6 minute read

Non sarei come sono, se sapessi come non esserlo I wouldn't be like this, if I knew how to not be like this

Next Article
L’IMMERSIONE

L’IMMERSIONE

Michele Prendini

Laureato in Architettura e Culture del Progetto, Università Iuav di Venezia. micheleprendini@gmail.com

Advertisement

I wouldn't be like this, if I knew how to not be like this. Towards the development of a circular economy in the homeless

community of Leeds Too many people are still living on the streets nowadays, without a place to call home. Most of us do not even notice their existence, pretending not to see them when we pass them by. My work tries to offer to homeless people a new opportunity, a new life, and throw light on their situation. Through the recycling of plastic materials, homeless people can play an active role in the city streets, becoming part of a community. The final result is a series of urban bivouacs, made by the homeless, autonomous, and capable of offering them welcoming environments and different services.* I ntroduzione e obiettivi Tra il 2018 e 2019 ho trascorso un anno a Leeds, nel Regno Unito, dove ho avuto la fortuna di essere coinvolto in diverse attività di volontariato legate al mondo dei senzatetto della città. La loro situazione e la ricerca di possibili soluzioni alla questione dei senza fissa dimora è diventato perciò il tema principale della mia tesi di laurea Molti di loro non vogliono essere aiutati, hanno paura delle autorità, preferendo la loro condizione a un eventuale cambiamento, perché non preparati ad affrontarlo.

L'obiettivo del mio lavoro è la ricerca di un’alternativa alla loro condizione nomade, attraverso un percorso che possa offrirgli i mezzi per una nuova vita, senza costringerli a cambiare. Sono perciò partito dal presupposto di renderli parte attiva del progetto, trasformandoli in un’opportunità per la città stessa. Il riciclaggio delle materie platiche svolge un ruolo fondamentale in questa operazione: raccolti dai senzatetto, i rifiuti vengono poi riutilizzati come materiale edile, assumendo così un nuovo ruolo.

Tutto ciò si concretizza attraverso il restauro di Temple Works, un ex mulino di lino. Grazie ad esso infatti è possibile creare un centro per le attività dei senzatetto e le organizzazioni benefiche con essi coinvolte.

Questo spazio consente loro di lavorare insieme e sviluppare diverse attività, la principale delle quali è proprio il riciclaggio dei rifiuti di plastica per creare materiali da costruzione.

Man mano che la comunità cresce e vengono raccolti fondi, la produzione di plastica aumenta e viene utilizzata per creare una serie di strutture abitative per il centro città, locali sicuri che consentono ai senzatetto diversi tipi di attività. Attraverso questi bivacchi la città viene colonizzata, diventando una casa per i vagabondi di Leeds (img. 02).

Riciclaggio e bivacchi

La plastica è un materiale che ci circonda ogni giorno, in qualsiasi situazione. Durante il mio periodo alla Leeds

01. Campioni di elementi in plastica riciclata. Samples of recycled plastic elements. Michele Prendini

Non sarei come sono, se sapessi come non esserlo

Verso lo sviluppo di una economia circolare nella comunità di senzatetto di Leeds

02. Strategia. Strategy. Michele Prendini

RIFUGIO URBANO LAVANDERIA CUCINA

03. Cinque tipologie di bivacchi urbani. Five typologies of urban bivouacs. Michele Prendini

Beckett University, ho avuto la fortuna di sperimentare nel laboratorio dell’università il riciclaggio dei rifiuti plastici. Ho pertanto creato alcuni esempi di materiali da costruzione, come mattoni o pannelli (img. 01). Questo tipo di riciclaggio è molto semplice e può essere effettuato a qualsiasi scala, da un livello semi-artigianale fino a quello industriale. Si può utilizzare una pistola termica e fondere il materiale in uno stampo oppure inserire il tutto in un forno industriale per lavorare con quantità maggiori. La leggerezza e la facile lavorabilità dei prodotti plastici ben si presta all’edilizia, soprattutto unite all’economicità dei suddetti processi produttivi. L’implementazione di questo materiale nella progettazione dei bivacchi è quindi un passaggio molto importante. L’utilizzo di elementi plastici a incastro, infatti, permette un più facile montaggio, nonché una produzione modulare di queste architetture. Tali elementi vengono uniti, inoltre, a uno strato di EPS e grafite (15 cm), in modo da svolgere anche la funzione di isolante. Le ridotte dimensioni dei bivacchi, unite allo strato isolante, permettono, grazie al calore corporeo dei residenti, di non necessitare di un sistema di riscaldamento. È comunque prevista una eventuale stufa elettrica in caso di temperature molto fredde.

A tutto ciò è poi seguita una ricerca riguardo alla sicurezza di questi elementi. I materiali plastici impiegati sono infatti di tipo HDPE, LDPE e PP, termoplastiche quindi che, in caso di incendio, potrebbero fondersi nuovamente,

attraverso questi bivacchi la città viene colonizzata, diventando una casa per i vagabondi di Leeds

CAPPELLA

rilasciando gas nocivi per l’uomo. Per tale motivo all’interno del processo di riciclaggio vanno inseriti specifici additivi con funzione ritardante.

Molto importante per i bivacchi è anche l’autonomia. Questi infatti cercando di essere indipendenti attraverso la raccolta dell’acqua piovana, l’utilizzo di una guaina fotovoltaica, delle vasche chimiche, possono essere montati sopra qualunque superficie in asfalto o calcestruzzo senza l’uso di fondazioni.

La struttura portante è realizzata in pultruso, con montaggio a secco, rendendo così trasporto e messa in esecuzione rapidi ed economici.

Tipologie

I bivacchi urbani hanno la funzione di rendere la città più accogliente, of-

BAGNI PUBBLICI

frendo una serie di servizi a chi si trova in condizioni di vagabondaggio. Il primo tipo che ho sviluppato è un rifugio temporaneo che possa ospitare fino a quattro persone, con un piccolo vano bagno e funge da prototipo per tutti gli altri. Le soluzioni costruttive che ho sviluppato in questo caso, infatti, sono state poi utilizzate nuovamente in tutte le altre unità.

Il secondo bivacco è la lavanderia, collocata vicino ad alloggi studenteschi. Ciò permette di collegarne i servizi per la manutenzione e rende più sicuro, connesso e visibile il bivacco.

Il terzo è la cucina, posta vicino al Kirkgate Market, il mercato centrale della città, che può fornire ai senzatetto donazioni e prodotti invenduti.

Il quarto bivacco è la cappella, uno spazio religioso, di preghiera o contemplazione, non dedicato a una specifica religione ma aperto alla condivisione, collocato vicino alla Chiesa di St. George già sede di un dormitorio per senzatetto.

Il quinto e ultimo bivacco è quello dei bagni pubblici, collegato a una sede universitaria, in un punto ben servito del centro cittadino (img. 03).

Conclusioni

Lo sviluppo di questi bivacchi fornisce un’alternativa ai dormitori della città. Quest’ultimi infatti non sono sufficienti e richiedono l’osservanza di numerose regole, spesso non accettate dai senzatetto. Offrendogli invece una serie di servizi, attraverso i bivacchi urbani è possibile rendere la loro vita nomade più vivibile e sicura, senza però obblighi o costrizioni. Queste piccole architetture non invasive possono rappresentare il loro primo passo verso una vita più stabile, un modo per tornare nella società. La loro gestione comune gli offre l’occasione di misurarsi con delle responsabilità, regalandogli un senso di appartenenza e comunità a essi estraneo.*

BIBLIOGRAFIA - Gulhane, S., Gulhane, S. (2017), “Analysis of Housing Structures Made From Recycled Plastic”, in “IRA-International Journal of Technology & Engineering”, pp. 45-55. - Van Wabeeke, L. (2002), “Flame retardant plastics: a general review”, in “International Polymer Science and Technology”, vol. 29, n. 2, pp. 1-5.

04. Bivacco Cucina, vicino al Leeds Kirkgate Market. Kitchen Bivouac, near Leeds Kirkgate Market. Michele Prendini

This article is from: