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INTERNATIONALMAGAZINE
LA BIOGRAFIA DEGLI OLIVI THE BIOGRAPHY OF OLIVE TREES
08
primavera spring 2019
OLIVETO MONDO OLIVE GROVE WORLD
ISSN 2611-5239
ISBN 978-88-94887-22-8
9 788894 887228
euro 12,00
dal 1951
LA QUALITÀ PER TRADIZIONE
L’OLIO PER PASSIONE Da decenni ascoltiamo la natura per coltivare la qualità e mettiamo la nostra passione per fare dell’olio un tesoro da scoprire e da gustare ogni giorno.
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OLIO DI FRANTOIO
OLIO DI FRANTOIO OLIO DI FRANTOIO
gli artisti per l’olio artists for oil
Tre opere pittoriche che pongono l’attenzione sulle piante di Bonsai di olivo. L’olivo è diffusissimo in Puglia, mia terra d’origine. Ogni pianta di olivo è l’unico elemento pittorico della composizione. L’opera rappresenta un’immagine senza spazio e senza tempo, come se fosse un’opera scultorea. Un fondo bianco, apparentemente vuoto, ospita tre Bonsai di Olivo in tre contenitori differenti. Le piante, si nutrono e crescono in contenitori/ oggetti riconoscibili, la cui solita funzione ben si discosta da quella rappresentata. Nell’opera Bonsai di olivo e innaffiatoio (1), il contenitore giallo che normalmente ha la funzione di dare acqua alla terra, ora la contiene. Nell’opera Bonsai di olivo in un barattolo di latta (2), il contenitore viene normalmente cestinato dopo il suo utilizzo, ora invece, dà vita a qualcos’altro. Nell’opera Bonsai di olivo in tazza (3), il contenitore normalmente ha lo scopo di contenere liquidi caldi o freddi, ora è la culla di un terreno fertile. È chiara la presenza di una metafora visiva, in quanto la Natura risulta essere presente in luoghi e in contesti astratti e irreali, che in maniera ludica giocano tra contenente e contenuto. Questo connubio tra Natura e oggetti apparentemente cosi lontani tra loro, sta a simboleggiare che, nonostante il disastro ecologico attuale e l’impoverimento delle aree verdi, la forza della Natura prevale sopra ogni cosa e in ogni dove. Three pictorial works that focus on bonsai olive trees. The olive tree is part of the landscape in Puglia, where I was born. The olive tree is the only pictorial element in each composition. The work represents an image out of space and out of time, as if it were a sculpture. An apparently blank white background is the setting for three different bonsai olive trees in three different containers. Plants are nourished and grown in recognizable containers or objects whose usual function is not the one being represented. In the work Bonsai Olive Tree and Watering Can (1), the yellow container is typically used to water soil. In the work Bonsai Olive Tree in a Tin Can (2), the container is typically thrown away after use, but here it gives life to something else. In the work Bonsai Olive Tree in a Cup (3), the container is normally used to serve hot or cold liquids, but here it is a cradle of fertile soil. There is an obvious visual metaphor, as Nature appears to be present in abstract and unreal places and contexts, in a playful contrast between container and content. This combination of Nature and objects apparently so far removed, symbolizes the force of Nature prevailing in everything and everywhere, despite today’s environmental disasters and the impoverishment of green areas.
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In copertina: 1. Bonsai di olivo e innaffiatoio 2. Bonsai di olivo in un barattolo di latta 3. Bonsai di olivo in tazza Anno: 2019 Dimensione: 50 x 70 cm Tecnica: smalto su tela Cover image: 1. Bonsai Olive Tree and Watering Can 2. Bonsai Olive Tree in a Tin Can 3. Bonsai Olive Tree in a Cup Year: 2019 Each: 50 x 70 cm Technique: enamel on canvas
L’autore della copertina The cover author Cristina Mangini, 1988 Artista che opera nel campo dell’arte contemporanea con passione e dedizione. Nel 2012 termina gli studi in “Arti Visive – corso Decorazione” presso l’Accademia di Belle Arti di Bari (Puglia, Italia). Nel suo poliedrico ed eclettico percorso di artista concettuale, spazia dal disegno alla pittura e all’installazione. Mangini ha uno stile ben delineato, preciso e ragionato e la sua produzione è in continua evoluzione e sperimentazione: le ultime ricerche si basano sulla rappresentazione di spazi illusionistici, forme organiche ed elementi naturali focalizzando l’attenzione verso gli oggetti, in particolar modo quelli che rievocano emozioni e moti interiori. La padronanza e conoscenza del disegno, la delicatezza del gesto pittorico e la sensibilità cromatica, rendono le sue opere originali, comunicative e ben strutturate. Elemento caratterizzante della sua produzione è Il vuoto rappresentato attraverso sfondi piatti a tinte uniche, in cui l’ombra e la luce sono elementi indispensabili per creare effetti tridimensionali in un movimento perpetuo il cui tempo è indefinito. Vive e lavora a Bari. A passionate, dedicated artist working in the field of contemporary art who completed her studies in the Visual Arts – Decoration Course at the Accademia di Belle Arti in Bari (Puglia, Italy). As a multitalented and eclectic conceptual artist, she ranges from drawing to painting and installation. Mangini’s style is well-defined, precise and reasoned, and her production shows continuous evolution and experimentation. Her most recent research is based on the representation of illusionistic spaces, organic forms and natural elements focusing on objects, especially those that evoke emotions and inner turmoil. Her knowledgeable drafting skills and delicate painterly stroke combined with a sensitive use of colour make her wellstructured artworks original and communicative.Her production is characterized by the void evoked through flat backgrounds in solid colours, in which shadow and light are indispensable elements for achieving threedimensional effects in perpetual motion in undefined time. Mangini lives and works in Bari.
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28 a EDIZIONE
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L’ULIVO ALBERO DELLA VITA
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Signa atque verba civitatis Butunti
L’opera dell’artista Nicola Petta si ispira alla ricca iconografia antica e medievale dell’albero della vita e riporta i vari riscontri del nome della città di Bitonto, nel nord della Puglia, dalle origini fino a Boccaccio. L’intento è di coltivare il senso di una cittadinanza consapevole, attraverso il recupero delle radici storiche. Nell’ulivo sono leggibili simbolicamente le generazioni che si avvicendano, nell’intreccio degli elementi del tronco. L’ulivo rappresentato da Petta accoglie fra i suoi rami le varie testimonianze scritte, contenute in forme circolari. Queste si armonizzano agli astri, il sole e la luna, che scandiscono il trascorrere del tempo.
THE OLIVE, TREE OF LIFE The work of the artist Nicola Petta is inspired by the rich ancient and medieval iconography of the tree of life and shows the various names used for today’s city of Bitonto, in central Puglia, from its origins through to the times of Boccaccio. The intention is to cultivate a sense of conscious citizenship, by exploring our historical roots. In the olive tree, successive generations can be read symbolically in the way in which the elements that make up the trunk are intertwined. Among the branches of Petta’s olive tree are a range of written testimonies, contained in a number of different circular shapes. These represent the stars, sun and moon, bodies which mark the passage of time. Nicola Petta, nato a Bitonto nel 1959, di formazione classica, laurea in Filosofia a Bari, con tesi in Storia della Scienza, è imprenditore nel campo della produzione dell’abbigliamento intimo. Nelle sue opere accosta e fa interagire scrittura e immagini.
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Nicola Petta, was born in Bitonto in 1959. He studied Classics at school, graduating in Philosophy from Bari University, with a thesis in History of Science, and is now a lingerie manufacturer. In his artworks, he combines script and images.
Agroalimentari del Colle Santeramo (Bari) - Italia masserie.com
Francesco Paglialunga, Radici, 2017
index 08 01 Gli artisti per l’olio Artists for oil Cristina Mangini
03 L’ulivo albero della vita The olive, tree of life Nicola Petta
10 Portraits in oil Stars at the Olio Officina Festival 2019 photo by Gianfranco Maggio
24 Un albero di nome olivo 14 Editoriale Editorial Più olivi per non perdere la nostra identità A tree called Olive 18 More olive trees, so as to protect our identity by Salvatore Camposeo by Luigi Caricato
20 22
30 La biografia degli olivi Gli olivi si raccontano 41 The biography of olive trees Olive tree autobiographies
Nel cuore vivo delle parole Vedi alle voci òlea, oleastro, olivagione, olivastro, olivo In the living heart of words See under òlea, oleastro, olivagione, olivastro, olivo
47 Nuovi custodi per il paesaggio dell’ulivo New custodians for the olive landscape
by Daniela Marcheschi
by Giorgio Barbaria
48 L’olivo secondo Aldous Huxley 50 The olive tree according to Aldous Huxley by Giuseppe Barbera
52 Gli olivi di Salvador Dalí a Port Lligat Salvador Dalí’s olive trees at Port Lligat foto reportage photo feature by Gianfranco Maggio Angelo Ruta, 2002
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CP499IT_1118
index 08 56 Intervista a Interview with Pasquale Manca C’è una Italia che crede nell’olivo 61 The Italy that believes in olive trees
102 Nuove tendenze Un abito per gli oli monovarietali 106 New trends Dressing monovarietal oils
64 Intervista a Interview with Michele e and Salvatore Bono L’olivo viaggia ad alta densità 69 The high-density future of olive farming
108 In questo universo di cultivar In this universe of cultivar
by Luigi Caricato
by Luigi Caricato
72 Gli olivi del Pakistan 80 The olive trees of Pakistan
by Daniela Marcheschi
by Salvatore Camposeo
131 Figlie di un germoplasma minore Daughters of lesser-known olives
by Stefano Valle, Aleandro Ottanelli
84 Camminare tra gli olivi 90 If only we could criss-cross among the olive groves by Maria Carla Squeo
92 Green Life 98 Green Life by Remi van Oers 100 101
Fenomenologia degli oli monovarietali Phenomenology of monovarietal oils
by Luigi Caricato
Doriano Strologo
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INTERNATIONALMAGAZINE Copertina Cover Bonsai olivo e innaffiatoio
Pubblicazione trimestrale, primavera 2019, anno 3, numero 8 Quarterly magazine, spring 2019, year 3, issue 8 ISSN 2611-5239 Olio Officina (International ed.)
Bonsai Olive Tree and Watering Can
by Cristina Mangini
Editore Published by Olio Officina Olio Officina Srl Società unipersonale Single-member company Via Francesco Brioschi 86 20141 Milano - Italia Milan - Italy Redazione Editorial office Via Giovanni Rasori 9 20145 Milano - Italia Milan - Italy Tel. 0039 02 8465223 Siti Internet Websites magazine olioofficina.it globe olioofficina.net festival olioofficina.com edizioni olioofficina.eu Posta elettronica E-mail in lingua italiana in Italian redazione@olioofficina.it in lingua inglese in English staff@olioofficina.net Direttore Editor-in-chief Luigi Caricato Coordinamento redazionale Editorial Coordination Maria Carla Squeo Art Buyer Maria Carla Squeo
Comitato scientifico Scientific Committee Luigi Caricato, Rosalia Cavalieri, Lorenzo Cerretani, Daniela Marcheschi, Antonio Monte, Massimo Occhinegro, Alfonso Pascale Hanno collaborato Collaborators Per i testi For the texts Giorgio Barbaria, Giuseppe Barbera, Salvatore Camposeo, Luigi Caricato, Gianfranco Maggio, Daniela Marcheschi, Aleandro Ottanelli, Maria Carla Squeo, Stefano Valle, Remi van Oers Stampatore Printed by Editrice Salentina, Galatina (Lecce) - Italia Distribuzione in libreria Bookstore Distribution Unicopli - Assago, Milano Pubblicità Advertising Olio Officina, pubblicita@olioofficina.it
Il numero 8 di OOF International Magazine, primavera 2019, è il supplemento del numero 296 della testata giornalistica Olio Officina Magazine, registrata presso il Tribunale di Milano, n. 326 del 18 ottobre 2013. Direttore responsabile: Luigi Caricato. La rivista OOF International Magazine viene distribuita in libreria e la si può ricevere anche direttamente al proprio recapito su abbonamento, in Italia, dove viene edita, come in altri Paesi (info: posta@olioofficina.eu). Costo dell’abbonamento a quattro numeri di OOF International Magazine: euro 48,00 per l’Italia, euro 70,00 per Europa e Bacino del Mediterraneo; euro 82,00 Americhe, Asia, altri Paesi dell’Africa; euro 90,00 per Oceania.
Progetto grafico e impaginazione Graphic Design and Layout Cristina Menotti, Fabio Berrettini
Issue no. 8 of OOF International Magazine, spring 2019, is the supplement of issue no. 296 of Olio Officina Magazine, registered at Milan Court under no. 326 on 18th October 2013. Managing Director: Luigi Caricato.
Fotografie Photos Gianfranco Maggio et al.
OOF International Magazine is distributed in bookstores and can also be delivered to the address of your subscription which can be in Italy, where it is published, but also in other countries (info: posta@olioofficina.eu). Subscription price for 4 issues of OOF International Magazine: 48 euros to Itay, 70 euros to Europe and the Mediterranean Basin; 82 euros to the Americas, Asia, other African countries; 90 euros to Oceania.
Illustrazioni Illustrations Cristina Mangini, Nebula (Giulia Serafin), Francesco Paglialunga, Nicola Petta, Angelo Ruta, Doriano Strologo
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Traduzioni Translations Angela Arnone, Anthony Green, Sarah Ponting, Simon Tanner, Ailsa Wood
PORTRAITS IN OIL
STARS AT THE OLIO OFFICINA FESTIVAL 2019 photo by Gianfranco Maggio Giordano Bruno Guerri, historian
Paolo Giordano, narrator
Paolo Lottero, digital strategist
Tony May, chef
Antonio Mele, creative director
Daniele Tirelli, economic analyst
Guido Novaro, creative director
Antonio Monte, architect
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Consorzio di Tutela Olio Extra Vergine di Oliva Garda D.O.P.
PORTRAITS IN OIL
STARS AT THE OLIO OFFICINA FESTIVAL 2019 photo by Gianfranco Maggio Giulia Serafin, illustrator
Jaime Lillo, manager
Manuel Marzari, chef
Valentina Cardone, entrepreneur
Rosalia Cavalieri, language theorist
Giovanni e Dora Desantis, entrepreneurs
Laura Turri, entrepreneur
Andrea Bertazzi, entrepreneur
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Foto di Gianfranco Maggio
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editoriale di Luigi Caricato INTERNATIONALMAGAZINE #08
a ragazzo mi aveva molto colpito un breve ma quanto mai potente ed efficace testo di un grande scrittore italiano, Giovanni Arpino - la cui opera, come spesso accade quando ci si congeda da questa vita terrena, è stata negli anni un po’ dimenticata, senza per questo minimamente sminuirne l’alta valenza letteraria dei suoi scritti. Nella prefazione a un prezioso quanto raro volume intitolato L’olivo, di cui è autore Napo Mastrangelo, Arpino scrisse in particolare di olivi “che ricordano l’uomo nei suoi movimenti, nella sua statura, nelle sue gesticolazioni”, precisando come l’olivo abbia di fatto “lo stesso volto dell’uomo: nelle sue lunghe cicatrici”. In un primo tempo, confesso che mi sembrava una esagerazione l’associare l’olivo all’uomo. La concepivo come una sorta di concessione poetica, un puro esercizio di stile, ma
PIÙ OLIVI
per non perdere la nostra identità poi, sostenuto nel tempo da molte altre letture analoghe, con protagonista l’olivo, compresi - e da allora senza mai più dubitare - come, effettivamente, non vi sia al mondo alcun albero, in natura, che si possa in qualche modo accostare alla specie umana quanto l’olivo. Sembrano, l’olivo e l’uomo, l’espressione della medesima identità. Ne è riprova il fatto che quest’albero così speciale e unico, anche in ragione del mito di Atena, segna la nascita stessa della polis, di una città forte e longeva, centro di vita civile e politica, oltre che luogo eletto e privilegiato di cultura. A rafforzare tale concetto, mi venne in soccorso anche un brillante saggio di Ildebrando Imberciadori, contenuto nel volume Storia dell’agricoltura europea, edito da Etas Libri nel 1980, dove veniva citato il professor Mario Marinucci, dell’Università di Perugia, che rivolgendosi ai suoi studenti sostenne senza alcuna esitazione che “l’olivo è il più umano degli alberi perché la sua natura, al pari di quella dell’uomo, è sommamente ricca di contrasti”. Lo disse in un italiano aureo, degli anni Cinquanta dello scorso secolo: la cima dell’olivo “s’er-
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editoriale
PIÙ OLIVI
per non perdere la nostra identità
ge splendente ma il tronco è nodoso, e i rami, contorti; la foglia è gentile ma aguzza; l’aspetto è dolce ma racchiude la forza di una vita di secoli; tenero è il frutto, dal nòcciolo durissimo, e dalla sua liquida essenza arde la fiamma che nutre e distrugge, e vita e morte s’incontrano, consacrate da essa, al pari della gioia dell’offerta e dell’estremo rito del sacrificio. La più sublime spiritualità e i più terreni aspetti si fondono, adunque, nell’olivo: per questo, è l’albero dell’uomo”. Sembra una storia d’altri tempi, raccontata in stile arcaico, ma è una realtà che a tutt’oggi resiste e sta in piedi: l’olivo è la pianta più umana che si possa immaginare. E, d’altra parte, senza l’uomo, ci sarebbe ancora l’olivastro, l’elemento selvatico che rappresenta, come è stato efficacemente evocato nell’Odissea di Omero, lo smarrimento e la perdita di sé, la condizione bestiale e la natura incontrollata e sovrana. L’olivo segna l’ingresso dell’uomo nella storia. Proprio per questo non possiamo spaventarci all’idea che l’olivo assuma oggi altre forme e sembianze, divenendo qualcosa d’altro rispetto al passato. Le piante si modificano, entrano in scena nuove cultivar. Si adottano nuovi criteri e modelli di coltivazione, nuove forme di allevamento. Si parla di alta densità, di miglioramento genetico. Oggi l’olivo tende a fare comunità e ad aggregarsi sempre più. Ai tempi di Cartagine, negli ultimi secoli avanti Cristo, la distanza tra gli olivi era di 13 metri e in un ettaro si coltivavano dai 30 ai 60 alberi. I nuovi impianti possono invece ospitare ben 400 olivi a ettaro. Si accorciano le distanze, fino a 5 metri l’uno dall’altro; ma si può arrivare anche a due mila alberi per ettaro e oltre, con un sistema super intensivo. Come lo stesso uomo che vive nelle grandi metropoli, in palazzi che ospitano centinaia o migliaia di individui. Tutto, nel tempo, si evolve; e tutte le olivicolture, tradizionali e moderne, possono convivere in relazione ai differenti luoghi, climi e orografie, in cui sono prefigurate. L’uomo e l’olivo hanno un destino comune. Più olivi si piantano e si coltivano, più la nostra identità resiste e procede avanti e inarrestabile nella storia. Poi tutto finirà, in un giorno imprecisato, come sempre, ma non è dato sapere come, quando e perché. Il volume L’olivo / The olive, di Napo Mastrangelo, è stato pubblicato nel 1982 in edizione bilingue italiano/ inglese, fuori commercio, per Fertimont, del Gruppo Montedison.
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editorial
by Luigi Caricato
MORE OLIVE TREES so as to protect our identity
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s a boy, I was very struck by a brief yet extremely powerful and effective essay by a great Italian writer, Giovanni Arpino – whose work, as often happens when we shuffle off this mortal coil, has gradually fallen into oblivion, without this in any way undermining the great literary value of his writings. In the preface to a rare and precious volume entitled L’olivo, written by Napo Mastrangelo, Arpino focussed on olive trees “that remind Man of his movements, his stature, his gestures”, pointing out that the olive tree has “the same face as Man, with its long deep scars”. At first, I have to confess that it seemed rather an overstatement to associate the olive tree with Man. I used to think of it as a sort of poetic licence, a pure exercise in style, but then, as over the years I went on to read many similar tomes on the olive tree, it occurred to me – a conviction that has grown stronger over time – that, in point of fact, there is no other tree, in nature, anywhere in the world that is as close to the human species as the olive. Man and the olive tree seem to be at one, the expression of a single identity. Proof of this lies in the fact that this tree, so special and so unique, which played a central role in the legend of Athena, marks the birth of the polis, of one of history’s greatest and longest-lived cities, the hub of civic and political life, as well as a vibrant cultural stronghold. In reinforcing this concept, I was also helped by a brilliant essay by Ildebrando Imberciadori, contained in the volume Storia dell’agricoltura europea [A History of European Agriculture], published by Etas Libri in 1980, in which he quoted Professor Mario Marinucci, of the University of Perugia, who told his students without hesitation that “the olive is the most human of trees because its nature, just like that of man, overflows with contrasts”. In his highly poetic Italian, from the 1950s, he spoke of the tip of an olive tree which “stands in all its splendour, and yet its trunk is gnarled, its branches twisted; its leaf is delicate yet sharp; its appearance is docile yet it contains the strength borne out of a life lived for centuries; its fruit is tender with a very hard pit, its liquid essence produces a flame that both nourishes and destroys, while life and death cross
paths, consecrated by it, the joy of the offering intertwining with the extreme rite of sacrifice. The most sublime spirituality and the most earthly aspects thus merge in the olive tree: that is why it is known as the tree of Man”. It might seem like a story from another era, told in an archaic style, but there is no getting away from the heart of the matter – the olive tree is the most human plant imaginable. And of course it goes without saying that if it hadn’t been for Man, all there would be is the oleaster, the wild olive tree that, as was effectively evoked in Homer’s Odyssey, represents the loss of self, the condition of beastliness and the uncontrollable might of Mother Nature. The olive tree marks Man’s entrance onto the stage of history. That is exactly why we should not be frightened by the idea of the olive tree today taking on other forms and features, becoming something different from what it was in the past. Plants change, and new cultivars arrive on the scene. New cultivation criteria and templates are being adopted, as are new training systems. That means high density, genetic improvement. Today’s olive trees tend to be grown as a sort of community, as if coming together to form a crowd. At the time of Carthage, though, just before the birth of Christ, olive trees would be planted 13 metres apart, with 30 to 60 trees per hectare. Modern plantings, meanwhile, can have up to 400 olive trees per hectare. The gap between trees has fallen to as low as 5 metres; but with a super-intensive system, there can be two thousand or more trees per hectare. Just like Man the city-dweller, stuffed into buildings holding hundreds or even thousands of people. Over time, all things evolve; and both traditional and modern olive-growing techniques can coexist, as required, in different places, to suit different climates, slopes and exposures. Man and the olive tree share a common destiny. The more olive trees that are planted and cultivated, the more our identity can hold firm and continue on its long journey. Then it will all come to an end, on an unspecified day, as always, but we cannot possibly know how, when and why.
The volume L’olivo / The olive, by Napo Mastrangelo, was published in 1982 in a bilingual Italian/English edition, not for sale, for Fertimont, a company in the Montedison Group.
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Nel cuore vivo delle parole
òlea, oleastro, olivagione, olivastro, olivo Vedi alle voci
di Daniela Marcheschi
Illustrazione di Angelo Ruta, tratta dal volume di Luigi Caricato, Il racconto dell’olio, edizione fuori commercio (2002) realizzata per conto dell’Unione europea.
Illustration by Angelo Ruta, taken from Luigi Caricato’s out-of-print volume Il racconto dell’olio (2002), published on behalf of the European Union.
Daniela Marcheschi è nata nel 1953 a Lucca, dove vive d’abitudine. È studiosa, docente e critico di letteratura italiana dagli orizzonti interdisciplinari e di fama internazionale. Ha curato fra l’altro i Meridiani Mondadori delle Opere di Carlo Collodi (1995) e Giuseppe Pontiggia (2004) e ha pubblicato diversi altri volumi. Alcuni dei suoi maggiori saggi si possono leggere nel libro Il sogno della letteratura. Luoghi, maestri, tradizioni (Gaffi, 2012). Per le edizioni Olio Officina ha pubblicato il volume Il volto umano dell’olio (2016) e curato l’antologia di poesia rurale La gravidanza della terra (2017), oltre a dirigere la rivista letteraria Corso Italia 7.
ÒLEA: sost. f., dal lat. scientifico ŏlĕa “oliva” e “olivo”, XIX sec., termine botanico dotto, per “olivo”. In Botanica, dal XVIII sec., indica pure un genere ampio di piante simili all’olivo. Oggi O.L.E.A. è la sigla dell’Organizzazione Laboratorio Esperti Assaggiatori dell’olio, che promuove da una decade un concorso nazionale degli oli con il Premio L’Oro d’Italia®: cfr. website lnx.olea.info OLEASTRO: sost. m., XIV sec.; dal lat. ŏlĕaster, -stri (cfr. s. v. OLIVASTRO), derivato di lat. olea, “olivo”. È termine botanico, che indica l’olivo selvatico od Olea europaea sylvestris. Si pensi alla regione storico-geografica sarda, detta per l’appunto Ogliastra. In merito all’uso agricolo dell’oleastro, cfr. A. Milella, il potere germinativo dei noccioli di oleastro (O. europea var. oleaster H) in rapporto al diverso stadio di maturazione delle drupe, Sassari: Gallizzi, 1960, estratto da «Studi Sardi», 3 (1960), 8, pp. 86-89. Per il valore simbolico religioso, cfr. almeno D. D’Elia, L’olivo e l’oleastro. Una prospettiva ecclesiologica in Cirillo d’Alessandria, Roma, Institutum Patristicum Augustinianum, 2006. OLIVAGIONE: sost. f.; lemma composto dal sost. “oliva” (cfr. s.v. OLIVA) e il suffisso “- gione” a nomen actionis, ossia a indicare “l’atto e il periodo della raccolta delle olive”. Si tratta di un neologismo, introdotto dall’oleologo Luigi Caricato, nel XXI sec., allo scopo di dare valore a una operazione colturale che non può essere confusa con altre generiche raccolte di frutti o ortaggi. Tale termine viene pertanto utilizzato espressamente per indicare sia l’atto del raccogliere, sia il periodo o stagione
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INTERNATIONALMAGAZINE #08
della raccolta delle olive. Cfr. L. Caricato, Oli d’Italia. Guida agli extra vergini regione per regione, Milano, Mondadori, 2001, e Id., Libero olio in libero Stato, Milano, OOF, 2018 (I ediz., Lucca, ZonaFranca, 2013). OLIVASTRO: sost. m., dal lat. ŏlĕaster, -stri “oleastro”, “olivo selvatico” (cfr. s. v. OLEASTRO), rifatto su “olivo”; XVII sec.: cfr. «Archivio Storico di Corsica», Volume 13, 1937, p. 263. Termine botanico che, in origine, indicava l’arbusto sempreverde della famiglia Oleacee, e con frutto drupaceo più piccolo dell’oliva: lat. Phillyrea angustifolia. Quindi, esteso ad altre famiglie per designare l’olivo selvatico, spontaneo o inselvatichito. Utilizzato per l’innesto in Sardegna, dove notevole è la macchia mediterranea: cfr. almeno G. Andria, Norme per l’innesto degli olivastri, Cagliari, Societa editoriale italiana, 1927. OLIVO O ULIVO: sost. m., dal lat. ŏlīvum, -i, “olio”; termine botanico per indicare l’Olea europaea, l’albero che produce l’oliva (v. OLIVA): “olivo”; XIV sec. Segno di pace: cfr. Dante, Purgatorio, II, 70-72: «E come a messagger che porta ulivo/ tragge la gente per udir novelle, / e di calcar nessun si mostra schivo»; e Boccaccio, Filocolo (Libro terzo): «pareva a Florio ch’ella [Biancifiore] gli porgesse in mano un ramo di verde ulivo e disparisse»; ma anche insegna di vittoria, come quella che ha Beatrice, in Purgatorio, XXX, 67-69: «Tutto che ‘l vel che le scendea di testa, / cerchiato dalla fronda di Minerva, / non la lasciasse parer manifesta». Secondo la celebre favola di Fedro (III, XVII), Minerva scelse di proteggere l’olivo per il suo frutto che è utile.
In the living heart of words
See under òlea, oleastro, olivagione, olivastro, olivo by Daniela Marcheschi
ÒLEA: n. f., from scientific Latin ŏlĕa “olive”, XIX century, academic botanical term, for “olive tree”. Since the 18th century, it has also described a broad genus of plants similar to the olive. Today, O.L.E.A. stands for Organizzazione Laboratorio Esperti Assaggiatori dell’olio (or Expert Tasters’ Workshop Organisation) which for the last decade has been holding a national contest for olive oils, the Premio L’Oro d’Italia®: see their website at http://lnx.olea.info/ OLEASTRO: noun m., XIV century; from the Latin ŏlĕaster, -stri (see under OLIVASTRO), derived from the Latin olea, “olive tree”. It is a botanical term, indicating the wild olive or Olea europaea sylvestris. It is also found in the name of the geographical/historical area of Ogliastra, in Sardinia. With regard to the agricultural use of the wild olive, see A. Milella, Il potere germinativo dei noccioli di oleastro (O. europea var. oleaster H.) in rapporto al diverso stadio di maturazione delle drupe, [The germinating power of seeds of wild olive (O europea var. oleaster H.) at various stages of ripening of the fruit]Sassari: Gallizzi, 1960, taken from «Studi Sardi», 3 (1960), 8, pp. 86-89. For its symbolic/religious value, see at least D. D’Elia, L’olivo e l’oleastro. Una prospettiva ecclesiologica in Cirillo d’Alessandria, [The olive and wild olive. An ecclesiastical viewpoint in Cyril of Alexandria] Rome, Institutum Patristicum Augustinianum, 2006.
Daniela Marcheschi was born in 1953 in Lucca, Italy, where she usually lives. She is a worldrenowned scholar, professor and critic of Italian literature having an interdisciplinary approach. Moreover, she was the curator of i Meridiani Mondadori of Opere by Carlo Collodi (1995) and Giuseppe Pontiggia (2004) and she published several other books. Some of her major essays are included in the book Il sogno della letteratura. Luoghi, maestri, tradizioni (Gaffi, 2012). For Edizioni Olio Officina she published the book lI volto umano dell’olio (2016) and was the curator of the rural poetry anthology La gravidanza della terra (2017), besides being the director of the literary magazine Corso Italia 7.
OLIVAGIONE: noun f.; term made up of the noun “oliva” (see under OLIVA) and the suffix “- gione” an action noun, to indicate “the act and period of harvesting olives”. In Italian, it is a neologism introduced by the blendmaster Luigi Caricato during the 21st century, in order to give value to a harvesting operation that cannot be confused with other generic harvesting of fruit or vegetables. The term is therefore used expressly to indicate both the act of harvesting and the olive harvest period or season. See L. Caricato, Oli d’Italia. Guida agli extra vergini regione per regione, [Oils of Italy. Guide to extra-virgin olive oils region by region], Milan, Mondadori, 2001, and by the same author, Libero Olio in libero Stato [Free Oil in a free State] Milan, OOF, 2018 (1st edition,Lucca, ZonaFranca, 2013). OLIVASTRO: noun m., from the Latin ŏlĕaster, -stri “wild olive” (see under OLEASTRO), derived from “olivo”; XVII century: see «Archivio Storico di Corsica», Volume 13, 1937, p. 263. Botanical term which originally indicated the evergreen shrub from the Oleacee family with a smaller fruit than the olive: Latin Phillyrea angustifolia. It was then extended to other families to designate the wild olive, , in a wild or feral state. Used for grafts in Sardinia, where the Mediterranean maquis scrubland is widespread: see at least G. Andria, Norme per l’innesto degli olivastri, [Rules for grafting wild olive] Cagliari, Società editoriale italiana, 1927. OLIVO o ULIVO: noun m., from the Latin ŏlīvum, -i, “oil”; botanical term indicating Olea europaea, the tree which produces olive fruit (see OLIVA): “olivo”; XIV century. Sign of peace: see Dante, Purgatorio, II, 70-72: «as to a messenger who bears an olive branch the people crowd to hear the news, / and no one heeds the crush»; and Boccaccio, The Filocolo (Book Three): «it seemed to Florio that she [Biancifiore] was handing him an olive branch and vanished»; but also is a sign of victory, as in the one held by Beatrice, in Purgatorio, XXX, 67-69: «Although the veil that fell from her head / encircled with Minerva’s leaves / did not let her be seen distinctly». According to one of Phaedrus’ fables (3, 17), Minerva chose to protect the olive tree because of the fruit that it yields.
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UN ALBERO DI NOME OLIVO Illustration Cristina ManginiÂ
di by Salvatore Camposeo
A TREE CALLED OLIVE 24
Salvatore Camposeo Docente presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, si occupa nell’ambito del Dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali in particolare di olivicoltura. È membro dell’Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio di Spoleto.
INTERNATIONALMAGAZINE #08
Salvatore Camposeo Professor at the Aldo Moro University of Bari, he works at the Department of Agri-environmental and territorial sciences, specializing in olive growing. He is a member of the Accademia nazionale dell’olivo e dell’olio, based in Spoleto.
Come e perché si chiama olivo How and why it got its name L’albero che siete abituati a individuare con questo nome appartiene a una specie arborea sempreverde che nel 1753 Linneo chiamò Olea europaea, per distinguerla da altre differenti specie e sottospecie di olivi, sia africane, sia asiatiche. Ancora oggi la classificazione botanica è in continuo aggiornamento. Per semplificare, ci riferiamo ora all’olivo europeo, il quale, a sua volta, comprende due varietà botaniche: quella selvatica (oleaster) e quella coltivata (sativa). Alla prima appartengono gli oleastri, ovvero gli olivi spontanei tipici della macchia mediterranea, caratterizzati da foglie piccole, di forma ellittica e di consistenza coriacea, da frutti piccoli, sferici, con poca polpa. Gli oleastri hanno l’aspetto di cespugli, spesso spinescenti, e non raggiungono grandi dimensioni; essi sono ormai reperibili solo nelle poche zone macchiose rimaste superstiti. Alla seconda, invece, appartengono gli olivi da frutto, coltivati nei campi, caratterizzati da frutti con polpa sviluppata, e che possono raggiungere dimensioni ed età notevoli.
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The tree we know by this name belongs to an evergreen arboreal species that in 1753 Linnaeus called Olea europaea, to distinguish it from other African and Asian species and subspecies of the olive. Even today its botanical classification is constantly being updated. To simplify, we now refer to the European olive, which, in turn, includes two botanical varieties: wild (oleaster) and cultivated (sativa). To the former belong the oleasters, or wild olive trees typical of the Mediterranean scrubland, characterized by small elliptical, leathery leaves, with small, spherical, thin-fleshed fruits. Wild olive trees have the appearance of bushes, are often spiny, and remain small in size; they can now only be found in the few remaining areas of natural Mediterranean scrubland. The second group, meanwhile, includes fruit olives with thick-fleshed fruits, which are cultivated in olive groves and can reach considerable size and age.
Quando tutto ebbe inizio. Come è nato l’olivo How the olive tree was born Tutte le cultivar, cioè le varietà coltivate di olivo, derivano dall’oleastro, ovvero la varietà selvatica, per addomesticazione. Tutto iniziò al termine dell’ultima era glaciale, circa sette mila anni fa, quando l’uomo cominciò ad addomesticare gli oleastri sopravvissuti alla glaciazione, arroccati in quattro zone-rifugio sparse dal medio oriente alla penisola iberica. L’addomesticazione dell’olivo europeo procedette per incrocio e per selezione e sono sempre più certi contributi genetici di specie di olivo africane. La formazione delle attuali piattaforme eliografiche, così ben differenziate tra loro, è il risultato anche delle migrazioni umane dall’oriente verso l’occidente del Mediterraneo, soprattutto fenicie e greche. Le cultivar di olivo, tuttavia, conservano moltissimo del patrimonio genetico degli oleastri da cui sono derivati e la gran parte di esse presenta caratteri di produttività e vigoria poco ‘gentili’. La domesticazione dell’olivo è ancora in corso e, purtroppo, per motivi ‘culturali’, procede molto lentamente.
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All the cultivars, that is the farmed varieties of olive trees, derive from the oleaster, or wild variety, by means of domestication. It all started at the end of the last ice age, about 7,000 years ago, when man began to farm the wild olive trees that had survived glaciation in four refuge zones distributed in the area from the Middle East to the Iberian Peninsula. The domestication of the European olive tree involved crossing and selection, and genetic studies increasingly point to the use of African olive species in this process. The formation of the well differentiated current cultivars is also the result of human migrations – especially of Phoenicians and Greeks – from the eastern to the western Mediterranean. Olive cultivars, however, retain a great deal of the genetic heritage of the oleasters from which they derive, and most of them display somewhat ‘wild’ productivity and vigorous growth. Olive tree domestication is still ongoing and, unfortunately, for ‘cultural’ reasons, is an extremely slow process.
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È un albero o un cespuglio, l’olivo? Is the olive a tree or a bush? Quando si pensa a un olivo coltivato, lo si immagina come un albero, in tutte le sue varianti di forme e dimensioni; le varianti sono tante quante le cultivar e gli ambienti di coltivazione. Oggi coltiviamo olivi alti 15 metri e olivi alti 3 metri, con fittezze in campo che vanno da appena 50 alberi fino ad arrivare a 2 mila alberi in un ettaro. Ora, si immagini un olivo che non sia stato potato per alcuni anni e si vedrà cambiare completamente l’aspetto. Si noterà l’albero-olivo trasformarsi nel cespuglio-olivo. Perché avviene questo? Il portamento ‘naturale’ dell’olivo è il cespuglio, non l’albero, e questo importante carattere botanico lo ha ereditato direttamente dall’oleastro. Questa metamorfosi può avvenire grazie a una serie di organi specializzati, quali ovoli, corde e soprattutto gemme avventizie. Questi stessi organi, tra l’altro, gli permettono di riparare i danni da gelo, da fuoco, da taglio, da malattie... e allungare la vita biologica dell’olivo. Quando coltiviamo l’olivo, con la potatura l’agricoltore conferisce e mantiene nel tempo la forma di allevamento ad albero, che di conseguenza è l’aspetto ‘artificiale’ che esso assume a fini produttivi. L’olivo, tuttavia, non dimentica il suo portamento naturale che, alla prima occasione, rispunta inesorabilmente.
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When we think of a cultivated olive, we imagine it as a tree, in all its various shapes and sizes; the variants are as many as the cultivars and growing areas. Today we grow olive trees ranging from 3 metres high to 15 metres high, with planting densities ranging from just 50 trees to 2,000 trees per hectare. Now, take an olive tree that hasn’t been pruned for a few years; you will see that its appearance has changed completely, as the olive tree turns into an olive bush. Why does this happen? The ‘natural’ state of the olive is a bush, not a tree, and it has inherited this important botanical feature directly from the wild olive. This metamorphosis can take place thanks to a series of specialized organs, such as ovules, ribs and above all adventitious buds. These same organs, among other things, allow the tree to repair damage caused by frost, fire, pruning or disease, and to extend its biological life. In olive farming, the farmer gives the olive the shape of a tree and maintains this over time by means of pruning. The tree is consequently an ‘artificial’ expression used for production purposes. The olive tree, however, does not forget its natural form, to which it reverts at the first opportunity.
Quanto può vivere un olivo? Un olivo, se coltivato, può vivere anche migliaia di anni. Alcuni suoi organi, che sono parte della pianta, permettono di ricostituire le parti morte. I diversi organi dell’albero hanno tuttavia longevità biologiche molto diverse. Gli organi che raggiungono le età venerande di decine di secoli sono quelli ipogei, come le branche radicali e la ceppaia, perché sono le parti meno esposte a stress e a danni che, invece, possono colpire gli organi epigei, quali il tronco e le branche. Branche e rami sono periodicamente rinnovati con la potatura. Le foglie dell’olivo sono molto longeve e possono arrivare fino a tre anni di età. L’olivo è una specie sempreverde proprio per questo: prima che le vecchie foglie cadano, esse sono già state sostituite da quelle mature e da quelle giovani, nate, rispettivamente, una o due primavere prima. Le foglie vecchie dell’olivo cadono generalmente all’inizio dell’estate. Le foglie nascono sui nodi dei germogli, dove si originano anche le gemme normali, a legno o a fiore. Il germoglio dell’olivo si sviluppa in seguito alla schiusura di una gemma a legno; la crescita è intensissima nei primi due, tre mesi di vita e termina all’inizio dell’estate, quando raggiunge il suo massimo accrescimento. Solo in alcune condizioni, climatiche e colturali, il germoglio riprende ad allungarsi dopo l’estate o in autunno. In ogni caso, il germoglio dell’olivo non vive più di sette mesi e, lignificandosi, dà origine a un nuovo organo: il ramo. Il ramo è l’organo che porta le gemme, a fiore e a legno, in numero variabile a seconda di quanto si è allungato il germoglio. Esso passa l’inverno quiescente e la primavera successiva dalle sue gemme si origineranno i nuovi germogli, con le nuove foglie, e le mignole, con i fiori e i frutti. Il ramo passa il suo secondo inverno quiescente e, se non sarà potato, la primavera successiva si svilupperà in un nuovo organo: la branca. Il ramo di olivo vive circa diciotto mesi, mentre la branca ogni primavera aumenterà di calibro, dando origine a branche sempre più grosse che potranno vivere secoli. Il fiore dell’olivo è, invece, l’organo più effimero poiché, una volta formato vive sette, dieci giorni al massimo, per lasciare il posto, se tutto è andato bene, al frutto e… all’olio. Il frutto nasce all’interno del fiore, in seguito alla fecondazione. Cresce per tutta l’estate e in autunno inizia a maturare. Una volta maturo il frutto muore, all’età di sei, otto mesi, si stacca dal ramo e cade, se nessuno lo ha raccolto per tempo.
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How long can an olive tree live? An olive tree, if cultivated, can live for up to thousands of years. Some of the plant’s organs make it possible to reconstitute the dead parts. However, the various organs of the tree have widely varying biological lifespans. The organs that reach the venerable ages of over a thousand years old are below ground (hypogeal), such as the roots and the stump, because they are the parts less exposed to stress and damage, unlike those above ground (epigeal), such as the trunk and the branches. Branches and twigs are periodically renewed as a result of pruning. Olive leaves are very long-lived, reaching up to three years of age. The olive is an evergreen species precisely for this reason: before the old leaves fall, they have already been replaced by the mature and young leaves, which sprouted, respectively, one or two springs previously. The old olive leaves generally fall in early summer. The leaves grow on the knots of the shoots, where the normal, wood or flower buds also originate. The olive’s shoots develop following the opening of a wood bud; the growth is very intense in the first two or three months of life and ends at the beginning of the summer, when it reaches its maximum growth. Only in certain climatic and cultural conditions does the shoot start to lengthen again
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after the summer or in autumn. In any case, the olive tree shoot does not live longer than seven months, and as it lignifies it creates a new organ: the twig. The twig is the organ that bears the flower buds and wood buds, whose number varies depending on how long the shoot has become. It passes the winter in a dormant state, and the following spring its buds will give birth to the new shoots, with new leaves, and the olive blossoms, with flowers and fruit. The twig passes its second dormant winter and, if it is not pruned, the following spring will develop into a new organ: the branch. An olive twig lives about eighteen months, while a branch will increase in girth each spring, giving rise to increasingly large branches that can live for centuries. The olive blossom is, instead, the most ephemeral organ since, once formed it lives seven-ten days at most, to be replaced, if everything goes well, by fruit which gives us ... oil. The fruit originates inside the flower, following fertilization. It grows throughout the summer and begins to ripen in autumn. Once ripe, the fruit dies, at the age of six-eight months, falling off the branch, if no one has picked it in time.
La biografia degli olivi
C
ome per gli umani, anche per gli olivi esiste una anagrafe che li censisce. Si chiama germoplasma, e in questa casa comune sono accolte tutte, o quasi, le varietà di olivo conosciute al mondo. Sono 1200 e più quelle catalogate; non c’è tuttavia un dato preciso, manca un coordinamento efficace. Non è facile. Anche il filosofo e botanico Teofrasto, nel trattato Historia Plantarum (Περὶ Φυτῶν Ιστορίας) – nel III secolo avanti Cristo – provò, pur tra molte difficoltà, a identificare e classificare le varietà di olivo allora coltivate in Grecia. Dall’antichità ad oggi vi è a disposizione una vasta bibliografia, ma la parte più complessa sta tutta nell’affrontare le tante omonimie e sinonimie. Non mancano imprecisioni e omissioni, ma, pur nell’incertezza dei dati, ciascun Paese dalla solida tradizione olivicola dispone tuttavia di un proprio catasto. Esistono anche “campi collezione” in cui sono presenti tutte, o quasi, le varietà. Due dei quali, in particolare, sono da ritenere “ufficiali”, nel senso che sono stati realizzati sotto l’egida del Consiglio oleicolo internazionale. Si trovano a Córdoba, in Spagna; e a Marrakech, in Marocco, che è senza alcun dubbio il più aggiornato tra tutti. In questi due campi collezione sono catalogati e coltivati con ogni cura gli olivi del mondo, per conservarli e renderli disponibili. Nel corso dei secoli, le molteplici varietà di cui disponiamo, dette anche cultivar, si sono via via evolute, mutando, assumendo nuovi nomi, nuove identità e conformazioni. Tutto cambia e nulla è mai perenne. Di conseguenza, entrano puntualmente in scena anche nuove selezioni di genotipi. Ci sono cultivar “madri” (capostipiti), cultivar “figlie” (cloni) e cultivar “popolazione”. I vivaisti, dal canto loro, quando sono in grado di presentare un prodotto sano e certificato, tracciato, cercano di aiutare in questo percorso virtuoso gli olivicoltori. Noi abbiamo individuato alcune cultivar, le più rappresentative tra quelle storiche, di cui riportiamo le “biografie”, ma ci sono nuove selezioni che si presentano costantemente all’appello. C’è grande attenzione e curiosità intorno alla vasta comunità degli olivi.
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Illustration Nebula
english on page 41
Gli olivi si raccontano Raccontare tutti gli olivi è impossibile. Ne abbiamo scelti solo alcuni, attingendo dall’immenso ed esteso oliveto mondiale, con una predilezione per l’area mediterranea, dove la coltura è preponderante. In realtà non li abbiamo raccontati noi, hanno fatto tutto da sé gli alberi, così compiaciuti di potersi raccontare. Piante, olive, foglie e noccioli sono stati illustrati con ogni cura da Nebula. La conformazione dell’albero è stata affidata alla libera interpretazione artistica dell’illustratrice, sganciandola volutamente da specifiche forme di allevamento. Della pianta, in particolare, sono stati presi in considerazione, per quanto possibile, i tre elementi cardine caratterizzanti la cultivar: vigorìa, portamento e densità della chioma. Le foglie sono state illustrate riprendendo la sola pagina superiore. Il frutto, ovvero la drupa, l’oliva, così come pure il nocciolo, l’endocarpo, riprendono fedelmente forme, basi, apici, colori, lenticelle e simmetrie originarie.
Italia
Bosana
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Io sono un albero italiano. Mi trovate soprattutto in Sardegna, dove mi utilizzano per ricavare l’olio dalle mie olive. Ho un portamento espanso e mi apprezzano perché mi adatto con estrema facilità a ogni ambiente dell’isola. Confesso tuttavia di trovarmi molto bene ad Alghero, con vista mare. Ho anche tanti nomignoli, ma preferisco essere per tutti la Bosana. Qualcuno per affetto mi ha chiamato la “perla”, perché sono preziosa: l’olio che si ricava dalle olive è sempre abbondante. Sono un albero generoso, che non si stanca mai di produrre. Qualcuno si affeziona così tanto che dai miei frutti ricavano anche le olive nere per la tavola.
Casaliva
Io sono il re della zona del lago di Garda e mi trovo d’abitudine tra Lombardia, Veneto e Trentino. Sono italiano, e ne vado fiero. Ho tanti nomi, qualcuno mi chiama perfino Gentile, ed effettivamente lo sono. I miei frutti non sono però molto grandi, ma sono così affezionati a me che non si distaccano facilmente. Che ci volete fare? I miei pargoli amano starsene sull’albero. Gli olivicoltori devono portare pazienza. Vengono però compensati dall’elegante forma ovoidale delle mie olive, ma soprattutto dalla bontà del mio olio. Sono così orgogliosi di me che al momento di estrarre l’olio in frantoio vogliono tutti confezionarlo con la denominazione di origine Garda.
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La biografia degli olivi
Italia
Cellina di Nardò
Io sono felice di potermi raccontare. Sto vivendo un periodo difficile con la Xylella fastidiosa che sta invadendo le campagne del Salento, ma resisterò, perché ho tanta storia sulle spalle. Sono un albero vigoroso e rustico e ce la metterò tutta. Sono orgoglioso di me stesso, ho un portamento assurgente e una chioma folta come i divi del rock mentre si esibiscono ispirati sul palco. Ho sempre dato i miei frutti con generosità, non mi sono mai tirato indietro. Dalle mie olive, piuttosto caparbie perché non si distaccano con agio, si ottiene poco olio ma eccellente. Se in frantoio le mie figliole olive giungono per ottobre, possono far dono a tutti di un olio da capogiro.
Coratina
Io sono l’albero che domina la scena da protagonista. Le mie olive sono così generose da fornire, a tutti i confezionatori, l’olio italiano che risolve ogni esigenza. Non è un caso che mi abbiano molto a cuore, perché se si tratta di rinvigorire un olio che si sta addormentando, io sono quello che con le mie olive fornisce lo sprint giusto. Sono anche un po’ presuntuoso, come tutti coloro che si sentono indispensabili. Dico sempre che i miei pargoli sono ricchi di polifenoli, e così si aprono volentieri le cisterne di ogni azienda confezionatrice. Ho una chioma elevata, per quanto grande è il mio ego, e ho pure un portamento espanso. Qualcuno, per denigrarmi, dice che genero oli troppo amari, ma è tutta invidia.
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Italia
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Frantoio
Io sono io, e basta. Non ho altro da aggiungere. Tutti dicono di avermi dato i natali, ma per non far litigare nessuno, per essere amato come sempre da tutti, da gran ruffiano quale sono dico di provenire dall’Italia centrale. Con questo stratagemma i campanilismi li spengo subito sul nascere. Ma il fatto è che io ho grandi aspirazioni, mi coltivano in tanti altri Paesi e voglio continuare a dominare la scena mondiale, non posso perdermi in chiacchiere. Sono un vero big, ma non faccio spettacolo, mi concentro solo per produrre quante più olive possibili. Cosa ho di cosi speciale? I miei pargoli assicurano una buona resa in olio e quello che finisce in bottiglia fa la sua bella figura.
Leccino
Io sono l’altro albero, il fraterno e solidale amico del Frantoio. Spesso ci vedete insieme, se non in campagna, in bottiglia, quando le nostre olive diventano olio. Sono anch’io molto amato, ma resto umile. Nessuna arroganza, anche l’olio che i miei pargoli contengono è armonioso, morbido, equilibrato, tendenzialmente dolce, come lo sono io, che ogni anno genero tante olive. Ho una produzione precoce, costante ed elevata. Piaccio al punto da essere presente in più Paesi, anche se sono nato in Italia, tra Toscana e Umbria, ma mi trovate ormai dappertutto. Qualcuno si lamenta perché dalle mie olive si estrae poco olio, ma non si può avere tutto: accontentatevi dei miei tanti pregi.
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La biografia degli olivi
Italia
Moraiolo
E io sono l’altro albero, molto legato affettivamente a Frantoio e Leccino, tant’è che in molti parlano della triade magica. Le nostre olive si trovano insieme in tante bottiglie d’olio, soprattutto in Toscana. Ma io sono di casa in tutta l’Italia centrale, e in Umbria credono così tanto in me che vanno pazzi per l’olio contenuto nelle mie olive. Produco molto bene, con costanza e generosità, mi impegno al massimo e i miei frutti sono riuniti in grappoli: fanno tenerezza a vederle insieme le mie olive. Sono sferiche e leggermente asimmetriche, con un apice rotondo e una base arrotondata. Insomma, sono belle anche da vedere. Io a volte mi do’ delle arie ed esibisco l’alto contenuto in polifenoli. Cosa volete? Non siamo solo alberi austeri.
Nocellara del Belice
Un mio biografo ha scritto che sono un albero che produce olive espressamente da tavola, ma io negli anni ho dimostrato di avere dei pargoli da cui è possibile ricavare oli - permettetemi di dirlo, senza vanagloria – eccellenti, molto profumati. Faccio il mio lavoro con serietà, ho una produttività elevata e costante. Tutti mi cercano, ma ho casa soprattutto nelle campagne della Sicilia occidentale. I miei frutti sono prodigiosi nella preparazione delle olive verdi in salamoia, per via della elevata consistenza della polpa. Sono olive di forma sferica e asimmetrica e hanno un peso elevato. La loro polpa si distacca dal nocciolo in modo agevole. Faccio, insomma, la mia bella figura.
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Italia
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Taggiasca
Io sono la più amata dagli italiani, ma la mia fama si è estesa ormai ovunque. Tutti mi cercano e anch’io cerco di darmi un tono. La classe non è acqua, dice il proverbio. E infatti io vado subito al dunque: anche se sono piccolini i miei frutti, mi concentro molto sul mio lavoro, ho una produttività elevata e costante. Sono ligure, non disperdo energie. I botanici mi classificano come cultivar da olio, ma io ci scherzo su e non dico nulla perché sono educata. In realtà riscuoto un grande successo commerciale anche come oliva da tavola, vesto sia in nero, sia in tonalità cangiante. Alcuni anziani si ostinano a chiamarmi Lavagnina, Oliva di Taggia, Tagliasca, ma io sono Taggiasca per tutti. Un nome, una garanzia.
Italia, Slovenia, Croazia
Bianchera, Belica
Io mi chiamo con più nomi, ma sono sempre io: Bianchera, Belica. Varco i confini della Venezia Giulia, in Italia, e quelli istriani di Slovenia e Croazia. Se non fosse per questioni di geopolitica, io potrei chiamarmi tranquillamente Bianca istriana, nome fascinoso, non c’è che dire, con il quale sono pure conosciuta. Sono un onesto lavoratore e la mia vigoria elevata di albero dal portamento assurgente e dall’alta densità della chioma, dimostrano che ce la metto tutta per essere una pianta bella e produttiva. I miei pargoli non ne vogliono sapere di staccarsi da me, maturano tardi e resistono al distacco, ma quando si offrono all’olivicoltore lo compensano con un olio ragguardevole, fine ed elegante.
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La biografia degli olivi
Spagna
Arbequina
Eccomi qui a presentarmi in tutta la mia storia di cultivar d’olivo. Sono un albero nato in Spagna, ma riscuoto successo in molte altre parti del mondo, dove apprezzano le mie qualità di olivo produttivo e generoso. In Catalogna ho il mio regno, ma mi trovate anche in Andalusia e in Aragona. Tra tutti i Paesi che mi vogliono bene c’è pure l’Argentina. Le mie olive prediligono impegnarsi nel produrre olio. E tutti d’altra parte riconoscono l’alta qualità del mio olio, l’armonia e finezza. Delle mie olive apprezzano anche il fatto che si estragga molto olio. Quindi, se volete adottare un albero, sappiate che mi impegno per il bene comune: infatti mi trovate anche in piantagioni intensive. Mi adatto ovunque.
Cornicabra
Non provo alcuna invidia per gli alberi Picual o Arbequina, anche se loro sono ben più numerosi della mia famiglia. Io sono orgoglioso dei miei frutti. Chi decide di impiegarmi per ricavare olio dalle mie olive, trova in me un alleato fedele. Ho una produttività elevata di cui sono fiero. Qualcuno fa storie perché produco in maniera alternante, ma, cosa volete? Ho bisogno dei miei tempi, di riposarmi e riflettere. Basta con questa modernità che vuole tutto, sempre e subito. La resa in olio dei miei pargoli è elevata e non c’è extra vergine che non sia buono e di alta stabilità. Volete forse insinuare che ho dei limiti? Che la mosca olearia va pazza per le mie olive? Se sono così buone che ci volete fare?
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Spagna
INTERNATIONALMAGAZINE #08
Hojiblanca
Sono orgoglioso dei miei natali. La Spagna può andarne fiera. Mi vogliono così bene che mi apprezzano perché ho frutti, come dicono i botanici, a duplice attitudine. I miei pargoli ci mettono l’anima: si concedono per tramutarsi all’occorrenza in olive da tavola o in olive da olio. Siamo una famiglia di onesti lavoratori. Io sono un albero dalla produttività elevata, poi, certo, anche un po’ alternante, ma mi trovate diffuso perlopiù nelle province di Cordoba, Malaga, Siviglia e Granada e nessun olivicoltore si è mai lamentato. I miei frutti fanno la loro bella figura quando vengono utilizzati per la concia in nero: sono gustosissimi, e pazienza se il distacco della polpa dal nocciolo sia difficile. Non si può avere tutto dalla vita.
Picual
Sono io, sono io. Non vi è altro albero al di fuori di me che possa dominare con la medesima determinazione la scena olivicola mondiale. I miei amici olivi sono bravi ragazzi, ma non esprimono la mia potenza di incontrastato signore assoluto dell’oliveto mondo. E ora fotografatemi pure, ma non concedo interviste, a lungo gli italiani hanno denigrato i miei frutti, accusandoli di dar luogo a oli dall’odore di pipì di gatto, quasi fossero infestati di acido fenico. Poveretti, non controllando i propri sentimenti di paura per l’avanzata internazionale della Spagna ne denigrano l’olio. Mi viene da sorridere. Io intanto vi dico che Jaén è la mia patria, ma mi trovate sia nella provincia di Granada, sia in quella di Cordoba, ma sto ovunque. Quando raccolgono le olive in ottobre, i miei oli sono insuperabili per l’eccellenza che esprimono. Tranquilli, resterò l’imperatore assoluto ancora per molti altri secoli.
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La biografia degli olivi
Spagna
Picudo
Sono anch’io orgoglioso di essere un olivo spagnolo. Mi trovate perlopiù nelle province di Cordoba, Granada, Malaga e Jaén. Dedico i miei frutti agli amici olivicoltori che credono nella bontà dell’olio. Se non mi sono diffuso molto è perché oggi tutti vogliono meccanizzare, preferendo alberi più di buon carattere. Io ho i miei pargoli che hanno una elevata resistenza al distacco e senza di me soffrono e fanno i capricci. Quando però le olive sono raccolte, l’eccellenza degli oli ripaga lo sforzo. Gli oli che estraggono dai miei frutti entrano in buona parte nelle bottiglie della Dop Baena. Che dirvi altro? Chi mi osserva da lontano mi vede tutto vigoroso e dal portamento espanso.
Grecia
Koroneiki
Sono il sano orgoglio della mia patria, la Grecia. Mi trovate nel Peloponneso, come pure a Zante, a Creta e a Samo. Diciamo pure che tutto il Paese mi riconosce il ruolo di leader incontrastato degli oliveti. Più della metà della superficie coltivata a olivo ospita i miei fratelli di linfa. Ogni anno ho fretta di fiorire e produrre olive. Non mi contengo, ho un portamento espanso. È che ho un animo generoso, voglio dare sempre il massimo. Produco tanto polline che è una meraviglia. I miei pargoli diventano presto adulti. Faccio quello che posso per accontentare tutti, non mi tiro mai indietro: produco molto e con costanza. Dalle mie olive potete ricavare tantissimo olio: buono, molto apprezzato dai palati fini. Geia mou agapiména. γεια μου αγαπημένα. Ciao, miei cari.
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Marocco
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Picholine marocaine
Bonjour, voi che mi leggete. Grazie per l’attenzione che intendete prestarmi. Io sono l’albero di riferimento di tutto il Marocco. Non che manchino altre cultivar nel Paese, ma io sono colui che domina su tutti gli olivi. Forse non esagerano i miei biografi quando sostengono che 96 olivi su cento siano tutti membri della mia famiglia. Essere Picholine marocaine significa essere olivi a duplice attitudine, così come sostengono i botanici, ed è proprio vero. Chi assaggia le mie olive resta emotivamente coinvolto, per quanto sono buone. Ed è vero anche che sono molto bravi gli olivicoltori, nel prepararle. Pure gli oli sono eccellenti. Di me è contento anche Sua Maestà il Re.
Tunisia
Chemlali de Sfax
Ed eccomi all’appello. Sono molto onorato di entrare a far parte della selezione di olivi più rappresentativi del mondo. Comparire sulle pagine di questa gloriosa rivista ci rende orgogliosi di rappresentare degnamente il mio Paese. Sono un albero felice di far parte con onore del germoplasma mondiale. Grazie. Se mi osservate bene, mi potete ammirare vigoroso e dal portamento assurgente, con una densità della chioma elevata. Faccio insomma la mia bella figura, considerando che sono presente su oltre la metà della superficie olivicola della Tunisia: a nord est, centro e sud. Ho frutti piccoli e numerosi, riuniti a grappoli; quando giungono in frantoio danno il meglio di sé, offrendo quantità copiose di olio buono e profumato.
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La biografia degli olivi
Tunisia
Chétoui
Il mio nome è Chétoui e sono una varietà di olivo a duplice attitudine, dalla produttività bassa ma costante. Sono conosciuta anche con i nomi di Beldi, Chaibi, Tounsia e Zaiati. Sono diffusa lungo tutta la costa a nord del Paese. I miei frutti si prestano per essere impiegati per la concia in nero e quando li assaggiate comprendete quanto sono buoni. Si offrono facilmente e anche il distacco della polpa dal nocciolo è agevole. Anche l’olio che le mie olive offrono a voi umani si apprezzano per bontà. Facciamo del nostro meglio per essere utili e, considerando l’alta considerazione che i tunisini assegnano all’olivo, siamo orgogliosi di dare il nostro prezioso contributo all’economia del Paese.
Argentina
Arauco
Mi chiamo Arauco e alcuni miei estimatori mi chiamano anche Criolla. Sono un albero diffuso perlopiù in Catamarca, ma anche a La Rioja. Sono famoso perché i miei frutti vengono utilizzati espressamente come olive da tavola, ma, credetemi, se i miei pargoli vengono spremuti in frantoio, si ricava un olio ragguardevole. Se le mie olive sono meno famose per l’olio non è perché non siano adatte, ma è che ne contengono poco. Solo per questo. Io ho rapporti di fraternità di linfa con alcuni olivi dell’America latina. Gli studiosi mi riconducono sia alla varietà cilena Azapa, sia alla cultivar peruviana Sevillana. Produco tanto e i miei frutti sono enormi, pesano tantissimo, la stessa consistenza della polpa è elevata. Insomma, i miei pargoli non passano certo inosservati.
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THE BIOGRAPHY OF OLIVE TREES
INTERNATIONALMAGAZINE #08
ITALY
O
live trees, like people, have their own registry office – called a germplasm bank – that records their existence. A specimen of almost every olive varietal known in the world is found in this bank and although there are over 1,200 listed, lack of efficfenomenoloient coordination means no specific data are available: it is by no means an easy feat. As early as the third century BC and despite many difficulties, even the philosopher-botanist Theophrastus, in his treatise Historia Plantarum (Περὶ Φυτῶν Ιστορίας), attempted to identify and classify the varieties of olive trees growing in Greece at the time. A vast bibliography is available, covering from antiquity to the present day but the most complex aspect is distinguishing the many homonyms and synonyms. There are also many inaccuracies and omissions but despite the uncertainty of the data, each country with a solid olive-growing tradition has its own register. There are also “collection groves” in which almost all varieties are present and two in particular may be considered “official”, in the sense that they were established with the patronage of the International Olive Council: one is in Córdoba, in Spain and the other in Marrakech, in Morocco, which is certainly the most up to date. These two collection groves have drawn up a classification of the world’s olive varieties and cultivate them all with great care, to safeguard them and make them available. Over the centuries, the many varietals – also known as cultivars – have evolved and changed, acquired new names, new identities and configurations. Everything changes … nothing lasts forever. As a reGetting all the various types of olive tree to tell their stories sult, new genotype selections also make a timewould be impossible. We’ve chosen just a few of them, drawing ly appearance. There are “parent” cultivars and on the immense global olive grove, though giving pride of place their offspring (or “clones”), as well as “populato the Mediterranean area, where it is the dominant crop. Truth tion” cultivars. Nurserymen also play their part be told, we haven’t so much told their stories ourselves, but and when they are able to offer a healthy, rather allowed the trees to take over and delightedly tell their certified product, they help olive growers own stories. Plants, olives, leaves and pits have been along a virtuous path. We have identified painstakingly illustrated by Nebula. The conformation of the tree some of the most representative heirwas entrusted to the illustrator’s free artistic interpretation, loom cultivars and include their deliberately ignoring any specific training systems. For each “biographies” here. But there are plant, three key elements characterizing the cultivar have been also new selections looming on taken into consideration, wherever possible – tree vigour, growth the horizon and the vast habit and crown density. Only the upper surface of the leaves has been illustrated. The fruit, i.e. the drupe or olive, as well as olive-growing community its pit, or endocarp, are faithfully reproduced to reflect their true warrants awareness shape, base, apex, colours, lenticels and symmetries. and curiosity.
Olive tree autobiographies
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Bosana I’m an Italian tree. I can be found mostly in Sardinia, where they use me to get oil from my olives. I have an expansive growth habit and they like the way I’ll adapt easily to any environment on the island. However, I confess that I’m rather fond of Alghero, with its sea view. I also have a lot of nicknames, but I prefer to be known as Bosana to everyone. Some have given me the affectionate nickname of “pearl”, because they say I’m precious – the oil from my olives is always abundant. I’m a generous tree, and I never get tired of producing. Some people grow so fond of me that they even make my drupes into black table olives.
The biography of Olive trees
ITALY
Casaliva
Coratina
As well as being king of the Lake Garda area, I can also be found in Lombardy, Veneto and Trentino. I’m Italian, and proud of it. I have so many names – some even call me Gentile (or “kindly”), and indeed that is what I am. My fruits might not be very large, but they’re so fond of me that they won’t let go of me without a bit of a fight. What can you do? My little ones love to be up here on the tree. Olive growers need to be patient. But they get their reward in the elegant ovoid shape of my olives, and especially in the delicious oil I produce. They’re so proud of me that when the oil is pressed at the mill, they all want to bottle it as Garda Protected Designation of Origin.
I’m a tree that likes strutting on and taking centre stage. My olives are so generous that they’ll provide bottlers with Italian oil to solve their every need. It’s hardly surprising that they’re so fond of me, because if they need to reinvigorate an oil that has been falling asleep, I’m the one with the olives that will give it a new lease of life. I’m also a trifle presumptuous, like all those who consider themselves indispensable. As I always say, my little babies are rich in polyphenols, which is what makes bottler companies all too willing to open up their tankers to them. I have a big crown, just like my ego, and a generous waistline too. Some people try to run me down by saying that the oil from my olives is too bitter, but envy will get them nowhere.
Cellina di Nardò I’m delighted to have this opportunity to tell my story. I’m having a bit of a hard time right now with the Xylella fastidiosa blight ravaging the Salento countryside, but I will survive, because I have so much history on my side. I’m a vigorous rustic tree and I will do whatever I can. I’m proud of myself, with my upright posture and my thick crown like a rock star’s head of hair while performing a set on stage. I’ve always borne fruit generously, I’ve never held back. From my olives, which you could call stubborn because they’re not easy to pick, there might not be so much oil, but the quality is excellent. If my baby olives get to the oil press in October, everyone can look forward to getting some amazing oil.
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Frantoio I am me, and that’s all there is to it. I have nothing more to add. Everyone claims me as their own, but to stop them quarrelling, and to make sure everyone continues to love me, like the great flirt I am, I claim to be from central Italy. This way I can nip any attempts at provincialism in the bud. But the fact is I have great aspirations; I’m grown in so many other countries and I want to carry on dominating the world scene, so I can’t be wasting any time in small talk. I’m a real star, but I have no need to show off; I just concentrate on producing as many olives as I can. What’s so special about me? My little ones ensure good yields of oil, and what ends up in the bottle looks just great.
ITALY
INTERNATIONALMAGAZINE #08
Leccino I’m the other tree, Frantoio’s brotherly, loyal friend. You often see us together, if not in the countryside, then in bottles, once our olives have been turned into oil. I too am widely loved, but I remain humble. No arrogance here, and also the oil that my little ones contain is harmonious, soft, balanced, on the mild side, just like me. Every year I give birth to so many olives, which ripen early and continually. I’m so popular that they grow me in various countries; I was born in Italy, in the area of Tuscany and Umbria, but now you can find me anywhere. Some complain that my olives don’t really give enough oil, but you can’t have everything: just be satisfied with my many qualities.
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Nocellara del Belice
Moraiolo And I’m the other tree, emotionally attached to Frantoio and Leccino, so much so that a lot of people talk of the magic trio. Our olives are found together in many bottles of oil, especially in Tuscany. But I feel at home throughout central Italy, and in Umbria they’re mad about the oil from my olives. I offer constant, abundant yields and utmost commitment. My fruits grow grouped in clusters: it’s a heartwarming sight. They’re spherical and slightly asymmetrical, with a round apex and a rounded base. In short, they’re also beautiful to look at. I sometimes give myself airs and boast about my high polyphenol content. What do you expect? We’re not just stuffy old trees.
One of my biographers wrote that I am a tree that specifically produces table olives, but over the years I have shown that my babies can provide oils which are – forgive my conceitedness – excellent and beautifully fragrant. I take my job seriously, and ensure high, constant productivity. Everyone wants me, but my heartland is the countryside of western Sicily. My fruits are ideal for green olives in brine, due to the firmness of their flesh. They’re spherical, asymmetrical and heavy. Their flesh is easy to separate from the stone. In short, I cut a fine figure.
Taggiasca I’m Italy’s best-loved olive, but my fame has spread everywhere. Everyone wants me and I try to live up to my reputation. You can’t improvise class, they say: you’ve either got it or you haven’t. And I’ll get straight to the point: even though my fruits are tiny, I concentrate on my work, and produce high, consistent yields. I’m from Liguria, and in my neck of the woods we don’t waste energy. Botanists classify me as an oil cultivar, but I take it good naturedly and say nothing, out of politeness. In reality, I also achieve great commercial success as a table olive, both in my black and greenish guises. Some older people insist on calling me Lavagnina, Oliva di Taggia, Tagliasca, but I’m universally known as Taggiasca – a byword for excellence.
The biography of Olive trees
ITALY SLOVENIA CROATIA
SPAIN
Cornicabra
Bianchera, Belica
Arbequina
I go by several names, but it’s still me: Bianchera, Belica. I straddle the borders of Venezia Giulia in Italy, and of Istria, into Slovenia and Croatia. If it weren’t for geopolitical issues I could easily call myself Bianca istriana – which is certainly a lovely name, and some do use it. I’m an honest worker, an extremely vigorous tree growing tall and straight with very dense foliage, which shows that I do my best to be attractive and productive. My offspring are reluctant to let go of me: they ripen late and resist detachment, but when they do offer themselves up to the olive grower, they reward him with a remarkable, subtle and stylish oil.
Here I am, ready to tell my story as an olive cultivar. I was born in Spain, but I’ve found fame and fortune in many other parts of the world, where they love my generous, productive nature. Catalonia is my kingdom, but you can also find me in Andalusia and Aragona. One of the countries that loves me the most is Argentina. My olives especially enjoy producing oil, and everyone mentions its exceptional quality, harmony and finesse. They also like the fact that my olives yield a great deal of oil. So if you want to adopt a tree, you should know that I am committed to the common good – as a matter of fact, you’ll also find me in intensive plantations. I can fit in anywhere.
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I don’t envy Picual or Arbequina trees at all, although there are so many more of them than my family. I’m proud of my fruits. Anyone who decides to use my olives to make oil will find a loyal ally in me. I have very high productivity, which I am proud of. Some people complain because I have alternating productive years, but what do you expect? I need to take my time, rest and reflect. I’ve had enough of the modern world’s insistence on getting ‘everything, right now’. My offspring give a high oil yield, and all extra-virgin oil is good and highly stable. Are you suggesting I have my limitations? That olive flies adore my fruits? What is to be done? They’re so delicious!
SPAIN
Hojiblanca I’m proud of my origins. Spain can be proud, too. They love me so much because my fruit is, as the botanists say, dual-purpose. My offspring give it their all, offering themselves as required, to be eaten at table or made into oil. We’re a hardworking, honest bunch. I’m a highly productive tree: sure, I do tend to alternate, but you’ll find me all over the place, mainly in the provinces of Cordoba, Malaga, Sevilla and Granada, and no olive grower has complained so far. My black fruits are particularly impressive when cured: they’re so tasty – never mind if it’s difficult to separate the pulp from the stone. You can’t have everything.
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GREECE
Picual
Koroneiki
It’s me, it’s me! No other tree can dominate the olive growing world with the same determination. My friends, the other olive tree varieties, are good kids, but they don’t have my power as absolute and unchallenged lord of the worldwide olive grove. So take as many photos as you like but no interviews, please: Italians have long snubbed my fruits, accusing them of giving the oil an odour of cat’s pee, as if infested with phenolic acid. Poor things, they can’t help being intimidated by Spain’s international success, so they denigrate our oil. It makes me smile. Meanwhile, I should tell you that Jaén is my homeland but you’ll find me in the provinces of Granada and Cordoba too, and everywhere else. After they pick the olives in October, the excellence expressed by my oils is truly unbeatable. Don’t worry, I’ll be the absolute ruler for many centuries to come.
I’m the health and pride of my homeland of Greece. You can find me in the Peloponnese, as well as on Zakynthos, Crete and Samos. It has to be said that the whole country recognizes me as the undisputed leader in our olive groves. More than half of the area under olive trees in this country is home to my next of kin. Every year, I’m always in a hurry to bloom and produce olives. I don’t need to hold back – I’ve got an expansive growth habit. And I’ve got a generous heart – I always try my best. I produce so much pollen that it’s a joy to behold. My darling little children soon grow up. I do whatever I can to please everyone, I never back down – I produce large quantities one year after the next. The oil from my olives is plentiful, delicious, and much sought-after by fine palates. Geia mou agapiména. γεια μου αγαπημένα. Good bye, my dear friends.
Picudo I, too, am proud to be Spanish. You’ll find me mainly in the provinces of Cordoba, Granada, Malaga and Jaén. I give my fruits to my olive-grower friends who believe in the goodness of oil. I’m not very widely grown, but that’s because today they tend to want to mechanise the process, and prefer trees with a better character. My offspring cling tightly to me, and without me they suffer, and play up. But when the olives are harvested, the excellence of my oil makes it all worthwhile. Most of the oil from my fruits ends up in Baena PDO bottles. What else can I say? Seen from a distance, I appear vigorous, with spreading growth.
The biography of Olive trees
MOROCCO
Picholine marocaine Bonjour, all you who are reading this. Thank you for your kind attention! I am the typical olive tree throughout Morocco. Not that there aren’t any other cultivars in this country, but I’m the prince of Moroccan olives. My biographers are probably not exaggerating when they claim that 96 out of 100 olive trees here are members of my family. Being Picholine marocaine means being olive trees with a dual purpose, at least that’s what the botanists claim, and it’s absolutely true. Anyone who tries one of my olives will be charmed by their delicious flavour. And it’s also true the olive growers are highly skilled at making them. My oils, too, are of the finest quality. His Majesty the King is also delighted with me.
TUNISIA
ARGENTINA
Chemlali de Sfax
Arauco
That’s me over here! I am very honoured to be chosen as of the world’s most representative olive trees. Having my portrait on the pages of this glorious magazine makes all of us proud to be representing our country. It has made me a very happy tree to be recognised as part of the world germplasm. Thank you. If you look closely at me, you can admire my vigorous and upright posture, with a high crown density. In short, I cut a fine figure, given that I’m found on more than half of Tunisia’s olive-growing area, in the north east, in the centre and in the south. I bear lots of little fruits, gathered in clusters; and it’s when they reach the mill that they give their best, providing copious amounts of delicious, fragrant oil.
My name is Arauco, though some of my admirers also call me Criolla. I’m a widespread tree, being found mainly in Catamarca, but also in Rioja. I earned my fame from my fruits being used expressly as table olives, but, believe me, if my babies are squeezed in the oil mill, remarkable oils ensue. The fact that my olives are less famous for their oil is not because they’re unsuitable, but because they don’t contain a large quantity. That’s the only reason. I share some of my lymph with some Latin-American olive trees. Scholars have traced me back to both the Chilean variety Azapa and the Peruvian cultivar Sevillana. My production is high and my fruits enormous, truly heavy, while the texture of the pulp is particularly firm. To put it another way, my little ones definitely don’t go unnoticed.
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Chétoui My name is Chétoui and I’m a variety of olive tree with a dual purpose, with low but constant productivity. I am also known by the aliases of Beldi, Chaibi, Tounsia and Zaiati. I’m found all along the northern coast of my country. My black fruits are perfect for curing, and when you get to taste them you’ll realise just how delicious they are. They are easy to pick and also to separate the pulp from the stone. So too, the oil my olives offer you humans is famed for its excellent flavour. We do our best to be useful and, given the high esteem in which Tunisians hold the olive tree, we are proud to make a valuable contribution to the country’s economy.
Nuovi custodi per il paesaggio dell’ulivo Un giornalista e inviato di guerra americano, Mort Rosenblum, nel 1986 ha acquistato in Provenza una fattoria con duecento piante di ulivo in uno stato di completo abbandono battezzandola Wild Olives (“ulivi selvatici”). Superato lo “stadio romantico” e adattandosi a un “duro lavoro”, il reporter della Associated Press ha raccontato in un libro* la storia della sua passione per quello che lui dice è simbolo di tutto ciò che nella vita è “sacro e felice”, seguendone le tracce nei diversi paesi del Mediterraneo. Ho fatto lo stesso anch’io con una sessantina di piante d’ulivo, patrimonio di famiglia, che curo nel tempo libero dal lavoro in un bell’angolo di Liguria. I paesaggi dell’ulivo hanno bisogno di nuovi custodi. E di nuova bellezza. Giorgio Barbaria**
New custodians for the olive landscape In 1986, the American journalist and war correspondent Mort Rosenblum bought an overgrown farm in Provence with 200 olive trees and named it Wild Olives. Once he was over his selfstyled “romantic stage” and had reconciled himself to “hard work”, the Associated Press reporter recounted the tale of his passion for what he describes as a symbol of everything that is “happy and holy” in a book* that traces the history of the olive across the Mediterranean lands. I did the same thing, with the approximately 60 olive trees constituting my family estate, which I care for in my free time in a pleasant corner of Liguria. Olive landscapes need new custodians and new beauty. Giorgio Barbaria**
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Mort Rosenblum,Olives. The Life and Lore of a Noble Fruit, North Point Press, New York 1996; Storia delle olive. Vita e tradizioni del frutto più nobile, Donzelli, Roma 2007
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** Giorgio Barbaria è autore, per le edizioni Olio Officina, del volume È l’olio, bellezza. Viaggio letterario nelle culture dell’ulivo, disponibile solo in lingua italiana. Docente di lettere, latino e greco, nonché di patrologia, è autore di pubblicazioni sul rapporto tra individuo e potere e di riletture dei classici in chiave moderna.
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Mort Rosenblum (1996). Olives. The Life and Lore of a Noble Fruit, North Point Press, New York 1996; Storia delle olive. Vita e tradizioni del frutto più nobile, Donzelli, Roma 2007
** Giorgio Barbaria is the author of the book entitled È l’olio, bellezza. Viaggio letterario nelle culture dell’ulivo, (available only in Italian), published by Olio Officina. He teaches humanities, classics, and patristics, and has written books on the relationship between power and the individual, and modern interpretations of the classics.
english on page 50
L’olivo secondo Aldous Huxley
Tutti li amo, scrive degli alberi, ma specialmente l’olivo O
gni volta che la storia o la geografia l’hanno reso necessario, si è cercato di dare confini definiti alle regioni mediterranee. Clima, topografia, vegetazione sembravano prestarsi allo scopo ma la loro variabilità, in relazione all’eterogeneità spaziale, portava a tracciare delimitazioni incerte. Ed è così che l’albero di olivo, per la sua preminenza nei paesaggi selvatici e coltivati, è diventato il più accreditato rappresentante dell’unità geografica, dimostrazione visibile di convergenza tra natura e cultura. Ancora adesso chi visita le campagne meridionali, i lembi di bosco e di macchia, è meravigliato dalla presenza diffusa e qualificante dell’olivo. Alcuni, da qualche anno e in misura crescente, acquistano poderi in Andalusia, in Grecia, in Provenza, Puglia, Sicilia e Toscana per il piacere di coltivarlo o di convivere con esso. Altri se ne sono serviti per dipingere e scrivere. Le pagine di Aldous Huxley che danno titolo alla raccolta di saggi L’Albero d’Olivo sono prova di un entusiasmo non solo estetico o organolettico per la pianta, le forme e produzioni, ma anche di piena adesione al ruolo che occupa nel mondo dei simboli e nella percezione del paesaggio mediterraneo. Come Linneo che, andando oltre i corretti confini biogeografici, l’aveva battezzato Olea europaea, testimoniano un’appartenenza che coinvolge anche terre lontane da quelle dove era ed è diffuso. È albero della pace, della bellezza, della gioia, della prosperità, scrive Huxley. Emblema della latinità afferma, pronto, poche righe oltre, a un rimando non solo a Roma ma anche alla Grecia che l’ha reso simbolo della cultura occidentale. Lo scrittore viveva in Italia, tra Firenze e Forte dei Marmi, negli anni tra il 1923 e il 1927, dove frequentava D.H. Lawrence. Se questi si fa fotografare appoggiato a un vecchio olivo delle colline fiorentine, lui ne descrive brevemente il paesaggio nel racconto, in parte autobiografico, Il Giovane Archimede del 1924. Ne tempera la presenza sorprendente in un clima brumoso e perciò non lontano da quello natale: “ci furono giorni in cui la nebbia invase la nostra collina e fummo avvolti in un vapore soffice in cui l’olivo color di nebbia che si estendeva sotto
di Giuseppe Barbera
Luigi Sardella, Acropolio, 2016
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le nostre finestre verso la valle scomparve come se nella propria essenza spirituale”. Il saggio che dedica all’albero è del 1935. Da anni si è trasferito a Sanary in Provenza, cittadina che durante gli anni Trenta divenne rifugio d’intellettuali in fuga dal nazismo. Viveva nelle regioni costiere di Italia e Francia, consapevole dell’eccezionale biodiversità arborea presente nei boschi e nei campi. “Tutti li amo”, scrive degli alberi, “ma specialmente l’olivo” che in un paesaggio divenuto familiare non ha più bisogno di sfumare nella nebbia. Lo scritto è dedicato agli olivi provenzali, ma quando si tratta di descrivere un paesaggio coltivato, Huxley torna ai suoi ricordi italiani: alle pendici delle Apuane sopra Pietrasanta, dove crescono in filari su terrazze rette da muri a secco. Se lo spazio lo consente, tra gli alberi si avvicendano cereali, piante da foraggio, ortaggi. A esso si associano la vite o alberi da frutto come peschi, peri, meli, gelsi. È il paesaggio promiscuo dell’alberata, della vite maritata ad alberi che forniscono frutti o frasche per gli animali. Il geografo francese Henri Desplanques lo definirà (1959) “una delle più belle campagne che esistano al mondo, e certamente una delle più originali e complesse”. Un paesaggio classico (ne scriveva Virgilio), già allora minacciato di scomparsa, in Toscana come in Provenza, per nuove colture e primi fenomeni di urbanizzazione. Lo scrittore inglese ne attribuisce la crisi soprattutto al successo sui mercati dell’arachide, all’olio che si ottiene dalla nocciolina americana, concorrenziale per i costi di produzione con quello, ben più pregiato, dell’olivo. Arriva a pensare, per contrastare il declino, che si possa sminuire il migliore degli oli alimentari utilizzandolo come lubrificante. Confermava così - aveva appena scritto Il Mondo Nuovo - di essere un grande autore di utopie negative.
INTERNATIONALMAGAZINE #08
Francesco Paglialunga, Radici, 2017
Dalla “nota” di Giuseppe Barbera. Per gentile concessione dell’editore
Aldous Huxley, L’albero di olivo The Olive Tree, Edizioni Henry Beyle
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The olive tree according to Aldous Huxley
I love them all, he wrote about trees, but especially the olive tree by Giuseppe Barbera
The above is a translation of part of the “notes” by Giuseppe Barbera in the Italian edition of the work (Aldous Huxley, L’albero di olivo, Edizioni Henry Beyle). Courtesy of the publisher.
Whenever history or geography has made it necessary, we have tried to give clear borders to the Mediterranean regions. Climate, topography and vegetation seem to lend themselves to this purpose, but their variability, in relation to spatial heterogeneity, has led to the establishment of uncertain boundaries. This is why the olive tree, due to its pre-eminence in both natural and agricultural landscapes, has become the best expression of geographical unity, a visible demonstration of convergence between nature and culture. Even now, those who visit the countryside of southern Europe, the edges of woods and scrubland, are amazed by the widespread, characterizing presence of the olive tree. For some years now, and increasingly, people have been buying farms in Andalusia, Greece, Provence, Puglia, Sicily and Tuscany for the pleasure of growing olive trees or living amidst them. Others have used the tree as a source of artistic or literary inspiration. The work by Aldous Huxley that gave its name to the collection of essays The Olive Tree is not only an expression of aesthetic and gastronomic love for the plant, its forms and products, but moreover an appreciation of its role, also symbolic, in the perception of the Mediterranean landscape. Linnaeus too, despite the plant’s geographical distribution, had named it Olea europaea, testifying to a sense of belonging that involves lands far from those where it has always been widespread. It is the tree of peace, beauty, joy and prosperity, wrote Huxley. He saw it as an emblem of Latinity, referring not only to Rome but also to Greece, and thus a symbol of Western culture. The writer lived in Italy, in Florence and Forte dei Marmi, in the years between 1923 and 1927, where he frequented D.H. Lawrence. He can in fact be seen in a photograph leaning against an old olive tree in the Florentine hills, and briefly describes the landscape in his partly autobiographical tale, “Young Archimedes” (1924). He contemplates the olive tree’s surprising presence in a misty climate, somewhat reminiscent of his native land: “there were days when the mist invaded even our hilltop and we were enveloped in a soft vapour in which the mist-coloured olive trees, that sloped away below our windows towards the valley, disappeared as though into their own spiritual essence.” The essay he dedicates to the tree was written in 1935. Years before, he had moved to Sanary in Provence, a town that during the 1930s became a refuge for intellectuals fleeing Nazism. He lived in the coastal regions of Italy and France, and was well aware of the exceptional biodiversity of trees found in the woods and fields. “I love them all,” he wrote about trees, “but especially the olive tree”, which in a landscape that had become familiar no longer faded into the mist. The essay is dedicated to Provençal olive trees, but when it comes to describing the cultivated landscape, Huxley returns to his Italian memories: on the slopes of the Apuan Alps above Pietrasanta, where they grow in rows on terraces supported by dry stone walls. If space allows, cereals, fodder plants and vegetables are planted among the trees. It rubs shoulders with vines or fruit trees such as peach, pear, apple and mulberry, in a variegated landscape that provides fruit and leafy fronds for animals. The French geographer Henri Desplanques would define it in 1959 as “one of the most beautiful countryside landscapes in the world, and certainly one of the most original and complex”. This classical landscape (Virgil wrote about it) was already under threat of disappearance, in Tuscany as in Provence, due to the introduction of new crops and the beginning of urbanization. The English writer attributes its crisis above all to the commercial success of peanuts, and the oil obtained from them, whose lower production costs made it strong competitor for the much more highly prized olive oil. He goes to the point of suggesting, to counteract its decline, that the best of the cooking oils could be used as a lubricant. The author who had just written Brave New World thus confirmed once more his great dystopian vision.
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Frantoio del Poggiolo Monini il percorso dell’eccellenza. I Monocultivar
La raccolta Le olive vengono raccolte al giusto grado di maturazione sulla base di analisi specifiche. Dalla raccolta alla frangitura, che avviene entro le 24 ore, le temperature vengono mantenute basse per garantire una migliore conservazione e bloccare i processi di fermentazione: le olive vengono raccolte alle prime luci dell’alba e trasportate al Frantoio del Poggiolo in camion refrigerati a 5-7°C.
Il Frantoio del Poggiolo a Spoleto, nel cuore dell’Umbria, è da sempre il centro delle attività Monini per la ricerca di una qualità assoluta. È proprio lì che nasce il progetto Monocultivar, oli di qualità superiore fatti con olive di un’unica varietà, con caratteristiche e gusto inconfondibili. Il Nocellara presenta freschi profumi di foglia di pomodoro, erbe falciate e sentori di menta e mandorla dolce. Il Coratina è un olio con sentori speziati e persistenti, aromi floreali e vegetali di mandorla e rucola. Il Frantoio è un olio elegante con intensi aromi vegetali di carciofo, cardo e mandorla verde.
La produzione Al Frantoio del Poggiolo si lavorano le olive con una particolare attenzione ai dettagli. Il lavaggio avviene con successiva e immediata asciugatura delle olive per ridurre al minimo la carica batterica; la frangitura con un processo dedicato per ogni tipo di oliva e grado di maturazione; la gramolazione è personalizzata rispettando le caratteristiche delle olive; la filtrazione è immediata per evitare il degrado del prodotto.
La selezione Le zone di produzione sono selezionate identificando i territori più vocati alla produzione di ciascuna cultivar. Vengono scelte le aziende agricole più virtuose con cui collaborare, a cui si forniscono le linee guida per la lavorazione del terreno, la cura delle piante e dei suoi frutti. Le singole piante sono tracciabili e l’appartenenza a ciascuna cultivar è certificata tramite l’esame del DNA. www.monocultivarmonini.it
Le ricette uniche Zefferino Monini è coinvolto in prima persona nel processo, fornendo indicazioni per ottenere prodotti dalle fragranze uniche ed inimitabili.
100% italiani, 100% biologici.
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FOTO REPORTAGE DI PHOTO FEATURE GIANFRANCO MAGGIO
Gli olivi di Salvador Dalí a Port Lligat Salvador Dalí’s olive trees at Port Lligat Nato l'11 maggio del 1904 da una benestante famiglia borghese a Figueres, nella provincia di Girona, in Catalogna, Salvador Dalì si innamorò ben presto di Port Lligat, piccolo borgo vicino a Cadaqués, dove visse intensamente insieme con la sua musa e compagna di vita Gala. Nel 1930 i due comprarono dapprima due stanze, con i soldi ricavati dalla vendita di un dipinto, ma l’artista concepì sin da subito la sua umile e piccolissima dimora come un vero e proprio organismo cellulare, destinato a crescere ogni qual volta riusciva ad acquistare un nuovo capanno dai pescatori. Così, ogni corpo della casa immerso, all’esterno, in un bellissimo e suggestivo bosco di ulivi - risulta collegato l’un l’altro attraverso cunicoli e stretti corridoi, formando un complesso e ampio corpo unico. La casa di Port Lligat divenne ben presto una casa museo, oltre che rifugio per amici artisti e galleristi. All’ ombra degli alberi di olivo si trovano, più o meno celate, moltissime opere surrealiste di Dalì, le quali costituiscono, insieme, un accumulo di idee, memorie, ossessioni e oggetti enigmatici e indecifrabili.
Salvador Dalí was born on 11 May 1904 into a well-off middle-class family in Figueres, in the province of Girona, Catalonia, but soon fell in love with Port Lligat, a small village near Cadaqués, where he lived intensely with his muse and life partner Gala. At first, in 1930, they bought two rooms, with money from the sale of a painting, but from the very beginning the artist saw his tiny, modest home as a truly cellular organism, which would grow every time he managed to buy another hut from the fishermen. Thus, every component of the house – immersed in a beautiful, picturesque olive grove – is attached to the next through tunnels and narrow corridors, forming a complex, spacious single body. The Port Lligat house soon became a museum-house, as well as a haven for artist and art dealer friends. More or less hidden under the shade of the olive trees are countless surrealist works by Dalí, together forming a collection of ideas, memories, obsessions, and enigmatic and indecipherable objects.
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L’UOVO
È il simbolo di cui Salvator Dalì estremizza la dualità dell’esterno duro e dell’interno molle. L’artista lo collega alle immagini prenatali e all’universo intrauterino, simboleggiando in esso la speranza come pure l’amore. L’evidente attenzione per questa forma ovale si manifesta, oltre che nelle sue opere, nella casa museo di Port Lligat in Catalogna e nel teatro-museo di Barcellona, luoghi in cui le uova sovrastano, imponenti, gli edifici.
THE EGG
This is the symbol through which Salvador Dalí took to extremes the duality of the hard exterior and soft interior, linking it to prenatal images and the intrauterine universe, symbolising hope and love. His evident interest in the oval shape is clear in his works and also in the museum-house at Port Lligat in Catalonia and the theatremuseum in Barcelona, places where majestic eggs loom over the buildings.
LA PALOMBAIA CON L’UOVO SUL TETTO THE DOVECOTE WITH AN EGG ON THE ROOF
INTERNATIONALMAGAZINE #08
LUNGHI SERPENTI, PELUCHE GIGANTI LONG SERPENTS, GIANT STUFFED TOYS
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LE DUE ENORMI TESTE, OVVERO LE STATUE DI CASTORE E POLLUCE THE TWO ENORMOUS HEADS, STATUES OF CASTOR AND POLLUX
IL GIGANTE DISTESO - FATTO DI TRONCHI, RAMI, TEGOLE - E LO SCHELETRO DI UNA VECCHIA BARCA THE RECLINING GIANT – MADE FROM LOGS, BRANCHES, TILES – AND THE SKELETON OF AN OLD BOAT
LE SEDIE INCLINATE LEANING CHAIRS 54
GLI OMINI MICHELIN THE MICHELIN MEN
I LAVABI NASCOSTI THE HIDDEN WASHBASINS
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Intervista a Pasquale Manca, Olio San Giuliano
C’È UNA ITALIA CHE CREDE NELL’OLIVO
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INTERNATIONALMAGAZINE #08
IN SARDEGNA È IN CORSO UN PROGETTO DI ACQUISIZIONE DI TERRENI, CON PIANTUMAZIONE DI OLIVI, ESPRESSIONE DI UN PIANO PLURIENNALE DENOMINATO “NOVOLIVO”. OBIETTIVO DICHIARATO ENTRO IL PROSSIMO QUINQUENNIO? ATTESTARSI SU UN TOTALE DI 600/700 ETTARI DI OLIVETI. di Luigi Caricato
Intervista a Pasquale Manca, Olio San Giuliano
Non può esserci futuro senza nuovi olivi. Con questo principio, Pasquale Manca - con il padre Domenico, della Domenico Manca Spa, impresa titolare del prestigioso brand Olio San Giuliano - ha pensato bene di investire in olivicoltura rafforzando la solidità della propria azienda.
L u i g i Ca r i c a to - OOF I nt e r na t i ona l M ag a z ine L’Italia piange la mancanza di olio. Non è più autosufficiente da tempo e ha solo due strade possibili da percorrere: importare olio dall’estero, oppure piantare più alberi di olivi. Voi, come Olio San Giuliano, avete sempre puntato in via esclusiva sul made in Italy, credendo fortemente in un olio da olive coltivate in Italia. Siete storicamente impegnati lungo tutta la filiera, dagli olivi fino all’olio imbottigliato da immettere sul mercato. Ora, oltre agli oliveti di cui già disponevate, state investendo in nuovi impianti. Per festeggiare i cento anni dell’azienda nel 2016 avete piantato 100 nuovi ettari di olivi, ma il proposito è giungere e superare quota 500. Quanti ettari di olivo avete in questo momento, e in cosa consiste il nuovo progetto cui state lavorando? P a sq u a l e M a n c a - Ol i o S a n Gi ul i a no Si, noi di San Giuliano e, ancora prima come famiglia Manca, siamo impegnati da sempre nella produzione di oli extra vergini di eccellenza presso il nostro frantoio aziendale e, successivamente, nella selezione presso produttori di fiducia che collaborano con noi da generazioni. La percentuale di oli non italiani è sempre stata, per la nostra azienda, molto marginale e sempre solo funzionale alla difesa delle quote di mercato dei nostri oli di origine italiana che rappresentano, a seconda delle annate, tra l’85% e il 95% di quanto immettiamo sui mercati di sbocco.
Pasquale Manca
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Al momento gestiamo direttamente circa 250 ettari di oliveto. Nel frattempo, però, l’azienda agricola ha acquisito nuovi terreni da impiantare, che, ad oggi, ammontano a ulteriori 120 ettari. Entro l’anno in corso, invece, è previsto l’acquisto di altri 44 ettari contigui alle nostre proprietà. Il progetto di acquisizione di terreni, e la relativa piantumazione di olivi, è parte di un piano pluriennale che abbiamo denominato “Novolivo”. Questo, secondo le stime, per il prossimo quinquennio dovrebbe portare a una crescita organica che si attesterà su un totale di 600/700 ettari. Per quanto ci riguarda, si tratta di una netta scelta di campo tra “to buy” e “to make”, ove la seconda opzione diventa sempre più preponderante e, nella nostra visione, rimane un insostituibile strumento per valorizzare la filiera e differenziarci il più possibile da gran parte della concorrenza nazionale e internazionale. L C A parte la Bosana, varietà regina, che suo padre definisce giustamente la “perla della Sardegna”, i nuovi oliveti con quali cultivar sono stati realizzati? PM Certamente la Bosana, rappresenta la nostra varietà principale a cui abbiamo affiancato un’altra importante cultivar tipica del nostro territorio, la Nera d’Oliena. Inoltre, sempre per rimanere nell’ambito delle cultivar nazionali abbiamo anche adottato la Coratina, che merita attenzione per le caratteristiche chimico-fisiche che è in grado di far emergere. In ambito internazionale, oltre che per ragioni agronomiche anche per precise ragioni di natura organolettica, abbiamo impiantato Arbequina e Arbosana.
INTERNATIONALMAGAZINE #08
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ENTRO L’ANNO IN CORSO È PREVISTO L’ACQUISTO DI ALTRI 44 ETTARI CONTIGUI ALLE NOSTRE PROPRIETÀ. IL PROGETTO DI ACQUISIZIONE DI TERRENI, E LA RELATIVA PIANTUMAZIONE DI OLIVI, È PARTE DI UN PIANO PLURIENNALE CHE ABBIAMO DENOMINATO “NOVOLIVO”.
Intervista a Pasquale Manca, Olio San Giuliano
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Questa pluralità di cultivar ci permette di ottenere diversi bouquet sensoriali e, quindi, di rispondere in maniera soddisfacente alle richieste dei mercati nazionali e internazionali che quotidianamente affrontiamo con il nostro marchio e la nostra italianità 100%.
PER NOI PIANTARE NUOVI OLIVI RAPPRESENTA TUTT’ORA – OLTRE CHE UN INVESTIMENTO PER LE GENERAZIONI FUTURE - UN ATTO DI FIDUCIA VERSO UN PRODOTTO CHE HA CARATTERISTICHE UNICHE SIA DAL PUNTO DI VISTA NUTRIZIONALE CHE NUTRACEUTICO.
L C Una domanda, per concludere: perché piantare nuovi olivi? P M Si racconta di come in passato si piantassero olivi per le generazioni future, un lusso non più perseguibile al giorno d’oggi. Tuttavia, quel gesto lungimirante rappresentava un atto di fiducia verso il futuro e per chi sarebbe arrivato dopo. Per noi piantare nuovi olivi rappresenta tutt’ora – oltre che un investimento per le generazioni future - un atto di fiducia verso un prodotto che ha caratteristiche uniche sia dal punto di vista nutrizionale che nutraceutico, verso un settore che non desideriamo che scompaia e che, temiamo, fra un paio di generazioni, potrebbe essere ricordato come noi, oggi, ricordiamo l’epopea rinascimentale. L’integrazione verticale è sempre più fondamentale per tutte le aziende che vogliono affrontare un futuro - che in alcune aree del mondo è già presente - con tutti gli strumenti corretti e necessari non solo per “sopravvivere” ma per vivere, prosperare e creare valore in una categoria che non merita più la banalizzazione di cui è oggetto in buona parte dei mercati di consumo.
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Interview with Pasquale Manca, Olio San Giuliano
The Italy that believes in olive trees by Luigi Caricato
In Sardinia there is an ongoing project to purchase lands and plant olive trees, part of a multi-year plan called “Novolivo”. The stated aim within the next five years? To reach a total of 600-700 hectares of olive groves.
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There can be no future without new olive trees. Based on this principle, Pasquale Manca and his father Domenico – of Domenico Manca SpA, the business owned by prestigious oil brand Olio San Giuliano – have decided to invest in olive-growing to strengthen and solidify their estate. Luigi Caricato - OOF International Magazine Italy is suffering from a lack of olive oil. It hasn’t been self-sufficient for some time and there are only two possible solutions – either importing foreign oil, or planting more olive trees. At Olio San Giuliano, you have always focused exclusively on Made in Italy products, and you firmly believe in olive oils produced in Italy. You have traditionally been involved in the whole production process from start to finish, from olives to bottled oil ready for sale. Now, as well as the olive trees you already own, you’re investing in new plantations. To celebrate the estate’s centenary in 2016 you planted another 100 hectares of olive groves, but your aim is to plant over 500 hectares. How many hectares of olive groves do you have at the moment, and what new project are you currently working on? Pasquale Manca - Olio San Giuliano Yes, representing San Giuliano – and above all, the Manca family – we have always been committed to producing fine quality extra-virgin olive oil in our estate’s mill and, subsequently, with trusted producers who have worked with us for generations. On our estate, the percentage of non-Italian oils has always been minimal, and exclusively serves to protect market shares for our Italian oils which – according to the year – represent 85-95% of what we release to the market.
Intervista a Pasquale Manca, Olio San Giuliano
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FOR US, PLANTING NEW OLIVE TREES IS STILL BOTH AN INVESTMENT FOR FUTURE GENERATIONS AND AN ACT OF FAITH IN A PRODUCT THAT HAS UNIQUE NUTRITIONAL AND NUTRACEUTICAL FEATURES, AND IN A SECTOR THAT WE WANT TO KEEP ALIVE. At the moment we’re directly responsible for about 250 hectares of olive groves. But in the meantime, the estate has purchased new land for planting, making a further 120 hectares so far. And by the end of this year we expect to buy another 44 hectares adjacent to our property. The project for purchasing land and planting olive trees on it is part of a multi-year plan we’ve called “Novolivo”. According to estimates, over the next five years this should lead to organic growth, ending up with around 600-700 hectares. As far as we’re concerned, it’s a clear choice between buying and making, where the second option is becoming increasingly prevalent and, from our point of view, it’s an irreplaceable tool to promote the production network and set ourselves apart as much as possible from most of our domestic and international competitors. LC Apart from Bosana, the queen of olive varieties, which your father rightly called ‘the pearl of Sardinia’, which cultivars have you been using in the new plantations? PM Of course, Bosana is our main variety and alongside it is another leading cultivar typical of our area, Nera d’Oliena. Staying with domestic cultivars, we have also used Coratina, which deserves attention for the physicochemical characteristics it can express. Turning to inter-
national varieties, we have planted both Arbequina and Arbosana for both agronomical and specific organoleptic reasons. Having multiple cultivars enables us to obtain different sensory profiles and therefore fully satisfy the demands of the domestic and international markets which we deal with on a daily basis through our brand and our 100% Italian quality. LC One final question: why plant new olive trees? PM They say that in the past olive groves were planted for future generations, a luxury no-one can afford today. However, this far-sighted gesture was an act of faith towards the future and towards whoever comes after us. For us, planting new olive trees is still both an investment for future generations and an act of faith in a product that has unique nutritional and nutraceutical features, and in a sector that we want to keep alive. Our fear is that in a couple of generations’ time this sector could be remembered in the same way we remember the Renaissance period today. Vertical integration is increasingly vital for all estates wanting to face the future – and for some areas in the world, the present – with all the right and necessary tools: not only to survive but to live, prosper and create value in a sector that no longer deserves to be trivialized in the way much of the consumer market has been doing.
Illustration Doriano Strologo
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Intervista a Michele e Salvatore Bono, Bonolio INTERNATIONALMAGAZINE #08
L’OLIVO VIAGGIA AD ALTA DENSITÀ di Luigi Caricato
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L’OLIVO IN SICILIA HA UNA TRADIZIONE ANTICA. A DIMOSTRARLO SONO ANCHE LE TANTE CULTIVAR PRESENTI NELL’ISOLA. MANCANO PERÒ GLI OLIVI, NON SOLO IN SICILIA: IN TUTTA ITALIA. QUELLI CHE CI SONO NON BASTANO. BISOGNEREBBE PIANTARNE DI NUOVI, TANTI. C’È UNA GRANDE NECESSITÀ DI OLIO, PER IL FABBISOGNO INTERNO E PER L’EXPORT. L’ITALIA È PIUTTOSTO CARENTE DI MATERIA PRIMA. DI CONSEGUENZA, ALCUNI IMPRENDITORI ILLUMINATI SI STANNO ADOPERANDO PER IMPIANTARE NUOVI OLIVETI. COME È IL CASO DELLA FAMIGLIA BONO A SCIACCA, TITOLARE DELL’OLEIFICIO BONOLIO, CON AZIENDA AGRICOLA ANNESSA. NOI ABBIAMO INCONTRATO I FRATELLI MICHELE E SALVATORE BONO.
Intervista a Michele e Salvatore Bono, Bonolio
Vincenzo e Francesco Bono, la quarta generazione, nell’impianto di olive. Vincenzo and Francesco Bono, the fourth generation, in the olive grove.
L u i g i Ca r i c a to - OOF I nt e r na t i ona l M ag a z ine In Italia manca l’olio. È un dato di fatto inconfutabile. Come vi state organizzando per far fronte a quel che è diventato ormai uno stato di emergenza? A quanto ammonta, per l’esattezza, la vostra superficie olivetata e quanti sono gli ettari di nuovi oliveti che state programmando di piantare? M i c h e l e e S a l v a to re B o n o - B onol i o In Sicilia la coltivazione dell’olivo rappresenta una tradizione antichissima e solida. Non vi è alcun dubbio al riguardo, ma oggi gli olivi presenti non sono adeguati alla grande necessità di prodotto. Occorre una svolta, anche organizzativa. Il rispetto delle tradizioni non può prescindere dal bilancio economico delle aziende agricole. Pertanto, ove possibile, occorre dare seguito ai moderni impianti olivicoli super intensivi, anche a seguito degli ottimi risultati ottenuti dagli spagnoli negli ultimi anni. La nostra azienda fa la sua parte e ha investito quasi cento ettari di oliveto ad alta densità; e non ci fermeremo qui. Entro i prossimi cinque anni abbiamo in programma la prospettiva di altri novecento/mille ettari. Ciò non significa che si debba venir meno all’olivicoltura tradizionale, soprattutto nei luoghi in cui non si può agire diversamente e dove andrebbe anzi favorita e promossa, ma non si può certo rinunciare a una concezione più moderna e razionale di olivicoltura là dove è possibile attuarla.
Salvatore, Bianca e Michele Bono
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LC Quali sono le cultivar presenti nelle vostre proprietà e quali quelle che state piantando? MB & SB Con i nuovi progetti che stiamo avviando, per iniziare con il piede giusto abbiamo scelto olivi delle varietà Arbequina e Arbosana, predisponendo ovviamente un impianto superintensivo che si adatti alla perfezione alla raccolta meccanizzata. Vogliamo tuttavia sperimentare anche gli effetti dell’alta densità sulle cultivar siciliane, destinando circa dieci ettari dei nostri campi per monitorarne l’adattamento e il rendimento. Ma sperimenteremo anche altre cultivar italiane - Ogliarola, Frantoio, Peranzana… - in modo da verificare i risultati. LC La modernità come valore. L’olivicoltura italiana è in gran parte vetusta, voi invece state dimostrando di credere in quel valore che può derivare solo dalla adesione alla modernità. Ne riconoscete i punti fermi, ovvero: olivicoltura ad alta densità, abbattimento dei costi produttivi, miglioramento della qualità degli oli. Ecco, perché avete deciso di aderire a una olivicoltura più innovativa e razionale? E perché, invece, secondo voi, in Italia vi è una impressionante forma di resistenza alle novità? MB & SB Il motivo della insistita resistenza e ostilità verso la nuova olivicoltura è sicuramente da addebitare alla non corretta informazione che è stata trasferita ai produttori. L’ottusità, oltre alla visione distorta e miope di chi per decenni ha gestito le politiche agricole del Paese, hanno creato una sorta di vulnus che ha influenzato le scelte aziendali. Sono state diffuse troppe chiacchiere, maldicenze e menzogne sull’olivicoltura ad alta densità. Sarebbe stato invece molto più logico mutuare l’esempio virtuoso degli spagnoli, con i loro impianti super intensivi. Noi non desistiamo. Ci stiamo anche impegnando nel cercare di adattare alcune tra le cultivar italiane più idonee al super intensivo. Visti gli ottimi risultati, per quantità e qualità dei moderni oliveti spagnoli, il prossimo passaggio da compiere resta l’incremento della produzione olearia italiana, e, successiva-
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INTERNATIONALMAGAZINE #08
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LA NOSTRA AZIENDA HA INVESTITO QUASI CENTO ETTARI DI OLIVETO AD ALTA DENSITÀ; E NON CI FERMEREMO QUI. ENTRO I PROSSIMI CINQUE ANNI ABBIAMO IN PROGRAMMA LA PROSPETTIVA DI ALTRI NOVECENTO/MILLE ETTARI. OUR COMPANY IS PLAYING ITS PART AND HAS INVESTED IN NEARLY ONE HUNDRED HECTARES OF HIGH-DENSITY OLIVE GROVES; AND WE WON’T BE STOPPING THERE. WITHIN THE NEXT FIVE YEARS, WE’VE GOT PLANS FOR A FURTHER 900/1000 HECTARES.
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CON UNA OLIVICOLTURA PIÙ MODERNA E RAZIONALE CI SI ASSICURA UNA MAGGIORE CAPACITÀ PRODUTTIVA E UN MIGLIORAMENTO DELLA STESSA QUALITÀ DEGLI OLI. MORE MODERN AND RATIONAL OLIVE FARMING NOT ONLY GUARANTEES SAVINGS FOR PRODUCERS, DUE TO REDUCED PRODUCTION COSTS, BUT ALSO ENSURES GREATER PRODUCTION CAPACITY AND, NO LESS IMPORTANT, IMPROVEMENTS IN THE QUALITY OF THE OILS.
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mente, diventa urgente insistere, con forza ed efficacia, nel promuovere l’olio italiano nel mondo e rafforzare la sua immagine altamente positiva che è stata consegnata alla storia dalle generazioni precedenti. In Spagna si iniziano già a sostituire gli impianti olivetati 6x6 metri, quelli realizzati appena trent’anni fa. Si sta optando con grande determinazione per l’alta densità. D’altra parte, con una olivicoltura più moderna e razionale non solo si garantisce un risparmio economico per le imprese, dovuto all’abbattimento dei costi di produzione, ma ci si assicura anche una maggiore capacità produttiva e, nondimeno, un miglioramento della stessa qualità degli oli. Essere presenti sui mercati mondiali con extra vergini dal rapporto qualità-prezzo più conveniente è fondamentale: serve oltretutto a consentire l’accesso a oli di qualità più pregiata a un pubblico di consumatori sempre più vasto. Ciò che per noi conta, sopra ogni cosa, è la qualità, così come la soddisfazione di un bisogno, sempre più crescente nel consumatore contemporaneo, di vivere una esperienza di puro edonismo e, nel contempo, anche di pieno appagamento sul piano nutrizionale e salutistico.
Interview with Michele and Salvatore Bono, Bonolio INTERNATIONALMAGAZINE #08
THE HIGH-DENSITY FUTURE OF OLIVE FARMING THE OLIVE TREE IN SICILY HAS AN ANCIENT TRADITION, AS IS ALSO CLEAR FROM THE MANY CULTIVARS PRESENT ON THE ISLAND. HOWEVER, OLIVE TREES ARE IN SHORT SUPPLY, NOT ONLY IN SICILY, BUT ALL OVER ITALY. THERE ARE QUITE SIMPLY NOT ENOUGH. WE NEED TO PLANT NEW ONES, AND IN LARGE QUANTITIES. THERE IS A GREAT DEMAND FOR OIL, BOTH FOR DOMESTIC NEEDS AND FOR EXPORT, YET ITALY LACKS THE RAW MATERIALS. AS A RESULT, SOME ENLIGHTENED ENTREPRENEURS ARE WORKING TO PLANT NEW OLIVE GROVES. A CASE IN POINT IS THE BONO FAMILY IN SCIACCA, OWNER OF OLEIFICIO BONOLIO, PRODUCERS WITH THEIR OWN ESTATE. WE MET THE BROTHERS MICHELE AND SALVATORE BONO.
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by Luigi Caricato
Luigi Caricato - OOF International Magazine Italy is short on oil. This is an undeniable fact. What steps are you taking to cope with what has now become a state of emergency? Exactly how much land planted to olives do you have, and how many hectares of new olive groves are you planning? Michele e Salvatore Bono - Bonolio In Sicily, olive farming is an ancient, consolidated tradition. There’s no doubt about it: today we haven’t got enough olive trees to satisfy demand. We need to change drastically, also from an organizational point of view. Respect for tradition needs to be seen in relation to growers’ balance sheets. Therefore, whenever possible, modern super-intensive olive growing planting systems must be introduced, also considering the excellent results achieved by the Spanish in recent years. Our company is playing its part and has invested in nearly one hundred hectares of high-density olive groves; and we won’t be stopping there. Within the next five years, we’ve got plans for a further 900/1000 hectares. LC | What cultivars are there on your estates and which ones are you planting? MB & SB | With our new projects, to start off on the right foot we chose olive trees of the Arbequina and Arbosana varieties, obviously adopting a super-intensive planting density that’s perfectly suited to mechanized harvesting. However, we also wanted to test the effects of high-density farming on Sicilian cultivars, and allocated about ten hectares of our fields to monitoring their ability to adapt and yields. But we will also be experimenting with other Italian cultivars - Ogliarola, Frantoio, Peranzana ... - to see how they perform.
Interview with Michele and Salvatore Bono, Bonolio
LC | You see modernity as a value. Italian
MB & SB |The reason for the persistent resistance and hostility towards new olive growing methods is certainly due to the fact that producers have been misinformed. Obtuseness, in addition to the distorted and short-sighted views of those who for decades have managed the country’s agricultural policies, have negatively influenced growers’ choices. There’s been too much chatter, slander and lies about high-density olive growing. Instead, it would have been much more logical to follow the virtuous example of the Spanish, with their super-intensive planting systems. But we won’t give up. We’re also working to try to adapt some of the most suitable Italian super-intensive cultivars. Given the excellent results, due to the quantity and quality of modern Spanish olive farms, the next step to be taken is to increase Italian oil production. Subsequently, we will urgently need to commit ourselves to effectively promoting Italian oil internationally and strengthening the great reputation it was given by previous generations. In Spain, they’re already starting to replace the 6x6 meters olive planting systems, those created just thirty years ago. They’re extremely committed to high density. On the other hand, more modern and rational olive farming not only guarantees savings for producers, due to reduced production costs, but also ensures greater production capacity and, no
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Illustration Doriano Strologo
olive growing is largely rooted in tradition, but you clearly believe in that value that can only come from the adoption of a modern approach. You’ve acknowledged the key aspects of such an approach, namely: high density olive growing, lower production costs, and improved oil quality. So, why did you decide to adopt more innovative and rational olive growing methods? And why, in your opinion, is there such incredible resistance to innovation in Italy?
less important, improvements in the quality of the oils. Being present on world markets with extra-virgin oils that offer better value for money is fundamental: it also allows an increasingly large number of consumers to have access to the finest-quality oils. What matters to us, above all else, is quality, as well as satisfying a growing need among contemporary consumers to enjoy experiences of pure hedonism which, at the same time, fulfil them in terms of nutrition and health benefits. That doesn’t mean that traditional olive farming should disappear, especially in places where there are no alternatives, and where it should be encouraged and promoted, but we should certainly adopt a more modern and rational approach to olive growing wherever possible.
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GLI OLIVI DEL PAKISTAN di Stefano Valle e Aleandro Ottanelli
La prospettiva di uno sviluppo sostenibile del settore olivicolo in diversi Paesi asiatici sta generando, negli ultimi anni un estremo interesse sia da parte di grandi proprietari terrieri, sia da parte di comunitĂ contadine principalmente localizzate in aree considerate marginali e remote.
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n questi Paesi con notevole incremento demografico la maggiore richiesta di prodotti alimentari ha indotto i Governi locali a sviluppare progetti per il miglioramento dell’efficienza produttiva dei sistemi colturali tradizionali, nonché a considerare nuove coltivazioni capaci di sfruttare anche terreni meno fertili. Tra questi Paesi vi è il Pakistan, nel quale negli ultimi anni si è registrata una crescente, oltre che costante, richiesta di oli alimentari soddisfatta essenzialmente dalle importazioni, a fronte della presenza di vaste aree adatte alla coltivazione dell’olivo. Si tratta nella maggior parte dei casi di aree affette da problemi di sicurezza alimentare e con basse possibilità di crescita e sviluppo sociale, per le quali l’olivo potrebbe fornire una fonte addizionale di reddito. In Pakistan l’introduzione della coltura dell’olivo fu incoraggiata già fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso, attraverso programmi governativi che, a più riprese, cercarono di promuovere la coltivazione; in principio, però, non sempre queste iniziative andarono a buon fine, talvolta a causa dell’inesperienza legata alle cure colturali delle piantagioni, talvolta per la non idoneità dei luoghi prescelti. Da segnalare, in quei periodi, una prima “storica” fornitura di olivi giunti dall’Italia, da Pescia; queste piante di cultivar italiane di fatto costituirono il primo campo di collezione varietale a Peshawar. Parallelamente alla realizzazione di nuovi oliveti, una parte interessante dello sviluppo olivicolo del Pakistan ha riguardato anche il recupero produttivo di “olivi selvatici” (Olea cuspidata Wall) presenti in vaste aree semi aride (stimati in 44 milioni di esemplari); il Dimostrazione di potatura presso il Barani Agricoltural Research Institute Chakwal Demonstration of pruning at the Barani Agricultural Research Institute Chakwal
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INTERNATIONALMAGAZINE #08
Stefano Valle Mobility and International Cooperation Office, Università degli Studi della Tuscia. Aleandro Ottanelli Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali, Università degli Studi di Firenze.
GLI OLIVI DEL PAKISTAN
Illustrazione delle tecniche di coltivazione dell’olivo a farmers e tecnici governativi Illustration of olive cultivation techniques for farmers and government operatives
programma prevedeva l’innesto della specie endemica ed affine all’Olea europaea L. con varietà domestiche. Questa tecnica consente di ottenere produzioni in tempi relativamente brevi, e, al contempo di sfruttare terreni molto marginali. Successivi impulsi alla coltura avvennero anche a partire dalla fine degli anni Ottanta nelle provincie del Balochistan e North-West Frontier Province (NWFP) quando furono realizzati impianti con olivi provenienti dal vicino Afghanistan. Da allora varie iniziative e piccoli progetti locali si sono succeduti in particolare nei distretti occidentali del Lorelai, Malakand, Buner e Swat. In seguito a queste prime esperienze, la Cooperazione italiana ha svolto un ruolo di rilievo nel promuovere la coltivazione dell’olivo nel Paese. Queste iniziative hanno avuto fortune diverse, disseminando nel Pakistan piccoli oliveti che continuano a volte a produrre nonostante le scarse cure colturali ricevute, evidenziando inoltre fenomeni di alternanza produttiva molto marcati. Tra la fine del secolo scorso e l’inizio degli anni 2000 un sempre crescente numero di agricoltori ha iniziato, indipendentemente dalle varie iniziative governative, a importare olivi da vari Paesi produttori di olio extra vergine di oliva. Nel corso degli ultimi dieci anni, il Governo italiano ha supportato (in modo attivo almeno fino al 2017) attività volte a favorire la produzione locale di olio da olive, soprattutto finalizzate a offrire opportunità di sviluppo economico e a migliorare la dieta della popolazione. In particolare, il progetto Promozione della produzione e commercializzazione dell’olio d’oliva in Pakistan finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano e coordinato dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare (IAO) di Firenze, svoltosi dal 2004 al 2007, ha posto le fondamenta per la coltivazione dell’olivo in Pakistan e per gli attuali progetti sull’olivicoltura. A questo si sono aggiunti il progetto Strenght and support to the Malakand Olive Grower Welfare Association e il progetto Allestimento di campi sperimentali e collezione varietale che ha introdotto 20 cultivar provenienti da Italia, Spagna, Grecia e Tunisia. A tal fine 10 campi sperimentali, da un ettaro ciascuno, sono stati allestiti in NWFP e Balochistan sia presso istituti di ricerca che in aziende private. Le osservazioni su produttività e qualità del prodotto hanno permesso di individuare le cultivar più appropriate alle diverse zone di coltivazione nel Paese. Considerando i buoni esiti degli interventi bilaterali realizzati nel passato, si è resa più forte l’esigenza di assicurare, tramite una strategia a più ampio respiro, la sostenibilità degli interventi realizzati. Si è quindi costituita una piattaforma olivicola della cooperazione italiana nel Paese con due iniziative distinte, il progetto Assistenza tecnica e sostegno ai Ministeri di linea nel settore agricolo con enfasi alla produzione olivicola - Afghanistan, Nepal e Pakistan (AFNEPAK) e il progetto Promotion of Olive Cultivation for Economic Development and Poverty Alleviation, e si è scelto, in collaborazione con la sede locale della cooperazione italiana e i ministeri competenti, il PARC (Pakistan Agricultural Research Council) come unico partner operativo per l’implementazione delle attività. Tale impianto ha permesso la creazione di una sinergia e una complementarità delle attività tra le due iniziative. Il Promotion of Olive Cultivation for Economic Development and Poverty Alleviation nell’ambito
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MAPPE CLIMATICHE CON TEMPERATURE MINIME CLIMATE MAPS WITH MINIMUM TEMPERATURES INTERNATIONALMAGAZINE #08
del Programma di Conversione del Debito “Pakistan – Italy Debt-for Development Swap Agreement” (PIDSA) ha avuto inizio nel 2012 ed è terminato nel 2017. Nei primi quattro anni di attuazione del progetto si è dato avvio ad una serie di azioni volte alla creazione della filiera olivicola nel paese. Intervenendo sulle varie fasi della value-chain, si è costituito un settore vivaistico efficiente, sono stati messi a dimora 1.800 ettari di nuovi impianti e realizzate le relative infrastrutture, sono stati istallati impianti oleari per la trasformazione delle olive ed è stata effettuata formazione agli agricoltori. Anche il progetto Assistenza tecnica e sostegno ai Ministeri di linea nel settore agricolo con enfasi alla produzione olivicola - Afghanistan, Nepal e Pakistan (AFNEPAK) è stato avviato nel 2012 ed è stato programmato su base regionale quale continuazione delle diverse attività agricole svolte nei diversi Paesi interessati: Afghanistan, Nepal e Pakistan. In Pakistan, il progetto si è concentrato nel fornire assistenza tecnica e formazione alla filiera olivicola strutturata dal progetto olivicolo PIDSA. Un sistema dedicato ha monitorato attraverso un inventario con interfaccia GIS in continuo aggiornamento, gli appezzamenti realizzati dal progetto olivicolo PIDSA e di quelli già presenti in modo da fornire un efficace strumento di pianificazione per i futuri impianti. Il progetto è nato, inoltre, sotto la spinta generata dal forte incremento della domanda di oli alimentari registrato nel corso dei primi anni 2000 e delle conseguenti scelte di aumentarne la produzione da parte degli organi allora preposti, il Ministero dell’Agricoltura Pakistano (MINFAL, Ministry of Food, Agriculture and livestock Government of Pakistan, oggi
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GLI OLIVI DEL PAKISTAN
SUPERFICI HIGH SUITABILITY CON LA COLTURA DELL’OLIVO RIPARTITE PER REGIONI HIGH SUITABILITY AREAS WITH OLIVE CULTIVATION DIVIDED BY REGION
FATA
Balochistan
Punjab
KpK
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MNFSR, Ministry of National Food Security & Research) e il Pakistan Oilseed Development Board (PODB). In quegli anni il Pakistan per l’olio alimentare dipendeva per circa due terzi dalle importazioni da altri Paesi. Tale strategia messa in atto, per il contenimento della spesa, ha portato il Governo a cercare di effettuare l’approvvigionamento di oli edibili da altre colture come l’olivo, la palma da cocco e la palma da olio. L’interesse per la coltivazione dell’olivo stava riscuotendo allora un sempre maggiore consenso, sia da parte di piccoli produttori, sia di grandi proprietari terrieri attratti dai buoni risultati di vendita del prodotto olio da olive nel Paese. Considerando che la filiera dell’olio di oliva rappresenta un elemento nuovo e che gli agricoltori non hanno esperienze specifiche, l’attività di formazione tecnica del personale rappresenta una delle attività chiave per gli sviluppi futuri del settore, soprattutto perché nozioni di olivicoltura non sono ancora disponibili in corsi universitari o di specializzazione post-laurea. Sono state quindi realizzate sessioni di Training of Trainers (ToT) per tecnici dei settori pubblico e privato, agricoltori, associazioni di produttori e di quadri dei Ministeri coinvolti nell’iniziativa. Accanto alla formazione è stata fornita assistenza tecnica nelle varie fasi della filiera. Ciò ha permesso di individuare i punti di maggiore criticità che saranno oggetto nei prossimi anni di azioni mirate ad aumentare la funzionalità e la sostenibilità economica della filiera stessa. Con il coinvolgimento di ONG locali, sono state inoltre create e vengono supportate associazioni di agricoltori già operanti in modo da garantire la sostenibilità a lungo termine del progetto. Inoltre, è stato anche creato un catasto olivicolo nazionale digitale che pre-
La sostenibile leggerezza dell’olio The sustainable lightness of olive oil
MAPPA CON INDICATE LE PIANTAGIONI E LE AREE VOCATE ALLA COLTIVAZIONE DELL’OLIVO NO. HECTARES (IN THOUSANDS) SUITABLE FOR OLIVE CULTIVATION INTERNATIONALMAGAZINE #08
Campi collezioni varietali di olivo nel Punjab Collection fields of olive varieties in the Punjab
vede un database e, mediante un software specifico, l’elaborazione e l’aggiornamento dei dati. Ad oggi grazie al supporto del progetto PIDSA sono stati realizzati circa 2500 ettari circa di nuovi impianti. Infine, è stato anche realizzato uno studio di mercato tramite un’analisi tecnica ed economica dei differenti aspetti della filiera olivicolo-olearia, quali: la coltura dell’olivo, la produzione e il trasporto verso le zone di maggior consumo e la domanda interna delle altre aree metropolitane del Paese. Lo studio ha completato le azioni intraprese “sul campo” dal progetto olivicolo PIDSA, fornendo indicazioni sul possibile sviluppo della filiera. Le attività intraprese in campo olivicolo dalla Cooperazione Italiana negli ultimi quattro anni in Pakistan ci restituiscono un quadro di grande interesse. Il prodotto olio extra vergine, anche se nuovo alla grande maggioranza dei consumatori è già molto apprezzato sia come prodotto edibile sia per uso cosmetico. Al momento è utilizzato solo da una piccola parte della popolazione, ma ormai è divenuto di uso molto comune in ristoranti prestigiosi, rivolti a clientele esigenti e attente alla qualità.
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GLI OLIVI DEL PAKISTAN
Consegna dei diplomi dopo il training sulla coltivazione dell’olivo svoltosi presso il Barani Agricoltural Research Institute Chakwal Awarding diplomas after training session on olive cultivation at the Barani Agricultural Research Institute, Chakwal
È inoltre importante evidenziare che nei Paesi dell’area sia l’olio extra vergine di oliva, sia l’olio d’oliva, sono molto richiesti per usi cosmetici e medicinali (la preparazione di unguenti per massaggi) oltre a godere di facile consenso da parte delle comunità coinvolte specialmente per i molti e importanti riferimenti nel Corano che promuovono sia l’uso del prodotto olio d’oliva, sia la sua coltivazione. Infatti, è da segnalare che già durante le fasi di attuazione del progetto Promozione della produzione e commercializzazione dell’olio d’oliva in Pakistan diversi capi di agenzie tribali hanno manifestato un loro interesse verso la coltivazione dell’olivo. Ancora più incoraggiante è stato il training svolto in Pakistan di alcuni tecnici afghani provenienti dalla NVDA, attività che le autorità locali, in particolare il PODB ed il Ministero dell’Agricoltura hanno guardato con favore e che ha consentito di “rompere il ghiaccio” tra i due Paesi. Chiaramente è cruciale che il valore aggiunto della vendita dei prodotti consenta la redistribuzione del reddito verso fasce di operatori che vivono in zone marginali. Il settore olivicolo potrebbe in queste aree povere del Paese generare opportunità di lavoro, migliorare dieta e qualità della vita delle comunità locali e generare una produzione alternativa di oli alimentari di cui si avvantaggerebbe l’economia nazionale. I primi test sull’adattabilità produttiva dell’olivo nell’ambiente pedoclimatico del Pakistan appaiono incoraggianti; nel centro di Chakwal (Punjab) presso il Barani Agricultural Research Institute, oliveti adulti costituiti da 16 diverse varietà hanno registrato produttività medie che oscillano dai 19 a 34 kg di olive a pianta e con rese in olio variabili dal 10 al 22% a seconda delle cultivar. Inoltre, il clima monsonico dell’area (che inizialmente si temeva potesse costituire un elemento limitante per la fruttificazione dell’olivo), si è rivelato meno grave del previsto in quanto le piogge monsoniche che raggiungono il Paese sono d’intensità minore rispetto a quelle della costa orientale dell’India o di altri Paesi del Sud-Est asiatico, nei quali, questo fattore climatico ha vanificato i recenti tentativi di coltivazione dell’olivo. A questo proposito, nell’ottica dello sviluppo che nel futuro potrebbe avere l’olivicoltura nel Paese, è stato prodotto uno studio GIS volto all’individuazione delle aree più vocate; da questa indagine è emerso che vi sono circa 800 mila ettari di terreno molto vocati (high suitability) per la coltura dell’olivo, concentrati soprattutto nelle provincie del Balochistan e North-Western Federal Provincies (NWFP), e una parte molto più vasta di zone marginali o montane che presentano una sufficiente compatibilità. Ad oggi, l’avvio della giovane olivicoltura pakistana sembra procedere su più sistemi colturali e organizzazioni produttive; di fatto coesistono sia progetti per il recupero produttivo attraverso l’innesto degli olivi selvatici su larga scala, sia un’olivicoltura costituita da piccoli agricoltori che, grazie all’adesione di progetti governativi hanno ottenuto facilitazioni per la realizzazione degli oliveti, in quest’ultimo caso si tratta di realtà costituite da piccole superfici per lo più con poche centinaia di piante dove l’olivo va ad integrarsi con le altre colture tradizionali; tuttavia recentemente non mancano iniziative di grandi proprietari terrieri che, comprendendo le potenzialità di questa coltura, e con visione imprenditoriale, hanno realizzato nuovi oliveti con decine di migliaia di piante già messe a dimora. Negli ultimi anni in Pakistan sono stati impiantati circa 4.200 ettari di oliveti e risultano 17 frantoi operativi.
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THE OLIVE TREES OF PAKISTAN The prospect of sustainable development in the olive-growing sector in various Asian countries has been generating a great deal of interest in recent years, both from large landowners and from farming communities mainly situated in remote, marginal areas. by Stefano Valle and Aleandro Ottanelli
Stefano Valle Mobility and International Cooperation Office, University of Tuscia. Aleandro Ottanelli Departments of Agricultural, Food, Environmental and Forestry Science and Technologies, University of Florence.
In countries like these, with considerable population growth, the increased demand for food products has convinced local governments to develop projects to improve the productive efficiency of traditional crop-growing systems, and consider new crops that can make use even of less fertile lands. Pakistan is one of these countries: in the last few years, the growing and constant demand for edible oils has basically been fulfilled by imported products, even though vast areas were suited to olive cultivation. In most cases, these areas also suffer from food-safety issues and poor opportunities for social growth and development, so olive cultivation could provide an additional source of income. The introduction of olive cultivation in Pakistan was encouraged back in the 1950s through government programmes which repeatedly tried to promote it; but initially these projects mostly failed, either due to lack of experience with this type of plantation, or to choosing unsuitable planting locations. At that time, it is worth noting, the first ‘historic’ supply of olive trees came from Pescia, in Italy, and these Italian cultivars formed the first varietal collection field in Peshawar. While new olive groves were being planted, a significant area of olive growing development in Pakistan concerned the recovery of productivity in ‘wild olive trees’ (Olea cuspidata Wall) found in vast, semi-arid areas (an estimated 44 million specimens); the programme involved grafting the endemic species – similar to Olea europaea L. – onto domestic varieties. This technique makes it possible to obtain productivity in a relatively short period of time, while simultaneously making use of very marginal lands. Later boosts in olive growing came in the late 1980s in the provinces of Balochistan and North-West Frontier Province (NWFP), when plantations were created using olive trees from neighbouring Afghanistan. Since then, there have been a series of activities and small local projects, particularly in the western districts of Lorelai, Malakand, Buner and Swat. Following these early experiments, Italian cooperation has played a significant role in promoting olive cultivation in Pakistan. These projects have had varying degrees of success, scattering small olive groves across Pakistan, which continue to produce fruits occasionally despite the scarce care and attention they receive, and demonstrate very marked productive alternation. In the late 20th and early 21st centuries, an increasing number of farmers have, independently of the various government projects, started importing olive trees from the various countries that produce extra-virgin olive oil. Over the last ten years, the Italian government has supported (actively, at least until 2017) activities promoting local production of olive oil, especially those aiming to offer opportunities for economic development and improve the population’s diet. In particular, the Promotion of production and marketing of olive oil in Pakistan project funded by the Italian Foreign Ministry, and coordinated by the Foreign Agronomical Institute (IAO) in
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Florence, during 2004-2007, laid the foundations for olive cultivation in Pakistan and for current olive-growing projects. Additional projects include Strength and support to the Malakand Olive Grower Welfare Association and Setting up varietal experimentation and collection fields which introduced 20 cultivars from Italy, Spain, Greece and Tunisia. To this end, ten experimental fields of one hectare each have been set up in NWFP and Balochistan, both in research institutes and on private estates. Their observations on productivity and product quality have made it possible to identify the most appropriate cultivars for the country’s various growing areas. Given the positive results of the two-way actions taken in the past, the need has grown to apply a wider-reaching strategy to ensure sustainability for the measures taken. To this end, an olive growing platform was created by the Italian Cooperation in this country with two separate projects, Technical support and assistance to the Ministries in the agricultural sector with emphasis on olive growing and production - Afghanistan, Nepal and Pakistan (AFNEPAK), and Promotion of Olive Cultivation for Economic Development and Poverty Alleviation, and in partnership with the local Italian Cooperation office and ministries involved, PARC (Pakistan Agricultural Research Council) was chosen as the single operational partner to implement these projects. This structure has created synergy and connections between the activities involved in the two projects. The Promotion of Olive Cultivation for Economic Development and Poverty Alleviation project, part of the “Pakistan – Italy Debt-for Development Swap Agreement” (PIDSA) programme, began in 2012 and ended in 2017. During the first four years of the project, a series of activities were started to create an olive-growing network in the country. Focusing on the various stages of the value-chain, it was possible to set up an efficient plant-growing sector, with 1,800 hectares of new plantations plus relative infrastructures, installation of olive transformation and oil production plants, and training courses for the farmers. The Technical support and assistance to the Ministries in the agricultural sector with emphasis on olive growing and production - Afghanistan, Nepal and Pakistan (AFNEPAK) project, also started up in 2012, was planned on a regional basis as the continuation of various farming activities in the countries concerned: Afghanistan, Nepal and Pakistan. In Pakistan, the project focused on providing technical support and training in the olive-growing network as structured by the PIDSA project. Using a constantly updated GIS interface, a dedicated system monitored the plots of land created in connection with the PIDSA olive growing project and those already present, in order to provide an efficient planning system for future plantations. Activation of this project was also spurred by a strong increase in the demand for edible oils during the early 2000s, and the consequent decisions to increase production by the bodies authorised at that time: MINFAL, the Ministry of Food, Agriculture and Livestock Government of Pakistan (now MNFSR, Ministry of National Food Security & Research) and the Pakistan Oilseed Development Board (PODB). At that time, about two-thirds of Pakistan’s edible oils were imported from other countries. The strategy applied to control spending led the government to try and source edible oils from different crops to olives: coconut and oil palms. Interest in olive cultivation was growing steadily, both on the part of small producers and large landowners, attracted by the good results of olive oil sales in Pakistan. Bearing in mind that the olive oil network represents a new element and farmers have no specific experience, technical training for the workers is a key activity in future development of the sector, especially in view of the fact that concepts of olive growing are not yet available in university or specialised post-graduate courses. For this reason, Training of Trainers (ToT) sessions were organised for workers in the public and private sectors, farmers, producers’ associations, and ministerial employees involved in the project. Alongside training, technical support was also offered for the various phases of the production process. This made it possible to identify the
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Illustrazione delle tecniche di coltivazione dell’olivo a farmers e tecnici governativi Illustration of olive cultivation techniques for farmers and government operatives
THE OLIVE TREES OF PAKISTAN
most critical areas which will, in the next few years, be the focus of activities aiming to increase the functionality and economic sustainability of the whole production network. The involvement of local NGOs also helped create and support operational farmers’ associations in order to guarantee the project’s long-term sustainability. A national digital olive-growing land registry was also created using a database, and specific software to process and update the data. Thanks to the support of the PIDSA project, about 2,500 hectares of new plantations have been planted to date. Lastly, a market study was carried out through technical and economic analysis of the different aspects of the olive-growing and oil-production networks, such as olive growing, production and transportation towards the areas of greatest consumer demand, and internal demand in other metropolitan areas in Pakistan. This study completed the fieldwork in the PIDSA project, providing information for possible new development directions for the production process. The work carried out in the olive-growing sector by Italian Cooperation in Pakistan in the last four years provides a very interesting overview. Extra-virgin olive oil may be a new product for most consumers, but it is already becoming popular in cooking and for cosmetic uses. At the moment, it is used only by a small part of the population, but prestigious restaurants are widely using olive oil for their demanding clientele with an eye on quality. It is also important to emphasise that in these countries olive oil and extra virgin olive oil are in great demand for cosmetic and medicinal use (preparation of massage oils); and olive oil also meets with the immediate approval of the communities involved, particularly due the many significant references made to it in the Koran, which promote both its use and cultivation. It is worth mentioning on this subject that during the activation phases of the Promotion of production and marketing of olive oil in Pakistan project, various heads of tribal agencies displayed interest in olive growing. Even more encouraging is the training carried out in Pakistan by some Afghan experts from the NVDA, which has met with approval from the local authorities, particularly the PODB and the Ministry of Agriculture, and made it possible to break the ice between the two countries. Obviously it is vital that the added value of product sales should allow redistribution of income towards workers living in marginal areas. The olive-growing sector could generate work opportunities in these poor areas of the country, improve the diet and quality of life in local communities, and create an alternative production of edible oils, in favour of the national economy. Initial tests on the productive adaptability of olives in the pedoclimatic environment of Pakistan appear encouraging: in Chakwal (Punjab) near the Barani Agricultural Research Institute, adult olive groves consisting of 16 different varieties have shown average productivity ranging from 19-34kg of olives per tree, and with yields in oil between 10% and 22% according to the cultivar. Moreover, the monsuvial local climate (which was initially feared to be a restrictive element in fruit production for olive trees), has proved to be less serious than expected because monsoon rains that reach this country are lower in intensity than those on the eastern coast of India or other south-east Asian countries, wee recent olive-growing attempts have been frustrated by climate-related issues. In this regard, with a view to the potential future development of olive cultivation in this country, a GIS study has identified the most suitable areas, including about 800,000 hectares of highly suitable land for olive growing, concentrated mainly in the provinces of Balochistan and North-Western Federal Provinces (NWFP), with a much more extensive area consisting of marginal or mountainous lands presenting adequate compatibility. To date, the infant Pakistani olive-growing project seems to be proceeding, using several growing systems and productive organisations; projects for recovering productivity through large-scale grafting of wild olives, and olive cultivation by small farmers who have obtained financial support to create olive groves by joining government projects. The latter consist of small areas usually planted with a few hundred trees, where olives are integrated with other traditional crops. Recently, however, large landowners have applied their entrepreneurial vision to a mor in-depth understanding of the potential of olive cultivation, and have activated many projects with new plantations of tens of thousands of olive trees. In recent years, about 4,200 hectares of olive groves have been planted in Pakistan, and there are 17 operational olive mills.
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Illustration Doriano Strologo
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Camminare tra gli olivi,
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percorrerli in lungo e in largo, attraversando l’Italia senza fare troppi chilometri. Oggi è possibile, pur restando nello spazio ristretto di un unico oliveto. È sufficiente mettere piede nel “campo collezione” dei Fratelli Turri, tanto per citare l’esempio di un caso aziendale di successo. “Il nostro oliveto – spiega Laura Turri – è posto davanti al frantoio e comprende 400 piante. A renderlo diverso da tutti gli altri, sono le ventisette diverse varietà di olivo italiane”. di Maria Carla Squeo
Vedete? Basta dunque andare a Cavaion Veronese, nel Veneto, per avere, in sintesi, un quadro del germoplasma nazionale. L’oliveto si trova in un areale celebre per i prestigiosi, quanto ambitissimi dal mercato, extra vergini a denominazione di origine protetta Garda. Anche se è fortemente consigliato muoversi, fare movimento, andando in giro regione per regione, se proprio non si ha molto tempo a disposizione, e si ha fretta di curiosare e vedere con i propri occhi le differenti cultivar di olivo, prima ancora
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Illustration Doriano Strologo
di percorrere tutti gli oliveti d’Italia, dai Turri si ha anche la possibilità di visitare il loro museo del castaldo e della civiltà contadina. Ma è possibile anche trovare libri che loro editano. Un titolo tra tutti: Olio ed olivi del Garda veronese. Le vie dell’olio gardesano dal medioevo ai primi del Novecento, disponibile anche nella versione in lingua inglese: Oil and olive trees east of lake Garda. The history of Garda oil from the Middle Ages to the early twentieth century.
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“Il nostro campo collezione di olivi è nato più di trent’anni fa – precisa Laura Turri – quando mio padre non si limitava a essere solo un olivicoltore e frantoiano tra i tanti, ma amava sperimentare, studiare, verificare. Ebbe infatti l’idea di valutare l’adattabilità al clima delle diverse varietà italiane coltivate, per stabilire la loro reazione in un luogo diverso dal territorio di origine. Così, attraverso il confronto diretto, ebbe modo di comprendere il comportamento di queste varietà nell’areale del lago di Garda, nella zona più all’estremità nord di dove sia oggi possibile coltivare olivi per produrre olio”.
Tra le più importanti cultivar presenti, segnaliamo gli alberi di Coratina, Nocellara, Dritta, Ascolana, Cipressino, Picholine, Pendolino, Frantoio, Leccino, Moraiolo, Taggiasca, oltre alle autoctone Casaliva, Rossanel e Grignan, varietà molto diffuse soprattutto nella Valpolicella. E poi c’è tutto un tessuto culturale che rende unico il campo collezione dei Turri, come le tante iniziative sportive o la straordinaria “Camminata d’arte tra gli ulivi”, esperienza quest’ultima indimenticabile, realizzata in una edizione unica nel 2013, in collaborazione con Olio Officina e il movimento culturale Arte da Mangiare.
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Monica Scardecchia
Giosuina Pria
Maecello Brugnolo
Isa Lavi Giacconi
Clara Bartolini
Topylabrys
Daniela Dente
Perotti
Marzia Devoto
Ditrani
Photo by Gianfranco Maggio
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Serena Rossi
Tegi Canfari
Alessandra Finzi e Gianni Marussi
Alessandra Finzi e Gianni Marussi
Orisol
Carmine Caputo di Roccnova
Gorla
Federica Ghezzi Berner
Daniela Dente
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Maria Cristina Tebaldi
Tebaldi
Photo by Gianfranco Maggio
If only we could criss-cross Italy among the olive groves (without having to walk too far though!). Today that dream
by Maria Carla Squeo
has become reality, within the confines of a single olive grove. All you need to do is get along to the Fratelli Turri “cultivar collection grove”, just to mention one example of a successful business venture. “Our olive grove – explains Laura Turri – is located right opposite the oil mill and contains around 400 trees. What makes it different from any other is that those 400 include twenty-seven different varieties of Italian olive trees”. You see? All you need to do is head off to Cavaion Veronese, in the Veneto region, to get an overview of the Italian national germplasm as a whole. The olive grove is located in an area famous for its prestigious – not to mentioned much-coveted – extra-virgin olive oil with its own Garda Protected Designation of Origin. Although travelling around from one region to the next is without doubt the best way of getting to know the different olive cultivars, if you really are pressed for time, and you’re in a hurry to see them with your own eyes, before you tour all the olive groves of Italy, you can find them all on the Turri estate, which also holds a museum of the castaldo and of rural civilization. You can also find the books they publish. One title in particular stands out: Olio ed olivi del Garda veronese. Le vie dell’olio gardesano dal medioevo ai primi del Novecento, which is also available in English as Oil and olive trees east of Lake Garda. The history of Garda oil from the Middle Ages to the early twentieth century.
“Our olive tree collection was begun more than thirty years ago – explains Laura Turri – when my father wanted to be more than just another of the myriad olive growers and millers, as he was a great one for experimenting, studying, checking. He decided to test out how adaptable the various Italian cultivated varieties are to the climate, to find out how they react to a place outside their territory of origin. By making direct comparisons, he was thus able to gain an insight into how well these variThe most important cultivars here include Coratina, Nocellara, Dritta, Ascolana, Cipressino, Picholine, eties thrive in the Lake Garda Pendolino, Frantoio, Leccino, Moraiolo, Taggiasca trees, as well as local ones such as Casaliva, Rosarea, at the northernmost point sanel and Grignan, the latter a very common variety especially in Valpolicella. where olive trees can currently On top of that, there is also a whole cultural fabric that makes the Turri collection unique, such as the various sports events held here or the amazing Camminata d’arte tra gli ulivi [“An art hike through the be grown for their oil”. olive groves”], an unforgettable experience held in 2013, in partnership with Olio Officina and with the Arte da Mangiare cultural movement.
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reen life
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Perché parlare di design in una rivista dedicata a uno dei prodotti italiani di più grande successo, l’olio da olive? E quali sono le reali implicazioni? La risposta è alquanto semplice: viviamo in un ambiente strutturato, in cui tutto ciò che usiamo, mangiamo, beviamo, destiniamo al nostro piacere è, in un modo o nell’altro, frutto di una creazione o di un progetto di Remi van Oers
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rano diversi anni che mancavo da Milano in aprile. Sono tornato in questa città effervescente quest’anno, durante la settimana del celebre Salone del Mobile, quando la presentazione del design arriva a un nuovo livello di eccellenza, anche grazie alla babele di clamorosi eventi del FuoriSalone. Quanto si è ammirato è frutto dell’estro dei milanesi che, con un fascino e un entusiasmo tutto italiano, hanno allestito una vetrina per esporre in un fantastico mix il più recente design internazionale. La settimana di aprile del Salone del Mobile ha offerto uno spaccato sul nostro oggi e su come sarà il domani. Allo stesso tempo sono stati scoperti tutti gli angoli e i patii più nascosti di Milano, diventati proscenio e sfondo su cui si sono mossi gli ospiti locali e internazionali. È stata una settimana divenuta polo d’attrazione irresistibile per tutti gli appassionati di design, sia che vengano da vicino o da lontano. Ma perché parlare di design in una rivista dedicata a uno dei prodotti italiani di più grande successo, l’olio da olive? E quali sono le reali implicazioni? La risposta è alquanto semplice: viviamo, possiamo affermarlo, in un ambiente strutturato, in cui tutto ciò che usiamo, mangiamo, beviamo, destiniamo al nostro piacere è, in un modo o nell’altro, frutto di una creazione o di un progetto. Ciò che realizziamo e ciò che decidiamo di creare descrive noi stessi e il mondo come vogliamo che sia. Da designer, agiamo sotto l’impulso di una forte senso di umanità, spinti dalla volontà di realizzare creazioni umane, durature e godibili. Spesso privilegiamo gli attributi emotivi, meno tangibili ma per noi estremamente importanti. Crediamo che offrire alla gente soluzioni semplici, usabili e anche durevoli e belle – soluzioni di design, insomma –
Remi van Oers Titolare e designer dello studio di design Remi van Oers, Eindhoven, Paesi Bassi
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CREARE È UNA DELLE MIE PASSIONI. IL MIO OBIETTIVO È CAMBIARE IL MONDO E RENDERLO PIÙ BELLO, PIÙ GENTILE, PIÙ DURATURO E PIÙ GRADEVOLE. INSIEME AL TEAM DEL MIO ATELIER, VOGLIO REALIZZARE QUESTO SOGNO IN OGNI MODO POSSIBILE, DIREI CHE È UNA PARTE DEL MIO SCOPO NELLA VITA: ESSERE RESPONSABILE E ASSUMERMI LA MIA PARTE DI RESPONSABILITÀ. PER ME DESIGN SIGNIFICA UMANITÀ, SIGNIFICA CREARE E MIGLIORARE. CREDO CHE SE FATTO NEL MODO GIUSTO, POSSA RENDERE PIÙ BELLO IL MONDO, O MIGLIORARLO. OGNUNO HA I SUOI GUSTI E OGNUNO HA IL SUO PUNTO DI VISTA SUL DESIGN, PER ME È QUESTO. E BUONA PARTE DEL MIO LAVORO RIMANDA A QUESTO FILO CONDUTTORE. Remi van Oers
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L’INSTALLAZIONE DI SABINE MARCELIS, TUTTA ISPIRATA AL DESIGN E AL RAPPORTO CON LA NATURA, LA SOSTENIBILITÀ E IL VERDE IN GENERALE, HA INVASO LE FINESTRE E GLI SPAZI INTERNI ED ESTERNI DEL FLAGSHIP STORE “RINASCENTE” DI PIAZZA DUOMO A MILANO.
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Sabine Marcelis nata nel 1984 a Uden, nei Paesi Bassi, è una designer che vive e lavora a Rotterdam. Cresciuta in Nuova Zelanda, ha studiato design industriale alla Victoria University of Wellington, e ha proseguito gli studi alla Design Academy di Eindhoven, dove si è diplomata nel 2011. Le sue opere sono state esposte al Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam e al Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
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sia giusto. E per quanto mi riguarda questo concetto si applica tal quale anche all’olio da olive italiano. Perché è un alimento fatto con entusiasmo e con coscienza, con attenzione per la natura; è un alimento ricco di cultura e, soprattutto, è un prodotto sano. Durante la settimana del design milanese di quest’anno ho visto molte espressioni di design ispiratrici e positive. Fedele al nostro mantra di mantenere le cose semplici, tra tutte vorrei proporne una: “The Green Life”, La vita verde, di Sabine Marcelis. Sabine è una mia ex studentessa della Design Academy di Eindhoven e, in occasione di questa settimana del design, ha decorato il centro commerciale “Rinascente” con una serie di strutture in plexiglas e pezzi in resina colata mescolati a molti tipi di piante e alberi. L’installazione di Sabine fa parte del FuoriSalone 2019 ed è tutta ispirata al design e al rapporto con la natura, la sostenibilità e il verde in generale. Ha invaso le finestre e gli spazi interni ed esterni del flagship store di piazza Duomo andando oltre l’esperienza estetica e le installazioni realizzate da Sabine e dal suo team in un’opera che si colloca sulla sottile linea di demarcazione fra arte e design, vorrei analizzare le implicazioni di questa proposta: una giovane, e secondo me abilissima, stilista olandese ha trasformato un leggendario department store in una chiave di lettura internazionale.
Attimi di silenzio: il viale di ulivi diventa uno spazio pubblico in cui ospiti italiani e internazionali possono rifugiarsi per un tranquillo momento di relax dalla piazza affollata.
PER OLTRE UNA SETTIMANA, LA “RINASCENTE” È DIVENTATA UN’ALLEGORIA: UN GRANDE MAGAZZINO CHE AFFIDA ALLE SUE VETRINE BUONA PARTE DEL PROPRIO SUCCESSO E DELLA SUA BRAND ATTITUDE, ALL’IMPROVVISO SI VESTE DI NATURA E DESIGN. COSA PENSARE? TROVO CHE SIA UNA MISCELA INCREDIBILE DI POTERE FEMMINILE E GLOBALIZZAZIONE POSITIVA, UN ELOGIO DELLA COLLABORAZIONE A DISCAPITO DELL’EGO, IL CORAGGIO DEL PENSARE DIVERSO E DI OSARE.
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Per oltre una settimana, la “Rinascente” è diventata un’allegoria: un grande magazzino che affida alle sue vetrine buona parte del proprio successo e della sua brand attitude, all’improvviso si veste di natura e design. Che cosa ne penso? Trovo che sia una miscela incredibile di potere femminile e globalizzazione positiva, un elogio della collaborazione a discapito dell’ego, il coraggio del pensare diverso e di osare, assumendosi un enorme rischio sperimentale per amore del design e della natura. Prevedo un probabile impatto fortemente positivo sull’immagine PR di “Rinascente”, ma resta comunque una mossa poco ortodossa e molto audace su una piazza che è espressione pura della Milano classica. Mi nasce dentro un enorme sorriso: è una storia che, sia pure con un interesse commerciale, racconta che se sogni di cambiare il mondo puoi farlo davvero, e addirittura in una città simbolo come Milano. Può essere un’ispirazione per molti. Perciò proprio tu, giovane lettore o lettrice, potrai creare un’installazione, un prodotto o un concetto per dare al mondo una forte scossa in positivo. Per completezza, infine, vorrei aggiungere che l’installazione “The Green Life” include un viale ombreggiato da sedici enormi ulivi centenari nello spazio aperto tra il negozio e il Duomo, un allestimento per chi vuole sfuggire al rumore e alla frenesia della settimana del design. E gli ulivi sono sempre un bonus, giusto?
INTERNATIONALMAGAZINE #08
green life
INCLUDE UN VIALE OMBREGGIATO DA SEDICI ENORMI ULIVI CENTENARI NELLO SPAZIO APERTO TRA IL NEGOZIO E IL DUOMO, UN ALLESTIMENTO PER CHI VUOLE SFUGGIRE AL RUMORE E ALLA FRENESIA DELLA SETTIMANA DEL DESIGN.
green life
RINASCENTE IS AN ALLEGORY IN ITSELF-, FOR MORE THAN A WEEK. A DEPARTMENT STORE RELYING STRONGLY ON ITS WINDOW DISPLAYS FOR SALES AND BRAND ATTITUDE IS SUDDENLY ALL ABOUT NATURE AND DESIGN. FOR ME THIS IS A GREAT BLEND OF FEMALE POWER, POSITIVE GLOBALISATION, COLLABORATIVE ATTITUDE, EGO DELETION, A DARE TO THINK DIFFERENTLY AND TO TAKE HUGE EXPERIMENTAL RISKS FOR THE SAKE OF DESIGN AND NATURE.
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So, in a magazine about one of Italy’s many successful products – olive oil – why am I talking about design? And what does it actually entail? Well, it’s very simple actually: we live in a built environment – everything we use, eat, drink or enjoy is in one way or another created or designed, you could say
by Remi van Oers
After several years of not visiting Milan during April, I was back this year to pay a visit to this vivid city that takes presenting design to the next level. I flew in for the week of the well-known ‘Salone del Mobile’ and its associated extensions, the even more glistering ‘Fuori Salone’ exhibitions. All put on by the Milanese themselves, full of Italian charm and enthusiasm, which resulted in them showcasing a beautiful mix featuring the very latest in global-reaching design. This week in April provides a glimpse into what is happening right now and into what tomorrow will look like. Simultaneously bringing all the hidden places and patios in Milan to front and centre stage, both for local and for international guests. The week makes a rewarding visit for any design enthusiast, whether they’re just around the corner or on the other side of the globe. So, in a magazine about one of Italy’s many successful products – olive oil – why am I talking about design? And what does it actually entail? Well, it’s very simple actually: we live in a built environment – everything we use, eat, drink or enjoy is in one way or another created or designed, you could say. What we make and what we decide to create describes us and describes how we want the world to be. As designers, we are very much driven by humanity, and the will to make something human, durable and enjoyable. We are often focussed on the emotive, less tangible attributes, which play a very leading in our lives. We believe that giving people simple, usable, yet durable and beautiful solutions (or designs!), is the right thing to do. And in my own opinion that is exactly what good Italian ‘olio d’oliva’ is. It is made with enthusiasm, with a conscience, created with loving care for nature, infused with culture and most importantly, to provide people with something healthy to eat. During this year’s Milan design week, I saw lots of inspiring, positive design expressions. But following our mantra of keeping things simple, I want to highlight just one: ‘The Green Life’ by Sabine Marcelis. Sabine is a former fellow student of mine from the Design De-noising, the olive Academy in Eindhoven. For the occasion of Design Week, tree filled boulevard Sabine decked the Rinascente department store with a becomes a place for the series of plexiglass and cast-resin pieces intermingled Italian public and its with many kinds of plants and trees. Part of the store’s international guests to event focused on design and its relationship with nature, enjoy a peaceful moment sustainability, and all things green. The installation filled of relaxation amidst the the display windows, interiors, and external areas of the busy square.
INTERNATIONALMAGAZINE #08
Remi van Oers Owner and designer of the REMI VAN OERS design studio, Eindhoven, the Netherlands.
FOR THE OCCASION OF DESIGN WEEK, SABINE DECKED THE RINASCENTE DEPARTMENT STORE WITH A SERIES OF PLEXIGLASS AND CAST-RESIN PIECES INTERMINGLED WITH MANY KINDS OF PLANTS AND TREES. PART OF THE STORE’S EVENT FOCUSED ON DESIGN AND ITS RELATIONSHIP WITH NATURE, SUSTAINABILITY, AND ALL THINGS GREEN. THE INSTALLATION FILLED THE DISPLAY WINDOWS, INTERIORS, AND EXTERNAL AREAS OF THE FLAGSHIP STORE IN PIAZZA DUOMO.
flagship store in Piazza Duomo. In addition to the beautiful experience and installations that Sabine and her team are providing, - which all carefully tread the thin line separating art and design, let’s zoom in on the significance of what is happening here: a young, Dutch female designer -a very good one-, again my opinion, is transforming a legendary department store -for international audiences. Rinascente is an allegory in itself-, for more than a week. A department store relying strongly on its window displays for sales and brand attitude is suddenly all about nature and design. For me this is a great blend of female power, positive globalisation, collaborative attitude, ego deletion, a dare to think differently and to take huge experimental risks for the sake of design and nature. I have little doubt this could have a positive effect on Rinascente’s PR image, but it is nevertheless unorthodox and daring on a square that is synonymous with classical Milan. This puts a huge smile on my face. It tells the story, be it together with some commercial interest, that if you can dream of changing the world, you can actually do it, and in an iconic city such as Milan, this can inspire many to take action. So yes, you as a young girl or guy can have an impact with your installation, product or concept and push the world forward for the better. To make this short guest story ‘complete’, I want to mention that as part of this ‘The Green Life’ exhibition, they also created a boulevard lined by 16 huge ancient olive trees in the outside area between the store and the Duomo, to enable people to escape the noise of the busy design week. Olive trees, are a bonus everywhere, right?
“
Sabine Marcelis (b. 1984, Uden, The Netherlands) is a designer living and working in Rotterdam. Raised in New Zealand, she studied industrial design at Victoria University of Wellington, and continued her studies at The Design Academy Eindhoven, where she graduated in 2011. Her work has been exhibited at Rotterdam’s Museum Boijmans van Beuningen and at the Musée des Arts Décoratifs in Paris.
IT IS A GENUINE PASSION OF MINE TO CREATE. I WANT TO MAKE THE WORLD MORE BEAUTIFUL, MORE KIND, MORE DURABLE AND MORE PLEASANT. I AND WE AS A STUDIO WANT TO DO THAT IN ANY WAY I CAN, IT IS PART OF MY PURPOSE IN LIFE I THINK. TO BE RESPONSIBLE AND TAKE MY RESPONSIBILITY. I ASSOCIATE DESIGNING WITH SOMETHING THAT IS HUMANE TO DO, TO CREATE AND IMPROVE. I BELIEVE IF I AND WE DO THIS RIGHT, WE CAN MAKE THE WORLD MORE BEAUTIFUL OR AT LEAST A BIT BETTER. EVERYONE’S TASTE IS DIFFERENT AND EVERYONE’S TAKE ON DESIGN IS DIFFERENT, BUT THAT IS WHAT IT IS FOR ME. A LOT OF THE WORK I DO HAS THAT COMMON THREAD I BELIEVE. Remi van Oers
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Illustrations Doriano Strologo
Fenomenologia degli oli monovarietali
N
egli ultimi anni si stanno imponendo sempre più all’attenzione generale gli oli monovarietali. Sono extra vergini ricavati dalla spremitura di olive ottenute da una sola cultivar. Un segmento di mercato nuovo che si sta rivelando interessante e che si apre alla curiosità dei consumatori, costituendo ormai un decisivo e rapido passo in avanti nell’acquisizione di una conoscenza sempre più approfondita di un alimento che non finisce mai di stupire e sorprendere. Accogliere con favore gli oli monovarietali, altresì detti oli monocultivar, implica l’inevitabile apertura a uno scenario completamente inedito. Così, a beneficio di chi coltiva la curiosità e ama scoprire le peculiarità di ogni olio extra vergine di oliva, segnaliamo alcune tra le più rappresentative espressioni olearie appositamente selezionate per essere riconosciute e apprezzate nella loro archetipicità. Per onestà intellettuale, ci teniamo tuttavia a precisare che nessun olio monovarietale può essere considerato come tale un esemplare unico. Sono tanti i fattori che condizionano il profilo sensoriale di un olio ricavato da una specifica cultivar. A tipicizzare un olio contribuiscono oltre alle cultivar anche le condizioni climatiche, la stagionalità, la natura dei suoli, la latitudine, l’altitudine, le condizioni agronomiche, il grado di maturazione delle olive, le modalità e i tempi di raccolta dei frutti, nonché le tempistiche e le tecniche di estrazione dell’olio, come pure la modalità di conservazione e perfino l’età stessa dell’olio. Nulla può essere considerato equivalente: un olio monovarietale ottenuto nella medesima zona di produzione, può essere comunque differente da un analogo extra vergine. Ogni olio va interpretato e compreso.
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Phenomenology of monovarietal oil
INTERNATIONALMAGAZINE #08
by Luigi Caricato
n recent years, “monovarietal” oils have been attracting growing attention. These are extra-virgin oils made by pressing olives of a single cultivar. They are an interesting new market segment that has been intriguing consumers and mark a great step forward in acquiring increasingly in-depth knowledge of a foodstuff that is an endless source of amazement. The positive reception of monovarietal (also known as monocultivar) oils inevitably opens up a completely new scenario. Consequently, we have singled out some of the most representative examples – purposely selected for their highly recognizable archetypal profiles – for those curious readers who enjoy discovering the distinctive features of each extra-virgin olive oil. However, for reasons of intellectual honesty, we would like to make it clear that no one monovarietal oil can be regarded as exemplifying others. The sensorial profile of an oil derived from a particular cultivar is determined by many different factors. In addition to the cultivar itself, these include climate, season, soil type, latitude, altitude, agronomic conditions, the degree of ripeness of the olives, harvest methods and times, as well as oil-extraction techniques and time frames, method of preservation, and even the age of the oil. Nothing can be considered equivalent: a monovarietal oil from the same production zone may be different from an analogous extra-virgin oil. Each individual oil must be interpreted and understood.
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english on page 106
nuove tendenze
OLIVECLUB, ORA ESISTE ANCHE UN CLUB PER GLI AMANTI DEGLI EXTRA VERGINI ESCLUSIVI, DI FASCIA “PREMIUM”. IL MEGLIO DELLE OLIVICOLTURE DEL MONDO, IN TUTTE LE SUE MOLTEPLICI ESPRESSIONI, VESTITE E PRESENTATE AD HOC, INCONTRANO UN CONSUMATORE NUOVO, PIÙ SENSIBILE E ATTENTO
UN ABITO PER GLI OLI MONOVARIETALI
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INTERNATIONALMAGAZINE #08
di Maria Carla Squeo
Siviglia, in Spagna, c’è un cultore dell’olio, di nome Ricardo Rodríguez, che ha fondato OliveClub, che è, per tutti, universalmente, una sicura “casa dell’olio”, accogliente e sempre ricca di iniziative. Noi stessi, di Olio Officina, abbiamo avuto in dono da Ricardo, una virtuale confezione a nostro marchio, che vi facciamo volentieri ammirare; e, seppure non abbiamo mai pensato di commercializzare l’olio, il prototipo che Rodríguez ci ha sottoposto in amici-
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UN ABITO PER GLI OLI MONOVARIETALI
INTERNATIONALMAGAZINE #08
zia ci ha comunque riempito di gioia e di un sano orgoglio. Possiamo infatti riconoscere che il pregiato succo di olive, proprio per la sua bontà, peculiarità e unicità, merita di essere confezionato con ogni cura, prestando massima attenzione all’abbigliaggio e ai tanti possibili modi di comunicare il contenuto attraverso il suo contenitore. OliveClub, se proprio vogliamo dare una idea più precisa di cos’è e cosa rappresenti, possiamo dire che ha saputo creare un circuito virtuoso attraverso il quale ha contribuito a tener desta la considerazione dei consumatori verso il prodotto olio da olive, valorizzandolo in tutto il suo alto valore simbolico ed elevandolo a merce pregiata. Di conseguenza, le confezioni di OliveClub hanno fatto scaturire l’esigenza di collocare l’olio extra vergine di oliva in primo piano, mettendolo su una posizione di privilegio, in una sorta di piedistallo emotivo che incoraggia un acquisto più consapevole. Così, vestito con la dovuta e sobria eleganza e maestria, ogni specificità dell’olio emerge in tutta la sua evidenza. Come nel caso degli oli monovarietali, che proprio per la loro specifica connotazione di singolarità, richiedono di essere di volta in volta presentati e raccontati in modo originale e inevitabilmente al di fuori dei consueti canoni.
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new trends
Dressing monovarietal oils OliveClub is a new club for lovers of exclusive “premium” quality extra virgin oils. The best of products of olive growers from across the world, in their many expressions, “dressed” and presented ad hoc, meet a new, more sensitive and attentive consumer by Maria Carla Squeo In Seville, Spain, there is a lover of oil called Ricardo Rodríguez, who has founded OliveClub, a “safe haven for oil”, which is always coming up with initiatives. We ourselves, at Olio Officina, received a gift from Ricardo, a virtual packaging with our brand, that we will gladly show you; and, although we have never thought of marketing the oil, the prototype that Rodríguez dedicated to us in friendship nevertheless filled us with joy and pride. We in fact acknowledge that prized oil from olives, due to its deliciousness, style and uniqueness, deserves to be packaged with great care, paying the utmost attention to container design and the many possible ways of communicating the contents themselves. If we want to give a more precise idea of what it is and represents, we can say that OliveClub has succeeded in creating a virtuous circle that helps promote consumer awareness of olive oil as a product, exploiting its immense symbolic value and elevating it to the status of valuable commodity. Consequently, OliveClub’s packaging reflects a need to place extra virgin olive oil at the forefront of our attention, in a special position, on a sort of emotional pedestal, in order to encourage a more informed purchase. Presented with the necessary sober elegance and mastery, every specific feature of the oil clearly emerges. A case in point are monovarietal oils, which precisely because of their specific connotation of singularity, need to be presented and recounted with originality, inevitably adopting an alternative approach.
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• LE F
NAZIONALE DI P R E AC NT I KA SO
AGING AND PACK V I S OIL UA VE
2020
ONTEST CO N GN C C OR ESI LD
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SETTIMA EDIZIONE SEVENTH EDITION
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• OLIO
LE F
INNOVAZIONE THE E G OL GIN I
Settima edizione del concorso riservato al packaging e al visual design applicato agli oli da olive nelle distinte categorie: oli da regalistica, oli da scaffale e oli da viaggio. Vince la bellezza e la funzionalità, dando luogo a una serie di riconoscimenti speciali e alle menzioni d’onore. Il Premio Le Forme dell’Olio vuole essere un omaggio e un riconoscimento alle imprese più innovative e coraggiose.
The seventh edition of the olive oil packaging and visual design contest among categories appear gift packaging, retail oils and travel oils. Beauty and functionality have played the lion’s share, leading to a number of special awards and commendations. The Le Forme dell’Olio Award aims at paying tribute and awarding the most innovative and bravest companies.
2020
OLIO
Per ulteriori info For further information segreteria@olioofficina.it
In questo universo di cultivar e volessimo tracciare un profilo sensoriale complessivo, in qualche modo rappresentativo di un extra vergine monovarietale, possiamo senza dubbio individuare alcune caratteristiche generali entro le quali catalogare l’olio, seppure con la doverosa avvertenza che ogni azienda, ogni specifico territorio di produzione, ogni tecnica agronomica adottata in campo, come pure ogni tecnica estrattiva eseguita in frantoio, contribuiscono a concorrere a loro volta, e in maniera anche alquanto significativa, a connotare un olio extra vergine di oliva, arrivando nondimeno a personalizzarne la sua cifra identificativa. I fattori distintivi che entrano in gioco sono pertanto molteplici, e quel che leggete di seguito in queste pagine ha soltanto un valore orientativo, mentre per gli oli di ogni singola azienda segnalata, riportiamo brevemente alcune annotazioni che a nostro personale giudizio sono sembrate essere caratterizzanti.
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f we wanted to produce an overall sensory profile in some way representative of a monovarietal extra virgin olive oil, we could undoubtedly identify some general characteristics to help us classify it. We should however remember that each producer, each specific production area, and each farming technique adopted in the field, as well as any extraction technique performed in the mill, contribute, often significantly, to connoting an extravirgin olive oil, possibly to the point of endowing it with a clearly recognizable character. The distinctive factors that come into play are therefore varied, and what you read below is only indicative. For the oils of each individual producer mentioned, meanwhile, we provide some brief notes on those features that in our personal opinion seemed to distinguish them.
In this universe of cultivar 109
IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
PICUAL Alla vista si presenta di colore verde dai riflessi dorati. Al naso ha note fruttate erbacee di media intensità o intense, fresche, con richiami al pomodoro e alla mandorla verde. Al palato ha un impatto potente, con amaro e piccante netti e persistenti, ben dosati, di buona fluidità e dal gusto vegetale di ortaggi.
1. PRIMICIA PICUAL
2. FR FERNANDO RUIZ PICUAL
by Martín de Prado, Trujillo, Estremadura, Spain
by La Rueda Casa Baja, Baeza, Andalucia, Spain
Fruttato verde, persistente, armonico, avvolgente. Leisurely green fruit, harmonious, mouthfilling.
Armonico, verde, erbaceo, dal gusto di carciofo. Harmonious, green, herbaceous, with notes of artichoke.
3. VARIEDAD PICUAL
4. PUERTA DE LAS VILLAS PICUAL TEMPRANO
by Cortijo el Puerto, Trujillo, Andalucia, Spain Erbaceo, avvolgente, con note di banana e mandorla. Grassy, enfolding, with notes of banana and almond.
In chiusura i rimandi a mela e pomodoro verde, oltre a una persistente punta piccante.
by San Vicente, Mogón – Villacarrillo, Andalucia, Spain Richiami alla menta, amaro e piccante netti e persistenti. Focused, lingering mint, bitter and spicy notes.
Appearance: green hue with golden highlights.
5. SELECCIÓN COSECHA TEMPRANA
6. MELGAREJO PREMIUM ECOLÓGICO
On the nose it displays mediumto-intense fresh, herbaceous fruity notes, with hints of tomato and green almond.
by Oro de Cánava, Jimena, Andalucia, Spain
by Aceites Campoliva, Pegalajar, Andalucia, Spain
Ottima fluidità e pulizia, freschezza e armonia. Excellent fluidity and cleanliness; fresh and harmonious.
Sentori di erbe di campo, pomodoro, mela e banana. Hints of wild herbs, tomato, apple and banana.
7. RESERVA FAMILIAR PICUAL
8. MAQUIZ
On the palate, powerful impact is supported by well-focused, judiciously-dosed lingering bitter, peppery notes, good fluidity and a fresh vegetable flavour. On the finish, hints of apple and green tomato come to the fore, along with persistent peppery notes.
by Castillo de Canena, Canena, Andalucia, Spain Rotondo e armonico, morbido al palato, piccante persistente. Rounded, harmonious, soft on the palate, with lingering pepperiness.
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by Aceites de Maquiz, Mengíbar, Andalucia, Spain Rotondo e armonico, con sentori di erbe di campo, mandorla verde e pomodoro. Rounded, harmonious, with hints of wild herbs, green almond and tomato.
IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
1 INTERNATIONALMAGAZINE #08
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IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
PICUAL
NOBLEZA DEL SUR CENTENARIUM PREMIUM by Aceites Castellar, Castellar, Andalucia,Spain Suadente, con richiami a sedano, mela e pomodoro. Appealing, with hints of celery, apple and tomato.
HISPASUR GOLD by Knolive Oils, Priego de Córdoba, Andalucia, Spain Impatto dolce iniziale, eleganza, morbidezza. Initial mild impact, elegance, softness.
PICUALIA PREMIUM by Agricola de Bailén Virgen de Zocueca, Bailén, Andalucia, Spain Impatto al palato potente, gusto pieno, sapido. Powerful impact on the palate; full, rich taste.
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IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
TAGGIASCA INTERNATIONALMAGAZINE #08
Alla vista si presenta di colore giallo dorato, chiaro, dai riflessi verdolini. Al naso ha profumi vegetali di intensità leggera o medio leggera, con sentori di mandorla.
CRU MAINA
Al palato ha buona fluidità e gusto vegetale che rimanda al carciofo; armonico, con netta percezione dolce al primo impatto, ha note amare e piccanti sempre lievi e in equilibrio.
Gusto di carciofo, toni mandorlati e frutta bianca. Notes of artichoke, almond and apples.
In chiusura toni mandorlati, richiami di frutta bianca, lieve punta piccante.
by Sommariva Tradizione Agricola, Albenga, Liguria, Italy
MONOVARIETALE TAGGIASCA
Appearance: pale golden-yellow hue with greenish highlights.
by Olio Novaro, Imperia, Liguria, Italy
On the nose it displays vegetal hints of light to medium-light intensity, with almondy notes.
Morbido, armonico, toni mandorlati. Soft, harmoiuous, almondy notes.
On the palate, good smoothness and vegetal notes reminiscent of artichoke, starting off with a crisp sweetness, paving the way for mild, balanced hints of bitterness and pungency. On the finish, almond with strong appley hints and mild pungency.
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ORO TAGGIASCO by Frantoio di Sant’Agata d’Oneglia, Imperia, Liguria, Italy Frutta secca ed erba di campo, lieve piccante. Nuts and meadow grass, slightly pungent.
IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
TAGGIASCA
DOP RIVIERA LIGURE RIVIERA DEI FIORI
CARTE NOIRE, DOP RIVIERA LIGURE RIVIERA DEI FIORI
by Fratelli Carli, Imperia, Liguria, Italy
by Olio Roi, Badalucco, Liguria, Italy
Delicato, fine, mandorlato, dall’impatto dolce iniziale. Stylish, elegant, almondy, with a mild opening impact.
Impatto dolce iniziale, note di frutta bianca, lieve piccante. Mild opening impact, combining appley and mild peppery notes.
GEMMALUCE by SassOlive, Imperia, Liguria, Italy
DOP RIVIERA LIGURE RIVIERA DEI FIORI
Frutta bianca con richiami netti alla mandorla, nota dolce marcata e costante. Apple-like with strong nuances of almond and a marked sweetness throughout.
by Azienda agricola Carlo Siffredi, Lucinasco, Liguria, Italy Sentori di mandorla, armonico, con richiami alle erbe di campo. Almondy notes, balanced with hints of meadow herbs.
FOOD FOR FASHION by Casa Olearia Taggiasca, Arma di Taggia, Liguria, Italy Vegetale, morbido, equilibrato, con richiami a pinolo ed erba di campo. Vegetal, soft, balanced, with nuances of pine nut and meadow grass. 114
IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
CORATINA INTERNATIONALMAGAZINE #08
Alla vista si presenta di colore giallo oro intenso dai riflessi verdolini.
IL QUADRATO DELLE ROSE
Al naso ha note fruttate erbacee con sentori di carciofo ed erba di campo. Al palato è avvolgente e sapido, di buona fluidità e carattere, con note amare dominanti e piccante dai tratti decisi ma ben dosato. In chiusura netta punta piccante e richiami di erba di campo e mandorla. Appearance: intense goldenyellow hue with greenish highlights.
by Azienda Agricola Agostino Tortora, Andria, Puglia, Italy
MONOCULTIVAR CORATINA by Azienda Agricola Villa Uva, Lucera, Puglia, Italy Carattere e armonia, buona fluidità ed eleganza. Character and balance, good smoothness and elegance.
Erba di campo e carciofo, sapidità, armonia, mandorla verde. Spring meadows and artichoke, rich flavour, harmony and green almond.
On the nose it displays herbaceous fruity notes, with hints of artichoke and spring meadows. On the palate, it is caressing and full-flavoured, with good smoothness and character, dominated by bitter notes and a decisive yet well-balanced pungency. On the finish, pungent notes and hints of meadow grass and almond.
LA CORATINA by Aziende Agricole Di Martino - Schinosa, Trani, Puglia, Italy Erbaceo, con buona fluidità e grande armonia, elegante. Grassy, with good smoothness and great harmony, elegant.
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IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
CORATINA
PERANZANA
ESTATE COLLECTION CORATINA
Alla vista si presenta di colore verde dai riflessi dorati.
by De Rustica Estate, De Rust, Western Cape, South Africa
Al naso ha note fruttate dalle connotazioni erbacee, con sentori di carciofo e mandorla verde.
Vegetale, mandorla verde e pungenza in chiusura. Vegetal, green almond with a pungent finish. peppery notes.
Al palato ha un impatto dolce e avvolgente, con amaro e piccante che si aprono progressivi e armonici, ben dosati. In chiusura la nota di mandorla, il richiamo al carciofo, una lieve punta piccante. Appearance: green hue with golden highlights. On the nose it displays herbaceous fruity notes, with hints of artichoke and green almond. On the palate, it is initially sweet and mouthfilling, displaying balanced bitter and pungent notes with good progression and harmony.
MONOCULTIVAR CORATINA
MONOVARIETALE DI CORATINA
by Frantoio del Poggiolo Monini, Spoleto, Umbria, Italy
by D’Erchie, Montemesola, Puglia, Italy
Eleganza e finezza, corpo e carattere, sentori erbacei freschi. Elegance and delicacy, body and character, with fresh grassy hints. and meadow grass.
Gusto vegetale, amaro e piccante ben dosati, mandorla verde. Vegetal notes, displaying balanced bitter and pungent notes, green almond.
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On the finish, a nuance of almond, a hint of artichoke and a slight pungency.
IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
BIOLOGICO PERANZANA by Oliveto Spiavento, San Severo, Puglia, Italy
INTERNATIONALMAGAZINE #08
Erbaceo, con richiami alla frutta bianca, armonico. Grassy, with hints of apples and pears, wellbehaved.
LA PERANZANA by Aziende Agricole Di Martino - Schinosa, Trani, Puglia, Italy Note erbacee, sentori di carciofo e mandorla, avvolgente. Grassy notes, hints of artichoke and almond, mouthfilling.
PERANZANA by Guglielmi Saverio, Andria, Puglia, Italy
MONOCULTIVAR PERANZANA BIOLOGICO by Azienda Agricola Villa Uva, Lucera, Puglia, Italy Erba verde e note floreali, sapidità , armonia. Young grass and flowery notes, full-flavoured, harmonious.
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Note erbacee e floreali, mandorla verde e frutta bianca. Grassy and flowery notes, green almond, apples and pears.
IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
FRANTOIO
FRANTOIO by Frantoio del Poggiolo - Monini, Spoleto, Umbria, Italy
Alla vista è di colore verde dai riflessi dorati.
Impatto potente, armonico, erbaceo, amaro e piccante ben dosati. Powerful impact, harmonious, grassy, well-balanced bitterness and pungency.
Al naso ha note fruttate dalle connotazioni erbacee, con sentori di mandorla verde e frutta bianca. Al palato morbidezza, sapidità, buona struttura, fluidità e armonia, con amaro e piccante netti e progressivi, in equilibrio.
ESTATE COLLECTION FRANTOIO
In chiusura nota di erbe di campo e una lieve punta piccante.
by De Rustica Estate, De Rust, Western Cape, South Africa Fruttato erbaceo con richiami al pomodoro, armonico. Herbaceous fruitiness with hints of tomato, good harmony.
Appearance: green hue with golden highlights. On the nose it displays herbaceous fruity notes, with hints of green almond and apple. On the palate, softness, full flavour, good structure, smoothness and harmony, with a well-defined balanced progression. On the finish, hints of spring meadows and a slight pungent note.
MONOCULTIVAR FRANTOIO
MONOVARIETALE DI FRANTOIO
by Olitalia, Forlì, Emilia Romagna, Italy
by D’Erchie, Montemesola, Puglia, Italy
Morbido, armonico, vegetale, erbaceo, di buona fluidità. Soft, well-behaved, vegetal, grassy, with good smoothness.
Buona fluidità, nota di carciofo, armonico. Good smoothness, a nuance of artichoke, well-behaved. 118
IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
NOCELLARA INTERNATIONALMAGAZINE #08
Alla vista è di colore verde dai riflessi dorati. Al naso ha note fruttate di oliva verde con sentori di pomodoro ed erba falciata. Al palato buona fluidità, morbidezza, gusto di mandorla e carciofo, con amaro e piccante in equilibrio. In chiusura nota di pomodoro e lieve punta piccante. Appearance: green hue with golden highlights. On the nose it displays green olive fruitiness, with hints of tomato and freshly-cut hay. On the palate, it is smooth and soft, with flavours of almond and artichoke, and well-balanced bitter and pungent notes. On the finish, hints of tomato and a slight pungent note. SELEZIONE DI NATALÌA (Nocellara del Belice) by Azienda agricola Ravidà, Menfi, Sicilia, Italy Sentori di oliva verde e pomodoro maturo, fine, elegante. Hints of green olive and ripe tomato, stylish and elegant.
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MAGNUS SICULUS BIO (Nocellara del Belice) by Magnus Siculus, Castelvetrano, Sicilia, Italy Rotondo ed equilibrato, con note di erba falciata e pomodoro. Rounded and balanced, with hints of new-mown hay and tomato.
NOCELLARA by Frantoio del Poggiolo - Monini, Spoleto, Umbria, Italy Elegante e fine, sentori di foglia di pomodoro, erba e mandorla. Gracefully contoured and elegant, with hints of tomato leaf, grass and almond
MONOCULTIVAR NOCELLARA (del Belice) by Olitalia, Forlì, Emilia Romagna, Italy Fruttato erbaceo, con richiami a foglia di pomodoro e mandorla verde. Grassy fruitiness, with hints of tomato leaf and green almond.
IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
NOCELLARA SELINON (Nocellara del Belice)
VULCANICO (Nocellara dell’Etna)
by Azienda Agricola Amabile, Castelvetrano, Sicilia, Italy
by Pasquale Consoli & Fratelli, Adrano, Sicilia, Italy
Fruttato erbaceo con richiami al pomodoro, speziato, con lieve astringenza. Grassy fruitiness with hints of tomato, spicy with a faint astringency.
Toni erbacei con richiami al pomodoro verde, armonico. Grassy notes with hints of green tomato, good harmony.
OGLIAROLA Alla vista è giallo oro dai riflessi verdolini. Al naso ha note fruttate erbacee e sentori di mandorla. Al palato morbidezza e rotondità, gusto di mandorla e carciofo, con amaro e piccante non molto accentuati ma persistenti e in equilibrio.
MONOCULTIVAR OGLIAROLA by Olitalia, Forlì, Emilia Romagna, Italy Erbe officinali, mela e frutta bianca, morbido, delicato. Medicinal herbs, apple and pear, soft and delicate.
In chiusura lieve punta piccante, mandorla ed erbe di campo. Appearance: golden-yellow hue with greenish highlights. On the nose it displays herbaceous fruitiness, with hints of almond. On the palate, it is rounded and soft, with flavours of almond and artichoke, and understated yet lingering and balanced bitter and pungent notes. On the finish, a slight pungent note, almond and spring meadows.
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BIOLOGICO MARÌ OGLIAROLA GARGANICA by Società Agricola Biorussi, Carpino, Puglia, Italy Buona fluidità, finezza, armonia, richiami a mandorla verde ed erbe di campo. Good smoothness, delicacy, harmony, hints of green almond and spring meadows
ININTHIS THISUNIVERSE UNIVERS OF CULTIVAR
BOSANA Alla vista è giallo oro dai riflessi verdolini. Al naso ha note fruttate di media intensità con sentori floreali e richiami erbacei.
BOSANA MONOCULTIVAR by Domenico Manca Spa - San Giuliano, Alghero, Sardegna, Italy
INTERNATIONALMAGAZINE #08
Floreale, con sentori di mela, morbido, delicato, fine. Flowery, with hints of apple, soft, delicate and elegant.
Al palato morbidezza e buona fluidità, gusto vegetale di carciofo, sapidità, amaro e piccante armonici.
MONOCULTIVAR BOSANA
In chiusura lieve punta piccante, note di mela e frutta bianca.
by Accademia Olearia, Alghero, Sardegna, Italy
Appearance: golden-yellow hue with greenish highlights. On the nose it displays medium intense fruity notes, with flowery hints and herbaceous nuances.
Mandorla verde e carciofo, amaro e piccante ben dosati. Green almond and artichoke, well-balanced bitterness and pungency.
On the palate, a soft smoothness, a vegetal taste of artichoke, full-flavoured, harmonious bitterness and pungency. On the finish, a slight pungency with hints of apples and pears.
DENOCCIOLATO DI BOSANA by Fratelli Pinna, Ittiri, Sardegna, Italy Floreale con richiami a banana e mela, gusto netto di carciofo. Flowery with hints of banana and apple, welldefined artichoke flavours.
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IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
BIANCHERA/BJELICA
MERAVIGLIA by Musizza, Vabriga, Tar, Croatia
Alla vista è giallo dai riflessi verdolini.
Morbido e di buona fluidità, gusto di carciofo e richiami a mandorla verde. Soft with good smoothness, artichoke flavours with hints of green almond.
Al naso ha note fruttate di media intensità con sentori di erba fresca e mela. Al palato è morbido e rotondo, armonico, di buona fluidità e dal gusto vegetale, con amaro e piccante ben dosati. In chiusura i richiami di erbe aromatiche e una accentuata e persistente punta di piccante.
ISTARSKA BJELICA
Appearance: yellow hue with greenish highlights.
by Ipša, Livade, Croatia Mandorla verde, erba di campo, avvolgente e sapido. Green almond, spring meadows, mouthfilling yet piquant.
On the nose it displays medium intense fruity notes, with hints of fresh hay and apple. On the palate, it is soft and wellrounded, harmonious, nicely smooth with vegetal hints, and well-balanced bitterness and pungency. On the finish, hints of aromatic herbs and a strong, lingering pungency.
BIANCA BELLEZZA by Mate Agrofin, Zambratija, Umag, Croatia Avvolgente, sapido, elegante, con carattere spiccato. Pervasive, full-flavoured, elegant, with a marked character.
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IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
KORONEIKI INTERNATIONALMAGAZINE #08
Alla vista è giallo oro dai riflessi verdi. Al naso ha note fruttate di media intensità con sentori di frutta bianca, mela e banana. Al palato è avvolgente e rotondo, armonico, di buona fluidità e dal gusto di vari ortaggi, con amaro e piccante ben dosati. In chiusura richiami a erbe balsamiche e pomodoro acerbo. Appearance: golden yellow with a green tinge.
TERRA CRETA GRAND CRU by Terra Creta, Kolymvari Chania, Creta, Greece Avvolgente, morbido, fine, elegante, con note di frutta bianca e pomodoro acerbo. Enfolding, soft, stylish and elegant, with notes of apples and pears and unripe tomato.
On the nose it displays medium intense fruity notes, with hints of apple, white-fleshed fruit and banana. On the palate, it is enfolding and well-rounded, harmonious, nicely smooth with hints of various vegetables, and well-balanced bitterness and pungency. On the finish, hints of balsamic herbs and unripe tomato.
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KORONEIKI by Verde Louro, Coxilha Dos Cunhas Canguçu Brasile Sentori fruttati verdi, erbacei, con richiami alla mela, piccante persistente. Hints of green fruit, grassy, with appley hints and a lingering pungency.
IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
LECCINO
MERAVIGLIA by Musizza Vabriga, Tar, Croatia
Alla vista è giallo oro dai riflessi verdi.
Vegetale, armonico, sapido, con toni di mandorla verde. Vegetal, well-behaved, tangy, with notes of green almond.
Al naso ha note fruttate erbacee di media intensità e sentori di carciofo e mandorla. Al palato è morbido e rotondo, armonico, di buona fluidità, equilibrato nelle note amare e piccanti, dal gusto vegetale di carciofo.
MONOVARIETALE DI LECCINO by D’Erchie, Montemesola, Puglia, Italy Delicato, buona fluidità, armonia. Delicate, good smoothness, harmony.
In chiusura toni mandorlati e lieve punta piccante. Appearance: golden yellow with a green tinge.
LECCINO by Azienda Agricola Colline di Marostica, Marostica, Veneto, Italy
On the nose it displays mediumintense herbaceous fruitiness, with hints of artichoke and almond.
Impatto dolce al palato, morbido, toni mandorlati, lieve piccante. Mild impact on the palate, soft, almondy tones, slightly pungent.
On the palate, it is soft and wellrounded, harmonious, nicely smooth with well-balanced bitterness and pungency and vegetal artichoke flavours.
MONOCULTIVAR LECCINO by Oleificio Ranieri, Città di Castello, Umbria
On the finish, almondy notes and a low-key pungency.
Impatto dolce, gusto vegetale e rotondo, note di carciofo ed erba di campo. Mild impact, well-rounded vegetal flavour, hints of artichoke and spring meadows.
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IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
CANINESE INTERNATIONALMAGAZINE #08
Alla vista è verde dai riflessi dorati. Al naso ha note fruttate di media intensità dai sentori vegetali di cardo e richiami alle erbe di campo. Al palato è avvolgente e morbido, con punte amare e piccanti marcate ma in buon equilibrio, gusto sapido di carciofo. In chiusura mandorla e lieve punta piccante. Appearance: green hue with golden highlights. On the nose it displays medium intense fruity notes, with vegetal hints of cardoon and nuances of spring meadows. On the palate, it is soft and mouthfilling, with marked yet well-balanced bitter and pungent notes, and a full-flavoured swathe of artichoke. On the finish, almond and an understated pungency.
MONOCULTIVAR CANINESE by Frantoio Cioccolini - Oleificio 3c Sas di Lorenzo Cioccolini, Vignanello, Lazio, Italy Avvolgente, morbido, sapido, vegetale, erbe di campo in chiusura. Soft and mouthfilling, tangy and vegetal, with a finish of spring meadows.
VISAGI BIOLOGICO by Visagi Coraggiosi, Viterbo, Lazio, Italy Vegetale, mandorla netta e dolce, persistente. Vegetal, sweet, lingering almond notes.
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IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
ATHINOELIA
CORNICABRA
Alla vista è giallo oro con lievi riflessi dorati.
Alla vista è verde dai riflessi dorati.
Al naso ha note fruttate erbacee di media intensità e sentori di mela e banana.
Al naso ha note fruttate erbacee fresche, con sentori di pomodoro verde.
Al palato è sapido, vegetale, con richiami al sedano e al carciofo, con note amare e piccanti ben calibrate e progressive, in equilibrio.
Al palato è sapido, vegetale, con note amare e piccanti nette e persistenti, ma ben dosate, armoniche.
In chiusura una punta piccante netta.
In chiusura una punta piccante netta, una percezione floreale e i sentori di mela.
Appearance: golden yellow with a slight golden tinge.
Appearance: green hue with golden highlights.
On the nose it displays medium-intense herbaceous fruitiness, with hints of apple and banana.
On the nose it displays a fresh herbaceous fruitiness, with hints of green tomato.
On the palate, it is full-flavoured, vegetal, with hints of celery and artichoke, and wellcalibrated gradual bitter and pungent notes. On the finish, pungent notes to the fore.
ATHINOELIA ORGANIC EARLY HARVEST HAND PICKED
On the palate, it is full-flavoured, vegetal, with clear, lingering though well-calibrated bitter and pungent sensations. On the finish, pungency to the fore, flowery hints and appley overtones.
ARZUAGA CORNICABRA ECOLÓGICO by Bodegas Arzuaga Navarro, Quintanilla De Onésimo, Valladolid, Spain
by Sparta Groves, Monemvasia, Sparta, Greece
Impatto avvolgente, morbido, equilibrato. Initially mouthfilling, then soft and well-balanced.
Sapidità, armonia, alta fluidità, eleganza, mela bianca e banana in chiusura. Full-flavoured, harmonious, good smoothness, elegant, apple and banana on the finish.
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IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
COBRANÇOSA
RAVECE
Alla vista è giallo oro dai riflessi verdi.
Alla vista è verde dai riflessi giallo oro.
Al naso ha note fruttate verdi, erbacee, di media intensità con sentori di pomodoro verde.
Al naso ha note fruttate intense dai sentori erbacei e rimandi al pomodoro.
Al palato è sapido, vegetale, con note amare e piccanti nette e persistenti, ma ben dosate, armoniche. In chiusura una punta piccante netta, una percezione floreale e i sentori di mela. Appearance: golden yellow with a green tinge. On the nose it displays medium intense green fruity herbaceous notes, with hints of green tomato. On the palate, it is full-flavoured, vegetal, with clear, lingering though well-calibrated bitter and pungent sensations. On the finish, peppery notes, flowery hints and appley overtones. PRIMICIA COBRANÇOSA by Martin De Prado, Trujillo, Cáceres, Spain Erbaceo, fresco e pulito, elegante. Grassy, fresh-tasting and clean, elegant.
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Al palato è dolce al primo impatto, sapido, armonico, con note amare e piccanti ben dosate e in equilibrio, dal gusto vegetale. In chiusura una punta piccante e richiami a carciofo e mandorla. Appearance: green hue with golden-yellow highlights. On the nose it displays an intense herbaceous fruitiness, reminiscent of tomato. On the palate, it starts off with a full-flavoured, harmonious sweetness, with well-orchestrated and balanced bitter and pungent notes, with a vegetal flavour. On the finish, pungent notes and hints of artichoke and almond.
SABINO BASSO MONOCULTIVAR RAVECE by Basso Fedele e Figli San Michele di Serino, Campania, Italy Equilibrato, impatto dolce iniziale, con note di frutta bianca. Well-balanced, mild opening impact, with appley notes.
IN QUESTO UNIVERSO DI CULTIVAR
MORAIOLO
ARBOSANA
Alla vista è di colore verde dai riflessi oro.
Alla vista è di colore giallo dorato con sfumature verdoline.
Al naso ha note fruttate dai sentori vegetali con rimandi a erbe di campo. Al palato ha buona fluidità e carattere, sapidità e punte amare e piccanti marcate e persistenti, gusto vegetale con richiami al carciofo.
Al naso ha note fruttate di media intensità dai sentori vegetali. Al palato ha una buona fluidità e un’armonia delle note amare e piccanti, gusto vegetale con richiami a vari ortaggi.
In chiusura piccante persistente e richiami a carciofo e cardo.
In chiusura una lieve punta piccante e richiami di mandorla e frutta bianca.
Appearance: green hue with golden highlights.
Appearance: golden yellow hue with greenish highlights.
On the nose it displays fruit-rich notes with vegetal hints, reminiscent of meadow grass.
On the nose it displays medium intense fruity notes, with vegetal hints.
On the palate, good smoothness and character, full flavour with marked and lingering bitter and pungent notes, vegetal tastes with hints of artichoke.
On the palate, good smoothness and harmonious bitter and pungent notes, vegetal taste with hints of various leaf vegetables.
On the finish, lingering pungency and hints of artichoke and cardoon.
On the finish, a slight pungency with hints of almond, apples and pears.
MURAIOLO
ARBOSANA
by Mia Italy di Monia Caneschi, Spello, Umbria, Italy
by Verde Louro, Coxilha Dos Cunhas - Canguçu, Brasil Avvolgente, sapido, con note di erbe officinali. Mouthfilling, full-flavoured, with hints of medicinal herbs.
Note di erbe di campo, mandorla verde, carciofo e cardo, sapido. Notes of spring meadows, green almond, artichoke and cardoon, full-flavoured.
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IN THIS UNIVERSE OF CULTIVAR
ARBEQUINA
CASALIVA
Alla vista è giallo oro dalle lievi venature verdi.
Alla vista è giallo oro dai riflessi verdi, limpido.
Al naso ha note fruttate di media intensità, con sentori di mandorla e carciofo. Al palato un impatto morbido e armonico, una buona fluidità, l’amaro e il piccante in equilibrio, un gusto vegetale netto. In chiusura una punta di piccante lieve e i richiami a carciofo e mandorla. Appearance: golden-yellow hue with a delicate green swathe. On the nose it displays medium intense fruity notes, with hints of almond and artichoke. On the palate, a soft harmonious impact, good smoothness, balanced bitter and pungent notes and a clear vegetal taste. On the finish, a slight pungency with hints of artichoke and almond.
ARBEQUINA by Verde Louro, Coxilha Dos Cunhas - Canguçu, Brasil Impatto dolce, morbido, con note di banana e pomodoro. Velvety, sweet impact, with notes of banana and tomato.
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Al naso si colgono le note fruttate leggere, erbacee, con richiami alla mandorla. Al palato ha un impatto morbido e dolce, una buona fluidità e un gusto vegetale di carciofo. In chiusura la percezione piccante e sentori di erbe di campo e mandorla. Appearance: golden yellow with a clear green tinge. On the nose it displays mild fruitiness, with herbaceous nuances and hints of almond. On the palate, it has a velvety sweet impact, good smoothness and a vegetal artichoke taste. On the finish, pungent notes and hints of spring meadows and almond.
DOP GARDA ORIENTALE LE CREVE by Speck Stube Malcesine, Veneto, Italy Morbido, delicato, fine, elegante con richiami alla mandorla. Soft, delicate, fine-grained and elegant with hints of almond.
FIGLIE DI UN GERMOPLASMA MINORE Sono le cultivar cosiddette “minori”. Definite tali perché diffuse in areali ristretti, varietà di olivi numericamente poco rappresentative, ma non per questo meno importanti per gli oli che dalle loro olive si ricavano.
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INTERNATIONALMAGAZINE #08
The so-called “minor” cultivars are defined as such because they are common only in restricted areas. Although numerically not highly representative, these varieties are nevertheless important for the oils derived from their olives
DAUGHTERS OF LESSER-KNOWN OLIVES 131
GABRIELLONI Recanati, Marche, Italy ASCOLANA DURA Verde smeraldo, dalle note fruttate di media intensità, ha sentori di erba di campo e prezzemolo, un’alta fluidità e un amaro e piccante ben dosati. Emerald green, with medium-intense fruity notes, hints of meadow grass and parsley, good fluidity and well-balanced bitterness and heat.
AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA MONACO
Tortoreto, Abruzzo, Italy
CORONCINA Verde smeraldo dal fruttato intenso, con richiami di carciofo, ha un impatto dolce al palato e note amare e piccanti progressive e persistenti. Emerald green, intensely fruity, with hints of artichoke. The mild attack on the palate is followed by good progression, with lingering bitter and peppery notes.
PIANTONE DI MOGLIANO Verde dai riflessi dorati, dal fruttato leggero ed erbaceo. Delicato, morbido, con richiami a mela, pomodoro e mandorla, e amaro e piccante lievi. Green with golden highlights, and a light, grassy, fruity nose. Delicate and soft, with hints of apple, tomato and almond, mild bitter and peppery notes.
TORTIGLIONE
MIGNOLA
Giallo oro dai riflessi verdi, dal fruttato medio, erbaceo, con richiami a mandorla verde e cardo. Gusto sapido, di buona fluidità, amaro e piccante netti e ben dosati. Golden yellow with green highlights, and a medium fruity, grassy nose, with hints of green almond and cardoon. On the palate, full flavour combines with good fluidity, and focused, well-dosed bitterness and heat.
Verde dai riflessi giallo oro, è un fruttato medio dai sentori di frutti di bosco. Impatto dolce al palato, con successivo amaro e piccante persistente. Green with golden yellow highlights, medium fruitiness with hints of wild berries. Mild impact on the palate, and a lingering finish of bitter and peppery notes.
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TERRE DELL’ETRURIA Castagneto Carducci, Toscana, Italy MAURINO Verde dai riflessi dorati, dal fruttato medio, erbaceo; morbido e armonico, dall’impatto dolce, con amaro e piccante progressivi e ben calibrati. Green with golden highlights, and a medium fruity, grassy nose. Soft and harmonic on the palate with a mild impact, followed by good progression and well-calibrated bitter and peppery notes.
INTERNATIONALMAGAZINE #08
PALAZZO DI VARIGNANA Castel San Pietro Terme, Emilia Romagna, Italy
NOSTRANA
GHIACCIOLA
Verde dai riflessi giallo oro, si apre con sentori erbacei e note di mela verde e frutta bianca. Morbido al palato, chiude con una punta piccante. Green with golden yellow highlights, it opens to grassy hints and notes of green apple and pears. Soft on the palate, with a peppery finish.
Verde dai riflessi oro, ha sentori erbacei e gusto vegetale, con un’apertura dolce al palato e un piccante deciso e persistente. Green with golden highlights, it shows herbaceous hints and a vegetal palate, opening mild and ending strong with lingering pepperiness.
FRANTOIO SALVAGNO
Verona, Veneto, Italy GRIGNANO Giallo oro dalle sfumature verdoline, dal fruttato medio leggero, con sentori vegetali e di erbe officinali, delicato e morbido, con note di mela ed erbe di campo. Golden yellow with greenish highlights, and a nose of medium-light fruitiness, with vegetal hints and medicinal herbs. Delicate and soft, with notes of apple and wild herbs.
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FRANTOIO BONAMINI Illasi, Veneto, Italy GRIGNANO Verde dai riflessi dorati, ha sentori erbacei e gusto vegetale, morbidezza al palato, amaro e piccante in equilibrio, chiusura piccante e richiami alla mela verde. Green with golden highlights, showing grassiness and vegetal notes, with a soft palate, well-balanced bitterness and heat, a peppery finish and hints of green apple.
SCIABACCO BY FRANCESCA TUMINO Mazzarrone, Sicilia, Italy
MERAVIGLIA BY MUSIZZA Vabriga, Croatia
MORESCA
PORECKA ROSULJA (ROSSIGNOLA DI PARENZO)
Verde dai riflessi oro, dai sentori vegetali di carciofo e mandorla verde, gusto morbido e delicato, amaro e piccante contenuti. Green with gold highlights, vegetal hints of artichoke and green almond. Soft and delicate on the palate, with mildly bitter notes and pepperiness.
FRANTOIO D’ORAZIO Conversano, Puglia, Italy SIMONE Verde dai riflessi oro, ha un fruttato medio erbaceo, buona fluidità e armonia, amaro e piccante progressivi, ben dosati, piacevole nota speziata e frutta bianca in chiusura. Green with golden highlights, it shows moderate grassy fruitiness. On the palate, good fluidity and harmony combine with attractive progression, well-dosed bitterness and pepperiness, attractive spice and appley fruit on the finish.
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Giallo oro dai riflessi verdi, dal fruttato medio, erbaceo, gusto vegetale, morbido, armonico, sentori di carciofo, erba di campo e mandorla. Golden yellow with green highlights. Moderately fruity, grassy nose, over a vegetal, soft, harmonious palate with hints of artichoke, meadow grass and almond.
LUCCHI & GUASTALLI Santo Stefano di Magra, Liguria, Italy RAZZOLA Giallo oro dai riflessi verdolini, ha note fruttate verdi medio leggere, rotondo e armonico, dal gusto di carciofo, con impatto iniziale dolce, erbe di campo e mandorla. Golden yellow with greenish highlights. A medium-light green fruit nose precedes a rounded, harmonious palate with a soft initial impact, showing notes of artichoke, wild herbs and almond.
INTERNATIONALMAGAZINE #08
ACCADEMIA OLEARIA Alghero, Sardegna, Italy SEMIDANA Giallo oro riflessi verdolini, dal fruttato medio erbaceo, con sentori di carciofo, buona fluiditĂ , armonia, amaro e piccante ben dosati. Golden yellow with green highlights, showing moderate grassy fruitiness, with hints of artichoke. Good fluidity and harmony accompany well-dosed bitter and peppery notes.
AZIENDA AGRICOLA LA CAVALLINA
Larciano, Toscana Italy ARANCINO Verde dai riflessi oro, ha note fruttate erbacee, fresche, una buona fluiditĂ e armonia, amaro e piccante netti e ben dosati, gusto vegetale di carciofo. Green with golden highlights, showing fresh, grassy, fruity notes, good fluidity and harmony. Focused, well-dosed bitterness and heat combine with green artichoke on the palate.
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condimenti per il palato & la mente condiments for the palate and mind ideazione e direzione original concept and direction by Luigi Caricato
OLIO OFFICINA FESTIVAL
nona edizione ninth edition
L’OLIO DEI POPOLI
MILANO PALAZZO DELLE STELLINE 6-8 FEBBRAIO 2020
THE OIL OF THE PEOPLE
MILAN PALAZZO DELLE STELLINE 6-8 FEBRUARY 2020