# 6 / February 2013
Oca Nera Rock #6
Noa & Gil Dor Honeybird & The Birdies Jon Spencer Blues Explosion ‌e ancora tanti altri live report
Steve Hackett
Il grande ritorno in Italia per il tour mondiale 2013
Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
02 marzo JOE
BONAMASSA
07 marzo FRANCO 9 marzo GIOVANNI
ALLEVI E L’ORCHESTRA SINFONICA ITALIANA IRLANDA IN FESTA
15, 16 e 17 marzo
21 marzo MICK 23 marzo PAOLO 29 marzo
FRESU BRASS BANG
BAUSTELLE
ZEP – An evening with the music of Led Zeppelin 6 aprile 13 aprile
15 aprile
LITFIBA
DE GREGORI
PETER CINCOTTI 24 aprile
26 aprile 27 aprile
2
HUCKNALL
ROBBEN FORD
4 aprile 5 aprile LETZ
BATTIATO
ARISA
MALIKA AYANE
CRISTIANO DE ANDRE’
04 maggio
ALESSANDRO MANNARINO
10 maggio
RAPHAEL GUALAZZI URIAH HEEP
12 maggio
MARCO MENGONI
24 maggio
1 giugno 6 giugno
JOE SATRIANI
DEAD CAN DANCE
15 giugno 22 giugno
SLAYER
TOTO – 35th Anniversary 26 giugno
10 settembre DAVID
BYRNE & St. VINCENT
12 ottobre 09 novembre
KORN
AL BANO
RENZO ARBORE
A NEW LIVEXPERIENCE Info Live 049 80 78 685 Dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00 Biglietteria 049 09 94 614 Dal lunedì al sabato, dalle 14.30 alle 19.30 Via Tassinari - Padova 3
Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Questo mese sono stati con noi
#Emanuela Vh. Bonetti
#Martina Caruso
#Giordano Cianfaglione
#Fernanda Corona
#Rossella DʼOriano
#Andrea Fiaschetti
#Giulia Delprato
#Davide Franzoni
#Eliana Giaccheri
#Giancarlo Losco
#Silvia Mariotti
#Fabio Montemurro
#Davide Spartacus Moretti
#Lorenzo Pardi
#Fabiana Puglisi
#Walter Mario Sacchet
…assieme a
Linea 77 Reverve Piano Magic Prolet 2 a.m. Honeybird & The Birdies Polar for the Masses
Stayer Jamie Stewart & Eugene Robinson James Walsh Giovanni Truppi SUZ Herba Mate Valentina Gravili Marina Rei
ZZZ & Lush Rimbaud Jon Spencer Blues Explosion 2Hurt Boris Non Violentate Jennifer
Sangue di Rapa Nobraino
Dimartino NOA Talk To Me Marco De Luca Arcane Of Souls Giuliano Vozella Gli Angeli che si divertono Sadside Project Bachi da Pietra Glen Hansard & Lisa Hannigan Nico Greco Kap Bambino Gold Panda La Fortuna di Nashira Orchestra Dark Italiana
Amavo La notte dei lunghi coltelli Simona Gretchen
Pelican Bonnot/Tracanna/Cecchetto Nadar Solo Vetronova Elio
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Petri Persian
Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
L’editoriale
Grande copertina questo mese, interamente dedicata a Steve Hackett.
Torna finalmente in Italia una delle pietre miliari dei Genesis per un tour evento a livello mondiale: Genesis Revisited. Le tappe in casa nostra saranno ad aprile e a teatro, cosa che fa intuire quanto sia maestosa la performance di questo innovativo genio del rock. Fortunate dunque le città di Milano (Assago, Teatro della Luna), Vicenza (Teatro comunale), Roma (Teatro Sistina) e Bologna (Teatro Manzoni). Ma cos’è successo nel mese più corto dell’anno? C’è stata la 63° edizione del Festival di Sanremo, che abbiamo seguito con piacere per la presenza di Silvestri, Elio e le Storie Tese e i Marta Sui Tubi. Poi le dimissioni del Papa e le elezioni: ma vogliamo forse parlare di questo? Assolutamente no. In casa dell’Oca, come sempre, tante altre novità e ben incentrate attorno ad altro. Torna la rubrica Storie per il freddo e la disgrafia, che stavolta al posto di raccontare la storia di un artista ha voluto invece interpretare in modo viscerale un disco magnifico. Molti inoltre i report live per i concerti di febbraio, a partire dal nuovo tour dei Linea 77, passando per l’eleganza di Noa accompagnata da Gil Dor fino all’espressiità nelle mani di Gold Panda e molto altro ancora. Più spazio invece agli esordienti, coloro che ci scrivono appositamente per avere il nostro parere in merito ai loro lavori: tante belle sorprese che meritano di essere apprezzate e assaporate fino in fondo. Tutto sommato, un viaggio acustico che passa da sonorità eteree a lavori cantautorali, esplorando magicamente nuovi territori e visionando nuove prospettive sonore. Immancabile inoltre l’appuntamento con la nostra compilation in free download, che vi anticipa i singoli dei gruppi indie per il mese di marzo. Non mi resta che augurarvi una buona lettura e…buon ascolto.
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Oca Nera Rock
L’Oca consiglia
di Emanuela Vh. Bonetti
Suz One is a Crowd
Elio Petri Il bello e il cattivo tempo
Sonorità morbide e contaminate da differenti influenze, tra le quali un hip hop targato anni ’90 ed un r’n'b che si accosta vellutato ad una black voice.
Dall’iniziale lavoro di qualche anno fa, Emiliano Angelelli ha fatto qui qualche passo indietro. !Il bello e il cattivo tempo è un disco che vanta un cambio di nome al vertice – da elio p(e)tri ad Elio Petri – e nuove collaborazioni con alcuni componenti dei The Rust and The Fury.
Questo, ed ancor di più, si cela nel nuovo lavoro di Susanna La Polla, in arte Suz.! Un disco ipnotico, che esce a distanza di tre anni dall’esordio discografico di questa artista: One is a Crowd si conferma come un lavoro dalle sfumature diverse, cariche di tonalità calde che lasciano come filo conduttore solo il timbro vocale. Ogni suono è curato nel dettaglio, qui nulla è lasciato al caso.! Dieci pezzi fluttuanti, nei quali si percepisce l’eco di glorie più note quali, uno fra tutti, Tricky: sarà la produzione di Ezra con la collaborazione di Alessio Manna (Casino Royale), ma questo disco presenta un tocco di classe che fa emergere Suz a luce nuova, portandola a risplendere per la sua ecletticità. !I suoni esplorano infatti diversi territori, fra basi quasi tribali ed un trip hop che non annoia e tocca vene intimiste e ricercate. Forse scorre talmente bene da sembrare troppo breve: si arriva all’ultimo brano che già l’intero album risuona in testa, in loop.! E pensare che tutto questo è frutto di casa nostra, apre il cuore.
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Il piglio stilistico resta simile a quello del disco d’esordio, le liriche hanno quel tocco delirante che affascina, un vortice di parole che si sviluppa con un cantato leggero, forse troppo delicato e poco incisivo.! La voce resta in certi punti troppo soffocata, quando dovrebbe emergere almeno di un tono, ma questo è un parere del tutto personale da parte di chi non ama “il cantato” quasi equivalente “al parlato”.! Ciò che resta fermo, senza verve, è la scrittura musicale: il disco è ben arrangiato, ma non colpisce particolarmente. !Peccato, perché le liriche potevano davvero esser sostenute meglio. Il bello e il cattivo tempo resta uno dei tanti dischi indie rock che popolano il panorama italiano, ma ci si aspetta un nuovo salto in avanti.! Qualcosa di geniale sullo stile di Capra astrale, unico brano che in qualche modo spicca rispetto al resto dell’album.
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# 6 / February 2013
Sadside Project Winter Whales War
Simona Gretchen Post Krieg
Dopo un ottimo esordio, esce a due anni di distanza il secondo lavoro dei Sadside Project. Il duo romano propone per la Bomba Dischi (etichetta indipendente) un lavoro nuovo, naturale evoluzione del precedente.! Costellato di collaborazioni di tutto rispetto, Winter Whales War è un disco godibile dalla prima all’ultima traccia.! Ma soprattutto, è un disco “diverso”.! Diverso da ciò che siamo abituati ad ascoltare in Italia, ma soprattutto perché qui si può parlare (finalmente) di Musica. Cominciando l’ascolto si parte in un’avventura ricca di emozioni e colori, ballate lente che si accostano a ritmi più forti e grezzi. !E’ un disco maturo, con suoni che purtroppo possiamo ascoltare solo andando a ripescare i vecchi dischi dei grandi nomi (uno fra tutti, Nick Cave). Dieci brani che possiamo collocare idealmente in una linea temporale, che parte dal rock degli anni ’50 passando per il folk tradizionale, fino ad arrivare a suoni più spinti e blues.! L’evoluzione del disco avviene in modo naturale, con tre brani chiave che ascoltati in successione regalano all’orecchio la sensazione di un passaggio sonoro ideale: This is Halloween, Edward Teach alsko known as Blackbeard e Nothing to lose blues. Insomma, che altro aggiungere?! I Sadside Project sono esplosivi ed incontenibili, e la cosa ci piace ancor di più se la vediamo anche in quest’ottica.! Da ascoltare, per chi non li conosce e per chi desidera finalmente sentire qualcosa di…diverso.
Post-Krieg, letteralmente “dopo guerra”.! Questo è il titolo scelto per presentare quello che si prospetta come l’ultimo lavoro discografico della talentuosa Simona Gretchen.! Dopo un esordio dalle attitudini punk, che l’ha portata alla notorietà grazie alla sua vena compositiva, eccoci oggi con percorso diverso, una lenta marcia decadente. Post-Krieg è un suono crepuscolare che si evolve ed innalza grazie ai violini ed al piano, sapientemente inseriti nella struttura musicale di questo disco spettacolare.!Sonorità che partono dal basso, sostenute da una batteria incalzante che rende ancor più lugubre l’intero percorso d’ascolto al disco.! Sono qui racchiuse liriche brevi e violente, dirette e taglienti – il punto di forza della Gretchen, da sempre.!Sfumature sensoriali ardenti di un’anima devastata ma sopravvissuta che si estende, infrange, rompe e ricompone per otto pezzi: il contrasto interiore delle diverse particelle dell’essere in perenne conflitto fra loro.! E’ con Everted Part II che il disco assume finalmente i toni trionfali di una tregua, che può anche esser vista come l’accettazione del sé e dei propri conflitti, ridando tuttavia nuovo splendore e speranza alla ricerca di un equilibrio. Il fatto che Post-Krieg venga promosso come “l’ultimo lavoro di” non è una scelta comunicazionale che condivido. !Forse perché spero che a cambiare idea, a questo mondo, siano anche gli artisti e non solo i politici, e che la Gretchen quindi non ci lasci orfani del tutto sul piano musicale.
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Bonnot / Tracanna / Cecchetto Drops
Tre musicisti con storie differenti da raccontare, conoscere e miscelare insieme. !Drops, l’album del trio Bonnot / Tracanna / Cecchetto è una miscela calda e fluida che entra in loop e pulsa, come un cuore rosso e sanguinante appena estirpato da un corpo vivo e caldo. E’ la fusione fra un background di stampo jazz che si scontra con le strutture di base dell’hip hop, dando vita ad un tessuto sonoro colorato, che nei ritmi richiama inequivocabilmente l’Africa nella sua accezione più tribale e primitiva.! Belle le incursioni vocali, arricchiscono con un tocco sofisticato le melodie, rendendo ancor più raffinate le sperimentazioni fra basi elettroniche, violini e trombe.! E a proposito dei fiati, Drops vanta la presenza di Paolo Fresu, importante nel definire una volta in più lo stile ed il carattere di questo disco.! Otto i brani, della durata media superiore ai 5 minuti.! Sonorità fra loro correlate da un sottile filo che mantiene i giochi delle proporzioni sonore, eppure al contempo c’è la presenza di ossimori musicali che stupiscono per la morbida naturalezza che presentano nell’affiancarsi.! Un esempio?! Ascoltate la sequenza Project One e Right Links, le due tracce centrali, e capirete con quale strana alchimia due brani così diversi negli intenti riescono in realtà a risultare perfetti l’uno in seguito all’altro.
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# 6 / February 2013
Giovanni Truppi Il mondo è come te lo metti in testa
Napoletano ormai trapiantato a Roma, il cantautore Giovanni Truppi torna a distanza di tre anni dall’esordio con un nuovo, ricco e colorato lavoro. Per chi non lo conoscesse, nel brano di apertura che regala il titolo al disco – Il mondo è come te lo metti in testa – egli si presenta con una sorta di biografia sconclusionata e scanzonata, quanto meno divertente e a tratti surreale. Truppi è così, in ogni suo brano racchiude domande e riflessioni estrose e sornione, che non vengono propriamente cantate ma raccontate riecheggiando vagamente stile e metodo alla Gaber – sebbene in alcuni passaggi sia forte la similitudine in chiave moderna con l’assoluto Piero Ciampi.! Le tematiche sono diverse, senza connessione logica: ciò che gli passa per la testa viene poi trasposto con enfasi, con tormentoni (Cambio sesso per un po’, Ti ammazzo) che rendono i brani vortici circolari nei quali ci si perde volentieri col sorriso.! Nucleo centrale, tuttavia, il concetto sulla visione del mondo: siamo convinti dei nostri pensieri fino al momento in cui non arriva qualcun altro pronto a smentirci, farci ragionare e aprire gli occhi ad altre vedute – I cinesi, pezzo amorevolmente farneticante. Insomma, Il mondo è come te lo metti in testa è sicuramente un album particolare che si snocciola lungo 14 tracce ma che si ascolta in meno di 50 minuti: una corsa nel delirio geniale di questo insolito cantautore.
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# 6 / February 2013
di Fabio Montemurro
Nico Greco Stone Three Home
Anticipato dal video della quarta traccia - Five past ten - il terzo album di Nico Greco, Stone Three Home, è caratterizzato dall’accantonamento di sonorità ricercatamente psichedeliche e folk per fare spazio al rock e ai suoni elettrici (si sentono molto sia la chitarra elettrica che la batteria). Le atmosfere si sono fatte qui più cupe, anche se non mancano momenti intimisti e acustici che rendono l’album ricco di sfumature, rendendo nell’insieme il disco più vario rispetto ai due precedenti.! Un album il più delle volte sperimentale, che si scosta in parte dalla precedente produzione dell’autore. Interessanti le participazioni durante le incisioni: Valeria Sorce alla seconda voce, Luca Monaco alla batteria, oltre che dello stesso Messere (produttore dell’album) alle chitarre, basso e synth.
Herba Mate The Jellyfish is dead and the hurricane is coming Quella di cui mi accingo a parlare è la ristampa in vinile (solamente 200 copie!!!) di The Jellyfish is dead and the hurricane is coming degli Herba Mate, storico trio stoner rock emiliano. Il disco fu pubblicato nell’ormai lontano 2009 e i lavori che portarono alla sua realizzazione iniziarono nel setembre del 2008 quando il gruppo pensava di realizzare un EP con registrazioni live nel quale si potessero imprimere le idee emerse in quel periodo. !Alla fine però il lavoro in studio, la ricerca e la sperimentazione di sonorità insolite li portò alla nascita di nuovi brani e alla realizzazione di un vero e proprio LP. Le tracce di questo 33 giri sono caratterizzate da un sound fortemente rock con devianti incursioni psichedeliche dove risuonano sovrane le basse frequenze, che richiamano alla mente la desolazione di deserti senza tempo dove il sole estende i suoi domini a perdita d’occhio. Le influenze musicali sono rintracciabili in gruppi recenti come i Kyuss e gli Sleep, ma anche per certi versi nei Black Sabbath - ai quali lo stoner rock deve molto, poiché la maggior parte dei dischi di questo genere sono un loop infinito dei dischi di questo grande gruppo hard rock e heavy metal – e i Blue Öyster Cult.
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# 6 / February 2013 di Rossella D’Oriano
La Fortuna di Nashira E’ un paese per vecchi
Bella prova l’esordio dei La Fortuna di Nashira, che con il loro primo Ep dimostrano un talento puro. Sono giovani, bravi ed hanno stoffa da vendere, e tutto questo lo si riscontra all’ascolto dei sei brani di E’ un paese per vecchi.! In questo lavoro esprimono la loro personale chiave di lettura del mondo, e lo fanno con un Ep apprezzabile e persuasivo.! Mescolano riff ben fatti con liriche di considerevole fattura, creando dei groove pieni di spessore. Claustrofobia, brano di apertura, è uno dei pezzi portanti dell’album che accentua in modo pungente il sound tipico del gruppo.! Spezza il pane per Giuda è invece un pezzo trascinante, nel quale il ritornello incisivo – quasi micidiale – rimane in testa grazie anche al ritmo serrato delle chitarre . L’album continua con Hiroshima, una ballad nella quale i ritmi si distendono, così da apprezzare maggiormente alcuni passaggi. !Frida è forse l’unica nota dolente dell’ep, poiché il brano poteva esser elaborato e articolato in modo diverso, riuscendo a dare un altro taglio alla canzone.! Il disco si conclude con Dicono che, pezzo che assume una certa ironia. E’ un Paese Per Vecchi riesce ad intrigare, e dimostra come questi ragazzi riescano a rapire l’ascoltatore allietando l’orecchio con un mood rock.! Da ascoltare.
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# 6 / February 2013
di Davide Franzoni Valentina Gravili Arriviamo tardi ovunque Trovarsi a recensire la nuova uscita discografica di un’artista con questo palmarès farebbe venire un po’ d’ansia a chiunque.! Peccato che io non l’avessi mai sentita nominare.! Così, mentre da una parte mi informavo ed ascoltavo quanto più potevo, dall’altra riflettevo su come fosse possibile che una giovane cantautrice inserita nel “Dizionario dei cantautori italiani”, vincitrice del Premio Ciampi 2001 per il miglior debutto discografico, la cui strategia promozionale per l’album La balena nel Tamigi (premio MEI per la Miglior autoproduzione del 2011) è stata citata come esempio in un libro sull’argomento, non fosse mai arrivata alle mie attentissime orecchie. E’ così che Arriviamo tardi ovunque, più che un titolo si rivela essere un’ inquietante profezia.!Valentina Gravili, musicista capace e cantante esperta, scrive testi che non ammiccano ai soliti sentimenti e che, anche quando toccano tematiche più serie, lo fanno con uno stile semplice e senza fronzoli.! Negli arrangiamenti strumentali però qualcosa non torna, esagera con le sonorità da folk americano e non osa abbastanza con le incursioni di strumenti inaspettati o esasperazioni vocali, che pur ci sono e convincono.! In quella che sembra voler essere la ricerca di uno stile personale lascia il piede in due staffe ma risulta troppo pop per i circoli snob del cantautorato d’autore (o presunto tale) e troppo poco per le radio commerciali.! Va comunque detto che il prodotto finale suona bene ed è ben confezionato, forte di un ottimo lavoro di produzione.! Domenica Mattina e Mosca Cieca piacciono molto da subito.
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Arcane of Souls Vivo e Vegeto E’ una lieta, ma non shoccante, sorpresa questo Vivo e vegeto, album di esordio di Arcane of Soul (non un santone mistico, come anche l’aspetto suggerirebbe, ma l’anagramma di Alfonso Surace). Sorprende perché sono 12 tracce coinvolgenti e complete, divisibili in due gruppi.!La prima parte del disco dal respiro internazionale, sonorità folk blues molto naturali e per nulla scontate, tanto che ci si aspetterebbe di sentirle cantate in inglese (tipo Oliver Onions per intenderci). !La scelta dell’italiano non è però fuori luogo, gli ingredienti per funzionare ci sono praticamente tutti: testi semplici ma non banali, ironia e tematiche legate alla quotidianità in cui tutti si riconoscono. !La malinconia invece, finora mitigata da una sana vitalità, si fa sentire di più nella seconda parte, dove lo stile diventa più cantautorale.! Non shocca perché è bravo a cucinare la ricetta di cui sopra, ma senza aggiungere quel qualcosa in più capace di farti sobbalzare sulla sedia. Concedetemi inoltre un’osservazione del tutto soggettiva. Sicuramente non sarò stato l’unico ad aver indovinato la provenienza del nostro al primo ascolto. Forse per ragioni dialettali se sei calabrese e fai il cantautore la voce ti esce graffiante, con le vocali aperte e roche. Arcane of Soul, che non è un principiante (già voce e chitarra nei Torquemada e chitarra nei Sakee Sed), se ne deve essere accorto e per distinguersi dai suoi illustri predecessori – ricordo che è una mia personale valutazione – canta tutto l’album utilizzando un effetto vocale che rende il risultato finale un po’ più originale ma anche un po’ più monotono. Nulla di irreparabile però, la sensazione generale non è per niente negativa, e forte è la certezza che ne sentiremo parlare ancora.
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# 6 / February 2013 di Paskal Rosadale
Amavo Gracefool
Parafrasando titolo e track che chiude il disco, diremmo che le Amavo sono aggraziate e folli, se non fosse che la follia di queste due simpatiche donzelle decostruisce la grazia tessendola con il suo contrario, facendo di tutto perché appaia di sguincio. Nelle traverse spigolose di riff ripetitivi ed ipnotici, nelle martellanti insistenze ritmiche, nelle stonature malate del cantato, la bellezza di quest’album, che esce dopo quattro anni dal precedente, è in tutto quello che potrebbe far storcere il naso a molti ma non a noi. !Già l’esordio, Jungle Reinhardt, è la sgangherata promessa di un ascolto labirintico e rumoroso.! Un inizio lanciato come in corsa e poi azzoppato, che prelude a strutture math-rock disegnate da chitarra e batteria, le quali reggono l’intelaiatura per una isterica incursione nel noise che raggiunge il suo apice nel crescendo finale. !Arriva poi il singolo Jello e viene voglia di cantare agitandosi in aritmici spasmi, non perché il pezzo sia poi così orecchiabile, ma c’è qualcosa che tocca le corde dell’animo di noi post-romantici, cervellotici amanti del caos. !Lalbume è un pezzo più lineare, con un insistito giro di chitarra a reggere il gioco alle voci folli e il synth a condire il tutto un pò in salsa Twig infection, gran band sicula scioltasi troppo presto e che, alle volte, questo disco ricorda in certe soluzioni. !Ma ci è concesso solo un momento di respiro, perché con For common sense is not so common le Amavo riprendono a torcerci lo spirito con un’istintiva ed insistente efficacia, incamminando una marcia sgangherata e irresistibile – Penguins & Pelicans – che, passando per la mania ossessiva di Top hat e gli effluvi alcolici di Vinaccia, conduce irresistiblilmente alla trance durante l’ascolto dell’ispiratissimo pezzo strumentale che chiude il disco, Gracefool: Avanti March !!
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Oca Nera Rock
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# 6 / February 2013
Oca Nera Rock
# 6 / February 2013 di Fernanda Corona
Polar For The Masses Italico
Manca poco all’uscita del nuovo album dei Polar for the Masses, Italico – 22 febbraio. Sebbene sia il quarto disco della band, è il primo realizzato in italiano. I P4TM sono stati negli anni etichettati “da esportazione” ed hanno ottenuto buone critiche anche oltre confine, scegliendo finalmente di farsi conoscere maggiormente in patria. Italico parla in modo più o meno ermetico della vita, della sua quotidianità e di tutte quelle cose che questi tre ragazzi amano o criticano. Si canta di società, di politica, di droga e di morte con testi che non verranno adattati in inglese, come preannunciato, e verranno mantenuti in italiano esattamente così come sono stati pensati e poi messi in musica. Il trio (composto da chitarra, basso e batteria) si ispira alla drone-music, che qui si traveste con venature indie-rock, post-punk e dark-wave. Sono loro a spiegare cosa significa drone-music: “E’ semplice: invece di costruire le canzoni su un giro di accordi, partiamo da loop di chitarra o basso, ripetuti all’infinito, come dei mantra. Questi fanno da bordone per la struttura del pezzo, su cui inseriamo riff, rumori, feedback sempre creati con i nostri strumenti, senza ricorrere all’uso di computer, synth o strumenti elettronici. La scrittura, in particolare delle parti vocali, è vicina alla tradizionale forma canzone e quindi richiama cose più vicine alla normale esperienza di ascolto della maggior parte della gente.” Nei loro dischi non compaiono tastiere, computer e synth, ma solo quel che esce dai loro strumenti rock: affermazione che dimostrano al meglio una volta on stage. Italico richiama da lontano i Subsonica, sebbene i Polar of the Masses abbiano effettivamente un loro chiaro stile ed un sound che li caratterizza in modo distintivo. Si sente l’urgenza, la tensione attraverso il suono e il ritmo della musica che ben accompagnano i testi. E’ un album che va tuttavia ascoltato più di una volta per poter essere apprezzato fino in fondo, ma che una volta iniziato a conoscere non vi stancherà.
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Un’Oca che fa click
Linea 77 Orion Live – Ciampino (RM) 02/02/2013
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# 6 / February 2013 ©Emanuela Vh. Bonetti per Oca Nera Rock
Oca Nera Rock
# 6 / February 2013 ©Giulia Delprato per Oca Nera Rock
Honeybird & The Birdies M A G N E T I C A - Tropicalia Angelo Mai – Roma 02/02/2013
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# 6 / February 2013
©Silvia Mariotti per Oca Nera Rock
Supersantos On Stage Uochi Tochi, Dumbo Gets Mad, Criminal Jokers, I Quartieri, Drink To Me Lanificio 159 – Roma 02/02/2013
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# 6 / February 2013
Storie per il freddo e la disgrafia
di Paskal Rosadale
Piano Magic Life has not finished with me yet
Se la ricerca del nuovo a tutti i costi, inaugurata dalla fermentazione avanguardistica della prima metà del XX sec. , ha inesorabilmente segnato l’arte fino a permeare le dinamiche di un’industria culturale dove novità e trasgressione sono gli argini obbligati entro cui scorre il gioco dell’arte contemporanea; se per attingere al diritto di esser detto arte qualcosa deve forzatamente produrre un effetto di stupore sempre più difficile da ottenere – per via del semplice fatto che ci si abitua anche allo straordinario quando questo diviene, a causa di un’ostinata aporia dei tempi, la norma a cui conformarsi – un percorso come quello di Glen Johnson e dei suoi Piano Magic, che ibrida soluzioni sonore sperimentali a una ricerca che guarda sempre più consapevolmente al passato, sembrerebbe appartenere a un’altra dimensione della creatività. Life Has Not Finished With Me Yet, ultima fatica della band londinese , è infatti un meraviglioso esempio di come si possa far confluire in un’attitudine avanguardistica un soffio di inattualità senza il quale l’arte non riesce neppure a dire qualcosa del presente, poiché vi ci si conforma interamente.! E il passato a cui sapientemente guarda Piano Magic è certo il post-punk, la cosiddetta new wave dei primi anni ’80, rielaborata a colpi di raffinatissime sfumature post-rock e trip-hop, ma non solo. !L’esempio cristallino è la splendida seconda traccia del disco, Judas, una gemma sospesa in una crepa del tempo, dove testo e musiche concorrono a sintetizzare le qualità uniche di questa band.!L’incedere ripetitivo del basso synth, accompagnato da percussioni che mescolano sapientemente suoni analogici e campionati, fa da sfondo ad armonie, e ad una splendida melodia arricchita da evocativi cori, in cui si respirano echi di un’antichità che ci appartiene e, al contempo, ha un non so che di esotico, di orientale. Parallelamente la figura di Giuda diviene l’archetipo lirico perfetto per cantare di umanità e corruzione, alludendo obliquamente a un tratto caratteristico del nostro tempo senza concedere nulla cronaca.!The Slightest of Threads conferma invece come sapienza e audacia siano ugualmente necessari alla creazione di un genere, quel riconoscibilissimo, seppur necessariamente ineffabile, ghost-rock di cui i Piano Magic sono probabilmente gli unici interpreti, nonché i creatori.!La melodia, toccante, canta del fantasma del tradimento che aleggia sui momenti di stasi in cui gli amanti dormono e lasciano libero il desiderio di vagare nell’immaterialità fantastica del sogno.!La vaghezza di una visione, salvifica e terribile ad un tempo, si dispiega su un insistito arpeggio di chitarra, vagamente iberico, che si dà il cambio con fantasmatici intervalli di archi e synth, preparando ad un finale che è un ibrido di trip-hop e noise, in cui la chitarra libera un isterico ed atonale lamento.!Preziosa ai fini di un’atmosfera sospesa in un irreale gotico e crepuscolare – basti ascoltare la singolare Sing Something - anche la voce femminile di Angèle David-Guillou che, insieme a quella profonda e saturnina di Johnson, arricchisce le composizioni dell’album con cantati intensi e suggestivi. In definitiva Life Has Not Finished With Me Yet è un album bellissimo ma insieme difficile, un cristallo meraviglioso e al contempo criptico che contiene al suo interno un segreto.!Qualcosa di questo segreto tuttavia allude a quella possibilità per cui, parafrasando la Arendt, il futuro, oggi, sia alle nostre spalle.
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Oca Nera Rock
Mettici il becco pure tu
Reverve Cardiattack.o. Emiliani di Carpi, influenze dichiarate “ Nirvana, Sonic Youth, Motorpsycho, Melvins, ecc… ma anche dalla scena musicale degli anni ’60 e ’70”.! Praticamente nel mezzo c’è qualsiasi cosa. 5 pezzi, durata superiore alla mezz’ora: carne al fuoco, dunque.! Da quel che dicono, le canzoni del disco sono state di recente ri-arrangiate: il lavoro è stato sufficientemente fruttuoso da quel che si sente.! Cantato spesso intelligibile di stampo in qualche maniera ‘verdeniano’, centrato per il genere e non necessariamente un difetto per quel che riguarda l’influenza non dichiarata o inconsapevole.! Pezzi migliori: of course, i più lunghi e magniloquenti.! Bella Sospite, 8 minuti di sospensioni e accelerazioni, gran giro di chitarra very Motorpsycho periodo Trust us mischiato ad un qualche emocore primi ’90 ed un antifinale sabbathiano/melviniano: a sprazzi una vera goduria. Notevole anche la titletrack, più pesante e spezzata, a tratti piacevolmente postcore nei suoi 11 minuti.! C’è spazio anche per un intermezzo quasi shoegazer, rialzo delle quotazioni.! Gli altri 3 pezzi sono più routinari anche se ben fatti.! Nota negativa: registrazione un po’ impastata e faticosa da ascoltare, un po’ più di hi-fi avrebbe giovato al tutto, moltissimo ai pezzi più belli.! Brutta copertina. Ma è un autoprodotto, portiamo pazienza.! Bravini, 6 e mezzo tendente al 7.
# 6 / February 2013 di Walter Mario Sacchet
Gli Angeli che si divertono Radici e fiori bianchi Progetto nato nella capitale, Gli Angeli che si divertono è un lavoro solista di Luca Cartolano (già Viva Santa Claus, Aphorisma), nato nell’estate del 2011. Archettoni elettrici super classico…”musica fintamente orchestrale in chiave fintamente rock.”! Così recita il comunicato stampa.! Il dischetto parte piuttosto sottotono, una tastierina (toy piano) che non trova il coraggio di farsi cifra stilistica, echi di un qualche post post punk anglofono anni ’90 (The American Analog Set? Stereolab al ralenti?), canto un po’ strascicato. !Non proprio piacevolissimo. Meglio i pezzi centrali del disco, con sottofondo quasi darkwave e basso cavernoso a corollario: Venti anni indietro, forse il miglior pezzo del programma parte quasi Folk Implosion per poi distendersi su un canonico giro quasi Cure.! Ben fatto e molto piacevole.! Diavoli in paradiso, torna la tastierina, anche se slabbrata ed effettata: quasi irritante, non va. !Buona Canzoncina, ancora i succitati Folk Implosion con l’ectoplasma di J Mascis ad agitarsi alla 6 corde.! Il singolo Isteria girerebbe bene, ma torna la tastiera di cui sopra… In definitiva, disco piuttosto indeciso…gruppo da rivedere: 5 e mezzo.! Gran bel lavoro sull’artwork, comunque.
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
di Rossella D’Oriano
Prolet Indietroll Parlando dei Prolet non voglio qui disquisire sul popolo dell’immaginario stato dell’Oceania che ritroviamo nel romanzo di Orwell, ma di una giovane band umbra nata nel 2010. Il loro primo Ep, Indietroll, è composto da sette brani nei quali il folk rock si mescola alle sonorità più elettroniche degli anni ’60-70. Indietroll, la prima traccia da anche il titolo all’ep, descrive con sagacia la realtà della società contemporanea. !L’ unica soluzione ad essa è quella appunto di non aver soluzione. Non ci posso far niente se questa è la gente che vive intorno a me,! posso solo cantarla, amarla, odiarla,! ritenermi migliore o più semplicemente imitarla per piacermi di più. Ho torto marcio, secondo brano che si incontra all’ascolto, cambia completamente nel genere passando dallo stile acustico della title track ad un arrangiamento elettronico nel quale predomina l’utilizzo del synth.! Con Lezioni di Anatomia si ritorna alle sonorità folk rock che ispirano la band e riaffiora qui il ricordo di un certo cantautorato italiano.! La canzone del castagno parafrasa musicalmente Orwell, con una melodia ed una composizione dotate di una certa intimità ed intensità.!Il cerchio si chiude con L’egoista una cover ben riuscita degli Zen Circus. In conclusione, il sound dei Prolet è orecchiabile e i testi rimangono a mente, ma che sia questa una band giovane si nota dalla mancanza di coesione e di rifinitura che avrebbe di certo perfezionato e accentuato le possibilità di questa band.! Ciò non toglie che questi ragazzi hanno ancora molte frecce al loro arco e non rimane che aspettare di ascoltar un loro prossimo lavoro. !In fin dei conti, come disse Orwell, se esiste una speranza, questa è da cercare nei Prolet.
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Persian Pelican How to prevent a cold
Persian Pelican, alias Andrea Pulcini, si ripresenta dopo quattro anni dal primo album con How To Prevent A Cold, album composto da dodici brani nei quali si avvale della presenza partecipe di Marcello Piccinini (batteria), Paolo Testa (fisarmonica) e Francesco Testa (violoncello). Come definire How To Prevent A Cold?! Semplicemente come un album intimo, appassionato, profondo e piacevole.! Le tracce che lo compongono sono congiunte l’una all’altra con elevata minuzia, fornendo un innesto emozionale delicato e avvolgente.!Improbabile che ascoltando questo album non si venga catturati all’ascolto, che non ci si lasci avvolgere dagli intrecci di chitarra e dalle sonorità acustiche alle quali si fonde il cantato di Andrea Pulcini. Le fondamenta folk indie e l’uso di strumenti quali l’ukulele o la farfisa servono ad aggiungere quel tono di spleen che caratterizza il disco.! Gli egregi arrangiamenti e l’accuratezza dei suoni aggiungono una levatura che ripercorre lo spessore nell’intero album. !Persian Pelican dimostra una maturità artistica ed uno spessore non comune, è questo un disco da segnalare e consigliare.! Naturalmente ci sono angoli da smussare, ma nel complesso è un lavoro discreto e di sicuro impatto.
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# 6 / February 2013
Mettici il becco pure tu
di Davide Franzoni
Orchesta Dark Italiana S/T
No, non d’archi, Dark!! Questa la precisazione che con molta probabilità vi toccherà fare se, parlando a qualcuno di questa nuova formazione, pronuncerete veloci e sicuri di essere capiti, il loro nome: Orchestra Dark Italiana.! A parte la simpatica assonanza, nel loro primo album S/T troverete vicinanze alla musica classica anche nell’approccio sinfonico alla composizione. Partono da marcette post-rock e via via le contaminano, con gusto, inserendo strumenti, tanti strumenti (fisarmonica, glockenspiel, fiati, ocarina, pianoforte e chi più ne ha più ne metta), arrangiati in modo semplice ma leggibile, che rischiarano con atmosfere più folk una certa cupezza dominante (ecco dov’era finito il Dark) ben definita dai suoni elettronici e i tappeti di basso. La voce maschile (decisamente sottotono rispetto al resto) predilige un semi-parlato, tanto caro ad una certa tradizione underground italiana e che ben si sposa ai testi ironici e surreali.!Sembra disprezzare il pop ma, quando nessuno guarda, gli fa volentieri l’occhilino.! La seconda voce, femminile, contribuisce a confonderci le idee aggiungendo i canti gregoriani da coro polifonico nella lista delle suggestioni (ci troverete anche un po’ di reggae e di jazz in quella lista). Ad ogni ascolto si perde qualcosa, perché si riconoscono sempre più forti influenze e similitudini con altri e si rimpiange sconsolati quello che avrebbero potuto dare di loro.
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Mei & Lunatik Presentano
Pierpaolo Capovilla legge
Pier Paolo Pasolini LA RELIGIONE DEL MIO TEMPO READING IN TRE ATTI Ballata delle Madri La Religione del mio Tempo Una Luce Alla voce: Pierpaolo Capovilla. Al pianoforte e "diavolerie elettroniche": Kole Laca. Musiche di Steve Reich, Scott Walker, Kole Laca.
Lunedì 11 marzo _ Bologna @ Libreria Coop Ambasciatori Venerdì 15 marzo _ Torino @ Teatro Gramsci Venerdì 22 marzo _ Genova @ Auditorium Carlo Felice Sabato 23 marzo _ San Giovanni Valdarno @ Stazione della Ceramica Giovedì 28 marzo _ Cosenza @ Auditorium Venerdì 29 marzo _ Bari @ Teatro Kismet 26
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Un’Oca che fa click
# 6 / February 2013
©Andrea Fiaschetti per Oca Nera Rock
Damo Suzuki Circolo degli Artisti, Roma 06/02/2013
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Marina Rei Lanificio 159, Roma 07/02/2013
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
James Walsh Lanificio 159, Roma 10/02/2013
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# 6 / February 2013
ŠSilvia Mariotti per Oca Nera Rock
Giovanni Truppi Grandma, Roma 10/02/2013
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# 6 / February 2013 ŠGiordano Cianfaglione per Oca Nera Rock
Jamie Stewart & Eugene Robinson Init Club, Roma 08/02/2013
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# 6 / February 2013
Mettici il becco pure tu
di Fabio Montemurro
Non Violentate Jennifer Non Violentate Jennifer
La prima cosa che si nota, di questo disco, è il nome del gruppo – nonché il titolo dell’EP: Non violentate Jennifer. Uscito nel 2012 il disco, se si scava nella storia del cinema ci si accorge che Non violentate Jennifer(Spit on Your Grave) è un film di Meir Zarchi del 1978, (molto probabilmente) emblema del (sotto)genererape & revenge (r&r) nato in America in quegli anni e che ebbe un’accoglienza né calda né fredda in Italia. Tornando a noi, di questo gruppo fiorentino possiamo dire che i testi venati di allusioni dark si rifanno sicuramente alle trame dei film horror (compresi gli r&r) del decennio precedente che tra gli anni ’80 e ’90 spopolavano sulle reti private che affollavano l’etere di un po’ tutte le regioni italiane. Per quanto riguarda le influenze musicali la questione è un po’ più complicata. Ascoltando le quattro tracce, ci si rende conto che si è dinanzi ad uno strano e confusionario cocktail nel quale si fondono in modo più o meno indovinato varie tendenze musicali. Si va dall’ormai sputtanatissimo indie rock alla new wave, dal pre punk di gruppi come The Who al rock psichedelico di fine anni ’60 in particolar modo con gli Iron Butterfly di In-A-Gadda-Da-Vida (storico album del 1968), e per finire un accento leggermente grunge e un aleggiante antmosfera post punk di gruppi che non riesco a riconoscere, sebbene per stile e tematiche il tutto sia riconducibile agli ormai stra abusati Joy Division. Un miscuglio di generi che a volte può piacere a volte no. Noi dal canto nostro ci teniamo neutrali, lasciamo a voi la scelta. Potrebbe essere una scoperta (ne dubitiamo)…ma anche una gran perdita di tempo (ma neanche tanto, dato che nel complesso l’EP dura 16 minuti).
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Un’Oca che fa click
# 6 / February 2013 ©Andrea Fiaschetti per Oca Nera Rock
Jon Spencer Blues Explosion Circolo degli Artisti, Roma 13/02/2013
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# 6 / February 2013
Un’Oca che fa click
©Giordano Cianfaglione per Oca Nera Rock
Zzz & Lush Rimbaud Init Club, Roma 13/02/2013
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# 6 / February 2013
Mettici il becco pure tu
di Fabio Montemurro
Vetronova Durante
Durante, ultimo lavoro dei Vetronova, mette in luce un gruppo abbastanza interessante dal punto di vista strumentale (non sono ancora giunti a maturazione anche se indicativamente si trovano a metà strada rispetto al traguardo. Non si può affermare la stessa cosa se si passa alle liriche, non proprio il massimo, sebbene una lancia in loro favore vada comunque spezzata: si allontanano dallo stereotipo imperante negli ultimi anni che vede la maggior parte dei gruppi o dei/delle cantanti doversi esprimere nella barbara lingua inglese e non nella nostra splendida lingua. Onore al merito, dunque. Anche perchè questa coraggiosa scelta,che può sembrare apparentemente legata ad una questione prettamente estetica per quanto rigiarda le sonorità, in realtà denota e mette in luce un vero e proprio studio su ritmo e metrica. Le influenze del gruppo, come si è potuto notare anche nei due Ep S/t pubblicato nel 2008 e Madaleinepubblicato nel 2010, sono principalmente di natura psichedelica e noise anche se non mancano tuttavia incursioni nell’indie e nel post rock.
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Un’Oca che fa click
# 6 / February 2013 ©Andrea Fiaschetti per Oca Nera Rock
Noa & Gil Dor
Auditorium Parco della Musica Roma 17/02/2013
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# 6 / February 2013
2Hurt
Locanda Atlantide, Roma 16/02/2013
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# 6 / February 2013
2 MARZO ROMA - STAZIONE BIRRA (ospite LINO VAIRETTI – OSANNA) 8 MARZO CALUSCO D'ADDA (Bg) - TEATRO SAN FEDELE 9 MARZO FIRENZE - VIPER THEATRE (ospite LINO VAIRETTI – OSANNA) 15 MARZO CORTEMAGGIORE (Pc) - FILLMORE CLUB (ospite LINO VAIRETTI – OSANNA) 16 MARZO COPPARO (Fe) - TEATRO DE MICHELI 21 MARZO PALERMO – TEATRO DANTE 22 MARZO CATANIA – TEATRO ODEON 23 MARZO CATANZARO – TEATRO POLITEAMA (ospite LINO VAIRETTI – OSANNA) 24 MARZO NAPOLI – TEATRO TRIANON (ospite LINO VAIRETTI – OSANNA) 28 MARZO ASTI - TEATRO ALFIERI
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# 6 / February 2013
Mettici il becco pure tu
di Emanuela Vh. Bonetti
Giuliano Vozella Notes Through The Years
Sonorità americane per questo disco, l’esordio discografico del cantautore Giuliano Vozella. Notes Through The Years, come anticipa il titolo, altro non è se non una raccolta ponderata di riflessioni e note sapientemente misceltate ed elaborate durante un lungo percorso.! Otto sono i brani in questo album, la scelta della lingua è naturalmente in inglese fatta eccezione per un brano, Peccatori.!Si va dal blues (Blues of passion) al fingerpicking (Three years ago), ed il prodotto finale è un lavoro completo che mette in luce la bravura ed il talento di questo ragazzo barese. Andando a curiosare chi sia questo Giuliano Vozella si inciampa inevitabilmente in un curriculum accademico ricco ed invidiabile.! E forse deriva da qui l’unica critica che si può muovere a questo lavoro: per quanto sia tecnicamente ben fatto, con una voce non sempre all’altezza dei suoni ma che non stona, manca una punta di brio.! Musicalmente i brani mantengono un filo conduttore che rende il lavoro monotono, ed è per questo che dopo due o tre pezzi, il resto del disco appare già un lavoro scontato.! Ben eseguito, ma prevedibile.! La speranza è che in un lavoro futuro vi sia una varietà sonora che invogli e lasci stupiti nel passaggio da un brano all’altro.
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# 6 / February 2013
Un’Oca che fa click
©Eliana Giaccheri per Oca Nera Rock
Bachi da Pietra Circolo degli Artisti, Roma 20/02/2013
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# 6 / February 2013
Mettici il becco pure tu
di Emanuela Vh. Bonetti
Talk To Me A long time waiting Ultimamente capita di sentire dall’interno una necessità quasi viscerale, che prende il sopravvento nei confronti di tutto il resto: è il bisogno delle cose semplici e ben fatte.! Back to basics, alla riscoperta di suoni puri e minimalisti nella chiave più moderna di quest’affermazione. L’Ep d’esordio dei Talk To Me incarna alla perfezione questo concetto, portando all’orecchio sonorità ambient pop che si rifanno al post rock, in particolare ricordando sicuramente gli islandesi Mùm. I Talk To Me nascono dall’incontro artistico di Stefania, voce sommessa e delicata, che ben si lascia elevare dai suoni del synth e delle chitarre di competenza ad Andrea.! Ciò che ne esce è una melodia strutturata con una certa leggerezza, al punto da sembrare terapia per l’anima.!Il merito va sicuramente alla voce eterea di Stefania, che lascia sospesi a mezz’aria, fluttuanti in un universo sognante che ruota attorno all’amore e ai sentimenti. A Long Time Waiting si presenta quindi come uno dei migliori Ep ascoltati recentemente, composto da 7 brani interpretati in inglese da un duo che tutto sembra fuorché italiano.! Peccato che come spesso accade certe sonorità rischino di restare confinate ad una fetta di pubblico ristretta.
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# 6 / February 2013
Un’Oca che fa click
©Giulia Delprato per Oca Nera Rock
Glen Hansard & Lisa Hannigan Auditorium Parco della Musica, Roma 21/02/2013
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Mettici il becco pure tu
# 6 / February 2013 di Davide Franzoni / Emanuela Vh. Bonetti
Boris Per Pura Comodità
Marco De Luca Canzoni Inedite
Scarno come la copertina l’Ep Canzoni Inedite è una raccolta senza un filo conduttore di pezzi che Marco De Luca ha scritto e lasciato da parte in questi anni.! Fatto in casa come la torta della mamma sembra più il risultato di un ragazzino che si cimenta da solo a prepararne una, imitando l’esperta genitrice (in questo caso chiaramente la new wave anni ’80), finendo per fare un gran pastrocchio. Va bene prendere a modello, per affinità e per gusto, una poetica che prevede e sdogana sonorità e liriche non canoniche, ma per tutto occorre capacità e gusto.! Le doti canore sono decisamente mediocri e l’utilizzo di effetti non basta a nasconderlo.! La tecnica strumentale è di pari livello. L’intento di produrre un Ep è sempre lodevole e vanno riconosciuti diversi spunti interessanti nei testi.! Tuttavia, rimane molta strada da fare per avvicinarsi ad un prodotto meritevole.
L’esordio di Boris Ramella, in arte Boris, è affidato all’Ep Per pura comodità, un piccolo capolavoro di casa nostra che si dirama in quattro tracce. Un bel disco, leggero, appartenente a quel cantautorato indie pop tanto caro a questi anni zero.! Ed è da qui, forse, che arriva nell’immediato una difficoltà: è tutto talmente ben realizzato da richiamare prepotentemente all’orecchio le influenze di altri grandi cantautori italiani, che hanno calcato la scena dagli anni ’90 trasformando i suoni ed evolvendo le liriche. Per pura comodità, preso d’impatto, potrebbe benissimo esser frutto di un lavoro a sei mani mescolando fra loro musiche, testi e timbro vocale rispettivamente di Bersani, Silvestri e Dente.! Il risultato è efficace, qualcosa che non sbaglia e fa sicuramente centro.! Con una perplessità: possibile che non si riesca, nonostante tutto, a ritrovare in questo settore un margine di spazio per qualcosa di autentico? Si comprende qui il valore di un ottimo lavoro, ma resta il dubbio se certi suoni abbinati a determinati testi siano volutamente una strada da seguire per raggiungere più facilmente dei consensi piuttosto che il reale stile di Boris.! Nel primo caso, ben vengano le strategie commerciali con il solo augurio che servano come trampolino di lancio in modo concreto per trovare un’evoluzione nei lavori futuri.!Nella seconda ipotesi, si torna al punto di un lavoro ben eseguito, musicalmente orecchiabile, e che entra in circolo nell’immediato.! Ahimé, però, privo d’originalità.
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Un’Oca che fa click
©Lorenzo Pardi per Oca Nera Rock
Kap Bambino Covo Club, Bologna
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013 ŠEliana Giaccheri per Oca Nera Rock
Go Dai Fest Angelo Mai, Roma 22/02/2013
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
ŠFabiana Puglisi per Oca Nera Rock
Gold Panda Rashomon, Roma 23/02/2013
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Info & Contacts info@hubmusicfactory.com www.hubmusicfactory.com
LIVING COLOUR + WHAT A FUNK – UNICA DATA ITALIANA 16/03/13 MILANO | FACTORY REEL BIG FISH + Suburban Legends – UNICA DATA ITALIANA 17/03/13 MILANO | FACTORY BLACK VEIL BRIDES + Heaven’s Basement 11/04/13 MILANO | FACTORY 12/04/13 ROMA | INIT CLUB 13/04/13 CESENA | VIDIA CLUB SKA-P + Toy Dolls + Persiana Jones – UNICA DATA ITALIANA 13/04/13 ASSAGO (MI) | MEDIOLANUM FORUM THE TOASTERS – UNICA DATA ITALIANA 20/04/13 BRESCIA | MAGAZZINO 47 STRIFE 21/04/13 MILANO| FACTORY JOEY CAPE’S BAD LOUD + Scorpios + Armchair Martian 22/04/13 LIVORNO | THE CAGE THEATRE 23/04/13 MILANO | FACTORY DANKO JONES + Bombus 10/05/13 MILANO | FACTORY + RIVERBOAT GAMBLERS (Unica data italiana) 11/05/13 SAN ALBERTO DI ZERO BRANCO (TV) | MAXIMUM FESTIVAL BOYSETSFIRE + Bane – UNICA DATA ITALIANA 28/02/13 MILANO | FACTORY ANTI FLAG 11/07/13 LUGANO | LONG LAKE FESTIVAL
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Un’Oca che fa click
©Martina Caruso per Oca Nera Rock
La Notte dei Lunghi Coltelli BlahBlah, Torino 23/02/2013
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# 6 / February 2013
NadĂ r Solo feat. Capovilla Astoria, Torino 27/02/2013
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Oca Nera Rock
Un’Oca che fa click
# 6 / February 2013 ©Giulia Delprato per Oca Nera Rock
Sadside Project
Circolo degli Artisti, Torino 27/02/2013
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# 6 / February 2013
Mettici il becco pure tu
di Fabio Montemurro
Stayer Dirty EP
Dopo quattro anni gli Stayer tornano con un nuovo interessantissimo lavoro in formato EP. Le quattro tracce che ci propone il trio udinese hanno abbandonato i toni prettamente cupi del lavoro precedente, profondamente influenzato dal post punk britannico tra la fine dei ’70 e l’inizio deigli ’80, per avvicinarsi ad un buon compromesso anche con sonorità meno scure – per quanto le radici si facciano sempre sentire, e vi assicuro che la cosa non ci dispiace. Per rendere meglio l’idea, possiamo porre i lavori degli Stayer su un immaginario rettangolo colorato: all’estremo sinistro troveremo il nero, all’estremo destro il bianco e nell’abisso tra i due la scala delle tonalità dei grigi. Indubbiamente Dyrty E.P. esplora a fondo queste tonalità, sempre in bilico tra i diversi stati emotivi che ne derivano giungendo ad un piacevole equilibrio nel qule gli elementi indie post punk new wave e un pizzico di intellettualismo (il testo di Hyacinth Girl è tratto da T. S. Eliot) si amalgamano nella giusta dose. La domanda che vorrei porre ai lettori, futuri ascoltatori di Dirty E.P., è se il timbro vocale di Arrigo Cabai possa ricordare quello di Roger Waters in alcuni pezzi di The Wall.!A voi l’ardua sentenza…noi nel frattempo, aspettando un nuovo album, continuiamo a gustarci queste quatro tracce che si presentano come un ottimo biglietto di presentazione per i futuri lavori.
2 a.m. Parallel Worlds
Dopo aver ascoltato Parallel Worlds, secondo Ep dei marchigiani 2 a.m., la prima cosa che si nota è che due mod revival ci sono bastati…e anche avanzati.!Iniziarne un terzo all’interno del filone indie rock sembra fin troppo superfluo e privo di originalità. Le sei tracce di questo lavoro dei 2 a.m. si rifanno marcatamente allo stile delle band britpop, in particolar modo il loro singolo Axl’s song - ma anche tutto il resto – ricorda uno dei gruppi di punta inglesi della prima metà degli anni ’90, gli Oasis, che da moltissimo tempo in molti cerchiamo di dimenticare.!Per quanto riguarda le altre cinque tracce si risente ben marcata anche l’influenza degli Stereophonics. Sinceramente penso che per dei musicisti sia molto più interessante creare qualcosa di nuovo ed originale.!Meglio così piuttosto del fare una brutta copia da carta carbone più volte usata di qualcosa già passato, e che ad oggi ha perso del tutto le sue radici in seguito al susseguirsi di quasi di 50 anni di contaminazioni.
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013 01-03-2013 Lugano (CH) - Studio Foce 02-03-2013 Brescia - Lattepiu' Live 08-03-2013 Mezzago (MB) - Bloom Live 09-03-2013 Sant' Andrea delle Fratte (PG) - Urban Club 22-03-2013 Catania - Mercati Generali 23-03-2013 Palermo - Candelai 28-03-2013 Roma - Black Out 29-03-2013 Pescara - Tipografia 06-04-2013 Trieste - Etnoblog 12-04-2013 Colle di Val D'elsa (SI) - Sonar
La Tempesta Concerti392 9152699 concerti@latempesta.org www.latempesta.org
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
Mettici il becco pure tu
di Emanuela Vh. Bonetti
Sangue di rapa Sangue di rapa
I fiorentini Sangue di rapa sono al loro esordio con un Ep omonimo, e a discapito del nome (un classico “modo di dire”, riferito all’impossibilità delle cose) si rivelano essere una piacevole sorpresa. Sei brani per poco più di 15 minuti, una corsa musicale che al contempo non è frenetica ma nemmeno leggera, e che si dimena fra il blues ed il rock nelle sue più importanti sfumature.! Insomma, i Sangue di rapa riescono a realizzare un bel lavoro definito, con omaggi più o meno velati – uno fra tutti, impossibile non notare ne L’Uomo Arancia l’attacco dei The Kinks con la loro All day and All of the night. La voce di Mattia Biagiotti lascia in ogni brano una scia malinconica, che ben si sposa alle liriche.!Il pezzo più riuscito, in questo senso, è sicuramente Il Naufragio, che si discosta dagli altri brani in quanto il ritmo cambia e diventa lento, con qualche incursione di chitarra a smuovere gli animi. L’Ep nell’insieme è fresco e regala suoni in parte retro’, che tanto sono cari alle orecchie ed al cuore dei nostalgici classic rocker.!Piace, è spinto nei punti giusti (La morte del Re) e lascia respiro con le ballate.! Che dire ancora?! Ci si augura che il prossimo disco sia carico ed energico quanto Il Giorno dell’Audizione, poiché quella è una strada sicuramente notevole da percorrere e che può portare aria fresca con sonorità blues rock che di questi tempi, purtroppo, scarseggiano.
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Indie Sounds Good
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# 6 / February 2013
Oca Nera Rock
# 6 / February 2013 Oca Nera Rock presenta
Indie Sounds Good
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la prima compilation in free download realizzata in collaborazione con Lunatik.
Indie Sounds Good è scaricabile in free download qua WALTER MAROCCHI MALAHIERBA - "ALISACHNI" (Working Bee) Il secondo album di Walter Marocchi Mala Hierba (dopo "Impollinazioni", premiato al M.E.I. 2009 come miglior disco strumentale italiano), è un esperimento all’insegna della libertà espressiva: rock, jazz, folk e tango si fondono per forgiare un sound ibrido e contaminato. GIULIANO CLERICO - “LA DIVA DEL CINEMINO” (Zimbalam) Terzo disco per il cantautore abruzzese: dieci canzoni che -tra fiati, armoniche, kazoo, riff di sax e di chitarra- rappresentano un mix ben riuscito di blues, folk e rimandi alla tradizione (Dalla, Caputo, Rino Gaetano, Barbarossa...). I testi, ironici e sarcastici, affascinano e spingono alla riflessione. BLUE PURPLE BEES - “DAILY HOME REFLECTIONS” (Oblique Fields) Un concept che rappresenta una fresca sintesi tra lo stile ed il pop-rock anni '60 & '70 (Beatles, Pink Floyd e Velvet Underground in primis) e sonorità più ruvide (Nirvana, T-Rex, EELS). Probabilmente uno dei migliori esempi recenti di produzione "Vintage-Style" che abbraccia i vantaggi del digitale. THE ROCK’N’ROLL KAMIKAZES - “ALL KINDS OF PEOPLE” (Go Down) La seconda uscita per il quartetto più rock and roll d'Italia! Un sano omaggio al Blues più sanguigno, senza dimenticare le classiche influenze swing/rockabilly e la psichedelia hawaian a cui la band ci ha abituato! Per ballare e divertirsi fino a notte fonda. SUEZ - "ILLUSION OF GROWTH" (Seahorse Recordings) A distanza di 3 anni dal full-length "Many people don't realize", tornano le sonorità inquiete della band di Cesena: melodie dissonanti e ritmiche ossessive per nove brani di rara intensità emotiva. I testi in inglese raccontano ciò che siamo oggi: figli di quella "Illusione della crescita" che ci ha plagiato l'animo... NORTICANTA - "TRA L'INCUDINE E L'AURORA BOREALE" (Seahorse Recordings) In costante evoluzione e mutamento, creano ballate-rock sperimentali sulle quali si stagliano sfondi psichedelici. I testi sono terreni instabili, epifania del perenne disequilibrio tra le tensioni dell’essere umano e i suoi desideri di rivalsa ed emancipazione, purtroppo sempre più sopiti e conformati. RFC - "RITIENITI FORTEMENTE COINVOLTO" (La canzonetta/sintesi 3000) 3 album, 12 anni di carriera, centinaia di concerti in tutta Italia, gli RFC tornano sulle scene con un nuovo lavoro che segna un'evoluzione nel sound ska-core della band casertana. Tra i guest, Olly Riva (Shandon,The Fire, Rezophonic) e Valerio Jovine (99Posse).
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Oca Nera Rock
# 6 / February 2013
ocanerarock@gmail.com http://ocanerarock.wordpress.com/
http://about.me/oca_nera http://www.facebook.com/ocanerarock
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