internationalmagazine
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estate 2017
ISBN 978-88-94887-04-4
9 788894 887044
euro 12,00
packaging la rivoluzione silenziosa the silent revolution
le forme dell’olio the shapes of oil
Nel cuore della Val d’Orcia
Puro succo di oliva Dop Terra di Siena Biologico Biodinamico
Podere Forte Loc. Petrucci 13 - 53023 Castiglione d’Orcia (Siena) - www.podereforte.it
L’olio fa scattare in piedi il sapore che stava seduto Oil makes the languid flavour jump to its feet Sossio Giametta, filosofo philosopher
L’occhio vuole la sua parte, sebbene a nutrirlo e ad appagarlo non sia il cibo nella sua materialità, quanto la sua immagine, il suo mostrarsi, il bello da vedere ancor più che il buono da mangiare Looks matter, but what nourishes and satisfies the eye it is not the substance but the image, hence the beauty of food more than its goodness Rosalia Cavalieri, teorica dei linguaggi language theorist
ritratti di portraits by Gianfranco Maggio
index 01 06 08
48 packaging la rivoluzione silenziosa 52 packaging the silent revolution
editoriale
nessuna paura del nuovo
editorial
no fear of new experiences di by Luigi Caricato
10 cliente o consumatore? 16 customer or consumer?
di by Juan A. Peñamil Alba
54 isabel cabello
il valore delle emozioni la fa da protagonista
our approach puts the value of feelings
di by Luigi Caricato
58 isabel cabello
di by Alfonso Pascale
18 il packaging fa vendere? 23 does packaging help sales?
di by Mariangela Molinari
60 l’etichetta immacolata 64 Immaculate labels
di by Maria Carla Squeo
26 la storia del cibo
66 da indossare
30 the history of food
68 to wear long
una logica progettuale
from a designer’s point of view
di by Mariangela Molinari
live accessories
l’ulivo, la conservazione della specie
the olive tree, the conservation of the species
di by Studio Pace 10
71 the forms of art
di by Mauro Olivieri
34 il percorso di un designer 40 the creative itinerary of a designer
lunga vita agli accessori
70 le forme dell’arte
32 il mio design olistico 33 my holistic design
di by Mauro Olivieri
72 aurum, il lusso è servito 74 aurum, luxury is served
di by Maria Carla Squeo
42 un progetto di brand identity 47 a project brand identity
75 experience smell tasting, il BicAroma 77 experience smell tasting: BicAroma
di by Alessia Cipolla
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di by Tiziana Ponzio
internationalmagazine
Pubblicazione trimestrale, Estate 2017, anno 1, numero 1 Quarterly magazine, Summer 2017, year 1, issue 1 Editore Published by Olio Officina Olio Officina Srl Società unipersonale Single-member company Via Francesco Brioschi 86 20141 Milano - Italia Milan - Italy Redazione Editorial office Via Giovanni Rasori 9 20145 Milano - Italia Milan - Italy Tel. 0039 02 8465223 Siti Internet Websites magazine olioofficina.it globe olioofficina.net festival olioofficina.com edizioni olioofficina.eu Posta elettronica E-mail in lingua italiana in Italian redazione@olioofficina.it in lingua inglese in English staff@olioofficina.net Direttore Director Luigi Caricato Coordinamento redazionale Editorial Coordination Maria Carla Squeo Progetto grafico e impaginazione Graphic Design and Layout Cristina Menotti, Fabio Berrettini Fotografie Photos Gianfranco Maggio et al. Illustrazioni Illustrations Valerio Marini
In copertina On the cover Xanthomonadaceae, ospite inatteso, 2016, Dario Agrimi Traduzioni Translations Valentina Gianoli, Geraldine Locci Comitato scientifico Scientific Committee Rosalia Cavalieri, Luigi Caricato, Lorenzo Cerretani, Daniela Marcheschi, Antonio Monte, Massimo Occhinegro, Alfonso Pascale. Hanno collaborato Collaborators Alessia Cipolla, Giovanni Lercker, Mariangela Molinari, Mauro Olivieri, Alfonso Pascale, Juan A. Peñamil Alba, Tiziana Ponzio, Studio Pace, Maria Carla Squeo Stampatore Printed by Editrice Salentina, Galatina (Lecce) - Italia Distribuzione in libreria Bookstore Distribution Unicopli - Assago, Milano Pubblicità Advertising Olio Officina, pubblicita@olioofficina.it Il numero 1 di OOF International Magazine, Estate 2017, è il supplemento del numero 189 della testata giornalistica Olio Officina Magazine, registrata presso il Tribunale di Milano, n. 326 del 18 ottobre 2013. Direttore responsabile: Luigi Caricato. La rivista OOF International Magazine viene distribuita in libreria e la si può ricevere anche direttamente al proprio recapito su abbonamento, in Italia, dove viene edita, come in altri Paesi. (info: posta@olioofficina.eu) Costo dell’abbonamento a quattro numeri di OOF International Magazine: euro 48,00 per l’Italia, euro 60,00 per altri Paesi.
index 01 78 la confezione ideale 84 the ideal package
di by Lorenzo Cerretani
86 il piccolo e grande filler 87 the piccolo and grande filler
di by Alfa Laval
88 il miglior pack
secondo la scienza
according to science
di by Lorenzo Cerretani e and Giovanni Lercker
94 the best oil containers
98 quando l’olio prende forma 101 the when oil takes shape
di by Luigi Caricato
104 creatività in mostra 104 creativity on display
dario agrimi
Issue no. 1 of OOF International Magazine, Summer 2017, is the supplement of issue no. 189 of Olio Officina Magazine, registered at Milan Court under no. 326 on 18th October 2013. Managing Director: Luigi Caricato.
dario agrimi
OOF International Magazine is distributed in bookstores and can also be received at the address provided for subscriptions in Italy, where it is published, but also in other countries (info: posta@olioofficina.eu). Subscription cost of 4 issues of OOF International Magazine: Euro 48.00 in Italy, Euro 60.00 in other countries.
111 l’arte ci apre a un nuovo approccio 111 art has led us to a new approach
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110 il contenitore ricreato 110 the recreated container
di by Luigi Caricato
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editoriale
Nessuna paura del nuovo U
na nuova rivista è sempre una sfida avvincente. Tanto più oggi che le pubblicazioni in edizione cartacea versano per varie ragioni in seria difficoltà. Però non si può desistere. Siamo chiamati ad agire e a fare ciascuno la propria parte. OOF International Magazine ha una sua ragione d’essere perché è chiamata a scuotere un mondo per molto tempo rimasto immobile. Prestare la massima attenzione a una materia prima viva come l’olio ricavato dalle olive è più di una semplice sfida, ancor più rischiosa perché ci si muove tra soggetti che resistono ostinatamente a quanto si presenta come nuovo; ma a noi non importa, piace essere audaci e correre ogni rischio pur di concretizzare un progetto culturale di ampio respiro. La pubblicazione ha periodicità trimestrale, ma non è una rivista come tante altre. Reca il segno della discontinuità, con quanto finora in circolazione. È una rivista ibrida, aperta alla sperimentazione continua, a partire dall’aspetto grafico con cui si presenta, oltre che per lo stile, l’approccio e i contenuti proposti. È ibrida, anche perché se da un lato la cadenza periodica con cui si presenta al lettore è trimestrale, dall’altro è come se fosse una pubblicazione editoriale in senso stretto, autonoma e a se stante, proprio come un libro di grande formato, da collezione, da conservare e consultare. Più che una testata giornalistica, noi la sentiamo come un’opera editoriale fuori dagli schemi consueti: una creatura ibrida, appunto.
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Ogni numero che di qui in avanti sarà pubblicato, avrà il carattere della monografia. Si inizia con il tema del packaging, che si presenta per molti versi come una rivoluzione silenziosa. Il primo numero è quello estivo, ma lo anticipiamo, nell’uscita, in modo da prolungare la sua presenza e facilitarne la diffusione. Abbiamo fame di sogni ma anche di abbonati e di inserzionisti che sostengano il progetto. In autunno, al centro dell’attenzione saranno i frantoi, i luoghi in cui l’olio nasce e prende corpo. Altri temi seguiranno. Forse non tutti coglieranno, a partire da questo numero, la dirompente novità, ma per noi è tale: una novità esplosiva. Chi ha fame e sete di futuro è sempre abituato a voltare pagina, creando le occasioni di rottura con le esperienze già vissute, pronti a concepirne e a compierne di nuove. Non si cancellano mai le lezioni del passato, ma ci si apre ogni volta al nuovo ancor prima che questo si presenti a tutti e in tutta la sua evidenza. Con OOF International Magazine siamo in cerca di futuro. Non poteva essere diversamente, perché il nuovo a noi piace immaginarlo ancor prima che sia tale per tutti, anticipandolo anche se ancora avvolto dall’incognito, e nonostante a molti faccia tanta paura il primo impatto. Luigi Caricato
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editorial
No fear of new experiences A
new magazine is always a compelling challenge. Even more considering that paper publications are experiencing a difficult moment due to several reasons. However, one cannot give up. We have to act and play our role in the process. OOF International Magazine plays a renewed role in shaking a world that has remained still for a long time. Focusing on a living raw material like olive oil goes beyond a simple challenge and it is even riskier because parties involved tend to stubbornly oppose what appears to be new. However, it does not matter to us, because we like to be brave and take risks to implement comprehensive cultural projects. This magazine is published on a quarterly basis, but it is different from many others. It has indeed broken with existing publications. It is a hybrid magazine, open to constant experimentation, including in its graphics and style, its approach and contents. It is hybrid, also because it is published on a quarterly basis, but on the other hand, it is an authentic independent publication, just like large-format books, to be collected, kept and consulted. Rather than a magazine, we consider it as an out-of-the-box publication: a hybrid creature, here is what it is. Each issue that will be published from now on will be a monograph, starting from the one on packaging, which appears to be a silent revolution, for many reasons. The first one will be the summer issue, but we will publish it in advance, so that it will be available longer and its dissemination will be facilitated. We want to make our numerous dreams come true, but we also aim at getting new subscribers and advertisers to support the project. Next autumn, the focus will be on olive mills, that is places where oil is born and takes shape. Other topics will follow. Perhaps not everybody will be able to grasp how disruptive this new issue will be, but we can: it will be explosive. Those who are hungry and thirsty of the future are used to turning pages, breaking with their previous experiences, ready to start and accomplish new ones. Lessons of the past can never be erased, but one should be open to new experiences even before everybody fully realizes them. Through OOF International Magazine we are looking for the future. It could not be otherwise, because we like what is new and we even prefer to imagine it before everybody realizes it, anticipating it even if it is still shrouded in mystery and many initially fear it. Luigi Caricato
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Cliente o consumatore? Chi acquista vuole essere partecipe del progetto con cui si crea il processo produttivo, il prodotto, l’erogazione del servizio. Non si è più semplicemente spettatori nel teatro del marketing di Alfonso Pascale
Alfonso Pascale è presidente del CeSLAM, il Centro Sviluppo Locale in Ambiti Metropolitani. Vicepresidente nazionale della Confederazione Italiana Agricoltori dal 1992 al 2002, ha promosso nel 2005 l’associazione “Rete Fattorie Sociali”, di cui è stato presidente fino al 2011. È autore di diversi volumi, tra i quali Partire dal territorio. Agricoltura, rappresentanza e politica nell’Italia che cambia (Rce, 2002), Il ’68 delle campagne (Rce, 2004), Radici & Gemme. La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi (Cavinato, 2013), Educarci all’agricoltura sociale. Prove di terziario civile innovativo (GAL Capo di Leuca, 2015), La casa comune è casa di tutti (con M. Campli, Informat, 2016).
Siamo nel vivo di un passaggio epocale, da una società caratterizzata dalla produzione di massa e dall’uniformità dei comportamenti nei consumi a una in cui gli individui non sono più consumatori o utenti passivi nello scambio di beni e servizi, ma diventano protagonisti attivi, capaci di superare le asimmetrie informative mediante l’uso delle tecnologie digitali. Vogliono essere partecipi del progetto con cui si crea il processo produttivo, il prodotto, l’erogazione del servizio e non semplicemente spettatori nel teatro del marketing. Non ci distinguiamo più per classi sociali e per appartenenze partitiche ma sempre più per stili di vita e visioni del mondo diverse da quelle esistenti nel Novecento. Badiamo meno al tenore di vita e più alla qualità della vita. Il consumo da semplice atto d’acquisto si trasforma in azione sociale, da mera funzione strumentale si tramuta in creazione di valore. Nei percorsi di coapprendimento, necessari per analizzare il diverso approccio alle relazioni tra
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produzione e consumo, abbiamo coniato neologismi come “consum-attore”, “co-produttore”, “utente-partecipante”, e dismesso tutto il glossario “militarista” della competitività di posizionamento: “strategia”, “conquista”, “target”, “perdita”, “avanzamento”, “arretramento”. Non tutto sembra andare nel verso giusto. L’idea di marketing evolve, ad esempio, verso quella di “socialing”, un neologismo dal significato alquanto fumoso, con cui si pretende di interpretare i cambiamenti avvenuti nella domanda di beni e servizi, a seguito dei livelli più alti di istruzione e della rivoluzione digitale. Cambiamenti reali che si erano già messi in moto negli anni Settanta, vengono con enorme ritardo interpretati, mitizzandoli e semplificandoli, per utilizzarli strumentalmente nell’attività di comunicazione. Nel contempo, abbiamo recuperato significati dell’atto di consumare che non adoperavamo più. La parola “consumare” non significa solo distruggere, non richiama solo l’idea dello spreco. Tale accezione rinvia a un’immagine prettamente materiale del consumo, ma oggi assume importanza l’immaterialità insita nel bene o nel servizio, e una pluralità di esperienze di consumo enfatizza così un nuovo modo di possedere in un’accezione più ricca
del semplice logoramento. Si parla sempre più di consumo critico, responsabile, riflessivo. Anche l’idea di consumo di suolo va ripensata, perché il meritorio va continuamente adattato ricercando nuovi equilibri. Si torna, in un certo senso, a modi di essere e di pensare precipui della cultura rurale, che accompagnavano l’appropriazione e la consumazione di un bene con riti conviviali e consuetudini sociali atte a garantirne anche la riproducibilità. Consumare e fruire sono tornati a essere sinonimi e a legarsi indissolubilmente con l’atto del produrre e del creare valore. Mangiando in modo consapevole, vogliamo conoscere tutto del cibo; vogliamo entrare in rapporto con il produttore e vogliamo essere associati anche noi all’atto del produrre. E il produttore ci permette di andare nel campo a raccoglierci la frutta e i prodotti freschi da acquistare. “Pick-your-own”, chiamano gli americani questa forma di scambio. Con l’assistenza di un esperto,
acquistiamo vino, olio o quant’altro, “su misura”, scegliendo le tipologie di uva o di olive, direttamente dal vigneto o oliveto, e selezionando personalmente la miscela preferita di gusto. Diventiamo, in tal modo, co-produttori del vino o dell’olio che mettiamo a tavola. Servirci di un orto o di un maneggio per sentirci meglio fa sì che non ci consideriamo semplicemente utenti ma partecipanti all’attività, diventando “ortolani” o “butteri”. Forse andrebbe riesumato il termine “cliente”, nell’indicare chi partecipa da protagonista alle attività culturali, educative, sociali e socio-sanitarie organizzate in un contesto produttivo. Noi oggi abbiamo qualche remora a utilizzare questa parola, perché nel tempo è diventata polisemica. Ma il termine “cliente” viene da una comune radice indoeuropea, śru, che ha assunto in sanscrito la forma verbale śru, in greco kly e in latino clu. La radice indoeuropea śru fu composta da ś+ru,
Consum-attore, co-produttore, utente-partecipante. Non è più come un tempo. Oggi non ci sono più utenti passivi, nello scambio di beni e servizi. Ci troviamo dinanzi a protagonisti attivi, capaci di superare le asimmetrie informative mediante l’uso delle tecnologie digitali.
“
Consumer-actor, co-producer, user-member. Things have changed. There are no passive recipients when it comes to exchanging goods and services, but only active protagonists, who counterbalance information asymmetry by using digital technology.
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Consumare e fruire sono tornati a essere sinonimi e a legarsi indissolubilmente con l’atto del produrre e del creare valore. Vogliamo entrare in rapporto con il produttore e vogliamo essere associati anche noi all’atto del produrre. “Pick-your-own” chiamano gli americani questa forma di scambio. Con l’assistenza di un esperto, acquistiamo vino, olio, o quant’altro, “su misura”. Consuming is once again synonymous with using, and both are indissolubly linked to the act of producing and creating value. We want to establish a bond with the producer and have a say in the production process. This form of exchange is usually referred to as “Pick-yourown”. With the help of an expert, we can purchase customized wine, oil or any other goods.
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“
che in origine significava “stare vicino [ś] a un rumore [ru]”, da cui “ascoltare”. Il significato originario di queste radici è, dunque, “ascoltare”, “sentire”. Nel verbo sanscrito śru e in quello greco klỳō tale significato rimase. In greco, nel senso invece di “aver ascoltato”, e “di ciò che si sente nominare e vantare”, la radice si sviluppa in klèō, “celebrare”, “glorificare”, cui corrisponde il verbo latino clueo, -ere “sentir parlare di”, “essere celebre”, “chiamarsi”, “essere detto”, “essere stimato”. Dopo Seneca, clueo si attesta anche nella forma cluo. Dal participio presente cluens, -entis nasce il sostantivo cliens, -entis che significa “chi, in Roma, si mette alle dipendenze di un potente (patrono)” oppure figuratamente “seguace”.
In italiano, il sostantivo “cliente” assume il significato di “chi acquista un bene o un servizio presso un esercizio o un’azienda”, “chi si vale abitualmente dell’opera d’un professionista”, “chi si rifornisce di solito dal medesimo negoziante”. Dal termine “cliente” derivano la parola “clientela”, che significa “complesso dei clienti di un professionista o di un negoziante”, e l’aggettivo “clientelare” che significa “della clientela”. Dal termine “clientela” deriva poi il sostantivo “clientelismo” nel significato di “sistema di rapporti tra persone, fondato su favoritismi e benefici personali che si instaura, specialmente in ambito politico, tra cittadini e personaggi influenti al fine di ottenere reciproci vantaggi”. L’uso del termine “clientelismo” ha a sua
volta influenzato i significati di “clientela” e “clientelare”. E così “clientela” è usato anche come sinonimo di “clientelismo” e “clientelare” come aggettivo attinente a “clientelismo”. Questa lunga disamina dei percorsi semantici del termine “cliente” permette di distinguere il percorso che vede un libero cittadino associarsi per motivi d’interesse o stabilire un rapporto di dipendenza con un patrono, dal percorso che vede invece una persona porsi in una relazione abituale e paritaria con un’altra per creare le condizioni di un eventuale scambio di un bene o di un servizio. È quest’ultimo percorso che riconduce il significato della parola “cliente” alla radice indoeuropea śru, “ascoltare”. In tale accezione, il cliente è chi si pone in ascolto e, nello stesso tempo, viene ascoltato. Ha una funzione
potenzialmente attiva e paritaria. E anche la relazione d’aiuto, nel caso del cliente di un servizio culturale, educativo, sociale e socio-sanitario, può essere creata nella reciprocità e pari responsabilità. Nelle “care farms” olandesi il partecipante è chiamato, senza alcun imbarazzo, “cliente”. E questo forse perché, nelle culture anglosassoni, il significato del termine si è discostato meno dalla sua antica radice indoeuropea. Si può, dunque, dire che produrre, metterci in ascolto reciproco e consumare non costituiscono più azioni separate, lontane tra di loro, ma sempre più comporranno fasi consequenziali di un unico atto con cui definiamo ed esprimiamo la nostra identità, costruiamo la nostra vita quotidiana, entriamo in relazione con altri individui.
le forme dell’olio
Customer or consumer? by Alfonso Pascale
Customers nowadays want to be part of the project behind the production process leading to the creation of products and provision of services. They are no longer spectators in the marketing theatre
Alfonso Pascale is the president of CeSLAM, a Centre for Local Development in Metropolitan Areas. As the national vice-president of the Italian Confederation of Farmers from 1992 to 2002, in 2005 he established the Association “Rete Fattorie Sociali”, the Network of Social Farms, of which he was president until 2011. He has written various books on the history and evolution of agriculture: Partire dal territorio. Agricoltura, rappresentanza e politica nell’Italia che cambia (Rce, 2002), Il ’68 delle campagne (Rce, 2004), Radici & Gemme. La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi (Cavinato, 2013), Educarci all’agricoltura sociale. Prove di terziario civile innovativo (GAL Capo di Leuca, 2015), La casa comune è casa di tutti (with M. Campli, Informat, 2016).
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We are in the midst of a historic revolution. We are passing from a society characterised by mass production and uniform consumption preferences to one where the individuals are no longer consumers, i.e. passive recipients of goods or services, but become active protagonists, and the information asymmetry existing between producers and consumers is constantly eroding thanks to technological advances in computer technology. Consumers now want to be part of the project behind the production process leading to the creation of the product or the provision of services. They are no longer spectators in the marketing theatre. Nowadays, we do not define ourselves according to our social class or political opinions but by our lifestyle and vision of the world. We pay less attention to living standards and more to the quality of our life. The way we view consumption has also changed, passing from the act of receiving goods or services in exchange for money to a more social action, where the consumer plays an active role in the creation of value. This new relationship between production and consumption is the result of co-learning, and to describe it, new expressions have been coined, such as “consumer actor”, “co-producer”, “user-participant”, which are replacing the more military ones linked to a competitive vision of the market, e.g. “strategy”, “capturing”, “targeting”, “loss”, “progress” and “retreat”. Not everything however goes according to plan. The idea of marketing evolves, for instance, towards that of “socialing”, a rather vague expression used to describe the changes that have occurred in the demand for goods and services as a result of higher education and the digital revolution.
The situation however had already started to evolve back in the Nineteen Seventies, but these changes are only now being analysed, often wildly overestimating or simplifying them so as to make them instrumental for communication purposes. At the same time however, we have reclaimed a meaning for the act of consuming that we had long forgotten. Consuming does not only mean destroying or using up, nor is it synonymous with wasting. This connotation is closely linked to a materialistic vision of consumption, but nowadays the immaterial value of the purchased goods or services is gaining increasing importance, and owning something implies more than just using or exploiting it. We hear more and more about critical, ethical or responsible consumerism. Even the idea of soil consumption should be reviewed and adapted, to find a new, sustainable balance. In a certain sense, we are returning to a lifestyle and philosophy that was typical of our rural past, when the gathering and consumption of the fruit of the land was accompanied by convivial and social rites aimed at ensuring reproducibility. Consuming is once again synonymous with using, and both are indissolubly linked to the act of producing and creating value. If we choose to eat consciously, we want to know everything about the food we are consuming: we want to create a bond with the producer and have a say in the production process. Many producers now allow us to go into the fields and orchards and gather the fruit and fresh products we wish to purchase. This form of exchange is usually referred to as “Pick-your-own”. With the help of an expert, we can purchase wine, oil or any other goods, choosing the type of grapes or olives we want in the vineyard or olive grove and personally selecting the blend we wish to create. We hence become co-producers of the wine or oil that we serve at our table. If we go to a vegetable garden or a riding school to exercise we are no longer users, but members of an activity: we become “vegetable farmers” or “horse wranglers”. Whoever plays an active role in cultural, educational, social and health-promoting activities taking place in a productive context should be referred to as “client”. Nowadays we have some scruples about using this expression, because throughout time it has acquired a plurality of meanings. The expression “client” however stems from a common Indo-European root, śru,, which evolved into the Sanskrit verb śru,, the Greek kly and Latin clu. The Indo-European root śru,, was composed of ś+ru, i.e. “to be close [ś] to a noise [ru]”.
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The original meaning of these roots is therefore “to listen”, “to hear”. The Sanskrit verb śru, and the ancient Greek one klỳō preserve the same meaning. The Greek root however also evolved to indicate “having listened” and “what is mentioned and boasted about”, becoming klèō, “to celebrate”, “to glorify”. The corresponding Latin verb is clueo, -ere “to hear about s.th.”, “to be famous”, “to be known as” and “to be appreciated”. With Seneca, clueo evolved into cluo. From its present participle cluens, -entis comes the Latin noun cliens, -entis, indicating “whoever, in ancient Rome, lived under the patronage of a powerful person or patrician (patron)” and in a wider sense, a “follower”. In our present-day language, the word “client” defines “whoever purchases goods or services from a shop or company”, “a person or group that uses the advice or services of a professional” or “a regular customer”. From the word “client” comes the noun “clientele”, i.e. the clients or customers of a professional person or shop, considered collectively, as well as the adjective “cliental”, pertaining to clients. In the Italian language, cronyism, i.e. the practice of favouring one’s close friends, especially in political appointments, regardless of their suitability, in order to obtain some advantages, is translated as “clientelismo”. This long discussion on the semantics of the noun “client” helps us distinguish between the route leading a free citizen to establish a relation of dependency or associate for reasons of interest with a patron, and that leading to a stable, prolonged relationship of equality, laying the foundations for the exchange of goods or services. It is this latter route that is more closely linked to the original meaning of the expression “client”, and to its Indo-European root śru,, i.e. “to listen”. In this sense, the client is whoever listens and at the same time is listened to. The client has a potentially active and equal role. Also in the case of cultural, educational, social and health-promoting services, the help relationship between client and care-giver can be founded on equality and shared responsibility. The members of the “care farms” in the Netherlands are always called “clients”. Perhaps in that country the word has a meaning closer to that of its ancient IndoEuropean root. We can therefore say that producing, listening to each other and consuming are no longer independent actions, but form the stages of a single act with which we define and express our identity, build our daily lives and establish relationships with other individuals.
le forme dell’olio
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il packaging fa vendere?
Da tempo siamo abituati a investire sempre più nella qualità dell’olio extra vergine di oliva, ma come viene vestita la qualità che presentiamo sul mercato? Il design fa la differenza?
di Mariangela Molinari
Mariangela Molinari, giornalista professionista, vive e lavora a Piacenza. Ha studiato lingua e letteratura tedesca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Verde ornamentale e tutela del paesaggio presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna. Si occupa da tempo di alimentazione, ospitalità, giardini e ambiente, collaborando con varie testate specializzate. Per Terre di mezzo Editore ha pubblicato I trucchi del birraio. Manuale pratico per fare la birra perfetta (2014) e Olio di palma. La verità sull’ingrediente che ha invaso le nostre tavole (2016).
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L’antico adagio che l’abito non fa il monaco è certo condivisibile ma, forse, sopravvalutato. Nell’ambito del food & beverage, per esempio, è vero che il valore del prodotto in sé riveste un’importanza prioritaria, ma non vanno trascurati nemmeno packaging, etichetta e astuccio. Perché, proprio come accade con l’abito per le persone, questi sono gli aspetti immediatamente visibili, quelli con cui ci si presenta e che suggeriscono, o addirittura raccontano, un contenuto. Il che, a ben vedere, vale ancor di più nel comparto dell’olio, dove il packaging, soprattutto in Italia, fatica a ottenere quel riconoscimento di valore aggiunto per il posizionamento di un prodotto che, invece, nel mondo del vino è ormai assodato.
E, invece, insieme a etichetta e design, è indispensabile per comunicare in modo efficace, rivelandosi uno strumento di marketing sensoriale capace di influenzare il comportamento d’acquisto davanti a uno scaffale in cui sgomitano extra vergini della stessa fascia di prezzo e dello stesso livello qualitativo. L’olio più scelto è quello meglio abbigliato Di tutto questo si è ampiamente discusso anche all’ultima edizione di Olio Officina Festival, prendendo spunto dall’atteggiamento del consumatore sul punto vendita. Come ha osservato Chiara Tomasi, marketing manager di Arconvert, azienda produttrice di un’ampia gamma di carte e film per l’etichettatura, mediamente s’impiegano solo 12 secondi a scegliere e acquistare un prodotto, “sia perché il tempo è ormai un lusso, sia perché più che macchine pensanti che si emozionano, siamo macchine emotive che pensano. Metterci così poco significa effettuare un acquisto d’impulso, influenzato, quindi, da materiali, colori, immagini, forma della bottiglia, etichetta, che sollecitano vista e tatto ben prima di olfatto e gusto”. È innegabile, dunque, che ormai, che ne sia consapevole o no, il consumatore dia moltissimo valore alla confezione, così com’è indubbio che il produttore possa scegliere come vestire il proprio olio in base al valore che gli vuole dare. Design a parte, poi, soprattutto nell’ambito della ristorazione si apre un problema non da poco riguardo l’etichetta, che deve mantenersi integra e immacolata. A tal proposito, Arconvert ha trovato un’interessante soluzione con “Immaculate papers”, una gamma di carte per etichette autoadesive, specificamente pensate per l’olio,
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antigrasso al 100%. Eppure, anche in questo caso, sono ancora poche le aziende che si preoccupano di usare le carte giuste. Qualunque sia, però, il posizionamento dell’olio, premium o entry level, a parità di prezzo il prodotto che sarà scelto dallo scaffale è sempre quello meglio abbigliato. Le stesse referenze da primo prezzo, dunque, dovrebbero prendere esempio da quanto si è già verificato nel mondo del vino, dove anche la fascia base è molto più curata di un tempo. Un confronto Italia-Spagna Sul rapporto olio e design è interessante mettere a confronto i due principali Paesi produttori: Italia e Spagna. A dominare la scena negli ultimi tempi è proprio quest’ultima, grazie ai notevoli investimenti in creatività e nella ricerca di nuovi materiali. “Negli ultimi sette-otto anni la Spagna dell’olio ha conosciuto uno spettacolare progresso dal punto di vista qualitativo e del packaging – ha sottolineato nel suo intervento alla manifestazione milanese Juan A. Peñamil Alba, editore di Mercacei e Olivatessen.
le forme dell’olio
Olio Officina Festival 2017. Da sinistra: Luigi Caricato, Chiara Tomasi e Stefano Romoli. Olio Officina Festival 2017. From left to right: Luigi Caricato, Chiara Tomasi and Stefano Romoli.
Quale strumento di marketing sensoriale, l’abbigliaggio è senza dubbio capace di influenzare il comportamento d’acquisto davanti a uno scaffale in cui sgomitano extra vergini della stessa fascia di prezzo e dello stesso livello qualitativo. Packaging is a powerful sensory marketing tool, influencing the purchasing behaviour of the consumer staring at a supermarket shelf crammed with oils of similar price and quality.
“ Olio Officina Festival 2017. Da sinistra: Stefano Romoli, Pasquale Manca e Isabel Cabello. Olio Officina Festival 2017. From left to right: Stefano Romoli, Pasquale Manca and Isabel Cabello.
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Ora che la qualità del prodotto è un fatto accertato, il packaging diviene essenziale per dare valore a un prodotto eccezionale”. La bottiglia, in particolare, ha vissuto una notevole evoluzione negli ultimi cinquesette anni, passando da quella da litro alla marasca. “Ma oggi anche questa è superata – ha ricordato Stefano Romoli, responsabile vendite estero di Vetreria Etrusca –, sebbene sia ancora presente sul mercato, identificando un olio di livello più standard. Grazie alla richiesta di maggiore internazionalizzazione, però, anche a questo settore viene ora rivolta l’attenzione che già da tempo si riserva al vino”. I motivi? Secondo Romoli sono diversi. “Uno è la forte campagna pubblicitaria che negli ultimi anni ha accompagnato la qualità dell’olio, quindi la maggiore richiesta di oli italiani anche in Paesi dove in precedenza erano acquistati prodotti di secondaria importanza. Proprio come per il vino, dunque, l’internazionalizzazione richiede il supporto del packaging. Quando, infatti, ci s’interfaccia con un mercato nuovo, si ha bisogno di incrementare la visibilità. Per questo, a parte l’etichetta, la scelta del contenitore è fondamentale”. Non a caso, negli ultimi sette anni è cresciuta la richiesta di qualità tecnica e differenziazione della forma. La stessa Vetreria Etrusca ha investito molto nella ricerca di forme particolari. “Utilizzare una bottiglia di per sé innovativa e che, con la stessa etichetta, veicoli un messaggio nuovo al mercato, è una prima forma di identificazione – sottolinea Romoli –. Anche il colore è importante: oggi sono utilizzati i più scuri, come per il vino e lo Champagne, che suggeriscono una qualità più elevata”.
Il packaging che valorizza il prodotto A portare la testimonianza della propria esperienza è intervenuto, infine, Pasquale Manca di San Giuliano, storica azienda agricola, molitoria e di confezionamento di Alghero. “Avendo da tempo sposato la qualità, abbiamo ritenuto opportuno lavorare non solo sul prodotto ma anche su marketing e presentazione. Su uno scaffale ancora indistinto come quello dell’olio, il packaging si rivela determinante e, purtroppo, anche a causa delle normative inerenti all’etichettatura, può risultare difficile differenziarsi. Per comunicare tutto il dietro alle quinte della produzione, abbiamo previsto una
linea con una bottiglia che le consentisse di essere riconosciuta in maniera inequivocabile. Inoltre, a seconda del mercato, apportiamo alcune modifiche nell’etichetta: negli Usa, per esempio, ne utilizziamo una con caratteri più grandi, perché il consumatore è meno avvezzo a consumare olio extra vergine di oliva e va quindi catturato con la chiarezza. È giusto, comunque, che il produttore condivida la propria esperienza con il designer, in modo da realizzare un packaging soddisfacente per ciò che comunica e per come può essere usato e maneggiato dal consumatore finale”.
La formula per realizzare un buon packaging? Unire qualità ed estetica e, soprattutto, saper comunicare in modo diretto e immediato il contenuto. The key to a good packaging design? The ability to combine quality and aesthetics, communicating its content in an effective and direct manner.
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Dunque, che sia con la forma o il colore della bottiglia, l’etichetta, chiusure e capsule più pratiche o, come avviene in Spagna, rivestendo il prodotto di una seconda decorazione, magari sleeverata, le parole d’ordine sono differenziazione e personalizzazione. Ne sa qualcosa la designer Isabel Cabello, di Cabello x Mure, intervenuta a Olio Officina Festival. “Il packaging è un elemento di rottura e innovazione – ha affermato –. Mentre il vino aveva già percorso questa strada, l’olio, più tradizionalista, l’ha approcciata solo negli ultimi anni, partendo proprio dall’esempio del mondo enologico. La formula per realizzare un buon packaging? Unire qualità ed estetica e, soprattutto, saper comunicare in modo diretto e immediato il contenuto”. Il fatto curioso è che l’innovazione che la Spagna sta sperimentando in misura più significativa rispetto al nostro Paese, utilizza per il 90% materiali made in Italy: sia i fornitori di vetro che quelli di etichette, infatti, sono italiani.
Does packaging help sales? by Mariangela Molinari
In recent years, great efforts have been made to improve the quality of extra virgin olive oil, but what about its appearance? Does design affect the sales? The ancient saying claiming that you can’t judge a book by its cover is usually true, but not under every circumstance. In the food & drinks sector for example, the quality of a product is extremely important, but so are the package, label and box. Like clothes, they are the eye-catchers, the communicators, indicative of what’s inside. This is particularly true for olive oil, but despite the positive experience in the wine sector, Italy still fails to acknowledge the potential of packaging in marketing techniques such as product positioning. Together with the label and design, packaging is indispensable for an effective communication strategy. It is a key tool in sensory marketing, capable of influencing the customers standing in front of a supermarket shelf crammed with bottles of similar price and quality. The best-selling oil is that with the finest appearance This topic was analysed in great depth at the last Olio Officina Festival, building on the behaviour of the consumer in the sales point. As observed by Chiara Tomasi, marketing manager at Arconvert, a company producing a wide range of self-adhesive papers and films, it usually takes only 12 seconds to decide what product to buy, “because time is a luxury, but also because, instead of being thinking machines with emotions, we are emotional machines that think. The fact that it takes us so little to decide proves that we are compulsive buyers, influenced by materials, colours, images, the shape of the bottle and design of
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the label, or in other words, factors that stimulate our sight and sense of touch before our sense of smell and taste.” Conscious or not, the consumer gives great importance to the package, so the producer can choose the right design to fit the idea that he or she wants to communicate. As regards the label, one of the greatest problems encountered in the catering sector is the need to keep it undamaged and unblemished. Arconvent offers an interesting solution with its “Immaculate papers”, a range of self-adhesive paper for labels that are specifically designed for oil, and are 100% fat-repellent. Once again however, very few companies worry about using the right sort of paper. Whatever the position of the oil on the market, be it premium or entry level, if the price is the same the product preferably chosen is always the one that is better packaged. Entry-level oils too should follow the example of wine, where even the cheapest bottles are much better dressed than in the past. A comparison between Italy and Spain It is interesting to compare how the two leading oil producers in the world, namely Italy and Spain, exploit design in this sector. The latter country has invested great sums of money in creativity and use of new materials, and is now in a dominating position. “In the last seven-eight years, the Spanish oil sector has witnessed a spectacular improvement of both its quality and appearance – underlined Juan Penamil, editor of Mercacei and Olivatessen, in his intervention at the Olio Officina Festival. Now that the quality of the product has reached satisfactory levels, packaging becomes essential to enhance the virtues of this exceptional product.” The containers in particular have changed remarkably over the last few years, passing from the traditional one-litre bottles to the smaller square ones.
“But now, even this type of vessel is considered obsolete” notes Stefano Romoli, exports sale manager at Vetreria Etrusca. “Although still present on the market, it now identifies an oil of standard quality. Thanks to the greater internationalization of the demand, the attention once reserved to wine is now also given to olive oil.” The reasons for this, according to Mr Romoli, are manifold. “One is certainly the countless promotional campaigns highlighting the virtues of our olive oil, which have increased its demand in countries that traditionally purchased products of an inferior quality. As with wine, internationalization requires the support of packaging. When we approach a new market, we need to increase visibility. This is why it is essential to be very careful when choosing what label and container to use.” Not by chance, the demand for technical innovation and shape variety has grown exponentially over the last few years.
“Having many years ago decided to pursue quality, we not only chose to focus on the product but also on its marketing and presentation. Supermarket shelves are very indistinct areas, so packaging becomes a crucial factor; sadly however, the laws concerning labelling are extremely strict, so it can be quite difficult to stand out and catch the eye of the potential buyer. In order to better communicate the world behind our oil, we decided to use a bottle that would make us unique and easily recognizable. Moreover, we sometimes make some slight changes to the label to better adjust to the market: in the US for instance, we use larger characters, because the consumer is less used to extra virgin olive oil and we have decided to use a marketing strategy based on clarity. I believe that producers should always share their expertise with the designers, so as to create a satisfactory package that can both communicate effectively its message and be used and handled easily by the consumer.”
Vetreria Etrusca is one of the companies choosing to invest in studying and designing new shapes. “Using an innovative bottle with a distinctive label helps convey a message to the market, because it is a first form of identification – underlines Mr Romoli -. Even the colour is important: now we tend to use darker shades of glass that, as for wine and champagne, suggest a greater quality.” The keywords are therefore differentiation and personalization, of either the colour and shape of the bottle, the label, seals and caps or the addition – common in Spain – of a sleeve. An expert in this field is designer Isabel Cabello, from Cabello x Mure, who also spoke at the Olio Officina Festival. “Packaging is an element of rupture and innovation – she claimend –. While this is obvious for the wine sector, the world of olive oil, still strongly linked to tradition, is only starting to acknowledge this fact. The formula to create an effective packaging is to combine quality and aesthetics but even more important, to communicate the content in a direct an immediate manner.” It is interesting to note that innovation in Spain, far more ground-breaking than in our country, is exploiting 90% of made-in-Italy materials: the suppliers of both bottles and labels are Italian. Product-enhancing packaging The last speaker on this topic was Pasquale Manca from San Giuliano, an ancient farm and olive mill in the environs of Alghero.
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Mariangela Molinari is a professional journalist who lives and works in Piacenza, Italy. She studied German language and literature at the Università Cattolica del Sacro Cuore in Milan and landscape design and at the Faculty of Agriculture at the University of Bologna. She writes about the catering and hotel industry, as well as gardening and the environment, and her articles appear in many specialised magazines. In 2014 she published a guide on beer-making (I trucchi del birraio. Manuale pratico per fare la birra perfetta) and two years later a work on palm oil (Olio di palma. La verità sull’ingrediente che ha invaso le nostre tavole). Both books are published by Terre di mezzo Editore.
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la storia del cibo in una logica progettuale
di Mariangela Molinari
Soprattutto quando entra in una dimensione industriale (ma non solo), l’alimento deve essere rivestito con un packaging e comunicato con un’adeguata pubblicità, ed essere in relazione con una strategia d’impresa. A sostenerlo è Alberto Bassi, storico del design e della comunicazione
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Quale design è possibile, oggi, per un prodotto antico come l’olio da olive? È una domanda cardine, da non sottovalutare, perché il design riveste, oggi più che mai, per l’olio come per qualunque altro prodotto dell’agroalimentare, un ruolo fondamentale per competere sul mercato. La conferma viene anche da Alberto Bassi, storico del design e della comunicazione e docente presso l’Università Iuav di Venezia, intervenuto all’ultima edizione di Olio Officina Festival con il suo libro Food design in Italia. Progetto e comunicazione del prodotto alimentare, uscito nel 2015 per Electa, in concomitanza, non a caso, con Expo. “Ho provato a leggere la storia del cibo in una logica progettuale – ha affermato Bassi –, immaginando che dietro a ogni alimento si possa configurare un progetto da leggere nella sua complessità. Soprattutto quando entra in una dimensione industriale (ma non solo), l’alimento deve essere rivestito con un packaging, comunicato con un’adeguata pubblicità ed essere in relazione con una strategia d’impresa. Ho voluto, dunque, raccontare una serie di storie, osservando come i prodotti alimentari mutino anche in relazione al cambiamento del modo di vivere delle persone”. Difatti, la storia del prodotto alimentare
Sasso, Bertolli, Carli: tre case history fondamentali Questo approccio vale tanto di più nel caso dell’olio, di cui nel libro sono analizzate, in particolare, tre case history, tre casi eclatanti della storia alimentare in Italia: Sasso, Bertolli e Carli, con le loro diverse strategie di identità progettuale. “Quella di Olio Sasso è una storia che m’interessava soprattutto per l’insistenza sul tema del packaging metallico, la lattina, alla quale ha affidato la propria riconoscibilità, e sulla scelta di forme di comunicazione molto forti per l’epoca. Non per niente l’azienda si affidò a uno dei più importanti pubblicitari come Armando Testa, presenziando sia il canale televisivo con Carosello, sia la stampa e l’advertising stradale – ha spiegato Bassi –, focalizzandosi, tra
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le forme dell’olio
“L’inno all’olivo” (Hymn to the olive tree), written by Giovanni Pascoli, illustrated by Plinio Nomellini, from house organ P. Sasso & figli di Oneglia, La Riviera Ligure, no. 30, 1901
“L’inno all’olivo” di Giovanni Pascoli, illustrato da Plinio Nomellini, dall’house organ della P. Sasso & figli di Oneglia, La Riviera Ligure, n. 30, 1901 .
La storia del prodotto alimentare italiano, olio compreso, è segnata da diversi momenti. In primo luogo dal passaggio da artigianale a industriale; quindi da una fase in cui al necessario si è affiancato il di più, l’integrativo. The history of Italian food, including olive oil, is a sequence of various stages. The first turning point occurred when its production became industrialised; then followed a phase in which non-staple food made its appearance on the market.
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italiano, olio compreso, è segnata da diversi momenti. In primo luogo dal passaggio da artigianale a industriale; quindi da una fase in cui al necessario si è affiancato il di più, l’integrativo, come le merendine, i cracker, le patatine, fino alla dimensione contemporanea, che spesso valorizza il cibo al di là del suo contenuto e in cui il progettista riveste un ruolo specifico. “Oggi – ha sottolineato Bassi – il consumatore dimostra una maggiore sensibilità nel riconoscere in ogni singolo prodotto le caratteristiche dell’impresa che lo ha pensato e realizzato. Diventa fondamentale, quindi, per ogni azienda, comunicare la propria identità e rendersi riconoscibile. Il che significa curare il packaging e la comunicazione, ponendo l’accento anche su qualità, naturalità, stagionalità e tracciabilità del prodotto, considerando la sensibilità oggi dimostrata dal consumatore verso questi aspetti”.
Il caso dell’olio è per certi versi simile a quello dell’acqua minerale: quando non è possibile far comprendere direttamente la qualità interna del prodotto, la comunicazione è affidata all’etichetta e al contenitore. The case of oil is, for many aspects, similar to that of mineral water: when it is impossible to give direct proof of the quality of the product inside, communication must rely on the label or the vessel.
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l’altro, sulle caratteristiche alimentari e salutistiche del proprio olio. Basti pensare allo spot televisivo all’insegna di ‘E la pancia non c’è più!’”. Bertolli, invece, si è distinto sul mercato come uno dei primi nel settore dell’olio a lavorare, già negli anni ’50, con grafici del calibro di Alberto Carboni, firma delle più accattivanti sigle televisive. Ma, soprattutto, per il fatto di essersi presentato, unico a quel tempo, in una bottiglia brevettata, a dimostrazione di quanto il tema della riconoscibilità del contenitore, di cui oggi tanto si parla anche nel settore dell’olio, abbia origini lontane. Carli, infine, aveva costruito il proprio marchio attraverso una precisa strategia. A parte gli attuali punti vendita monomarca, infatti, ha sempre evitato sia la grande distribuzione sia il canale tradizionale, per privilegiare la relazione diretta con il cliente e la vendita per corrispondenza. “Per quanto diversi, tutti e tre i casi partono da un aspetto comune, indispensabile per innescare dinamiche progettuali significative – ha osservato Bassi –: dimensioni imprenditoriali ampie e diversificate anche in altri campi. Bertolli, per esempio, nasce come agenzia di cambio valute e acquisterà pure una società per produrre lattine. Carli, invece, parte come stamperia e, avendo uliveti, passerà alla produzione di olio, mantenendo comunque la prima attività, per realizzare i propri cataloghi. Anche Sasso annoverava un legame con l’editoria, tanto è vero che all’inizio allegava alle confezioni di olio la propria rivista, La Riviera Ligure. In ciascun caso era evidente la sensibilità a comprendere la propria impresa e a individuare, insieme ad altri professionisti, modalità progettuali e di costruzione di
un’identità, punto di partenza per la creazione di prodotti la cui riconoscibilità non fosse formale ma di contenuto”. Il food design? È un progetto integrale Il libro di Alberto Bassi ripercorre dunque decenni di storia italiana dal punto di vista del food design e della sua evoluzione, distinguendo il design con il cibo (un certo modo di preparare le portate), il design per il cibo, vale a dire piatti, posate e bicchieri, e il design del cibo, inteso come progetto integrale in cui si considerano caratteri organolettici, sistemi tecnologici per la produzione, metodi di valorizzazione, mezzi di comunicazione ecc. Gli esempi di progetti intesi in questo senso non mancano per ogni categoria, dal Bacio Perugina (con la forma del cioccolatino caratterizzata dalla presenza della nocciola, il disegno del logo, la carta di alluminio, la comunicazione…), alla bottiglia del Bitter
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Campari firmata da Depero, fino al Parmigiano Reggiano, che, come ha sottolineato Bassi, è diventato un vero e proprio esito progettuale: il sistema di produzione dà, infatti, una forma che nel momento in cui il formaggio è stagionato è anche packaging, iscrivibile con il marchio. Esattamente come il prosciutto, che, stagionato, diventa packaging e brand. “In tutto questo – ha notato Bassi – il caso dell’olio è ancor più significativo e simile, per certi aspetti, a quello dell’acqua minerale: quando non posso far comprendere direttamente la qualità interna del prodotto, la comunicazione è affidata all’etichetta e al contenitore. Il caso dell’acqua è illuminante di come le bottiglie, in plastica o in vetro, abbiano permesso una differenziazione del prodotto attraverso un progetto complessivo. Per l’olio può valere lo stesso: a fronte di una forte identità e riconoscibilità in termini comunicativi, è possibile arrivare ad ambiti di mercato molto più vasti”.
le forme dell’olio
Olio Officina Festival 2017. Luigi Caricato (a sinistra) con Alberto Bassi. Olio Officina Festival 2017. Luigi Caricato (on the left) with Alberto Bassi.
the history of food from a designer’s point of view by Mariangela Molinari
Food, especially when manufactured at an industrial level, must be packaged appropriately and supported by an adequate communication and promotional campaign that emphasises the business strategy of the manufacturing company. This is the opinion of Alberto Bassi, professor of history of design and visual communication.
What is the best type of design for a timeless product such as olive oil? This is a question of the utmost importance, especially in today’s world, where design makes all the competitive difference for oil as for any other product of the agro-food sector. This is the opinion of Alberto Bassi, historian of design and visual communication and Professor at the Iuav University in Venice, who was invited at the last Olio Officina Festival to present his book, Food design in Italia. Progetto e comunicazione del prodotto alimentare, published by Electa in 2015, the year the Expo was held in Milan. “I tried to interpret the history of food from a designer’s point of view – claims Mr. Bassi – imagining that behind every product there is a
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project, which must be analysed in its complexity. Food, especially when manufactured at an industrial level, must be packaged appropriately and supported by an adequate communication and promotional campaign that emphasises the business strategy of the manufacturing company. I therefore decided to describe a few case histories, to highlight the close relationship between these goods and the evolution of our lifestyles.” The history of Italian food, including olive oil, is a sequence of various stages. The first turning point occurred when its production became industrialised; then followed a phase in which nonstaple food such as snacks, crackers, crisps, and so forth, made its appearance on the market, and finally the present, where the focus is no longer on the food but on the brand, and where therefore the designer plays a crucial role. “Nowadays – underlines Mr. Bassi – there are countless products on the market, yet the consumer seems to be more capable than ever of recognizing the vision and features of the companies that design and produce them. Every enterprise therefore acknowledges that it is paramount to have a clear identity and communicate it in such a way as to achieve brand awareness. This means paying great attention to packaging and communication strategies, and highlighting the quality, genuineness, seasonality and traceability of the product, because these are the aspects that matter the most to today’s consumer.” Sasso, Bertolli, Carli: three fundamental case histories This approach is particularly effective for olive oil, as testified by three case histories described in Basso’s book. The three companies that made history in the Italian food industry are Sasso, Bertolli and Carli, each of which chose a different strategy to define its image. “One particularly interesting case, in my opinion, is that of Olio Sasso, because the company was keen to use cans as containers for its oil: cans became the branding image of the company, and these, together
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with their communication strategies, which were quite powerful for those days, lay the foundations for the company’s success. Olio Sasso called one of the most influential advertising consultants, Armando Testa, for its promotional campaign on television, the press and billboards. The main focus of the advertisements was on the nutritional and health benefits of oil. Hence the famous catchphrase ‘E la pancia non c’è più!’ (And the belly disappears!)”. Back in the Fifties, Bertolli became famous for being one of the first companies in the oil sector to work with acclaimed graphic designers such as Erberto Carboni, creator of some of the most fascinating title sequences for the national TV. What matters even more is that it was the first company to patent a bottle for its olive oil, hence proving that the issue of container recognisability, currently at the centre of so much debate, was already important many decades ago. Carli, on the other hand, designed its brand image with a clear strategy in mind. Apart from the single brand retail stores that are starting to appear, it has always avoided both major distributors and the more traditional sales channels, and has chosen instead a direct relationship with the customer, privileging mailorder business. “Despite the differences, these companies have one feature in common, without which no significant project dynamics can start. – observes Bassi – All three are large-scale enterprises that have business interests in other fields too. Bertolli, for instance, started off as a currency exchange agency, and more recently acquired a can manufacturing company. Carli, on the other hand, started off as a printing company, but because the family owned olive groves too, they then turned to the production of oil. This is obviously now their most important line of business, but they still print their own business catalogues. Sasso too has a bond with publishing, and used to enclose a magazine, La Riviera Ligure, with its oil. In all three cases, the companies understood the
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importance of brand awareness, and together with other professionals worked to define an identity, the first step for creating products recognizable as the company’s not only for their appearance but also for their content. Food design: an integrated project Alberto Bassi’s book guides us through decades of Italian history, analysed from the point of view of food design and its evolution. Food design can be understood as designing with food (hence, how to prepare the dishes served), designing for food, therefore chinaware, cutlery and glasses, and the actual food design, or in other words, an integrated project that takes into account the organoleptic features of the food, the technological systems employed for its production, branding and communication strategies, etc. There are many examples of food design, from the Bacio chocolates made by Perugina (with their typical shape given by the hazelnut inside, the logo, the aluminium wrapping and the communication strategies), to the bottle of Campari, designed by Depero, to Parmigiano Reggiano cheese that, as underlined by Bassi, is the result of a carefully devised, integrated project: the manufacturing process gives rise to a wheel of cheese, which once matured, is also its package, and can be branded directly with the logo. Prosciutto too, when seasoned, is already endowed with a natural package and brand. “However, as regards food design, – notes Basso – olive oil is similar, for many aspects, to mineral water: when, as in this case, it is impossible to give direct proof of the quality of a product, communication must rely on the label or the vessel. The case of water is a prime example of how the choice of glass or plastic bottles immediately grades the product, making the product appeal to more market segments. The same strategy might be suitable to oil: with a strong identity and greater brand awareness, it is possible to reach vaster portions of the market.”
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l’artista è colui che da’ forma a un valore collettivo in cui tutti Enzo Mari si riconoscono
il mio design olistico di Mauro Olivieri
Prendo in prestito una citazione di Enzo Mari - “l’artista è colui che da’ forma a un valore collettivo in cui tutti si riconoscono” - e penso che sia proprio qui l’essenza del design, o, meglio, del design olistico. Si tratta di una nuova visione che non appartiene solo al presente, perché in realtà c’è sempre stata, seppure soltanto nei grandi design, nascosta ma sempre intimamente viva e vitale. Il design olistico è l’opera di una mente che crede fortemente e semplicemente nel dover essere ricco di “tutto”, affinché questo tutto diventi ricchezza per gli altri, diventando valore collettivo. “L’artista da’ forma a un valore collettivo”, dice Mari, ma la forma in questo caso è espressione delle tre dimensioni. Dunque è design, design di un’opera che deve necessariamente entrare a far parte di noi perché generata dalla gente, dalle sue abitudini, dal suo essere, dal suo esserci. Il design olistico è quel design capace di compenetrarsi per ricercare in profondità i contenuti di un segno che sia comprensibile e diventi un valore collettivo. È proprio dentro la comprensione che cresce l’olistic design, ovvero: quel lavoro, quella mente, quell’oggetto, quel prodotto in grado di esprimere una piena libertà da costrizioni di forme, colori, definizioni e pensieri codificati e consolidati, operando così senza confini. L’artista è oggettivamente-soggettivo. Il design è oggettivamente-oggettivo. L’holistic design è soggettivamente-oggettivo. Mi spiego. L’opera d’arte di un artista, così come oggi viene ancora definita, è assoggettata al ruolo di piacere personale, ed è quindi soggettiva, pur se inserita nell’ambito della ricerca di un insieme di consensi più ampi.
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Il design, dal canto suo, rivendica un ruolo supremo nella società, ritenendosi necessario e legittimato a creare quel dato valore “oggettivo” che si definisce e si connota nel suo ruolo di portatore di verità assoluta, condizionando e indirizzando tanti soggetti diversi. Philippe Stark, noto designer, con il suo lavoro ha fissato un linguaggio che si può leggere a partire dai suoi stessi lavori, portando nuovi segni, rileggendo e rivisitando, con grande intelligenza, ciò che già abbiamo tra noi. E forse c’è bisogno anche di questo: creare nuovi ideali per nuovi stili che poi diventino il nostro stile, costruito e descritto da tanti oggetti che bisogna assolutamente avere, affidandogli così il ruolo di rappresentarci e raccontarci. Ma lo stile non ha niente a che vedere con il design olistico proprio perché è nella sua definizione che esprime il concetto di “fuori dagli schemi”, frutto di una crescita e di un linguaggio che si trasforma e modifica, quanto più costruisco e ricerco negli altri e per gli altri. Lo stile si forma e prolifera su se stesso imbrigliandosi in un percorso che lo chiude senza scampo, così come si può fare in una lettura di alcuni prodotti ricchi di espressione solo estetica e non interiore, senza anima. Diventa pertanto fondamentale ritrovare i contenuti di una collettività vera, a cui il maestro Mari ci riporta, operando, attraverso quella libertà che è espressione di un ambito che è “senza confini”, e che solo la visione olistica è in grado di mettere in campo per approdare a un prodotto-oggetto sempre più vero. Fare design olistico equivale a operare ponendo la massima attenzione all’uomo, offrendo prodotti che non lo rinchiudano in visioni imposte o obbligandolo a contenuti meno liberi. Il design olistico non lavora per se stesso, ma usa se stesso affinché diventi di tutti, e, il tutto, anche con un po’ di poesia.
my holistic design Let me borrow a quotation by Enzo Mari: “The artist is the one who shapes a collective value everyone identifies with”. I think that here lies the essence of design, or rather, holistic design. It is a new vision that does not only belong to the present, because it has always existed, though only in great design, hidden but constantly intimately alive and vital. Holistic design is the work of a mind that strongly and simply believes in being rich in “everything”, so that it can enrich others, thus becoming collective value. “The artist shapes collective value”, Mari says, but in this case shape expresses three dimensions. It is therefore design, the design of a work that must necessarily become part of us because it is generated by people, their habits, their being, their existence. Holistic design can intertwine to deeply explore the contents of a sign that is understandable and becomes collective value. It is within understanding that holistic design grows, that is: the work, the mind, the object, the product that can express full freedom from any constraints in terms of codified shapes, colours, definitions and ideas, therefore acting without boundaries. The artist is objectively subjective. Design is objectively objective. Holistic design is subjectively objective. Let me explain this. The artist’s piece of art, as it is still defined, is subjected to the role of personal pleasure and is therefore subjective, though being part of the search for more extensive consensus. On the other hand, design claims its supreme role in society, deeming to be necessary and legitimated to
the artist is the one who shapes a collective value everyone identifies with
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create the “objective” value defined and marked by its role of bearer of the absolute truth, influencing and guiding many different subjects. Philippe Stark, well-known designer, has established a language that can be read starting from his work, creating new signs, smartly reviewing and revisiting what we already have among us. And probably this is also necessary: create new ideals for new styles that become our style, built and described by many subjects as a must have, thus having the function to represent us and tell about us. However, style has nothing to do with holistic design, because it is in its definition that it expresses the “outside the box” concept, which is the outcome of growth and of a language that evolves more, as I build and seek in others for others. Style is shaped and proliferates on itself, bridled in a path it cannot escape from, as it can be the case when reading products that are rich in strictly aesthetic and not inner, but soulless expression. It is therefore crucial to rediscover the contents of true community, to which master Mari takes us back, by using that freedom that is the expression of a “borderless” framework and that only holistic vision can put in place to reach an increasingly authentic product-object. Holistic design means focusing on human beings as much as possible, offering products that do not curb them in established visions or force them towards more constrained contents. Holistic design does not work for itself, but rather uses itself to become everybody’s design and all this, with a touch of poetry.
Enzo Mari
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di Mauro Olivieri
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il percorso di un designer di Mauro Olivieri
I progetti Terre d’Italia / Terra di Taggiasca, con scaglie di cioccolato; quindi Oliena, l’esaltatore dell’olio; e poi la creatività per taniche, bottiglie ed etichette. E, infine, il Cru Golf Dop Riviera Ligure
Mauro Olivieri è designer, studioso e progettista di brand dei sistemi territoriali e di comunicazione sul territorio. Cofondatore della delegazione ADI Food Design, nata nel 2006, è responsabile di corsi di formazione sul design e l’interior design, comunicazione visual design e food design, e docente di food design allo IED Istituto Europeo di Design, al corso “food del territorio” e “food production”. Si occupa inoltre della direzione artistica e dell’immagine grafica di diverse aziende del settore alimentare. È stato premiato con menzione d’onore alla XXIII Edizione del Premio Compasso d’Oro ADI, con il progetto Campotti, formato di pasta prodotto dal Pastificio dei Campi; mentre la Lampada Tablò, disegnata per Vetreria Vistosi, è stata vincitrice di Grandesignetico 2014.
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Da sempre mi sono unto le mani, perché ho avuto, e ho, il privilegio di vivere tra gli ulivi. L’ulivo non è un albero o, meglio, non è solo un albero, ma un’opera di perfezione, perché cresce lento, vive di poco e, se passa il fuoco, si rigenera e rivive. È una massa piena di legno denso, un prodigio della natura. Da sempre ho potuto toccare la corteccia, perché questa pelle è come le rughe dei nostri avi e lì ho sempre potuto trovare ispirazione per il mio lavoro. Mai da piccolo avrei creduto, mentre abbacchiavo questi alberi con sferzate dolci, di crescere nella mia creatività legata all’alimento che ne deriva.
le forme dell’olio
Parlare di olio è come entrare in un’origine che cova la sua forza dentro il piccolo frutto dell’oliva, peraltro nero, che regala un olio color oro. È un’origine che da sempre ha unito, e in alcuni casi diviso, l’uomo, perché l’olio è elemento prezioso e ancora oggi resta uno dei valori più grandi della nostra alimentazione. Il mio primo approccio a dare forma all’olio è stato all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, con una prima commessa che doveva dare una nuova visione all’olio. Il tema della latta come contenitore era già consolidata da tempo, ma serviva un’identità nuova. Nasceva così un segno grafico che, nella sua semplicità e purezza, in un unico colore, doveva dire tutto. Doveva raccontare delle famose fascine raccolte dalle potature degli alberi, da noi in Liguria chiamate “manuele”, ma anche dei dischi sovrapposti, chiamati “fiscoli”, che, posti l’uno sopra l’altro, sotto una pressa, rilasciavano preziose gocce d’olio. Doveva raccontare delle reti ma, ancor prima, delle tende di tela bianca utili per la raccolta delle olive, tatuate dal tempo, dalle olive schiacciate e da gocce di unto. Sentivo allora questo bisogno di purezza, come puri sono i simboli che rappresentano l’olio, e raccontarli tutti insieme, recuperando i gesti grafici più liberi e, allo stesso tempo, più controllati era il mio compito. In quegli anni mi confrontai con grafiche molto ricche e molto colorate, e con gioia il mio progetto aprì a un nuovo pensiero sulla comunicazione dell’olio in latta. Da noi la terra non si vede, si vedono
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Olio extra vergine di oliva Dop Riviera Ligure, Cru Golf Sanremo. Cru Golf Sanremo, Riviera Ligure PDO exra virgin olive oil.
Le lattine per olio di Mauro Olivieri. The tinplates of Mauro Olivieri.
Oliena, l’esaltatore dell’olio . Oliena, the oil enhancer.
solo muri grigi che sono lo specchio della fatica e del salire verso il cielo, così come scrisse Italo Calvino, in quel susseguirsi di livelli che partono dagli ulivi per poi diventare grano, anticamente, e poi, alla fine, arbusti, quasi a non voler finire, puntando verso il cielo. La terra è fredda d’inverno, quando nel mese di febbraio a 10 anni, o forse ancor prima, chini su di essa bisognava raccogliere le olive a terra; e una grande conquista era il ricevere dalle mani della nonna la sacca per metterci dentro le olive, che in Liguria si chiama “berculun”, manufatto realizzato amorevolmente con gli scarti delle tende o con pezze di jeans.
L’ulivo non è un albero o, meglio, non è solo un albero, ma un’opera di perfezione. L’olio che si ricava è un elemento prezioso e, ancora oggi, resta uno dei valori più grandi dell’alimentazione. The olive tree is not only a tree, but a work of sheer perfection. The oil it gives is a precious element, still considered one of our greatest sources of nourishment.
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Questa terra, poi, è nera, sotto. È polvere che nei millenni si è compressa di un nero o, meglio, di un grigio cupo, dal nome di ardesia, dove immagino laggiù, nelle viscere, le radici dell’ulivo alla ricerca degli interstizi per succhiare il proprio nutrimento. Per oltre trent’anni ho cercato di raccontare la terra dell’oliva Taggiasca e alla fine ho capito che l’unico modo per raccontarla degnamente era quella di mangiarla. Nasce così il progetto Terre d’Italia, dove la Terra di Taggiasca ne è principe, quasi un prodotto da entrarci con le mani, ma soprattutto da sentire con la bocca. Lì dentro c’è un mondo fatto di gusto, di vista, di rumori, di sentimento e di emozioni. Alla vista sorprende, sembra proprio di mangiare terra. Oggi questa terra è un progetto costruito, molto importante, dove il food design ha offerto tutti i suoi criteri nella costruzione di un atto alimentare che raccoglie in sé molti dei valori di un territorio. Cacao impastato con l’olio di oliva Taggiasca, olive denocciolate tritate per creare le zolle, piccoli pezzi di pinoli a simulare piccole pietre, che qui da noi si
chiamano “scaglie”, e poi cristalli di limoni imprigionati nello zucchero a simulare il crunch fastidioso della terra. C’è voluto più di un anno solo per arrivare a creare il vero rumore e la percezione, vera, della terra in bocca. La straordinarietà di questo prodotto è che non disturba, come sensazione ma, anzi, eleva tutto il prodotto. Per troppi anni ho cercato di ritrovare la dignità dell’olio e il valore della sua fisionomia. Sì, tante belle etichette, tante belle bottiglie, tante belle confezioni necessariamente color quercia, verdoni, addirittura nere, per preservare l’integrità del prodotto olio. Costruire questo scrigno buio preserva tanto ma toglie tantissimo, lì dentro l’olio lo puoi solo immaginare e poi tutto si esaurisce in un attimo, infinitamente piccolo, nel momento in cui lo fai colare su un piatto
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a dare valore alla tua ricetta. In quell’attimo si esaurisce tutto: il colore, la densità, la fluidità che non puoi più cogliere e che perdi. A un vino, pregiato o meno, comunque viene offerta un’opportunità: il decanter ha proprio lo scopo, la funzione di far emergere ed elevare tutti i suoi valori. È proprio da questa riflessione che nasce Oliena, ovvero: “l’esaltatore dell’olio”, in grado di annullare quell’infinitesima piccola colata di cui ho accennato prima. Volevo creare un vero lago d’olio, così come spesso ho sentito dire da mia mamma, abbondando proprio come avviene nella cucina ligure, dove l’olio abbonda perché, non a caso, da noi, quando si usa l’olio, si dice “in laghu”. E allora, in questo lago, posso solo leggere la dignità dell’olio, a partire dal suo colore, che cambia da una
le forme dell’olio
Posso dire che questo mio mestiere di designer e creativo ha potuto godere dei miei luoghi, fonte di ispirazione che si rinnova ogni giorno. I luoghi, però, vanno coltivati e accuditi, per preservarli. Perché è solo nell’atto di usare i luoghi che alla terra possiamo restituire la sua dignità, da rinnovare tutti i giorni, in un reciproco dono che costruisce il tempo, a patto che il tutto avvenga in maniera sostenibile e con consapevolezza. L’incanto non è sinonimo di disincanto, ma è sapersi emozionare davanti a una bellezza che sia della natura, di un progetto o di un segno. L’importante, per me, è che il tutto sia sempre contrassegnato dalla poesia.
Sentivo un forte bisogno di purezza, come puri sono i simboli che rappresentano l’olio, e raccontarli tutti insieme, recuperando i gesti grafici più liberi e, allo stesso tempo, più controllati era il mio compito.
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produzione di una costa di montagna a un’altra, dal verde al giallo ocra, così come la sua densità che racconta del suo tempo di vita, se un olio è fresco o non lo è, e la torbidità dell’olio non filtrato, e anche la sua trasparenza quale sinonimo di gusto. Un lago d’olio, dunque, da tenere in mano, in un’ergonomica forma che ricorda l’oliva, origine di tutto, dove poter con la sua discesa colare su un pane casereccio, non dimenticando di quel fiume detto “Torrente Argentina” che scorre tra gli ulivi argentei. E se poi ci aggiungi uno spumino, una forchetta a sei rebbi, puoi anche permetterti di agitare questo lago d’olio e, portando dentro delle bolle d’aria, apportare alla degustazione un’esplosione di gusto. Tante sono le etichette che ho avuto il piacere di realizzare, e l’olio resta, ed è, uno dei progetti più complessi. Il mio mestiere è dare segni e raccontare da fuori quello che c’è dentro. La potenza espressiva di un’etichetta sta proprio nel far scoprire e raccontare una storia, un luogo e le vicende di genti che hanno prodotto il suo contenuto. È il caso del Cru Golf, un olio ricavato dalla coltivazione e bacchiatura degli alberi, quindi dalla molitura delle olive che fanno da cornice a uno dei golf più antichi d’Italia, situato nella riviera ligure di ponente, sulla collina di Sanremo, naturalmente fronte mare. Ci sono voluti anni, da parte di Franco Boeri, di Olio Roi, per acquisire quel sito e capisco anche la sua bramosia di salvatore, perché veramente di salvare un importante pezzo di terra si tratta. In questo caso nella costruzione del contenitore e del packaging ho voluto mettere insieme i simboli iconici del luogo, il carattere black dark di quel nero scuro che questi alberi hanno ritrovato nelle fronde, nel tronco e nelle olive così rigogliose.
I felt the need for purity, because pure are these symbols representing oil, and it was my task to describe them all together in a free yet controlled manner. Ottavo senso. Eighth sense (eighth sense).
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Leader nel packaging di Contenitori standard e speciali in vetro per uso alimentare e industriale S.P. 231 Km. 0 + 500 70026 Modugno (BA) Italia tel +39 080 3740757 fax +39 080 3757428 info@panvetri.com www.panvetri.com
Bottiglie personalizzate ed esclusive per vino, olio, birre artigianali e distillati, vasi per conserve, bicchieri da degustazione
the creative itinerary of a designer by Mauro Olivieri
The Terre d’Italia / Terra di Taggiasca projects, with chocolate shavings; Oliena, the oil enhancer, but also the boundless creativeness expressed in oil cans, bottles and labels. And finally, the magnificent Cru Golf Riviera Ligure PDO oil
My hands have always had the scent of oil, because I had, and still have the privilege of living among olive trees. These are not just plants, but a work of perfection, because they grow slowly, live on very little and if scorched by fire, regenerate new branches. The olive tree is a dense mass of wood, a prodigy of nature. I have always enjoyed passing my hand over their surface, because their bark is like the wrinkled skin of my grandparents, and consider these trees a great source of inspiration for my work. As a child, I would hug their rough, enormous trunks, but I never thought that I would grow up and cultivate my creative nature thanks to the oil made from their fruit. When we speak of oil we should be aware that we are dealing with a primary element, the power of which is enclosed in the olive, a small black fruit capable of generating a flow of golden oil. Since immemorial time it has united and in some cases divided Mankind, because oil is a precious element and is still one of the most valuable sources of nourishment for us all. My first approach to giving a shape to oil occurred in the early Nineteen Nineties, when I received a request to redefine the way we view oil. Olive oil cans were beginning to gain popularity, but they needed a new identity. A new, monochromatic design saw the light, which in its simplicity and purity said it all. It had to tell a story of pruned branches, gathered into bundles that here in Liguria we call “manuele”, but also of the fibre disks called “fiscoli”, which when stacked on top of each other in a column, and placed inside a press, shed precious drops of oil. It also had to narrate about the nets, and even the white canvas curtains which were used for harvesting, and for this reason bore the indelible stains of squashed olives and oil drops. I felt the need for purity, because pure are these symbols representing oil, and it was my task to describe them all together in a free yet controlled
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manner. Those were the years of rich and vividly coloured designs, and it was with joy that I saw my project becoming a turning point in communication strategies for canned olive oil. From where I come, it is impossible to see the sea, but only grey stone walls reflecting the struggle of Man to ascend to the sky. Misquoting Italo Calvino, a sequence of levels meet the eye, consisting of olive groves, wheat and then just shrubs and meadows fading into the sky. The ground feels cold in wintertime, when you are only ten or even younger, and you have to bend down to pick the windfalls, yet I remember bursting with pride when my grandmother handed me what in Liguria we call the berculun, a sac lovingly sewn together using scraps of curtains, rags or old jeans, and sent me off to gather the olives. The soil is black, underneath. It is the dust that over thousands and thousands of years has compacted, turning into that black, nay, dark grey rock, known as slate. I can envisage the roots of the olive trees working their way about, looking for gaps and fissures to suck up some nutrients. For over thirty years I tried in vain to communicate the essence of the soil on which the Taggiasca olive tree grows, but in the end I realised that the only way to fully understand it was to actually eat it. This is the concept behind the Terre d’Italia project. Terra di Taggiasca, i.e. the soil of Taggiasca, plays the leading role among them. It is a product, the texture of which can be appreciated with the hands but even more in the mouth. There is a world inside, made of flavours, colours, noises, feelings and emotions. At first, one may feel slightly taken aback, for one has the impression of eating soil. This earth is a wellcrafted project of food design, a dish that encloses many of the values and features of this territory. Cocoa blended with Taggiasca olive oil, pitted olives coarsely chopped up to mimic clods of soil, pieces of
le forme dell’olio
Mauro Olivieri is a designer, researcher and developer of territory brand images and communication strategies. In 2006 he cofounded ADI Food Design, where he is in charge of courses on design and interior design, communication visual design and food design. He also lectures on food design at the IED, the European Institute of Design courses specialising in “food of the territory” and “food production”. He is the art director and brand image manager of a variety of companies operating in the food sector. His Campotti pasta, designed for Pastificio dei Campi, was highly commended at the 23rd ADI Compasso d’Oro Award. His Tablò lamp, designed for Vetreria Vistosi, won the 2014 Grandesignetico Award.
pine-nuts for the gravel and fragments of crystallized lemon adding the typical crunchiness of the earth. It took more than a year to achieve the right crunchy sound and feel of soil on the palate. The most extraordinary thing however is that the texture is not at all unpleasant, but actually takes the product to a higher level. For too many years, I have tried to find a design that would reflect the dignity and virtues of olive oil. I have seen many beautiful labels, equally beautiful bottles and packages, all of which are dark green, the colour of oak, or even black, so as to preserve the integrity of the oil inside. Creating a box of this type has many benefits but even more drawbacks: you can only imagine what is inside, catch a glimpse of the oil in that infinitely brief moment when you pour a tiny drop of it onto the dish to give it that special something. In a moment everything disappears: the rich colour, the thick flow of goodness are lost forever. Every wine, cheap or fine, is given an opportunity: a decanter is designed to highlight all its positive traits. Olive oil should have the same option, and this is why I decided to create Oliena, the “oil enhancer”, so as not to have that tiny trickle of oil mentioned previously. I wanted a lake of oil, as my mother used to call it; I wanted to be generous, because in our cuisine oil is drizzled abundantly, or, as we say in Liguria, it is used “in laghu” (like a lake). Only a lake of this sort could reflect the dignity of oil, and highlight its rich palette of colours, ranging from bright green to a warm golden yellow, depending on countless factors, even on what side of a hill the olive grove is located. A lake would also set off its texture and density, which changes as the oil becomes older, its glossy appearance or, if unfiltered, the particles suspended in it. A lake of oil that can fit comfortably in our hand, encased in an ergonomic vessel in the shape of an olive, because the olive is the source of it all: from
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here, it can gently pour out onto a slice of home-made bread, like the Argentina creek that flows among our silver-leaved olive groves. And if we add a spumino, a six-pronged fork, we can whip it up, so that the oil bubbles thus created will explode in our mouth, making the savouring experience even more intense. Many are the labels that I have had the pleasure of designing, and oil still is in my opinion one of the most challenging projects that a designer can face. My task is to give a sign, describe outside what’s treasured inside. The expressive power of a label is its ability of telling a story, details of a land and the people who produced what’s inside the container. This is the case of Cru Golf, an oil obtained from handpicked olives growing on the trees surrounding one of the oldest golf clubs in Italy. This golf course is on the hill of Sanremo, in west Liguria, and has a spectacular view on the sea. It took Franco Boeri, of Olio Roi, many years to purchase this site, but I can understand his unwavering will to do so, and he certainly succeeded in saving an important piece of land. When I was asked to design the container and packaging for this oil, I decided to combine the iconic symbols of this area, and chose various shades of black to represent the canopy of the trees, their trunks and lush, round olives. I must admit that my job as a designer has benefitted from my environs, which are a constant source of inspiration. In order to preserve its beauty, we should farm and tend the land with the greatest care. It is only when we use the land that we give it dignity. The seasons go by, as Nature and Man constantly exchange gifts, if the land is farmed in a responsible, sustainable manner. This does not mean being disenchanted, because I am still moved by the beauty of Nature, a project or a design. All that really matters, in my opinion, is that they have a vein of poetry running through them.
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un progetto di brand identity di Alessia Cipolla
Riassumere in pochi centimetri di carta l’identità di un prodotto è la grande sfida cui si è chiamati
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Vino e olio sono due prodotti della terra strettamente legati tra loro. Fanno profondamente parte del paesaggio italiano e, spesso, sono presenti, insieme, all’interno delle aziende agricole quali prodotti di punta. Ogni porzione di paesaggio ha tuttavia le sue intrinseche peculiarità, tutte da evidenziare, promuovere e comunicare. Diventa pertanto impossibile generalizzare. Vi sono, infatti, diversità di morfologia, terreno, microclima, come pure esistono differenze profonde e radicate di
le forme dell’olio
tradizioni culturali e, di conseguenza, anche gastronomiche. Sono tutte caratteristiche, queste, che in varia misura definiscono non soltanto una regione, ma anche un piccolo angolo di paradiso, sperduto in zone a volte anche impervie. Per la comunicazione dei prodotti della terra, di uno specifico areale, deve necessariamente poter emergere, all’unisono, il concetto mai desueto di terroir, con tutte le caratteristiche e la personalità che ne contraddistinguono, uno per uno, i frutti di questa terra coltivata. Ciò che proviene dal lavoro della campagna è la conseguenza dell’impegno corale di chi con costanza offre continue attenzioni a ogni tipo di coltura coltivata, sia essa vite, olivo o altro. Tutto questo impegno e questo profondersi di energie fa parte di un’identità specifica e unica.
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Alessia Cipolla è architetto e sommelier. Ha studiato architettura a Zurigo e Venezia. Nel 2003 ha fondato a Milano lo Studio Archipass, occupandosi di interior design, prevalentemente in ambito residenziale. Come sommelier, dal 1992, e appassionata di gastronomia, ha ideato, e coordina, il gruppo di professionisti “La Costruzione del Gusto”, l’anima gourmet dello Studio Archipass, che realizza spazi fisici dedicati al mondo della “tavola”, ma anche a progetti di comunicazione e brand identity, oggetti di design, allestimenti, laboratori e percorsi formativi per una nuova cultura enogastronomica. Ha pubblicato il libro Il progetto della tavola. Costruire lo spazio della convivialità, edito da Franco Angeli nel 2015. Scrive attualmente per la rivista Vitae, dell’Associazione Italiana Sommelier, su temi riguardanti architetture/design per il vino e sulla tavola. È docente di interior design presso il Master di Interior and
Living Design della Domus Academy di Milano e di “art de la table” presso il Master Food Design della Scuola Politecnica di Design di Milano e lo IATH (Intenational Academy for Tourism and Hotel) di Cernobbio. Come esperta di estetica del piatto, ha partecipato alla selezione dello chef italiano per il Bocuse D’Or Italia del 2014, disegnando poi il vassoio italiano per il Bocuse d’Or Europe edizione 2015. È attualmente consulente di talentuosi giovani chef.
Progetto per Ais Italia, Sommelier Lounge Vinitaly 2016. Project for Ais Italia, Sommelier Lounge Vinitaly 2016.
Avere tutti gli “strumenti in ordine”, prima di affrontare il mercato, senza dover modificare o “aggiustare” il tiro dopo solo qualche anno, è un elemento necessario quanto fondamentale. Having all the “instruments in order” before facing the market, without having to make adjustments or changes after only a few years, is of paramount importance.
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Un utilissimo approccio nel realizzare un progetto di brand identity e di comunicazione di un’azienda e dei suoi prodotti è recarsi direttamente nell’area. È necessario respirare l’aria e la terra, seguendo indizi naturali, profumi e colori, cercando nuovi punti di riferimento e, in qualche modo, perdendosi nelle materie vive, perché queste ci raccontano storie, magari millenarie. Per un progetto di brand identity occorre soprattutto mettersi attentamente in ascolto e sentire la voce di chi la terra la lavora, ogni giorno dell’anno, conoscendone tutte le sfumature. Ascoltare in silenzio: è questo che bisogna fare, lasciando che sia la stessa campagna a manifestarsi.
Al contrario del vino, le etichette dell’olio - a parte qualche interessantissimo progetto di packaging sul tema - sono più formali, legate a colori analoghi, quali sfumature di verde e giallo, con un’impostazione più centrale e tradizionale. Unlike wine, oil labels – apart from a very few interesting projects of packaging – are more formal, with similar colour schemes, consisting of various shades of green and yellow, and with a more central and traditional design.
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Assaggiare i prodotti della terra nei luoghi di produzione, là dove questi sono gelosamente creati e custoditi, è invece un’altra fase del progetto, non meno importante. Potersi emozionare, infine, è un lusso che forse in pochi possono permettersi, ma occorre vivere intensamente le emozioni e farle proprie. Il vino, in merito al concetto di “comunicazione del prodotto”, è alquanto differente dall’olio. Sono due prodotti diversi. “Vestirli” con la stessa immagine aziendale può essere controproducente: la coerenza è un tragitto che dovrebbe avere risvolti non uniformizzati ma diversi, sorprendenti, affascinanti e unici, così come lo sono i prodotti della terra. Nessuno utilizzerebbe la medesima etichetta per due vini differenti; lo stesso vale, a maggior ragione, per l’olio. I piccoli produttori che iniziano a commercializzare i propri tesori hanno maggiore libertà nell’affacciarsi sul mercato. Poter realizzare ex novo il logo aziendale, un’identità sia fisica che rappresentativa, l’immagine coordinata, il naming di alcuni prodotti, come anche le etichette e il packaging, è una sfida da proporre al progettista che meglio saprà interpretare sogni e desideri del produttore. Sogni del presente, ma soprattutto futuri. Avere tutti gli “strumenti in ordine” prima di affrontare il mercato, senza dover modificare o “aggiustare” il tiro dopo solo qualche anno, è un elemento necessario quanto fondamentale. La visione deve essere chiara. Il valore di un buon consulente si annida proprio nello spazio tra presente e futuro. Il vino italiano, dopo decenni di egemonia di etichette realizzate “alla francese”, si sta velocemente orientando verso etichette più creative e libere, sia dal
punto di vista delle immagini rappresentate, sia a partire da un sistema più fresco e originale di comunicazione, proprio come Spagna e Grecia insegnano. L’etichetta non dovrebbe rappresentare un esercizio di grafica, ma il vino contenuto nella bottiglia. Si può trovare un modo comico, sornione, serio, tradizionale, o anche evocativo e immaginario, per comunicare, l’importante è che sia completamente dedicato al prodotto che vi è contenuto. Le bottiglie di vino, ricche di antichi riferimenti culturali e geografici, sono più o meno le medesime da secoli: dal punto di vista dei consumatori è difficile cambiarle. Cosa diversa è per l’olio, dove la bottiglia può essere profondamente personalizzata in colori, proporzioni, forme, offrendo una libertà creativa più
ampia. Al contrario del vino, le etichette dell’olio - a parte qualche interessantissimo progetto di packaging sul tema - sono più formali, legate a colori analoghi, quali sfumature di verde e giallo, con un’impostazione più centrale e tradizionale. Anche per l’olio, come per il vino, gli esercizi di grafica neutri, che non facciano trasparire le personalità dei preziosi elementi riconducibili al valore e all’identità del terroir, non dovrebbero rappresentare traiettorie creative percorse o percorribili. L’identità di un prodotto, il suo fascino, la sua personalità, la sua storia e le sensazioni che offre devono essere racchiuse in pochi centimetri di carta. È una sfida continua, ma anche un percorso di conoscenza e creatività che va rivolto alle radici intime di ciascun essere umano con la sua personalità.
La bellezza di una terra in un olio eccellente. THE BEAUTY OF A LAND IN AN EXCELLENT OIL.
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le forme dell’olio
a project of brand identity by Alessia Cipolla
The greatest challenge is to condense the identity of a product into a few square inches of paper.
Alessia Cipolla is an architect and sommelier. She studied architecture in Zurich and Venice, and in 2003, established Studio Archipass in Milan, specialized in interior design of private homes. As a sommelier and gourmand, she has created and coordinates “La costruzione del Gusto”, the gourmet souls of Archipass, in charge of creating physical spaces devoted to the world of food, but also projects of communication and brand identity, objects of design, workshops and courses for a new culture of food and wine. She has written a book on these topics,Alessia Cipolla , published by Franco Angeli in 2015. She currently writes for the magazine Vitae, edited by the Italian Association of Sommeliers, on the architecture and design of food and wine. She also teaches interior design at the Master course of Interior and Living Design at the Domus Academy in Milan, “art de la table” at the Master Food Design course of Polytechnic School of Design in Milan and the IATH (International Academy for Tourism and Hotels) in Cernobbio. As an expert of dish aesthetics, she was on the jury at the 2014 Italian Bocuse d’Or, and designed the tray for the Italian delegation at the 2015 European Bocuse d’Or. She currently works with a number of talented young chefs.
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Wine and olive oil are two products closely linked to each other. Vineyards and olive groves form an integral part of the Italian landscape and are the two flagship products of many farms. Every portion of landscape has its unique peculiarities, which all need to be highlighted, promoted and communicated. It is therefore impossible to generalise. There are differences in land morphology, soil, microclimate, as well as profound and deep-rooted differences in the cultural traditions of their inhabitants and consequently, also in the cuisine. These are all features that to a greater or smaller extent define not only a region, but also a small, isolated corner of paradise lost in the midst of nowhere. Communication regarding the produce of a specific area must necessarily exploit the concept of terroir, highlighting all its features and traits. The produce is also the result of the combined efforts of the farmers and people constantly tending the vines, olive trees and all other plants growing there. All of these factors contribute to creating a unique and specific identity. When defining a project of brand identity and communication strategies for a rural company I find it very useful to go directly to visit the area. It is necessary to breathe in the air, touch the soil, embrace and appreciate the many scents and colours, find new points of reference and in a way, be carried away by Nature, because it can tell us stories of a faraway past. When dealing with a such a project, it is also very important to listen carefully to the people who day in, day out, farm the land and know its every facet. We should listen in silence, letting the countryside reveal all its secrets. Tasting the treasured fruit of the land, there where they see the light, is another stage in the project, equally important. Being in touch with one’s feelings is almost a luxury nowadays, but we should learn to enjoy the simple things of life, and live these emotions intensely. Wine, as regards the concept of “product communication” differs extensively from oil. They are two very different products.
Giving them a similar brand identity can be counterproductive: coherence is a journey that should lead us to the discovery of a variety of surprising, fascinating and unique treasures, like the products of the land. Nobody would use the same label for two different wines, and all the more reason for not using it for oil. The small-scale producers who start selling their goods have a greater degree of freedom when they enter the market. Having the opportunity of designing the company logo from scratch, defining a both physical and representative identity, the brand image, naming the products, and creating the labels and packaging, is a challenge that the designer must accept, keeping in mind the producer’s dreams and desires. Dreams of the present, but even more so of the future. Having all the “instruments in order” before facing the market, without having to make adjustments or changes after only a few years, is of paramount importance. The vision must be clear. The ability and skill of a good advisor can be measured by the time interval separating the present from the future. Italian wine, after decades of hegemony of “French-style” labels, is now rapidly moving towards more creative ones. We now tend to follow the example set by Spain and Greece, using a fresher and more original approach to label images
and claims. A label should not be an end in itself, an inward-looking element of design, but should reflect the wine contained inside the bottle. There are many ways in which one can communicate its contents, funny, friendly, serious, traditional or even evocative, but the important thing is that the focus is on the product inside. Wine bottles, full of ancient cultural and geographical references, haven’t changed much throughout the centuries: from the consumers’ point of view, it would be difficult to do so. Things are different for oil: the bottle in this case can be extensively personalised as regards its colour, proportions, shape, so there is great space for creativeness. Unlike wine, oil labels – apart from a very few interesting projects of packaging – are more formal, with similar colour schemes, consisting of various shades of green and yellow, and with a more central and traditional design. Also in this case, labels, however beautifully designed, are no good if they fail to communicate the personality, value and identity of the terroir. The identity of a product, its charm, personality, history and the sensations it can offer must be condensed into only a few square inches of paper. It is a constant challenge, but also a journey of knowledge and creativeness, exploring the personality and most intimate facets of every human being.
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#iosonounalbero #iamatree
OLIO MILANO MILAN OFFICINA SETTIMA EDIZIONE SEVENTH EDITION FESTIVAL 1-3 FEBBRAIO 2018 FEBRUARY 1 -3 2018 palazzo delle stelline
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packaging la rivoluzione silenziosa di Juan A. Peñamil Alba CEO e editore di Mercacei, Olivatessen ed Evoooleum
“Datemi tempo e vi darò una rivoluzione”, ha dichiarato il designer Alexander McQueen. Pensate a tutto ciò che abbiamo fatto in pochi anni e a tutto ciò che dobbiamo ancora fare. Il futuro comincia oggi
Chiari esempi di come il packaging vada oltre i confini prestabiliti e diventi un elemento determinante per attirare l’attenzione del consumatore. Thinking outside the box: examples of packaging that becomes a crucial element to attract consumers.
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per se stessi e per i consumatori, in Spagna la rivoluzione del packaging è guidata da studi e agenzie piene di giovani e talento, con progetti innovativi accattivanti, che invitano a degustare l’oro liquido in esso contenuto. Senza dubbio, l’esempio più rappresentativo di questa new age del design nel settore dell’olio in Spagna – senza dimenticare che anche altri Paesi come la Grecia svolgono da anni un lavoro straordinario in questo senso – è lo studio Cabello x Mure, a Ubeda, vero e proprio paladino del branding e packaging nel settore dell’olio, il cui design ha meritato numerosi riconoscimenti negli ultimi anni. Un percorso, quello dell’innovazione, che hanno già intrapreso anni fa diverse società come Castillo de Canena, azienda che si è sempre contraddistinta per l’impegno verso l’eccellenza e l’originalità dei suoi prodotti e formati, sempre all’avanguardia nella modernità e nella creatività. Troviamo infatti l’edizione limitata dei suoi oli extra vergini di oliva del Primo giorno di raccolta, con le iconiche bottiglie color ciliegia, la cui etichetta porta la firma di artisti e personalità del mondo della cultura e dello sport; oppure l’esclusiva collezione di Oli del XXI secolo.
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Pandora Peñamil e Juan A. Peñamil, editori di Mercacei, Olivatessen ed Evooleum. Pandora Peñamil and Juan A. Peñamil, editors of Mercacei, Olivatessen and Evooleum.
Si mettono in evidenza le emozioni, la terra, la cultura, la tradizione, sempre con un’interpretazione attuale. Senza dubbio, una nuova visione del prodotto ha comportato un nuovo modo di comunicare attraverso il packaging. Innovation in EVOO packaging – which is increasingly important – stems from this preliminary remark: such an excellent product deserves to be presented as its quality requires, helping to achieve the goal to disseminate and promote its benefits.
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Dicono, e sono d’accordo su questa valutazione, che l’olio extra vergine di oliva sia la rivoluzione gastronomica del XXI secolo. Un alimento con otto secoli di storia ma incredibilmente attuale, che si reinventa costantemente, che è di moda – non lo è stato sempre? – e che non smette mai di sorprenderci. L’olio extra vergine di oliva è simbolo di modernità e di qualità. Ovviamente, anche quella del packaging è senza dubbio una rivoluzione, probabilmente più silenziosa, ma una rivoluzione a tutti gli effetti. Infatti, una delle grandi trasformazioni che ha vissuto il settore dell’olio extra vergine di oliva negli ultimi anni riguarda la presentazione e il packaging. L’altra concerne la qualità degli oli ottenuti, grazie allo straordinario lavoro di centinaia di produttori che puntano in modo fermo e risoluto sulla qualità come fattore distintivo e caratterizzante sul mercato. L’innovazione nel packaging dell’olio extra vergine di oliva – aspetto sempre più importante – risponde a una premessa fondamentale: capire che un prodotto eccellente come l’olio da olive merita una presentazione all’altezza della sua qualità, che contribuisca a conseguire l’obiettivo di diffondere e promuovere i benefici del suo consumo. Si tratta di una rivoluzione che non solo coinvolge il segmento dell’olio extra vergine di oliva premium o di alta gamma, ma che si è estesa anche all’intero settore. Oggigiorno, quasi tutti gli oli extra vergini di oliva hanno un packaging all’altezza del prezioso contenuto o, quanto meno, accattivante e indicativo. Se la grande scommessa sulla qualità viene portata avanti da una nuova generazione di entusiasti produttori innamorati dell’olio extra vergine di oliva, che ne fanno un impegno inappellabile
Confezione di Castillo de Canena Primo giorno di raccolta, disegnata dallo stilista Roberto Verino. Packaging of Castillo de Canena First Day of Harvest oil, designed by fashion designer Roberto Verino.
Parlando sempre di rivoluzioni, alcune settimane fa, nell’ambito delle attività preliminari alla fiera Expoliva, abbiamo partecipato a un pranzo di lavoro a Jaén, chiamato Jaén Revolution, durante il quale abbiamo voluto indagare sui motivi che spiegano il successo degli oli extra vergine di oliva di quella zona, che macinano premi e riconoscimenti nei principali concorsi e competizioni internazionali – anche nell’ambito del packaging. Durante questo incontro, la creative director di Cabello x Mure, Isabel Cabello, ha spiegato come il packaging sia fondamentale, a condizione che il prodotto sia buono. “E questa rivoluzione a livello di strategia di marketing e di comunicazione è solo agli inizi, sta muovendo i primi passi. Il difficile sta ora nel mantenere e sostenere questo investimento per molti anni”, ha dichiarato, dal canto suo, Enrique Moreno, project manager di Cabello x Mure, il quale ha ricordato che “poiché Jaén non ha un’immagine legata a un marchio in particolare, si può scegliere il vestito da farle indossare, l’immagine che si vuole trasmettere, ma resta ancora molto lavoro da fare”. Se parliamo di riconoscimenti, il concorso internazionale di packaging e innovazione “Le forme dell’olio”, creato nell’ambito di Olio Officina Festival, l’originale laboratorio di idee creato dallo scrittore e oleologo italiano Luigi Caricato, dedicato all’olio extra vergine di
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oliva e alla sua relazione con altri prodotti alimentari, è nato proprio per mettere in evidenza l’importanza del packaging quale efficace strumento al servizio delle aziende olearie per differenziare e dare valore aggiunto ai loro prodotti, come anche per spingere le stesse a migliorare costantemente la qualità del prodotto e l’aspetto delle rispettive confezioni, invitando il consumatore finale a considerare e valutare non solo la qualità dell’olio, ma anche l’estetica e la funzionalità del packaging che contiene tale prodotto. Sulla scia di questo processo, e sulla base della consapevolezza della crescente importanza del packaging nel comparto oleario, sono stati organizzati i premi internazionali alla qualità dell’olio extra vergine di oliva, gli Evooleum Awards, promossi da Mercacei e Aemo, che selezionano i migliori cento oli del mondo, creando i Packaging Evooleum Awards per le categorie: miglior design olio extra vergine di oliva premium, miglior design innovativo e miglior design retail, per rendere omaggio alla grande rivoluzione creativa che si è verificata negli ultimi anni in questo segmento. In particolare, questo è avvenuto attraverso prodotti editoriali innovativi, come la Guida Evooleum world’s top 100 extra virgin olive oils, lanciata alla fine del 2016 ed edita in spagnolo e inglese, pubblicata ogni anno, pioniera e unica nel suo genere, che presenta l’esclusiva Evoo Top 100, ovvero i migliori 100 oli extra vergine di oliva del mondo; oppure Olivatessen by Mercacei, una lussuosa pubblicazione in inglese, nata all’inizio del 2015, che rende omaggio al protagonista della dieta mediterranea e con esso, al lavoro e alla dedizione dei produttori di olio extra vergine di tutto il
mondo, per valorizzare il loro impegno e divulgare e promuovere la cultura dell’olio extra vergine di oliva, mettendo l’accento sul comparto degli extra vergine premium, il cui design è frutto dello studio Cabello x Mure, che ha contribuito a dare al packaging l’importanza che merita. E non è una coincidenza, infatti, che in Olivatessen by Mercacei troviamo una vera e propria galleria dei progetti di packaging più attuali e innovativi a livello mondiale per il comparto degli extra vergine di alta gamma. La conclusione è dunque chiara. L’aspetto fondamentale è avere un olio
di qualità, un buon prodotto. Questo è ovvio. Ma la rivoluzione non riguarda solamente il contenuto, ma anche il contenitore: l’arte non sta solo nel processo di produzione, in cui si cerca con precisione e cura di ottenere un olio di eccellente qualità, ma anche nel vestire un olio extra vergine di oliva. In Spagna, Grecia e Italia è arrivata anche un’altra rivoluzione: quella del packaging, la rivoluzione silenziosa. “Datemi tempo e vi darò una rivoluzione”, ha dichiarato il designer Alexander McQueen. Pensate a tutto ciò che abbiamo fatto in pochi anni e a tutto ciò che dobbiamo ancora fare. Il futuro comincia oggi. Due esempi del processo creativo dello studio Cabello x Mure, i cui progetti sull’olio extra vergine di oliva si sono aggiudicati i più prestigiosi riconoscimenti per il packaging al mondo.
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le forme dell’olio
Two examples of the Cabello x Mure studio’s creative process. Their extra virgin olive oil projects have been awarded the most prestigious packaging prizes in the world.
packaging the silent revolution
by Juan A. Peñamil Alba, CEO and editor of Mercacei, Olivatessen and Evoooleum
“Give me time and I will give you a revolution”, designer Alexander McQueen once said. Just think of what we have done in few years and what remains to be done. The future begins today
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Some say, and I do agree on this opinion, that extra virgin olive oil is the gastronomic revolution of the 21st century. It is eight centuries old, but still fresh, as it is constantly reinvented, is fashionable – hasn’t it always been? – and keeps surprising us. Extra virgin olive oil is a symbol of modernity and quality. Another revolution is undoubtedly taking place in packaging, probably a more silent one, but still a revolution. One of the major changes occurring in the EVOO industry in the last few years has indeed involved image and packaging. Another change applies to oil quality, through the remarkable efforts made by hundreds of producers who resolutely and constantly focus on quality as the element that can make the difference on the market. Innovation in EVOO packaging – which is increasingly important – stems from this preliminary remark: such an excellent product deserves to be presented as its quality requires, helping to achieve the goal to disseminate and promote its benefits. This revolution not only involves Premium or high-quality EVOO, it has also extended to the entire sector. Today, EVOO packaging largely reflects its valuable content, or is at least eye-catching and suggestive. While a new generation of passionate oil producers are making significant efforts to focus on quality as a non-negotiable commitment for themselves and consumers, the packaging revolution in Spain is carried out by studios and agencies that are full of young and talented people, working on innovative and enticing packaging solutions that encourage consumers to taste the liquid gold they contain. The most eloquent example of this new age of design in the Spanish oil industry – taking into account that other countries, including Greece, have made remarkable efforts for many years in this framework – is the Cabello x Mure Studio, in Ubeda, an authentic champion of oil branding and packaging. In the last
le forme dell’olio
few years, its design projects have received numerous awards. The pathway of innovation was started some years ago by several companies, including Castillo de Canena, which has always stood out for its commitment to achieve excellent and original products and formats and its cutting-edge modern and creative approach. They indeed offer the First day of harvest EVOO limited edition, including the iconic cherry red bottles the label of which has been designed by artists and celebrities of culture and sport; or the exclusive 21st Century Olive Oils collection. Talking about revolutions, some weeks ago, during our preliminary activities before the Expoliva trade fair, we had a business lunch in Jaén, called Jaén Revolution, where we explored the reasons why extra virgin olive oil is so successful in the area, being awarded many prizes in the main international contests and competitions, including for packaging. During the meeting, Cabello x Mure creative director, Isabel Cabello, explained that packaging is crucial, provided products are good. “And this marketing strategy and communication revolution is only at its early stage, is taking its first steps. It will be difficult to maintain and support this investment for many years to come”, she said. As far as Cabello x Mure project manager Enrique Moreno is concerned, “Jaén does not have a brand-related identity and it can therefore be dressed depending on the image to be conveyed, but much remains to be done”. When it comes to awards, “Le forme dell’olio” (i.e. The shapes of oil) International Packaging and Innovation Contest, instituted by Olio Officina Festival, the original laboratory of ideas on extra virgin olive oil and its relationship with food created by Luigi Caricato, Italian writer and oil expert, aims at highlighting the important role played by packaging as a powerful tool allowing EVOO companies to make their products stand out and to give them added value, as well as encouraging these companies to constantly improve product quality and the relevant packaging. This should encourage end consumers to consider and assess not only oil quality, but also the appearance and
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functionality of packaging containing said product. In consideration of the increasingly important role played by packaging in the olive oil sector, this process has led to the International Awards for Extra Virgin Olive Oil Quality, called EVOOLEUM Awards, promoted by Mercacei e AEMO, selecting the top 100 olive oils in the world, involving the Packaging EVOOLEUM Awards for the following categories: Premium EVOO Best Design, Best Innovative Design and Best Retail Design, to award the extraordinary creative revolution taking place in the industry in the last few years. Namely, this revolution has been celebrated through innovative publications, including the EVOOLEUM World’s TOP 100 Extra Virgin Olive Oils Guide: launched at the end of 2016 in Spanish and English, published on an annual basis, it is a pioneering and unique guide, reporting the exclusive EVOO TOP100 ranking, including the top 100 EVOOs in the world; or Olivatessen by Mercacei, a prestigious publication in English, launched at the beginning of 2015, paying tribute to the protagonist of the Mediterranean Diet and to EVOO producers’ efforts and dedication all around the world, to reward their commitment and disseminate and foster the culture of extra virgin olive oil, focusing on Premium EVOO, designed by the Cabello x Mure studio, which has contributed to make the packaging as important as it deserves to be. And it is not a coincidence, indeed, that Olivatessen by Mercacei includes an authentic gallery of the newest and most innovative international packaging projects for high-quality extra virgin olive oil. One thing is therefore clear: oil quality, a good product, is crucial. However, this revolution does not only apply to the content, but also to its container: art lies not only in production, aimed at accurately and carefully obtaining top-quality oil, but also in dressing extra virgin olive oil. Another revolution has reached Spain, Greece and Italy: the packaging revolution, the silent revolution. “Give me time and I will give you a revolution”, designer Alexander McQueen once said. Just think of what we have done in few years and what remains to be done. The future begins today.
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Isabel Cabello il valore delle emozioni la fa da protagonista
Isabel Cabello Creative director e socia fondatrice dell’agenzia Cabello x Mure. Ha conseguito una laurea in Belle Arti all’Università di Granada dopo quasi dieci anni trascorsi a lavorare come graphic designer per varie aziende. Nel 2009 decide di fondare il proprio studio con Enrique Moreno. Specializzata in design per il packaging di prodotti agroalimentari, collabora con oltre un centinaio di marchi di olio di oliva e ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali del settore, come i prestigiosi Pentawards, German Design Awards, The Dieline Awards, solo per citarne alcuni.
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le forme dell’olio
Intervista di Luigi Caricato
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2013 Gold Pentawards, Luxury Gourmet, Oro “Claramunt Extra Virgin”.
Isabel Cabello, la Spagna olearia è oggettivamente all’avanguardia, rispetto ad altri Paesi produttori, nel curare in maniera creativa e originale l’abbigliaggio degli oli. Da cosa è scaturito questo primato? Chi si è mosso per primo, le aziende o i creativi? La Spagna era una grande produttrice di olio, venduto nella maggior parte dei casi alla rinfusa, poiché l’esigenza di confezionare e vendere il prodotto fino a pochi anni fa non è stata molto forte. L’avvento della crisi spagnola e la graduale scomparsa degli aiuti esteri hanno portato il settore a rendersi conto che in quelle condizioni non ce l’avrebbe fatta economicamente e che pertanto avrebbe dovuto cambiare rotta. Questa esigenza, sommata a un cambiamento generazionale, fatto di promotori giovani ed estremamente preparati, ha reso il marketing e la strategia parte integrante dei progetti commerciali.
Oggigiorno è indispensabile differenziare e innovare, concetti che devono andare di pari passo con il prodotto e la sua immagine. Nowadays, it is crucial to differentiate and innovate, which must go in tandem with products and their image.
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Il design - secondo la creative director spagnola, Isabel Cabello - deve essere onesto e coerente con il prodotto che contiene. Un buon prodotto con un cattivo packaging si fa strada lentamente e con poco vigore sul mercato, mentre un buon design con un prodotto cattivo deluderà il cliente che non lo acquisterà più. Un buon design con un buon prodotto si farà strada velocemente e con forza sul mercato, posizionandosi molto bene. Questo è sempre il nostro obiettivo
Si mettono in evidenza le emozioni, la terra, la cultura, la tradizione, sempre con un’interpretazione attuale. Senza dubbio, una nuova visione del prodotto ha comportato un nuovo modo di comunicare attraverso il packaging. Emotions, earth, culture, tradition are at the core of said projects… and are interpreted in a fresh way. A new vision of the product has undoubtedly led to a new way to communicate through packaging.
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Dal canto nostro, noi professionisti del design ci troviamo di fronte a un settore molto valido e privo di riferimenti importanti nel design settoriale dell’olio di oliva, aspetti che ci hanno condizionati. Poco a poco ci vengono affidati progetti di packaging dell’olio extra vergine di oliva premium, dove bisogna apportare molto più valore, trasmettendo nella confezione la complessità della preparazione e la qualità del prodotto. Si mettono in evidenza le emozioni, la terra, la cultura, la tradizione, sempre con un’interpretazione attuale. Come creativi, siamo obbligati ad avere un approccio attuale e apportare una nuova visione e interpretazione, ma sempre secondo la coerenza e funzionalità richieste dal prodotto. L’arte, l’artigianato, il design nel settore dei profumi e del vino sono stati per noi fonte d’ispirazione e ci siamo così resi conto che non esistono limiti alla comunicazione, poiché un oggetto bello e gradevole è accattivante per i clienti di qualsiasi Paese del mondo. Senza dubbio, una nuova visione del prodotto ha comportato un nuovo modo di comunicare attraverso il packaging.
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Cosa chiedono e cosa si attendono da te le aziende olearie? Siamo un’agenzia di branding e packaging, altamente specializzata nel settore dell’olio, di cui conosciamo tutte le peculiarità, dai campi alla commercializzazione. Lavoriamo a stretto contatto con i fornitori, molti dei quali italiani, che ci mostrano le loro ultime novità, volte a migliorare l’estetica e la funzionalità della confezione. Una caratteristica del nostro modo di lavorare è che il valore delle emozioni la fa da protagonista. Ci piace infatti conoscere molto bene ciascuno dei progetti per conferire agli stessi una forte personalità e brand identity. Il nostro lavoro ci appassiona e ci impegniamo a fondo in ogni progetto. Dico sempre che facciamo parte di una grande famiglia, perché dopo ogni progetto ed esperienza condivisa, diventiamo molto più che amici dei nostri clienti. Analizziamo ogni fattore e progettiamo dalla confezione per un mercato in particolare fino alla gamma completa di soluzioni. Forniamo inoltre consulenza sulla confezione, sul tappo a capsula, agevolando i contatti con i fornitori e risolvendo eventuali dubbi o problemi di fattibilità che possano emergere durante il processo creativo. Lavoriamo con clienti e fornitori di diverse aree del mondo. Oggigiorno il mondo è estremamente piccolo e le opportunità legate all’internazionalizzazione si presentano con frequenza. Quanto ti lasciano libera di esprimere la tua creatività le aziende? Come reagiscono di fronte a proposte che sono discontinue e lontane dalla tradizione?
Reagisco con molta emozione, assolutamente! A livello creativo è quanto di meglio si possa desiderare. Ciononostante, quello che ci interessa di più è che il cliente si senta soddisfatto del risultato, perché siamo convinti che debba innamorarsi letteralmente del packaging affinché lo difenda con passione e sicurezza sul mercato. Dobbiamo entrambi innamorarci del design affinché il risultato sia perfetto. Ciononostante, alcuni requisiti stabiliti dal mercato vanno al di là delle emozioni e noi professionisti non dobbiamo assolutamente derogare dagli stessi: il design deve essere onesto e coerente con il prodotto che contiene. Un buon prodotto con un cattivo packaging, si fa strada lentamente e con poco vigore sul mercato, mentre un buon design con un prodotto cattivo deluderà il cliente non rispondendo alle sue aspettative e il cliente non acquisterà più il nostro marchio. Un buon design con un buon prodotto si farà strada velocemente e con forza sul mercato, posizionandosi molto bene. Questo è sempre il nostro obiettivo.
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Oggigiorno è indispensabile differenziare e innovare, concetti che devono andare di pari passo con il prodotto e la sua immagine. Come potrebbe essere l’etichetta di una bottiglia d’olio fra vent’anni? Naturalmente spero che siano tutte bellissime. Mi accontento d’immaginare che fra vent’anni ci saranno un olio extra vergine di oliva, o due, in ogni bar che serve colazioni, senza eccezione alcuna, e che ci sarà la carta degli oli in tutti i ristoranti da cui poter scegliere la varietà che ci aggrada di più in ogni occasione, ovviamente con un espositore adatto con marchi diversi provenienti da regioni diverse, come accade già per il vino. Immagino anche che in casa si cucinerà usando varietà diverse giorno dopo giorno e che si sarà fatta chiarezza sulla denominazione dell’olio di oliva nell’etichetta, senza confondere il consumatore. Se riuscissimo a ottenere queste piccole cose fra vent’anni, sarebbe meraviglioso per tutti, naturalmente, avere una confezione adatta a ogni momento.
le forme dell’olio
Isabel Cabello
our approach puts the value of feelings at the core of our projects Interview by Luigi Caricato
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Spain has a clearly more cutting-edge approach in the olive oil sector compared to other producing countries: its packaging is indeed extremely creative and original. Why do you think it is? Who made the first move: companies or creative designers? Spain was a large oil producer, mostly sold in bulk, as the need to package and sell the product only emerged some years ago. The Spanish crisis and progressive decrease in foreign funding have led to the realization that the sector would not make it financially and should therefore change its course. These elements and the generational change, including young and extremely competent promoters, have turned marketing and strategy into an integral part of marketing projects. As professional designers, on the other hand, we have to deal with an extremely valuable industry lacking important references in olive oil design, which has affected our approach. We are being gradually entrusted premium EVOO packaging projects requiring far more value, to convey how complex the preparation of this product is and the quality of the product contained in such packaging. Emotions, earth, culture, tradition are at the core of said projects‌ and are interpreted in a fresh way. As creative designers, we have to be fresh and give a new vision and interpretation, while respecting the consistency and functionality of the product. We have drawn inspiration from art, craftsmanship and design of perfumes and wine and we have therefore realized that there is no limit to communication, as a beautiful and eye-catching object attracts the customers of any countries in the world.
le forme dell’olio
A new vision of the product has undoubtedly led to a new way to communicate through packaging. What do oil producers require and expect from you? Ours is a branding and packaging agency, specialized in the oil sector. We indeed know all its characteristics, from the field to marketing. We collaborate with suppliers, many of whom are Italian, which present their latest products, aimed at improving the appearance and functional features of packaging. Our approach puts the value of feelings at the core of our projects. We indeed like to know each project thoroughly to give it strong personality and brand identity. We love our job and we deeply commit in each project. I am always repeating that we feel part of a large family, as we become more than friends with our customers at the end of each project and experience we share. We carefully analyse each element and we design packaging for specific markets or for a complete range of products. Furthermore, we offer advisory services on packaging, screw caps, facilitating contacts with suppliers and solving any feasibility-related doubts or issues that may emerge during the creative process. We work with customers and suppliers of different areas in the world. The world is very small today and internationalization opportunities are numerous. Do companies allow you to be freely creative in your job? How do they react when your ideas are different and far from tradition? I am very excited, absolutely! Being a creative designer is the best you can wish for.
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However, we really care about customers, we want them to feel at ease with projects, because we believe that they need to literally fall in love with packaging solutions, so that they can defend them passionately and safely on the market. We both have to fall in love with design for the result to be perfect. Requirements on the market however go beyond emotions and as professionals we have to meet them: design must be honest and consistent with the product it contains. A good product with bad packaging is slow and ineffective on the market, whereas good design of a bad product will disappoint customers and unmet needs will lead them to walk away from our brand. Good design of a good product will be extremely quick and effective and will gain excellent positioning on the market. This is our permanent goal. Nowadays, it is crucial to differentiate and innovate, which must go in tandem with products and their image. Isabel Cabello Creative director and founding partner of the Cabello x Mure agency. She got her degree in Arts at the Granada University after working almost ten years as a graphic designer for different companies. In 2009, she decided to found her studio with Enrique Moreno. Specializing in food packaging design, she currently collaborates with over hundred olive oil brands and she has obtained several national and international awards of the industry, including the prestigious Pentawards, German Design Awards, The Dieline Awards, just to mention a few.
What could the label of an olive oil bottle be like in twenty years? I hope they will all be beautiful, of course. I simply imagine that in 20 years, every single bar serving breakfast will have one or two brands of olive oil and that all restaurants will have an olive oil list allowing customers to choose the best one depending on their preferences and displays for brands coming from different regions, as it happens for wine. And I also imagine that people will cook using different varieties at home and that labels of olive oil bottles will be clear, so that consumers do not get confused. If we managed to achieve these simple goals in 20 years, having packaging solutions that fit every occasion would be beneficial for everybody.
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l’etichetta immacolata di Maria Carla Squeo
Nell’era della comunicazione visiva e tattile, il compito di Arconvert è fornire i materiali più efficaci per suscitare stimoli ed emozioni, a seconda del target da raggiungere. Intervista alla marketing manager Chiara Tomasi Per anni e anni il grande problema delle etichette è stata la loro vulnerabilità, soprattutto con una materia prima complessa e, diciamolo pure untuosa, qual è l’olio. Basta proprio un niente, e l’etichetta si sporca, e non è più un bel vedere, soprattutto quando tutte le attenzioni si sono concentrate sulla qualità degli extra vergini, oltre che sulla
bella presentazione, magari in confezioni regalo extra lusso. La delusione si legge inevitabilmente negli occhi, per un investimento considerato a rischio; anche perché è sufficiente aprire una bottiglia, versare l’olio, e il danno è subito fatto. Macchiata l’etichetta, non si può più far nulla. Ora però è diverso, ci sono delle signore etichette che mettono gli animi in pace; e per giunta tali etichette non sono più come le antimacchia di una volta, decisamente un po’ bruttine e nemmeno tanto efficaci. La ricerca ha fatto passi da gigante e ora tutti i problemi sono felicemente risolti. Con il progetto “The Immaculate Papers by Manter” avete per molti versi rivoluzionato il mercato… Sì, la innovativa gamma di carte autoadesive Arconvert, 100% antimacchia, non è più la solita carta patinata anti macchia, e nemmeno un banale e generico film protettivo che si limita a proteggere la sola parte frontale dell’etichetta. In cosa consiste il successo della vostra iniziativa? Nella sinergia con la nostra azienda capogruppo Fedrigoni, che ci ha permesso di sviluppare nuovi prodotti proprio a partire dalla materia prima: la carta. Nelle Immaculate Papers, l’innovazione è nel trattamento “greaseproof”… Sì, questo trattamento esclusivo è stato aggiunto all’impasto della carta, per renderla completamente a prova di goccia d’olio. Il processo di sviluppo dei nove preziosi materiali ha seguito i più elevati standard qualitativi e l’immissione sul mercato è avvenuta solo dopo accurati test che ne hanno accertato le performances antimacchia.
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A Olio Officina Festival lei ha parlato dell’etichetta quale strumento di marketing sensoriale, capace di influenzare le scelte d’acquisto. Ci spieghi meglio… L’appeal del packaging è fondamentale. Una bottiglia abbigliata bene colpisce immediatamente. Non solo alla vista: anche al tatto una buona etichetta si fa notare. Ce lo spiega molto chiaramente la neuroscienza. Il nostro sistema sensoriale orienta i nostri impulsi più immediati. Le emozioni prevalgono sulla ragione. Nella decisione d’acquisto, di conseguenza, a vincere sono i sensi. Per questo non bisogna trascurare la bella veste delle bottiglie… Sì, perché il prodotto che acquistiamo lo si “prova” solamente dopo, a casa. Seppure tra le motivazioni di acquisto vi sia la leva del prezzo, in realtà la vera differenza la fa quella specifica bottiglia, con quella specifica etichetta, con forme, colori, textures che sollecitano i nostri sensi. Le statistiche ci dicono che un buon packaging viene notato da almeno il 76% di consumatori in più. Inoltre, credo che valga la pena attirare l’attenzione del consumatore investendo un po’ di più nell’estetica e funzionalità di packaging ed etichetta, piuttosto che “svilire” il prodotto giocandosi la solita carta dell’offerta promozionale. C’è da osservare infatti che le etichette antimacchia non sono destinate solo alle produzioni d’eccellenza, essendo ideali pure per gli extra vergini più popolari, quelli d’uso quotidiano, così come per tutta l’intera gamma degli oli da olive… Sì, “The Immaculate Papers by Manter” è una linea pensata per il mondo dell’olio extra vergine d’oliva, ma è ugualmente adatta a tutta la gamma degli oli da olive.
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Sono carte di qualità che si rendono funzionali allo scopo di mantenere integra e pulita l’etichetta, ma, soprattutto, vista la qualità e bellezza della carta, sono anche efficaci nel risultare fortemente attrattive per il consumatore quando si trova dinanzi a uno scaffale con tante referenze. Se si deve scegliere, la preferenza cade sempre sulla confezione che si presenta meglio. Stampa su carta Tintoretto Gesso Greaseproof. Stampa a due colori: oro + nero. Stampa in lamina a caldo. Printed on paper Tintoretto Gesso Greaseproof Printed with two inks: gold + black. Hot Stamping Kurz.
Stampa su carta Laid Corolla Greaseproof. Stampa a tre colori: oro + nero + Pantone 326C. Printed on paper Laid Corolla Ivory Greaseproof Printed with three inks: gold + black + Pantone 326 C.
le forme dell’olio
la parola
NEUROSCIENZE Se applicate al mondo dei consumi spiega Chiara Tomasi - le neuroscienze offrono solide basi scientifiche ed efficaci strumenti di misurazione che possono aiutare le aziende ad affinare le proprie tecniche di marketing e comunicazione, migliorando il grado di appeal del packaging dei prodotti, con il chiaro proposito di aumentare le vendite. Le neuroscienze - aggiunge la marketing manager di Arconvert - trascendono le tradizionali e ormai superate ricerche di mercato, in quanto sono in grado di rilevare con precisione scientifica l’indice di gradimento di una scelta grafica di un’etichetta, in relazione al grado di attivazione emozionale che suscita nel consumatore. Una volta misurati questi ed altri parametri con strumenti quali l’eye tracker, l’EEG, il face reader, e altri, si può di conseguenza scegliere il design più congeniale ed efficace per il proprio target. Analisi di questo genere - aggiunge Chiara Tomasi - sono già state ampiamente sdoganate dal settore del vino. Nel mondo dell’olio questi concetti si stanno facendo strada solamente ora, perché molti produttori sono ancora convinti che conti solamente la qualità del prodotto e che il packaging sia un elemento secondario. Ma in un mercato sempre più polverizzato e competitivo, occorre aggiornarsi e velocemente. I piccoli produttori hanno la sensazione che solamente i grandi produttori di olio possano permettersi di stare al passo. Ma perché non fare rete?
Stampa su carta Coated Eco Greaseproof. Vernice opaca. Stampa a tre colori: oro + nero + argento.
Stampa su carta Constellation Snow Vergata Greaseproof. Stampa a tre colori: oro + nero + Pantone 182C.
Printed on paper Coated Eco Greaseproof .Matt varnish. Printed with three inks: gold + black + silver.
Printed on paper Constellation Snow Vergata Greaseproof . Printed with three inks: gold + black + Pantone 182 C.
Stampa su carta Coated Premium Greaseproof. Vernice opaca. Stampa a tre colori: oro + nero + Pantone 3375C.
Stampa su carta Nature Greaseproof. Stampa a due colori: oro + nero. Stampa in lamina a caldo Kurz.
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Printed on paper Coated Premium Greaseproof. Matt varnish. Printed with three inks: gold + black + Pantone 3375.
Printed on Nature Greaseproof . Printed with two inks: gold + black. Hot Stamping Kurz.
Una bella etichetta serve anche per attribuire maggiore valore all’olio. Proprio così: se la percezione dell’etichetta da parte del consumatore è positiva, il valore percepito dell’olio è maggiore. Sono le neuroscienze e i dati statistici a dimostrarlo: nel guardare una bottiglia e un’etichetta, il cervello umano crea immediatamente una relazione tra “forma” e “contenuto” tale per cui, se la confezione e l’etichetta vengono percepite come scadenti, anche il contenuto sarà percepito allo stesso modo e viceversa. Ecco perché, nell’era della comunicazione visiva e tattile, Arconvert fornisce i materiali più efficaci a suscitare stimoli ed emozioni a seconda del target che si intende raggiungere. Ed ecco perché abbiamo creato una gamma di nove prodotti antimacchia in varie fasce di prezzo. Ecco perché, infine, anche un olio per uso quotidiano può ambire a differenziarsi sullo scaffale. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’olio d’oliva resta ancora uno dei prodotti più genuini che mettiamo in tavola. Quindi, creare un bel packaging e una bella etichetta per un prodotto genuino equivale semplicemente a “dire bene la verità”, senza infrangere la “promessa di qualità” che si fa al consumatore al momento dell’acquisto. Non resta dunque altro che progettare un packaging coordinato, in modo da risultare ancor più efficaci… Sì, e sempre grazie alla sinergia con la nostra capogruppo Cartiere Fedrigoni, utilizzando la stessa tipologia di carta per l’etichetta, l’astuccio e l’eventuale foglietto per lo storytelling, o per la shopper e la brochure, tutto diventa ancora più efficace e razionale. Un’immagine coordinata e la cura dei particolari, d’altra parte, possono fare la differenza.
Immaculate labels In the era of visual and tactile communication, Arconvert provides the most effective materials to trigger stimuli and emotions, depending on the relevant target. Interview with marketing manager Chiara Tomasi by Maria Carla Squeo
For many years the thorny issue of labels has been their vulnerability, especially with a complex and, let us face it, greasy raw material like olive oil. Labels get easily dirty and no longer have good appearance, especially when focusing on the quality of extra virgin olive oil and its presentation, sometimes in luxury gift boxes. Disappointment appears clear in customers’ eyes as this investment is considered as risky. Indeed, when opening a bottle and pouring oil, sometimes the problem is just around the corner. Once labels are stained, there is nothing to be done. This has changed now, as some excellent labels are very reassuring in this sense and are no longer similar to anti-stain labels of the past, which were definitely ugly and not very effective. Research has made remarkable progress and issues can now be easily solved. You have largely revolutionized the market with “The Immaculate Papers by Manter” project… We have, as Arconvert innovative range of 100% antistain self-adhesive papers no longer includes usual anti-stain coated paper or simple protective films that are only applied to the label front. Why has your initiative being successful? Because of our synergy with the parent company Fedrigoni, which has allowed us developing new products starting from this raw material: paper. Innovation in Immaculate Papers lies in “greaseproof” treatment… It does, as this exclusive treatment has been added to paper pulp, to make it completely oil-drop-proof. The development of nine valuable materials has
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complied with top quality standards and products have been launched on the market only after conducting thorough tests to check their anti-stain performance. At Olio Officina Festival you spoke about labels as sensory marketing tools, which can impact on purchase decisions. Could you elaborate on that? Packaging appeal is crucial. Nicely dressed bottles are extremely enticing, not only to sight but also to touch, as good labels stand out. Neurosciences explain it very clearly. Our sensory system guides our urges. Emotions triumph over rationality. Senses therefore prevail in purchase decisions.
label integrity and cleanliness, and considering paper quality and beauty, they are particularly eye-catching for consumers who have to choose a product among the numerous ones on the shelf. They normally choose the packaging that has the best appearance.
This is why one should never neglect bottle appearance… Of course, because products we purchase are “tested” only later, at home. Even though price appears among the reasons for purchase, bottles do actually make the difference, having specific labels, shapes, colours and textures that incite our senses. Statistics suggest that good packaging attract the attention of at least an additional 76% of consumers. In addition, I believe that it is worth attracting consumers by investing more in aesthetics and features of packaging and labels, rather than “diminishing” products by playing the usual card of promotions.
Nice labels also give added value to olive oil... Exactly. If consumers positively perceive labels, perceived olive oil value is higher. Neurosciences and statistical data prove it: when looking at a bottle and a label, the human brain immediately links “form” and “content”. Therefore, if the package and the label are perceived as poor, the same will occur for the relevant content and vice versa. This is why, in the era of visual and tactile communication, Arconvert offers the best materials inciting stimuli and emotions depending on the relevant target. We have therefore created a range of nine anti-stain products having different prices. Olive oil used daily can therefore equally stand out on the shelf. It is to be noted, indeed, that olive oil is still one of the most genuine products on our tables. Designing nice packaging and labels for genuine products simply means “properly telling the truth”, without breaking the “quality promise” made to consumers who purchase these products.
It is to be noted that anti-stain labels are not used exclusively on excellent products. They are indeed the ideal solution also for popular extra virgin olive oil used daily, as well as for the whole range of olive oils… Indeed. “The Immaculate Papers by Manter” is a line designed for extra virgin olive oil, but equally appropriate for the whole range of olive oils. They are quality papers that become functional by ensuring
All is left to do is design coordinated packaging, to achieve more effective results… Absolutely. Furthermore, following our synergy with the parent company Cartiere Fedrigoni, it has all become even more effective and streamlined, by using the same type of paper for labels, boxes and tags including the relevant storytelling or for shoppers and brochures. A coordinated image and details can indeed make the difference.
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the word
NEUROSCIENCES When applied to consumers – Chiara Tomasi explained – neurosciences lay solid scientific foundations and prove to be effective assessment tools that can help companies refine their marketing and communication techniques, by making products more appealing and consequently increasing sales. Neurosciences – Airconvert marketing manager added – go beyond traditional and old-fashioned market research, as they can scientifically assess the degree of appreciation for a specific label design, depending on consumers’ emotions. Once these parameters have been assessed, using several tools, including eye tracker, EEG, face reader and others, one can consequently select the most appropriate and effective design for the relevant target. This kind of analysis - Chiara Tomasi added – has already been widely accepted in the wine industry. However, these ideas are moving their first steps in the olive oil sector, as many producers are convinced that only product quality counts and that packaging is secondary. Notwithstanding, the market is increasingly fragmented and competitive, which makes it crucial to be in step with the times. Small producers believe that only big oil producers can be part of it. What about networking?
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nuove idee. È di moda la cultura, con le creazioni di ZonaFranca
da indossare
lunga vita agli accessori Tutto ha inizio con Franca Severini. Nel 2006 fonda a Lucca ZonaFranca Editrice. Proprio nella città capitale mondiale della carta. Ed è proprio la carta il materiale a cui si lega a doppio filo molta della creatività espressa da ZonaFranca. Accanto all’editoria classica, con cataloghi d’arte, riviste e libri specializzati, la Severini propone una particolare sezione legata all’utilizzo di materiali riciclati, carta e cartone, oltre a una comunicazione ecosostenibile. I libri, sono realizzati con materiale riciclato. Sono numerati e considerati oggetti da collezione e da regalo, le cui copertine sono realizzate artisticamente da Andrea Cortopassi, DirArt di ZonaFranca, con uno stile serigrafico. I libri racchiudono testi delle più autorevoli firme del panorama contemporaneo. Così, anche i libri diventano oggetti di comunicazione, richiesti da aziende e istituzioni per esprimere messaggi e idee sul mondo, sulla vita, sull’arte, o semplicemente per un regalo unico.
ZonaFranca, vincitrice del Premio ITWIIN INTL. come casa editrice per la salvaguardia dell’ambiente, ha fatto suo lo slogan “è di moda la cultura”, producendo accessori per la cultura da indossare: borse, astucci, cappelli e molto altro, utilizzando i fogli dei quotidiani e carte da tutto il mondo. Accessori personalizzabili per musei, festival, iniziative aziendali e attività promozionali. In questo modo, gli accessori da indossare diventano essi stessi testimonial e immagine della qualità, delle idee e della visione del committente. Parlano da soli, perché la qualità è sinonimo di cura e di generale attenzione al prodotto, qualsiasi esso sia. Il tema da cui si parte viene esaltato fino alla valorizzazione del singolo oggetto, bottiglia, libro, fiera o festival del gusto, dell’olio o anche evento musicale o artistico. È la qualità per la qualità. Le borse, i cappelli, gli astucci e altri articoli si indossano e diventano “di moda”, personalizzabili con i materiali forniti anche
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Nutrirsi bene è un’arte. THE ART OF HEALTHY EATING. Photo by Nicolò Brunelli
le forme dell’olio
dai committenti, come accade con i musei dai quali riceviamo i banner delle mostre da cui si ricavano borse e vari altri articoli, conferendo loro una nuova vita, dinamica, elegante, unica, e riciclata. Ogni modello, di conseguenza, è unico, e la visione dell’azienda, e del prodotto, è presto fatta. Le ultime iniziative con gli accessori di ZonaFranca coinvolgono un’ampia varietà di settori, dagli eventi al Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera con le mostre “Magnifiche Presenze”, a OOF Olio Officina Festival a Milano, alla mostra “I tesori nascosti” a cura di Vittorio Sgarbi a Napoli, alla Montecarlo Fashion Week di giugno 2017, dove gli accessori saranno protagonisti alla sfilata di moda patrocinata dalla Principessa Charlene di Monaco, alla stagione culturale del Comune di Viareggio con la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani e al Festival Puccini di Torre del Lago, alla Casa Museo del pittore Alberto Magri di Barga, e molto altro ancora. Il proposito è diffondere cultura e idee attraverso l’attenzione per la bellezza. Accanto agli “accessori da indossare”, è nata anche la linea dei FoulART, stole e sciarpe di ottima qualità, personalizzabili con le immagini più varie, che rappresentano un’icona di stile, bellezza e moda di grande fascino e senza tempo. Beba Marsano, Gualtiero Marchesi, Maria Carla Squeo, Daniela Marcheschi, sono alcuni dei personaggi che indossano i FoulArt quale simbolo di cultura e di stile da indossare.
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Agroalimentari del Colle Santeramo (Bari) - Italia masserie.com
new ideas culture is fashionable, with ZonaFranca creations
to wear
long live accessories It all started with Franca Severini. In 2006 she founded ZonaFranca Editrice, a publishing house in Lucca, Italy, the very global capital town of paper. And paper is the material much of ZonaFranca creativity is deeply tied to. Besides classical publications, including art catalogues, magazines and specialized books, Ms Severini offers a special section linked to the use of recycled materials, both paper and cardboard, as well as environmentally-friendly communication. Books are made using recycled materials. They are numbered and considered as collectibles and gifts and covers are designed by Andrea Cortopassi, ZonaFranca Art Director, using a serigraphic style. These books contain the texts of the most authoritative signatures of the contemporary scene. Thus, books also become communication objects, requested by both companies and institutions to convey messages and ideas on the world, life, art or simply as a unique gift. ZonaFranca, awarded the ITWIIN INTL. Prize for its commitment as a publishing house to protect the environment, has launched the slogan “culture is fashionable”, producing cultural accessories to be worn: handbags, cases, hats and many more, using newspaper sheets and paper from all around the world. These accessories can be customized for museums, festivals, corporate events and promotional activities. Accessories to wear thus become testimonials and images of customers’ quality, ideals and vision. They speak for themselves, as quality means care and attention to products, whatever these are. The starting theme resonates through the enhancement of individual objects, bottles, books,
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trade fairs or gourmet festivals, olive oil festivals or even musical or art events. It is quality for the sake of quality. Handbags, hats, cases and other items are worn and become “fashionable”. They can be customized using materials provided by customers, as it is the case for museums, with exhibition banners used to obtain very wellorganized handbags and several items, giving them a new dynamic, elegant, unique and recycled life. Each model is therefore unique and the vision of the company and of the product is very well defined. ZonaFranca accessories latest initiatives involve a wide range of happenings: “Magnifiche Presenze” exhibitions organized at Vittoriale degli Italiani in Gardone Riviera, Milan OOF Olio Officina Festival, Naples “I tesori nascosti” exhibition by Vittorio Sgarbi, June 2017 Monte Carlo Fashion Week, where accessories will be the protagonists of the fashion show sponsored by Princess Charlene of Monaco, the cultural season of the town of Viareggio with Lorenzo Viani Modern and Contemporary Art Gallery, Torre del Lago Puccini Festival, painter Alberto Magri di Barga’s house museum and many others. They aim at disseminating culture and ideas by focusing on beauty. Besides “accessori da indossare” (accessories to wear), the FoulART line has been launched, including quality stoles and scarves that can be customized using a wide variety of images, representing a charming and timeless icon of style, beauty and fashion. Beba Marsano, Gualtiero Marchesi, Maria Carla Squeo, Daniela Marcheschi appear among celebrities wearing FoulArt creations as a symbol of culture and style to wear.
L’autentica qualità di sempre in una nuova e preziosa bottiglia.
Abbiamo rinnovato le nostre bottiglie, impreziosendole con dettagli d’eccellenza, per valorizzare e confermare la qualità autentica del nostro Olio Extra Vergine di Oliva che produciamo con passione da tre generazioni.
www.monini.com
fb.com/moniniolio
:: nuovi modi di comunicare / new ways to communicate ::
le forme dell’arte the forms of art
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le forme dell’olio
l’ulivo, la conservazione della specie L’immagine che vedete è stata scelta quale copertina dell’annuario Olio Officina Almanacco. La fotografia è di Gianfranco Maggio, il quale, insieme con Monica Scardecchia, firma la serie “Album, ricordi in conserva” sotto il nome d’arte di Studio Pace 10. Il titolo dell’opera - L’ulivo, la conservazione della specie, 2017 - consiste in una stampa fotografica su supporto trasparente, immersa in un liquido all’interno di un barattolo di vetro. Il barattolo, da un litro, è stato realizzato in un’edizione speciale dedicata a Olio Officina Festival 2017, ed è composta da 25 pezzi + 2.
Massimo Cocchi , Nutritional biochemist
the olive tree, the conservation of the species This image has been selected for the cover of the Olio Officina Almanacco yearly report. The picture has been taken by Gianfranco Maggio, who has signed the “Album, ricordi in conserva” (Album, preserving memories) series with Monica Scardecchia, under the name of Studio Pace 10. The title of this work - L’ulivo, la conservazione della specie” (The olive tree, the conservation of the species), 2017 – is a photographic print on transparent media, immersed in liquid in a glass jar. The one-litre jar was made in a special edition dedicated to Olio Officina Festival 2017 in 25 pieces + 2.
Abdellatif Ghedira, Executive Director International Olive Council
71 ritratti di portraits by Gianfranco Maggio
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Aurum il lusso è servito di Maria Carla Squeo
Per anni le bottiglie di olio extra vergine di oliva sono state sempre bottiglie austere, poi, pian piano, la svolta, lenta ma progressiva, tanto da approdare perfino nell’ambito del segmento del lusso, proprio come per l’alta moda. Ne è esempio una bottiglia delle celebri sorelle Gabrielloni, di Recanati: Aurum, con l’anello, e Aurum Mignola, che si presenta invece avvolta da una foglia. Nel primo caso un collare di foglie d’olivo, forgiato a mano, in argento 925 e bagnato in oro per elettrodeposizione, abbraccia il collo della bottiglia. Lo stesso bagno in oro viene anche effettuato sul marchio Aurum. Non ci si ferma qui: nel collare si trovano incastonate delle pietre d’onice, nere, a rappresentare l’oliva. Nulla va sprecato: il collare, tolto dal collo della bottiglia, diviene un originale anello, facilmente adattabile
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a qualsiasi tipo di falange, in quanto regolabile. C’è la massima cura nella confezione studiata in ogni minimo particolare da Gabriella ed Elisabetta Gabrielloni: ogni bottiglia è numerata, in un cartellino dove inoltre viene riportata l’etichetta. Il particolare che salta subito alla vista è anche il nome Gabrielloni, serigrafato sotto il marchio Aurum, unitamente alla specifica merceologica olio extra vergine di oliva. Per quanti desiderano un tocco di personalità, è possibile su richiesta serigrafare anche il nome del cliente. La bottiglia viene custodita in un cofanetto in tessuto. L’olio contenuto nella bottiglia è il celebre “Laudato”, un blend di oli da olive Frantoio e Leccino, insieme a Coroncina, Orbetana, Piantone di Mogliano, Ascolana Dura e Tenera ed altre varietà. Stessa cura dei particolari per “Aurum Mignola”. Qui, tuttavia, è una fogliolina di olivo ad abbracciare il collo della bottiglia, e si tratta di una vera foglia di olivo, della varietà Mignola. Ogni foglia viene disidratata e bagnata in oro per elettrodeposizione. Nel margine, tra l’altro, ha uno Swarovski. La foglia è legata a un cordino in alcantara, che diviene a sua volta un ciondolo. Tutto il resto è uguale alla prima bottiglia, con le medesime cure dei particolari. Cambia solo l’olio, ricavato da una cultivar delle Marche. Entrambe le bottiglie contengono 100 ml di olio extra vergine di oliva. I prezzi al pubblico delle due bottiglie? Rispettivamente 70 e 56 euro.
Praline fondenti al 75% di cacao ripiene di marmellata di olive con note di spezie Adatte per fine pasto con vini da dessert o cognac Una creazione Gabrielloni
Frantoio Oleario Gabrielloni E. & G. snc
F.ne Montefiore s.n.c. - 62019 - Recanati (MC) Italia www.gabrielloni.it 073
le forme dell’olio
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Aurum luxury is served by Maria Carla Squeo
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For years, extra virgin olive oil bottles have been austere, but they have slowly and progressively changed, so much that they have reached the segment of luxury, as high fashion has done. Clear examples of this are the bottles designed by the well-known Gabrielloni sisters, from Recanati: Aurum, including a ring, and Aurum Mignola, wrapped in a leaf. In the first case, a hand-forged 925 silver gold-electroplated collar of olive leaves embraces the bottle neck. Gold plating is also used for the brand Aurum. There is much more, though: black onyx stones are embedded in the collar, representing olives. Nothing is wasted: once detached from the bottle neck, the collar becomes an original ring, which can be easily adapted to any fingers, as it is adjustable. Gabriella and Elisabetta Gabrielloni have carefully studied the package in every detail: bottles are numbered in tags also containing the relevant label. An eye-catching detail is the screen printing of the name Gabrielloni, under the brand Aurum and the extra virgin olive oil specification. Bottles can be customized on request with the screen printing of customers’ name. Bottles come in a fabric box. They contain the well-known “Laudato” blend of oils obtained from Frantoio and Leccino, as well as Coroncina, Orbetana, Piantone di Mogliano, Hard and Tender Ascolana and other varieties of olives. The same thorough work has been done for “Aurum Mignola” bottles. In this case, however, it is an authentic Mignola olive leaf that embraces the bottle neck. Each leaf is dehydrated and gold-electroplated. Swaroski crystal is also added on the edge. The leaf is tied to Alcantara rope, which in turn becomes a pendant. The bottle and the relevant details are the same as the first one’s. However, oil is different, coming from a cultivar of the Marche region. In both cases, bottles contain 100 ml of extra virgin olive oil. What about the final prices of the two bottles? They are 70 and 56 Euros respectively.
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experience smell tasting, il BicAroma di Tiziana Ponzio
Proviamo solo per un momento a chiudere gli occhi e a immaginare una vita senza odori. Ci riusciamo davvero? Fare a meno dell’olfatto non è semplice. In una società dominata da relazioni sempre più “social”, dove immagini e suoni prevalgono e ci condizionano, l’odore sembra svanire dalla nostra percezione, resta invisibile, quasi dimenticato. Ciò avviene perché nella nostra cultura manca un’educazione all’olfatto. Sebbene l’olfatto sia legato a un istinto più “animalesco”, questo ci tiene ancora legati a una dimensione terrena, facendoci riscoprire la vera essenza della materia. E quando la materia in questione sono gli alimenti dei quali ci nutriamo, l’olfatto diviene elemento fondamentale per saper conoscere, riconoscere, identificare e degustare gli ingredienti che troviamo a tavola.
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Da progettista mi sono interrogata sul perché il senso dell’olfatto, nonostante la sua importanza, trovi una scarsa considerazione anche nel mondo della progettazione. Si parla spesso di design e sinestesia, là dove si approfondiscono aspetti quali tatto, vista, udito, ma quando si parla dell’olfatto, la questione diventa più complessa. Credo invece che questo senso possa essere utilizzato come elemento di progetto, al punto da servirsi del design come un vero e proprio strumento utile per una “educazione all’olfatto”. È su queste basi che ho dato vita a un progetto sperimentale chiamato “Experience Smell Tasting”, un viaggio alla riscoperta degli odori, che mira a creare esperienze olfattive a tavola, tramite nuovi accessori, appositamente progettati per enfatizzare ed educare all’atto olfattivo a tavola. Il percorso “Experience Smell Tasting” sposa anche il mondo dell’olio, e questo avviene a seguito dell’incontro con
l’azienda olearia Tenute Parco Piccolo, che da subito ha creduto nel progetto dandomi nuovi stimoli per approfondire la mia ricerca sul mondo dei profumi dell’olio extra vergine di oliva e sulle tecniche di degustazione a esso annesse. E’ da qui che nasce il BicAroma, bicchiere/oliera progettato per la degustazione e l’assaggio dell’olio. Partendo dalle caratteristiche tecniche del classico bicchiere “assaggia olio”, e dal rituale di assaggio che lo identifica, ho voluto ripensare questo oggetto non solo come un “oggetto tecnico” da degustazione (qual è per nascita) ma anche come “oggetto domestico”, un prodotto che non solo mantiene le sue caratteristiche, permettendoci di degustare e apprezzare le qualità di un buon olio, ma che si inserisce inoltre sulla nostra tavola trasformandosi in una piccola oliera. L’intento è di avvicinare e sensibilizzare un pubblico di “meno esperti” alla degustazione olfattogustativa dell’olio.
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Tiziana Ponzio designer, si occupa di progettazione attiva nei campi del product design, interior design e olfactory design.
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experience smell tasting: BicAroma by Tiziana Ponzio
Tiziana Ponzio designer, works in product design, interior design and olfactory design.
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Let us close our eyes and imagine an odourless life. Can we really do it? It is not easy to do away with smell. In a society dominated by increasingly “social” relationships, where images and sounds prevail and influence us, smell seems to vanish from our perceptions, to be invisible, almost forgotten. This happens because our culture lacks education to smell. Even though smell is linked to a more “animal-like” instinct, we are still bound to the earth, which makes us rediscover the very essence of matter. And when this matter is the food we eat, smell becomes a crucial element in knowing, recognizing, identifying and tasting ingredients on our table. As a designer, I have wondered about the reason why the sense of smell, though important, is poorly considered in design. When it comes to touch, sight and hearing, design and synaesthesia often come into play, but when it comes to smell, the issue is far more complex. However, I believe that this sense can be used in design, so that design becomes an actual tool in “education to smell”. This is the very starting point of the experimental
project called “Experience Smell Tasting”, a journey through smell, aimed at creating smelling experiences at the table, through new accessories that have been specifically designed to enhance and educate smell when eating. The “Experience Smell Tasting” project has involved the world of olive oil, after I met oil producer Tenute Parco Piccolo, who has immediately believed in it and gave me new insights to deep dive into my research on the world of fragrances of extra virgin olive oil and on the relevant tasting techniques. This has led to BicAroma, a glass/oil jug designed for oil tasting. Starting from the technical features of the traditional “oil tasting” glass and from the tasting ritual, I have redesigned this object not only as a tasting “technical object” (its original purpose), but also as a “home object”, a product that not only maintains its characteristics, allowing tasting and valuing good olive oil attributes, but also becomes part of our table turning into a small oil tasting glass. It aims at raising awareness and involving “less experienced” people in olfactory-gustatory tasting of olive oil.
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la confezione ideale
Biolio Dop Vetreria Etrusca in vari formati. Vetreria Etrusca Biolio Dop in different sizes.
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le forme dell’olio
di Lorenzo Cerretani
Il consumatore acquista con gli occhi e per lui è importante vedere il più possibile il prodotto, per comprendere se soddisfa i propri criteri di scelta. I tecnici, al contrario, devono affrontare la questione sotto altri punti di vista: il contenitore deve essere in grado di mantenere il più inalterato possibile il contenuto Il contenitore ideale per il consumatore, tanto per l’acquisto di olio extra vergine di oliva, quanto per la scelta di altri alimenti, è quello che permette di vedere ciò che acquista. Il consumatore infatti compera con gli occhi e per lui è importante vedere il più possibile il prodotto per comprendere se soddisfa i propri criteri di scelta. I tecnici, al contrario, devono affrontare la questione sotto altri punti di vista. Il contenitore infatti deve essere in grado di mantenere il più inalterato possibile il contenuto, non deve rilasciare componenti estranei alla matrice alimentare ma allo stesso tempo deve svolgere una funzione “protettiva”. Pertanto, anche nel settore degli oli extra vergini di oliva ci si sofferma spesso sul tema della scelta del miglior contenitore per la protezione dell’olio nei confronti del suo più grande “fattore di rischio”, ovvero l’ossidazione. Quindi, in considerazione di questo rischio, le caratteristiche del contenitore ideale potrebbero essere così riassunte: - impermeabilità o minima permeabilità all’ossigeno; - impermeabilità o minima permeabilità all’acqua (umidità ambientale); - protezione dalle radiazioni luminose (infrarosso, visibile, ultravioletto);
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- protezione dal calore e buona capacità isolante (resistenza allo scambio termico, riflessione delle radiazioni infrarosse). Inoltre, a queste indicazioni, espressamente rivolte alla protezione dell’olio dal processo ossidativo, ne andrebbero aggiunte altre, legate alla sicurezza alimentare, al rispetto ambientale, all’impatto sul consumatore legato agli aspetti visivi e alle funzioni d’uso e non per ultimo al costo. Pertanto questi ultimi aspetti potrebbero essere così riassunti, come fattori di scelta del contenitore: - inerzia del materiale (nessuna cessione all’olio di sostanze tossiche o potenzialmente tossiche o comunque estranee alla matrice olio extra vergine di oliva);
Orcio in ceramica, bottiglia in PET, bottiglie mignon in metallo. Ceramic pot, PET bottle, Metal miniature bottles.
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riciclabilità del recipiente o ecosostenibilità del confezionamento; visibilità del prodotto (colore) e quindi visibilità del livello di riempimento del contenitore; “usabilità” del contenitore a tavola, e quindi leggerezza, praticità di presa, taglio del filo d’olio al termine del dosaggio; prezzo di produzione e di trasporto.
E’ evidente che disporre di un contenitore che possegga tutte queste caratteristiche, alcune delle quali parzialmente in contrasto (visione del prodottoprotezione dalla luce) è un’utopia. Ed è altrettanto evidente che ogni innovazione che più si avvicinasse a questa idealità a prezzi accettabili diventerebbe presto competitiva e commerciale. In Italia il recipiente più impiegato per l’extra vergine è il vetro, che è completamente riciclabile (segue per percentuale di riciclaggio la carta e il metallo), relativamente inerte, e costituisce una barriera pressoché totale all’umidità e ai gas.
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La bottiglia in vetro scuro (verde scuro o ambrato) è molto più proposta (dai piccoli confezionatori, e comunque sempre per i prodotti di alta gamma) di quella chiara, perché protegge il prodotto dalla luce e dal calore prodotto dalle radiazioni infrarosse; perché il consumatore la conosce, la riconosce e la accetta; e perché costa meno della bottiglia in vetro chiaro. Anche la disponibilità di forme e formati è molto elevata, e quindi si va da disegni caratterizzati da alta usabilità ad altri più scomodi, così come la possibilità di utilizzare diverse tipologie di tappi dosatori consente di individuare i sistemi più funzionali. Il vetro è però pesante, fragile e ha una bassa resistenza agli sbalzi termici. In altri Paesi, più che in Italia, sono diffusi materiali diversi per il confezionamento degli oli extra vergini, come il polietilene tereftalato (PET), altre “plastiche”, la banda stagnata e i materiali poliaccoppiati. I polimeri plastici possiedono vari svantaggi, indagati e riportati da molti gruppi di ricerca, che riassumiamo nella breve rassegna
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le forme dell’olio
ph. Vetreria Etrusca
In altri Paesi, più che in Italia, sono diffusi diversi materiali per il confezionamento degli oli extra vergini, come il polietilene tereftalato (PET), altre “plastiche”, la banda stagnata e i materiali poliaccoppiati. In other countries, more than in Italy, different materials for extra virgin olive oil are increasingly used, including polyethylene terephthalate (PET), other “plastic materials”, tinplate and polylaminates.
“
successiva. La banda stagnata, di recente valorizzata insieme ai materiali poliaccoppiati, viene storicamente impiegata in Italia per le lattine di “grandi” dimensioni, da 3 e da 5 litri, mentre l’uso da 750 ml o da litro si è recentemente diffuso in Italia, anche se in misura minore che all’estero. I metalli usati per la banda stagnata sono principalmente l’acciaio e l’allumino, con rivestimento in banda stagnata o cromata. Questi contenitori garantiscono un’elevata resistenza, sono barriere eccellenti nei confronti del vapore acqueo, dei gas, della luce e possono tollerare ampi intervalli di temperatura. Per evitare il contatto tra contenitore e prodotto, che potrebbe portare a fenomeni di corrosione o di rilascio di catalizzatori metallici, sono frequentemente impiegati dei rivestimenti interni protettivi. I tappi dosatori rappresentano il principale neo di questa tipologia di contenitori, in quanto non hanno la stessa versatilità di quelli più diffusi per le bottiglie in vetro. I contenitori plastici hanno molti vantaggi nei confronti del vetro e del metallo, in termini di versatilità di forme, dimensioni, leggerezza, robustezza, costo, nonché in termini economici, in quanto richiedono poca energia per la produzione e il trasporto. Il fattore limitante di questi contenitori per alimenti e bevande è un certo grado di permeabilità al vapor d’acqua, ai gas e la trasmissione pressoché totale, se trasparenti, della luce. I risultati pubblicati da alcuni ricercatori sulla permeabilità del materiale plastico hanno messo in luce che l’olio è più stabile se conservato in polivinil cloruro (PVC) rispetto al polietilene polietilene tereftalato (PET), al
Bibliografia Literature - Accorsi, R., Versari, L., Manzini R. Glass vs. Plastic: life cycle assessment of extra-virgin olive oil bottles across global supply chains. Sustainability 7, pp. 281-284 (2015). - Cerretani, L., Gallina Toschi T. Un film tubolare per salvare la qualità ed il colore dell’olio. Olivo e Olio 4, pp. 46-48 (2010). - Giuliani, A., Cerretani, L., Cichelli, A. Chlorophylls in olive and in olive oil: chemistry and occurrences. Critical Reviews in Food Science and Nutrition 51 (7), pp. 678-690 (2011). - Méndez, A.I., Falqué, E. Effect of storage time and container type on the quality of extra-virgin olive oil. Food Control 18 (5), pp. 521-529 (2007). - Pasini, F., Cerretani, L., Bendini, A., Rossi, A., Caboni, M. F. Evaluation of different storage temperature on the shelf-life of extra virgin olive oils. AgroFOOD Industry hi-tech 20 (6), 9-11 (2009). - Pristouri, G., Badeka, A., Kontominas, M.G. Effect of packaging material headspace, oxygen and light transmission, temperature and storage time on quality characteristics of extra virgin olive oil. Food Control 21 (4), pp. 412-418 (2010). - Procida, G., Cichelli, A. Evolution of antioxidant fraction of extra virgin olive oils stores in different containers. Journal of Commodity Science, 38, pp. 215-228 (1999).
polipropilene (PP) e al polistirene (PS). Inoltre, negli ultimi anni sono stati condotti diversi studi che hanno valutato l’utilizzo di PET combinato a molecole antiossidanti che potessero rallentare il processo ossidativo (oxygen scavenger), così come per la stessa finalità sono stati valutati PET abbinati a sistemi di protezione dai raggi UV o di rivestimenti in materiali riflettenti (pellicole di alluminio). Tutte queste ricerche hanno mostrato miglioramenti in termini di performance dei contenitori per il rallentamento del processo ossidativo. Le confezioni in materiali poliaccoppiati, impiegati in passato soprattutto in Paesi come Spagna e Grecia e più recentemente anche in Italia, sono costituite da laminati multistrato, composti da uno strato interno in cartone, che conferisce rigidità e protezione, da un foglio di alluminio che funge da barriera e da strati plastici
Vetreria Etrusca, vari formati della bottiglia Fiorentina Dop. Vetreria Etrusca, Fiorentina Dop bottle in different sizes.
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all’esterno e all’interno che isolano dal calore e impediscono il contatto con l’alimento. Per i contenitori misti (accoppiati e banda stagnata-film plastici interni) o per quelli in materiali plastici esistono, indipendentemente dalle capacità di protezione del prodotto, due problemi che il vetro e la banda stagnata non accoppiata non hanno. Si tratta della possibilità di cedere sostanze estranee e liposolubili all’olio, come gli ftalati o i plasticizzanti epossidici e di andare incontro a fenomeni di degradazione, come l’ossidazione, che aggiungono una preoccupazione legata alla shelf-life del polimero, capace di generare radicali, oltre a quella legittima legata alla conservazione dell’olio. Infine, le bottiglie in plastica in genere, pur essendo riciclabili, rappresentano, di fatto, un problema ambientale, perché vengono avviate alla catena del riutilizzo in minor misura rispetto ad altri materiali. Pertanto, da questa analisi non risultano vincitori assoluti. Chi per un verso, chi per un altro, presenta dei plus o dei minus. Tuttavia, da questa disamina possono scaturire alcune considerazioni, e magari alcuni suggerimenti per lo sviluppo di nuovi pack. Quindi, partiamo da un punto fermo noto agli addetti ai lavori del settore oleario, ovvero tanto ai tecnici di frantoio, quanto agli assaggiatori professionisti, così come agli utilizzatori professionali che sanno che il colore dell’olio extra vergine non deve essere una caratteristica da valutare nell’analisi sensoriale come discriminante qualitativa del prodotto. Questo, principalmente per due ragioni, se vogliamo accantonarne una terza legata alle frodi.
La prima è che la miscela di coloranti naturali che l’olio contiene, principalmente carotenoidi e clorofille, è capace di esprimere moltissime tonalità che vanno dal giallo pallido al giallo intenso, al verde smeraldo. Il colore non è, dunque, per l’olio extra vergine di oliva un attributo evocativo di una qualità definita e univoca, come al contrario lo è il fruttato d’oliva, nella cui intensità si misura la definizione di extra vergine, e che è declinabile con chiarezza in due principali sottofamiglie (verde e maturo). La seconda ragione è che il colore di un olio vergine o lampante (olio quindi non commestibile tal quale, quest’ultimo) non è necessariamente peggiore di quello di un extra vergine, anche perché, con tutte le variabili che possono influenzarne il contenuto (cultivar, epoca di raccolta delle olive, condizioni pedoclimatiche, processo di estrazione, conservazione), come potremmo sostenere che il giallo è peggiore del verde o viceversa? La verità è, però, che il colore è una qualità sensoriale tipica degli oli extra vergini di oliva, anzi, più in generale, è una qualità degli oli e dei grassi non raffinati. Infatti, l’olio di palma grezzo (quello non raffinato, estratto dal frutto) possiede una colorazione arancio-rossa caratteristica, così come il giallino del burro ha costituito per anni uno standard di riferimento per la colorazione, fortemente avversata e per anni proibita, della margarina. Gli oli raffinati subiscono la decolorazione, passaggio che li rende pallidi e ne impoverisce il corredo di componenti minori. Gli oli extra vergini mantengono il loro colore, caratteristico proprio perché molteplice. Se il colore dell’extra vergine declinato
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nella sua grande varietà di toni potesse essere percepito come un attributo di naturalità, e come una qualità dell’olio, sarebbe un peccato non poterlo vedere. Il mercato degli extra vergini potrebbe giovare della corretta percezione e valutazione del colore. Il consumatore non si troverebbe di fronte a bottiglie scure ed etichette invadenti, ma vedrebbe affiancati i tanti colori dell’olio nello scaffale. Non possiamo però mai dimenticare la sicurezza ossidativa del prodotto, e dunque la necessità di proteggerlo dalla luce. Le strade ipotizzabili potrebbero allora essere due. La prima riguarda un possibile trattamento del vetro per renderlo riflettente, pur con un buon grado di trasparenza. Questo trattamento sarebbe realizzabile in vari modi, come ad esempio l’applicazione di pellicole. La seconda strada, più economica e immediata, è quella di migliorare e cambiare la finalità dell’uso delle cosiddette sleeve, già impiegate in questo settore come in altri dell’alimentare. Sleeve, letteralmente significa manica, ed è un film plastico tubolare, ben noto agli addetti ai lavori, che può essere rapidamente applicato e poi termoretratto. Questa applicazione, non costituisce un overpackaging, ossia un confezionamento addizionale superfluo, se la progettazione della sleeve prevedesse l’integrazione dell’etichetta (come avviene per molti prodotti di largo consumo) ed eventualmente zone trasparenti (per poter visionare il livello di riempimento e il colore dell’olio) e zone colorate la trasparenza sarebbe garantita senza compromettere gravemente la protezione dalle radiazioni luminose.
le forme dell’olio
Tanichetta in banda stagnata. Tinplate jug.
the ideal package by Lorenzo Cerretani
Consumers buy through their eyes and value seeing products as much as possible to understand whether they respond to their criteria of selection or not. On the other hand, technicians have to deal with this issue from a different point of view: containers need to keep products as unaltered as possible
Consumer ideal packages, for both extra virgin olive oil and food, allow seeing products they contain. Consumers indeed buy through their eyes and value seeing products as much as possible to understand whether they respond to their criteria of selection or not. On the other hand, technicians have to deal with this issue from a different point of view: containers need to keep products as unaltered as possible, must not release any components that are not part of the food matrix, while ensuring a “protection” function. This is why the extra virgin olive oil industry is also focusing on the selection of the best containers to protect oil from their worst “risk factor”: oxidation. Therefore, considering said risk, the ideal container should have the following characteristics: - Impermeability or minimum permeability to oxygen; - Impermeability or minimum permeability to water (environmental humidity); - Protection against light (infrared, visible, ultraviolet) radiation; - Protection against heat and good insulation properties (resistance to temperature exchange, reflection of infrared radiation). Furthermore, the aforementioned list of characteristics for oxidation protection should be complemented by characteristics related to food safety, environmental protection, impact on consumers in terms of visual and user features and, last but not least, costs. Said complementing characteristics may therefore be summarized as follows, including factors leading to select containers: - Inert materials (no transfer to oil of toxic or potentially toxic substances, which are not part of the extra virgin oil matrix); - Recyclable containers or environmentally-friendly packaging; - Possibility to see the product (colour) and how full containers are; - Container “usability” during meals: lightness, ease of use, oil flow interruption when pouring; - Production and transport price. It is clear that a container having all these features, some of which are partially contrasting (possibility to
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see the product and light protection) is a utopia and that innovations allowing to reach such characteristics at affordable prices would soon become competitive and commercial. In Italy, glass is the most widely used material for extra virgin olive oil, as it is completely recyclable (following paper and metal), relatively inert and is an almost total barrier against humidity and gas. Dark-coloured (dark or amber green) glass bottles are offered more frequently (by small packers, always for high-end products) than light-coloured glass bottles, as they protect the product against light and heat produced by infrared radiation, but also because consumers know, recognize and accept them and they cost less than light-coloured glass bottles. They are also available in a wide variety of shapes and formats, ranging from highly-usable to uncomfortable formats and come with different types of dosing caps, which allow identifying the most functional systems. Notwithstanding, glass is heavy, fragile and has low resistance to temperature swings. In other countries, more than in Italy, different materials for extra virgin olive oil are increasingly used, including polyethylene terephthalate (PET), other “plastic materials”, tinplate and polylaminates. Plastic polymers have several disadvantages, studied and reported by different research teams, described in the present article. Tinplate, which recently started to be disposed of with polylaminates, has been historically used in Italy for “large-sized” cans, 3 to 5 litres, whereas the use of 750 ml or one litre-containers has recently increased in the country, though less than abroad. Metals used in tinplate are mainly steel and aluminium, coated with tinplated or chromed coating. These containers are highly resistant, excellent barriers against water vapour, gas, light and may stand large temperature ranges. Internal protection is often use to prevent contact between the container and the product, which may lead to corrosion or release of metal catalysts. Dosing caps are the main flaw of this type of containers, as they are not as versatile as caps used for glass bottles.
Plastic containers have several advantages compared to glass and metal, due to their versatile shapes, sizes, lightness, solidity and cost, as they require little energy for manufacturing and transport. The limiting factor of these food and drinks containers is partial permeability to water vapour, gas and almost total permeability to light, when transparent. Results published by some researchers on the permeability of plastic materials have shown that oil is more stable when stored in polyvinyl chloride (PVC), compared to polyethylene terephthalate (PET), polypropylene (PP) and polystyrene (PS). Furthermore, several studies have been conducted in the last few years to assess the combination of PET and antioxidant molecules that could slow down the oxidation process (oxygen scavenger) and of PET and UV ray protection systems or reflective material coatings (aluminium foil). All these studies have shown improved performance of these containers in slowing down the oxidation process. Polylaminated packages, used in the past especially in some countries, including Spain and Greece, and more recently Italy, are multilayer laminated materials, consisting of an inner cardboard layer, giving stiffness and protection, of aluminium foil acting as a barrier and of external and internal plastic layers insulating from heat and preventing contact with the product contained. Mixed containers (laminates and tinplate-inner plastic films) or plastic material containers, regardless of product protection, present two issues that glass and non-laminated tinplate do not have. They can release extraneous or oil-soluble substances into oil, including phthalates or epoxidized plasticizers, and can lead to degradation, provoked by oxidation, for example, which adds to concerns related to polymer shelf life, which can generate radicals, besides concerns about oil conservation. Eventually, though recyclable, plastic bottles are an environmental concern, as they are reused far less than other materials are. Therefore, they are not the absolute winners of this evaluation. They all have pros and cons. However, such analysis can lead to some considerations, and possibly some suggestions for the development of new packs. Let us therefore start from the fact that the colour of extra virgin olive oil cannot be used as a discriminating factor of product quality in the sensory analysis: this is extremely clear to oil producing professionals, including both olive mill technicians and professional tasters. This is due to two reasons, besides fraud. The first reason is that the mixture of natural food dyes contained in oil, mainly including carotenoids and
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chlorophylls, can have many different colour shades, ranging from pale yellow to emerald green. Therefore, for extra virgin olive oil, colour is not an attribute evoking well-defined and univocal quality, as it is conversely the case for fruitiness, the intensity of which reflects the definition of extra virgin olive oil and can be clearly divided into two large subgroups (green and ripe). The second reason is that the colour of virgin or lampante olive oil (the latter not being edible) is not necessarily worse than the colour of extra virgin olive oil. Indeed, considering all factors that can impact on its content (cultivar, olives harvesting period, pedoclimate, extraction process, conservation), could we really argue that yellow is worse than green, or vice versa? Truth is, however, that colour is a sensory quality typical of extra virgin olive oil, or rather, more in general, of unrefined oils and fats. Indeed, raw palm oil (unrefined oil, extracted from the fruit) is typically orange-red and light yellow has been butter standard colour for many years, strongly opposed and forbidden for years, of margarine. Refined oil is discoloured, which makes it pale and impoverishes its minor components content. Extra virgin oil retains its colour, the different shades of which are distinctive. If the different colour shades of extra virgin olive oil were perceived as an attribute of naturalness and as a quality of oil, it would be a shame not to see them. The market of extra virgin olive oil could draw benefit from correct perception and assessment of colour. Therefore, consumers would not see dark-coloured bottles and intrusive labels, but rather the numerous colour shades of oil on the shelf. However, we can never forget product oxidation and the need to protect it against light. Two solutions may be viable. The first one is glass treatment to make it reflective, though partially transparent. Such treatment would be possible in different ways, including film application. The second cheaper and more immediate way is to improve and change the use of the so-called sleeves, used in both this sector and other food industries. Sleeves are tubular plastic films known to industry professionals, which can be rapidly applied and then heat shrunk. This would not imply over-packaging, that is additional packaging in excess: if sleeves were designed as integrated in labels (as it is case for several consumer products) and possibly transparent areas (allowing to see oil fill level and colour) and coloured areas, transparency would be ensured without seriously compromising protection against light radiation.
le forme dell’olio
tecnologie
alfa
laval
technology
Il Piccolo e Grande filler The Piccolo and Grande FILLER Effetto green. Noi siamo abituati a vedere il contenitore già confezionato, ma cosa c’e dietro l’operazione di riempimento di un materiale altamente ecologico come il bag in box? Il contributo delle macchine è fondamentale. La tecnologia attualmente disponibile, in fatto di riempitrici, è altrettanto importante.
I contenitori bag in box sono trascurati dal mercato oleario perché non esiste una tradizione consolidata, troppo abituati al vetro e alla banda stagnata. Eppure tali contenitori sono tuttavia altamente consigliabili, sia per l’effetto green, essendo sostenibili, sia perché garantiscono una lunga conservazione all’olio degli alimenti e dei liquidi in essi contenuti poiché la sigillatura è ermetica e, dunque, non li espone a un’eccessiva aerazione. Tale tipologia di imballo è appositamente pensata per la conservazione dei liquidi. Le bag in box pensate per l’olio sono costituite da una sacca interna in alluminio o in PVC, mentre all’esterno si presenta in forma di scatola in cartone. Ci sono linee di produzione che fanno ricorso a macchinari all’avanguardia, in grado di confezionare con grande efficienza e in tempi rapidi. Esistono due macchine che Alfa Laval fornisce ai confezionatori, il Piccolo e il Grande Filler. Il Piccolo filler è destinato al riempimento semi-automatico per sacchi da 3 a 20 litri, e ha una cadenza di 250 sacchi ora, mentre vi sono i sacchi da 200 litri con una cadenza di 10 sacchi ora. Tutti i sacchi sono dotati di tappo a pressione da 1”, che può funzionare da dispencer per il prodotto. Il sacco viene inserito in modo manuale o automatico all’interno di un cartone. L’operatore inserisce il sacco nelle pinze e la macchina in automatico stappa, riempie e ritappa il sacco. Per avere un dosaggio preciso del prodotto, vengono usati dei flussimetri massici ad alta precisione.
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Striving for green. We are quite used to seeing bags-in-boxes, but how are these very ecological containers filled up? Machines play a fundamental role, and technology has provided the sector with a variety of fillers.
Publiredazionale Advertorial
Bags-in-boxes are taken into very little account by the oil sector, because there is no tradition for them, we are far too used to glass bottles and cans. Yet these containers have many advantages, both from an ecological viewpoint and because they prolong the shelf-life of oil, or any other food or beverage inside: they are hermetically sealed, and therefore their content is not overly exposed to the air. Bag-in-box containers or BIBs are specifically designed for storing liquids. Those used for storing oil consist of an aluminium or PVC bag inside a cardboard box. The oil-packaging industry nowadays employs state-of-the-art machinery capable of filling these containers both rapidly and efficiently. Alfa Laval produces two types
of filling units, the Astepo Piccolo and the Astepo Grande fillers. The Piccolo Filler is designed to semi-automatically fill 3- to 20-litre bags at a rate of 250 bags per hour, and 200-litre bags at a rate of 10 bags per hour. All the bags have a 1” pressure cap that also acts as a dispenser. Once full, the bag is manually or automatically inserted into the carton box. The filling operations starts off by manually inserting the empty bag into the spout holder and the system automatically removes the valve, fills the bag and recaps it. A mass flow meter can be fitted to ensure extremely accurate filling. The Grande filler is designed to automatically fill 3- to 20-litre bags, the 3-litre ones at a rate of 700 bags per
Il Grande filler è destinato a sua volta al riempimento completamente automatico per sacchi da 3 a 20 litri, con cadenza di 700 sacchi ora nel formato da 3 litri. Tutti i sacchi sono dotati di tappo a pressione da 1”, che può funzionare da dispencer per il prodotto. Il sacco viene inserito in modo automatico nel cartone dal monoblocco di incartonamento Combibox di Alfa Laval, che unisce forma cartoni, tramoggia pneumatica per conferimento sacco all’interno del cartone e chiudi cartone in un unico monoblocco. I cartoni possono essere chiusi con nastro adesivo, oppure con colla a caldo. La grande Filler parte da una “striscia” chiamata “web” di sacchi tutti attaccati. Dopo aver separato il singolo sacco in modo automatico, lo stesso viene conferito alla valvola di riempimento dove viene stappato, riempito e ritappato. La combinazione di Grande Filler più Combibox garantisce alta potenzialità in uno spazio molto limitato.
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hour. All the bags have a 1” pressure cap that also acts as a dispenser. This machine can also be linked up to an Alfa Laval automatic Combibox cartoning line, which automatically inserts the bag into the cardboard box. The Combibox line combines a carton box former, a pneumatic hopper loader inserting the bag into the box and a box closer on a single frame. The cardboard boxes are sealed with an adhesive strip or hot-melt glue. The filling operations with the larger filler start off from a web of bags all stuck together: after automatically separating each bag, these are then conveyed to the filling head, where they are uncapped, filled and recapped. The Large filler-Combibox combo ensures outstanding packaging efficiency in very little space.
alfalaval.com
english text to page 94
il miglior pack
secondo la scienza
di Lorenzo Cerretani e Giovanni Lercker
I risultati delle ricerche condotte negli ultimi anni portano a immaginare il contenitore ideale per conservare al meglio l’olio extra vergine di oliva. Disporre di un contenitore che possieda tali caratteristiche, alcune delle quali parzialmente in contrasto tra visione del prodotto e protezione dalla luce, è utopia. è altrettanto evidente che ogni innovazione che si avvicini a una concezione di idealità, e a prezzi accettabili, diventerebbe presto competitiva e commerciale
1. Collezione di tappi per damigiane di olio dei primi anni del secolo scorso. 1. A collection of demijohn caps dating back to the early Nineteenth century.
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Dalla damigiana alla bottiglia, oggi il contenitore più diffuso sulla tavola degli Italiani Fino alla prima metà del secolo scorso l’olio d’oliva veniva venduto sfuso dai negozianti che acquistavano il prodotto confezionato in damigiane di vetro, sulle quali erano apposti dei tappi in latta litografata che richiamavano al produttore [1]. Nel dopoguerra è iniziata la diffusione di bottiglie in vetro che gradualmente sono diventate in Italia il contenitore più utilizzato per il confezionamento di prodotti destinati al settore della distribuzione alimentare, dapprima piccoli negozi al dettaglio, poi trasformata in distribuzione organizzata. Tuttavia, negli ultimi anni sono comparsi sul mercato diverse tipologie di contenitori alternativi al classico vetro e, in merito a questi, sono state svolte alcune ricerche scientifiche atte a valutare la differenza in termini di influenza sul livello di protezione della qualità dell’olio. Composti fenolici, polifenoli o biofenoli: molecole peculiari dell’extra vergine In particolare, i diversi lavori condotti da ricercatori che hanno operato in molti Paesi del mondo, hanno valutato la variazione della qualità di oli vergini ed extra vergini di oliva, prendendo
in considerazione diverse caratteristiche qualitative, come ad esempio il numero di perossidi (indicatore dell’ossidazione primaria), l’acidità libera (indicatore dello stato idrolitico), indicatori legati alla ossidazione secondaria, e, soprattutto, il contenuto in composti fenolici spesso indicati con i termini di “biofenoli” o “polifenoli”. I fenoli nell’olio extra vergine di oliva sono componenti definiti “minori” per via del contenuto molto esiguo che può variare da meno di 100 mg ad oltre 1500 mg per kg di olio. Non ci soffermiamo sulle condizioni agronomiche, tecnologiche e di conservazione che contribuiscono a modificarne quantità e qualità, ma facciamo invece il punto sulle loro proprietà. Essi possiedono tre proprietà, e la letteratura scientifica è piuttosto concorde nell’affermarlo: una proprietà sensoriale, una di stabilizzazione dell’olio (antiossidante) e, infine, una proprietà salutistica. Tutte e tre rappresentano attributi positivi. La molteplicità dei fenoli dell’olio extra vergine di oliva (se ne contano diverse decine) viene semplificata raggruppandoli in classi e le sei più frequentemente citate sono gli acidi fenolici, gli alcoli fenolici, i secoiridoidi, i flavonoidi, i lignani ed idrossi-isocromani. Secondo numerosi autori, le classi preponderanti negli oli extra vergini di oliva appena prodotti sono i secoiridoidi e i lignani (70-95%), mentre è stato osservato un aumento percentuale delle altre classi durante la conservazione, probabilmente a causa di processi idrolitici, ossia di scissione chimica, a carico dei primi. Composti fenolici dell’olio extra vergine di oliva: le proprietà Non tutti i composti fenolici svolgono la stessa azione, e infatti ad alcuni
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è stata attribuita una maggiore attività sensoriale, ad altri principalmente quella antiossidante, ad altri ancora una valenza salutistica, anche se alcune molecole le posseggono tutte. Tornando alla “chimica” dei fenoli, ossia agli effetti che manifestano nell’ambiente molecolare che li circonda, dobbiamo sottolineare l’effetto antiossidante. I fenoli proteggono l’olio dall’azione dell’ossigeno e ne aumentano la conservabilità. Tra i diversi composti quelli più attivi sono dotati di due ossidrili in posizione orto, che rendono più stabile il radicale che si forma. In diversi studi, condotti per indagare le proprietà antiossidanti dei composti fenolici, è emerso che il tirosolo, le forme derivate dal ligstroside e i lignani non esplicano una spiccata attività antiossidante. Al contrario, un’elevata attività antiossidante è stata riconosciuta all’idrossitiriosolo e così anche all’oleuropeina e alle sue forme derivate. Molti lavori hanno riportato gli effetti dei composti fenolici dell’olio di oliva sull’organismo umano, in particolare è stato enfatizzato il rapporto tra il consumo di olio vergine di oliva e la riduzione della genesi di forme tumorali nell’uomo. I composti più studiati sono stati l’idrossitirosolo, l’oleuropeina glicoside (quest’ultimo è presente nel frutto come principio amaricante ed è trasformato nell’olio in oleuropeina aglicone e derivati) e poi l’oleocantale. All’idrossitirosolo è stato attribuito il potere di inibire l’ossidazione delle LDL in vitro (le lipoproteine che trasportano il colesterolo ossidato, appunto detto “cattivo”), di ridurre il rischio di malattie coronariche, aterosclerotiche e più in generale i processi ossidativi.
le forme dell’olio
All’oleuropeina e ai suoi derivati è stata riconosciuta da alcuni scienziati una capacità anti-tumorale con azione in diverse fasi della patologia cancerogenetica. Dal 2005, dopo la pubblicazione di un importante articolo sulla rivista Nature, l’attenzione del mondo della ricerca si è focalizzata anche sull’oleocantale. Questa molecola è tra la principale responsabile della sensazione piccante al gusto (o pungente che dir si voglia) e tale sensazione è simile alla sensazione gustativa determinata dalla masticazione di un farmaco antinfiammatorio non steroideo, l’ibuprofene. Non è un caso infatti che per non provocare questa sensazione piccante il farmaco sia incapsulato, pertanto se la capsula si rompe la sensazione piccante diventa ben evidente in bocca. Alcuni ricercatori hanno messo in evidenza che, oltre a determinare la sensazione di pungente, l’oleocantale e l’ibuprofene svolgono la stessa azione inibente e dose dipendente, sulle ciclossigenasi 1 e 2 (COX-1, COX-2), ossia una potente azione analgesica e antiinfiammatoria. Entrambe le molecole sarebbero capaci di inibire la produzione di prostaglandine (in particolare PGE2), sostanze endogene dotate di una spiccata attività algica e infiammatoria. La ricerca scientifica e la valutazione delle diverse tipologie di contenitori attraverso la valutazione dei composti fenolici quali marcatori di una buona conservazione dell’olio extra vergine di oliva Uno dei primi lavori condotti in questa direzione è stato realizzato nel 1999 dal professor Angelo Cichelli dell’Università d’Annunzio di Pescara-Chieti,
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in collaborazione con il professor Giuseppe Procida dell’Università di Trieste. I due ricercatori hanno messo a confronto tre diverse tipologie di contenitori: bottiglia in vetro trasparente, bottiglia in vetro scuro e contenitore metallico in banda stagnata. La ricerca è stata condotta conservando a temperatura ambiente, e in condizioni di illuminazione naturale, le diverse tipologie di contenitori. I risultati relativi alla variazione del contenuto in composti fenolici sono riportati nel grafico 1 che mostra una maggior presenza dei composti fenolici negli oli conservati nei contenitori metallici tanto dopo sei quanto dopo dodici mesi dall’inizio della sperimentazione. Al termine della sperimentazione, l’olio contenuto nella bottiglia in vetro verde aveva mostrato un comportamento analogo a quello nella bottiglia trasparente dopo 6 mesi di conservazione, mentre mostrava una maggior protezione degli antiossidanti (e quindi un loro sacrificio più ridotto per limitare il processo ossidativo) dopo 12 mesi dall’inizio della sperimentazione. Tali risultati sono stati ricondotti al diverso grado di protezione esercitato dai diferenti contenitori nei confronti delle radiazioni luminose, infatti la banda stagnata che protegge completamente da questi agenti pro-ossidanti preserva maggiormente il prodotto dal processo ossidativo. Successivamente altri ricercatori hanno aggiunto al confronto altri contenitori oltre al vetro trasparente e alla banda stagnata, mettendo in ballo anche il polietilene tereftalato (PET) tanto trasparente quanto opaco e contenitori in materiali poliaccoppiati.
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del contenitore di permettere la penetrazione di ossigeno o di luce. I migliori contenitori sono perciò risultati quelli in grado di evitare completamente la penetrazione della luce, dell’umidità e dell’ossigeno (come fanno il poliaccoppiato e la banda stagnata), mentre il PET è risultato il peggiore a causa della sua permeabilità (anche se bassa) all’ossigeno, all’umidità oltre che alla luce. Infine, riportiamo l’esperienza di altri ricercatori che hanno messo a confronto altre tipologie di materiale. In particolare, alcuni ricercatori dell’università greca di Ioannina hanno pubblicato nel 2010 i risultati di una ricerca scientifica in cui hanno messo a confronto il vetro trasparente e il PET con polipropilene (PP) al buio e parallelamente in condizione di illuminazione naturale lo stesso PET con il PET aggiunto di bloccanti delle radiazioni UV e con il PET ricoperto di un foglio di alluminio. I ricercatori greci hanno monitorato per dodici mesi, a intervalli di tre mesi, l’acidità libera (per valutare l’attività idrolitica), il numero di perossidi e il K232 (per valutare i composti primari dell’ossidazione), il K270 (per valutare i composti secondari dell’ossidazione). grafico 1 GRAPH 1 mg di composti fenolici/kg di olio mg phenols per kg oil
Infatti, se quest’ultimo contenitore sembra poco diffuso in Italia per il confezionamento degli oli extra vergine di oliva destinati al canale retail, inizia al contrario a diffondersi in altri paesi. A tal proposito nel grafico 2 sono riportati i risultati di una ricerca condotta nel 2007 nell’Università spagnola di Vigo, per confrontare le performance di questi contenitori. In particolare, anche con questo grafico è stata posta l’attenzione sulla variazione del contenuto in composti fenolici durante la conservazione dell’olio protratta nei diversi contenitori per tre e sei mesi a temperatura ambiente ed esposizione alla luce in condizioni analoghe a quelle del supermercato. Da questo lavoro di ricerca si è evidenziato come già dopo tre mesi si avesse, in tutti i casi, una perdita di almeno il 20% di antiossidanti; quest’ultimo calo era comunque inferiore nel caso di utilizzo del contenitore in materiale poliaccoppiato. Molto eloquente il dato di sei mesi che mostrava sempre una riduzione di antiossidanti superiore al 50%, a sottolineare ancora una volta come i migliori contenitori fossero il poliaccoppiato e la banda stagnata, seguiti dal vetro chiaro, dal PET rivestito di alluminio e quindi dal PET trasparente. I risultati vanno interpretati alla luce della conoscenza del processo di ossidazione, quest’ultimo può essere favorito da alcuni fattori e contrastato da altri. Tra i primi si annoverano (per la comprensione dei risultati sopra discussi) la presenza di luce, di ossigeno e di umidità, mentre tra i secondi vanno ricordati i composti fenolici (per tale motivo la loro scomparsa è proporzionale all’avanzamento del processo ossidativo). Il comportamento dei risultati va quindi interpretato in funzione della capacità
400 350 300 250 200 150 100 50 0 bottiglia trasparente transparent bottle
0 tempo 0 time
le forme dell’olio
grafico 1 Variazione del contenuto in composti fenolici totali durante la conservazione di olio extra vergine di oliva in diversi contenitori dopo sei e dodici mesi. Grafico rielaborato e modificato dal lavoro di Procida e Cichelli, Journal of Commodity Science (1999). GRAPH 1 Changes in the total phenol content of extra virgin olive oil stored in different containers after six and twelve months. Modified from Procida & Cichelli, Journal of Commodity Science (1999). 6 mesi 6 months
bottiglia verde green bottle
12 mesi 12 months
banda stagnata tinplate
grafico 2 Variazione del contenuto in composti fenolici totali durante la conservazione di olio extra vergine di oliva in diversi contenitori dopo tre e sei mesi. Dati relativi alla media di quattro differenti campioni di olio, grafico rielaborato e modificato dal lavoro di Méndez e Falqué, Food Control (2007). GRAPH 2 Changes in the total phenol content of extra virgin olive oil stored in different containers after three and six months. Data are the average of four different oil samples. Modified from Méndez & Falqué, Food Control (2007).
Per quanto riguarda i contenitori testati in condizione di buio grafico 3, è relativo alla variazione del numero di perossidi. I dati mostrano aumenti più contenuti per il vetro, seguito dal PET e quindi dal PP. Allo stesso modo il grafico 4 riporta l’andamento del numero di perossidi per gli oli conservati nei diversi contenitori in PET. I risultati riportati in quest’ultimo grafico insieme agli altri raccolti dai ricercatori hanno mostrato che il PET trasparente, in condizione di illuminazione naturale alla temperatura di 22°C, portava per il contenitore in PET trasparente al superamento dei limiti di acidità libera (0,8%) dopo sei mesi, il limite del numero di perosssidi (20 meqO2/kg) dopo nove mesi, mentre per il K232 e K270 i limiti venivano superati in meno di tre mesi. Per il PET con i bloccanti degli UV, sia l’acidità libera che il numero di perossidi non superavano i limiti entro i dodici mesi della sperimentazione, mentre i limiti dei K232 e K270 erano superati dopo tre mesi. Infine i migliori risultati sono stati registrati per il PET coperto del foglio di alluminio, per il quale tanto l’acidità quanto il numero di perossidi rimanevano all’interno dei limiti
di legge anche dopo dodici mesi, il limite per il K232 era superato dopo sei mesi, mentre quello per il K270 dopo nove mesi di stoccaggio alla luce naturale, alla temperatura di 22°C. Il contenitore ideale per l’olio extra vergine di oliva Pertanto, alla luce di quanto riportato, si possono riassumere le caratteristiche del contenitore ideale: - impermeabilità o minima permeabilità all’ossigeno; - impermeabilità o minima permeabilità all’acqua (umidità ambientale); - protezione dalle radiazioni luminose (infrarosso, visibile, ultravioletto); - protezione dal calore e buona capacità isolante (resistenza allo scambio termico, riflessione delle radiazioni infrarosse). A queste indicazioni, espressamente formulate per proteggere l’olio dall’ossidazione, ne andrebbero aggiunte altre, legate alla usabilità, alla sicurezza alimentare, al rispetto dell’ambiente, all’impatto “commerciale” e visivo che il prodotto dovrebbe avere sul consumatore e al costo, come: - resistenza agli urti durante le fasi di trasporto;
mg acido gallico/kg di olio mg gallic acid/kg oil
grafico 2 GRAPH 2
6 mesi 6 months
450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 controllo tempo 0 control at time 0
pet chiaro transparent PET
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pet opaco MPET
vetro chiaro transparent glass
3 mesi 3 months
banda stagnata poliaccoppiato tinplate coated paperboard
le forme dell’olio
- inerzia del materiale (nessuna cessione all’olio di sostanze estranee); - riciclabilità del recipiente o ecosostenibilità del confezionamento; - visibilità del prodotto (colore), visibilità del livello di olio all’interno del contenitore; - costo di produzione e di trasporto.
numero di perossidi (mg O2 / kg di olio) Peroxide value (mg O2/kg oil)
grafico 3 GRAPH 3
45 40 35 30 25 20 15 10 5 0
è evidente che disporre di un contenitore che possieda tutte queste caratteristiche, alcune delle quali parzialmente in contrasto (visione del prodotto-protezione dalla luce) è un’utopia. Ed è altrettanto evidente che ogni innovazione che si avvicini a questa idealità a prezzi accettabili diventerebbe presto competitiva e commerciale.
3 mesi 3 months
6 mesi 6 months
numero di perossidi (mg O2 / kg di olio) Peroxide value (mg O2/kg oil)
grafico 4 GRAPH 4
3 mesi 3 months
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pet trasparente transparent PET
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pet trasparente pet+ bloccanti UV Transparent PET PET+ UV blockers
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vetro pp glass PP
45 40 35 30 25 20 15 10 5 0
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pet+ foglio di alluminio MPET
grafico 3 Variazione del numero di perossidi durante la conservazione di olio extra vergine di oliva in diversi contenitori per dodici mesi al buio alla temperatura di 22°C. Grafico rielaborato e modificato dal lavoro di Pristouri et al., Food Control (2010). GRAPH 3 Changes in the peroxide value of extra virgin olive oil stored in different containers for up to twelve months in the dark and at a temperature of 22°C. Modified from Pristouri et al., Food Control (2010). grafico 4 Variazione del numero di perossidi durante la conservazione di olio extra vergine di oliva in diversi contenitori per dodici mesi alla luce, alla temperatura di 22°C. Grafico rielaborato e modificato dal lavoro di Pristouri et al., Food Control (2010). GRAPH 4 Changes in the peroxide value of extra virgin olive oil stored in different containers for up to twelve months in the light and at a temperature of 22°C. Modified from Pristouri et al., Food Control (2010).
the best oil containers according to science by Lorenzo Cerretani and Giovanni Lercker
Investigations carried out in recent years have helped us identify the features of the ideal container for storing extra virgin olive oil. It is impossible however to produce a vessel with all these characteristics, because some are in contrast to others, such as the visibility of oil with the need to shield it from the light. On the other hand, any innovation with a reasonable cost that brings us closer to the ideal container, would soon become marketable and extremely competitive
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From demijohn to bottle, currently the most popular oil vessel in our country. Up to the first half of the Nineteenth century, olive oil was sold unbottled. The retailers would purchase the product in glass demijohns sealed with tin caps bearing the name of the producer [1 - see to page 88]. After World War II, glass bottles became increasingly popular, and are now the most common containers for olive oil on our retail market, consisting in the past of small grocery shops but now chiefly supermarkets. In recent years however, new types of materials and packaging are starting to be used instead of the more traditional glass vessels; they have now become the focus of much scientific work aimed at comparing how well they preserve the quality of the oil held inside. Phenolic compounds, polyphenols or biophenols: compounds typical of extra virgin olive oil. The many investigations carried out by researchers all over the world are almost always directed at virgin and extra virgin olive oils, and estimate the changes in their quality by means of standard parameters such as their peroxide value (giving a measure of the extent to which an oil has undergone primary oxidation), free acidity (a measure of the extent of hydrolytic reactions) and other indicators linked to secondary oxidation processes, but the most important factor taken into account is always the level of phenols in the oil, usually referred to as “biophenols” or “polyphenols”. Phenols are considered “minor” components of extra virgin olive oils because their concentrations range from less than 100 mg to more than 1500 mg per kg of oil. It is not the purpose of this article to describe the agronomical, technological and storage conditions
affecting the quality and quantity of these compounds, but instead, we will offer a brief explanation of their properties. Scientific literature agrees that polyphenols possess three important virtues: they give a pleasant aroma to the oil, help stabilize it, acting as antioxidants, and are beneficial to our health. The many dozens of phenols present in extra virgin olive oil can be grouped into various classes, the most common of which are phenolic acids, phenolic alcohols, secoiridoids, flavonoids, lignans and hydroxyisocromans. Most authors agree that most polyphenols present in freshly-made extra virgin are secoiridoids and lignans (70-95%), but their relative concentration decreases in time with respect to the other classes of phenols presumably because of their degradation by hydrolytic reactions. Phenols in extra virgin olive oil: their properties Not all phenols have the same biological functions, and while some are extremely aromatic, hence important from a sensory point of view, others have greater antioxidant properties or are more beneficial to our health. Only a few of these molecules possess all three virtues. As regards their chemistry, or in other words their interaction with the other compounds present in their environment, their antioxidant action is worthy of mention. Phenols protect the oil from the reactions triggered by oxygen and increase its shelf life. Among the various compounds present in oil, the most active are those endowed with two hydroxyl groups in horto positions, which make the radical thus formed more stable. Various studies focusing on their antioxidant properties have revealed that tyrosol, ligstroside derivatives and lignans fail to exert any significant activity of this type. On the other hand however, hydroxytyrosol, oleuropein and its derivatives are extremely powerful antioxidants. Many investigations have also analysed the effects of the phenols present in olive oil on our health and have emphasised the link between virgin olive oil consumption and the reduced onset of various types of cancer. The compounds chiefly analysed are hydroxytyrosol, oleuropein glycoside (responsible for the bitterness of the fruit, and converted into oleuropein aglycone and derivatives in the oil) and oleocanthal. Hydroxytyrosol is known to inhibit in vitro oxidation of LDL (the low-density lipoproteins transporting oxidised or “bad” cholesterol), reduce the risk of heart diseases, arteriosclerosis and more in general, all oxidation processes. Oleuropein and derivatives, according to many, have
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antitumor properties, and exert their action at different stages of carcinogenesis. In 2005, an important paper on this topic was published on Nature, and since then, the attention of researchers has been focused on oleocanthal. This molecule is among the main compounds responsible for the pungency or piquancy of olive oil, a sensation similar to that arising when chewing ibuprofen. Because of this, this non-steroidal anti-inflammatory drug is usually sold in capsules that should be swallowed whole. Some researchers have observed that as well as causing this feeling in our mouth, oleocanthal and ibuprofen have the same inhibitory and dosedependent action on the cyclooxygenase enzymes 1 and 2 (COX-1, COX-2), consequently exerting a powerful pain-relieving and anti-inflammatory action. Both molecules work by inhibiting the production of prostaglandins (chiefly PGE2), endogenous compounds that are responsible for inflammation and pain. Scientific research and the use of phenols as markers to assess the effects of packaging on the shelf-life of extra virgin olive oil One of the first investigations on this topic was carried out in 1999 by Professor Angelo Cichelli at the d’Annunzio University of Pescara-Chieti, in collaboration with Professor Giuseppe Procida from the University of Trieste. The two researchers compared three types of vessels, namely transparent glass bottles, dark glass bottles and tinplate cans. For these trials, the oil was kept at room temperature under conditions of natural light. The results, expressed as variations in the levels of phenols, are shown in Graph 1 [see to page 91]: the greatest concentrations of these compounds after six and twelve months of storage were observed in the oils inside the cans. While after six months the oil in the dark green and transparent glass bottles displayed similar level of phenols, after 12 months of trial the level of antioxidants was significantly higher in the former vessels. These results can be ascribed to the different ability of these materials to shield the oil from the sunlight: tinplate, blocking completely the light, gave the best performance in terms of preserving the oil from oxidation processes. More recently, researchers have also compared other materials, such as transparent and opaque polyethylene terephthalate (PET) and coated paperboard. Although the latter material is still scarcely used in Italy for extra virgin olive oils destined to the retail market, it is gaining popularity in other
le forme dell’olio
Bibliografia Literature - Beauchamp, G.K., Keast, R.S.J., Morel, D., Lin, J., Pika, J., Han, Q., Lee, C.-H., Smith, A.B., Breslin, P.A.S. Ibuprofen-like activity in extra-virgin olive oil. Nature 437 (7055), pp. 45-46 (2005). - Bendini, A., Cerretani, L., CarrascoPancorbo, A., Gómez-Caravaca, A.M., Segura-Carretero, A., Fernández-Gutiérrez, A., Lercker, G. Phenolic molecules in virgin olive oils: A survey of their sensory properties, health effects, antioxidant activity and analytical methods. An overview of the last decade. Molecules 12 (8), pp. 1679-1719 (2007). - Carrasco-Pancorbo, A., Cerretani, L., Bendini, A., Segura-Carretero, A., Del Carlo, M., Gallina-Toschi, T., Lercker, G., Compagnone, D., Fernández-Gutiérrez, A. Evaluation of the antioxidant capacity of individual phenolic compounds in virgin olive oil. Journal of Agricultural and Food Chemistry 53 (23), pp. 8918-8925 (2005). - Cerretani, L., Bendini, A. Rapid Assays to Evaluate the Antioxidant Capacity of Phenols in Virgin Olive Oil (Book Chapter). Olives and Olive Oil in Health and Disease Prevention pp. 625-635, Ed. Preedy, V., Ronald Watson. Academic Press (2010). - Méndez, A.I., Falqué, E. Effect of storage time and container type on the quality of extra-virgin olive oil. Food Control 18 (5), pp. 521-529 (2007). - Pristouri, G., Badeka, A., Kontominas, M.G. Effect of packaging material headspace, oxygen and light transmission, temperature and storage time on quality characteristics of extra virgin olive oil. Food Control 21 (4), pp. 412-418 (2010). - Procida, G., Cichelli, A. Evolution of antioxidant fraction of extra virgin olive oils stores in different containers. Journal of Commodity Science, 38, pp. 215-228 (1999).
countries around the world. In this respect, Graph 2 [see to page 92] shows the results of an investigation carried out in 2007 at the University of Vigo, in Spain, once again aimed at comparing the performances of different types of packages. This graph too analyses the variations in the levels of phenols in the oil stored for up to six months at room temperature and under lighting conditions mimicking those inside a supermarket. After three months, all the samples revealed over a 20% reduction in antioxidants, but the decrease was less evident in the oil stored in the coated paperboard cartons. After six months, the levels of antioxidants had more than halved, but once again the best materials for prolonging shelf-life proved to be coated paperboard and tinplate, followed by transparent glass, metallised PET (MPET) and transparent PET. These results can be explained by the different oxidation rates of the samples. Oxidation is triggered by a number of factors, including light, oxygen and moisture, but is inhibited by others, the most important of which are doubtlessly phenolic compounds, hence the reason why their decrease corresponds to increased oxidation levels. The results reflect the permeability of the materials to light and oxygen. The best containers are those shielding their contents completely from light, moisture and oxygen (i.e. coated paperboard and tinplate), whereas PET bottles were the worst, because this material allows some oxygen and moisture through, as well as light. More literature is available on this subject. In 2010, researchers from the University of Ioannina in Greece published the results of an investigation comparing the performances of transparent glass and PET with polypropylene (PP) in the dark and under conditions of natural light. In the latter case, PET was either metallised by evaporating a thin film of aluminium onto its surface (MPET) or enriched with UV-blocking agents. Every three months the researchers measured the free acidity of the oil (to determine its hydrolytic activity), its peroxide value and K232 (measuring the extent of primary oxidation) and K270 (measuring secondary products of oxidation reactions). Graph 3 [see to page 93] shows the evolution of the peroxide value of the oils stored in the dark. A slight increase in its value was observed in the samples stored in glass bottles, and, to a lesser extent, in PET and PP ones. Likewise, Graph 4 [see to page 93] illustrates the trend of this parameter in the various types of PET containers investigated. Under conditions of natural light and at a temperature of 22° C, the free acidity of the oil inside the transparent PET bottle rose above the threshold level of 0.8% after six months;
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its peroxide value exceeded the legal threshold (20 meq O2/kg) after nine months, whereas the other two parameters analysed, i.e. K232 and K270, topped the limits in less than three months. PET with UV blockers performed better: both the free acidity and the peroxide value of the oil remained within the legal limits for the entire trial period (12 months), but K232 and K270 exceeded their respective thresholds after three months of storage. The best performance was that of metallised PET: in this case, both the free acidity and peroxide value of the oil were below the legal threshold even after twelve months of storage, the legal limit for K232 was only exceeded after six months and that for K270 after nine months of storage. The ideal container for extra virgin olive oil In the light of these results, we can summarise the features of the ideal container: - little or no permeability to oxygen; - little or no permeability to water (environmental moisture); - protection from light (infrared, visible and ultraviolet rays); - protection from heat and adequate insulation properties (resistance to heat exchange, reflection of infrared radiations). As well as these features, targeted at protecting oil from oxidation, the ideal container should have other qualities warranting its usability, safety, eco-friendliness, “marketability”, attractiveness and low cost, or in other words: - resistance to impacts during handling and transport; - chemical inertness of the material (no release of foreign compounds into the oil); - recyclability of the container or eco-sustainability of the packaging system; - visibility of the colour and level of oil inside the container; - reasonable production and transportation costs. Obviously, it is impossible to produce a vessel with all these characteristics, because some are in contrast to others, such as the visibility of oil with the need to shield it from the light. On the other hand, any innovation with a reasonable cost that brings us closer to the ideal container, would soon become marketable and extremely competitive.
internationalmagazine
le forme dell’olio
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english text to page 101
quando l’olio prende forma Perché un concorso dedicato al packaging? A ben pensarci, sono tantissime le possibili innovazioni. Il settore dell’olio in Italia è talmente indietro che tutto si può ancora inventare
Mediterranea Collection, Frantoio D’Orazio, Conversano (Bari), Italia.
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di Luigi Caricato
Ho pensato di mettere in campo un concorso dedicato al packaging degli oli da olive perché l’Italia, pur essendo un rinomato Paese di creativi, non ha mai voluto investire a sufficienza sui modi di presentare i propri extra vergini sul mercato. C’è senz’altro da registrare un grande impegno sul fronte della qualità del prodotto in sé, gli oli che si degustano sono senza dubbio migliori del passato, ma si sta trascurando l’altro volto della qualità, che è poi l’aspetto più visibile e attrattivo, l’elemento più fascinoso. C’è forse la convinzione che sia sufficiente fare bene il proprio mestiere di produttore, nell’illusione che tutto il resto serva a poco. È un po’ come immaginare la qualità come una monade, senza che vi sia una condivisione di prospettive. Eppure, in una società fondata sull’immagine, ritenere che la sola qualità di una materia prima di per sé pregevole sul piano nutrizionale e sensoriale sia sufficiente, è un grave errore. Conta la qualità del contenuto, certo, ma anche quella del contenitore, e non soltanto su un piano propriamente estetico. Spesso chi imbottiglia un olio trascura il fatto che una buona veste, con un abbigliaggio ben congegnato, comporti nel contempo anche una altrettanto efficace ricerca sui materiali, rendendoli anche utili,
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mettere l’olio in bottiglia, poco importa la bellezza e la ricerca di nuove forme e funzionalità. Occorre cambiare atteggiamento Farlo per se stessi. Come prima necessità assoluta. C’è da osservare che la bottiglia deve superare i limiti del prodotto in se stesso, troppo esposto alle ossidazioni. Lo stesso confezionamento degli oli extra vergini di oliva deve prevedere bottiglie che siano sigillate bene, in modo che l’olio non sgoccioli, sporcando bottiglia ed etichetta. La scelta dei materiali è decisamente importante: avere etichette che non si macchino e che, nel medesimo tempo, abbiano tutti i requisiti per essere realizzate con materiale pregiato e carte di alta qualità estetica e funzionale, è un passo necessario da compiere. Lo stesso vale per le chiusure. I tappi finora utilizzati per le bottiglie dell’olio sono presi in prestito o dal mondo del vino o dal settore dei super alcolici, come nel caso dei versatori dei tappi anti effrazione, troppo simili appunto, alle bottiglie dei liquori. Per questo, occorre ripartire con l’idea che tutto vada comunque rimodulato. Occorre dunque progettare nuovi materiali, pensati per andare incontro a una materia prima difficile da gestire, e in ogni caso fin troppo fragile, proprio perché troppo esposta a rapido deperimento. A ben pensarci, sono tantissime le possibili innovazioni. Il settore dell’olio è talmente indietro che tutto si può ancora inventare. C’è chi appone sulle etichette sensori che mettono in evidenza il rischio di ossidazioni, in particolare quando le temperature sono troppe alte, e di conseguenza i sensori si rivelano determinanti, potendo riporre altrove la bottiglia, in luogo diverso e meno esposto a rischi. Basta poco, a volte.
le forme dell’olio
Il concorso Le Forme dell’Olio è destinato a chi ha fame di bellezza e cerca senza sosta forme ed espressività nuove. Le Forme dell’Olio is a contest targeted at whoever is hungry for beauty and is constantly seeking new forms of expression.
“
funzionali, determinanti per la buona riuscita dell’utilizzo della bottiglia contenitore. Gli italiani, forse stanchi delle glorie del passato, con i grandi marchi che hanno fatto la storia, hanno preferito adagiarsi, immaginando che i successi commerciali conseguiti in un altro periodo storico, con meno Paesi produttori concorrenti, possano durare in eterno. Non è così. Se non ci si reinventa, si è perduti. Se non si decide di rimettersi in gioco continuamente, la sfida con il futuro è persa, ma anche quella con il presente, in verità. Anche perché, se non si crede più in quel quid che a volte fa la differenza, non può esserci qualità dell’olio che tenga. Produrre un olio buono e sapido può forse bastare? No! Ecco allora il concorso Le Forme dell’Olio, destinato a chi ha fame di bellezza e cerca senza sosta forme ed espressività nuove. L’obiettivo del concorso è di sensibilizzare le imprese, portandole a investire in creatività e lavori grafici, oltre che in ricerca di nuovi materiali, individuando nuove possibili funzionalità dei contenitori nei quali confezionare gli oli extra vergini di oliva. Finora il settore è rimasto immobile, a parte rare, anzi, in realtà rarissime, eccezioni. La Spagna e la Grecia hanno investito molto di più, e francamente stupisce che l’Italia sia molto indietro sul fronte del packaging. Per molti versi è incomprensibile. In un Paese che ha saputo creare le tendenze della moda, per l’abbigliamento, e che si è imposto con altrettanta maestria nel design per l’arredamento, l’atteggiamento rinunciatario che non trova alcuna logica plausibile. Forse, con tutta onestà credo dipenda un po’ da certa povertà intellettuale che ormai attraversa il settore degli oli da olive, così poco incline a sperimentare. Per molti è sufficiente
Incuso, Mpd di Pasquale Giovanni Bonsignore, Castelvetrano Selinunte (Trapani), Italia.
È una tecnologia che funziona, è efficace, anche se nessuno l’ha finora adottata. Ci sono molte altre ipotesi in campo: studiare i versatori, in modo da utilizzare l’olio nella quantità giusta in funzione dei differenti impieghi. Le accortezze nel trasporto, con tutti i rischi finora sottovalutati anche dalle stesse aziende. Inoltre, va pur riconosciuto che al momento non è ancora stata studiata una forma di bottiglia che connoti l’olio come invece accade da lungo tempo con il vino. Siamo, ripeto, molto indietro. Anche le stesse aziende di marca investono poco. È un problema culturale. Le aziende dei materiali non attendono altro, si tratta solo di investire, di crederci. Una buona bottiglia, una buona etichetta aiutano, il mercato premia d’altra parte chi investe.Nessuno spazio, però, per il lamento. Rispetto al passato sta cambiando sensibilmente la comunicazione intorno all’olio, anche se si è sempre un passo indietro. Ciò che manca è una visione di futuro. Sta qui il senso del concorso Le Forme dell’Olio. Non è un impegno facile. Ciò a cui si sta inoltre lavorando, al di là del packaging in sé, è anche il punto di debolezza finora irrisolto: la i-Talian Olive Oil, Bari, Italia.
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scaffalatura dei supermercati. Occorre progettare uno scaffale diverso da altre merci. L’olio ha necessità di essere salvaguardato da fonti di luce diretta e dalle temperature. Deve essere posizionato in un’area a sé stante, con le temperature basse del reparto ortofrutta ma con pochissima luce. Si sta lavorando, ma occorre lavorare tutti insieme. Ha poco senso tuttavia lavorare se non c’è chi voglia investire. Lo stato di inedia attuale è solo un limite culturale. Tutti pensano “in fondo è solo olio, è soltanto un condimento”, ed è qui che in troppi sbagliano. Per dare valore a un prodotto troppo spesso svilito da pressanti promozioni, occorre investire sulla qualità del contenuto come pure sulla qualità dei contenitore, e di ogni elemento che arricchisca e renda più efficace il prodotto finito. Non c’è da disperare. Resto ottimista: le innovazioni comunque verranno.Prima o poi verranno. Occorre solo investire, comprare le migliori bottiglie, le migliori etichette, e soprattutto investire. Investire tanto in tecnologia. Serve a poco essere conservatori. Il futuro chiede imprenditori abituati a correre. Il presente è già futuro, e occorre esserci.
when oil takes shape
le forme dell’olio
What are the reasons for a packaging contest? The sky’s the limit when it comes to innovation. The oil sector in Italy is so far behind that anything can still be invented by Luigi Caricato
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I decided to organize a contest devoted to olive oil packaging because Italy, despite being the renowned homeland of inventiveness, has never properly invested on the external appearance of its extra virgin oil. We cannot deny the great efforts made to improve its quality, for the oils we sample taste much better than in the past, but it is equally true that another aspect, perhaps its most captivating and eye-catching element, has been greatly neglected. There is the widespread belief that all that really matters is being a good producer, and everything else is of marginal importance. Quality is viewed as a monad, a selfsufficient entity sharing no perspectives. However, in a society founded on appearance, quality alone, even that of an outstanding product such as extra virgin olive oil, is not enough. The content is important, but so is the container, which must be practical as well as aesthetically pleasing. Oil producers often neglect the fact that a good appearance and inventive design imply a thorough research on the materials, fundamental in ensuring the functionality of the bottle or container. Italians, with their glorious past of great brands renowned worldwide, are now resting on their laurels, believing perhaps that the success they had in a different historical period, with less competitors on the market, will last forever. The truth however is otherwise. If we do not reinvent ourselves, we are doomed. If we don’t get back into the innovation
game, not only do we lose the challenge with future, but also that with the present. If we no longer believe that small details can make the difference, the quality of our oil will be of little consequence. Is it not enough to make a fragrant, tasty oil? The answer is no. And that is the reason for Le Forme dell’Olio, a contest targeted at whoever is hungry for beauty and is constantly seeking new forms of expression. The aim of the contest is to increase awareness on this topic, encouraging the companies to invest in creativeness, design and new materials, finding new functions for the vessels in which their extra virgin oil is packaged. Up to now, the sector has remained fairly static, apart from very few exceptions. Spain and Greece on the other hand have invested much more, and frankly, it is quite surprising to see Italy so far behind. In many respects, it is utterly incomprehensible. In a country famous for setting new trends, for its fashion, class and elegance in every sector, furniture included, there is no explanation for such a resigned and passive attitude. To be honest, it might depend on the intellectual poverty often witnessed in the olive oil sector, disinclined to try out new solutions. The producers just pour their oil into a bottle, without paying much attention to its beauty, shape or functionality. It is time to change attitude It is necessary to do so, for one’s own good. The container must first of all protect a product known to be extremely vulnerable to oxidation. The bottle should therefore be well sealed, and this will also prevent the oil from leaking out, spoiling the label and making the vessel slippery. It is important to choose the right materials: the labels must be grease-proof but also have a faultless texture and appearance. The same care must also be given to caps and closures. Nowadays, caps are the same as those employed in the wine and spirits sectors: the tamperproof, anti-filling systems we see are far too similar to those found on liqueur bottles. It is therefore necessary to redesign everything, and identify new
materials better suited for oil, a delicate and difficult substance that can easily spoil. Many are the possible innovations. The oil sector is so far behind that anything can still be invented. Some producers are starting to apply temperature labels to their bottles, i.e. labels with a heat-sensitive monitor that provides an indication of whether the area where the oil is stored is too warm, and there is the risk of oxidation processes and a consequent deterioration. Although effective, hardly anybody uses them. There are many other possibilities: pourers, for instance, would ensure greater precision and accuracy of use. More attention should be given to designing a container that is easy to handle and transport, two factors that are still greatly underestimated by the producers. Finally, it is worth noting that unlike wine, to date there are no types of bottle that are specifically associated with oil. We are, once again, lagging far behind. Even top brands invest very little in packaging. It’s a cultural problem. The companies that produce the materials are ready, and are only waiting for the orders. It is time to realize that a good bottle and label are very effective marketing tools, and that the market will inevitably reward the producers who invest in them. This is not a pity party. We should be aware that some great steps forward have been made, and communication has changed dramatically. What is missing however is a perspective on the future. This is the reason for Le Forme dell’Olio contest. We are working hard, but it is not an easy task. As well as improving the packaging, we also aim at finding a better way to display olive oil in supermarkets. Because it needs to be shielded from direct light and high temperatures, olive oil should be placed in a shaded, cool area, with temperatures similar to those in the fruit & vegetables section. To accomplish the task, we must all work together. All our efforts however make very little sense, if nobody is willing to invest. The current stagnation is the result of our short-sightedness. Many believe that “it’s only olive oil, it’s only a dressing”, and this is a serious mistake. To highlight the virtue of a product that is too often belittled by continuous promotions, we need to invest in the quality of both content and container, as well as any other element that makes the final product more beautiful and user-friendly. We mustn’t despair. I feel optimistic: sooner or later we shall witness change and innovation. We must purchase the best bottles, labels, and invest. We must invest in technology, and stop clinging to the past. The future calls for investors who are always on the move. The future is already here, and we must be ready for it.
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LE FORME DELL’OLIO 2018 QUINTA EDIZIONE THE 2018 LE FORME DELL’OLIO CONTEST FIFTH EDITION La nuova edizione del concorso LE FORME DELL’OLIO, espressamente dedicata al packaging e all’abbigliaggio degli oli da olive, si apre ora per la prima volta anche all’oggettistica e ai materiali cui le aziende olearie potranno far ricorso nell’allestire i propri contenitori e confezioni. Sarà possibile in tal modo stimolare la creatività di tutti e giungere a una evoluzione virtuosa del packaging. Perché la qualità, si sa, non è solo nel contenuto, ma risiede e si esprime soprattutto a partire dal contenitore e dalla sua veste. Ogni progettualità va premiata e incentivata. Anche perché la qualità di un prodotto deve essere totale, e deve riguardare tutto, ogni aspetto, sin nei minimi particolari. Senza trascurare proprio nulla, né l’elemento della bellezza, né quello della funzionalità. The next edition of LE FORME DELL’OLIO, the international contest devoted to olive oil package design, will include two new award categories, i.e. accessories and new materials for oil containers and their boxes. The aim is to stimulate creativity and contribute to the evolution of packaging. Quality, as we all know, is not only defined by the content but also by the package and its appearance. Every project, every new design deserves to be encouraged and endorsed, because quality encompasses every aspect of a product, however small or insignificant it appears to be. Nothing should be neglected, neither the aesthetics nor the functionality of the container.
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Informazioni e copia del regolamento del concorso si possono richiedere scrivendo a posta@olioofficina.com For further information and the rules & regulations of the contest, please contact us at posta@olioofficina.com
concorso internazionale dedicato al packaging degli oli da olive International contest devoted to olive oil packaging
Le forme dell’olio
creatività in mostra creativity on display La rassegna delle quattro edizioni del concorso internazionale dedicato al packaging degli oli da olive, voluto, ideato e organizzato da Olio Officina
Una giuria di esperti, costituita da soggetti di diverse professionalità e competenze (esperti di design, architetti, artisti, ma anche giornalisti, tecnologi alimentari, oleologi, sommelier) viene presieduta, sin dalla prima edizione, dal designer Gianni Pasini, insignito dal Premio Compasso d’Oro - Associazione per il Disegno Industriale, il più antico e autorevole premio mondiale di design.
A summary of the four editions of the International contest devoted to olive oil packaging, devised, created and organized by Olio Officina
A jury of professionals, whose fields of expertise spans across a variety of disciplines (designers, architects, artists, but also journalists, food technologists, oil specialists and sommeliers). Chairman, since the very first edition, is the acclaimed designer Gianni Pasini, winner of the Compasso d’Oro, the oldest and most famous award worldwide for industrial design.
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2014 PREMIO LE FORME DELL’OLIO AWARDS
MENZIONI D’ONORE REGALISTICA PRESENTATION PACKAGING COMMENDATIONS
produced in San Giacomo di Ragusa, Sicily Valletta-San Giacomo di Ragusa, Malta-Italia
primo classificato first place Barbuto Natural, di by Jean Paul Mifsud, Barbuto Monocultivar olive oil collection - olio prodotto a San Giacomo di Ragusa, in Sicilia
secondo classificato second place Terre dei Paduli - Lua, Associazione culturale Laboratorio Urbano Aperto, Terre dei Paduli - Progetto Lampa!, Cassetta di legno da viaggio contenente: bottiglia di olio extra vergine di oliva “Terre dei Paduli”; lattina di olio per lume “Ottocento”, riproposto per un’illuminazione ecologica; libro “Storie Lampanti”, short stories inedite ambientate nel Parco dei Paduli Wooden box containing : a bottle of “Terre dei Paduli”
PREMIO idea innovativa MOST INNOVATIVE IDEA
MENZIONI D’ONORE OLI DA SCAFFALE E CANALE HORECA HORECA AND RETAIL MARKET COMMENDATIONS
Rosalinda Lopergolo, Clio Un climatizzatore per bottigliette monouso da 10 ml contenenti diversi tipi di olio extra vergine di oliva, struttura composta da un corpo in alluminio monoblocco predisposto per l’inserimento delle bottigliette monouso, il prototipo presentato al concorso non ancora in commercio An air-conditioner for bottles a temperature-control system for 10-ml bottles of extra virgin olive oil consisting of an aluminium case holding singleuse bottles. The prototype presented is still unavailable on the market. Italia
Società agricola di Sergio Delle Monache, Tamia Ucciano Vetralla (Viterbo), Italia
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extra virgin olive oil; “Ottocento”, i.e. a small can of lantern oil, for more ecological lighting; “Storie Lampanti”, a book of short stories set i n the Paduli park. San Cassiano (Lecce), Italia terzo classificato third place i-Talian Olive Oil, Linea monovarietali single-cultivar line of oils Tonda Iblea, Frantoio, Coratina, Taggiasca Bari, Italia
l Boschetto, Novello Castiglione della Pescaia (Grosseto), Italia
Ciam, L’Olio Tenero Ascoli Piceno, Italia
Olitalia, Monocultivar Forli (Forlì Cesena), Italia Oleificio Guccione, Zahara Chiaramonte Golfi (Ragusa), Italia Frantoio Galantino, Gran Cru Coppa Malva - Bisceglie (Bat), Italia
2015 PREMIO LE FORME DELL’OLIO AWARDS primo classificato FIRST place i-Talian Olive Oil, Valigetta in cartone con kit di oli monovarietali posizionati su una struttura in plexiglass, contenente 4 bottiglie da 250 ml di oli Coratina, Frantoio, Tonda Iblea e Taggiasca Fibreboard box set containing four 250-ml bottles of singlevarietal oils made from Coratina, Frantoio, Tonda Iblea and Taggiasca olives, positioned on a plexiglass stand Bari, Italia
PREMIO IDEA INNOVATIVA MOST INNOVATIVE IDEA
secondo classificato second place Cortijo de Suerte, Denominacion de origen Baena, Ecologico Madrid, Spagna terzo classificato third place Società agricola di Sergio delle Monache, Tamìa Ucciano Vetralla (Viterbo), Italia
i-Talian Olive Oil, Valigetta monovarietali Casket of single-varietal oils Bari, Italia
Ranise Agroalimentare, L’olio quotidiano Chiusanico (Imperia), Italia
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Azienda agricola Centonze di Antonino Andrea Centonze, Case di Latomie, Biologico Castelvetrano (Trapani), Italia
PREMIO ORIGINALITÀ GRAFICA BEST GRAPHIC DESIGN Frantoio D’Orazio, Mediterranea Collection Conversano (Bari), Italia
MENZIONI D’ONORE OLI DA SCAFFALE E CANALE HORECA HORECA AND RETAIL MARKET COMMENDATIONS Mpd di Pasquale Giovanni Bonsignore, Incuso Castelvetrano Selinunte (Trapani), Italia
MENZIONI D’ONORE REGALISTICA PRESENTATION PACKAGING COMMENDATIONS
Terre Fide, Olly San Severo (Foggia), Italia
Di Molfetta Pantaleo & C., Altea Bisceglie (Bat), Italia
Antico Frantoio Trampolini, Assoluti d’Italia - Monocultivar Perugia, Italia
2016 PREMIO REGALISTICA PRESENTATION PACKAGING AWARDS
PREMIO OLI DA SCAFFALE E CANALE HORECA HORECA AND RETAIL MARKET AWARDS
primo classificato first place Olearia Fratelli De Cecco, Giulivo - Fara San Martino (Chieti), Italia
primo classificato first place Casa de Hualdo, Casitas de Hualdo Madrid, Spagna
terzo classificato third place Le Ferre, Autentico Castellaneta (Taranto), Italia
terzo classificato third place Frantoiani del Vulture, Vù Venosa (Potenza), Italia quarto classificato FOURTH PLACE Mia Italy di Monia Caneschi, Muraiolo Fontemonte - Spello (Perugia), Italia
quarto classificato FOURTH PLACE Señoríos de Relleu, Sensaciones del Mediterraneo Alicante, Spagna secondo classificato SECOND place Manfredi Barbera & Figli, Lorenzo Palermo, Italia
quinto classificato FIFTH PLACE Società Agricola Federica Cerrati Ferrari, L’Or Vert Lecce, Italia
secondo classificato SECOND place Frantoio Oleario D’Orazio, Olio d’Autore Conversano (Bari), Italia
quinto classificato FIFTH PLACE Azienda Agricola Antonino Centonze, Case di Latomie Castelvetrano (Trapani), Italia
menzione PER IL VALORE SOCIALE ED EDUCATIVO COMMENDATION FOR SOCIAL AND EDUCATIONAL VALUE
PREMIO SPECIALE LINEA COMMERCIALE SPECIAL AWARD FOR BEST PRODUCT LINE
PREMIO SPECIALE ORIGINALITA’ STILISTICA SPECIAL AWARD FOR ORIGINALITY OF STYLE
Azienda Agricola Sorelle Barnaba, Associazione Educult, Nuova Colì Monopoli (Bari), Italia
Domenico Manca, San Giuliano: Bio, Fruttato, L’Originale Alghero (Sassari), Italia
Mia Italy di Monia Caneschi, Fontemonte - Spello (Perugia), Italia
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2017 PREMIO REGALISTICA PRESENTATION PACKAGING AWARDS
PREMIO OLI DA SCAFFALE E CANALE HORECA HORECA AND RETAIL MARKET AWARDS
primo classificato first place Mia Italy di Monia Caneschi, Muraiolo - Fontemonte - Spello (Perugia), Italia
primo classificato first place Nicola Pantaleo, Selezione Oro - Fasano (Brindisi), Italia
quarto classificato FOURTH PLACE Euripidis, Plora, Prince of Crete Plora, Grecia
secondo classificato SECOND place Podere Forte, Dop Siena - Castiglione d’Orcia (Siena), Italia
quinto classificato FIFTH PLACE Beloyana Duernas, Duernas, Envero de Arbequina Cordoba, Spagna
quarto classificato FOURTH PLACE Azienda del Carmine, La magia dell’olio Ancona, Italia
secondo classificato SECOND place Olio Roi di Franco Boeri, Cru Golf Sanremo Nettare d’Ulivo Dop Riviera Ligure - Badalucco (Imperia), Italia
quinto classificato FIFTH PLACE Tenuta Foggiali, Olio Rosati Fruttato e Monocultivar - Ostuni (Brindisi), Italia
terzo classificato third place Soya Hellas, Greek Olive Drops Atene, Grecia
terzo classificato third place D’Erchie, Ottantanni Montemesola (Taranto), Italia
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2017 PREMIO miglior etichetta BEST LABEL primo classificato first place Mia Italy di Monia Caneschi, Muraiolo - Fontemonte Spello (Perugia), Italia secondo classificato SECOND place Olio Roi di Franco Boeri, Cru Golf Sanremo Nettare d’Ulivo, Dop Riviera Ligure - Badalucco (Imperia), Italia terzo classificato third place D’Erchie, Ottantanni Montemesola (Taranto), Italia
quarto classificato FOURTH PLACE Oleificio Forestaforte, Dop Terra d’Otranto, in cassetta di legno wooden box Gagliano del Capo (Lecce), Italia quinto classificato FIFTH PLACE Frantoiani del Vulture, Vù, in cofanetto regalo casket Venosa (Potenza), Italia
PREMIO SPECIALE ORIGINALITÀ STILISTICA SPECIAL AWARD FOR ORIGINALITY OF STYLE Mia Italy di Monia Caneschi, Muraiolo Fontemonte - Spello (Perugia), Italia
PREMIO SPECIALE LINEA COMMERCIALE SPECIAL AWARD FOR BEST PRODUCT LINE Soya Hellas, Greek Olive Drops, Atene, Grecia
PREMIO SPECIALE idEA INNOVATIVA MOST INNOVATIVE IDEA Ex aequo Azienda del Carmine, La magia dell’olio - Ancona, Italia
MENZIONE PER L’OGGETTISTICA COMMENDATION FOR ACCESSORIES
Ex aequo Monini, Premi & Spremi / Classico - Spoleto (Perugia), Italia
MVM Marzullo, Papillon in legno d’olivo Olive wood bow tie Aquilonia (Avellino), Italia
MENZIONE PER IL VALORE SOCIALE ED EDUCATIVO COMMENDATION FOR SOCIAL AND EDUCATIONAL VALUE
Il Cavaliere, Dop Garda - Salò (Brescia), Italia
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gli artisti per l’olio artists for oil
il contenitore ricreato the recreated container di by Luigi Caricato L’autore della copertina Dario Agrimi Nato ad Atri nel 1980, artista eclettico, opera nel campo dell’arte contemporanea con opere di carattere concettuale. Spazia dalla pittura all’installazione, prediligendo anche il campo fotografico, scultoreo e video. Le sue ultime sperimentazioni sono il frutto di una ricerca maniacale volta alla perfezione, mettendo in scena un iperrealismo che amplifica le emozioni e riduce la distanza tra realtà e finzione. Ha partecipato a numerose esposizioni collettive e personali in gallerie e istituzioni di varie città, in Italia e all’estero, tra cui la 54° esposizione internazionale d’arte Biennale di Venezia. Recentemente è stato ospite, con diverse mostre, tra cui una personale, presso la Fondazione Museo Pino Pascali. Ha collaborato con una nota multinazionale inglese per la realizzazione di una campagna pubblicitaria del 2014, che ha goduto di una visibilità mondiale. Negli ultimi mesi è stato impegnato in diverse fiere internazionali d’arte contemporanea in Europa.
Xanthomonadaceae, ospite inatteso, 2016, Dario Agrimi
The cover author Dario Agrimi Born in Atri in 1980, eclectic artist, he works in contemporary art with conceptual works. His works include paintings and installations, but he also focuses on photography, sculpture and video. His latest experiments stem from his obsessive search for perfection, through hyper-realistic works that enhance emotions and reduce the distance between reality and fiction. He has participated in several collective and personal exhibitions at galleries and institutions of different cities, both in Italy and abroad, including the 54th Venice Biennale art international exhibition. He has recently been the guest of several exhibitions, including a personal one, at Fondazione Museo Pino Pascali. In 2014 he collaborated with a well-known English corporation on an advertising campaign, which had global visibility. In the last few months he has been working in several contemporary art international exhibitions in Europe.
Tutto è partito da una intuizione del maestro Francesco Sannicandro, artista nato in una città di ulivi, a Bitonto, in Puglia. “Olio d’Artista” ora è una mostra itinerante in continua evoluzione. Le opere esposte a Olio Officina Festival hanno avuto un grande successo, apprezzate per l’originalità e la volontà di ridare un’altra vita, e un’identità fuori dagli schemi, a contenitori vuoti, destinati a essere riempiti di una materia prima viva come l’olio da olive. Il contenitore dell’olio, smembrato in più parti, a volte frantumato, rivestito, e perfino ricreato ex novo, annuncia senza essere blasfemi - la sua transustanziazione, il suo trasformarsi in qualcosa di diverso e altrettanto significativo. L’olio da olive, con questa operazione artistica collettiva, diventa così il protagonista assente. Attraverso i suoi contenitori, non è più una materia grassa tra tante altre disponibili in commercio, ma diventa simbolo di una civiltà che viene decodificata e riconsegnata a nuova vita, proprio attraverso i segni distintivi dei contenitori destinati ad accoglierlo. It all started from an insight given by master Francesco Sannicandro, an artist born in an olive-tree rich town, Bitonto, in the Italian region of Apulia. “Olio d’Artista” is now a constantly evolving traveling exhibit. Works exhibited at Olio Officina Festival have been extremely successful, have been valued for their originality and for aiming at giving new life and out-of-thebox identity to empty containers, which are going to be filled with living raw materials, including olive oil. The oil container, dismembered into several parts, sometimes broken, coated and even recreated from scratch, announces – without being blasphemous – its transubstantiation, its transformation into something different and equally significant. In this collective art operation, olive oil therefore becomes the absent protagonist. Through its containers, it is no longer one of the several fats that can be purchased, but rather becomes the symbol of a civilization that is decoded and acquires a new life, through the distinctive features of containers that are going to host it.
agrimidario.com
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L’arte ci apre a un nuovo approccio con i contenitori dell’olio, andando oltre la consuetudine e invogliando a creare felici e imprevedibili commistioni tra i contenitori destinati comunemente al commercio – che in genere appaiono inespressivi e castigati, inutilmente austeri e comunque imprigionati da troppe (e pletoriche) diciture imposte da un legislatore bulimico che sottrae spazio alla creatività – e quelli che invece non sono soggetti ad alcun vincolo.
Art has led us to a new approach in olive oil containers design, which is no longer the usual one. It has indeed encouraged the creation of happy and unpredictable combinations of containers to be sold, generally inexpressive and upstanding, pointlessly austere and in any case imprisoned by too much (plethoric) wording imposed by bulimic policymakers taking away room from creativity, and containers that are free from any constraints.
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Luigi Caricato
Prezioso olio dal gusto delicato Quattro generazioni di esperienza per garantire un prodotto di alta qualità L’olio extra vergine di oliva Italo è altamente digeribile ed è indicato per tutti i cibi, a crudo come in cottura, frittura compresa. Estratto da La Cucina Italiana, febbraio 2017
La famiglia Giancola da quattro generazioni produce olio di qualità nel territorio del Teramano. Italo ha profumi freschi che ricordano il carciofo e il cardo, e un gusto morbido e vellutato, con note piacevolmente amare e piccanti. Buono con pappardelle al sugo di lepre, funghi porcini in insalata, carni al vapore e pesce crudo.
Fattoria del Torquato - Sant’Omero (TE) info@fattoriadeltorquato.it - www.fattoriadeltorquato.it
La regione Abruzzo, con decreto n. 2694 del 27 settembre 1996, ha riconosciuto la professionalità delproduttore e l’elevata qualità e genuinità del prodotto conferendoci l’ambito marchio Abruzzo Qualità.
Oro. Extravergine di liva Lasciati conquistare dall’olio EVO Fattoria del Torquato, autentico oro da olive 100% italiane della Masseria Sant’Omero.
© COPYRIGHT VETRERIA ETRUSCA SRL 2017
Colette Dop. Essenziale per i grandi extravergine.
Colette detta nuovi canoni di essenzialità per valorizzare le qualità degli oli extravergine di grande caratura. Colette è dotata di imboccatura DOP a tutela dell’inviolabilità del contenuto. Prodotta nel caratteristico colore Verdetrusco®, Colette è espressione dell’evoluzione della ricerca Vetreria Etrusca. Colette reaches a new level in conveying the image of a top quality extra virgin olive oil. Colette has been designed with a dop finish to provide tamper-evidence and an internal pourer for your premium product. Produced in unique Verdetrusco® glass colour, Colette’s evolution is the result of research by Vetreria Etrusca.
VETRERIA ETRUSCA Montelupo Fiorentino (Firenze - Italia) Tel. (+39) 0571 755.1
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