soprattutto per le famiglie, immaginate quanto sarebbe carino avere un pet che vive nello stagno di casa, da curare si… ma che allo stesso tempo vive in un ecosistema esterno all’abitazione e adatto alle sue esigenze. Ovviamente in questo caso, l’invito è di adottare la tartaruga più adatta alla vostra situazione, valutando insieme ai volontari la specie e l’esemplare che più si adatta alle vostre esigenze, clima e spazi.
Potete contattarci scrivendoci alla mail tartarescue@gmail.com
Ogni specie per tutte le regioni d’Italia
All’interno del progetto TartaRescue abbiamo specie nord americane come le Graptemys spp e le Pseudemys spp. Queste specie effettuano letargo regolarmente in tutta Italia, sono particolarmente docili e nella stagione primaverile estiva tendono a prendere il sole sulla riva dello stagno e ad entrare in confidenza con i proprietari. Le Graptemys spp sono principalmente carnivore, dunque è quasi impossibile che rovinino le piante del vostro laghetto, per quanto riguarda le Pseudemys spp, dipende strettamente da ogni situazione e dal tipo di pianta. In generale più il laghetto è grande, meno la tartaruga darà fastidio alla vegetazione. All’interno del progetto TartaRescue ospitiamo anche le specie asiatiche: Mauremys reevesi e Mauremys sinensis, queste due specie sono l’ideale per chi ha una parte emersa consistente e piantumata oltre al laghetto. Le M. reevesi sono tartarughe semiacquatiche, non è raro vederle pascolare sul prato e rintanarsi fuori dall’acqua. Sono tra le specie più docili e affascinanti e rimangono anche di dimensioni contenute, contando massimo 15 cm di carapace da adulte. Le M. sinensis sono le “giganti buone”, sono una delle poche specie di tartarughe acquatiche ad essere completamente vegetariana da adulta, amante delle acque tiepide e dei depositi naturali di limo sul fondale. Generalmente sono più timide rispetto alle altre specie, ma quando il proprietario riesce a “conquistare” la loro fiducia può ottenere ottimi feed back di risposta per una convivenza pacifica. Nota bene: Graptemys, Mauremys reevesi e sinensis sono specie che evadono dal laghetto in caso non si trovino in una situazione a loro confortevole. Di solito scappano a causa di temperature troppo elevate, in generale consiglio di valutare l’adozione di una tartaruga d’acqua solo a chi ha un laghetto esposto al sole al mattino, e all’ombra al pomeriggio; e soprattutto a chi è disposto a creare una rete di contenimento antifuga.
Che cosa significa adottare una tartaruga?
Al contrario di quello che si possa pensare le tartarughe del tartarescue non sono esemplari prelevati dall’ambiente naturale, ma nati in cattività e venduti nei negozi. Purtroppo questo fenomeno di distribuzione massiva, causa tanti abbandoni e richieste di adozioni, oggettivamente se non hai un laghetto non dovresti prendere una tartaruga. Dunque la maggior parte delle persone che vive in appartamento, ad un certo punto cercherà una nuova sistemazione per la propria tartaruga. Le tartarughe d’acqua dolce delle specie sopra descritte se gestite in laghetto esterno sanno essere animali d’affezione che richiedono cure minime se paragonate ad altri animali esotici. Allo stesso tempo le tartarughe richiedono tanta passione, sanno essere rettili molto indipendenti, ma a differenza di quello che si dice sono estremamente intelligenti. Alcune specie prediligono le piante, altri soggetti invece non intaccano nessun elemento del laghetto, dunque la valutazione dell’esemplare e della specie deve essere effettuata con il personale preparato considerando una convivenza pacifica che rispetti le idee del nuovo proprietario. Ovviamente più è grande il laghetto meno problemi avrà la vostra tartaruga, ma allo stesso tempo sarà più difficile osservarla.
Se vuoi adottare una tartaruga d’acqua dolce puoi scriverci alla mail tartarescue@gmail.com
Se ti piace il progetto e vuoi contribuire alla risoluzione del problema puoi anche sostenerci tesserandoti all’associazione APAE APS al sito www.apaepadova.org oppure versando il tuo 5x1000 al 92040580281
Le forme prefabbricate rendono particolarmente semplice la costruzione di laghetti
Il mangime verde per ciclidi erbivori contiene la miscela di alghe ad alto potere nutritivo, con il 12% di alghe Kelp, il 12% di alghe Clorella e il 2% di alghe Schizochytrium. Una quota extra di acidi grassi omega-6 contribuisce inoltre alla vitalità del pesce.
godiamoci la natura!
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Luci RGB e bianche controllabili in un unico sistema tramite il controller e l’app OASE Switch
Controllate comodamente dallo smartphone l’intero sistema della biopiscina con Easy Garden Control (EGC) riceverete informazioni sullo stato in qualsiasi momento, ovunque voi siate!
Nulla da aggiungere.
Con tintura di Echinacea, oli essenziali di Tea Tree e Origano.
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