Oca Nera Rock #8

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Oca Nera Rock #8 Lisa Germano Africa Unite Litfiba Appino Motel Connection Keith Butler & The Judas Big Ones Riff Raff Roy Paci Giacomo Toni Julia Kent Gang Of Four unePassante Woodkid

Marta sui Tubi

Gemma Ray Blue Willa Cupe Vampe CaosCalmo Ska P Hugo Race Malika Ayane Pacifico Godano Maserati


Oca Nera Rock

# 8 / April 2013

10 maggio

RAPHAEL GUALAZZI URIAH HEEP

12 maggio

MARCO MENGONI

24 maggio

1 giugno 6 giugno

JOE SATRIANI

DEAD CAN DANCE

15 giugno 22 giugno

SLAYER

TOTO – 35th Anniversary 26 giugno

10 settembre DAVID

BYRNE & St. VINCENT

12 ottobre 09 novembre

KORN

AL BANO

RENZO ARBORE

A NEW LIVEXPERIENCE Info Live 049 80 78 685 Dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00 Biglietteria 049 09 94 614 Dal lunedì al sabato, dalle 14.30 alle 19.30 Via Tassinari - Padova

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Questo mese sono stati con noi

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#Emanuela Vh. Bonetti

# Bianca Greco

#Giordano Cianfaglione

#Fernanda Corona

#Rossella D始Oriano

#Andrea Fiaschetti

#Giulia Delprato

#Davide Franzoni

#Eliana Giaccheri

#Paskal Rosalade

#Silvia Mariotti

#Martina Caruso

#Davide Spartacus Moretti

#Lorenzo Pardi

#Fabiana Puglisi

# Federico Braghiroli

#Matteo Scalet

# Roberto Andriollo


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# 8 / April 2013

L’editoriale Aprile, a quanto pare il mese delle interviste. In questo mese abbiamo voluto dedicare due spazi importanti per parlare con altrettante realtà ben differenti e voler in qualche modo metterle a confronto. E’ così che ci siamo rilassati in una lunga chiacchierata con il grande Roy Paci, prezioso nei suoi consigli agli artisti esordienti, andando poi a trovare anche Manuela Galasso, chitarrista livornese che dell’indipendenza ha ormai fatto una sua scelta di vita artistica. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che sono intervenuti alla prima serata di Rock in Fuso, nella quale hanno suonato live Cupe Vampe e CaosCalmo con la partecipazione di un after show curato da Andrea il Drago Dj. Non ci aspettavamo un simile riscontro, è stato davvero emozionante e per viziarvi nuovamente siete invitati anche alla seconda serata organizzata in collaborazione con Relics - Controsuoni. Il 25 maggio saranno ospiti del Fusolab i TOOT, Massimiliano Renzi e i Café Noir.

Noi crediamo nella musica emergente, e voi? Buona lettura con le recensioni e godetevi gli scatti dei migliori live del mese appena passato. E nuovamente, veniteci a trovare il 25 maggio al Fusolab 2.0

Foto di copertina © Bianca Greco

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# 8 / April 2013

L’Oca consiglia

di Fernanda Corona

Kafka On The Shore Beautiful but empty

Una band che porta il nome di un titolo di un libro, e non di un autore qualsiasi bensì di un genio come Murakami Haruki, e presenta un album come Beautiful but empty.!Sul “beautiful” non si può che essere d’accordo, sull’“empty” assolutamente no. I Kafka On The Shore si classificano nel genere nuovo “Pirate mexican porno rock”, definizione proveniente da uno dei loro primi componimenti che narrava la storia di un pirata ubriaco – questa autodefinizione potremmo ad ogni modo inserirla come branca dell’indie-rock. L’ascolto di questo album fa fare un tuffo indietro negli allucinogeni anni Settanta con riff emozionanti e una voce graffiante da pelle d’oca (nera).!Un disco, Beautiful but empty, che trasporta e diverte come un uomo che abbia deciso di sedurci e ci voglia fare preda. Tra le collaborazioni, spicca quella con Chiara Castello (2 Pigeons) nel brano Venus, che miscela atmosfere cupe a parole sussurrate ed emozioni velate fino ad un sussulto di ansimi da brivido.!Undici tracks legate dal filo conduttore della voce roca di Elliot Schmidt che sanno distinguersi l’una dall’altra con una personalità forte e decisa anche mentre accarezza con le note più dolci.

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# 8 / April 2013 di Davide Franzoni

Giuliano Clerico La Diva del Cinemino

L’accattivante titolo, La diva del cinemino, e l’ artwork per copertina e sito degno, se non migliore, di tanti colleghi più noti e blasonati a cui deliberatamente Giuliano Clerico si ispira, spingono ad affrontare l’ascolto di questo suo terzo album, autoprodotto come i precedenti, con particolare interesse. Ma al primo impatto sembra di essersi infilati per sbaglio in una bettola dove un improbabile bluesman americano canta cover di Mannarino con la voce di Battisti.! Già al secondo ascolto però si comincia a decifrarlo, trovando la chiave nella spensierata semplicità dei temi trattati, nella chiarezza dei testi e nei gustosi riff strumentali.! Un rock blues arrangiato con capacità e incisività, dove il basso si fa sentire, condito con sonorità anni ’70 evocate dal suono del mellotron, ma anche moderne grazie all’uso del shint.! Una vocazione alla semplicità che non sempre riesce a colmare la sua mancanza di originalità con le parole, scarse di genialità e che farciscono eccessivamente canzoni spesso lasciate troppo lunghe.! Una raccolta di energiche storie musicali probabilmente pensate più per l’interpretazione live che per l’ascolto.

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MOTEL CONNECTION Circolo Arci Fuori Orario – Taneto di Gattatico (RE) © Elisa Bacchelli

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GANG OF FOUR Covo Club – Bologna © Lorenzo Pardi

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# 8 / April 2013

L’Oca consiglia

di Rossella D’Oriano

Norticanta Tra l’incudine e l’aurora boreale

Questo è il terzo lavoro dei Norticanta, gruppo trentino che dopo due Ep si propone al grande pubblico con il primo album, Tra l’incudine e l’aurora boreale, titolo emblematico, intrinseco e alquanto traslato che racchiude la loro essenza. In questo disco si incontrano diverse suggestioni, che pervadono l’album impregnandolo di diversi stili che si conglobano sotto l’influsso diretto dai Norticanta.! Sicuramente di forte impatto date le tinte noise, con la voglia di ricreare una scena spleen e dalle movenze psichedeliche, l’album è catalogabile come un indie rock fuori dai canoni, nel quale si ripercuote e si avverte la presenza di shoegaze. Il lavoro dei Norticanta effettuato in questo album lascia libera ogni traccia di avere una propria identità a sé stante conservando, preservando e serbando quasi gelosamente la propria unicità. Degni di nota sono i testi, propriamente sui generis, che si intersecano innestandosi con le sonorità preposte ed espresse con impetuosità e furoreabbracciando e soffermandosi su questioni di attualità.! Da proporre come testi interessanti Criogenesi e Senza Capire, sicuramente brani fra i più apprezzabili dell’album che incarnano lo spirito del disco. Bisogna evidenziare che tuttavia il tallone d’Achille di questo progetto sono le voci, che peccano un po’. !La falla relativa ai Norticanta riguarda solo questo, uno scivolone sul timbro soprattutto maschile, donde si evince una forte lacuna che particolarmente in alcuni punti diventa incoerente con tutto il resto dell’album.

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# 8 / April 2013 di Emanuela Vh. Bonetti

Eterea Post Bong Band

Quanto è difficile l’approccio con gli Eterea?! Abbastanza, ed è solo armandosi di pazienza e buona volontà che si riesce a scoprire di brano in brano una nuova dimensione sonora nella quale regna sovrana l’interazione caotica di stili, suoni e campionature. Il quartetto veneto di Schio, dopo una lunga pausa, torna sulla scena musicale con Post Bong Band, un disco di 8 tracce d’impatto. !I brani, strumentali, sono sperimentazioni dall’ossatura elettronica dalla quale partono, come in un albero a primavera, diversi rami ricolmi a loro volta di boccioli.! Il tronco centrale, dunque, si protende in diverse direzioni e viene sporcato da divagazioni morbide e allucinanti, esplosive e alla moviola con invasioni di chitarre rock pesanti e ruvide. !Insomma, la parola chiave qui è contaminazione: dal blues si passa al trip-hop, al jazz e al dubstep.! Non è immediato, ci vuole realmente pazienza per cercare di interpretare la lunga Homo Siemens piuttosto che Mentina, ed il risultato è che forse, in tutto questo marasma sonoro, non c’è neanche la possibilità di comprendere a pieno l’estro e la poliedricità degli Eterea.! Mille sfaccettature, introdotte con The Rise of Ramanujan che risulta essere degno preludio dell’intero disco. Post Bong Band risulta nel complesso un lavoro interessante, che mette a dura prova l’ascoltatore ma al contempo impone una sfida con sé stessi, per cercare di oltrepassare i confini semplicistici dettati dai canoni della musica commerciale in Italia.!Una sfida da vincere, andando realmente a percorrere territori sperimentali che fino ad ora in pochi hanno osato intraprendere.

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LISA GERMANO Angelo Mai – Roma © Giordano Cianfaglione 13


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L’Oca consiglia

di Emanuela Vh. Bonetti

Giacomo Toni e ‘900 band Musica per autoambulanze

Ascoltare Giacomo Toni con il collettivo della ’900 band è come partecipare ad un’esperienza dal sapore retro’.!Me lo immagino, lui, al centro di una sala scarna e dai soffitti alti, ricca solo di sedie e vecchie poltrone, chaise longue in stile shabby chic, mentre delizia i presenti suonando morbidamente il piano.!Giacomo Toni è così, uno dei pochi cantautori d’oggi che riesce ad essere originale senza tradire una certa scuola musicale di stampo tradizionale, che porta l’ascoltatore ad immergersi realmente in altre epoche. Rivivono e convivono in lui liriche alla Piero Ciampi musicate alla Paolo Conte, facendo percepire nell’immediato una certa qualità nei suoi lavori, intrisi di genialità e provocazioni sane ed attuali.!Se vogliamo identificare proprio con Ciampi uno dei brani di Musica per autoambulanze, possiamo citare l’incisiva nonché rabbiosa Maledizione, solida nei concetti e arrogante nel timbro volutamente aggressivo e con punte irriverenti.!Lo sfondo sonoro, qui, vede una miscellanea di trombe e piatti fusi in una bagarre tale da regalare un tocco di stile in più che piace e convince sempre più, ascolto dopo ascolto.!Ballate lente e dal sapore nostalgico Se ti vedo e L’ultima volta, che fanno socchiudere gli occhi per sognare con un po’ di speranza sentimenti veri e concreti.!Più sorniona, invece, L’autoambulanza, che mette in luce giochi di metafore e concetti musicati con esplosioni di sperimentazioni jazz notevoli. E’ il terzo lavoro con la ’900 band, e piace per l’identità più completa e pulita che si riesce a riscontrare in ogni sfumatura del disco: una crescita notevole e piacevole che merita di essere vissuta anche nelle esibizioni live.

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Mettici il becco pure tu

di Emanuela Vh. Bonetti

Absolut Red A Supposedly Fun Thing We’ll Do Again

“Una cosa divertente che si suppone faremo ancora”, un’affermazione che incarna lo spirito dei bolognesi Absolut Red e regala il nome al loro disco d’esordio – A Supposedly Fun Thing We’ll Do Again. Scelgono la via dell’inglese per i loro testi, questi giovani, miscelando il tutto a sonorità indie rock che abbracciano le 8 tracce del disco.!E’ questo un album che si lascia ascoltare e presenta una buona struttura di base, ma porta con sé dei limiti – forse legati al fatto che questo è il primo disco del gruppo. Ciò che in alcuni punti non convince è il timbro vocale, al di sotto delle aspettative e non in grado di emergere fra le melodie dei brani.!Non è un dettaglio da poco, certo, ma guardando nell’insieme pezzi quali A Love Story From Outer Space o la più grintosa Life in Black And White (un pezzo che richiama gli Arctic Monkeys) ci si rende conto che questo disco piace e convince, ha solo bisogno di tempo per trovare una strada evolutiva che arriva solo con il tempo e l’esperienza.!Se l’introduzione è sembrata sotto tono (Embryology ricalca la compostezza britannica dei Coldplay), l’esplorazione di questo album si fa via via più interessante, fino a giungere alla chiusura con African Savannah, pezzo che sconfina a tratti nel post rock e mostra una certa attitudine alla sperimentazione.!Piacevole e al contempo lodevole.

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Per info e iscrizioni scrivere a annalisafoto@gmail.com

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L’Oca consiglia

di Fernanda Corona

Blue Purple Bees Daily Home Reflections

I Blue Purple Bees presentano, dopo due anni di registrazioni analogiche con attrezzature vintage, il loro concept album Daily Home Reflections, nel quale si fondono il vintage e il digitale. Lo stile dei Blue Purple Bees si caratterizza con sonorità anni ’60 – ’70 che con le influenze rock pop dell’epoca ci accompagnano nell’ascolto del disco.! Un susseguirsi di note ed emozioni dal gusto antico e travolgente, che ben starebbero a fare da colonna sonora ad un film ambientato in luoghi misteriosi e a notti d’amore appassionate. In Did you know where is the morning? si sente affiorare qualche accenno per orecchi ben allenati al primo Kurt Cobain fan dei Beatles, e qui va il mio plauso alla band.! She doesn’t è un altro di quei brani che quando attacca già lo sai che te ne innamorerai, è un altro di quei pezzi che ti trascinano a forza dentro situazioni e dinamiche nascoste nel profondo.! Una menzione va anche a Waiting for the great dream che chiude in bellezza un disco eccellente sotto ogni punto di vista.

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RIVAL SONS Zona Roveri – Bologna © Federico Braghiroli 18

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L’Oca consiglia

di Emanuela Vh. Bonetti

Lisa Richards Beating Of The Sun

All’ascolto di Beating of the sun sembra quasi impossibile riconoscere quella stessa Lisa che agli esordi della propria carriera era leader in un gruppo punk. Cantautrice australiana, Lisa Richards è da poco uscita con il suo quinto lavoro.!Un album dai toni primaverili e delicati, contornato tuttavia da sfumature malinconiche e ombre oblunghe che si distendono e propagano nel disco.!Simbolico, in questo senso, è sicuramente Beating of the sun, brano che regala il nome all’intero album.!Una ballata acustica intensa, che nel percorso sonoro si arricchisce di percussioni ed altre sfumature, lasciando scarno il suono per dare spazio invece al timbro vocale della Richards.!Timbro che, sebbene in una versione più acuta, è simile a quello dell’islandese Emiliana Torrini. Altro brano degno di menzione è Into Graves, ispirato da una lettura sull’olocausto e che rievoca all’ascolto una lenta marcia, stanca e rassegnata.!O anche Save me, dall’intro in linea con il resto del disco ma che si evolve in modo differente giungendo ad un’esplosione inaspettata, che regala un finale degno al pezzo e che ben chiude il disco. Undici brani per parlare di sé con sfumature folk di chiara ispirazione americana.!Undici brani che raccolgono pensieri, ispirazioni, dolori privati e vuoti insaziabili.!Beating of the sun: da ascoltare per chi ama la fluidità di una chitarra accompagnata da suoni semplici ed è alla continua ricerca di un cantautorato di spessore.

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Mettici il becco pure tu

di Emanuela Vh. Bonetti

Nubilum Tsantsa

Dietro l’aggettivo latino Nubilum (nuvoloso) si cela il progetto solista di Michele Ferretti, uscito da poco con un secondo mini Ep, Tsantsa. Il concept dei tre brani che qui si incontrano è racchiuso nel titolo di questo lavoro, tsantsa, ovvero le teste mozzate ed essicate che gli Shuard dell’Ecuador conservavano come trofei di guerra.!Un’immagine cruda e forte, che all’ascolto di Migration Divides, Kelp Forest District e Wetland Desease riesce a delinearsi nitidamente nell’immaginario. Tsantsa narra un percorso antroplogico, un sentiero ancestrale che nei suoni si dilata ed espande mano a mano che si procede con l’ascolto.!Un’elettronica scandita da pulsazioni primordiali sostenute da suoni incalzanti, terreni, che rendono concreta l’esperienza di questa pratica ecuadoregna.!Le atmosfere esplorate da Nubilum sono terrificanti tanto quanto affascinanti, un gioco di sensazioni contrastanti che suscitano vivo interesse e trasformano questo Ep in un ossimoro emozionale.!Da un lato, ciò che di poco piacevole può venire alla mente se si pensa in senso limitativo ad una testa avvizzita; dall’altro, l’avvincente percorso socio culturale che si intraprende per scoprire il perché di certe pratiche. E’ da ascoltare, Tsantsa, per svariate ragioni.!In primis, forse, perchè risulta essere un flusso catartico, un rito musicale che purifica e, dopo tutto, allevia l’anima.

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MARTA SUI TUBI Auditorium Flog – Firenze © Bianca Greco 21


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Mettici il becco pure tu

di Davide Franzoni

Takoma The Good Boy Session Non ci è dato sapere se i Takoma (con la K) puntino a diventare famosi quanto le immagini del Tacoma bridge (senza K) che ondeggia paurosamente fino sgretolarsi sotto l’azione del vento.!Quello che invece sappiamo è che questo progetto nasce in una città, Londra, che di ponti ne ha tanti, tutti solidissimi, per volontà dei musicisti Michele Sarti (aka Nick Rivera) e Stefano Podda (Plasma Expander, Flying Sebadas, Love Boat), ai quali si è aggiunto di recente il chitarrista e cantante Mirko Pilloni (Flying Sebadas, June). Dopo un EP omonimo del 2012, è uscito a gennaio il loro primo album, dal titolo: The Good Boy Session. Approfittano dell’esperienza londinese per togliere un po’ di polvere dall’amato folk tradizionale americano, evocato più che altro da certe caratteristiche sonorità, contaminandolo con qualcosa di britannico.!Anche se la vocazione è pop se state pensando al brit-pop siete fuori strada.!Qui si attinge da più fresche e stimolanti correnti indie, ma anche da atmosfere anni sessanta (le seconde voci in Story Of A Girl per esempio) ben amalgamate e fatte proprie, arricchite con un lieve accento della voce che caratterizza il piacevole cantato (i testi sono in inglese). Da rilevare anche l’efficacia compositiva, semplice ed elegante, al servizio di un ascolto che risulta da subito facile ed accattivante.!La disinvolta capacità di passare da brani allegri e vivaci a lentoni struggenti stupisce e diverte. I ponti sospesi, come la musica, devono essere flessibili e lasciarsi cullare dalle correnti senza esserne travolti.!E’ questa la filosofia con cui i Takoma sembrano aver concepito questo album, un po’ discontinuo certo ed indiscutibilmente troppo corto, ma con queste premesse si possono attraversare molti fiumi.

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AFRICA UNITE Blackout Rock Club – Roma © Eliana Giaccheri 23


Oca Nera Rock HUGO RACE FATALISTS Sinister Noise – Roma © Giordano Cianfaglione

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MASERATI Circolo degli Artisti – Roma © Silvia Mariotti

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WOODKID Auditorium Parco della Musica – Roma © Andrea Fiaschetti

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GIACOMO TONI E ‘900 BAND Circolo degli Artisti – Roma © Fabiana Puglisi

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Preferisco strade indipendenti

di Emanuela Vh. Bonetti

Intervista con Manuela Galasso

Se si punta sul classico (e banale) argomento che l’hard rock e l’heavy metal non è roba da donne, si rischia di scatenare un’inutile e sterile polemica.!I tempi sono cambiati, e con essi anche la situazione musicale sembra essersi definitivamente arresa all’ascesa femminile in quel settore che sembrava regno incontrastato maschile. Con Manuela Galasso, chitarrista livornese, un sorriso ci vuole ed una riflessione in merito va dedicata.!Anche legata al fatto, forse ancor più importante, che ci vogliono attributi maschili per rifiutare collaborazioni ed occasioni importanti che avrebbero garantito “il salto di qualità”.! Con lei possiamo parlare realmente di musica indipendente: nessun compromesso, solo coerenza.

Pianoforte, flauto, chitarra…praticamente, sai suonare di tutto ed hai iniziato da bambina.! Hai scelto da sola di avvicinarti alla musica o già in famiglia c’era qualcuno che ha saputo indirizzarti? Nonostante le esperienze avute con vari strumenti non so suonare di tutto, magari!! La musica mi è sempre piaciuta sin da molto piccola, mi dicono che già da allora avevo un forte senso musicale e del ritmo, ma in famiglia non c’era nessun musicista che mi ha indirizzato.! Fu notata la mia predisposizione musicale a scuola e gli insegnanti consigliarono ai miei genitori di provare a farmi fare degli esami di ammissione al conservatorio (che era a numero chiuso) e fui ammessa. Ti ricordi i primi ascolti musicali?! I primi gruppi che ti hanno colpita, che ti hanno fatto scegliere definitivamente la strada della musica? A parte le canzonette per i piccoli, i primi ascolti che ricordo sono ovviamente inerenti a ciò che ascoltavano i miei genitori e cioè musica classica, musica popolare italiana ed altro. Mi vengono in mente i Doors, Beatles, Rolling Stones, Elvis Presley, Frank Sinatra, Judy Garland…! !

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Ero (e sono) molto attratta dalla forma comunicativa-espressiva sia musicale che visiva e da piccola quando i miei mi portarono al cinema a vedere Fantasia (Disney) rimasiveramente colpita; per me fu un vero capolavoro, una rivelazione!! Appena ho iniziato ad ascoltare indipendentemente dall’influenza dei miei genitori, mi colpirono i Rem, i Guns’n Roses, gli Aerosmith, gli Skid Row e molti molti altri. A 10 anni sei entrata al Conservatorio, per poi abbandonare gli studi qualche tempo dopo e passare dal flauto traverso alla chitarra elettrica.! Come è avvenuto questo passaggio? Dopo aver lasciato il conservatorio ho avuto un breve periodo di allontanamento dalla musica e dal flauto e dal pianoforte, fino a quando degli amici mi prestarono una vecchia chitarra classica da portarmi a casa…quel giorno successe un putiferio tra me e i miei genitori, per varie motivazioni legate a quella chitarra tra le quattro mura di casa e alla mia parte ribelle ed indomabile prevalente all’epoca.! Tutta quella situazione fece scattare un intenso colpo di fulmine tra lo strumento chitarra e me.


Oca Nera Rock

# 8 / April 2013 Le prime esperienze a livello di gruppi musicali sono con band pop rock e poi sei passata all’hard / heavy rock. !Come è vista la figura di una donna all’interno di un gruppo che predilige sound pesanti? Immaginavo arrivasse questa domanda!! Da qualche parte ho letto “…il mondo del rock era così profondamente maschile che la prima volta che la rivista Rolling Stone si occupò di donne fu in un numero dedicato alle groupies…“.! Quando ho iniziato io con i suoni “pesanti”, i maschietti di quell’ambiente generalmente non davano credito alle ragazze: o erano attratti da altro o cercavano di distruggerti.! A quei tempi un ragazzo che iniziava a suonare hard rock e heavy metal era sostenuto, incitato: Bravo, insisti e migliorerai.! Alle ragazza invece Non sei capace di far nulla, vai a lavare i piatti.! Era necessaria una bella corazza per riuscire a continuare in determinati ambiti musicali, mentre in altri contesti la donna era ben accetta e apprezzata (sia come voce che come strumentista). !Attualmente le cose sono cambiate…quegli stessi ambienti dai suoni pesanti si stanno aprendo molto, anzi, a volte sono invece le stesse ragazze che sbagliano, a mio avviso, nel modo di porsi.

Hai avuto diverse proposte nell’ambiente, collaborazioni con nomi più o meno importanti.!Perché hai scelto di negarti a loro per proseguire su strade più indipendenti? Fondamentalmente perchè ho un caratteraccio…!Le proposte più importanti che ho ricevuto, ho dovuto declinarle (forse sbagliando) per non snaturarmi o avventurarmi su terreni che non sento miei e sui quali non mi sento pronta (per esempio cantare e suonare tipo cantautrice sanremese come mi propose un “big”).! Per quanto riguarda le collaborazioni dipende se viene riconosciuto o meno il mio lavoro e se è nel mio stile. !Mi sono anche negata alle band, dalle quali me ne sono andata, appena ho sentito che dopo anni di convivenza musicale il senso di appartenenza al gruppo veniva ridotto a guerre fredde e a lotte interne, andando a creare energie che potevano compromettere il mio intimo rapporto con la musica – per come la vivo io.! Se le collaborazioni proposte rientrano nei casi citati, preferisco strade indipendenti anche se meno convenienti, altrimenti ben vengano collaborazioni sane e costruttive. Ci aspettiamo quindi un disco solista di Manuela Galasso? Per quanto riguarda il mio percorso individuale sto registrando un ep che sarà pronto inizio-metà estate. !I testi e la musica sono totalmente scritti e composti da me, la chitarra ovviamente sarà la mia ma la scelta che ho effettuato sulla voce è atipica, nel senso che chi esprimerà i miei pensieri sarà una bella voce…maschile!! Mi sto avvalendo di preziosi e validi collaboratori e ospiti che, vada come vada, ringrazio già anticipatamente.

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Oca Nera Rock GODANO Circolo degli Artisti – Roma © Fabiana Puglisi

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ENZO MORETTO Blackout Rock Club – Roma © Silvia Mariotti 32

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L’Oca consiglia…

di Rossella D’Oriano

RFC Ritieniti Fortemente Coinvolto

Difficile non farsi coinvolgere ed incantare dal ritmo ska-core dei RFC, band casertana con dodici anni di attività alle spalle trascorsi saltando da un palco all’altro. Eccoli con il loro quarto album omonimo, Ritieniti Fortemente Coinvolto: dodici canzoni che racchiudono una miscela di diversi generi musicali, frutto delle influenze acquisite nel corso degli anni.!Il risultato ottenuto è un disco ben fatto che esprime al meglio la maturità raggiunta dalla band sprigionando al contempo un’energia contagiosa e raggiante. Composizioni esplosive, impetuose e forti con l’inserimento della sezione fiati che aumenta il vigore del sound; testi ben curati e di rilievo, accompagnati da arrangiamenti e suoni puliti.!Un sound che si rifà allo ska passando dal rocksteady più lento e dalle influenze soul, allo ska che riecheggia e richiama il punk-rock.! Da segnalare brani quali Salvati con gli ottoni che pompano e sostengono l’insieme. !Altra particolarità degna di nota è la scelta di mescolare brani in lingua italiana a pezzi in inglese – connubio perfetto riscontrabile in A new message to you Rudy. Di certo non si possono ignorare le collaborazioni di questo album, tra le quali Olly Riva in Arde il cuore e Valerio Jovine in No. Signore e Signori, ecco a voi lo Ska.

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NOTTE ROCK RIFF RAFF & BIG ONES Arci Fuori Orario – Taneto di Gattatico (RE) © Elisa Bacchelli

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Oca Nera Rock GEMMA RAY Ass. Culturale Interzona – Verona © Emanuela Vigna

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LITIFIBA Gran Teatro Geox – Padova © Matteo Scalet

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Mettici il becco pure tu

di Emanuela Vh. Bonetti

La Costituente Per quanto vi prego

La Costituente è un progetto che nasce dalle ceneri di una precedente esperienza (Rosso Rubino) e arriva al debutto con Per quanto vi prego. In quest’album si racchiudono 12 brani che danno vita ad un’interessante miscellanea fra il jazz, la musica popolare ed il cantautorato classico italiano.! Nell’insieme ne esce un disco sorprendente e morbido all’orecchio, con passaggi che richiamano le sperimentazioni e toccano di conseguenza territori musicali differenti, discostandosi in parte da quella che comunque rimane l’impronta jazz predominante data all’album. Si percepiscono genialità e freschezza, piacevoli da riscoprire e assaporare per andare incontro ad un lavoro innovativo che fa del folklore territoriale la marcia in più necessaria per dare un’alternativa al panorama delle nuove uscite.!Un disco carico e poliedrico, Per quanto vi prego, anche per la presenza di musicisti di diversa estrazione che si sono riuniti ed amalgamati portando ognuno le proprie influenze individuali. !Accanto alle cinque colonne che formano il fulcro centrale de La Costituente, sono infatti molteplici le partecipazioni al disco. Per quanto vi prego è un bell’album, espressivo e manifesto di un genere musicale che stenta ad emergere in versione discografica per essere più seguito ed apprezzato nella forma live.! Ma con quest’album possiamo dire di aver fatto un passo in più verso gli apprezzamenti fra le mura di casa propria.

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SKA P Forum di Assago – Milano © Martina Caruso

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ROY PACI Auditorium Parco della Musica – Roma © Andrea Fiaschetti

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3CHEVEDONOILRE Circolo degli Artisti – Roma © Emanuela Vh. Bonetti

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# 8 / April 2013 di Emanuela Vh. Bonetti

Karma in Distorsione Karma in Distorsione

Sono in tre e arrivano da altrettante province italiane.! E con un basso, una chitarra ed una batteria ci danno dentro come pochi – perchè l’energia, in tutta onestà, qui si sente prepotentemente.!Karma in Distorsione, band attiva dal 2011 che presenta l’album omonimo da poco uscito. Negli otto brani che si incontrano l’attitudine è prettamente punk sebbene non si disdegnino sfumature che sfociano verso altri generi.! Con qualche divagazione (sempre comunque protesa al rock) Karma in Distorsione risulta essere un album dal carattere dirompente.! L’accezione quasi cantautorale dei testi, rivestiti con una forma sonora così travolgente, è senz’altro un invito all’ascolto – una delle qualità più apprezzabili di tutto il disco.!Il primo singolo estratto è La mia fabbrica, seconda traccia dell’album e manifesto di quello che può essere considerato metaforicamente un biglietto da visita per questi ragazzi.! Di pari interesse vanno menzionati anche Cani Randagi, pezzo dal sapore nostalgico e notturno, e Casa in fiamme, ultima traccia che chiude il disco – la presenza qui di un pianoforte rende il pezzo intenso, donando la parvenza di sconfinare anche nel post rock. Bel disco, è davvero un bell’esordio adrenalinico e che sicuramente merita attenzione.

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# 8 / April 2013 di Rossella D’Oriano

Soul Killa Beatz Saudade

Gli aretini Soul Killa Beatz tengono a precisare che amano “calpestare palchi”, e ciò è un dato di fatto se guardiamo la loro esperienza live: Paolo Benvegnù, Meg, Elio & Le Storie Tese, Baustelle, Sud Sound System…giusto per citare, questi sono solo alcuni fra i musicisti che hanno diviso con loro la scena. Ed è da qui, da questa esperienza e da questo background, che prende vita Saudade, il loro nuovo album.! Dieci brani nei quali si nota subito la scena dominata dal ritmo, che spazia in diverse direzioni sonore rendendo l’ascolto fluente grazie alla briosità assunta dai pezzi.! I Soul Killa Beatz hanno infatti l’abilità di saltare da uno schema all’altro passando dal punk alla samba o dall’heavy- metal al post-grunge, il tutto con una certa maestria che incuriosisce e non dispiace. I brani affrontano con sottile ironia la consapevolezza della situazione attuale, l’acquisire responsabilità per l’incertezza tra ciò che si è ora e ciò che sarà.! Degne di nota Saudade – che regala il nome all’album – e Gran belle cazzate, dal tono nostalgico.! Per quanto riguarda Brain Drain, è l’unico brano cantato in inglese e che farà sicuramente storcere il naso ai puristi . Pliedrico, multiforme e con una carica incisiva: i Soul Killa Beatz in quest’album mostrano una certa maturità espressiva assolutamente apprezzabile.

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# 8 / April 2013

Ogni giovedì all’ArtCore Gallery nel quartiere S.Lorenzo di Roma, diversi gruppi, selezionati da Scuderie MArteLive si esibiranno in un contesto familiare, dove a farla da padrone saranno gli incontri. Una serie di artisti e addetti ai lavori affermati nel mondo della musica saranno invitati a dedicare un po’ del proprio tempo alla scoperta dei nuovi talenti attraverso il contatto umano, estraneo alle logiche del commercio e dei famigerati talent show. Durante il tardo pomeriggio è prevista una selezione musicale sullo stile della proposta artistica della band, che andrà ad esibirsi intorno alle 22.30. Non mancherà lo spazio dedicato all’aspetto visuale, con la possibilità di proiettare clip, siano essi inerenti o indipendenti dal concerto, ma comunque in linea con l’atmosfera della serata. Gli artisti affermati che decideranno di sposare il progetto, saranno resi noti attraverso un blog (nicetoknowyouroma.tumblr.com), che servirà a veicolare informazioni, raccogliere report, interviste, foto e video realizzati durante le serate. L’obbiettivo del blog è rendere virale l’esperienza di Nice to Know You e diffondere, in modo informale, la cultura del dialogo tra professionisti del settore musicale e giovani esordienti.

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# 8 / April 2013

JULIA KENT Chiesa sconsacrata di Santa Maria in Chiavica – Verona © Emanuela Vigna

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Andate all’estero

# 8 / April 2013 di Emanuela Vh. Bonetti

Intervista con Roy Pa ci

E’ un artista incontenibile, uno dei migliori musicisti di casa nostra che è riuscito a rivoluzionare la tradizione dei suoni. !Il suo continuo sperimentare ha portato ad un vero e proprio abbattimento di confini: se il suono della tromba è prevalentemente jazz, con Roy Paci si riesce a raggiungere un pubblico nuovo, diverso e non solo legato ai suoni di New Orleans.! I vari progetti che ha creato e le collaborazioni che ad oggi intrattiene con i grandi della scena internazionale lo portano ad essere apprezzato e riconosciuto anche all’estero, proprio in base a quelle evoluzioni sonore che solo in lui si riescono a ritrovare.! La tromba non viene snaturata, semplicemente ci si gioca insieme portandola ad essere sporcata e affiancata da altri strumenti tradizionali e non.! E’ il tripudio della sperimentazione, il vangelo della contaminazione.! Suoni destabilizzanti arrivano all’orecchio: piccole scosse che non ci si aspetta di ascoltare.! Che piacciono, incuriosiscono. !Risvegliano l’attenzione. In occasione del nuovo tour con i CorLeone, il progetto forse meno noto ma più geniale, ci siamo concessi una chiacchierata con Roy.! Parlando un po’ di lui, dei suoi viaggi, e di cosa farebbe oggi se avesse 20 anni e la tromba in mano…

Quella con la musica, è una storia d’amore che parte dalla tua infanzia: prima il piano, poi la tromba.! E’ stato un avvicinamento spontaneo o alle spalle c’è stato qualcuno, in famiglia, che ti ha “indicato la via”?! Entrambi i miei genitori sono appassionati di musica e mi hanno trasmesso la loro passione e spinto – non so quanto consciamente – verso la musica suonata.! Mia madre cantava e mio padre suonava il sax tenore, devo a loro il mio amore nei confronti della musica.

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# 8 / April 2013

All’età di vent’anni sei partito per un viaggio importante, che sicuramente a livello musicale ti ha fatto scoprire nuovi suoni. !In base a cosa hai scelto mete come il Sud America piuttosto che il Senegal? !Sono andato in Senegal perché l’Africa ha un ruolo importante nella musica, penso che nei loro suoni ci sia la radice profonda di molta della musica che noi ascoltiamo.! Il Sud America l’ho scelto perché essendo trombettista ho pensato che potessi forgiare il suono in maniera esplosiva.! Il loro approccio con la tromba è quello che preferisco, il suono ne ha senza dubbio giovato. C’è qualche artista che ti porti nel cuore, da suggerire all’ascolto per i nostri lettori?! Per l’Africa Alì Farka Toure, il blues non sarebbe nato senza il suo contributo, e senza l’Africa in generale.! Mai dimenticare che il blues nasce negli Stati Uniti, ma solo grazie agli africani che lo popolavano per le ragioni storiche che tutti conosciamo.! Per il Sud America ho un bel ricordo di Tito Puentes, il più grande suonatore di timbales di tutti i tempi, con il quale ho avuto modo di suonare quando mi sono esibito con l’Orchestra Argentina. Tornando a parlare di questo viaggio, è corretto affermare che con esso c’è stata l’iniziazione alla contaminazione, dando alla tua musica un’impronta più esotica senza perdere però la matrice jazz della tromba? !Indubbiamente anche questi viaggi vi hanno contribuito, anche se io nasco contaminato dall’inizio.! Sono di Augusta e sin da piccolo ho avuto modo di ascoltare in radio emittenti che trasmettevano musiche “altre”, che provenivano da culture diverse dalla nostra. Guardando il tuo percorso si nota un’attività vulcanica, colma di collaborazioni e progetti.!Quasi come un’anima irrequieta in continua evoluzione, come se non ci fosse mai un traguardo raggiunto ma sempre una nuova “sfida” da vincere.! Confermo. Sono nato ai piedi dell’Etna, il vulcano ha dato i giusti impulsi per un carattere abbastanza esplosivo. Salire sul palco ogni volta con musicisti diversi, per progetti musicali differenti, porta sempre un’emozione nuova o riesci ad affrontare le situazioni senza pensare troppo se si hanno accanto i Linea 77 piuttosto che Mike Patton? !Sempre un’emozione nuova, ogni musicista racchiude in sé un mondo, porta sul palco le proprie esperienze.! Le mie collaborazioni sono tasselli di un enorme puzzle di cui vado molto fiero. Blaccahénze è l’ultimo disco, uscito da poco.!Cosa puoi raccontarci di questo album? !È stato un album molto atteso, sia da me che da quella parte di pubblico che voleva tornare a sentire il Roy Paci trombettista.! Io ho avuto modo di mettere in un disco le mie evoluzioni più recenti nel campo della sperimentazione musicale.!Sono molto contento del risultato ottenuto e sono grato ai musicisti che mi hanno affiancato in questa operazione, credendo sin dall’inizio in questo folle progetto.!Ne approfitto per invitarvi a vederci dal vivo, sono accompagnato da musicisti che vale la pena di vedere sul palco, e lo show merita, ve lo dico col cuore. Una domanda scontata, ma doverosa: ai giovani che decidono di accostarsi alla musica che suggerimento daresti?! Di andare all’estero.! Di non restare legati ai meccanismi di casa nostra ma di andare a scoprire il mondo con le numerose opportunità che offre, per poter crescere in ogni senso.

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# 8 / April 2013

MALIKA AYANE Gran Teatro Geox – Padova © Emanuela Vh. Bonetti

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# 8 / April 2013

PACIFICO Auditorium Parco della Musica - Roma Š Andrea Fiaschetti

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# 8 / April 2013 di Emanuela Vh. Bonetti

Marazzita Mi gioco i sogni a carte

Secondo lavoro per Peppe Marazzita, cantautore calabrese giunto sotto i riflettori nel 2011, con un bel lavoro d’esordio – E’ tutto gratis. Mi gioco i sogni a carte è una raccolta di sei pezzi, un Ep che racconta pensieri ed aspettative, sogni e speranze con toni leggeri e senza pretese; un misto fra la volontà di non mollare e l’ironia di volersi giocare a carte qualcosa che nel profondo nessuno potrà mai toglierci. Il cantautorato di Marazzita è un dedalo di concetti spesso non immediati ma sicuramente sagaci ed attuali, il che rende interessante e vivo l’ascolto.!La struttura musicale è semplice e pulita, prevale leggermente il suono della batteria rispetto al resto, ma la cosa suona bene perché non vi è nulla di così invadente da sovrastare ed oscurare il resto.!Ciò che lascia un po’ spiazzati, che non convince del tutto, è invece il timbro vocale che a volte non arriva laddove dovrebbe – o dove vorremmo sentirlo?!Sicuramente i brani sono composti in modo tale da esser accompagnati con fluidità, eppure a tratti qualcosa non torna. Il gioco resta in equilibrio grazie alla genialità delle liriche, vero punto di forza di Marazzita.!Brani quali Maledetto (Ballata per Piero Ciampi) e Un balcone con i fiori (singolo che ha anticipato l’uscita del progetto) potrebbero serenamente fare invidia ad altri colleghi – forse più fortunati con la voce, ma sicuramente scarsi nella parte compositiva.!In questo, effettivamente, Marazzita è un maestro.

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# 8 / April 2013

unePassante Angelo Mai – Roma © Andrea Fiaschetti

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# 8 / April 2013

ROCK IN FUSO #1 Live on stage CUPE VAMPE © Giulia Delprato

CaosCalmo © Andrea Fiaschetti

FUSOLAB 2.0 - Roma

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Testa di Rock

# 8 / April 2013 di Spartacus & Roberto Andriollo

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Oca Nera Rock

# 8 / April 2013

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