LivingWater 006

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LIVING WATER ACQUA VIVA

Benvenuti al secondo capitolo del nostro viaggio nella sostenibilità. Dopo aver esplorato il legame tra alimentazione e pratiche sostenibili, questo numero ci immerge nel cuore pulsante del nostro pianeta: l’ambiente acquatico. L’acqua, fonte di vita e simbolo di purezza, è oggi al centro di una rivoluzione verde che coinvolge l’intero settore. Le aziende legate all’acqua viva stanno ridisegnando il futuro, abbracciando pratiche innovative per ridurre il loro impatto ambientale e preservare questa risorsa preziosa. In queste pagine, vi guideremo attraverso un mosaico di storie e prospettive che illuminano il cammino verso un futuro più sostenibile. Nadia Paterno ci svelerà i retroscena del bilancio di sostenibilità della sua azienda, un esempio concreto di come la responsabilità ambientale possa integrarsi nel DNA aziendale. Mihaela Simeonova ci aggiornerà sui progressi del gruppo OASE, tracciando la rotta del settore verso orizzonti più verdi. L’eutrofizzazione, una minaccia crescente per i nostri ecosistemi acquatici, sarà al centro dell’analisi di Kate Waters-Hart, che ci offrirà

uno sguardo approfondito su cause, effetti e soluzioni di questo fenomeno critico. Ma la sostenibilità non si ferma all’acqua. Esploreremo il successo di un progetto Water Technology in Spagna, dimostrazione tangibile di come l’innovazione possa sposarsi con la sostenibilità. L’architetto paesaggista Simone Febbrari ci guiderà attraverso i segreti di giardini sostenibili, mentre ammireremo la maestosità di un giardino zen di 240 metri quadrati, realizzato per Cosmograden 2024. Infine, ci immergeremo nel mondo affascinante dei koi con l’esperto allevatore Campo Giardini e il medico veterinario Pietro Nieddu, scoprendo come la cura di questi animali si intrecci con pratiche di gestione sostenibile degli habitat acquatici. Questo numero è un invito a riflettere, a ispirarsi e ad agire. Ogni goccia conta nel grande oceano del cambiamento, e insieme possiamo trasformare la nostra relazione con l’acqua e l’ambiente, creando un futuro in cui sostenibilità e progresso fluiscano in armonia. Buona lettura, e che queste pagine possano essere fonte di ispirazione per un domani più verde e blu.

LIVING WATER

MAGAZINE EDITORE

OASE Italia

DIRETTORE RESPONSABILE

Marcello Bianchin

DIRETTORE CREATIVO

Anna Fraron

FOTOGRAFIA

Daniele Bonizzoni

OASE

REDAZIONE

Alessandro Brazzalotto

HANNO COLLABORATO

Gloria Ciriello

Livio Leoni

Fabio Quaglini

Gianpiero Nieddu

Simone Febbrari

Ezio Cammarata

Le Onde

Kate Waters-Hart

Alice Caneschi

Lorenzo Tarocchi

Enea Tentoni

PUBBLICITÀ

OASE

biOrb

GreenVet

Benza srl

STAMPA

Tipografia Sartore

OASE Italia info.it@oase.com www.oase.com

Marcello Bianchin
Direttore Generale OASE Italia
Cari lettori,

3

SOSTENIBILITÀ

Nadia Paterno ci racconta come è possibile creare valore per il territorio attraverso il lavoro e l’assunzione di responsabilità verso il futuro

7

MIHAELA SIMEONOVA

Quando la sosteniblità diventa un lavoro fatto di processi, abitudini e piani d’azione

10

EUTROFIZZAZIONE

Kate Waters-Hart, limnologa ci spiega le cause, gli effetti e il ripristino degli impatti dell’eutrofizzazione nelle acque

17

PARQUE EUROPA

Progetto di riqualificazione di un lago in Spagna

22

GIARDINERIA

Jimmy Pignatelli, fondatore della catena di Garden Giardineria ci racconta la sua storia umana e imprenditoriale

29

WATER NURSERY

Una realtà italiana che coltiva e salvaguardia più di 1500 tipologie di piante acquatiche

CONTENUTI

Edizione numero 006

33

KOI

Gianpiero Nieddu, medico veterinario, ci spiega come gestire e mantenere sana una carpa koi

37

ALLEVARE KOI

Dal Giappone a Cervesina. L’Azienda Agricola Campo Giardino e il suo allevamento

40

ESTATE

Gloria Ciriello e la gestione dell’acquario nella stagione estiva

42

COSMOGARDEN

Un rifugio di pace e riflessione, un luogo dove immergersi nella natura e nella meditazione

47

APISTOGRAMMA NIJSSENI

Un nuovo approfondimento curato da Livio Leoni

54

SPAZIO ALLE PIANTE

Landscaper Simone Febbrari descrive lo stretto rapporto tra l’uomo e la natura e la sua necessità di progettare giardini

IMMANCABILI

FOCUS AZIENDE

APPROFONDIMENTI TECNICI

Intervista

Nadia Paterno

16 società e 800 collaboratori in tutta Italia. Queste le cifre del Gruppo Paterno di cui fanno parte le società Eurobrico, CasaTua, Xlam Dolomiti, Funevie Lagorai e Melagorai. Storia e competenze italiane insediate in Trentino dal 1986. Abbiamo Intervistato Nadia Paterno sul tema della sostenibilità e ci ha raccontato quanto sia essenziale per crescere come azienda e come persone.

Cosa significa per te far parte della società e della famiglia Paterno?

Essere parte della società e della famiglia Paterno significa molto per me. La nostra storia familiare ha radici profonde nell’imprenditoria del Trentino, e il nostro impegno si è sempre concentrato sulla crescita e lo sviluppo del territorio locale. Far parte di questa famiglia significa portare avanti una tradizione di solidi valori che sono stati fondamentali nella nostra cultura aziendale e che guidano ogni nostra azione. Il nostro codice etico, adottato da tutte le società del gruppo, ci impegna a operare in conformità con le leg-

gi e i regolamenti, oltre a promuovere la responsabilità sociale e ambientale. Per me, questo si traduce in un impegno costante nel garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso, e nel prendere decisioni che non solo favoriscano la crescita dell’azienda, ma che contribuiscano anche al benessere delle comunità in cui operiamo. Dirigere il reparto ecommerce di Eurobrico S.p.A. mi offre l’opportunità di contribuire direttamente alla realizzazione degli obiettivi di sostenibilità del gruppo. La

nostra strategia si basa sull’ascolto dei clienti, la creazione di relazioni di fornitura sostenibili, la riduzione dei consumi energetici e il miglioramento continuo della sicurezza sul lavoro. Questo impegno verso la sostenibilità è una parte fondamentale del nostro modello di business e rispecchia i valori con cui sono cresciuta. In sintesi, far parte della famiglia Paterno significa per me essere parte di una tradizione imprenditoriale che valorizza il territorio, mette al centro le persone che lavorano al suo interno per farle crescere professionalmente e si dedica al miglioramento continuo, con un forte impegno verso la sostenibilità e la responsabilità sociale.

Vuoi raccontarci cos’è e come è nata in voi l’esigenza di stilare il Bilancio di sostenibilità?

La decisione di stilare il Bilancio di Sostenibilità è nata dalla necessità di affrontare le sfide e le evoluzioni del contesto normativo e sociale. Negli ultimi decenni, le normative, l’attenzione crescente dei consumatori e le pressioni delle istituzioni finanziarie hanno orientato il mondo degli affari verso un approccio più consapevole e attento nei confronti dell’ambiente, delle persone e delle comunità. Il Gruppo Paterno ha deciso di integrare i principi di sostenibilità nella propria strategia aziendale per creare un impatto positivo sociale, ambientale ed economico. Promuoviamo il cambiamento e la diffusione della cultura della sostenibilità tra tutti i nostri stakeholder per aumentare il livello di consapevolezza e sensibilità attraverso progetti,

servizi e prodotti sempre più orientati alla sostenibilità. Il nostro impegno non si limita solo a garantire che le iniziative, le politiche e le certificazioni in ambito ESG (Environmental, Social e Governance) vengano comunicate in maniera trasparente e veritiera, ma anche ad assicurare che tali principi siano integrati nella nostra operatività e nelle relazioni con i clienti e i fornitori. Questo ci permette di generare valore condiviso per i diversi stakeholder, inclusi clienti, fornitori, dipendenti, comunità locali e pubblica amministrazione. Il primo Bilancio di Sostenibilità del Gruppo Paterno si focalizza principalmente sulle aziende che servono l”Ambiente casa” e sull’impianto sciistico di Funivie Lagorai, riflettendo così il nostro impegno verso una gestione sostenibile e responsabile del nostro business.

Quali sono i valori che avete riscoperto e le azioni che avete deciso di attuare?

Nel corso della redazione del Bilancio di Sostenibilità, abbiamo riscoperto valori fondamentali che definiscono l’identità e l’operato del Gruppo Paterno e delle sue società. Questi valori sono la nostra bussola morale e ci guidano nelle decisioni aziendali, contribuendo a una cultura organizzativa positiva. I valori che abbiamo riscoperto includono:

Integrità nel rispetto di leggi e regolamenti: L’azienda crede profondamente nei valori democratici e rispetta tutte le normative applicabili sia a livello locale che internazionale. Responsabilità, passione, collaborazione e dialogo: Questi principi ci animano e ci fanno riconoscere nel nostro impegno verso clienti, collaboratori, comunità locali e l’intero ecosistema.

• Etica e trasparenza: La condivisione di ideali e obiettivi è basilare per la creazione di collaborazioni efficaci, assicurando un comportamento etico e trasparente in tutte le nostre attività

Le azioni che abbiamo deciso di attuare per concretizzare questi valori includono:

1. Adozione del Codice Etico: Nel 2021, Eurobrico ha stilato un proprio Codice Etico per regolare i diritti e le responsabilità nei confronti dei vari stakeholder, definendo valori morali e procedure chiare e uniformi.

2. Modello di organizzazione, gestione e controllo: Sempre nel 2021, Eurobrico ha adottato il “Modello di organizzazione, gestione e controllo ex D.Lgs. 231/2001” per garantire una conduzione del business conforme ai principi di integrità e correttezza.

3. Iniziative per la sostenibilità: Il Gruppo Paterno ha integrato i principi di sostenibilità nella propria strategia aziendale, promuovendo cambiamenti culturali e operativi volti alla creazione di un impatto positivo sociale, ambientale ed economico. Ciò include la riduzione dei consumi energetici, l’adozione di misure per migliorare la sicurezza sul lavoro e il clima interno, e la creazione di valore condiviso con il territorio e le comunità.

Queste azioni rappresentano il nostro impegno concreto per un futuro sostenibile, migliorando continuamente le nostre prassi operative e promuovendo una cultura aziendale basata su principi solidi e condivisi.

Cosa significa per voi sostenibilità per l’ambiente

e per le persone?

La sostenibilità per noi significa un impegno concreto e costante verso l’ambiente e le persone, integrando i principi ESG (Environmental, Social, Governance) in tutte le nostre attività aziendali.

Per l’ambiente:

Monitoraggio e riduzione dei consumi energetici e delle emissioni: Ci impegniamo a monitorare e ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas serra. Ad esempio, adottiamo misure per migliorare l’efficienza energetica nelle nostre operazioni e promuoviamo l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. Gestione responsabile delle risorse naturali: promuoviamo la gestione responsabile delle risorse naturali, riducendo gli sprechi e adottando pratiche di economia circolare per minimizzare l’impatto ambientale.

• Protezione della biodiversità: ci sforziamo di proteggere la biodiversità, integrando misure che preservino gli ecosistemi locali nei nostri processi operativi.

Per le persone: Investimento nel capitale umano: Riconosciamo che i nostri dipendenti sono una risorsa fondamentale per il successo del Gruppo. Ci impegniamo a proteggere la diversità e unicità di ogni individuo, promuovendo il benessere e sostenendo lo sviluppo personale attraverso programmi di formazione continua. Supporto alle comunità locali: Il nostro impegno si estende anche alle comunità locali dove operiamo. Sosteniamo progetti che migliorano il benessere sociale ed economico delle comunità, collaborando con enti locali e altre organizzazioni per generare un impatto positivo. Trasparenza e dialogo: Manteniamo un dialogo aperto e trasparente con tutti i nostri stakeholder, inclusi dipendenti, clienti, fornitori e comunità locali, per assicurarci che le nostre azioni siano sempre orientate a un impatto positivo e sostenibile.

Questi impegni riflettono la nostra convinzione che la sostenibilità non sia solo una responsabilità, ma anche un’opportunità per innovare e creare valore condiviso a lungo termine.

C’è un progetto o un risultato che ti sta particolarmente a cuore e che vorresti condividere con noi?

Attualmente, stiamo concentrando i nostri sforzi su numerose azioni semplici ma efficaci, che possono generare benefici immediati. Per esempio, stiamo implementando pratiche di riciclo e riduzione dei rifiuti, dando nuova vita a prodotti che altrimenti verrebbero smaltiti, rinnovando l’illuminazione nei negozi, utilizzando eco-carburanti per i nostri veicoli e mezzi pesanti, e prestando maggiore attenzione alla selezione dei materiali dei prodot-

GRUPPO PATERNO

ti che commercializziamo, tra molte altre iniziative. Inoltre, abbiamo avviato progetti di maggiore portata economica, i cui benefici saranno visibili nel lungo periodo. Tra questi, spicca l’installazione di 27 impianti fotovoltaici sui nostri immobili. Questo è solo l’inizio di un percorso che ci entusiasma e che promette di avere un impatto positivo crescente nel tempo.

La famiglia Paterno si occupa di agricoltura da più generazioni ed è proprio l’azienda agricola a conduzione familiare ad aver dato origine alla differenziazione dei modelli di business e alla futura costituzione della holding. La coltivazione di prodotti agricoli alle pendici del Lagorai e le attività commerciali connesse hanno permesso alla famiglia di allargare lo sguardo verso orizzonti territoriali più ampi, senza mai tradire le origini. Lo sviluppo sociale ed economico del territorio è la mission del Gruppo che, non a caso, ha scelto di insediarsi proprio in Valsugana.

Il Gruppo Paterno è una delle più importanti realtà imprenditoriali del Nord Est italiano. 16 società, 16 business unit diverse per un totale di 160 milioni di fatturato e oltre 50 punti vendita BtoC.

www.gruppopaterno.it info@gruppopaterno.it

Via della Stazione 100

38059 Castel Ivano (TN) Italia

Azione immediata contro gli odori e i gas tossici di fermentazione

Chi è responsabile di un corpo idrico lo sa bene: se sul fondo si formano fanghi organici a causa di un'eccessiva crescita di alghe, di solito si formano anche cattivi odori a causa della carenza di ossigeno. Possono essere rilasciati anche gas di fermentazione tossici, che possono mettere in pericolo interi stock ittici.

Il nuovo SchlixX OxySpeed offre un aiuto immediato e a lungo termine

• Il contenuto di ossigeno nell'acqua aumenta immediatamente in modo significativo

• Le sostanze che causano odori e l'idrogeno solforato tossico vengono ossidati

• L'attività dei batteri che producono gas nocivi è inibita

• I gas di fermentazione non possono riformarsi a lungo termine

• La morte dei pesci causata dalla carenza di ossigeno o dall'idrogeno solforato viene prevenuta efficacemente.

Per combattere i fanghi e gli odori nei corpi idrici sono disponibili anche altri due prodotti specialistici e gli odori nei corpi idrici: SchlixX favorisce la naturale decomposizione dei fanghi a lungo termine, prevenendo così anche i cattivi odori. SchlixX Plus utilizza ulteriori microrganismi acquatici per ridurre i sedimenti organici in modo attivo ed efficace.

SOSTENIBILITÀ

QUANDO LO STILE DI VITA DIVENTA

UN LAVORO

Mihaela Simeonova

Ciao Mihaela!

Qual è il tuo ruolo attuale in OASE?

Sono l’International CSR & Sustainability Manager dell’intero Gruppo OASE. A causa delle numerose abbreviazioni esistenti in questo campo, ho deciso di aggiungere Sostenibilità al mio titolo di posizione per far capire ai colleghi di cosa mi occupo in realtà. Si tratta di una posizione nuova per l’azienda. In linea di massima, sono responsabile della progettazione, dell’assetto e della cultura aziendale in materia di sostenibilità (ovvero delle prospettive di sostenibilità ambientale, sociale, economica e di governance). Com-

prende strategie, processi, piani d’azione, relazioni e comunicazione agli stakeholder interni ed esterni.

Come hai deciso di lavorare nel settore della sostenibilità?

Ho studiato International Business & Economic Relations, poi International Marketing & Sales. Ho lavorato nel settore del Product Management per circa 6 anni. Tuttavia, ho sempre voluto fare di più nel campo della sostenibilità e nel corso degli anni mi sono impegnata privatamente in alcune iniziative sociali e ambientali. L’anno scorso, quando OASE ha creato questa nuova posizione, ho deciso che era giunto il momento di essere coraggiosa e di correre il rischio. Mi sono candi-

data internamente (lavoravo già per OASE) e ho ottenuto il lavoro e ora non c’è più scampo sui temi della sostenibilità anche in ambito professionale! Sono una persona molto curiosa, amo imparare, non ho paura di prendermi delle responsabilità e sono anche un’ottima amante del networking. Credo che questi siano tutti i prerequisiti per un Sustainability Manager di successo. Ho un lungo percorso di crescita davanti a me, ma sono molto grata all’azienda che mi sostiene lungo il cammino. OASE investe su di me, ha fiducia e mi lascia la libertà di esplorare, operare e implementare. Anche i miei colleghi mi sostengono e si uniscono volentieri al nostro percorso di sostenibilità.

Che cosa significa sostenibilità per te?

Essere in grado di assumersi la responsabilità di considerare i temi ambientali, sociali e di governance per i privati, le aziende e le istituzioni. Essere in grado di pensare in una prospettiva a lungo termine, riflettendo sulle conseguenze delle nostre decisioni (produrre, acquistare, consumare, vivere, ecc.).

Cosa ti spinge a lavorare nell’area della sostenibilità?

Questa nuova area di lavoro riflette e coincide con molte delle mie convinzioni personali. Sono convin -

ta che questa sia la formula per essere felici e avere successo in ciò che si fa per vivere. Sono motivata dal fatto di poter contribuire a una maggiore efficienza ed efficacia a molti livelli dell’azienda, ma anche di essere parte del cambiamento del paesaggio economico e sociale. La mia posizione prevede una collaborazione molto stretta con tutti i reparti dell’organizzazione, nonché con partner esterni, come consulenti, consulenti legali, fornitori di software, ma anche specialisti di sostenibilità di altre aziende. Questo mi motiva molto, perché amo la collaborazione tra le persone. Inoltre, sono una persona che si appassiona quando ci sono delle sfide (lo so, sembra un pò contraddittorio e un pò strano), ma è proprio così. Le sfide ci fanno uscire dalla nostra zona di comfort ed è così che cresciamo (soprattutto in termini di mentalità).

A che punto è attualmente OASE nel percorso di sostenibilità?

Puoi dirci qualcosa di più?

L’azienda ha fatto il primo passo investendo in questa nuova posizione che si concentra completamente sui temi della sostenibilità. Ho seguito alcuni corsi di formazione, partecipato ad alcuni gruppi di apprendimento e sto ancora investendo molto tempo nell’apprendimento.

In generale :

Abbiamo iniziato a considerare la struttura: collaborazione, comunicazione, sistemi, flussi di lavoro, partner, strumenti, ecc.

Abbiamo anche creato un team interfunzionale di Regulatory Affairs Team, composto da colleghi di vari dipartimenti, che può occuparsi di temi legati alla conformità (non solo con un focus sulla sostenibilità).

Allo stesso tempo, stiamo cercando di capire e mappare quali regolamenti sono rilevanti per noi, come possiamo soddisfare tutti i requisiti e, auspicabilmente, superarli.

Abbiamo effettuato l’audit di rivalutazione EcoVadis e abbiamo ottenuto la medaglia di bronzo - 61 punti su 100 (l’anno scorso 44/100).

• Attualmente ci stiamo preparando per la cosiddetta Doppia Valutazione di Materialità, che è il punto di partenza per il nostro rapporto CSRD secondo i principi guida dell’UE ESRS. Si tratta di una valutazione del modello di business da due punti di vista: la materialità dell’impatto e la materialità finanziaria, insieme alla nostra intera catena di valore a monte e a valle.

Ambiente:

Stiamo facendo dei passi avanti nella misurazione dell’impronta di carbonio aziendale in tutte le nostre sedi.

Insieme ai colleghi del Product Management, dell’Innovation Management e R&D, implementeremo i principi di sostenibilità nel processo di sviluppo dei prodotti e nel loro ciclo di vita. Presto avvieremo un progetto di Sustainability

Packaging per valutare gli imballaggi dei nostri prodotti.

Sociale:

Nell’area della diversità e dell’inclusione ci siamo impegnati a seguire la Diversity Charta in Germania (dove si trova la nostra sede centrale) e abbiamo implementato i primi workshop.

Governance:

Abbiamo rivisto il nostro Codice di condotta aziendale.

Abbiamo istituito un sistema di Whistleblowing in tutto il Gruppo OASE.

Abbiamo redatto la prima revisione delle politiche di sostenibilità.

Abbiamo ancora molta strada da fare, perché si tratta di una maratona. Ma stiamo lentamente e inesorabilmente valutando gli argomenti.

Applichi qualche pratica di sostenibilità nella tua vita privata?

Certamente non abbastanza. Prendo il treno, vado a piedi il più possibile invece di usare l’auto (purtroppo le regioni rurali tedesche devono ancora recuperare terreno in termini di sviluppo dei trasporti pubblici).

Poiché la mia famiglia vive in Bulgaria e io in Germania, un paio di volte all’anno vado a trovarli in aereo. Ho studiato in una scuola ebraica - quindi fin da piccoli siamo stati sensibilizzati alla scarsità d’acqua, quindi so come fare una doccia molto velocemente. Cerco di mangiare meno prodotti a base di carne e di

sceglierli con saggezza (no, non sono vegetariana!). Possiedo gli stessi mobili di seconda mano dai tempi dell’università, cerco di acquistare e consumare consapevolmente. Mio padre è un grande mago delle riparazioni: riesce ad aggiustare quasi tutto, quindi in famiglia diamo una seconda possibilità a molte delle cose che possediamo. Recentemente ho dichiarato di prestare maggiore attenzione a dove la mia banca, la mia assicurazione e i miei fondi pensione investono il mio denaro. Per concludere, credo che sia importante fare piccoli passi, usare la propria voce (come consumatore, dipendente, cittadino, ecc.) e soprattutto agire.

Cosa vorresti che cambiasse/sviluppasse nell’area della sostenibilità nei prossimi anni?

Vorrei che ci fosse un maggiore consolidamento sui temi della sostenibilità, vale a dire più standard globali, questionari, soglie e requisiti informativi. Mi piacerebbe vedere più regolamenti orientati all’azione, piuttosto che concentrarsi solo sulla rendicontazione. Ho scoperto che la rete della sostenibilità è composta da professionisti straordinari che hanno una mentalità molto aperta, desiderosi di aiutare e creativi nella risoluzione dei problemi. Vorrei che potessimo fissare obiettivi comuni, perché abbiamo tutti un obiettivo comune. E dobbiamo sempre tenere presente che la natura è uno stakeholder silenzioso, di cui dobbiamo tenere conto in tutte le nostre attività aziendali.

Grazie Mihaela e buon lavoro!

Grazie a voi!

Abbreviazioni:

CSR - Responsabilità sociale d’impresa

CSRD - Corporate Sustainability Reporting Directive (Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale)

ESRS - Standard europei di rendicontazione della sostenibilità

R&D - Ricerca e sviluppo Contatti csr@oase.com

Il lago Balaton, in Ungheria, è il più grande lago dell’Europa centrale. Immagine scattata dall’Agenzia Spaziale Europea il 27/02/2019 durante una fioritura algale (fonte foto = ©ESA)

Che cos’è l’eutrofizzazione?

Da dove provengono i nutrienti?

Eutrofizzazione

Fenomeno di arricchimento trofico di laghi, di stagni e, in genere, di corpi idrici a debole ricambio.

© Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani

Lo abbiamo chiesto a Kate Waters-Hart, limnologa. Le sue principali aree di lavoro si concentrano sulle cause, gli effetti e il ripristino degli impatti dell’eutrofizzazione nei laghi. In particolare, valuta la qualità dell’acqua, la qualità dei sedimenti, le comunità di macrofite acquatiche e le risposte allo stress delle piante acquatiche.

l’eutrofizzazione?

provengono nutrienti?

L’inquinamento da nutrienti è un fenomeno diffuso, che ha un impatto sui corpi idrici su scala globale. L’eccesso di nutrienti (soprattutto fosforo e azoto) che porta a sintomi indesiderati è comunemente definito “eutrofizzazione”. L’eutrofizzazione è un processo naturale che di solito impiega secoli per alterare in modo significativo gli ecosistemi d’acqua dolce. Tuttavia, a partire dagli anni Cinquanta le attività umane hanno accelerato la velocità di ingresso dei nutrienti nelle acque dolci, definendola “eutrofizzazione culturale”. Il cambiamento di destinazione d’uso dei terreni, l’industria, lo scarico delle acque reflue e l’intensificazione dell’agricoltura sono le principali attività che hanno portato a significative emissioni di fosforo nelle acque dolci, a livello globale. Questo apporto eccessivo di nutrienti provoca cambiamenti indesiderati nei laghi e alla fine porta al completo deterioramento della struttura e della funzione di un corpo idrico, i cui sintomi possono includere,

ma non solo, ripetute fioriture algali, esaurimento dell’ossigeno e la perdita di un ecosistema acquatico biodiverso. A causa delle attività antropiche, l’apporto di nutrienti alle acque dolci avviene molto più rapidamente di quanto avverrebbe naturalmente e può portare a un deterioramento fatale in pochi anni. I nutrienti in eccesso entrano nei corpi idrici da fonti esterne, provenienti dal paesaggio circostante (bacino idrografico), che includono fonti diffuse e puntuali. Le fonti diffuse sono quelle più difficili da identificare, in quanto possono includere più fonti e sono di solito sporadiche nell’apporto ai corpi idrici e sono tipicamente legate a forti eventi di pioggia. Alcune fonti diffuse comuni includono il deflusso di acque superficiali da campi agricoli concimati o da campi pascolati da bestiame, il deflusso da strade e cantieri o il deflusso di acque superficiali da aree ricreative fertilizzate come campi da golf, parchi e giardini. Le fonti puntuali provengono da

fonti più facilmente identificabili, come gli impianti di trattamento delle acque reflue o le fosse settiche. Una volta che il fosforo entra in un corpo idrico da fonti esterne, il fosforo può essere trattenuto e ciclato dai sedimenti del fondo del lago alla colonna d’acqua sovrastante che può essere utilizzata dalle piante acquatiche e dalle alghe per crescere. Quando le piante acquatiche e le alghe invecchiano, muoiono e

si decompongono alla fine dell’estate, i loro nutrienti vengono rilasciati nuovamente nei sedimenti. Il fosforo può essere rilasciato dai sedimenti in determinate condizioni, come la perturbazione dei sedimenti da parte delle onde, del vento o dei comportamenti di foraggiamento dei pesci, le temperature più calde, il pH elevato e l’anossia (assenza di ossigeno).

Quali sono le conseguenze dell’inquinamento da nutrienti nelle nostre acque dolci?

Le fioriture algali sono probabilmente uno dei sintomi più evidenti dell’inquinamento da nutrienti negli ambienti acquatici. L’eccesso di nutrienti, le temperature calde, la luce del sole e il basso movimento del vento e dell’acqua creano le condizioni perfette per la crescita delle alghe, che possono dar luogo a dense fioriture. Queste fioriture possono ridurre la trasparenza dell’acqua e la quantità di luce solare che raggiunge le profondità dell’acqua, riducendo la fotosintesi delle piante acquatiche sommerse e radicate. Alcune di queste fioriture possono essere dominate da alghe blu-verdi, batteri in grado di fotosintetizzare e noti anche come cianobatteri. Alcune specie di cianobatteri possono rilasciare tossine nell’acqua e possono diffondersi nell’aria, causando gravi effetti collaterali e la morte di animali selvatici, bestiame e cani se l’acqua viene consumata. Le tossine rappresentano anche un rischio per la salute umana attraverso le tossine trasportate dall’aria e il consumo di acqua e alimenti contaminati. Le tossine possono anche causare cattivo gusto e odore nell’acqua potabile, con conseguenti

costi operativi significativi. L’impoverimento dell’ossigeno è un altro sintomo dell’inquinamento da nutrienti. Quando le alghe e le piante acquatiche iniziano a invecchiare, morire e decomporsi, cadono sul fondo di un corpo idrico e vengono decomposte dai batteri che respirano nei sedimenti. Se c’è molto materiale organico da decomporre, le concentrazioni di ossigeno si riducono, causando condizioni di ipossia (poco ossigeno) o anossia (assenza di ossigeno). La riduzione delle concentrazioni di ossigeno può mettere sotto pressione le popolazioni ittiche. L’ipossia o l’anossia possono causare eventi di mortalità di massa dei pesci, noti anche come “uccisioni di pesci” e, di conseguenza, possono alterare la composizione della comunità e la struttura delle specie in un lago. Tutti i sintomi dell’inquinamento da nutrienti comportano costi di gestione significativi che vengono effettuati per evitare la perdita di biodiversità e di servizi ecosistemici (un servizio che il corpo idrico fornisce, ad esempio l’acqua potabile o le attività ricreative) che un corpo idrico fornisce e per mantenere una buona qualità dell’acqua.

Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici sull’eutrofizzazione dei corpi idrici?

I modelli di cambiamento climatico e il riscaldamento del clima hanno un impatto sui regimi idrologici, tra cui l’intensità e la frequenza delle precipitazioni che portano a un aumento della regolarità e della gravità del deflusso delle acque superficiali nei corpi idrici e della possibilità di eventi alluvionali. Le inondazioni influiscono sulla tempistica e sulla forma dell’apporto di nutrienti nei corpi idrici,

provocando impulsi di apporti estremi di nutrienti. Una volta che i nutrienti entrano in un corpo idrico, in particolare il fosforo, rimangono all’interno del sistema e possono essere ciclati durante le condizioni naturali del corpo idrico. Durante questo periodo, il fosforo può essere rilasciato dai sedimenti alla colonna d’acqua sovrastante per essere utilizzato da piante e alghe per crescere. Quando

c’è un eccesso di fosforo immagazzinato nei sedimenti, esso può alimentare fioriture algali per decenni o addirittura secoli, anche quando le fonti esterne di nutrienti del corpo idrico sono state ridotte. Questo fenomeno è dovuto alla ciclicità del fosforo all’interno di un corpo idrico ed è noto come “carico interno”. Le temperature più calde dell’aria aumentano la temperatura dell’acqua nei sistemi d’acqua dolce. L’acqua più calda può favorire la crescita di alghe e specie invasive che possono superare le specie autoctone. L’aumento delle temperature metterà sotto

pressione anche le specie che vivono in acque più fredde, poiché l’acqua più calda non trattiene la stessa quantità di ossigeno disciolto dell’acqua fredda, il che può causare stress nei pesci. Le temperature più calde aumentano anche gli agenti patogeni trasmessi dall’acqua e le concentrazioni di alcuni inquinanti. Ci sarà un maggiore rilascio di nutrienti dai sedimenti e una maggiore quantità di materia organica da disgregare da parte dei batteri che respirano, il che porterà a eventi ipossici e anossici più frequenti che possono causare la morte dei pesci.

Fonti antropogeniche di fosforo nell’ambiente acquatico (fonte fotografica = W.J. Brownlie, M.A. Sutton, K.V. Heal, D.S. Reay, B.M. Spears. (eds.), (2022) Our Phosphorus Future. UK Centre for Ecology and Hydrology, Edimburgo. doi: 10.13140/RG.2.2.17834.08645)

Cosa si sta facendo per salvaguardare e ripristinare le nostre acque dolci dall’inquinamento da nutrienti?

Gli scienziati continuano a discutere su quali nutrienti limitare quando si cerca di controllare l’eutrofizzazione dei laghi. Alcuni scienziati ritengono che solo il controllo del fosforo sia sufficiente a regolare i sintomi dell’eutrofizzazione, mentre altri pensano che sia necessario ridurre sia l’azoto che il fosforo. Dati recenti suggeriscono che è importante ridurre sia il fosforo che l’azoto che entrano nelle nostre acque dolci per migliorare la qualità dell’acqua. Il fosforo è stato in genere al centro degli sforzi di riduzione dei bacini di ripristino dei laghi, poiché si trova in concentrazioni inferiori rispetto all’azo-

to necessario per la crescita algale. L’azoto può essere rilasciato nell’atmosfera anche attraverso la denitrificazione (quando il nitrato viene ridotto in azoto gassoso dai batteri denitrificatori presenti nei sedimenti, che viene poi rilasciato nell’atmosfera) nei corpi idrici. Quando invece il fosforo entra nel corpo idrico da fonti esterne, rimane nel corpo idrico e passa dai sedimenti del fondo alla colonna d’acqua, ripetutamente fino a quando non si adottano misure per “spegnere” questo ciclo. In tutto il mondo esistono numerose politiche volte a migliorare la qualità dell’acqua, con particolare at-

Quali sono i metodi disponibili
per combattere l’inquinamento da nutrienti e i suoi sintomi?

La riduzione degli scarichi di fosforo dagli impianti di trattamento delle acque reflue e dall’industria è fondamentale per ridurre il carico di fosforo nelle nostre acque dolci. L’implementazione di misure che intrappolino i nutrienti che entrano nelle acque sono altri primi passi per migliorare il sistema. Le misure possono includere, ma non solo, soluzioni basate sulla natura, come la creazione di foreste ripariali, di zone umide, di canali di drenaggio vegetati e di schemi agricolo-ambientali che includono l’aggiunta di fasce tampone/margini nei campi agricoli lungo i corsi d’acqua. Sono importanti anche i miglioramenti nelle pratiche di gestione del territorio, come la lavorazione minima del terreno invece dell’aratura, l’ottimizzazione dell’uso dei fertilizzanti attraverso la comprensione della chimica del suolo e l’applicazione solo dei nutrienti che sono carenti nei terreni agricoli. Purtroppo, alcuni corpi idrici sono talmente inquinati che le sole misure di gestione dei bacini idrografici non sono in grado di riportare un sistema di acqua dolce a una buona qualità. Un processo chiamato carico interno si verifica quando il fosforo è entrato nel corpo idrico e viene trasportato dai sedimenti del fondo del lago alla colonna d’acqua sovrastante per alimentare la crescita algale. Negli ultimi anni le misure di gestione si sono concentrate sulle misure di bonifica del fosforo all’interno del lago per cercare di “spegnere” questo ciclo del fosforo e contribuire ad accelerare il recupero del lago dall’inquinamento da fosforo. Esistono molti metodi di gestione all’interno dei laghi per combattere i sintomi dell’inquinamento da nutrienti e controllare le concentrazioni di nutrienti per migliorare la qualità dell’acqua. Ogni metodo di mitigazione ha meccanismi di funzionamento, risultati, impatti, durata, applicazione e costi diversi. La maggior parte di questi metodi di mitigazione viene utilizzata per trattare i sintomi dell’eutrofizzazione e non la causa o le cause. Esistono metodi biologici, fisici e chimici per controllare i sintomi e alcune delle cause. Le misure biologiche, come la rimozione dei pesci, contribuiscono ad aumentare la limpidezza dell’acqua impedendo la perturbazione dei sedimenti e il rilascio di fosforo dai sedimenti attraverso il comportamento alimentare dei pesci. Tuttavia, spesso è necessario rimuovere oltre il 70% delle specie ittiche bentoniche per vedere miglioramenti nella qualità e nella limpidezza dell’acqua. Anche il trapianto di piante acquatiche può essere utilizzato per favori-

re il ripristino di specie desiderabili o per aumentare la stabilità dei sedimenti, ma questo metodo è adatto solo quando le concentrazioni di nutrienti sono sufficientemente basse da sostenere le comunità di piante acquatiche. L’aggiunta di batteri benefici può aiutare a bilanciare l’ecosistema e a decomporre il materiale organico in eccesso prodotto dalle fioriture algali. Misure fisiche come l’aerazione o l’ossigenazione possono contribuire a migliorare le concentrazioni di ossigeno nelle acque più profonde e sono spesso utilizzate come misura di emergenza per sostenere le popolazioni ittiche quando le concentrazioni di ossigeno disciolto sono basse. Per aumentare le concentrazioni di ossigeno nei corpi idrici e prevenire le uccisioni di pesci sono stati utilizzati anche prodotti a base chimica, come il perossido di idrogeno o composti che rilasciano perossido di idrogeno, come il perossido di calcio o il percarbonato di sodio. Il dragaggio dei sedimenti è stato utilizzato per rimuovere i sedimenti preesistenti e approfondire i corpi idrici, ma può essere dannoso e costoso e spesso i problemi di nutrienti sono ancora presenti. Le misure chimiche sono state ampiamente utilizzate per controllare le concentrazioni di fosforo nei corpi idrici e gestire una delle principali cause dei problemi di qualità dell’acqua. Queste misure includono l’uso di sali di ferro, sali di alluminio, carbonato di calcio e argille modificate con lantanio che legano direttamente il fosforo. Sono disponibili anche prodotti a base di perossido di calcio che controllano il rilascio di fosforo attraverso diversi meccanismi. A seconda della posizione geografica, è possibile utilizzare alghicidi per combattere direttamente le fioriture algali ed erbicidi per combattere le piante acquatiche invasive non autoctone. Nell’UE, le opzioni sono limitate per controllare le fioriture algali e le piante acquatiche invasive non autoctone. Per controllare le fioriture algali si possono usare prodotti a base di perossido di idrogeno e percarbonato di sodio. Il perossido di idrogeno è in fase di revisione come biocida da utilizzare per preservare i sistemi acquatici, ma il perossido di idrogeno rilasciato dal percarbonato di sodio è registrato dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche per essere utilizzato nei biocidi, tuttavia non è registrato ovunque in Europa. I coagulanti possono essere utilizzati anche per rimuovere le cellule algali dalla colonna d’acqua verso i sedimenti del letto. Anche i coloranti e la paglia d’orzo sono comune-

mente utilizzati nei corpi idrici più piccoli, ma i risultati sono contrastanti. I coloranti hanno un impatto anche sugli organismi non bersaglio e la paglia d’orzo necessita di condizioni molto rigide per essere efficace. Nella maggior parte dei casi, a seconda del problema, i gestori delle acque utilizzano una combinazione di metodi di gestione per controllare gli effetti collaterali dell’inquinamento da nutrienti. Negli ultimi anni la gestione dei laghi

sta adottando un approccio più proattivo per cercare di trattare la causa del sintomo, piuttosto che i sintomi stessi. Per farlo in modo efficace, è necessario attuare un piano di monitoraggio che aiuti a diagnosticare il problema e a individuare le opzioni di mitigazione più adatte per contribuire al ripristino o alla salvaguardia dei corpi idrici. Una gestione più proattiva che reattiva consentirà di risparmiare sui costi di gestione nel lungo periodo..

Perché è importante salvaguardare e ripristinare i corpi idrici?

I corpi idrici sono utilizzati per molte ragioni diverse: hanno un valore estetico, forniscono servizi essenziali per la società, come la fornitura di acqua e cibo, la regolazione della qualità dell’acqua, la ricreazione e, in alcuni luoghi, possono avere un significato culturale. Senza una buona qualità dell’acqua, la società e la biodiversità ne risentono. L’inquinamento da nutrienti e l’eutrofizzazione rappresentano rischi significativi per gli ecosistemi d’acqua dolce, a livello globale. L’inquinamento da nutrienti e i relativi sintomi non potranno che peggio-

rare con l’aumento della popolazione umana, l’ulteriore cambiamento di destinazione d’uso dei terreni, l’intensificazione dell’agricoltura e i cambiamenti climatici. Il monitoraggio dei corpi idrici è incredibilmente importante per comprendere i cambiamenti nella loro qualità, le cause, le conseguenze e le possibili soluzioni per controllare l’inquinamento da nutrienti nelle acque dolci. È fondamentale lavorare per mitigare le cause dell’inquinamento da nutrienti e preservare i nostri preziosi ecosistemi d’acqua dolce in modo sicuro, efficace e sostenibile.

Kate Waters-Hart è la nuova limnologa globale di OASE. Kate è entrata a far parte di OASE nel gennaio 2024, risiede in Scozia (Regno Unito) e proviene da 6 anni di lavoro nel settore dei laghi. Ha svolto ricerche e lavorato in precedenza con la bentonite modificata con lantanio ed è esperta di diverse tecniche di ripristino dei laghi, in particolare delle misure di mitigazione del fosforo. Le sue principali aree di lavoro si concentrano sulle cause, gli effetti e il ripristino degli impatti dell’eutrofizzazione nei laghi. In particolare, valuta la qualità dell’acqua, la qualità dei sedimenti, le comunità di macrofite acquatiche e le risposte allo stress delle piante acquatiche. Ha completato nel 2019 il suo dottorato di ricerca che ha analizzato il recupero delle piante acquatiche in seguito all’applicazione di bentonite modificata con lantanio presso il Centro britannico di ecologia e idrologia e l’Università di Stirling, in Scozia. Al suo dottorato hanno partecipato anche partner di Natural England, Environment Agency, Nature Scot e dell’industria; inoltre ha conseguito un master presso l’Università di East Anglia in Ecologia applicata e conservazione e il suo progetto di ricerca si è concentrato sulle larve di libellula e damigella e sulla previsione dell’occupazione di varie specie di larve in siti di rilevanza ecologica; la tesi è stata sostenuta dalla British Dragonfly Society. Kate ha esperienza di lavoro nella comunità della ricerca scientifica e nei settori pubblico e privato. Ha collaborato con diverse comunità, tra cui il mondo accademico, le agenzie di conservazione, le agenzie di regolamentazione, i proprietari terrieri privati e l’industria. Ha maturato una buona esperienza nel lavoro e nel coinvolgimento di diversi utenti finali nei suoi precedenti ruoli professionali, lavorando per Natural England e completando uno stage presso il National Trust. Nei ruoli precedenti si è concentrata sullo sviluppo di aiuti per la gestione dei laghi, sulla valutazione dei metodi di gestione dei bacini idrografici, sulla creazione di piani per l’inquinamento idrico diffuso, sulla realizzazione di piani di ripristino dei laghi e sulla gestione di siti di interesse scientifico speciale.

PARQUE EUROPA

Lago ricreativo da 6.000.000 litri

Fauna: pesci, anatre, cigni, serpenti e tartarughe

Barche: a remi da diporto

Inizio progetto: Agosto 2020

Lago Parque Europa – Torrejón de Árdoz – Madrid – Spagna

1 mese dopo

PH 8,37

Applicazione Peridox 450 kg

Effetto Peridox

Applicazione SchlixX Plus 450 kg

PH 8,43

Effetto SchlixX Plus

Effetto SchlixX Plus

2 mesi dopo
4 mesi dopo

7 mesi dopo

PH 8,29

Effetto SchlixX Plus

Effetto SchlixX Plus

10 mesi dopo

Effetto SchlixX Plus

Efficiente come mai prima d’ora

AquaMax Eco Premium: la nuova generazione di pompe con tecnologia CORE 6

Godetevi la generazione di pompe più efficienti che mai dal punto di vista energetico, per un’acqua che scorre dolcemente e laghetti cristallini, con la nostra AquaMax Eco Premium migliorata. Grazie ad un flusso di corrente più uniforme, il nuovo motore garantisce un’efficienza energetica senza precedenti nel settore Premium. Ciò rende le pompe di seconda generazione a risparmio energetico estremamente silenziose e durevoli.

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Giardineria

Fiducia, innovazione e qualità. Un affare di famiglia che in 40 anni si è consolidato con idee creative e all’avanguardia.

Jimmy Pignatelli

La necessità di lavorare genera idee innovative e rivoluzionarie per il settore dei Garden come li viviamo oggi. Il Garden è l’evoluzione della serra, dell’impresa agricola che crescendo è passata dalla vendita delle sole piante al settore del commercio e di tutto ciò che vortica attorno al giardino e al mondo dell’outdoor. Per conoscere questa evoluzione abbiamo intervistato colui che ha creato il cambiamento, Jimmy Pignatelli, fondatore di Giardineria.

Un grazie particolare a Jimmy Pignatelli e ai suoi collaboratori per il tempo che ci hanno dedicato.

Se volete conoscere Giardineria potete seguirla sui canali Facebook, Instagram, YouTube, al sito: www.giardineria.com o andarli a trovare: Magenta

Corso Europa km 116,800 20013 (MI)

Olgiate Olona

Via Busto Fagnano 52 21057 (VA)

Travagliato

S.S. per Orzinuovi km 91 25039 (BS)

Cosa vuol dire essere imprenditore?

Spesso ci chiediamo cosa li differenzia e cosa li rende così unici. Abbiamo intervistato Jimmy Pignatelli, fondatore della catena Giardineria e ci siamo fatti raccontare i momenti più importanti della sua vita e del suo successo.

Buongiorno Sig. Pignatelli; partiamo dall’inizio. Quale è stato il suo percorso? Quali sono state le tappe della sua carriera?

Innanzitutto sono nato nel 1946, ho 78 anni e potrei raccontare molto della mia vita, ma così non finiremmo più! Nasco giardiniere e ho sempre fatto giardini. Essendo a Domodossola, grazie a questa posizione di confine, ho cominciato a lavorare nella Svizzera tedesca fino alla fine degli anni 70. Successivamente dalla Svizzera sono rientrato e ho sfruttato la capacità di giardiniere per occuparmi della manutenzione del verde per il comune di Magenta e altri comuni limitrofi. Nel 1983, però, all’azienda, ho aggiunto il mio primo Garden traendo ispirazione dai miei viaggi

in Olanda. L’Olanda in quegli anni era all’avanguardia e noi italiani ammiravamo la loro cultura legata alle piante; ogni casa, davanzale, finestra veniva abbellita e decorata con vegetazione o fiori. Con questa immagine ho cominciato a dare vita al mio Garden che all’inizio era una serra di piante che aveva la sua massima resa nella stagione primaverile; ma il resto dell’anno rimaneva inutilizzato. La domanda ricorrente era: cosa farò fare al personale il resto del tempo? L’idea venne guardando mio padre. Aveva una gabbietta di canarini di cui si prendeva cura. Così decisi di aggiungere per il periodo estivo l’ornitologia. Poi serviva una nuova idea per occupare i mesi autunnali e così per coincidenza nacque l’idea di esporre delle palline di Natale. Nel giro di quattro anni diventò un settore interessante, ma era necessario convincere i colleghi degli altri Garden ad inserire il Natale nelle serre e non è stato facile. Provai a collaborare con un amico che realizzava espositori da tavolo per personalizzare degli espositori dedicati al Na -

tale e li consegnai a tutti i Garden. Grazie a questa idea e alla risposta positiva dei clienti si convinsero che si potevano vendere. Iniziare per primo non fu semplice, ma sono sempre stato convinto che se tutti vendiamo le stesse cose, tutti possiamo crescere. Completare e aggiungere sempre nuovi settori e nuove idee è alla base dell’impresa. Ancora oggi il mio obiettivo è proprio questo: rinnovarsi sempre! Anche questa mattina ero con i miei collaboratori in ufficio e gli chiedevo: che cosa ci possiamo inventare? Cosa possiamo proporre al cliente per fare un’offerta maggiore? Per arrivare a questo traguardo come azienda abbiamo dovuto essere intraprendenti; da una parte trovare nuovi stimoli e dall’altra evolverci da Società Agricola a Impresa Commerciale. Questo passaggio è stato essenziale, anche se a livello legislativo è stato complicato e laborioso. Nascevamo coltivatori con una attività agricola e cambiare per ottenere una licenza commerciale significava fare un cambio di

mentalità, esplorare nuovi confini e conoscere nuove regole. Fino al 1992 ho mantenuto le due attività in parallelo, ma successivamente, grazie alla nuova struttura del Garden ho preferito dedicare tutte le energie al suo successo.

La multi-merceologia è stata la chiave di svolta. Oggi per noi è automatico associare il Natale ai Garden, ma come è stata vissuta questa novità?

Quando siamo partiti è stato un salto nel vuoto. All’epoca se desideravi delle decorazioni di Natale, palline soprattutto, andavi in cartoleria. Quando abbiamo iniziato partivo di notte per raggiungere una fabbrica a Firenze che realizzava decorazioni natalizie, caricavo scatole di addobbi che vendevo nel pomeriggio; sono stati anni divertenti perchè innovativi, ma non è stato facile trasmettere la novità e avere il supporto di mia moglie Ivana anche in questa fase è stato essenziale per il sostegno e per realizzare che ero sulla strada

giusta per creare qualcosa di unico.

Far crescere un’azienda significa vivere diversi momenti e affrontare delle difficoltà – quale è stata la più significativa?

Che conseguenze ha determinato?

I momenti significativi che ricordo sono due: un socio non adatto e il cambio dalla Lira all’Euro. Crescere velocemente facendo debito significa allontanarsi dalla realtà presente ed esporsi economicamente, nel caso di recessioni, a guai. Con il cambio di moneta questa modalità di crescita si è evidenziata perchè all’inizio il valore dell’Euro non è stato capito e la gente spendeva senza rendersene conto; ma quando hanno capito il valore c’è stata una recessione e in queste occasioni sopravvivi solo se sei una azienda solida. Aver vissuto questi momenti, seppur negativi, mi hanno guidato nel fare scelte consapevoli e lungimiranti - come consolidare il mio patrimonio immobiliare, modificare tutte le licenze da agricole a commerciale e soprattutto

ho imparato che bisogna vivere la realtà e guardarla bene in faccia per dedurre ciò che è giusto per te e la tua attività; per crescere e per raggiungere obiettivi sempre nuovi e stimolanti. Affrontare le difficoltà che la vita ti pone, per me che sono credente, ti permette di vivere serenamente, di avere un buon rapporto e il sostegno della famiglia; abbandonare le armi per vivere una vita fiduciosa, lavorando! Sempre lavorando perchè per me questa non è un’attività, ma un mondo che vivo sette giorni su sette - qualcuno me lo deve ricordare che oggi è domenica! La soddisfazione per me è aver raggiunto un bel rapporto di fiducia con i collaboratori e i fornitori che insieme fanno crescere tutti e tre i punti vendita.

Avete festeggiato 40 anni; chi è Giardineria oggi?

Giardineria oggi comprende tre punti vendita: Magenta, Olgiate Olona e Travagliato per un totale di un centinaio di persone; novanta a tempo inderminato e altre che aiutano soprattutto nel periodo natalizio che per noi comincia ad ottobre. Il personale che fa parte di Giardineria per noi è essenziale che sia formato; far crescere e assumere persone competenti è fondamentale per dare un servizio e un aiuto a chi viene ad acquistare.

Cosa significa fare parte di Aicg? Quali battaglie devono essere ancora fatte per aiutare gli operatori?

L’associazione è stata creata da

Silvano Girelli, un gran personaggio che in questi anni ha dedicato tempo e risorse ottenendo risultati soprattutto nel Nord Italia. Nell’associazione non ci sono solo Garden come il mio che hanno una superficie di 10.000/30.000 metri, ma anche nuovi giardinieri che vogliono creare il loro garden e hanno bisogno di aiuto e supporto anche a livello burocratico. Grazie all’associazione il mercato dei Garden è in continua crescita e rimane un settore importante.

Grazie di questa chiacchierata e buon lavoro!

Grazie a voi!

QUALI SONO I VOSTRI

PUNTI DI FORZA?

Le piante.

C’è una grande varietà di piante e noi abbiamo puntato sulla qualità e la quantità. Tante referenze sempre a disposizione.

COSA VI DIFFERENZIA?

La logistica che gestiamo internamente. Abbiamo un magazzino di 5.000 metri quadri con magazzinieri specializzati che gestiscono le importazioni.

QUALI LE SFIDE CHE DEVE AFFRONTARE IN QUESTO PERIODO STORICO?

Il personale. Siamo in continua ricerca di persone volenterose e qualificate.

CHI È LA CLIENTELA DI GIARDINERIA?

Normalmente sono donne, ma post Covid è aumentato l’interesse per le piante da orto quindi si sono aggiunti parecchi uomini.

HA NEL CUORE UN MOMENTO, UN EVENTO O UN PROGETTO CHE L’HA RESO DAVVERO SODDISFATTO COME IMPRENDITORE?

Non sono i fatturati che ti fanno felice. Mi piace vedere la gente che rimane un po’ sorpresa quando entra nei Garden e rimane ammirata dai colori e dalla qualità. Ancora oggi per me è importante essere presente nei Garden, conoscere e comprendere il verde, le piante, il mercato nazionale e non solo.

domande & risposte 8 domande a Jimmy

COME VEDE SÉ STESSO NEL FUTURO?

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI GIARDINERIA PER CRESCERE?

Crescere nel mondo di oggi è difficile soprattutto con l’avvento delle vendite online. Le persone non cercano più i consigli dai professionisti, ma si affidano alle informazioni che trovano nel web; quindi sono convinto che se mantieni vuol dire che sei cresciuto.

OASE HA QUESTO SLOGAN CHE È IL NOSTRO FILO ROSSO... LIVING WATER; ACQUA VIVA - CHE SIGNIFICATO HA ACQUA VIVA NELLA SUA VITA?

È una passione! Amo la pesca subacquea. Ma tradotto nel mondo lavorativo penso al mondo delle carpe e al laghetto. A Travagliato abbiamo realizzato per i vigili del fuoco un laghetto con carpe che ancora oggi, dopo ben 25 anni sono ancora in salute e da ammirare.

HA UN CONSIGLIO CHE VUOLE TRASMETTERE A CHI HA LA SUA STESSA PASSIONE O VUOLE INTRAPRENDERE UNA ATTIVITÀ IMPRENDITORIALE NELLO STESSO SETTORE?

Avendo vissuto sulla mia pelle tutto potrei darne molti. L’importante è trovare una persona appassionata che desidera imparare e ad oggi non ne trovo molte. Io non ho segreti e il dialogo è essenziale per crescere. Il mio consiglio è chiedere; se non si capisce qualcosa il segreto è chiedere!

Sicurezza

OASE FishGuard

Con la mangiatoia automatica FishGuard, potete essere certi che i vostri pesci riceveranno la quantità perfetta di cibo in modo automatico e sicuro, anche quando siete fuori casa. Inoltre, questo versatile dispositivo può essere alimentato a batteria o collegato alla rete elettrica.

Date ai vostri pesci la migliore cura con FishGuard!

www.oase.com

WATER NURSERY

Se provate a fondere disponibilità, passione e competenza, il risultato finale sarà sicuramente

WATER NURSERY, una realtà tutta Italiana!

Il vivaio nasce come collezione nell’Agro Pontino,terra notoriamente palustre, prima della grande Bonifica.

E’ li, che nei canali, fiumi, fossi della Bonifica, inizia oltre 50 anni fa la raccolta delle prime piante: la ninfea Alba, ormai praticamente scomparsa, i nuphar, l’hydrocaris morsus ranae, i giunchi i carex, gli iris pseudacorus, e tutte le piante che mano a mano vanno ad arricchire la collezione. Dalle piante autoctone si passa alle tropicali, gli iris della Louisiana, gli ensata i sibirica i fior di loto. La scarsa bibliografia esistente viene integrata dal grande lavoro di sperimentazione ed acclimatazione, i contatti all’estero ed i viaggi per studiare e vedere sul posto le piante fanno il resto, la collezione è una realtà nazionale. Se ne iniziano ad occupare i media, Repubblica, Gardenia, Geo Geo. La seconda generazione, passa dalla passione all’azienda. Riorganizza, sistematizza ed amplia gli spazi, triplica le già importanti dimensioni del vivaio,e avvia la produzione di grandi numeri di piante, siano iris, ninfee, fior di loto piante palustri,riuscendo in ogni periodo dell’anno a fornire grandi numeri di piante. Water Nursery, in sintesi può soddisfare sia il collezionista alla ricerca della pianta rara che il grossista, l’ornamentale o la fitodepurazione, le biopiscine e/o le rinaturalizzazioni. Water Nursery, ha partecipato a diversi progetti con Università ed enti di ricerca, tra i tanti ha dato il proprio fattivo contributo al progetto life+rewetland, vincitore tra l’altro di riconoscimenti europei, ed appare frequentemente sui vari media e testate nazionali di settore e non. Effettua consulenze, forniture piante e manutenzioni sia su piccoli che su grandi impianti di fitodepurazione, biolaghi, fontane ornamentali. Partecipa alle più importanti mostre mercato nazionali dove è risultato vincitore di diversi premi. La passione e la ricerca la sostenibilità il green, continuano ad essere la filosofia e la linea guida dell’azienda, le cui lavorazione tendono al biologico ( il diserbo viene fatto manualmente, e ll’utilizzo di concimi chimici è fortemente ridotto), cosi come si privilegia il ricorso ai competitor naturali ad esempio nella lotta alle zanzare con le gambusie ed i medaka.

Attualmente in vivaio vengono coltivate circa 1500 piante diverse in diversi formati e sono in corso diversi progetti. Tanta la ricerca, la sperimentazione, la collaborazione con le istituzioni per trovare, testare vecchie e nuove piante, prima di proporle al grande pubblico.

Da cinquant’anni, Water Nursery studia, informa, progetta e realizza ambienti dove l’acqua e le piante fanno da padrone.

info@waternursery.it

Latina, Via Appia, km 63 500 3200266380

Potete seguirli anche sui profili social @waternursery

Ogni piccolo bacino d’acqua era ricco di piante acquatiche, ogni organismo acquatico dava spunto ad una raccolta interessante, ed ogni pianta palustre, impreziosiva una collezione destinata ad ampliarsi sempre più; dalle prime Ninfee dagli incredibili colori agli Iris, dai fior di loto ai Giunchi di carex fino ad una delle piante più strane ed incredibili del luogo “Utricularia vulgaris.

…dal nome latino Utriculus (piccolo otre) e Vulgus (Volgo), questa pianta carnivora che ha origini Sudamericane ed ormai diffusa in gran parte d’Europa, Asia e Nord Africa, ha un segreto!

La pazienza!

Robusta, coriacea e facilmente coltivabile, Utricularia è una pianta acquatica ossigenante, corredata di piccoli sacculi a forma tubolare, gli otricoli. Posizionati sullo stelo ma a fior d’acqua, fungono da vere e proprie trappole, lei infatti attende, e mette in atto una strategia di sopravvivenza a dir poco incredibile, bizzarra ma soprattutto d’attesa! Pazientemente infatti attende che piccole prede come Paramecium, ciclops rotiferi e larve di zanzara si avvicinino ed attraverso piccole ciglia, le conduce fino all’ingresso di una ancor più piccola porticina; attraverso un meccanismo di sottovuoto, la apre e la richiude rapidamente intrappolando il malcapitato organismo. In vivaio potrete ammirare lUtricularia vulgaris che nel periodo estivo si mostra in tutto il suo splendore con infiorescenze giallo e magari in lei potrete trovare la soluzione naturale ed efficace per combattere le zanzare!

L’allevamento delle carpe koi

una splendida passione

SE INIZIATE AD INTERESSARVI ALLE CARPE KOI, RISCHIATE DI ENTRARE IN UN MONDO VERAMENTE IMMENSO E DIFFICILE DA PADRONEGGIARE.

Iniziamo col definire cosa sia una koi.

La carpa koi (chiamata anche Nishikigoi) è una varietà altamente selezionata di Cyprinus carpio, la comune carpa, anche se una parte della letteratura la farebbe derivare da Cyprinus rubrofuscus, una carpa endemica del sudest asiatico (Laos, Vietnam e Cina, principalmente). Come tutte le carpe si tratta di una specie di pesci d’acqua dolce in grado di adattarsi a diverse condizioni ambientali e per questo largamente distribuite in Europa e Asia. L’hobby delle koi le ha portate a diffondersi in tutto il mondo e, non di rado, si registrano anche immissioni non controllate in natura con conseguente impatto ambientale a volte molto rilevante data la loro capacità di adattamento. L’allevamento dei precursori delle odierne carpe koi iniziò diversi secoli avanti Cristo e la prima testimonianza di una koi risale addirittura al 620 AD, in Giappone. Nel corso degli ultimi secoli sono state selezionate tantissime varietà di koi, queste si differenziano per la colorazione, la distribuzione della colorazione sul corpo e la struttura delle scaglie, ecc. Come già accennato, la carpa koi è un pesce molto resistente in grado di sopportare le rigide temperature invernali e il caldo estivo. Una koi adulta può essere lunga anche 80 cm ed è, inevitabilmente, un pesce da laghetto. Può essere allevata in acquario fin quando è di dimensioni contenute (10 – 15 cm) ma considerando che il ritmo di crescita è estremamente elevato (una koi di buona qualità in 6 mesi può arrivare fino a 25/30 cm, se genetica e condizioni ambientali lo consentono) il laghetto diventa in brevissimo tempo la dimora definitiva. Il laghetto ideale dovrebbe essere profondo almeno 1.5 m e può essere precostruito (si trovano in commercio delle “forme” in materiale plastico da interrare in giardino) oppure progettato per forma e dimensioni tenendo sempre conto di poter disporre almeno di 1000 – 1500 litri a pesce. Il laghetto dedicato alle koi dovrà avere un efficiente sistema di filtrazione, questo perché le carpe koi, soprattutto quando sono tante e/o grosse, richiedono tanto cibo e inquinano parecchio. Tutti i pesci producono sostanze di rifiuto sotto forma di composti azotati che sono convertiti in ammoniaca (NH3), quindi in Nitriti ed infine in Nitrati.

L’Ammoniaca e i Nitriti sono molto tossici per i pesci. In natura, l’enorme volume di acqua per pesce consente di diluire queste sostanze in concentrazioni basse, in un laghetto questo è impossibile.

Il filtro dovrebbe essere proporzionato al volume d’acqua del laghetto, al numero di pesci previsto e alla loro dimensione. In commercio esistono diversi modelli di filtro adatto ad un laghetto per koi, alcuni di questi sono estremamente tecnici e la loro evoluzione deriva direttamente dalle innovazioni dell’acquacoltura industriale.

Cosa mangia una koi?

Una carpa koi mangia parecchio e, dato che il suo metabolismo è più spedito con le alte temperature (sono organismi ectotermici), sarà necessario aumentare la quantità di cibo con il progredire della bella stagione e diminuirlo con l’avanzare dell’autunno e dell’inverno.

Anche la qualità di cibo utilizzato è importante. Esistono cibi industriali la cui composizione è studiata per la somministrazione “estiva”, con bilanciato tenore di proteine, grassi, carboidrati, vitamine e sali minerali e cibi “invernali” caratterizzati da un’alta digeribilità in modo da richiedere il minimo sforzo durante la fase stagionale in cui il metabolismo lavora in maniera meno efficiente. È di fondamentale importanza stabilire con cura la quantità di cibo da somministrare.

Una carpa grassa non è in buona salute.

In natura i pesci devono muoversi per cercare il cibo e, di conseguenza, fanno parecchia ginnastica quotidianamente, in un laghetto stanno semplicemente ad aspettare che gli venga somministrata la razione quotidiana e l’attività fisica destinata alla ricerca del cibo è inesistente. il concetto “sano come un pesce” purtroppo non corrisponde alla realtà. I pesci sono esposti, così come altri animali, a patologie batteriche (primarie o secondarie), micotiche, virali (KHV, Cev, Viremia primaverile della carpa, pox, ecc.), tumorali, parassitarie (cutanee, branchiali, ecc.), legate a disordini alimentari, ecc. Una koi malata può manifestare una gran varietà di sintomi. Possiamo valutare comportamenti anomali (grattamenti sugli arredi del laghetto, salti improvvisi fuori dall’acqua, disappetenza, ecc.) così come modificazioni cutanee (arrossamenti più o meno localizzati, opacizzazione della cute localizzata o generalizzata, ecc.) o alterazioni più importanti (distensione addominale, per esempio, in caso di versamento ascitico). L’approccio più concreto per evitare l’ingresso di patogeni nel proprio laghetto è sicuramente la quarantena. Disporre di una vasca di appoggio dove poter ospitare la koi appena acquistata per qualche settimana è uno dei metodi più sicuri per non incorrere in brutte esperienze. L’allevatore che non fa una corretta quarantena e vende soggetti non ben controllati si rivela essere uno dei più importanti punti deboli di questo hobby. Gli appassionati poi sono anche soliti scambiarsi i pesci bypassando il commerciante e rischiando la facile diffusione di patologie, soprattutto parassitarie e virali. I parassiti cutanei più diffusi delle koi sono trematodi cutanei o branchiali (Dactylogyrus e Gyrodactylus) e protozoi (Ichthyophtirius multifiliis, Chilodonella sp., Trichodina sp., Ichthyobodo necator, ecc.). Si tratta di infestazioni facilmente trasmissibili che possono compromettere lo stato di salute di un pesce portandolo, in caso di superinfestazioni, anche alla morte. Per quanto riguarda le malattie virali, una grande attenzione va posta nei confronti di KHV (Koi Herpes Virus) e CEV (Carp Edema Virus). La prima è una viremia altamente contagiosa sostenuta da un Herpesvirus (CyHV-3) che causa una iperproduzione di muco, letargia, difficoltà respiratorie, incoordinazione dei movimenti, lesioni necrotiche a livello branchiale e enoftalmia. Questa malattia si manifesta quando la temperatura dell’acqua raggiunge i 18°C e non supera i 30°C. Fuori da questo range di temperatura i sintomi devono avere altri responsabili. Il CEV è sostenuto da un Poxvirus che induce la comparsa della sintomatologia in un range di temperatura quasi sovrapponibile a quello del KHV, tra i 15°C e i 25°C. La sintomatologia comprende letargia (con i pesci adagiati in modo innaturale su un fianco), lesioni emorragiche a livello cutaneo, enoftalmia e necrosi branchiale. Dato che entrambe queste viremie possono presentare un’elevata mortalità e hanno approfittato del commercio delle koi per diffondersi a livello europeo, e non solo, coinvolgendo la fauna autoctona, la loro diagnosi è di fondamentale importanza per cercare di contenerne i danni. Un medico veterinario esperto in acquacoltura ornamentale e gli Istituti Zooprofilattici offrono un grande aiuto nella diagnosi di queste patologie e nel controllo delle stesse a livello nazionale.

Medico veterinario, acquariofilo da sempre. Si occupa prevalentemente di clinica degli animali da compagnia non convenzionali e di pesci d’acquario. È stato docente di Acquariologia nel corso di laurea triennale di Acquacoltura e Igiene dei prodotti ittici a Cesenatico, presso il Master Universitario di II livello in “Riproduzione, management, patologia e terapia degli animali non convenzionali” (Università di Parma), e presso la Scuola di Specializzazione in Allevamento, Igiene, Patologia delle Specie Acquatiche e Controllo dei Prodotti derivati di Udine. È stato Responsabile Sanitario del Gardaland Sealife Aquarium e attualmente è Responsabile Sanitario dell’Acquario e Civica Stazione Idrobiologica di Milano.

La sua filosofia acquariofila: non esistono pesci brutti e che non valga la pena provare ad allevare.

Dott. Gianpiero Nieddu Medico Veterinario nieddugp@tiscali.it

AZIENDA AGRICOLA

CAMPO GIARDINO

L’Azienda Agricola Campo Giardino ha sede in Cervesina, un piccolo comune nella pianura dell’Oltrepo Pavese. E’ specializzata nell’allevamento biologico delle api e da circa una quindicina d’anni ha dedicato una parte della sua attività all’allevamento e selezione delle carpe giapponesi dette anche koi. Il mondo delle “Koi”, è così che vengono spesso chiamate le carpe giapponesi o Nishikigoi, è definito in Giappone da ben 16 gruppi e all’interno di questi, ritroviamo un notevole numero di sottovarietà così da poter classificare un elevato numero di meravigliosi animali dai variegati colori. La nostra attività incomincia dalla passione per il mondo acquatico e per l’acquariologia. Per l’allevamento costruiamo così il primo laghetto che ben presto viene modificato e ampliato. Partiamo con pochi esemplari, vengono fatte le prime riproduzioni e otteniamo i primi risultati incoraggianti.

Abbiamo voluto cogliere la sfida di poter allevare in Italia esemplari di pregio che, fino a poco tempo prima, potevano solo essere acquistati previa importazione dal Giappone.

Nel giro di qualche anno vengono così migliorate conoscenze e sistemi di

90 metri cubi complessivi e sette laghi artificiali di circa 200 metri cubi ciascuno per poter così gestire al meglio tutte le fasi dell’allevamento delle carpe dall’avannotto all’esemplare adulto

allevamento fino ad arrivare alla selezione dei nostri riproduttori. Oggi una parte delle giovani koi nate in azienda è ottenuta partendo da riproduttori giapponesi, ma abbiamo iniziato anche a impiegare soggetti nati nel nostro allevamento che manifestano particolari caratteristiche fenotipiche di pregio. Per avere conferma della qualità degli esemplari prodotti Campo Giardino decide così di far partecipare alcuni dei soggetti nati e selezionati in azienda ai Koi show, vere e proprie esposizioni di bellezza, dove una giuria composta da giudici internazionali

ZNA ( Zen Nippon Airinkai ) è chiamata a verificare la rispondenza alle caratteristiche di varietà. I premi vinti ogni anno danno conferma che il lavoro di selezione va nella direzione giusta poichè le carpe gareggiano, suddivise per categorie di varietà e misura, contro altri soggetti di importazione. Oggi l’azienda può contare su 5 vasche in cemento di circa 90 metri cubi complessivi e sette laghi artificiali di circa 200 metri cubi ciascuno per poter così gestire al meglio tutte le fasi dell’allevamento delle carpe dall’avannotto all’esemplare adulto. Tra le tecniche di allevamen-

to utilizziamo la riproduzione artificiale ossia la fecondazione delle uova fuori dall’acqua a mezzo di spremitura manuale di uova e seme; questo per avere una migliore qualità dei soggetti e una più puntuale valutazione delle caratteristiche genetiche trasmesse dai riproduttori. Allevare le nostre carpe in vasche di terra all’esterno ci dà modo di lasciare alle koi la possibilità di crescere in un ambiente naturale venendo a contatto con le avversità che natura presenta e di poter sviluppare quindi un sistema immunitario forte, prerogativa fondamentale per la salute futura dell’animale. In azienda vengono prodotte anche le koi butterfly, una particolare selezione di carpe con la principale caratteristica di avere le pinne molto sviluppate in lunghezza così da conferire all’animale un aspetto davvero scenografico. Nello specifico possiamo vantare una linea di sangue di pregio selezionata in azienda frutto di incroci tra riproduttori butterfly classici e riproduttori giapponesi. L’intento é quello di trasmettere le caratteristiche estetiche e di crescita tipiche dei riproduttori giapponesi alla varietà butterfly che ne é tipicamente carente; dopo vari incroci siamo così riusciti a selezionare e fissare le caratteristiche desiderate. I successi ottenuti dall’azienda ci spronano a proseguire ed è nostra intenzione sviluppare ulteriormente la nostra attività, poiché le koi possiedono caratteristiche particolari, talvolta uniche, apprezzate e ricercate dagli amanti del mondo acquatico.

da Fabio Quaglini

Fraz. San Gaudenzio, via Arcipretura, 10 27050 Cervesina, Lombardia

348 744 9546 campogiardino@libero.it

Scritto

Gloria Ciriello

L’estate può rappresentare una sfida significativa per gli acquariofili, soprattutto per coloro che vivono in luoghi dove le temperature possono salire drasticamente. Ritengo necessario premettere che la gestione di un acquario durante i mesi caldi non ha una prassi universale valevole per ogni situazione, ma ovviamente necessita di una personalizzazione a seconda delle caratteristiche della propria vasca. Qui cercherò di dare dei consigli generali che

zatore e presto attenzione a mantenere una temperatura controllata in questa zona della casa, evitando in tal modo l’installazione di ventole per ogni singolo acquario. Un altro fattore da tenere in considerazione è la presenza di piante vere all’interno delle proprie vasche, infatti come è ben noto, tra le varie benefiche funzioni che svolgono, come quella di assorbire ammonio e nitrati, hanno anche la caratteristica di produrre ossigeno come prodotto di scarto durante la fotosintesi.

possano aiutarvi a comprendere le vostre esigenze e trovare la soluzione ideale. Il controllo e la gestione della temperatura è di solito la prima preoccupazione. Qui gioca un ruolo cruciale la dimensione della vasca, infatti gli acquari più piccoli sono più suscettibili alle variazioni di temperatura poiché l’acqua si riscalda e si raffredda più rapidamente in volumi minori, rispetto quelli più grandi in cui la maggior massa d’acqua offre una certa inerzia termica, riducendo le fluttuazioni di temperatura. Tuttavia, ogni acquario risente del calore estivo. È quindi fondamentale monitorare costantemente la temperatura e adottare tutte le misure preventive, come l’utilizzo di ventole specifiche per acquari o l’installazione di sistemi di raffreddamento, che possono mantenere stabile la temperatura dell’acqua, che però possono risultare troppo costosi. È in ogni caso consigliabile posizionare l’acquario lontano da fonti di calore dirette, come finestre soleggiate, e assicurarsi che la stanza sia ben ventilata per favorire il processo di evaporazione. Per gli acquari chiusi è consigliabile tenere aperto il coperchio. Personalmente, avendo una casa molto calda, ho posizionato tutte le mie vasche nella medesima stanza dotata di climatiz-

Questo aspetto è essenziale per il benessere dei pesci, soprattutto quando, con l’aumentare delle temperature, il metabolismo di tutto l’acquario e dei batteri è accelerato. Una particolare cura deve essere quindi rivolta al benessere delle piante, con un’attenzione particolare ai livelli di nutrimenti e CO2. Negli acquari non piantumati o allestiti con piante sintetiche, la gestione è diversa. Senza la presenza di piante che assorbono nutrienti, è ancora più importante evitare il surriscaldamento, che può stressare se non addirittura danneggiare i pesci e aumentare la proliferazione di alghe. Inoltre è essenziale dotare questa tipologia di acquari di un sistema di ossigenazione meccanico. Durante l’estate, anche l’alimentazione dei pesci richiede un’attenzione particolare. Le alte temperature possono aumentare il metabolismo dei pesci, rendendoli più attivi e affamati. Tuttavia, è importante non sovralimentarli, poiché l’eccesso di cibo non consumato può decomporsi rapidamente nell’acqua calda, aumentando i livelli di ammoniaca e nitriti. È consigliabile somministrare quantità di cibo più piccole ma più frequentemente e rimuovere eventuali avanzi dopo pochi minuti. Anche la partenza per le vacanze può diventare un’ulteriore fonte di preoccu-

LA GESTIONE DEGLI ACQUARI IN ESTATE

pazione per gli acquariofili, infatti non poter controllare lo stato di salute di pesci e piante durante la nostra assenza suscita sempre un po’ di turbamento. La considerazione più importante è quella della durata del viaggio, infatti se dobbiamo assentarci solamente per un week-end o per pochi giorni, il nostro acquario può sopravvivere anche senza di noi, diversamente invece se si tratta di vacanze più lunghe. Nel caso ci si dovesse assentare solamente qualche giorno, il mio consiglio è quello di effettuare un bel cambio d’acqua un paio di giorni prima della partenza e controllare i valori subito prima di partire. Inoltre ritengo una buona prassi quella di abituare i pesci a qualche pausa dall’alimentazione già dalle settimane precedenti, nutrendoli in modo leggermente più abbondante ma saltando qualche pasto. È importante però non esagerare con la dose dell’ultimo pasto prima della partenza in quanto tutto il cibo non consumato si decomporrà in vasca rischiando di alterarne i valori. Per le vacanze più lunghe ovviamente la situazione è più complessa. La soluzione migliore rimane sempre quella di chiedere l’aiuto di qualche parente o amico fidato, ma questo non sempre è possibile. Fortunatamente con una pianificazione accurata e l’uso di tecnologie che consentono l’automazione di alcune operazioni è possibile garantire che l’acquario rimanga in condizioni ottimali e partire senza preoccupazioni. Per prima cosa, consiglio sempre di effettuare una manutenzione importante e la pulizia del filtro una settimana prima della partenza, in modo da avere

con l’apposita applicazione per il cellulare. Per l’alimentazione dei pesci si può installare un alimentatore automatico, assicurando che gli abitanti dell’acquario ricevano cibo in modo costante. Bisogna tuttavia stare molto attenti alla tipologia di cibo inserita, che sia compatibile con l’accessorio, e la dose che si vuole erogare per evitare che ne sia dato in eccesso. Il mio consiglio è che sia meglio rimanere scarsi piuttosto che abbondare. Inoltre, è possibile installare dosatori automatici di fertilizzanti per gli acquari piantumati, garantendo che le piante continuino a ricevere i nutrienti necessari, ma ritengo che questa soluzione sia valida per coloro che hanno installato questo sistema già da tempo e siano sicuri del corretto funzionamento, avendo già testato che la quantità di fertilizzanti somministrati sia adeguata alle proprie esigenze. Non ritengo sia ottimale invece un’istallazione solo per uno specifico viaggio perché non ci sarebbe il tempo di monitorarne gli effetti. Personalmente ho trovato una valida soluzione alle mie assenze da casa, ma anche per automatizzare alcune operazioni durante tutto l’anno, collegando i miei acquari a ciabatte Smart. In questo modo posso regolare l’accensione e spegnimento delle luci, dello skimmer, del filtro durante le manutenzioni, del sistema di rabbocco, e potrei anche collegarci l’elettrovalvola per l’erogazione della CO2 se decidessi di spegnerla durante le ore notturne. In questo modo non solo posso automatizzare tutto con la stessa applicazione ma posso anche controllare da remoto la situazione e vengo avvertita se si verifica una temporanea interruzione di corrente.

CONSIGLI & STRATEGIE PER LA NORMALE GESTIONE E PER LA PRTENZA PER LE VACANZE

il tempo di monitorare la risposta della vasca nei giorni precedenti, e il giorno prima effettuare un parziale cambio. È anche consigliabile controllare il corretto funzionamento di tutta la tecnica, come l’impianto di erogazione della CO2 e i livelli della bombola, la pulizia dello skimmer e la temporizzazione delle luci. Riguardo questo ultimo aspetto, si può installare un timer alla presa, anche se ormai la maggioranza delle luci in commercio possiede un temporizzatore integrato che spesso consente anche di controllalo e regolarlo

Per concludere, la gestione del proprio acquario durante il periodo estivo è sicuramente una sfida da fronteggiare con vigilanza e preparazione, comprendendo le specifiche esigenze e tenendo sempre a mente che la priorità è garantire un ambiente sano e stabile per gli abitanti della nostra vasca, ma con le giuste precauzioni e strumenti tecnologici, può essere affrontata con successo.

Buone vacanze a tutti!

“La Pace È Ogni Passo.

Il Fulgido Sole Rosso È Il Mio Cuore. Ogni Fiore Sorride Con Me.

Quanto Verde Rigoglio Tutt’intorno!

Com’è Fresco Il Soffio Del Vento!

La Pace È Ogni Passo,

E Fa Gioioso Il Sentiero Senza Fine.”

- Thich Nhat Hanh

Monaco Buddista

Un Giardino per la Pace: La Creazione di un’Oasi di Serenità a Cosmogarden 2024

Scritto da Simone Febbrari & Ezio Cammarata

L’Ispirazione del Progetto

L’ispirazione per il giardino espositivo realizzato per Cosmogarden 2024 nasce da questa profonda frase del monaco buddista Thich Nhat Hanh, attivista vietnamita per la pace. Questo progetto, guidato dal maestro zen Ezio Cammarata, è stato concepito per offrire l’idea di poter creare un rifugio di pace e riflessione, un luogo dove immergersi nella natura e nella meditazione. L’area di 240 mq a disposizione al centro della fiera Cosmogarden edizione 2024 ci ha permesso di realizzare uno spazio completo, curioso e articolato, da percorrere alla scoperta di scorci tutti da fotografare.

La Sorgente della Vita

Il progetto si caratterizza per la forte presenza dell’acqua, che sgorga dalla montagna sacra e scorre tra asperità delle pietre, per poi formare il lago della vita, popolato dalle splendide carpe Koi, che con la loro eleganza e longevità, sono simboli di forza e perseveranza, riflettendo la nostra esistenza terrena.

Il Giardino Zen

Attorno al lago si estende il giardino zen, caratterizzato da ghiaia bianca rastrellata secondo la tradizione zen, creando onde delicate che rappresentano non solo le onde dell’acqua, ma anche quelle mentali, armoniose e tranquille. Al centro del giardino zen, abbiamo collocato tre pietre sacre, simboli dei tre tesori del buddismo: il Buddha, il Dharma e il Sangha. Questi elementi sono stati scelti con cura per evocare un senso di sacralità e riflessione spirituale. Osservando da lontano l’area espositiva, i visitatori possono subito notare un rigoglioso bosco di aceri, le cui foglie variegate e delicate rappresentano la trasformazione stagionale e l’impermanenza (Mujò), essenza stessa della vita.

L’impermanenza

E’ proprio l’impermanenza, il concetto cardine che guida Ezio Cammarata ad immaginare la realizzazione di due macchie vegetali contrapposte. La zona della montagna con la statuaria presenza delle conifere, ci accoglie in un abbraccio di resistenza e durabilità. Questi alberi, con la loro presenza imponente e le foglie sempreverdi, sembrano sfidare il tempo, dando l’illusione di una permanenza eterna. In realtà ci fanno riflettere e ci suggeriscono che per quanto una pianta possa essere longeva e apparentemente immobile dobbiamo accettare, come per ogni aspetto della vita, che avverrà una mutazione e anche una fine. Dalla parte opposta, entriamo nella zona degli aceri, dove il ciclo delle stagioni si manifesta con maggiore evidenza. Le foglie di questi alberi, che cadono e ricrescono ogni anno, simboleggiano la continua metamorfosi e appunto l’impermanenza. È qui che incastonata tra rami leggeri ed eleganti, come se fosse

un tempio zen trova spazio una suna in legno da giardino offrendo un angolo di benessere a stretto contatto con ulteriori elementi naturali rigorosamente mutevoli. Infatti Thich Nhat Hanh ci dice che il Buddha ha insegnato che ogni cosa è impermanente: i fiori, i tavoli, le montagne, i regimi politici, i corpi, le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali, le coscienze. Non c’è cosa che sia permanente. Infatti i fiori si decompongono, ma il fatto di saperlo non ci impedisce di amarli. Di fatto, li possiamo amare ancora di più proprio perché sappiamo come farne tesoro finché sono ancora in vita. Se impariamo a guardare un fiore in modo che ci riveli la sua impermanenza, la sua morte non ci farà soffrire. L’impermanenza è più di un’idea, è una pratica che ci aiuta a toccare con mano la realtà. Non è l’impermanenza a farci soffrire, ma il desiderio che le cose siano permanenti, mentre non lo sono. Secondo Thich Nhat Hanh, l’impermanenza è qualcosa di cui dobbiamo imparare ad apprezzarne il valore, poiché essa ci insegna a rispettare in ogni momento tutte le cose preziose che abbiamo intorno e dentro di noi e a dare loro il giusto valore. L’insegnamento dell’impermanenza ci aiuta ad apprezzare pienamente quello che c’è, senza attaccarvisi né trascurarlo.

L’attenzione per i dettagli

Attraversando il bosco, si giunge a un angolo nascosto tra i bamboo, dove un artistico gazebo in ferro offre un segreto spazio di contemplazione. Da qui infatti, si può ammirare il lago, la cascata che scende dalle rocce, e scorgere il ”gioioso sentiero senza fine”, ovvero un fiume che grazie a un gioco di prospettiva ben studiato si rivela al visitatore attento e curioso. La realizzazione si rafforza di arredi orientali particolari ed autentici, in linea con lo stile del giardino proposto. Nella zona dell’accoglienza infatti i visitatori sono invitati a sedersi intorno a un bellissimo tavolo di vetro rotondo appoggiato su una radice di tek. Altre panche in legno, un cancello in ferro immerso nel lago e vasi in ceramica completano l’atmosfera magica del giardino, immerso in macchie di diverse forme e colori. Conifere, bamboo, aceri e piante acquatiche macrobonsai contribuiscono a creare un habitat

naturale che rilassa gli occhi e lo spirito.

La Collaborazione tra le Aziende

Questo progetto è stato il frutto della collaborazione tra sei aziende, ognuna delle quali ha apportato la propria competenza e passione. L’azienda “Cammarata Ezio” ha progettato e realizzato l’opera, mentre Acqua Verde ha curato il lago e l’impianto di nebulizzazione antizanzare. Il Garden designer Simone Febbrari ha curato i disegni tecnici, i render e le grafiche per unire le competenze e le idee di ogni espositore. Ecosauna ha fornito la sauna da esterno e le pavimentazioni in legno, Tek Furniture gli arredi orientali e OASE gli impianti, gli elementi tecnici d’acqua e l’illuminazione. Questa sinergia ha permesso la realizzazione di un’opera unica, apprezzata dai curatori della mostra (AREA FIERA SRL) e dai migliaia di visitatori che a vario titolo hanno attraversato il giardino soffermandosi per chiedere chiarimenti sui vari dettagli e sulle caratteristiche dei materiali utilizzati per realizzare l’opera complessiva. Il nostro progetto è nato per toccare il cuore dei visitatori e poter donare loro un momento di pace ....un “GIARDINO PER LA PACE”.

La storia di

Apistogramma nijsseni

Settembre è tra i mesi più crudeli dell’anno. La maggior parte degli italiani torna al lavoro a fine agosto o a inizio settembre dopo la meritata ubriacatura da vacanza e viene assalita dalla depressione, uno stato che può durare diversi giorni. Alcuni acquariofili, tuttavia, si riprendono presto. Settembre, infatti, è per i ciclidofili il mese del Congresso nazionale. Nel terzo fine settimana del mese ascoltiamo relazioni, scambiamo pesci e incontriamo altri appassionati. Negli oltre trent’anni di storia di AIC, grazie a questo evento, abbiamo conosciuto miriadi di appassionati, numerosi acquariofili di rilievo internazionale e alcune vere e proprie leggende. Il tema del congresso di quest’anno, i Ciclidi nani, mi permette di ricordare una di loro, Patrick de Rham, e di come abbia scoperto una delle specie di Apistogramma più colorate, A. nijsseni. Ho conosciuto Patrick de Rham (1936-2022) a fine anni ’90. Con l’associazione locale, l’Associazione Trevigliese Acquariofila ed Erpetologica, avevamo organizzato nel 2000 una giornata di Congresso Regionale invitandolo a parlare dei Ciclidi del Madagascar, un gruppo di pesci a rischio di estinzione per la distruzione degli habitat in cui vive e per l’introduzione di specie aliene. A quel tempo Patrick era già noto per avere scoperto diverse specie nuove e per aver dato il suo nome a una manciata di altre (giusto un paio: Aequidens patricki, un ciclide peruviano, e il più recente Nothobranchius derhami) e per questo era spesso invitato ai convegni delle associazioni europee e americane. Il suo curriculum era di tutto rispetto. Dopo aver conseguito la laurea in Biologia a Losanna, infatti, De Rham aveva lavorato per l’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e per l’UNESCO. Parallelamente si era dimostrato un ottimo allevatore e un instancabile viaggiatore ed esploratore, soprattutto del Sud America e dell’Africa, partecipando e organizzando numerose ricerche ittiologiche. Eccoci, quindi, in Lombardia con De Rham. Nella serata precongresso (il venerdì sera è sempre il momento migliore), passiamo il tempo a parlare di pesci, ambienti e ciclidi tra cui A. nijsseni. Questo è un breve resoconto di quanto mi ricordo e che ho integrato con gli articoli dell’epoca. Nel 1977 Patrick si trovava per lavoro in Perù nei pressi del villaggio di Jenaro Herrera, lungo la sponda sinistra del Rio Ucayali, a circa 70 km dalla confluenza con il Rio Maranon in Amazzonia. Stava camminando con un gruppo di forestali lungo la strada che porta al Rio Copal, un affluente del Rio Carahuayte, a circa 15 km da Jenaro Herrera. L’area è attraversata da numerosi corsi d’acqua dal colore ambrato dove si trovano soprattutto caracidi (Hyphessobrycon, Hemigrammus, Moenkhausia, Tyttocharax, Nannostomus, Pyrrhulina, Copella, Crenuchus e Carnegiella). I ciclidi presenti sono pochi: Laetacara flavilabris, Aequidens sp. aff. tetramerus, Crenicichla sp. e Apistogramma agassizii. Prima di

Bibliografia

De Rham P., Kullander S. O. 1982. Apistogramma nijsseni Kullander, un nouveau Cichlidé nain pour l’aquarium. Revue française d’Aquariologie et Herpetologie. 9(4): 97-104.

Römer U. 2001. Cichlid Atlas 1: Natural History of South American Dwarf Cichlids. Mergus Verlag.

Römer U. 2006. Cichlid Atlas 2: Natural History of South American Dwarf Cichlids. Mergus Verlag.

Scritto da Livio Leoni

arrivare al Rio Copal il gruppo incontra dei terreni che sono stati bruciati per essere coltivati dagli agricoltori del luogo. De Rham osserva nell’acqua stagnante dei piccoli ciclidi con una grande macchia scura sui fianchi e riesce a catturarne alcuni esemplari. I parametri chimico-fisici sono: pH 5.6, conduttività: 14 microSiemens/cm, 23-29 °C. Durante il ritorno l’automobile che trasporta il gruppo ha un guasto e l’elevata temperatura uccide tutti i ciclidi raccolti. De Rham li mette in formalina, ma sono già in stato di decomposizione. Sotto formalina finiscono altri quattro esemplari catturati in una seconda spedizione a settembre. Tutti questi campioni vengono ceduti al Museo di Storia Naturale di Ginevra agli inizi del 1978 da cui Volker Mahnet li spedisce a Hans Nijssen del Museo Zoologico di Amsterdam che a sua volta li recapita a un giovane promettente ittiologo del Museo di Stoccolma, Sven O. Kullander, che sta costruendosi un’ottima reputazione come esperto di specie sudamericane. Kullander sta lavorando al genere Apistogramma e nel 1979 descrive la nuova specie come Apistogramma nijsseni dal nome di colui che gli aveva spedito gli esemplari.

Solo più tardi si scoprì che la descrizione scientifica era basata unicamente sulle femmine (8) della specie. A settembre De Rham ritornò dove aveva raccolto A. nijsseni e catturò anche dei maschi. Rimase scioccato dalla differenza di colorazione e taglia esistenti tra maschio e femmina. Nulla di nuovo per il genere, ma la livrea era inusuale per l’epoca. Nel 1980 De Rham tornò nuovamente sui luoghi di cattura e allargò il campo di ricerca ritrovando la specie in nuove località; documentò inoltre che A. nijsseni rimpiazzava A. agassizii nell’area a est del Rio Copal dove viveva insieme ad A. eunotus e A. cacatuoides. In seguito ai nuovi ritrovamenti Kullander e De Rham ridescrissero la specie (1982). La prima riproduzione in acquario di questa specie avvenne per opera di Gunther Weiss (1979) che utilizzò

esemplari raccolti da lui stesso in natura. Nel frattempo, insieme a quell’altra leggenda acquariofila che era Jean Claude Nourissat, De Rham distribuì alcuni esemplari selvatici tra gli appassionati europei (nel 1980 e nel 1981). A. nijsseni arrivò sul mercato americano anni dopo, dove veniva venduto a prezzi molto elevati. Gli anni ’90 insegnarono che per la riproduzione è necessario utilizzare acque tenere e acide a temperature comprese tra i 24 e i 25 °C. È ormai certo che elevati valori di pH e basse temperature producano quasi solo femmine, mentre basso pH e alte temperature quasi solo maschi. Quarant’anni di esperienza con questa specie mostrano che è particolarmente aggressiva e che va allevata in acquari di almeno 100 cm di lunghezza. Nel caso si voglia allevare un piccolo gruppo di almeno 3 maschi e 4-5 femmine occorrono vasche più ampie. I primi arrivi di A. nijsseni non bastarono a stabilizzare la specie in acquariofilia. Occorsero quindi ulteriori importazioni che vennero fornite nel 1983 da Wolfgang Staeck e Horst Linke, due altre icone dell’acquariofilia che sono stati ospiti dei nostri congressi. L’ultima partecipazione di Wolfgang Staeck risale al 2016. Dal 1983 sono state scoperte numerose altre specie imparentate con Apistogramma nijsseni: A. baenshi; A. feconat, A. martini, A. panduro, A. pantalone, A. payaminonis, A. rositae, A. wollii. Sono note anche altre popolazioni prive di nome scientifico, tra cui la più diffusa è Apistogramma sp. “Oregon”. Le ipotesi attuali stabiliscono che il gruppo di A. nijsseni debba essere incluso nelle linee di A. trifasciata o di A. steindachneri, ma non sono state effettuate analisi molecolari adeguate. Pare che sul mercato acquariofilo la specie più comune sia A. panduro perché più semplice da gestire e riprodurre. Per ascoltare altre storie riguardanti i ciclidi nani sudamericani e africani, non perdetevi il prossimo Congresso AIC presso l’Acquario di Livorno il 14 e il 15 settembre 2024.

AIC è una associazione che promuove la conoscenza dei ciclidi e degli ambienti naturali in genere da oltre trent’anni. Organizza convegni con relatori internazionali e italiani e pubblica un bollettino trimestrale dedicato a questi incredibili pesci. Se volete fare parte di AIC:

www.aiconline.it

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Cena sociale del congresso AIC del 2002. Al centro in maglia gialla Patrick De Rham.

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LE ONDE

Nel 2007 Gianni Ghezzi rileva l’azienda Le Onde e ne inizia da subito la trasformazione da ingrosso di pesci tropicali ad allevamento specializzato in Ciclidi. Negli anni successivi l’azienda cresce, grazie anche all’arrivo di Alice Roero, laureata in Acquacoltura e Biotecnologie veterinarie, fino a costruire la sede nuova e trasferirsi nel 2019.

La nuova serra si estende su un terreno di 20.000 metri quadrati, immersa nella natura in un’area protetta ricca di rogge e corsi d’acqua. Dal punto di vista strutturale, è stata progettata fin da subito per ridurre al minimo l’impatto ambientale: è stata aumentata la coibentazione che ha permesso una commistione perfetta tra umidità e calore, e l’illuminazione solare totalmente naturale ha aumentato esponenzialmente il benessere dei pesci. All’interno ospita 300 vasche per un totale circa di 100.000 litri, mentre all’esterno sono presenti numerosi laghetti per la coltivazione di piante acquatiche e palustri. I pesci sono alimentati con mangime i cui ingredienti sono altamente selezionati e le proteine sono originate da colture batteriche, e non da farine di pesce, in linea con la mission aziendale di essere il più sostenibili possibili. Sempre per questo principio, ultimamente l’attenzione è rivolta in particolar modo all’allevamento di specie a rischio di estinzione o facenti parte di progetti di ripopolamento.

L’azienda dedica molte energie alla ricerca scientifica collaborando con Università ed Istituti di ricerca: in questi anni, infatti, sono stati ospitati parecchi studenti tirocinanti con relative tesi sperimentali nel settore dell’acquacoltura ornamentale. Volendo coinvolgere quante più persone possibili nell’ambito, di recente sono iniziati anche i progetti di fattoria didattica e visite guidate all’azienda, ma anche aperitivi ed eventi aziendali, volte a sensibilizzare e far avvicinare il più possibile anche i neofiti a questo mondo.

Koi day

Il 5 maggio 2024 si è svolto presso Le Onde l’evento “Koi day” in collaborazione con OASE.

L’idea nasce chiacchierando con gli amici Gianpiero Nieddu, veterinario specializzato in pesci che segue l’azienda da diversi anni, e Fabio Quaglini, allevatore italiano pluripremiato di carpe koi. L’obiettivo comune era riuscire ad organizzare una giornata alla portata di tutti, sia esperti che non, parlando a tutto tondo del mondo delle koi: trattare il benessere e la salute dei pesci, ma anche le tecniche di allevamento e di mantenimento di un laghetto. A questo scopo, Gianpiero e Fabio hanno tenuto una conferenza congiunta intitolata “Il laghetto perfetto: passione e segreti dell’allevamento delle koi”, ed Alessandro Ciocca di OASE ha presentato i mangimi Dynamix dedicati alle koi, oltre ad illustrare tecnica ed accessoristica necessaria per il corretto funzionamento di un pond. La giornata è stata partecipata ed apprezzata, non solo dai clienti ordinari ma anche da alcune persone venute per la prima volta in serra. Crediamo molto in questo tipo di eventi e collaborazioni e siamo molto felici del risultato!

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Diamo spazio alle PIANTE

“Il giardino è innanzitutto invenzione dell’uomo. È una nostra forte necessità interiore, ancestrale, che non sempre riusciamo a sentire o comprendere. Confusi e distratti, realizziamo sempre più giardini asettici, poveri di vita. Se il frutto del rapporto uomo-natura è ciò che crea il paesaggio, allora possiamo progettare giardini, spazi verdi che in principio siano abitazioni di connessione con il mondo che ci ospita, ambulatori di riconciliazione con la natura. Un giardino dovrebbe essere un luogo dove sentiamo di essere accuditi, grati e parte di qualcosa di più grande.”

Immaginate una calda giornata estiva. Avete finalmente deciso di rinfrescarvi e dirigervi verso la vostra piscina al centro del vostro spazioso giardino. Vi accoglie una vasca di cemento grigia, squadrata, circondata da un lucido prato sintetico che potrebbe essere scambiato per un tappeto da ufficio. Nessun suono di uccelli, nessun fruscio di foglie al vento, solo il desolante silenzio di una scena priva di vita. Nessuna pianta, forse una siepe in lontananza. Potrebbe sembrare una situazione ideale per alcuni, ma credo rappresenti un’opportunità persa per connettersi veramente con la natura. Mi è capitato spesso di imbattermi in spazi esterni che stenterei a chiamare giardini e mi domando cosa spinga l’umano ad accontentarsi di simili ambienti. Accade forse per comodità, pulizia o per ciò che riteniamo sia “ordine”? Accade forse per un impoverimento del concetto di vita? Penso accada anche per un motivo antropologico, insito nella nostra specie, che ho scoperto essere del tutto normale, ma che rende però al contempo tutto più difficile. Anche se lo ignoriamo, è infatti interessante sapere che noi umani non siamo biologicamente predisposti per “vedere le piante”. Siamo affetti da una vera e propria patologia chiamata “cecità vegetale” o “plant blindness”. Questo fenomeno evidenzia come la separazione dalla natura, particolarmente nelle aree urbane, crei una profonda disconnessione tra l’essere umano e l’ambiente, rendendolo cieco al mondo vegetale. Il termine “plant blindness” è stato coniato nel 1988 dai biologi statunitensi Elisabeth Schussler e James Wandersee per descrivere l’incapacità di notare le piante nell’ambiente circostante. Entrando nello specifico scopriamo che questo fenomeno può essere attribuito a motivazioni cognitive-culturali e bio-comportamentali. Gli animali, pur non essendo più importanti delle piante, sono per noi più facili da riconoscere. Il nostro sistema occhio-cervello filtra circa 10 milioni di bit di dati visivi al secondo e tende a scartare gran parte delle informazioni sulle piante. Questo accade perché classifichiamo il

mondo in base a ciò che già conosciamo e percepiamo come rilevante per la nostra sopravvivenza. In sintesi, il nostro cervello filtra i segnali visivi basandosi su obiettivi, esperienze e rilevanza biologica. A questo, si aggiunge un altro aspetto, ossia il fatto che abbiamo una preferenza per la somiglianza biocomportamentale. Come primati, notiamo di più le creature simili a noi, il che stimola la nostra empatia. Gli animali vengono spesso antropomorfizzati e considerati più interessanti e visibili delle piante, il che facilita la formazione di connessioni emotive con loro. Non è un caso che una pianta in via di estinzione non susciti lo stesso effetto emotivo per esempio di un orso polare ferito. Trovo in realtà confortante scoprire che la nostra evoluzione biologica abbia escluso le piante tra i pericoli per la nostra sopravvivenza. Dentro di noi quindi sappiamo quanto le piante siano importanti, solo che fuori ce ne dimentichiamo. Questo processo di consapevolezza è il primo passo che ci serve per ricostruire un nuovo e rinnovato rapporto uomo-natura che è fondamentale per la sopravvivenza della nostra specie.

Come possiamo “tornare a vedere ”

Costruire connessioni emotive con le piante è essenziale per la loro conservazione e, di conseguenza, per la nostra. Tuttavia, questo compito è arduo, poiché le piante non suscitano le stesse reazioni immediate che riserviamo agli animali. È fondamentale che le persone imparino a riconoscere e apprezzare il ruolo cruciale delle piante negli ecosistemi per superare la cecità vegetale. Le persone che notano le piante e quelle che non lo fanno si differenziano per esperienze e interessi. Crescere in una fattoria, fare passeggiate nella natura o avere insegnanti ispiratori durante l’infanzia può sviluppare un amore per le piante. Queste esperienze precoci creano un legame duraturo con il mondo vegetale. Anche chi è affascinato dalla scienza tende a riconoscere l’importanza delle piante nei processi naturali. Molti scienziati scelgono di studiare le piante per i loro innumerevoli benefici: dalla sicurezza alimentare alla sostenibilità climatica, dai cicli dell’acqua e dei nutrienti alla medicina, fino alla bellezza naturale. L’interesse per discipline come la geneti-

ca dimostra quanto le piante siano fondamentali per rispondere a nuove e interessanti domande evolutive. Infatti, pochi organismi hanno un impatto così diretto sulla nostra vita. Per contrastare la cecità vegetale in età adulta, è cruciale instillare l’amore per le piante fin da piccoli. Questo può avvenire attraverso l’educazione e l’interazione con la natura.

Esperienze pratiche e coinvolgenti aiutano i bambini a sviluppare un legame profondo con le piante. È essenziale incrementare la frequenza e la varietà dei modi in cui vediamo le piante fin da giovani. Il professor Schussler sottolinea l’importanza di iniziare presto, prima che gli studenti perdano interesse nelle piante. Introdurre le piante nella vita quotidiana e nei programmi educativi può fare la differenza. Le interazioni quotidiane con le piante sono quindi la strategia migliore per superare la cecità vegetale. Quando le piante diventano parte integrante della nostra routine, è più facile sviluppare una consapevolezza e un apprezzamento per il mondo vegetale. In sintesi, riconoscere l’importanza delle piante e superare la cecità vegetale richiede un impegno costante nell’educazione e nell’esposizione precoce e quotidiana alle meraviglie del regno vegetale. Nonostante i nostri cervelli siano predisposti alla “plant blindness”, possiamo superarla con una maggiore consapevolezza. Combattere questa patologia è essenziale per prevenire la perdita di biodiversità vegetale, che minaccia silenziosamente, e non più lentamente, la stabilità di tutti gli ecosistemi sulla Terra.

Un nuovo paesaggio

Capite ora quanto è importante, oltre ai motivi più risaputi, che le piante siano molto presenti in un giardino così come nelle nostre città?

Loro sono l’antidoto alla cecità vegetale che ci affligge. Nel ripensare il nostro ambiente quindi possiamo fare delle scelte e personalmente nei miei progetti tengo sempre conto di ciò che ho appena scritto: così quando per esempio disegno un parco o un asilo votato alla outdoor education, dedico particolare attenzione non solo alla forte presenza delle piante ma alla creazione di strumenti che rendano possibile e favoriscano la comunicazione tra il giardino ed i suoi visitatori. Perché il giardino è innanzitutto un’invenzione

dell’uomo e una nostra forte necessità interiore, ancestrale, che non sempre riusciamo a sentire o comprendere. Confusi e distratti, realizziamo sempre più giardini asettici, poveri di vita. Se il frutto del rapporto uomo-natura è ciò che crea il paesaggio, allora possiamo progettare giardini, spazi verdi che in principio siano abitazioni di connessione con il mondo che ci ospita, ambulatori di riconciliazione con la natura. Un giardino dovrebbe essere un luogo dove sentiamo di essere accuditi, grati e parte di qualcosa di più grande.

Nuovo spazio alle piante

Così tornando al vostro giardino e alla vostra piscina, provate ad immaginare come sarebbe diverso se invece di una vasca grigia e sterile provassimo ad aggiungere delle piante, molte piante: Avete finalmente deciso di rinfrescarvi e dirigervi verso la vostra piscina al centro del vostro spazioso giardino. Vi accoglie una piscina naturale, dove l’acqua cristallina è circondata da rigogliose piante acquatiche che danzano al vento. Libellule colorate sorvolano la superficie, mentre le rane si tuffano e i fiori sbocciano. Questo è un luogo di serenità e bellezza. Le biopiscine rappresentano non solo un’oasi di tranquillità, ma anche un esempio di come la comprensione e l’apprezzamento delle piante possano trasformare il nostro ambiente, rendendolo più sostenibile e vitale. Queste piscine naturali utilizzano una combinazione di piante acquatiche e micro organismi per filtrare e purificare l’acqua senza l’uso di prodotti chimici. Le piante svolgono un ruolo centrale in questo processo, contribuendo alla rimozione di nutrienti in eccesso, patogeni e altri contaminanti. Possiamo così creare un habitat per una varietà di organismi, aumentando oltretutto la biodiversità. Le piante acquatiche forniscono rifugio e risorse alimentari per insetti, anfibi e altri animali, creando un piccolo ecosistema robusto e autosufficiente. Proporre, progettare e realizzare una biopiscina può essere sicuramente un modo per riconsegnare centralità alle piante. Guardiamo coloro che fanno la differenza, coloro che ci consentono di vivere su questa terra.

Quel tocco intelligente in più in termini di comfort

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Un laghetto con koi o balneabile è il fiore all’occhiello del vostro giardino acquatico. Grazie ai prodotti Oase non dovrai scendere a compromessi. ProfiClear Premium Fleece è il filtro con tessuto non tessuto dotato di quel tocco intelligente in più in termini di comfort: l’esclusivo controllo tramite l’app OASE Control, la manutenzione semplicissima e i risultati incredibilmente rapidi consentono di godersi il laghetto in modo facile.

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APPROFONDIMENTI

TECNICI

Scritto da:

Alice Caneschi, medico veterinario

Lorenzo Tarocchi, specialista in acquacoltura ornamentale

Enea Tentoni, ittiopatologo

Alimentazione dei Pesci Ornamentali: Nuove Frontiere e Sfide Moderne

La nutrizione dei pesci è uno degli aspetti più importanti da curare sia nell’acquacoltura che nella gestione degli acquari e dei laghetti, poiché favorisce una crescita regolare, la riproduzione e la resistenza alle malattie. La qualità delle fonti proteiche e il ruolo delle vitamine sono aspetti da tenere particolarmente in considerazione nella scelta del cibo per assicurare il benessere delle specie allevate. L’alimentazione dei pesci è in gran parte basata sul metabolismo delle proteine. Se si guarda l’etichetta di un mangime, infatti, la componente proteica è estremamente prevalente rispetto ad altre come grassi o carboidrati. Le proteine sono composte da aminoacidi, alcuni dei quali sono essenziali, cioè i pesci non

crescita e la riparazione dei tessuti dei pesci. Le fonti proteiche generalmente utilizzate nei mangimi includono la farina di pesce e altre proteine di origine animale o vegetale che sono state lavorate per migliorarne la digeribilità. Negli ultimi anni c’è stata una notevole spinta sulla ricerca di fonti proteiche alternative alla farina di pesce a causa della scarsa sostenibilità della produzione della farina stessa. Studi recenti hanno dimostrato che la farina di insetti può sostenere una crescita e una salute comparabili a quelle riscontrate con l’utilizzo di fonti proteiche convenzionali. Essa contiene anche lipidi, inclusi acidi grassi a catena corta e media, che possono avere effetti positivi sul metabolismo e sulla salute generale dei pesci. Ad esempio, la farina derivata dalla

possono sintetizzarli e devono ottenerli dalla loro dieta. Fonti proteiche di alta qualità forniscono questi aminoacidi essenziali nelle giuste proporzioni, vitali per la

larva della Mosca Soldato (Hermetia illucens), sta emergendo come una fonte proteica sostenibile e di alta qualità per i pesci, in quanto le larve sono ricche di proteine e ami-

noacidi essenziali e possono essere allevate utilizzando rifiuti organici e scarti di produzione dell’industria alimentare. La farina di insetti è altamente digeribile, il che aiuta a ridurre la produzione di rifiuti e a migliorare la qualità dell’acqua. La digeribilità delle fonti proteiche è un fattore chiave nella nutrizione dei pesci: più è alta, maggiore sarà la percentuale di proteine assorbite e utilizzate dai pesci, mentre minore sarà la percentuale escreta come rifiuto.

Questo non solo supporta tassi di crescita migliori, ma riduce anche il carico di rifiuti nell’ambiente acquatico. Tutto lo scarto del mangime, le proteine non digerite contenute nelle feci, ma anche la digestione della proteina stessa (seppur in minore quantità) portano alla produzione di rifiuti azotati, principalmente sotto forma di ammoniaca. Le fonti proteiche di alta qualità, essendo più digeribili e utilizzate in modo più efficiente, producono meno rifiuti azotati. Le proteine di qualità inferiore, per contro, possono portare a livelli più elevati di ammoniaca nell’acqua, poiché una maggiore quantità di proteine ingerite non viene poi metabolizzata. L’ammoniaca e altri rifiuti azotati possono avere un impatto significativo sulla qualità dell’acqua. Nei sistemi di acquacoltura chiusi e negli acquari, l’accumulo di ammoniaca può diventare tossico per i pesci, portando a stress, malattie e persino alla morte. Livelli elevati di ammoniaca favoriscono anche la crescita di batteri e alghe, che possono ulteriormente degradare la qualità dell’acqua, compromettere la funzionalità dei filtri e l’aspetto estetico dell’acquario. Le pratiche efficaci di gestione dei rifiuti, inclusi cambi d’acqua regolari, filtrazione efficiente e l’uso di fonti proteiche di alta qualità, sono essenziali per mantenere un ambiente acquatico sano.

Il metodo di preparazione dei mangimi per pesci può influenzare notevolmente la loro qualità nutrizionale. Le tecniche di lavorazione a bassa temperatura, come la pressatura, aiutano a preservare l’integrità delle proteine e di altri nutrienti. Le alte temperature, spesso utilizzate nella preparazione convenzionale dei mangimi, possono denaturare le proteine, rendendole meno digeribili e riducendone il valore nutrizionale. La lavorazione a bassa temperatura garantisce che gli aminoacidi essenziali ed altre sostanze contenute nel mangime, come le vitamine, rimangano intatti e disponibili per l’utilizzo da parte dei pesci. La preparazione a bassa temperatura aiuta anche a mantenere l’integrità strutturale del mangime, mantenendone l’appetibilità. Questo è particolarmente importante per le specie che sono esigenti nell’alimentazione o che hanno specifiche esigenze dietetiche. Un mangime che mantiene la sua consistenza ed il suo sapore ha una maggiore possibilità di essere consumato interamente, riducendo la quantità di cibo scartato e, di conseguenza, i rifiuti nell’acqua.

Tra i composti organici essenziali che vengono preservati nelle lavorazioni a temperatura ambiente ci sono le vitamine. Svolgono ruoli vitali nella crescita, nella riproduzione, nella funzione immunitaria e nella salute generale. Le vitamine chiave per i pesci includono la vitamina C, importante per la sintesi del collagene e la funzione immunitaria, e la vitamina E che agisce come antiossidante. Altre vitamine importanti includono le vitamine del complesso B, la vitamina A e la vitamina D3. Un adeguato apporto di vitamine è essenziale per

la crescita e lo sviluppo normale dei pesci. Le carenze vitaminiche possono portare a una serie di problemi di salute, tra cui tassi di crescita scarsi, deformità scheletriche e ridotto successo riproduttivo. Ad esempio, una carenza di vitamina C può causare scoliosi e altre anomalie scheletriche, mentre una carenza di vitamina E può compromettere il sistema immunitario e aumentare la suscettibilità alle malattie. Le vitamine giocano anche un ruolo critico nell’aiutare i pesci a far fronte allo stress. I fattori di stress ambientale, come i cambiamenti nella qualità dell’acqua, la manipolazione e il trasporto, possono compromettere il sistema immunitario dei pesci. Livelli adeguati di vitamine, in particolare antiossidanti come la vitamina E e C, aiutano a mitigare gli effetti dello stress proteggendo le cellule dai danni ossidativi e supportando la funzione immunitaria.

Una delle sfide nella nutrizione dei pesci è la stabilità delle vitamine nei mangimi commerciali. Una volta aperta una confezione di mangime per pesci, le vitamine iniziano a degradarsi a causa dell’esposizione all’aria, alla luce e all’umidità. Questa degradazione può ridurre significativamente il valore nutrizionale del mangime nel tempo. La vitamina C, in particolare, è altamente suscettibile all’ossidazione e può degradarsi rapidamente. Per mitigare questo, il mangime per pesci dovrebbe essere conservato in un luogo fresco e asciutto e utilizzato entro un breve periodo dall’apertura delle confezioni. Per ovviare alle carenze negli acquari domestici e nei laghetti sarebbe opportuno anche integrare le vitamine con prodotti appositi da distribuire sul mangime secco. Oltre alle vitamine, per migliorare le risposte immunitarie dei pesci allo stress e ai patogeni possono essere inseriti nei mangimi anche composti derivati da piante.

Fitoterapici ed estratti di piante officinali negli ultimi anni stanno guadagnando attenzione come alternative naturali agli antibiotici e ai prodotti chimici sintetici nella gestione della salute dei pesci. Questi composti, inclusi oli essenziali, tannini e flavonoidi, hanno dimostrato di avere proprietà antimicrobiche, antinfiammatorie e immunostimolanti. L’uso di piante officinali offre il vantaggio di non contribuire allo sviluppo di resistenze agli antibiotici e di avere un impatto ambientale minimo. A differenza degli antibiotici, che possono portare alla resistenza microbica e avere effetti negativi sugli organismi non bersaglio, i fitoterapici sono generalmente più sicuri e biocompatibili. I fitoterapici o gli estratti di piante officinali possono migliorare la salute dei pesci stimolando il loro sistema immunitario e possono completare la formulazione di un mangime adatto a migliorare le performance di crescita e riproduzione di pesci, riducendo i tempi di risposta ad eventi stressanti.

Bibliografia

Jobling, Malcolm. (2011). National Research Council (NRC): Nutrient requirements of fish and shrimp. Aquaculture International. 20. 10.1007/s10499-011-9480-6.

Halver, J. E., & Hardy, R. W. (2002). Fish nutrition. Academic Press. Gatlin, Delbert & Barrows, Frederic & Brown, Paul & Dabrowski, Konrad & Gaylord, Gibson & Hardy, Ronald & Herman, Eliot & Hu, Gongshe & Krogdahl, Ashild & Nelson, Richard & Overturf, Kenneth & Rust, Michael & Sealey, Wendy & Skonberg, Denise & Souza, Edward & Stone, David & Wilson, Rich & Wurtele, Eve. (2007). Expanding the utilization of sustainable plant products in aquafeeds: A review. Aquaculture Research. 38. 551 - 579. 10.1111/j.1365-2109.2007.01704.x.

Valladão, G. M. R., Gallani, S. U., Pilarski, F. Phytotherapy as an alternative for treating fish disease. J. vet. Pharmacol. Therap. 38, 417–428.

Timmons, & Ebeling, James & Wheaton, F.W. & Summerfelt, Steven & Vinci, Brian. (2002). Recirculating Aquaculture System.

Huis, Arnold. (2012). Potential of Insects as Food and Feed in Assuring Food Security. Annual review of entomology. 58. 10.1146/annurev-ento-120811-153704.

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OASE Lake Therapy: innovazione e sostenibilità per ecosistemi acquatici in salute

Nel panorama della gestione degli ecosistemi acquatici, OASE si distingue con la sua linea Lake Therapy, una serie di soluzioni all’avanguardia progettate per rivitalizzare e mantenere in equilibrio laghi, stagni e corpi idrici di varie dimensioni. Questo approccio innovativo combina tecnologia avanzata e rispetto per l’ambiente, offrendo risposte efficaci alle sfide più comuni nella gestione delle acque. Il cuore della Lake Therapy di OASE è rappresentato da una gamma di prodotti specializzati, ciascuno mirato a specifici aspetti della salute acquatica. Andiamo a conoscerli assieme. Immaginate di passeggiare lungo la riva di un lago che una volta era cristallino, ma che ora appare torbido e poco invitante. È qui che entra in gioco la gamma di prodotti Lake Therapy di OASE, ciascuno progettato per affrontare una sfida specifica nella salute degli ecosistemi acquatici.

Iniziamo con OptiLake, il tuttofare della famiglia. Questo trattamento è come un medico generico per il vostro lago, migliora infatti la qualità complessiva dell’acqua e riportando l’equilibrio biologico. Pensate a OptiLake come a una cura ricostituente che rinvigorisce l’intero ecosistema. Quando l’acqua è torbida e poco trasparente, entra in azione ClearLake. È come se applicassimo un filtro cristallino al lago, permettendo alla luce di penetrare più in profondità e alle piante acquatiche di prosperare. Il risultato? Un’acqua così limpida che potreste essere tentati di fare un tuffo! Per combattere quelle fastidiose alghe blu-verdi che possono rendere l’acqua addirittura pericolosa, abbiamo invece CyanoClear. Questo prodotto è come un buttafuori specializzato che tiene sotto controllo i cianobatteri, assicurando che il lago rimanga un luogo sicuro per pesci, piante e persino per una nuotata rinfrescante. AlgoLon, invece, si occupa delle alghe filamentose, quelle che formano tappeti verdi e scivolosi. Immaginate AlgoLon come un giardiniere subacqueo che taglia l’erba indesiderata, mantenendo il lago ordinato senza disturbare i suoi abitanti. Poi c’è Sedox,

il nostro poliziotto. Arresta di fatto i fosfati, e non li rende più disponibili alle alghe, che non trovando più cibo, spariranno dalla vista, contribuendo ad avere l’acqua non più verde. Peridox è il nostro ossigenatore d’emergenza. Quando l’acqua sembra stagnante e priva di vita, Peridox è come una boccata d’aria fresca, rivitalizzando rapidamente l’intero ecosistema. Infine, abbiamo Schlixx, il nostro esperto spazzino dei fondali. Lavora silenziosamente sotto la superficie, riducendo l’accumulo di detriti e creando un ambiente più salubre per la vita acquatica. È come avere un aspirapolvere subacqueo che mantiene pulito il “pavimento” del lago, disgregando di fatto il limo organico ed evitando che per colpa dell’eutrofizzazione il bacino abbia gli anni contati! Insieme, questi prodotti formano una squadra di esperti, ciascuno con il proprio ruolo specializzato, ma tutti lavorando in armonia per trasformare un lago problematico in un paradiso acquatico vibrante e sano. L’approccio Lake Therapy di OASE non si limita a trattare i sintomi, ma mira a ripristinare e mantenere l’equilibrio naturale degli ecosistemi acquatici. Ogni prodotto è il risultato di anni di ricerca e sviluppo, formulato per essere efficace pur rimanendo sicuro per l’ambiente e la vita acquatica. I benefici di questo sistema integrato sono molteplici: Miglioramento significativo della qualità dell’acqua

Riduzione efficace della crescita algale

• Aumento della biodiversità

Diminuzione dei costi di manutenzione a lungo termine

Minore impatto ambientale rispetto ai metodi tradizionali

OASE non si ferma alla fornitura di prodotti avanzati. L’azienda offre anche consulenza esperta per progettare soluzioni su misura per ogni specifico ecosistema acquatico, garantendo risultati ottimali e duraturi. Questo approccio personalizzato assicura che ogni corpo idrico riceva il trattamento più adatto alle sue specifiche esigenze. In un’epoca in cui la conservazione delle risorse idriche è diventata una priorità globale, le soluzioni Lake Therapy di OASE rappresentano un passo importante verso la gestione sostenibile e responsabile degli ambienti acquatici. Con questa tecnologia, OASE dimostra che è possibile coniugare innovazione, efficienza e rispetto per l’ambiente, aprendo la strada a un futuro in cui i nostri ecosistemi acquatici possano prosperare in armonia con le attività umane.

Che si tratti di un laghetto ornamentale o di un grande lago naturale, Lake Therapy di OASE offre un approccio scientifico, ecologico e sostenibile per la gestione delle acque, contribuendo a creare e mantenere ecosistemi acquatici sani e vibranti per le generazioni future.

Scritto da Marcello Bianchin

IN QUESTO NUMERO

PARQUE EUROPE

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Pagina 17 Pagina 7 Pagina 10

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